photissima art fair & festival catalog 2012

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I Catalogo

description

catalogo della prima edizione di photissima art fair & festival, ex manifattura tabacchi, torino, novembre 2012

Transcript of photissima art fair & festival catalog 2012

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I

Catalogo

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Welcome to the jungle

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Welcome to the jungle

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organIzzato da

artevisioncon Il patrocInIo dI

regione piemonteprovincia di torino ordine architetti

ppc provincia di torinosponsor

artnetworthepson

creatIve partner

undesignwhite

medIa partner

artearteseraartgates

artribuneespoarte

landscape storiesl’europeo

the fairgoerpartner

biennale di alessandria videofotografiacontemporanea

lomographymiaao

politecnico di torinouniversita’ degli studi

di torinofood & beverage

elsyuffIcIo stampa

nora comunicazione

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fiera internazionaledi fotografia

torino duemiladodici

photissimaart fair festival

Una settimana all’insegna di mostre ed eventi dedicati a tutti coloro che

amano la fotografia,Torino, ex Manifattura Tabacchi

8-11 Novembre 2012

&

photissima.it

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In questocatalogo...

solo fotografia

biasutti

galleria zamenhof

artre’ gallery

galleria segnodel tempo

the format

archiviocameraphoto epoche

famiglia marginiart gallery

4K

galleria sottana

boX.e gallery

arte contemporaneacasa della renna

galleriaarea lina

sabrinaraffaghello

iKona gallery

fondazione zappettini

stefano rubicondo

mario gamba

av art gallerie

spazio farini6

galleria dieffearte contemporanea

da un’Idea dI

fondazione artevisiondIrettore generale

telemaco rendine aIuto

vincenzo famedIrettore artIstIco fIera

telemaco rendinesegreterIa organIzzatIva fIera

artevision torinodIrezIone

carlotta occhienasegreterIa

federica martoneandrea capobiancodavide zanellato

artevision veneziadIrezIone

federica molindIrettore artIstIco e curatore festIval

carlotta petraccisegreterIa organIzzatIva festIval e coordInamento edItorIale catalogo

whiteIdentItà vIsIva, progetto grafIco, exhIbIt desIgn

undesignprogetto fotografIco e vIdeo dIrectIon

whiteuffIcIo stampa

nora comunicazioneallestImento

Quality businessstampa catalogo

mcl officine poligrafiche

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fiera gallerIe In esposIzIonephotissima

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welcome to the jungle

captives. between introspection and discovery

contro la biennale

carciofini sott’odio

adolescence

osservare la bellezza

Quei ragazzi dello sKate

la peggio gioventù

the screamo

psychedelic paper

open your mountains

identitades de cuba

lavoro d’accademia

welcome to the jungle: concorso fotografico

the Queen at pompeii

fotografia e architettura: una coppia di fatto

fotografie moderne

case belle, salotti buoni

foto d’arte del ferro

tutti intorno al bogo

l’epopea di gianduja

sotto sforzo

giovani aQuile

belle foto, bella gente

di fronte e di schiena

la linea gotica photography

dr. KaranKa’s print stravaganza

lomo road show

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festival progettI In mostra progetti speciali & eventi off92

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È questa la domanda che più spesso operatori di settore, giornalisti, galleristi, collezionisti mi hanno rivolto in questi mesi di instancabile lavoro.La Fondazione Artèvision nasce con lo scopo di valorizzare e divulgare le arti visive con un particolare focus sulla fotografia. Coerentemente con la sua mission, dal 2000 gestisce a Torino e a Venezia un’Accademia di fotografia, organizza workshop, realizza esposizioni, e quest’anno ha dato vita a Photissima Art Fair, una grande manifestazione interamente dedicata alla fotografia. In una primissima fase Photissima doveva limitarsi ad essere un Festival: una “mostra delle mostre” che, in modo canonico, avesse uno o più curatori con il compito di scegliere un tema e di svi-lupparlo raccogliendo opere, artisti, docu-menti. Tuttavia mi sembrava che mancasse qualcosa. Mi sembrava che, per dare una visione completa del settore della fotografia artistica, mancasse il punto di vista del mer-cato e, dunque, tutto il lavoro di ricerca, di documentazione, di selezione di artisti e di opere svolto quotidianamente dai galleristi che, ci piaccia o no, guidano e formano il gusto e le scelte degli amanti della fotografia e di coloro che la fotografia la acquistano. Questi ultimi, altro anello imprescindibile del sistema. È grazie a queste dinamiche che un fotografo diventa un artista e una

fotografia un’opera d’arte. Photissima vuole renderne conto nella sua interezza: riprod-urre un microcosmo, dunque, che in un solo momento e in solo luogo raccolga tutti i suoi attori –artisti, galleristi, critici, curatori, collezionisti– e i suoi meccanismi. Non solo. La fotografia non si può ridurre a un “affare” per pochi, ma -oggi più che mai- è uno strumento di tutti e per tutti: tutti possono farla e tutti possono goderne. Al tempo di social network e app per cellulari, produrre materiale fotografico è facilissimo: importante allora è aprire una riflessione seria sulla fotografia in Italia, sia in termini di mercato che culturali, ed includere in questa riflessione anche i non addetti ai lavori in un’ottica talvolta didattica ed emozionalmente coinvolgente. Photissima Art Fair è stata quindi concepita anche per essere una festa, accessibile, per contenuti e costi, ad un pubblico ampio e diversificato. Un altro punto, che mi sta particolarmente a cuore, caratterizza in modo distintivo la rassegna: Photissima si occupa esclusiva-mente di fotografia. Sembra un’ovvietà, non lo è. Non include l’arte digitale, né la video arte. Cito in particolare queste due forme di espressione artistica perché spesso vengono associate alla fotografia, ma con la fotogra-fia hanno poco o niente a che fare. Infine Torino. Torino è la mia città ed è anche la

DI telemaco rendinedIrettore artIstIco photIssIma art faIr

perchÉ photissima art fair?

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culla della fotografia italiana. Naturale, per me, che fosse anche il luogo che avrebbe visto nascere la manifestazione che avevo in mente. In Italia, i primi esperimenti di foto-grafia sono stati condotti da Enrico Federico Jest e da Antonio Rasetti nell’ottobre del 1839 e le prime fotografie ritraggono vedute del Tempio della Gran Madre, di Piazza Castello e di Palazzo Reale, a Torino. Questa complicata città ha saputo coltivare e conservare quel primato, tanto che nel 1985 vi nasce la prima Biennale Internazionale di Fotografia ideata da Luisella D’Alessandro che ha l’innegabile merito di aver restituito alla fotografia, in Italia, lo statuto di Arte quando ancora era relegata a sorella minore delle arti figurative. Averla conosciuta ed aver collaborato con lei in più occasioni ha accresciuto in me la sicurezza della mia passione ed ha rappresentato un modello da seguire, anche in questa grande sfida che è Photissima. Più di vent’anni dopo, ho voluto raccogliere idealmente quel testimone, e riportare la fotografia a Torino. Ma non vi rimarrà in modo esclusivo. Photissima Art Fair non è legata a un luogo specifico e oltrepasserà i confini del territorio in cui è nata: nel 2013 infatti l ’evento si sposterà a Venezia in occasione della Biennale.

Siete tutti invitati.

L’ingresso dell ’ex Manifattura Tabacchi

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Ex Manifattura Tabacchi gli spazi dedicati alla Fiera

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solo fotografia

A Photissima Art Fair non vedrete altro che fotografia. Nelle sue evoluzioni tecniche e artistiche, certo, ma nient’altro che fotografia. Niente che le assomigli, seppur da vicino. E chi ama la fotografia sa cogliere le differenze. È questo che continua a farmi sostenere con forza, pur tra mille obiezioni, che siamo l’unica fiera italiana esclusivamente riservata all’arte fotografica. È il principale tratto distintivo della manifestazione ed è ciò che ho detto a tutti coloro che ho personalmente contattato ed invitato a partecipare a Photissima. La fotografia è contenuto, scopo e criterio della fiera. Nel senso che anche i soggetti che sono stati chiamati a parteciparvi, sono stati selezionati sulla base di una sola regola fondamentale: che si occupassero unicamente o prevalentemente di fotografia e/o che presentassero dei progetti di elevato livello qualitativo. Abbiamo voluto coinvolgere realtà di nature diverse, non solo le gallerie in senso classico: così vedrete la galleria Biasutti di Torino accanto

DI telemaco rendinedIrettore artIstIco photIssIma art faIr

al veneziano Archivio Cameraphoto, il più importante archivio fotografico di Venezia che raccoglie 60 anni della storia della fotografia; la Galleria Sottana del Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi accanto alla Fondazione Zappettini. Alle gallerie storiche, come la Ikona Gallery di Živa Kraus, la prima galleria italiana per la fotografia, si affiancheranno i più giovani, siano essi artisti o galleristi, per attirare sia un collezionismo consapevole e consolidato, sia un collezionismo più giovane, magari con disponibilità economiche più limitate, ma tutto da coltivare, e che in fiera troverà senz’altro il modo di avviare o arricchire una collezione con lavori accessibili e di qualità. Più che una prima edizione, io la chiamerei un’edizione zero, un’edizione pilota, che ci farà prendere le misure e ci farà scoprire i nostri punti forti e le nostre debolezze, per una manifestazione che ha l’umiltà di capire quanto ancora deve crescere, e l’ambizione e la determinazione per farlo.

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BIASUTTI 1La galleria nasce a Torino nel 1985 e, fin da subito, inizia un importante programma di mostre di alcuni fra i più grandi autori italiani ed internazionali del Novecento.Nel 2000 Giampiero Biasutti inaugura la sede attuale di via della Rocca, continuando a proporre esposizioni personali di artisti di rilievo della seconda parte del secolo scorso e della contemporaneità quali, per esempio, Tadini, Knap, Capogrossi, Ruggeri, Griffa, Adami e Chia.Dal gennaio 2012 Riccardo Costantini, come condirettore, entra nelle scelte di programmazione ed apre la galleria ad una maggiore attenzione ai nuovi linguaggi e mezzi espressivi contemporanei con una particolare attenzione alla fotografia.

contatti

via della rocca, 6/b10123 [email protected] +39 011 8141099

artisti in fiera

edoardo romagnoligianpiero fanulimaurizio galimbertipiero mollica

Gianpiero Fanuli Rodeo Drive, Beverly Hills, 2006

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GAllerIA ZAmenhof

Fondata nel maggio 2008 da un gruppo di artisti emergenti e attualmente gestita da uno staff giovane e dinamico. Una ricerca che, promossa dai soci fondatori, Virgilio Patarini e Valentina Carrera si avvale della collaborazione di personalità di spicco della critica d’arte, i quali, in sintonia con quell’idea di Bellezza dell’Arte che la Galleria Zamenhof insegue e persegue, prima ancora di essere operatori del settore di rinomata fama, sono profondi amanti dell’arte contemporanea e sostenitori degli artisti emergenti. Accanto a loro un gruppo di intraprendenti giovani curatori, coadiuvano lo Staff nell’organizzazione degli eventi espositivi organizzati a Milano e in altre città italiane (Torino, Ferrara, Imperia, Massa, Lecce) in importanti sedi espositive (gallerie, musei, castelli, palazzi storici). Con umiltà e rigore. Senza nessuna concessione a facili sensazionalismi o inutili, vacue provocazioni. Senza nessuna volontà di stupire o di fare qualcosa di forzatamente nuovo. Magari, piuttosto, qualcosa di bello. Perché la bellezza esiste ancora. Solo, ha cambiato abito.

contatti

via zamenhof 1120136 [email protected]+39 02 83660832

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Pavel Vavilin Black sky

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ArTré GAllery

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Dal 2003 Bruna Solinas sceglie personalmente gli artisti non solo italiani, giovani talenti, artisti che gravitano nel panorama internazionale rendendo interessante il dialogo e la sinergia tra gli stessi. Architetto e progettista di allestimenti anche in spazi museali in diverse città, Roma, Mantova, Milano, Ravello ecc... Organizzare mostre ad Artrè significa occuparsi in toto della realizzazione degli eventi, dalla scelta dell’artista, delle opere, dell’allestimento, alla comunicazione, ai rapporti con la stampa. Tra le mostre significative da noi ospitate: Personale di Andrè Verdet, Rocco Borella, Silvio Monti, Mergherita Levo Rosenberg, Urs Luthi, Ulrich, Marco Nereo Rotelli, Vanadur e molti altri. Il lavoro della Galleria ha meritato in questi anni numerose recensioni su Arte e Critica, Flash Art, Repubblica nazionale, Corriere Mercantile, Secolo XIX... Tra i critici della Galleria: Sandro Ricaldone, Viana Conti, Miriam Cristaldi, Luciano Caprile, Maurizio Sciaccaluga.

