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Il PARCO COSTIERO OTRANTO S.M. DI LEUCA BOSCO DI TRICASE SISTEMI AMBIENTALI E CULTURALI (S.A.C.) - AMMESSO A FINANZIAMENTO sprezzante delle regole fondamentali, che potrebbe legiferare in un modo così di- scutibile da meritare una conferma o un’abrogazione di tutti noi. Ma non è se- condaria la voglia di votare quando un politico invita alla diserzione: cercare di non raggiungere il quorum sembra l’ul- tima ma la più pericolosa difesa di una casta che non vuole mettersi in discus- sione. Un’operazione quasi disperata di chi in politica non ha più niente da dire, se non grida in tv a totale occupazione di ogni poltrona disponibile. Come se i no- stri governanti non avessero argomenti, come se entrare nel merito delle questioni fosse vietato o comunque una fastidiosa perdita di tempo. Ecco perché andare a votare diventa una risposta alla loro ne- cessità di autarchia decisionale, dove molte leggi hanno un fine personalistico, una dimensione lobbistica o una vendetta trasversale. La sorprendente vittoria alle recenti ele- zioni Amministrative del centro sinistra e soprattutto di alcuni candidati sindaco fuori dagli schemi, oltre alla sentenza della Cassazione che ha confermato il re- ferendum sul nucleare, sono un buon via- tico per l’appuntamento referendario del 12 e 13 giugno. Dopo molti anni c’è la concreta possibilità che venga superato il quorum necessario affinché una consulta- zione sia valida. L’ultima volta che si re- carono alle urne almeno il 50% degli elettori (più uno, eri tu) si votava sulla li- beralizzazione delle licenze commerciali e sugli orari di chiusura e apertura degli stessi negozi. Era giugno 1995. Ma oggi si sta discutendo di tre cose essenziali, non della saracinesca di un negozio: abro- gando la legge ad personam sul “Legit- timo impedimento” si sancisce ancora una volta la certezza di essere tutti uguali nei diritti e nei doveri, sia verso la legge che nei confronti degli altri cittadini. E’ PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURA DELLA PRO LOCO TIGGIANO Anno XI, Numero 3 - Tiggiano, Giugno 2011 - Distribuzione Gratuita Continua a pag. 2 Continua a pag. 2 Continua a pag. 2 di Marianna Massa di Alfredo De Giuseppe Parte Prima GLI INIZI Tutto è cominciato la sera del 6 Giugno 2010, quando due poliziotti egiziani in bor- ghese sono entrati in un internet point del quartiere di Sidi Gaber ad Alessandria d’Egitto e hanno brutalmente picchiato il giovane Khaled Said (27 anni) abbando- nandolo ai piedi di un palazzo. Un medico che alloggiava nello stesso pa- lazzo verificò immediatamente il decesso del giovane. L’accusa della polizia era che Khaled Said facesse uso di stupefacenti e la diagnosi dei medici legali fu che Khaled era morto per soffocamento cercando di ingoiare uno spi- nello quando i poliziotti gli si sono avvici- nati. Qualcuno all’obitorio di Alessandria ha però fotografato il cadavere di Khaled Said scarsamente riconoscibile per le percosse ricevute. La causa della sua morte era evi- dentemente un’altra. Iniziano una serie di manifestazioni al Cairo e ad Alessandria d’Egitto per chie- dere una nuova biopsia del cadavere. La nuova diagnosi riconosce la morte in se- guito alle percosse e, dopo altre manifesta- zioni, i poliziotti che avevano ammazzato Khaled vengono arrestati e condannati a qualche anno di prigione. In quest’ambito nasce una pagina facebook intitolata “Siamo tutti Khaled Said”. Sarà questa a fomentare le altre manifestazioni contro le ingiustizie del sistema egiziano, iniziando a sensibilizzare i giovani ai pro- blemi gravissimi che sconvolgono il Paese e spingendoli a riflettere su come cambiare. Tra i fondatori della pagina c’è Wael Gho- neim, un abile ingegnere informatico che lavora negli Emirati. Diventerà una figura di spicco nei primi giorni della Rivoluzione Egiziana. La morte di Khaled Said è considerata quindi la miccia che ha iniziato a scatenare la forte ondata di malcontento nell’enorme fascia della popolazione che va dai 20 ai 40 anni. Con l’avvicinarsi delle elezioni i prezzi dei beni alimentari crescono vertiginosamente: è un trucco del regime per far sì che la gente si preoccupi solo di trovare i soldi per man- giare e si tenga lontana dalla vita politica. Il 12 Novembre 2010 si svolgono le ele- zioni parlamentari egiziane più false della storia del Paese; vi partecipano solo 3 degli 85 milioni di abitanti egiziani. Alcuni dei “teppisti” che lavorano per i candidati del Partito Nazionale Democratico, il partito reggente, vengono ampiamente retribuiti per far fallire le campagne dei candidati dell’opposizione. I loro servizi vanno dal- l’insulto, al furto, alla molestia sessuale del candidato o dei suoi familiari, fino all’omi- cidio. Autobus affittati dal Partito Nazionale De- mocratico caricano miriadi di morti di fame dai quartieri poveri per invitarli a votare a loro favore in cambio di 50 lire egiziane a testa. Il Partito di Mubarak si assicura così la vittoria. Altre manifestazioni esprimono l’ondata di malcontento che invade il Paese, ma non portano a niente di realmente ecla- tante. Il 15 Gennaio 2011 il giovane tunisino Bo- uazizi si dà fuoco in piazza davanti alla gente perchè il governo gli impedisce di portare avanti la sua modesta attività di commerciante ortofrutticolo, mandandolo LA RIVOLUZIONE EGIZIANA COME L’HANNO VISSUTA GLI EGIZIANI E bbene lo confesso: ho sempre votato, ho sempre fatto il bravo cittadino, di- cendo la mia anche sui quesiti referendari. Su tutti, proprio tutti, anche quando nel 1991 Craxi ci invitava ad andare al mare o la Chiesa faceva capire ai suoi fedeli che la consultazione popolare del 2005 sulla fecondazione assistita era inutile. Era già tutto deciso: perché andare a vo- tare? Ci sono andato anche quando i radi- cali hanno svilito questo bellissimo strumento costituzionale chiamandoci alle urne per decine di quesiti quasi tutti inutili. Sono andato a votare per una serie di motivazioni personali e civili, anche quando ci hanno consultato per l’aboli- zione del Ministero dell’Agricoltura o per il finanziamento pubblico ai partiti, sa- pendo benissimo che alcune norme sa- rebbero state reintrodotte con un nome leggermente diverso (grandezza della lin- gua italiana: Il Ministero è diventato delle Politiche Agricole e i soldi ai partiti son diventati Rimborsi Elettorali). Una serie di ragioni valide per recarsi ogni volta alle urne, ma una su tutte: la delega che ab- biamo concesso ai nostri governanti non può essere totale. La consultazione popo- lare è un piccolo contrappeso previsto dalla nostra Costituzione per bloccare un’eventuale maggioranza arrogante e VOTARE PER DIFENDERCI I l SAC “Porta d’Oriente” elaborato siner- gicamente dal “Parco Costa Otranto Santa Maria di Leuca Bosco di Tricase”, dai comuni che ne fanno parte: Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Or- telle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tig- giano, Tricase e dall’Università del Salento, dall’APT della Provincia di Lecce e dai comuni di Salve, Morciano, Patù, Cannole, Palmariggi, Bagnolo, Giurdignano, Giuggianello, Muro Lec- cese e Uggiano la Chiesa, è stato premiato dalla Regione Puglia che lo ha ammesso alla fase di negoziazione per il successivo finanziamento. ”Un eccellente traguardo” ha sottolineato il presidente ing. Nicola Pa- nico “frutto di sforzi ingenti e di una siner- gia che ha prodotto un’idea molto apprezzata in Regione, al punto da risultare in graduatoria la prima con capofila un Parco Regionale, a pari merito con un Parco Nazionale: quello dell’Alta Murgia. Il cuore di questo progetto è rivitalizzare e rendere fruibile l’immenso patrimonio del territo- rio, attraverso un sistema di gestione inte- grata dei beni culturali e naturalistici, partendo proprio dalle singolari inclinazioni e specificità della nostra terra, frutto della capacità di fare tesoro delle molteplici con- taminazioni culturali avvicendatesi nei se- coli. Lo scopo è di rendere l’offerta maggiormente attrattiva nei confronti di un turismo più responsabile ed attento alle ec- cellenze che il sistema territorio riesce ad esprimere.” Come ha sottolineato l’assessore Regionale ai beni culturali Angela Barbanente, alla promozione del territorio attraverso la co- municazione, deve seguire la possibilità concreta di fruizione sostenibile delle ri- sorse presenti: “Inutile vendere le nostre bellezze se poi chi viene in Puglia trova i musei chiusi. A questo vuol rimediare la Regione”. Per rendere operativi i Sistemi Ambientali e Culturali, la Regione Puglia

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Il PARCO COSTIERO OTRANTO S.M. DI LEUCA BOSCO DI TRICASESISTEMI AMBIENTALI E CULTURALI (S.A.C.) - AMMESSO A FINANZIAMENTO

sprezzante delle regole fondamentali, chepotrebbe legiferare in un modo così di-scutibile da meritare una conferma oun’abrogazione di tutti noi. Ma non è se-condaria la voglia di votare quando unpolitico invita alla diserzione: cercare dinon raggiungere il quorum sembra l’ul-tima ma la più pericolosa difesa di unacasta che non vuole mettersi in discus-sione. Un’operazione quasi disperata dichi in politica non ha più niente da dire, senon grida in tv a totale occupazione diogni poltrona disponibile. Come se i no-stri governanti non avessero argomenti,come se entrare nel merito delle questionifosse vietato o comunque una fastidiosaperdita di tempo. Ecco perché andare avotare diventa una risposta alla loro ne-cessità di autarchia decisionale, dovemolte leggi hanno un fine personalistico,una dimensione lobbistica o una vendettatrasversale.La sorprendente vittoria alle recenti ele-zioniAmministrative del centro sinistra esoprattutto di alcuni candidati sindacofuori dagli schemi, oltre alla sentenzadella Cassazione che ha confermato il re-ferendum sul nucleare, sono un buon via-tico per l’appuntamento referendario del12 e 13 giugno. Dopo molti anni c’è laconcreta possibilità che venga superato ilquorum necessario affinché una consulta-zione sia valida. L’ultima volta che si re-carono alle urne almeno il 50% deglielettori (più uno, eri tu) si votava sulla li-beralizzazione delle licenze commercialie sugli orari di chiusura e apertura deglistessi negozi. Era giugno 1995. Ma oggisi sta discutendo di tre cose essenziali,non della saracinesca di un negozio: abro-gando la legge ad personam sul “Legit-timo impedimento” si sancisce ancorauna volta la certezza di essere tutti ugualinei diritti e nei doveri, sia verso la leggeche nei confronti degli altri cittadini. E’

PERIODICO DI INFORMAZIONE E CULTURADELLAPRO LOCO TIGGIANO Anno XI, Numero 3 - Tiggiano, Giugno 2011 - Distribuzione Gratuita

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di Marianna Massadi Alfredo De Giuseppe

