Pietro Rossi - Popper, Einstein e Il ‘Filo Rosso’ Tra Scienza e Filosofia

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1 Liceo Classico “ Alessandro Manzoni” Lecco Tesina Popper, Einstein e il ‘filo rosso’ tra scienza e filosofia Pietro Rossi classe 3^A Anno scolastico 2010-2011

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tesina di maturità

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    Liceo Classico Alessandro Manzoni Lecco

    Tesina

    Popper, Einstein e il filo rosso tra scienza e filosofia

    Pietro Rossi

    classe 3^A

    Anno scolastico 2010-2011

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    Indice

    Introduzione ...... pag. 3

    CAPITOLO PRIMO: La nuova epistemologia: impianto teorico .... pag. 4

    1. Il problema della demarcazione 2. Il problema dellinduzione 3. I caratteri del nuovo metodo scientifico: fallibilismo e razionalismo critico 4. Come agisce lo scienziato.

    CAPITOLO SECONDO: Il filo rosso tra scienza e filosofia .... pag. 9

    1. I rapporti tra scienza e filosofia: tesi di Popper 2. Parmenide e Democritto 3. Pitagora e Platone 4. Kant e Newton

    CAPITOLO TERZO: Einstein e la relativit ..... pag. 14

    1. I concetti fondamentali della relativit ristretta 2. Una nuova teoria della gravitazione: la relativit generale 3. Basi filosofiche della teoria

    CAPITOLO QUARTO: Rivoluzione epistemologica come riflesso della rivoluzione scientifica .... pag. 18

    1. Lidea di Lentini 2. Similitudini e paralleli tra Einstein e Popper

    Osservazioni conclusive ... pag. 21

    Bibliografia .. pag. 22

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    Introduzione

    Nel presente lavoro mi propongo di analizzare il rapporto che intercorre tra scienza e

    filosofia, in particolar modo nelle due figure di Popper e Einstein, due menti geniali del XX secolo, il

    cui lavoro si colloca su quel confine non cos netto come potrebbe sembrare che divide scienza e

    filosofia; il primo poich da filosofo si occup delle scienza e delle sue teorie e il secondo perch le

    sue scoperte scientifiche, pi di molte altre, ebbero grandi implicazioni nellambito della cultura e

    della filosofia e, secondo recenti interpretazioni, sono anche alla base dellopera filosofica dello

    stesso Popper.

    In questottica dunque analizzer dapprima i punti chiave dellepistemologia popperiana e

    presenter linterpretazione che Popper d, allinterno del saggio Congetture e confutazioni, dei

    fecondi rapporti che nel passato gi ebbero scienza e filosofia, durante lepoca della Grecia

    arcaica come dellIlluminismo.

    In seguito poi esporr la teoria einsteiniana della relativit ristretta e generale, senza

    addentrarmi negli aspetti pi matematici e tecnici della stessa, ma con sguardo ai fondamenti

    filosofici che essa presuppone e infine agli influssi che nello specifico avr sullepistemologia di

    Popper.

    Il proposito quello di mostrare lestrema fecondit che, come sostiene fermamente Popper

    nelle sue opere, le idee filosofiche ebbero durante il corso dei secoli nella nascita di numerose

    teorie scientifiche, motivo per il quale il filosofo viennese sempre fu contrario alle idee di

    Wittgenstein e dei neopositivisti secondo cui le proposizioni della metafisica sarebbero dei

    nonsensi e come tali andrebbero eliminati dalla conoscenza umana. Viceversa pure intendo

    sostenere la tesi, anchessa tipicamente popperiana, secondo cui alla base di molte, se non di tutte

    le teorie filosofiche genuine stiano i problemi della scienza e che in relazione a questi vada

    analizzata lopera di un filosofo e la filosofia in generale, per evitare di cadere proprio in quella

    vuota verbosit di cui parlava Wittgenstein.

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    Capitolo I

    LA NUOVA EPISTEMOLOGIA: IMPIANTO TEORICO

    1. Il problema della demarcazione

    Il primo capitolo parte anzitutto, come dice il titolo stesso, dallanalisi di un problema. Questo

    poich lo stesso Popper ad affermare che la filosofia, come tutte le altre scienze del resto, si

    fonda pi che su ogni altra cosa sullanalisi di problemi e sulla ricerca di soluzioni ad essi, tanto da

    affermare che non si studiosi di certe materie, bens di problemi1 e che la funzione di uno

    scienziato o di un filosofo quella di risolvere i problemi scientifici e filosofici, piuttosto che quella

    di parlare di ci che lui stesso o altri filosofi stanno facendo o potrebbero fare2.

    Quello della demarcazione il primo problema che, storicamente, egli si trov ad affrontare

    ed in particolare lo data allautunno del 1919, quando aveva diciassette anni ed era gi venuto a

    conoscenza di quattro grandi teorie che saranno il fondamentale stimolo per la sua ricerca

    filosofica. Queste sono da una parte la psicanalisi di Freud, la psicologia individuale di Adler e il

    marxismo3, dallaltra la relativit di Einstein4.

    Riguardo le prime tre la sua posizione pass da un iniziale entusiasmo e infervoramento a un

    successivo sostanziale rifiuto e profonda critica (tra i titoli delle sue opere troviamo ad esempio

    Contro Marx e Miseria dello storicismo), mentre lammirazione per Einstein e le sue scoperte

    accompagner il filosofo viennese per tutta la sua vita e, come gi detto nellintroduzione

    sposando le tesi di Luigi Lentini, proprio da esse che nasce la sua ricerca filosofica.

    Ed proprio dallanalisi di queste teorie5 che parte la sua riflessione sul problema della

    demarcazione, da lui considerato, insieme al problema dellinduzione, tra i due problemi

    fondamentali dellepistemologia6.

    Il suo intento era ricercare un criterio che definisse cosa fosse scienza e cosa non lo fosse e

    lo trov in un principio assolutamente innovativo, ossia quello della falsificabilit.

    1 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 118 2 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 117 3 Nel 1919 divent membro del Partito Socialdemocratico Austriaco, che al tempo adottava pienamente la filosofia marxista 4 In particolare Popper aveva saputo delle osservazioni compiute da Eddington durante leclissi del 1919, osservazioni che per prime corroboravano, per dirlo con un termine caro al filosofo austriaco, la teoria einsteiniana della gravitazione. 5 Anche per ragioni storiche credo che sia da accettare la tesi che non cataloga Popper n come neopositivista n come anti-neopositivista, ma un filosofo autonomo in cui convivono elementi di entrambe le correnti. Infatti quando inizi a elaborare le sue teorie e nemmeno prima che esse ricevessero la loro forma pi compiuta era ancora in contatto con il Circolo di Vienna. Piuttosto lorigine del suo pensiero da ricercare nelle gi citate teorie scientifiche e non delle quali era a conoscenza in epoca giovanile. 6 Cfr. Popper, I due problemi fondamentali della conoscenza (1979)

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    Successivamente criticher le idee dei neopositivisti che riconducevano il problema della

    demarcazione al criterio di significanza che Popper dice ha la tendenza ad essere insieme

    troppo ristretta e troppo ampia7, ossia cataloga come non significanti alcune teoria scientifiche e

    non riesce ad escludere dalla scienza parte della metafisica.

