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CITTÀ DI COLOGNO MONZESE PIANO DI ZONA PER GLI INTERVENTI SOCIALI E SOCIO-SANITARI TRIENNIO 2009-2011 Documento elaborato dall’Ufficio di Piano Ambito di Sesto San Giovanni

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CITTÀ DI COLOGNO MONZESE

PIANO DI ZONA

PER GLI INTERVENTI SOCIALI E

SOCIO-SANITARI

TRIENNIO 2009-2011

Documento elaborato dall’Ufficio di Piano

Ambito di Sesto San Giovanni

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

I

INDICE

CAPITOLO I – IL SISTEMA DI GOVERNANCE DELL’AMBITO pag. 1

1.1 Valutazione del sistema di governo della programmazione nel triennio 2006-2008

pag. 2

1.2 Il Piano di Zona: monitoraggio, valutazione e produzione

pag. 17

1.3 Elementi di valutazione del lavoro svolto e possibili ambiti di miglioramento

pag. 20

1.4 La composizione dei Tavoli e numero di incontri dedicati alla programmazione a partire dall’aprile 2007

pag. 22

CAPITOLO II – AZIONI DI SISTEMA: OBIETTIVI PER IL TRIENNIO DI PROGRAMMAZIONE 2009-2011 pag. 25

2.1 Priorità per la gestione associata pag. 27

2.2 Azioni di sistema pag. 31

CAPITOLO III - QUADRO SOCIODEMOGRAFICO DEL TERRITORIO pag. 35

3.1 Profilo socio demografico del territorio dell’Ambito pag. 35

3.2 La popolazione straniera residente pag. 47

CAPITOLO IV - I DATI DEI SERVIZI pag. 57

4.1 Gli accessi al Segretariato Sociale pag. 57

4.2 I dati dei Servizi Sociali pag. 58

4.3 La salute mentale nel territorio pag. 67

4.4 I dati del Centro per l’Impiego Nord Milano pag. 77

4.5 La questione abitativa sul territorio dell’Ambito pag. 91

CAPITOLO V – ANALISI DELLE CRITICITA’ E PRIORITA’ DI INTERVENTO pag. 99

5.1 POLITICHE PER L’INFANZIA, ADOLESCENZA, GIOVANI E RESPONSABILITÀ FAMILIARI

pag. 99

5.1.1 Analisi delle criticità pag. 99

5.1.2 Priorità di intervento pag. 112

5.2 POLITICHE A FAVORE DELLE PERSONE DISABILI pag. 118

5.2.1 Analisi delle criticità pag. 118

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5.2.2 Priorità di intervento pag. 132

5.3 POLITICHE A FAVORE DEI CITTADINI ANZIANI pag. 136

5.3.1 Analisi delle criticità pag. 136

5.3.2 Priorità di intervento pag. 147

5.4 POLITICHE DI CONTRASTO DELLA POVERTÀ E DELLA GRAVE EMARGINAZIONE

pag. 156

5.4.1 Analisi delle criticità pag. 156

5.4.2 Priorità di intervento pag. 165

5.5 POLITICHE A FAVORE DEI CITTADINI IMMIGRATI pag. 170

5.5.1 Analisi delle criticità pag. 170

5.5.2 Priorità di intervento pag. 182

5.6 POLITICHE PER LA SALUTE MENTALE pag. 188

5.6.1 Analisi delle criticità pag. 188

5.6.2 Priorità di intervento pag. 198

GLOSSARIO pag. 203

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CAPITOLO I

IL SISTEMA DI GOVERNANCE DELL’AMBITO Il triennio 2006-2008 ha preso avvio con la messa a regime e il completamento del sistema di governo dell’Ambito, così come previsto dall'Atto di indirizzo approvato dalle giunte comunali nell'ottobre del 2005. In particolare l’obiettivo prioritario era l'adesione ai lavori dei Tavoli Tematici di Area dei soggetti pubblici e del privato sociale operanti sul territorio cittadino di Cologno Monzese; le componenti istituzionali, invece, erano già parte integrante del Tavolo Tecnico Politico e dell'Ufficio di Piano. A tal fine è stata preliminarmente costruita una mappatura delle risorse sociali esistenti, al fine di attivare percorsi finalizzati alla loro partecipazione e inclusione nel processo programmatorio. In particolare questo percorso ha impegnato l'Ufficio di Piano, nel periodo compreso tra ottobre 2006 e aprile 2007, nella realizzazione di una serie di incontri con i soggetti del territorio di Cologno finalizzati a condividere:

� i contenuti dall'Atto di indirizzo; � i contenuti del Piano di Zona, con particolare riferimento alle

priorità individuate per ogni singola area oggetto di programmazione;

� ruolo e funzione dei Tavoli Tematici d’Area nel processo programmatorio e responsabilità legate alla partecipazione.

I compiti e il ruolo previsto per i Tavoli Tematici d’Area è stato ampiamente assunto nel corso del triennio dagli stessi con il coordinamento dell'Ufficio di Piano. In particolare dopo la ripresa dei lavori - successiva alla produzione del Piano di Zona e all'inclusione e al coinvolgimento, nei processi di lavoro, dei soggetti attivi sul territorio di Cologno - i Tavoli si sono concentrati sulla fase di monitoraggio e valutazione del Piano di Zona per oltre un anno, dall’aprile del 2007 al luglio 2008. Nel mese di settembre 2008 ha preso avvio la fase di costruzione del Piano di Zona 2009-2011 come verrà meglio illustrato nel corso del capitolo. La conclusione del triennio è stata caratterizzata, inoltre, da due avvenimenti determinanti per il futuro della programmazione sociale e socio-sanitaria:

1) La pubblicazione della Legge Regionale n. 3 del 12 marzo 20081, “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” che riordina e supera la precedente normativa in materia di servizi sociali e sociosanitari e ridefinisce principi e obiettivi del sistema di welfare lombardo.

1 E le Delibere della Giunta Regionale ad essa collegate.

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2) La pubblicazione della Legge Regionale n. 11 del 1 aprile 2008 che stabilisce i nuovi ambiti territoriali delle Aziende Sanitarie Locali lombarde conseguenti all'istituzione della Provincia di Monza e Brianza. In seguito a tale riorganizzazione l’ASL Città di Milano assume la denominazione di ASL di Milano e, dal 1 gennaio 2009, include i Comuni di Bresso, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Cormano, Cusano Milanino, Sesto San Giovanni.

1.1 Valutazione del sistema di governo della programmazione nel triennio 2006-2008

Gli elementi di seguito riportati sono il frutto di un’analisi condotta a differenti livelli: il processo di valutazione, infatti, ha visto impegnati – in momenti strutturati e dedicati - i componenti dei Tavoli Tematici di Area, l’Ufficio di Piano e il Tavolo Tecnico Politico. Il sistema di governo e l’impostazione metodologica sono stati i principali oggetti di indagine, con particolare riferimento a:

� meccanismi e modalità di funzionamento del sistema di governo della programmazione nel triennio 2006-2008;

� Tavoli Tematici di Area: valutazione del processo di lavoro e dei prodotti;

� Piano di Zona 2006-2008: impatto dello strumento di programmazione sulle politiche sociali del territorio.

L’analisi, centrata sull’individuazione di punti di forza e di debolezza, ha permesso di focalizzare nodi critici e ambiti di miglioramento utili alla ridefinizione del sistema di governo per il triennio 2009-2011. Punti di forza rilevati Sistematicità e metodo di lavoro dei Tavoli Tematici di Area Il lavoro dei Tavoli Tematici di Area non si esaurisce con la definizione e produzione del Piano di Zona: la programmazione si sviluppa nel triennio senza soluzione di continuità, con la presenza di contesti stabili e permanenti. Le attività, che vedono impegnati i soggetti del territorio, sono organizzate per fasi lavoro e prevedono l’individuazione e la condivisione di obiettivi e azioni, dove possibile trasversali alle differenti aree; inoltre il coordinamento delle attività e la conduzione dei Tavoli Tematici di Area affidate all’Ufficio di Piano per l’intero triennio hanno permesso di:

� rendere confrontabili i processi di lavoro sui singoli Tavoli e completare le varie fasi in modo pressoché sincrono;

� produrre documentazione in grado di rappresentare i risultati ottenuti in ogni fase e di garantire continuità al processo;

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� orientare i Tavoli ad una piena assunzione di ruolo e di decisione in merito a proposte da sottoporre al Tavolo Tecnico Politico o da sviluppare in autonomia.

Funzionalità degli strumenti di lavoro utilizzati Ogni fase di lavoro ha previsto l’elaborazione di documenti a partire da sistemi di rilevazione e strumenti di lavoro (tabelle, questionari, griglie di rilevazione, tracce di intervista) costruiti e condivisi sui Tavoli, in modo da poter essere utilizzati dai partecipanti al fine di costruire la base conoscitiva utile alla realizzazione degli obiettivi di fase. Il sistema della partecipazione La costruzione di un sistema di partecipazione basato sulla libera adesione e non sulla rappresentanza si è rivelata una scelta adeguata, soprattutto nel delicato momento di integrazione dei territori di Sesto e Cologno. Ciò ha favorito la reciproca conoscenza, l’incontro di realtà e soggetti differenti, la costruzione di un pensiero articolato e complesso perché frutto di molteplici contributi. Nonostante il notevole impegno richiesto nel triennio ai partecipanti –numero di riunioni effettuate e contributi prodotti – gli incontri hanno visto un costante ed elevato grado di partecipazione. Significativo, inoltre, il numero di organizzazioni che nel corso del triennio ha chiesto un incontro all’Ufficio di Piano con il duplice obiettivo di conoscere il Piano di Zona, le sue priorità, il sistema di governo e di aderire al processo di lavoro. Tale impostazione ha consentito ai partecipanti di:

� Essere inseriti in un flusso di lavoro impegnativo ma finalizzato al raggiungimento di obiettivi chiari e condivisi.

� Entrare stabilmente a contatto con un sistema informativo dinamico anche attraverso il costante aggiornamento della base conoscitiva; il lavoro prodotto in questi anni dai Tavoli – e ampiamente documentato – costituisce un importante patrimonio di informazioni, analisi, conoscenze, competenze, esperienze, che merita di essere valorizzato in più sedi e a più livelli.

� Sviluppare relazioni e contatti utili a migliorare i rapporti e le collaborazioni e potenziare il lavoro di rete.

Rispetto al precedente triennio, infine, il Piano di Zona – quale strumento di programmazione delle politiche sociali – è maggiormente conosciuto ma è necessario diffondere il documento in modo più capillare soprattutto rispetto agli obiettivi in esso contenuti. Punti di debolezza rilevati Difficoltà di collegamento tra le parti L’individuazione dei Tavoli Tematici di Area come unico ed esclusivo luogo di confronto, consultazione e dialogo tra le Amministrazioni e il territorio ha rappresentato un punto di debolezza: i materiali, le riflessioni e le proposte maturate sui Tavoli dovrebbero diventare

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patrimonio e oggetto di lavoro del livello strategico e decisionale per contribuire alla definizione di scenari condivisi. In alcuni casi la difficoltà di collegamento si è manifestata attraverso una scarsa circolarità delle informazioni utili ad innescare processi decisionali, scelte di sistema ed eventuali sbocchi progettuali. In altri casi questa mancanza di collegamento è stata indicatore indiretto di difficoltà nella comprensione dei meccanismi di funzionamento del sistema e della specificità di ruolo. Le difficoltà sopra citate non hanno impedito un’adesione complessiva al perseguimento delle priorità del Piano di Zona, tuttavia esse hanno determinato discontinuità nel tentativo di realizzare gli obiettivi della programmazione partecipata. Le politiche sociali devono, infatti, capitalizzare e valorizzare le risorse di tutta la comunità che si organizza per contribuire ad aumentare il proprio livello di salute e di benessere. Infine il sistema di lavoro dei Tavoli, inquadrato sulle aree oggetto di programmazione, ha talvolta alimentato una visione tendenzialmente settoriale. Sono mancate occasioni di collaborazione e confronto tra i differenti Tavoli; la reciproca funzionalità è stata poco valorizzata. Complessità del sistema di governo e partecipazione Le organizzazioni e i soggetti che si misurano per la prima volta con le logiche della programmazione faticano a comprendere il complesso meccanismo di funzionamento del sistema di governo, in particolare la definizione di compiti, ruoli e funzioni dei differenti organismi. Un metodo di lavoro strutturato e complesso, inoltre, può rappresentare un ostacolo, in particolare alcune organizzazioni di volontariato faticano ad aderire – soprattutto in modo continuativo – ai lavori dei Tavoli per differenti ragioni:

� fatica nel comprendere un sistema di relazioni complesso; � difficoltà rispetto all’analisi dei bisogni, alle progettazioni e alla

consapevolezza di ruolo; � ostacoli di ordine organizzativo nell’aderire ad un percorso che

richiede impegno e costanza e che è difficilmente compatibile con le limitate risorse di personale.

Competenze utili alla definizione di un profilo di Comunità Esiste un problema di competenze – diffuso a più livelli e non solo nelle organizzazioni di volontariato – relativamente alla capacità di leggere le criticità del territorio e di proporre soluzioni adeguate e coerenti ai bisogni individuati. Diffusione ancora limitata del Piano di Zona All’interno delle organizzazioni gli operatori conoscono ancora poco il Piano di Zona, sia dal punto di vista dei meccanismi di funzionamento del sistema di governo sia rispetto agli obiettivi e alle finalità del Piano stesso.

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Possibili ambiti di miglioramento

� Creare un sistema di connessioni più efficace tra tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio anche individuando ambiti di collaborazione che si sviluppino in modo trasversale alle differenti aree tematiche. Sarebbe auspicabile – su temi di particolare interesse – l’attivazione, in via sperimentale, di ambiti di lavoro congiunti a partire da fenomeni che attraversano i differenti target (esempio: lavoro, povertà, scuola). A tal fine si rende necessario individuare e costruire degli strumenti che garantiscano una maggiore circolarità delle informazioni e dei materiali prodotti.

� Promuovere una maggiore integrazione tra il Piano di Zona - sia rispetto al sistema di governo, sia rispetto alla diagnosi e agli obiettivi in esso contenuti - e gli altri strumenti di programmazione. La governance complessiva della politica locale deve promuovere e valorizzare adeguatamente il Piano di Zona, dando valore ai contenuti ma anche alle modalità di programmazione partecipata attivate.

� Valorizzare la valutazione quale indispensabile strumento di crescita e sviluppo: nel triennio tutti i soggetti impegnati nel processo programmatorio hanno condiviso l’importanza del momento valutativo sia relativamente ai processi di lavoro attivati, sia ai prodotti realizzati. Tale impostazione verrà ulteriormente rafforzata a partire dall’individuazione di metodi, strumenti e indicatori di efficacia.

� Sostenere e promuovere la diffusione di competenze progettuali e per la lettura dei bisogni del territorio.

� Attivare adeguate strategie di diffusione del Piano di Zona; tale obiettivo deve riguardare tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio.

Tenuto conto degli elementi di valutazione emersi, degli ambiti di miglioramento individuati e delle indicazioni contenute nella normativa di riferimento, sono state individuate alcune modifiche al sistema di governo, di seguito illustrate, con l’obiettivo di:

� procedere ad una migliore e maggiore definizione di compiti, ruoli e responsabilità;

� creare un sistema di connessioni più efficace tra tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio anche attraverso l’individuazione di nuovi ambiti di lavoro;

� rafforzare la logica della programmazione partecipata al fine di costruire scenari sempre più condivisi sui quali fondare le scelte strategiche;

� aumentare il livello di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio rispetto al proprio ruolo.

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DOCUMENTO DI DEFINIZIONE DEL PROCESSO PROGRAMMATORIO PER IL TRIENNIO 2009/2011

Linee Guida La programmazione dei Piani di Zona per il triennio 2009-2011 si inserisce in un nuovo contesto normativo, caratterizzato dalla Legge Regionale n. 3 del 12 marzo 2008, “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”. Si tratta di una Legge che, esercitando la potestà legislativa esclusiva in materia sociale attribuita alle Regioni dal riformato art. 117 della Costituzione, riordina e supera la precedente normativa in materia di servizi sociali e sociosanitari ridefinendo principi e obiettivi del sistema di welfare lombardo. In particolare, la Legge valorizza la definizione, in termini normativi, di una rete di unità d’offerta e la piena espressione delle capacità progettuali dei soggetti pubblici e privati in particolare appartenenti al terzo settore. Questa Legge rappresenta al contempo un punto di arrivo e di partenza per realizzare un nuovo modo di rispondere ai bisogni attraverso una rete aperta e dinamica e la definizione, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, dei compiti degli enti locali e degli altri soggetti pubblici e privati che concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie. E’ in questo nuovo contesto normativo che si inserisce la programmazione dei Piani di Zona per il prossimo triennio. L’art. 18 della L. R. 3/2008 definisce il Piano di Zona come lo strumento di programmazione in ambito locale della rete d’offerta e dell’integrazione sociale e sociosanitaria in ambito distrettuale, anche in rapporto al sistema della sanità, dell’istruzione e della formazione, della casa e del lavoro. Il Piano di Zona si configura quindi come lo strumento privilegiato per conseguire forme di integrazione tra le politiche mediante l’analisi dei bisogni, la definizione delle priorità, la gestione innovativa, flessibile e partecipata del sistema di offerta. Se la programmazione del primo triennio ha rappresentato prevalentemente l’individuazione di interventi finanziati con le risorse del Fondo Nazionale Politiche Sociali e quella del secondo triennio lo sviluppo del concetto di “programmazione e gestione associata”, la terza triennalità dovrà ulteriormente evolvere verso la programmazione integrata degli obiettivi e degli interventi sociali, con una particolare attenzione all’integrazione sociosanitaria e più in generale all’integrazione tra politiche a favore della persona e della famiglia, per un welfare che non sia solo riparativo e di tutela, ma anche promozionale e preventivo. La Legge Regionale 3 si inserisce peraltro in un filone di riforme che, nel solco tracciato dalla legge nazionale 328/00, tende alla valorizzazione delle comunità locali e delle Istituzioni, nonché di tutti i soggetti sociali impegnati nella costruzione del sistema integrato di Servizi Sociali. In questo ambito è assegnato ai Comuni un ruolo di regia e di coordinamento in quanto titolari diretti, di servizi e funzioni, e più vicini alle comunità.

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Tale sistema integrato si configura anche come rete di responsabilità e di attenzioni condivise tra quanti, a diverso titolo, per competenze istituzionali o per scelta, si occupano di politiche dei servizi alla persona e le realizzano. La responsabilità dei Comuni, individuata non solo nella Legge Regionale ma anche attraverso le funzioni a loro attribuite dal Testo Unico delle Autonomie Locali, è dunque quella di promuovere e tutelare la rappresentanza delle comunità locali. Nell'esercizio di tale funzione le Amministrazioni Comunali:

� sostengono la programmazione del sistema locale attraverso lo strumento del Piano di Zona;

� garantiscono la gestione del processo di coinvolgimento dei tanti soggetti titolati a partecipare alla costruzione del Piano di Zona e, successivamente, alla sua progettazione e gestione.

Il percorso normativo ha peraltro sottolineato ed evidenziato il tema delle responsabilità non solo istituzionali e dei soggetti del Terzo Settore, ma anche del cittadino che, oltre ad essere titolare di diritti, è altresì chiamato in causa responsabilmente a contribuire nelle diverse forme, al sistema locale di promozione e protezione della qualità della vita. I soggetti che, nella propria operatività, garantiscono interessi esterni alla propria compagine, svolgono di fatto una funzione di pubblica utilità. A fondamento del diritto alla partecipazione è posto il riconoscimento di competenze nel leggere i bisogni e nel proporre, progettare ed attuare risposte coerenti con i problemi, con le condizioni di vita del territorio. Tali competenze peraltro vengono alimentate dall’esigenza di mettere in rete dati, esperienze, saperi, affinché il processo programmatorio risulti realmente comunitario e possa garantire quei risultati di benessere auspicati, nell’interesse della comunità locale.

L’oggetto della programmazione

I Comuni di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese intendono definire, con il presente atto, il processo programmatorio locale coincidente con il Piano di Zona 2009-2011. Tale processo prevede la partecipazione attiva dei soggetti istituzionali, non istituzionali, pubblici e del privato sociale che concorrono, alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie (ai sensi dell’art. 3 L.R. 3/2008). La programmazione locale dell’Ambito rivolge la propria azione alle aree di intervento di seguito elencate:

� Minori - Famiglia � Disabilità � Anziani � Cittadini stranieri - Immigrazione � Adulti in difficoltà - Grave Emarginazione � Salute Mentale � Dipendenze

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Si ritiene inoltre necessario, per garantire risposte efficaci ai fini del benessere e della salute delle singole persone e delle famiglie, comprendere, nella programmazione territoriale, anche gli ambiti di integrazione socio-sanitaria, coinvolgendo in questo senso la Direzione dell’ASL e dell’Azienda Ospedaliera perché esprimano la propria disponibilità a partecipare individuando competenze e risorse utili per la realizzazione della rete. Sempre nell’ottica di una lettura integrata ed esaustiva dei bisogni del territorio, così come indicato dalle linee guida regionali sulla programmazione (DGR VIII/8551 del 3/12/2008), è importante rilevare nella fase di formulazione della base conoscitiva eventuali problematiche relative anche alle politiche abitative, dell'istruzione, della formazione, dell'avviamento al lavoro e reinserimento nelle attività lavorative, per individuare possibili sinergie con le altre aree di programmazione e assicurare alla cittadinanza risposte coordinate e coerenti.

Il sistema di governo della programmazione

I soggetti della programmazione La Legge Regionale 3/2008 individua i soggetti chiamati a concorrere alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie e ne definisce le responsabilità. Le Amministrazioni Comunali I compiti dei Comuni nell'adempimento della funzione di programmazione sono specificati nell'articolo 13 della Legge Regionale 3/2008:

� Programmano, progettano e realizzano la rete locale delle unità d’offerta sociali, nel rispetto degli indirizzi e conformemente agli obiettivi stabiliti dalla Regione, anche promuovendo la partecipazione dei soggetti di cui all’articolo 3 della Legge Regionale 3/2008.

� Riconoscono e promuovono la sperimentazione di unità d’offerta e di nuovi modelli gestionali nell’ambito della rete sociale, nel rispetto della programmazione regionale.

� Definiscono i requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali in base ai criteri stabiliti dalla Regione, accreditano le unità d’offerta e stipulano i relativi contratti.

� Definiscono eventuali livelli di assistenza ulteriori rispetto a quelli definiti dalla Regione.

� Determinano i parametri per l’accesso prioritario alle prestazioni. � Gestiscono il sistema informativo della rete delle unità d’offerta

sociali.

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Azienda Sanitaria Locale e Azienda Ospedaliera Programmano, a livello locale, la realizzazione della rete delle unità d’offerta sociosanitarie, nel rispetto della programmazione regionale ed in armonia con le linee di indirizzo formulate dai Comuni, attraverso la Conferenza dei sindaci del territorio di competenza di ciascuna ASL:

� gestiscono i flussi informativi, a supporto dell’attività di programmazione comunale e regionale;

� collaborano con i Comuni nella programmazione della rete locale delle unità di offerta sociali.

Provincia Le Province concorrono alla programmazione e alla realizzazione della rete delle unità d’offerta sociali e sociosanitarie, con specifico riferimento al sistema dell’istruzione, della formazione professionale e delle politiche del lavoro ed in particolare:

� istituiscono osservatori territoriali finalizzati alla conoscenza dei fenomeni sociali e promuovono studi ed analisi dei bisogni assistenziali e dei diversi processi di inclusione sociale;

� sostengono, nel quadro della programmazione regionale, la realizzazione, compatibilmente con le proprie risorse, di investimenti e interventi innovativi per le unità di offerta sociali e sociosanitarie, di intesa con i comuni interessati.

Terzo Settore Rappresenta la risorsa che la cittadinanza attiva mette a disposizione della comunità locale per il conseguimento del benessere e della salute. I soggetti del terzo settore, ai sensi della Legge Regionale 3/2008, concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, secondo gli indirizzi definiti dalla Regione. Sono individuati come soggetti del terzo settore, in virtù di quanto disposto dalla Legge Regionale del 14 febbraio 2008, n. 1 «Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso» e dalla legge n. 328/2000, «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali»:

� gli organismi della cooperazione; � le cooperative sociali; � le associazioni e gli enti di promozione sociale; � le fondazioni; � gli enti di patronato; � le associazioni familiari; � gli enti riconosciuti delle confessioni religiose; � altri soggetti sociali senza scopo di lucro; � le organizzazioni di volontariato.

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I soggetti del terzo settore che partecipano al processo programmatorio e di conseguenza investono, in base alle proprie risorse e competenze, nel perseguimento degli obiettivi del Piano di Zona, possono essere firmatari dell’Accordo di Programma.

Gli altri soggetti istituzionali Le Autonomie Scolastiche, gli Organi locali del Ministero della Giustizia, le Organizzazioni Sindacali, partecipano al processo programmatorio a partire dalle proprie competenze istituzionali e dall’area specifica di intervento.

La struttura organizzativa della programmazione

Assemblea Distrettuale dei Sindaci E’ l’organismo di rappresentanza politica del Piano di Zona e viene costituita ai sensi dell’art. 6 della Legge Regionale 31/97 e della DGR VI/41788. I Comuni, attraverso l'Assemblea Distrettuale dei Sindaci, possono formulare proposte e pareri alla Conferenza dei Sindaci, in ordine alle linee di indirizzo e di programmazione dei servizi sociosanitari ed esprimere il proprio parere sulla finalizzazione e sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie. Nell’esercizio delle proprie funzioni l’Assemblea:

� elegge il suo presidente; � individua l’ente capofila per la gestione del Piano di Zona; � individua e sceglie le priorità e gli obiettivi delle politiche locali; � verifica la compatibilità tra impegni e risorse necessarie per la

realizzazione delle azioni; � delibera in merito all’allocazione delle risorse Fondo Nazionale

Politiche Sociali, Fondo Sociale Regionale e quote di risorse autonome conferite per la gestione associata dell’attuazione degli obiettivi previsti dal Piano di Zona;

� licenzia il documento Piano di Zona; � governa il processo di integrazione tra soggetti; � effettua il governo politico del processo di attuazione del Piano

di Zona.

L'Assemblea è composta da tutti i Sindaci dei Comuni compresi nell'Ambito territoriale del Distretto. Possono partecipare all'Assemblea senza diritto di voto:

� i Direttori dei settori comunali interessati in relazione agli argomenti che l'Assemblea intende discutere;

� il Responsabile dell'Ufficio di Piano; � il Direttore Generale dell'ASL; � il Direttore Sociale dell'ASL; � il Direttore Sanitario dell'ASL; � il Direttore Amministrativo dell'ASL; � il Responsabile del Distretto; � i Responsabili dei Dipartimenti di Prevenzione e dei servizi

sanitari di base;

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� altri dirigenti od operatori dell'ASL la cui partecipazione, concordata con il Presidente dell'Assemblea, sia ritenuta utile dal Direttore Generale;

� il Direttore del Settore Affari Sociali della Provincia di Milano.

Le decisioni politiche relative alla definizione, attuazione e valutazione dei risultati conseguiti nel Piano di Zona sono assunte a maggioranza dei voti dei Sindaci presenti e votanti, in ragione dei voti espressi secondo le quote di ciascuno rappresentate. Modalità di Funzionamento dell'Assemblea Distrettuale dei Sindaci L'Assemblea Distrettuale dei Sindaci è coordinata dal Presidente o suo delegato che, sentiti gli altri Sindaci, definisce l'agenda dei lavori e convoca le sedute almeno una settimana prima della data stabilita. Tutti i partecipanti hanno facoltà di contribuire alla definizione dell'ordine del giorno e/o richiedere la convocazione di una seduta. Sulla base dell'agenda dei lavori l'Assemblea si riunisce non meno di una volta ogni due mesi presso la sede del Comune capofila. Si prevede, almeno una volta all’anno, la convocazione da parte del presidente dell'Assemblea Distrettuale dei Sindaci di altri soggetti istituzioni quali le Autonomie Scolastiche, gli Organi locali del Ministero della Giustizia. Relativamente alle Organizzazioni Sindacali Confederali maggiormente rappresentative si prevedono momenti di confronto, anche su richiesta di parte sindacale, in ordine al percorso di realizzazione del Piano di Zona. Tavolo Tecnico-Politico per la gestione associata Il Tavolo Tecnico Politico per la gestione associata (d'ora in poi Tavolo Tecnico Politico) è organo di:

� direzione strategica per la definizione e realizzazione degli obiettivi della programmazione;

� integrazione delle politiche (dei comuni e delle aree di intervento);

� individuazione e promozione di forme di gestione associata; � garanzia dell'interlocuzione a livello territoriale in merito alla

rete di unità d'offerta secondo un'agenda di lavori coerente con quanto indicato nella DGR 8/7797 del 30 luglio 2008.

Esso esercita la sua azione attraverso i rappresentanti dei soggetti istituzionali cui sono affidati, per legge, i compiti di garantire o erogare servizi di natura sociale assistenziale, educativa e sociosanitaria sui territori dei quali hanno titolarità di rappresentanza o di gestione di servizi pubblici essenziali. Vi fanno parte:

� i referenti politici dei Comuni associati nell'Ambito (Sindaci o Assessori delle aree di competenza da questi delegati);

� dirigenti comunali dei Settori afferenti le aree d’intervento interessate;

� l’Ufficio di Piano.

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Modalità di Funzionamento del Tavolo Tecnico Politico Il Tavolo è coordinato dal Sindaco presidente dell'Assemblea di distretto o suo delegato: il coordinatore definisce l'agenda dei lavori e convoca le sedute del tavolo almeno una settimana prima della data stabilita. Tutti i partecipanti hanno facoltà di contribuire alla definizione dell'ordine del giorno e/o richiedere la convocazione di una seduta. E' compito dei referenti politici presenti al Tavolo Tecnico Politico comunicare alle Giunte Comunali e alle Commissioni Consiliari preposte gli orientamenti e le decisioni prese in tema di realizzazione degli obiettivi della programmazione. L'Ufficio di Piano supporta organizzativamente il coordinatore del Tavolo Tecnico Politico per le convocazioni e la predisposizione dei materiali necessari ai lavori del Tavolo stesso e ne verbalizza le riunioni. Sulla base dell'agenda dei lavori, il Tavolo Tecnico Politico si riunisce non meno di una volta al mese presso la sede del Comune capofila. Tavolo Locale di Consultazione del Terzo Settore Con l'avvio del triennio di programmazione 2009-2011 si istituisce il Tavolo Locale di Consultazione del Terzo Settore con la finalità di:

� attivare modalità di dialogo continuo e di confronto sugli elementi strategici di definizione delle politiche sociali di Ambito;

� affrontare le tematiche inerenti la rete delle unità di offerta sociali, così come definito dalla Legge Regionale 3/2008 e dalla DGR n° 8/7797 del 30 luglio 2008;

� costituire il luogo di confronto e condivisione, coerentemente con le fasi della programmazione, di elementi tecnico conoscitivi relativi a materie di contenuto generale e trasversale a Tavoli Tematici.

Al Tavolo partecipano:

� i soggetti del terzo settore che abbiano una rappresentanza nell'Ambito sociale di riferimento;

� il presidente dell’Assemblea di Distretto, che svolge le funzioni di presidente;

� i responsabili dei servizi sociali ed educativi dei Comuni dell’Ambito di riferimento;

� il direttore sociale dell’ASL territorialmente competente; � il direttore di Distretto dell’ASL territorialmente competente.

Oggetto di lavoro del Tavolo Locale di Consultazione del Terzo Settore In attuazione della L. R. 3/2008, in particolare, il Tavolo locale avrà come principale obiettivo la promozione della partecipazione dei soggetti del terzo settore nella:

� programmazione, progettazione e realizzazione della rete locale delle unità di offerta sociali;

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� individuazione dei nuovi modelli gestionali e sperimentali nell’ambito della rete sociale;

� definizione dei requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali;

� definizione dei livelli ulteriori di assistenza rispetto a quelli definiti dalla Regione;

� determinazione dei parametri di accesso prioritario alle prestazioni sociali;

� organizzazione dell’attività di segretariato sociale; � promozione e divulgazione dell’istituto dell’amministrazione di

sostegno in stretto accordo con l’ufficio competente della ASL del Distretto di riferimento.

Funzionamento del Tavolo di consultazione dei soggetti del terzo settore Il Tavolo Locale di Consultazione del Terzo Settore è istituito e organizzato con atto del presidente dell'Assemblea dei Sindaci dell'Ambito di Sesto San Giovanni che convoca e coordina le sedute del Tavolo. L'Ufficio di Piano in collaborazione con il presidente:

� definisce l'agenda dei lavori; � definisce un calendario di massima delle sessioni di lavoro,

individuando data e ordine del giorno che sottopone alla condivisione del Tavolo;

� raccoglie e assicurare la diffusione, tra i partecipanti, dei materiali istruttori relativi agli argomenti posti all’ordine del giorno;

� stende un verbale degli incontri; � cura un effettivo collegamento nei lavori e coordinamento nei

contenuti fra il Tavolo di consultazione dei soggetti del terzo settore e gli appositi Tavoli Tematici;

� inserisce nell’ordine del giorno anche proposte provenienti dai membri del Tavolo;

� promuove la comunicazione e il coordinamento con il Tavolo di consultazione del terzo settore nella ASL del distretto di riferimento, anche inviando i verbali delle riunioni.

L’avviso di convocazione viene inviato ai componenti del Tavolo di norma almeno 10 giorni prima dalla data stabilita per la riunione, salva urgenza. I componenti del Terzo Settore che partecipano a questo organismo svolgono la funzione di debito informativo, in merito alle attività svolte e alle decisioni prese nei confronti dei componenti dei Tematici di Area. Il Tavolo si riunisce per un minimo di 3 volte nell'arco dell'anno solare presso le sedi comunali dell'Ambito. Ufficio di Piano L’Ufficio di Piano è la struttura tecnico amministrativa che:

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� supporta la responsabilità istituzionale nelle diverse fasi del ciclo di vita della programmazione sociale e sociosanitaria integrata;

� gestisce il sistema di partecipazione; � garantisce il collegamento tra i diversi soggetti attivi nel

processo di programmazione; � assicura il coordinamento degli interventi e l’istruttoria degli atti

di esecuzione del Piano; � adempie agli obblighi di debito informativo dell'Ambito nei

confronti dalla Regione Lombardia e del territorio. E' composto da risorse con competenze tecniche e amministrative utili alla gestione del sistema di partecipazione, alla costruzione della base conoscitiva. Le attività dell’Ufficio di Piano possono essere così elencate:

� Gestione degli atti conseguenti all’approvazione del Piano di Zona per la realizzazione degli obiettivi in esso contenuti.

� Gestione del Fondo Sociale Regionale e del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali.

� Gestione delle risorse erogate dalla Regione per la sperimentazione di nuovi interventi e unità di offerta nell'Ambito.

� Coordinamento dei Tavoli d’Area e individuazione di strumenti e strategie sempre più efficaci per implementare il dialogo con il territorio, assicurando la tempistica del processo.

� Assistenza e supporto organizzativo al Tavolo Tecnico Politico, al Tavolo Locale di Consultazione del Terzo Settore e all'Assemblea di Distretto.

� Individuazione e messa a punto di strumenti per consolidare ed integrare la base conoscitiva utile alla formulazione di diagnosi di fenomeni e di ipotesi di intervento sul territorio.

� Informazione al territorio riguardo ai processi e alle politiche sociali definite.

� Individuazione di metodi e costruzione di strumenti per la valutazione e il monitoraggio tecnico del Piano di Zona.

� Organizzazione e facilitazione delle azioni di monitoraggio e valutazione del Piano di Zona.

� Monitoraggio economico-finanziario del Fondo Nazionale Politiche Sociali e del Fondo Sociale Regionale.

� Rappresentanza dell’Ambito e dei Comuni in sede interistituzionale: Regione, Provincia, ASL, partecipazione ai gruppi di programmazione e coordinamento sovradistrettuale.

� Gestione in forma associata della funzione di autorizzazione e accreditamento dei servizi socioassistenziali per quanto trasferito di competenza ai Comuni dalla Regione.

� Integrazione della programmazione sociale con gli altri strumenti di programmazione (Piano di Governo del Territorio, Piano dei Servizi, Piano dei Tempi e degli Orari).

� Progettazione e/o accompagnamento e consulenza per interventi da realizzare sul territorio dell'Ambito.

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Ciascun Comune del distretto contribuisce al funzionamento dell’Ufficio di Piano proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale. Tavoli Tematici d'Area Rappresentano il luogo di confronto tra programmatori istituzionali e realtà sociale. I Tavoli Tematici d’Area operano stabilmente per tutta la durata dell’attuazione del Piano di Zona: dalla sua costruzione, al monitoraggio, compresa la fase di valutazione del processo programmatorio. I Tavoli Tematici d’Area sono costituiti da soggetti istituzionali e non istituzionali che:

� Svolgono funzione pubblica in merito all’area oggetto di programmazione, come indicato all’art. 1, commi 4 e 6 della legge 328/2000.

� Contribuiscono alla definizione e costruzione della rete di unità di offerta locale attraverso progetti, servizi e azioni, ai sensi dell’articolo 3 della Legge Regionale 3/2008.

� Mettono a disposizione della comunità risorse e competenze utili a: rilevare le condizioni sociali del territorio, analizzare le criticità, individuare i bisogni, individuare le risorse e i punti di forza presenti nella comunità locale, proporre le priorità di intervento contenenti le linee guida fondamentali delle azioni che devono impattare sui bisogni prioritari individuati.

Chi partecipa è quindi riconosciuto portatore di saperi, esperienze, competenze utili per fotografare il volto della città, delle condizioni di vita di chi vi abita, dei diritti da garantire. I Tavoli Tematici d’Area comunicano, nelle varie fasi del processo programmatorio, con la produzione di documenti da diffondere e condividere con gli altri soggetti del sistema di governo. Tali documenti dovranno contenere:

� la rappresentazione del processo di lavoro attivato; � i dati e le informazioni raccolti, nonché la loro analisi

complessiva; � le indicazioni e le proposte di sviluppo.

Funzionamento dei Tavoli Tematici d’Area I Tavoli Tematici d’Area attivati per il triennio di programmazione 2009 - 2011 sono:

� Tavolo minori, famiglia, politiche giovanili e responsabilità familiari;

� Tavolo per le politiche a favore della popolazione anziana; � Tavolo per le politiche a favore della popolazione disabile; � Tavolo per le politiche a favore dei cittadini immigrati;

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I Tavoli Tematici d’Area sono coordinati dall’Ufficio di Piano che è responsabile dei processi di lavoro; si riuniscono indicativamente con cadenza mensile. L'Ufficio di Piano:

� definisce un calendario di massima delle sessioni di lavoro, individuando data e ordine del giorno che sottopone alla condivisione del Tavolo;

� raccoglie e assicura la diffusione, tra i partecipanti, dei materiali istruttori relativi agli argomenti posti all’ordine del giorno;

� stende un verbale degli incontri.

L’avviso di convocazione viene inviato ai componenti dei Tavoli di norma almeno 7 giorni prima dalla data stabilita per la riunione, salva urgenza.

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1.2 Il Piano di Zona: monitoraggio, valutazione e produzione

La produzione del Piano di Zona rappresenta l’ultimo atto di un processo di lavoro che ha impegnato i Tavoli Tematici di Area, il Tavolo Tecnico Politico e l’Ufficio di Piano per l’intero triennio; la programmazione si configura come un processo senza soluzione di continuità, nel quale i diversi soggetti sono organizzati in ambiti di lavoro stabili e permanenti.

Nell’aprile del 2007 ha preso avvio la fase di monitoraggio con l’obiettivo di:

� acquisire le informazioni necessarie per la valutazione di impatto dello strumento programmatorio sulle politiche sociali;

� rilevare fenomeni emergenti in rapporto al contesto descritto; � verificare l’effettiva aderenza delle priorità indicate espresse con

i bisogni del territorio; � produrre un flusso di informazioni su progetti e servizi promossi

orientati al perseguimento delle priorità individuate.

Il processo di lavoro, che ha riguardato tutte le area oggetto di programmazione, può essere così sinteticamente rappresentato:

1) Analisi e condivisione delle priorità contenute nel Piano di Zona 2006-2008: i Tavoli Tematici, sotto il coordinamento dell'Ufficio di Piano, hanno proceduto ad esaminare le 73 priorità indicate.

2) Per ogni priorità sono stati individuati specifici indicatori di monitoraggio con l’obiettivo di rappresentare le caratteristiche delle azioni realizzate (si citano solo a titolo esemplificativo alcuni degli elementi raccolti: obiettivi dichiarati, strumenti, target di riferimento, soggetti promotori, sistema di relazioni, durata, risorse economiche e di personale impiegate, luoghi e spazi, attrezzature, utenti beneficiari).

3) Costruzione degli strumenti utili alla ricerca delle informazioni e alla raccolta dei dati - questionari, tracce di intervista, schemi di sintesi - e individuazione delle fonti. Vista la considerevole quantità di materiali da reperire, i Tavoli Tematici hanno sperimentato una modalità organizzativa più funzionale al raggiungimento dell’obiettivo, dividendosi in sottogruppi di lavoro.

4) Raccolta dati: tale attività ha visto l’impegno e l’attivazione dei partecipanti per un periodo di tre mesi circa.

5) Elaborazione di un modello di sintesi finalizzato a rappresentare i progetti, le azioni e i servizi presenti sul territorio che concorrono al perseguimento delle priorità individuate.

6) Inserimento – ad opera dell’Ufficio di Piano - dei dati e delle informazione raccolte nelle schede di sintesi.

7) Analisi delle informazioni.

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Gli esiti di questa fase di lavoro sono stati sintetizzati in 4 documenti, uno per ogni area oggetto di programmazione, con l’obiettivo di:

� valutare i risultati raggiunti; � evidenziare i punti di forza e le criticità riscontrate; � mettere a sistema l’elevato numero di informazioni raccolte e di

analisi proposte; � avviare una prima riflessione finalizzata all’individuazione delle

priorità di intervento per il triennio di programmazione 2009-2011;

� descrivere il processo di lavoro che ha visto impegnato i Tavoli Tematici da giugno 2007 a giugno 2008.

Tali documenti, dopo l’approvazione dei Tavoli Tematici, sono stati trasmessi al Tavolo Tecnico Politico per la relativa analisi e discussione. Questo atto ha sancito la chiusura della fase di monitoraggio e valutazione e, di fatto, ha segnato l’avvio dei lavori di definizione del nuovo Piano di Zona. Gli elementi di analisi e le indicazioni in essi contenuti costituiscono le fondamenta della base conoscitiva utile alla programmazione triennale 2009-2011. Nel mese di ottobre 2008 l'Ufficio di Piano presenta la struttura del documento a tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio e il percorso da attuare per la sua costruzione. La caratteristica prevalente del nuovo Piano di Zona è il duplice tentativo di rappresentare la complessità del territorio e orientare le risorse in campo sociale e sociosanitario verso la creazione di interventi e servizi maggiormente aderenti ai bisogni della comunità. Per poter raggiungere questo obiettivo il lavoro di costruzione ha previsto tre fasi distinte ma collegate: individuazione delle criticità e dei bisogni del territorio, individuazione di un set di criteri-filtro per la lettura dei dati, individuazione delle priorità di intervento. Prima fase: L’elaborazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � problematiche individuate attraverso l’utilizzo di una griglia di

rilevazione compilata da tutti i partecipanti al Tavoli Tematici di area al fine di raccogliere e valorizzare i differenti punti di osservazione;

� evoluzione della struttura socio demografica del territorio; � dati provenienti dai servizi istituzionali (Amministrazioni

Comunali, Consultori familiari, Istituzioni scolastiche, Servizi specialistici);

� indicazioni contenute nel Piano di Salute del distretto Socio Sanitario di Sesto San Giovanni.

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Seconda fase: L’individuazione di un set di criteri-filtro con cui analizzare le criticità emerse al fine di verificare la loro consistenza e l’effettiva possibilità di intervento: i criteri individuati sono 4 e vengono di seguito elencati.

� Dimensione del fenomeno: è possibile misurare l’estensione di un fenomeno sia attraverso la raccolta di dati quantitativi (caratteristiche demografiche, accessi ai servizi, n. di alunni iscritti ecc…) sia considerando quante volte un elemento di criticità ricorre e quanti sono gli “osservatori” che nel loro agire quotidiano intercettano quel particolare tipo di criticità.

� Punti di forza: rappresenta la reale possibilità di impattare sul fenomeno a partire dall’analisi delle risorse disponibili (esempio: soggetti attivabili, risorse economiche, competenze professionali e possibilità di attivare delle collaborazioni e delle sinergie per raggiungere un obiettivo, esperienze pregresse che costituiscono un patrimonio informativo, spazi e luoghi disponibili).

� Punti di debolezza: rappresenta l’impossibilità di impattare sul fenomeno a causa di vincoli e limiti oggettivi (esempio: mancanza di soggetti attivabili, assenza di risorse, incapacità di attivare delle collaborazioni e delle sinergie per il conseguimento di un obiettivo, carenza di interlocutori competenti in materia, spazi e luoghi non disponibili).

� Individuazione di obiettivi e azioni: capacità di definire e analizzare il fenomeno e indicare possibili soluzioni (Linee guida).

Terza fase: Definizione delle priorità di intervento per il triennio 2009-2011 grazie al processo selettivo e approvazione delle stesse da parte del Tavolo Tecnico Politico. Si precisa che gli obiettivi relativi alle politiche di gestione associata e alle azioni di sistema sono state elaborate esclusivamente dal Tavolo Tecnico Politico. Il Piano di Zona si compone inoltre di una corposa sezione dati finalizzata a rappresentare da un lato il profilo socio demografico del territorio e dall’altro, le domande e i bisogni intercettati dai Servizi Sociali e Sanitari, dagli Uffici casa e dal Centro per l’Impiego:

1. I dati di tipo demografico, provenienti nella maggior parte dei casi dall’anagrafe dei Comune di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese e dall’ISTAT, sono stati elaborati statisticamente dall’Ufficio di Piano. Nella produzione di questa sezione si è proceduto ad un’analisi preliminare dei fenomeni specifici prevalenti sul territorio relativi ad ogni singola area. Isolando questi fenomeni è stato poi possibile individuare il set di dati da raccogliere e valutare perché ritenuti significativi nel disegnare lo stato e la condizione sociale della specifica fascia di popolazione. La rappresentazione della popolazione dal punto di

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vista economico si è rivelata complessa e irrealizzabile a causa della non reperibilità di dati aggiornati relativi ai redditi e allo stato patrimoniale delle famiglie.

2. I dati provenenti dai Servizi Sociali dei due Comuni contengono un’analisi degli accessi alla funzione di Segretariato Sociale e una descrizione delle principali aree di bisogno dell’utenza in carico.

3. I dati dei Servizi Sanitari contengono un’analisi degli accessi su base epidemiologica alla Unità Operativa Psichiatria 39 di Sesto San Giovanni.

4. La sezione relativa all’attività degli Uffici casa e al Centro per l’Impiego consente di analizzare, seppur in modo non esaustivo, due importanti problematiche sociali: casa e lavoro.

La mappatura del sistema d’offerta – consultabile e scaricabile dal sito www.ambitosestosg.net – è stata realizzata attraverso la compilazione di apposite griglie di rilevazione, a cura dell’Ufficio di Piano. Concordemente con quanto stabilito all’interno dei Tavoli Tematici d’Area, e in continuità con il Piano di Zona 2006-2008, si è stabilito di inserire nella mappatura tutti i soggetti che a diverso titolo operano sul territorio. Sono, pertanto, rappresentati servizi ed interventi che vengono realizzati anche indipendentemente dall’iniziativa delle Amministrazioni Comunali.

1.3 Elementi di valutazione del lavoro svolto e possibili ambiti di miglioramento

Gli elementi di analisi di seguito proposti sono l’esito di un focus group di valutazione partecipata, organizzato dall’Ufficio di Piano, al quale hanno aderito alcuni componenti dei Tavoli Tematici di Area.

� Rispetto al triennio 2006-2008, dove le riflessioni e le analisi avevano come presupposto la lettura del sistema dei servizi (mappa dell’offerta), per la costruzione del Piano di Zona 2009-2011 si è partiti dall’analisi delle criticità e dalla rappresentazione dei bisogni. Questa impostazione ha consentito di fare un importante salto di qualità e produrre un documento più vicino alla comunità.

� Come affermato in precedenza, il Piano di Zona 2006-2008 è stato caratterizzato dalla presenza di un ampio set di priorità, precisamente 73, riferite a tutte le aree oggetto di programmazione. Questa impostazione, nata da un’esigenza inclusiva, ha rappresentato contemporaneamente un limite e un’opportunità. Nel triennio sono state diverse le occasioni in cui più soggetti si sono riferiti alle indicazioni contenute nel Piano per sviluppare le proprie attività: associazioni e cooperative del territorio hanno promosso diverse progettazioni facendo riferimento alle priorità del Piano. L’analisi dei bisogni condivisa da tutto il territorio ha rappresentato un valore aggiunto: anche

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le Amministrazioni Comunali nell’elaborazione degli strumenti di programmazione si sono riferite alle analisi e ai contenuti del Piano di Zona. Nel Piano di Zona 2009-2011 è stato possibile rappresentare la complessità del territorio attraverso le criticità e indicare, nel contempo, con un adeguato livello di dettaglio le priorità da perseguire.

� La qualità del risultato ottenuto è frutto sia della condivisione di strumenti e metodi di lavoro tra tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio, sia delle competenze tecnico professionali dei partecipanti.

� Una trattazione articolata attraverso i differenti target di utenza ha il limite intrinseco di parcellizzare gli scenari, d’altro canto tale impostazione favorisce il sistema di partecipazione, facilita l’individuazione di obiettivi di lavoro specifici, agevola l’integrazione degli interventi e delle risposte. Connettere maggiormente le attività dei Tavoli, anche prevedendo occasioni di lavoro congiunte, potrebbe avere, l’effetto di migliorare la qualità dei materiali e dei documenti prodotti.

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1.4 La composizione dei Tavoli e numero di incontri

dedicati alla programmazione a partire dall’aprile del 20072

Componenti Numero riunioni

Assessore alle politiche sociali e del lavoro, Assessore all'educazione, alla cultura e alla formazione professionale, tempi e orari della città, Assessore allo sport e partecipazione, Assessore alle politiche giovanili e pari opportunità Comune di Sesto San Giovanni. Direttore Settore servizi alla persona e promozione sociale; Direttore Settore educazione; Direttore Settore Sport e Politiche Giovanili Comune di Sesto San Giovanni. Assessore alle Politiche Sociali Comune di Cologno Monzese; Direttore Settore Politiche sociali ed educative Comune di Cologno Monzese.

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Media partecipanti ad incontro 6

Tavolo tecnico Politico

Ore di presenza agli incontri 216 Servizio Sociale, Area Minori e Famiglia – Comune di Sesto SG; Servizio Sociale, Area Minori e Famiglia –Comune Cologno; Equipe psico pedagogica - Settore Educazione Comune di Sesto SG; Informagiovani Eta Beta - Comune Cologno; Consultorio Familiare ASL; Consulta degli Oratori; Associazione “Passo dopo passo…insieme”; Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione; Cooperarìtiva Icaro 2000; Cooperativa La Grande Casa; Cooperativa Dialogica; Cooperativa Spazio Giovani; Cooperativa Piccoli Passi; Centro per la Famiglia; Associazione cittadini per la salute; Associazione Creare primavera; SERT AslMi3; Cooperativa Amelinc; Associazione Contrasti; Cooperativa Incontrasti.

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Media partecipanti ad incontro 15

Tavolo politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari

Ore di presenza agli incontri 750 Servizio Sociale – Area Anziani, Comune di Sesto; Servizio Sociale – Area Anziani, Comune Cologno; Consultorio Familiare ASL; Associazione Medici Sestesi; Auser; Organizzazioni sindacali SPI/CGIL, FNP/CISL, UILP/UIL; Cooperativa Sociale CAF - ACLI; Caritas Decanale; Associazione Volontariato Caritas Salesiani; Fondazione La Pelucca; Unitalsi; Associazione Cittadini per la salute; ACFA.

17

Media partecipanti ad incontro 10

Tavolo Tematico politiche a favore delle persone anziane

Ore di presenza agli incontri 425

2 A partire dalla presenza sui tavoli delle organizzazioni di Sesto e Cologno.

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Componenti Numero riunioni

Servizio Sociale, Area Disabili – Comune di Cologno; Servizio Sociale, Area Disabili – Comune di Sesto SG; Settore Educazione - Comune di Sesto SG; Settore Pubblica Istruzione – Comune di Cologno; Consultorio Familiare ASL; UONPIA; Servizio Inserimento Socio Lavorativo; ANMIC; Associazione Da Donna a Donna; AFOL Nord Milano; Anfass; Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione; Cooperativa Icaro 2000; La Nostra Famiglia; Associazione l’Arcobaleno; Associazione con Noi e dopo di noi; Associazione Il Volo e Scuola Secondaria di I grado Volta-Battisti;

19

Media partecipanti ad incontro 10

Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili

Ore di presenza agli incontri 475

Servizio Sociale – Comune Sesto San Giovanni; Centro per l’Impiego; Consultorio Familiare ASL; Cooperativa Icaro 2000; Cooperativa La Grande Casa; Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione; Centro di Ascolto “Beato Mazzucconi”; CESPI, Centro studi problemi internazionali; Cooperativa AMELINC; Associazione Cittadini per la salute; Cooperativa Sociale CAF – ACLI; Associazione Contrasti; Cooperativa Incontrasti; Associazione Interculturale Mosaico; Centro interculturale delle donne; Scuola d’italiano per adulti; CISL;

20

Media partecipanti ad incontro 10

Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati

Ore di presenza agli incontri 500 Servizio Sociale – Area adulti, Comune di Sesto San Giovanni; Servizio Sociale – Area adulti, Comune di Cologno; Unità Operativa Psichiatrica 39 - Azienda Ospedaliera di Vimercate; ASL Milano 3; Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione; Associazione Medici di Medicina Generale di Sesto; Medici di Medicina Generale di Cologno; Associazione familiare la Tartavela;

16

Media partecipanti ad incontro 12

Tavolo Salute Mentale

Ore di presenza agli incontri 480 Tabella 1 - Composizione dei Tavoli e numero di incontri

Nella pagina seguente viene rappresentata graficamente la scansione cronologica delle tappe di lavoro per la definizione del Piano di Zona 2009-2011.