Parte PrimaGLI INIZITutto è cominciato la sera del 6 Giugno2010, quando due poliziotti egiziani in bor-ghese sono entrati in un internet point delquartiere di Sidi Gaber ad Alessandriad’Egitto e hanno brutalmente picchiato ilgiovane Khaled Said (27 anni) abbando-nandolo ai piedi di un palazzo.Un medico che alloggiava nello stesso pa-lazzo verificò immediatamente il decessodel giovane.L’accusa della polizia era che Khaled Saidfacesse uso di stupefacenti e la diagnosi deimedici legali fu che Khaled era morto persoffocamento cercando di ingoiare uno spi-nello quando i poliziotti gli si sono avvici-nati.Qualcuno all’obitorio di Alessandria haperò fotografato il cadavere di Khaled Saidscarsamente riconoscibile per le percossericevute. La causa della sua morte era evi-dentemente un’altra.Iniziano una serie di manifestazioni alCairo e ad Alessandria d’Egitto per chie-dere una nuova biopsia del cadavere. Lanuova diagnosi riconosce la morte in se-guito alle percosse e, dopo altre manifesta-zioni, i poliziotti che avevano ammazzatoKhaled vengono arrestati e condannati aqualche anno di prigione.In quest’ambito nasce una pagina facebookintitolata “Siamo tutti Khaled Said”. Saràquesta a fomentare le altre manifestazionicontro le ingiustizie del sistema egiziano,iniziando a sensibilizzare i giovani ai pro-blemi gravissimi che sconvolgono il Paesee spingendoli a riflettere su come cambiare.Tra i fondatori della pagina c’è Wael Gho-neim, un abile ingegnere informatico chelavora negli Emirati. Diventerà una figuradi spicco nei primi giorni della RivoluzioneEgiziana.La morte di Khaled Said è considerataquindi la miccia che ha iniziato a scatenare

la forte ondata di malcontento nell’enormefascia della popolazione che va dai 20 ai 40anni.Con l’avvicinarsi delle elezioni i prezzi deibeni alimentari crescono vertiginosamente:è un trucco del regime per far sì che la gentesi preoccupi solo di trovare i soldi per man-giare e si tenga lontana dalla vita politica.Il 12 Novembre 2010 si svolgono le ele-zioni parlamentari egiziane più false dellastoria del Paese; vi partecipano solo 3 degli85 milioni di abitanti egiziani. Alcuni dei“teppisti” che lavorano per i candidati delPartito Nazionale Democratico, il partitoreggente, vengono ampiamente retribuitiper far fallire le campagne dei candidatidell’opposizione. I loro servizi vanno dal-l’insulto, al furto, alla molestia sessuale delcandidato o dei suoi familiari, fino all’omi-cidio.Autobus affittati dal Partito Nazionale De-mocratico caricano miriadi di morti di famedai quartieri poveri per invitarli a votare aloro favore in cambio di 50 lire egiziane atesta. Il Partito di Mubarak si assicura cosìla vittoria. Altre manifestazioni esprimonol’ondata di malcontento che invade il Paese,ma non portano a niente di realmente ecla-tante.Il 15 Gennaio 2011 il giovane tunisino Bo-uazizi si dà fuoco in piazza davanti allagente perchè il governo gli impedisce diportare avanti la sua modesta attività dicommerciante ortofrutticolo, mandandolo

LARIVOLUZIONE EGIZIANACOME L’HANNO VISSUTAGLI EGIZIANI

Ebbene lo confesso: ho sempre votato,ho sempre fatto il bravo cittadino, di-

cendo la mia anche sui quesiti referendari.Su tutti, proprio tutti, anche quando nel1991 Craxi ci invitava ad andare al mareo la Chiesa faceva capire ai suoi fedeliche la consultazione popolare del 2005sulla fecondazione assistita era inutile.Era già tutto deciso: perché andare a vo-tare? Ci sono andato anche quando i radi-cali hanno svilito questo bellissimostrumento costituzionale chiamandocialle urne per decine di quesiti quasi tuttiinutili. Sono andato a votare per una seriedi motivazioni personali e civili, anchequando ci hanno consultato per l’aboli-zione del Ministero dell’Agricoltura o per

il finanziamento pubblico ai partiti, sa-pendo benissimo che alcune norme sa-rebbero state reintrodotte con un nomeleggermente diverso (grandezza della lin-gua italiana: Il Ministero è diventato dellePolitiche Agricole e i soldi ai partiti sondiventati Rimborsi Elettorali). Una seriedi ragioni valide per recarsi ogni volta alleurne, ma una su tutte: la delega che ab-biamo concesso ai nostri governanti nonpuò essere totale. La consultazione popo-lare è un piccolo contrappeso previstodalla nostra Costituzione per bloccareun’eventuale maggioranza arrogante e

VOTARE PER DIFENDERCI

Il SAC “Porta d’Oriente” elaborato siner-gicamente dal “Parco Costa Otranto

Santa Maria di Leuca Bosco di Tricase”,dai comuni che ne fanno parte: Alessano,Andrano, Castrignano del Capo, Castro,Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Or-telle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tig-giano, Tricase e dall’Università delSalento, dall’APT della Provincia diLecce e dai comuni di Salve, Morciano,Patù, Cannole, Palmariggi, Bagnolo,Giurdignano, Giuggianello, Muro Lec-

cese e Uggiano la Chiesa, è stato premiatodalla Regione Puglia che lo ha ammessoalla fase di negoziazione per il successivofinanziamento. ”Un eccellente traguardo”ha sottolineato il presidente ing.Nicola Pa-nico “frutto di sforzi ingenti e di una siner-gia che ha prodotto un’idea moltoapprezzata in Regione, al punto da risultarein graduatoria la prima con capofila unParco Regionale, a pari merito con un ParcoNazionale: quello dell’Alta Murgia. Il cuoredi questo progetto è rivitalizzare e rendere

fruibile l’immenso patrimonio del territo-rio, attraverso un sistema di gestione inte-grata dei beni culturali e naturalistici,partendo proprio dalle singolari inclinazionie specificità della nostra terra, frutto dellacapacità di fare tesoro delle molteplici con-taminazioni culturali avvicendatesi nei se-coli. Lo scopo è di rendere l’offertamaggiormente attrattiva nei confronti di unturismo più responsabile ed attento alle ec-cellenze che il sistema territorio riesce adesprimere.”

Come ha sottolineato l’assessore Regionaleai beni culturali Angela Barbanente, allapromozione del territorio attraverso la co-municazione, deve seguire la possibilitàconcreta di fruizione sostenibile delle ri-sorse presenti: “Inutile vendere le nostrebellezze se poi chi viene in Puglia trova imusei chiusi. A questo vuol rimediare laRegione”. Per rendere operativi i SistemiAmbientali e Culturali, la Regione Puglia

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39° Parallelo • Giugno 2011 pag. 2

Continua dalla primaLARIVOLUZIONE EGIZIANACOME L’HANNO VISSUTAGLI EGIZIANI

Continua dalla primaVOTARE PER DIFENDERCI

Continua dalla primaPARCO COSTIERO OTRANTO S.M. DI LEUCA ...

in rovina.In seguito a un’infervoratissima campagnasu Facebook scoppia la Rivoluzione di Gel-somini. Decine di migliaia di giovani tuni-sini scendono nelle strade della capitale edi altre città tunisine gridando “il popolovuole abbattere il sistema”. Questo slogansi trasmetterà con una velocità sorprendentein molti altri Paesi arabi: Egitto, Libia,Yemen, Bahrein, Iraq, Siria, Marocco.Zeyn el Din Ben Ali, Presidente della Tu-nisia da 23 anni, ha paura. In un discorsoalla nazione dichiara di essere stato imbro-gliato dal governo e di essere pronto a pu-nire tutti i corrotti. “Io vi ho capito. Sì, viho capito” questa è la frase più famosa delsuo discorso che diventa subito oggetto discherno in video musicali su YouTube ebarzellette.BenAli non aveva ancora capito che era luia dover essere punito per primo.Ben Ali scappa. Dopo qualche ora di voloin cerca di un punto calmo dove atterrare,viene accolto dal re saudita a Geddah. LaRivoluzione Tunisina vince e dimostra almondo arabo che... “yes, we can”.La morte di Bouazizi nel frattempo, avevaspinto vari giovani egiziani a darsi fuocoanche loro in luoghi pubblici per gettareluce sul loro scontento. La vittoria tunisina

contagia l’Egitto.La pagina facebook dedicata a Khaled Saidindice una manifestazione il 25 Gennaio2011 per protestare contro il regime di Mo-hamed Hosni Mubarak, il Presidente egi-ziano al potere dal 1982 – guarda caso lostesso anno in cui nasceva Khaled Said.Una ragazza di nome Asmaa Mahfuz, unagiovane ragazza, “posta” un video su You-Tube in cui, seduta sul divano di casa, parlaall’obiettivo della webcam e incoraggiatutti gli egiziani a scendere in piazza il 25Gennaio, “se siete veri uomini, dovete scen-dere!” dice.Non si sa con certezza se questo provocanteinvito sia stato “la goccia che ha fatto tra-boccare il vaso” , ma il 25 Gennaio 2011 alCairo decine di migliaia di giovani scen-dono in piazza per chiedere la caduta del si-stema. Scoppia la Rivoluzione Egiziana.

una legge che va cancellata soprattutto nelsuo valore simbolico, al di là degli aspettipratici e delle manipolazioni da azzecca-

garbugli dei legali del nostro premier.Quello che è successo in Italia negli ultimianni non dovrebbe mai più accadere: bloc-care un’intera nazione, nello sviluppo eco-nomico, civile e sociale intorno allericchezze e ai guai giudiziari di una solapersona.Il quesito sul nucleare è qualcosa di aber-rante se visto dal punto di vista della de-mocrazia: già nel 1987 il popolo italianodichiarò, con una percentuale pariall’80%, di non volere l’energia atomica.

L’attuale governo di centro destra ha fintodi dimenticare quella consultazione ed haproceduto a nuove contrattazioni con ifrancesi per la costruzione di nuove cen-trali nucleari, mentre il mondo interocerca il modo migliore per uscirne, e so-prattutto tenta di trovare nuove soluzionienergetiche. Un tempo, neanche tanto lon-tano, l’Italia era una nazione creativa epiena di risorse intellettuali, oggi non ab-biamo la più piccola idea da dove far ini-ziare una nuova era energetica, siamoormai un popolo di vecchi che si adatta aquel che passa il convento. Votare SI si-gnifica tentare di dare una sterzata.Infine la legge sulla privatizzazione del-l’acqua tocca uno di quei principi fonda-mentali che non dovrebbero mai esseremessi in discussione: l’acqua è un bene ditutti che va gestito da enti pubblici senzafini di lucro, affinché tutti possano goderedi un bene essenziale alla vita. Si dice chefra qualche decennio l’acqua sarà gestitacome il petrolio, con oscillazioni di prezzogiornaliere e difficoltà di approvvigiona-mento totale: quella sarebbe la fine dellanostra epoca. Per tentare di evitarlo, dob-biamo andare a votare. Nell’interessedelle future generazioni dobbiamo votareSI.

ha pronti 18 milioni di euro, che attraversoun processo negoziale definito, sarannosuddivisi tra i 18 interventi ammessi.Il SAC Porta d’Oriente in linea con que-sta filosofia, mira a mettere a pieno regimein tempi brevi le proprie risorse attraversooperazioni che lo hanno premiato: la soste-nibilità della ricettività turistica per pre-miare gli operatori che sposino la filosofiadi un turismo che rispetti l’ambiente; lacreazione di un marchio di qualità per iprodotti, le aziende, le strutture ricettivevirtuose, una migliore accessibilità del ter-ritorio: materiale informativo, percorsi e as-sistenza che “rendano questo territoriocomodo per tutti”, con una attenzione par-ticolare alle “fasce deboli”; e non da ultimoil sostegno delle produzioni e dei consumi

alimentari pertinenti alla dieta mediterra-nea (patrimonio immateriale dell’UNE-SCO).Nella prospettiva nuova di una valorizza-zione a trecentosessanta gradi, emergenzestorico-architettoniche e ambientali, musei,biblioteche e altri contenitori culturali sa-ranno re-immessi nei circuiti della fruibilitàe piena accessibilità attraverso processi par-tecipati con operatori economici, del terzosettore e con gli Enti Locali.Il SAC “Porta d’Oriente” è una grande op-portunità per il territorio e un modo per ri-badire l’importanza di un modello concretodi crescita del turismo e dell’economia at-tento all’ambiente e all’identità culturaledelle comunità di riferimento.

Ufficio Stampa - M.Maddalena Bitonti

Che emozione! Il trofeo è lì, sotto i ri-flettori. Maestoso,….. Brilla come gli

occhi di Nonna Ermelinda. Lei si avvicinacon fare materno, con le braccia dischiusead accoglierlo come fosse il figliol prodigo.Quanto tempo è trascorso…. e adesso è tor-nato. Si china e lo sfiora con una guancia, lofissa e dolcemente lo carezza; finalmentepuò regalargli un bacio come solo unamamma, una nonna può fare. Per un attimogli occhi le si sono inondati della lumino-sità dello sguardo di un bambino ….Unafoto per fissare questo momento, per poterpartecipare agli altri quest’emozione, masoprattutto per dare un piccolo segno disperanza a tanti bambini nel mondo.Infatti, grazie alla volontà del PresidenteMassimo Moratti, l’Inter, ha portato e con-

Emozione da... CHAMPIONS

tinuerà a portare in giro, fra la gente interi-sta e non solo, il Trofeo della Uefa Cham-pions League, vinto a Madrid il 22 maggio2010, per sostenere i progetti “Inter Cam-pus per l’Unicef“ a dimostrazione che, at-traverso il calcio e la passione nerazzurra siè amici e testimoni di solidarietà abbattendoil muro delle distanze geografiche. Mettersiin posa, donando un contributo, comehanno fatto migliaia di tifosi, darà felicità atanti, tantissimi bambini già seguiti da InterCampus e dall’UNICEF: il ricavato dellaraccolta fondi infatti è devoluto ai progettidi protezione dei bambini che il Fondo delleNazioni Unite per l’Infanzia realizza neiPaesi dove è già attiva F.C. Internazionalecon il suo programma di intervento socialee sportivo non agonistico.