    Inoltre critica dei positivisti il fatto che adottino come caratteristica delle teorie scientifiche la

    verificabilit: infatti, come egli argomenta, per verificare una teoria scientifica, dato il suo carattere

    universale, sarebbero necessarie infinite osservazioni e quindi nessuna teoria pu dirsi

    pienamente verificata; senza contare poi che molto facile trovare dati che confermino una teoria

    se proprio di questi che si in cerca. Al contrario invece i dati osservativi possono confutare con

    certezza una teoria, qualora si scontrino con le sue previsioni ed sulla ricerca di queste

    confutazioni che si basa la ricerca scientifica genuina.

    La soluzione del filosofo viennese per il problema della demarcazione dunque la seguente:

    il criterio dello stato scientifico di una teoria la sua falsificabilit, confutabilit o controllabilit8.

    Per Popper se una teoria davvero scientifica non pu essere inconfutabile e non deve potersi

    accordare con tutti i fatti possibili (e questo dimostra la non scientificit delle teorie sopra citate di

    Adler, Freud e Marx), anzi deve essere costruita in modo tale da poter entrare in conflitto con la

    realt e quanto pi azzardate sono le sue previsioni e quante pi proibizioni pone a che certi eventi

    accadano, tanto pi allora scientifica9.

    2. Il problema dellinduzione

    Il secondo importante problema affrontato da Popper quello dellinduzione. Riguardo ad

    esso egli si schiera contro linduttivismo; similmente a quanto fatto da Russell10 egli rifiuta la tesi

    secondo cui il metodo scientifico si baserebbe sullinduzione.

    Nega linduzione sia da un punto di vista logico, come gi fecero Hume e altri, ma anche da

    un punto di vista psicologico (questo tipo dinduzione era stato accettato da Hume nonostante ne

    avesse scoperto la sua infondatezza sul piano logico) e proprio da questa seconda critica Popper

    trarr importanti considerazioni sulla natura dellosservazione.

    Anzitutto, da un punto di vista logico, impossibile che da un numero finito di asserti

    osservativi possa derivare una legge scientifica universale che per sua propria natura invece

    infinita, mentre possibile al contrario dimostrare la falsit di un asserto universale a partire da un

    asserto particolare11, come gi noto dalla logica aristotelica.

    7 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 431 In particolare Popper porta come esempio la possibilit di tradurre lenunciato principe della metafisica, ossia lesistenza di un essere onnipotente e onnisciente in termini accettabili dalla demarcazione di Carnap e degli altri seguaci del Circolo di Vienna. 8 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 67 9 A questa affermazione si collega la riflessione sui gradi di faliscabilit, dove Popper afferma che sono pi hanno un maggiore grado di falsificabilit, e quindi sono pi severamente controllabili, quelle teorie che fanno pi previsioni sugli eventi e che, per forza di cose, sono logicamente meno probabili. Queste teorie, dice poi Popper, sono anche quelle da preferirsi perch hanno un maggior contenuto empirico. 10 Celebre limmagine russelliana del tacchino induttivi sta a sostegno delle sue posizioni anti-induttivistiche

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    Il filosofo viennese dunque, ispirandosi anche alle teorie scientifiche della sua epoca, le quali

    mostravano questaspetto pi delle precedenti che pur lo possedevano, rigetta la convinzione che

    le teorie siano ricavate mediante uno schema induttivo categorico (procedente dai fatti alle

    teorie), ma piuttosto da uno ipotetico deduttivo.

    In sostanza dunque Popper afferma che dai dati empirici pu essere inferita soltanto la

    falsit della teoria, e si tratta di uninferenza puramente deduttiva12. In questo modo egli salva le

    tesi dellempirismo, affermando limportanza dellosservazione, ma ribalta la prospettiva

    dimostrando che le teorie precedono sempre i dati osservativi; egli inoltre d grande importanza al

    deduttivismo di stampo razionalistico, aspetto che contribuisce alla sua definizione di filosofo

    neorazionalista.

    Quanto alla nuova concezione dellosservazione anche importante analizzare la sua critica

    all induzione psicologica humeana. Hume afferma che la nostra abitudine di credere in leggi il

    prodotto della frequente ripetizione della ripetuta osservazione che le cose di una certa specie

    sono costantemente congiunte a cose di unaltra specie13.

    Popper invece sostiene che, osservando la storia della scienza, ci si accorge in realt che

    spesso si salta alle conclusioni anche dopo una solo osservazione e che inoltre lidea di

    ripetizione dipende non dallosservazione pura e semplice, ma piuttosto da un preciso punto di

    vista14, addirittura lo stesso nostro riscontrare nel mondo delle ripetizioni dovuto a unattitudine a

    noi interna a ricercare tali ripetizioni.

    Quanto detto perci scardina anche le tesi dellosservativismo, secondo cui lo scienziato

    osserverebbe il mondo scevro da presupposti o ipotesi precostituite. Dunque la sua mente non

    tabula rasa bens un faro15, un deposito di ipotesi o aspettative (anchesse confutabili, come

    precisa Popper tracciandone le distanza dagli schemi della mente kantiani) alla luce del quale egli

    recepisce la realt.

    3. I caratteri del nuovo metodo scientifico: fallibilismo e razionalismo critico

    Da quanto detto finora emerge unidea di scienza completamente diversa dal passato.

    La scienza di Popper non episth/mh (sapere definitivo e certo) ma fatta di congetture che

    restano mere do/cai; dunque essa non mira pi alla Verit ma solo a teorie che non possono

    essere verificate ma semplicemente corroborate, per usare un termine tipicamente popperiano,

    ossia sottoposte a duri esami di confutazione temporaneamente falliti.

    11 Ad esempio, per quanto numerosi siano i cigni bianchi ch osserviamo, questo non pu consentirci di concludere che tutti i cigni sono bianchi 12 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 98 13 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 77 14 Il tipo di ripetizione concepito da Hume non pu mai essere perfetto, i casi cui egli si riferisce non possono mai essere identici; pu trattarsi solo di casi di similarit. Dunque si tratta di ripetizioni soltanto da un certo punto di vista. Ci che per me una ripetizione, pu non apparire tale a un ragno. 15 Abbagnano N., Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia, pag. 903

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    Il tratto costitutivo della scienza perci la fallibilit (ossia la sopra detta impossibilit di

    raggiungere la Verit definitiva e il carattere temporaneo delle teorie) e lauto-correggibilit, ossia il

    fallibilismo del titolo.

    Un altro aspetto fondamentale e fondante del nuovo metodo scientifico proposto da Popper

    quello che dal filosofo stesso viene definito come razionalismo critico.

    Egli afferma con assoluta limpidezza che possibile identificare latteggiamento critico con

    latteggiamento scientifico16. Dai presupposti teorici precedentemente esposti emergono infatti

    chiaramente questi caratteri: la scienza deve essere fondata su processi razionali in quanto il

    ragionamento deduttivo ne una parte essenziale, non perch ci permette di verificare le nostre

    teorie ma perch ci permette di dedurne, appunto, le implicazioni al fine di poterle criticare al

    meglio, il che ci conduce allatteggiamento critico.