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2008 2009 Fase di lavoro Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Marzo Aprile

Chiusura dei documenti di monitoraggio 2006-2008 e presentazione al Tavolo Tecnico Politico

Presentazione della struttura del Piano di Zona 2009-2011 all’Assemblea dei Sindaci di Distretto

Presentazione della struttura del Piano di Zona 2009-2011 ai Tavoli Tematici d’Area e definizione delle fasi di lavoro

Rilevazione dei dati di criticità territoriale Rilevazione dei dati socio-demografici Aggiornamento della mappa del sistema di offerta Analisi delle criticità Definizione delle priorità di intervento Costruzione dei documenti d’area di programmazione Valutazione del sistema di governo della programmazione

Costruzione del sistema di governo per il triennio 2009-2011

Discussione dei documenti d’area di programmazione al Tavolo Tecnico Politico

Presentazione del Piano di Zona nelle Giunte Comunali Presentazione del Piano di Zona nelle Commissioni Consiliari

Discussione del Piano di Zona nei Consigli Comunali Approvazione del Piano di Zona e dell’Accordo di Programma in Assemblea dei Sindaci di Distretto

Firma dell’Accordo di Programma con l’Azienda Sanitaria Locale e con la Provincia di Milano

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

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CAPITOLO II

AZIONI DI SISTEMA: OBIETTIVI PER IL TRIENNIO DI PROGRAMMAZIONE 2009-2011

Gli obiettivi di sistema indicati nel Piano di Zona 2006-2008 prevedevano la sperimentazione di forme di programmazione e di gestione associata dirette a:

� costruire percorsi di governo associato del Piano di Zona; � istituire un unico Ufficio di Piano di Ambito; � promuovere servizi e prestazioni con l’obiettivo di

omogeneizzare le modalità di accesso dei cittadini di Sesto San Giovanni e di Cologno Monzese.

Il primo obiettivo – che prevedeva la messa a regime e il completamento del sistema di governo dell’Ambito – è stato ampiamente raggiunto nel corso del triennio, come descritto nel Capitolo I del presente documento. L’Ufficio di Piano ha orientato la propria attività alla promozione di politiche associate, all’individuazione di metodi e strumenti finalizzati a potenziare il collegamento tra tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio, al perseguimento di obiettivi di lavoro comuni e modalità operative unitarie. Tali iniziative si sono peraltro inserite in un quadro di espansione delle funzioni e responsabilità attribuite all’Ufficio stesso. Nel triennio si è realizzata una completa fusione delle attività svolte nelle due differenti sedi operative di Sesto e Cologno, sotto il coordinamento di un unico responsabile; sebbene tale integrazione risulti, od oggi, sostanziale essa deve essere ancora formalizzata in un accordo tra i Comuni dell’Ambito che preveda la messa in comune di risorse e l’attribuzione di funzioni associate, pertanto l’obiettivo risulta solo parzialmente perseguito. L’impegno di promuovere servizi e progetti di Ambito si è concretizzato in via prioritaria nell’attuazione di forme di gestione associata per le attività di nuova realizzazione. Hanno rappresentato, in particolare, due importanti occasioni di sperimentazione i progetti realizzati in partnership tra l’Ambito e la Provincia di Milano e l’istituzione di un fondo – e successivamente la pubblicazione di bando pubblico di finanziamento – per sostenere progettazioni promozionali e preventive rivolte ai giovani del territorio. La collaborazione attivata con la Provincia di Milano in seguito all’Accordo di Programma per l’attuazione del Piano di Zona 2006-2008 ha previsto la realizzazione di progetti, biennali e triennali, nelle seguenti aree oggetto di programmazione:

� Nuove povertà e grave emarginazione; � Politiche a favore dei cittadini disabili; � Politiche a favore dei cittadini immigrati; � Azioni di sistema a sostegno della funzione di programmazione.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

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I progetti realizzati hanno avuto – tra gli altri – l’obiettivo di omogeneizzare i sistemi di accesso ai servizi e le modalità di presa in carico dei cittadini dell’Ambito; a tale scopo sono state realizzate, nelle differenti progettazioni, attività e azioni significative:

� Il progetto “Un patto per l’inclusione sociale” – area di contrasto delle nuove povertà e grave emarginazione – ha previsto la costituzione di una equipe integrata tra i Servizi e Sociali dei due Comuni sulle modalità di presa in carico degli adulti in difficoltà, in particolare al fine di individuare dei criteri condivisi per l’erogazione dei contributi economici e la progettazione di interventi di supporto educativo individualizzato secondo un modello d’intervento comune.

� All’avvio del progetto “Promuovere l’integrazione dei minori disabili”, che ha consentito l’inserimento di diversi bambini nei Centro Ricreativi Estivi, è stato costituito un gruppo di monitoraggio tecnico composto dall’Ufficio di Piano, dai funzionari responsabili dei Settori Educazione e Pubblica Istruzione e dai coordinatori delle cooperative responsabili dei CRE con il compito di:

- Analizzare similitudini e differenze dei due modelli organizzativi proposti dalle cooperative appaltatrici;

- Uniformare i criteri di accesso al servizio; - Individuare modalità di presa in carico condivise; - Costruire strumenti di monitoraggio tecnico uniformi.

� Il progetto “Accoglienza e promozione per una cultura dell’integrazione” ha previsto la realizzazione di laboratori di prima e seconda alfabetizzazione rivolti agli alunni stranieri nelle scuole del territorio tramite l’attribuzione ad un unico soggetto gestore del servizio; anche gli interventi di Mediazione linguistico culturale realizzati presso le scuole e i Servizi Sociali sono gestiti in modo omogeneo sul territorio, attraverso l’utilizzo di un solo fornitore del privato sociale.

� Il progetto “Costruzione di strumenti e metodi per la programmazione di Ambito” – area Azioni di sistema - ha previsto l’elaborazione di una scheda comune di accesso al Segretariato Sociale e di un modello uniforme di raccolta dati per fornire un flusso informativo omogeneo, utile a sostenere la programmazione sociale e sociosanitaria dell’Ambito. Inoltre – con l’obiettivo di favorire la comunicazione e il collegamento tra tutti i soggetti coinvolti nel processo programmatorio – è stato realizzato un sito internet di ambito (www.ambitosestosg.net)1.

Nel perseguire l’obiettivo della gestione associata, in particolare per quanto riguarda la sperimentazione di nuovi interventi e servizi, l’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito ha stabilito di istituire un fondo comune del valore di 70.000 Euro per sostenere lo sviluppo e il rafforzamento di politiche di prevenzione e promozione a favore della

1 Versione sperimentale.

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popolazione giovanile. Tale fondo, denominato Fondo per le Politiche Giovanili, ha la finalità di promuovere i diritti di cittadinanza della popolazione giovanile attraverso il sostegno di progetti e azioni nel campo della prevenzione delle specifiche manifestazioni di disagio e della promozione del benessere e degli stili di vita sani. Per l’utilizzo del Fondo l’Amministrazione Comunale di Sesto San Giovanni, quale Comune capofila dell’Ambito, ha indetto un bando pubblico finalizzato all’erogazione di un contributo per progetti presentati da cooperative sociali, associazioni, parrocchie e organizzazioni di volontariato, nelle seguenti aree di intervento:

� contrasto al fenomeno del bullismo; � prevenzione primaria delle dipendenze da sostanze legali e

illegali; � promozione e sviluppo del protagonismo giovanile e della

partecipazione alla vita della comunità locale attraverso strategie di empowerment.

I progetti finanziati, e attualmente in corso, sono:

� “Essere giovani in città”, che prevede il coinvolgimento di alcune compagnie informali di ragazzi di età compresa tra 16 e 20 anni, con lo scopo individuare obiettivi di cambiamento, avviare micro-progettualità e attivare strategie utili al miglioramento del proprio contesto di vita, facendo emergere responsabilità, creatività e protagonismo a partire da bisogni, problemi o interessi realmente percepiti.

� “Oltre-passando”, che prevede interventi di prevenzione primaria del fenomeno delle dipendenze da sostanze legali e illegali a partire dal contrasto dei fattori di rischio e promozione dei fattori di protezione; le attività si svolgono presso tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado del territorio (biennio).

Per il triennio di programmazione 2009-2011 da un lato si confermano alcuni obiettivi individuati in precedenza e non ancora interamente perseguiti e dall’altro, si indicano nuove prospettive di sviluppo anche in coerenza con quanto indicato nella Legge Regionale 3/2008 e nei dispositivi regionali ad essa collegati.

2.1 Priorità per la gestione associata 2009-2011

Ufficio di Piano Le linee guida della programmazione zonale della Regione Lombardia (DGR VIII/8551 del 3 dicembre 2008) indicano l’Ufficio di Piano2 quale soggetto di supporto alla programmazione, responsabile delle funzioni

2 Le attività dell’Ufficio di Piano sono elencate nel capitolo “Sistema di governo della Programmazione”, paragrafo “Documento di definizione del processo programmatorio per il triennio 2009-2011 – Linee Guida”.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

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tecniche, amministrative e della valutazione degli interventi per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di Zona. In conseguenza dell’alto livello assegnato alla programmazione zonale, appare fondamentale che la pianificazione sia presidiata attraverso professionalità qualificate e modelli organizzativi che consentano di dare valore a tale funzione. L’Ufficio di Piano dovrà infatti garantire un sistema integrato di azioni, attraverso:

� la programmazione, pianificazione e valutazione degli interventi; � la costruzione e gestione del budget; � l’amministrazione delle risorse complessivamente assegnate

(Fondo Nazionale Politiche Sociali, Fondo Sociale Regionale, Fondo per le non autosufficienze, quote dei comuni e di altri eventuali soggetti);

� il coordinamento della partecipazione dei soggetti sottoscrittori e aderenti all’Accordo di Programma.

La legge regionale 3/2008 stabilisce che ciascun Comune del Distretto debba contribuire al funzionamento dell’Ufficio di Piano proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale. L’Ufficio di Piano dovrà, nel corso del triennio 2009-2011, assumere progressivamente le seguenti funzioni:

� Gestione della funzione di autorizzazione e accreditamento dei servizi socioassistenziali per quanto trasferito di competenza ai Comuni dalla Regione.

� Progettazione e/o accompagnamento e consulenza per interventi da realizzare sul territorio dell'Ambito.

� Integrazione della programmazione sociale con gli altri strumenti di programmazione (Piano di Governo del Territorio, Piano dei Servizi, Piano dei Tempi e degli Orari).

� Gestione delle risorse erogate dalla Regione per la sperimentazione di nuovi interventi e unità di offerta nell'Ambito.

� Gestione del Fondo Sociale Regionale e del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali ed eventuali altri canali di finanziamento attribuiti all’Ambito.

� Rappresentanza dell’Ambito in sede interistituzionale: Regione, Provincia, ASL, partecipazione ai gruppi di programmazione e coordinamento sovradistrettuale.

In funzione del ruolo sempre più rilevante assegnato rispetto alla programmazione zonale, una attenzione particolare andrà rivolta dagli Amministratori locali all’organizzazione dell’Ufficio di Piano, in modo da rendere tale struttura sempre più adeguata, in termini di risorse umane ed economiche assegnate e di tempo dedicato, ai compiti richiesti. Di conseguenza, al fine di garantire la continuità delle funzioni svolte durante il triennio 2006-2008 e l’adempimento di quelle previste dal nuovo assetto, i Comuni stabiliscono di procedere

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

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all’organizzazione dell’Ufficio di Piano in forma associata attraverso la forma giuridica del convenzionamento ai sensi dell’articolo 30 del Testo Unico degli Enti Locali. Funzione di autorizzazione al funzionamento e accreditamento La Legge Regionale 1/2005 stabilisce all’art. 8, comma 1 che competono ai Comuni l'autorizzazione, la sospensione, la revoca dell'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento delle strutture socio-assistenziali. Si rende necessario completare il percorso d’integrazione e collaborazione, avviato nel precedente triennio, al fine di individuare modalità e criteri omogenei di Ambito. Nell’arco del 2009 la funzione di autorizzazione al funzionamento a livello di Ambito, sarà gestita dall’Ufficio di Piano, per quanto concerne la parte istruttoria necessaria all’espletamento delle pratiche da parte dei singoli Comuni. Per quanto riguarda la definizione dei requisiti per l’accreditamento delle unità di offerta sociali, facoltà attribuita ai Comuni dalla Legge Regionale 3/2008 dall’art. 11 comma 1 lettera d)3, si stabilisce di procedere entro il 31/12/2009 all’individuazione dei medesimi attraverso:

� la redazione di linee guida uniformi per l’intero Ambito, pur nel rispetto dell’autonomia comunale;

� la realizzazione di un percorso che preveda un adeguato coinvolgimento del Tavolo di Consultazione del Terzo Settore.

Per l’adempimento delle funzioni sopra menzionate l’Ufficio di Piano si doterà delle necessarie risorse e competenze tecniche e specialistiche. Regolamenti di accesso ai servizi Comunali Al fine di avviare un processo di armonizzazione e uniformità dei criteri di accesso ai servizi per tutti i cittadini dell’Ambito, il Tavolo Tecnico Politico per la gestione associata stabilisce di istituire un gruppo di lavoro con il compito di rivedere i criteri di accesso ai servizi e di contribuzione al costo delle prestazioni da parte della cittadinanza sulla base di fasce ISEE omogenee nei due Comuni. Progetti e interventi per le Politiche Giovanili Si conferma, anche per il triennio 2009-2011, l’investimento nell’ambito delle politiche preventive e promozionali a favore della popolazione giovanile del territorio. Le progettazioni dovranno essere sostenute in forma associata e le aree di intervento stabilite in coerenza con le priorità del Piano di Zona contenute nella sezione “Politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari”.

3 La Regione, come indicato nella L.R. 3/2008 art, 11 lettera g, definisce, previo parere della competente commissione consiliare, i requisiti minimi per l'esercizio delle unità d'offerta sociali, nonché i criteri per il loro accreditamento.

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e sulla base del monitoraggio e della valutazione degli interventi attualmente in corso. Servizio Affidi di Ambito La progettazione del servizio Affidi di Ambito è stata assegnata a un gruppo di lavoro intercomunale composto dai Servizi Sociali e dal Privato Sociale. Gli obiettivi prioritari del Servizio sono:

� Promozione della cultura e della pratica dell'affido sul territorio dell'Ambito;

� Formazione alle famiglie che si propongono al Servizio Affidi e/o ai Servizi Sociali Comunali come risorsa per l'attivazione di esperienze di affido familiare;

� Sostegno alle famiglie affidatarie durante l'esperienza dell'affido e alle famiglie potenzialmente affidatarie in attesa di iniziare tale percorso.

L'efficacia complessiva della sperimentazione del Servizio Affidi si misura sulla base di tre parametri generali:

� Capacità di attivare le risorse familiari corrispondenti al fabbisogno dell’Ambito;

� Numero complessivo di affidi che, nelle forme del full time e del part-time, vengono attivati;

� Esiti dei percorsi di affido sulla base di valutazioni tecniche del Servizio Affidi in collaborazione con i Servizi Sociali.

Il servizio verrà attivato entro l’anno 2009. Ufficio di Protezione Giuridica L’articolo 9 comma 6 della Legge Regionale 3/2008 conferisce alle Aziende Sanitarie Locali, nell'ambito della propria organizzazione, in accordo con la Conferenza dei Sindaci, il compito di individuare una struttura finalizzata a promuovere o favorire i procedimenti per il riconoscimento degli strumenti di tutela delle persone incapaci, nonché dell'amministrazione di sostegno. La stessa Legge Regionale, all’articolo 11, attribuisce alla Regione il compito di promuovere forme di tutela e di sostegno a favore di soggetti non autosufficienti, privi di famiglia o la cui famiglia sia impossibilitata o inidonea a provvedere. Questa norma richiama, oltre all’istituto dell’amministrazione di sostegno, anche ad altri istituti che possono garantire nel tempo la realizzazione del progetto di vita della persona non autosufficiente, quali l’istituto dei vincoli di destinazione sui patrimoni, l’istituto del trust e quello delle fondazioni di partecipazione, rispetto ai quali il nuovo ufficio potrebbe avviare iniziative in grado di assicurare un concreto rispetto degli interessi personali e patrimoniali delle persone non autosufficienti, soprattutto nei casi in cui queste siano prive di famiglia. La Circolare Regionale 9 del 27/6/2008 indica che nel perseguimento dell’obiettivo di integrazione delle politiche sanitarie, sociosanitarie e

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sociali e in virtù dei rapporti intercorrenti tra le ASL ed i Comuni nella progettazione della rete locale delle unità d’offerta sociali, con particolare riferimento alla congiunta sottoscrizione dell’accordo di programma che attua il Piano di Zona, è possibile che, proprio nell’ambito dell’accordo di programma o mediante accordi separati, le ASL ed i Comuni associati di un Ambito territoriale decidano di organizzare un unico ufficio per la protezione giuridica delle persone incapaci, avvalendosi della struttura posta all’interno del dipartimento ASSI. In tal caso, l’ufficio opererebbe anche per conto dei Comuni associati. Nell’ottica di valorizzare le esperienze maturate dagli Uffici Tutele comunali e nel rispetto dell’autonomia dei Comuni dell’Ambito viene avviato per il triennio 2009-2011 un modello di collaborazione con l’Ufficio di Protezione Giuridica dell’Azienda Sanitaria Locale. Le modalità di collaborazione vengono specificate nell’Accordo di Programma, con la finalità di integrare la funzione sociale, sociosanitaria e sanitaria. La collaborazione tra Comuni e ASL dovrà sviluppare azioni coerenti con le indicazioni della C.R. 9/2008 in merito ai compiti dell’Ufficio di Protezione Giuridica e risultati coerenti con le finalità della tutela delle persone non autosufficienti.

2.1 Azioni di sistema

Partenariato con la Provincia di Milano Nel triennio 2006-2008 l’Ambito di Sesto San Giovanni ha stipulato un accordo di partenariato con la Provincia di Milano per la realizzazione di progetti specifici nelle aree Immigrazione, Disabilità e Nuove povertà e grave emarginazione. Per il triennio 2009-2011 si prevede il rinnovo, in seno all’Accordo di Programma, di tale collaborazione, per la realizzazione di interventi coerenti con le indicazioni del Piano di Zona, nelle seguenti aree di intervento:

� integrazione dei cittadini stranieri; � contrasto alla grave emarginazione; � sostegno allo sviluppo della funzione programmatoria.

Si prevede che la Provincia di Milano possa partecipare ai lavori dell’Assemblea di Distretto come indicato nelle linee guida della programmazione, per assicurare maggiore integrazione tra le azioni promosse e gli obiettivi perseguiti sul territorio nel rispetto delle reciproche competenze. Carcere e territorio Il triennio 2006-2008 ha visto l’impiego di risorse del Fondo Nazionale Politiche Sociali per l’adesione al progetto interdistrettuale “Carcere e Territorio”. Le azioni previste avevano l’obiettivo di creare condizioni positive per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone in attesa di scarcerazione dalla Casa Circondariale di Monza.

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All’avvio del triennio 2009-2011 si ritiene necessario avviare un’esperienza specifica per l’Ambito di Sesto San Giovanni, principalmente in ragione del fatto che:

� L’Ambito appartiene ad un nuovo azzonamento ASL, quindi vengono meno le condizioni di partecipazione ad un nuovo progetto interdistrettuale con i Comuni dell’ASL di Monza e Brianza.

� I risultati del progetto precedentemente illustrato si sono rivelati inferiori alle attese: le prestazioni attivate non hanno di fatto offerto opportunità di reinserimento aggiuntive alle persone in attesa di scarcerazione rispetto al normale accesso ai Servizi Sociali dei due Comuni.

Nonostante la popolazione carceraria di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese sia distribuita su tutto il territorio regionale e nazionale, una parte significativa è detenuta presso il carcere di Monza: ne consegue l’opportunità di costruire rapporti diretti con la direzione carceraria e le risorse sociali e di volontariato attive presso la struttura detentiva di Monza. Dovranno essere quindi attivati interventi maggiormente efficaci rispetto al triennio precedente, preceduti da una fase di studio e definizione delle risorse da integrare da parte dei vari attori. Il progetto dovrà contenere azioni e obiettivi che interessano l’intero Ambito. Segretariato Sociale La Legge Regionale 3/2008 prevede che i Comuni, in forma singola o associata, d'intesa con le ASL, anche in collaborazione con gli altri soggetti del Terzo Settore, organizzino una attività di Segretariato Sociale finalizzata alla presa in carico della persona, con lo scopo di:

� Garantire e facilitare l'unitarietà di accesso alla rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie.

� orientare il cittadino all'interno della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie e fornire adeguate informazioni sulle modalità di accesso e sui relativi costi.

� assicurare competenza nell'ascolto e nella valutazione dei bisogni, in particolar modo per le situazioni complesse e che necessitano di un pronto intervento sociale e di una continuità assistenziale.

� segnalare le situazioni complesse ai competenti uffici del Comune e dell'ASL e alle unità di offerta, affinché sia assicurata la presa in carico della persona secondo criteri di integrazione e di continuità assistenziale.

Allo stato attuale la funzione di Segretariato Sociale sul territorio, intesa come accoglienza della domanda di informazioni e servizi da parte della cittadinanza vede quattro assi principali di sviluppo per il triennio 2009-2011:

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1. Individuare, di concerto con il Tavolo di Consultazione del Terzo Settore, gli standard minimi di prestazione da garantire nella fase di accoglienza e informazione della cittadinanza;

2. Implementare un sistema informativo per favorire la circolazione e l’aggiornamento delle informazioni agli operatori;

3. Migliorare l’integrazione degli sportelli con funzione sociale e quelli con funzione sanitaria;

4. Garantire un flusso informativo costante tra l’Ufficio di Piano, il Segretariato Sociale e i Servizi attraverso l’unificazione delle modalità di registrazione degli accessi e classificazione della domanda.

Titoli sociali In coerenza con il regolamento sull’accreditamento per la voucherizzazione, il Comune di Cologno Monzese eroga voucher per le prestazioni individuabili nella consegna dei pasti a domicilio agli anziani. Per quanto riguarda lo strumento del buono sociale, le aree di applicazione sono state quelle dei servizi agli anziani, per le persone disabili, per i minori. In tutte le aree l’assegnazione del buono è subordinata all’adesione da parte dei beneficiari ad un progetto individuale mirato. Sul territorio di Sesto San Giovanni, la sperimentazione dei titoli sociali sotto forma di voucher ha riguardato l’accesso agli asili nido privati accreditati. L’utilizzo dei buoni si è concentrato prevalentemente nell’area dei servizi agli anziani sotto forma di erogazione tramite bando pubblico e non vincolata all’adesione, da parte dell’utente, ad un progetto individuale mirato. Il buono sociale è stato diversamente utilizzato per gli interventi a favore delle persone disabili, con una funzione di sportello e l’obbligo di adesione a progetti di cura da parte dei richiedenti. I Comuni dell’Ambito intendono garantire l’utilizzo dei titoli sociali nelle aree già attivate mantenendo le quote attuali di impegno (2008), compatibilmente con la verifica della loro efficacia e con l’ammontare delle risorse erogate nel Fondo Nazionale Politiche Sociali.

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Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

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CAPITOLO III

QUADRO SOCIO DEMOGRAFICO DEL TERRITORIO

3.1 Profilo socio demografico del territorio dell’Ambito

La popolazione residente nell’Ambito di Sesto San Giovanni, al 31/12/2007, è di 128459 abitanti di cui il 62,97% risiede sul territorio di Sesto San Giovanni e il restante 37,03% risiede a Cologno Monzese. La tabella 1 indica la densità di popolazione per Km2 sul territorio dell’Ambito.

Residenti Superficie in Km2

Abitanti per Km2

Sesto San Giovanni 80886 11,74 6889,7

Cologno Monzese 47573 8,46 5623,2

Ambito 128459 20,20 6359,3

Tabella 1 - Superficie e densità abitativa di popolazione a livello comunale e di Ambito al 31/12/2007 - Fonte: Anagrafe Comunale

Come evidenziato dal grafico seguente, la densità di popolazione sul territorio di Ambito è significativamente superiore al dato provinciale, regionale e nazionale.

198404

2412

6359

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

Ambito Prov. Milano Lombardia Italia

Grafico 1 - Densità di popolazione di Ambito in rapporto ai dati provinciali, regionali e nazionali al 31/12/2007 – Fonte: ISTAT

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

36

Dal 2002 al 2005 la popolazione residente a Sesto San Giovanni è aumentata del 2,7%, mentre nel periodo 2006-2007 è diminuita del 3,2%.

81352

83415

81032 80886

83556

81782

80000

81000

82000

83000

840002002

2003

2004

2005

2006

2007

Grafico 2 - Popolazione residente a Sesto San Giovanni dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Nonostante le modifiche significative registrate tra il 2003 e il 2005, va sottolineata una variazione poco significativa nel numero dei residenti rispetto al 2002 (-0,58%).

4812348365

4774947573

47753

48301

45000

46000

47000

48000

49000

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Grafico 3 - Popolazione residente a Cologno Monzese dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

I dati relativi alla popolazione residente a Cologno Monzese indicano uno sviluppo lineare, ad eccezione del periodo 2004-2005 in cui si registra la diminuzione più consistente, pari all’1,27%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

37

Nel complesso, dal 2002 al 2007, la popolazione residente di Cologno Monzese è diminuita di 550 abitanti (-1,14%). Gli andamenti demografici sono inoltre determinati dai movimenti naturali e da quelli migratori, rappresentati da due indici:

� saldo naturale: differenza tra il numero di nascite ed il numero di decessi nella popolazione di riferimento in un dato periodo;

� saldo migratorio: differenza tra il numero degli iscritti e il numero dei cancellati dai registri anagrafici per trasferimento di residenza in un dato periodo.

Anno Nascite Morti Saldo

Naturale Iscritti Cancellati

Saldo Migratorio

2002 1128 998 130 4161 4708 - 547

2003 1133 977 156 5314 4722 592

2004 1211 963 248 6495 5036 1459

2005 1258 1003 255 4911 5637 - 726

2006 1262 1088 174 5087 7889 - 2802

2007 1212 1121 91 4545 4858 - 313

Tabella 2 - Saldo naturale e saldo migratorio di Ambito dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

La tabella 2 evidenzia come nel periodo osservato il saldo naturale sia sempre positivo, al contrario del saldo migratorio che, negli ultimi tre anni, risulta negativo.

144

39 146

139

58

-2

-169

286

1487

2

-2582

-144

-3000

-2500

-2000

-1500

-1000

-500

0

500

1000

1500

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Saldo Naturale Saldo Migratorio

Grafico 4 - Movimento naturale e migratorio a Sesto San Giovanni dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

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Il grafico 4 mette in evidenza che a Sesto San Giovanni:

� dal 2002 al 2006, il saldo naturale risulta positivo, mentre nel 2007 è negativo;

� negli ultimi due anni, 2006-2007, il saldo migratorio risulta negativo contrariamente agli anni precedenti.

In particolar modo, la già citata diminuzione dello 0,58% della popolazione residente di Sesto San Giovanni al 31/12/2007 è prevalentemente riconducibile alla cancellazione dai registri dell’anagrafe di persone residenti nel Comune nel 2006, nonostante il saldo naturale si sia mantenuto positivo negli anni precedenti.

1291

102

116

116

93

-378

306

28

-728

-220

-231

-1500

-1000

-500

0

500

1000

1500

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Saldo naturale Saldo migratorio

Grafico 5 - Movimento naturale e migratorio a Cologno Monzese dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Il grafico 5 mette in evidenza che a Cologno Monzese:

� dal 2002 al 2007, il saldo naturale risulta sempre positivo; � dal 2005 al 2007, il saldo migratorio risulta negativo.

E’ pertanto ipotizzabile che nel territorio di Cologno Monzese, la diminuzione della popolazione residente al 31/12/2007 sia dovuta alla maggiore incidenza del saldo migratorio, rispetto al saldo naturale. Ulteriori informazioni sulla dinamica demografica sono ricavate dal tasso di natalità (rapporto tra il numero dei nati vivi e la popolazione, ogni mille abitanti, in un tempo dato), dal tasso di mortalità (rapporto tra il numero di decessi e la popolazione, ogni mille abitanti, in un tempo dato) e dalla differenza risultante dal loro confronto: il tasso di crescita naturale.

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39

Tasso di natalità

Tasso di mortalità

Tasso di crescita naturale

Sesto San Giovanni 9,46‰ 9,49‰ - 0,03‰

Cologno Monzese 9,37‰ 7,41‰ 1,96‰

Ambito 9,43‰ 8,72‰ 0,71‰

Provincia di Milano 9,94‰ 8,49‰ 1,45‰

Lombardia 10,04‰ 8,91‰ 1,13‰

Italia 9,50‰ 9,62‰ - 0,12‰

Tabella 3 - Tasso di natalità, mortalità e di crescita naturale relativo anno 2007 - Fonte: ISTAT

Il tasso di natalità registrato nell’Ambito è di poco inferiore a quello della provincia di Milano, della Lombardia e del territorio nazionale; a Cologno Monzese e a Sesto San Giovanni nascono in media 9 bambini ogni mille abitanti. Il tasso di mortalità di Ambito è di poco superiore rispetto a quello regionale, mentre è di poco inferiore a quello provinciale e nazionale. Il dato risulta disomogeneo nei due Comuni: a Cologno Monzese il tasso di mortalità è decisamente inferiore; a Sesto San Giovanni invece supera i valori provinciali, regionali e si avvicina a quelli nazionali. Questo dato può essere parzialmente spiegato con la maggiore presenza di persone anziane sul territorio di Sesto San Giovanni, anche se è utile ricordare che il tasso di mortalità è la risultante di molteplici fattori sanitari, economici e ambientali. Ulteriori informazioni sul quadro sociodemografico territoriale possono essere desunte dalla composizione anagrafica della popolazione, pertanto, si approfondirà di seguito lo studio di variabili e categorie quali età, sesso, nazionalità, stato civile. Il grafico 6 rappresenta la distribuzione della popolazione dell’Ambito per genere e fasce d’età.

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

0-4

5-9

10-1

4

15-1

9

20-2

4

25-2

9

30-3

4

35-3

9

40-4

4

45-4

9

50-5

4

55-5

9

60-6

4

65-6

9

70-7

4

75-7

9

80-8

4

85-8

9

90-9

4

95-9

9

100 e

+

Maschi Femmine

Grafico 6 - Popolazione residente nel territorio di Ambito per fasce d’età al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

40

Le fasce d’età più consistenti sono quelle comprese tra i 30 e i 44 anni. Il grafico evidenzia che il genere maschile è numericamente prevalente fino ai 44 anni, mentre la componente femminile è significativamente più numerosa a partire dai 65 anni di età. La popolazione compresa tra 0 e 24 anni residente nell’Ambito al 31/12/2007 è pari a 27350 (21,29% del totale), di cui 14070 maschi (51,44%) e 13280 femmine (48,56%).

Sesto San Giovanni Cologno Monzese

M F Totale % M F Totale %

0 – 4 1918 1791 3709 22,63 1070 1035 2105 19,20

5 – 9 1699 1638 3337 20,36 1041 1029 2070 18,88

10 – 14 1532 1425 2957 18,04 1076 996 2072 18,90

15 – 19 1615 1471 3086 18,83 1177 1114 2291 20,90

20 - 24 1690 1609 3299 20,13 1252 1172 2424 22,11

Totale 8454 7934 16388 100 5616 5346 10962 100

Tabella 5 – Popolazione 0-24 anni residente a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Dal 2005 al 2007, la popolazione 0-24 anni è diminuita in termini assoluti, passando da 27686 a 27350, con una variazione negativa dell’1,21%. In termini relativi, al contrario, si registra un lieve incremento dello 0,21%. Più precisamente, la popolazione dei giovani a Sesto San Giovanni ha segnato un decremento dell’1,31%, passando da un totale di 16606 giovani nel 2005 a 16388 alla fine del 2007. In termini relativi, si assiste invece ad un incremento, passando dal 19,87% nel 2005 al 20,26% sul totale della popolazione. La popolazione giovanile è così distribuita: la fascia d’età 0-4 è quella maggiormente rappresentata con il 22,63%, seguono le fasce 5-9 con il 20,36% e la 20-24 con il 20,13% e infine le fasce 15-19 e 10-14 rispettivamente con il 18,83% e con il 18,04%. A Cologno Monzese la fascia relativa alla popolazione giovanile misura un decremento sia in termini assoluti che relativi. Infatti, si è passati da un totale di 11080 (23,20%) giovani nel 2005 a 10962 (23,04%) nel 2007. I giovani sono così distribuiti: le fasce d’età 20-24 e 15-19 sono quelle maggiormente significative, rispettivamente con il 22,11% e il 20,90%, segue la fascia 0-4 con il 19,20%, la fascia 10-14 con il 18,90% e infine quella 5-9 con il 18,88%. Nel territorio di Ambito al 31/12/2007, la popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni è di 73669 (57,34% del totale), di cui 37027 maschi (50,26%) e 36642 femmine (49,74%). Dal 2005 al 2007, la popolazione adulta è diminuita in termini assoluti del 4,12%. Questo decremento, da 76835 a 73669 residenti, ha determinato anche una riduzione di questa fascia di popolazione rispetto alle altre: si è infatti passati dal 58,51% al 57,35% della popolazione totale.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

41

Sesto San Giovanni Cologno Monzese

M F Totale % M F Totale %

25 – 29 2356 2204 4560 9,90 1535 1516 3051 11,05

30 - 34 3477 2972 6449 14,00 1948 1698 3646 13,21

35 - 39 3685 3342 7027 15,25 1988 1878 3866 14,01

40 – 44 3582 3382 6964 15,12 2043 1963 4006 14,51

45 – 49 2793 2901 5694 12,36 1662 1696 3358 12,17

50 – 54 2457 2503 4960 10,77 1466 1670 3136 11,36

55 – 59 2404 2732 5136 11,15 1633 1801 3434 12,44

60 – 64 2456 2821 5277 11,46 1542 1563 3105 11,25

Totale 23210 22857 46067 100 13817 13785 27602 100

Tabella 6 – Popolazione 25-64 anni residente a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Analizzando il dato per singolo Comune si osserva che la popolazione adulta a Sesto San Giovanni è diminuita del 5,43% ed è distribuita, in ordine di significatività, secondo le seguenti fasce d’età: 35-39 anni con il 15,25% e quella 40-44 con il 15,12%. A Cologno Monzese si è verificato un incremento pari all’1,88% e le fasce d’età maggiormente significative sono le medesime di quelle di Sesto San Giovanni, rappresentate dal 14,51% per la fascia d’età 40-44 e dal 14,01% per la fascia d’età 35-39 anni. Al 31/12/2007 nell’Ambito risiedono 27440 anziani (21,36% del totale) di cui 11382 maschi e 16058 femmine, pari al 41,48% e al 58,52%. La popolazione anziana è cresciuta in tutte le fasce d’età aumentando complessivamente del 2,43% rispetto al 2005, quando gli anziani erano 26788 (20,40%).

Sesto San Giovanni Cologno Monzese

M F Totale % M F Totale %

65 - 69 2506 3150 5656 30,69 1386 1510 2896 32,22

70 - 74 2057 2581 4638 25,16 1118 1300 2418 26,91

75 – 79 1579 2182 3761 20,41 755 1012 1767 19,66

80 - 84 896 1589 2485 13,48 388 712 1100 12,24

85 - 89 366 903 1269 6,89 145 379 524 5,83

90 – 94 100 354 454 2,46 41 192 233 2,59

95 – 99 27 115 142 0,77 13 52 65 0,50

100 e oltre 4 22 26 0,14 1 5 6 0,04

Totale 7535 10896 18431 100 3847 5160 9007 100

Tabella 7 – Popolazione anziana residente a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Analizzando il dato per singolo Comune, si osserva che dal 2005 al 2007 la popolazione anziana a Sesto San Giovanni ha fatto registrare un lieve incremento dell’1,07% e a Cologno Monzese del 5,32%. Verificando la distribuzione per fasce d’età a Sesto San Giovanni si osserva che le prime tre sono quelle maggiormente rappresentate; in particolare la fascia 65–69 con il 30,69%, seguita dalla fascia 70–74 (25,16%) e infine la fascia 75–79 con il 20,41%. Anche a Cologno

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

42

Monzese le prime tre fasce d’età sono quelle maggiormente rappresentate.

44,3

1%

44,3

5%

41,9

8%

36,0

6%

15,3

8%

19,0

1%

22,0

3%

28,8

4%

55,6

9%

55,6

5%

58,0

2%

63,9

4%

71,1

6%

77,9

7%

80,9

9%

84,6

2%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

65-6

9

70-7

4

75-7

9

80-8

4

85-8

9

90-9

4

95-9

9

100 e

oltre

Maschi Femmine

Grafico 12 - Popolazione anziana suddivisa per fasce d’età e genere residente a Sesto San Giovanni al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Il grafico 12 rappresenta la popolazione anziana suddivisa per fasce d’età e genere in cui è evidente la prevalenza della componente femminile su quella maschile, in particolar modo a partire dai 75 anni.

47,8

6%

46,2

4%

42,7

3%

35,2

7%

64,7

3%

72,3

3%

27,6

7%

17,6

0%

20,0

0%

16,6

7%

52,1

4%

53,7

6%

57,2

7%

82,4

0%

80,0

0%

83,3

3%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

65-6

9

70-7

4

75-7

9

80-8

4

85-8

9

90-9

4

95-9

9

100 e

oltre

Maschi Femmine

Grafico 13 - Popolazione anziana suddivisa per fasce d’età e genere residente a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

43

Il grafico 13 rappresenta la popolazione anziana suddivisa per fasce d’età e genere in cui, anche in questo caso, il divario tra maschi e femmine aumenta in maniera significativa a partire dai 75 anni, mentre per le fasce comprese tra i 65 e i 74 anni lo scarto risulta inferiore al 10%. I dati fin qui analizzati, permettono di calcolare due indici demografici importanti per l’analisi sociodemografica:

� l’indice di vecchiaia, il rapporto tra la popolazione anziana (oltre i 64 anni) e i giovanissimi (0-14);

� l’indice di dipendenza, il rapporto tra la popolazione attiva (15-64 anni) e la popolazione non attiva (<15 + >64).

L’indice di vecchiaia rappresenta un indicatore dinamico che stima il grado di invecchiamento di una popolazione: valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi. E’ considerato un indicatore “grossolano”, poiché nell’invecchiamento della popolazione si ha generalmente un aumento del numero di anziani e contemporaneamente una diminuzione del numero di soggetti più giovani, cosicché il numeratore e il denominatore variano in senso opposto, esaltandone l’effetto.

Indice di vecchiaia Sesto San Giovanni 183,58 Cologno Monzese 143,83

Ambito 168,69 Provincia di Milano 150,22

Lombardia 143,10

Italia 141,70 Tabella 8 – Indice di vecchiaia comunali, di Ambito, provinciali, regionali e nazionali, anno 2007 – Fonte: ISTAT

Come osservabile dalla tabella 8 l’indice di vecchiaia dell’Ambito risulta più elevato di quello provinciale, regionale e nazionale. Questo dato appare influenzato dall’indice di vecchiaia specifico per Sesto San Giovanni, che risulta significativamente più alto rispetto agli altri. L’indice di dipendenza rappresenta un indicatore di rilevanza economica e sociale. Esso si esprime attraverso il rapporto tra la popolazione che a causa dell’età risulta dipendente per il proprio sostentamento (minori e anziani) e la popolazione attiva. E’ un indice che risente della struttura economica della popolazione: ad esempio, in società con un’importante componente agricola i soggetti molto giovani o anziani non possono essere considerati economicamente o socialmente dipendenti dagli adulti; al contrario, nelle società più industrializzate, una parte degli individui considerati nell’indice al denominatore sono in realtà dipendenti in quanto studenti o disoccupati.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

44

Indice di dipendenza

Sesto San Giovanni 54,21

Cologno Monzese 47,21 Ambito 51,54

Provincia di Milano 51,24

Lombardia 50,91 Italia 51,68

Tabella 9 - Indice di vecchiaia comunali, di Ambito, provinciali, regionali e nazionali, anno 2007– Fonte: ISTAT

L’indice di dipendenza di Ambito risulta lievemente inferiore rispetto a quello nazionale, mentre è superiore a quello provinciale e regionale. Anche in questo caso, l’indice di Sesto San Giovanni risulta superiore a tutti gli indici riportati in tabella. Questo dato testimonia il contemporaneo incremento della popolazione non attiva e il decremento di quella attiva causata dai fenomeni dell’abbandono della città e dal mutato contesto economico-produttivo. La popolazione residente a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese, suddivisa per stato civile, è rappresentata dal grafico 15.

Cologno Monzese

51,66% 39,40%

7,10%1,84%

coniugati celibi/nubili

vedovi divorziati

Grafico 15 – Suddivisone per stato civile della popolazione residente a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

A Sesto San Giovanni i coniugati e i celibi/nubili rappresentano le quote più consistenti, rispettivamente il 49,25% (39821) e il 40,25% (32549). Seguono infine i vedovi con l’8,14% (6583) e i divorziati con il 2,36% (1910). A Cologno Monzese si evidenzia una distribuzione simile, con una maggiore percentuale dei coniugati pari al 51,66% (24574) e dei celibi-nubili con il 39,40% (18746). Risultano conseguentemente meno significative le quote relative ai vedovi con il 7,10% (3379) e ai divorziati con l’1,84% (874). Si focalizza di seguito l’attenzione sui nuclei familiari per meglio rappresentarne le differenti tipologie presenti sul territorio di Ambito.

Sesto San Giovanni

49,25%

40,25%

8,14%2,36%

coniugati celibi/nubili

vedovi divorziati

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

45

Sesto San Giovanni Cologno Monzese Ambito

Componenti Famiglie % su totale

Famiglie % su totale

Famiglie % su totale

1 13626 36,56 5239 27,20 18865 33,34

2 11104 29,79 5879 30,05 16983 29,88

3 6987 18,75 4271 21,83 11258 19,81

4 4346 11,66 3172 16,21 7518 13,23

5 926 2,48 678 3,47 1604 2,82

6 195 0,52 160 0,82 355 0,62

6 e + 85 0,23 84 0,43 169 0,30

Totale 37269 100 19483 100 56752 100

Tabella 10 – Suddivisione dei nuclei familiari per numero di componenti a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale.

I nuclei familiari numericamente più significativi presenti a Sesto San Giovanni sono quelli composti da un solo componente con una percentuale pari al 36,56%, seguono i nuclei composti da due persone con il 29,79% e infine i nuclei con tre persone con il 18,75%. A Cologno Monzese risultano più numerosi i nuclei composti da due componenti (30,05%), seguono quelli composti da un solo componente (27,20%) e infine i nuclei composti da tre persone (21,83%). Attraverso i grafici 20 e 21, si approfondisce il dato per comprendere quali siano le fasce d’età maggiormente rappresentative, relativamente ai nuclei composti da una sola persona.

2831

2119

1495

1972 2416

1745

312

11

1177

42

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

< 2

0

20 - 2

9

30 - 3

9

40 - 4

9

50 - 5

9

60 - 6

9

70 - 7

9

80 - 8

9

90 - 9

9

100 e

oltre

Grafico 20 – Famiglie composte da una sola persona suddivise per fasce d’età a Sesto San Giovanni al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

A Sesto San Giovanni i nuclei composti da una sola persona sono 13626 e le due fasce d’età più numerose sono, rispettivamente, la 30-39, pari al 20,04% e la 70-79, pari al 17,10% che sommate tra loro raggiungono il 37,14% del totale delle famiglie composte da un sola persona.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

46

6

358

4

156

803

1051

645

545

739

932

0

200

400

600

800

1000

1200

< 2

0

20 - 2

9

30 - 3

9

40 - 4

9

50 - 5

9

60 - 6

9

70 - 7

9

80 - 8

9

90 - 9

9

100 e

oltre

Grafico 21 – Famiglie composte da una sola persona suddivise per fasce d’età a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

A Cologno Monzese i nuclei familiari composti da un solo componente sono 5341 e le due fasce d’età maggiormente consistenti sono le medesime presenti a Sesto San Giovanni seppur con percentuali differenti: la fascia d’età 30-39 anni è pari al 17,45%, quella 70-79 anni è pari al 19,68%. A livello di Ambito, la percentuale relativa ai nuclei composti da una sola persona, rispetto al totale delle famiglie, è del 33,34%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

47

3.2 La popolazione straniera residente

La popolazione straniera residente a Sesto San Giovanni al 31 dicembre 2007 è di 9230 unità e rappresenta l'11,41% della popolazione totale con un incremento, rispetto al 2002, pari al 106,63%.

4467 4928

7011

7949

85879230

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Grafico 22 – Presenza dei cittadini stranieri residenti sul territorio di Sesto San Giovanni dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

A Cologno Monzese, la popolazione straniera residente al 31 dicembre 2007 è di 5555 unità e rappresenta l'11,68% della popolazione totale con un incremento, rispetto al 2002, del 116,63%.

5555

4910

44034112

3375

2567

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Grafico 23 – Presenza dei cittadini stranieri residenti sul territorio di Cologno Monzese dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

48

Il territorio di Ambito, pertanto, si caratterizza per l’elevato numero di residenti stranieri (11,54%). Come si evince dal grafico 24, la presenza di cittadini immigrati nell’Ambito territoriale supera quella relativa alla provincia di Milano del 2,76%, quella della Lombardia del 3,11% e quella nazionale del 5,81%. Solo la città di Milano registra un dato più elevato, nel capoluogo lombardo gli stranieri residenti sono il 13,54% (+2% rispetto al dato di Ambito). Nell’area del Nord Milano l’Ambito di Sesto San Giovanni risulta quello con la maggiore presenza di cittadini stranieri residenti.

5,76%

8,46%

8,81%

13,54%

11,54%

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

Ambito Città diMilano

Prov. Milano Lombardia Italia

Grafico 24 – Confronto tra la presenza dei cittadini stranieri nell’Ambito e quella provinciale, regionale e nazionale al 31/12/2007 – Fonte: ISTAT

I grafici che seguono indicano che al crescere della presenza dei cittadini stranieri si assiste, soprattutto a partire dal 2005, ad una progressiva diminuzione di residenti italiani che, nel quinquennio 2002-2007, a Sesto San Giovanni sono diminuiti del 6,91% e a Cologno Monzese del 7,77%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

49

71565724457560776885 76854 76404

923085877949701149284467

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Italiani Stranieri

Grafico 25 – Suddivisione dei cittadini residenti a Sesto San Giovanni in italiani e stranieri dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

42018428394335045556 44926 44253

555549104403411233752567

0

10000

20000

30000

40000

2002 2003 2004 2005 2006 2007

Italiani Stranieri

Grafico 26 – Suddivisione dei cittadini residenti a Cologno Monzese in italiani e stranieri dal 2002 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale Tramite i grafici 27 e 28, è possibile rappresentare la suddivisione della popolazione straniera per nazionalità al 31 dicembre 2007 (sono state considerate solo le nazionalità che raggiungono almeno l'1% del totale degli stranieri presenti su entrambi i territori comunali). Il grafico 27 rappresenta la suddivisione degli immigrati a Sesto San Giovanni: le tre nazionalità più presenti sul territorio sono quella egiziana (23,65%), rumena (9,35%) e peruviana (8,86%) che, sommate tra loro, raggiungono il 41,86% del totale degli stranieri. Nel 2005 (cfr. Piano di Zona 2006-08), la nazionalità più presente risultava sempre quella egiziana (24,93%) ma al secondo posto vi erano i

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

50

peruviani (8,60%) e subito dopo gli ecuadoregni (7,40%), mentre i rumeni raggiungevano il 6,70%.

Romania9,3%

Tunisia

1,2%

Brasile

1,2%

Sri Lanka2,7%

Senegal1,6%

Bulgaria1,1%

Rep. Dom.1,0%

Altri15,5%

Perù8,9%

Ecuador7,8%

Filippine

7,7%Ucraina2,8%

Marocco4,4%Albania

5,1%

Cina

6,1%

Egitto

23,6%

Grafico 27 – Suddivisione per nazionalità della popolazione straniera residente a Sesto San Giovanni al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale.

Il grafico 28 rappresenta la suddivisione dei cittadini immigrati a Cologno Monzese: le tre più presenti sul territorio sono quella peruviana (17,67%), rumena (11,80%) ed egiziana (11,57%) che, sommate tra loro, raggiungono il 41,04% del totale degli stranieri. Nel 2005 (cfr. Piano di Zona 2006-08), la nazionalità più presente risultava sempre quella peruviana (17,68%) ma al secondo posto vi erano gli egiziani (13,50%) e subito dopo gli albanesi (9,36%), mentre i rumeni si attestavano al 5,96%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

51

Ucraina1,8%

Tunisia1,8%

Bulgaria

2,4%

Senegal

1,1%

Altri15,1% Egitto

11,6%

Romania

11,8%

Albania

9,2%Cina

4,5%Marocco3,7%

Ecuador10,3%

Perù

17,7%

Siria

3,3%

Sri Lanka

2,9%

Filippine2,9%

Grafico 28 – Suddivisione percentuale per nazionalità della popolazione straniera

residente a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale Un dato che si ritiene importante rappresentare è la variazione delle nazionalità maggiormente presenti a Sesto San Giovanni e Cologno Monzese nel corso del triennio 2005-2007. A Sesto San Giovanni (grafico 29), la nazionalità che ha fatto registrare l'incremento più significativo è la rumena (58,63%), seguita da quella egiziana (40,75%) e da quella brasiliana (34,57%). Da notare la diminuzione nella presenza dei senegalesi, che calano dell'1,99%, rimanendo comunque tra le nazionalità più significative sul territorio comunale. L’incremento registrato dai rumeni si spiega con l’entrata della Romania – assieme alla Bulgaria - nell’Unione Europea a partire dal 1 gennaio 2007, evento che consente la libera circolazione di questi cittadini in tutti i Paesi della UE.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

52

-5%

5%

15%

25%

35%

45%

55%

65%

Egitto

Rom

ania

Perù

Ecuador

Filippin

e

Cin

a

Albania

Maro

cco

Ucra

ina

Sri L

anka

Senegal

Tunisia

Bra

sile

Bulgaria

Rep.

Dom

inicana

Grafico 29 - Variazioni percentuali nelle presenze delle nazionalità maggiormente rappresentative sul territorio di Sesto San Giovanni dal 2005 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

A Cologno Monzese (grafico 30), la nazionalità che ha registrato l'incremento più significativo è quella ucraina (+110,87%), seguita da quella rumena (72,30%) e da quella tunisina (42,86%). Da notare la diminuzione nella presenza dei cinesi (-0,95%). Il dato relativo ai bulgari non ha subito variazioni, caso unico tra le nazionalità presenti. A livello di Ambito, tra le prime tre nazionalità che registrano il maggiore incremento, solo i rumeni confermano una crescita in entrambi i Comuni. Si possono sottolineare invece alcune specificità territoriali: a Sesto San Giovanni, nel triennio di riferimento, spicca la crescita dei cittadini provenienti dal Brasile (ciò non avviene a Cologno Monzese), mentre a Cologno Monzese spicca la crescita dei tunisini, la quale rimane invece molto più contenuta nel Comune di Sesto San Giovanni (4,81%).

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

53

-5%

5%

15%

25%

35%

45%

55%

65%

75%

85%

95%

105%

115%

Perù

Rom

ania

Egitto

Ecuador

Albania

Cin

a

Maro

cco

Siria

Sri L

anka

Filippin

e

Bulgaria

Tunisia

Ucra

ina

Senegal

Grafico 30 - Variazioni percentuali nelle presenze delle nazionalità maggiormente rappresentative sul territorio di Cologno Monzese dal 2005 al 2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Anche per quanto riguarda l’analisi sulla composizione di genere, si considerano le nazionalità che raggiungono almeno l’1% del totale degli stranieri presenti. I grafici 31 e 32 permettono di rappresentare nel dettaglio tale composizione.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Egitto

Rom

ania

Perù

Ecuador

Filippin

e

Cin

a

Albania

Maro

cco

Ucra

ina

Sri L

anka

Senegal

Tunisia

Bra

sile

Bulgaria

Rep. Dom

.

Maschi Femmine

Grafico 31 - Suddivisione per genere delle nazionalità maggiormente presenti a Sesto

San Giovanni al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

54

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Perù

Rom

ania

Egitto

Ecuador

Albania

Cina

Maro

cco

Siria

Sri L

anka

Filippine

Bulgaria

Tunisia

Ucra

ina

Senegal

Maschi Femmine

Grafico 32 - Suddivisione per genere delle nazionalità maggiormente presenti a

Cologno Monzese al 31/12/2007– Fonte: Anagrafe Comunale

Si constata una decisa diversificazione nella composizione di genere in base alla provenienza geoetnica dei cittadini stranieri. Infatti, è possibile osservare che a Sesto San Giovanni e a Cologno Monzese, la presenza di cittadini di genere maschile provenienti dall'Egitto e dal Senegal risulta largamente superiore a quella della componente femminile, in proporzione di circa 80 a 20. Questo dato risulta opposto rispetto ai residenti di nazionalità ucraina, raggruppamento nel quale la componente femminile risulta decisamente maggioritaria. Si deve sottolineare che le nazionalità rappresentate nei due grafici raccolgono, a Sesto San Giovanni, l'84,54% del totale dei cittadini stranieri presenti sul territorio comunale e a Cologno Monzese l'84,82%. In tabella 11 si riportano i dati relativamente a Sesto San Giovanni, a Cologno Monzese e all’Ambito territoriale: si evidenzia una maggiore presenza di stranieri di sesso maschile, sia a livello del singolo Comune – soprattutto a Sesto San Giovanni - che di Ambito, dove gli uomini raggiungono il 53,97% del totale. Vi è da notare, comunque, che nel corso del periodo di riferimento, la componente femminile risulta in aumento: infatti, nel 2005, a Sesto San Giovanni le donne erano il 42,90% e a Cologno Monzese il 46,89%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

55

Totale Maschi Femmine % Maschi % Femmine

Sesto San Giovanni

9230 5090 4140 55,15 44,85

Cologno Monzese

5555 2889 2666 52,01 47,99

Ambito 14785 7979 6806 53,97 46,42

Tabella 11 – Cittadini stranieri suddivisi per genere sui territori di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e di Ambito al 31/12/2007 - Fonte: Anagrafe Comunale

I dati riferiti alla distribuzione per genere possono essere ulteriormente riassunti raggruppando il campione in esame per aree geoetniche di provenienza, come riportato in tabella 12: i cittadini provenienti dal continente africano risultano in gran parte uomini, mentre quelli provenienti dall’America Latina appartengono in maggioranza al genere femminile.

