PIANO NOMADI: QUESTIONE DI INTEGRAZIONE O DI ORDINE …

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PIANO NOMADI: QUESTIONE DI INTEGRAZIONE O DI ORDINE PUBBLICO? Per parlare di rom ci siamo mai chiesti cosa vogliono i rom? I l 26 gennaio scorso gli abitanti dell’ex Casilino 900 si riuniscono in un co- mitato. «Siamo stati ingannati», spie- gano alla conferenza stampa di presentazione. «Ci è stato detto che se avessimo collaborato allo sgombero saremo stati collocati, solo provvisoriamente, per 4 mesi, in campi at- trezzati, in attesa di una nuova sistemazione definitiva. Niente di questo è avvenuto!». Il comitato vuole stabilire un contatto diretto con l'amministrazione comunale. Del giorno successivo è la retata della po- lizia municipale al campo di Via Salone, in- terpretata dagli ex abitanti di Casilino 900 come un’“azione intimidatoria”. Il delegato del sindaco Najo Adzovic viene aggredito du- rante la retata. Il 29 gennaio gli abitanti del quartiere Muratella scendono in piazza con- tro la mancate promesse di Alemanno del giugno scorso: l'istituzione di un presidio di polizia fisso, lo sgombero dei campi abusivi di Muratella entro fine 2010 e l'inclusione nel Piano nomadi, la previsione di incontri con i cittadini. Lo stesso giorno abitanti dell’ex Ca- silino 900 occupano un edificio in disuso a Tor Cervara dopo aver abbandonato per pro- testa il centro di accoglienza Village River, nel quale erano stati trasferiti dopo lo sgombero di Casilino 900. Cerchiamo di ricostruire cosa sta succedendo. Il 21 maggio 2008 il Presidente del Consi- glio dei ministri, con un decreto, dichiara lo stato di emergenza «in relazione agli insedia- menti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lombardia e Lazio». Le cause sarebbero «la situazione di estrema criti- cità» per la «presenza di numerosi cittadini ex- tracomunitari irregolari e nomadi stabilmente A cura di Chiara Castri e Lucia Aversano Focus 21

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Il 26 gennaio scorso gli abitanti dell’exCasilino 900 si riuniscono in un co-mitato. «Siamo stati ingannati», spie-

gano alla conferenza stampa di presentazione.«Ci è stato detto che se avessimo collaboratoallo sgombero saremo stati collocati, soloprovvisoriamente, per 4 mesi, in campi at-trezzati, in attesa di una nuova sistemazionedefinitiva. Niente di questo è avvenuto!». Ilcomitato vuole stabilire un contatto direttocon l'amministrazione comunale.

Del giorno successivo è la retata della po-lizia municipale al campo di Via Salone, in-terpretata dagli ex abitanti di Casilino 900come un’“azione intimidatoria”. Il delegatodel sindaco Najo Adzovic viene aggredito du-rante la retata. Il 29 gennaio gli abitanti delquartiere Muratella scendono in piazza con-tro la mancate promesse di Alemanno del

giugno scorso: l'istituzione di un presidio dipolizia fisso, lo sgombero dei campi abusivi diMuratella entro fine 2010 e l'inclusione nelPiano nomadi, la previsione di incontri con icittadini. Lo stesso giorno abitanti dell’ex Ca-silino 900 occupano un edificio in disuso aTor Cervara dopo aver abbandonato per pro-testa il centro di accoglienza Village River, nelquale erano stati trasferiti dopo lo sgomberodi Casilino 900. Cerchiamo di ricostruire cosasta succedendo.

Il 21 maggio 2008 il Presidente del Consi-glio dei ministri, con un decreto, dichiara lostato di emergenza «in relazione agli insedia-menti di comunità nomadi nel territorio delleregioni Campania, Lombardia e Lazio». Lecause sarebbero «la situazione di estrema criti-cità» per la «presenza di numerosi cittadini ex-tracomunitari irregolari e nomadi stabilmente

A cura di CChhiiaarraa CCaassttrrii e LLuucciiaa AAvveerrssaannoo

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Da quanto state a via Salone?«Stiamo qui da un anno, da quando ci hanno

sgomberato da Casilino ‘900, dicendoci che cisaremmo sistemati qui per pochi mesi e poi ciavrebbero dato un lavoro e quindi la possibi-lità di pagarci un appartamento».

Chi ve l’ha detto?«Il sindaco, il prefetto, l’amministrazione ca-

pitolina tutta hanno fatto un patto con noi, chenon ha rispettato. Ci hanno fatto tante pro-messe, e alla fine ci hanno messo qui, fuori dalraccordo, dove l’alimentari più vicino è a trechilometri. Non c’è possibilità di integrazione,non c’è privacy: tra una roulotte e l’altra c’èuna distanza di 2, 70 metri. Ho preso le misurepersonalmente. In ogni roulotte vivono 7 o 8persone mentre ce ne dovrebbero essere 2».

Invece a Casilino ‘900 c’era privacy?«Avevamo delle casette di legno rivestite al-

l’interno in muratura. Questo campo attrez-zato, invece, di attrezzato non ha niente:l’acqua non è potabile, gli scaldabagni man-dano acqua sporca, d’estate si muore di caldo,d’inverno fa freddo. Ci hanno dato delle stufe,ma si sono rotte dopo una settimana».

Com’è la vita nel villaggio?«La notte non si dorme. C’è musica a tutto

volume fino alle tre di notte. Tra schiamazzi etossicomani, la confusione è tale che i miei figlipiangono perché non riescono a dormire».