contatti

vico dei garibaldi 41-43r16123 [email protected]+39 0390 10252585

artisti in fiera

barbara fittipaldigianluca bettinottiluca sturolomartina massarentenicolo’ paoliginko guarnierisantino mongiardinomauro centanarovalter messinaclaudio ghiglioneulrich elsener

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GAllerIA

SeGnodel Tempo Presenta ARE YOU PREPARED? (di Veronica ConteUmberto Barone), un progetto di intervento incisivo, graffiante, che colloca immediatamente il fruitore al di fuori del tempo e dello spazio. Denuncia profonda che vive alle radici abbandonate di una società- scheletro che ha vissuto, un tempo, e che continua a vivere immersa nelle contraddizioni del contemporaneo. L’uso della giustapposizione provocatoria è tecnicamente costante, ma declina in differenti sfumature tutte d’impatto, tutte vere. La lettura è doppia: se da una parte potrebbe a prima vista portarci ad una proposta di modello positivo, riuscito, vincente, pare concreto il messaggio attraverso il quale una realtà emerge: sono proprio le macerie, il passato, visibilmente schiacciato dall’isterico contemporaneo, che ne costituiscono l’imprescindibile radice.

contatti

via fiori chiari 2020100 [email protected] +39 335 7848248

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Veronica Conte e Umberto Barone Are you prepared 1

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The formATCONTEMPORARY CULTURE GALLERY

THE FORMAT - Contemporary Culture Gallery si presenta come un contenitore culturale contemporaneo, molto più complesso del passato e che va oltre l’oggetto fisico e si manifesta con identità polisemiche. Le arti sono oggi in perenne divenire, sempre più multiformi e rappresentano una molteplicità di linguaggi, di segni, di riferimenti, di varietà di strumenti e materiali, di energie, di istanze, di modelli. Le economie che ruotano e si producono in entrata ed in uscita rispetto ad uno spazio, che deve essere oggi artistico-culturale, sono molto più articolate, impegnative ed eterogenee e richiedono un ampio mix di azioni. Per questo le tre progettazioni (culturale, divulgativa e funzionale) devono integrarsi ad ogni latitudine del progetto, condividendo la visione iniziale e finale e le sfide che comporta.

contatti

via giovanni enrico pestarotti20143 milanowww.theformatculturegallery.comtheformatculturegallery@gmail.com +39 331 026896

artisti in fiera

tommaso fiscalettierminia de lucasvetlana ostapoviciedegildo zava

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ArChIVIo CAmerAphoToepoChe 6Archivio Cameraphoto Epoche Srl organizza e rende fruibile l’archivio di CAMERAPHOTO, la più grande agenzia fotografica di Venezia, attiva dal 1946 al 1987.L’archivio consta di 300.000 immagini negative in bianco e nero su lastra di vetro e pellicola in grande/medio/piccolo formato e testimonia quattro decenni di storia principalmente Veneziana e del territorio circostante. Il sito web archiviocameraphoto.com rende accessibile a tutti il materiale che sistematizziamo anche grazie al contributo volontario di appassionati collaboratori

contatti

san polo 308430124 [email protected]+39 041 5244983

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fAmIGlIA mArGInI ART GALLERY MILANO

In ogni momento storico, mentre il potere si suicida, c’è l’albore di un nuovo modo di resistenza nella forma che si pone da guida. Rispettando la legge di causa ed effetto teorizzata da Isaac Netwon, un’aggregazione di artisti ha risposto con una variegata istanza di tracce di luce come naturale conseguenza dell’oppressione. Famiglia Margini è il frutto dell’energia catalizzante di una genuina sperimentazione artistica impegnata nell’obiettivo di salvare l’umanità da se stessa. Inaugurata in una Milano benedetta da copiosi fiocchi di neve il 26 gennaio 2006, propose come base concettuale di partenza i disegni del Nobel Dario Fo con il progetto di una città rivoluzionaria e rivoluzionata in senso umano. Famiglia Margini si struttura come galleria indipendente d’arte contemporanea, sostiene un attivo comitato di ricerca artistica, punto d’incontro di persone che ancora credono nella possibilità di condividere percorsi esistenziali.

contatti

via simone d’orsenigo 620135 [email protected]+39 02 55199449+39 3287141308

artisti in fiera

paola fioridofabrizio garghettifederica palmarinlorenzo papadiasarencodavide valentiroger Weissgrace zanottochristian zanottoramona zordini

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Paola Fiorido, foto Vincenzo Aloisi Nudo sulle striscie, 2006

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Niccolò Benetton, Colle del Piccolo San Bernardo, 2011

4K4K è uno nuovo spazio dedicato all’immagine nel cuore del centro storico di Aosta. Al contempo spazio espositivo, sala proiezioni, laboratorio di post-produzione, 4K si propone ad artisti e pubblico in generale come luogo di progettazione e di produzione di contenuti fotografici e cinematografici.4K è anche un’associazione culturale che organizza e produce festival, eventi, corsi di formazione con un’attenzione particolare al territorio valdostano e alle montagne che lo caratterizzano.

contatti

associazione 4Krue malherbes, 3411100 aostawww.4kproject.com [email protected]+39 0165 263554fax. +39 0165 6531100

artisti in fiera

niccolò benettonfrancesca catastinifederica cattagnigiulia ticozzi

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GAllerIA SoTTAnA

Il MIAAO Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi è dotato di due gallerie: la Soprana, che accoglie opere della collezione permanente; la Sottana, che ospita mostre temporanee. Nella Sottana sin dal 2006 si organizza una volta l’anno una mostra mercato nell’ambito del progetto Arts&Crafts Supermarket, dedicato al sostegno della creatività giovanile e all’autofinanziamento del Museo. Per la prima volta nel 2012 la mostra mercato è allestita a Torino fuori sede, a Photissima Art Fair. Si tratta della prima personale al mondo di Christophe Dessaigne, nato nel 1973 a Perpignan in Francia, fotograficamente formatosi su cinema e fumetto (Il pianeta delle scimmie di Schaffner, il “Métal Hurlant” di Moebius e Druillet). Noto per cover di romanzi noir e artworks per CD musicali, Dessaigne è anche un “esploratore urbano” che si “infiltra” in siti pericolosi e pericolanti.

contatti

galleria sottana del mIaaovia maria vittoria 510123 torino+39 011 561 11 [email protected]

artisti in fiera

christophe dessaigne: forgotten places,midnight artworksphotography & photomanipulation

a cura di enzo biffi gentili e carlotta petracci

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Christophe Dessaigne Forgotten Places

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BoX.e GAllery La Galleria intesa come contenitore di arte e laboratorio di progetti artistici ed eventi espositivi, promotore di una politica culturale attenta alle dimensioni della contemporaneità e ai linguaggi della comunicazione visiva, sotto la direzione di Telemaco Rendine, presidente della Fondazione Artèvision ha l’intento di creare scambi sinergici tra differenti realtà. Box.e Gallery afferma la sua devozione per l’arte fotografica esponendo scatti di Artisti italiani e non.

contatti

via caneve 930174 venezia

[email protected]

+39 393 0318852

artisti in fiera

persefone zubcicandrea fazzolari

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ArTe ConTemporAneA CASA dellA rennA

A Mestre, nel traffico di Via Cappuccina, il nostro sguardo è attratto dalle opere in mostra alla Galleria d’arte contemporanea Casa della Renna: un invito a fermarci e a distoglierci dal continuo passaggio di auto, pedoni, tram. Vogliamo pensare alla Galleria come ad uno spazio vivo, connesso con il tessuto sociale della città. Un luogo dove ogni evento è progettato come esperienza , ricca di stimoli con molteplici livelli di coinvolgimento, pittura, fotografia, scultura, incisione, musica e letteratura.

contatti

via cappuccina30174 veneziawww.artecontemporaneacasadellarennacomgalleria@artecontemporaneacasadellarenna.com+39 333 3653636

artisti in fiera

gaia lionellocristina alaimogeorg malfertheiner

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AreA lInABILL OWENS SUBURBIA 1972/2012 12Area Lina è un progetto espositivo mobile che prevede la realizzazione di un programma annuale di mostre che, di volta in volta, verranno ospitate in spazi differenti in Italia e all’estero. Consapevole che l’arte è e ha la capacità di produrre valore, Area Lina si pone l’obiettivo di trasformare in opportunità i segni che la crisi sta disegnando sul nostro tessuto economico e sociale. Avendo analizzato cosa è possibile eliminare e cosa invece è necessario tenere, Area Lina accetta la sfida al cambiamento che il nostro tempo impone e, sull’esempio di pratiche espositive in uso a livello internazionale, sceglie, per ogni mostra, spazi adibiti ad altre attività o in disuso. Area Lina predilige le storie incompiute e le eccezioni e decide di collaborare con autori che, con la loro opera, hanno tracciato un percorso culturale determinante ma che il mercato dell’arte ancora ignora.

contatti

via cola montano 820159 [email protected] +39 02 6071623

Bill Owens Untitled (Football helmets),1974

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SABrInA rAffAGhelloFondata nel 2003, la galleria si è specializzata in fotografia, partendo da quella italiana, e includendo nel tempo opere di fotografi internazionali. Inoltre l’attenzione della galleria si è ampliata per includere anche le opere multimediali di artisti contemporanei, così come importanti fotografi storicizzati che hanno prodotto opere significative. Sabrina Raffaghello è un riferimento importante nel rapporto di acquisizione tra pubblico e privato ed è anche una casa editrice specializzata in cataloghi d’arte e libri d’artista. Sabrina, nel 2007 ha dato vita alla Biennale di Alessandria videofotografia contemporanea, lavorando a stretto contatto con l’amministrazione della città di Alessandria e il Ministero dei Beni Culturali. Il format di questo evento è completamente innovativo, mette infatti a confronto i diversi linguaggi della videografia e fotografia contemporanee, ospitando a ogni edizione una Nazione differente. Nel 2010 la galleria inizia una relazione con la Cina con il Namoc Museo (Nationa Art Museum of China, Pechino) e il GUMOA (Guandong Museum of Art di Guangzhou), e al tempo stesso apre il suo ufficio di rappresentanza a Shanghai.

contatti

via treviso 1715100 [email protected]+39 0131 1953267

artisti in fiera

franco fontanapierpaolo pitaccobruno cattani paolo novelliroberto goffi

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Franco Fontana Vita nova, 2010

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Lisette Model Circus, 1950

IKonA GAllery IKONA PHOTO GALLERY è stata fondata da Živa Kraus nel 1979, è stata la prima galleria fotografica in Italia ad esporre grandi nomi, come Berenice Abbott, Gisèle Freund, Lisette Model, Carlo Naya, Paolo Monti, John Batho, William Klein, Robert Doisneau, Helmut Newton, Helen Levitt, Lary Clark, Martine Franck, Bruce Davidson, Antonio e Felice Beato, Barbara Morgan, Cornell Capa, Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin e Ferdinando Scianna. Nel 1989 è stata fondata IKONA VENEZIA International School of Photography, collegata ad IKONA PHOTO GALLERY. Nata come luogo d’incontro per fotografi ed artisti internazionali, realizza workshop, mostre e conferenze, tutti progetti focalizzati su Venezia in quanto risorsa di un’esperienza culturale unica.

contatti

campo del ghetto nuovo cannaregio 290930124 [email protected]+39 041 5205854

artisti in fiera

berenice abbottJohn bathofelice beatolorenzo casalilary clark dena,robert doisneaudaniele ducafranco fontanamartine franckchuck freedmangisèle freundlisette modelpaolo montiferdinando sciannaalejandra okretdeborah turbeville

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fondAZIone ZAppeTTInIPER L’ARTE CONTEMPORANEA La Fondazione Zappettini per l’arte contemporanea, nata nel 2003, opera per lo studio e la divulgazione della pittura non figurativa italiana e internazionale e si propone anche come piattaforma culturale capace di indagare gli ambiti più sperimentali di scultura e fotografia. Ha sede a Chiavari e Milano ed è un ente senza fini di lucro, dotato di personalità giuridica, riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Con oltre cinquanta mostre all’attivo, la Fondazione promuove studi dedicati alla storia e alla critica d’arte e sui linguaggi dell’astrazione contemporanea. Organizza eventi d’arte e di cultura, quali mostre personali e collettive, seminari, letture, pubblicazioni e incontri.

contatti

corso buenos aires 2216043 chiavaritwww.fondazionezappettini.orginfo@fondazionezappettini.org+39 02 89281179

artisti in fiera

marina bollagianfranco zappettini

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Gianfranco ZappettiniEn plein air, 1977

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contatti

corso buenos aires 2216043 chiavaritwww.fondazionezappettini.orginfo@fondazionezappettini.org+39 02 89281179

STefAno rUBICondo 16“Accurata introspezione, ricercatezzanell’essenzialità di forme e geometrie materiche.