TRADUZIONI E SERVIZIAL TURISMO

di Maria Antonietta Martella

Via. V. Veneto, 20 - TIGGIANO (Le)Tel. 0833.531311 - 340.9081777

Khaled Said

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39° Parallelo • Giugno 2011 pag. 8

di Luigi Maria GuicciardiIvelleitari separatisti, molto diradati, siarroccano con patetica tenacia su pate-

tici gesti di protesta. L’uscita dall’aula perridacchiare al bar su un cappuccino e unabrioche, mentre si suona l’inno nazionaleFratelli d’Italia. Il ripiegamento-propostasul sempiterno Va’ Pensiero che il musi-cologo Paolo Isotta ha definito un la-mento sopra una creatura già quasiammazzata, qualora fosse inteso comeinno nazionale. La penosa parodia diSPQR in: Sono Porci Questi Romani. Lepresunte origini celtiche di AlessandroVolta. Il libro di Massimo Viglione (LeDue Italie) contenente l’ennesima apolo-gia del brigante-partigiano ottocentescocontro i biechi criminali di guerra pie-montesi. Paolo Mieli (Corriere dellaSera, 8 Marzo 2010) che a ogni buonconto gli ha fatto da megafono, ricordan-dosi solo nelle ultime righe di qualchegiovanotto, compresi i non pochi Meri-dionali, che per quell’Italia ha dato pas-sione e vita. Perfino Umberto Bossi –però in vicinanza delle elezioni – ormai siè dato una regolata rendendosi conto dellascarsa autorevolezza di uno stato padanonel consesso europeo e mondiale del Due-

mila, peraltro in perpetua concorrenzacon uno stato neoborbonico e uno papa-lino. Niente da fare: il due di quadri Ca-vour-Vittorio Emanuele mise in atto, inquel 17 marzo 1861 un congegno politicoa orologeria, un regno nuovo e piùgrande, e non solo. Perché dieci giornidopo, come in una reazione a catena, lostesso Cavour nel famoso discorso del 27marzo proclamò, oltre al principio dellalibera Chiesa in libero Stato, la Roma –Capitale. Passarono pochi giorni, la Fran-cia riconobbe il Regno d’Italia e gli aprì ilcredito. La seguì buona parte di Europa.

UN SECOLO E MEZZO D’ITALIAUNITALAREALTÀ INDISCUTIBILE E LANAZIONE CONFUSA

L’Italia era fatta, in attesa degli italiani. LaNazione.Quando si dice gli Italiani, non si vuol si-gnificare semplicemente gli abitanti di unaterra che è uno Stato. Questi, siano essi et-nicamente differenti, siano plebe nel sensopolitico – e autorevole – dell’antica Roma,oppure più ampiamente popolo, o perfinoquel volgo disperso che però repente sidesta (Manzoni) diventano una Nazione selo vogliono in concordia. “Forte, concorde,civile e religiosa” la voleva, questa Italia, ilGioberti: anzi, già l’immaginava “specchiod’Europa” nella sua utopia antiquata, per-fino goffa nella prosa, però lodevole inquanto sincera, e tutto sommato, lasciandofuori il Papa, realizzabile. Forse l’Italia an-cora confusa, turbata da una politica tuttada inventare (lo abbiamo scritto nel nostroprimo articolo) aveva e ha ancora bisognosoprattutto della égalité nella sopravvi-venza e nella crescita. La grande Rivolu-zione ha insegnato urgenze ineludibili eintramontabili: perciò i reazionari la vo-gliono sempre rinnegare.Comunque un’Italia forte, civile e con-corde, un’autentica Nazione si ebbe dopoCaporetto, quando anche i Socialisti capi-rono che non conveniva perdere la guerra.Dopo il cruento conflitto esploso negli anni1919-1922 provò a costruire una Nazioneanche Mussolini, dal 1924 al 1936, riu-scendo a far intravedere un’entità simile al-l’ideale socialista, scivolando però nelnazionalismo, e poi nella megalomania im-periale. Il che non impedì di attirare, per unpo’, il consenso dei Conservatori britannici,Churchill in testa. Vedevano il congegno fa-scista come una paratia stagna contro ilmontante Fronte Popolare Spagna-Franciadi colore bolscevizzante. Un’Italia-Nazionesi vide negli anni dal 1946 (nascita dellaRepubblica) a tutti gli anni Cinquanta, incui le nostre condizioni di vita ebbero uninnegabile balzo in avanti, e furono vissutiin modo civile anche negli asperrimi con-trasti. Dunque anche la nostra compositaumanità è in grado di strutturare una Na-zione, purché le sia consentito da una poli-tica chiara, lineare ma soprattutto concorde,capace di superare in modo virile le diver-sità, arrivando sempre a una fruttuosa riso-luzione.Noi non crediamo d’esser troppo pessimistiosservando la sguaiataggine dei contrastipolitici attuali, indegni di una Nazione chenon si sa come possa sedere, discettare edecidere in un consesso europeo. Salvo rareeccezioni, si intende. Le smargiassate, lecontumelie, le furbate, i ghigni sarcastici ebeffardi, il boicottaggio invadente delle al-trui argomentazioni, le statistiche cervello-tiche ad usum dephini, il tono vocale stesso,da tromboni infoiati e da oche starnazzantifin dal mattino al massimo dei decibel, tuttoquesto costituisce la spia di un costume che

soprattutto nelle desolanti reliquie di quellache fu una borghesia, il Terzo Stato, il tes-suto connettivo delle Nazioni moderne, de-nuncia una fragilità, un’insicurezza indegnedi una concorde, ideale collettività. Perquanto lo si possa capire, ma non giustifi-care, per il confluire di procedure a suo ca-rico che di sicuro non si fondano sul nulla,poiché nulla non produce nulla, da sempre,né un puffo né un atomo storto, il capo delgoverno ancora sta dando spettacolo all’in-terno e all’esterno, con modalità incongruee inconsuete nella storia d’Italia. Parla e ge-sticola sentendosi il fratello maggiore delPadreterno, e poco ci manca che il popoloprono ai suoi piè gli canti “Silvius vincit,Silvius regnat – Silvius Silvius imperat”,parafrasi di un inno processionale dachiesa. Il che non andrebbe d’accordo conle barzellette sessuali che esilarano non soloi suoi reggicoda, ma anche veri avvocati,bocconiani, prof, top e dame rifatte. Maanche le vecchiette col cagnolino, dopoaverlo sentito stringono con ansia la borsadella spesa temendo d’incontrare qualchecomunista. Campagna elettorale con truc-chi miserandi ma ignobili. La signora Mo-ratti aspetta gli ultimi 25 secondi delconfronto con Pisapia per dargli del ladro edel terrorista. Pisapia non ha tempo per lareplica: è scaduto. Berlusconi approva, eche faranno i suoi fedeli? Chiunque l’ha giàcapito. Tanto più che proprio Berlusconi, ascanso di equivoci, s’intrufola da capolistain una lista speciale di Moratti con questoprogramma: vinco, rinuncio, e così vincelei. Odia visibilmente il Presidente dellaRepubblica che lo richiama alla legalità,improvvisa qualche retromarcia per appa-rire fedele alla Costituzione (“tutta da ri-fare”), ma il giorno dopo Il Giornalealludendo a Napolitano titola a tutta pagina:Il Comunista. A Gheddafi, da cui aveva in-cassato insulti, sberleffi e ricatti control’Italia, e aveva pure baciato la mano, spe-disce bombe Nato fiutando il nuovo vento.Tutto sommato, consente ai manifesti chedenunciano la presenza di Brigate Rosse inProcura a Milano, tanto è vero che sollecital’invio dell’ennesima commissione d’in-chiesta, e per giunta propone di mandare aquei magistrati (donne comprese) le im-mondizie di Napoli, “tanto la Sinistra nonsi lava”. Le due sezioni del Tribunale che sioccupano dei suoi processi sono costrette alavorare in stato d’assedio (doppio: dei fansdi Berlusconi e delle forze dell’ordine chedovrebbero aiutare i giudici). Fuori, davantial palazzo o sul predellino della sua mac-china, il premier, quando si degna di pre-sentarsi, tiene comizio. Intervengono purescolaresche a lui inneggianti, con maestre,delle scuole del centro-città. Forse figlie diquelle che negli anni Settanta passavano dilì col libretto rosso di Mao. Oggi col pro-gramma della Moratti. Occorre continuare?Crediamo di no. Sappiamo benissimo chenon si può fare di Berlusconi il capro espia-torio unico di queste pagliacciate, che di-vertono la diplomazia e la stampa estera,ma fanno a pugni con la nostra educazione.Certo, lui è inferocito per le numerose pro-cedure a suo carico. Procedure che peraltronon si fondano (e come potrebbero?) sulnulla come dicono lui, i suoi principi delForo e pure i più modesti suoi fans. Pur-troppo ormai la nostra società è drogata

dallo spettacolo, luici marcia, la genteadora la rissa, enon ci stupirebbeche un giorno,come in QuintoPotere (S. Lumet,1976) ci scappasseanche il morto,prodotto dai ritiTV. Noi abbiamo un’Unità che è domi-nata (in parte) sia a Nord come a Sud, damafia-‘ndrang & C. Riconosciamo i me-riti di chi la combatte, strenuamente, Legarazzista compresa e dall’altra parte assi-stiamo al disfacimento della borghesiache fece l’Italia. In cui comprendiamo ilpopolo creativo, orgoglioso delle sue tra-dizioni e della sua voglia di essere dentro,e non fuori da un potere effettivo ma benmeritato.L’arroganza di un certo tipo di potere èsempre esistita, ma l’indifferenza, o addi-rittura il consenso e il plauso agli strata-gemmi, al massacro dei codici per usopersonale, gabellato come indilazionabileriforma di principii generali del diritto,che in certi casi resistevano da più di due-mila anni, tutto ciò è cosa nuova, e infondo agghiacciante, che spiega comemai il cittadino, anche nella vita quoti-diana e nelle piccole cose, e magari in-consciamente, abbia adottato le norme delmalaffare organizzato. Il credo del “me nefrego e me ne strafotto”, la villania el’oscenità obbligatorie per essere mo-derni, l’impoverimento del linguaggio ri-dotto a sigle e a esotismi, che hacontagiato anche la cosiddetta bellagente, (ma no, pieni di soldi ma ignorantida cafè society). Un andazzo cui per for-tuna qualcuno reagisce, ma allo stessomodo, ed è il trionfo della discordia. Sa-rebbe questa la Nazione? Una comunitàcosì non è nazione. “Concordia res par-vae crescunt, discordia maximae dilabun-tur. Este pares et ob hoc concordes vivite.Nam vos decor, et cantus sociavit, etaetas”. Sta scritto sul frontone di quellache fu la Chiesa Comunela di Zouz, an-tica capitale dell’Engadina, perché con icanti d’una giovanile concordia è nata eresiste nei secoli una piccola-grande Na-zione. Proviamo. Forse un segnale è ve-nuto da Torino. Dove per onorare l’Italiaunita hanno cantato in cinquecentomilainsieme agli Alpini.