Ma non c’è una vigilanza?«Macché. Più volte sono andato a chiedere

di fare qualcosa per il casino, ma niente. Uno

insediati nelle aree urbane» e la «situazione digrave allarme sociale non fronteggiabile congli strumenti previsti dalla normativa ordina-ria per intensità ed estensione».

I prefetti di Roma, Milano e Napoli sononominati commissari delegati assistiti dallaforza pubblica per superare l’emergenza.Hanno il potere di attivare le forme di colla-borazione necessarie con Regioni, soggettipubblici e Croce Rossa italiana.

Il 28 maggio 2009 un altro decreto del Pre-sidente del Consiglio proroga lo stato di emer-genza al 31 dicembre 2010, estendendolo

anche alle regioni del Piemonte e del Veneto.Il nuovo Piano nomadi del Comune di

Roma viene presentato come una rivoluzionecopernicana nel modo di affrontare la que-stione rom, «un piano ambizioso, importante,che vuole mettere fine a questo sconcio ecreare in Italia un modello di best practice chepossa essere attuato in tutta Europa», secondole parole del Ministro Maroni. Un piano cherende i rom protagonisti, che ruota attorno aparole chiave come rispetto dei diritti, inte-grazione, responsabilizzazione, inserimentolavorativo, casa. Ma i rom lo volevano? ■

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di loro mi ha risposto “a me che mi importa,ammazzatevi fra di voi tanto io lo stipendio loprendo lo stesso”. Dentro, il campo è unabomba ad orologeria: ci vivono 5 comunitàdiverse e nessuno che fa rispettare le regole.Sarebbe dovuta essere una situazione provvi-soria ed invece ora ci levano anche la resi-denza che avevamo a Casilino ‘900».

In che senso? Se vi siete spostati da Casi-lino 900 a Via Salone immagino che la resi-denza sarà automaticamente modificata…

«No. la residenza qui non ce la danno, mace la levano. Possono levarla per due motivi:per morte e per irreperibilità, io non sono némorto né irreperibile, visto che l’amministra-zione lo sa dove mi ha messo».

Che cosa volete e sperate per il futuro?«Basta campi, non ce la facciamo più. Vo-

gliamo per prima cosa un lavoro e poi una casa,vogliamo pagare le tasse, fare una vita cometutti gli altri. Ora non ho né lavoro né casa. Permantenere la mia famiglia vado a ferraccio (laraccolta e la rivendita di ferro, ndr), come lamaggior parte di quelli che vivono al campo».

Quindi nessuno di quelli che sono alcampo ha un lavoro?

«Sono circa quindici i giovani che lavorano alcampo. Prima erano tre, dopo le mie lettere diprotesta ne hanno assunti altri. Fanno le pulizienel campo e percepiscono una borsa lavoro diappena 400 euro al mese. Ma con 400 euro nonti trovi una casa e se vivi e lavori al campo nonhai modo di integrarti. Mi chiedo come haspeso i soldi l’amministrazione Alemanno:sono stati spesi 17 milioni di euro e la Comu-nità europea ne ha stanziati altri 30. O si spendemale o c’è qualcuno che specula sui rom». ■

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Ma quanti sono i Rom?Di maggio 2008 è l’Ordinanza di Protezione civile (n. 3676) per identificare gli abitanti deicampi rom a partire da Campania, Lombardia e Lazio. A ottobre 2009 il Ministero dell’In-terno comunica i dati del censimento di Roma, Milano e Napoli: si parla di 12.346 personein 167 campi (43 autorizzati e 124 abusivi). 5.436 sono minori. Il Ministro Maroni afferma:«La stima che facciamo è che almeno altrettanti nomadi rispetto a quelli censiti, circa 12mila,si sono allontanati dai campi dall’inizio di giugno». Il Comune di Roma e il Commissariostraordinario per l’emergenza nomadi dichiarano la presenza sul territorio di Roma di piùdi 100 insediamenti rom tra abusivi, tollerati ed autorizzati stimando una presenza di 7177persone. Per il VII Rapporto dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, «al 2009 la presenzadelle popolazioni rom e sinti a Roma sono 6-8mila». Tra luglio e ottobre 2008, la CroceRossa italiana svolge un primo censimento negli insediamenti romani, cui ne seguono di-versi ad opera delle forze dell’ordine. «Il censimento ha provocato l’allontanamento mo-mentaneo di una parte degli abitanti, generando una sottostima della reale presenza neicampi sosta autorizzati o tollerati. Le stime informali degli addetti ai lavori oscillano tra le6.500 e le 8.500 presenze e Amnesty International stima che attualmente potrebbero esseretra i 12mila e i 15mila i rom e i sinti che risiedono a Roma e provincia».

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Il 31 luglio 2009 al villaggio attrezzatodi Via Salone viene presentato ilPiano nomadi, alla presenza del Mini-

stro dell'Interno, Roberto Maroni, del Pre-fetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, delSindaco Gianni Alemanno, dell’Assessore allePolitiche sociali Sveva Belviso e del Delegatoalla sicurezza Giorgio Ciardi. Secondo un lan-cio Adnkronos del 31 luglio 2009, per la rea-lizzazione del Piano il Ministero dell'Internoha messo a disposizione 19,5 milioni di euro.