Elementi semplici, quasi elementarima di grande prepotenza visiva,si inseriscono ed invadono spazi o sfuggonoall’effimero con tagli di luce e diombre definite o dissolte.

Un’esaltazione dell’estetica,dell’aurea bellezza al limite dell’androgino,trasportata in spazi e in frammenti indefinibilinel tempo, tra passato e futuro,attraverso la realtà.

Uno stile preciso nell’essere,un modo di racchiudere il tempoin un fotogramma, trasmettendo la propriapercezione visiva ed emozionale attraversoil movimento meccanico della macchina fotografica”.

Stefano Rubicondo

Stefano Rubicondo Transpositions one

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mArIo GAmBA 17

La scrittura di luce del fotografo Mario Gamba, classe 1971, nato a Bergamo ma torinese d’adozione, si è fino ad ora contraddistinta per una narrazione intrisa di raffinata poesia e di evocative citazioni classiche. Gamba immortala paesaggi, soggetti e oggetti contemporanei, contestualizzandoli in un tempo che appartiene ad un indefinito presente, rendendoli parte di uno spazio temporale che si rivela eterno e idealizzato, appartenente allo spazio mentale dei ricordi quanto a quello ipotetico del futuro. Mario Gamba presenta a Photissima Art Fair un nuovo progetto di ricerca: Homo Plasticus, in cui i soggetti antropomorfi sono colti tra i riflessi di luce delle superfici. Attori di questo racconto fotografico a colori sono gli omini Playmobil inseriti in scorci architettonici di grandi città d’arte italiane. Un apporto pop al suo lavoro già metafisico, che nei nuovi scatti intende provocare e divertire il fruitore. Nella serie dedicata a Venezia –Homo Plasticus Venetiensis– si fa un po’ il verso alle famosissime vedute della Serenissima, quelle di stampo canalettiano, souvenir tanto in voga all’epoca del Gran Tour: gli omini di plastica vengono ritratti accanto ad edifici storico-artistico, oggi alterati dai segni della deturpazione urbana propri della nostra contemporaneità. Così, accanto a testimonianze di indubbia bellezza architettonica senza tempo, a far da sfondo all’homo plasticus troviamo sporchi cassonetti della spazzatura, macerie e teloni industriali abbandonati. Allo stesso progetto appartiene la serie in corso d’opera Città Ideale? dove, questa volta, i Playmobil sono ritratti presso le mete turistiche più in voga della nostra penisola. Con Homo Plasticus, l’occhio di Mario Gamba ci offre un rinnovato sguardo sul mondo circostante, dall’approccio allegro, fresco e provocatorio, volto ad osservare il palcoscenico di un’umanità fatta di rigida plastica colorata che tanto rimanda ai manichini di dechirichiana memoria, ove il riso divertito s’intride di un sapore anche amaro. Perché il senso tragicomico dell’apparenza rientra indubbiamente tra i livelli di lettura di queste opere dall’impatto accattivante. (Renata Panizzieri)

Mario Gamba dal progetto Homo Plasticus

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AV ArT GAllerIe 18Tra gli obiettivi primari la valorizzazione e la divulgazione delle arti visive la scoperta di giovani talenti, selezionati dalla scuola di fotografia Artevision e la valorizzazione e divulgazione delle arti visive, promuovendo l’organizzazione e la gestione di progetti che favoriscano la conoscenza, lo sviluppo e lo scambio di espressioni artistiche .Si pone, come punto di riferimento per l’organizzazione di concorsi internazionali di fotografia; progetta, studia e realizza mostre presso le proprie sedi espositive senza trascurare contaminazioni artistiche in realtà non convenzionali.

contatti

via santa giulia 1410124 [email protected]+39 011 8115112

artisti in fiera

max papeschidavide gasparettiluca giacosa

Max Papeschi Exit from heaven

artisti in fiera

max papeschidavide gasparettiluca giacosa

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SpAZIo fArInI6

Galleria SPAZIOFARINI6_fotografia fine art promuove i molteplici linguaggi e le diverse pratiche che caratterizzano la produzione artistica fotografica di oggi e mira ad offrire una visione ampia e sempre aggiornata della scena della fotografia artistica. E’ un importante impegno per la galleria SPAZIOFARINI6 scoprire ed includere nella sua collezione fotografie anche di artisti emergenti, per proporre al pubblico sempre nuove ed interessanti visioni ed offrire una varietà di scelta anche ai giovani collezionisti. Grazie alle attività culturali e artistiche dedicate al mondo della fotografia, Galleria SPAZIOFARINI6 è un punto d’incontro d’importanza fondamentale per tutti gli appassionati del settore, fotografi e collezionisti.

contatti

via farini 620154 milanowww.spaziofarini.cominfo@spaziofarini6+39 02 62086626

artisti in fiera

annamaria belloni luigi billicarlo ottaviano casanafausto meliandrea rovattiriccardo varini

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Annamaria Belloni Il giardino di Danzica

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GAllerIA dIeffe ArTeConTemporAneA

20Dieffe Arte Contemporanea nasce nel giugno del 2001 scegliendo come propria sede uno dei siti più antichi di Torino. Si trova infatti tra Piazza Corpus Domini e via Quattro Marzo, su cui si affacciano case con finestre gotiche e rinascimentali. In quest’angolo di storia, la galleria ha trovato collocazione nello spazio al pian terreno di un antico palazzo di via Porta Palatina, ergendosi come “ponte” ideale tra passato e presente artistico. Diretta da Valerio e Gabriella Pastore, Dieffe Arte Contemporanea ha mostrato fin dall’inizio della sua attività un orientamento artistico volto a promuovere artisti appartenenti alle nuove generazioni di creativi, senza escludere dalla sua programmazione nomi già consolidati. Con gli anni il lavoro della galleria si è consolidato ed arricchito di nomi conosciuti come Luisa Valentini, Dany Vescovi, Gea Casolaro, Corrado Zeni, ma anche Zamfira Facas, Luigi Caiffa, Saverio Todaro, Coniglio Viola, Giulia Caira, Tina Sgrò, Opiemme, F.lli Calgaro, Andrea Giuseppe Marte, Carlo Galfione, solo per fare qualche nome. Inoltre non sono mancate le collaborazioni con artisti esteri il cui valore è riconosciuto a livello internazionale, quali Sarah Rossiter, Eric Zener e Jesús Algovi. Gli obiettivi dell’associazione Dieffe Arte Contemporanea sono di offrire agli artisti, previa accurata selezione, l’opportunità di essere inseriti nel calendario espositivo, proporre la loro ricerca presso altre gallerie e istituzioni, far si che lo spazio della galleria abbia un’ inclinazione multifunzionale accogliendo iniziative disparate di carattere culturale. Le diverse proposte favoriscono in questo modo l’avvicinamento al mondo dell’arte da parte di neofiti che muovono i primi passi all’interno di questo complesso ed esigente mercato, purtroppo ancora oggi esclusivo appannaggio di collezionisti e professionisti del settore.

contatti

via  porta palatina 9 10122 [email protected]+39 011 4362372+39 3384292378

artisti in fiera

sarah rossiteremanuele riccio luigi cozzolinoangelo davoli

Angelo Davoli Harmony 1, 2009

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Festival

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Festival

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Ex Manifattura Tabacchi Gli spazi dedicati al Festival

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DI carlotta petraccidIrettore artIstIco e curatore photIssIma festIval

Benvenuti nella giungla della fotografia. Il claim di Photissima, Welcome to the Jungle, tratto dal titolo di una canzone -il secondo singolo del primo album dei Guns ‘n’ Roses, Appetite for Destruction- condensa in una lo-cuzione lo spirito del Festival. Un approfon-dimento culturale collaterale alla Fiera fatto da giovani, per i giovani. In modo ironico e spregiudicato già a partire dalla comunica-zione si è scelto di prospettare una visione più democratica e partecipata della fotogra-fia, senza complessi verso il sistema dell’arte contemporanea, verso gerarchie disciplinari, presunzioni concettuali o tecniche. La comunicazione gioca sul fatto che oggi più di ieri, al tempo dei social network e delle app, produrre materiale fotografico è così facile che potrebbe farlo anche una scimmia. Non saranno sicuramente di questa opinione i cultori della Fotografia con la “F”maiuscola

(del resto neppure chi scrive confonde legittimi approcci autoriali con fenomeni che si producono in rete e con “sottoculture” giovanili). Vanno tuttavia poste le basi per una riflessione più attuale sulla fotografia, pur senza buttare tutto quanto è accaduto in passato. Anzi, vanno anche ricordati e recu-perati documenti visuali, spesso eccentrici, che questa città ha dimenticato di possedere. Articolato in una pluralità di mostre, il Festival definisce la propria identità con proposte fotografiche sia istituzionali che indipendenti, ribadendo la volontà di una commistione e contaminazione di linguag-gi e tematiche. Oltrepassando i limiti di un pensiero dominante sulla fotografia, il primo “genere” ad essere indagato è quello del fotoreportage. Con la mostra Captives. Between introspection and discovery, Sabri-na Raffaghello, direttore artistico della

welcome to the jungle

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Biennale di Alessandria Video e Fotografia Contemporanea, propone una riflessione sull’identità culturale e individuale con la selezione di lavori fotografici di importanti fotoreporter cinesi, in uno sguardo “neo-impegnato” sulla fotografia. Mentre forse “politicamente scorretta” -almeno secondo un’interpretazione un pò datata- è l’esperienza dello storico settimanale “Il Borghese”, dal cui archivio da poco restaurato dal Trust Aletta si sono prelevate alcune immagini capaci di raccontare con sguardo divertito e a tratti ustionante trasformazioni sociali, politiche e del costume dell’Italia repubblicana. E ancora nuove forme di fotoreportage, come quella dell’online magazine “Landscape Stories” che presenta un lavoro interamente dedicato all’adolescenza come punto di partenza per uno studio sul futuro della rappresentazio-ne del mondo e dell’immaginario giovanili. Sempre per il fotoreportage, ma sotto la specie della formazione e della didattica, la mostra Identitades de Cuba espone i risultati di un viaggio di fine corso a Cuba degli studenti del terzo anno di fotografia dello IED di Torino, accanto ad una selezione di progetti dedicati al lavoro promossa dalla Scuola di Fotografia Artèvision. Ancora nel campo di una fotografia “documentaria” si iscrive poi la grande mostra dedicata alle “sottoculture antagoniste”, che propone una ricostruzione frammentata, largamente inedita, della scena skate e hardcore torinese degli anni ‘90, che riferisce sul senso di urgenza comunicativa e sul bisogno di indipendenza espressiva di quelle “vecchie” frange giovanili. Un’altra cultura giovanile, forse opposta, definibile “di tendenza”, viene illustrata in Psychedelic Paper: un campionario di doppie pagine di style magazines internazionali, una testimonianza sul ruolo sperimentale giocato dalla fotografia nell’editoria indipendente del tempo. Ma non è finita qui. Per quanto riguarda le occasioni di confronto dedicate ai giovani sono messe a fuoco particolari esperienze e organizzati concorsi fotografici e workshop. In primis il Mountain Photo Festival di Aosta presenta i migliori lavori realizzati nel corso del progetto

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Ex Manifattura Tabacchi Gli spazi dedicati al Festival

Artist in residence, mentre per i contest e i workshop, oltre all’esposizione delle fotografie vincitrici del concorso online Welcome to the Jungle realizzato da Lomography in collabora-zione con Photissima e dedicato a forme non conformi di “esplorazione urbana”, fa tappa a Torino il Lomography RoadShow, che vede ancora una volta protagonista del Festival uno dei marchi-simbolo della fotografia popolare e giovanile. Nell’ambito di queste sperimentazioni, per sottolineare l’importanza di un raffronto e di una “mediazione cultu-rale” tra generazioni, viene allestita la mostra The Queen at Pompei, a cura del direttore del MIAAO Enzo Biffi Gentili, su un lavoro del 1999 di Cristina Regina Omenetto, alla quale va riconosciuto un primato nell’esaltazione delle potenzialità espressive della Lomo-graphy Holga. Un secondo nucleo tematico del Festival è invece dedicato, in un viaggio a ritroso nel tempo, alle “culture sommerse” e alla “memoria fotografica”, con l’esibizione di documenti rari prelevati da collezioni illustri, per raccontare “un’altra storia”. Alcuni dei principali archivi fotografici torinesi hanno aperto le porte a Photissima, consentendo di mostrare immagini intriganti e originali. In un percorso visivo che va dalle feste “paga-ne” ottocentesche intorno all ’idolo del Bogo proposte dal Circolo degli Artisti di Torino alle residenze di VIP dall ’arredamento d’alto antiquariato custodite dalla Fondazione Accorsi-Ometto; dalla “città ideale” di Paolo Soleri in Arizona presentata dall ’Ordine degli Architetti di Torino ai testi “avanguar-distici”, architettonici ed artistici, raccolti dall ’Istituto Alvar Aalto; dagli ambienti “culturistici” illustrati dal Museo Internazio-nale delle Arti Applicate Oggi ai ritratti di militari -piloti ancor quasi adolescenti- della Grande Guerra conservati nell ’Archivio Scientifico e Tecnologico dell ’Università degli Studi di Torino. Tutti questi contenuti sono riuniti, articolati e impaginati in un allesti-mento concepito come l’esploso, squaderna-to, di una gigantesca rivista, naturalmente stampata fine art. Buona visione.