    Questultimo comporta la convinzione che le teorie scientifiche non possano mai essere

    verit assolute e definitive ma tentativi fallibili e temporanei di spiegare il mondo e che proprio per

    questo vadano con sguardo critico ossia proprio di chi ne cerca con impegno ogni possibile falla o

    errore al fine di poterla falsificare, cos da far progredire sempre pi la nostra conoscenza del

    mondo.

    Inoltre questa convinzione nella fallibilit e nel carattere instabile della scienza non dice

    Popper un atteggiamento irrazionalistico ma anzi il pi razionale e il pi naturale da assumersi:

    latteggiamento critico, la tradizione della libera discussione delle teorie al fine di scoprirne i lati

    deboli, per poterle migliorare, latteggiamento stesso della ragionevolezza, della razionalit17.

    4. Come agisce lo scienziato

    Da tutte queste premesse teoriche si deduce come la scienza realmente procede e quali

    siano i compiti dello scienziato, ossia emerge il nuovo metodo scientifico, ora esposto nei suoi tratti

    generali: lormai famoso metodo per congetture e confutazioni.

    Anzitutto bisogna precisare che Popper rifiuta lesistenza di un metodo per formulare le

    teorie, ma ammette che le loro origini possano essere le pi svariate e anzi ribadisce limportanza

    in questo senso del pensiero non scientifico, la metafisica ad esempio, che avrebbe larga

    importanza nellideazione di nuova teorie. E per fermamente convinto che esista un metodo per il

    controllo e la corroborazione di dette teorie, appunto il sopra citato metodo per congetture e

    confutazioni.

    Esso si pu cos riassumere, con le parole stesse del filosofo: esso consiste in tre passi: 1)

    inciampiamo in qualche problema; 2) tentiamo di risolverlo, ad esempio proponendo qualche

    nuova teoria; 3) impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla

    16 Popper, Congetture e confutazioni; pag. 90 17 Popper, Congetture e confutazioni; pag. 91

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    discussione critica, dei nostri tentativi di risoluzione. O, per dirla in tre parole: problemi-teorie-

    critiche18.

    Gli esperimenti e la ricerca di dati osservativi dello scienziato devono perci essere nel senso

    del sottoporre ai pi severi controlli le teorie scientifiche esistenti, con il proposito di confutarle

    (questi sono per Popper gli esperimenti genuini, utili alla scienza, il cui fallimento comporta la

    corroborazione della teoria) e, nel caso losservazione sia in contrasto con i risultati dedotti dalla

    teoria, egli dovr abbandonare la teoria e cercarne una nuova che comprenda anche questi ultimi

    fenomeni, pervenendo dunque a una teoria pi completa.

    Si viene dunque a delineare la famosa immagine coniata da Popper per la storia della

    scienza come storia di teorie abbandonate, in cui viene formulata una grande quantit di

    congetture erronee poi rigettate al momento del loro scontro con la realt osservative e che

    procede per tentativi parziali e imperfetti, volta per volta selezionati attraverso un processo che lo

    stesso filosofo definisce come simile alla selezione naturale darwiniana, in cui cio sopravvivono

    solo le teorie che resistono ai controlli sempre pi severi della comunit scientifica.

    18 Popper, La logica della ricerca e societ aperta (a cura di D. Ansieri), in Abbagnano N., Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia

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    Capitolo II

    IL FILO ROSSO TRA SCIENZA E FILOSOFIA

    1. I rapporti tra scienza e filosofia: tesi di Popper

    I problemi filosofici genuini sono sempre radicati in urgenti problemi esterni alla filosofia, e

    scompaiono se tali radici deperiscono19. Da queste parole si vede chiaramente che lepistemologo

    viennese era fermamente convinto che lo studio della filosofia non potesse essere mai svincolato

    dallambiente culturale e in particolare scientifico che gli stava intorno, egli dunque credeva

    fermamente nellesistenza di questo filo rosso che lega profondamente scienza e filosofia.

    Come gi accennato riguardo al problema della demarcazione, Popper non accetta le tesi del

    Circolo di Vienna e, prima di questi, di Bertrand Russell secondo le quali la metafisica debba

    essere catalogata come un insieme di proposizioni prive di significato. Anzi, proprio in virt del suo

    nuovo criterio di demarcazione che riesce ad escludere completamente dal campo della scienza le

    proposizioni metafisiche, egli pu apprezzare quale sia realmente la grande utilit di queste ultime

    anche nel campo stesso della scienza da cui erano state escluse. In particolare la loro utilit per la

    ricerca scientifica viene ravvisata nel processo di ideazione delle teorie, dove storicamente si

    riscontra il fecondo intervento di credenze metafisiche nellambito delle teorie scientifiche, il che lo

    porta a concludere che le idee metafisiche sono spesso precorritrici di quelle scientifiche. [] Io

    considero queste teorie come prescientifiche, ad ogni modo non come teorie controllabili e

    criticabili scientificamente20.

    Queste posizioni pongono il filosofo viennese, come da lui stesso ammesso, in antitesi a

    Wittgenstein che vedeva nei discorsi filosofici solo degli inutili nonsensi e nellattivit del filosofo il

    compito di smascherare tali nonsensi. Egli per riprende in qualche modo queste idee sostenendo

    che la possibilit che la filosofia diventi vuota verbosit esiste e si verifica quando si fa filosofia in

    modo slegato dalla contingenza storico-scientifica e quando si apprendono le teorie filosofiche con

    il metodo da lui definito prima facie, che consiste nello studio delle tesi dei filosofi come a s stanti

    e indipendenti.

    Questo profondo legame tra scienza e filosofia, un vero e proprio filo rosso che le lega

    indissolubilmente, viene esemplificato da Popper con esempi tratti dalla storia delle teorie

    scientifiche.

    2. Parmenide e Democrito

    I primi esempi portati sono tratti dalla storia della scienza21 e della filosofia greca e il primo, in

    ordine storico, il monismo parmenideo che dice Popper pu essere considerato, con un po

    19 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 126 20 Popper, Il futuro aperto, in Popper, Breviario 21 A questo riguardo bisogna ricordare che Popper contrario allidea secondo cui si possa parlare di scienza solo a partire dal XVI o dal XVII secolo, poich la similarit di metodi, scopi, interessi e argomentazioni degli antichi con gli odierni ce ne d tutto il diritto (cfr. Popper, Congetture e confutazioni, pag. 132, nota 17)

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    dazzardo e fantasia il primo sistema ipotetico-deduttivo della fisica, o per lo meno il prima sistema

    deduttivo pre-fisico.

