Pesco, i Possibili Rimedi Ai Problemi Di Ristoppio

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L a frutticoltura moderna, basata su realtà aziendali ad alta specializzazione colturale e superficie disponibile medio-bassa, è forte- mente esposta a tutte le problematiche dei continui reimpianti. I fenomeni ascrivibili al termine “stan- chezza del terreno”si verificano quando una stessa specie si succede per più cicli colturali sullo stesso terreno, oppure quando si alternano specie vegeta- li botanicamente affini. In Emilia-Romagna pesco, pero, melo e actinidia mostrano attualmente difficoltà evidenti: stress da trapianto, lenta crescita delle piante con conseguente ritardata entrata in produzione, disomogeneità all’interno del frutteto e una forte incidenza di fal- lanze causate da attacchi di patogeni fungini, prin- cipalmente Armillaria mellea, responsabile del mar- ciume delle radici (vedi foto). LE PROVE Sul pesco l’utilizzo in passato di portainnesti resi- stenti al ristoppio, come il GF677, ha permesso di superare temporaneamente il problema. Oggi sono invece necessari interventi specifici per ogni situa- zione pedoclimatica. Per questa coltura è stata intrapresa una sperimen- tazione nei campi prova di Alimos (Cesena) e Astra - Innovazione e Sviluppo (Imola), con il coordina- mento del Crpv di Cesena ed il finanziamento del- la Regione e di ditte private fornitrici dei mezzi tec- nici testati (SIS Italia spa e Certis Europe). Gli obiettivi hanno riguardato l’ottimizzazione delle condizioni di crescita della pianta, l’incre- mento della biodiversità del suolo e l’abbassamento della soglia dei patogeni più pericolosi. In que- st’ottica la fase di impianto e quella precedente di Pesco, i possibili rimedi ai problemi di ristoppio RICERCA E SPERIMENTAZIONE FRUTTICOLTURA Gli interventi sperimentati in due aziende. Adesoto 101® Puebla, un portainnesto alternativo al GF677 per la prevenzione da Armillaria mellea, il fungo che provoca marciume delle radici. LUGLIO/AGOSTO 2009 73 STEFANO FOSCHI Alimos, Cesena (FC) Al centro: pianta di pesco colpita da Armillaria mellea (Portainnesto GF 677). Foto Arch. Alimos 073_75AG7e8_09RP 10-07-2009 15:05 Pagina 73

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L a frutticoltura moderna, basata su realtàaziendali ad alta specializzazione colturale esuperficie disponibile medio-bassa, è forte-

mente esposta a tutte le problematiche dei continuireimpianti. I fenomeni ascrivibili al termine “stan-chezza del terreno”si verificano quando una stessaspecie si succede per più cicli colturali sullo stessoterreno, oppure quando si alternano specie vegeta-li botanicamente affini.In Emilia-Romagna pesco, pero, melo e actinidiamostrano attualmente difficoltà evidenti: stress datrapianto, lenta crescita delle piante con conseguenteritardata entrata in produzione, disomogeneitàall’interno del frutteto e una forte incidenza di fal-lanze causate da attacchi di patogeni fungini, prin-cipalmente Armillaria mellea, responsabile del mar-ciume delle radici (vedi foto).

LE PROVESul pesco l’utilizzo in passato di portainnesti resi-stenti al ristoppio, come il GF677, ha permesso disuperare temporaneamente il problema. Oggi sonoinvece necessari interventi specifici per ogni situa-zione pedoclimatica.Per questa coltura è stata intrapresa una sperimen-tazione nei campi prova di Alimos (Cesena) e Astra- Innovazione e Sviluppo (Imola), con il coordina-mento del Crpv di Cesena ed il finanziamento del-la Regione e di ditte private fornitrici dei mezzi tec-nici testati (SIS Italia spa e Certis Europe).Gli obiettivi hanno riguardato l’ottimizzazionedelle condizioni di crescita della pianta, l’incre-mento della biodiversità del suolo e l’abbassamentodella soglia dei patogeni più pericolosi. In que-st’ottica la fase di impianto e quella precedente di

Pesco, i possibili rimediai problemi di ristoppio

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

FRUTTICOLTURA

Gli interventi sperimentati in due aziende. Adesoto 101® Puebla,un portainnesto alternativo al GF677 per la prevenzioneda Armillaria mellea, il fungo che provoca marciume delle radici.

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STEFANO FOSCHIAlimos, Cesena (FC)

Al centro: pianta dipesco colpita daArmillaria mellea(PortainnestoGF 677).Fo

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preparazione del terreno assumono una fonda-mentale importanza. Lo scasso del terreno ed un’a-deguata sistemazione idraulica sono funzionalialla prevenzione dai ristagni idrici, mentre ripe-tuti apporti di sostanza organica matura nelle suevarie tipologie (letame, compost, sovescio ecc…)hanno effetti positivi sulla nutrizione delle pian-te e sull’equilibrio microbiologico del suolo.Ancheil trapianto su prode tende a sfuggire il ristagnoidrico.Per quanto riguarda gli interventi di prevenzionedei danni da Armillaria mellea si possono citare l’a-dozione di portinnesti alternativi al GF677, la disin-festazione pre-trapianto del suolo e l’utilizzo in variefasi di preparati commerciali con antagonisti natu-rali (esempio: Trichoderma).Varie sperimentazioni condotte in Emilia-Roma-gna sui portinnesti indicano come unica alternati-va al GF677 il portinnesto Adesoto 101® Puebla,

clone di Prunus insititia di origine spagnola, chenegli anni ha evidenziato buona tolleranza nellesituazioni caratterizzate da forti morie dovute adArmillaria mellea. La vigoria indotta nelle piante èdi circa il 20-25% minore rispetto a GF677 e la matu-razione dei frutti anticipata di circa 4-7 giorni aseconda della cultivar. Le stesse sperimentazioninon hanno validato come tollerante agli attacchi daA.mellea il portainnesto Ishtara® Ferciana*,comun-que interessante per la precocità di maturazione ele buone caratteristiche indotte al frutto in terminidi pezzatura e colore.