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captives. between introspection and discovery

Questa mostra, che vede confrontarsi artisti italiani e cinesi, esprime come la possi-bilità di una forma linguistica universale possa raggiungere diversi livelli di articolazione linguistica, rendendo l’artista in grado di comunicare con il pubblico nella sua lingua ma-dre, certo che la mediazione oggettiva di una simbologia fotografica gli permetterà un livello di fruizione e com-prensione universale. Consci della propria tradizione che ha da sempre sottolineato il legame tra micro e macro esperienze e la loro perfetta aderenza, ma anche desidero-si di indagare in maniera au-tonoma l’unicità del proprio vissuto, in seguito ai cambia-menti intercorsi in ambito so-ciale e culturale da vent’anni a questa parte, gli artisti sele-zionati si sono fatti portavoce di un ethos artistico altamente

personale, investigando terri-tori rimasti a lungo inesplora-ti e abbracciando nuove poe-tiche. Queste ultime, se da un lato riflettono sul ruolo dell’i-dentità individuale con piglio deciso e innovativo alla luce della propria tradizione cultu-rale, dall’altro non ignorano la sua interazione con quella col-lettiva, rappresentata soprat-tutto nel corso degli ultimi decenni dal fluire incessante della storia e dalla perpetua evoluzione del tessuto urbano e architettonico. “Captives. Between Introspection and Discovery” alterna riflessioni sull’io, non più monolitico ma non per questo meno inson-dabile, a panoramiche in cui è il paesaggio, non importa se urbano o agreste, a innalzar-si a metafora di un’identità plasmata dagli eventi, ine-vitabilmente mutata e nel contempo mutante.

Wang gang Wang fuchung xu Yongxu pei Wutian Ye zhou ming shi Wen biao zhang bao zhong pier paolo pitacco pierpaolo Koss

autori

a cura dI

sabrina raffaghello dIrettore artIstIco bIennale dI alessandrIa vIdeo e fotografIa contemporanea

PierPaolo Koss v, 2005/2009

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Wang GangFarmer with new wheat

Wang GangOld woman with blue hat

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Wang FuchunWinter swimmers, 2005

Wang FuchunThe Hoche fishermen, 2006

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Zhang Bao ZhongPortrait, 1996

Pier Paolo PitaccoUrban Nightmares, 2009

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La più grande Agenzia fo-tografica di Venezia, quattro decenni dal 1946 al 1987.Volti, luoghi ed avvenimenti ormai lontani nel tempo, im-magini il cui fascino rimane immutato: stelle del cine-ma e personalità dell ’arte e della cultura, vedute diurne e notturne di Venezia e dei territori che la circondano, cronaca nera/rosa/sportiva/locale, riproduzioni di opere d’arte e di stampe antiche. Avvenimenti veneziani come acqua alta, scioperi e conte-stazioni, feste, inondazioni, regate, il Carnevale, costu-mi d’epoca e regionali e per-sino la tragedia del Vajont. I proprietari dell ’archivio, Vittorio Pavan e Carlo Pe-scatori, si dedicano con pas-sione alla sistematizzazione dell ’immenso corpus di im-

magini in loro possesso, che pubblicano mano a mano su www.archiviocameraphoto.com ed esibiscono in mostre tematiche sia in Italia che all ’estero. La selezione qui presentata mostra le proteste di studenti, artisti, operai ed intellettuali che nel Giugno 1968 contestano uniti l ’im-postazione della Biennale, considerata limitante per gli artisti (statuto risalente al periodo fascista, giurie d’ammissione) e tesa alla mercificazione dell ’arte per la presenza dell ’ufficio ven-dite. L’Accademia di Belle Arti è occupata da mesi, in Piazza San Marco vengono brutalmente represse dalla polizia proteste pacifiche di pochi manifestanti che possono solo difendersi con qualche lancio di sedie.

S. Elena/Giardini, Pier Paolo Pasolini durante la contestazione alla Biennale. Sulla destra Ninetto Davoli e Cesare Zavattini, 1968

dai divi del cinema alle rivolte di piazza, quarant’anni di storia veneziana e italiana nell’archivio della più grande agenzia fotogiornalistica di venezia.ci dedichiamo al salvataggio di storiche e splendide immagini dall’inevitabile deperimento, cercando di coniugare la nostra passione con le difficoltà economiche che una tale impresa comporta.

archivio cameraphoto epoche

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una selezIone dI scattI mostra le proteste dI studentI, artIstI, operaI ed IntellettualI a venezIa nel 1968. uno deI tantI patrImonI dell’archIvIo

cameraphoto epoche, che raccoglIe trecentomIla ImmagInI In bIanco e nero, per la maggIor parte non ancora pubblIcate: negatIvI su lastra dI vetro, pellIcole 10 x 12 cm, rullI In formato 120 deglI annI cInquanta e rullInI 135

daglI annI settanta In poI

archivio cameraphoto epochecontro la biennale

a cura dI

carlo pescatoriProtesta in Piazza S. Marco, 1968

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L’esperienza de «Il Borghe-se» è irripetibile. Lo scrive Vittorio Feltri nella recente prefazione della pubblicazio-ne “Il fascino borghese della fotografia. Politica, costume e società dall’Archivio Fo-tografico de «Il Borghese»” (Editoriale Argo, 2011), a corredo dell’omonima mo-stra a cura di Dario Reteuna con la collaborazione di Elisa Paola Lombardo, sostenuta dal Consiglio Regionale del Pie-monte, e lo possono affer-mare tutti coloro, fotografi, grafici e giornalisti che rie-scono a studiare la storia edi-toriale d’Italia senza battere bandiera. Non solo perché dagli anni ‘50 in avanti «Il Borghese», fondato da quel “carciofino sott’odio” (come lui stesso si definiva) di Leo Longanesi, ha rappresentato una voce originalissima nel nostro Paese, restituendoci un affresco sfaccettato, iro-nico e a tratti “politicamente scorretto” del “come erava-mo”, ma anche perché al suo disincanto canzonatorio ha corrisposto un immaginario

potentemente anticonformi-sta che ha saputo mettere alla berlina l’arroganza, la vanità, talora la volgarità pre-Cafo-nal della classe dirigente e del mondo dello spettacolo. Vicende salienti e personaggi chiave della politica e della cultura del tempo venivano spesso colti in pose rubate, buffe, scomposte, che, oltre ogni retorica ufficialità, in-trattenevano con una satira visiva aggressiva e sottile. Dei flash intelligenti e mo-derni, una messa in scena tragicomica, “un farmaco an-tidepressivo”, che funzionava come terapia, come scrive an-cora Feltri, alla noia demo-cristiana. Da questo archivio sterminato, oggi proprietà del Trust Aletta e in uso del quotidiano “Cronaca Qui”, preleviamo alcune immagi-ni documentarie -per lo più facce e boccacce, donne spu-dorate e discinte- per ricor-dare una tradizione giorna-listica che sapeva raccontare, divertita, le trasformazioni sociali, politiche e di costu-me dell’Italia repubblicana.

una serIe dI ImmagInI documentarIe “polItIcamente scorrette” per rIcordare una tradIzIone gIornalIstIca che ha saputo raccontare con sguardo dIvertIto le trasformazIonI socIalI, polItIche e dI costume dell’ItalIa repubblIcana

archivio fotografico de “il borghese”

carciofini sott’odio

a cura dI

carlotta petracci

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archivio fotografico de “il borghese”

carciofini sott’odio

a destra AnonimoIstantanea del Ministro del Bilancio Antonio Giolitti, 1971

a sinistra AnonimoIstantanea dell ’Onorevole Giulio Andreotti, 1969

Massimo VergariIl regista Luchino Visconti con l ’attrice Florinda Bolkan, 1968

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adolescencelandscape storIes, magazIne dI fotografIa contemporanea, presenta

l’esposIzIone adolescence. nella selezIone dI 40 ImmagInI dI 28 fotografI InternazIonalI, dIfferentI per stIlI, tecnIche e sensIbIlItà, emergono le

Incertezze, l’energIa, I sognI deI protagonIstI dell’adolescenza

Con l’adolescenza il bambino si stacca dal proprio contesto familiare e va alla ricerca di una propria indipendenza e identità. Una forte energia primordiale comincia a muo-versi dentro. Il cambiamento è impetuoso e investe l’aspet-to fisico, il modo di vestire, la musica che ascolta, gli amici che sceglie, le esperienze che vive, le ossessioni, le pas-sioni e le liturgie che segue, il modo di affrontare forti emozioni in maniera perso-nale. Finché non sarà adulto, l’adolescente si muoverà in confini sociali aleatori dove sono ancora possibili esplo-razioni e scoperte, i ruoli non

@ courtesy of Rania MatarDal progetto A Girl and Her Room

a cura dI

gianpaolo arena

sono ancora ben definiti e il senso di libertà è pericolosa-mente palpabile. La tensio-ne fra azione, distruzione, speranza e visione genera un desiderio estremo di eman-cipazione, irriverenza, ener-gia e follia. Una strana flut-tuazione emotiva attraversa un’identità sessuale miste-riosa, indefinita e in continua metamorfosi, che si manife-sta in modo imprevedibile, inafferrabile, sfuggente. Per lo più oggetto di nostalgia, denigrazione o invidia, l’a-dolescenza è confinata in un atipico limbo sociale, i cui protagonisti non sono piena-mente presi in considerazio-

ne come soggetti di diritto. Adolescenti e giovani sono invece attentamente studiati e coccolati dalla società dei consumi come modelli pre-ferenziali e prossimi, onni-vori consumatori. Uno stato esistenziale effimero e fu-gace cerca un altro linguag-gio espressivo e nuovi codici dissacratori, autodistruttivi, angosciati, vitali. Una miscela irrequieta di impulsività e ri-sorse. Il presente mette in luce lo stato transitorio della loro esistenza e getta le basi del loro imminente futuro. Gli adolescenti appaiono e scom-paiono come pianeti splen-denti, misteriosi e lunatici.

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@ courtesy of Paul KranzlerDal progetto Land Jugend

@ courtesy of Andreas WeinandDal progetto Colossal Youth

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creato nel 2010 da gianpaolo arena, claudio bettio e andrea gaio, landscape stories (landscapestories.net) è un magazine on line indipendente dedicato alla presentazione di storie e progetti fotografici, seguito in 100 paesi nel mondo. sito internet, blog, facebook, twitter, canale video su vimeo ospitano centinaia di progetti fotografici, interviste esclusive con i protagonisti della fotografia contemporanea, una selezione di photobooks in formato video. quotidianamente vengono proposti approfondimenti e notizie riguardanti pubblicazioni editoriali, esposizioni, novità di settore.

landscape stories

@ courtesy of Andrew Miksys Dal progetto DISKO

@ courtesy of Daniel GentelevDal progetto Home and Identity

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landscape storiesandreas Weinandmark steinmetzfrank rothevikky WilkesJocelyn leezoltán Jókayrobin bowmanlydia panaslaura pannackfrancesco neripeter Yankowskymichelle sankdeanna templetonJona frankmartine fougerongreg milleramy touchettepaul Kranzlernigel shafrandaniel gentelevglen erlerheidi de gierraimond Woudaalessandra dragonirania matarellie brownnathalie mohadjerandrew miksys

autori

@ courtesy of Jocelyn LeeDal progetto Nowhere but here

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Claudio CassanoLizzie, New Year Morning - Barwon Heads, Australia, 2005

Osservare la bellezza in-trappolata nella quotidia-nità. Esplorarne i dettagli, immaginare quali storie si nascondano dietro un volto, un’espressione, uno sguardo distante. Lasciare affiorare i ricordi e le illusioni infantili. È questa la potenza imma-ginifica che fa da sfondo alle fotografie di Claudio Cassa-no. Scatti rubati nelle strade delle metropoli, nell’inti-mità di una casa, in qualche bar. Scatti distratti, spesso imperfetti ma capaci di re-

stituire l’emozione di un at-timo. Ad essere ritratte sono spesso giovani donne, altere e immerse nei loro pensieri. Le presenze femminili sono ricorrenti e rappresentano in maniera molto naturale la bellezza della realtà. Laurea-to in storia dell’Arte e pittu-ra, è cresciuto lavorando tra Parigi, Tokyo e New York. Dagli inizi come assistente di Mario Testino, a cui si rifà la sua visione limpida della fo-tografia, ha collaborato con i più importanti style magazi-

nes di tutto il mondo. Enfant prodige della fotografia, nel 2001, gli viene riconosciuto il primato come fotografo più giovane ad aver pubblicato su Vogue Paris. Le sue im-magini, contraddistinte da un’estetica sempre al confine tra moda, reportage e arte, sono apparse sulle pagine di numerosi magazines, solo per citarne alcuni: Nylon, Bon, Ponytail, Made, Ryuko Tsushin, Label e in progetti espositivi e pubblicazioni per marchi di lusso.