    Parmenide si era concentrato sul problema del mutamento e per spiegarlo la sua teoria

    prevedeva che esso in realt non esistesse ma che fosse solo frutto di unapparenza illusoria; il

    modello deduttivo si struttura nel seguente modo: 1) Solo ci che , . 2) Ci che non non

    esiste. 3) Il non-essere, cio il vuoto, non esiste. 4) Il mondo pieno. 5) Il mondo non costituito

    da parti, un solo vasto blocco (poich pieno). 6) Il movimento impossibile giacch non vi

    uno spazio vuoto in cui alcunch possa muoversi.22.

    Dalla confutazione di questa teoria, a partire dai punti sei e cinque, avr origine la teoria

    democritea: essa afferma che il mutamento vada spiegato in ragione del movimento di elementi

    cos piccoli da sfuggire allocchio umano, gli a(/toma, e dalla loro continua ricombinazione.

    Dice testualmente Popper: La teoria democritea fu una meravigliosa conquista. Questo

    perch, se non ci fermiamo alla superficie, possiamo vedere quali enormi implicazioni ha avuto

    sulla storia della scienza. Oltre a fornire una plausibile spiegazione di una serie di fenomeni23, essa

    pone delle basi importanti per la scienza futura: In primo luogo stabiliva il principio metodologico

    per cui una teoria deduttiva, o spiegazione deve salvare i fenomeni; [] In secondo luogo

    mostrava che una teoria pu avere carattere speculativo, ed essere basata sul principio

    fondamentale (parmenideo) che il mondo, quale di necessit compreso dal pensiero

    argomentativo, risulta diverso dal mondo dellesperienza prima facie; queste due conclusioni

    derivanti dalla teoria atomica democritea saranno premesse fondamentali per il lavoro di ogni

    scienziato di qui in avanti e solo perch ormai sono tacitamente condivise da tutti non ci rendiamo

    conto dellimmensa portata che ebbe la teoria di Democrito.

    Anche lidea di spiegare il mutamento attraverso il movimento risulter essere

    particolarmente feconda nella storia della scienza, ad esempio in Newton (dove agli elementi di

    materia dobbiamo aggiungere le forze) come nella moderna teoria atomica e quantistica.

    La teoria democritea ebbe poi influssi anche sul mondo matematico, dove fu precorritrice del

    metodo di esaustione archimedeo (in realt gi intuito da Democrito), antenato del moderno

    calcolo integrale, e infine interessante ricordare come fosse gi in nuce la teoria della

    quantizzazione dello spazio e del tempo negli a)/merej democritei, degli intervalli di tempo e spazio

    tali da non poter essere ulteriormente divisi concepiti inizialmente per far fronte ai paradossi

    eleatici.

    3. Pitagora e Platone

    Quanto a Pitagora Popper rileva come lenfasi posta da Pitagora sul Numero fu proficua dal

    punto di vista dello sviluppo delle idee scientifiche. Come sappiamo infatti i pitagorici sostenevano

    che tutte le cose come anche le propriet astratte potessero essere riconducibili a numeri o 22 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 140 23 Popper sottolinea il carattere scientifico che si pu riscontrare in essa se rapporta al suo contesto storico e in rapporto alla confutazione del modello parmenideo di cui la sostituzione.

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    rapporti di numeri, ovvero erano convinti che il Numero fosse lessenza razionale delle cose, il

    lo/goj del mondo.

    Questa idea fu importante perch pu considerarsi il presupposto per far entrare il mondo

    della matematica nello studio del mondo, ma spiega Popper prima delle correzioni apportate

    da Platone appare ancora assai limitante.

    I pitagorici, infatti, non avevano unidea di numero simile alla nostra attuale, ma accettavano

    solo quelli che secondo la definizione odierna sono i numeri naturali e i rapporti tra essi; pertanto

    per loro misurare equivaleva al semplice contare e da qui si comprende anche quale fu la portata,

    forse avvenuta allinterno della scuola pitagorica stessa, della scoperta degli irrazionali.

    Sar Platone a fornire una soluzione a questo problema che minava le basi del pitagorismo e

    dellatomismo24; egli comprese che, alla luce dellesistenza degli irrazionali, laritmetica non

    bastava pi a spiegare il mondo e propose di sostituirla con la geometria.

    Sappiamo infatti che sulle porte dellAccademia egli aveva fatto scrivere Chi non

    geometra non entri e anche quando parla della natura della materia, nel dialogo Timaeus, pone

    come fondamenti delle cose elementi di diverse forme, i famosi solidi platonici, a loro volta costruiti

    a partire dai due triangoli rettangoli che rappresentano rispettivamente 2 e 325. Questo

    accorgimento, di includere tra i principi fondanti oltre allUno gli irrazionali, risulta fondamentale per

    liberare la matematica dal presupposto aritmetico della commensurabilit e della rapportabilit,

    facendole compiere un considerevole salto di qualit come strumento per linterpretazione del

    mondo.

    Infine il proposito di Platone di sostituire la geometria allaritmetica come mezzo per lo studio

    del mondo viene compiutamente realizzato proprio da un allievo dellAccademia, Euclide, che nei

    suoi Elementa forniva proprio questo strumento necessario secondo la filosofia platonica. Scrive

    Popper: Platone incoraggi la costruzione di modelli geometrici del mondo, e specialemente di

    modelli che spiegassero i moti planetari. E sono convinto che la geometria di Euclide non era

    concepito come un esercizio di pura geometria (come si ammette normalmente oggi), ma come un

    organon per una teoria del mondo26 e proprio riguardo lopera euclidea il greco Proclo scriveva:

    Alcuni hanno ritenuto che largomento dei diversi libri [di Euclide] concernesse il cosmo, e che

    essi fossero concepiti per servire da aiuto alla nostra contemplazione e teorizzazione

    delluniverso27. Persino lo stesso Einstein disse che una delle grandi conquiste su cui si fonda lo

    sviluppo della scienza occidentale proprio linvenzione di un sistema logica formale nella teoria

    euclidea28.

    Dunque anche per Platone, se non lo leggiamo attraverso il metodo prima facie, possiamo

    riscontrare importantissime implicazioni e legami della sua filosofia con il mondo della scienza, in

    24 Secondo Popper anche latomismo democriteo era una teoria basata solo sullaritmetica e sul contare 25 I due triangoli in questione sono il triangolo che costituisce la met di un quadrato e quello che costituisce la met di un triangolo equilatero che, nei rapporti tra i lati, presentano appunto i valori 2 e 3 26 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 153 27 Procli Diadochi in primum Euclidis Elementorum librum commentarii, in Popper, Congetture e confutazioni, pag.153 28 cfr. Lettera a J. S. Switzer, 23 aprile 1953, in Einstein A., Pensieri di un uomo curioso, Mondadori

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    particolare il superamento del problema degli irrazionali attraverso ladozione di elementi

    geometrici come principi fondanti e quella che Popper giudica la sua maggior conquista filosofica,

    ossia la teoria geometrica del mondo, che sar fondamentale per lopera di scienziati del calibro di

    Copernico, Galileo, Keplero, Gilbert, Newton, Maxwell, Einstein i quali, come del resto tutta la

    comunit scientifica accettava la teoria geometrica del mondo di Platone contrariamente alla

    rifiutata dottrina delle sostanze aristotelica.

