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PICCOLO IMPRENDITORE ART. 2083 C.C. TRE FIGURE TIPICHE Artigiano Piccolo commerciante Coltivatore diretto NOZIONE GENERALE colui che esercita l’attività con il lavoro prevalentemente proprio e dei componenti della propria famiglia UNIBAS ECONOMIA AZIENDALE Diritto commerciale 2013/14

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PICCOLO IMPRENDITORE ART. 2083 C.C.

TRE FIGURE TIPICHE

•Artigiano

•Piccolo commerciante

•Coltivatore diretto

NOZIONE GENERALE

• colui che esercita l’attività con il lavoro prevalentemente proprio e dei componenti della propria famiglia

UNIBAS – ECONOMIA AZIENDALE

Diritto commerciale 2013/14

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CARATTERIZZAZIONE SECONDO CRITERI QUALITATIVI / FUNZIONALI E NON QUANTITATIVI

• IL CRITERIO DELLA PREVALENZA DEVE

DUNQUE RAPPORTARSI : - DA UN LATO ALL’APPORTO LAVORATIVO

DELL’IMPRENDITORE E DEI SUOI FAMILIARI NEL PROCESSO PRODUTTIVO

- DALL’ALTRO AL LAVORO E AL CAPITALE,

PROPRIO ED ALTRUI, INVESTITO L’intento perseguito è quello di fare in modo che

l’apporto personale dell’imprenditore entri a caratterizzare i beni o i servizi prodotti dall’impresa (sarto su misura – modesto mediatore – agente di commercio).

Mentre non sarà P.I. colui che (es. gioielliere)

lavori personalmente nell’impresa senza avvalersi di collaboratori e però investendo ingenti capitali.

• L’imprenditore deve prestare il proprio lavoro nell’impresa

• il suo lavoro e quello degli eventuali familiari deve avere carattere di prevalenza rispetto al lavoro altrui e al capitale investito

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PROBLEMA DELLA COESISTENZA DELLA DEFINIZIONE DELL’ART. 2083 C.C. CON QUELLA DELL’ART. 1 LEGGE FALLIMENTARE

VECCHIO TESTO

Sono P.I. le imprese con:

• Imposta di ricchezza mobile non superiore a lire 480.000

• Capitale investito non superiore a lire 900.000

In ogni caso non sono P.I. le società commerciali che falliscono sempre.

• Sostanziale inutilizzabilità della definizione per inattualità dei criteri.

TESTO ATTUALE Sono P.I. le imprese che non

raggiungano una delle seguenti soglie nei tre anni precedenti:

• Attivo patrimoniale < 300.000 euro

• Ricavi lordi < 200.000 euro • Debiti anche non scaduti <

500.000 euro • Il superamento di uno solo di

questi limiti, la cui sussistenza va dimostrata dal debitore, espone al fallimento.

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PARADOSSO CHE AD UNO STESSO SOGGETTO:

• IN BASE AL 2083 C.C. VENGA RICONOSCIUTA LA QUALITA’ DI P.I.

• IN BASE ALL’ART. 1 L.F. VENGA NEGATA LA QUALITA’ DI P.I. E DICHIARATO FALLITO PERCHE’ TITOLARE DI UN REDDITO SUPERIORE A 480.000 LIRE O PER AVERE INVESTITO NELL’IMPRESA UN CAPITALE SUPERIORE A 900.000 LIRE

• IL TESTO ATTUALE DELL’ART. 1 DELLA LEGGE FALLIMENTARE RILEVA ORA SOLO AI FINI DELL’INDIVIDUAZIONE DEL SOGGETTO FALLIBILE, SIA IMPRENDITORE INDIVIDUALE CHE SOCIETA’.

• L’ART. 2083 C.C. OFFRE LA DEFINIZIONE GENERALE DEL P.I. CHE RILEVA AI FINI DELL’APPLICAZIONE O MENO DELLA RESTANTE PARTE DELLO STATUTO DELL’IMPRENDITORE COMMERCIALE :

• Scritture contabili

• Registro imprese.

Non si dà una seconda definizione del P.I. che rimane definito solo dal cod. civ.

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IMPRESA ARTIGIANA Tra i piccoli imprenditori rientra tradizionalmente l’impresa artigiana che è tra quelle

destinatarie delle più numerose leggi di settore, soprattutto di agevolazione.