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osservare la bellezza

Claudio CassanoYumiko’s Breakfast - Shibuya, Tokyo, 2007

claudio cassano

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Quei ragazzi dello sKate

“Lo skate non è una moda, è un’addiction”. A parlare è Giampaolo Zampicinini, co-nosciuto come Zampa, fon-datore insieme a Paolo Nelzi della Graw, uno dei marchi di tavole che ha fatto la saga dello skate in Italia. Zampa, anche noto come il fotografo ufficiale, tra i primi ad avere rappresentato l’immagina-rio torinese dello skate, che dalla fine degli anni Settanta a metà degli anni Novanta ha vissuto alterne vicende e

fortune. “Erano gli albori, lo skate nel nostro paese ebbe un’esplosione d’interesse e un abbandono. Tornò alla fine degli anni Ottanta sulla cresta dell’onda, ma per noi non ci fu mai interruzione. Non aveva-mo internet e i video. Imma-ginavamo tutto. Bastava una foto scovata su qualche maga-zine d’oltreoceano ed eravamo già in strada a sperimentare nuovi trick”. La storia uffi-ciale, quella dell’immaginario americano si intreccia con le

esperienze personali e locali, con l’urgenza di raccontare in modo del tutto analogico ciò che si stava sperimentan-do. Dai trick ai momenti di svago, ai primi esperimenti rudimentali e pionieristici di costruzione di tavole e ram-pe, la fotografia di skate, in pochi decenni ha oltrepassato i confini della propria nic-chia culturale per diventare rappresentazione autentica di uno sport e di uno stile di vita urbani, in una città che stava

a cura dI

carlotta petracci e andrea fazzolari

Marco Pantaleoni Torino, 1989

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Andrea Fazzolari, Roma Baco Tour, 1999

Ivan Cazzola Mark Gonzales con la sua compagna, Torino, 2012

definendo la propria identità. Culture underground, anta-goniste e sommerse, in cui possiamo far rientrare a pieno titolo quella dello skate, han-no contribuito a cambiare il volto di Torino, in un perio-do in cui, come cantavano i Woptime, non succedeva mai niente. “In una città senza un futuro in cui sperare”. Uno sguardo retrospettivo però ci dice che qualcosa è cambia-to, che al volto della Torino

arrabbiata e notturna degli anni Novanta corrisponde ora quello di una città internazio-nale. Da qui l’idea di raccon-tare la sua storia, attraverso documenti fotografici, per gran parte inediti, e memorie di confine, ricostruendo quel legame indissolubile che per lungo tempo, nello spirito ma anche nei fatti, ha tenuto in-sieme due scene: quella dello skate e quella punk-hardcore, all’insegna del Do It Yourself.

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la peggio gioventu’

Suonava Radio Black Out negli anni Novanta, una ra-dio antagonista, che batteva un’unica bandiera: quella dell’Anarchia. L’unica a To-rino a suonare note nuove, distorte, l’unica a promuove-re l’hardcore, un fenomeno musicale che tra i Settanta e gli Ottanta aveva attraver-sato l’America. Per poi arri-vare qua, in Italia, a Torino, prima con lo spirito politica-mente impegnato di gruppi come Nerorgasmo, Panico, Declino, Negazione, poi con gli spazi occupati, El Paso e tutta la scena anni Novanta, con i Cov, i Crunch, i Fram-menti, i BelliCosi, gli Artu-ro, i Woptime. Che già negli anni Ottanta, erano diventati il punto di incontro tra que-sta scena musicale e quella dello skate. C’era voglia di comunicare, a Torino in quel momento, voglia di libertà, di fare per sè stessi. Un bisogno tutto nuovo, che si esprimeva nelle fanzine, nei concerti semi-clande-stini, nella fisicità di questa musica arrabbiata, che an-dava oltre il punk, l’estetica, le mode, per farsi urlo puro, rumore, furor di adolescenza.

a cura dI

carlotta petracciandrea fazzolari andrea spinelli

bellIcosI, rIbellI, anarchIcI. IspIratI dal desIderIo dI lIbertà e dal bIsogno dI comunIcare. In mostra documentI e fotografIe deI gruppI che hanno fatto la storIa dell’hardcore torInese neglI annI novanta

Tour bus Crunch

Concerto dei BelliCosi

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la storia di el paso è correlata all’arrivo del movimento punk a torino, tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. In quegli anni cominciavano a formarsi le prime punk band: 5° braccio, bluevomit, Kollettivo e i d.d.t. nel 1986, dall’incontro del collettivo punx anarchici con gli anarchici di via ravenna che si erano divisi dalla f.a.I., nacque il collettivo avaria. furono tra i primi a cercare un posto da autogestire. dopo una serie di occupazioni di edifici pubblici abbandonati, tutte concluse con sgomberi, venne occupato el paso, anch’esso sgomberato nel ‘87 e poi subito rioccupato. con la seconda occupazione venne stipulato un accordo temporaneo con il comune, che lo concesse a titolo gratuito temporaneamente. la concessione però non venne mai rinnovata, e il centro si trova ancora oggi in una situazione di illegalità.

el paso

Sala prove Crunch

Momento di riposo degli Arturo

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Silenzio e velocità. Sono i due elementi essenzia-li dell’hardcore. Silenzio e furore, urla di rabbia, gioia e dolore, rappresentano al contempo una condizio-ne esistenziale ben precisa. Forte, fragile, estroflessa ma anche ripiegata su se stessa, l’adolescenza, vissuta intima-mente tanto quanto guardata retrospettivamente, ci lascia sempre con uno strano sen-

timento di “indefinitezza”. Condizione liminale e terri-bilmente difficile da lasciarsi alle spalle, è prima di tutto contraddistinta dall’urgenza, da quell’esplosione comu-nicativa ed espressiva che ci permette di comprenderla solo per frammenti. Questo è il punto di partenza di The Screamo, ultima opera di arte partecipata di Luca Saini, oggi fotografo e artista, ieri

the screamo

cantante dei Frammenti, uno dei gruppi emocore della scena punk hardcore torinese degli anni Novan-ta. Un titolo paradigmatico quindi, sia per i suoi risvolti musicali sia come metafora, iconografica e sonora, di questa condizione emoti-va inafferrabile, che è do-cumentata da una serie di video-ritratti di tre minuti ciascuno, in cui gruppi di

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fotografo e artista torinese. la sua storia è da sempre intrecciata a quella della musica. cantante dei frammenti nei rumorosi anni novanta, segnati da un’energica scena punk hardcore, ha fotografato e diretto videoclip per molti gruppi musicali italiani, tra cui: subsonica, linea 77, disco drive, perturbazione, motel connection. tra le sue più belle fotografie si ricordano quelle dei libri firmati da peter greenaway, david cronenberg e atom egoyan. molte, negli anni, le mostre personali e collettive: in Italia, europa, turchia, India e thailandia. tra i suoi ultimi progetti, sempre più orientati all’arte partecipata, si ricorda “my beautiful disco”, dove per tre anni ha girato l’Italia e coinvolto mezza torino, realizzando una gigantesca antologia esistenziale del disco in vinile.

luca saini

giovani e giovanissimi con-densano in silenzi, sguardi e scatti di rabbia il segreto della loro età. I video-ri-tratti aff iancati tra loro re-stituiscono un’energica e di-sarmonica rappresentazione dell ’adolescenza. È lasciato invece alla fotografia, il compito di cristallizzare in alcuni scatti esposti in mo-stra gli attimi più intensi di questa opera in progress.

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Combattere le immagini con le immagini. Spingere le im-magini a uscire dal loro con-testo. Ripescarle dagli scarti. Rovinarle, tagliarle male. Oppure sublimarle come sfondi, in dimensioni prima impossibili. Abbinarle per creare un effetto visivo sco-nosciuto. Usarle come mezzo per la fuga. In modo consa-pevole o meno, erano questi gli impulsi che animavano la migliore produzione edito-riale indipendente in Euro-pa e America alla fine degli anni Novanta. Se proviamo ad aprire e fotografare alcuni style magazine del periodo —è quello che abbiamo fat-to letteralmente, con molta libertà sulla categoria, attin-gendo da un archivio perso-

nale e per questo parziale, consumato, adorato— ci troviamo di fronte a scenari radicalmente diversi. Prima che l’impostazione fotogra-fica dei media cartacei del XXI secolo tornasse gra-dualmente a una pulizia e un equilibrio formali, omologa-ti dai canoni della leggibilità e dai vincoli della fruizione digitale dei contenuti, le ri-viste contemplavano il caos. Corteggiavano la difficoltà di lettura, ricercavano l’erro-re, in un rapporto totalmente nuovo —e purtroppo effime-ro— con il tempo che il let-tore dedicava a esse. Speri-mentare, provocare, stupirsi. Era l’imperativo categorico di molti fotografi e art di-rector, in un eccezionale pe-

IrrIlevante, fuorI fuoco, sgranata, sbaglIata. ma anche Inaspettata, sublIme, effImera — e per questo memorabIle.

un campIonamento serendIpIco e personale, per esaltare Il ruolo della fotografIa nella sperImentazIone deglI stYle magazIne dI fIne annI novanta

riodo di crisi e cambiamento, in cui i processi analogici e manuali della grafica, del-la fotocomposizione e della tipografia —e, subito dopo, della fotografia— stavano per essere definitivamente sorpassati. Erano gli anni in cui si poteva già immaginare che presto, coi nuovi mezzi digitali, ognuno sarebbe sta-to un grafico, ognuno sareb-be stato un fotografo. E forse proprio per questo si pro-vavano tutte le strade, con tutti i mezzi possibili, senza indietreggiare di fronte a ciò che appariva imperfetto.

Doppia pagina di Raygun, (USA, 1997)

Doppie pagine di Big, (USA, 1999)

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a cura dI

luca ballarini bellIssImo

psychedelic paper

Doppia pagina di Speak, (USA, 1998)

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un progetto dI commIttenza artIstIca per rIflettere su una nuova estetIca della montagna attraverso lo sguardo vIvace e attento deI gIovanI fotografI ItalIanI

a cura dI

luca andreoni e alessandro ottenga

open your mountains

Molta fotografia contempora-nea si dedica oggi allo studio e alla rappresentazione dei pro-blemi dei territori e della socie-tà; in particolare, in quest’ul-timo decennio, molti artisti hanno ricominciato a occuparsi della montagna con sguardo rinnovato, attento e affilato. La montagna offre oggi a que-sti sguardi non ingenui grandi opportunità visive e di ricerca, mettendo a disposizione spesso spazi e situazioni che sono di confine tra diverse percezioni, tra diversi problemi e possibili fruizioni, incrociando tradizio-ne e futuro, debolezze e poten-ze. Nato nel 2008 in Valle d’A-

osta, “Open your mountains/ Artist in residence” è un pro-getto di committenza artistica promosso dall’Associazione Mountain Photo Festival e so-stenuto dalla Fondazione CRT, con il quale si intende valoriz-zare l’importanza dello sguardo dei giovani nella riflessione sul “luogo” Montagna, inteso come spazio fisico, sociale e culturale contemporaneo. Secondo una formula ormai consolidata, il Mountain Photo Festival ospita ogni anno dieci giovani studen-ti selezionati tra alcune delle più importanti scuole di fotografia italiane (IED di Torino, CFP Bauer di Milano, Master in

Rosaria Casolaro Courmayeur, 2008

Pagina a fianco, in alto Francesca Catastini

Cervinia - Plateau Rosa, 2009in basso Federica Cattagni

Colle del Gran San Bernardo, 2010

Photography and Visual De-sign di NABA e Fondazione Forma per la Fotografia, Mila-no) indirizzando la loro rifles-sione verso una nuova definizio-ne di “estetica” della montagna e sostenendo la produzione di lavori fortemente site specific che vengono esposti l’anno succes-sivo nel quadro della sezione “young” del festival.