Maschi Femmine Totale % Maschi % Femmine

Unione Europea 927 917 1844 50,58 49,42

Africa 2810 1043 3853 71,26 28,74

America Latina 1423 1870 3293 43,33 56,66

Asia 1040 1057 2097 50,05 49,95

Altra Europa 672 665 1337 50,52 49,47

Medio Oriente1 119 63 182 65,38 34,62

Tabella 12 – Suddivisione per macroaree geoetniche delle nazionalità maggiormente

presenti sul territorio di Ambito al 31/12/2007 – Fonte: Anagrafe Comunale

Dopo avere analizzato le dimensioni del fenomeno migratorio che interessa il territorio di Ambito, indagando nazionalità di provenienza e composizione di genere, si procede con l’esaminare la distribuzione per fasce d’età dei cittadini stranieri. Sia a Sesto San Giovanni (grafico 33) che a Cologno Monzese (grafico 34), le fasce d'età più consistenti numericamente sono la 30-34 e la 35-39 anni. A Sesto San Giovanni le due fasce d'età considerate raggiungono insieme il 31,03% del totale dei cittadini immigrati: la fascia d'età 30-34 raggiunge il 16,57%, mentre la fascia d'età 35-39 raggiunge il 14,46%. A Cologno Monzese le due fasce d'età raggiungono insieme il 29,83%: la fascia d'età 30-34 raggiunge il 15,41%, mentre la fascia d'età 35-39 si attesta al 14,42%. I cittadini stranieri con età uguale o superiore agli 80 anni sono stati accorpati in un’unica fascia , per via della scarsa consistenza numerica della loro presenza.

1 La macroarea “Medio Oriente” è composta solo da cittadini di nazionalità siriana e solamente residenti a Cologno Monzese, visto che a Sesto San Giovanni essa non raggiunge almeno l’1% sul totale delle presenze.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

56

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

0-4

5-9

10-1

4

15-1

9

20-2

4

25-2

9

30-3

4

35-3

9

40-4

4

45-4

9

50-5

4

55-5

9

60-6

4

65-5

9

70-7

4

75-7

9

80 e

+

Grafico 33 - Consistenza percentuale delle diverse fasce d'età dei cittadini stranieri residenti a Sesto San Giovanni al 31/12/2007 – Fonte: ISTAT

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

0-4

5-9

10-1

4

15-1

9

20-2

4

25-2

9

30-3

4

35-3

9

40-4

4

45-4

9

50-5

4

55-5

9

60-6

4

65-5

9

70-7

4

75-7

9

80 e

+

Grafico 34 - Consistenza percentuale delle diverse fasce d'età dei cittadini stranieri residenti a Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: ISTAT

A livello di Ambito, più della metà degli stranieri residenti (61%) ha un’età che non supera i 34 anni e la fascia d’età 0-14 raggiunge il 21%, di cui più del 9% rappresentato dalla fascia d’età 0-4 anni. Questi dati confermano l’idea di una popolazione straniera residente molto giovane rispetto a quella italiana, tanto che il 93% non raggiunge i 50 anni.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

57

CAPITOLO IV

I DATI DEI SERVIZI

4.1 Gli accessi al Segretariato Sociale

Il Segretariato Sociale è una funzione pubblica dei Servizi Sociali che offre informazioni, orienta la domanda di servizi e prestazioni, legge il bisogno e lo indirizza verso la risposta ritenuta più pertinente; la stessa Legge 328/00 all’articolo 22 lo indica tra le prestazioni di livello essenziale che ogni Ambito distrettuale deve garantire. Il Segretariato Sociale rappresenta pertanto la più importante porta di accesso della cittadinanza al sistema dei servizi; per questa ragione l’analisi dei dati relativi agli accessi costituisce il principale osservatorio sui bisogni e sulla domanda di sostegno e intervento sociale espressa dalla popolazione. I dati di accesso, rappresentati in tabella 1, indicano un incremento del 20,42% a Sesto San Giovanni dal 2006 ad oggi, mentre a Cologno Monzese gli accessi sono rimasti sostanzialmente invariati. Anno 2006 2007 2008 Sesto San Giovanni 656 752 790 Cologno Monzese 792 675 782

Tabella 1 - Accessi al Segretariato Sociale di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese (2006-2008) - Fonte: Servizi Sociali

Le richieste prevalenti che i cittadini rivolgono al Segretariato Sociale dei due Comuni sono:

� contributi economici ed esenzioni (il 30% circa della domanda complessiva);

� attivazione di servizi comunali a risposta individuale (17% circa);

� sostegno per la risoluzione di difficoltà varie legate al lavoro e alla casa (17% circa);

� accompagnamento alla soluzione di problematiche relazionali e/o familiari (13% circa).

Gli stranieri che accedono al Segretariato Sociale nel 2008 sono complessivamente il 23,59% del totale (25,44% a Sesto San Giovanni; 21,74% a Cologno Monzese) e si concentrano prevalentemente nell’area minori e famiglia.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

58

4.2 I dati dei Servizi Sociali

I Servizi Sociali - Area Minori e Famiglie - dei due Comuni hanno in carico, al 31/12/2008 1071 minori, rispettivamente in 699 a Sesto San Giovanni e 372 a Cologno Monzese.

Anno 2006 Anno 2007 Anno 2008 Sesto Cologno Sesto Cologno Sesto Cologno

Minori in carico 497 435 518 333 699 372 Minori presi in carico nell’anno corrente

68 84 145 59 198 82

Tabella 2 – Minori in carico negli anni 2006, 2007, 2008 - Fonte: Servizi Sociali

Come osservabile dalla tabella, il numero di minori in carico è aumentato del 40,6% a Sesto San Giovanni mentre a Cologno Monzese è diminuito del 14,5%. Appare interessante il dato di incidenza delle prese in carico dell'area minori che a Sesto è quasi triplicato, mentre a Cologno Monzese, nello stesso arco temporale è rimasto sostanzialmente invariato. Risulta inoltre significativa la presenza – in entrambi i Comuni – di minori stranieri in carico, a Sesto sono 271 (38,7%) e a Cologno 153 (41,1%). Il dato complessivo indica che a Sesto è in carico il 4,26% della popolazione compresa tra 0-24 anni, invece a Cologno il 3,39%. Il sistema di risposta ai bisogni dei minori e delle famiglie del territorio è leggibile anche attraverso:

� il rapporto tra i Servizi Sociali e l'Autorità Giudiziaria; � il dato relativo ai minori sottoposti a procedimento penale; � gli inserimenti in comunità.

Dal 2006 al 2008 le richieste di affidamento all'Ente dei minori da parte dell'Autorità Giudiziaria sono aumentate del 55% a Sesto San Giovanni, mentre nello stesso periodo a Cologno Monzese si assiste ad una diminuzione del 27%. Il ricorso all'inserimento in comunità dei minori è, nella maggior parte dei casi, determinato da un provvedimento dell'Autorità Giudiziaria. Come è possibile notare dai dati in grafico, negli ultimi tre anni il numero di inserimenti a Cologno è aumentato del 31,5% mentre Sesto San Giovanni è diminuito del 21,4%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

59

9892

77

19 21 25

0

20

40

60

80

100

2006 2007 2008

Sesto San Giovanni Cologno Monzese

Grafico 1 - Numero di inserimenti in comunità alloggio residenziale - Fonte: Servizi Sociali Aree Minori

Un elemento da considerare nell'analisi del dato sugli inserimenti in comunità residenziale riguarda il tempo di permanenza necessario presso queste strutture per il raggiungimento degli obiettivi della presa in carico: la durata dei ricoveri è spesso associata a condizioni di disagio tali da richiedere tempi lunghi, dato evidenziato dal basso numero di dimissioni. Il Servizio Sociale - Area minori e famiglia, ha tra le sue finalità la tutela delle relazioni familiari e si dota anche di strumenti alternativi alla residenzialità, soprattutto quando le condizioni della famiglia di origine del minore lo permettono. Tra gli interventi più significativi si possono citare gli affidi familiari, l'inserimento in strutture semiresidenziali e i servizi educativi domiciliari; queste soluzioni garantiscono al minore la continuità di relazione con il nucleo di origine. Dal 2006 al 2008 il ricorso a queste soluzioni nei progetti di presa in carico è aumentato su tutto il territorio dell'Ambito.

Sesto S. Giovanni Cologno Monzese Ambito 2006 2007 2008 2006 2007 2008 2006 2007 2008

Affido familiare1 18 19 23 11 12 10 23 31 33 Servizio educativo Domiciliare (ADM)

92 64 62 19 21 17 111 85 79

Servizi semiresidenziali 21 22 30 5 7 6 26 29 36 Tabella 3 – Affidi familiari, utenti del servizio ADM e minori inseriti nei servizi semiresidenziali, anni 2006, 2007, 2008 - Fonte: Servizi Sociali

L’Area Anziani dei Servizi Sociali svolge un ruolo centrale nel sostegno degli interventi di assistenza al domicilio delle persone con età maggiore di 65 anni. Il sistema di risposte al bisogno di assistenza al domicilio si articola in molteplici azioni e soluzioni che, combinate in base alle necessità, permettono di realizzare progetti di presa in carico e di sostegno anche del nucleo familiare.

1 Dato comprensivo delle differenti forme di affido: full time e part-time, intrafamiliare ed eterofamiliare.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

60

Nelle tabelle che seguono sono illustrati i dati relativi alle prestazioni di sostegno alla domiciliarità erogate nel periodo 2006-2008.

Sesto S. Giovanni Cologno Monzese 2006 2007 2008 2006 2007 2008

Servizio Assistenza Domiciliare2 96 99 89 101 86 96 Pasti caldi 119 126 122 41 44 49 Telesoccorso 82 107 127 51 52 51 Tabella 4 – Utenti SAD, Pasti caldi e Telesoccorso dal 2006 al 2008 - Fonte: Servizi Sociali

I dati in tabella devono essere letti considerando che ogni singolo utente può ricevere più prestazioni tra quelle elencate in base alla valutazione del bisogno effettuata dal Servizio Sociale. Sebbene i servizi nei Comuni prevedano le medesime prestazioni, l'accesso è regolato da criteri differenti; inoltre l’articolazione oraria e giornaliera è differente. Nel corso del triennio si rilevano alcune variazioni relative alle caratteristiche dell'utenza del SAD:

� aumenta il numero di utenti con età inferiore ai 65 anni; � più della metà dell'utenza ha un'età maggiore di 80 anni;

nonostante ciò la percentuale dei grandi anziani che usufruisce del servizio è complessivamente diminuita nel triennio di riferimento, effetto probabilmente generato dall'erogazione del Buono sociale e dal ricorso da parte delle famiglie a soluzioni autonome quali, ad esempio, le assistenti familiari;

� nel periodo 2006-2008 gli utenti del telesoccorso a Sesto aumentano del 35% mentre a Cologno il dato rimane sostanzialmente invariato.

Una voce importante nel sistema dei Servizi Sociali è rappresentata dal sostegno economico alla popolazione anziana, che si compone prevalentemente di interventi di sostegno diretto - Buono socio assistenziale, sussidi - o indiretto - esenzioni del ticket sui farmaci, riduzione delle imposte comunali (ad esempio la TARSU).

Sesto S. Giovanni Cologno Monzese 2006 2007 2008 2006 2007 2008

Buoni Socio Assistenziali 48 48 52 61 54 52 Sussidi 25 25 31 ND ND ND Tabella 5 –Utenti beneficiari dei contributi economici diretti - Fonte: Servizi Sociali

Nei casi in cui la permanenza al domicilio non permetta di garantire i livelli di assistenza adeguati dal punto di vista sociale e sanitario, è previsto il ricovero presso le Residenze Sanitario-Assistenziali (RSA) che nel periodo 2006-2008 hanno visto un aumento di ospiti, come riportato nella tabella seguente:

2 Meno del 5% dei ricoverati in strutture fuori dal territorio comunale ha un’età inferiore ai 65 anni.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

61

Sesto S. Giovanni Cologno Monzese

2006 2007 2008 2006 2007 2008 Ricoveri in RSA del territorio 142 128 156 10 10 10 Ricoveri in RSA extra territorio3 55 65 69 21 22 24

Tabella 6 – Ricoveri in RSA dal 2006 al 2008 - Fonte: Servizi Sociali

Il dato maggiormente osservabile è l'aumento complessivo del numero di ricoveri sia nelle RSA del territorio, sia in quelle fuori dal territorio comunale. Appare critico il dato di Cologno Monzese che, a fronte dell'aumento di ricoveri sul territorio extra comunale, trova una limitata disponibilità di posti convenzionati presso l’RSA gestita dalla fondazione Mantovani (10 su 140). Gli utenti inseriti nei Centri Diurni Integrati del territorio sono nel 2008, 10 a Sesto San Giovanni e 5 a Cologno Monzese. Il Servizio Sociale prevede una serie di opportunità promozionali a favore della popolazione anziana autosufficiente. A fianco dei Centri Anziani e delle attività culturali ricreative e motorie, si citano i soggiorni climatici per la terza età che vedono un elevato livello di adesione in entrambi i Comuni.

Sesto S. Giovanni Cologno Monzese 2006 2007 2008 2006 2007 2008

Soggiorni climatici per anziani 87 86 65 275 233 253 Tabella 7 – Anziani che partecipano ai soggiorni climatici - Fonte: Servizi Sociali

I soggiorni climatici a favore dei cittadini anziani sestesi sono a carico dell'Amministrazione Comunale e prevedono una quota di contributo da parte dell'utenza, mentre i soggiorni per i cittadini di Cologno sono a totale carico dei partecipanti. Sesto San Giovanni dispone inoltre di mini alloggi protetti per anziani autosufficienti che possono disporre di quest'opportunità per vedere garantito l'aggancio a reti sociali e relazionali significative. Dal 2006 al 2008 gli utenti dei mini alloggi protetti sono passati da 11 a 16. Le persone in grave stato di emarginazione vengono difficilmente intercettate dai Servizi e spesso coloro che si rivolgono vi arrivano tramite segnalazione; tra questi, molti soggetti presentano gravi carenze dal punto di vista degli strumenti per accedere alle opportunità presenti sul territorio. Dall’attività di Segretariato Sociale e dalle prese in carico del Servizio Sociale – Area Adulti - si riscontrano le seguenti categorie di utenza:

� persone sole, senza reddito, prive di un sostegno parentale o con una scarsa/nulla rete relazionale di supporto;

3 Da considerare che nel numero complessivo di utenza SAD e Pasti caldi il 10% dell’utenza ha un’età inferire ai 65 anni.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

62

� nuclei familiari multiproblematici (compresenza nel nucleo di patologie psichiatriche, altre condizioni sanitarie che determinano disabilità, problemi legali);

� utenti con diagnosi psichiatrica o in condizioni subcliniche o non diagnosticate;

� persone con problematiche legate alla mancanza di autonomia nella gestione personale quotidiana (conduzione della casa, cura dell’igiene personale) e condizioni economiche critiche;

� elevata presenza di persone con età superiore ai 50-55 anni per diverse ragioni espulse dal mercato del lavoro, spesso senza una qualifica professionale o con un profilo difficilmente collocabile sul mercato;

� ex detenuti o soggetti in uscita dai percorsi di detenzione carceraria con grave difficoltà a reinserirsi nel tessuto sociale, in particolare nel realizzare soluzioni abitative e di integrazione lavorativa;

� persone senza fissa dimora; � persone migranti, alcune delle quali non in possesso del

regolare permesso di soggiorno4; � donne sole (vedove o separate 50/60 anni) o che hanno

perduto il lavoro – magari in seguito alla maternità - e non riescono a tornare sul mercato;

� donne con problemi di maltrattamento in famiglia; � nuclei familiari con in carico disabili; � persone con invalidità civile conseguente a patologie

invalidanti (AIDS, dipendenze di vario genere). Gli adulti in carico ai Servizi Sociali dei due Comuni al termine del 2008 sono complessivamente 365, rispettivamente 228 a Sesto San Giovanni (- 28,9% rispetto al 2006) e 137 a Cologno Monzese (+ 53,9%). Gli strumenti di cui il Servizio Sociale si dota per rispondere ai bisogni della popolazione adulta sono i seguenti:

� erogazione di contributi economici diretti; � erogazione contributi economici indiretti; � interventi educativi e consulenziali; � percorsi di integrazione lavorativa; � gestione di interventi sociali per casi in collaborazione con i

servizi sanitari; � ricoveri presso strutture residenziali; � gestione dell’emergenza alloggi; � attività di accompagnamento ai servizi; � attività di supporto all'espletamento di procedure

burocratiche e amministrative (esempio: pratiche relative all'invalidità).

4 Le persone senza regolare permesso di soggiorno non beneficiano di interventi attivati con una presa in carico del Servizio Sociale.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

63

In questa analisi si sceglie di mettere in evidenza le informazioni relative agli interventi di sostegno economico e quelli orientati alla finalità di reinserimento e di riabilitazione sociale. I dati sui contributi erogati indicano che, nel 2008, il Comune di Sesto San Giovanni ha assegnato il 45% in più delle risorse rispetto al 2006, pur a fronte di una complessiva diminuzione del numero dei beneficiari.

Anno Contributi erogati Spesa complessiva in € 2006 154 205.524,00

2007 126 256.580,00 2008 129 298.070,00

Tabella 8 - Contributi economici diretti erogati nel triennio 2006-2008 - Fonte: Servizio Sociale Sesto San Giovanni

Nell'anno 2008 aumenta la percentuale di contributi erogati per la durata di 12 mesi, dato che indica una maggiore debolezza e fragilità dell'utenza in carico e una potenziale maggiore difficoltà ad accedere a percorsi di reinserimento e riabilitazione sociale. Come a Sesto San Giovanni, il Servizio Sociale di Cologno Monzese eroga nel 2008 contributi ai cittadini adulti in difficoltà con un incremento del 66,6% rispetto al 2006, ad un numero di utenti che rimane sostanzialmente invariato.

Anno Contributi erogati Spesa complessiva in € 2006 34 23.663,00 2007 45 45.670,00

2008 37 39.423,00 Tabella 9 - Contributi economici diretti erogati nel triennio 2006-2008 - Fonte: Servizio Sociale Cologno Monzese

Il Comune di Cologno Monzese ha erogato nel triennio contributi anche in forma di Buoni Socio Assistenziali: nel 2008 sono stati assegnati titoli sociali per un valore complessivo di € 43.144,00 + 12,3% rispetto al 2006 con un sostanziale mantenimento del numero di beneficiari dal 2006 al 2008. Di seguito si riportano i dati relativi al numero di utenti che hanno usufruito degli interventi di tipo educativo, finalizzati all’acquisizione di abilità e competenze per il reinserimento sociale e relazionale.

Sesto San Giovanni Cologno Monzese Anno Interventi educativi 2006 14 0 2007 12 6

Tabella 10 – Interventi educativi attivati nel triennio 2006-2008 - Fonte: Servizi Sociali

Il sistema dei servizi istituzionali a favore dei cittadini disabili dell'Ambito agisce con la finalità di:

� garantire assistenza alle persone disabili con livelli di autosufficienza compromessi;

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

64

� favorire e sostenere lo sviluppo di abilità e competenze funzionali all'adattamento e all'integrazione con la vita della comunità;

� offrire sostegno e supporto alle famiglie dei cittadini disabili, anche in un'ottica di sollievo dei carichi di cura.

Dal punto di vista organizzativo, se tutti i servizi sono accomunati dalla finalità della tutela delle persone fragili, possono essere distinti obiettivi assistenziali, terapeutici, riabilitativi e abilitativi, oltre che una differenziazione per fasce d'età elettive, a cui i singoli servizi sono dedicati. I servizi residenziali e semi residenziali sono prevalentemente orientati a perseguire obiettivi di tutela e di cura: sul territorio dell'Ambito sono presenti tre CDD comunali e un CDD del Privato Sociale accreditato.

CDD Ente gestore Posti

disponibili Magnolia Comune Sesto San Giovanni 30 Mimosa Comune Sesto San Giovanni 30 CDDCologno Comune Cologno Monzese 30 Centro anch’io Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione 10 Totale posti disponibili 100 Tabella 11 – CDD presenti sul territorio dell’Ambito

L’offerta residenziale sul territorio si completa con la Comunità Socio Sanitaria di Sesto San Giovanni, che ospita 8 utenti. I servizi residenziali e semiresidenziali sono integrati dalla presenza di interventi orientati allo sviluppo di competenze e abilità utili all'integrazione nella vita della comunità:

Tipologia di servizio Comune Utenti Assistenza domiciliare Disabili Sesto San Giovanni 10 Assistenza domiciliare Disabili Cologno 6 Servizio di Formazione all’Autonomia (SFA) Cologno 15 Laboratori per l’autonomia Sesto San Giovanni 5

Servizio SISL Ambito 148 Tabella 12 - Utenti in carico ai servizi riabilitativi e di integrazione sociale per i disabili nel 2008 - Fonte: Servizi Sociali

Gli interventi fin qui elencati sono coadiuvati da azioni di sostegno alle famiglie e ai loro componenti come i progetti di sollievo, i soggiorni climatici per le persone disabili, i contributi economici e l'inserimento in strutture residenziali extra territorio. Entrambi i Comuni, inoltre, svolgono un'attività di trasporto per le persone disabili e sono impegnati nell'azione di abbattimento delle barriere architettoniche che limitano l'accesso alle strutture urbane. Il bisogno di cura dei minori disabili e delle loro famiglie è raccolto dai Servizi Sociali comunali che collaborano con differenti strutture sanitarie pubbliche e del privato accreditato, in particolare con l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA).

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

65

Si ritiene degno di nota il quadro relativo alle condizioni cliniche dei minori disabili in carico per rappresentare la fascia di età 0-18 e la tipologia di menomazione delle persone con certificazioni di invalidità residenti nei Comuni del territorio. I minori in carico alla UONPIA registrati nel 2007 sono 236, di cui il 49,2 a Cologno e il 50,8% a Sesto. Risultano prevalenti le seguenti condizioni cliniche:

� ritardo mentale 22,4%; � sindromi e disturbi da alterato sviluppo psicologico 21,6%; � sindromi e disturbi comportamentali ed emozionali con esordio

abituale nell'infanzia nell'adolescenza 14,4%; � malattie del sistema nervoso 8,4%.

E’ significativo sottolineare come in tre dei raggruppamenti sopra citati il numero di diagnosi dei minori residenti a Cologno Monzese è più elevato, o pari, del numero dei minori sestesi. Questo dato discordante con la distribuzione dei residenti nei due Comuni potrebbe essere indicativo di differenti sistemi di accesso ai percorsi di diagnosi e cura della UONPIA del territorio. Un’informazione più complessiva, ma non esaustiva, sullo stato dei cittadini disabili che vivono sul territorio è osservabile dalla distribuzione delle menomazioni nelle persone con certificazione di invalidità. Essendo la menomazione una perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche che causano la condizione di disabilità, il dato risulta utile per comprendere, anche se indirettamente, il carico di assistenza necessario per l’adattamento e l’integrazione delle persone disabili. In base ai dati dell’anagrafe dinamica della disabilità, sul territorio dell’Ambito risiedono 2032 persone invalide (1,58% della popolazione totale), per il 53% residenti a Sesto San Giovanni e nel 47% dei casi cittadini di Cologno Monzese. Nella tabella che segue è riportata la distribuzione delle persone invalide in base alla tipologia di menomazione. Tipologia di Menomazione

Funzio

ni

inte

llett

ive

Funzio

ni

psic

hic

he

Lin

guaggio

Ore

cchio

Occhio

Vis

cera

li

Moto

ria

som

atica

Detu

rpanti

defo

rmanti

Generi

che

e a

ltro

Sesto San Giovanni

17,09 4,92 0,51 1,89 3,10 16,58 22,45 2,50 30,91

Cologno Monzese

13,46 4,25 0,23 3,33 2,41 19,90 25,54 1,49 29,34

Tabella 13 - Distribuzione percentuale delle tipologie di menomazioni nella popolazione con riconoscimento di invalidità - Fonte: Anagrafe Dinamica della Disabilità ASL MI 3.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

66

Risulta evidente come, accanto alla classificazione più rappresentata (menomazioni generalizzate), quelle individuate nella maggior parte del campione delle persone con invalidità nel 2007 sono le menomazioni della funzione motoria e struttura somatica e le menomazioni delle funzioni intellettive. E’ plausibile ritenere che questo dato sia influenzato, come nelle rilevazioni del Piano di Zona 2006-2008, dall’elevato numero delle persone anziane con riconoscimento di invalidità.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

67

4.3 La salute mentale nel territorio

I dati e le informazioni statistiche contenuti nelle pagine seguenti hanno l’obiettivo di offrire un quadro sulla salute mentale nel territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni attraverso l’elaborazioni delle informazioni in possesso dei servizi che afferiscono all’Unità Operativa di Psichiatria 39 di Sesto San Giovanni (UOP). L’elaborazione si è resa possibile grazie alle informazioni raccolte tramite il sistema informatico Psiche, strumento di monitoraggio di Regione Lombardia in dotazione ai Dipartimenti di Salute Mentale del Territorio finalizzato al monitoraggio e alla valutazione della loro attività. L’approccio alla lettura dei dati di seguito illustrati richiede la considerazione di tre elementi fondamentali:

1. I dati sono stati elaborati nell’anno 2008 e si riferiscono alle informazioni raccolte durante l’attività dell’UOP a tutto l’anno 2007, confrontate in alcuni casi con quelle dell’anno precedente.

2. Gli indici epidemiologici (i dati sulle diagnosi) si riferiscono alla prevalenza e all’incidenza trattate, ovvero alla casistica diagnosticata in seguito all’accesso alle strutture della UOP; ne consegue che il dato epidemiologico risulta essere un indicatore indiretto e filtrato sulle condizioni di salute mentale nel territorio, poiché non sono registrate le informazioni relative a:

� i cittadini che non si presentano ai servizi UOP; � condizioni non patologiche, ma ascrivibili alla categoria

del disagio psichico. Sulla base delle stime prodotte da studi epidemiologici nazionali e internazionali è ragionevole considerare che i dati di incidenza e prevalenza trattata, prodotti a livello territoriale, siano pertanto una sottostima della condizione reale.

3. Il campione di riferimento per il calcolo dei tassi di incidenza e prevalenza patologica è coincidente con il segmento di popolazione che parte dai 14 anni di età.

La prevalenza trattata per tipologia di diagnosi Il dato di prevalenza5 riassunto in tabella 1 indica come nella UOP il numero maggiore di casi osservati nel 2007 sia compreso nei raggruppamenti diagnostici della schizofrenia/sindromi deliranti, delle sindromi nevrotiche e delle sindromi affettive (rispettivamente il 27,2%, il 24,6% e il 23,1% del totale).

5 La prevalenza è il rapporto fra il numero di eventi sanitari rilevati in una popolazione in un definito momento (od in un breve arco temporale) e il numero degli individui della popolazione osservati nello stesso periodo.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

68

Numero utenti Tasso/10.000 abitanti Variazione % su

dato 2006

Diagnosi Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Disturbi psichici di natura organica

19 17 36 2,66 4,07 3,17 - - -

Disturbi da uso di sostanze psicoattive

19 7 26 2,66 1,68 3,17 - - -

Schizofrenia e sindromi deliranti

255 141 396 35,67 33,79 34,97 2,5 0,3 1,4

Sindromi affettive

173 164 337 24,20 39,31 29,76 15,8 0,3 8,05

Sindromi nevrotiche

156 203 359 21,82 48,65 31,70 25,3 3,4 14,35

Sindromi e disturbi del comportamento associati ad alterazioni fisiche e somatiche

5 4 9 0,70 0,96 0,79 - - -

Disturbi di personalità

133 85 218 18,60 20,37 19,25 13,2 15,2 14,20

Ritardo mentale 28 31 59 3,92 7,43 5,21 - - - Sindrome da alterato sviluppo psicologico

2 7 9 0,28 1,68 0,79 - - -

Sindromi e disturbi del comportamento con esordio nell’infanzia

3 3 6 0,42 0,72 0,52 - - -

Totale 793 662 1455 110,93 158,66 128,50 Tabella 1 - Prevalenza trattata per diagnosi: dati cittadini e di Ambito (2007) - Fonte: UOP Sesto San Giovanni

I dati di prevalenza trattata separata per i due Comuni del Distretto Sociosanitario evidenziano una netta differenza nella distribuzione di casi osservati per le categorie sopra elencate: se da una parte i cittadini di Sesto San Giovanni che accedono alle strutture UOP sono prevalentemente affetti da patologie classificabili come schizofrenia e sindromi deliranti (35,67 ogni 10000 abitanti), a Cologno Monzese il dato più consistente è rappresentato da coloro che hanno una diagnosi di sindrome nevrotica (48,67 ogni 10000 abitanti). Appare altresì degno di nota il dato sulla variazione percentuale rispetto al 2006, che indica come su tutto il territorio del Distretto si assista ad un aumento consistente di casi osservati di sindromi nevrotiche (+14,35%), di disturbi di personalità (+14,20%) e di sindromi affettive (+8,05%). I dati in tabella 1 evidenziando la differenza di prevalenza trattata raccolta dai due CPS di zona permettono di sottolineare come la

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

69

prevalenza colognese di casi di sindromi nevrotiche sia dovuta a differenze di tipo organizzativo nel sistema di offerta: se a Cologno Monzese i pazienti con le problematiche sopra citate vengono trattati presso Centro Psicosociale, a Sesto San Giovanni una consistente parte di questi ricevono gli interventi richiesti presso l’Ambulatorio ospedaliero dell’Ansia e della Depressione. Come sarà possibile osservare più avanti, i dati dell’attività dell’Ambulatorio dell’Ansia e della Depressione indicano che per il 93% circa dei pazienti che vi accedono sono residenti sul territorio di Sesto San Giovanni. A fronte delle differenze territoriali del sistema di unità di offerta, che condizionano i dati epidemiologici a disposizione, si ritengono in ogni caso degni di nota il dato complessivo di aumento dei casi in trattamento nel 2006 per patologia nevrotica su tutto il territorio, e la consistenza del numero di pazienti che sono in carico alle strutture previste per una sofferenza di tipo schizofrenico-delirante. Per le sue caratteristiche, questa ultima categoria rappresenta, dal punto di vista clinico, l’utenza che richiede il maggior numero di interventi e di intensità di cura e assistenza, oltre che tempi notevolmente più lunghi per il raggiungimento di risultati positivi anche parziali. L’incidenza trattata per tipologia di diagnosi I dati di incidenza6 trattata riportati in tabella 2 indicano come nel 2007 si sia registrato a livello di Ambito un incremento considerevole di nuove segnalazioni di pazienti sofferenti di schizofrenia/sindromi deliranti (+40,25%) e disturbi della personalità (+53,7%). L’incremento percentuale del 2007 non è tuttavia sostenuto dai dati assoluti riportati nella medesima tabella: è infatti osservabile come il numero più elevato di nuovi accessi sia costituito da soggetti con diagnosi di sindrome nevrotica (43,66% del totale) e di sindrome affettiva (21,12% del totale) che costituiscono il 64,78% del totale dei nuovi casi nel 2007. Numero

utenti Tasso/10.000

abitanti Variazione % su

dato 2006

Diagnosi Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Disturbi psichici di natura organica

7 4 11 0,98 0,96 0,97 - -

Disturbi dovuti all’uso di sostanze psicoattive

7 1 8 0,98 0,24 0,71 - -

Schizofrenia e sindromi deliranti

21 13 34 2,94 3,12 3,00 17,1 63,4 40,25

Sindromi affettive 34 41 75 4,76 9,83 6,62 17,8 2,8 10,3 Sindromi nevrotiche 63 92 155 8,81 22,05 13,69 50,6 14,0 32,3

6 L'incidenza è una misura di frequenza epidemiologica che misura quanti nuovi casi di un evento sanitario compaiono in un intervallo di tempo definito.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

70

Numero utenti

Tasso/10.000 abitanti

Variazione % su dato 2006

Diagnosi Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sesto

San

Gio

vanni

Colo

gno

Monzese

Am

bito

Sindromi e disturbi del comportamento associati ad alterazioni fisiche e somatiche

2 3 5 0,28 0,72 0,44 - - -

Disturbi di personalità 28 21 49 3,92 5,03 4,32 17,4 90,0 53,7 Ritardo mentale 7 6 13 0,98 1,44 1,14 - - -

Sindrome da alterato sviluppo psicologico

0 3 3 0,00 0,72 0,26 - - -

Sindromi e disturbi del comportamento con esordio nell’infanzia

1 1 2 0,14 0,24 0,17 - - -

Totale 170 185 355 23,79 44,35 31,32 Tabella 2 - Incidenza trattata per diagnosi: dati cittadini e di Ambito (2007) - Fonte: UOP Sesto San Giovanni

Se da una parte il dato di incremento percentuale nel 2007 delle diagnosi di schizofrenia/sindromi deliranti e di disturbi di personalità indica in prospettiva un consistente carico terapeutico-riabilitativo consistente per i servizi sanitari e sociali, dall’altra si registra la quantità significativa di accessi per i cittadini che soffrono di disturbi d’ansia dovuto principalmente ai seguenti fattori:

� precocizzazione del disagio legato a questi disturbi, che interessano una fascia sempre più giovane di popolazione;

� incremento delle segnalazioni ai servizi UOP da parte dei Medici di Medicina Generale.

Appare importante segnalare come negli ultimi 10 anni sono raddoppiate le segnalazioni di cittadini stranieri residenti sul territorio dei quali solo il 15% ha aderito ai percorsi di cura, anche in situazioni di elevata gravità. Gli accessi al Centro Psicosociale Il dato sull’incidenza trattata nel 2007 dai servizi UOP fin qui considerato può essere ulteriormente integrato con quelli contenuti nel grafico 1, che riporta il numero di utenti al primo contatto con il CPS, registrati dal 1997 al 2007: salvo che per un breve periodo, il CPS di Cologno Monzese dal 2003 ha sempre registrato una maggiore incidenza di primi contatti rispetto al servizio di Sesto San Giovanni. Il dato che, tuttavia, appare di maggiore interesse, è l’incremento generale del numero dei cittadini che si rivolgono ai servizi dell’Unità Operativa di Psichiatria; infatti, rispetto al 2006, il numero dei primi contatti su tutto il territorio è aumentato del 27%, dato mai verificatosi prima d’ora negli ultimi 10 anni.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

71

La richiesta di salute del territorio ai servizi della sanità pubblica, deducibile dal dato sulle prime visite, è da considerare in crescit, probabilmente anche per l’effetto della situazione di crisi economica che porta a richiedere molta più attenzione al pubblico rispetto all’offerta privata territoriale.

241232

198190

202

157

180 177166

154

216

169

141151

195 193180 180

211223

208

242

410

373

349

385395

337

360

388 389

362

458

130

180

230

280

330

380

430

480

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Sesto S.G. Cologno M. Ambito

Grafico 1 – Prime visite al Centro Psicosociale dal 1997 al 2007. Fonte: UOP Sesto San Giovanni

Nel grafico che segue sono riassunte le informazioni in merito al numero di utenti contattati dai CPS di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese almeno una volta nel corso del 2007. I pazienti contattati sono suddivisi per diagnosi.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

72

2,4% 1,8%

26,6%

23,2%

25,4%

0,7%

15,0%

3,9%

0,6%

0,4%

N organica

Uso sostanze

Schizofrenia/S.delirante

S Affetive

S Nevrotiche

Alt.nifisiche/somatiche

Dist personalità

Rit mentale

S alt.to svilpsicologico

S e dist. conesordio infanzia

Grafico 2 - Pazienti contattati nell'anno 2007 per classificazione diagnostica. Fonte: UOP Sesto San Giovanni

Sul totale dei 1536 utenti che nel 2007 hanno contattato il Centro Psicosociale, poco più del 75% è stato accolto per problematiche legate a schizofrenia e sindromi deliranti, sindromi nevrotiche e sindromi affettive. Il CPS di Sesto ha contattato almeno in un’occasione 841 persone, la maggior parte delle quali affette da schizofrenia/sindrome delirante (31,39%), seguite da un numero consistente di cittadini che sono entrati in relazione con la struttura per problemi collegati a sindromi affettive e disturbi di personalità. Risalta anche in questo caso la differenza con i contatti avuti con la popolazione da parte del CPS di Cologno Monzese: se da una parte i 695 contatti complessivi marcano una differenza con Sesto San Giovanni compatibile con il dato generale di popolazione, dall’altra è evidente come l’assetto territoriale, che non prevede un Ambulatorio dell’Ansia e della Depressione a Cologno Monzese, determini un maggiore accesso al CPS di cittadini che soffrono di sindromi nevrotiche (30,94%) e sindromi affettive (25,18%). Pertanto anche il numero assoluto di contatti con il CPS di Cologno Monzese nel 2007 conferma i dati e le ipotesi illustrate nei paragrafi relativi a incidenza e prevalenza trattata. Gli accessi al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) Il reparto SPDC rappresenta il luogo contenitivo della crisi per una prima risposta all’acuzie; in questo senso ha un ruolo centrale nella valutazione clinico-diagnostica, nell’impostazione delle terapie farmacologiche e nello sviluppo di condizioni favorevoli alla presa in carico da parte delle strutture territoriali. Inoltre, in accordo con i programmi di cura del DSM e delle strutture territoriali, il ruolo dell’SPDC è rilevante per il recupero funzionale

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

73

cognitivo dell’utente ricoverato, per l’attenzione agli aspetti riabilitativi e di reintegrazione sociale e per l’informazione agli utenti e ai familiari. In tabella 3 è riportato il numero degli utenti che nel 2007 hanno avuto accesso al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, il tasso di incidenza sul campione degli utenti dei servizi UOP e la percentuale di variazione rispetto al 2006.

numero utenti

tasso su 10.000 abitanti

variazione dal 2006

Utenza del CPS Sesto S.G. 130 18,18 1,6%

Utenza del CPS Cologno M. 60 14,38 25,0%

Ambito di Sesto San Giovanni 190 16,78 8,6% Tabella 3 - Accesso al reparto SPDC nel 2007 e variazione rispetto al 2006. Fonte: UOP Sesto San Giovanni

Appare evidente come la variazione degli accessi all’SPDC dell’utenza di competenza del CPS di Cologno Monzese rispetto al 2006 rappresenti il dato maggiormente eclatante, ad indicare un carico considerevole di diagnosi e cura degli stati acuti. Il dato territoriale complessivo (Ambito) risulta maggiormente contenuto poiché mediato dal limitato incremento degli accessi dell’utenza al CPS di Sesto San Giovanni, che tuttavia presenta un dato assoluto pari al doppio degli utenti di Cologno e un tasso di incidenza significativamente più elevato. I giorni complessivi di degenza conteggiati in SPDC sono 5233, con un incremento rispetto al 2006 del 13,3%, la durata media delle degenze è stata di 14,6 giorni (+5,8%). Un dato da integrare a quanto illustrato in precedenza è il numero di ricoveri, che nel 2007 è stato complessivamente di 339 (+9,7%) così suddiviso per afferenza territoriale: Sesto San Giovanni 247 (+7,9%); Cologno Monzese 92 (+12,2%). Questo dato di incremento dei ricoveri permette di stabilire che un utente viene ricoverato mediamente 1,78 volte all’anno presso l’SPDC. Di seguito è riportato il numero di utenti, suddivisi per diagnosi, ricoverati nel 2007 in SPDC e i giorni di degenza media in reparto.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

74

Sesto S.G. Cologno M. Ambito

N utenti

gg degenza media

N utenti

gg degenza media

N utenti

gg degenza media

Disturbi di natura organica

4 71,5 2 9,0 6 50,7

Disturbi da sostanze psicoattive

8 9,1 3 13,3 11 10,3

Schizofrenia/sindromi deliranti

39 36,1 29 25,7 68 31,6

Sindromi affettive 33 22,6 9 34,1 42 25,1

Sindromi nevrotiche 5 9,2 5 13,6 10 11,4

Sindromi e dist. da alterazioni fisiche e somatiche

0 1 3,0 1 3,0

Disturbi di personalità

35 24,8 9 13,0 44 22,4

Ritardo mentale 6 52,2 0 6 52,2

Sindrome da alt.to svil. psicologico

0 1 9,0 1 9,0

Sindromi e disturbi con esordio nell'infanzia

0 1 70,0 1 70,0

Tabella 4 - Tipologia di utenza e durata media della degenza in reparto SPDC (2007). Fonte: UOP Sesto San Giovanni

Le strutture residenziali La presenza maggiore nelle comunità riabilitativa ad alta assistenza (CRA) e nelle comunità protetta ad alta assistenza (CPA) è rappresentata dagli utenti con diagnosi di schizofrenia e sindromi deliranti (rispettivamente il 53,8% il 77,7% del totale), mentre il 50% dell’utenza residente in comunità protetta a media assistenza (CPM) è costituito da persone con diagnosi di disturbo della personalità. Presso le strutture CRA e CPA sono presenti anche utenti in regime di semiresidenzialità, rispettivamente 35 e 22 per l’intero Ambito.

CRA CPA CPM

N

utenti Giorni

degenza Degenza media

N utenti

Giorni degenza

Degenza media

N utenti

Giorni degenza

Degenza media

Sesto San Giovanni

26 15 3

Cologno Monzese

13

7152 100,7

3

3534 95,5

3

1059 132,4

Tabella 5 - Utenza presente nelle strutture residenziali (2007). Fonte: UOP Sesto San Giovanni

L’attività del CPS nel 2007 I dati elaborati dal sistema informativo Psiche indicano come la UOP 39 di Sesto San Giovanni sia, insieme a Cinisello Balsamo, quella con il più elevato numero di interventi su pazienti valutati come gravi rispetto

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

75

alle altre UOP; nella UOP 39 circa 20 pazienti nel 2007 hanno ricevuto più di 100 prestazioni/interventi. Parimenti, le UOP di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo erogano il maggior numero di prestazioni per paziente all’anno (in media 20).

15,6%

16,7%

9,8%

13,6%18,8%

9,9%

11,0%

3,4%

1,3%

1

2

3

da 4 a 5

da 6 a 10

da 11 a 20

da 21 a 50

da 51 a 100

>100

Grafico 3 - Percentuale di prestazioni per utente nell'Ambito (2007) - Fonte UOP Sesto San Giovanni

Dal grafico 3 è possibile osservare come sia elevato il numero di utenti per cui nell’anno 2007 sono state erogate dalle 2 alle 10 prestazioni (più della metà 58,08% del totale); appare inoltre degno di nota come la percentuale maggiore delle 25978 prestazioni singole sia stato erogato a favore di utenti affetti dalle patologie a maggior carico assistenziale:

� schizofrenia e sindromi deliranti: 26,25% � sindromi nevrotiche: 26,11% � sindromi affettive: 23,85%.

Gli utenti con una diagnosi compresa tra quelle elencate in precedenza concentrano quindi il 76,21% delle prestazioni per l’anno 2007. L’analisi dei dati sull’attività svolta con gli utenti, illustrata nelle tabelle successive, indica come, per le principali categorie diagnostiche rappresentate nel campione di utenza dei CPS, la prestazione maggiormente erogata è la visita/colloquio, seguita dalla somministrazione di farmaci e dalle riunioni sul caso interne alla UOP.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

76

Principali diagnosi

Prestazioni

schizofrenia e sindrome delirante

sindrome affettiva

sindrome nevrotica

disturbo di personalità

Visita/Colloquio 46,1% 53,2% 64,6% 48,1%

Somministrazione farmaci 17,7% 12,7% 4,4% 6,2%

Valutazione 0,3% 0,4% 1,1% 0,8%

Psicoterapia individuale 1,2% 2,9% 9,0% 4,1%

Psicoterapia familiare 0,1% 0,0% 0,4% 0,1%

Colloquio con familiari 9,1% 9,9% 6,5% 8,1%

Intervento psicoeducativo 0,5% 0,3% 0,3% 0,4%

Riunioni sul caso interne a UOP 13,2% 11,8% 9,0% 18,4%

Riunioni con altre strutture/Enti 3,2% 3,5% 2,4% 5,9%

Riunioni con persone o gruppi non istituzionali

0,4% 0,3% 0,3% 0,6%

Interventi individuali sulle abilità di base

4,4% 1,7% 1,5% 2,9%

Interventi individuali di risocializzazione

0,6% 0,4% 0,1% 0,3%

Inserimento lavorativo 0,1% 0,0% 0,0% 0,0%

Supporto alle attività quotidiane 1,1% 1,2% 0,0% 1,6%

Supporto sociale 2,0% 1,8% 0,5% 2,3%

Tabella 6 - Suddivisione percentuale delle prestazioni dell'anno 2007 in base alle principali categorie diagnostiche. Fonte: UOP Sesto San Giovanni

Le informazioni esposte in precedenza indicano una tendenza generale, da parte dei CPS, ad intervenire tra le mura dei servizi, con una conseguente difficoltà a proiettare le azioni e i progetti sul territorio, nel contesto di vita degli utenti. In questo senso assume una importanza strategica, sul piano della riabilitazione e reinserimento delle persone fragili psichicamente, la collaborazione negli interventi di psichiatria territoriale con gli enti locali, il terzo settore e le associazioni dei familiari.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

77

4.4 I dati del Centro per l’Impiego Nord Milano

Il presente paragrafo delinea alcuni fenomeni relativi al mercato del lavoro sul territorio dell’Ambito attraverso l’elaborazione delle informazioni raccolte dal Centro per l’Impiego Nord Milano nel periodo 2005-2008. In genere, i dati raccolti dai Centri per l’Impiego possono essere:

1. le Dichiarazioni di Disponibilità al Lavoro (DDL) dei cittadini in cerca di occupazione;

2. le comunicazioni obbligatorie trasmesse dalle imprese. Per ogni singola informazione, si procederà con una prima descrizione dei fenomeni facendo riferimento al territorio dell’Ambito, per poi disaggregare i dati laddove i due Comuni non presentano una omogeneità territoriale né economica. Si potrà infatti riscontrare come sul territorio si producano differenti processi, sia per quanto riguarda la struttura sia per le tendenze del mercato del lavoro. Le Dichiarazioni di Disponibilità al Lavoro dal 2005 al 2008 La dichiarazione di disponibilità al lavoro (DDL) è una autocertificazione che il cittadino sottoscrive presso i Centri per l’Impiego, dichiarando il proprio stato di disoccupazione. Questa comunicazione che può essere presentata una sola volta7, dà diritto ad usufruire dei servizi dei Centri per l’Impiego territorialmente competente.

2005 2006 2007 2008

M F M F M F M F Sesto San Giovanni 372 401 313 390 311 388 354 398

Cologno Monzese 170 204 160 184 155 197 203 218 Ambito 542 605 473 574 466 585 557 616

Totale Ambito 1147 1047 1051 1173

Tabella 1 – Dichiarazione di disponibilità al lavoro di cittadini italiani residenti nel territorio d’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: Osservatorio Mercato del Lavoro (OML) della Provincia di Milano.

La Tabella 1 rappresenta il flusso di persone in cerca di lavoro che si sono recate al Centro per l’Impiego Nord Milano dal 2005 al 2008. Il dato numerico riferisce quanti cittadini italiani residenti nel territorio dell’Ambito, in maniera del tutto facoltativa, hanno rilasciato la propria dichiarazione di disponibilità al lavoro (DDL), pertanto il dato non può fornire informazioni esaustive relativamente al livello di disoccupazione

7 Attraverso la presentazione di DDL, si viene inseriti nell’elenco anagrafico provinciale del lavoratori, istituito a partire dal 30 gennaio 2003, in cui sono confluiti gli iscritti alle precedenti liste ordinarie di collocamento. Sono inoltre inseriti nell’elenco gli inoccupati, disoccupati o occupati il cui reddito annuo non superi la soglia massima di € 7.500 per redditi di lavoro dipendenti e di € 4.500 per redditi da impresa o derivanti dall’esercizio di professioni.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

78

del territorio. Nel primo biennio 2005–2006 si è verificata una riduzione delle DDL pari all’8,72%, da 1147 nel 2005 a 1047 nel 2006; questa diminuzione ha riguardato prevalentemente la popolazione maschile (-12,73%), più contenuta la variazione da parte della componente femminile (-4,97%). Va segnalato che il dato rimane pressoché stabile nel biennio 2006–2007; solo a partire dal 2008 sia assiste ad un decisivo incremento del numero di dichiarazioni con 1173 DDL, riportando i valori al di sopra di quelli iniziali (2005) con un aumento del 2,27%. Il carattere eterogeneo dei dati delle DDL limita l’analisi qualitativa dei flussi: la riduzione di DDL, infatti, potrebbe essersi verificata per diversi motivi, per esempio a causa di una tendenza del mercato del lavoro, oppure per la poca fiducia da parte dei cittadini verso i servizi per l’impiego o la conseguenza di una forte crescita del lavoro indipendente. Allo stesso modo, è presumibile che il cospicuo aumento della presentazione delle dichiarazioni di disponibilità al lavoro nell’anno 2008 sia l’effetto della crisi economica, anche se la natura dei dati a disposizione non permette di ritenere questa come l’unica variabile determinante dell’incremento osservato.

47,2

5%

45,1

8%

44,3

4%

47,4

9%

52,5

1%

55,6

6%

54,8

2%

52,7

5%

0%

20%

40%

60%

80%

100%

2005 2006 2007 2008

Maschi Femmine

Grafico 1 – Distribuzione di genere delle DDL di cittadini italiani residenti nel territorio d’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML della Provincia di Milano.

Il grafico 1, mostra il rapporto di genere rispetto alle DDL presentate da parte di cittadini italiani residenti nell’Ambito. E’ possibile notare che il 2008 presenta una proporzione di genere simile a quella verificatasi nel 2005. Differente è la situazione misurata nel triennio iniziale che ha visto un’oscillazione della componente maschile che passa dal 47,25% nel 2005 al 44,34% nel 2007, mentre le quote relative alla presentazione di DDL da parte delle donne sono aumentate, passando dal 52,75% nel 2005 al 55,66% nel 2007.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

79

2005 2006 2007 2008

M F M F M F M F

Sesto San Giovanni 129 145 145 176 148 194 194 218 Cologno Monzese 59 57 53 77 60 94 104 139

Ambito 188 202 198 253 208 288 298 357

Totale Ambito 390 451 496 655 Tabella 2 – DDL di cittadini stranieri residenti nel territorio d’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

La tabella 2 riporta il numero assoluto delle autocertificazioni di DDL presentate da cittadini stranieri dal 2005 al 2008. Sino al 2007 si è verificato un costante aumento del numero di DDL con livelli differenti tra i due generi. La presentazione di DDL, infatti, ha assunto valori significativi da parte della componente femminile al punto che nel 2007 superano il dato del 2005 con il 42,57%, mentre il dato relativo alle DDL presentate da parte del genere maschile è risultato più contenuto con un incremento del 10,64%. Nel 2008 si assiste invece ad un incremento significativo per entrambi i generi (655 DDL), con una variazione del 67,95% rispetto alla prima rilevazione.

56,1

0%

48,2

1%

43,9

0%

41,9

4%

45,5

0%

58,0

6%

54,5

0%

51,7

9%

0%

20%

40%

60%

80%

100%

2005 2006 2007 2008

Maschi Femmine

Grafico 2 – Distribuzione di genere delle DDL dei cittadini stranieri residenti nel territorio d’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML della Provincia di Milano.

Il grafico 2 evidenzia come le DDL delle cittadine straniere passano dal 51,79% nel 2005 al 58,06% nel 2007; viceversa, le DDL dei cittadini stranieri diminuiscono dal 48,21% nel 2005 al 41,94% nel 2007. L’andamento si modifica nel 2008 quando la percentuale della componente femminile perde 3,5 punti percentuali scendendo così ad un valore di 54,50% rispetto all’anno precedente. Nonostante nel 2008 si sia ridotta l’ampiezza della forbice tra le quote relative alla componente femminile e quella maschile, si misura ancora un certo squilibrio tra le parti.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

80

1047

1147

1051

1173

390 451496

655

0

250

500

750

1000

1250

2005 2006 2007 2008

italiani stranieri

Grafico 3 – DDL di cittadini italiani e stranieri residenti nel territorio d’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano. Il grafico 3 rappresenta il numero di DDL presentate da parte di cittadini italiani e stranieri residenti nel territorio dell’Ambito nel periodo 2005–2008. Nonostante non sia possibile comprendere le vere motivazioni legate alla presentazione delle DDL si può notare che, mentre il numero delle DDL dei cittadini italiani disegna delle leggere oscillazioni che ricalcano la dinamica del mercato (cfr. paragrafo avviamenti), le DDL presentate dai cittadini stranieri invece registrano un costante aumento. Questo fenomeno può essere compreso, considerando che una quota di persone extracomunitarie, oltre a risentire dell’influenza del mercato del lavoro, deve misurarsi con i processi di integrazione sociale e quindi di accesso al servizio per l’impiego. In termini assoluti, al 31/12/2008 si contano 1173 DDL presentate da parte dei cittadini italiani segnando un leggero incremento del 2,27% rispetto all’anno 2005; le DDL da parte di cittadini stranieri, nello stesso periodo di riferimento, invece ammontano a 655 con un incremento pari a 70,51%.