Sp@zio ai lettori

Informiamo i nostri lettori che il giornaleoffre uno spazio dedicato a “liberi pen-sieri”.Gli indirizzi a cui far pervenire suggeri-menti, proposte, contributi e quant’altrosono:• Pro Loco - Piazza Roma,n° 1 73030 Tiggiano (Le)• e-m@il: [email protected]@alice.it• Tel./Fax. 0833.531651• Per il sostegno del periodico:c/c n. 37428828 intestato aPro Loco Tiggiano, p.zza RomaCOD. IBAN:IT77 D076 0116 0000 0003 7428 828

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Vincenzo Gioberti

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metteva un’agricoltura razionale ed inten-siva e, quindi, guadagni migliori. E mentrei contadini locali, curvi sulla zappa ed im-pegnati nel duro lavoro dei campi dall’albaal tramonto, riuscivano, si e no, a sbarcareil lunario i miei nonni e gli zii ottimizza-vano le risorse agricole e quelle materialiaumentando il volume degli affari. Qualcheanno dopo (1967) il capitale venne reinve-stito nell’acquisto di una vastissima pro-prietà terriera a Melendugno dove i mieinonni si trasferirono definitivamente. Nes-suno, soprattutto la gente del luogo, era di-sposto a scommettere sulla reale capacitàproduttiva della terra, data la sua partico-lare conformazione. La presenza di massirendeva difficile, se non impossibile, qual-siasi intervento. Ma le sfide, spesso, sonole strategie di mercato più vincenti e ai mieinonni certamente non mancavano i mezzi“per poterle raccogliere”. Con una seriedi interventi “ad hoc” e con l’impiego diun’attrezzatura che i miei zii, ormai, uti-lizzavano con competenza, il terreno fumesso a punto, fu liberato dai massi edanche questa volta fruttò al cento per cento.L’attività privata divenne, conto terzi, e daqui ha avuto origine la scalata economicadell’azienda Ricchiuto. E lei, la grandenonna, sempre dietro le quinte a dirigere laregia, a predisporre nuovi acquisti, a sug-gerire modalità innovative di investimento,pur senza avere alcuna competenza,“certi-ficata”, in conduzione d’azienda, controllodi gestione o revisione contabile. Dalla suaparte, oltre all’amore per il lavoro, ha

avuto anche quello per la lettura. Ha sem-pre letto e compreso tutto, anche i libri ma-stri dell’azienda, ed altri carteggi di uncerto tipo. Ritengo sia lei l’artefice dell’at-tuale situazione economica della famiglia”.Mentre ci si lascia andare ad un piacevolis-simo scambio di punti di vista relativi “allaconnotazione squisitamente femminile” dicerti eventi storici, economici e sociali delpassato e del presente il discorso cade sugliinevitabili ostacoli che la vita non mancadi porre sul cammino di chiunque. “Nel1991 è venuto a mancare il nonno, ma lasua donna, per quanto addolorata e triste,non si è lasciata sopraffare dalla perdita.Ha continuato a sentirlo presente nella suavita, seppure in maniera diversa. Ha saputorenderlo compresente anche ai suoi figlievocandone il ricordo e l’immagine quoti-dianamente. La morte del nonno non è statocertamente l’unico momento difficile cui lafamiglia ha dovuto far fronte. Ve ne sonostati altri, comuni a chi è chiamato a ge-stire un determinato volume d’affari, ma lanonna è stata, e continua ad essere, sempreattenta non tanto ad evitarli quanto ad af-frontarli con le armi a sua disposizionecome la preghiera e l’intraprendenza. Iopersonalmente ho saputo attingere, da que-ste sue belle virtù, la forza per andareavanti. E quando mi sono trovata in diffi-coltà sono corsa da lei che, non solo mi haconsolata, ma mi ha fornito la chiave di let-tura di determinate situazioni sempre ri-cordando che la volontà divina non puòcompetere con quella umana. Durante tuttala gestazione, e qualche giorno prima delparto, la nonna mi ha illustrato con un lin-

guaggio, forse poco tecnico, ma molto effi-cace perché carico d’amore, ciò cui dovevoandare incontro e così sono diventatamamma serenamente. Confidavo anchenella potenza della sua preghiera”.Mi piace sottolineare l’animo delicato delladonna che mi sta dinanzi che, senza osten-tare benessere e modernità, si sofferma suquei valori spirituali oggi spesso trascurati,se non rinnegati, a favore di un materiali-smo che vuole l’uomo protagonista princi-pale della storia, negando l’intervento diDio. Mi vien da credere che l’eredità mo-rale della nonna sia scritta nei geni della ni-pote e che quello che la signora Antoniettaha seminato a piene mani ha già fruttificato.Solo a conclusione della bellissima chiac-chierata la signora Cinzia mi mette al cor-rente di un altro singolare episodio. “Si eranella fase preliminare all’inaugurazionedel porto turistico di San Foca (2006) etutti eravamo indaffarati nella predisposi-zione del protocollo: scaletta, taglio del na-stro, discorso introduttivo, ospiti dapresentare… fiori da offrire, autorità civilie militari da tenere in debita considera-zione… arrivo del presidente della RegionePuglia. Ma, come spesso succede, nono-stante tutto sia stato pianificato per tempo,ci accorgiamo di alcune defaillances: man-cavano le forbici, il nastro non era quelloadatto alle cerimonie… ma il presidentenon si curava affatto dei dettagli. Arriva ilmio turno e, con una mossa vincente sug-geritami dall’intervento del presidente Ven-dola, mi soffermo sul valore, per così dire,familiare-sociale di un’azienda. Ritengo difare cosa gradita alla mia cara nonna e la

chiamo al mio fianco definendola, a ra-gione, “la mente dell’azienda Ricchiuto”.A lei vanno gli applausi dei presenti e l’ap-prezzamento personale del Presidente che,congedandosi, ritiene di volerla salutarecon un abbraccio tutto per lui. Fino a quelmomento la mia nonna se n’era stata op-portunamente in secondo piano perché nonè da lei essere sotto i riflettori. Ecco cosasanno fare le persone umili: riescono astare al proprio posto senza voler apparire“a tutti i costi”.Stiamo per salutarci quando la signora Cin-zia afferma: “Sono sicura che la mia nonnastia lavorando, in segreto, ad una sorta ditestamento morale che ci lascerà in eredità.Sarà importante al pari di quella materiale,ma esso avrà il vantaggio “di diventare sto-ria” passando da noi ai nostri figli… Lanonna, guardandoci negli occhi afferma:“Io ci sarò sempre e non vi lascerò maisoli”. E’ questo il bene più vero: sapere diavere sempre le spalle protette da un angelocustode familiare e solerte che, in modo di-retto e impalpabile, ti conduce sulle vie delbene.La Redazione, nel ringraziare la signoraCinzia per essersi fatta portavoce dellagrande famiglia, formula alla signoraAnto-nietta Ricchiuto gli auguri per una lunghis-sima presenza, ancora, al fianco dei suoifigli e dei nipoti per lavorare egregiamenteal progetto di un’azienda familiare al servi-zio del territorio. Ci piace apprendere che,pur fuori dal proprio paese d’origine, ellaabbia conservato il dialetto e le tipiche in-flessioni tiggianesi, oltre che, i vincoli pa-rentali.

Continua da pag. 6STORIE... MAI RACCONTATE

Io sono un giovane afgano laureato aKabul in ingegneria presso l’università

internazionale.Io ho 30 anni, sono sposato, ho due bam-bini piccoli che abitano con mia moglie econ i miei due fratelli.Dopo la laurea io ho lavorato con ONU edopo ho lavorato con gli americani.Conosco 8 lingue e sono scappato dallaguerra.Due volte sono stato ferito perché nel no-stro Paese da 45 anni c’è la guerra.Noi siamo stanchi della guerra. Per favore,voi Popoli di tutto il mondo non sentite lanostra voce?Voi avete visto che per la prima volta gliinglesi hanno violato il nostro Paese.Hanno compiuto tante stragi! Tanti bam-bini, tanti nostri giovani, tanti ragazzi am-mazzati: adesso noi abbiamo tante donnevedove e tanti bambini orfani, tante personemutilate, senza le mani e/o senza i piedi.Per la seconda volta anche i sovietici(RUSSIA) hanno di nuovo violato il no-stro Paese, anche loro hanno fatto comegli inglesi: stragi al popolo, hanno di-strutto le nostre case e il nostro Paese.Adesso gli americani hanno invaso di

nuovo il nostro Stato.Io ho visto con i miei occhi che gli ameri-cani hanno compiuto tante stragi: tantibambini, tante donne. Durante la notte lorobombardavano le nostre città. Adesso tanticittadini del popolo afgano abitano nellebaraccopoli, noi abbiamo tante donnesenza marito, tante mamme senza figli.Per favore basta guerra.Mi ricordo che in televisione i presidentiamericani BUSH e OBAMA e il capoONU BANKIMON e i presidenti di tutto ilmondo sempre hanno detto che voglionorispettare i diritti umani, però non lo sodove posso trovare diritti umani in Ame-rica. Secondo me loro vogliono dirittiumani solo per loro perché ci sono semprestragi al nostro paese, secondo loro le stragiai popoli impoveriscono quei diritti umani.Questo è il mio messaggio per i presidentidi tutto il mondo: per favore, basta guerra,noi siamo stanchi della guerra, perché c’èsempre guerra nel nostro paese, solo per ilrame, l’oro e il petrolio………. per questomotivo loro causano stragi al popolo.Adesso sono a Tiggiano. Quando sono ar-rivato in Italia io sono andato alla “Que-stura” di Lecce. Loro hanno parlato con

Don Lucio per trovare un posto per dor-mire.Io non conoscevo Don Lucio, lui è un An-gelo che ha salvato la mia vita, una personacoraggiosa con cuore grande, sempre sim-patico che non dice mai sono stanco.Quando sono arrivato a Tiggiano io non hocapito una parola di lingua italiana, parlavosolo inglese con MariaAntonietta Martella

e ho trovato una famiglia buona, mamma,papà, fratelli e sorelle che sempre ven-gono a visitarmi, consolarmi. Loro hannopreparato da mangiare, hanno portato ve-stiti, mi hanno portato a scuola, a Lecce,a Bari con la macchina.Adesso posso parlare italiano, sto anchescrivendo un libro che si chiama “Lottareper la vita”. Questo è un mio messaggioper Don Lucio e per il popolo di Tiggiano.State tranquilli, io sono come piccolo vo-stro figlio, voglio servire per Tiggiano!Sono contento della disponibilità che hotrovato in questo “popolo” sempre vicinoa me.Anche se non posso ricompensare l’aiutoche mi dà questo popolo, ringrazio la co-munità di Tiggiano per l’Aiuto e l’Acco-glienza che mi hanno dato. Mi sento un“figlio” del popolo Tiggianese.Ringrazio il presidente degli immigrantidi Lecce la dottoressa Klodiana Çukaper il sostegno morale e pratico nei mo-menti difficili: è sempre stata presentenella mia vita.Ringrazio tutti per avermi dato ancora unasperanza di vita.

Ingeneer Khalid

TIGGIANO CASA MIA, SONO TIGGIANESE

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Gallipolina, figlia del banchiere Grego-rio De pace e della nobildonna di ori-

gini spagnole Luisa Rocci Cerasoli,Antonietta De Pace fu una grande prota-gonista delle lotte risorgimentali nelRegno di Napoli. Nacque il 2 febbraio1818. Rimasta orfana del padre a soli ottoanni, fu affidata assieme alle sorelleChiara, Carlotta e Rosa alle cure delle Cla-risse di Gallipoli.Quando Rosa sposò Epaminonda Valen-tino, patriota napoletano e uomo di spiccodel Risorgimento italiano in Terrad’Otranto, Antonietta si appassionò allacausa mazziniana entrando a far parte della“Giovane Italia”.Diede il suo contributo alla organizzazionein Terra d’Otranto dei moti del ’48 e com-batté accanto al cognato, vestita da uomo,sulle barricate di via Toledo a Napoli nelmaggio di quell’anno.Ai moti di Napoli seguì la repressione bor-bonica e il Valentino ne fu disgraziata-mente vittima: catturato e sottoposto a unregime durissimo di detenzione, morì distenti nelle carceri di Lecce a soli 38 anni.Antonietta, ormai stabilitasi a Napoli, si in-caricò di portare avanti la missione del co-gnato: riannodò le fila della cospirazioneantiborbonica, soprattutto mettendo incontatto i patrioti salentini con i circoliclandestini napoletani e quelli del nord Ita-lia. Nel 1849 fondò un Circolo femminiledella “Giovane Italia” che riuniva preva-lentemente le madri e le mogli dei patriotidetenuti nelle carceri borboniche. Diressetra il 1849 e il 1855 un “Comitato politicofemminile”.Il 26 agosto 1855 fu arrestata dalla poliziaborbonica. Imprigionata per 18 mesi, fu in-

fine processata erimessa in libertà,anche grazie allepressioni che go-verni stranieri e stampa internazionale (in-glese soprattutto) esercitarono suFerdinando II. Fino al 1859 dovette sotto-stare tuttavia a un regime di tutela pressol’abitazione di un cugino, il barone Gen-naro Rossi, e fu costantemente sotto il con-trollo della polizia.Al 1858 risale l’incontro con BeniaminoMarciano, giovane patriota cheAntoniettaavrebbe sposato solo molti anni dopo, nel1876.La notizia della discesa di Garibaldi nelRegno di Napoli le fece rompere gli in-dugi: si sottrasse alla tutela del cugino e sidiede alla clandestinità.Preparò il terreno alla venuta di Garibaldie quando questi, il 7 settembre 1860, feceil suo ingresso a Napoli, lo fece avendo alsuo fianco Antonietta De Pace vestita coni colori della bandiera italiana.Il nuovo governo le affidò la guida del-l’Ospedale del Gesù.Arrestata dalla polizia vaticana mentre sirecava in treno da Napoli a Firenze per or-ganizzare una sortita su Roma, subì unnuovo processo ma anche stavolta fu ri-messa in libertà, avendo avuto la prontezzadi distruggere i documenti compromettentiche recava con sé.ANapoli fu incaricata dell’ispezione dellescuole ed ebbe parte nella riforma del si-stema scolastico napoletano.Fino alla morte, sopraggiunta nel 1893, sioccupò della conduzione dell’Istituto diistruzione e del Convitto fondati da Be-niamino Marciano.