    Infine la filosofia platonica fu importante pure nel rafforzare, attraverso la dottrina delle Idee e

    delle Forme, il principio gi democriteo secondo cui linterpretazione del mondo si debba basare su

    elementi invisibili alluomo e sia dunque di carattere speculativo.

    4. Kant e Newton

    Laltra faccia del rapporto tra scienza e filosofia, ossia il caso in cui una teoria scientifica ad

    influenzare una dottrina filosofica, rappresentato dallesempio di Kant.

    Secondo Popper, la sua Kritik der reinen Vernunft sarebbe nata in relazione alla teoria

    newtoniana della gravitazione.

    Per comprendere questaffermazione dobbiamo anzitutto farci unidea di quali fossero i

    giudizi al tempo di Kant riguardo la teoria di Newton; essa era considerata vera nel senso pi

    radicale della parola, era la prima e definitiva scoperta della verit assoluta intorno alluniverso29,

    era considerata dai contemporanei del filosofo tedesco, nonostante la presenza di qualche critico,

    come esempio di episth/mh, conoscenza certa e divina.

    Kant per, condividendo le tesi di Hume, era convinto che dallosservazione non si potesse

    conseguire una conoscenza certa e universale, quale laveva conseguita Newton (o almeno come

    ad ogni uomo del suo tempo appariva senza dubbio che Newton lavesse conseguita) e dunque la

    domanda che lo animava nello scrivere la Critica della ragion pura era: Come possibile una

    scienza naturale pura?, dove con scienza naturale pura intendeva proprio la teoria newtoniana.

    Questo, anche se non esplicitato, chiaro dice Popper dalla sua Metaphyiche

    Anfangsgrnde der Naturwissenschaft, in cui fornisce una deduzione a priori della teoria

    newtoniana dove collega, come nella conclusione della prima Kritik, i cieli stellati30 proprio alla

    teoria di Newton ed appunto per questo motivo che la Critica della ragion pura stata scritta per

    chi avesse delle conoscenze di meccanica celeste.

    Pertanto Kant risolve il problema del raggiungimento da parte del fisico inglese dellepisteme

    attraverso la sua famosa rivoluzione copernicana che afferma che la ragione umana non un

    soggetto passivo, bens attivo, che assimilando, e non solo ricevendo, i dati sensoriali, impone loro

    le sue leggi e la sua organizzazione.

    29 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 162 30 Gli stessi della celebre frase I cieli stellati sopra di me, la legge morale dentro di me dove i primi si riferiscono come detto alla teoria newtoniana mentre la seconda ai principi assoluti di uguaglianza e fraternit propugnati dai rivoluzionari francesi

  • 13

    Quindi Popper afferma che, nonostante Kant si sbagliasse e nemmeno quella di Newton

    fosse vera episteme, tuttavia lidea del filosofo illuminista pu essere riutilizzata per spiegare il

    perch siamo in grado di formulare congetture efficaci; dice Popper: Perch non sempre reagiamo

    al nostro ambiente in modo meramente istintivo, ma talora in maniera consapevole e libera.

    Perch possiamo inventare dei miti, dei racconti, delle teorie; perch abbiamo un grande desiderio

    di spiegazioni, una curiosit insaziabile, il desiderio di conoscere. Perch non soltanto inventiamo

    racconti e teorie, ma le sottoponiamo a prolungate prove e vediamo se funzionano e come

    funzionano. Perch con un grande sforzo, cercando con ogni mezzo e cadendo in numerosi errori,

    possiamo talora, se abbiamo fortuna, riuscire a imbatterci in una narrazione o in una spiegazione

    che salva i fenomeni; [] perch la conoscenza unavventura di idee.31

    31 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 165-166

  • 14

    Capitolo III

    EINSTEIN E LA RELATIVITA

    1. I concetti fondamentali della relativit ristretta

    La teoria della relativit di Albert Einstein considerata ad oggi, forse al pari soltanto della

    meccanica quantistica, una delle pi importanti conquiste della fisica moderna.

    Il mio proposito ora di esporne solamente i tratti pi generali senza addentrarmi nello

    specifico e nella parte matematica della teoria, ma limitandomi piuttosto a rilevarne i presupposti

    teorici e le conseguenze rivoluzionarie al fine di trarne poi unanalisi pi di stampo filosofico.

    Questo perch come dice Popper, oltre allaspetto meramente fisico della teoria, lanalisi

    logica svolse una parte notevole nella teoria speciale della relativit di Einstein; e fu in parte questo

    fatto a rendere la teoria interessante da un punto di vista filosofico, e a suscitare un vasto campo di

    problemi filosofici ad essa connessi32.

    La teoria della relativit venne formulata e pubblicata da Einstein in due momenti distinti,

    ossia nella forma prima della relativit ristretta, pubblicata in un articolo nel 1905 e in seguito della

    relativit generale, pubblicata invece nel 1916.

    La formulazione della relativit ristretta parte dal problema della contraddizione che si

    presentava tra meccanica classica ed elettromagnetismo: infatti alla luce delle equazioni di

    Maxwell si poteva ricavare il valore della velocit della luce e in particolare si deduceva che esso

    sarebbe dovuto essere tale per tutti i sistemi di riferimento, qualunque fosse la loro velocit

    relativa, il che era in disaccordo con i principi della fisica classica, in particolare con le

    trasformazioni di Galileo33.

    Per rimediare a questo problema Einstein decise di rifondare la fisica sulla base di due

    principi: il principio di relativit ristretta, da cui il nome della teoria, che prevede che le leggi della

    fisica abbiano la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali e il principio di invarianza di c

    (la velocit della luce), che prevede che la velocit della luce sempre la stessa

    indipendentemente dal sistema di riferimento, dal moto dello stesso o dal moto della sorgente da

    cui la luce viene emessa.

    Da queste premesse risultano conseguenze sorprendenti: viene anzitutto scardinata lidea

    dellesistenza di un tempo assoluto, dominante nella comunit scientifica dagli studi di Newton fino

    appunto ad Einstein. La simultaneit di due eventi ad esempio smette di essere un concetto

    32 Popper, Congetture e confutazioni, pag. 130 33 Nello specifico le trasformazioni di Galileo prevedono che se qualcosa che si muove di velocit v allinterno di un sistema A che si muova di velocit V rispetto a un secondo sistema B, allora un osservatore nel sistema B misurer una velocit pari v + V. Questo per non si verifica per la luce o per oggetti che si muovano a velocit prossime a c, in quanto questa velocit non pu essere superata. Le trasformazioni di Galileo verranno sostituite nella relativit ristretta dalle trasformazioni di Lorentz

  • 15

    assoluto, infatti se due eventi sono simultanei per un osservatore fermo non lo sono per uno in

    moto.

    Inoltre anche i concetti di spazio e tempo perdono il loro status assoluto: il tempo infatti non

    scorre uniformemente in ogni luogo delluniverso come presupponevano le teorie newtoniane ma

    esso scorre pi lentamente in un sistema di riferimento in moto e tanto pi lentamente tanto

    maggiore la velocit del sistema di riferimento; vi poi la cosiddetta contrazione delle lunghezze,

    che stabilisce che la distanza di un segmento in movimento rispetto a un osservatore fermo risulta

    essere minore di quella misurata quando detto segmento fermo.