LA DISINFESTAZIONE PRE-IMPIANTOLa disinfestazione del terreno prima dell’impiantonegli ultimi anni si è discretamente diffusa nelle areefrutticole italiane ed emiliano - romagnole in par-ticolare, principalmente su pesco e pero. Il bromu-ro di metile, primo principio attivo utilizzato perquesta operazione e inserito nel Protocollo di Kyo-to come sostanza lesiva dello strato atmosferico diozono, è stato sostituito negli ultimi anni dall’ap-plicazione simultanea di Cloropicrina e 1,3 Diclo-ropropene, il primo fumigante a prevalente attivitàfungicida ed il secondo con un target rivolto versoi nematodi del suolo.L’applicazione di questi due principi attivi, confer-mando quanto osservato in altri Paesi (USA, Nuo-va Zelanda), provoca un abbassamento del livellodei patogeni del suolo, con un vantaggio per la col-tura ed una maggiore crescita per le piante sogget-te a trattamento, che risultano più produttive neiprimi anni rispetto a quelle non trattate,con un pre-coce raggiungimento della piena produzione.Si riportano in proposito alcuni dati rilevati su pro-ve condotte confrontando parcelle trattate con altrenon trattate nella misura di cinque ripetizioni cia-scuna (25-35 piante per ciascuna tesi). Nell’area diCesena, con una forte carica di A. mellea nel suolo,il trattamento ha fortemente ridotto l’incidenza del-le morie nei primi quattro anni, portando il livellodal 55% di piante morte al 10% (grafico 1); da nota-re come su terreno non trattato già al primo annoci fosse una percentuale di piante morte pari al 27%,mentre nessun problema si è notato su terreno trat-tato. Di conseguenza le produzioni si sono attesta-te su livelli di 190 q/ha in terreno trattato e 51 q/hain quello non trattato, con un incremento eviden-te (produzione cumulata del 2007-2008).Lo stesso risultato produttivo si è verificato in un’a-naloga sperimentazione a Castelbolognese (RA);anche in caso di minor incidenza di danni deriva-ti da attacchi di A. mellea (dati non riportati), lepiante soggette a trattamento ne hanno beneficia-

Graf. 2- Produzione di pesche raccolta (q/ha)e relativo incremento percentuale

su terreno trattato per la disinfestazione e non trattato.

Luogo di prova: Castelbolognese (RA), azienda Giacomo e Sandro Balducci

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Graf. 1- Percentuale di piante di pesco mortein diversi anni su terreno trattato per la disinfestazione

e su terreno non trattato.

Luogo di prova: Cesena, azienda Claudio Burioli.

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to in termini di vigoria, con elevati livelli di pro-duzione rispetto alle piante non soggette ad alcunintervento (grafico 2).Il trattamento al suolo con 1,3 D e Cloropicrina de-termina maggiore vigoria ed elevata uniformità dicrescita nelle piante, che presentano buona tolle-ranza anche nei confronti di patogeni del suolo e disostanze tossiche derivate dalla decomposizione deiprecedenti impianti. Le osservazioni, inoltre, per-mettono di associare al trattamento anche un posi-tivo effetto sulla produttività della coltura, soprat-tutto in termini di precocità nel raggiungimentodella fase di piena produzione. In condizioni di ele-vata pressione del patogeno A.mellea, il trattamen-to ha ridotto fino ad oggi l’incidenza delle morta-lità. Sarà da verificare il prolungarsi nel tempo diquesto effetto, ma i primi risultati inducono ad uncauto ottimismo.Seppur con necessità di ulteriori verifiche per i pros-simi anni, la disinfestazione pre-impianto dei frut-teti può essere ritenuta un valido mezzo di inter-vento nei casi di ristoppio ripetuto, a patto che la siconsideri come parte integrante di una strategia piùampia basata anche su altre operazioni, tra cui l’a-dozione di nuovi portinnesti tolleranti alla asfissiae/o alle infezioni A. mellea, la ricostituzione di unostrato di coltivazione dotato di sufficiente sostanza

organica, interventi agronomici per evitare feno-meni di asfissia radicale (scasso del terreno, ade-guata sistemazione idraulica).Va sottolineato che le nuove sperimentazioni nel2008 hanno mostrato una positiva interazione trala disinfestazione al suolo e l’adozione del portain-nesto Adesoto 101® Puebla*, che vegeta in manie-ra ottimale.Nelle nuove sperimentazioni, su pesco ed albicoc-co viene testato anche il prodotto commerciale Basa-mid® (principio attivo: Dazomet), per ampliare ilventaglio di opzioni da proporre agli imprenditoriagricoli. Le prime indicazioni rimarcano anche sualbicocco l’effetto di 1,3 D + Cloropicrina sulla vigo-ria e sulla produzione delle piante; meno evidentel’effetto di Basamid, che andrà comunque megliovalutato nei prossimi anni.Si possono anche impiegare antagonisti naturali deipatogeni del suolo (esempio: consorzi microbiolo-gici di batteri, funghi e micorrize), integrandoli inmaniera ottimale con gli interventi al suolo. Que-sti prodotti svolgono bene la loro azione quandovengono applicati direttamente sulle radici dellepiante; successivamente l’efficienza tende a calarepoichè il suolo tende a filtrarli, trattenendoli neglistrati più superficiali ed impedendo il raggiungi-mento dell’apparato radicale.�

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