Protagoniste della storia

A cura di Emanuele Martella

ANTONIETTADE PACE

PPeettaallii ssttaanncchhiiQuesti nostri giorni

che si aprono e si chiudonosu albe e tramonti

squarciati da notizie bomba,questi nostri giorni

così carichi di sensi di colpaper i drammi, le violenze

le calamità rimaste irrisolte,questi nostri giorni

così amari da marchiareil nostro tempo con veleni

sempre più sofisticati,questi nostri giorniil cui solo luccicoreè la bava d’angoscia

per le mancate promesse,non fanno in tempoa sorvolare il cielo

dall’uno all’altro orizzonteche già si spampanoin petali stanchi.

Chi non si è mai destato con la luna storta, per poi fino a sera, guardare il mondo consfiducia e tristezza? Tutti sappiamo che quella è la “nostalgia di infinito” che di tantoin tanto fa capolino nella nostra anima. Non tutti però sapremmo dirlo nel tono densoe armonioso di questi versi.

di Luca Musio

Chiamatela pittrice alternativa,chiamatela artista psichedelica oppure

chiamatela semplicemente “La Pupazza”.Eleonora De Giuseppe, in arte appunto “LaPupazza”, si sta ritagliando uno spazioimportante nell’arte moderna. Non è uncaso infatti che sia stata selezionata perpartecipare al “London Art Exhibition Fe-stival”, importante e prestigiosamanifestazione che si tiene annualmentenella capitale inglese. E’ stata infatti inesposizione, insieme ad altri nove artisti intutto il mondo, presso l’Acquire Gallery dal26 maggio al 2 giugno con il quadro “Lapianta di occhi”, scelto dagli organizzatoritra una selezione di cinque opere. E chissàche lavoro faticoso avrà dovuto fare “LaPupazza” per selezionare i quadri damandare a Londra, visto che in meno di treanni è riuscita a realizzare qualcosa come

800 opere. L’originalità della sua arte èindiscussa ed è leggittimata anche dalladefinizione della sua “corrente artistica”. Ilnome di quest’ultima infatti è stato dato inoccasione di una selezione per una mostra:i giudici non sapendo accostare i suoiquadri a nessuna delle correnti già esistenti,hanno deciso di chiamarla, coniando unnuovo termine, “psico-onirica”. Dunque unqualcosa che si trova a metà strada tra ilsogno e gli elementi più nascosti dellapsiche e dell’inconscio. Un’arte che puòessere sì definita un ramo della Pop Art, mache è un caso unico nel suo genere.La scalata al successo dell’artista tricasinaparte da molto lontano e gira tutta intornoall’elemento caratterizzante e mai mancantenei suoi quadri: l’occhio. “La Pupazza” giàda bambina si divertiva a “disegnare” gliocchi nel vuoto con il suo dito, un po’ comefanno tanti bambini che stesi sul letto sidivertono ad immaginare cose che poi“disegnano” in aria. Poi la maggior parte diessi perde questa abitudine una volta

“La Pupazza”, un successoinaspettato e controverso

cresciuti, Eleonora no. Ha continuato adisegnarli prima su semplici fogli di carta,poi li ha disseminati dappertutto sui muri dimolti paesi del Salento. E forse è stataproprio questa la svolta per il suo futuro,perchè l’artista stessa ritiene che proprio ilmuro sia la prima vetrina per farsiconoscere. Pensiero più che confermato daifatti: per molti adolescenti, sopratuttodell’età a cavallo tra le scuole medie equelle superiori, è ormai diventata un idolograzie ai suoi murales. Ma sono proprioquesti ultimi ad aver diviso l’”opinionepubblica” sul modo di fare arte de “La Pu-pazza”. Contenti sono, come già detto, i piùgiovani, un po’ meno lo sono i “grandi”, ar-rabbiati perché ritengono che i muri delproprio paese siano “sporchi” e non “di-pinti”. C’è addirittura chi ha pensato che imurales venissero realizzati da sette satani-che, chi addirittura che all’interno del fa-migerato occhio si nascondessero delletelecamere! L’artista dice di “accettare lecritiche, consapevole di non poter piacere atutti”, ma ritiene che “sia necessario andareoltre e vedere il significato delle sue opere”.Ci sono state però anche tante mamme, chele hanno chiesto di insegnare ai propri figlil’arte della pittura, attraverso corsi estivi,cosa che l’ha molto inorgoglita. L’artista tricasina ha colpito anche i turistiche ogni anno raggiungono la nostra terra.Tanti infatti sono andati a trovarla nel suomondo, che si trova nel centro storico diTricase, nei pressi di Piazza Pisanelli. Eleo-nora li ha accolti calorosamente ha fatto co-noscere la sua arte e li ha salutati con unafoto ricordo, con la presenza anche qui del-l’occhio, che tanto assomiglia al suo occhionaturale. Ha collezionato in tutto più di5000 foto, che raccoglierà tutte in un libro.Ma perché proprio “La Pupazza”? In realtà,sono stati i suoi stessi fans ad averle datoquesto nome d’arte, forse per una certa so-miglianza tra la figura di “bimba pazza”,che l’artista rappresenta spesso nelle sueopere, e l’artista stessa. Eleonora giura chenon si sarebbe mai aspettata tutto questosuccesso e definisce la sua arte uno spetta-colo, un modo per coinvolgere le persone. Irisultati ottenuti con le sue mostre, confer-mano che è riuscita nel suo intento. I pro-getti per il futuro sono tanti. Alcuni sidiscostano in parte dall’arte: ha infatti in-tenzione di lanciare una linea d’abbiglia-mento con l’occhio e la “pupazza” sempreprotagonisti.Una piccola curiosità. Nel quadro che Eleo-nora De Giuseppe ha inviato per la mostrache si è tenuta a Londra dal 26 maggio al 2giugno, c’è anche un po’ di Tiggiano: l’ar-tista dipinge su compensato, che comprasempre proprio in un negozio della nostracittadina.

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39° Parallelo • Giugno 2011 pag. 3

di Bianca ParisIl negativo, con il suo bel codazzo di la-crime e sangue, è parte essenziale del-

l’esistente.Lavorare per ridurlo è un dovere. Pensaredi estirparlo, è utopia.E questo è un fatto. Meglio: è il fatto dibase.Poi, serpeggianti qua e là, ma in crescita,ci sono le negatività aggiuntive che, es-sendo gratuite, sono le più indigeste.Risultato? L’impressione che il consorzioumano (quello dalle “magnifiche sorti eprogressive” di mamiana memoria, su cuigià Leopardi ironizzò (e non poco) perdavia via autenticità e imbarchi boria.Un impoverimento della sostanza sotto i lu-strini sempre più fatui dell’apparire. Lagrancassa mediatica poi, che si diverteassai a strombazzare l’aspetto meno nobiledel vivere e del convivere, fa il resto.Eppure in tanta vacuità, qualcosa di ga-gliardo esiste. È l’impulso a tenere in equi-librio la bilancia; è l’istinto a cercarecontrappesi adeguati, e a tenerseli stretti alcuore, come merce preziosa.Quei contrappesi sono gli anticorpi che la

Ad ogni veleno, il suo antidotosocietà stessa, al pari di ogni organismomalato, ma non moribondo, sa produrre eproduce, e che allo stringere, si dividono indue categorie: la ricchezza tosta, concreta efondamentale per la sopravvivenza. E tuttigli altri beni che un po’ (ma solo un po’)distaccati dal tornaconto personale, sono disolito considerati superflui. A torto, moltoa torto, perché si fa presto a capire cheniente, ma proprio niente, è più necessariodel superfluo; dal momento che ogni cosava calata e rapportata al suo contesto.“Vogliamo il pane ed anche le rose” grida-vano i ragazzi dalle barricate parigine dellacontestazione studentesca del ’68. E si ca-piva benissimo cosa volessero. Volevano ildiritto alla libertà dello spirito, che avverti-vano impastoiata nella muffa di norme su-perate. Volevano farla finita con ilperbenismo e le muraglie di ipocrisia ecc.ecc…. Non mancarono, ovvio, esagera-zioni e spropositi, come è fisiologico ineruzioni a lungo represse. Ma quello è temada psicologia delle masse, da lasciare agliaddetti. In questa chiacchierata, parecchio

alla buona, è già abbastanza azzardare inproposito qualche riflessione. Per esempio,la seguente: questa fame di rose, ossia dialtro dal pane crosta e mollica, non è unacosa nata ieri e nemmeno l’altro ieri. Esisteda sempre nella natura umana, la quale, im-mersa fino ai capelli nella concretezza, dasempre si strugge nel desiderio di abitareun mondo immaginario evanescente, lieve,fantastico.Il Mito fu la risposta primigenia a quellafame. Nato nella notte dei tempi, costituìl’acqua fertile da cui germinarono tutte leArti. Ossia quelle creature magiche capacidi far intravvedere ciò che, celato, forse esi-ste (ma deve esistere) al di là del muro deltetto della tenda della siepe che ci protegge,certo, ma che pure ci limita e, a tratti, cisoffoca.In una parola, l’Arte come balsamo sul do-lore l’affanno la meschineria la noia di vi-vere. Ben vengano allora tutte, ma propriotutte le iniziative che della bella Signoracontengano almeno un guizzo un barlume.E sono tante, lo sappiamo, così tante chenon è facile acchiapparle tutte. E pazienzase qualcuna sfugge, perché alla fine quelche conta, è sapere che esistono. In quel diTricase, per esempio, vive ed opera Salva-tore Cacciatore che di mestiere fa il medicopediatra. Lo fa con passione, competenza eumanità. Ma non gli basta. E allora che ticombina? Nel tempo libero si mette a di-pingere, a riprodurre su tela (di preferenza)la sua terra, l’amato Salento, dopo avernespremuto l’anima dallo stereotipo di mare,cielo, pajare e uliveti. Uno guarda, ricono-sce una realtà familiare, ma come proiet-tata in un altrove, in un cielo infinito.Il critico d’arte, Carlo Franza, questa va-lenza l’ha colta fin da subito, e ora la di-vulga su circuito europeo.E passiamo oltre: in Lucugnano è in fer-vore di attività la “Libera Università Popo-lare Sud Salento”. Produce manifestazioniculturali che sono veri focolai della gioiadi conoscere e far conoscere. Ultima in or-dine di tempo la serata del 6 aprile. Magni-fica per tutto: per allocazione: la strutturain cui nacque e naufragò il sogno impren-ditoriale del poeta G. Comi; e che OttavioNuccio, imprenditore sul serio, ha rivestitodi bellezza e di efficienza;per oggetto: musiche dal vivo e recitazionedi liriche dello stesso Comi e, a seguire, diGiuliana Pisanello ed Elena Tagliaferro;per modalità: la sensibilità raffinata del-l’organizzatrice-regista Giuliana Coppola.Di recente al cinema moderno di Tricase, ildono che “Il Volantino” (periodico di Tri-case diretto dall’avvocato A. Distante), hafatto alla comunità: uno spettacolo per laconsegna del premio giornalistico a Serena

Dandini. Musiche e scenette tutte da go-dere. Al centro, il divano rosso ad acco-gliere il dialogo fra la premiata e GiuseppeGiacovazzo, già direttore della Gazzetta delMezzogiorno. Uno spettacolo dentro lospettacolo per la delizia degli ascoltatori:un dialogo fitto di humor, giocondità, iro-nia: il raffinato elisir dell’acume, dell’in-telligenza, capace di sferzare i neuronidello spettatore, che ne esce arricchito.Più di recente in quel di Gallipoli, la splen-dida biblioteca comunale, nell’ambito dellefitte celebrazioni per il 150° anniversariodell’Unità, ha ospitato un incontro sul tema“Contributo che il Sud Salento seppe darea quell’evento”.Ricche di interesse le analisi storiche pro-dotte dai proff. Federico Natali e SalvatoreCoppola, e la presentazione del romanzostorico “Ditemi di Epaminonda” che l’au-trice, Maria Antonietta Martella, ha dedi-cato a Gioacchino Maglietta, suo antenato,in onore del contributo che, in gruppo conaltri giovani ed entusiasti patrioti, seppedare alla causa risorgimentale, in rappre-sentanza della terra salentina.E non è cosa da nulla l’effervescenza crea-tiva di una ragazza, Eleonora De Giuseppe,che, è il caso di dire, sta lasciando il segnodella sua fantasia colorata, nei modi piùvari, (dell’evento su queste stesse pagine siè occupato anche Luca Musio). Che dire?Un grazie a tutto tondo a voi tutti, perso-naggi creativi e generosi per queste coseche sapete confezionare così bene. E nonsolo, perché poi avete il buon gusto di of-frirle alla sensibilità di chi le sa apprezzare,o almeno ha la voglia di imparare a farlo.Per chiudere (e fuor di retorica) penso che,finché in circolo ci saranno simili fucine diidee, al consorzio umano non mancherà ilcontro-veleno per neutralizzare almeno inparte le negatività che esso stesso produce.E che imperterrito continuerà a produrre.