Di seguito vengono illustrati i dati relativi all’anno 2008, disaggregati per singolo Comune.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

81

9,97%10,22%

4,30%

5,58%

2,15%

3,18%

64,60% 35,40%

Italiani Altra Unione Europa Altra Europa

Nord Africa Altra Africa America Latina

Asia

36,00%

Grafico 4 – Distribuzione DDL per aree geografiche di provenienza dei dichiaranti. Sesto San Giovanni al 31/12/2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Il grafico 4 rappresenta la distribuzione per aree geografiche a Sesto San Giovanni al 31 dicembre 2008: il 64,60% di DDL, pari a 752 autocertificazioni, è stato presentato da cittadini italiani e il restante 35,40%, pari a 412, da cittadini stranieri. Il 5,58% (65 DDL) corrisponde alle autocertificazioni da parte di cittadini dell’Unione Europea ed è composto in prevalenza da persone provenienti dalla Romania pari al 4,12% (48 DDL). Analizzando, attraverso la tabella 3, le differenti ripartizioni delle DDL rispetto al totale dei cittadini extracomunitari residenti a Sesto San Giovanni al termine del 2008 si evidenzia la netta prevalenza di persone provenienti dall’America Latina e dal Nord Africa.

Maschi Femmine Totale % Altra Europa 17 33 50 14,41

Nord America 0 0 0 0 America Latina 37 82 119 34,29

Nord Africa 76 40 116 33,43

Altra Africa 17 8 25 7,20 Asia 20 17 37 10,66

Oceania 0 0 0 0

Totale 167 180 347 100 Tabella 3 – Distribuzione per aree geografiche delle DDL di cittadini extracomunitari a Sesto San Giovanni al 31/12/2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Il grafico 5 illustra che a Cologno Monzese, al 31 dicembre 2008, le DDL presentate da parte di cittadini italiani sono il 63,40%, pari a 421, il restante 36,60%, pari a 243, è stato presentato da cittadini stranieri.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

82

36,59%63,40%

1,96%

1,36%

10,54%

5,87%10,99%

5,87%

Italiani Altra Unione Europa Altra Europa

Nord Africa Altra Africa America Latina

Asia

36,00%

Grafico 5 – Distribuzione DDL per aree geografiche di provenienza dei dichiaranti. Cologno Monzese al 31/12/2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Il 10,54% (70 DDL) rappresenta il numero di autocertificazioni dei cittadini dell’Unione Europea e anche a Cologno Monzese, così come per Sesto San Giovanni, le dichiarazioni più significative sono state rilasciate da parte di cittadine provenienti dalla Romania, con una percentuale dell’8,28% (55 DDL). Approfondendo i dati rispetto alle macroaree dei cittadini extracomunitari residenti a Cologno Monzese, si può notare la medesima situazione riscontrata a Sesto San Giovanni: le quote delle autocertificazioni più importanti sono quelle presentate da cittadini provenienti dall’America Latina, dall’Altra Europa e dal Nord Africa.

Maschi Femmine Totale % Altra Europa 13 26 39 22,54 Nord America 0 0 0 0 America Latina 27 46 73 42,20

Nord Africa 26 13 39 22,54 Altra Africa 6 3 9 5,20

Asia 8 5 13 7,51 Oceania 0 0 0 0

Totale 80 93 173 100 Tabella 4 – Distribuzione per aree geografiche delle DDL di cittadini extracomunitari a Cologno Monzese al 31/12/2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Gli avviamenti al lavoro La seconda parte dell’analisi prende in esame le comunicazioni obbligatorie che, per legge, le imprese pubbliche, private e le agenzie di somministrazione devono trasmettere alle istituzioni competenti in caso di assunzione, proroga, trasformazione o cessazione dei rapporti di lavoro. Le informazioni raccolte dai Centri per l’Impiego vengono poi trasmesse all’Osservatorio Mercato del Lavoro (OML) della Provincia di

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

83

Milano che le elabora e le utilizza per condurre letture dettagliate delle principali dinamiche del mercato del lavoro. L’analisi prenderà in esame essenzialmente gli avviamenti al lavoro registrati sul territorio dell’Ambito. Non è stato invece possibile analizzare i dati relativi alle proroghe, trasformazioni e cessazioni perché l’Osservatorio Mercato del Lavoro (OML) della Provincia di Milano non aggrega questi dati a livello comunale. Per questo motivo, i dati qui rappresentati non possono considerarsi esaustivi rispetto alle molteplici variabili che caratterizzano il mercato del lavoro. Prima di procedere, è importante precisare come debba essere interpretato il dato degli avviamenti per non indurre interpretazioni fuorvianti. Con avviamenti si indica il numero delle assunzioni dichiarate dalle imprese nell’anno di riferimento. Il numero degli avviamenti non coincide quindi con il numero delle persone effettivamente assunte ma con il numero di contratti stipulati. L’introduzione e utilizzo dei contratti atipici ha determinato un aumento di situazioni in cui una stessa persona può essere avviata al lavoro più volte in uno stesso anno (per esempio attraverso due contratti a tempo determinato) oppure essere assunta da più imprese nello stesso periodo (per esempio attraverso la stipulazione di più collaborazioni). Se da un lato la crescita del fenomeno degli avviamenti multipli potrebbe indurre nell’errore di sovrastimare l’effettiva portata delle dinamiche occupazionali rappresentate, d’altro lato, il dato degli avviamenti rappresenta un utile strumento conoscitivo rispetto ad alcune caratteristiche e mutamenti nella gestione dei contratti da parte delle aziende e delle caratteristiche dei lavoratori. Gli avviamenti registrati dal Centro per l’Impiego Nord Milano al 31/12/2008 ammontano a 22787 unità di cui il 53,15%, pari a 12112, stipulati da parte di aziende di Sesto San Giovanni e il 46,85%, pari a 10675, da parte delle imprese di Cologno Monzese. A partire dal 2005 si osserva una crescita complessiva, in particolare nel 2007 pari al 70,09% per poi, nel 2008, registrare una diminuzione degli avviamenti con una variazione negativa del 16,01%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

84

1530217217

27129

22787

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

2005 2006 2007 2008

Grafico 6 – Avviamenti da parte di aziende site nel territorio d’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Il dato illustrato dal grafico 6 conferma, secondo la stima del PIL effettuata dall’ISTAT, il consolidarsi della ripresa produttiva verificatasi dal 2005 sino a tutto il 2007 e le attuali difficoltà congiunturali. Nelle fasi di espansione crescono la domanda e la produzione di beni e servizi con effetti, in media, positivi sull’occupazione, sui salari e sul reddito. Al contrario, durante i periodi di crisi economica l’attività produttiva si contrae, la domanda diminuisce o ristagna e la situazione del mercato del lavoro tende a peggiorare. Nel caso in cui la fase di contrazione dell’economia superi una durata di due trimestri, si dice che l’economia attraversa una situazione di recessione.

10302

11275

14766

12112

12363

5942

5000

10675

0

3000

6000

9000

12000

15000

2005 2006 2007 2008

Sesto San Giovanni Cologno Monzese

Grafico 7 – Numero degli avviamenti distinti per singolo Comune e aggregate per Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

85

Ad una analisi più approfondita, il grafico 7 permette di rilevare che, sebbene in entrambi i Comuni il numero degli avviamenti sia aumentato rispetto al 2005, il dato relativo a Cologno Monzese risulta più che raddoppiato. Avviamenti per tipologia di contratto Negli anni 2005–2008 i contratti di lavoro atipici, regolati dalla Legge 196/99 prima e dalla Legge 30/03, hanno registrato un progressivo incremento rispetto ai contratti di lavoro standard.

3598

4180

4928

4736

22202

11704

13038

18051

0

5000

10000

15000

20000

25000

2005 2006 2007 2008

Standard Atipico

Grafico 8 – Numero dei contratti standard e atipici stipulati a favore di cittadini residenti nel territorio dell’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Il grafico 8 illustra il numero di contratti standard8 e atipici stipulati dal 2005 al 2008. In questi anni, i primi hanno avuto un incremento del 31,63%, mentre i secondi sono aumentati del 54,23%.

Dopo un periodo di crescita, nel 2008 il numero complessivo di avviamenti è diminuito, seppur limitatamente, rispetto all’anno precedente: il calo ha riguardato entrambi i generi e tutte le tipologie di contratto, ad eccezione delle assunzioni con contratto standard a Cologno Monzese dove si è registrato, anche nel 2008, un leggero aumento sia a favore della componente maschile sia di quella femminile. La dinamica riflette quella relativa al numero di avviamenti dichiarati dalle aziende del territorio, presentata nel grafico 7; nello specifico, si nota che gli avviamenti con contratti atipici sono incrementati in misura superiore rispetto a quelli standard.

8 Con il termine contratti standard si intendono i contratti a tempo indeterminato full time.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

86

2005 2006 2007 2008

M F M F M F M F

Sesto San Giovanni 1573 629 2057 798 2284 889 2004 798

Cologno Monzese 1126 270 1023 302 1324 431 1413 521

Ambito 2699 899 3080 1100 3608 1320 3417 1319

Totale Ambito 3598 4180 4928 4736

Variazione su anno precedente + 16,17% + 17,89% - 3,90%

Tabella 6 – Numero dei contratti standard stipulati nel territorio dell’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

I contratti standard nel territorio d’Ambito presentano, nel 2008, una percentuale pari al 20,78% rispetto al totale dei contratti stipulati; percentuale inferiore rispetto al 2007, con una variazione negativa del 3,90%.

2005 2006 2007 2008

M F M F M F M F

Sesto San Giovanni 5310 2790 5056 3364 6767 4827 5049 4261

Cologno Monzese 2353 1251 3026 1592 7070 3538 6581 2160

Ambito 7663 4041 8082 4956 13837 8365 11630 6421

Totale Ambito 11704 13038 22202 18051

Variazione su anno precedente + 11,39% + 70,28% - 18,70%

Tabella 7 – Numero dei contratti atipici stipulati nel territorio dell’Ambito dal 2005 al 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Nel 2008, il 79,22% dei rapporti di lavoro attivati ha previsto l’utilizzo di forme contrattuali atipiche, anche l’anno precedente è stato caratterizzato da un forte ricorso a forme di lavoro atipiche (70,28%). Analizzando i dati per singolo Comune, si osserva che a: Sesto San Giovanni:

� il 23,13% dei contratti stipulati è standard, il restante 76,87% rappresenta l’insieme di tutti i contratti atipici;

� i contratti standard sono stati stipulati maggiormente a favore della componente maschile che vede il 71,52% contro il 28,48% della componente femminile;

� i contratti atipici vedono la componente maschile maggiormente rappresentata di quella femminile, seppur con percentuali differenti: il 54,23% a favore della componente maschile e il restante 45,77% a favore della componente femminile.

Cologno Monzese

� il 18,12% rappresenta i contratti standard, il restante 81,88% rappresenta la somma di tutti i contratti atipici;

� contratti standard sono stati stipulati maggiormente a favore della componente maschile che vede il 73,06% contro il 26,94% della componente femminile;

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

87

� il 24,71% rappresentano i contratti atipici stipulati a favore della componente femminile, circa 1/3 rispetto a quelli stipulati dalla componente maschile pari al 75,29%.

In sintesi, nel 2008 entrambe le tipologie di contratti – standard e atipici – hanno registrato un maggior incremento a favore della componente maschile, sia in termini assoluti che relativi.

L’introduzione dei contratti atipici ha generato una vasta segmentazione del mercato del lavoro, con conseguenze importanti sulle condizioni sociali ed economiche dei lavoratori. Approfondendo il dato relativo ai contratti atipici a Sesto San Giovanni si osserva, tramite il grafico sottostante, la seguente distribuzione per tipologie.

0,71%

64,48%

16,13%

12,79%

4,98%

0,69%

Apprendistato Di inserimento Tempo determinato Indeterminato part timeIntermittente Parasubodinato

Grafico 9 – Ripartizione dei contratti atipici secondo le diverse tipologie a Sesto San Giovanni al 31/12/2008 – Fonte: OML Provincia di Milano Le forme contrattuali atipiche maggiormente utilizzate sono: i contratti a tempo determinato con il 64,48%, seguono i contratti a tempo indeterminato part-time con il 16,13% e infine i contratti parasubordinati con il 12,79%. Il dato è replicato anche sul territorio di Cologno Monzese (grafico 10), seppur con percentuali differenti: i contratti a tempo determinato rappresentano il 79,60%, seguono i contratti indeterminati part-time con il 7,72% e infine i contratti parasubordinati con il 7,65%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

88

0,67% 3,32%

7,65%

7,72%

79,60%

1,03%

Apprendistato Di inserimento Tempo determinato Indeterminato part timeIntermittente Parasubodinato

Grafico 10 – Ripartizione dei contratti atipici secondo le diverse tipologie a Cologno Monzese al 31/12/2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Rispetto a queste tipologie di contratti, i dati hanno interessato in modo lievemente più significativo la componente maschile su quella femminile, ad eccezione dei contratti indeterminati part-time che sovente risultano essere più adatti per conciliare l’attività lavorativa alle esigenze familiari e quindi utili a facilitare la partecipazione lavorativa femminile. E’ importante sottolineare che per entrambi i territori dell’Ambito i contratti a tempo determinato risentono della presenza di avviamenti di un solo giorno, anche se con percentuali molto differenti. A Cologno Monzese, nell’anno 2008, i contratti di un solo giorno sono stati il 57,99% su tutti gli avviamenti a tempo determinato, con una punta particolare nel settore dello spettacolo e della comunicazione. A Sesto San Giovanni la percentuale nel 2008 è stata più contenuta, pari al 23,49%. Nel territorio dell’Ambito, il 42,01% di contratti a tempo determinato ha avuto una durata di una sola giornata lavorativa. Se si unisce a questa considerazione il dato relativo alla netta sproporzione tra il numero degli avviamenti atipici e quello degli avviamenti standard (grafico 8, pagina 79), è ragionevole ridimensionare il giudizio che vede nell’utilizzo del contratto a tempo determinato una tipologia contrattuale propedeutica a quella standard. I grafici 11 e 12 illustrano la distribuzione degli avviamenti nel 2008 per settori di attività.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

89

12,62%

75,14%

0,26%

0,03% 11,96%

industria agricoltura costruzioni dato mancante commercio/servizi

Grafico 11 – Distribuzione degli avviamenti per settori di attività a Sesto San Giovanni nell’anno 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano

Gli avviamenti più significativi, in termini di percentuale, a Sesto San Giovanni sono stati registrati nel settore del commercio e servizi con il 75,14 %, nel campo delle costruzioni con il 12,62% e nelle industrie con 11,96 %. Il settore con il maggior numero di avviamenti è stato quello delle attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca (comparto Commercio e Servizi). Seguono quelli tradizionali del commercio all’ingrosso e al dettaglio, delle costruzioni e infine il settore alberghiero e della ristorazione.

6,93%

83,53%

0,11%0,03%

9,40%

industria agricoltura costruzioni dato mancante commercio/servizi

Grafico 12 – Distribuzione degli avviamenti per settori di attività a Cologno Monzese nell’anno 2008 – Fonte: OML Provincia di Milano Anche a Cologno Monzese gli avviamenti maggiormente significativi, sempre in termini percentuali, sono stati nel settore del commercio e servizi con l’83,53%, seguiti dall’industria con 9,40% e dal settore delle costruzioni con 6,93%.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

90

Considerevole il numero di avviamenti nell’ambito delle attività ricreative, culturali e sportive9; seguono le attività immobiliari, di noleggio, informatica e di ricerca, trasporto, magazzinaggio e costruzioni. Il quadro che emerge dall’analisi della domanda di lavoro, mette in luce il massiccio e crescente peso delle attività terziarie e innovative. Per contro, va ricordato che le opportunità lavorative offerte da questi settori sono in genere caratterizzate da una forte precarietà, giocando così un prezzo significativo per il futuro occupazionale e produttivo del territorio.

9 In particolare produzioni cinematografiche, video e attività radiotelevisive.

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

91

4.5 La questione abitativa sul territorio dell’Ambito

La questione abitativa e le politiche per l’accesso alla casa costituiscono una priorità di intervento per il territorio dell’Ambito. Sia il Comune di Sesto San Giovanni che quello di Cologno Monzese rientrano nella definizione di Comuni ad Alta Tensione Abitativa (ATA). Si definiscono ad elevata tensione abitativa quei Comuni che presentano una serie di fattori e condizioni determinanti uno stato di disagio abitativo, tra i quali:

� l’elevato canone di locazione; � l’esigua disponibilità del patrimonio di edilizia residenziale

pubblica (ERP) rispetto alle richieste avanzate dai cittadini residenti o lavoratori, aventi i requisiti per l’assegnazione di un alloggio di edilizia sovvenzionata. Le disponibilità alloggiative annuali consentono una risposta solo ad una piccola percentuale di richiedenti;

� la difficoltà da parte degli Ufficio casa a fronteggiare la gestione degli sfratti esecutivi;

� i bisogni espressi da altre categorie di cittadini, non ritenuti “in emergenza”, che da anni non ricevono una risposta adeguata al loro problema abitativo in quanto si trovano collocati in un’area di lieve disagio o difficoltà abitativa, e non di grave disagio o emarginazione sociale, quali ad esempio: giovani coppie, famiglie di nuova formazione, famiglie con figli a carico;

� l’aumento di richieste di alloggio a causa della disgregazione dei nuclei familiari in seguito a separazione o divorzio;

� presenza di operatori economici e sociali che attraggono lavoratori da ogni parte d’Italia e non solo.

La scarsa disponibilità di alloggi e gli alti costi per la locazione degli immobili nel libero mercato, assieme al disagio economico e familiare, confermano il problema casa come uno dei principali elementi determinanti l’esclusione sociale. La domanda di edilizia residenziale pubblica I Comuni, ogni anno, indicono periodicamente bandi di concorso per la creazione di una graduatoria ai fini dell’assegnazione di alloggi residenziali pubblici presenti sul territorio. Le domande vanno presentate al Comune di residenza o a quello in cui si lavora (è valido anche il luogo in cui si studia per le domande di locazione temporanea). La graduatoria viene aggiornata ogni sei mesi in modo da dare risposte più celeri a chi ha effettivamente bisogno. Il regolamento per gli accessi definisce la graduatoria di assegnazione degli alloggi attraverso un indice che considera le condizioni economiche, le condizioni familiari (ossia la presenza di anziani, di disabili, figli minori, ecc) e abitative (ossia la presenza di sfratto

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

92

esecutivo, la convivenza in alloggi sovraffollati o inagibili), nonché il periodo di residenza dei richiedenti. Nel caso in cui si liberi un alloggio, il regolamento prevede che ogni Comune debba disporre una nuova assegnazione entro 30 giorni, limitando così il numero di alloggi non locati e rendendo più difficile la diffusione di fenomeni quali l'abusivismo. Alla fine del 2007, il patrimonio ERP di Ambito è di 3048 unità abitative suddivise in alloggi di proprietà dei due Comuni, pari al 33,65%, e il restante 66,44% di proprietà Aler come si evidenzia dalla tabella 1 sottostante.

Alloggi Comunali Alloggi Aler Totale Sesto San Giovanni 876 1536 2412 Cologno Monzese 147 489 636

Ambito 1023 2025 3048 Tabella 1 – Patrimonio ERP di Ambito al 31/12/2007 – Fonte: Osservatorio Casa

Il patrimonio ERP di Ambito si distribuisce per il 79,13% sul Comune di Sesto San Giovanni e il restante 20,87% sul Comune di Cologno Monzese.

Grafico 1 – Distribuzione Alloggi Comunali e Aler a Sesto San Giovanni e Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Fonte: Osservatorio Casa

Il grafico 1 rappresenta la distribuzione degli alloggi per singolo Comune: a Sesto San Giovanni gli alloggi ERP sono 2412 di cui il 63,68% sono alloggi di proprietà Aler e il restante 36,32% di proprietà del Comune. A Cologno Monzese la quota relativa agli alloggi di proprietà Aler è pari al 76,89% mentre il restante 23,11% sono rappresentati da alloggi comunali. Gli alloggi possono essere assegnati secondo due tipologie di contratto:

� il canone sociale, rivolto ai cittadini con grave disagio economico, familiare e abitativo;

� il canone moderato, rivolto a quei nuclei familiari che si trovano in una migliore condizione reddituale rispetto a coloro che accedono alle case a canone sociale, ma che non hanno le disponibilità economiche per accedere ai canoni degli immobili del libero mercato.

Sesto San Giovanni

63,68%

36,32%

Comunali Aler

Cologno Monzese

76,89%

23,11%

Comunali Aler

Ambito di Sesto San Giovanni Piano di Zona 2009-2011

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La tabella 2 restituisce il dato relativo al patrimonio ERP ripartito secondo la tipologia dei contratti d’affitto stipulati con i richiedenti.

Canone Sociale Canone Moderato

Numero % Numero %

Sesto San Giovanni 2368 98,17 44 1,82 Cologno Monzese 636 100 0 0

Ambito 3004 98,55 44 1,44

Tabella 2 – Tipologia di contratti stipulati nel territorio di Ambito al 31/12/2007 – Fonte: Osservatorio Casa

Appare evidente che le assegnazione degli alloggi a canone moderato siano esigue, pari all’1,44%, rispetto agli alloggi assegnati con canone sociale. E’ presumibile che questa differenza sia dovuta al fatto che il canone moderato è stato introdotto nel 2003 ed è applicabile ai soli alloggi di nuova costruzione. I residenti o i lavoratori che, dal 2005 al 2007, hanno presentato domanda di un alloggio ERP nel territorio di Ambito sono incrementati, come testimoniato dal grafico 2.

10261125

1477

432387

330

1909

1512

1356

0

500

1000

1500

2000

2005 2006 2007

Sesto San Giovanni Cologno Monzese Ambito

Grafico 2 – Domande ERP ricevute nel territorio di Ambito dal 2005 al 2007 – Fonte: Osservatorio Casa

Per interpretare adeguatamente il grafico è necessario precisare che le persone possono fare richiesta di un alloggio ERP una sola volta. Gli ammessi alla graduatoria possono, negli anni a seguire, richiedere di aggiornare la propria domanda, nel caso si verificassero dei cambiamenti significativi relativamente alla struttura e/o alle condizioni economiche della famiglia richiedente. Il numero delle domande presenti in graduatoria in un dato anno, è dato da: domande relative all’anno precedente, nuove richieste, eventuali aggiornamenti.

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La natura del dato non permette di comprendere l’effettiva variazione delle richieste negli anni anche se è indubbio che, nel periodo 2005-2007, le domande sono aumentate (+40,78). Al 31 dicembre 2007 le domande di un alloggio ERP da parte di cittadini residenti nel territorio d’Ambito sono state 1909 di cui il 77,37% da parte di cittadini di Sesto San Giovanni e il restante 22,63% da parte di cittadini residenti a Cologno Monzese. A Sesto San Giovanni il numero dei richiedenti risulta più significativo rispetto a quello di Cologno Monzese, soprattutto se si rapporta il dato del numero delle domande con il rispettivo numero delle famiglie residenti nei due Comuni. A Sesto San Giovanni risulta che i cittadini richiedenti un alloggio ERP sono pari al 3,96% sul totale delle famiglie, mentre a Cologno Monzese i richiedenti sono pari al 2,22%. La tabella 3 evidenzia le differenti tipologie di disagio dei nuclei familiari richiedenti.

Sesto San Giovanni

Cologno Monzese

Ambito

Numero % Numero % Numero % Nucleo con presenza di

anziani 111 15,21 39 36,23 150 13,11

Persone sole con eventuale minore a

carico 426 58,36 171 41,30 597 52,19

Famiglie di nuova formazione

73 10,00 13 3,14 86 7,52

Nucleo con presenza di disabili

120 16,44 81 19,57 201 17,57

Condizione abitativa impropria

e/o anti-igienicità - 10 2,42 10 0,87

Affitto oneroso - 100 24,15 100 8,74

Totale 730 100 414 100 1144 100,00

Tabella 3– Nuclei in condizioni di fragilità che richiedono un alloggio ERP: distribuzione per tipologia di disagio. Ambito, 2007 – Fonte: Osservatorio Casa

Una lettura corretta dei dati in tabella 3, deve tenere in considerazione la possibilità che un singolo nucleo possa sperimentare più condizioni di fragilità concomitanti. Per questo motivo, il totale dei nuclei in tabella è superiore al dato reale: si osserva, ad esempio, un’elevata ricorrenza di condizioni contemporanee di disabilità e presenza di persone anziane nel medesimo nucleo. La categoria più significativa a livello di Ambito è rappresentata dalle persone sole con eventuale minori a carico con una percentuale pari al 52,19%. Seguono poi i nuclei in cui è presente una persona disabile (17,57%) e i nuclei con persone anziane (13,11%). Accanto alle situazioni di fragilità, si possono verificare condizioni in cui è necessario dare una risposta tempestiva a nuclei familiari con sfratto esecutivo. Nel 2007 i casi di sfratto conosciuti dai servizi dell’Ambito sono stati 130 di cui il 33,85% nel Comune di Sesto San Giovanni e il restante 66,15% nel Comune di Cologno Monzese.

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Nello specifico, a Sesto San Giovanni 21 sfratti sono stati causati da morosità, 19 da finita locazione e 4 da asta giudiziaria. A Cologno Monzese invece 52 sono stati causati da morosità, 22 da finita locazione e 12 da occupazione abusiva. Le domande in graduatoria nel 2007 nel territorio di Ambito (tabella 4) sono state 1576, di cui 627 (39,78%) presentate da parte di cittadini stranieri. In particolare, delle 627 domande di Ambito presentate da cittadini stranieri, il 56,30% riguarda il territorio di Sesto San Giovanni e il restante 43,70% insiste sul territorio di Cologno Monzese.

Sesto San Giovanni Cologno Monzese Ambito

Numero % Numero % Numero % Italiani 791 69,14 158 36,57 949 60,22 Altra UE 27 2,36 16 3,70 43 2,73

Altra Europa 31 2,71 3 0,69 34 2,16 Nord Africa 72 6,29 81 18,75 153 9,71 Altra Africa 49 4,28 39 9,03 88 5,58

America Latina 132 11,54 90 20,83 222 14,09 Nord America 1 0,09 0 0,00 1 0,06

Asia 39 3,41 45 10,42 84 5,33 Oceania 2 0,17 0 0,00 2 0,13 Totale 1144 100 432 100 1576 100

Tabella 4 – Distribuzione per aree geografiche di provenienza dei richiedenti dell’Ambito al 31/12/2007 – Fonte: Osservatorio Casa

Il grafico 3 rappresenta la distribuzione delle domande per aree geografiche a Sesto San Giovanni al 31 dicembre 2007: il 69,14% delle domande sono state presentate da parte di cittadini italiani e il restante 30,85% da parte di cittadini stranieri. Approfondendo ulteriormente il dato, si evidenzia la netta prevalenza di domande da parte di cittadini provenienti dall’America Latina con l’11,54% e dal nord Africa con il 6,29%.

30,85%

6,29%

11,54%

2,71%

2,36%

4,28%

0,09%69,14%

3,41%

0,17%

Italiani Altra Unione Europa Altra Europa

Nord Africa Altra Africa America Latina

Nord America Asia Oceania

Grafico 3 – Distribuzione dei richiedenti alloggio ERP per aree geografiche di provenienza. Sesto San Giovanni al 31/12/2007 – Fonte: Osservatorio Casa

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Il grafico 4, relativo a Cologno Monzese, illustra la significativa prevalenza delle domande da parte degli stranieri con una percentuale pari al 63,43% mentre il restante 36,57% è rappresentato da cittadini italiani. Approfondendo i dati è possibile notare la medesima situazione riscontrata a Sesto San Giovanni, seppur con percentuali differenti: le quote dei richiedenti più importanti sono quelle presentate da cittadini provenienti dall’America Latina con il 20,83% e dal nord Africa con il 18,75%.

63,42%36,57%

10,42%

9,03%

3,70%

0,69%

20,83%18,75%

Italiani Altra Unione Europa Altra Europa

Nord Africa Altra Africa America Latina

Asia

Grafico 4 – Distribuzione dei richiedenti alloggio ERP per aree geografiche di provenienza. Cologno Monzese al 31/12/2007 – Fonte: Osservatorio Casa Dall’analisi dei dati, è possibile ipotizzare che i richiedenti provenienti dalle aree geografiche maggiormente significative hanno un progetto migratorio a lungo termine rispetto a quelli provenienti dalle altre zone geografiche. Infatti, per poter accedere all’assegnazione di un alloggio ERP bisogna risiedere o lavorare nel territorio d’Ambito da diversi anni. Inoltre, si presume che una richiesta di alloggio sia alla base di una permanenza stabile e a lungo termine sul territorio. Il numero delle assegnazioni ERP nel corso del 2007 nel territorio d’Ambito è stato di 125 alloggi di cui l’88,80% a favore dei cittadini di Sesto San Giovanni e il restante 11,20% a favore di coloro che risiedono a Cologno Monzese. Questa differenza va considerata alla luce di un numero di domande significativamente diverso. Mettendo in relazione i dati delle domande e delle assegnazioni per singolo Comune, nell’anno 2007, si osserva che:

� Sesto San Giovanni, con l’assegnazione di 111 alloggi, ha soddisfatto il 9,70% delle richieste;

� Cologno Monzese, con l’assegnazione di 14 alloggi, ha soddisfatto il 3,21%.

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E’ evidente che la disponibilità abitativa di edilizia sovvenzionata è significativamente inferiore alle richieste, confermando così la situazione di emergenza abitativa, tipica dei Comuni ATA. Fondo Sostegno Affitto Il Fondo Sostegno Affitto, introdotto con l’art.1 dalla Legge 431/98 ed annualmente attuato tramite i bandi Sportello Affitto, è una positiva azione di supporto ad un nucleo familiare che si trova a sostenere, temporaneamente, un canone di locazione troppo elevato rispetto alla propria situazione economica. La condizione economica della famiglia è misurata tramite l’ISEE/FSA (Indicatore della Situazione Economica ed Equivalente specifico per il Fondo Sostegno Affitto) che tiene conto del reddito, del patrimonio mobiliare e immobiliare nonché del numero di persone che compongono il nucleo familiare e di alcune loro caratteristiche (disoccupati, disabili, genitore solo). La misura del contributo assegnato si basa sul criterio del canone sostenibile, rapportato alla condizione economica della famiglia. Qualora il canone di affitto superi la soglia di sostenibilità, viene integrato tramite un contributo economico.

Numero famiglie

Richieste FSA

Di cui in grave difficoltà

% su famiglia

Assegnazioni

Sesto San Giovanni

37269 629 209 1,69 629

Cologno Monzese

19483 288 107 1,48 277

Ambito 56.752 917 316 1,62 906 Tabella 5 – Richiedenti e assegnazioni Fondo Sociale Affitti dell’Ambito al 31/12/2007 – Fonte: Osservatorio Casa

Il totale delle richieste FSA nel 2007 è di 917, pari all’1,62% sul totale delle famiglie residenti nel territorio d’Ambito. Di tutte le domande FSA di Ambito, il 68,59% è stato presentato da cittadini residenti sul territorio di Sesto San Giovanni, mentre il restante 31,41% è stato presentato dai residenti a Cologno Monzese. Le richieste FSA, a fine 2007 a Sesto San Giovanni, sono state 629 di cui il 33,23%, da parte di persone in grave difficoltà; a Cologno Monzese le richieste sono state 288, il 37,15%, delle quali sono state presentate da parte di persone in grave difficoltà. Il numero dei contributi FSA da parte delle famiglie presenti sui due Comuni evidenzia una maggior richiesta da parte di quelle residenti sul a Sesto San Giovanni. Infatti, la percentuale relativa al rapporto tra il numero delle richieste e il totale delle famiglie corrisponde all’1,69% a Sesto San Giovanni contro l’1,48% a Cologno Monzese. In termini economici, nel 2007 a Sesto San Giovanni le 629 assegnazioni hanno determinato l’erogazione dei contributi pari a € 904.313,00 di cui una quota regionale di € 763.311,00 e una quota comunale di € 141.001,00. A Cologno Monzese, le 277 assegnazioni hanno determinato l’erogazione di contributi pari a € 433.110,16, suddivisi in € 363.075,96 tramite fondo regionale e il restante € 70.034,20 grazie al fondo comunale.

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CAPITOLO V

ANALISI DELLE CRITICITA’ E PRIORITA’ DI INTERVENTO

5.1 Politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari

5.1.1 Analisi delle criticità

L’elaborazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � contenuti, riflessioni e proposte emerse dal monitoraggio delle

priorità di interveto indicate nel Piano di Zona 2006-2008; � problematiche individuate attraverso l’utilizzo di una griglia di

rilevazione compilata da tutti i partecipanti al Tavolo politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari al fine di raccogliere e valorizzare i differenti punti di osservazione;

� evoluzione della struttura socio demografica del territorio; � dati provenienti dai servizi istituzionali e dal Piano di Salute del

distretto Socio Sanitario di Sesto San Giovanni (Amministrazioni Comunali, Consultori familiari, Istituzioni scolastiche);

� indicazioni contenute nel Piano Integrato Locale di Promozione della Salute, Asl Milano.

Per rappresentare adeguatamente il sistema di criticità, e sintetizzare gli elementi emersi, si è provveduto a ricomporre il quadro attraverso un’articolazione per le aree tematiche di seguito elencate:

� competenze del mondo adulto – competenze genitoriali; � disagio relazionale e psicologico – l’area tematica prevede tre

differenti approfondimenti: dispersione scolastica, uso e abuso di sostanze legali e illegali, comportamenti antisociali e devianti;

� comportamenti che influenzano la salute; � conciliazione; � minori allontanati dalla famiglia di origine – affido familiare

quale possibile forma di supporto; � impoverimento delle famiglie – precarietà alloggiativa e

lavorativa; � frammentazione: rapporti tra servizi e frammentazione degli

interventi; � scarsa adesione e/o partecipazione dei giovani.

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Competenze del mondo adulto – competenze genitoriali Elementi di analisi e criticità rilevate “Un contesto adulto che fatica a prendersi cura dei piccoli; scarsa attenzione e mancanza di una responsabilità diffusa nei confronti dei bambini e dei ragazzi. Dai colloqui con le famiglie emerge una grande solitudine dei genitori nella gestione dei figli, in particolare durante i momenti di difficoltà e nella gestione dei problemi e dei conflitti”. “Aumentano le difficoltà dei genitori nello svolgere il proprio ruolo educativo, facendo ricorso a competenze genitoriali adeguate. Tali difficoltà si incrementano in presenza di condizioni economiche e alloggiative precarie”. “Difficoltà degli adulti rispetto al ruolo educativo, questo livello di sofferenza è testimoniato sia dagli insegnanti che dai genitori, in particolare sensazione di paura, incapacità e inadeguatezza nel gestire comportamenti antisociali, prevaricatori e violenti”. “Bisogno diffuso degli adulti di supporto, confronto, formazione e aiuto nella gestione del ruolo educativo e genitoriale; gli elementi di criticità che generano questo bisogno sono prevalentemente: assenza di contesti sociali comunitari e micro-comunitari, separazioni conflittuali, solitudine”. La maggior parte dei soggetti che partecipano stabilmente ai lavori del Tavolo politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari riconosce quale nodo problematico il tema delle competenze del mondo adulto – competenze genitoriali. L’educazione di un figlio pone sempre dei problemi, delle difficoltà e delle incertezze, questa è una caratteristica fisiologica dell’essere genitori è pertanto necessario circoscrivere alcuni ambiti di intervento specifici su quali è auspicabile intervenire. Per un’analisi più in dettaglio si individuano le seguenti aree di criticità: Competenze genitoriali nei primi anni di vita del bambino Gli operatori dei servizi educativi e di conciliazione testimoniano:

� Richieste di supporto da parte dei genitori in merito ad acquisizioni di informazioni relative alla gestione del bambino - specie durante il periodo di inserimento al nido – e alla rete di servizi esistenti dedicati alla fascia di età 0-3; il nido è il primo contesto sociale strutturato che il bambino e la famiglia incontrano.

� Scarse sono le occasioni per la socializzazione e il confronto tra genitori con l’obiettivo di mettere in rete esperienze e risorse.

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Gli operatori dei servizi specialistici testimoniano che:

� Aumentano le richiesta di aiuto e sostegno da parte delle giovani coppie per affrontare adeguatamente la nascita e l’arrivo di un figlio.

� Viene riportato un diffuso sentimento di solitudine e inadeguatezza, le coppie sentono di non avere reti di solidarietà naturali alle quali riferirsi.

� Negli Spazi Famiglia cresce la richiesta di sostegno alla genitorialità nella fascia di età 0-3; in particolare aumentano le richiesta di aiuto e sostegno da parte delle giovani coppie per affrontare adeguatamente la nascita e l’arrivo di un figlio. In particolare le giovani mamme pongono problemi relativi alla cura e accudimento del neo arrivato e alla gestione del rapporto con il partner dopo la nascita dei figli.

� Aumento delle richieste di counseling e/o sostegno psicologico da parte delle madri in post partum; questo da un lato mette in evidenza la condizione di maggiore fragilità delle donne in tale fase della vita, dall’altro testimonia il lavoro degli operatori finalizzato ad una diagnosi precoce e ad una prevenzione delle situazioni di rischio nella relazione madre-bambino;

� Aumentano le richieste di consultazione da parte di coppie che si separano e hanno bambini molto piccoli.

Competenze genitoriali e aumento del numero di separazioni Nell’ultimo triennio, in conseguenza all’aumento del numero di separazioni e divorzi che vedono coinvolti nuclei familiari con minori, è aumentato il ricorso ai servizi di mediazione familiare. La mediazione familiare1 è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio. Obiettivo centrale della mediazione familiare è il raggiungimento della cogenitorialità ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori. I Servizi specialistici testimoniano

1 Il mediatore familiare è un terzo imparziale rispetto alla coppia che ha l'obiettivo di

sostenere la coppia stessa durante la fase della separazione e del divorzio. All'interno di questo spazio neutrale il mediatore familiare si propone dunque come una risorsa specifica - alternativa al sistema giudiziario - volta a favorire la negoziazione di tutte quelle questioni relative alla separazione o al divorzio. La coppia è incoraggiata dal mediatore a strutturare gli accordi che meglio rispondono alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare. La coppia diventa protagonista nella gestione del proprio conflitto ed indirizza le proprie risorse per trovare un dialogo il più possibile funzionale ai cambiamenti che si prospettano per tutta la famiglia. Il mediatore familiare affronta sia gli aspetti emotivi (affidamento dei figli, continuità genitoriale, comunicazione della separazione al nucleo familiare, etc.) che quelli più strettamente materiali (divisione dei beni, determinazione dell'assegno di mantenimento, assegnazione della casa coniugale, etc.). Caratteristiche dell’intervento:

� E' rivolta obbligatoriamente ad entrambi i membri della coppia � I figli non possono partecipare � Ha come obiettivo la separazione o il divorzio consensuale � Intervento a breve termine � Favorisce la comunicazione alla ricerca di un accordo

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un aumentano di richieste di intervento sia da parte del Tribunale minorile sia da parte delle famiglie. E’ possibile schematicamente individuare due tipologie di accessi:

� le mediazioni possibili, caratterizzate da una richiesta di aiuto prevalentemente incentrata sulla gestione dei figli nella fase del post separazione;

� le mediazioni non mediabili invece caratterizzate da un elevato, e spesso insanabile, livello di conflittualità tra gli ex coniugi.

Il tema delle competenze genitoriali riguarda più direttamente le mediazioni possibili; non sempre gli adulti infatti sono sufficientemente preparati a gestire tale situazione che vede implicazioni di natura affettiva, patrimoniale, economica, gestionale. Inoltre l’organizzazione familiare post separazione pone spesso gli adulti di fronte ad una ridefinizione del proprio ruolo nei confronti dei figli. I servizi che registrano questo tipo di richiesta sono: i Servizi Sociali e i Consultori familiari che testimoniano inoltre l’aumento del disagio familiare collegato a separazioni conflittuali. Gli altri soggetti del territorio intercettano indirettamente il problema dato che il numero di minori che vivono l’esperienza della separazione dei genitori è in costante aumento. Il Tavolo politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari individua il tema del supporto alle competenze genitoriali come una delle possibili modalità di approccio al problema, ma non unica ed esaustiva. Valutata l’oggettiva difficoltà nell’indicare possibili soluzioni ed elementi progettuali specifici il Tavolo si impegna, entro un anno dall’entrata in vigore del Piano di Zona 2009-2011, a produrre della delle linee guida rivolte a tutti i soggetti del territorio che intendono promuovere delle progettazioni sul tema, anche a partire dalla valorizzazione delle esperienze maturate e con il coinvolgimento dei Consultori Familiari. Competenze genitoriali e ricongiungimenti familiari Anche il Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati ha individuato alcune criticità relative ai ricongiungimenti familiari. In quella sede la tematica è stata trattata ponendo un forte accento sui bisogni informativi e di supporto all’espletamento del percorso burocratico amministrativo. L’arrivo di un figlio – magari dopo anni di lontananza – costituisce un elemento di rottura dell’equilibro familiare e di frequente il nucleo entra in crisi da più punti di vista. Le criticità riguardano differenti sfere della vita familiare e sociale:

� aumentano i problemi economici; � inserimento sociale di preadolescenti e adolescenti è spesso

problematico; � inserimento scolastico dei nuovi arrivati; � difficoltà relazionale tra genitori e figli.

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A riguardo si specifica che i servizi specialistici testimoniano un aumento di richiesta di sostegno e/o consulenza psicologica sia da parte degli adulti che dei minori. Il percorso migratorio impone alle famiglie straniere di misurasi con un contesto sociale molto frammentato dove la solitudine, anche relativamente alla funzione genitoriale, è percepita come elemento di forte criticità. I maggiori problemi si incontrano in presenza di figli preadolescenti e adolescenti che si ricongiungono, spesso, alle madri che stanno da molti anni in Italia – in particolare originarie del sud america. Il disagio si manifesta prevalentemente con: difficoltà di inserimento nel contesto scolastico e/o difficoltà di inserimento nel nucleo familiare in particolare se la madre ha un nuovo compagno e altri figli. In molte culture straniere non esiste il concetto di famiglia nucleare composta solo da genitori e figli; l’educazione dei piccoli è un processo che vede il coinvolgimento della rete parentale allargata e a volte anche dell’intera comunità. Il percorso migratorio invece impone alle famiglie straniere di misurasi con un contesto sociale molto più frammentato e molecolare dove la solitudine, anche relativamente alla funzione genitoriale, è percepita come elemento di forte criticità. Coinvolgimento della componente adulta di riferimento nei progetti - preventivi, promozionali e riparativi - e servizi rivolti ai minori Il coinvolgimento della componente adulta di riferimento non può essere una priorità a sé stante ma una indicazione metodologica da inserire in tutti gli ambiti di progettazione che hanno l'obiettivo di promuovere il benessere dei minori. Questa indicazione presuppone che, il coinvolgimento della componente adulta, costituisce un elemento di qualità e uno strumento per intervenire in modo maggiormente efficace. Tale impostazione metodologica viene ribadita sia nei servizi che prevedono percorsi di presa in carico e sia nelle progettazioni che intendono impattare problematiche specifiche come ad esempio la dipendenza da sostanze, il bullismo, la dispersione scolastica. Nel trattamento di questi specifici fenomeni è necessario prevedere strategie che coinvolgano a più livelli gli adulti di riferimento (genitori, operatori, insegnanti, la comunità). Il tema del coinvolgimento del mondo adulto rappresenta un elemento di qualità, una conditio sine qua non per la realizzazione di interventi efficaci. In coerenza con l'obiettivo (del progetto, dell'intervento, della presa in carico) verranno di volta in volta declinate le strategie di coinvolgimento degli adulti e individuate le specifiche competenze sulle quali andare a lavorare.

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Affido familiare quale possibile forma di supporto Le azioni di promozione dell’affido familiare realizzate nel triennio sono state caratterizzate sia dalla presenza di eventi di comunicazione sul tema sia da attività di supporto e sostegno alle famiglie affidatarie. Le esperienze e i progetti realizzati hanno avuto una buona diffusione sul territorio di entrambi i Comuni, non ci sono dati e informazioni che testimoniano invece l'esistenza di esperienze unitarie. In passato le Amministrazioni Comunali di Sesto e Cologno hanno partecipato a progettazioni sovraterritoriali positive ed efficaci; sperimentando forme di collaborazioni fruttuose con il Privato Sociale. Per queste ragioni la strada da seguire per promuovere l'affido è la costituzione di un servizio unico per i due Comuni, in stretto collegamento con i Servizi Sociali. L’affido familiare occupa un posto particolare tra gli strumenti socio- assistenziali ed educativi a favore dei minori e delle famiglie in difficoltà. E’ innanzitutto un servizio limitato nel tempo, che accompagna bambini e adolescenti nel percorso di crescita educativa, formativa e affettiva, ponendosi in un’ottica di sostegno e affiancamento alla famiglia di provenienza nella fase di superamento delle criticità e di cambiamento. Ci sono diversi tipi di affido: diurno, per alcuni giorni la settimana, nei periodi di vacanza, nei fine settimana, o a tempo pieno in cui l’inserimento in un’altra famiglia ha carattere di continuità. L’affido familiare, salvo alcune eccezione, prevede il mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine, parte attiva del progetto, e ha tra i suoi presupposti: la temporaneità, un lavoro sinergico e di rete, la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, il rientro nella famiglia biologica del bambino/adolescente. La famiglia affidataria è una preziosa risorsa di promozione delle potenzialità del bambino, un contesto di socializzazione sana, arricchente dal punto di vista affettivo e sociale sia per il bambino/adolescente che per la sua famiglia e rende, a suo modo, concreta l’affermazione che la famiglia è il luogo naturale della crescita dei bambini. L’affido rappresenta anche una valida opportunità per limitare il ricorso al ricovero in comunità educative o ridurre i tempi di istituzionalizzazione di quei minori momentaneamente privi di un ambiente familiare idoneo alla loro crescita. I dati di seguito riportati testimoniano il crescente fabbisogno di famiglie affidatarie sul territorio.

Fabbisogno famiglie affidatarie

2006 2007 2008

Sesto San Giovanni 22 35 33

Cologno Monzese 11 12 14

Totale 33 47 47

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Disagio relazionale e psicologico Si riportano di seguito alcuni elementi di analisi emersi dai servizi territoriali:

� Aumentano le richieste di intervento legate al disagio relazionale e psicologico, sia da parte dell’utenza e sia a seguito di valutazione professionale.

� Crescono le richieste – il fenomeno riguarda tutte le fasce di età: bambini, preadolescenti, adolescenti, giovani e adulti - di sostegno psicologico individuale per fronteggiare problemi di paura, ansia, depressione e ansia da separazione ecc.

� Incrementano le richieste di supporto emotivo e psicologico da parte di adolescenti extracomunitari nella gestione della relazione con i genitori e nelle relazioni interpersonali con i coetanei.

� Aumento dell’afflusso di persone di età compresa fra 20-40 anni con la richiesta di trattamento di disturbi ansiosi e di panico.

L’area tematica del disagio relazionale e psicologico ha previsto l’analisi e la trattazione di tre differenti fenomeni: dispersione scolastica; dipendenze da sostanza legali e illegali; comportamenti antisociali e violenti. Dispersione scolastica Diversi i nodi critici individuati dagli operatori:

� I dati sulla dispersione scolastica individuano quale momento critico la conclusione del biennio delle Secondarie di secondo grado e l’ingresso nel triennio conclusivo; sarebbe importante presidiare questo passaggio con attività di orientamento e sostegno.

� I problemi scolastici dei ragazzi si intrecciano con i problemi familiari; non sempre le difficoltà che si manifestano nel contesto scolastico sono legate al rendimento.

� Aumenta il fenomeno della dispersione scolastica e nell’ultimo anno e mezzo si assiste ad una preoccupante precocizzazione del fenomeno con l’individuazione di situazioni critiche già nella scuola primaria.

� Cresce il fenomeno dell’abbandono scolastico e mancano interventi di individuazione precoce del problema - sia relativamente alla durata dell’anno scolastico e sia relativamente a cicli di scuola.

� Richiesta di supporto espressa da parte di genitori e insegnanti per sostenere la motivazione scolastica dei ragazzi.

Uso e abuso di sostanze legali e illegali I dati inerenti ai comportamenti problematici di uso e abuso di sostanze legali e illegali indicano una progressiva precocizzazione dell'utilizzo e dell'iniziazione ad alcool e droghe. Per contro i servizi

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specialistici sulle dipendenze testimoniano un progressivo ritardo da parte dei consumatori nel richiedere aiuto e prestazioni di cura e riabilitazione, che testimonia una tendenza a non riconoscersi consumatori problematici da parte di giovani e adulti. Risulta cruciale sviluppare strategie che, a partire dai servizi sociali e sociosanitari, siano in grado di impattare in modo preventivo ed efficace sul fenomeno con azioni che si rivolgono alle fasce più giovani della popolazione. Il fenomeno dell’uso e abuso di sostanze non interessa più ristretti ambiti di popolazione; molte delle persone che oggi utilizzano derivati della canapa, cocaina, ecstasy, LSD ed eroina non appartengono alle aree dell’emarginazione, non fanno parte di gruppi elitari o di una sottocultura. I dati dell’Osservatorio Territoriale Droghe e Dipendenze2 testimoniano:

� I consumatori di sostanze a Milano e Provincia sono tendenzialmente superiori alla media nazionale.

� Il 5,3% dei residenti nella provincia di Milano ha consumato cocaina una o più volte negli ultimo 12 mesi; la prevalenza è superiore a quella registrata per i residenti della Regione Lombardia (4,7%) e quella rilevata nel resto della penisola (2,3%).

� Per quanto riguarda l’uso di cannabis, il fenomeno interessa il 10,7% dei residenti nella Provincia di Milano, dato inferiore a quello nazionale (11,7%), ma superiore a quello registrato nel resto della Regione (9%).

� Per entrambi i sessi, l’utilizzo di allucinogeni risulta maggiore nelle classi di età più basse. Nei più giovani le frequenze d’uso si attestano al 3,8% per i maschi e al 2,6% per le femmine, mentre tra i 25 e i 34 anni i consumi dichiarati sono dell’1,4% per il sesso maschile e dello 0,9% nelle coetanee. L’utilizzo della sostanza diminuisce allo 0,1% per le altre classi di età indagate. Stessa tendenza viene registrata per l’uso di stimolanti: sono i maschi e le femmine più giovani a dichiarare un maggior utilizzo (rispettivamente 4% e 2,6%). Percentuali più basse risultano per i soggetti tra i 25 e 34 anni.

� Nei territori della ASL Milano 3, nell’anno 2006, l’1,9% dei giovani scolarizzati si stima abbia fatto uso di eroina negli ultimi 12 mesi, una o più volte.

� Nell’anno 2006, il 4,4% dei giovani della ASL Milano 3 ha fatto uso di cocaina negli ultimi 12 mesi; percentuale in crescita rispetto al 2005 (4,0%), valore in linea col dato provinciale.

� Tra coloro che riferiscono di aver consumato sostanze illegali negli ultimi dodici mesi, l’85% ha consumato una sola sostanza, circa il 12% ha consumato due sostanze ed il 3% tre o più droghe illegali.

2 Osservatorio Territoriale Droghe e Dipendenze, “Il fenomeno delle dipendenze sul territorio ASL MI 3, Anno 2007”.

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� Nella provincia di Milano si stima che circa il 78,8% dei residenti abbia fatto uso di alcol nell’ultimo anno: dati in linea con le prevalenze registrate a livello Regionale (79,4%) e Nazionale (78,8%). L’uso di sostanze alcoliche nell’ultimo anno è caratterizzato da un andamento omogeneo nei due sessi nella classe di età più giovane; nelle altre classi di età sono i maschi a dichiarare un maggior utilizzo. La frequenza del consumo di alcol negli ultimi dodici mesi risulta da 1 a 5 volte per il 22% dei consumatori; coloro che dichiarano di aver utilizzato alcol da 6 a 39 volte sono il 35% ed infine, la classe di consumo più elevata, 40 o più volte, è pari al 43% di coloro che fanno uso.

Comportamenti antisociali e violenti Sempre attraverso l’analisi degli accessi ai servizi si riscontra l’aumento di preadolescenti, adolescenti e giovani con comportamenti antisociali e devianti. Si rileva, inoltre, l’aumento di atteggiamenti aggressivi e prevaricatori nei giovani e giovanissimi anche con le caratteristiche specifiche del bullismo. Il fenomeno è già presente nelle scuole primarie. Comportamenti che influenzano la salute Sono numerose le evidenze scientifiche che indicano come i comportamenti individuali non corretti possano agire in modo importante nello sviluppo di condizioni patologiche come le malattie cardiovascolare, i tumori e il diabete. I Piani Sanitari, nazionali e regionali, ormai da anni riportano tra gli obiettivi la promozione di comportamenti e stili di vita in grado di favorire la salute, soprattutto nei confronti di gruppi sociali più a rischio: l’obiettivo è di attivare nella popolazione modificazioni dei fattori, legati agli stili di vita, che possono determinare la comparsa di patologie. I principali comportamenti individuali nocivi alla salute sono: Abitudine al consumo di tabacco: Il fumo è un importante fattore di rischio per numerose patologie tumorali, respiratorie e circolatorie ed è considerato dall’OSM la prima causa di morte evitabile. Provoca, inoltre, una forte dipendenza e danneggia la salute anche delle persone che non fumano. L’uso giornaliero di tabacco riguarda il 29% dei soggetti intervistati nella ASL Milano 3, il 28% si rileva per la provincia di Milano ed il 27% per la Lombardia ed il resto d’Italia. Almeno una sigaretta negli ultimi trenta giorni è stata fumata dal 43% dei giovani scolarizzati di Milano e della ASL Milano 3; dato leggermente superiore al dato regionale e nazionale (41% e 42%). Sono i diciannovenni i maggiori consumatori di tabacco (40% i maschi e 34% le femmine). Per i maschi il momento di maggior incremento si osserva nel passaggio tra i 15 ed i 16 anni (dal 16% al 28%), mentre tra le ragazze si osserva un lieve aumento dei consumi con l’età.