    Infine dai principi della relativit ristretta si pu dedurre la famose relazione di Einstein tra

    massa e energia, ossia E=mc2.

    2. Una nuova teoria della gravitazione: la relativit generale

    La teoria della relativit ristretta per non includeva nel suo campo dazione la teoria della

    gravitazione universale formulata da Newton, poich essa prevedeva che lazione della forza

    gravitazionale raggiungesse istantaneamente in ogni punto dello spazio.

    Quello che considerato linizio degli studi sulla relativit generale ci che Einstein defin il

    pensiero pi felice della mia vita, ossia la considerazione che gli effetti di unaccelerazione sono

    assolutamente indistinguibili dagli effetti di una forza gravitazionale, esposta in modo divulgativo

    nellesperimento mentale noto come ascensore di Einstein e formalizzata nel primo principio della

    relativit generale, il principio di equivalenza34.

    A questo si aggiunge poi il principio di relativit generale che estende il precedente principio

    di relativit ristretta ed afferma che le leggi della fisica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di

    riferimento.

    Quanto agli effetti della gravit, Einstein afferma che, contrariamente a quanto immaginato

    da Newton non esiste unipotetica forza di gravit che muove i corpi, ma piuttosto che la presenza

    di masse modifica la geometria dello spazio-tempo, descritta da una propriet detta curvatura e

    prevista dallequazione di campo di Einstein. Questo d luogo a geometrie dello spazio-tempo che

    non sono pi necessariamente euclidee, come le geometrie ellittiche e iperboliche.

    Infine, la spiegazione data da Einstein allattrazione gravitazionale che i corpi soggetti alla

    forza di gravit devono essere considerati come particelle libere che seguono le geodetiche (curve

    di minore lunghezza) dello spazio-tempo; perci, sintetizzando, i corpi incurvano lo spazio-tempo e

    la sua geometria a sua volte impone il movimento ai corpi, il che espresso dalla famosa

    definizione del fisico statunitense Wheeler: la gravit spazio-tempo curvo in azione.

    A differenza della teoria di Newton, la relativit generale, in accordo con il principio secondo

    cui linformazione non pu viaggiare a velocit maggiore di quella della luce, prevede che la

    variazione della geometria dello spazio-tempo si propaghi a velocit proprio pari a c.

    34 Esso afferma che in una zona limitata dello spazio tempo sempre possibile scegliere un sistema di riferimento tale da simulare la presenza di un campo gravitazionale uniforme o, al contrario, tale da eliminare gli effetti di una forza di gravit costante.

  • 16

    Quanto agli aspetti storici della teoria bisogna infine ricordare che Einstein stesso propose

    come prove alla sua teoria leffetto del cosiddetto redshift gravitazionale35, quello della deflessione

    della luce dovuta alla curvatura spaziotemporale causata dalla massa del Sole, osservato per la

    prima volta da Eddington durante leclissi solare del 1919 e infine il corretto calcolo della

    precessione dellorbita di Mercurio che non era spiegabile allinterno della teoria di gravitazione

    newtoniana se non attraverso ipotesi ad hoc.

    3. Basi filosofiche della teoria

    Prima di tutto bisogna dire che Einstein, come Popper, era fermamente convinto della

    fecondit del rapporto della scienza con la filosofia, in particolar modo ovviamente la filosofia della

    scienza, tanto da scrivere Senza un contatto con la scienza lepistemologia diventa uno schema

    vuoto. La scienza senza epistemologia, se pure la si pu concepire, primitiva e confusa36.

    Oltre a queste idee di carattere generale, dietro la teoria della relativit sta una profonda

    riflessione di stampo filosofico che guider Einstein nellideazione delle sue teorie, in pieno

    accordo con la convinzione popperiana del carattere pre-scientifico della metafisica.

    In un suo articolo scriver inoltre: Sono convinto che ogni teorico vero sia una sorta di

    metafisico addomesticato, indipendentemente da quanto possa immaginare di essere un puro

    positivista. Il metafisico crede che il logicamente semplice sia anche reale. Il metafisico

    addomesticato crede che non tutto ci che logicamente semplice sia incorporato nella realt

    esperita, ma che la totalit di tutta lesperienza sensoriale possa essere compresa sulla base di

    un sistema concettuale costruito su premesse di grande semplicit. Lo scettico dir che questo

    un credo nel miracolo. E proprio cos, ma un credo nel miracolo che nato e cresciuto in

    maniera straordinaria grazie allo sviluppo della scienza37.

    Con queste parole Einstein ci riconferma di nuovo lidea gi espressa dellimportanza della

    filosofia nel mondo della scienza e in pi enuncia la convinzione filosofica che maggiormente

    influenzer la sua vita di scienziato, ossia la convinzione nella semplicit delle leggi fisiche che

    spiegano il nostro mondo, sviluppatasi forse in parallelo a quel sentimento che lui chiama di

    religiosit cosmica, da cui nascerebbero tutte le idee pi belle della scienza38.

    E proprio sulla base di questa convinzione39, come pi volte ammesso dallo scienziato

    stesso, che prima formula il principio di relativit ristretta e che poi lo amplia nel principio di

    relativit generale, in quanto non considerava plausibile che i sistemi inerziali godessero di uno

    35 Einstein stesso dichiar: Se non dovesse esistere lo spostamento verso il rosso delle linee spettrali dovute al potenziale gravitazionale, la teoria generale della relativit sarebbe allora insostenibile." 36 citato in Einstein, Pensieri di un uomo curioso, pag. 120 37 Einstein, On the Generalized Theory of Gravitation, Scientific American, aprile 1954 38 cfr. Einstein, Pensieri di un uomo curioso, pag. 112 39 Abrahm Pais ricorda che Einstein fu condotto alla teoria della relativit ristretta soprattutto da considerazioni di carattere estetico, vale a dire da criteri di semplicit. Questa splendida ossessione non lo avrebbe pi lasciato per il resto dei suoi giorni. Lo avrebbe portato alla sua conquista pi grande, la relativit generale, e anche al suo grandioso fallimento, la teoria unitaria dei campi. (citato in Laudisa F., Filosofia e conoscenza scientifica nel pensiero di Einstein)

  • 17

    status privilegiato rispetto agli altri ed sempre sulla base di essa che tenter invano di elaborare

    una teoria del tutto che spiegasse coerentemente ogni aspetto del reale.

    Questo anelito alla semplicit non poi per Einstein solo un fine delle teorie scientifiche ma

    anche la causa del loro progredire (Che cosa ci spinge dunque a elaborare teoria dopo teoria?

    Perch, addirittura, formuliamo teorie? [] Si tratta dello sforzo verso lunificazione e la

    semplificazione delle premesse della teoria nel suo insieme ossia il principio di economia di Mach,

    interpretato come un principio logico40).