Igiorni passano lenti... per me il salentonon avrà più lo stesso profumo.

Son trenta anni che sono lontana ed ognivolta che torno nel mio paese il profumo èsempre uguale. Lo stesso profumo che hosentito a fine aprile quando son tornatal’ultima volta.Ma in quei giorni qualcosa è cambiato, unaparte della mia storia si è chiusa in mododrammatico in pochi minuti.E’ sabato, il tempo non è proprio di fineaprile, in piazza una sola bancarella, ep-pure fanno del mio paese un angolo dimondo anti stress, mi piace girare a piedi,incontrare la gente che mi ferma per chie-dermi come va il lavoro, la famiglia, lavita…Ignara di quello che dopo poche ore miattende mi godo questa breve vacanza.La mia casa è inebriata da un profumo difiori di arancio, per me che vivo in un pa-lazzo in una grande città è come stare inparadiso, mi godo ogni dettaglio che la na-tura di questa stagione mi offre, non ho bi-sogno di andare in posti lontani perprovare sensazioni particolari mi bastastare qui...Ma all’improvviso il pittore che ha dipintoquesto bel quadro ha deciso di cambiaresoggetto.Mi diventa tutto triste, il paese mi crollaaddosso con tutto il mondo.Una stupida, imperdonabile leggerezza si

porta via mia madre.E’ lei che voglio ricordare. Una donnaforte di carattere, abituata a combatterenella vita sin da quando era giovane. Unavita come quella di tutte le nostre mamme,lasciate da sole a crescere i figli, dai maritiemigrati in Svizzera, a portare avanti icampi, a badare a suoceri e genitori. Ma lenostre mamme non conoscono la parolastanchezza, non si tirano mai indietro dallafatica e “ E mo cusì vole Dio” e dannotutte se stesse per gli altri. Mia madre è an-data via senza chiedere neanche un bic-chiere d’acqua nel silenzio di un sabatopomeriggio, unica cosa che Dio le ha con-cesso avere vicino i suoi affetti più cari.La sera prima, in casa siamo rimasti soliio, lei e mio fratello, ci siamo messi a par-lare: era come tornare bambini, quando lasera ci si trovava a raccontare alla mammaquello che era successo durante il giorno,lei ci ascoltava e poi con una saggezza in-finita esprimeva i suoi giudizi, e ci dicevacome e cosa fare.Mia madre non ha avuto bisogno di libri oprofessori per capire ed insegnare i valoridella vita, l’umiltà le aveva insegnato tutto. Ora i giorni passano lenti senza dilei………..ma cercherò di custodire quelloche mi ha insegnato come un vero tesoro,e soprattutto “grazie di cuore, mamma, peravermi regalato una mamma comete…………”.

In ricordo...di Lucia Martella

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39° Parallelo • Giugno 2011 pag. 5

Creare, condividere e fare del propriopaese un posto di aggregazione,

gioia e socievolezza (senza esser costrettia spostarsi in un paese vicino): questol’obiettivo della Pro Loco Giovani.Il “Gruppo Giovani”, costituitosi all’in-terno della Pro Loco Tiggiano, riapre connuove idee e iniziative il ciclo chiusodagli ex ragazzi ideatori della Pro LocoGiovani che per alcuni anni hanno pro-mosso iniziative rivolte soprattutto a ra-gazzi e giovanissimi.Il 31 marzo scorso è stata indetta la primaassemblea per raccogliere le ultime ade-sioni ed eleggere il direttivo. L’adesionedei giovani è stata discreta. Siamo sicuriche col tempo e con l’inizio delle attività,la partecipazione si incrementerà.La frase, “qui non c’è niente per noi!”troppo spesso pronunciata dai giovani, èstata la molla ispiratrice a far rinascere laPro Loco Giovani. Le prime iniziativesono già in cantiere: da circa un mese si èdato inizio al corso di tamburello e ballodella pizzica, attività ricreative che fannoparte delle nostre tradizioni. Il direttivoha in progetto di promuoverne altre, tutterivolte ai giovani. E lo farà nel rispettodelle nostre radici, e soprattutto con at-tenzione alle esigenze e alle prospettivefuture. Il direttivo invita tutti i giovani che ab-biano interesse e voglia di esprimere pro-prie idee, a partecipare al gruppo dilavoro istituito per promuovere iniziativericreative e culturali per l’intera comu-nità.

Antonella Ricchiuto

Sull’onda del successo riscosso l’annoscorso, la Pro Loco Tiggiano sotto Pa-

squa ha riproposto la “Caccia all’Uovo” perla gioia dei più piccoli (ma anche degliadulti). I preparativi da parte del Direttivodella Pro Loco e di altri volontari sono ini-ziati con largo anticipo sull’appuntamentodel 23 aprile in piazza Cuti. Il lavoro piùarduo è stato quello di nascondere le uovalesse tra l’erba della piazza e gli ovetti dicioccolato nella paglia. Numerosi durantequesta fase i curiosi che tentavano di sco-prire dove venivano posizionate le uova.Le iscrizioni sono iniziate ancora primadelle 16.30 visto il numero elevato (150) dibambini partecipanti. Subito dopo è iniziatala gara. Terminato il tempo a disposizione,si è passati alla conta delle uova, alla con-segna delle grandi uova ai vincitori delle duefasce di età e man mano alla consegna di unuovo di cioccolato a ciascuno dei partecipanti. Due sole uova, tra le tante nascoste, ave-vano una colorazione speciale, una d’oro el’altra d’argento, ai fortunati cacciatori inpossesso di queste ultime sono stati conse-gnate due altre uova di cioccolato in for-mato gigante.Bellissima era l’atmosfera che si respirava

La manifestazione sportiva amatorialetiggianese è giunta alla sua 30^ edi-

zione. Era il 1982, anno di nascita della ProLoco a Tiggiano e della prima edizionedella marcialonga del 1° maggio, organiz-zata dal caro e non dimenticato Nzino DeFrancesco. Da un po’ di anni alla marcialonga delprimo maggio è stato dato un nome nuovo:“StraTiggiano” e una nuova data di svolgi-mento: la prima domenica di maggio, perevitare l’accavalcarsi delle iniziative di

quella data. Quest’anno, in particolare laStraTiggiano è stata svolta nella secondadomenica di maggio, perché il Comuneaveva indetto per quella data la “giornataecologica” aderendo alla manifestazionedella Giornata Nazionale dei Piccoli Co-muni, “Voler Bene all’Italia” indetta da Le-gambiente. La partecipazione è stata numerosa in tuttele categorie: uomini, donne, ragazzi e bam-bini. Sono stati numerosi anche i volontaria supporto del direttivo della Pro Loco chehanno garantito la buona riuscita della ma-nifestazione. La splendida giornata ha reso più festosal’intera manifestazione a partire dal radunodelle ore 8 in piazza Cuti, i preparativi del-

l’iscrizione, e le partenze.I risultati della 30^ edizione sono i seguenti:Cat. Esordienti Femminili: 1° Martella M.Angela, 2° Protopapa Ada, 3° D’AmicoMarta;

Cat. Esordienti Maschili: 1° Morciano Mat-teo, 2° Morciano Alessandro, 3° MartellaSimone;Cat. Ragazze: 1° Ricchiuto Lorena, 2° Ric-chiuto Lara, 3° De Pascalis Alice;Cat. Ragazzi: 1° D’Amico Ferdinando, 2°Morciano Gabriele, 3° Martella Alessandro;Cat. Cadette: 1° Nuccio Federica, 2° Mar-tella Lucia, 3° D’Amico Sara;Cat. Cadetti: 1° Tenesaca Miller, 2° ChiriGabriele, 3° Martella Gabriele;Cat. Allievi: 1° Leone Roberto, 2° Ric-chiuto Giuseppe;Cat. Donne: 1° Menegazzi Paola, 2° DeGiorgi Valentina;Cat. Uomini: 1° Nicolì Stefano, 2° Botru-gno Davide, 3° Tempesta Silvano;

Cat. Donne Amatoriale: 1° Biasco Anna, 2°Morciano Gina;Cat. Uomini Amatoriale: D’amico Donato.Nelle ultime edizioni è stata notata la quasitotale assenza della categoria degli allievi,

fascia che va dai 16 ai 18 anni, proprio etànella quale maggiore è lo spirito competi-tivo. Invitiamo questi ragazzi a parteciparein serena allegria, accantonando la paura diperdere. La cerimonia di premiazione si è aperta conla sfilata di tutti i partecipanti della catego-ria “pulcini”: Tutti hanno ricevuto la meda-glia di partecipazione. Sono seguite lepremiazioni ai vincitori delle altre categoriecon trofei e medaglie. Altri premi e ricono-scimenti sono stati assegnati a chi si è di-stinto per fantasia e simpatia. È stataassegnata una targa ricordo al “pulcino”Giorgio Martella che con la sua vivacità esoprattutto per la velocità si è distinto perl’intera manifestazione. Sono stati assegnatianche altri premi: a Martella Manstewal per

essersi imposto come fuori quota sulla di-stanza degli 11 Km.; alla Sig.ra Anna Bia-sco e al Sig. D’Amico Donato che hapartecipato alla marcialonga con tutta la suafamiglia. Si ringraziano per il 2011 e per tutte le pre-cedenti edizioni: l’ideatore Nzino De Fran-cesco, le Amministrazioni Comunali chenon hanno fatto mancare il loro contributo;gli Sponsor: Sport Time, sponsor ufficialedelle maglie di gara, Carburanti Vanotti,Imago Pubblicità, Ikebana di Rocco De

Francesco e Orchidea diCarlo Nuccio per il servizioambulanza. Un grazie alDott. Franco Martella che hagarantito la sorveglianza me-dica ed a Fabrizio Vanotti cheha svolto, come succede ora-mai da diversi anni, il gra-voso compito di speaker. Si ringraziano, altresì, la Po-lizia Municipale e la localeAssociazione di ProtezioneCivile che hanno assicurato ilservizio d’ordine, il socio An-tonio Marzo che ha messo adisposizione un’autobotted’acqua potabile per il refri-gerio di tutti i presenti, spor-tivi e non, tutti i volontari che

hanno dato una mano ed infine un applausoa tutti gli sportivi partecipanti in tutte lefasce di età, veri attori di questa magnificagiornata vissuta all’insegna dello sport.Grazie ed arrivederci al prossimo anno!

30 anni di corse insiemeStraTiggiano 2011

CACCIA ALL’UOVO 2011

in quella vigilia pasquale: gioia e spensie-ratezza tra i genitori e parenti mentre i bam-bini si divertivano in allegria. Un grazie particolare va allo sponsor dellamanifestazione, Ikebana, e agli esercenti lo-cali che hanno offerto le uova per premio aipiccoli - grandi cacciatori vincitori, ed allospeaker Marco Alessio che ha divertito ecoinvolto tutti. E ancora un grazie a i soci

della Pro Loco, perché queste manifesta-zioni, completamente gratuite, possano es-sere realizzate attraverso due contributi:quello di sponsor generosi; e quello altret-tanto generoso di tanti volontari.Con l’augurio che il prossimo anno la “Cac-cia all’Uovo” continui ad avere lo stessosuccesso, un forte grazie va urlato a tutti ipartecipanti.

PRO LOCO GIOVANI VOGLIA DI CAMBIAMENTO

LA CUCCAGNA

197?