Le previsioni del Piano arrivano al primosemestre del 2010: come si legge sul sito delComune di Roma (www.comune.roma.it), ilPiano nomadi parte da una situazione checonta oltre 80 insediamenti abusivi, 14 campitollerati e 7 villaggi autorizzati per un totale dipiù di 100 siti. Sono 2200 le presenze stimatenegli insediamenti abusivi, 2736 quelle neicampi tollerati, 2241 i residenti nei villaggi au-torizzati, per un totale di 7177 presenze.

Il Piano prevede la realizzazione di 13 vil-laggi, per accogliere fino ad un massimo di6mila persone appartenenti alle comunità no-madi presenti sul territorio cittadino che ab-biano ricevuto il Dast (Documento diautorizzazione allo stazionamento tempora-neo), oltre ad una riduzione del 50%, entroottobre 2009, dei campi Casilino 900, Tor DeCenci e La Martora e la loro chiusura defini-tiva entro il primo semestre del 2010. Quindichiusura degli insediamenti abusivi, ristruttu-razione dei villaggi autorizzati, ricollocazione

degli aventi diritto, completamento del cen-simento. Il Dast è la prima forma di ricono-scimento di residenza ufficiale, della durata di2 anni (prorogabili per altri 2).

A luglio 2010, 750 Dast vengono conse-gnati nel campo di via di Salone. Secondol’assessore Belviso i villaggi saranno in gradodi ospitare mediamente tra le 500 e le 600persone ad area. La struttura di transito, poi,è pensata per accogliere i nuclei familiari inattesa di collocazione, per un totale di 600posti (400 fissi e 200 a rotazione).

Il Regolamento per i Villaggi attrezzatiIl 18 febbraio 2009 entra in vigore il Re-

golamento per la gestione dei villaggi attrez-zati, che individua le categorie di personetemporaneamente ammesse alla fruizione deiservizi e le regole di comportamento da os-servare. Vediamo di che si tratta.

I villaggi sono gestiti dai Comuni, in colla-borazione con un Comitato consultivo e, oveprevisto, con un Comitato di rappresentanzadel campo. Il rilascio dell’autorizzazione al-l’ammissione nel villaggio e l’assegnazione dipiazzole di sosta, moduli abitativi, struttureprefabbricate, spazi comuni e servizi competeal Dipartimento delle Politiche sociali. Al Di-partimento per le Politiche educative e dellascuola è affidata la promozione dell’inseri-mento scolastico dei minori e la sorveglianzasull’efficacia delle azioni.

Il Comitato consultivo, istituito per «svi-

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luppare una positiva integrazione dei nucleifamiliari», è presieduto dall’Assessore ai ser-vizi sociali ed è composto da rappresentantiistituzionali di Comune, Municipi, Poliziamunicipale, Asl, Vigili del Fuoco, Polizia diStato, Carabinieri, oltre ai coordinatori deiPresidi di vigilanza e socio-educativo, al pre-sidente del Comitato di rappresentanza e a unrappresentante delle associazioni che operanonel villaggio. Il Comitato consultivo puòesprimersi se il progetto di integrazione so-ciale di un nucleo familiare evolve in nega-tivo, prima della revoca o della mancataproroga dell’autorizzazione alla permanenza.

Un Comitato di rappresentanza degli abi-tanti è previsto per «promuovere corrette re-lazioni tra gli organismi preposti allagestione e gli abitanti del villaggio». La no-

mina di un Presidente avviene per elezionedemocratica. Un servizio di vigilanza per-manente del campo è affidato a un presidiocomposto da agenti di polizia municipale eda privati specializzati.

Per essere ammessi nei villaggi, tutti i com-ponenti della famiglia devono dimostrare lapermanenza in Italia da almeno dieci anni. Ilrichiedente non deve avere la disponibilità diun’abitazione idonea.

Per il Regolamento «ogni soggetto fruiscedei diritti fondamentali della persona umana»,senza alcuna distinzione. Chi è ammesso neivillaggi è avviato a percorsi di inserimento la-vorativo, scolastico e di tutela sanitaria. Le re-lative proposte spettano al Presidiosocio-educativo.

La permanenza nei villaggi è subordinataal rispetto delle norme e all’adesione ai per-corsi di formazione e inserimento lavorativo,al corretto esercizio della potestà genitoriale,alla regolare frequenza della scuola dell’ob-bligo dei minori.

Entro 30 giorni dal rila-scio dell’autorizzazionealla permanenza, il nu-cleo familiare è iscrittonei registri anagraficidella popolazione resi-dente, su istanza di uncomponente maggio-renne del nucleo. Se larichiesta non arriva neltermine di 30 giorni,l’autorizzazione alla per-manenza viene revo-cata, con conseguenteobbligo di lasciare il vil-

laggio entro 48 ore e il Sindaco può chiederel’intervento della forza pubblica.

Le tappe della chiusura dei campiDi ottobre 2010 è il documento di metà

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Ruspe al lavoro a Casilino 900 (foto da www.comune.roma.it)

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Q ual è la situazione attuale? «Il Piano nomadi è in atto, pro-grammato con tutta la comunità

rom a Roma. Ora si sta cercando di fare uncensimento volontario: i rom si fanno foto-segnalare attraverso la Questura. Poi si cercadi capire se queste persone abbiano i criteriper rimanere in Italia: a chi non ha a caricoreati gravi viene dato il permesso di sog-giorno umanitario. Queste persone avrannoil Dast e potranno avere entro due anni mo-duli abitativi alternativi ai campi non attrez-zati e l’assistenza sociale. Loro avranno la

responsabilità di tenere le strutture in ordine,mandare i bambini a scuola, cercare un lavoroattraverso i presidi socio-educativi. Oggi irom sono i protagonisti, parlano direttamentecon l’amministrazione mediante il primo Co-ordinamento di rom a Roma, che è un ponte.Ci sono 3-4 generazioni di bambini senzapermesso di soggiorno e identità ammini-strativa, anche se nati e cresciuti in Italia.Tutto questo sta cambiando: chi se lo meritaha l’opportunità di avere i diritti, ma anche idoveri degli altri cittadini italiani».