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autori

chiara arrigoni niccolò benetton marco bergamini federica borgatogiovanni bottisio luca canovaflavia caratto rosaria casolaro francesca catastini federica cattagnigiacomo chiesafrancesca cirilli michele coppari michele costamarco davolio giuseppe fanizza alberto gottardo maria aurelia lattaruli mattia mammolitivalerio manghisilvia mangosio emanuele mastaglia alessandro mombelli paolo montimattia paladini armando perna enrica quaranta sissi rosellisimone santilli giovanni scotti giulia ticozzivanessa vettorello Isotta mitsue zanoli valentina zanzi

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Gli scatti realizzati per il progetto di tesi del Corso triennale post-diploma di Fotografia a.a. 11/12 dell ’I-stituto Europeo di Design di Torino raccontano un viaggio che documenta la realtà de L’Avana sotto mol-teplici aspetti. Partendo dal soggetto “L’identità cuba-na oggi dopo la rivoluzione castrista del 1959”, gli stu-denti sono stati chiamati a realizzare un progetto che individuasse e approfon-disse un aspetto a scelta tra Scuola, Arte, Architettura, Religione, Sviluppo, Eco-nomia, Tradizioni e Pro-blematiche sociali nella ca-pitale, sviluppando il tema prescelto attraverso una for-

ma espressiva e un metodo narrativo personale. Il pro-getto si inserisce nel conte-sto di una filosofia forma-tiva e didattica che collega costantemente il sapere al saper-fare, con un’attenzio-ne particolare al rapporto tra essere e ben-essere, ov-vero all ’Uomo come fattore centrale nella riflessione sulla Cultura del Progetto. In linea con questa meto-dologia, gli studenti di Fo-tografia negli ultimi sei anni hanno sviluppato progetti focalizzati su questioni so-ciali di rilevanza internazio-nale, entrando direttamente in contatto con le realtà e i territori interessati da tali problematiche.

tredIcI fotografI dIplomatI all’IstItuto europeo dI desIgn dI torIno raccontano con le loro ImmagInI I dIversI voltI de l’avana

a cura dI

enzo obiso coordInatore del corso dI fotografIa

eriK balzaretti dIrettore Ied vIsual communIcatIon

identidades de cuba

© Federico AimarUn pendolare a Cuba, 2012

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autori

© Ivan BenedettoBaseball, 2012

© Marco BorsatoSpace and time, 2012

federico aimarottavia arallaludovica bassoIvan benedettomarco mattia borsatofrancesca cerejaalessandro de michieligiulia guastellivalerio manghienrica paveseIlaria saraccoalice traballiluca vianello

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La fotografia è uno strumen-to fondamentale di documen-tazione: è nata come mezzo per rappresentare la realtà ed assolve ancora oggi nel modo migliore a questo compito. A ciò si aggiunge che il “fare fotografia” è diventato a sua volta un modo per esprimere la creatività umana e quindi di fare arte. Partendo da questa affermazione la prima cosa che diciamo a tutti coloro che vogliono addentrarsi nel mondo della fotografia d’ar-te è “Bendatevi l’occhio che non usate!” Imparate, cioè, a ragionare come ragiona il vostro obiettivo…con un oc-chio solo”. Questo è uno dei tanti consigli che diamo agli aspiranti artisti dell’ Accade-mia di Fotografia della Fon-dazione Artevision, affinchè imparino a comunicare con le immagini, a guardarle con occhio critico e, cosa ancora più importante, a scattare consapevolmente le proprie fotografie. Ogni anno a fine corso viene assegnato un progetto da realizzare, e per l’anno 2011/12 abbiamo scel-to il tema del lavoro. Ne sono scaturiti interessanti pro-

a cura dI

telemaco rendinepresIdente fondazIone artevIsIon

lavoro d’accademia

Federico DisegniDal progetto Lavori Antichi, 2012

“c’è una grande dIfferenza tra lo scattare una foto e fare una fotografIa”robert heInecKen

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getti, alcuni dei quali sono esposti alla prima edizione di Photissima Festival. Tra questi, i lavori di: Andrea Boglio, “Lavoratori da Bran-co” reportage sulla vita dei pastori e la migrazione sta-gionale della transumanza; Daria Picciotti, “Mani La-boriose” sull’importanza dei gesti e l’“intelligenza delle mani”; Erika Vitale, “Strade Truccate”, un reportage sugli artisti e attori di strada; Fe-derisco Disegni, “Lavori An-tichi”, che racconta la quoti-dianità di svariati lavori, da quello del taxista a quello del fruttivendolo; Gino Mazzuc-co, “Lavori su Commissione” che invece ripropone una storia iconografica di tutti quei mestieri che il mondo occidentale ha dimenticato. Una riflessione dunque a tutto tondo sul mondo del lavoro, in continuo cambiamento, imminente ritorno ad una di-mensione sempre più legata al saper fare.

lavoro d’accademia

Andrea BoglioDal progetto Lavoratori

da Branco, 2012

andrea bogliofederico disegni

gino mazzucco daria picciotti

erika vitale

autori

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per raccontare la storia della lomografia bisogna

fare un salto nel passato, a quell’incontro fortuito di inizio

anni novanta, quando due studenti di vienna scovarono

una lomo Kompakt automat, una piccola ed enigmatica

macchina fotografica russa. la usarono per scattare le loro prime foto, spontanee, istantanee, veloci, usando il mirino solo raramente: i

risultati furono sorprendenti. colori vibranti, forte

saturazione e una vignettatura pervasiva. una volta tornati

a casa i due amici cercarono una lomo lc-a tutta per loro, dando inizio ad uno stile di sperimentazione

completamente nuovo. la lomografia, oggi conosciuta

in tutto mondo, nasce così, quasi per caso, per

diventare ben presto mania, immaginario e simbolo di

un’allegra combinazione di lo-tech e hi-tech.

lomography concorso fotografico

welcome to the jungle

Vittoria Cirillo Memorize the City, 2012

Francesco FormiconiBrothers in the Jungle, 2012

un concorso nato dalla collaborazIone tra lomographY e photIssIma

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leonardo brogioni (leobrigioni)vittoria cirillo (kasumiart)arianna damonti (stea)francesco formiconi (lomocaster)mario grieco (goonies)giovanni licitra (nanni-licitra)federica rodella (raspberry)giuliana vaccaro (giuxmad)giuseppe zappalà (cryboy)

autori

concorso fotografico

welcome to the jungle

Arianna DamontiBlue Balloon, 2012

Federica RodellaBianca, 2012

È tutto un fatto di nostalgia analogica. Le nuove tecnolo-gie, le app, la rete non fanno altro che amplificarla. Ep-pure spesso si dimentica che dietro ad ogni nuova abitu-dine si nasconde un’icona del passato. Per noi quest’anno è stata la Diana, una delle tante macchinette prodotte da Lo-mography, marchio-simbolo della fotografia analogica, po-polare e giovanile. È nato con queste premesse il concorso nazionale Welcome to the Jun-

gle, lanciato sul sito di Lomo-graphy in collaborazione con Photissima. Due settimane di contest e di safari urbano in giro per l’Italia, condensati in dieci fotografie e quattro giorni di mostra, per raccon-tare stranezze e stereotipi del-le nostre città.

a cura dI

lomography italia

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C’ero anch’io a Pompei quan-do Cristina Regina Omenetto compì la sua prima missione diretta a una rappresentazio-ne fotografica “non confor-me” del sito. Dovevo scri-verne: in Monumenti futuri (Editoriale Modo, Milano 1999) definii quel suo lavoro come “paradossale”. Si trat-tava infatti di un paradosso tecnico: nell’usare una mac-chinetta Lomography Holga dai “difetti” enfatizzati, ma per produrre immagini so-fisticate. E di un paradosso spazio-temporale: nel creare visioni dense di interferenze

e sovrapposizioni tra i graf-fiti antichi e quelli dei nuovi tamarri, tra i morti incene-riti e quelli viventi, come molti turisti contenti. Una prova magistrale dal punto di vista estetico e politico-culturale. Come le sue pa-role di oggi, rivolte ai visi-tatori di Photissima, meglio delle mie possono spiegare: “Pompei si sta sgretolando sotto i nostri occhi. L’incu-ria già esistente quando ho realizzato queste fotografie, ormai quasi 15 anni fa, è andata avanti e i crolli degli ultimi tempi lo confermano.

la dImostrazIone che I rIsultatI espressIvI e tecnIcI non dIpendono solo dall’apparecchIo fotografIco adoperato

a cura dI

enzo biffi gentili dIrettore del mIaao

cristina regina omenetto:the Queen at pompeii

Sono felice di riproporre queste immagini su Pompei in una mostra che, spero, voglia anche interrogarsi e riflettere su quanto avviene intorno a noi e su quanto un bene culturale sia importan-te e vitale per il nostro paese. Credo fermamente si debba guardare al futuro con una nuova e moderna visione e affrontare questa sfida a salvaguardia del nostro pre-zioso patrimonio artistico. Spero che queste fotografie vi parlino e vi chiedo di dare ascolto a queste voci così come io le ho ascoltate…”.

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Il lavoro di cristina regina omenetto a pompei era inserito nel progetto di bticino “a regola d’arte” diretto da enzo biffi gentili, che nel 2000 si è aggiudicato il premio orvieto fotografia e un premio guggenheim Impresa e cultura.

the rules of art

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la possIbIlItà dI un benefIcIo recIproco lega l’archItettura alla fotografIa, che, come organIsmI mutualIstI, convIvono In una stretta relazIone. Il rIsultato della collaborazIone tra le due dIscIplIne avvantaggIa anche chI attraverso le ImmagInI accresce la sua conoscenza dell’archItettura

a cura dIriccardo bedrone presIdente ordIne archItettI torIno carlo novarino presIdente fondazIone oat

ordine architetti torinofotografia e architettura:

una coppiadi fatto

La fotografia dell ’architet-tura forse non esiste, ma fotografia e architettura, usando codici propri, dia-logano e si “usano” in una reciprocità di scambio di ruoli tra strumento e uti-lizzatore. L’architettura è sfondo, quinta scenica, sog-getto, è monumento isolato dal contesto, è parte della città. Molti architetti usa-no la fotografia come stru-mento didattico e di ricerca, come medium di rappresen-tazione e rif lessione critica. Usare la fotografia per av-vicinarsi all ’architettura è l ’operazione di divulgazione costruita dall ’Ordine Ar-chitetti Torino e dalla sua Fondazione, che negli ul-timi dieci anni hanno ispi-rato rif lessioni sulla città e il territorio. Per incuriosire anche il passante distratto sono state promosse mostre

fotografiche nelle piazze cittadine: “Architetture Ri-velate”, “L’eredità del Mo-derno. Architettura a To-rino 1918-1968” e “3x50=1. Architetture per la capitale e le celebrazioni dell ’Unità a Torino”. Per coinvolgere chi ha già sviluppato sen-sibilità su questi temi, sono stati creati dibattiti e una mostra fotografica dal ti-tolo “Dove f inisce la città”, esito di un concorso curato dal blog taomag.it sui li-miti f isici della città e sul suo futuro. La rivista TAO Transmitting Architecture Organ ha ospitato gallerie fotografiche di autori come Laura Cantarella, Pier Lu-igi Meneghello, oltre al circuito di Flickr, che han-no illustrato la fragilità del territorio e del costruito o la spazialità di luoghi insoliti, nascosti o ignorati.