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Mancanza di attività fisica: E’ confermato da molteplici ricerche che un’attività fisica di moderata intensità, svolta in modo regolare agisce come fattore protettivo nei confronti di numerose patologie molto diffuse. I dati relativi all’attività fisico sportiva, che derivano dalle indagini multiscopo dell’ISTAT, sono preoccupanti: nel 2006, in Italia, il 41% della popolazione risulta avere uno stile di vita sedentario. Abitudini alimentari scorrette: Le abitudini alimentari scorrette e l’obesità rivestono un problema di grande rilevanza sociale ed economica in quanto costituiscono fattori di rischio di numerose patologie. In Lombardia l’eccesso di peso riguarda 29,8% della popolazione, gli obesi rappresentano invece l’8,5%. L’aspetto più preoccupante riguarda le giovani generazioni: l’obesità infantile rappresenta, infatti, un fattore predittivo di obesità nell’età adulta, e predispone a patologie di natura cardiocircolatoria. Conciliazione Elementi di analisi condivisi: Nel triennio si assiste ad un potenziamento del sistema d’offerta sia da parte delle Amministrazioni Comunale sia del Privato Sociale; aumenta complessivamente la ricettività degli asili nido, anche in conseguenza di adeguamenti e trasformazioni in ottemperanza alle disposizioni regionali. Si segnala inoltre un aumento della flessibilità organizzativa delle strutture, al fine di rispondere al meglio alle esigenze di conciliazione delle famiglie. Tale elasticità si declina: potenziando gli orari di apertura anche attraverso la realizzazione di servizi di integrazione e differenziando le iscrizioni agli asili nidi, così da offrire alle famiglie la possibilità di scegliere l’articolazione oraria più adeguata (part-time; orario ridotto; tempo pieno). L’attuale offerta oraria, pur garantendo alcuni margini di flessibilità, è strutturata per macro fasce omogenee (part-time; orario ridotto; tempo pieno) che ripropongono – seppur differenziando l’offerta - un modello ancora rigido. L’orario non è di fatto personalizzato. Non si segnalano, inoltre, sperimentazioni che prevedano servizi aperti durante il week-end e la sera. Le necessità di conciliazione e custodia dei figli nei periodi di sospensione del calendario scolastico (esempio vacanze di Natale, Pasqua, ecc.) riguarda non solo servizi 0-3. Criticità rilevate:

� Aumenta la difficoltà di conciliazione delle famiglie; gli orari di lavoro sono sempre più estesi e spesso articolati su sette giorni lavorativi e nelle fasce serali, basti pensare ai centri commerciali e alla grande distribuzione. Conseguentemente cresce la richiesta di flessibilità oraria dei servizi.

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� Aumentano le difficoltà da parte delle famiglie ad essere disponibili durante il momento dell’inserimento dovuto a problemi riconducibili al lavoro.

� Aumento dei nuclei monoparentali con situazioni familiari sempre più variate e diversificate tra loro.

� Assenza di luoghi sul territorio che promuovano l’incontro e la socializzazione tra famiglie.

� Scarsa qualità dello spazio urbano rispetto ai bisogni delle famiglie e dei bambini: limitata fruibilità e accessibilità degli spazi pubblici. La qualità di un luogo dovrebbe essere misurata anche secondo parametri di vivibilità sociale (esempio: i luoghi dovrebbero essere progettati per facilitare lo sviluppo di relazioni).

Impoverimento delle famiglie Negli ultimi due anni sono sensibilmente aumentate le richieste, anche in sede di Segretariato, di sostegno economico da parte delle famiglie, molte delle quali provengono da nuclei monoreddito che non riescono più a fronteggiare l’elevato costo della vita. La questione economica viene spesso associata alla richiesta di sostegno per l’alloggio. Le richieste di aiuto relativamente alla casa a causa dell’aumento dei mutui, dell’elevato costo degli affitti, e della scarsa opportunità di accesso a canoni di locazione moderata sono in costante crescita. Aumentano le condizioni di povertà delle famiglie spesso conseguenza di fattori estemporanei legate a difficoltà anche momentanee:

� separazioni; � perdita del posto di lavoro; � morte di un familiare; � gravidanza indesiderata.

Le difficoltà economiche innescano spesso problematiche di altra natura (difficoltà di relazioni tra i coniugi e/o con i figli, stress, ansia). Nell’ambito della tutela aumentano le situazioni emergenziali, spesso i casi sono multiproblematici e complessi anche caratterizzati dalla presenza di grave povertà materiale.

A. Il dato di impoverimento economico delle famiglie sestesi connesso a situazioni di difficoltà lavorativa e abitativa si accompagna ad un indebolimento delle reti sociali di riferimento; sempre più di frequente si assiste a una loro atrofizzazione e quindi a una ridotta possibilità da parte delle famiglie di fare riferimento a relazioni positive con le quali condividere le responsabilità connesse ai compiti di cura ed educazione dei propri figli.

B. Questa criticità interessa tutti gli ambiti di programmazione e non solo l’area minori e famiglie.

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C. Ad oggi si registra un elevato numero di attività proposte da soggetti diversi, Stato, Regione, Provincia, che prevedono – attraverso varie forme – l’erogazione di contributi economici, diretti e/o indiretti, alle famiglie.

Il Tavolo Tematico politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari individua, quale ambito di intervento da affiancare alle risposte sopra citate, lo sviluppo di politiche per la coesione sociale attraverso la costituzione di gruppi di famiglie – anche facendo riferimento a particolari porzioni di territorio (zone, quartieri) - che mettono insieme le proprie risorse per attivare strategie utili a fronteggiare la difficile situazione economica. Si citano, solo a titolo esemplificativo:

� la realizzazione di gruppi di consumo; � la promozione e il sostegno di forme organizzative (esempio:

Banche del tempo, strategie di vicinato) con la finalità di sperimentare forme di risparmio e di condivisione di risorse materiali e non, a partire dalla logica del mutuo aiuto.

Scarsa adesione dei giovani alle iniziative proposte Il tema della scarsa adesione, in particolare di adolescenti e giovani, alle iniziative proposte viene indicata come criticità sia relativa ai progetti con finalità preventiva, promozionale sia da alcuni servizi. Si riportano di seguito gli elementi emersi e analizzati:

� Difficoltà a costruire con l’utenza rapporti stabili e duraturi. � Scarsa disponibilità ad intraprendere percorsi educativi, di

socializzazione e accompagnamento di durata significativa. I parametri culturali di riferimento degli adolescenti sono la velocità, l’immediatezza, l’istantaneità. Inoltre, si registra una difficoltà a promuovere presso gli adolescenti i servizi e i progetti; spesso le proposte offerte vengono percepite come obsolete. La componente femminile è particolarmente difficile da coinvolgere e, quando intercettata, è spesso portatrice di problematiche complesse quali: difficoltà nei rapporti con le compagne; scarsa accettazione di sé; rapporti conflittuali e critici con i genitori, in particolare con il padre.

� Difficoltà da parte dei Servizi Informagiovani ad intercettare l’utenza inizialmente prevista dal servizio. Negli ultimi due anni gli accessi vedono prevalentemente due categorie di utenti: adulti disoccupati o sotto occupati e giovani fragili, in maggioranza con problemi di drop out scolastico. Il servizio dunque registra una polarizzazione e una forte caratterizzazione verso le fasce deboli e si interroga sulle ragioni di questa rilevante trasformazione.

� La maggior parte delle attività promosse prevede obiettivi formativi e di acquisizione di competenze specifiche; tali

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iniziative sono realizzate, nella quasi totalità dei casi, presso le scuole e ciò rappresenta un elemento di debolezza in quanto il contesto scolastico consente di intercettare facilmente la popolazione giovanile ma non necessariamente di trovare interesse e partecipazione.

� I dati emersi nell’ambito del monitoraggio indicano la quasi assenza di attività che prevedano il coinvolgimento dei giovani, attraverso percorsi di coprogettazione, a partire dall’individuazione di obiettivi e azioni.

Rapporti tra servizi e frammentazione degli interventi Il dati di monitoraggio delineano uno scenario caratterizzato da uno scarso livello di coesione e molta frammentazione negli interventi, le attività di promozione e prevenzione hanno pochi ambiti (tempi e spazi) di integrazione e confronto con le attività di trattamento e tutela, anche a causa di un’eccessiva settorializzazione degli interventi e delle prestazioni. Inoltre il sistema è, nel suo complesso, sempre più caratterizzato dalla scarsezza di risorse e dalle crescenti emergenze e ciò rende difficoltosa l’attivazione della rete e la complementarietà degli interventi. Un elemento critico di particolare rilevanza è la scarsa connessione tra i servizi istituzionali; la difficoltà è generalizzata, particolarmente forte la difficoltà di relazione con il Tribunale. Mancano inoltre azioni di sistema – ad esempio la presenza di ambiti di confronto tecnici – sui temi specifici con la finalità di individuare delle modalità di presa in carico condivise.

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5.1.2 Priorità di intervento

Competenze del mondo adulto Per fornire indicazioni utili allo sviluppo di interventi e progettazioni sul tema delle competenze del mondo adulto si procede all’individuazione delle le seguenti aree: Competenze genitoriali:

� Supportare lo sviluppo di conoscenze e competenze promuovendo dei percorsi informativi e formativi rivolti ad entrambi i genitori, a partire dai primi anni di vita del bambino. Nello specifico si propone di realizzare proposte formative che indichino obiettivi chiari (individuare quali competenze e conoscenze devono essere incrementate) e prevedano sia un monte ore sia un setting adeguato al raggiungimento dell’obiettivo.

� Promuovere le occasioni per la socializzazione e il confronto tra genitori con l’obiettivo di mettere in rete esperienze e risorse.

Lo sviluppo di tali azioni dovrà vedere la collaborazione di: ASL Milano, Consultori familiari, Amministrazioni Comunali, Privato Sociale, e prevedere un’integrazione di obiettivi e risorse.

Competenze genitoriali e ricongiungimenti familiari: Il ricongiungimento è un percorso che prevede differenti tappe che richiedono supporti differenti: è necessario, pertanto, sostenere la famiglia nella costruzione di un “progetto complessivo” attraverso una presa in carico unitaria delle differenti problematiche promovendo un approccio integrato e non interventi parcellizzati corrispondenti a specifiche competenze. Si individuano le seguenti azioni prioritarie:

� Offrire alle famiglie un adeguato supporto informativo anche coinvolgendo le realtà organizzate (esempio: associazioni, scuole per stranieri, centri interculturali) che vedono la partecipazione di cittadini stranieri.

� Nella realizzazione di progetti preventivi e promozionali è necessario favorire l'aggancio precoce dei genitori che intendono avviare un progetto di ricongiungimento; per raggiungere questo obiettivo una delle possibili strategie è quella di avviare delle collaborazioni e delle sinergie progettuali con tutti i servizi che incontrano la famiglia nella fase iniziale del percorso.

� Promuovere momenti di confronto con il Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati per individuare forme di collaborazione e partnership progettuali.

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� Promuovere percorsi formativi rivolti agli operatori sul tema dei

ricongiungimenti familiari sia relativamente al contesto normativo e procedurale (iter burocratico) sia alle implicazioni di natura relazionale e familiare.

Coinvolgimento della componente adulta di riferimento nei progetti - preventivi, promozionali e riparativi - e servizi rivolti ai minori. Il tema del coinvolgimento del mondo adulto costituisce un importante elemento di qualità, una conditio sine qua non per la realizzazione di interventi efficaci. In coerenza con l'obiettivo (del progetto, dell'intervento, della presa in carico) verranno di volta in volta declinate le strategie di coinvolgimento degli adulti e individuate le specifiche competenze sulle quali intervenire. Servizio Affidi La progettazione del Servizio Affidi di Ambito è stata assegnata a un gruppo di lavoro intercomunale composto dai Servizi Sociali e dal Privato sociale. La sua sperimentazione rappresenta un importante obiettivo di sistema: la realizzazione di politiche di gestione unitaria nel territorio. Gli obiettivi prioritari del Servizio sono:

� promozione della cultura e della pratica dell'affido sul territorio dell'Ambito;

� formazione alle famiglie che si propongono al Servizio Affidi e/o ai Servizi Sociali Comunali come risorsa per l'attivazione di esperienze di affido familiare;

� sostegno alle famiglie affidatarie durante l'esperienza dell'affido e alle famiglie potenzialmente affidatarie in attesa di iniziare tale esperienza.

L'efficacia complessiva della sperimentazione del Servizio Affidi si misura sulla base di tre parametri generali:

� capacità di attivare le risorse familiari corrispondenti al fabbisogno di risorse familiari nell'Ambito;

� numero complessivo di affidi che, nelle forme del full time e del part time, vengono attivati;

� esiti dei percorsi di affido sulla base di valutazioni tecniche del Servizio Affidi in collaborazione con i Servizi Sociali.

Il servizio verrà attivato entro l’anno 2009. Disagio relazionale e psicologico Per fornire indicazioni utili allo sviluppo di interventi e progettazioni sul tema del disagio relazionale e psicologico si procede all’individuazione delle seguenti aree di interesse:

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Dispersione scolastica Relativamente al tema della dispersione scolastica si individua quale azione prioritaria la costituzione di un gruppo di lavoro che veda coinvolti i soggetti erogatori di servizi e progetti e le scuole con l’obiettivo di:

� avviare un confronto tecnico sul tema per produrre una definizione condivisa del problema e un’indagine approfondita rispetto alla consistenza del fenomeno sul territorio;

� attivare un ambito di coordinamento relativamente ai progetti e alle azioni promosse.

Nello sviluppo di progetti volti a contrastare la dispersione scolastica, si dovrà tener conto delle seguenti indicazioni:

� promuovere interventi di promozione e prevenzione e non solo riparativi;

� agire precocemente per intervenire in modo efficace sul problema, promuovendo azioni a partire dalla scuola primaria;

� coinvolgere il mondo adulto di riferimento; � individuare fattori di rischio e di protezione, le progettazione

delle azioni dovrà variare al variare dell’età del target di riferimento;

� strutturare attività di orientamento che prevedano la realizzazione di percorsi individuali rivolti ad alunni e famiglie, in particolare per le fasce maggiormente fragili (disagio, immigrazione e disabilità).

Uso di sostanze legali e illegali I progetti di prevenzione primaria e di lotta al fenomeno delle dipendenze da sostanze legali e illegali promosse sul territorio dovranno essere coerenti con: le direttive dell’Osservatorio Europeo sulle Dipendenze e Tossicodipendenze, le linee guida regionali di cui DGR n. 6219 del 19.12.2007 e i dati sul consumo dell’Osservatorio sulle Dipendenze dell’ASL. Le azioni preventive e promozionali dovranno tenere in considerazione le seguenti indicazioni:

� Contrastare fattori di rischio e promuovere i fattori di protezione individuati dalla letteratura scientifica.

� Promuovere interventi prevalentemente orientati ad un target di età compreso tra gli 11 e i 15 anni; gli interventi dovranno essere coerenti con le caratteristiche del target di popolazione beneficiaria in relazione a età, genere e caratteristiche geoetniche.

� Coinvolgere le famiglie e/o i contesti scolastici e/o la comunità locale considerando che è dimostrato che interventi multilivello che coinvolgono soggetti diversi tendono a conseguire un grado di efficacia maggiore.

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� Contrastare tutte le forme di abuso di sostanze –

(comportamenti di mono e policonsumo) inclusi il consumo di sostanze legali in età non consentite (tabacco e alcool), l’uso di droghe illegali, l’uso improprio di sostanze ottenute legalmente (esempio: inalanti), farmaci prescritti o da banco.

Bullismo Sul tema del Bullismo si individua quale azione prioritaria la costituzione di un gruppo di lavoro che produca del materiale utile a tutto il territorio circa una definizione precisa e condivisa del fenomeno. Nello sviluppo di progetti di prevenzione primaria si dovrà tener conto delle seguenti indicazioni:

� coinvolgimento di gruppi di adolescenti e preadolescenti nel contesto scolastico ed extrascolastico;

� progettazione partecipata e condivisa sia con gli attori, sia con i beneficiari dell’intervento;

� coinvolgimento delle famiglie, dei pari, delle scuole, dello staff scolastico;

� progetti e interventi “sensibili” al dato interculturale per essere adeguati ai giovani e alle famiglie dei gruppi geoetnici interessati;

� disseminazione delle competenze preventive e promozionali nelle scuole e nelle famiglie per rendere replicabili le azioni.

Comportamenti che influenzano la salute Sostenere la promozione di comportamenti e stili di vita in grado di favorire la salute individuano le seguenti azioni:

� programmi per la cessazione del fumo da tabacco; � programmi per la prevenzione del consumo di tabacco nei

giovani; � programmi volti a stimolare l’adozione di una dieta bilanciata,

ricca di frutta fresca e verdura associata ad attività fisica; � programmi di promozione di 30 minuti di attività fisica

giornaliera.

Per lo sviluppo di tali politiche si auspica il coinvolgimento di diversi soggetti: ASL Milano, Consultori familiari, Amministrazioni Comunali, Privato Sociale, Scuole, Associazioni e Società sportive. Conciliazione Inserire tra le azioni di sostegno alle famiglie con figli, anche in via sperimentale, azioni mirate a favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e vita familiare, attraverso l’erogazione di servizi flessibili alla persona e alla famiglia, anche in raccordo con le indicazioni del Piano Territoriale degli Orari. Secondo questa logica, nell’organizzazione della

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rete delle unità di offerta, andranno previste e incentivate modalità organizzative caratterizzate da flessibilità ed estensione dei periodi di accesso. Inoltre, una particolare attenzione, rispetto a questo punto, dovrà essere rivolta ai lavoratori con contratti “atipici”. Nell’ottica di una programmazione integrata tra politiche a sostegno della famiglia, si invita a verificare la praticabilità di interventi concertati anche con gli assessorati comunali competenti per le politiche dei tempi, del lavoro, dell’occupazione e delle attività produttive e finalizzati all’erogazione di incentivi alle imprese pubbliche e private presenti sul territorio dell’ambito distrettuale che adottano e applicano modelli organizzativi e forme contrattuali per la conciliazione dei tempi vita–lavoro e per il miglioramento della qualità della vita nell’impresa e sul territorio, in applicazione della Legge 53/2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città" e in applicazione della legge regionale n. 28/2004 “Politiche Regionali per il coordinamento e l’amministrazione dei tempi delle città” . Indicazioni per il prossimo triennio:

� Mantenimento e/o potenziamento della ricettività sei servizi dedicati alla fascia 0-3 anni.

� Sostenere le necessità di conciliazione delle famiglie nei periodi di sospensione del calendario scolastico (esempio vacanze di Natale, Pasqua, ecc.) con una particolare attenzione ai nuclei monoparentali.

Promozione del protagonismo giovanile Promuovere progetti a sostegno del protagonismo giovanile e della partecipazione alla vita della comunità locale attraverso strategie di empowerment, con l’obiettivo di sostenere e mette le persone nelle condizioni di svolgere un ruolo guida per ottenere cambiamenti nel contesto di vita e nella risoluzione di problemi specifici. Le azioni previste nelle progettazioni dovranno di preferenza prevedere:

� Interventi rivolti a gruppi: innescare e accompagnare processi che promuovano forme di organizzazione o partecipazione che sviluppino strategie efficaci per il cambiamento nella comunità.

� Coinvolgimento del target nelle fasi di: analisi del contesto, individuazione di problemi e definizione degli obiettivi; identificazione delle forme organizzative, di ruoli e responsabilità nei gruppi; sviluppo delle di azione.

Trattamento e Tutela dei Minori in carico Relativamente all’area del trattamento e della tutela dei minori in carico ai Servizi Sociali dei due Comuni si ravvede la necessità di una maggiore integrazione delle prestazioni sociali e sanitarie da parte dei

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soggetti a diverso titolo coinvolti nei percorsi di presa in carico, con particolare riferimento a UONPIA e Consultori Familiari. Si auspica, inoltre, un maggior investimento da parte dei Consultori Familiari sia nella fase diagnostica sia trattamentale e la costruzione di una modalità di collaborazione più efficace con l’Autorità Giudiziaria. Si individuano le seguenti aree di miglioramento:

� Minori sottoposti a procedimento penale A fronte di un monitoraggio completo che sia in grado di riportare gli accessi al Servizio Sociale di minori sottoposti a procedimento penale, verificare la possibilità di mettere in rete le prassi di lavoro già sperimentate da Cologno Monzese per poter procedere in maniera omogenea sui due territori dell’Ambito. Si precisa che l’attivazione del sistema dei servizi e le modalità di presa in carico dovranno essere coerenti con le indicazioni contenute nella Circolare Regionale del 22 novembre 2007, n. 37 “Indicazioni per la presa in carico di minori sottoposti a procedimento penale”.

� Diritto di visita Attivare uno Spazio Neutro di Ambito per garantire il diritto di visita ai genitori non affidatari e comunque in ottemperanza a quanto disposto dall’Autorità Giudiziaria.

� Abuso e maltrattamento Sul territorio si rileva l’assenza di servizi specialistici dedicati al trattamento dei minori con famiglie multiproblematiche e, in particolare, delle situazioni di abuso sessuale e maltrattamento.

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5.2 Politiche a favore delle persone disabili

5.2.1 Analisi delle criticità

L’elaborazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � contenuti, riflessioni e proposte emerse dal monitoraggio delle

priorità di interveto indicate nel Piano di Zona 2006-2008; � problematiche individuate attraverso l’utilizzo di una griglia di

rilevazione compilata da tutti i partecipanti al Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili al fine di raccogliere e valorizzare i differenti punti di osservazione;

� evoluzione della struttura socio demografica del territorio; � dati provenienti dai servizi istituzionali e dal Piano di Salute del

distretto Socio Sanitario di Sesto San Giovanni (Amministrazioni Comunali, Consultori familiari, Istituzioni scolastiche).

Per rappresentare adeguatamente il sistema di criticità, e sintetizzare gli elementi emersi, si è provveduto a ricomporre il quadro attraverso un’articolazione per le aree tematiche di seguito elencate:

� conoscenza del fenomeno disabilità; � informazione e accesso ai servizi - l’area tematica prevede un

focus sull’orientamento scolastico; � promozione del ruolo dell’Amministratore di sostegno; � aumento del numero di utenza straniera disabile nei servizi

specialistici e nelle scuole; � promozione dell’autonomia e integrazione sociale: scuola, lavoro

e comunità; � sostegno alla famiglia; � integrazione tra servizi – integrazione degli obiettivi.

Conoscenza del fenomeno disabilità Nel 2007 ha preso avvio una sperimentazione finalizzata alla costruzione dell’Anagrafe dinamica della popolazione disabile residente sul territorio dell’ASL Milano 3. Tale censimento raccoglie, valorizzando e unificando le differenti fonti, i dati relativi a persone in carico presso:

� i servizi dell'Amministrazioni Comunali; � i Servizi di Inserimento Lavorativo; � le Comunità Socio Sanitarie; � i Centri Diurni Disabili; � i Servizi di Formazione all'Autonomia; � i Servizi di Neuropsichiatria Infantile; � le Unità Operative della Psichiatria.

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La rilevazione comprende inoltre le persone riconosciute invalide civili nel triennio 2003-2005 e le provvidenze economiche erogate nel decennio 1995-2005. I dati relativi all’Ambito di Sesto San Giovanni vengono di seguito riportati.

Fascia di età N. di utenti 0-2 89 3-5 103 6-10 188 11-13 110 14-18 127 19-29 315 30-39 585 40-49 712 50-64 1496 TOTALE 3725

La fascia di età maggiormente rappresentata è relativa ai 50–64 anni, età in cui si verifica una maggiore insorgenza di patologie invalidanti. La popolazione disabile, nota ai servizi, rappresenta il 2,8% del totale; il dato risulta coerente con la media calcolata sull’intero territorio della ASL MI3 (2,8%). Pur valutando nel suo complesso positiva l’iniziativa si riportano alcuni elementi di criticità:

� I criteri adottati per l’inclusione dei soggetti nell’anagrafe disabile delimitano il campo di indagine, infatti sono state censite solo le persone presenti nei servizi.

� Nel censimento non viene utilizzato l’ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento, della salute e della disabilità; si condivide l’opinione che per definire la disabilità sarebbe opportuno utilizzare tale strumento – ancora poco diffuso tra i servizi - per descrivere e misurare la salute e la disabilità. L’ICF introduce un nuovo approccio integrato che tiene conto della relazione fra lo stato di salute e l’ambiente consentendo una valutazione approfondita e complessiva.

� La rilevazione non considera la popolazione over 64. � Il tipo di ricerca non consente di avere informazioni sulle

condizioni di vita della popolazione disabile residente sul territorio.

Si constata che il dato raccolto più che indicare il numero di persone disabili residenti sul territorio, rappresenta un’informazione relativa al funzionamento dei servizi e alla capacità di accoglienza degli stessi. I servizi possono rappresentare una parte dei bisogni ma non costituire il fondamento di un’anagrafe inoltre, interpellando i soli servizi, non viene rilevata la dimensione dinamica sociale ed ambientale. Risulta comunque utile, a fini conoscitivi, poter confrontare i dati di Ambito con quelli degli altri Comuni appartenenti all’ASL Milano3.

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Informazione e accesso ai servizi Il Segretariato Sociale rappresenta il luogo privilegiato di incontro tra i Servizi e la popolazione e risponde all'esigenza primaria dei cittadini di:

� avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di accesso ai servizi;

� conoscere le risorse sociali disponibili nel territorio, che possono risultare utili per affrontare esigenze personali e familiari nelle diverse fasi della vita.

Attraverso il progetto “Integrare l’Ufficio di Piano e i livelli essenziali” si sono uniformate le modalità di accesso e accoglienza al Segretariato Sociale dei cittadini dell’Ambito, come indicato dalla legge 328/00. Il progetto ha previsto l’elaborazione e la successiva introduzione di un’unica scheda di Segretariato tale da garantire una raccolta dati uniforme e utile alla programmazione. Il numero di attività ed iniziative, sviluppate nel triennio di programmazione 2006-2008, finalizzate a favorire e potenziare l’accesso ai servizi risulta significativo e vede la partecipazione e l’impegno di soggetti diversi, sia pubblici sia del Privato Sociale; la valutazione è complessivamente positiva in termini di copertura del bisogno. Le azioni sviluppate riguardano prevalentemente in modo distinto e separato i due territori comunali; solo poche di esse sono promosse o gestite in forma associata. Gli sforzi per potenziare il collegamento e promuovere forme di collaborazione si sono concretizzati nella costituzione del Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili che rappresenta il primo luogo di coordinamento tra servizi e soggetti di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. Nella realizzazione di progetti e azioni di informazione e sensibilizzazione è prevalso l’utilizzo di prassi e modalità operative consolidate, il livello di innovazione e sperimentazione registrato – sia in termini di prodotti che di processi – appare limitato. La questione relativa all'informazione e comunicazione è stata analizzata da due differenti punti di vista: i cittadini quali destinatari delle informazioni; gli operatori dei servizi quali diffusori di informazioni per la cittadinanza. L’analisi delle esperienze fatte e le informazioni raccolte, relativamente al ruolo degli operatori, indica alcune aree di particolare criticità:

� La circolazione delle informazioni risulta spesso difficoltosa; non esiste un sistema di raccolta e diffusione strutturato e organizzato.

� Le informazioni disponibili presso i luoghi di accoglienza e orientamento si limitano prevalentemente alle attività dei Servizi territoriali; risulta carente il livello di investimento rispetto a tutte le opportunità di promozione del benessere offerte nell’Ambito e nei Comuni limitrofi: contesti ricreativi e di

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socializzazione, biblioteche, attività sportive, eventi culturali, viaggi e vacanze.

� Risulta carente il livello di conoscenza, tra gli operatori scolastici, in merito all’offerta formativa a favore dei ragazzi in uscita dalle scuole secondarie di primo grado. Il materiale a disposizione è limitato e non finalizzato a particolari categorie di popolazione, ciò rende difficoltosa la costruzione di percorsi di orientamento adeguati per alunni e famiglie.

Promozione del ruolo dell’Amministratore di sostegno Con la legge numero 6 del 9 gennaio 2004 è stata introdotta la figura dell’Amministratore di sostegno per la tutela legale e la protezione delle persone con disabilità. Questa figura si aggiunge agli istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione con il compito di assistere in modo più adeguato la persona, rispettando i suoi bisogni, le sue aspirazioni e i suoi limiti, prendendosi cura e non sostituendosi ad essa. L’Amministratore è una persona che, in modo volontario, supporta chi ha difficoltà nel compiere o gestire attività inerenti alla propria quotidianità; non deve essere un professionista in campo giuridico, sociale o amministrativo ma una persona motivata a mettersi in relazione, ascoltare e comprendere le necessità, capace di attivare opportuni risorse e opportunità. Le sfere di intervento sono di norma: la gestione economica e patrimoniale, il supporto all’esercizio dei diritti e doveri civici (votare, firmare documenti…) e all’espletamento delle pratiche burocratiche, per le scelte relative alla cura della salute. In base al profilo funzionale della persona vengono indicate le aree di competenza dell’Amministratore. Ogni anno il giudice verifica e valuta l’adeguatezza delle scelte e delle decisioni prese. La richiesta si effettua con un ricorso depositato nella cancelleria del Giudice Tutelare; la procedura istruttoria non è onerosa. Le associazioni possono essere punto di riferimento attraverso azioni di promozione e diffusione delle informazioni a favore dei cittadini e fornendo una lista di persone volontarie pronte ad assumere il ruolo e la funzione di Amministratore di sostegno.

� Molte famiglie non conoscono questo strumento giuridico ancora relativamente nuovo.

� La misura dell’Amministratore di Sostegno dovrebbe essere attivata al compimento dei 18 anni; di frequente le famiglie affrontano la questione solo in conseguenza all’invecchiamento dei genitori, mentre sarebbe opportuno avviare questo percorso precocemente.

� Molte sono le famiglie che si rivolgono all’Ufficio Tutele dei Comuni per avere questo tipo di supporto.

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Aumento del numero di utenza straniera disabile Elementi di analisi e criticità rilevate:

� L’aumento della presenza di utenza straniera pone ai servizi specialistici un problema organizzativo, di risorse umane e professionali.

� Negli ultimi due anni le istituzioni scolastiche testimoniano un aumento del numero di alunni disabili stranieri in particolare nella scuola dell’Infanzia.

� I partecipanti al Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili individuano – ad oggi - nella figura del Mediatore linguistico culturale uno degli strumenti utili a facilitare la comunicazione e la relazione con la famiglia, al fine di favorire una maggiore e migliore adesione al percorso terapeutico proposto. Il Mediatore potrebbe essere particolarmente utile nelle prime fasi di lavoro con l’utente e quando sussistono problemi linguistici tali da rendere impossibile la comunicazione.

� E’ inoltre necessario investire sulla formazione degli operatori con l’obiettivo di:

- acquisire strumenti e modalità utili all’approfondimento diagnostico da utilizzare con l’utenza straniera – oggi i test adoperati sono culturalmente improntati e usano la lingua italiana;

- approfondire alcuni aspetti culturali, ad esempio come viene intesa la disabilità nelle differenti culture.

Prevalentemente il fenomeno riguarda i minori disabili, meno significativa l’incidenza sugli adulti. Relativamente a tale fenomeno si individuano due possibili assi di sviluppo:

� Approfondire ulteriormente le caratteristiche del fenomeno anche attraverso il contributo del progetto attualmente in corso “Accoglienza e promozione per una cultura dell’integrazione” che prevede, tre le altre cose, l’utilizzo del Mediatore linguistico e culturale nelle scuole del territorio dell’Ambito e nei servizi Sociali.

� Costituire un gruppo di lavoro integrato con il Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati al fine di individuare possibili ambiti di progettazione e collaborazione sul tema.

Promozione dell’autonomia e integrazione sociale: scuola, lavoro e comunità I percorsi di sviluppo dell’autonomia e di integrazione devono essere finalizzati a valorizzare il ruolo sociale, garantendo al contempo il rispetto dei ritmi di vita e le necessità quotidiane della persona disabile. I percorsi di autonomia sono finalizzati all’acquisizione delle abilità necessarie all’adattamento sociale nei differenti contesti.

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Il processo di promozione dell’autonomia e di integrazione sociale deve essere attivato sin dai primi anni di vita del bambino; solo intervenendo precocemente, attraverso un progetto finalizzato all’acquisizione di competenze e abilità sociali - ove fattibile -, è possibile garantire una crescita armonica e continuativa alla persona. La promozione dell’autonomia e l’integrazione sociale rappresentano i principali obiettivi dei percorsi di inserimento scolastico e lavorativo, nonché delle attività di socializzazione e inclusione nella vita della comunità. Si analizzeranno, nello specifico, i seguenti ambiti di intervento:

� integrazione dei disabili nelle scuole di ogni ordine e grado; � passaggio scuola lavoro; � inserimento lavorativo; � socializzazione e integrazione nella vita della comunità.

Integrazione dei disabili nelle scuole di ogni ordine e grado Per meglio rappresentare il fenomeno si riportano di seguito i dati relativi al numero di alunni disabili iscritti presso le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria dell’Ambito, negli anni scolastici 2006/2007 -2007/2008 - 2008/2009: AS 2006/2007 Sesto S G Cologno M

Ordine di scuola Iscritti Disabili % Iscritti Disabili % Scuola dell'infanzia 1543 47 3,04 919 22 2,39

Scuola primaria 2845 99 3,47 2110 71 3,36 Secondaria I grado 1667 109 6,53 1132 54 4,77

Totale 6055 255 4,21 4161 147 3,53

AS 2007/2008 Sesto S G Cologno M

Ordine di scuola Iscritti Disabili % Iscritti Disabili %

Scuola dell'infanzia 1502 40 2,66 900 15 1,66 Scuola primaria 2874 107 3,61 2049 69 3,36

Secondaria I grado 1668 99 5,93 1205 60 4,97

Totale 6044 246 4,07 4154 144 3,46 AS 2008/2009 Sesto S G Cologno M

Ordine di scuola Iscritti Disabili % Iscritti Disabili % Scuola dell'infanzia 1599 29 1,81 937 18 1,92

Scuola primaria 2899 106 3,65 2013 68 3,37 Secondaria I grado 1645 86 5,22 1207 50 4,14

Totale 6143 221 3,59 4157 136 3,27

Tabella 1 - Numero di alunni e presenza di minori disabili. Fonte: Amministrazioni Comunali.

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Aumentano, nel trienni, le richieste di supporto educativo da parte degli Istituti scolastici per la gestione di casi molti gravi, spesso caratterizzati da pluriminorazioni e con patologie psichiatriche; inoltre aumenta il numero di stranieri e crescono i casi di autismo. La scuola è strutturata attraverso obiettivi istituzionali finalizzati all’apprendimento cognitivo e si trova talvolta impreparata nel gestire casi così complessi; inoltre alcune criticità di ordine organizzativo, come ad esempio l’elevato turn over degli insegnati di sostegno, complicano ulteriormente il contesto. Per i disabili gravi con pluriminorazioni, che mostrano difficoltà a livello relazionale prima ancora che sociale o cognitivo, la scuola fatica ad essere davvero un luogo di accoglienza e integrazione e non riesce a rispondere adeguatamente alle necessità e a tutti i bisogni specifici di cui questa fascia di utenza è portatrice. Sarebbe più utile individuare soluzioni organizzative differenti che prevedano, ad esempio, interventi domiciliari, momenti di riposo e relax, occasioni di socializzazione, accompagnamento ad attività sportive. L’inserimento nel contesto scolastico a tempo pieno è una risposta standardizzata pensata più per dare sollievo alle famiglie che per intervenire in maniera efficace sulle condizioni di vita dei bambini. Ci sono alcune esperienze positive, avviate in altri territori, dove si è provato a risolvere la questione relativa alla gestione dei disabili gravi in modo differente. A Monza alcune scuole primarie hanno attivato al proprio interno un CSE Piccoli, dedicando all’accoglienza degli spazi adeguatamente predisposti ed attrezzati per questo scopo. I bambini che, ad esempio, non sono in grado restare in classe per l’intero orario possono usufruire di un luogo idoneo al relax e allo svolgimento di attività alternative. Diversi sono gli aspetti positivi da sottolineare: da un lato viene garantito il diritto all’integrazione attraverso il costante contatto con il gruppo classe, infatti i progetti educativi individualizzati prevedono lo svolgimento di alcune attività in aula e di altre presso il CSE Piccoli. Inoltre, avere all’interno del plesso scolastico uno spazio dedicato ha ricadute positive anche sulle modalità di collaborazione tra insegnanti di sostegno, risorse educative e servizi specialistici e garantisce una maggiore continuità degli interventi. Un altro nodo di criticità (che verrà meglio affrontato nel paragrafo Frammentazione di interventi ed obiettivi) riguarda l’utilizzo del PEI come strumento per favorire l’integrazione degli obiettivi nella gestione degli utenti in carico a più servizi. Durante l’anno scolastico 2007/2008 il Comune di Cologno con l’obiettivo di meglio destinare le risorse e razionalizzare gli interventi ha avviato, in collaborazione con gli istituti scolastici del territorio, un interessante percorso che vede differenti step:

� L’attivazione di momenti di confronto e condivisione dei PEI per meglio programmare finalità e obiettivi dell’attività educativa.

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� La costituzione di un gruppo di lavoro con tutti gli attori

interessati – UONPIA, insegnanti di sostegno, educatori di riferimento – per uniformare i criteri di assegnazione degli interventi educativi e per definire modalità di costruzione del PEI omogenee.

� L’elaborazione di un protocollo di intesa con le scuole, in cui sarà coinvolto anche UONPIA, al fine di definire le modalità di presa in carico dei minori disabili e le differenti competenze.

Questa modalità di lavoro e di analisi potrebbe essere trasferita anche nell’ambito della Conferenza di Servizio che vede la presenza del Comune di Sesto San Giovanni e delle istituzioni scolastiche del territorio, istituita sulla base del protocollo d’intesa per la realizzazione di azioni specifiche riguardanti lo sviluppo delle potenzialità degli alunni disabili. Nell’ultimo triennio il numero di utenti che ha usufruito del supporto educativo erogato dalle Amministrazioni Comunali è aumentato, conseguentemente è cresciuto anche il monte ore settimanale a loro dedicato. Per l’anno scolastico 2007/2008 si registra la seguente distribuzione: 380 ore settimanali di supporto educativo a Cologno Monzese, 530 Sesto. Tale incremento è riscontrabile in ogni ordine di scuola come testimoniano i dati di seguito riportati:

2005/2006 2006/2007 2007/2008 Alunni con supporto educativo

Infanzia 7 19 22 Primaria 25 21 28 Secondaria I grado 4 5 9

Sesto San Giovanni

Totale Sesto 36 45 59 Infanzia 12 11 11 Primaria 19 24 21 Secondaria I grado 15 16 23

Cologno Monzese

Totale Cologno 46 51 55 TOTALE 82 96 114

Tabella 2 - Numero di alunni che, negli anni scolastici 2005/2006; 2006/2007; 2007/2008 ha usufruito del supporto educativo. Fonte: Amministrazioni Comunali.

Per meglio comprendere le ragioni di tale situazione è necessario monitorare:

� l’andamento della presenza di alunni disabili nelle scuole; � il monte ore assegnato per il sostegno scolastico dal CSA ad

ogni singolo istituto. Solo dopo aver analizzato questi elementi sarà possibile sostenere se l'aumento di interventi da parte delle due Amministrazioni abbia di fatto garantito una maggiore integrazione oppure se queste azioni si configurano come sostitutive di altre.

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Si stabilisce di inserire un focus specifico sul tema dell’orientamento scolastico:

� Il materiale informativo disponibile relativamente all’offerta formativa a favore dei ragazzi in uscita dalle scuole secondarie di primo grado è poco adeguato: è necessario un maggior sostegno informativo alle famiglie e agli insegnati di sostegno per meglio orientare la scelta. Tale criticità è particolarmente evidente nei ragazzi con gravi disabilità che necessitano, a maggior ragione, di una consulenza specifica per individuare un percorso finalizzato all’integrazione scolastica.

� Assenza da parte delle strutture scolastiche di attività di orientamento individuale su: percorsi da proporre al termine della scuola secondaria di primo grado e opportunità formative offerte del nostro territorio e dai territori limitrofi. Le attività promosse dalle scuole sono, in genere, rivolte a tutti gli studenti; non esistono percorsi di accompagnamento dedicati nello specifico ai ragazzi disabili e alle loro famiglie. L’informazione a disposizione dei genitori – pubblicazioni, opuscoli, open day organizzati dai singoli istituti – andrebbe affiancata da percorsi di accompagnamento e sostegno alla scelta.

Passaggio scuola lavoro Sempre nella logica della costruzione di percorsi che promuovono una crescita armonica e un incremento delle abilità, si riscontra la mancanza di un adeguato collegamento tra scuola e mondo del lavoro. I percorsi di orientamento al lavoro dovrebbero avere la doppia valenza di creare da un lato le condizioni propedeutiche all’integrazione lavorativa e dall’altro, attraverso brevi esperienze formative favorire l’acquisizione di competenze tecnico professionali. Per accedere a percorsi di formazione professionale e di integrazione lavorativa è necessario acquisire alcune abilità sociali, che costituiscono dei veri e propri prerequisiti senza i quali qualsiasi progetto di inserimento risulta potenzialmente fallimentare. I Servizi di promozione dell’autonomia sono finalizzati all’individuazione e al potenziamento di abilità e competenze di tipo sociale necessarie all’integrazione nella comunità locale. Sul territorio esistono delle unità d’offerta progettate a tale scopo, tuttavia nel tempo hanno assunto una doppia valenza: alle attività di promozione delle competenze si affianca l’accoglienza di utenti, in numero rilevante, reduci da percorsi di integrazione lavorativa non riusciti. Si riflette sulla necessità di finalizzare maggiormente gli interventi all’acquisizione di competenze che garantiscano una reale possibilità di accesso al mercato del lavoro, non è pensabile, infatti, promuovere questo genere di percorsi – che spesso richiedono dei tempi lunghi non compatibili con le necessità delle imprese – in contesti produttivi e professionali o nelle Cooperative sociali di tipo B.

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Inserimento lavorativo Le criticità rilevate sono schematicamente riconducibili al/alle:

� Contesto: Un mercato del lavoro, sempre in continuo cambiamento, impone la necessità di riflettere su differenti forme di investimento per facilitare l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e per promuovere azioni di sensibilizzazione al tema della responsabilità sociale di impresa. Inoltre la crisi economica che sta investendo l’economia nazione riduce ulteriormente le già scarse opportunità di inserimento professionale. Il 70% dei contratti stipulati dalle aziende è a tempo determinato: viene meno la stabilità e continuità del lavoro per persone che, in modo particolare, hanno difficoltà ad essere adeguatamente flessibili rispetto alle richieste del mercato del lavoro. Si assiste ad un fenomeno di decremento delle aziende in convenzione con la Provincia di Milano: nel 2001 le aziende ammontavano a 2500, oggi sono circa 700.

� Caratteristiche dell’utenza: Si rileva un costante aumento, negli anni, di utenza con svantaggio generico (Legge 381/91) rispetto all’utenza con disabilità (Legge 68/99). Inoltre le persone iscritte alle liste della Provincia di Milano affette da problematiche di tipo intellettivo e psichiatrico sono sempre più numerose e rappresentano circa il 46% del totale degli iscritti. I percorsi di inserimento per persone con questo genere di problematiche sono medio lunghi: dalla segnalazione alla presa in carico avvengono cambiamenti che ostacolano la linearità dell’inserimento lavorativo. Aumenta, inoltre, la richiesta di azioni di monitoraggio finalizzato al mantenimento del lavoro. Il monitoraggio del percorso di inserimento è utile non solo per intervenire nelle situazioni di difficoltà dell’utente ma anche per poter progettare un adeguato percorso di crescita professionale.

� Integrazione tra servizi e prestazioni: L’accompagnamento al lavoro di persone con ritardo cognitivo o problemi psichiatrici richiede una presa in carico globale dell’utente. E’ necessario migliorare la rete con il Servizio Sociale dei Comuni e con i servizi specialistici territoriali. Spesso l’utenza in carico al servizio necessita di interventi per sviluppare e migliorare le abilità necessarie all’inserimento in un contesto lavorativo. Si riflette sulla possibilità di strutturare attività differenti dal CDD, il CSE e lo FSA finalizzate all’inserimento lavorativo.

Socializzazione e integrazione nella vita della comunità Dall’analisi dei dati di monitoraggio emerge uno scenario caratterizzato da luci ed ombre; visto l’elevato livello di adeguatezza riscontrato – ad esempio - negli interventi assistenziali e di tutela sarebbe auspicabile anche nell’ambito dell’integrazione del disabile ottenere un analogo livello di qualità, promuovendo sistemi di monitoraggio e valutazione sempre più efficaci. L’esperienza più significativa, realizzata nel triennio, finalizzata a favorire l’inserimento di minori disabili in strutture ludiche e ricreative è il potenziamento della capacità ricettiva dei Centri Ricreativi Estivi sia a Sesto che a Cologno; vista la crescente

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domanda di partecipazione da parte dei bambini disabili, le due Amministrazioni Comunali hanno – per l’estate 2007 e 2008 – aumentato lo stanziamento economico al fine di garantire l’inserimento di tutti i minori disabili richiedenti. Pur valutando positivamente l’iniziativa si rileva la seguente criticità: il servizio è rivolto solo agli alunni della scuola dell’infanzia e primaria, resta invece scoperto il bisogno di accudimento e cura – nel periodo estivo - dei bambini disabili delle scuole secondarie di primo grado. Inoltre, durante il triennio, non si sono registrati accordi, né formali né informali, finalizzati a sostenere l’inserimento di persone disabili in contesti ludico, ricreativi e di socializzazione; esistono esperienze non formalizzate e occasionali che riguardano però un numero limitato di persone. Cresce inoltre – in tutte le fasce di età - la richiesta di sostegno al trasporto per il tempo libero. Supporto alla famiglia Si precisa che all’interno di questa area di intervento rientrano tutte le azioni che hanno come finalità il supporto alla famiglia attraverso:

� sostegno ai carichi di cura; � sviluppo e miglioramento delle relazioni intra/extra familiari; � erogazione di contributi economici; � percorsi di supporto, counseling e sostegno psicologico.

Il numero di attività ed iniziative, promosse nel triennio, finalizzate a favorire e potenziare il supporto alle famiglie trova la partecipazione e l’impegno di soggetti diversi sia pubblici sia privati attraverso risposte diversificate. I modelli e le risposte organizzative messe in campo dai due Comuni per offrire forme di sollievo e supporto alle famiglie dei disabili gravi sono simili: Servizio SAD, Assistenza Domiciliare (ADM/ADH), inserimento in strutture diurne (CDD) che prevedono anche periodi di vacanza. Le Amministrazioni Comunali rispondono al bisogno individuato in maniera consistente attraverso interventi consolidati e stabili, anche tramite l’erogazione di titoli sociali. Prevale, quale forma di sostegno e sollievo per le famiglie, l’inserimento dei disabili in strutture residenziali e centri diurni. I Servizi Specialistici prevedono il coinvolgimento, nei percorsi di presa in carico dell’utente, dell’intero nucleo familiare con l’obiettivo di facilitare la relazione tra la persona disabile e la sua famiglia e per favorire l’instaurarsi di dinamiche positive all’interno del nucleo. Promosse e sostenute prevalentemente dal Privato Sociale e dalle organizzazioni di volontariato le esperienze di sostegno alla famiglia attraverso:

� la costituzione e il mantenimento di gruppi di auto-mutuo aiuto; � percorsi consapevoli per affrontare il tema del “dopo di noi”; � percorsi di supporto, counseling e sostegno psicologico.

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Di particolare interesse la sperimentazione “Spazio per l’Integrazione sociale e territoriale dei disabili e per l’attività di sostegno e mutuo aiuto alle famiglie” realizzato da Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione, Associazione Con Noi Dopo di Noi e Comune di Cologno Monzese; le azioni sono rivolte a familiari e persone disabili utenti del CDD di Cologno Monzese e si realizzano 3 giorni alla settimana negli orari pomeridiani post attività del CDD, nelle sere e nei weekend. L’obiettivo dichiarato è quello di alleviare il tempo di cura a carico della famiglia. Riepilogo delle criticità riscontrate:

� Le famiglie con sempre maggiore frequenza chiedono aiuto nell’individuare e programmare soluzioni future finalizzate a garantire una buona qualità di vita al figlio. Il “dopo di noi” si sta caratterizzando come un problema consistente e nei prossimi anni riguarderà un numero sempre maggiore di persone, è quindi indispensabile procedere ad un’analisi delle singole situazioni e iniziare a programmare soluzioni adeguate.

� Cresce il numero di persone disabili con genitori soli o anziani che, sempre più spesso, richiedono un supporto e/o sollievo rispetto ai carichi di cura e alla gestione familiare.

� Aumentano le richieste di assistenza domiciliare in tutte le fasce di età.

� Si registrano grosse difficoltà nell'inserimento di disabili gravi nelle strutture residenziali, in particolare per l’utenza adulta. Spesso si deve quindi fare ricorso a RSD - Residenza Sanitario Assistenziale per Disabili - fuori dal territorio con un conseguente sradicamento dal contesto familiare e sociale di riferimento.

� Assenza di sostegno psicologico a favore dei genitori per sostenere il percorso di accettazione della disabilità del proprio figlio.

� Aumento delle richieste da parte delle famiglie di supporto nel compito di cura e accudimento; cresce la domanda di accompagnamento dei ragazzi disabili alle opportunità del territorio.

� Assenza di opportunità ludiche, ricreative e di socializzazione per i ragazzi delle scuole medie durante il periodo estivo. L’assenza di attività o strutture in questo periodo dell’anno fa ricadere la gestione del ragazzo disabile sulle famiglie.

Lungo le diverse fasi di vita della persona disabile il sostegno alle famiglie assume valenze e significati differenti; infatti, se nei primi anni di vita del bambino è necessario accompagnare i genitori in un percorso di accettazione della disabilità del figlio, successivamente diventa importante l’aiuto alla definizione di un progetto di vita finalizzato a sostenere e promuovere l’autonomia. In conseguenza all’invecchiamento del nucleo, infine, risulta centrale il supporto alla

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famiglia nell’affrontare percorsi consapevoli del “dopo di noi” anche attraverso l’attivazione di gruppi di mutuo aiuto e la progettazione di adeguate soluzione abitative. Frammentazione di interventi ed obiettivi Il tema della frammentazione di interventi e servizi viene analizzato da due differenti punti di vista: Scarsa integrazione e collaborazione tra servizi Sul territorio si rileva l’assenza di accordi formali che regolano le collaborazioni tra servizi specialistici, in maniera particolare con CPS e Sert., e i soggetti che si occupano a diverso titolo di disabilità. Al momento il livello di collaborazione è garantito dal contributo degli operatori che condividono l’importanza del lavoro di rete; spesso i contatti avvengono tramite relazioni personali. E’ necessario riconoscere la complementarietà delle funzione attraverso le definizione di sistemi di responsabilità condivisi e sanciti con protocolli formali. Scarsa integrazione degli obiettivi nella gestione dell’utenza in carico a più servizi Gli operatori testimoniano una criticità relativa alla mancanza di progetto globale di presa in carico della persona disabile lungo tutto il processo di crescita e inclusione nei differenti contesti. Questo approccio presuppone la condivisione di obiettivi e la collaborazione tra i vari soggetti che partecipano alla gestione e cura della persona in carico, al fine di evitare una frammentazione negli interventi. Sarebbe necessario condividere maggiormente le informazioni e aggiornare la storia personale dell’utente, anche in maniera informatizzata, così da garantire una continuità nel lavoro degli operatori. Questa modalità operativa supererebbe le criticità legate all’assenza di circolazione di informazione tra gli operatori e quelle legate alla qualità e continuità degli interventi a favore della persona disabile. E’ assente da parte degli operatori una visione di insieme e conseguentemente risulta difficile coordinare e finalizzare gli interventi. In particolare si specifica:

� Le informazioni raccolte dai servizi hanno più la finalità di rappresentare le attività realizzate piuttosto che testimoniare il percorso fatto con l’utente e valorizzare i possibili ambiti di miglioramento. La documentazione è costruita a partire dalle caratteristiche organizzative e non con l’obiettivo di indicare il percorso e gli obiettivi di miglioramento.

� Il PEI, che potrebbe rappresentare il luogo di integrazione degli obiettivi nella gestione dell’utenza in carico a più servizi, è a volte sotto utilizzato e non assume un ruolo strategico. Il profilo dinamico funzionale (PDF), che consente di costruire un progetto complessivo di presa in carico, potrebbe rappresentare un punto di riferimento importante per omogeneizzare le modalità di

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costruzione e utilizzo del PEI. Il PDF prevede la valutazione e l’individuazione di differenti aspetti: capacità affettivo relazionale, comunicazione e linguaggio, livelli di autonomia, abilità motorie, sensoriali e percettive, aspetti neuro psicologici e cognitivi, apprendimento curriculare.

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5.1.2 Priorità di intervento

Informazione e accesso ai servizi Strumenti:

� Per garantire una corretta informazione alla cittadinanza si individua quale obiettivo prioritario la realizzazione della Carta dei servizi di Ambito, anche in coerenza con quanto indicato nella Legge 3. Si prevede inoltre che il Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili contribuisca fattivamente alla definizione di Linee guida utili alla stesura della Carta dei servizi.

� Con l’obiettivo di favorire la circolazione e l’aggiornamento delle informazioni tra gli operatori, si stabilisce di realizzare alcune pagine web, nel sito del Piano di Zona attualmente in costruzione, dinamiche e interattive dove:

- scambiare materiali, notizie, utilità; - aggiornare costantemente la mappa del sistema d’offerta; - creare possibili ambiti di progettazione e collaborazione;

La sezione del sito dedicata all’area disabilità sarà progettata e strutturata a partire dalle indicazioni dei partecipanti. Il Tavolo si costituisce come gruppo operativo che fornisce i contenuti utili e individua le migliori e più efficaci modalità di realizzazione.