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mandato del Comune di Roma. Riguardo ilPiano nomadi si parla della messa a normadei 7 campi autorizzati, della creazione di 3nuovi campi e dell’attivazione dei presidisocio-educativi e di vigilanza. A questa datasono 2100 le persone foto-segnalate: «da giu-gno 2008 a oggi sono già 310 i microaccam-pamenti e le favelas sgomberati dallaQuestura in 11 Municipi. Sono stati già sgom-berati: Casilino ‘900, via degli Angeli, viaMorselli, Casilino 700, Naide, Dameta. Èstato trasferito il 75% della popolazione delcampo La Martora, che sarà chiuso nelleprossime settimane e raggiunto l’accordo concomunità nomade di Tor de’ Cenci per lachiusura del campo e il trasferimento di circa350 persone nei campi attrezzati. Campi diprossima chiusura: La Martora e Tor de’

Cenci». La Martora è stato chiuso definitiva-mente il 16 dicembre scorso. ■

I 13 villaggi autorizzati previsti dalPiano Nomadi

Gordiani (zona Prenestina)Camping River (zona Nomentana)

Castel Romano (Casilina-Gra)Cesarina (Bufalotta)

Candoni (Portuense)Ortolani (Ostiense)

La Barbuta (Ciampino)Lombroso (Cristoforo Colombo)

Salviati (Collatina)Salone (Collatina -Tiburtina)

Nuovo villaggio A (da individuare)Nuovo Villaggio B (da individuare)

Struttura di Transito (da individuare)

Sono previsti interventi per 6mila per-sone. Che ne sarà degli altri?

«Il Piano nomadi è in una fase di censi-mento volontario. Oggi secondo i dati dellaquestura sono stati censiti 4mila rom».

La struttura di transito è stata realizzata?«Non so cos’è la struttura di transito.

Prima bisogna capire se tutto il piano fun-ziona perfettamente. È fondamentale la par-tecipazione della comunità rom: con ildialogo diretto tra questa e l’amministrazionesi capiranno gli altri obiettivi da perseguire».

Un altro obiettivo del Piano nomadi è di eli-minare i campi abusivi, qual è la situazione?

«A me risulta che i campi abusivi siano di-minuiti dell’80%, ma non ho dati statistici».

In una conferenza stampa lei ha detto:“Tante associazioni di assistenza ai romcon cui per anni siamo stati in contatto cihanno sfruttato per ottenere denaro pub-blico senza produrre risultati”…

«Abbiamo lavorato con diverse associazioniche hanno cercato di aiutare la comunità rom,ma adottando una politica di solidarietà, mai diresponsabilizzazione. Negli ultimi 10-15 annihanno preso centinaia di milioni di euro di de-naro pubblico per fare i campi, non per supe-rarli. I risultati sono disastrosi: 8mila o 9milarom stanziali vivono a Roma da 30 o 40 anni,ma la comunità è stata ghettizzata, non si è maifatta una politica di integrazione».

Ma con il villaggio attrezzato la logicadel campo non è superata. E i tempi sisono allungati di oltre un anno…

«Il Piano nomadi si è attuato seguendo la po-

litica della sinistra: i villaggi della solidarietà liha creati Veltroni, ma i campi servono a capirequanti siano compatibili con la società e conl’amministrazione, anche in vista di una media-zione con il cittadino. I rom devono avere unavita migliore, ma prendersi le proprie respon-sabilità. Chi se lo merita, manda i figli a scuola,cerca un lavoro, prende una busta paga, si af-fitta una casa può lasciare i campi. Questa è in-tegrazione. Ci vorranno anni: la comunitàstessa deve espellere dal campo gli spacciatori,chi sfrutta la prostituzione o ruba. Dal 30 gen-naio le associazioni dovranno andare a casa».

Esiste una contrapposizione tra volontariatolaico e cattolico rispetto alla questione rom...

«Le associazioni che storicamente si sonooccupate di rom fanno parte del partito co-munista. Quello che importa è il futuro dellamia comunità: chi ha permesso che i miei figlivivano in un campo? Chi lo ha fatto non do-vrebbe parlare di solidarietà. Capodarco,Opera Nomadi, Arci e tutti gli altri hannostrutture e denaro per ospitare centinaia dirom, perché non lo fanno? Oggi i rom sonoprotagonisti e questo fa male a tutti: fa malealle associazioni che non prendono più soldi».

L’affidamento diretto alla Croce Rossa:come avviene e perché?