    Sullo straordinario lavoro scientifico di Einstein hanno anche influito considerazioni e

    convinzioni di carattere epistemologico; egli afferma a questo proposito che il tipo di ragionamento

    critico necessario per la scoperta di questo punto essenziale [cio la scoperta del carattere

    arbitrario dellassioma del tempo assoluto] mi fu reso enormemente pi facile dalla lettura degli

    scritti filosofici di David Hume e di Ernst Mach41.

    E proprio con questo spirito che lo scienziato si propose di criticare e confutare il principio

    del tempo assoluto, che al suo tempo aveva ormai acquisito lo status di una necessit a priori, in

    virt dellutilit che aveva avuto da Newton in poi per la spiegazione dei fenomeni. Einstein

    sostenne che nemmeno questi principi ormai conclamati dalla tradizione scientifica andassero

    accettati a priori se erano privi di una giustificazione o se, per la costruzione di un nuovo sistema,

    vanno sostituiti con nuovi concetti e questo atteggiamento critico gli permise di accantonare le idee

    newtoniane di tempo assoluto e spazio assoluto, eliminando cos quegli ostacoli altrimenti

    insormontabili per laccordo tra la meccanica e lelettromagnetismo e dunque lo sviluppo del nuovo

    sistema che sar la relativit.

    E sempre da Hume poi che Einstein eredita la convinzione che la creazione delle teorie

    scientifiche non possa basarsi completamente sullastrazione dallesperienza e che le idee e i

    principi fondamentali, che non si possono logicamente rendere pi elementari, sostituiscono

    linevitabile parte, razionalmente inafferrabile, della teoria42. Infine egli un fermo sostenitore del

    carattere speculativo della scienza, carattere presente in ogni teoria, anche la pi vicina

    allesperienza sensibile in cui questa peculiarit solo pi difficilmente riscontrabile.

    In ultima analisi, senza questi presupposti filosofici forse Einstein non avrebbe mai scardinato

    il vecchio sistema di Newton ed elaborato la sua teoria della relativit e forse proprio in essi che

    va ricercata la scintilla che accese queste idee tanto innovative o perlomeno il fertile terreno in cui

    esse attecchirono.

    40 Einstein, On the Generalized Theory of Gravitation, Scientific American, aprile 1954 41 da Einstein, Autobiografia scientifica (citato in Laudisa F., Filosofia e conoscenza scientifica nel pensiero di Einstein) 42 Einstein, La questione del metodo, 1934 (citato in Laudisa F., Filosofia e conoscenza scientifica nel pensiero di Einstein)

  • 18

    Capitolo IV

    RIVOLUZIONE EPISTEMOLOGICA COME RIFLESSO

    DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

    1. Lidea di Lentini

    Luigi Lentini, professore associato nel dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienza

    alluniversit di Venezia, esperto soprattutto di epistemologia, propose la seguente

    interpretazione43 del pensiero di Popper.

    Anzitutto, quanto al rapporto con il neopositivismo, il filosofo viennese pu essere

    interpretato in tre modi diversi: come un neopositivista dissidente, come il maggiore avversario del

    neopositivismo oppure come un filosofo al confine tra neopositivismo e anti-neopositivismo e

    perci un punto di transizione tra neopositivismo e post-positivismo.

    Questa interpretazione di Popper in rapporto al neopositivismo per dice Lentini non la

    sola possibile n tantomeno la pi importante o la principale; difatti, stando alle parole stesse del

    filosofo, egli avrebbe partorito le sue idee, sia i problemi sia le soluzioni che caratterizzeranno la

    sua epistemologia ben prima di venire a conoscenza dei filosofi e delle tesi del Circolo di Vienna.

    Dunque, alla luce di queste considerazioni storiche, c spazio per analizzare la vera origine

    del suo pensiero: egli stesso afferma che linfluenza dominante e a lungo andare, forse, linfluenza

    pi importante di tutte44 lha esercitata Einstein. Infatti puntualizza Lentini Popper formula i

    suoi problemi teorici fondamentali quello della demarcazione tra scienza e pseudoscienza e

    quello della certezza del sapere scientifico ed elabora il nucleo centrale del suo pensiero

    epistemologico con le idee di fallibilismo e falsificabilit, e imposta il suo programma di ricerca

    come il tentativo di chiarire che cosa significasse la rivoluzione einsteiniana per la teoria della

    conoscenza.

    Quindi, come sintetizza Abbagnano, possiamo affermare che la rivoluzione epistemologica di

    Popper rappresenta il riflesso, nel campo della filosofia, della rivoluzione scientifica dovuta ad

    Einstein nellambito della fisica e che, in altre parole, Popper sta ad Einstein, come Kant sta a

    Newton.

    2. Similitudini e paralleli tra Einstein e Popper

    Alla luce dellinterpretazione in precedenza esposta, possiamo capire meglio le numerose

    similitudini che sussistono tra Einstein e Popper e i rapporti che intercorrono tra i due.

    Sorprendenti sono le somiglianze tra i due a livello di idee epistemologiche, come

    assolutamente evidente ad esempio da questo articolo di Einstein, pubblicato nel 1919, dove

    scrive: I progressi veramente grandi della conoscenza della natura si sono avuti seguendo una via

    43 Per le idee di Lentini si veda Abbagnano N., Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia e Fallibilismo e razionalismo critico, in N. Abbagnano, Storia della filosofia, vol. IV, La filosofia contemporanea (di G. Fornero), pp. 590 e sgg. 44 Popper, La ricerca non ha fine, in Abbagnano N., Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia

  • 19

    quasi diametralmente opposta a quella dell'induzione. Una concezione intuitiva dell'essenziale di

    un grosso complesso di cose porta il ricercatore alla proposta di un principio ipotetico o di pi

    principi di tal genere. Dal principio (sistema di assiomi) egli deduce per via puramente logico-

    deduttiva le conseguenze in maniera pi completa possibile. Queste conseguenze estraibili dal

    principio, spesso attraverso sviluppi e calcoli noiosi, vengono poi messe a confronto con le

    esperienze e forniscono cos un criterio per la giustificazione del principio ammesso. Il principio

    (assioma) e le conseguenze formano insieme quella che si dice una "teoria". Ogni persona colta

    sa che i pi grandi progressi della conoscenza della natura - per esempio, la teoria della

    gravitazione di Newton, la termodinamica, la teoria cinetica dei gas, l'elettrodinamica moderna,

    ecc. - hanno tutti avuto origine per questa via, e che il loro fondamento di natura ipotetica. Il

    ricercatore parte dunque sempre dai fatti, il cui nesso costituisce lo scopo dei suoi sforzi. Ma egli

    non perviene al suo sistema teorico per via metodica, induttiva; egli piuttosto, si avvicina ai fatti

    tramite una scelta intuitiva tra teorie pensabili basate su assiomi.