Contenuti:

� Potenziare la funzione informativa dei luoghi di accoglienza e orientamento della cittadinanza; le informazioni rivolte alla popolazione disabile devono riferirsi a tutte le opportunità di promozione del benessere offerte dal territorio e dai Comuni limitrofi (contesti ricreativi e di socializzazione, biblioteche, attività sportive, eventi culturali…) e non limitarsi ai soli Servizi territoriali.

� Produrre materiale sull’offerta formativa a favore dei ragazzi in uscita dalle scuole secondarie di primo grado, al fine di sostenere adeguatamente le attività di orientamento svolte da educatori e insegnanti di sostegno.

Promozione del ruolo dell’Amministratore di sostegno Le progettazioni finalizzate a promuovere la figura dell’Amministratore di sostegno dovranno prevedere differenti livelli di informazione e sensibilizzazione e tenere conto dei seguenti elementi:

� Promuovere tra le famiglie la conoscenza in merito alla figura dell’Amministratore di sostegno anche in collaborazione con le realtà che già sostengono tali percorsi (Asl, Provincia, Regione, Associazioni).

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� Attivare forme di accompagnamento supportando le famiglie, attraverso percorsi individualizzati e consulenziali, nella ricerca della forma più adatta di sostegno e tutela del proprio parente disabile.

� Sostenere le famiglie nell’adempimento della pratica a partire dalla fase all’istruttoria: documenti da produrre, relazione tecnica per il tribunale, ecc.

� Promuovere azioni di sensibilizzazione rivolte a famiglie con minori disabili; se il tema viene affrontato precocemente diventa un’importante occasione di promozione dell’autonomia. Per il raggiungimento di questo obiettivo si propone di coinvolgere i Servizi Specialistici dedicati ai minori e gli istituti scolastici.

� Attivare percorsi formativi destinati alle associazione anche in collaborazione con le realtà che già promuovono tali percorsi (Provincia, Regione, Assocaizioni, Asl).

Promozione dell’autonomia e integrazione sociale: scuola, lavoro e comunità La promozione dell’autonomia e l’integrazione sociale rappresentano i principali obiettivi dei percorsi di inserimento scolastico e lavorativo, nonché delle attività di socializzazione e inclusione nella vita della comunità. Si analizzeranno pertanto le priorità relative ai differenti ambiti di interveto: Integrazione dei disabili nelle scuole di ogni ordine e grado

� Intervenire all’interno della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, con progetti di supporto educativo mirati a favorire la piena integrazione scolastica di bambini, alunni e studenti disabili condividendo, con il mondo adulto di riferimento, l’elaborazione, la gestione e verifica delle azioni/obiettivi specifici destinati a ciascun utente.

� Avviare una rilevazione e un monitoraggio delle risorse assegnato per il sostegno scolastico dall’Ufficio Scolastico Provinciale (CSA) ad ogni singolo istituto del territorio per una migliore e più adeguata rappresentazione del fenomeno.

� Il Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili si impegna a promuovere un gruppo di lavoro - in collaborazione con gli Istituti scolastici interessati - con l’obiettivo di individuare, analizzare e promuovere modelli organizzativi alternativi, a quelli attualmente disponibili, mirati all’inserimento scolastico degli alunni disabili gravi. Entro un anno dalla pubblicazione del piano di Zona 2009-2011 il gruppo si impegna a produrre un report del lavoro svolto e uno studio di fattibilità relativo ad un modello organizzativo sperimentale. Il materiale verrà poi illustrato e presentato al Tavolo di consultazione del terzo settore.

� Sostenere gli alunni disabili con attività di orientamento al fine di garantire un passaggio accompagnato e adeguato da un ciclo di

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scuola ad un altro. Tali attività dovranno prevedere la realizzazione di colloqui individuali con gli alunni e le loro famiglie. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla fase di passaggio dalla secondaria di primo grado alla secondaria di secondo grado e al termine del biennio anche sostenendo, con azioni mirate, l’accoglienza e l’ingresso nel nuovo contesto.

Passaggio scuola lavoro

� Promuovere sul territorio delle progettazioni, nell’ambito delle unità d’offerta già esistenti, con la finalità di sviluppare e migliorare le abilità e le competenze necessarie ad un possibile inserimento lavorativo.

Integrazione lavorativa

� Migliorare l’integrazione tra il Servizio SISL e i Servizi sociali invianti anche attraverso la costituzione di protocolli operativi che vedano il diretto coinvolgimento degli operatori referenti nelle differenti fasi del percorso: invio, monitoraggio, dimissioni.

� Costruire e rinsaldare i legami con le realtà produttive locali, non solo attraverso il dialogo con le associazioni di categoria ma individuando strumenti e strategie innovative con l’obiettivo di aumentare la disponibilità di postazioni.

� Promuovere percorsi formativi individualizzati coerenti con le esigenze del mercato del lavoro.

� Promuovere forme di sensibilizzazione al tema della responsabilità sociale di impresa, anche con il coinvolgimento del Privato Sociale e delle organizzazioni sindacali.

Integrazione nella vita della comunità: Considerata l’ampiezza della problematica si individuano tre assi prioritari di intervento:

� Potenziare le attività di trasporto finalizzate alla partecipazione del disabile ad attività ludiche e ricreative e più in generale alla vita della comunità.

� Attivare convenzioni che favoriscano e incentivino la partecipazione dei cittadini disabili alle attività sportive, anche prevedendo un’adeguata formazione degli operatori sportivi.

� Sostenere l’inserimento dei minori disabili nei Centri Ricreativi estivi.

Supporto alla famiglia Il sostegno alla famiglia - declinato nelle forme del supporto psicologico, della promozione dell’auto-mutuo aiuto, della creazione di percorsi consapevoli per affrontare il “dopo di noi” – meriterebbe una riflessione approfondita a livello istituzionale e la sperimentazione di un

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approccio innovativo al problema, anche prevedendo gli interventi sopra citati in modo correlato e integrato. In particolare risulta prioritario promuovere esperienze di sostegno psicologico rivolte ai familiari con la finalità di aiutarli ad affrontare eventuali problematiche personali connesse alla presenza di un familiare disabile. Tali attività devono rivolgersi prevalentemente ai neo genitori, per aiutarli e sostenerli nella fase iniziale del loro percorso. Si ritiene che gli strumenti utilizzati dalle Amministrazioni Comunali per supportare la famiglia - servizi di assistenza domiciliare ed educativa, erogazione di titoli sociali, inserimento in centri diurni e strutture residenziali – siano da considerare prioritari anche per il triennio 2009-2011. Frammentazione di interventi ed obiettivi Vista l’elevata complessità del tema e le molteplici implicazioni si stabilisce di individuare un primo obiettivo prioritario: il Tavolo Tematico politiche a favore delle persone disabili si impegna a promuovere un gruppo di lavoro - in collaborazione con gli Istituti scolastici interessati – con l’obiettivo di elaborare delle linee guida territoriali relative alle modalità di costruzione e utilizzo del PEI. Tale attività ha il duplice obiettivo di: omogeneizzare le modalità di stesura e migliorare la qualità di questo importante strumento.

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5.3 Politiche a favore dei cittadini anziani

5.3.1 Analisi delle criticità

L’individuazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � dati emersi dal monitoraggio delle priorità contenute nel Piano di

Zona 2006-2008; � evoluzione della struttura socio demografica del territorio; � dati provenienti dai servizi istituzionali e dal Piano di Salute del

distretto Socio Sanitario di Sesto San Giovanni. Per rappresentare adeguatamente il sistema di criticità, e sintetizzare gli elementi emersi, si è provveduto a ricomporre il quadro attraverso un’articolazione per le aree tematiche di seguito elencate:

� informazione e comunicazione; � problematiche sociali connesse alla condizione di non

autosufficienza; � Assistenti Familiari; � armonizzazione dei sistemi di domiciliarità; � integrazione sociosanitaria: stato di attuazione del protocollo

dimissioni protette. Informazione e comunicazione I problemi relativi all’informazione e comunicazione vengono rappresentati in una duplice dimensione:

� Inadeguata diffusione delle informazioni rivolte ai cittadini sugli interventi e sul sistema di offerta.

� Insufficiente circolazione delle informazioni tra gli operatori dei diversi servizi. Quest’ultimo aspetto è strettamente correlato con il grado di integrazione degli interventi e incide sulla quantità di domande improprie rivolte ai servizi da parte della cittadinanza.

Attraverso il monitoraggio della priorità informazione e comunicazione a favore della popolazione anziana del territorio dell’Ambito è stato possibile evidenziare alcuni aspetti peculiari realtivamente:

1. al sistema informativo; 2. alle tecniche di comunicazione utilizzate.

Sistema informativo

� Il Piano di Zona 2006-2008 indica quale intervento specifico il potenziamento della funzione informativa dei Centri Anziani.

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Tale indicazione incontra alcuni limiti a partire dalle caratteristiche del target. I Centri Anziani, infatti, sono frequentati da persone in buone condizioni di salute che esprimo la necessità di socializzare, divertirsi, dedicarsi ad attività culturali e ricreative. Per questa ragione risulta poco adeguato individuare questi luoghi come deputati alla circolazione di informazioni sui servizi rivolti alle persone non autosufficienti, bisognose di cura e assistenza. Al contrario, le comunicazioni relative alla promozione di stili di vita sani e all’educazione sanitaria, così come la diffusione di informazioni relative ad attività culturali, ludiche e ricreative possono trovare uno spazio adeguato presso i Centri.

� Il materiale cartaceo non risulta distribuito secondo una strategia predefinita, ma lo si ritrova generalmente nelle sedi istituzionali o dei servizi, mentre la diffusione nei contesti non istituzionali è scarsa o a “macchia di leopardo”.

� Le organizzazioni del terzo settore fanno ricorso a differenti strumenti cartacei e a siti web per informare della loro attività, ma senza programmare un adeguato piano di distribuzione. L’assenza di una riflessione sul metodo di diffusione dell’informazione espone al rischio dell'autoreferenzialità.

� Il “passaparola” è il principale mezzo di circolazione delle informazioni e, in misura minore, le ricerche condotte tramite lo strumento Pagine Gialle o sul web.

� Esiste la propensione ad informare circa quel che il proprio ente offre o promuove piuttosto che ad adottare strategie comunicative e di diffusione specifiche al target che si vuole raggiungere. Per migliorare la qualità dell’informazione e comunicazione rivolta ai cittadini, e agli operatori, è necessario un cambiamento di approccio ai metodi di comunicazione e diffusione da parte di tutte le organizzazioni che operano sul territorio.

� Si segnala un incremento di domande inadeguate e non conformi alle prestazioni previste all’interno dei servizi, a causa della mancata informazione ai cittadini a volte inviati da altri operatori. E’ necessario migliorare il livello informativo specialistico mirato ai bisogni dell’anziano e della sua famiglia.

Alla luce di queste indicazioni, la priorità del Piano di Zona 2006-2008 riguardante l’implementazione di “un sistema informativo efficace interno alla rete dei soggetti impegnati sul territorio nell’erogazione di servizi a favore della terza età [...] soggetti impegnati, coerentemente con le loro risorse, a produrre e scambiare informazioni tra di loro oltre che con il cittadino, al fine di agevolare l’accesso ai servizi e alle opportunità presenti sul territorio” allo stato attuale risulta poco perseguita se si riflette non tanto sull’intensa attività di passaparola, quanto per la mancata definizione di una strategia capace di superare la naturale tendenza all’autoreferenzialità. L’analisi della priorità ha messo in luce la fragilità della rete, presupposto indispensabile per avviare una comunicazione efficace.

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Tecniche di comunicazione utilizzate:

� I materiali destinati a promuovere i servizi dedicati agli anziani non autosufficienti sono pochi mentre è maggiore la presenza di supporti per veicolare informazioni destinate agli anziani attivi.

� Non è sempre chiaro il destinatario dell’informazione; è necessario avviare alcune riflessioni per differenziare le strategie di comunicazione finalizzate a raggiungere l’anziano attivo e quelle finalizzate a raggiungere l’anziano non autosufficiente o i suoi familiari.

� Si registra una scarsa attenzione alla grafica (dimensioni dei caratteri, scelta dei colori, distribuzione del testo) e al linguaggio.

� Nella comunicazione scritta non sempre si presta attenzione alle difficoltà sensoriali proprie dell’utente anziano.

Problematiche sociali e sociosanitarie connesse alla condizione di fragilità La condizione di non autosufficienza può essere influenzata fortemente da elementi socio-relazionali e di contesto che possono determinare livelli di qualità della vita sensibilmente differenti in chi la sperimenta. Le dimensioni individuate come critiche sono le seguenti:

� l’impreparazione della comunità nel sostenere dal punto di vista relazionale e del carico di cura sia i cittadini anziani sia le loro famiglie;

� la carenza di risorse materiali e immateriali dovuta alle condizioni socioeconomiche e alla atrofizzazione delle reti sociali naturali.

Gli elementi a sostegno delle indicazioni precedenti sono i seguenti:

� Incremento dell’indice di dipendenza e di vecchiaia nel triennio 2005–2007. Questo dato fotografa la diminuzione e l’allontanamento dal territorio della popolazione attiva e conseguentemente l’indebolimento delle reti familiari. Nel territorio si delinea una crescente difficoltà da parte delle famiglie a garantire il supporto e sostegno ai propri anziani, che – in conseguenza - sperimentano una condizione di sempre maggiore isolamento.

� Aumento delle richieste di integrazione delle prestazioni assistenziali a domicilio con interventi di carattere sociale e relazionale. Nonostante la capacità di relazione sia una competenza richiesta agli operatori che prestano assistenza a domicilio, si sottolinea però che i criteri che portano all’erogazione di interventi domiciliari sono costruiti per rispondere a bisogni di cura e igiene dell’utente che compensano problemi di funzionalità.

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� Incremento della domanda di trasporti non solo verso luoghi di cura sanitaria ma anche verso luoghi di socializzazione e opportunità relazionali.

� L’isolamento incide sulla condizione biopsicosociale dell’anziano che, solitamente, si aggrava, in tempi più rapidi.

� Si intensifica il carico di cura da parte dei familiari con le evidenti conseguenze su aspetti quali costi economici, impegno temporale e condizioni di stress. Tali condizioni sono frequentemente associate ad un vissuto di isolamento sociale da parte dei componenti familiari.

� Debolezza delle reti relazionali naturali, fenomeno che può interessare sia l’anziano non autosufficiente che le loro famiglie e si caratterizza come carenza di legami sociali di vario tipo: dalla semplice conoscenza, ai rapporti amicali e di vicinato, alle relazioni familiari. Si sottolinea come il cambiamento del sistema familiare conduca a riflettere sul significato e sulla costruzione di una rete sociale diffusa, ovvero una rete che genera relazioni significative al di là dei confini di quella che è la famiglia anagrafica.

� Assenza o carenza di competenze e strategie per fronteggiare lo stress da parte della famiglia nel momento in cui deve gestire i carichi di cura di un anziano non autosufficiente. Spesso le famiglie descrivono la propria fatica e impreparazione nel saper controllare specifiche richieste interne e/o esterne che vengono valutate come eccedenti rispetto alle risorse che le persone sono in grado di mobilitare.

� Aumento delle richieste di Amministrazione di Sostegno a favore di persone anziane che, per effetto di una condizione di difficoltà funzionale, si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di poter provvedere ai propri interessi.

� Le strutture residenziali per la terza età (RSA) sono organizzate per accogliere e prendere in carico soggetti che non possono rimanere nel sistema delle cure a domicilio a causa del livello di assistenza necessaria. La circolare regionale 28/san in tema di disabilità e salute mentale prevede che allo scadere del 64° anno di età le persone disabili e/o con diagnosi psichiatrica siano da considerare utenti primariamente appartenenti alla categoria della popolazione anziana. Questo impone nel medio periodo la riflessione su strategie di adeguamento delle politiche e delle organizzazioni residenziali che permetta di accogliere le problematiche sopra descritte.

Assistenti familiari Il monitoraggio della priorità contenuta nel Piano di Zona 2006-2008, relativa agli interventi nel campo dell'assistenza familiare privata, con azioni rivolte alle famiglie e/o alle badanti ha evidenziato la complessità del fenomeno e la difformità degli interventi sviluppati sul territorio di Cologno Monzese e di Sesto San Giovanni. Si sono delineati due differenti ambiti di interventi:

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1. azioni formalizzate: svolte prevalentemente da soggetti istituzionali e cooperative sociali. Questi interventi si configurano stabili - spesso nati nell’ambito di progetti sperimentali - e prevedono l’apertura di servizi dedicati;

2. azioni occasionali: svolte prevalentemente da centri di ascolto e altre associazioni di volontariato. Questi interventi sono definiti occasionali proprio per la sporadica frequenza con cui vengono svolti e la non attivazione di spazi e azioni strutturati e in relazioni a obiettivi esplicitati.

Nell’ambito delle azioni formalizzate:

� I progetti censiti prevedono, nella maggior parte dei casi, la presenza di azioni rivolte sia alla famiglie sia alle assistenti familiari.

� Non è stato possibile comprendere se le azioni promosse abbiano inciso e in che misura sull’emersione del lavoro nero. Il Centro per l’Impiego Nord Milano non dispone dei dati relativi ai contratti per lavoro domestico stipulati nell’ultimo biennio a favore di famiglie residenti a Cologno Monzese o Sesto San Giovanni.

Nell’ambito delle azioni occasionali:

� l Centri di Ascolto tendono a raccogliere maggiormente bisogni e richieste che appartengono alla sfera del lavoro non regolare (con o senza permesso di soggiorno), a differenza dei servizi istituzionali che hanno, tra gli obiettivi dichiarati, l'emersione del lavoro irregolare.

� Le attività promosse dal volontariato mirano maggiormente all’integrazione sociale delle persone straniere con strategie di inserimento lavorativo.

� Assenza di collaborazioni di rete nella realizzazione di azioni e progetti coerenti con questa priorità. La forma prevalente per rispondere adeguatamente ai bisogni non accolti rimane l’invio dell’utenza verso altri sportelli/azioni/soggetti.

In entrambi gli ambiti di intervento (azioni formalizzate e occasionali) si riscontra:

� Assenza di una rete di soggetti che collaborano attraverso la condivisione di medesimi obiettivi e in tutto il territorio d’Ambito. Sul territorio non si sono sviluppate progettazioni che vedono la programmazione di interventi in sinergia, né tanto meno azioni di monitoraggio e verifica degli esiti delle azioni attivate. Le azioni promosse dai vari soggetti assumono maggiormente il carattere di informazione e/o orientamento.

� La debolezza della rete alimenta inoltre la difficoltà di una integrazione delle risorse e delle risposte esistenti sul territorio accentuando lo sbilanciamento tra le azioni rivolte

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all’integrazione sociale e lavorativa delle badanti e quelle che rispondono ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie.

� L’orientamento a rispondere al bisogno dell’integrazione lavorativa degli stranieri è più rilevante rispetto alle azioni promosse a rispondere ai bisogni dell’anziano e delle famiglie.

� Il differente investimento da parte delle Amministrazioni Comunali ha accentuato lo squilibrio tra le azioni rivolte all’integrazione sociale e lavorativa delle badanti e quelle che rispondono ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie. Laddove esistono dei finanziamenti è possibile promuove azioni e servizi; nel passato triennio i finanziamenti resi disponibili da soggetti e istituzioni sovra locali sulle politiche attive del lavoro sono stati maggiormente consistenti rispetto a quelli erogati per promuovere azioni a favore del lavoro privato di cura.

Gli elementi sopra esposti hanno portato all’individuazione delle seguenti criticità:

� Esiguità di interventi stabili di supporto alle famiglie nei termini di:

- orientamento alla scelta e informazioni per avviare contratti lavorativi;

- azioni di accompagnamento e supporto psicologico in forma di ascolto e sostegno emotivo dei bisogni che comportano l’inserimento dell’assistente familiare all’interno del nucleo familiare;

- supporto economico a favore delle famiglie che sostengono i carichi di cura.

� E’ necessario partire dal presupposto che il servizio di consulenza al lavoro domestico è complesso. Attraverso l’analisi dei dati dello Sportello Assistenti Familiari di Sesto San Giovanni si è valutato che la gestione del processo di accompagnamento e supporto alla scelta e ricerca dell’Assistente Familiare è un servizio soggetto ad un alto tasso di insuccesso. La complessità del processo è determinata da diversi passaggi critici:

- lettura dei bisogni e delle aspettative dell’anziano e della famiglia;

- accompagnamento all’inserimento di una nuova persona all’interno di un sistema familiare che, solitamente, pone delle resistenze;

- supporto per i familiari, che per la prima volta si trovano a dover amministrare un vero e proprio rapporto di lavoro, alla gestione di tutti gli aspetti contrattuali.

Queste fasi oltre ad essere delicate sono strettamente connesse; l’insuccesso di uno solo di questi passaggi può facilmente determinare il fallimento dell’intero processo. E’ inoltre indispensabile tenere in considerazione gli aspetti emotivi e relazionali che entrano in gioco in una relazione d’aiuto. Un errore comune è quello di ritenere che il lavoro di assistenza

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contrattuale entri marginalmente a contatto con gli aspetti relazionali ed emotivi che riguardano i familiari.

� Lo sbilanciamento tra le azioni rivolte all’integrazione sociale e lavorativa delle badanti e quelle che rispondono ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie è misurabile anche dalla sproporzione numerica esistente tra coloro che offrono lavoro di cura (Sportello Assistenti Familiari) e coloro che richiedono lavoro di cura (Sportello Consulenza Lavoro Domestico). Le famiglie accedono maggiormente agli Sportelli Lavoro Domestico e se in tale contesto non ha luogo una lettura complessiva del bisogno e della situazione, in tempi brevi l’intervento ha esito negativo.

� Allo stato attuale, sul territorio, esiste una considerevole distanza tra gli sportelli che accompagnano alla scelta delle assistenti familiari, nei termini di riconoscimento delle competenze e qualifica (Sportello Assistenti Familiari), e gli sportelli di consulenza contrattuale al lavoro domestico (Sportello Consulenza Lavoro Domestico) che si occupano delle questioni giuridiche e contabili. Questa distanza causa rallentamenti e richiede più passaggi faticosi, in differenti luoghi, da parte della famiglia per poter acquisire tutte le informazioni utili alla scelta di una Assistente Familiare. E’ necessario accorciare la relazione tra chi si occupa di selezione/formazione delle assistenti familiari e chi si occupa di assistenza contrattuale e giuridica. In questo modo è possibile contrastare alcuni fattori che generano insuccessi lungo il processo di accompagnamento alla scelta e assunzione dell’assistente familiare.

Armonizzazione dei sistemi di domiciliarità Il monitoraggio delle priorità del triennio 2006-2008 ha messo in evidenza come nei Servizi delle Amministrazioni Comunali risultino uniformi i criteri relativi alla modalità di gestione mentre i requisiti che regolano e influenzano l’accesso - in particolare modo quelli relativi alla flessibilità oraria e alla partecipazione ai costi – risultano differenti. Se da una parte i servizi SAD e Pasto Caldo risultano uniformi per:

� modalità di accesso; � criteri per la revoca/sospensione/cessazione del servizio; � sistema di controllo e aggiornamento; � figure professionali coinvolte nel lavoro di progettazione ed

erogazione del servizio a domicilio; dall’altra, risultano ancora nette le differenze relative a orari e giorni di erogazione e costi del servizio/partecipazione al costo da parte dell’utenza. I dati evidenziano come il Comune di Sesto San Giovanni eroghi un servizio per un numero maggiore di ore nell’arco della giornata, per più giorni nella settimana, e come di fatto preveda la possibilità di un maggior numero di visite a domicilio nell’arco dei sette giorni.

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Appare sostanziale la differenza tra i due Comuni per quello che riguarda il costo del servizio e la partecipazione al costo da parte dell’utenza e delle famiglie: a fronte di una sostanziale identità di tariffe per l’erogazione di SAD e Pasti Caldi, il Comune di Cologno Monzese ha una maggiore stratificazione delle fasce ISEE per determinare il livello di contribuzione dei cittadini per l’erogazione del servizio e non riconosce, come invece accade a Sesto San Giovanni, una quota sociale a tutte le fasce, anche quelle più elevate. Il monitoraggio del Piano di Zona 2006-2008 ha di fatto evidenziato come le differenti scelte dei due Comuni, in merito alla regolamentazione dei criteri economici per l’erogazione del servizio, rappresentino l’elemento che genera maggiore disparità di accesso alle prestazioni domiciliari nell’Ambito. Dimissioni protette e continuità ospedale-territorio I dati forniti dal Servizio Disabili dell'ASL Milano 3 e quelli relativi all'applicazione del protocollo Dimissioni Protette per l'Ambito di Sesto San Giovanni indicano volumi molto contenuti, seppure con un trend in incremento: complessivamente nel 2007 sono stati dimessi con tali procedure 15 cittadini residenti, 6 nel primo semestre e 9 nel secondo. I primi 6 mesi del 2008 hanno visto le dimissioni protette di 29 cittadini residenti, di cui la maggior parte (20) effettuale dall'Azienda Ospedaliera di Vimercate, seguita da un numero molto più contenuto (5) dell'Azienda Ospedaliera San Gerardo. Oltre al particolare assetto territoriale, che vede i cittadini dell'Ambito fare riferimento ad Aziende Ospedaliere che non sono state contattate dall'ASL Milano 3 per la stipula di accordi di applicazione del protocollo, è utile ricordare come nel 2007 si sia assistito a una sostanziale difformità nei comportamenti delle Aziende firmatarie del protocollo, anche a causa di differenze organizzative e alla disponibilità o meno in organico di personale sociale nelle strutture ospedaliere già uso a collaborare con i Servizi Sociali dei Comuni. Nel 2008 è stato istituito un gruppo di lavoro interaziendale (ASL, Aziende Ospedaliere, Comuni, MMG) per la stesura di un ulteriore protocollo: i risultati del lavoro del gruppo interaziendale hanno permesso di porre le basi per una sperimentazione partita il 1/8/2008 Agosto 2008 e avrà termine 31/3/2009. Punto fondante del nuovo protocollo sperimentale è la definizione dei criteri socio-assistenziali di inclusione dei cittadini nelle procedure di dimissione protetta e la conseguente definizione del ruolo dei Servizi Sociali Comunali. Qui di seguito sono elencati alcuni punti salienti del protocollo che rispondono ad alcune delle domande/indicatori individuati in fase preliminare al monitoraggio. Definizione di Dimissioni Protette La dimissione protetta è una sequenza integrata di interventi volti a facilitare la continuità delle cure tra l’ambito specialistico ospedaliero e l’ambito dell’assistenza sanitaria e socio-assistenziale territoriale, entro cui si collocano le cure domiciliari. E’ rivolta in particolare ai pazienti

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che sono giudicati clinicamente dimissibili, ma che necessitano di un supporto dopo la dimissione, che può essere sia a domicilio che presso struttura protetta, perché incapaci di gestire in autonomia le cure e le funzioni primarie quotidiane. Definizione dei criteri di eleggibilità socio-assistenziale per l'inclusione nelle procedure delle dimissioni protette I lavori della Commissione Interaziendale sulle Dimissioni Protette hanno permesso di definire una serie di criteri socio-assistenziali che devono essere verificati per l'inclusione nelle procedure DP dei cittadini che corrispondono a tali criteri. Dal punto di vista operativo tali criteri sono inclusi nella scheda di segnalazione per l'apertura della procedura di Dimissione Protetta stessa. Aziende Ospedaliere coinvolte Le AA.OO. coinvolte sono le stesse che fino ad ora hanno aderito all'applicazione dei protocolli prima dell'inclusione dei criteri socio-assistenziali. Questo rappresenta per l'Ambito di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese uno degli aspetti di maggiore criticità, come più volte sottolineato. La decisione dei Comuni dell'Ambito di partecipare alla sperimentazione ha prevalentemente un carattere di verifica che supporti o meno l'inclusione del protocollo nelle prassi di integrazione sociosanitaria al momento del passaggio dell'Ambito nel nuovo azzonamento ASL. Ruolo e coinvolgimento dei Servizi Sociali La segnalazione ai servizi sociali comunali viene attuata dal reparto in tutti i casi in cui si rilevano bisogni socio-assistenziali e nei casi che, a parere dell’ospedale, richiedono protezione sociale. In questa evenienza il reparto invia la scheda di dimissioni protette al referente dei servizi sociali del Comune di residenza del paziente. Il referente dei servizi sociali contatterà il reparto, per la presa in carico del paziente, e informerà il Medico di Medicina Generale e il Distretto Socio Sanitario. Nel protocollo per la sperimentazione a cui hanno aderito i Comuni, si definisce tra l'altro che a questi ultimi è affidato il ruolo di promuovere le dimissioni protette, per le persone residenti sul territorio comunale che necessitano di un supporto socio-assistenziale a domicilio per le funzioni primarie quotidiane, garantendo che ogni Servizio Sociale Comunale attui le seguenti azioni:

� Individuare un referente delle dimissioni protette per il territorio comunale e comunicarlo ai presidi ospedalieri, ai medici di medicina generale, ai referenti dei Distretti.

� Segnalare le criticità sulla dimissione al MMG, al medico referente dell’unità operativa ospedaliera ed al Servizio Sociale Ospedaliero se presente, valutando l’accettabilità al domicilio del paziente.

� Erogare direttamente con propri operatori o attraverso agenzie accreditate interventi diretti di supporto alla persona, al mantenimento della qualità dell’ambiente nel rispetto dei regolamenti e dei criteri vigenti per la presa in carico.

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� Educare il caregiver sulle modalità di assistenza domiciliare al paziente ivi compreso l’utilizzo di presidi/ausili a carattere socio-assistenziale in dotazione alla persona.

� Definire con il medico di medicina generale ed il Distretto gli obiettivi del PAI (Piano Assistenziale Individualizzato), sentito per quanto di competenza il medico dell’unità operativa ospedaliera ed il Servizio Sociale del Presidio Ospedaliero se presente, concordando anche i tempi e i modi per il monitoraggio e la rivalutazione.

� Collaborare con il MMG, il Distretto, con il medico referente dell’unità operativa ospedaliera ed il Servizio Sociale del Presidio ospedaliero nella individuazione di soluzioni alternative nel caso di impossibilità di rientro a domicilio dell’assistito.

Definizione dei livelli di responsabilità per l'applicazione del protocollo:

� la responsabilità clinica della dimissione è del Direttore di unità operativa ospedaliera;

� la responsabilità dell’attivazione del percorso della dimissione è in capo alla direzione di presidio o a suo delegato;

� la responsabilità clinica del piano assistenziale al domicilio è del medico di medicina generale;

� la responsabilità del percorso dell’attivazione delle Cure Domiciliari è dell’ASL e dei Comuni (ciascuno per le parti di competenza) che garantiscono la continuità delle cure favorendo l’integrazione tra i diversi livelli assistenziali e le differenti unità d’offerta.

Al momento attuale è possibile sostenere che la priorità, così come indicata nel Piano di Zona 2006-2008 è risultata perseguita e che l'esito della sperimentazione prevista fornirà maggiori elementi per l'inclusione del protocollo nelle prassi di integrazione sociosanitaria da concordare con ASL Milano a partire dall’entrata in vigore del Piano di Zona 2009-2011. Le criticità individuate:

� Il protocollo sull’attuazione delle dimissioni protette, attivato sperimentalmente non risulta ancora valutabile. Allo stato attuale non è possibile determinare una priorità sull’estensione dei criteri di eleggibilità proprio perché non sono noti i risultati della sperimentazione.

� Scarsa conoscenza del protocollo e delle sue procedure da parte del personale sanitario e dei cittadini: nel caso in cui gli accordi sull’integrazione sociosanitaria con ASL Milano prevedano la messa a regime del protocollo Dimissioni Protette, è necessario promuovere la diffusione delle informazioni sia a favore dei cittadini che degli operatori delle strutture ospedaliere pubbliche e private.

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I progetti dell’ASL Milano per l’integrazione ospedale-territorio L’ASL di Milano già nel 2008 ha avviato numerosi progetti rivolti alla continuità delle cure e all’integrazione ospedale — territorio. I progetti previsti dal Patto di Governance 2008, ai quali hanno ampiamente partecipato i Medici di Medicina Generale, Pediatri di Famiglia e i Medici di Continuità Assistenziale, hanno riguardato l’attivazione di ambulatori territoriali di continuità assistenziale, la definizione di percorsi di cura per la gestione delle patologie croniche condivisi tra Medicina di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta e medici specialisti. Sempre in un’ottica di integrazione operativa e di continuità delle cure è stata inoltre sperimentata una modalità di assistenza sanitaria innovativa, attraverso l’attivazione di Strutture a bassa e media intensità di cure (SI/BIC) per il trasferimento di pazienti stabilizzati provenienti dai reparti per acuti degli Ospedali milanesi con la finalità di migliorare l’appropriatezza dell’intera rete assistenziale, dei reparti per acuti e della rete di Pronto Soccorso. Il progetti sopra citati avranno seguito anche nel 2009.

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5.3.2 Priorità di intervento

Informazione e Comunicazione A favore degli operatori: Strumenti e sistema informativo dedicato Con l’obiettivo di favorire la circolazione e l’aggiornamento delle informazioni tra gli operatori, si stabilisce di realizzare alcune pagine web, nel sito del Piano di Zona attualmente in costruzione, dinamiche e interattive dove gli operatori possano:

� scambiare materiali, notizie, utilità; � aggiornare costantemente la mappa del sistema d’offerta; � creare possibili ambiti di progettazione e collaborazione.

La sezione del sito dedicata all’area anziani sarà progettata e strutturata a partire dalle indicazioni dei partecipanti. Il Tavolo si costituisce come gruppo operativo che fornisce i contenuti utili e individua le migliori e più efficaci modalità di realizzazione. A favore dei cittadini: definizione di linee guida per la costruzione di una Carta dei Servizi

� costituire un riferimento per coloro che intendono dotarsi di uno strumento di comunicazione con i cittadini quale è la Carta dei Servizi;

� rendere la Carta dei Servizi precondizione di accesso al sistema di accreditamento come previsto dalla legge regionale 3/2008;

� promuovere forme di comunicazione uniformi che facilitino i cittadini nella ricerca di informazioni;

� tutelare e garantire la partecipazione del cittadino rispetto ai servizi erogati dalle unità d’offerta del territorio.

Trattandosi di una priorità di sistema, l’avvio del processo per la definizione delle linee guida per la costruzione di una Carta dei Servizi dovrà essere gestito da un gruppo di lavoro espressione del Tavolo Tematico d’Area sulle politiche a favore della popolazione anziana. Di seguito si elencano le fasi necessarie al perseguimento della priorità:

� istituzione di un gruppo di lavoro in cui si condividono responsabilità, impegni e obiettivi operativi;

� comunicazione/ufficializzazione dell’istituzione del gruppo al resto del sistema di governo della programmazione, in modo che possano prendere parte ai lavori organizzazioni appartenenti ad altri Tavoli/ Aree tematiche;

� definizione delle linee guida per la costruzione della Carta dei Servizi;

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� adozione a livello di Ambito delle linee guida tramite la loro discussione al Tavolo Tecnico Politico e al Tavolo di Consultazione del Terzo Settore;

� elaborazione di un documento contenente le linee guida da diffondere a tutti i soggetti del territorio, pubblici e privati;

� promozione delle linee guida a livello territoriale; � monitoraggio della diffusione delle linee guida e del livello di

adozione durante il triennio. Problematiche sociali e sociosanitarie connesse alla condizione di fragilità Favorire la permanenza al domicilio di persone anziane con limitati livelli di autonomia e funzionalità al fine di ritardare il più possibile il ricovero. Per il raggiungimento di tale obiettivo è necessario:

� Sostenere le famiglie con anziani non autosufficienti nei compiti di cura e assistenza, sia attraverso il potenziamento del tradizionale servizio di assistenza domiciliare sia attraverso l'utilizzo di Buoni e Voucher (provvidenze economiche), finalizzati a fornire alle famiglie un sostegno per le spese assistenziali di cura.

� Potenziare gli interventi che favoriscono il mantenimento delle abilità residue ritardando il peggioramento delle condizioni di salute in un’ottica di integrazione socio sanitaria.

� Potenziare gli interventi di sollievo rivolti alle famiglie che prestano assistenza agli anziani al fine di sostenerle e affiancarle nelle responsabilità del lavoro di cura (esempio: inserimenti temporanei presso i Centri diurni integrati, o altre strutture accreditate).

Constatata la centralità del ruolo delle reti sociali nel poter impattare sulle criticità esposte, si sono definite due linee di intervento finalizzate a:

� Contrastare il disgregarsi delle reti sociali; � promuovere interventi che sviluppino capacità e competenze utili

ad attivare relazioni significative e reti naturali; ovvero, valorizzare e incentivare le relazioni interpersonali che sono significative sia in condizione di salute che nel momento di bisogno. Se da un lato le relazioni interpersonali positive rappresentano un fattore importante nel ritardare l’innesco di condizioni di disagio e di non autosufficienza, dall’altro possono assumere la funzione di vere e proprie relazioni d’aiuto e sostegno per chi necessita di un supporto.

Le azioni valutate come prioritarie sono di seguito elencate:

� Realizzare progetti e interventi che hanno come finalità quella di sviluppare coesione sociale su aree territoriali definite

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dell’Ambito di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. La scelta delle aree per simili sperimentazioni deve essere calibrata in base ai seguenti criteri: presenza di esperienze e progettazioni simili; presenza di una o più alta concentrazione di famiglie anagrafiche composte da una sola persona; quartieri e caseggiati tendenzialmente isolati dal resto della città.

� Coinvolgere i Centri Anziani in qualità di luoghi in cui promuovere attività incentrate sulla possibilità, per chi li frequenta, di instaurare relazioni significative nel momento in cui lo stato di benessere e di salute delle persone anziane è ancora soddisfacente. Esplicitare maggiormente l’obiettivo di costruire reti all’interno delle progettazioni e programmazioni delle varie attività promosse dai Centri Anziani; questa maggiore centratura non deve essere perseguita a scapito delle attività di tipo ricreativo o culturale, ma proprio grazie a queste devono prendere il via.

� Organizzare interventi che mirino a far acquisire competenze specifiche alla costruzione di relazioni interpersonali.

� Promuovere interventi formativi dedicati agli operatori per l’acquisizione di strumenti e strategie utili alla promozione e costituzioni di reti formali e informali.

Le progettazioni finalizzate a promuovere la figura dell’Amministratore di sostegno dovranno prevedere differenti livelli di informazione e sensibilizzazione e tenere conto dei seguenti elementi:

� Promuove tra le famiglie la conoscenza in merito alla figura dell’Amministratore di sostegno anche in collaborazione con le realtà che già sostengono tali percorsi (Asl, Provincia, Regione, Associazioni).

� Attivare forme di accompagnamento supportando le famiglie, attraverso percorsi individualizzati e consulenziali, nella ricerca della forma più adatta di sostegno e tutela del proprio familiare.

� Sostenere le famiglie nell’adempimento della pratica a partire dalla fase all’istruttoria: documenti da produrre, relazione tecnica per il tribunale, ecc.

� Attivare percorsi formativi destinati alle associazioni anche in collaborazione con le realtà che già promuovono tali percorsi (Provincia, Regione, Associazioni, Asl).

La Legge Regionale 3/2008 (art. 9 comma 3) indica: “Le Aziende sanitarie sono tenute ad istituire un ufficio di pubblica tutela (U.P.T.), retto da persona qualificata, non dipendente dal servizio sanitario regionale, e di un ufficio di relazioni con il pubblico affidato a personale dipendente”. In collegamento con il Tavolo d’Area sulle politiche a favore delle persone disabili, si propone, visto l’attuale momento di transizione dall’ASLMI3 all’ASL Milano, di monitorare le eventuali attività promosse dall’ASL Milano.

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Area sociosanitaria ed educazione alla salute Eventi quali le cadute, la riduzione dell’autonomia motoria, la demotivazione, la depressione, la malnutrizione e le infezioni ricorrenti possono avere conseguenze gravi sulle condizioni di vita e di salute della popolazione anziana. E’ ormai ampiamente dimostrato che soggetti anziani se sottoposti ad un programma di attività fisica adeguato sono in grado di migliorare le proprie performance motorie. Gli interventi di promozione della salute efficaci in età avanzata, basati sull’empowerment di comunità e sull’educazione tra pari sono quelli che permettono di raggiungere un gran numero di anziani in una realtà territoriale caratterizzata da un elevato rischio di isolamento sociale. Negli scorsi anni si è svolto un progetto sperimentale di applicazione di queste metodologie finalizzato alla prevenzione dell’infortunio domestico nell’anziano. Le sperimentazioni future avranno come obiettivo principale quello di fornire un’adeguata alfabetizzazione alla salute delle persone in età avanzata, per costruire le necessarie competenze. Le tematiche principali sulle quali si lavorerà per questa fascia d’età possono essere riassunte nell’invecchiamento in salute, che comprende alimentazione corretta, attività fisica, promozione della sicurezza domestica, uso corretto dei farmaci, facilitazione dell’accesso ai servizi, prevenzione dell’isolamento sociale. Gli ambiti prioritari di sviluppo dei Corsi di Educazione al Movimento sono riconducibili a due aree, l’area fisico-clinica e l’area psichica, all’interno delle quali si evidenziano obiettivi specifici, quali:

� la riorganizzazione delle abilità motorie residue per aumentare la sicurezza deambulatoria;

� il rafforzamento delle capacità di equilibrio e di coordinazione; � l’utilizzo consapevole delle proprie capacità motorie in termini di

potenzialità e limiti; � l’aumento della comprensione della pratica motoria per la

salute; � lo stimolo per favorire la socializzazione.

Anche per questa fascia di età, comunque, una adeguata programmazione degli interventi di promozione della salute passa attraverso una corretta e puntuale rilevazione dei bisogni della popolazione target: nello specifico della promozione della salute, per gli anziani si tratta di riuscire ad intercettare gli stati di prefragilità. Il Piano Fragilità dell’ASL Milano L’Azienda Sanitaria Locale di Milano ha formulato un Piano per il controllo della fragilità che è articolato in quattro progetti tematici. Lo scopo del Piano è duplice:

� Produrre le conoscenze che ancora mancano in merito alle forme in cui la fragilità si manifesta e alle dimensioni effettive che ciascuna forma assume nella popolazione.

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� Sperimentare la validità di interventi di contenimento della fragilità che ricadono nel dominio della sanità pubblica. È attualmente prevista l’articolazione del Piano in quattro progetti correlati tra loro che vedono il coinvolgimento, in veste di capofila, dl altrettante strutture sanitarie e di ricerca.

Il Piano Fragilità si compone di quattro iniziative sperimentali finalizzate alla realizzazione degli obiettivi sopra esposti:

� definizioni e dimensionamento della fragilità nell’anziano; � il paziente anziano affetto da tumore; � la fragilità dei pazienti neurologici e psichiatrici; � la fragilità clinica e la vulnerabilità sociale come determinanti del

mancato accesso alle cure. Data l’elevata portata degli obiettivi sociosanitari del Piano Fragilità, si ritiene di importanza centrale il coinvolgimento nei progetti sopra elencati del Distretto Sociosanitario di Sesto San Giovanni e degli Enti Locali per il loro specifico ruolo in campo sociale. Assistenti familiari Sviluppare un'unica finalità d’Ambito che preveda l’attenzione al bilanciamento tra le politiche attive del lavoro e quelle di supporto alla famiglia attraverso i seguenti obiettivi:

� ridurre la distanza tra Sportello Assistenti Familiari e gli Sportelli di Consulenza al Lavoro Domestico;

� uniformare il sistema di offerta nei due territori Comunali. Strumenti:

� Promuovere e realizzare una progetto finalizzato al bilanciamento del sistema di offerta a livello territoriale entro il triennio 2009-2011.

� Costituire un gruppo di lavoro stabile in cui i soggetti interessati e attivi al tema condividano e realizzino l’obiettivo di progettare e programmare azioni finalizzate all’integrazione del sistema d’offerta.

� Condividere e definire in maniera univoca ruoli e competenze delle differenti unità di offerta in modo da informare in maniera precisa i cittadini rispetto ai servizi offerti.

� Portare il lavoro di elaborazione all’esame del Tavolo di Consultazione del Terzo Settore.

� Promuovere interventi a favore delle assistenti familiari di: formazione alla qualificazione del lavoro di cura; informazione rispetto agli aspetti relativi a diritti e doveri contrattuali; supporto, anche in forme di mutuo aiuto, nella gestione di persone anziane non autosufficienti.

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� Si ritiene importante sviluppare, per il futuro e nell’ottica di una integrazione dei servizi territoriali, possibili sinergie tra le RSA del territorio e lo Sportello Assistenti Familiari, con la finalità di offrire alle famiglie bisognose soluzioni temporanee e alternative all’inserimento nella struttura, in mancanza di posti disponibili.

Armonizzazione dei sistemi di domiciliarità Allo stato attuale si valuta che uniformare i criteri di accesso ai Servizi del sistema di domiciliarità nelle due Amministrazioni rimanga il punto su cui focalizzare gli sforzi per l’armonizzazione del sistema di domiciliarità. La priorità pertanto indicata dal Tavolo Tematico d’Area sulle politiche a favore della popolazione anziana è la revisione e l’armonizzazione dei regolamenti comunali in tema di servizi domiciliari. Tale priorità sarebbe peraltro in linea con gli indirizzi regionali sulle politiche di gestione associata. Si indicano le linee generali da perseguire per ottenere l’obiettivo sopra definito:

� estendere, in termini di flessibilità (orari e giorni), l’erogazione dei servizi anche sul territorio del Comune di Cologno Monzese;

� uniformare le fasce ISEE, attualmente differenti nelle due Amministrazioni (il Comune di Sesto San Giovanni ha individuato 4 fasce mentre il Comune di Cologno Monzese 10);

� comprendere la tipologia degli utenti che richiedono il servizio per verificare se i servizi sono in linea con i bisogni della propria utenza o se è necessario programmare dei cambiamenti di contenuto/organizzativi;

� monitorare i passaggi che nel triennio porteranno all’armonizzazione del sistema, il che comporterà, da parte del Tavolo Tematico d’Area, una raccolta dati che indichi anche la percentuale di copertura da parte dei servizi in rapporto alla tipologia della domanda espressa dai cittadini anziani.

Dimissioni protette e continuità ospedale-territorio Permangono le difficoltà nell’individuazione degli interlocutori futuri che condividano gli obiettivi del protocollo e le responsabilità relative alla loro attuazione e stabilizzazione quale prassi di collegamento tra Ospedali, Distretto sociosanitario e Servizi Sociali. La possibilità di procedere alla messa a regime, a fronte di valutazione positiva della sperimentazione in atto, è quindi legata alle nuove modalità di collaborazione tra Ambito di Sesto San Giovanni e ASL Milano, ma anche al processo di riorganizzazione delle Aziende Ospedaliere di riferimento. L’Azienda Sanitaria Locale: l’integrazione ospedale territorio, la domiciliarità e la continuità assistenziale Per il 2009 l’Azienda Sanitaria Locale conferma i progetti in corso. Si prevedono iniziative per migliorare l’impatto positivo sulla popolazione,

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offrendo più possibilità di intervento sul territorio al fine di rendere ottimale la fruibilità dei vari servizi presenti, ed in particolare di alleggerire le strutture sovraccaricate inadeguatamente come ad esempio i Pronti Soccorsi ospedalieri. Nel dettaglio, per le varie aree di intervento, si prevedono i seguenti obiettivi:

� lmplementazione ed incentivazione dell’associazionismo professionale dei MMG.

� Estensione degli ambulatori di Continuità Assistenziale al Distretto di Sesto San Giovanni. Alla luce dei risultati emersi che hanno mostrato una riduzione degli accessi in Pronto Soccorso ospedalieri per le prestazioni non urgenti, si prevede la riformulazione dell’organizzazione degli ambulatori feriali diurni di C.A. con l’accorpamento, di alcuni ambulatori cittadini, a favore anche di un ampliamento di apertura in diverse fasce orarie.

� Attivazione di “Ambulatori Codici Bianchi” presso i Pronto Soccorso ospedalieri con i Medici di Continuità Assistenziale (MCA), in appoggio al normale servizio di Emergenza ed Urgenza nei periodi di maggior criticità (epidemie influenzali, festività, emergenza caldo), al fine di ridurre le prestazioni improprie presso i P.S. stessi.

Progetto di sperimentazione d un modello organizzativo gestionale di Gruppi di cure primarie A partire dal mese di dicembre 2008 è stato dato avvio al progetto innovativo, approvato da Regione Lombardia, di sperimentazione di un modello organizzativo gestionale “Gruppi di cure primarie”. Il progetto, al quale partecipano ASL di Milano e ASL Provincia di Milano 1, coinvolge Medici di Medicina Generale (oltre ai Pediatri di Famiglia) nel governo dei percorsi sanitari, consentendo di sperimentare nuove modalità di erogazione dei servizi e d’integrazione tra le diverse figure sanitarie territoriali. L’obiettivo è quello di assicurare agli utenti, attraverso nuove forme di medicina associativa, una miglior presa in carico nell’ambito delle cure primarie, garantendo, in particolare per i pazienti cronici, la continuità assistenziale in collaborazione con gli specialisti e promuovendo una maggiore appropriatezza dell’accesso alle prestazioni specialistiche. La sperimentazione ha durata biennale pertanto se ne prevede lo sviluppo nel corso del 2009 e 2010. Progetto domiciliarità “L’attività di case manager nelle cure a domicilio: il ruolo del MMG” Nel mese di settembre 2008 è stato avviato il Progetto domiciliarità “L’attività di case manager nelle cure a domicilio: il ruolo del Medico di Medicina Generale”, inserito nell’accordo aziendale con MMG, MCA e PDF “Sviluppo patto di Governance” e finanziato con fondo specifico da Regione Lombardia. Il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare il ruolo di case manager del MMG, soprattutto nei confronti dei suoi assistiti

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più fragili, mediante la valutazione delle necessità assistenziali dei pazienti in ADP e ADI, con la compilazione dell’indice di Barthel, e l’aggiornamento puntuale dei dati clinici dei suddetti pazienti in una apposita scheda mantenuta a domicilio dell’assistito. Ulteriore obiettivo del progetto è quello di garantire, attraverso l’utilizzo degli strumenti sopra descritti, un valido supporto alla relazione tra Distretto, Medici di Medicina Generale e Medico di Continuità Assistenziale. Oltre alle azioni sopra descritte, le strategie dell’Azienda Sanitaria Locale prevedono l’istituzione di:

� Posti letto sanitari destinati ad accogliere pazienti in dimissione dagli Ospedali: le persone a cui si indirizza tale offerta possono essere individuate tra coloro che, conseguentemente all’intervento acuto che ha determinato il ricovero ospedaliero, necessitano di una risposta di tipo sanitario che non trova soluzione nell’ambito del contesto familiare. La condizione di fragilità delle persone individuate comporta una risposta, anche transitoria, di residenzialità in grado di affrontare le condizioni cliniche ed è generata principalmente da:

- un bisogno di cura dei postumi dell’evento acuto che ha determinato il ricovero ospedaliero;

- una condizione clinica stabile che giustifica la dimissione; - una condizione di fragilità individuale determinata dalla

condizione clinica che compromette la capacità di vita autonoma;

- un contesto familiare che non è in grado di assicurare il complesso delle funzioni di cura che la condizione clinica richiede.

La disponibilità dei posti letto si indirizza prioritariamente all’utenza che risponde ai seguenti criteri:

- età maggiore di 75 anni; - persone sole con esiti di intervento chirurgico, in fase di

dimissione o trattamento; - presenza di un quadro di danno funzionale stabilizzato; - presenza di condizioni cliniche che richiedono uno

specifico trattamento.

� Posti letto socio-sanitari destinati ad accogliere persone con problematiche stabilizzate: una rete di posti letto capace di assicurare risposte residenziali temporanee specificatamente orientate all’utenza sopra descritta e destinate a rispondere all’esigenza dei familiari di disporre di una rete residenziale di protezione in grado di sostenere eventuali emergenze determinate dalla temporanea impossibilità del caregiver familiare. Le persone individuabili per il complesso dei posti letto socio-sanitari rispondono ai seguenti criteri:

- presenza di stato vegetativo o di patologie neuro-degenerative assistite a domicilio che necessitano, per specifiche esigenze dei caregiver familiari o per uno specifico progetto, di risposte residenziali temporanee;

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- assistenza in ADI e in ADP o con progetto di intervento assimilabile che necessitano per specifiche esigenze dei caregiver familiari, di risposte residenziali temporanee; non autosufficienza e/o dipendenza da specifici caregiver domiciliari che non afferiscono alla rete dei servizi domiciliari e che necessitano, per specifiche esigenze dei caregiver familiari, di risposte residenziali temporanee.

Si ritiene utile segnalare la necessità di estendere, a fronte di valutazioni positive nell’arco del 2009, la disponibilità dei posti letto sanitari e sociosanitari alle strutture ospedaliere che insistono sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese.

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5.4 Politiche di contrasto della povertà e della grave emarginazione

5.4.1 Analisi delle criticità

L’elaborazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � contenuti, riflessioni e proposte emerse dal monitoraggio delle

priorità di intervento indicate nel Piano di Zona 2006-2008; � evoluzione della struttura socio demografica del territorio; � dati provenienti dai servizi istituzionali e dal Piano di Salute del

distretto Socio Sanitario di Sesto San Giovanni. L’analisi delle criticità è stata realizzata in collaborazione con gli operatori delle equipe area Adulti dei Servizi Sociali di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. Per rappresentare adeguatamente il sistema di criticità, e sintetizzare gli elementi emersi, si è provveduto a ricomporre il quadro attraverso un’articolazione per le aree tematiche di seguito elencate:

� rete dei servizi; � sistema e processi di presa in carico dei soggetti adulti in

difficoltà; � accesso ai servizi; � integrazione lavorativa; � interventi di sostegno abitativo; � interventi di prima accoglienza; � situazione contestuale di impoverimento economico della

popolazione. Rete dei servizi Il Piano di Zona 2006-2008 ha individuato tra le priorità di intervento per il triennio una serie di azioni di sistema con la finalità comune di potenziare la rete dei servizi che concentrano i loro interventi a favore dei soggetti adulti in difficoltà. In particolare è stata individuata la possibilità di stipulare accordi formali di collaborazione tra servizi con l’obiettivo di garantire una maggiore continuità di prestazioni e di interventi all’utente, continuità valutata come migliorabile. Tale indirizzo ha indicato come soggetti da coinvolgere tutti i servizi, specialistici e non, ad eccezione dell’area salute mentale, per la quale sistemi formali di collaborazione e di interlocuzione tra servizi sono attivati attraverso l’Accordo di Programma menzionato nell’area salute mentale di questo Piano di Zona.