«Il Ministro dell’interno stabilisce che in re-gime di emergenza si possano fare trattativedirette. Nei campi si costituirà un comitato dirappresentanza che farà capo alla Croce Rossa,che avrà il supporto della comunità rom. LaCroce Rossa non prenderà subappalti milio-nari come le associazioni e cercherà di risol-vere i problemi. Con le associazioni cattolicheincontreremo i cittadini nelle parrocchie». ■

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Èdel 15 dicembre scorso il Proto-collo d’intesa tra Roma Capitale eCroce Rossa italiana per la «realiz-

zazione di interventi di assistenza sociale e sa-nitaria nei confronti di persone in stato didisagio ed a supporto del Piano nomadi diRoma capitale». Roma capitale intende pro-muovere una “progressiva responsabilizza-zione delle comunità residenti”, con misureintegrate che consentano al singolo e ai nucleifamiliari di “compartecipare al processo diautonomia sociale”. Alla Croce Rossa com-pete la realizzazione e la gestione dei Presidisocio-educativi che avranno la funzione diconcretizzare, integrare o coordinare gli in-terventi per l’infanzia e l’adolescenza; pro-muovere programmi di alfabetizzazione perbambini da zero a tre anni e adulti analfabeti,piani di recupero delle devianze e di preven-zione sanitaria; predisporre misure di sup-porto alla scolarizzazione e progetti diautonomia sociale con attività di formazione-lavoro. Agisce in raccordo con le realtà asso-ciative del terzo settore e gli operatori delleAsl.

Dott. Rocca, la Croce Rossa si occu-perà della gestione dei campi. Quali sonogli interventi previsti?

«In questi giorni c’è un gruppo di lavorocon il Dipartimento delle politiche sociali. Sistanno definendo i protocolli operativi, dato

che con il Sindaco Alemanno ci sono stati ac-cordi tra pubbliche amministrazioni, mentredegli impegni di spesa si occupa il Diparti-mento. Riguardo gli interventi è previsto uningresso scaglionato».

La Croce Rossa era precedentementepresente nei campi?

«Sì, ha un numero importante di volontariche operano nei campi irregolari e non. Il la-voro fatto fino ad oggi è eccellente, senzanulla togliere agli altri».

Ci sono associazioni che hannoun’esperienza di anni nel lavoro neicampi: non dovrebbe essere una ric-chezza da valorizzare?

«Non abbiamo intenzione di privarci dellerisorse migliori: avere un unico soggetto, an-corché ente pubblico, alla guida dei villaggi èun elemento di responsabilizzazione, ma nonesclude la costruzione di una rete e l’apportodelle migliori risorse che possano dare il lorocontributo per l’integrazione. Fino ad oggiogni campo era una monade, mentre occorrecostruire unitarietà per avere una reale poli-tica di integrazione».

Quindi è previsto un coordinamento eduna collaborazione con le associazioni.

«Certo. La Croce Rossa ha un ruolo di co-ordinamento, includente, non escludente; farà

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da collante perché la capacità di fare rete ètutto. Inoltre, quale ente pubblico, garantiràtrasparenza mediante evidenze pubbliche».

L’affidamento diretto alla Croce Rossae la possibilità per la stessa di ricorrere asubappalti poggiano sul fatto che si agi-sce in emergenza?

«Quello con il Comune è un accordo di-retto tra enti pubblici per cui non servonobandi e regole di emergenza. La Croce Rossaè un’associazione di volontariato, ma è ancheente pubblico. Tutto sarà fatto secondo lanormativa prevista per gli enti pubblici,quindi secondo procedure in evidenza. Ab-biamo 4mila volontari attivi sul territorio diRoma, non ci stiamo improvvisando, ma c’è

un lavoro sotterraneo di disinformazione. Ve-rificheremo le professionalità migliori e lecoinvolgeremo secondo tutte le normative diaffidamento previste per gli enti pubblici».

Molte associazioni che si occupano datempo di rom sono accusate di aver presosoldi pubblici senza risultati concreti…

«Quelli che hanno fatto un buon lavoroavanzino i loro progetti e non rimarrannoesclusi o delusi. Questo è un principio di mas-sima trasparenza che vuole garantire sussidia-rietà e partecipazione volontaristica, oltre cheprofessionale. Non bisogna generalizzare edestendere eventuali giudizi negativi a chi ha la-vorato, ma non si può neanche dire che tutte leesperienze nei campi siano state felici». ■

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Il 20 novembre scorso l’Associazione21 luglio ha presentato “Esclusi e am-massati: il Piano nomadi di Roma e

l'infanzia rom”, una ricerca-denuncia nata peranalizzare l’impatto del Piano nomadi sui di-ritti dell'infanzia rom a partire dall’analisi dellecondizioni di vita nel villaggio di via Salone(considerato, secondo il rapporto, “il campoformale che più di ogni altro risponde ai re-quisiti contenuti nel Piano, il più rappresen-tativo della politica decisa dall’amministrazionecomunale”). Come spiega il rapporto, l’inse-diamento di via di Salone è in una posizioneisolata nell’estrema periferia est di Roma. Lafarmacia più vicina è a 4,2 km, l’ospedale a10,6 km, l’ufficio postale a 2,7 km, l’alimen-

tari a 3,1 km; la fermata dell'autobus a 1,5 o3 km. La metà degli abitanti del campo nonha un mezzo di trasporto, per cui si è dif-fusa la vendita “in nero” di beni di prima ne-cessità.

Il terreno è stato acquistato nel 2006 dalComune. I lavori di urbanizzazione sono perun villaggio attrezzato per 600-650 personeche, all’inizio, aveva 138 moduli abitativi, 5container di servizio, un’area per le attivitàsportive, 3 aree per la socializzazione e il pre-sidio socio-sanitario. È stato circondato dauna recinzione metallica e provvisto di un si-stema di video-sorveglianza con 30 videoca-mere lungo tutto il perimetro e il controllodegli ingressi. Il Comune ha predisposto un

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servizio di guardiania H24 e un presidio so-ciale, curati da due organizzazioni del terzosettore.