    Una teoria pu ben venir conosciuta come sbagliata, qualora ci sia un errore logico nelle sue

    deduzioni o pu venir riconosciuta come inadeguata allorch un fatto non si accordi con una delle

    sue conseguenze. Ma mai potr venir dimostrata la verit di una teoria. E ci perch mai si sa se

    anche nel futuro non si scoprir nessuna esperienza che contraddica le sue conseguenze; e sono

    sempre pensabili altri sistemi di pensiero, in grado di connettere gli stessi fatti dati. Se sono a

    disposizione due teorie, entrambe compatibili con il materiale fattuale dato, allora non esiste

    nessun altro criterio per preferire l'una all'altra che lo sguardo intuitivo del ricercatore. E' cos che si

    capisce come acuti ricercatori i quali dominano teorie o fatti, possono tuttavia essere appassionati

    sostenitori di teorie opposte45.

    Leggendo queste parole e conoscendo i principali elementi del popperismo, si riscontra una

    somiglianza strabiliante, per non dire perfetta, tra questi ultimi e le idee dello scienziato: entrambi

    erano anti-induttivisti, entrambi credevano nel carattere provvisorio e fallibile della scienza,

    entrambi davano grande peso alla deduzione e al confronto con la realt empirica come possibilit

    per falsificare una teoria e ancora entrambi credevano che le teorie scientifiche nascono attraverso

    processi non riconducibili ad alcun tipo di metodo.

    Si potrebbe quasi dire che nel pensiero di Einstein gi in nuce il falsificazionismo

    popperiano; egli scrisse frasi come: E difficile dire cosa sia la verit, ma a volte molto facile

    riconoscere una falsit46 oppure Nessuna quantit di esperimenti potr dimostrare che ho

    ragione; un unico esperimento potr dimostrare che ho sbagliato47, le quali ricordano senza

    ombra di dubbi la controllabilit che Popper propone come uno dei caratteri fondanti della scienza.

    Inoltre bisogna ricordare che gi da ragazzo il filosofo era venuto in contatto con le teorie di

    Einstein e aveva seguito con interesse gli esperimenti che le riguardavano, in particolare le

    45 Einstein, Induzione e deduzione in fisica, Berliner Tageblatt, 1919 (citato in Guido Marenco, Con i metodi della routine empirista non si scoprono nuove teorie) 46 Einstein, lettera a Jeremiah McGuire, 24 ottobre 1953, in Einstein, Pensieri di un uomo curioso, pag. 166 47 Einstein, lettera a Max Born, 4 dicembre 1926

  • 20

    osservazioni di Eddington durante leclisse del 191948 e che la teoria della relativit lo affascinava

    parecchio, soprattutto rispetto alle deludenti teorie di Adler, Freud e Marx, poich questa

    presentava delle peculiarit del tutto nuove, difatti non proponeva prove a suo sostegno ma

    piuttosto esperimenti che lavrebbero potuta confutare e tutto ci sar profondamente assimilato da

    Popper, gli aprir gli occhi sullagire degli scienziati e sar alla base della sua teoria della

    conoscenza49.

    Infine bisogna ricordare che Popper assistette a Vienna a una conferenza tenuta da Einstein,

    la quale suscit in lui grande stupore e che egli commenta con queste parole: Einstein tenne una

    conferenza a Vienna alla quale io fui presente; ma ricordo solo che ero sbalordito. Questa cosa

    andava assolutamente oltre la mia comprensione. Io ero cresciuto in un'atmosfera in cui la

    meccanica di Newton e l'elettrodinamica di Maxwell erano accettate fianco a fianco come verit

    indubitabili. E significativo a tal proposito che sar proprio contro la possibilit di raggiungere

    questo tipo di verit indubitabili che si schierer in seguito lepistemologia popperiana, ad

    ennesima riprova di quanto grande fu linflusso di Einstein nellopera del filosofo viennese.

    48 A questo proposito scrive Tutti noi nel piccolo circolo di studenti cui appartenevamo ci esaltammo per il risultato delle osservazioni compiute da Eddington nel corso delleclisse del 1919, osservazioni che fornirono la prima importante conferma alla teoria einsteiniana della gravitazione. Fu per noi una grande esperienza, tale da esercitare una durevole influenza sul mio sviluppo intellettuale (Popper, Congetture e confutazioni, pag. 62) 49 cfr. anche Popper, La ricerca non ha fine. Autobiografia intellettuale dove scrive: Qui c'era un atteggiamento completamente differente dall'atteggiamento dogmatico di Marx, Freud, Adler, e quello ancor pi dogmatico dei loro seguaci. Einstein era alla ricerca di esperimenti cruciali, il cui accordo con le sue predizioni avrebbe senz'altro corroborato la sua teoria; mentre un disaccordo, come fu egli stesso a ribadire, avrebbe dimostrato che la sua teoria era insostenibile. Sentivo che era questo il vero atteggiamento scientifico. Era completamente differente dall'atteggiamento dogmatico, che continuamente affermava di trovare "verificazioni" delle sue teorie preferite. Giunsi cos, sul finire del 1919, alla conclusione che l'atteggiamento scientifico era l'atteggiamento critico, che non andava in cerca di verificazioni, ma bens di controlli cruciali; controlli che avrebbero potuto confutare la teoria messa alla prova, pur non potendola mai confermare definitivamente. (citato in Guido Marenco, Con i metodi della routine empirista non si scoprono nuove teorie)

  • 21

    Osservazioni conclusive

    Visto tutto quanto stato detto finora e alla luce di quel filo rosso tra scienza e filosofia cui

    accennavo gi nel titolo credo che sia assolutamente da condividere quanto Popper sosteneva,

    ossia che questo legame tra due discipline in apparenza cos distanti come scienza e filosofia sia

    davvero saldo e soprattutto alquanto fecondo, sia nelluno che nellaltro senso.

    Credo quindi che per capire le riflessioni che animano i filosofi si debbano ricercare le loro

    origini al di fuori della filosofia e molto spesso proprio nella scienza e che lideazione di una teoria

    scientifica passi il pi delle volte attraverso la mediazione di unidea filosofica, magari trasportata e

    veicolata dalla cultura del tempo.

    Perci dobbiamo tutti augurarci che tesi come quelle di Wittgenstein non risultino mai

    dominanti e che la filosofia non venga mai relegata a livello di vuoti non sensi, poich, per quanto

    priva di quel carattere scientifico che si ha con la falsicabilit e il fallibilismo, cionondimeno essa

    estremamente importante per la stessa conoscenza scientifica e forse, senza le sue frequenti

    ingerenze nel mondo della scienza, oggi la nostra societ non potrebbe godere di un tale sviluppo

    e la ricerca scientifica non avrebbe raggiunto tali vette.

  • 22

    Bibliografia

    Popper K., Congetture e Confutazioni, Il Mulino

    Popper K., Breviario (a cura di Baldini M.)

    Abbagnano N., Fornero G., Protagonisti e testi della filosofia, Paravia

    Einstein A., Pensieri di un uomo curioso, Mondadori

    Le Scienze, num. 435, novembre 2004

    Le Scienze, num. 98, settembre 1997

    Amaldi U., La fisica di Amaldi, Fisica moderna, Zanichelli

    Laudisa F., Filosofia e conoscenza scientifica nel pensiero di Einstein,

    www.episteme.formazione.unimib.it

    Guido Marenco, Con i metodi della routine empirista non si scoprono nuove teorie,

    digilander.libero.it