è il primo progetto di rappresentazione visiva e critica operata attraverso la fotografia di arcosanti e cosanti, frammenti di città realizzate nel deserto dell’arizona dall’idea di paolo soleri (1919) come esemplificazione della sintesi tra architettura ed ecologia. gli scatti di emanuele piccardo e filippo romano sono mezzo per leggere un luogo restituendone un’iconografia originale che si confronta con la grande tradizione fotografica americana.Il progetto soleritown è dell’associazione culturale plug_in, sostenuto dalla fondazione ordine architetti e dall’assessorato alla cultura della provincia di torino.

soleritown

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Filippo RomanoArcosanti, 2006

Filippo RomanoPaolo Soleri, Cosanti, 2006

Emanuele PiccardoArcosanti, 2006

Emanuele PiccardoEarth House, Cosanti, 2006

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Dal 1970 (Atto Notarile 1979)  l ’Istituto Alvar Aal-to di Torino IAA/ Museo dell ’Architettura Arti Ap-plicate e Design, si occupa di promuovere in ambito nazionale e internazionale la conoscenza e la salva-guardia del patrimonio del-le arti, da quelle plastiche e visive, al design e al l ’ar-chitettura del Novecento f ino alla contemporanei-tà. L’Istituto conserva ar-chivi fotograf ici integrali e parziali, di architetti e artisti, che molto spesso sono contemporaneamente autori e fotografi dei propri lavori. Fanno parte di que-sti archivi, quello relativo alle opere di Alvar Aalto, Nicola Mosso, Leonardo Mosso, Laura Castagno, Umberto Cuzzi, Mario Dezzutti e Ottorino Aloi-sio; e fotogrammi di ca-rattere eccezionale relativi

ad architetture, personaggi e opere artistiche di vario genere. Oltre a questi corpi fotografici ve ne sono poi altri considerati speciali, dall ’archivio documentale di Giulia Veronesi, da lei raccolto durante gli anni della sua importante at-tività di critico e storico dell ’architettura italiana; a quelli che si sono costitu-iti nel tempo in occasione di avvenimenti singolari, come la redazione di Lette-ra, la rivista internazionale dedicata a tutte le arti, di-retta da Laura Castagno; ai gruppi di fotografie di vari autori tra cui Leonar-do Mosso, Laura Castagno e Stefano Mosso, che rac-colgono documenti relativi ad importanti avvenimen-ti della storia delle arti e dell ’architettura, come la demolizione della “Società Ippica” di Carlo Mollino.

a cura dI

leonardo mosso e laura castagno

istituto alvar aalto fotografie

moderne

Lazlo Moholy NagySanatorio di Paimio in costruzione

(Alvar Aalto), 1929-1933

archItetture, progettI sperImentalI, avvenImentI eccezIonalI. questo e molto altro sulle artI

plastIche, vIsIve, Il desIgn, l’archItettura dal novecento a oggI

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Hedrich - Blessing Lake Shore drive (Mies van der Rohe), Chicago, 1951

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Pietro Accorsi era solito dire: “Se potessimo rimet-tere insieme tutto ciò che mi è passato per le mani, non basterebbe Piazza Vittorio a contenerlo!”. L’Archivio fo-tografico è appunto lo stru-mento più concreto di cui disponiamo per immaginare tutto questo. Infatti si trat-ta di una preziosa collezione di circa 17.000 immagini inerenti le arti decorative, il cui nucleo principale è co-stituito proprio dalle opere d’arte passate nella Galle-ria dell’antiquario Accorsi. Parte interessantissima di questo fondo è costituita dagli album delle più sfar-zose case arredate da lui, residenze di grandi famiglie dell’aristocrazia, della no-biltà o di ricchi industriali.

Per comprendere l’importan-za dell’archivio fotografico è necessario conoscerne la storia e, almeno una volta, aver visitato il Museo di Arti decorative della Fondazione Accorsi-Ometto. Tutto ha inizio a Torino, nel 1891, quando nasce Pietro Accorsi. Ultimo di quattro figli e di famiglia non abbiente, egli rivela fin da bambino quella innata classe e straordinario intuito artistico che lo resero uno dei più grandi antiquari nell’Europa del Novecento. Accorsi dedica settant’anni di lavoro ad una continua, febbrile ricerca di capolavori. È fidato consulente di colle-zionisti, mercanti, direttori di musei e uomini potenti di tutto il mondo. Alla sua morte, nel 1982, lascia la

a cura dI

fondazione accorsi-ometto

fondazione accorsi-ometto

case belle, salotti buonil’arte decoratIva del seI e settecento condensata In una rIcca raccolta dI ImmagInI dI oggettI, mobIlI, dIpIntI, tappetI, arazzI, argentI sculture e porcellane

collezione d’arte ed il prezio-so patrimonio mobiliare ed immobiliare ad una Fonda-zione e la sua eredità morale al Cavalier Giulio Ometto, attuale Presidente della Fon-dazione Accorsi-Ometto, il quale ha il grande merito di aver portato a compimento il sogno di Accorsi e di aver costituito il Museo di Arti decorative. L’archivio foto-grafico è in continua evolu-zione: l’acquisizione di nuovi fondi, campagne fotografiche mirate e la sinergia con altre Istituzioni ne garantiscono lo sviluppo e l’implementa-zione. La digitalizzazione e la catalogazione informatica sono gli obiettivi che presto verranno raggiunti e con essi la possibilità della consulta-zione on line.

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fondazione accorsi-ometto

case belle, salotti buoni

Dall ’Archivio della Fondazione Accorsi-Omettointerni arredati da Pietro Accorsi

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Presso il complesso monu-mentale di San Filippo Neri a Torino sono attivi dal 2000 il Seminario Superiore di Arti Applicate e dal 2005 il MIAAO Museo Interna-zionale delle Arti Applicate Oggi, due strutture -dirette sin dalla fondazione da Enzo Biffi Gentili- che attualmen-te condividono i loro archivi fotografici. Logicamente si tratta di archivi specializza-ti in arti applicate contem-poranee, molte delle quali tuttavia non iscrivibili nei tradizionali confini disci-plinari. A esempio accanto a fondi cospicui relativi alla ceramica o ai rapporti tra arte e design soprattutto per quanto riguarda il secondo dopoguerra del Novecento, sono presenti documenti sul nuovo “artigianato metropo-litano” a livello internazio-nale, nel quale è compreso

anche certo “lavoro digitale”. Questo approccio innovativo ed eccentrico è ben eviden-ziato nell’ambito di Photissi-ma Festival dall’esposizione, “per campioni”, di fotografie di culturismo, o bodybuil-ding, considerato a tutti gli effetti come una “arte del fer-ro” che, fondata sul “lavoro manuale”, crea corpi “arte-fatti”. Tra queste immagini molto notevoli storicamente sono quelle dell’armeno-francese Gregor Arax (1897- 1975), fotografo di cui presso gli Archivi SSAA/MIAAO è conservato un importante blocco di stampe vintage e soprattutto di negativi origi-nali, la maggior parte su la-stre di vetro. Ma sono anche curiose alcune rare prove di incursioni nel campo degli Iron Men di personaggi -in veste di autori, praticanti o amatori- insospettabili.

Il culturIsmo concepIto come un generedell’artIgIanato, dIretto a costruIrecol lavoro manuale forme artefatte

a cura dI

enzo biffi gentilidIrettore del mIaao

miaao: foto d’arte

del ferro

A latoAnonimo Bob Paris, 1988-89

Gregor AraxEmile Bonnet le plus bel athlète du monde, 1938

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A latoAnonimo Bob Paris, 1988-89

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Festa notturna giapponese, sede estiva del Circolo degli Artisti, Chalet Eridano, 1924

Chalet Eridano, 1936

Cavalieri del Bogo, 1934

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a cura dI

davide mabellini socIo e probIvIro del cIrcolo deglI artIstI

circolo degli artisti

tutti intorno al bogo

Luigi Tartaglino, Presidente del Circolo degli Artisti

Il Circolo degli Artisti ven- ne fondato nel marzo 1847 dall’avvocato Luigi Rocca e da un gruppo di amici per “stabilire le basi fondamen- tali di una Società di lette-ra- ti e di artisti che avesse per iscopo il radunarsi per co- municare tra loro idee e con- tribuire all’incremento delle lettere e delle arti bel-le”. Nel 1858, con l’aumen-tare del numero dei soci , 779, il Cir- colo degli Artisti trasferisce la sua sede a Pa-lazzo Gra- neri, di proprietà dei Ger- baix de Sonnaz. Il Circolo, in quell’ambiente prestigioso, non rimane un isolato centro di arte e di cul-tura, ma di- venta punto di ritrovo artisti- co e culturale ad alto livello, coagulando attorno alla sua attività una ricca vita mondana fatta di divertimenti, feste in ma-

schera e balli. Memorabile fu il ballo dato dal Circolo degli Artisti per le nozze del prin-cipe Girola- mo Napoleone con la princi- pessa Maria Clotilde di Sa- voia, avvenute nel 1859. Nel 1861 nasce nei saloni del Cir- colo l’Ordine del Gran Bogo dell’Universo, associazione che diventerà il nume tutelare del Circolo: una sorta di cor- te cavallere-sca, configurata sul modello antico, che aveva per scopo il divertimento du- rante i carnevali, ma cosa più im-portante voleva esprimere la solidarietà tra gli artisti e stimolare il loro intervento a favore delle opere benefiche della città. Proprio i Cavalie- ri del Bogo saranno i fautori dei grandiosi ricevimenti che animeranno da lì in avanti la vita sociale del Circolo, dal ballo dell’Oro nelle scuderie

di Palazzo Reale, a quello del Cotone a quello del Carta, alla festa giapponese o quellaLibica presso lo Chalet Eri- dano, sede estiva del Circo- lo. Tutte queste magnifiche serate sono giunte sino a noi grazie alla lungimiranza dei nostri predecessori che ne hanno conservato inviti, mi- nute, manifesti e splendide fotografie custodite tuttora presso l’archivio storico del Circolo. Tra le collezioni d’arte del Circolo degli Arti- sti un posto di rilevante im- portanza è dato all’Archivio Fotografico, che documenta l’attività goliar-dica e sociale del Circolo e la creatività dei grandi fotografi torinesi dal 1930 al 1950, non-ché alcuni lasciti più moderni.

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Il centro Universitas Scho-larium per la documenta-zione della vita studentesca e goliardica è stato fondato da Marco Albera nel 1991, e raccoglie oltre 6000 docu-menti che raccontano l’espe-rienza spensierata e geniale della vita studentesca. Tra questi documenti trovano spazio: 4200 manoscritti e testi stampa, riguardanti la storia dell’Università in Piemonte; oltre 1200 tesi di laurea; componimenti poeti-ci e canzoni di vario genere; periodici e numeri unici di giornali studenteschi; un va-sto archivio iconografico che raccoglie cartelli, manifesti e cartoline; e una sezione dedi-cata interamente all’abbiglia-mento goliardico, costituita da mantelli, medaglie, e oltre venti berretti. Una parte im-portante del fondo è poi de-

dicata alle feste e ai carnevali torinesi, che rappresentano un punto di partenza fonda-mentale per comprendere la tradizione delle feste e della goliardia studentesca. Que-sto grandioso e impegnativo spettacolo, documentato in più di settecento immagini, si rifà alle tradizionali “Gian-dujeidi” dal 1868. Spettacoli carnevaleschi che sul finire dell’Ottocento si sostituirono ai festeggiamenti del Circolo degli Artisti, promotore, in primis, della fantastica in-venzione del “Gran Bogo” e delle sue geniali feste. Scher-zi e pazzi veglioni furono una prerogativa della città fino al 1896, anno di scioglimento anche dell’Accademia degli Uccelletti, ultimo ‘avamposto’ delle feste carnevalesche cit-tadine di cui i primi goliardi raccolsero il sentire e l’eredità.

tra feste e golIardIa glI studentI raccolgono l’eredItà deI carnevalI, dI quel grandIoso e fenomenale spettacolo che furono le tradIzIonalI gIanduJeIdI

a cura dI

marco alberapresIdente accademIa albertIna

universitas scholarium

l’epopea di gianduja

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attuale presidente dell’accademia albertina di torino e vicepresidente del circolo degli artisti, è fondatore e direttore del centro di documentazione universitas scholarium, fondo che raccoglie migliaia di documenti per la storia degli studenti universitari in piemonte e in Italia. la sede del centro si trova in via colombo 15, è aperta al pubblico su appuntamento, ed è raggiungibile all’indirizzo di posta elettronica: [email protected].

marco albera

Schemboche Album del raduno delle maschere italiane, Torino, 1886

Reale MontabonePrima Giandujeide, 1868

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L’Archivio Scientifico e Tec-nologico conserva molti do-cumenti fotografici recuperati dai vecchi Istituti di varie Facoltà, a testimonianza di come l’iconografia scientifica abbia giocato un ruolo im-portante nella ricerca e nella divulgazione. In questa gran-de quantità di immagini nate da studi nelle più diverse di-scipline, attribuiamo grande importanza alle foto che ci mostrano momenti del lavoro nei laboratori, nelle cliniche o in esterni e che ci permettono di studiare, a volte a distanza di più di un secolo, il modus operandi degli scienziati del passato. A questa tipologia appartengono, ad esempio, molte fotografie che furo-no realizzate su richiesta di

Angelo Mosso (1846-1910), un fisiologo a cui si devono importanti scoperte sulla re-spirazione, la circolazione e la funzione muscolare. Egli ebbe anche un ruolo sociale come propugnatore dell’educazione fisica e, divenuto senatore, so-stenne le iniziative per ridurre la giornata lavorativa che era allora di dodici ore. Fu anche un attento divulgatore delle sue scoperte, scrivendo vari libri in cui trattò temi legati a esperienze comuni, come la fatica e la paura, oppure sul-le implicazioni mediche del nascente alpinismo sportivo. Per questo creò una completa documentazione fotografica relativa a tutte le sue attività in montagna e in laboratorio, che fu ampiamente utilizzata

a cura dI

marco gallonipresIdente archIvIo scIentIfIco e tecnologIco

unIversItà deglI studI dI torIno

archivio scientifico e tecnologico università degli studi di torino

sottosforzo

nei suoi libri. In questo fon-do e in altri che riguardano, ad esempio, la chimica, la merceologia, la medicina veterinaria, gli storici della scienza possono studiare la realtà quotidiana del lavoro scientifico e le modalità d’uso di strumenti che talora sono stati fortunatamente conser-vati. Di particolare interesse sono le immagini nelle quali l’uomo è l’oggetto dello stu-dio, in cui complesse e deli-cate attrezzature misurano il battito del cuore o il ritmo del respiro, e altre in cui un pri-mitivo elettrocardiogramma, registrato su pellicola cine-matografica, viene eseguito in una sala buia da una macchi-na singolarmente simile a una sedia elettrica.