È stato poi previsto un modulo-asilo per ibambini fino ai tre anni con uno spazio-gio-chi attrezzato, e un piccolo campo per losport. In pratica, però, l’uso di queste aree èimpedito dalla vigilanza e dal timore di pos-sibili litigi.

Dal 2006 alla stesura del rapporto, ilcampo ha inoltre visto aumentare di molto ilnumero degli ospiti provenienti da altri inse-

diamenti sgomberati. Nel2008 risultavano esserecirca 700. Nel novembre2009 arrivano 10 famigliedall’insediamento di viaDameta; a febbraio 2010,200 da Casilino 900; a lu-glio dello stesso anno 50persone da via La Martora.I tre spazi per la socializza-zione sono occupati dallecase-container per i nuoviarrivati. Alla stesura delrapporto gli abitanti risul-tano 978, più una stima del10% in più di abitanti for-malmente non autorizzati,per un totale di 1076 abi-tanti e 198 case-container.

In base alla normativa diriferimento, spiega il rap-porto, le attuali 1076 per-sone nel campo dovrebberoabitare in 269 container da4 persone di almeno 56 mqciascuno, ma le abitazionisono 198 con una superfi-

cie media di 24,80. Gli intervistati hanno ri-ferito dei disagi provocati dalla esiguità deglispazi nei container, in cui vivono fino a 9 per-sone. Il rapporto registra una «notevole dif-formità dai parametri edilizi e igienico-sanitarie una totale assenza delle disposizioni vigentiper il superamento delle barriere architetto-niche». L’impianto fognario risulta costante-mente inutilizzabile, per circa la metà degliabitanti, e non sono presenti adeguate misuredi sicurezza antincendio. La recinzione me-tallica presenta numerosi varchi incustoditi,

Al campo attrezzato di Via Salone. Foto Associazione 21 Luglio

che permettono l’ingresso di persone chenon dovrebbero essere ammesse.

Il campo è vicino ad un inceneritore per rifiutitossici e nocivi, che tra il 1999 e il 2004 ha subitodiversi guasti: l’Ufficio nazionale antidiscrimina-zioni razziali del Ministero delle pari opportunitàha comunicato all’associazione l’apertura diun’istruttoria. Ne parliamo con Carlo Stasolla,presidente dell’Associazione 21 Luglio.

Qual è la situazione attuale nell’attua-zione del Piano nomadi?

«L’emergenza è stata prorogata per unanno nel 2011. Per noi il Piano nomadi ha giàfinito di esistere: prevedeva la chiusura degliultimi insediamenti abusivi in un anno e diCasilino 900, La Martora e Tor de Cenci neiprimi 6 mesi. Gli insediamenti abusivi sonopassati da 80 ai 153 di ottobre scorso e pre-vediamo che Tor de Cenci non verrà mai piùchiuso. È solo un enorme sborso di denaro:si tratta di un milione – un milione e mezzodi euro al mese e non si vede come possa svi-lupparsi in futuro secondo le intenzioni di chil’ha pensato.

È stato presentato come una rivoluzionecopernicana, ma non si coglie discontinuitàcon i vecchi piani. Erano previsti 13 villaggiattrezzati, ma non è stato fatto nessun camponuovo. Ci sono 7 villaggi attrezzati frutto diristrutturazione di quelli esistenti, ancora de-vono essere scelti e costituiti gli altri. L’unicoatto importante è stata la chiusura di Casi-lino 900, del tutto illegale e discriminatoria,per la quale i Rom sono stati ingannati. Laloro vita non è migliorata, ma la percezionedei cittadini che il problema si stia risol-vendo c’è, e paga».

Come sono spesi allora i soldi?«La maggior parte per adeguare i vecchi

campi. 618 persone di Casilino 900 sono statespostate in altri campi preesistenti, intasandoli.Solo per i necessari lavori di adeguamento diquesti campi sono stati spesi 17 milioni di euro.Altri sono andati nella gestione ordinaria: ab-biamo calcolato che un rom oggi costa ai con-tribuenti 500 euro al mese. L’impianto delPiano nomadi è destinato a fallire, perché nonsi fonda sul superamento dei campi: conti-nuare ad investire sui campi è fallimentareanche dal punto di vista politico».

Chi non rientra nei 6000 posti previstidal Piano che fine fa?

«C’è un’anomalia di fondo che dice chesono stati censiti 7177 rom. Questa domandaè stata fatta al Comune già alla presentazionedel Piano. La risposta è stata che certamentequesti 1177 rom sono quelli che hanno com-messo reati, ma in più alcuni che hanno com-messo reati gravi e hanno ricevuto il Dast».

La struttura di transito?«Non è stata ancora individuata e gli sgom-

beri (per una spesa superiore ai 2milioni di euro)frammentano le famiglie. È un gioco dell’oca:se girano i rom girano anche i soldi. Intanto ilromano medio percepisce di avere più sicu-rezza, ma non è vero. La struttura di transitoforse sarà l’attuale Cie (Centro di identificazioneed espulsione) di Ponte Galeria, in base a quantodetto dal Prefetto durante un’audizione allaCommissione Senato il 5 ottobre scorso».