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di Giorgio Serafino

Toma AntonioOrologeriaOreficeria

P.zza Don Tonino Bello, 28 Alessano (Le)

La appena svoltasi tornata elettorale am-ministrativa, riguardante un significa-

tivo numero di elettori in tutte le aree delnostro paese, ha segnato una pesante ed ine-quivocabile sconfitta per la coalizione dicentro destra e per il suo leader maximo Sil-vio Berlusconi. Le proporzioni del tracolloelettorale della attuale maggioranza politicasono andate ben al di là delle previsionidella vigilia, che ritenevano sostanzial-mente inimmaginabile un’affermazionedelle opposizioni soprattutto nelle maggiorirealtà cittadine, come Milano e Napoli. Perdi più, nella compagine berlusconiana aleg-giava la non celata convinzione che l’estre-mizzazione dei toni della campagnaelettorale e la demonizzazione degli avver-sari, tattica vincente in numerose precedentioccasioni anche per gli innegabili demeritidella ancora non strutturata coalizione dicentro sinistra, unitamente alla immanca-bile scorretta azione propagandistica del si-stema mediatico asservito al signore diArcore, sarebbero ancora una volta risultatedeterminanti per conseguire un ennesimosuccesso e limitare i danni potenzialmentederivanti dal grave discredito dell’imma-gine del Cavaliere e dall’innegabile falli-mento della sua azione di governo negliultimi tre anni.Il clamoroso responso delle urne ha dimo-strato senza ombra di dubbio che la mag-gioranza dell’elettorato non è più dispostaad avallare e subire passivamente unaclasse dirigente che, anche a livello locale,pur nelle inevitabili differenziazioni deiluoghi e delle persone, adeguandosi ai ca-noni berlusconiani si è confermata incapacedi amministrare gli enti territoriali secondocriteri di trasparenza, efficacia progettuale,sensibilità sociale, rigore finanziario e in-transigente tutela degli interessi collettivi.E la sconfitta berlusconiana appare ancorapiù cocente se si considera che essa è ma-turata non tanto per l’opera di una organiz-zata forza o coalizione alternativa giàconsolidata nelle varie realtà locali, mabensì per una volontà di rinnovamento edun’incontenibile ondata di indignazioneverso il sistema di potere berlusconiano

IL VENTO E’ CAMBIATO

nate spontaneamente in estesi strati dellapopolazione e via via incarnatesi e infine ri-conosciutesi in alcuni candidati addiritturaestranei ai maggiori partiti di opposizione,e da questi in un primo tempo addiritturaosteggiati. Ciò è accaduto in particolare neidue più importanti centri interessati dallarecente consultazione, Milano e Napoli, oveil centro destra partiva da un’oggettiva po-sizione di vantaggio ed è stato sconfitto,malgrado le designazioni dei candidati poirisultati nettamente vincitori (Pisapia e DeMagistris) avesse creato divisioni e gravipolemiche nello schieramento di centro si-nistra.Il risultato delle urne è, quindi, doppia-

mente significativo, sia nella prospettivaprettamente politico amministrativa sia pergli scenari che potrebbero aprirsi a livello

generale. La conferma e l’elezione di mag-gioranze amministrative di centro sinistrain ampie aree del paese attribuisce all’at-tuale opposizione un’ineguagliabile oppor-tunità di formazione e sperimentazione diuna nuova classe dirigente, con la matura-zione di esperienze e percorsi gestionalisenz’altro utili per l’elaborazione di un va-lido programma per il governo nazionale. Isempre maggiori poteri conferiti agli entilocali confermano l’importanza di questavittoria elettorale del centro sinistra ai finidi una affermazione concreta di una praticadi amministrazione delle varie realtà terri-toriali alternativa e ben differenziata ri-spetto alla sconsiderata gestione tipica delleforze berlusconiane. Ed è fondata la spe-ranza che soprattutto i nuovi sindaci di Mi-lano e Napoli non deluderanno le attese in

essi riposte per la promozione di una equarinascita economica, culturale ed etica diquesti due centri vitali per la nostra comu-nità nazionale.Sul piano politico generale, il risultato elet-torale non deve illudere su una oramai pros-sima fine politica di Berlusconi e delleforze ancora raccolte intorno a lui, che sononettamente preponderanti in Parlamento ein grado di portare avanti il loro programmadi dissennato scempio delle istituzioni edella tradizione costituzionale della nostrademocrazia. I preannunciati provvedimentidel Governo in materia di economia, giu-stizia, federalismo fiscale, nuova disloca-zione dei ministeri fanno paventare unoscenario di orribile sconvolgimento del no-stro sistema sociale a tutto vantaggio delleclassi economicamente più forti e a disca-pito in particolare delle aree più deboli e delnostro Mezzogiorno, soprattutto per l’espli-cita aberrante volontà razzista e antinazio-nale della Lega Nord. A questo disegnodeprimente è necessario che lo schiera-mento di centro sinistra sappia maturare edopporre una valida credibile alternativa,partendo proprio dal successo elettorale dimaggio, che ha visto comunque il PartitoDemocratico come principale protagonistae artefice, pur nelle perduranti ambiguità econtraddizioni che ancora connotano la suaimmagine e la sua proposta politica. Ma ilsegnale che è arrivato dalle urne ha indicatoallo schieramento di centro sinistra la stradamaestra per liberare finalmente il paese dalflagello berlusconiano, obiettivo che ri-chiede una meditata scelta di leale collabo-razione tra le forze di opposizione senzapregiudizi o velleità egemoniche e nel co-stante coinvolgimento della base dei mili-tanti e degli elettori nella selezione dellaclasse dirigente e nell’elaborazione dei pro-grammi. Se le forze di centro sinistra nonsapranno raccogliere la sfida che è arrivatadalla loro stessa base e frustreranno il dif-fuso desiderio di cambiamento espresso daampi settori dell’opinione pubblica an-dranno incontro ad un irreparabile falli-mento storico, destinato ad inciderenegativamente sul futuro del nostro paese.

L’incontro che si è svolto il 12 maggiopresso la sala conferenze del Comune

di Tiggiano ha sancito il debutto ufficialedi Assoimprese “Terre di Leuca”. Laneo nata Associazione di imprenditori delbasso Salento si pone come scopo priori-tario la promozione e il rilancio delle pic-cole aziende locali nonché una piùmarcata imprenditorialità giovanile e fem-minile.Il direttore di Assoimprese, dr. DonatelloAlessio è ben consapevole degli ostacolida affrontare per giungere a quello che,purtuttavia, può essere un orizzonte rag-giungibile.I dati in possesso di Assoimprese fotogra-fano una realtà imprenditoriale magmaticae difficile. Burocrazia farraginosa e soffo-

Nasce Assoimprese Terre di Leucacante, ritardi nei pagamenti da parte dellapubblica amministrazione, esasperantepressione fiscale fanno dell’imprenditoriaun terreno minato, un percorso ad ostacoliin cui è veramente difficile muoversi.Ma ad animare di ottimismo gli imprendi-tori del basso Salento c’è una attenta let-tura del territorio in cui operano.Si tratta di una realtà che ha fatto dellacreatività e della laboriosità il suo punto diforza. Quello che bisogna ora proporsi è lavolontà di non produrre più “per nomee per conto di”.Il Salento è una realtà che si descrive dasola: le sue bellezze naturalistiche hannofatto crescere i flussi turistici, la sua Uni-versità continua ad essere fucina di eccel-lenze spesso drenate all’estero perché solo

in questo modo adeguatamente ripagate.Per Assoimprese nessun orizzonte sarà poitroppo lontano, se tutti gli imprenditori,sopratutto giovani, saranno in grado dicreare un obiettivo comune e condiviso in

grado di superare la logica sterile dell’in-dividualismo.

Consigliere AssoImprese “Terre di Leuca”Michele Rizzo

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39° Parallelo • Giugno 2011 pag. 6

di Concettina Chiarello

Dorme la bianca terra intiepidita da unsole non ancora estivo.

S’increspa, appena, l’onda sotto l’alitodella pomeridiana brezza.S’ode in lontananza un timido vociare dibimbi, s’intravede evanescente lo scoglio di Leu-casia.Compiuto lo scempio ancestrale ora s’èrabbonita. Minerva ha ceduto il posto alla Donnadella storia.L’anima è ricolma di pace e gli occhi ab-bracciano una bellezza senza fine.Uno sull’altro s’aggrovigliano i pensieri e la storia sgorga dalla bocca d’una gio-vane donna che tende le braccia alla suabionda creatura.Con queste suggestioni, nate dall’insolitopomeriggio leucano sotto un gazebo om-broso con alle spalle la Ristola e di fronteMeliso, ho voluto dare inizio ad un’altradelle storie mai raccontate. Ero in ottima compagnia e l’aria, quasiestiva, lasciava indovinare la frenesia dellabella stagione ormai alle porte. Una cortesiasottile animava la conversazione e, sul filodel ricordo, si andavano ad evocare imma-gini d’altri tempi. Il motivo dell’incontro?La Redazione del giornale ha voluto rac-contare la storia singolare di una donna tig-gianese il cui merito è stato “solamente”quello di amministrare sapientemente i benidi famiglia fino a farli fruttare in manieraesponenziale. Per non guastare alla prota-gonista il gusto della sorpresa, è stato sceltoun tramite privilegiato, la nipote, signoraCinzia Ricchiuto. La donna di cui vogliamocelebrare la lungimiranza è Antonietta Ric-chiuto. Data la giovane età dell’interlocu-trice mi sarei aspettata che ella volesseparlare di sé invece scopro, nel suo sguardovivo e nel suo stile colloquiale, il desiderioinsopprimibile di raccontare la storia dellasua grande nonna. E’ sempre lei che, con lepupille impreziosite da uno strano lucci-chio, dà inizio alla conversazione. “Hogioito quando mi avete chiesto di parlaredella nonna perché la ritengo il motoredella grande famiglia Ricchiuto”.E’ quanto mai inusuale, soprattutto nell’eradell’efficientismo, che una giovane donna,fra l’altro in carriera, scelga di decentrarsiper parlare della nonna. Il gesto, probabil-mente, va ricondotto in un alveo relazionaleparticolarissimo e denso di significati affet-tivi. La conferma alla mia ipotesi vienedalla continuazione della storia. “La nonnaè una donna straordinaria, la sua fede è in-crollabile ed i suoi principi morali ancorasaldi e ben radicati. Non si tratta di unaserie di regole che lei ripete, o impone, aglialtri ma di veri e propri comportamenti.Messi in atto in maniera coerente. La pre-ghiera per lei è uno stile di vita, non équella biascicata, magari per passare iltempo sgranando un rosario, ma l’affida-mento al Padre in ogni circostanza dellavita. Quando mia nonna prega è capace di“pensare” ogni persona, ciascuna con lapropria identità, la propria storia, le pro-

prie caratteristiche, fatte di lati negativi epositivi. Ciò le deriva dalla grande virtù, alei connaturata, di rapportarsi in modo sin-golare con ciascuno. Per ogni interlocutoreche le si propone, lei sa trovare uno stile co-municativo differente, personalizzando ilmessaggio, curando le espressioni, modu-lando persino la voce. Il suo ricco patri-monio lessicale è legato sicuramente alfatto che ella, a differenza delle sue coeta-nee, ha concluso il ciclo della scuola ele-mentare frequentando la classe quinta.Devo ammettere, tuttavia, che molto ha ap-preso dagli ambienti ecclesiastici ed anchela sua proprietà di linguaggio è stata affi-nata dalla riflessione sui Vangeli, dagli in-contri di catechesi e di preghiera che leicontinua ad organizzare in casa sua, dagliscambi comunicativi di un certo spessorespirituale. Per mia nonna la sacralità dellavita si realizza sin dal concepimento di unanuova creatura, “persona” a tutti gli effetti.È lei l’esempio vivente di tale regola mo-rale poiché ha saputo accogliere ben 12figli, di cui uno morto in tenera età, inun’epoca nella quale la parola d’ordine erail sacrificio. La misura della sua grandezzadi madre si può toccare con mano osser-vando la sua famiglia. Gli undici figli sonomolto uniti e animati dalla convinzione pro-fonda che il lavoro di squadra si può rea-lizzare quando ci si rispetta a vicenda equando la complementarità dei ruoli vienericonosciuta come valore assoluto”. E…mentre la conversazione si snoda sugli af-fetti familiari della protagonista, ricordiamoche all’epoca dei nostri nonni non vi eraspazio per il superfluo, né si poteva metterein atto l’usa e getta: tutto veniva rigorosa-mente riciclato e passato da un figlio all’al-tro. Non posso fare a meno di ricordare ilmio muso lungo in occasione della primaComunione quando la mamma sentenziòche il vestito indossato da mia sorella, dueanni prima, doveva essere anche il mio.