Art. 2083 cod. civ.

• richiede la prevalenza del lavoro familiare nel processo produttivo secondo i canoni consueti, rispetto ai capitali investiti

L. 25.7.1956 N. 860

• dà rilievo alla natura artistica dei beni o servizi prodotti, al numero del personale ma prescinde dagli investimenti di capitali, che possono essere anche ingenti

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LEGGE QUADRO PER L’ARTIGIANATO 8 AGOSTO 1985, N. 443

Rimodula il rapporto con l’art. 2083

• La legge speciale non fornisce un modello valevole a tutti gli effetti di legge ma solo ai fini delle agevolazioni. L’unico dichiarato scopo della legge quadro è quello di fissare le condizioni per accedere alle provvidenze e ai finanziamenti regionali.

• Per essere sottratto allo statuto dell’imprenditore commerciale deve sempre rispettare il criterio della prevalenza del 2083 c.c.

• Per essere esonerato dal fallimento deve rispettare i limiti di cui all’art. 1 L. Fallimentare.

Nuovi requisiti x agevolazioni

• Oggetto di impresa: produzione di beni anche semilavorati o prestazioni di servizi

• Ruolo dell’artigiano: si richiede l’intervento nel processo produttivo anche se non in misura prevalente rispetto agli altri fattori produttivi.

• Limiti al numero dei dipendenti ma più elevato rispetto alla legge del 1956.

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CASS. 22 DIC.2000, N. 16157 L’IMPRENDITORE ARTIGIANO E’ SOGGETTO A FALLIMENTO QUANDO PER L’ORGANIZZAZIONE

E L’ESPANSIONE DELLA SUA AZIENDA ABBIA INDUSTRIALIZZATO LA PRODUZIONE CONFERENDO AL SUO GUADAGNO, DI REGOLA MODESTO, I CARATTERI DEL PROFITTO

SVOLGIMENTO IN FORMA DI SOCIETA’

• SOC. COOPERATIVA

• SOC. IN NOME COLLETTIVO

• SRL PLURIPERSONALE

a condizione che la maggioranza dei soci o uno dei due soci svolga in prevalenza lavoro personale, anche manuale nel processo produttivo e il lavoro abbia funzione prevalente sul capitale

• S.R.L. UNIPERSONALE

• SOC. IN ACCOMANDITA SEMPLICE

a condizione che l’unico socio o accomandatario siano imprenditori artigiani.

FALLIMENTO E SOCIETA’ ARTIGIANE

• Anche le società artigiane saranno soggette al fallimento se superano le soglie dimensionali di cui all’art. 1 della legge fallimentare

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• COLTIVATORE DIRETTO

Richiamo indiretto dell’art. 1467 c.c.: colui che coltiva il fondo con il lavoro prevalentemente proprio o di persone della sua famiglia entro certi limiti di parentela.

Le leggi speciali hanno poi svuotato progressivamente il criterio della prevalenza sostituendolo con quello della proporzionalità: il rilievo del lavoro proprio si deve ora apprezzare anche in considerazione della disponibilità dei mezzi agricolo

• PICCOLO COMMERCIANTE

Colui che svolge un’attività di intermediazione nella circolazione dei beni rispondendo sempre ai caratteri dell’art. 2083 c.c.

E’ il piccolo imprenditore commerciale che gode del beneficio concreto dell’esenzione dalle scritture contabili obbligatorie.

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Impresa familiare art. 230bis cod. civ

• Introdotta nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia, è quell’impresa in cui collaborano in modo continuato il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado dell’imprenditore.

• La ratio è quella di tutelare il lavoro familiare nell’impresa: tutela minimale quando non sussistano le condizioni per individuare un rapporto di lavoro subordinato o un contratto di società.

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Non è detto che sia piccola impresa: anche l’impresa non piccola può essere familiare, mentre la piccola impresa può darsi che non veda familiari dell’imprenditore di cui si avvale.

E’ IMPRESA INDIVIDUALE

• Il titolare dei beni rimane l’imprenditore.

• I diritti patrimoniali degli altri partecipanti sono diritti di credito verso l’impresa.

• Tutta la gestione ordinaria è di competenza esclusiva dell’imprenditore.