È poi prevista una struttura di avvia-mento al lavoro…

«Ma ancora non esiste nulla, mai nessun

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rom è stato avviato al lavoro, attraverso lestrutture del Comune. Sono state fatte speri-mentazioni di borse lavoro, ma con numeriinsignificanti. E con i campi tanto fuori dallacittà è ancora più difficile trovare un lavoroed integrarsi nel tessuto sociale».

Chi sta nei villaggi attrezzati ci sta fin-chè non trova un lavoro e una casa. Poipuò uscire, è corretto?

«Il Piano prevede una permanenza nei vil-laggi attrezzati di due anni più due. Teorica-mente, quindi, è così. In pratica sarà comecon gli altri piani nomadi: si spenderanno unsacco di soldi e le persone resteranno dovesono. Inoltre, con la presenza di vigilanza ar-mata, militari e Croce Rossa, c’è una vera epropria militarizzazione dei campi. La CroceRossa opera in situazioni di guerra o di cala-mità naturali, che qui non ci sono. Ci sono levideocamere, ma sono rotte; la vigilanza ar-mata non controlla. Sono soldi buttati. Se lofacessimo con gli ebrei che succederebbe?Chiudere le persone con le videocamere, soloperchè sono rom, è contro i diritti umani etutte le convenzioni internazionali».

Giuseppe Salkanovic si aspettava di ri-manere a via Salone al massimo 6 mesi…

«Per sgomberare Casilino 900 senza ten-sioni, agli abitanti, che non volevano andarenei campi attrezzati, era stato promesso che cisarebbero stati dai 4 ai 6 mesi per trovare poiun’altra soluzione. Giuseppe aveva la resi-denza al Casilino 900, ora la stanno cancel-lando. Rischia di cadere nell’illegalità, purstando in un posto del Comune: a Via Salonela residenza non viene data, si diventa per-sone senza diritti».

Per il Delegato del sindaco l’affida-mento diretto alla Croce Rossa poggiasullo stato di emergenza…

«Lo stato di emergenza serve per erogaregrosse somme di denaro da spendere senzadover giustificare il motivo. Andiamo avanti diemergenza in emergenza. Lo spostamento deirom è sempre affiancato dallo spostamento didenaro, è un grosso affare. Il Comune ha datoalla Croce Rossa dal 2011 la gestione dei presidisocio-sanitari nei campi. Si accusa quella partedel terzo settore considerata di sinistra di nonavere lavorato per l’autonomia dei Roma, main realtà l’impostazione del Piano è profonda-mente assistenzialista: punta le risorse sui vil-laggi attrezzati, spazi in cui sono istituzionalizzatela segregazione e la discriminazione. La CroceRossa, quale organo pubblico, potrà dare in ap-palto a chi vuole secondo contrattazioni in-terne. I bandi non saranno più fatti, non ci saràpiù una selezione per merito ed esperienza».

Esiste una certa contrapposizione travolontariato laico e cattolico sulla que-stione rom…

«La disputa tra associazionismo laico e cat-tolico dipende (e questa è un’anomalia tutta ro-mana) dal fatto che il Sindaco ha creato untavolo di coordinamento e garanzia nell’attua-zione del Piano nomadi costituito solo da 11 as-sociazioni cattoliche. Un’anomalia in partecomprensibile: a Roma si può governare solo sesi ha l’appoggio della Chiesa. C’è anche il fortesospetto che i presidi che subappalterà la Crocerossa saranno dati ad associazioni cattoliche».

Come sono state scelte le associazionidel Tavolo?

«Il tavolo si è costituito ufficialmente a

maggio 2010. Le associazioni sono statescelte e chiamate direttamente dal Sindaco.L’anomalia è che al Tavolo tecnico non sie-dono associazioni che lavorano nei campi ece ne sono altre che, a parte un la Caritas, nonse sono mai occupate».

Una donna intervistata nel Rapportodice “sembra di stare ad Auschwitz”…

«È una frase molto ripetuta. Un dottore hadichiarato che nel campo sono presenti pato-logie da ghetto: bambini che, essendo davantia reti alte 5 metri, a videocamere che ti guar-dano tutti i giorni, a guardie armate che pas-

sano davanti casa in ogni momento, svilup-pano disturbi del sonno e dell’apprendi-mento, ansia, stress».

Cosa avete in previsione ora?«Il 15 febbraio 2011 è un anno preciso

dalla chiusura dei cancelli del Casilino 900 epresenteremo un nuovo report dal titolo “Ca-silino 900: parole e immagini di una diasporasenza diritti”, nell’auditorium Unicef alle16.00. La nostra conclusione è che il Pianonomadi dice di camminare sui due binari dellalegalità e della solidarietà. In realtà chiede, manon dà legalità ai rom». ■

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C laudio Graziano, qual è stato fi-nora il ruolo delle associazionie del terzo settore rispetto al

Piano nomadi? «Si sta formando un coordinamento di

circa trenta associazioni, che in questi annihanno seguito i rom. Quello delle associa-zioni mi sembra un giudizio sostanzialmentenegativo. Oltre il confronto culturale, la di-scussione riguarda le politiche di inserimentosociale, di questa ma anche di passate ammi-nistrazioni, oltre alla tutela del patrimonioprofessionale delle associazioni. La preoccu-pazione è sui principi generali: l’inserimentoavviene nel territorio o se ne prevede uno se-

parato, in servizi interni ai campi? L’inseri-mento deve avvenire nei servizi del territorio,con gli altri cittadini. Questo è il fine dell’in-tervento ormai ventennale delle associazioni.L’obiettivo è trovare un denominatore co-mune tra associazioni di volontariato e di pro-mozione sociale, cooperative, singolepersone, scuole, associazioni cattoliche, par-rocchie. La vicenda abitativa è centrale: nel-l’esperienza romana, quando si è passati dalcampo alla ricerca di una casa, anche la ne-cessità di progettualità di sostegno è stata di-versa. L’accompagnamento all’uscita deicampi favorisce anche una dismissione degliinterventi dell’amministrazione».