Probabilmente anche la signora Antonietta,che a detta della nipote non è una sarta peressere stata a scuola di sartoria ma un’au-todidatta, ha saputo riadattare gli abiti deisuoi figli, facendo di più… Anche questopassaggio è supportato dal racconto di unbellissimo episodio.“Mia nonna è nata a Tiggiano il10.10.1923 e, penso, abbia trascorso la suainfanzia nel rispetto delle consuetudini deltempo: casa, lavoro nei campi al fianco deigenitori, scuola eccezionalmente per leifino alla classe quinta e dopo…faccendedomestiche, cerchietto da ricamo, nel po-meriggio sull’uscio di casa, per approntareil corredo in vista del matrimonio. Essendouna bella ragazza, ben educata e moral-mente ineccepibile, la nonna venne notata,dall’uomo che poi divenne suo marito, Ip-pazio Antonio Ricchiuto (Tiggiano26.06.1914). Dopo un periodo di fidanza-mento fu presa la decisione di convolare anozze ed il matrimonio venne celebrato il30. 12.1944. La nonna era appena ventu-nenne. Erano anni decisivi per le sorti dellaPatria e, soprattutto, delicati dal punto divista economico. Mancava il necessario etutto era misurato, persino il pane scarseg-giava. Ma, come si sa, la necessità aguzzal’ingegno, e fu così che mia nonna, nonavendo a disposizione la stoffa per confe-zionare l’abito nuziale, seppe mettersi incontatto con le seterie di Como alle qualiordinò la materia prima. Ricevuto il paccocon l’occorrente ella disegnò il modelloesclusivo del suo vestito e lo confezionòmettendo a frutto le sue qualità sartoriali.Gli sposi però, dato il periodo partico-lare… si era in tempo di guerra, non pote-rono posare per la foto ricordo, ma a mianonna non poteva sfuggire l’occasione…Un anno dopo, in situazioni migliori, glisposi si “rivestirono di tutto punto” e lafoto fu realizzata. Altri avrebbero lasciatocorrere… Anche in questa intraprendenza

io leggo una mentalità lungimirante ed unmodo “speciale di essere donna”. In pri-missima istanza ritengo non sia stato co-mune all’epoca, padroneggiare la scrittura,mi piace inoltre menzionare il modo intelli-gente di utilizzarla anche nella comunica-zione a distanza, infine le voglioriconoscere la creatività che è rimasta lasua costante negli anni a venire. Anche ora,a ben 88 anni, lei ricama i suoi lini preziosie ce ne fa dono negli eventi di spicco dellanostra grande famiglia. Tutti conserviamocome reliquie i bellissimi ricami dellanonna, non tanto perché esclusivi, quantoperchè ogni filo è intessuto di sapienza,esperienza e gioia di vivere.” E mentre sidiscorre, gli occhi della giovane donna luc-cicano d’intensa emozione. Non posso farea meno di pensare che il suo esempio do-vrebbe essere emulato dai nostri ragazziche, spesso vengono infastiditi dalla pre-senza dei nonni. Poi le confido che anchemia madre continua ad avere un ruolo diprima donna all’interno della famiglia. I ni-poti pendono dalle sue labbra quando citaversi o ripete le strofe di una vecchia “partedi carnevale” che suo padre aveva interpre-tato o quando ancora, all’inizio di qualchepranzo speciale, lei esordisce col brindisibene augurante la cui rima viene semprecercata all’ultimo momento e alla ricercadella quale tutti i commensali partecipano.Sorridiamo entrambe e concludiamo che lagenerazione che ci ha preceduti, pur nonavendo avuto le nostre opportunità, nonteme i confronti con la cultura corrente. Ri-prendiamo il racconto e ci soffermiamo ariflettere su un dato di fatto condiviso: visono persone, dotate di intelligenza e per-spicacia tali che se fossero state supportateda uno studio in ambiti universitari avreb-bero certamente raggiunto obiettivi altis-simi. “La nonna è dotata di un intuitoparticolare e di una mentalità imprendito-riale che le ha da sempre consentito diguardare al futuro. Non la ritengo partico-larmente baciata dalla fortuna se non per ilfatto di essere stata affiancata da un uomoche ha riposto in lei la massima fiducia. Imiei nonni si regolavano così, lui era de-dito al lavoro dei campi e lei, oltre a badarealla sua numerosa famiglia lavorandosodo, si prendeva cura dei beni di proprietàfacendoli fruttare. Alla fine di ogni anno,con i proventi derivanti dal lavoro dellanonna, veniva acquistato un nuovo appez-zamento di terreno. In tal modo, negli anni,è aumentato il volume degli immobili diproprietà. Ella ha saputo lavorare al fiancodel nonno senza sottovalutare le sue qua-lità umane e di onesto lavoratore, maavendo una marcia in più ha rivelato uncerto fiuto per gli affari. Fu così che, su suosuggerimento, si decise l’acquisto di unamasseria in agro di Alessano dove si lavoròalacremente ed in modo razionale. Si eranegli anni del boom economico (1964 -1965) e già i miei zii avevano acquistato iprimi mezzi meccanici il cui impiego per-

Storie... mai raccontate Antonietta Ricchiuto

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Nonna Antonietta in compagnia di quasi tutti i nipoti

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39° Parallelo • Giugno 2011 pag. 4

di Maria Antonietta Martella

di Rocco Morciano

Trentamila le persone convenute a Pia-nura di Napoli in occasione della ceri-

monia di Beatificazione del fondatore dellaCongregazione Società delle Divine Voca-zioni il 7 maggio scorso. Tra questi ancheuna delegazione della comunità di Tiggianoal seguito delle Suore Vocazioniste che conla loro presenza cinquantennale conduconola scuola dell’infanzia paritaria contri-buendo all’educazione prescolare di gene-razioni di tiggianesi. Il quartiere di Pianura,quartiere per modo di dire, contando oltrecinquantamila abitanti, addobbato a festaper l’occasione, ha accolto fedeli e pelle-grini provenienti da ogni parte del mondo.Italia, Francia, Brasile, Stati Uniti, GranBretagna, India, Nigeria, Filippine, Mada-gascar, Indonesia, Cile, Argentina, Colom-bia, Ecuador, Sud Africa, tanti i Paesi in cuii Padri e le Suore sono presenti con le loroscuole e le loro missioni. Tante lingue, tanticolori, tante culture, riuniti in modo deltutto speciale per la festa di chi ha voluto edato principio alla loro opera: Padre Giu-stino Maria Russolillo, terzo di dieci figli,nato nel 1891 da Luigi Russolillo e Giu-seppina Simpatia. Parroco di Pianura dal1920 al 1955, anno della morte, Don Giu-stino ha dedicato la sua vita all’educazionedei ragazzi del suo paese, soprattutto quelliche non avevano i mezzi per studiare, cheneanche lui aveva avuto, con particolare at-tenzione all’evangelizzazione e alla sco-perta delle vocazioni tra i giovani. Sembrache tanti ragazzi di famiglie poverissime ar-rivavano a Pianura chiedendo di Don Giu-stino “che fa diventare preti senza pagareniente”. La sua vita è trascorsa quasi inte-ramente a Pianura in mezzo alla sua gente

DON GIUSTINO MARIA RUSSOLILLO BEATO

che ancora lo tiene vivo nel ricordo e nellatestimonianza. Questo è apparso subito alnostro arrivo in pullman. La gente in stradanell’aria della festa, con tovaglie merlettatee coperte di raso damascato ai balconi, stri-scioni, messaggi di speranza per un territo-rio e un popolo marchiato dalla camorra epremuto dalla disoccupazione che toglie di-gnità e spesso anche la libertà. Gli abitantici vedono sfilare per la via principale, sfor-zandosi di leggere la nostra provenienza sulcartello e il gonfalone comunale in testa alcorteo tiggianese, dove ‘Tiggiano’, paesesconosciuto con l’effigie del suo patronocui è intitolata la parrocchia, diventa più fa-cilmente collocabile alla lettura della parola‘Lecce’. Accolti dalle guide, scopriamo diessere il primo gruppo ad arrivare e a meri-tare l’intervista delle TV locali. Poi la visitaguidata ai luoghi di Don Giustino: la chiesacon la cripta che ospita le sue spoglie vene-

rate da migliaia di pellegrini e tanti ex votodonati per essere stati guariti da implacabilimalattie. Sfilando in processione davantialle teche ammiriamo i preziosi paramentiindossati dal sacerdote, ma l’occhio nonpuò non scorgere decine di monili d’oro ed’argento dalle forme riconducibili alleparti del corpo umano: braccia, gambe, pol-moni, mani, cuori… E poi tante foto di voltisorridenti e i fiocchi rosa e azzurri delle na-scite avvenute per intercessione del futuroBeato. Innumerevoli, infatti, sembrano es-sere i ‘miracoli’, mentre era in vita ma so-prattutto dopo la morte, attribuiti alsacerdote di Pianura. Uno tra tutti, il casodella signora italo-americana del New Jer-sey affetta da un cancro che non lasciascampo e la cui guarigione nel 1999, a dettadei medici scientificamente inspiegabile, haavviato l’iter della causa di beatificazione.Ai piani alti dell’attiguo Vocazionario, ve-

niamo introdotti nei luoghi della vita quoti-diana: la stanza dove dormiva e pregava,notando, davanti all’inginocchiatoio,l’enorme atlante geografico ingiallito daltempo aperto sul planisfero, perché la pre-ghiera quotidiana doveva includere tutti ipopoli della terra, nessuno escluso; e la cap-pella con altare in legno intarsiato miraco-losamente risparmiato a un incendiodevastante per il resto della struttura. CasaSimpatia diventa la tappa successiva: lacasa natale ereditata dalla madre, luogo ac-cogliente ieri per i suoi ragazzi, oggi per laformazione delle giovani suore. Pranzo alsacco, veloce e poi, difilati verso l’areaquasi ‘blindata’ della celebrazione solennepresieduta dal Prefetto della Congregazionedelle cause dei Santi e inviato di BenedettoXVI, Cardinale Angelo Amato, con il Car-dinale Crescenzio Sepe arcivescovo di Na-poli, monsignor Gennaro Pascarellavescovo di Pozzuoli e uno stuolo di vescovie sacerdoti fra cui il nostro parroco DonLucio Ciardo. Oltre alle autorità locali più“autorevoli” e le rappresentanze delle tan-tissime comunità in cui la congregazione èpresente, sono attesi quindicimila visitatorima l’area destinata ad accoglierli non basta.Molti restano fuori, sulle strade circostantie seguono l’evento dai maxischermi alle-stiti. La stanchezza del viaggio e l’attesasotto il sole cocente è ripagata dalla perfettaaccoglienza curata dai tanti volontari e dal-l’applauso liberatore al momento della pro-clamazione del nuovo Beato. E sulla via delritorno riecheggia ancora il ritornello-mottoche il Beato Giustino rivolgeva a quanti in-contrava: “Fatti Santo!”.

“È andato in archivio” con risultati positiviil progetto di educazione motoria “AmicoSport” svolto nella Scuola Materna Parita-ria “Don Attilio Presicce”, nella Scuola del-l’Infanzia e nelle classi prime e secondedella Scuola Primaria dell’Istituto Com-prensivo di Tiggiano. Un progetto rivolto aipiccoli con proposte di attività ludico-mo-torie semplici e divertenti, differenziate perciascuna fascia d’età e coerenti, perciò, con

gli stadi di sviluppo dei bambini. Le attivitàsono state svolte dagli esperti prof. PanicoBiagio e dalla Prof.ssa Margherita Di Na-tale. Lo staff tecnico, coordinato dal Prof. RoccoMorciano, ha ancora una volta profuso ilmassimo impegno avvalendosi della pre-ziosa collaborazione dei docenti che hannofornito la propria assistenza per regolamen-tare, in maniera ordinata e proficua, gli spo-stamenti di oltre 100 bambini. Con il progetto “Amico Sport” abbiamopuntato, come sempre, a diffondere culturamotoria e stili di vita positivi soprattutto frai bambini. Abbiamo cercato di condividereun percorso educativo e di apprendimentoche ha cercato di aiutare ciascun bambinoad acquisire competenze nell’ambito dellamotricità fondamentale. E’ proprio neiprimi anni di vita, infatti, che il bambinocostruisce le basi psico–motorie attraversouna serie di giochi svolti in palestra o al-l’aria aperta e tesi a potenziare: lo schemacorporeo e motorio, la lateralità, la capacitàdi orientarsi nello spazio, la percezione deltempo, la coordinazione, la differenzia-zione, prerequisiti indispensabili per af-frontare le attività sportive della scuolaprimaria.La realizzazione del progetto di educazionemotoria è stata possibile grazie alla colla-borazione di tecnici, consulenti e docenti.

A conclusione dell’ esperienza voglio rin-graziare il personale di segreteria dell’Isti-tuto Comprensivo, la Scuola MaternaParitaria “Don Attilio Presicce”, tutte lesuore, in particolare Suor Bianca, che an-cora una volta si è resa disponibile per rag-giungere l’obiettivo prefissato. Un particolare ringraziamento va inoltre

alla Dirigente Scolastica, Prof.ssa MariaRosaria Bottazzo, per la sua fattiva colla-borazione, alla Polisportiva Virtus Tig-giano, ai genitori dei bambini che hannoaderito all’iniziativa e agli sponsor. Tutti,nessuno escluso, hanno reso possibile larealizzazione del progetto regalando aibambini benessere e serenità.

PROGETTO “AMICO SPORT ”Considerazioni conclusive

PERIODICO DELLA PRO LOCO - TIGGIANO

Sede: Piazza Roma, 1 - 73030 Tiggiano (Le)Reg. Tribunale di Lecce n. 775/2001 reg. stampa

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Redazione:Massimo Alessio, Concettina Chiarello,Maria Antonietta Martella, Stefano Marzo,

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Collaboratori: Luigi Maria Guicciardi, Alfredo De Giuseppe,

Emanuele Martella, Giorgio Serafino, Michele Rizzo, M. Maddalena Bitonti, Marianna Massa, In-

geneer Khalid, Lucia Martella, Antonella Ricchiuto, Rocco Morciano

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Chiuso in tipografia il 6 Giugno 2011