• L’imprenditore agisce in proprio nei confronti dei terzi, rimanendo responsabile degli effetti degli atti posti in essere e vincolato dalle obbligazioni assunte dall’impresa.

• Se l’impresa è commerciale, solo il titolare è soggetto al fallimento.

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DIRITTI DEI FAMILIARI PARTECIPANTI

Diritti patrimoniali

• al mantenimento

• di partecipazione agli utili in proporzione alla quantità del lavoro prestato nell’impresa o nella famiglia;

• sui beni acquistati con gli utili dell’impresa;

• di prelazione sull’azienda in caso di divisione ereditaria o di trasferimento: il diritto di partecipazione è trasferibile solo a favore degli altri familiari e con il consenso unanime dei partecipanti.

Diritti amministrativi

• di partecipazione alla gestione straordinaria dell’impresa;

• di partecipazione alle decisioni concernenti la strategia d’impresa, gli investimenti e l’eventuale cessazione dell’attività: le decisioni devono essere prese a maggioranza dai familiari dell’imprenditore.

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IMPRESA SOCIALE D. LGS. 24.3.2006, N. 155

Indicazione tassativa dei settori di intervento

• Assistenza socio-sanitaria

• Educazione

• Istruzione

• Tutela ambiente

• Servizi culturali

• Inserimento lavorativo soggetti svantaggiati

Qualifica aperta a tutte le organizzazioni private, di qualsiasi tipo societario non amministrazioni pubbliche che abbiano scopo non lucrativo di produzione o di scambio di beni o servizi di utilità sociale.

Art. 1. Nozione 1. Possono acquisire la qualifica di impresa sociale tutte le organizzazioni private, ivi compresi gli enti di cui al libro V del codice civile, che esercitano in via stabile e principale un'attivita' economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di utilita' sociale, diretta a realizzare finalita' di interesse generale, e che hanno i requisiti di cui agli articoli 2, 3 e 4.

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• divieto di distribuzione utili e obbligo di destinazione all’attività o all’incremento del patrimonio;

• indisponibilità del patrimonio residuo (fondi e riserve), né durante l’esercizio dell’impresa, né in sede di scioglimento;

• responsabilità limitata al patrimonio dell’impresa se questo supera i 20.000 euro ed è in bonis;

• costituzione per atto pubblico;

VINCOLI

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STATUTO PARTICOLARE INDIPENDENTEMENTE DALLA NATURA AGRICOLA O COMMERCIALE

• obbligo di iscrizione in una sezione speciale del registro delle imprese;

• obbligo di tenuta delle scritture contabili;

• Soggezione alla liquidazione coatta amministrativa ed esonero dal fallimento;

• modello delle s.p.a.: controllo contabile (revisori) e controllo di legalità (sindaci)

• ministero del lavoro (ispezione): verifica delle condizioni di riconoscimento della qualifica e di rispetto della disciplina a pena di cancellazione e devoluzione del patrimonio.

CONTROLLO INTERNO

CONTROLLO ESTERNO

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Art. 3 Assenza dello scopo di lucro

• 1. L'organizzazione che esercita un'impresa sociale destina gli utili e gli avanzi di gestione allo svolgimento dell'attivita' statutaria o ad incremento del patrimonio. 2. A tale fine e' vietata la distribuzione, anche in forma indiretta, di utili e avanzi di gestione, comunque denominati, nonche' fondi e riserve in favore di amministratori, soci, partecipanti, lavoratori o collaboratori. Si considera distribuzione indiretta di utili: a) la corresponsione agli amministratori di compensi superiori a quelli previsti nelle imprese che operano nei medesimi o analoghi settori e condizioni, salvo comprovate esigenze attinenti alla necessita' di acquisire specifiche competenze ed, in ogni caso, con un incremento massimo del venti per cento; b) la corresponsione ai lavoratori subordinati o autonomi di retribuzioni o compensi superiori a quelli previsti dai contratti o accordi collettivi per le medesime qualifiche, salvo comprovate esigenze attinenti alla necessita' di acquisire specifiche professionalita'; c) la remunerazione degli strumenti finanziari diversi dalle azioni o quote, a soggetti diversi dalle banche e dagli intermediari finanziari autorizzati, superiori di cinque punti percentuali al tasso ufficiale di riferimento.