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Presto sarà passato un anno dallosgombero di Casilino 900…

«Alemanno ha fatto una campagna eletto-rale tutta sul fatto che non ci fosse più Casi-lino “in senso visivo”. Delle conseguenze nonè importato a nessuno.

Come in passato ci sono i campi e una si-tuazione che è propria di alcune metropoli,ma non dei rom, che non sono questo. Per irom diventa un’identità».

Una delle questioni riguarda il lavorodelle associazioni, che, negli anni, nonavrebbe superato la politica dei campi edato autonomia alle comunità rom…

«Le amministrazioni, in questi anni, hannosostenuto una parte di interventi di inseri-mento senza inserirli in un piano di supera-mento dei campi e senza accompagnarli aduna politica di trasformazione di quel tipo divita. Anche ora, però, il modo di intervenireriguarda le indicazioni delle amministrazioni.Il punto non è chi ha svolto gli interventi, mache non si vede la prospettiva futura.

Forse l’autocritica va fatta, forse si è cre-duto che le amministrazioni precedenti aves-sero la volontà di superare i campi, forse lavolontà politica è stata sopravvalutata. Laquestione rom resta sul terreno della batta-glia elettorale».

Il protocollo di intesa Croce Rossa-Roma Capitale prevede una collabora-zione con associazioni e terzo settore.Come è stata e sarà attuata?

«I tavoli di trattativa in questo senso cisono, ma il punto è un altro. A preoccuparcisono gli elementi simbolici: affidare allaCroce Rossa la vicenda dei rom serve a far

capire alle persone che c’è una situazionequasi di guerra. Perché la Croce Rossa? Nonci sono trincee o emergenze umanitarie».

Della scolarizzazione dei bambini romabbiamo parlato con Valerio Tursi. Cosaè cambiato dall’entrata in vigore delPiano nomadi?

«Rispetto agli enti, nulla. Chi se ne occu-pava prima continua anche ora. La scolariz-

zazione è l’unico progetto, da quando c’èAlemanno, che ha continuato ad essere affi-dato tramite bando europeo, con commis-sioni istituite dalla giunta. L’unica differenzanell’ultima banditura è stata la distinzione tracampi tollerati ed attrezzati: due bandi iden-

Associazione 21 luglio: «La chiusura di Casilino 900 è stata illegale e discriminatoria» (foto dawww.comune.roma.it)

tici, uno biennale e uno annuale. Quello per icampi tollerati dura fino al 31 dicembre, men-tre, per i campi attrezzati, il progetto terminail 31 agosto. Cosa succederà poi non si sa».

Gli sgomberi hanno inciso sulla scola-rizzazione?

«I campi sgomberati dove c’era la scolariz-zazione erano Casilino 900 e La Martora. Unaparte degli abitanti è stata spostata a via Can-

doni, l’altra a Castel Romano. A Candoni apeggiorare non è stata la scolarizzazione, male condizioni igienico-sanitarie e la vivibilitàdel campo, passato da 600 a 900 persone. Ibambini trasferiti a dicembre da La Martora aCastel Romano, però, vanno ancora a scuola

nel V Municipio: devono partire da CastelRomano (al km 23 della Pontina) verso la Ti-burtina. Partono alle sette di mattina e tor-nano alle sei del pomeriggio perché, con iltrasferimento, non è stato previsto un conte-stuale inserimento scolastico. E noi nonsiamo stati minimamente coinvolti in questoprocesso».

A quanto ammontano le risorse neces-sarie per la scolarizzazione? Come ven-gono spese?

«Siamo sui 2 milioni di euro l’anno, ma al-meno si tratta di risorse erogate in modo tra-sparente, con bando pubblico. La poliziaprivata e la videosorveglianza, ad esempio,non si capisce quanto costano perché è statotutto fatto in regime di emergenza e nulla èverificabile.

La scolarizzazione nel complesso coin-volge circa 200 persone che si occupano di2.200 bambini che frequentano dalla scuoladell’infanzia alla scuola superiore, malgradoil portavoce del sindaco dica il contrario.

Soltanto come Arci abbiamo 48 ragazzialle superiori e negli ultimi tre anni abbiamoavuto 8 diplomati. Oltre al trasporto a scuola,la scolarizzazione richiede una serie di azioniquali il sostegno, il monitoraggio delle fre-quenze, il supporto tramite laboratori inter-culturali che coinvolgono l’intera classe.

Nella penuria di risorse della scuola pub-blica italiana, il fatto che ci siano risorse di-rottate su un progetto destinato ai bambinirom, che però coinvolge tutta la classe, forseè una cosa positiva che nessuno sa. Inoltre il50% del personale sono rom, coinvolti conregolare contratto di lavoro, contributi, asse-gni familiari». ■

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Associazione 21 luglio: «La chiusura di Casilino 900 è stata illegale e discriminatoria» (foto dawww.comune.roma.it)