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Il monitoraggio delle priorità di intervento per il triennio passato ha evidenziato come alcune azioni di rafforzamento della collaborazione tra i servizi e soggetti del territorio siano state avviate ma non concluse:

� E’ stato attivato un tavolo di lavoro con i Centri di Ascolto del territorio di Sesto San Giovanni con la finalità di definire modalità strutturate e condivise di collaborazione per la presa in carico di utenti in difficoltà. In particolare il percorso di lavoro – che ha visto il coinvolgimento solo di Sesto San Giovanni - ha avuto come oggetto le modalità di segnalazione e invio reciproco. Al momento attuale gli esiti del lavoro devono ancora essere finalizzati in un accordo formale. Questa fase di stallo ha un effetto negativo, perché rende ardua la condivisione di responsabilità tra i servizi e impedisce di procedere alla valutazione di efficacia degli accordi che rimangono informali. Il quadro rimane inoltre complesso per quello che riguarda le prestazioni e gli interventi, non omogenei sul territorio, da parte dei Centri di Ascolto Caritas. Tali prestazioni sono peraltro condizionate non solo dal luogo dove i Centri si trovano, ma dalla loro dotazione di risorse umane.

� Si è interrotto a causa del nuovo azzonamento ASL, anche il processo di definizione del protocollo di collaborazione tra Comuni e UOMST.

Altre azioni finalizzate alla costruzione di modalità di collaborazione stabile tra Servizi Sociali e servizi specialistici in campo sanitario e sociosanitario non hanno potuto trovare realizzazione durante il periodo 2006-2008, nonostante fossero indicate dal Piano di Zona come priorità. Allo stato attuale queste indicazioni permangono valide e rappresentano un indirizzo utile per affrontare alcune criticità che si stanno verificando sul territorio dell’Ambito, in particolare per l’utenza in carico al NOA e al SERT. Si registra, infatti, un aumento di segnalazioni di utenza al Servizio Sociale da parte dei suddetti servizi per l’inserimento in percorsi di integrazione lavorativa, soprattutto in conseguenza della chiusura dei progetti di reinserimento finanziati con la legge 45/99. L’analisi della condizione occupazionale in relazione all’uso di sostanze evidenzia solo una consistente presenza di persone economicamente non attive tra gli utenti alcoldipendenti, soggetti mediamente più anziani e tra i quali maggiore è la presenza di maschi pensionati e soprattutto di casalinghe. Generalmente nei SerT i soggetti disoccupati sono prevalentemente di sesso maschile, utilizzatori di oppiacei e nella maggior parte dei casi di età tra 25 e i 34 anni. Nei NOA, invece, tra gli utenti economicamente non attivi si rilevano percentuali più consistenti di femmine rispetto alla distribuzione complessiva, si osserva inoltre che i soggetti che si dichiarano economicamente non attivi o disoccupati hanno, nella maggior parte

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dei casi, un’età superiore ai 45 anni e prevalentemente abitano con la famiglia acquisita (partner e/o figli)1. L’invio ai Servizi Sociali di utenza da parte dei Servizi per le dipendenze sta incontrando, nella chiusura del triennio 2006-2008, alcune ostacoli a causa della difficile integrazione dei progetti di presa in carico. La criticità in particolare è lo scarso collegamento tra il progetto riabilitativo e di disintossicazione, quello di reinserimento sociale, e quello di integrazione lavorativa, a causa della difficoltà di definire compiti e responsabilità dei singoli servizi in gioco. Un’ulteriore criticità rilevata nel processo di presa in carico dei soggetti adulti in difficoltà risiede nel frammentato rapporto con i Medici di Medicina Generale del Distretto. In generale si rileva una forte disomogeneità nelle azioni di collaborazione tra il Servizio e i differenti Medici, con una conseguente mancanza di chiarezza su quali possono essere gli ambiti di collaborazione, soprattutto nei campi seguenti:

� promozione dei comportamenti della cura di sé da parte dell’utenza;

� vigilanza e controllo delle condizioni di salute e sanitarie a domicilio;

� monitoraggio della compliance nei confronti delle terapie prescritte;

� gestione dei casi di emergenza che richiedono l’invio urgente presso strutture sanitarie ospedaliere (come ad esempio il Pronto Soccorso).

E’ elevato il numero dei casi in cui la collaborazione tra equipe del Servizio Sociale e Medico di Medicina Generale si ferma al momento della segnalazione del paziente o della prescrizione farmacologica, con una conseguente tendenza a non inviare ai servizi specialistici sanitari e sociosanitari, come peraltro riportato nel capitolo delle criticità in area salute mentale. Persiste quindi, al termine del triennio 2006-2008, uno scarto sensibile tra le modalità di lavoro di tutti i servizi che direttamente o indirettamente si occupano di contrasto alla marginalità, indipendentemente dal livello di gravità, spesso valutato sulla base di indicatori fuorvianti. Il problema risiede tuttora nella difficoltà di integrare i mandati e di conseguenza la condivisione della progettualità e degli obiettivi delle singole prese in carico. La conseguenza negativa è ovviamente individuabile nell'impossibilità di definire un progetto personalizzato e integrato di presa in carico così come previsto essere tra i diritti esigibili sanciti dalla legge nazionale 328/2000. Processi di presa in carico dei soggetti adulti in difficoltà Gli enti locali definiscono i criteri di accesso ai Servizi Sociali, gli stessi vanno considerati nella loro doppia natura: amministrativa e

1 Documento sull’attività di reinserimento rivolta agli utenti in carico ai servizi delle dipendenze. Dipartimento Dipendenze ASL Milano 3, Ottobre 2008.

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professionale legata alla natura particolare del servizio stesso. Risulta pertanto determinante l’aspetto dell’efficacia della valutazione in ingresso dell’utenza che dovrebbe comprendere tre aree d’indagine:

� situazione personale e psicologica (compresi accertamenti anche di tipo sanitario);

� situazione familiare e sociale; � situazione economica.

La strada da percorrere è quella della coesistenza della logica amministrativa con quella clinico-professionale. E importante sottolineare che se ad esempio l’ISEE è, oggi, uno strumento nazionale condiviso di valutazione economica, la logica clinico professionale è legata alla “discrezionalità degli operatori” senza pensare attualmente di verificare se la stessa valutazione professionale concorre alla verifica del bisogno e quindi alla priorità di accesso al servizio. Diventa utile e necessario quindi, potenziare i servizi nella capacità diagnostica e progettuale per selezionale i problemi e i bisogni a cui dare priorità, tenendo conto della loro gravità e quindi riuscire a conciliare al meglio la sfida dell’universalismo per rispondere prima e meglio a chi ha più bisogno in termini di progetto individualizzato2. Persiste la difficoltà di valutare e diagnosticare le problematiche attraverso l’approfondimento della domanda che i cittadini portano ai servizi non specialistici di tipo sociale. E’ ampiamente riconosciuto che un progetto di presa in carico possa contenere elementi di efficacia se le azioni in esso contenute mirano al reinserimento sociale a partire dagli elementi che hanno portato l’utenza a richiedere il sostegno. E’ ancora frequente il caso in cui l’accesso alle funzioni di segretariato (dei servizi istituzionali e non) e la conseguente elaborazione della domanda si traduca nella richiesta di affrontare condizioni di disagio economico, lavorativo e abitativo. Sebbene tali condizioni richiedano un intervento di emergenza, è fondamentale riconoscere che il processo di reinserimento e riabilitazione sociale complessiva debba prendere in considerazione elementi personali e sociali dell’utenza che, spesso, sono la reale causa che impedisce la costruzione di autonomia e di indipendenza, specialmente per i nuclei familiari disagiati in cui sono presenti soggetti di età compresa tra i 30 e i 50 anni. L’ostacolo principale all’individuazione delle caratteristiche che determinano la condizione di disagio materiale, e anche delle eventuali risorse e competenze di cui gli utenti sono portatori, e il livello di strumenti e competenze valutative che i servizi possiedono, con la conseguente difficoltà a definire gli obiettivi per un efficace percorso di reinserimento e di riabilitazione. Accade spesso che si assista a una riduzione del bisogno alla domanda di casa, lavoro e sostegno economico.

2 Bezze M., Vecchiato T., “Tipologie di prestazioni e servizi sociosanitari e valutazioni dei relativi costi”, in “documenti per la Salute”, 30, Provincia Autonoma di Trento.

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Formazione, Lavoro e reinserimento sociale I Comuni dell'Ambito di Sesto San Giovanni si dotano dall'anno 2003 del Servizio di Inserimento Socio-Lavorativo (SISL) prima affidato al consorzio CIFAP e dal 2007, con la trasformazione di questo ultimo, ad AFOL. I dati provenienti dai Servizi istituzionali che si rivolgono al SISL, con il quale è previsto un rapporto diretto nella gestione congiunta della casistica, trovano conferma in quelli del monitoraggio 2005-2007 qui di seguito riportati, che indicano una sostanziale difficoltà nel riuscire ad attivare progetti per persone in difficoltà che non hanno la possibilità di rientrare nella categoria di chi, avendo almeno il 46% di invalidità, ha diritto ai canali privilegiati indicati dalla Legge 68/99.

Anno

Caratteristiche utenza 2005 2006 2007

Svantaggio sociale 3 2 5

Disabili (fisici, sensoriali, intellettivi) 20 21 23

Disabili psichici in carico al CPS 12 4 4

Totale utenti 35 27 32

Tabella 1 - Utenti che hanno beneficiato dei progetti di integrazione lavorativa con l'utilizzo dei mediatori economici suddivisi per tipologia di svantaggio. Fonte: SISL

Queste informazioni permettono di considerare come non perseguita la priorità indicata nel Piano di Zona 2006-2008, che riportava la necessità di potenziare le azioni di integrazione lavorativa per le fasce con bassa contrattualità sociale e lavorativa, riservando le dovute attenzioni metodologiche agli interventi sulla base delle caratteristiche anagrafiche, di percorso di espulsione sociale e sulle competenze e caratteristiche personali degli utenti. Con l'apertura del nuovo triennio, di fatto coincidente con la nuova operatività del SISL in seno ad AFOL, si registra come l'interruzione delle attività del TRAL (Laboratorio Tecniche Ricerca Attiva Lavoro) rivolta in particolare a persone disoccupate o sotto-occupate, appartenenti all’area dello svantaggio sociale, ma dotate di sufficienti risorse di autonomia, rappresenti un ulteriore elemento di indebolimento degli interventi a favore delle fasce deboli, in attesa di rilevare le caratteristiche del funzionamento dello Sportello Lavoro che la stessa AFOL avvierà nel 2009. Criticità individuate Come anche in altre aree di intervento a favore degli adulti in difficoltà, risulta particolarmente arduo attivare strategie e interventi stabili a favore di soggetti con un evidente svantaggio sociale e bassa contrattualità che non abbiano però una condizione patologica o post-

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traumatica che faccia rientrare gli utenti in particolari classi di bisogno di tipo sociosanitario (salute mentale, dipendenze...). I soggetti che appartengono alla più ampia categoria dello svantaggio, prima ancora che persone dalla bassa contrattualità lavorativa, sperimentano bassa contrattualità sociale, che di fatto contiene la precedente. Risulta infatti appurato dalla stessa azione congiunta dei Servizi Sociali e del SISL come siano di sovente le carenze di competenze sociali degli utenti che non permettono di raggiungere un numero di esiti soddisfacenti nei tirocini lavorativi, anche non finalizzati all'assunzione. In particolare questo dato appare consistente nei progetti di coloro che hanno un'età compresa tra i 30 e i 45 anni con limitati livelli di autonomia dalle famiglie di origine e/o provenienti da contesti particolarmente deprivati dal punto di vista socio-relazionale. Se da una parte l'assenza di azioni strutturate come quelle previste dal TRAL rende più complicato incrementare le abilità sociali generali utili in qualsiasi contesto lavorativo (per citarne alcune: responsabilità relativa alle presenze, ai diritti/doveri derivanti da un contratto, abilità di auto-promozione, comprensione delle relazioni gerarchiche), dall'altra, si individua come criticità l'assenza di azioni educative che si affiancano a quelle di ordine valutativo che si attivano durante il tirocinio, anche non finalizzato. Tali azioni dovrebbero rinforzare l'apprendimento di strategie comportamentali e di competenze sociali specifiche del contesto lavorativo in cui l'utente è inserito. Tale carenza di competenze e bagagli comportamentali sono spesso alla base del fallimento dei progetti di tirocinio e precludono di fatto all'integrazione lavorativa, con conseguente ritorno dell'utente al servizio sociale. Nell'ambito delle criticità relativa agli interventi di integrazione lavorativa si individuano inoltre 2 fasce di utenza per le quali è stato difficoltoso, nel triennio 2006-2008, attivare interventi efficaci:

� La popolazione ex carceraria (laddove i periodi di detenzione sono stati più lunghi, gli interventi risultano ancora più difficoltosi, anche a causa di una rete sociale di riferimento assente). In un quadro più ampio, contente il tema dell'integrazione lavorativa si segnala come la ricaduta del Progetto Interdistrettuale Carcere non abbia soddisfatto le attese, dato che lo sportello attivato presso il carcere di Monza ha essenzialmente svolto una funzione di orientamento delle persone in attesa di scarcerazione alle risorse degli enti locali (principalmente ai servizi sociali), senza alcuna azione di promozione dell'autonomia e dell'integrazione da parte dello sportello stesso.

� L'utenza del servizio sociale che ha compiuto il 50esimo anno di età, fascia per la quale il Piano di Zona 2006-2008 aveva dato indicazioni per la realizzazione di percorsi di sostegno all’acquisizione di nuove competenze professionali utili all’integrazione e/o reinserimento lavorativo.

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Abitare e reinserimento sociale Le problematiche relative alle condizioni abitative sono ampiamente rappresentate dai dati provenienti dagli Uffici Casa delle Amministrazioni Comunali dell'Ambito. L'intervento di sostegno all'abitare è sovente contenuto nella domanda stessa, di tipo emergenziale, con cui i cittadini si presentano ai Servizi. Tale domanda può essere categorizzata come segue:

� richiesta di sostegno a domicilio che possono includere azioni di aiuto alla persona o al miglioramento/mantenimento di condizioni abitative salubri sia dal punto di vista sociosanitario, sia dal punto di vista strutturale;

� richiesta di sostegno economico per il pagamento delle utenze e dell'affitto in condizioni di disagio economico;

� richiesta di alloggio in condizioni di sfratto esecutivo e/o di frammentazione dei nuclei familiari.

Ferma restando la necessità di:

� mantenere e migliorare gli interventi socio-assistenziali nel primo caso (di tipo sociosanitario, nei casi di deficit funzionali e di disabilità dell'utenza), anche attraverso interventi educativi che sviluppino competenze autonome per la gestione del sé;

� orientare, nel secondo caso e quando possibile, l'utilizzo di forme di sostegno economico affiancate a progetti di presa in carico degli utenti/del nucleo richiedenti che prevedano lo sviluppo di risorse autonome per il sostentamento;

si segnala la necessità di avviare progetti di sostegno a nuclei/utenti in situazioni di sfratto con interventi che contemplino l'accesso ad alloggi temporanei. I principali ostacoli alla realizzazione di interventi di residenzialità temporanea sono 2:

� risulta difficoltoso riuscire a rispettare i termini previsti da un intervento di carattere alloggiativo temporaneo;

� è altamente problematico dare sbocco verso soluzioni abitative stabili al termine del periodo di residenzialità temporaneo.

In molti casi tali ostacoli rendono di difficile realizzazione i progetti di presa in carico che potrebbero orientarsi verso soluzioni di autonomia e di reinserimento sociale, e al contrario quindi trovano più facilmente uno sbocco verso approcci assistenzialistici.

Prima accoglienza e inserimento in percorsi di presa in carico

Il Piano di Zona 2006-2008 indicava tra le priorità la necessità di attivare interventi di prima accoglienza e a bassa soglia finalizzati alla riduzione del danno e indirizzati alle persone senza fissa dimora. Durante il triennio sono state promosse, sul territorio dell’Ambito,

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diverse iniziative mirate al perseguimento di questa priorità che hanno coinvolto primariamente, assieme ai Comuni, la Provincia di Milano e organizzazioni non profit, quali ad esempio la Croce Rossa Italiana. All’inizio del triennio 2009-2011 tali iniziative non risultano attuate, pur rimanendo tra gli obiettivi del partenariato tra Comuni e Provincia di Milano. I Servizi Sociali segnalano ancora alcune difficoltà, prevalentemente di ordine logistico, nella realizzazione di progetti di sostegno all’utenza, dovute alla dislocazione prevalentemente extraterritoriale dei servizi a cui l’utenza stessa viene inviata. In particolare i servizi sopra citati sono

� Dormitorio Pubblico di Milano – Viale Ortles 69, Milano; � Centro Accoglienza San Marco, struttura di seconda accoglienza

– Piazza San Marco, Milano; � Dormitorio “Asilo notturno San Vincenzo De’ Paoli” – Via Riberti

4, Monza; � Docce pubbliche - Via Spallanzani 14, Monza. � Casa Albergo “Don Sandro Mezzanotti”, Fondazione San Carlo –

Via Fogagnolo 29, Sesto San Giovanni. Impoverimento dei nuclei familiari Elementi di analisi e criticità rilevate La condizione di impoverimento generale della popolazione in seguito alla crisi economica risulta sempre più evidente. La domanda di intervento ai servizi è progressivamente trasversale alle fasce di età e alle caratteristiche socioeconomiche della popolazione. I servizi testimoniano, durante il triennio 2006-2008, un aumento della domanda di sostegno economico da parte di persone:

� senza riferimenti a livello di rete relazionale naturale; � prevalentemente appartenenti alla fascia di età compresa tra i

50 e i 60 anni; � che sperimentano l’espulsione dal mondo del lavoro; � nuclei composti da persone anziane che, seppur agganciati a

una rete di relazioni familiari più estesa, non trovano in essa le risorse per il loro sostentamento e il soddisfacimento dei bisogni essenziali.

Questo fenomeno, seppur in maniera indiretta, rinforza la previsione che non solo i dati di tipo macroeconomico, ma anche gli accessi attuali al Segretariato Sociale suggeriscono: il numero di cittadini che, nei prossimi mesi, si rivolgerà alle istituzioni per fronteggiare condizioni economiche non più sufficienti a garantire la sussistenza e il soddisfacimento dei bisogni fondamentali è destinato ad aumentare considerevolmente. A differenza del recente passato, stanno accedendo ai servizi, e aumenteranno, cittadini che hanno un impiego lavorativo, una rete familiare e relazionale di riferimento: aumenta quindi la presenza di coloro che sperimentano uno stato di bisogno non direttamente connesso a condizioni traumatiche o post-traumatiche.

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Il tema di fondo rimane prioritariamente quello della dotazione strumentale dei servizi, in parte già affrontata nel paragrafo “Processi di presa in carico dei soggetti adulti in difficoltà”: di fronte a una domanda sempre più estesa come possono i servizi istituzionali rispondere ai bisogni dei cittadini con gli strumenti che li hanno sempre contraddistinti, ovvero la risposta di tipo assistenziale per affrontare condizioni di tipo emergenziale? In che modo è possibile trasferire una strategia progettuale locale, negli anni recenti attivata per soggetti adulti in difficoltà con problematiche legate alla sfera sanitaria (per citarne alcune: salute mentale, dipendenze), a fasce di popolazione storicamente fuori dal circuito dei servizi? Quali sono le soglie di riferimento che determinano il diritto di accesso ai servizi? Come già illustrato in aree di programmazione specifiche che includono la fascia di popolazione adulta (famiglie, immigrazione), da diversi osservatori il tema dell’impoverimento delle famiglie emerge come elemento di forte criticità:

� Aumentano le richieste di sostegno economico anche per far fronte a problematiche legate alla perdita del lavoro e/o al pagamento del mutuo.

� La crisi economica, il licenziamento e l’aumento della disoccupazione e dei periodi in cui i lavoratori precari rimangono senza occupazione riducono velocemente i già esigui margini di sicurezza costruiti; molte sono le persone che hanno acquistato la casa stipulando mutui che incidono in modo sostanziale sull'economia familiare.

� La questione abitativa è molto complessa e presenta difficoltà sia relativamente all’accesso ai contratti di locazione (affitti molto alti), sia per il mantenimento di un’abitazione.

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5.4.2 Priorità di intervento

Rete dei servizi La rete dei servizi a favore della popolazione adulta in difficoltà va potenziata e, dove mancano, si ritiene necessario costruire relazioni significative tra i differenti servizi e le differenti realtà che operano sul territorio, relazioni che coinvolgano direttamente gli operatori. Lo strumento privilegiato previsto per tale potenziamento è il protocollo di collaborazione finalizzato alla garanzia di continuità di cura, all'integrazione delle competenze e delle responsabilità nell'attuazione di progetti di presa in carico che individuino, unitamente alle azioni di tutela e assistenza, obiettivi di reinserimento, riabilitazione e autonomia.

� Obiettivo di particolare interesse risulta il miglioramento delle relazioni e della forme di collaborazione tra servizi coinvolti nei processi di integrazione sociosanitaria, indicati come prioritari dalle Linee Guida Regionali per il triennio 2009-2011.

� Sempre dal punto di vista dell'integrazione sociosanitaria diventa di fondamentale importanza un lavoro congiunto con il Distretto Sociosanitario ASL per ottenere una maggiore coesione progettuale e collaborazione con i Medici di Medicina Generale: in particolare risulta determinante un coinvolgimento fattivo nella attuazione dei progetti di presa in carico, a partire dal momento della valutazione e determinazione degli obiettivi della presa in carico. E' necessario definire modalità unitarie di collaborazione prioritariamente per le situazioni di disagio che prevedono terapie farmacologiche, interventi sanitari e socioassistenziali a domicilio, interventi di urgenza presso le strutture ospedaliere e ricovero temporaneo presso strutture residenziali.

� Portare a compimento il lavoro svolto nel triennio precedente con le principali organizzazioni di volontariato formalizzando gli accordi risultati dal tavolo di lavoro Servizi Sociali – Centri di Ascolto e valutando la possibilità di estenderli anche al territorio di Cologno Monzese. Tale processo può permettere l'avvio delle prime interlocuzioni necessarie a livello di Ambito per la definizione dei livelli essenziali per la funzione di Segretariato Sociale, da discutere a livello di Tavolo di Consultazione del Terzo Settore.

Processi di presa in carico dei soggetti adulti in difficoltà La rete dei servizi necessita di un investimento di tipo progettuale e formativo finalizzato all’incremento delle competenze per la conduzione di processi di valutazione dei bisogni delle persone che accedono ai servizi. Tale investimento può essere illustrato in 3 fasi differenti di lavoro:

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� Definizione, in accordo con tutti i soggetti che accolgono e analizzano la domanda della popolazione adulta disagiata, degli standard e delle dimensioni di valutazione del bisogno dal punto di vista: personale e psicologico; sanitario; familiare e sociale; economico.

� Definizione dei processi che devono essere attivati al fine di produrre un progetto di presa in carico personalizzato e, laddove necessario, condiviso tra la rete dei servizi che a sua volta condivide le modalità di valutazione;

� Attivazione di iniziative formative necessarie per incrementare le competenze e l’utilizzo di strumenti utili alla realizzazione dei processi valutativi, laddove vengono individuate delle aree di debolezza

Formazione, lavoro e reinserimento sociale I cittadini che si rivolgono ai servizi con una domanda di inclusione in percorsi di integrazione lavorativa sono, prima ancora che soggetti con bassa contrattualità lavorativa, individui con una limitata contrattualità sociale, provenienti da contesti o da esperienze altamente deprivanti. In particolare risulta, come da criticità:

� Una difficoltà di accesso agli interventi di integrazione lavorativa per coloro che non rientrano nelle categorie della legge 68/99 che hanno diritto a tirocini lavorativi e/o borse lavoro con il ricorso ai mediatori economici.

� Un numero elevato di fallimenti a causa del limitato bagaglio di competenze sociali da parte degli utenti, determinanti nel produrre esiti positivi e nel prevenire fallimenti per il mancato adattamento alle richieste del contesto lavorativo.

Se da una parte è un elemento positivo che il contratto di servizio tra Amministrazioni Comunali e AFOL per l'organizzazione e l'erogazione del Servizio per gli Inserimenti Socio-Lavorativi ponga l'accento sull'integrazione lavorativa delle fasce deboli senza metterle in subordine di accesso alla popolazione disabile, dall'altra si indicano come prioritari gli elementi seguenti per il triennio 2009-2011:

� Inserire stabilmente tra le prestazioni del Servizio SISL gli interventi che hanno come obiettivo l’incremento delle competenze sociali utili all'adattamento nei contesti lavorativi specifici, inizialmente individuati come possibili luoghi in cui realizzare le esperienze di tirocinio, o sulla base delle caratteristiche generali dei luoghi disponibili in convenzione. Tali interventi dovrebbero essere attivati e far parte integrante del progetto di presa in carico, laddove la valutazione in entrata da parte del servizio indichi aree di carenza da parte dell'utente e sia condivisa con il servizio inviante. Le persone che hanno bassa contrattualità sociale, prima che lavorativa, necessitano di programmi di integrazione che non si basano esclusivamente

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sull’apprendimento di strategie di autopromozione, e lo strumento dei tirocini lavorativi (di carattere prevalentemente valutativo) appare inadeguato, anche per la durata, all'apprendimento di comportamenti e abilità sociali adattive al contesto. Va peraltro concordata una modalità di collaborazione tra Servizi invianti e SISL che permetta di chiarire quali devono essere le azioni educative e di abilitazione di responsabilità dei primi, sulla base di una effettiva corresponsabilità. Si ritiene inoltre che l'attivazione degli interventi di incremento delle abilità e delle strategie comportamentali di relazione nel contesto lavorativo debbano prevalentemente riguardare gli utenti appartenenti alla fascia di età compresa tra i 30 e i 45 anni.

� Sulla base dei dati ottenuti in sede di monitoraggio, rimane prioritaria, dal triennio precedente, la necessità di costruire percorsi ad hoc per i cittadini di età compresa tra i 50 e i 60 anni, in particolare se provenienti da un'esperienza di periodo detentivo. Rimane prioritaria la necessità di creare condizioni per l'acquisizione di competenze professionali e di svolgimento delle mansioni.

� Agli interventi d’incremento e/o apprendimento delle competenze sociali e/o di esecuzione di compiti specifici, dovrebbero essere affiancati percorsi strutturati che mirano a costruire elementi legati alla responsabilità e autotutela nei luoghi di lavoro come le: abilità legate alla cura del sé e alla tutela delle condizioni di salute e sanitarie da parte dell'utente; conoscenze e competenze rispetto ai diritti/doveri collegati alla stipula di un contratto di lavoro.

Agli interventi specifici indicati in precedenza, dedicati prevalentemente all'utenza portatrice di disagio che storicamente accede ai servizi territoriali, si affianca la necessità di istituire lo Sportello Lavoro, per incrementare la possibilità di intervento a favore di cittadini appartenenti ad altre fasce di popolazione (anche con adeguata contrattualità sociale e lavorativa), che hanno perso l'occupazione a causa delle condizioni derivate dall'attuale crisi economica. Il monitoraggio della mappa del sistema di offerta ha consentito di individuare alcuni nodi critici, in particolare nelle modalità di collaborazione tra i servizi comunali e gli altri operatori del territorio che si occupano di formazione orientamento e lavoro, che potrebbero essere facilmente superati grazie alla costituzione e all’impegno della nuova Agenzia. Lo Sportello Lavoro, quale terminale AFOL, dovrà:

� Svolgere una funzione di accoglienza e orientamento dell’utenza (dal curriculum al bilancio di competenze).

� Definire e attuare strategie individuali efficaci di ricerca del lavoro e di auto promozione, così come di strategie cognitive ed emotive di fronteggiamento dei fallimenti connessi all'attività di autopromozione.

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� Favorire l’incontro domanda e offerta. � Costruire e rinsaldare i legami con le realtà produttive locali, non

solo attraverso il dialogo con le associazioni di categoria ma individuando strumenti e strategie innovative a partire dalle specificità del nostro territorio (dalle eccellenze alle esigenze).

� Elaborare proposte rivolte alle aziende per rispondere a specifici bisogni formativi.

� Realizzare specifici protocolli e accordi operativi - condivisi con gli operatori - che regolino le procedure di accesso e presa in carico dell’utenza, con riferimenti chiari ai processi di lavoro e ai reciproci ambiti di intervento, garantendo importanti margini di miglioramento nel sistema di offerta.

Lo Sportello Lavoro deve essere in grado, per rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, di catalizzare e mettere a sistema gli interventi e le azioni promosse dai soggetti del territorio in tema di formazione orientamento e lavoro, un punto di riferimento imprescindibile per utenti, aziende e servizi. Abitare e reinserimento sociale

La criticità legata alla mancanza di strumenti e strategie per la fruizione di alloggi temporanei dovrà essere affrontata con modalità analoghe o contestuali alle azioni che verranno sperimentate nel triennio 2009-2011 nell'area della salute mentale con il progetto “Residenzialità Leggera”. I progetti di presa in carico che prevedono interventi di residenzialità temporanea dovranno essere considerati, per carattere e finalità, differenti dagli interventi di pronto intervento/prima accoglienza che si attuano nei casi di emergenza. La residenzialità temporanea dovrebbe infatti rappresentare uno spazio di costruzione di autonomia abitativa, a patto che sia possibile individuare uno sbocco alloggiativo definitivo successivo. Il rispetto degli obiettivi dei programmi individuali di residenzialità temporanea è anche legato alla definizione delle caratteristiche delle persone che possono accedervi, anche in forma microcomunitaria. Alcuni criteri, in questa sede solo indicativi, potrebbero essere:

� periodo di disoccupazione di almeno 24 mesi dovuto a perdita di lavoro non volontaria;

� presenza rete sociale naturale di riferimento; � assenza di patologie che danno diritto a soluzioni alloggiative

altre; � età inferiore ai 55 anni; � possesso di competenze sociali di base (relazionali, igiene e cura

del sé, gestione quotidiana); � genitori non affidatari espulsi dal nucleo familiare.

Al fine di garantire ai potenziali utenti un adeguato livello di integrazione con la vita della comunità locale, la struttura dedicata

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all'alloggio temporaneo dovrebbe essere inserita nel tessuto cittadino, sul modello delle recenti progettazioni quali il “Villaggio Sociale” di Sesto San Giovanni e il “Villaggio Solidale” di Cologno Monzese. Prima accoglienza e inserimento in percorsi di presa in carico

La priorità del triennio 2006-2008 rimane tale anche per il periodo 2009-2011. Tra le indicazioni possibili, il convenzionamento con strutture per la prima accoglienza più vicine al territorio dell'Ambito sembra la soluzione maggiormente percorribile. Rimane fondamentale la definizione delle forme di collaborazione per la realizzazione degli eventuali interventi di sostegno a completamento di quelli emergenziali. Impoverimento dei nuclei familiari Relativamente al tema dell’impoverimento delle famiglie si registra un elevato numero di attività proposte da soggetti diversi Stato, Regione, Provincia, che prevedono – attraverso varie forme – l’erogazione di contributi economici, diretti e/o indiretti, alle famiglie. L'azione locale a livello di Ambito dovrà prevedere strategie di sviluppo delle dinamiche di coesione sociale nelle reti locali e naturali attraverso la costituzione di gruppi di cittadini – anche facendo riferimento a particolari porzioni di territorio (zone, quartieri) - che mettono insieme le proprie risorse per attivare strategie utili a fronteggiare la difficile situazione economica. Si citano, solo a titolo esemplificativo:

� La realizzazione di gruppi di consumo. � La promozione e il sostegno di forme organizzative (esempio:

Banche del tempo, strategie di vicinato) con la finalità di sperimentare forme di risparmio e di condivisione di risorse materiali e non, a partire dalla logica del mutuo aiuto.

� La costituzione di cooperative/gruppi di autocostruzione per fronteggiare le difficoltà abitative.

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5.5 Politiche a favore dei cittadini immigrati

5.5.1 Analisi delle criticità

L’elaborazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � contenuti, riflessioni e proposte emerse dal monitoraggio delle

priorità di interveto indicate nel Piano di Zona 2006-2008; � problematiche individuate attraverso l’utilizzo di una griglia di

rilevazione compilata da tutti i partecipanti al Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati al fine di raccogliere e valorizzare i differenti punti di osservazione;

� evoluzione della struttura socio demografica del territorio; � dati provenienti dai servizi istituzionali e dal Piano di Salute del

distretto Socio Sanitario di Sesto San Giovanni (Amministrazioni Comunali, Consultori familiari, Istituzioni scolastiche).

Per rappresentare adeguatamente il sistema di criticità, e sintetizzare gli elementi emersi, si è provveduto a ricomporre il quadro attraverso un’articolazione per le aree tematiche di seguito elencate:

� informazione e comunicazione; � accesso ai servizi; � apprendimento della lingua italiana; � ricongiungimenti familiari; � integrazione e benessere nel contesto scolastico; � lavoro e formazione; � impoverimento dei nuclei familiari; � stranieri senza permesso di soggiorno; � condizione femminile.

Informazione e comunicazione La questione relativa all'informazione e comunicazione viene analizzata da due differenti punti di vista: i cittadini stranieri quali destinatari delle informazioni; gli operatori dei servizi quali diffusori di informazioni per la cittadinanza. Relativamente ai Servizi Comunali si riscontra una disomogeneità organizzativa: a Cologno Monzese esiste lo Sportello Stranieri – presso la sede dei Servizi Sociali - che offre informazioni a 360 gradi sui servizi della città con particolare attenzione a lavoro, casa, scuola e salute. Dal 2007 il servizio è stato potenziato attraverso l’estensione dei giorni e degli orari di apertura, coerentemente con quanto indicato nel Piano di Zona. A Sesto San Giovanni, dal 2007, è stato attivato uno Sportello Stranieri, presso il Settore Anagrafe, che offre un supporto alla compilazione elettronica della modulistica per il rilascio e rinnovo dei

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permessi di soggiorno. A breve inoltre il Portale del Comune di Sesto San Giovanni (www.sestosg.net) verrà realizzato anche in inglese ed è prevista la traduzione in più lingue dei materiali informativi e della modulistica, in modo da facilitare l’accesso ai servizi. Sul territorio prevalgono, ad eccezione delle esperienze sopra citate, i luoghi con funzione informativa e orientativa non esclusivamente dedicati ai cittadini immigrati, che registrano – ormai da tempo - un elevato accesso da parte di utenti stranieri (Segretariato Sociale, Sportello di Orientamento Sociale, Informagiovani, Centri di Ascolto, CAF). Le azioni informative promosse nel triennio si sono svolte prevalentemente all’interno dei confini comunali; non si segnala la presenza di attività progettate e realizzate per tutto il territorio dell’Ambito. Non si registra, inoltre, lo sviluppo di strategie comunicative innovative, anche se si citano alcune esperienze di particolare interesse: presso il Centro interculturale delle donne di Cologno Monzese, ad esempio, vengono organizzati incontri informativi specifici con i servizi del territorio, ad esempio ASL, Consultorio familiare, INPS, Ufficio Nidi, Cerchio Rosa, AVIS, Erba Voglio per illustrare modalità di accesso e di funzionamento degli stessi. I dati raccolti durante il monitoraggio testimoniano l’esistenza di un buon livello di conoscenza tra i soggetti che, a diverso titolo, si occupano di cittadini stranieri. Tali relazioni, che solo raramente si configurano come strutturate, garantiscono comunque un discreto livello di circolazione delle informazioni. Le modalità maggiormente utilizzate dagli operatori per condividere conoscenze e informazioni sono:

� la partecipazione ai Tavoli Tematici d’Area del Piano di Zona; � lo scambio di informazioni in contesti professionali e operativi.

Gli strumenti prevalentemente adoperati per l’aggiornamento delle informazioni sono i depliant e volantini contenenti informazioni su progetti e/o azioni e il Piano di Zona. Per l’aggiornamento prevale l’utilizzo di prassi e modalità operative consolidate, il livello di innovazione registrato fino ad ora – sia in termini di prodotti che di processi – appare limitato. Le modalità attivate si dimostrano comunque abbastanza efficaci e rispondenti al bisogno. Gli stranieri che vivono da anni sul territorio conoscono poco le opportunità offerte soprattutto relativamente alle attività promozionali, ricreative e di socializzazione come per esempio le iniziative promosse dalle associazioni culturali, dalle Biblioteche, dai Settori cultura, sport e tempo libero.

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Accesso i servizi

A titolo esemplificativo si citano alcune problematiche specifiche che rappresentano l’elevato livello di complessità del rapporto con la cittadinanza straniera:

� La principale criticità è costituita dalla barriera linguistica che rende problematica la comunicazione con i servizi, la formulazione della domanda e soprattutto la comprensione di documenti. L’errata interpretazione di contratti o di provvedimenti amministrativi – ad esempio atti della Pubblica Amministrazione, degli Enti previdenziali o assistenziali, dell’Agenzia delle Entrate – può avere una ricadute e conseguenze assai negative sulla vita quotidiana. Chi ha difficoltà di comprensione incorre più facilmente di altri in truffe e raggiri, soprattutto in campo economico e finanziario. Le difficoltà sperimentate dai cittadini stranieri sono, tra le altre cose, un segnale indiretto dei medesimi problemi sperimentati dai cittadini italiani.

� La scarsa comprensione delle informazioni risulta particolarmente evidente nell’adempimento di procedure e pratiche complesse. Il linguaggio burocratico è una barriera a volte difficilmente sormontabile. Per favorire un maggiore e migliore accesso ai servizi è necessario da un lato tradurre i materiali e la modulistica in più lingue e dall’altro semplificare il linguaggio.

� Si rileva da parte dell’utenza straniera, inoltre, una difficoltà a riconoscere i meccanismi di funzionamento dell’organizzazione pubblica, ad orientarsi correttamente tra le differenti competenze e funzioni. Vi è una fatica oggettiva a comprendere la complessità del sistema amministrativo italiano e una carenza di informazioni efficaci; ciò determina un sensibile spreco di energie e di risorse nell’individuare, attraverso vari tentativi, la strada giusta per richiedere e ottenere un servizio, un’autorizzazione o una concessione. Tali difficoltà sono maggiormente evidenti nelle popolazioni provenenti da aree geografiche con caratteristiche linguistiche molto differenti, per esempio Africa e Asia, mentre chi proviene da paesi dell’Est Europa o dall’America Latina, si orienta ai servizi più facilmente. Il dispendio di tempo ed energie alla ricerca di informazioni e risposte può generare difficoltà ed effetti negativi nell’organizzazione della vita quotidiana, come ad esempio la continua richiesta di permessi lavorativi.

� Proprio la difficoltà ad orientarsi nei confronti del sistema pubblico, le insidie del mercato, la scarsa conoscenza della lingua e delle regole, espongono la popolazione straniera al pericolo di incorrere in azioni truffaldine poste in essere da soggetti o organizzazioni speculative che fingono di offrire aiuto agli immigrati. Si riscontrano, ad esempio, in modo ricorrente azioni illegali quali la vendita di falsi permessi di soggiorno, ecc.

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E’ possibile rappresentare schematicamente la relazione tra servizi-utenza attraverso l’individuazione di tre step fondamentali:

1. Accesso al servizio: un’adeguata informazione è uno dei prerequisiti necessari per facilitare l’accesso ai servizi, pertanto la questione della comunicazione alla cittadinanza assume un valore strategico1.

2. Accoglienza: primo contatto con il servizio e con l’operatore. 3. Percorso con l’utente: è necessario che il primo contatto con il

servizio e con l’operatore preveda un adeguato accompagnamento alla comprensione del servizio offerto e alle modalità di accesso alle prestazioni (requisiti, tempi di attesa, passaggi burocratici, eventuale documentazione da produrre). Questo trasferimento di informazioni deve contemplare necessariamente un momento di incontro; la semplice consultazione di materiale informativo e divulgativo da parte dell’utente non è sufficiente. In presenza di difficoltà linguistiche è inoltre necessario un supporto alla comprensione della modulistica, non solo tramite la traduzione ma anche attraverso la semplificazione del linguaggio. Tale necessità si riferisce ai diversi aspetti della vita quotidiana: contratti di lavoro, buste paga, contratti di locazione, pratiche che riguardano mutui, prestiti, finanziamenti, apertura e/o chiusura di conti correnti.

Apprendimento della lingua italiana L’analisi dell’investimento fatto nel precedente triennio ha previsto il censimento di tutte le iniziative finalizzate a sostenere l’apprendimento linguistico degli stranieri, rivolte sia ai minori sia agli adulti. Molte le attività promosse presso le Scuole Primarie e Secondarie di primo grado attraverso l’utilizzo di differenti risorse economiche e organizzative: laboratori di prima e seconda alfabetizzazione realizzati per conto delle Amministrazioni comunali e dalla Provincia di Milano, attività di sostegno attuate dalle autonomie scolastiche, progettazioni derivanti dai finanziamenti Regionali (ex: Legge 23). A Cologno, inoltre, da 2 anni si stanno realizzando i laboratori linguistici anche presso le scuole superiori e a, titolo sperimentale, durante il periodo estivo. Relativamente agli adulti, analizzando il numero di iscritti nell’anno 2007/2008, risultano maggiormente significativi i corsi attivati da: Centro Territoriale Permanente di Sesto (360 iscritti); Volontariato Caritas Salesiani (178 iscritti); Scuola di italiano per cittadini stranieri del Comune di Cologno Monzese (192 iscritti).

1 A riguardo si vedano le indicazioni contenute nell’area tematica “Informazione e Comunicazione”.

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A titolo esemplificativo si riportano i seguenti approfondimenti relativi alle criticità riscontrate:

� Uno scarso investimento sulla lingua da parte dei cittadini stranieri adulti – che hanno poco tempo e denaro da dedicare ai percorsi di apprendimento – produce conseguenze negative sull’inserimento economico, lavorativo e sociale. I primi ostacoli linguistici vengono superati abbastanza rapidamente, magari attraverso brevi percorsi formativi o condividendo un contesto lavorativo con persone italiane, la vera difficoltà è costituita dal perfezionamento.

� La scarsa padronanza della lingua italiana da parte degli alunni stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado; mentre la prima alfabetizzazione avviene abbastanza rapidamente e senza grossi ostacoli la criticità è rappresentata proprio dal consolidamento linguistico, necessario per comprendere adeguatamente le varie discipline. Per facilitare l’apprendimento delle materie sarebbe necessario inoltre prevedere un lavoro di semplificazione dei testi e la realizzazione di unità didattiche ad hoc.

� La scarsa comprensione linguistica da parte di molti adulti emerge come forte criticità; la non conoscenza dell’italiano costituisce una vera e propria barriera all’integrazione. In tale contesto anche scrivere una semplice comunicazione alla scuola sul diario del figlio è un problema.

Ricongiungimenti familiari

Dalle informazione raccolte è possibile individuare alcuni nodi critici relativi a differenti momenti che caratterizzano il percorso di ricongiungimento familiare: le difficoltà infatti riguardano sia la fase che precede il ricongiungimento sia quella conseguente. Nella fase che precede il ricongiungimento cresce complessivamente la richiesta di:

� informazioni relative all’iter procedurale; � sostegno alla comprensione delle procedure burocratiche

amministrative necessarie; � aiuto nella compilazione della modulistica; � supporto alla predisposizione della documentazione necessaria

(anche relativamente alla Dichiarazione di idoneità alloggiativa).

Nella fase di gestione del ricongiungimento vero e proprio l’arrivo di un figlio – magari dopo anni di lontananza – costituisce un elemento di rottura dell’equilibro familiare e di frequente il nucleo entra in crisi da più punti di vista. Le criticità riguardano differenti sfere della vita familiare e sociale:

� aumentano i problemi economici; � adattamento sociale di preadolescenti e adolescenti è spesso

problematico; � inserimento scolastico dei nuovi arrivati; � difficoltà relazionale tra genitori e figli.

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A riguardo si specifica che i servizi specialistici testimoniano un aumento di richiesta di sostegno e consulenza psicologica sia da parte degli adulti che dei minori.

� Comparsa di richieste di supporto psicologico da parte di madri extracomunitarie nella gestione educativa dei figli adolescenti, posti a metà fra il contesto socioculturale italiano e quello della loro terra d’origine.

� Comparsa di richieste di supporto emotivo e psicologico da parte di adolescenti extracomunitari nella gestione della relazione con i genitori e con i coetanei.

Il percorso migratorio impone alle famiglie straniere di misurasi con un contesto sociale molto frammentato dove la solitudine, anche relativamente alla funzione genitoriale, è percepita come elemento di forte criticità. I maggiori problemi si incontrano in presenza di figli preadolescenti e adolescenti che si ricongiungono, spesso, alle madri che stanno da molti anni in Italia – in particolare originarie del sud america. Il disagio si manifesta prevalentemente con: difficoltà di inserimento nel contesto scolastico e/o difficoltà di inserimento nel nucleo familiare in particolare se la madre ha un nuovo compagno e altri figli.

I minori stranieri nel contesto scolastico

Per meglio rappresentare il fenomeno si riportano di seguito alcuni dati relativi al numero alunni stranieri iscritti presso le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria dell’Ambito, negli anni scolastici 2006/2007 -2007/2008 - 2008/2009: AS 2006/2007

Sesto S G Cologno M

Ordine di scuola Iscritti Stranieri % Iscritti Stranieri % Scuola dell'infanzia 1543 316 20,48 919 187 20,3

Scuola primaria 2845 454 15,96 2110 292 13,8 Secondaria I grado 1667 275 16,50 1132 248 21,9

Totale 6055 1045 17,25 4161 727 17,47

AS 2007/2008

Sesto S G Cologno M

Ordine di scuola Iscritti Stranieri % Iscritti Stranieri % Scuola dell'infanzia 1502 319 21,24 900 204 22,6

Scuola primaria 2874 543 18,89 2049 297 14,5 Secondaria I grado 1668 302 18,10 1205 256 21,2

Totale 6044 1164 19,25 4154 757 18,22

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AS 2008/2009

Sesto S G Cologno M

Ordine di scuola Iscritti Stranieri % Iscritti Stranieri % Scuola dell'infanzia 1599 351 21,95 937 245 26,1

Scuola primaria 2899 541 18,66 2013 344 17,0 Secondaria I grado 1645 321 19,51 1207 192 15,9

Totale 6143 1204 19,59 4157 781 18,78

Gli elementi di maggiore criticità vengono di seguito elencati:

� Aumentano da parte della scuola le richieste di intervento a causa del problema linguistico. Sono molti i bambini neo arrivati, in seguito ai ricongiungimenti familiari, in cui la capacità di comprensione e comunicazione è assolutamente assente. I laboratori linguistici vengono attivati solo in determinati periodi dell’anno secondo una logica a scacchiera quindi l’inserimento non è sempre possibile. Sono numerose le iscrizioni di alunni stranieri che avvengono durante l’anno scolastico con conseguenti problemi logistici e organizzativi da parte degli istituti scolastici.

� La scarsa padronanza della lingua italiana da parte degli alunni stranieri non riguarda solo le scuole primarie e secondarie di primo grado ma anche le secondarie di secondo grado; mentre la prima alfabetizzazione avviene abbastanza rapidamente e senza grossi ostacoli la criticità è rappresentata in particolare dal consolidamento linguistico.

� Si registra un’effettiva disomogeneità di risorse economiche e professionali investite nei due territori comunali: a Sesto San Giovanni le attività di sostegno linguistico rivolte agli alunni stranieri sono sostenute in prevalenze con risorse provenienti dall’Amministrazione Comunale, a Cologno sono invece diversi i soggetti che concorrono al perseguimento dell’obiettivo. Tale disomogeneità rende difficile la promozione di modalità e azioni coordinate su tutto il territorio.

� La scarsa padronanza della lingua italiana ha come conseguenza principale l’elevato numero di bocciature con successivi problemi di demotivazione; nei casi più gravi la risposta è l’abbandono e la fuoriuscita dai circuiti formativi. Gli studenti stranieri, avendo di frequente problemi con la lingua, vengono spesso indirizzati verso corsi professionali perché ritenuti più semplici e quindi più idonei. In realtà l’inserimento in una scuola professionale non sempre è la scelta più adeguata perché le materie sono molte e lo studio del diritto e dell’economia – ad esempio – richiede una buona padronanza dell’italiano, considerata la presenza dei termini tecnici.

� I dati sulla dispersione scolastica individuano quale momento critico la conclusione del biennio delle Secondarie di secondo grado e l’ingresso nel triennio conclusivo; sarebbe importante presidiare questo passaggio con attività di orientamento e

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sostegno e, più in generale, strutturare percorsi personalizzati dedicati all’utenza più fragile. Le attività di orientamento promosse dalle scuole sono, in genere, rivolte a tutti gli studenti; non esistono percorsi di accompagnamento dedicati nello specifico ai ragazzi stranieri e alle loro famiglie. L’informazione a disposizione dei genitori è consistente (pubblicazioni, opuscoli, open day organizzati dai singoli istituti) ma mancano le attività di accompagnamento e sostegno alla scelta. Anche i genitori stranieri che vivono da diversi anni sul territorio hanno grosse difficoltà.

Area formazione e lavoro Relativamente al tema si precisa che parte delle considerazioni espresse non sono riferite esclusivamente all’utenza straniera ma, più in generale, alla promozione di politiche in materia di lavoro, orientamento e formazione, in grado di rispondere in modo più adeguato ed efficace ai bisogni di tutta la cittadinanza. Si individuano tuttavia alcuni elementi di analisi specificamente riferiti alla popolazione straniera.

� Ricerca del lavoro attraverso azioni di accompagnamento e orientamento: l’unico servizio pubblico titolato e accreditato all’incontro domanda e offerta è il Centro per l’Impiego Nord Milano; gli altri soggetti presenti nella mappa del sistema di offerta concentrano la propria attività prevalentemente su funzioni di accoglienza e orientamento. Il dati provenienti dal CPI testimoniano che:

- Aumenta il numero di stranieri altamente qualificati nel paese di origine che chiede accompagnamento nei percorsi di riconoscimento del titolo di studio.

- Aumentano, a causa delle limitate competenze linguistiche, le richieste di sostegno nella lettura e comprensione dei contratti di lavoro, delle comunicazioni del datore di lavoro, buste paga; su tali aspetti è richiesta un’attività di consulenza individuale.

- Aumenta il numero di accessi per la compilazione della dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorative che consente il rinnovo del permesso di soggiorno.

- Aumenta il numero di disoccupati anche tra i cittadini stranieri.

� Mantenimento del posto di lavoro: la difficoltà nel mantenimento del posto di lavoro da parte delle persone straniere si concentra prevalentemente nella fase iniziale a causa degli ostacoli linguistici, culturali e relativi al permesso di soggiorno. Lo straniero, una volta superate queste prime difficoltà, si inserisce nel mondo lavorativo a tutti gli effetti. Coerentemente, le azioni di sostegno devono prevedere attività di informazione e

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consulenza di carattere legale, amministrativo e burocratico con particolare riferimento al periodo di inserimento lavorativo.

� Tutela a sicurezza nei luoghi di lavoro: la mancata tutela dei diritti dei lavoratori e le scarse condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro costituiscono un elemento di particolare criticità per tutti i soggetti a bassa contrattualità sociale. I cittadini stranieri – a causa di difficoltà legate al permesso di soggiorno e/o lavoro nero, e di una limitata conoscenza dei diritti esigibili - sono più di altri esposti alle nuove forme di sfruttamento.

� Formazione dedicata ai cittadini stranieri: negli ultimi anni non sono stati promossi bandi di formazione esclusivamente rivolti ai cittadini stranieri; tuttavia le attività formative promosse sul territorio hanno visto una partecipazione di stranieri che si attesta introno al 20%, in particolar modo nell’ambito del Biennio integrato di rientro in formazione. AFOL – Agenzia Formazione Orientamento e Lavoro – organizza sul territorio del Nord Milano corsi per disoccupati, sia italiani sia stranieri, sulle seguenti aree tematiche: informatica, lingua inglese e spagnola, ristorazione, panificazione, ecc. Sempre dall’osservatorio del Centro per l’Impiego si rileva che sono in aumento gli stranieri che richiedono percorsi formativi specifici per ottenere le abilitazioni professionali, in particolare nel campo dell’edilizia.

Impoverimento dei nuclei familiari Da diversi osservatori il tema dell’impoverimento delle famiglie emerge come elemento di forte criticità:

� Aumentano le richieste di sostegno economico anche per far fronte a problematiche legate alla perdita del lavoro e/o al pagamento del mutuo.

� La crisi economica, il licenziamento e l’aumento della disoccupazione riducono velocemente i margini di benessere conquistati dopo anni di permanenza in Italia; si assiste ad un ritorno alle condizioni di precarietà economica tipiche della prima fase del percorso migratorio. Molte sono le persone che hanno acquistato la casa stipulando mutui con tassi variabili ora aumentati anche del 30-40%, che di fronte al rischio di insolvenza si indebitano ulteriormente richiedendo altri prestiti.

� La questione abitativa è molto complessa e presenta difficoltà sia relativamente all’accesso ai contratti di locazione (affitti molto alti e agenzie restie a trattare intermediazioni che vedano la presenza di persone straniere) e sia per i costi di mantenimento delle abitazioni.

Questa criticità interessa tutti gli ambiti di programmazione e non solo le politiche a favore dei cittadini immigrati.