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nel 1991 la mostra “strumenti ritrovati”, curata dal professor marco galloni e ordinata nell’archivio di stato di torino, dimostrò l’importanza e la vastità del patrimonio di strumenti scientifici e oggetti legati alla storia della scienza e della tecnica ancora presenti nell’università e in collezioni private. da questa esperienza nacque nel 1992 l’archivio scientifico e tecnologico dell’università di torino con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare le testimonianze materiali della scienza. In vent’anni l’archivio ha raccolto varie migliaia di reperti, molti dell’ottocento ma soprattutto del novecento, realizzando una “musealizzazione del presente a futura memoria” di cui fanno parte anche fondi fotografici e cinematografici storici. l’attività ha compreso soprattutto l’organizzazione di mostre e la realizzazione di eventi di divulgazione della storia della scienza. la sede operativa è nella ex manifattura tabacchi dove occupa oltre 2500 mq con uffici, biblioteca, magazzini e spazi espositivi.

archivio scientifico e tecnologico dell’ università degli studi di torino

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Giovani piloti. Fotografie scattate presso il laboratorio militare, istituito a due anni dall’inizio della Grande Guerra, per la selezione psico-fisiologica dei volontari candidati a volare, 1917/1918

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Questo fondo comprende qua-si cinquecento lastre in vetro formato 13x18 cm che furono realizzate con una macchi-na che, grazie a un sistema di mascherine scorrevoli, poteva registrare su ognuna sei o otto ritratti. Le foto furono scattate fra il 1917 e il 1918 nel labora-torio militare per la selezione psico-fisiologica dei volontari candidati a volare, istituito dopo due anni dall’inizio del-la Grande Guerra, quando gli aeroplani di entrambi i fron-ti avevano progressivamente trasformato i cieli in un nuovo campo di battaglia. Si era fat-to nel 1917 un primo bilancio delle cause che avevano por-tato a perdite di velivoli e vite umane e si era scoperto che una elevatissima percentuale di incidenti era da attribuire a problemi o insufficienze di carattere organico e fisiologico dei piloti. Si cercò allora aiuto nella medicina per cercare di prevenire queste perdite sot-toponendo tutti i candidati ai ruoli di pilota, osservatore o mitragliere a specifici esa-mi in grado di determinare

la capacità dei soggetti a sop-portare le condizioni di bassa pressione, scarsità di ossigeno e freddo che si verificavano durante il volo in alta quota. Il laboratorio di Fisiologia uma-na dell’Università di Torino, diretto dal professor Amedeo Herlitzka, che aveva ereditato l’esperienza maturata in pre-cedenza, a fine Ottocento, da Angelo Mosso sul comporta-mento dell’uomo in montagna, fu trasformato in struttura mi-litare ed esaminò più di tremila aspiranti. È interessante ricor-dare che il ritrovamento av-venne nel 1994 quando, cam-minando nel buio di un solaio, ci accorgemmo che stavamo calpestando vetri che, alla luce delle pile, si rivelarono cen-tinaia di lastre fotografiche. Nelle immagini ogni uomo è identificato da un numero; non sono stati ritrovati documenti che ci permettano di dare un nome a quei visi, ma la serie di centinaia di volti di giovani che nel 1917-18 avevano fra i venti e i trenta anni, si rivela un materiale di studio antro-pologico di grande interesse.

Sono presenti uniformi dei più diversi corpi e la varietà di berretti, elmetti, bustine, che-pì, mostrine, mantelli, nastrini di medaglie può costituire un tema di studio di uniformolo-gia. Certamente non minore interesse riscuotono i ritratti di borghesi, con una testimo-nianza di prima mano sugli abiti, le pettinature, le pose e gli atteggiamenti, spesso spa-valdi, di quei giovani che, a un primo sguardo, ci appaiono in maggioranza di estrazione borghese, probabilmente fra essi alcuni studenti universi-tari. Non possiamo non pen-sare ai rischi che avrebbero corso sia avendo superato i test, avviati perciò alle scuole di volo e poi alla guida di quei velivoli fragili e insicuri. Agli scartati si apriva però la strada del fronte, delle trincee, con il terrore degli assalti, dei bom-bardamenti, dei gas velenosi. Certamente molti di quegli occhi che ancora ci guardano dalle lastre si chiusero dopo poco tempo, in quella mat-tanza che la tecnologia rese più efficiente ed estesa.

archivio scientifico e tecnologico università degli studi di torino

giovani aQuilea cura dI

marco gallonipresIdente archIvIo scIentIfIco e tecnologIco

unIversItà deglI studI dI torIno

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Una manifestazione dal re-spiro internazionale, che coinvolge gallerie, autori e collezionisti. Milano si affac-cia al 2013 con una nuova edi-zione del suo Photofestival, con proposte che spaziano dal reportage all’arte contem-poranea, e che interessano la fotografia emergente tanto quanto quella dei grandi ma-estri. Più di cinquanta erano state nel 2009 le mostre foto-grafiche inaugurate, cresciute anno dopo anno, con un’idea forte e inclusiva: realizzare una manifestazione cultu-rale e di intrattenimento, in grado di coinvolgere tutta la città. Più di cento saranno i luoghi e gli eventi espositivi per l’edizione del 2013, a cui si affiancheranno una grande mostra al Palazzo della Ra-gione sulla “Fotografia ita-liana dal 1947 al 1967” e una serie di attività collaterali in collaborazione con START-MILANO e le sue trentotto gallerie di arte contempora-nea, che porteranno all’at-tenzione del pubblico cinque appuntamenti con la pellicola d’autore, una mini rassegna cinematografica stracolma di curiosità e rarità, interamente dedicata al mondo dell’arte contemporanea.

a cura dI

riccardo costantiniroberto mutti giovanni pellosocomItato scIentIfIco mIlano photofestIval

milano photofestival

belle foto, bella gente

Italo ZannierRiposo, 1960

antIcIpazIonI sulla nuova edIzIone del festIval fotografIco della capItale meneghIna. una manIfestazIone dal grande stIle e daI grandI numerI, In tutta la cIttà

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Fulvio RoiterCave di pietra lavica.Sicilia, 1953

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Progetti speciali

& eventi off

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Progetti speciali

& eventi off

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di frontee di schienaa cura dI elio grazioli

progettospeciale

La Collezione del Festival Fotografia Europea Reggio Emilia arriva al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e partecipa a Photissima Art Fair come evento speciale con la collettiva dal titolo Di fronte e di schiena curata da Elio Grazioli e organizzata da Pho_To Progetti per la fotografia. In mostra dal 7 novembre al 2 dicembre una serie di immagini di grandi fotografi tra cui Antoine D’Agata, Ferdinando Scianna, Martin Parr, Luigi Ghirri e Gabriele Basilico, acquisite dal festival emiliano in 7 anni di edizioni e custodite presso la Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. La Collezione del Festival, organizzato dal Comune di Reggio Emilia, raccoglie gli scatti di circa ottanta artisti, provenienti da diversi paesi europei: un insieme significativo di immagini legate ai temi del paesaggio urbano e della figura umana.

Martin Parrdalla serie Storie urbane, 2006

sede museo regionale di scienze naturali , via giovanni giolitti, 36 torino

date 7 novembre – 2 dicembre, inaugurazione: martedì 6 novembre

orari tutti i giorni 10:00/ 19:00, chiuso il martedì

info museo regionale di scienze naturali tel 011 4326365

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la linea goticaphotography

a cura dI enzo biffi gentilievento

off

sede mIaao museo Internazionale delle arti applicate oggi, via maria vittoria 5, torino date 1 novembre – 30 dicembre

orari dal martedì al venerdì ore 16-19.30 sabato e domenica ore 11-19. chiuso il lunedì

info mIaao museo Internazionale delle arti applicate oggi tel 011 5611161

Sir Simon Marsden Self-portrait

Il “gotico” è un genere espressivo che produce “immagini permanenti”, adottate da diverse generazioni in tutto il mondo. La mostra documenta artefatti fotografici “neogotici” contemporanei: innanzitutto quelli di maestri come Sir Simon Marsden, celeberrimo fotografo gothic inglese, recentemente scomparso; il “foto-grafico” francese Christophe Dessaigne, esperto in esplorazione urbana di edifici abbandonati e “infestati”; le due note artiste fotografe italiane Giulia Caira e Monica Carocci, tra le prime negli anni ‘90 del ‘900 a rinnovare l’ iconografia “gotica”. Accanto a quelle dei maestri, le foto di giovani artieri, alcuni al loro debutto espositivo: Art_Missy, Silvia Calcagno, Clorophilla Clorophillas, Gabriella Di Muro, Andrea Mucelli, Yakumo Kobe… La mostra vuole dimostrare il frequente raggiungimento di una pari dignità espressiva nei lavori di dieci fotografi già presenti in musei o solo, sinora, sul web; di nobili esponenti di culture alte oppure di aderenti a “sottoculture”…

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dr. KaranKa’s print

stravaganzaa cura dI christian grappiolo

evento off

Presso la AV Art Gallerie il 9 novembre si inaugura la tappa italiana del Dr Karanka’s Print Stravaganza - nomadic photography exhibition, un photo show internazionale itinerante nato dall’idea del fotografo e gallerista finlandese Joni Karanka. Alla “Stravaganza”, che accetta nuovi lavori a ogni appuntamento, possono prendere parte tutti, fotografi professionisti e non. Dal 2009, attraverso il web, si sono incontrati più di 100 fotografi che hanno trovato un sistema originale per esporre i propri scatti: inviando per posta le loro opere nella sede di volta in volta decisa dagli organizzatori, le foto vengono poi scelte dal curatore locale che provvede a realizzare una mostra e a spedire la “scatola” alla meta successiva.Si è creato così un “pacco di fotografie che viaggia per il pianeta”: da Cardiff a Bologna, da Arles a Londra, da Tokyo, alla Malasia sino all’Australia.

sede av art gallerie via santa giulia 14 - torino

date 10 – 30 novembre

orari nei giorni della fiera (10-11 novembre) 10-13 e 15-19. dal 12 novembre: lunedì – venerdì 10-13 e 15-19. chiuso sabato e domenica.

info av art gallerie tel 011 8115112

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lomo

roadshow evento off

Dopo aver toccato le città di Roma, Bologna, Riccione e Padova, il Lomo RoadShow approda a Torino tra gli eventi off di Photissima. Quello di sabato 10 novembre alle ore 15, si preannuncia un pomeriggio di puro divertimento, in giro per il capoluogo piemontese: presso la AV Art Gallerie, dopo una breve introduzione sull’utilizzo della celebre macchina fotografica, il team di Lomography Italia fornirà una fotocamera a ciascun partecipante per trascorrere tre ore all’insegna dell’analogico all’ombra della Mole. Seguirà poi un momento di sviluppo e digitalizzazione delle fotografie che verranno spedite via e-mail a tutti i partecipanti.

sede av art gallerie | via santa giulia 14 - torino data sabato 10 novembre

orari 15:30

info av art gallerietel 011 8115112

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photissima 2012

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See you in Venice

2013