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Relativamente al tema dell’impoverimento delle famiglie si registra un elevato numero di attività proposte da soggetti diversi Stato, Regione, Provincia, che prevedono – attraverso varie forme – l’erogazione di contributi economici, diretti e/o indiretti, alle famiglie. Il Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati, così come il Tavolo Tematiche politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani e responsabilità familiari, individua quale ambito di intervento da affiancare alle risposte sopra citate lo sviluppo di politiche per la coesione sociale attraverso la costituzione di gruppi di famiglie – anche facendo riferimento a particolari porzioni di territorio (zone, quartieri) - che mettono insieme le proprie risorse per attivare strategie utili a fronteggiare la difficile situazione economica. Si citano, solo a titolo esemplificativo:

� La realizzazione di gruppi di consumo. � La promozione e il sostegno di forme organizzative (esempio:

Banche del tempo, strategie di vicinato) con la finalità di sperimentare forme di risparmio e di condivisione di risorse materiali e non, a partire dalla logica del mutuo aiuto.

Si propone infine di approfondire il tema dei “Bandi di autocostruzione edilizia” come sperimentato in altri territori.

Condizione femminile Relativamente alla condizione femminile delle donne straniere si individuano alcune aree di particolare criticità:

� Aumentano i casi di violenza familiare anche assistita dai minori; con queste donne avviare dei percorsi – ad esempio per sporgere denuncia – risulta complesso e difficoltoso. Il Servizio Sociale non è sempre attrezzato per rispondere adeguatamente a questi bisogni, sia per strumenti che per risorse economiche.

� Difficoltà di accesso al mercato del lavoro: l’inserimento nel mercato del lavoro passa attraverso logiche di appartenenza etnica e spesso confina le donne in segmenti produttivi scarsamente specializzati; in questo contesto l’opportunità di migliorare la propria condizione professionale diventa quasi impossibile.

� Aumentano le richieste da parte di donne che lavorano e non riescono ad accedere ai servizi di conciliazione, spesso sole che vivono in contesti di scarsa integrazione e senza rete familiare di supporto.

Su differenti tematiche come per esempio la vita in famiglia, le relazioni coniugali, l’educazione dei figli, le competenze genitoriali sarebbe opportuno attivare – in collaborazione con la rete dei servizi del territorio - dei percorsi di mutuo aiuto tra donne e promuovere occasioni e spazi di incontro, confronto e socializzazione.

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Stranieri senza permesso di soggiorno Il tema degli stranieri senza permesso di soggiorno è di grande complessità e gli elementi di seguito riportati non sono in alcun modo esaustivi e rappresentativi del fenomeno. Si è ugualmente tentato di individuare a livello territoriale alcune caratteristiche2 delle condizioni di vita di questa particolare fascia di popolazione. E’ una popolazione dalle caratteristiche estremamente disomogenee, oltre che per nazionalità e cultura anche per condizioni sociali ed economiche. Si passa da persone con un impiego continuativo e relativamente stabile, quali gli addetti al lavoro di cura che spesso godono di una situazione economica relativamente decorosa, agli addetti alle pulizie, manovali, muratori, che svolgono lavori in subappalto e del tutto saltuari, ad ambulanti e distributori di volantini pubblicitari. E’ interessante rilevare che una recente ricerca ISMU stima che il 50% delle badanti presenti in Lombardia non ha il permesso di soggiorno. Anche le condizioni abitative si accompagnano alla maggiore o minore stabilità del lavoro. Si passa da situazioni di relativa normalità abitativa, a pluriconvivenze in piccoli alloggi spesso caratterizzate dal sovraffollamento e da condizioni igienico sanitarie precarie, ai dormitori pubblici, alle stazioni ferroviarie, alle panchine dei giardini. Spesso vengono adoperati come manodopera sottopagata in un contesto di totale mancanza di diritti e tutele. La maggioranza di quelli che vengono definiti come irregolari è giunta in Italia con un visto turistico e, solo dopo la scadenza del permesso è andata ad ingrossare le fila degli immigrati senza permesso. Si precisa, infine, che dal 1° gennaio 2007 i cittadini rumeni e bulgari possono circolare liberamente nei Paesi dell’Unione Europea e anche svolgere lavoro autonomo o stagionale senza nulla osta. Da questa data infatti Romania e Bulgaria sono diventati Paesi membri dell’Unione Europea e i loro cittadini godono dei diritti previsti dall’articolo 18 del Trattato istitutivo della Comunità europea. Non sono più sottoposti alla normativa prevista dal Decreto Legislativo 28 luglio 1998, n. 286 e possono richiedere la carta di soggiorno direttamente alle Questure competenti o tramite gli uffici postali. Per entrare in Italia è sufficiente la carta d’identità o il passaporto in corso di validità. Non sempre la modifica dello status giuridico garantisce un effettivo miglioramento delle condizioni di vita di questa fascia di popolazione. Nell’ambito del sistema di offerta esistono realtà, non istituzionali che, intercettano più di altre il fenomeno. Il Piano di Zona è il documento di programmazione di tutto il territorio e non solo dei Servizi Pubblici, ci sono molte organizzazioni del volontariato e del terzo settore che decidono di intervenire a favore di questa fascia di popolazione.

2 Stranieri senza permesso di soggiorno a Sesto San Giovanni, Cespi – Centro Studi Problemi Internazionali a cura di Aldo Silvani, Edizioni Marna, 2008.

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Le aree di intervento che possono essere indicate sono le seguenti:

� accesso alle informazioni relativamente ai diritti esigibili; � tutela minori; � diritto all’istruzione; � tutela della maternità; � assistenza sanitaria essenziale.

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5.5.2 Priorità di intervento

Informazione e comunicazione I cittadini stranieri destinatari delle informazioni: Per informare in modo efficace la popolazione straniera è necessario prevedere l’attivazione di strategie comunicative ad hoc. Alcune piccole accortezze possono rilevarsi molto utili per predisporre materiali maggiormente adeguati:

� Semplificare il linguaggio attraverso un’attenta analisi del testo, non limitandosi alla semplice traduzione in più lingue, può garantire un miglior accesso alle informazioni.

� Realizzare manifesti e locandine che contengano informazioni di facile memorizzazione.

� Utilizzare titoli semplici, messaggi chiari e testi brevi. � Prevedere dei piani di distribuzione mirati attraverso

l’individuazione di luoghi snodo come ad esempio: giardini pubblici, negozi gestiti da stranieri, ristoranti, phone center, associazioni di migranti.

� Mantenere sempre gli stessi luoghi per l’affissione dei manifesti e quando è possibile anche gli stessi periodi dell’anno.

Favorire la diffusione, presso i luoghi dedicati all’accoglienza e orientamento, di informazioni relative a tutte le opportunità di promozione del benessere offerte dal territorio: contesti ricreativi e di socializzazione, biblioteche, attività sportive, eventi culturali, e non limitarsi ai soli Servizi socio educativi. Gli operatori dei servizi diffusori di informazioni per la cittadinanza:

� La raccolta e l’aggiornamento delle informazioni relative alla mappa del sistema di offerta, che vedono gli operatori quali soggetti attivi, devono prevedere non solo la descrizione di servizi, progetti e opportunità presenti sul territorio ma, in modo più specifico: modalità di accesso per gli utenti, possibili modalità di collaborazione tra gli operatori, descrizione chiara e precisa degli ambiti di intervento dei differenti soggetti che operano sul territorio.

� Affinare degli strumenti che possano garantire un costante aggiornamento delle informazioni agli operatori a partire dalle risorse presenti al Tavolo Tematico con l'obiettivo di allargare - nel prossimo triennio - la rete di riferimento. Anche le realtà che non partecipano stabilmente agli ambiti di programmazione dovrebbero essere coinvolti in un costante lavoro di aggiornamento della mappa del sistema di offerta secondo le caratteristiche sopra descritte.

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� Realizzare alcune pagine web (nel sito del Piano di Zona attualmente in costruzione) dedicate all’aggiornamento delle informazioni, uno spazio accessibile agli operatori e interattivo con l’obiettivo di:

- scambiare materiali, notizie, utilità; - aggiornare costantemente la mappa del sistema d’offerta; - creare possibili ambiti di progettazione e collaborazione.

La sezione del sito dedicata all’area Immigrazione sarà progettata e strutturata a partire dalle indicazioni dei partecipanti. Il Tavolo Tematico politiche a favore dei cittadini immigrati si costituisce come gruppo operativo che fornisce i contenuti utili e individua le migliori e più efficaci modalità di realizzazione.

Accesso ai servizi Il Tavolo individua due strumenti utili per facilitare e migliorare il rapporto con l’utenza straniera l’accesso ai servizi: Formazione interculturale degli operatori: Nel corso del triennio l’investimento fatto dai soggetti del territorio – sia pubblici sia privati - per la formazione interculturale degli operatori è stato rilevante e finalizzato prevalentemente a facilitare l’accesso ai servizi e le relazioni con l’utenza straniera. Le azioni promosse tuttavia sono state caratterizzate da un elevato grado di parcellizzazione, da percorsi brevi e da una pluralità di obiettivi delineandosi più come momenti informativi che formativi. Molte iniziative si sono concentrate sull’aggiornamento della legislazione italiana e comunitaria in materia di immigrazione (si citano come esempio: procedure per il rilascio e/o rinnovo del permesso di soggiorno, ricongiungimento familiare, direttiva europea sul soggiorno dei cittadini extracomunitari). Per il prossimo triennio si individuano le seguenti linee guida:

� Promuovere azioni formative congiunte rivolte a operatori di più servizi e settori che non si limitino all’ambito socio educativo ma interessino anche altre competenze: anagrafe, servizi demografici, polizia municipale.

� Avviare percorsi formativi omogenei a livello di Ambito. � Prevedere un adeguato bilanciamento tra le azioni formative e

informative. � Realizzare percorsi che indichino obiettivi chiari (individuare

quali competenze e conoscenze devono essere incrementate) e prevedano un monte ore adeguato al raggiungimento dell’obiettivo.

� Dedicare particolare attenzione al tema della relazione con l’utenza straniera (centratura sulle competenze relazionali).

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Mediazione Linguistica e culturale: L’esperienza maturata nel triennio indica che l’utilizzo del mediatore quale strumento utile a facilitare il rapporto con l’utenza straniera si dimostra particolarmente efficace nei percorsi di presa in carico quando:

� l’utente necessita di sostegno comunicativo e relazionale; � l’utente ha difficoltà a comprendere le modalità di

funzionamento di un servizio (diritti esigibili, procedure, tempistica);

� l’utente non condivide o rifiuta il percorso proposto.

Il mediatore può intervenire: A) Prendendo parte ai colloqui di approfondimento con l’utenza straniera, onde favorire la condivisione e la realizzazione dei progetti individualizzati e dei percorsi di presa in carico. B) Offrendo consulenza interculturale agli operatori per una migliore comprensione del contesto culturale specifico nonché per l’invio ai servizi specialistici. C) Accompagnando, in accordo gli altri operatori coinvolti, l'utente e famiglia presso altri servizi presenti sul territorio, con la finalità di decodificarne l’utilizzo.

Apprendimento della lingua italiana

Nel perseguimento di tale priorità si dovrà tener conto delle seguenti indicazioni:

� La questione della lingua è trasversale alle differenti fasce di età, pertanto l’investimento deve prevedere un adeguato bilanciamento tra le attività rivolte ai minori e quelle destinate agli adulti.

� I percorsi formativi attivati, in particolare per gli adulti, vedono un’articolazione oraria abbastanza diversificata prevalentemente individuata a partire dalle necessità organizzative degli enti promotori (in molti casi basati sul volontariato). Sarebbe auspicabile, nel prossimo triennio, un maggiore coordinamento tra i soggetti interessati per strutturare delle proposte che vedano una sempre maggiore diversificazione dell’offerta oraria al fine di favorire la partecipazione e la conciliazione con gli altri impegni.

� La disponibilità oraria ed economica da parte degli adulti di dedicarsi all’apprendimento della lingua è scarsa, sarebbe quindi opportuno sperimentare delle forme alternative di insegnamento sull’esempio di Italianolab3, che consentono all’utente la

3 Il progetto sperimentale ITALIANOLAB (www.italianolab.com) sostenuto lo scorso anno dal Comune di Cologno prevede che tutti i cittadini possano accedere gratuitamente – attraverso una postazione internet - ad un percorso interattivo di formazione linguistica. Il progetto prevede licenze illimitate alle quali si accede

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possibilità di personalizzare il percorso formativo a partire dal proprio livello di competenze e la possibilità di accedervi in qualsiasi orario tramite un PC e una connessione internet.

� Gli elementi raccolti indicano la necessità di investire sia sulla formazione linguistica di base che sul consolidamento delle competenze prevedendo un adeguato bilanciamento tra i due differenti livelli.

� Relativamente al contesto scolastico (il tema verrà meglio sviluppato nel paragrafo “Promozione del benessere al livello scolastico”) attivare, in via sperimentale, durante il periodo estivo occasioni formative rivolte ai minori.

Ricongiungimenti familiari

Anche il Tavolo Tematico politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani e responsabilità familiari ha individuato il tema dei ricongiungimenti familiari una priorità da perseguire nel prossimo triennio, con un forte accento sull’aspetto delle sulle relazioni intrafamiliari.

� Il ricongiungimento è un percorso che prevede differenti tappe che richiedono supporti differenti: è necessario, pertanto, sostenere la famiglia nella costruzione di un “progetto complessivo” attraverso una presa in carico unitaria delle differenti problematiche promovendo un approccio integrato e non interventi parcellizzati corrispondenti a specifiche competenze.

� Bilanciare gli interventi riparativi e quelli preventivi e promozionali.

� Offrire alle famiglie un adeguato supporto informativo anche coinvolgendo le realtà organizzate (esempio: associazioni, scuole per stranieri, centri interculturali) che vedono la partecipazione di cittadini stranieri.

� Nella realizzazione di progetti preventivi e promozionali è necessario favorire l'aggancio precoce dei genitori che intendono avviare un progetto di ricongiungimento; per raggiungere questo obiettivo una delle possibili strategie è quella di avviare delle collaborazioni e sinergie progettuali con tutti i servizi che incontrano la famiglia, e più in generale la popolazione adulta, nella fase iniziale del percorso.

� Promuovere momenti di confronto con il Tavolo Tematico politiche per l’infanzia, adolescenza, giovani, responsabilità familiari per individuare forme di collaborazione e partnership progettuali.

� Promuovere percorsi formativi rivolti agli operatori sul tema dei ricongiungimenti familiari sia relativamente al contesto normativo e procedurale (iter burocratico) sia alle implicazioni di natura relazionale e familiare.

attraverso un contributo - quota associativa. E’ possibile quindi seguire le lezioni da casa, in biblioteca, presso un internet café, o in phone center adattando perfettamente alle proprie esigenze il servizio.

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Promozione del benessere nel contesto scolastico

Il benessere nel contesto scolastico dei minori stranieri passa attraverso la promozione e l’integrazione delle seguenti azioni:

� Sostenere l’apprendimento linguistico dei minori stranieri attraverso percorsi di prima e seconda alfabetizzazione prevedendo, anche, la sperimentazione di corsi e/o laboratori durante il periodo estivo.

� Attivare percorsi di formazione rivolti al personale docente incentrati sulla relazione con il minore straniero.

� Attivare percorsi di Mediazione linguistica culturale per: - facilitare il rapporto tra scuola, famiglie e l’alunno; - intervenire, in collaborazione con altre figure

professionali, sui casi più complessi. � L’esperienza maturata nel precedente triennio mostra che gli

interventi si concentrano prevalentemente in alcuni periodi “critici” dell’anno quali: l’iscrizione, l’inserimento, la consegna delle pagelle e i colloqui tra famiglie e insegnanti. Tali azioni, focalizzate in determinati momenti, assumono un carattere preventivo e di promozione del benessere.

� Uniformare le modalità di accesso degli alunni stranieri e delle loro famiglie nel contesto scolastico, attraverso la realizzazione di un protocollo d’accoglienza unico per tutte le scuole dell’Ambito a partire dall’esperienza maturata a Cologno Monzese.

� Tradurre, anche prevedendo una semplificazione del linguaggio burocratico, la modulistica e le comunicazioni standard scuola-famiglia (a titolo esemplificativo: www.centrocome.it/sezione materiali e strumenti).

� Realizzare laboratori interculturali quale opportunità di promozione del benessere e della socializzazione a partire dalla valorizzazione delle differenze.

� Sostenere gli alunni stranieri (e le altre fasce fragili) con attività di orientamento al fine di ridurre il fenomeno dell’abbandono scolastico. Tali attività dovranno prevedere la realizzazione di colloqui individuali con gli alunni e le loro famiglie. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla fase di passaggio dalla secondaria di primo grado alla secondaria di secondo grado e al termine del biennio anche sostenendo, con azioni mirate, la fase di accoglienza e ingresso nel nuovo contesto.

� Prevedere azioni di accompagnamento e sostegno allo svolgimento dell’esame di Terza media4.

4 Si indica come particolare momento di criticità l’esame di terza media. Si ricorda che la legge italiana consente agli studenti stranieri neo iscritti di sostenere l’esame nella lingua di origine e che nella maggior parte dei casi gli istituti scolastici non attivano tale procedura.

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Area formazione e lavoro Nell’ambito delle politiche per la formazione e il lavoro si individuano le seguenti aree di intervento:

� I servizi che si occupano – a diverso titolo - di sostegno alla ricerca del lavoro sono diversi; è necessario, per rendere più efficaci gli interventi, potenziare la collaborazione attraverso la costruzione di procedure chiare e condivise con gli operatori prevedendo la realizzazione di protocolli e accordi formali, anche con l’obiettivo di ridurre inutili sovrapposizioni.

� Ricerca del lavoro, opportunità formative e orientamento sono tre segmenti formalmente integrati ma sostanzialmente separati, è pertanto necessario ridurre la frammentazione e promuovere lo sviluppo di politiche maggiormente integrate.

� Costruire e rinsaldare i legami con le realtà produttive locali, non solo attraverso il dialogo con le associazioni di categoria ma individuando strumenti e strategie innovative a partire dalle specificità del nostro territorio (dall’eccellenze alle esigenze).

� Sostenere attraverso attività di informazione e consulenza di carattere giuridico, amministrativo, burocratico e fiscale i cittadini stranieri.

� Promuovere azioni finalizzate ad un maggior controllo e ad una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.

� Promuovere attività di orientamento in uscita rivolte agli studenti stranieri che stanno per concludere il ciclo gli studi al fine di avviare un adeguato ingresso nel mercato del lavoro.

La costituzione di AFOL sul territorio del Nord Milano rappresenta un’importante occasione per rilanciare la promozione di politiche pubbliche in materia di lavoro, orientamento e formazione.

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5.6 Politiche per la salute mentale

5.6.1 Analisi delle criticità

L’elaborazione delle criticità presenti sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni ha visto l’integrazione di differenti elementi:

� analisi e valutazione del sistema di offerta; � contenuti, riflessioni e proposte emerse dal monitoraggio delle

priorità di intervento indicate nel Piano di Zona 2006-2008; � dati provenienti dai servizi e dal Piano Regionale per la Salute

Mentale. L’analisi delle criticità è stata realizzata in collaborazione con il Tavolo Tematico d’Area sulle Politiche a favore della Salute Mentale di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. Per rappresentare adeguatamente il sistema di criticità, e sintetizzare gli elementi emersi, si è provveduto a ricomporre il quadro attraverso un’articolazione per le aree tematiche di seguito elencate:

� accordo di programma per la salute mentale; � accesso ai servizi; � inclusione sociale e interventi territoriali; � abitare e residenzialità; � gestione integrata dei casi multiproblematici; � supporto alle famiglie; � integrazione lavorativa.

Accordo di programma per la salute mentale L’analisi dei progetti sperimentali, delle azioni derivate dal lavoro dell’OCSM e anche l’attività a livello di Tavolo Tematico d’Area rimanda un dato di integrazione di Ambito/Distretto ancora da realizzare: sono ancora la maggioranza gli interventi territoriali di tutela e promozione della salute mentale che vengono realizzati esclusivamente a Cologno Monzese o a Sesto San Giovanni. L’Accordo di Programma stipulato nel 2003 tra Amministrazione Comunale di Sesto San Giovanni, ASL, Azienda Ospedaliera e Terzo Settore locale ha permesso di avviare con modalità formali e stabili i luoghi di interlocuzione che hanno promosso e/o consolidato azioni e interventi integrati di carattere sociosanitario. Si ritiene che la definizione di un nuovo accordo a livello locale, che recepisca le indicazioni del Piano Regionale sulla salute mentale e le indicazioni dell’Organismo di Coordinamento per la Salute Mentale (OCSM) coordinato dall’ASL, possa garantire l’allargamento territoriale della partnership e aumentare la partecipazione alla realizzazione degli obiettivi di sistema territoriali; l’effetto principale dell’Accordo dovrebbe essere l’integrazione tra i Comuni dell’Ambito per la l’attuazione di esperienze territoriali significative:

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� Il Progetto Salute Mentale, attivo dal 2002 a Sesto San Giovanni, che prevede la realizzazione di interventi domiciliari a sostegno delle capacità di vita autonoma degli utenti che mantengano i legami familiari validi e utilizzino la rete sociale per evitare, dove possibile, il ricorso a strutture psichiatriche.

� I gruppi di auto e mutuo aiuto per i familiari di persone che vivono problematiche di salute mentale. Questa iniziativa viene realizzata a Sesto San Giovanni e vede negli ultimi anni un incremento della domanda.

� Il progetto Residenzialità Leggera, che verrà avviato sperimentalmente sul solo territorio di Sesto San Giovanni a partire dal 2009.

� Il Libero Atelier di Attività Espressive, presente sul territorio di Cologno Monzese.

Infine, nell’area di sistema di governo degli interventi e dei percorsi terapeutico-riabilitativi si registra ancora una difficoltà di coinvolgimento dei medici di medicina generale e di scarsa informazione di questi ultimi rispetto alle risorse territoriali cui inviare i propri assistiti, anche differenti rispetto al CPS. La difficoltà principale per i medici di medicina generale rimane comunque il livello di informazione in merito all’evoluzione delle forme patologiche prevalenti, fortemente differenziatesi negli ultimi anni, al punto tale che le patologie “classiche” rappresentano una percentuale molto contenuta e hanno lasciato spazio ai disturbi d’ansia e disturbi di personalità. Accesso ai servizi Il monitoraggio del Piano di Zona 2006-2008 evidenzia la permanenza dello stato di sperequazione dei servizi UOP sul territorio di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. L’accessibilità dei servizi UOP sul territorio dell’Ambito viene valutata sulla base di due assi:

� accessibilità come elemento facilitato dal sistema urbano dei trasporti;

� accessibilità quale diritto dei cittadini ad accedere a sistemi di cura e di presa in carico e a prestazioni uniformi su tutto il territorio di competenza dell’UOP.

Accessibilità e trasporti Non è stato possibile, durante il triennio 2006-2008, aprire una interlocuzione con gli enti di gestione del trasporto pubblico al fine di individuare ipotesi che facilitino l’accesso, da parte dei cittadini colognesi, ai servizi presenti esclusivamente sul territorio di Sesto San Giovanni. Si segnala come l’utenza dei servizi per la salute mentale, a causa delle difficoltà conseguenti allo stato di sofferenza, rappresenti una fascia particolarmente debole non solo dal punto di vista dell’autosufficienza economica, ma anche da quello legato alle abilità di spostamento sul territorio. La carenza dei collegamenti tra Sesto San

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Giovanni e Cologno Monzese è testimoniata anche nel rapporto Equal1, che evidenzia come la direttrice principale dei trasporti rimanga l’asse nord-sud per entrambe le città, mentre le linee orizzontali e i collegamenti tra le città dell’hinterland sono difficoltosi. Accesso uniforme alle prestazioni L’accessibilità alle prestazioni e l’uniformità della risposta per tutti i cittadini di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese rappresenta uno dei maggiori obiettivi per i servizi di promozione e tutela della salute mentale sul territorio. Tale obiettivo è anche reso necessario dall’aumento, negli ultimi anni, degli accessi ai servizi UOP da parte di cittadini che sperimentano condizioni di sofferenza riconducibili a stati d’ansia e depressione. Se da una parte aumenta la frequenza di diagnosi di stati patologici e di disturbo che si manifestano con ansia e depressione, dall’altra si registra un aumento di segnalazioni di questo tipo ai servizi psichiatrici da parte dei medici di medicina generale. Unitamente a queste cause, la rilevazione dei dati di contatto con i servizi UOP indica come sia in aumento, nella categoria diagnostica delle sindromi nevrotiche e affettive, la fascia di popolazione giovanile, che fa supporre una dinamica di precocizzazione di tali problematiche. Sul territorio di competenza dell’UOP 39 di Sesto San Giovanni la risposta a queste forme di disagio viene affidata alle azioni dell’Ambulatorio dell’Ansia e della Depressione presso il presidio ospedaliero di Sesto San Giovanni. Nel 2007 hanno avuto accesso all’Ambulatorio 181 utenti (41,5% maschi e 58,5% femmine) residenti sul territorio del Distretto. Tuttavia si registra un forte sbilanciamento, in questi accessi, tra i residenti di Sesto San Giovanni (92,3%) e quelli di Cologno Monzese (7,7%), i quali vengono per la grande maggioranza accolti dal CPS della loro città, che accoglie quindi un carico che rende difficoltoso disporre delle risorse per il trattamento delle patologie più gravi, quali ad esempio le sindromi schizofreniche e deliranti. Al momento il progetto che dovrebbe portare all’avvio di un ambulatorio per il trattamento dell’ansia e della depressione a Cologno rimane sulla carta, essenzialmente per mancanza di risorse; gli interventi che possono garantire una maggiore accessibilità mirano per lo più ad allargare gli orari di apertura del CPS di Cologno, come ad esempio la presenza a rotazione del personale medico il sabato mattina. Inclusione sociale e interventi territoriali Uno degli elementi fondamentali per la promozione e la tutela della salute mentale è l’allargamento al territorio delle attività e degli interventi a favore degli utenti della psichiatria. Queste attività devono avere come obiettivo primario la riabilitazione e il reinserimento sociale nel contesto naturale di vita delle persone, in appoggio e a completamento degli interventi e delle azioni che devono essere

1 AA.VV. (2008) - “La salute mentale nella comunità – Percorsi di inclusione sociale nel distretto di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese” – Franco Angeli

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necessariamente svolte all’interno dei servizi. I dati sull’attività dei servizi della UOP di Sesto San Giovanni, riportati nel paragrafo descrittivo sul fenomeno della salute mentale nel distretto, evidenziano la prevalenza di interventi, anche sociali, che hanno luogo tra le mura dei servizi e la difficoltà a portare sul territorio l’attività di reinserimento e riabilitazione. Le esperienze che forniscono elementi di valutazione positiva e che promuovono le linee della psichiatria di comunità sopra esplicitate sono il Progetto Salute Mentale nel Territorio a Sesto San Giovanni e l’Atelier di Attività Espressive a Cologno Monzese. In particolare, le azioni del progetto Salute Mentale nel Territorio sono realizzate in rete dalla UOP di Sesto San Giovanni, dal Comune di Sesto San Giovanni e da Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione. Iniziato nel 2002, il progetto si è via via articolato in differenti azioni, a partire dagli interventi domiciliari a favore degli utenti dei servizi con gli obiettivi descritti nel paragrafo relativo alle criticità sull’Accordo di Programma. Il presupposto del Progetto Salute Mentale nel Territorio è la consapevolezza della complessità dei fenomeni, legati al disagio mentale, che richiede l’adozione di strategie innovative che sappiano coniugare più livelli di intervento in relazione alla diversità dei bisogni espressi. Alle attività del progetto hanno accesso utenti che rispondono ai seguenti criteri:

� Età compresa tra i 18 e i 55 anni. � Presenza potenzialità effettive di emancipazione con le quali il

lavoro di riabilitazione possa portare ad un ulteriore e perdurante miglioramento della qualità della vita.

� Diagnosi di patologia dello spettro schizofrenico, disturbi di personalità, disturbi dell’umore.

� Progetto realistico di autonomia abitativa, integrazione sociale ed economica.

Il progetto negli anni ha visto l’avvio di altri interventi che si realizzano sul territorio:

� A partire dal 2004 si è costituito il gruppo “Spazio alle Idee” che, in collegamento con altri gruppi attivi sul territorio milanese, ha tra gli obiettivi l’incontro tra gli utenti, gli operatori e la cittadinanza attiva, il sostegno alle esperienze di reinserimento sociale e la lotta allo stigma.

� A partire dal 2007 si è costituito un gruppo di auto e mutuo aiuto di utenti.

Dall’anno del suo avvio ad oggi il Progetto Salute Mentale nel Territorio ha coinvolto 20 utenti e un numero complessivo di 5 inserimenti lavorativi/tirocini, 16 inserimenti in attività di gruppo e socializzazione varie, 2 inserimenti in strutture e 13 dimissioni. Il Libero Atelier delle Attività Espressive è attivo sul territorio di Cologno Monzese dal mese di ottobre 1999 ed è stato promosso dal Comune, dalla UOP di Sesto San Giovanni e dall’Azienda Ospedaliera di

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Vimercate. Nel 2007 gli utenti stabili della struttura sono circa una ventina, anche se dalla sua apertura circa 70 persone hanno potuto usufruire di questa opportunità, che si caratterizza per l’orientamento allo sviluppo di abilità artistiche per favorire l’espressività individuale e la sua condivisione. Obiettivo di questa struttura territoriale è quindi la socializzazione e lo sviluppo/recupero di autostima. Criticità delle azioni territoriali La valutazione delle azioni territoriali nel campo della promozione e tutela della salute mentale ha portato ad individuare alcuni elementi di criticità di sistema:

� La principale criticità del progetto Salute Mentale è l’esclusiva attività sestese del progetto, a fronte di un’attività di programmazione di Ambito/Distretto che è stata avviata a partire dal maggio 2006. Grazie al progetto Equal “Territori per la salute mentale” è stato possibile potenziare temporaneamente e quindi estendere a Cologno Monzese alcune azioni. Si rileva tuttavia come con l’avvio del triennio 2009-2011 la sostenibilità delle azioni sia di fatto legata alla messa a regime del progetto e alla sua trasformazione in servizio integrato, oltre che alla garanzia di estensione stabile al comune di Cologno Monzese, rendendo prima di tutto le azioni del Progetto Salute Mentale oggetto primario dell’Accordo di Programma sulla Salute Mentale da rinnovare.

� L’esperienza positiva realizzata sul territorio di Cologno Monzese, come l’Atelier di Attività Espressive, risulta non integrata nel sistema di interventi territoriali e, così come per Sesto San Giovanni e il progetto Salute Mentale, vede l’accesso dei soli utenti di Cologno Monzese.

� Non è ancora soddisfacente il risultato del lavoro di coinvolgimento delle famiglie, che ha l’obiettivo sia di migliorare l’adesione dei nuclei familiari ai progetti di presa in carico, sia di creare un elemento di maggiore accoglienza, ascolto e condivisione delle difficoltà e delle problematiche vissute dai parenti.

� Il livello di collaborazione tra le azioni territoriali e i medici di medicina generale risulta essere un elemento critico per il completamento della rete che interviene a favore dei processi di reinserimento non necessariamente agganciati ai servizi della salute mentale.

Abitare e residenzialità Come testimoniato dal rapporto Equal “Salute mentale nella comunità”, l’abitare, insieme a interventi di socializzazione e di integrazione lavorativa, è un asse determinante per i processi di inclusione sociale delle persone con problemi di salute mentale, primariamente perché abitare significa appartenere a un contesto.

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Così come nel campo degli interventi sociali strettamente intesi, anche nel campo della salute mentale abitare e residenzialità costituiscono due forme differenti di intervento nel percorso terapeutico-riabilitativo delle persone, dove l’abitare presuppone una maggiore vicinanza ad elementi di reinserimento sociale e di abilitazione individuale che permettono di prospettare nel percorso di vita degli utenti dei maggiori gradi di autonomia e responsabilità rispetto alla residenzialità. Il territorio di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese risulta essere, anche in confronto ad altri ambiti limitrofi, fornito di opportunità per entrambe le dimensioni sopra elencate:

� Se si confronta la situazione dell’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare e delle varie forme di aiuto economico nei confronti degli affittuari, tra il dato del distretto e il dato regionale si può constatare l’impegno dei Comuni su questo tema. I dati raccolti durante la rilevazione prevista dal progetto Equal “Territori per la salute mentale” evidenziano come nel periodo 2004-2006 a Sesto San Giovanni, a fronte di 142 assegnazioni ben 24 (17%) abbia riguardato persone seguite dal Centro Psicosociale o da esso dimesse. La categoria delle persone con fragilità psichica appare quindi quella più rappresentata tra gli assegnatari di alloggi ERP. Rimane la criticità di mancanza di strutture di accoglienza, servizi di bassa soglia direttamente accessibili per situazioni urgenti, al di fuori del sistema di accreditamento.

� La residenzialità psichiatrica nel Distretto gestita dalla UOP si compone 10 posti in comunità protetta ad alta assistenza (CPA), 20 posti in comunità riabilitativa ad alta assistenza (CRA), 3 posti in appartamento protetto a cui si aggiungono gli 8 posti in comunità protetta a media assistenza (CPM). I dati di maggiore criticità nel sistema della residenzialità psichiatrica sono i seguenti:

- localizzazione esclusivamente sestese delle strutture; - ricorso, nel 2007 a strutture residenziali extra territorio

(prevalentemente comunità ad assistenza sulle 24 ore) per 48 pazienti.

I servizi segnalano, già a partire dal 2007, che l’analisi dei progetti terapeutici individualizzati (PTI) e dei progetti terapeutici riabilitativi (PTR) degli utenti inseriti nelle varie strutture residenziali indica, almeno in 8 casi, la possibilità di una dimissione al domicilio in tempi brevi. Data la necessità di realizzare percorsi di inclusione sociale con passaggi ancora tutelanti ma maggiormente orientati alla costruzione dell’autonomia si rileva come essenziale completare con nuove unità di offerta il collegamento tra strutture residenziali e politiche dell’abitare. Rimane altresì di primaria importanza realizzare tali percorsi evitando di sbilanciare ulteriormente il sistema di offerta verso Sesto San Giovanni.

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Il protocollo abitare/residenzialità Tra gli obiettivi di sistema del triennio 2006-2008 in tema di salute mentale la definizione e applicazione del protocollo residenzialità, conseguenza diretta dell’Accordo di Programma, ha rappresentato uno degli elementi centrali per la condivisione e formalizzazione degli obiettivi e delle responsabilità dei vari attori territoriali nel sostenere percorsi di inclusione sociale. Nonostante il lavoro di definizione del protocollo, stimolato anche dalle riflessioni del gruppo sulla residenzialità dell’Organismo di Coordinamento Salute Mentale (OCSM), sia stato portato a termine non è stato possibile dare il carattere di ufficialità agli accordi in esso contenuti. Se da una parte questo mancato risultato può essere collegato al rinnovo del più generale Accordo di Programma dall’altra, si manifesta l’impossibilità di applicare, valutare e migliorare il protocollo, oltre che di valorizzare il lavoro delle diverse equipe integrate che lavorano nel distretto. Il lavoro sulla residenzialità ha coinvolto attivamente anche il gruppo “Spazio alle idee” che ha organizzato eventi di comunicazione mirati a diffondere il lavoro di riflessione sul tema da parte degli utenti coinvolti nel progetto “Salute mentale nel territorio”. Gestione integrata dei casi multiproblematici Il protocollo operativo stilato in sede di OCSM ha permesso di realizzare separatamente in entrambi i territori comunali le azioni necessarie all’integrazione delle azioni e delle competenze dei vari attori che nel campo della salute mentale sono coinvolti nella gestione dei casi multiproblematici. In questo senso a Cologno Monzese è stata avviata da tempo avviata la collaborazione tra Servizi Sociali del Comune, Polizia Locale, CPS locale e servizi per le dipendenze, mentre a Sesto San Giovanni è stato istituito un gruppo di lavoro analogo nel 2008, con la partecipazione della Questura e del Comando dei Carabinieri. Per questioni legate alla discussione e alla gestione della casistica dei due differenti Comuni e CPS, non si ritiene necessaria né utile una soluzione organizzativa che unifichi i due gruppi di lavoro. E’ inoltre significativo sottolineare come il lavoro integrato si sia esteso anche a quei casi in cui la gestione, da parte degli operatori, dei comportamenti aggressivi e violenti dell’utenza diventa rilevante. Si segnalano dati di criticità relativi a:

� Insufficienza di elementi che permettano di considerare stabile e continuo il lavoro delle equipe integrate, in previsione del nuovo azzonamento ASL e della riorganizzazione dell’Azienda Ospedaliera.

� Assenza di accordi formali con il SERT e il NOA che facilitino il contributo stabile di questi servizi a livello di equipe integrate e permettano l’instaurarsi di forme di collaborazione meno soggette alle volontà e agli stili di lavoro di rete dei singoli operatori.

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Supporto alle famiglie L’elemento di maggiore positività nel processo di coinvolgimento e di partecipazione delle famiglie degli utenti ai percorsi di tutela e promozione della salute mentale è, nel triennio 2006-2008, la nascita dell’Associazione di familiari La Tartavela, sezione di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. Formatasi al termine del 2005 come gruppo di familiari per il mutuo aiuto, nel mese di Ottobre 2006 si costituisce come associazione che ha sede a Milano e per i suoi lavori utilizza gli spazi messi a disposizione del Comune di Sesto San Giovanni e dalla UOP. Oltre a mantenere la funzione di gruppo di auto e mutuo aiuto e a promuovere iniziative di sensibilizzazione sul territorio, l’associazione ha promosso il confronto con le strutture sanitarie e istituzionali a differenti livelli, entrando a far parte stabilmente dei soggetti che partecipano al Tavolo Tematico d’Area sulle politiche di promozione e tutela della salute mentale dell’Ambito di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese. Le organizzazioni che, insieme a La Tartavela, supportano le famiglie con azioni di auto e mutuo aiuto stanno registrando nell’ultimo anno un incremento di domanda di adesione. Tuttavia le attività dei gruppi di auto e mutuo aiuto hanno luogo prevalentemente sul territorio di Sesto San Giovanni e, probabilmente per le stesse cause illustrate nel paragrafo sull’accessibilità dei servizi, la domanda delle famiglie di Cologno Monzese è addirittura inferiore rispetto alle richieste di partecipazione di nuclei residenti nel Comune di Milano. Oltre alla presenza dell’Associazione La Tartavela e agli interventi di sistema previsti dalle strutture sanitarie e sociali per il coinvolgimento dei familiari (illustrate nella sezione dei dati di attività delle strutture UOP) altre azioni di supporto alle famiglie hanno avuto luogo, a partire dal 2007. Grazie al sostegno economico del Comune di Sesto San Giovanni gli utenti della comunità riabilitativa ad alta assistenza di Cascina Novella partecipano, ogni anno, ad un soggiorno vacanza di 15 giorni in una località balneare. Tra gli interventi di sostegno alle famiglie sul territorio dell’Ambito vanno annoverate anche quelle azioni che mirano a costruire, all’interno di percorsi sperimentali, coinvolgimento alleanza e compliance dei familiari nei percorsi di riabilitazione e inclusione sociale. A questo proposito il progetto START, attivo sul territorio con la collaborazione tra Provincia di Milano, UOP, Consorzio Lavorint e Servizi Sociali dei Comuni rappresenta l’esperienza maggiormente significativa. Il progetto, finalizzato all’inclusione degli utenti in percorsi di integrazione lavorativa e di risocializzazione, ha visto una consistente parte delle proprie risorse utilizzate per il coinvolgimento dei familiari tramite il lavoro in gruppo. Le valutazioni fin qui operate hanno di fatto esplicitato la difficoltà dei processi di coinvolgimento dei familiari, anche se le azioni finalizzate a questo scopo sono condotte dalle organizzazioni di familiari.

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Integrazione lavorativa Le esperienze sul territorio dell’Ambito di Sesto San Giovanni in tema di integrazione lavorativa sono molteplici negli ultimi anni, sia per quello che riguarda l’azione dei servizi istituzionali, sia per il numero di sperimentazioni promosse dai differenti attori che sul territorio incrociano le loro funzioni di supporto e tutela delle fasce deboli e politiche del lavoro. I dati relativi all’attività del servizio SISL sono riassunti nella tabella che segue.

Caratteristiche utenza 2005 2006 2007

Svantaggio sociale 3 2 5

Disabili (fisici, sensoriali, intellettivi) 20 21 23

Disabili psichici in carico al CPS 12 4 4

Totale utenti 35 27 32

Tabella 1 - Utenti che hanno beneficiato dei progetti di integrazione lavorativa con l'utilizzo dei mediatori economici suddivisi per tipologia di svantaggio. Fonte: SISL

Come testimoniato dai dati contenuti nella tabella precedente il numero di soggetti in carico al CPS che hanno beneficiato, tramite il SISL, di progetti di integrazione lavorativa con l'utilizzo dei mediatori economici è progressivamente diminuito, anche se queste informazioni devono essere integrate con quelle relative ai tirocini e alle borse lavoro attivate nel triennio con il Fondo Sociale Psichiatria (tabella 2) e agli interventi Equal e START (il primo concluso, il secondo ancora in attuazione).

CPS di afferenza 2006 2007 2008

Sesto San Giovanni 19 13 11

Cologno Monzese 3 5 7

Totale utenti 22 18 18

Tabella 2 - Utenti che hanno beneficiato dei tirocini lavorativi sostenuti con il Fondo Sociale Psichiatria. Fonte UOP Sesto San Giovanni

Gli elementi di maggiore criticità che emergono dall’area integrazione lavorativa sono tuttavia legati ad aspetti di sistema, prima ancora che agli esiti dei progetti individuali e all’accoglienza nei servizi/interventi delle persone con fragilità/patologia psichica:

� Risulta difficile l’integrazione tra le esperienze progettuali e l’attività dei servizi. Nella valutazione di processo sia del progetto Equal “Territori per la salute mentale”, sia del primo anno del progetto START emerge un basso coinvolgimento del

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Servizio Inserimenti Socio Lavorativi a partire dal livello di progettazione;

� Dal punto di vista tecnico, la valutazione del progetto “Territori per la salute mentale” indica chiaramente la necessità di collegare maggiormente le prestazioni dell’ambito integrazione lavorativa con quelle finalizzate all’inclusione sociale e alla costruzione di abilità e competenze relazionali. Sulla base delle medesime indicazioni il progetto START ha modellato la sua architettura e costruito il collegamento con il servizio SISL, senza tuttavia riuscire a garantire a tutti gli utenti selezionati sia gli interventi propedeutici all’invio al SISL, sia gli interventi di socializzazione e inclusione.

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5.6.2 Priorità di intervento

Accordo di programma per la salute mentale L’area della salute mentale intesa come “psichiatria territoriale” è per definizione un ambito ad alta integrazione delle prestazioni e degli interventi sociali e sanitari. Le novità di assetto territoriale dei servizi che hanno avuto luogo tra il 2005 e il 2008 rendono necessario indicare come primo obiettivo del Piano di Zona 2009-2011 la stipula di un nuovo accordo di programma territoriale sulla salute mentale. Dall’ avvio, nel 2003, del primo accordo si registrano infatti:

� L’allargamento dell’Ambito di Sesto San Giovanni, che richiede che tra i soggetti firmatari dell’accordo sia presente anche il Comune di Cologno, a testimonianza di una presenza strutturata ai tavoli di programmazione e di coordinamento progettuale, così come di partecipazione e contributo sinergico per la promozione e realizzazione delle politiche territoriali per la salute mentale.

� La nascita dell’Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento con la possibile nuova organizzazione del Dipartimento Salute Mentale.

� L’azzonamento del distretto sociosanitario nella nuova ASL di Milano.

� La costituzione dell’Associazione La Tartavela – sezione di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese – e la sua partecipazione al tavolo locale di programmazione.

Un nuovo accordo di programma dovrebbe determinare l’impegno di tutti i soggetti coinvolti nella riformulazione di progetti e interventi già attuati sul territorio, con l’obiettivo di integrare maggiormente le esperienze e di renderle accessibili alla domanda di tutta l’utenza dell’Ambito. L’accordo di programma rinnovato dovrebbe inoltre contenere indicazioni per la definizione dei seguenti protocolli operativi:

� Residenzialità/abitare: rinnovo e formalizzazione del protocollo con l’inserimento di procedure per la collaborazione tra i vari soggetti al fine di realizzare interventi di residenzialità leggera tramite sperimentazioni ad hoc in entrambi i Comuni.

� Interventi territoriali: definizione di un protocollo finalizzato all’estensione dei progetti fin qui realizzati separatamente sui due territori comunali, con particolare riferimento al progetto “Salute mentale sul territorio” e al servizio “Libero Atelier delle Attività Espressive”. La finalità principale del protocollo dovrebbe essere quella di creare le condizioni per offrire identico accesso agli interventi territoriali per gli utenti dei due Comuni.

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� Collaborazione tra servizi e medici di medicina generale: attivazione dei protocolli diagnostici e incremento delle attività informative e formative a favore dei MMG per facilitare l’invio degli assistiti a risorse del territorio anche differenti rispetto al CPS.

Accesso ai servizi La garanzie di accesso uniforme dei cittadini alle prestazioni dei servizi e delle unità di offerta della UOP è tema prettamente di competenza sanitario-ospedaliera e delle sue strategie organizzative. In attesa di condividere, durante il triennio 2009-2011, le strategie definite dalla costituita Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, si individua come elemento centrale di miglioramento del sistema d’offerta distrettuale l’apertura dell’Ambulatorio dell’ansia e della depressione a Cologno Monzese, per controbilanciare i dati di accesso all’ambulatorio sito sul territorio di Sesto San Giovanni. L’avvio dell’ambulatorio a Cologno Monzese permetterebbe di accogliere con interventi ritenuti maggiormente efficaci la popolazione che afferisce a categorie diagnostiche ampiamente rappresentate sul territorio, e garantirebbe un più elevato grado di efficienza nell’accoglienza e trattamento delle patologie che richiedono un maggior carico terapeutico e assistenziale, quali le sindromi schizofreniche e deliranti. Inclusione sociale e interventi territoriali Il progetto “Salute mentale nel territorio” con le sue diverse ramificazioni e il Libero Atelier delle Attività Espressive rappresentano le principali esperienze positive realizzate esternamente ai servizi di diagnosi e cura. Questi interventi hanno caratteristiche che garantiscono l’integrazione tra l’azione sanitaria e quella sociale, condizione essenziale per il reinserimento e l’inclusione nella comunità dei soggetti psichicamente fragili. La realtà descritta nel paragrafo di analisi delle criticità pone come prioritario un intervento congiunto di tutti gli attori, interno al nuovo accordo di programma sulla salute mentale, finalizzato all’estensione a entrambi i Comuni delle azioni già esistenti. Si ritiene altresì prioritario trasformare in forme di intervento stabile le azioni tuttora sostenute con una logica progettuale, al fine di consolidare le strategie di psichiatria territoriale e di comunità. La modalità individuata per stabilizzare gli interventi di psichiatria territoriale, da realizzare nel triennio, che permette la stabilizzazione delle esperienze territoriali, è quella della costruzione di collegamenti significativi con altri progetti territoriali realizzati in aree limitrofe al distretto di Sesto San Giovanni. La costruzione di relazioni di rete con altre esperienze di psichiatria territoriale permetterebbe, in questo caso, di aprire spazi per l’integrazione di risorse e lo scambio di metodologie e competenze. In particolare risulta di utilità la costruzione di relazioni di rete con il progetto “Facilitatori Naturali” che vede la collaborazione del Dipartimento Salute Mentale dell’Azienda

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Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda, della Provincia di Milano (Settore Sostegno e Prevenzione delle Emergenze Sociali) e dell’Associazione Contatto onlus. Il progetto “Facilitatori Naturali” sviluppa una serie di interventi che mirano a individuare e sostenere, nella rete sociale naturale e della famiglia degli utenti, persone sensibili e disponibili ad affiancarli nel loro percorso verso una migliore qualità della vita e una maggiore integrazione sociale. Questi cittadini, denominati facilitatori naturali, con la costante guida e supervisione del servizio psichiatrico, collaborano all’attuazione di progetti individuali finalizzati a sostenere l’utente nella soddisfazione dei suoi bisogni e più in generate nel suo percorso evolutivo, riabilitativo e di emancipazione. Abitare e residenzialità Gli interventi di residenzialità leggera appaiono, sul territorio di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese, la forma adeguata di completamento del sistema di unità di offerta che favoriscono i processi di inclusione sociale dei cittadini che sperimentano condizioni di fragilità psichica, poiché si situano in una posizione intermedia tra le politiche abitative e le strutture residenziali. I progetti di residenzialità leggera non sono centrati, come le altre soluzioni residenziali, sulla struttura. Per essere attuati, questi progetti necessitano dell’appoggio di una soluzione abitativa adeguata per il soggetto assistito in abitazioni svincolate dal sistema dell’accreditamento; la normativa non definisce tempi di permanenza degli ospiti ne’ indica le attività specifiche che devono essere erogate. Per rendere consistenti i progetti di residenzialità leggera si rende quindi necessaria la partecipazione di tutti i soggetti della comunità che promuove e tutela la salute mentale sia nella fase di progettazione, sia in quella di realizzazione. I servizi e le organizzazioni del Tavolo d’Area Salute Mentale, unitamente agli Uffici Casa comunali definiranno un progetto per la residenzialità leggera, svincolato dall’accreditamento, con caratteristiche prevalentemente sociali, attraverso il quale si intende dare al paziente psichiatrico la possibilità concreta di essere incluso nella rete territoriale. Gli interventi di residenzialità leggera comporteranno l’individuazione sul territorio di entrambi i Comuni, di un appartamento in cui gli utenti transiteranno per periodi definiti con l’obiettivo di completare il percorso verso l’autonomia e l’integrazione. Gestione integrata dei casi multiproblematici L’avvio delle equipe integrate di lavoro per la gestione dei casi multiproblematici ha prodotto risultati positivi. Si ritiene pertanto necessario portare a consolidamento questa modalità di lavoro attraverso due azioni principali:

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1. Definire, attraverso il lavoro nel nuovo OCSM con ASL di Milano e Azienda Ospedaliera ICP, gli elementi per la stipula del nuovo Accordo di Programma che permettono di riconoscere come stabile il lavoro delle equipe integrate per la gestione integrata degli interventi sui casi multiproblematici.

2. Includere nei protocolli operativi accordi con i servizi SERT e NOA.

Supporto alle famiglie Le criticità segnalate in merito alle azioni di supporto alle famiglie hanno prevalentemente a che fare con l’accesso ai gruppi di auto e mutuo aiuto dei familiari di Cologno Monzese e alla stabilizzazione di questi interventi. Nel triennio 2009-2011 sarà di conseguenza prioritario individuare risorse e strategie per estendere - e stabilizzare - alle famiglie di Cologno Monzese le attività di auto e mutuo aiuto, individuando e attuando le modalità di integrazione di tali azioni nel sistema degli interventi territoriali. Si ritiene necessario in questa sede sottolineare che le strategie e azioni di supporto ai nuclei familiari di soggetti fragili psichicamente vanno distinte dalle azioni di coinvolgimento finalizzate a costruire un’alleanza tra rete naturale degli utenti e servizi. Integrazione lavorativa Le azioni e i progetti realizzati sul territorio nell’area dell’integrazione lavorativa sono molteplici:

� L’elemento di maggior criticità risulta la diminuzione degli interventi a favore di pazienti del CPS da parte del SISL nel 2006 e 2007; pertanto la priorità maggiore per il triennio che si sta avviando è un incremento degli investimenti del SISL in direzione della popolazione inviata dal CPS, così come una maggiore integrazione, anche informativa, da parte di questo ultimo servizio rispetto alle attività di inserimento lavorativo sostenute con il Fondo Sociale Psichiatria dei Comuni.

� I progetti Equal “Territori per la salute mentale” e START hanno evidenziato una difficoltà di integrazione con l’attività dei servizi specialistici, con una conseguente riduzione di efficacia degli interventi e in alcuni casi il mancato trasferimento di eventuali buone prassi agli operatori. Si auspica che a partire da questo triennio le progettazioni derivanti da fondi speciali siano maggiormente integrate con l’attività dei servizi, soprattutto nel caso in cui le azioni promosse siano finalizzate alla costruzione di elementi propedeutici all’integrazione lavorativa.

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GLOSSARIO

AA.OO: Aziende Ospedaliere ADI: Assistenza Domiciliare Integrata ADM/ADH: Assistenza Domiciliare Minori/Disabili ADP: Assistenza Domiciliare Programmata AFOL: Agenzia per la Formazione e l’Orientamento al Lavoro CAF: Centro Assistenza Fiscale CDD: Centro Diurno Disabili CIFAP: Consorzio per l’Istruzione Artigiana e Professionale CPA: Comunità Protetta ad Alta Assistenza CPI: Centro per l’Impiego CPM: Comunità Protetta a Media Assistenza CPS: Centro Psico Sociale CRA: Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza CSA: Ufficio Scolastico Provinciale CSE: Centro Socio Educativo DSM: Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders DP: Dimissioni Protette FSA: Servizio Formazione Autonomia ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento ICP: Istituti Clinici di Perfezionamento ISEE: Indicatore Situazione Economica Equivalente ISMU: Iniziative per lo Studio sulle Multietnicità MCA: Medici di Continuità Assistenziale MMG: Medici di Medicina Generale NOA: Nucleo Operativo Alcologia OCSM: Organismo Coordinamento Salute Mentale PAI: Piano Assistenziale Individualizzato PDF: Profilo Dinamico Funzionale PEI: Piano Educativo Individualizzato PLS: Pediatri di Libera Scelta PS: Pronto Soccorso PTI: Progetti Terapeutici Individualizzati PTR: Progetti Terapeutici Riabilitativi RSA: Residenza Sanitaria Assistenziale RSD: Residenza Sanitaria Assistenziale per Disabili SAD: Servizio Assistenza Domiciliare SERT: Servizio Tossicodipendenze SI/BIC: Struttura a Bassa e Media Intensità di Cura SISL: Servizio Inserimenti Socio Lavorativi SPDC: Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura TRAL: Laboratorio Tecniche Ricerca Attiva Lavoro UOP: Unità Operativa Psichiatria UOMST: Unità Operativa Malattie Sessualmente Trasmissibili UPT: Ufficio Pubblica Tutela