periodico del 9 maggio 2011

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NETMEDIACLICK E’ IL NUOVO BRAND COMMERCIALE DI MAILCLICK E VIDEOCLICK a pagina 14

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periodico di comunicazione

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NETMEDIACLICK E’ IL NUOVO BRAND COMMERCIALE DI MAILCLICK E VIDEOCLICK

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Anno 6 - luned’ 9 maggio 2011

Tecno-maleducazione da smartphone

Nuove tecnologie e nuove maleducazioni. Si aprono nuovi dibattiti sulle frontiere sempre più larghe dell’uso del telefoni cellulari di ultima generazione. Sotto accusa gli smartphone che ti permettono non soltanto di ricevere sms o mms ma anche di controllare la posta elettronica e navigare sui siti internet, e naturalmente rispondere in tempo reale ai messaggi sui social network.Qualche giorno fa l’argomento è stato affrontato da Gianluigi Paracchini sul Corriere della Sera con un articolo che non può non farci rifl ettere o meditare. “Ormai non c’è orario, situazione, confi ne che salvo poche eccezioni, possa considerarsi zona franca. In società non si sta più a mani vuote: ad un certo punto anche nei momenti più privati compare quell’aggeggio metallico, sottile, luminoso e multifunzionale che ha cambiato il nostro stile di vita e semplifi cato la comunicazione”.Il giornalista di moda e costume del Corriere chiama in causa anche il New York Times che, in un articolo ha osservato come “questa tecno-maleducazione a portata di polpastrelli si sia ormai radicata diventando stile di vita consolidato e condiviso”.Non si riesce più a rinunciare all’uso di questi apparecchi. In molti rilevano che neppure gli

appuntamenti galanti impediscono a uomini e donne di concentrarsi sulla preda, perché ad un certo punto lo smartphone interrompe qualunque idillio. Sentire la vibrazione del cellulare di ultima generazione può anche uccidere qualunque forma di corteggiamento perché l’altra/o si sente subito trascurato.Ed è inutile dire la frase di circostanza: “come facevamo fi no a qualche anno fa quando non c’erano i cellulari!!!” o ancor peggio “devo leggere una mail di lavoro urgente” perché nessuno ci crede. Eppure per fronteggiare questa nuova tendenza alla tecno-maleducazione basterebbe spegnere il cellulare. Poche ore. Giusto il tempo della cena. Ma se dopo aver mangiato l’incontro si protrae allora tutto diventa più complicato.Paracchini riferisce che “a New York alcuni integralisti digitanti (forse sottoposti a parziale disintossicazione) trovano molto chic, nelle case dove sono invitati, spegnere platealmente il loro smartphone. Quasi come per dire: è stata dura , ma almeno un po’ ne stiamo uscendo”.Ma queste sono soluzioni radicali. Lontano dallo stile italico. Basta vedere le scene di astensione da cellulare in aereo e le espressioni soddisfatte di liberazione dopo l’atterraggio e l’apertura delle porte. Ti sembra di rinascere. Vedi volti sorridenti e liberi di comunicare. La devianza che preoccupa gli esperti è quella della gestione (anche tecnologica) dei rapporti di coppia, già consolidati o in embrione. Il rischio tradimento è altissimo grazie ai social network . Le insidie arrivano, oltre che dai computer portatili o fi ssi, anche attraverso lo smartphone. In quel caso alla tecno-maleducazione si aggiungono anche le tecno-corna…che possono non essere…. soltanto virtuali…!!!

di Francesco Pira

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PiRandellate

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VIVA IL LATO B, MA ATTENZIONE A NON ESAGERARE

Non si parla d’altro, il lato B anima le discussioni da bar e non solo. Inevitabile che anche la pubblicità lo facesse proprio. Attenzione però a non scottarsi! Ne sa qualcosa Adidas, nota marca di scarpe da tennis e sport, che ha avuto l’ardire di farne oggetto della pubblicità delle sue scarpe Reebok Easy Tone. Scarpe che, per la suola e la confi gurazione plantare e dei materiali usati, avrebbe la capacità di stimolare ed agire sulla massa muscolare che, cosi attivata, modulerebbe i muscoli anche del lato B, facendo di tutte le donne delle siluette invidiabili, da copertina. Una gamba, recitava la pubblicità, progettata per tonifi care gambe e glutei. Con tanto d’immagine pubblicitaria che faceva vedere donne impegnate in varie attività, tutte con ai piedi le mitiche scarpe e, manco a dirlo, glutei invidiabili. Ebbene, al Comitato di controllo, folgorato dalla battaglia di Mara Carfagna per una giusta raffi gurazione della donna, non è parso vero e quindi giù con un’ingiunzione di desistenza per bloccare lo spot. Mossa cui Adidas ha fatto opposizione, trascinando la querelle avanti al Giurì

il quale, sentite le parti e visto lo spot, ha infl itto lo stop al messaggio perché non conforme all’articolo 2 (pubblicità ingannevole). Mancavano, in sostanza, prove scientifi che serie e certe circa l’effi cacia di questa scarpa e quanto portato a supporto da Adidas non è stato ritenuto credibile e scientifi camente idoneo. Il Giurì, nell’accogliere la domanda del Comitato, ha sottolineato come il messaggio – con grande capacità suggestiva – portava in primo piano l’aspirazione di molte donne a modellare il proprio corpo come fosse un’opera d’arte, a fare un elemento della propria affermazione personale. Ma per raggiungere questo risultato, non sono certo suffi cienti un paio di scarpe, ma sacrifi ci ben maggiori e continuativi. La consumatrice particolarmente sensibile a questi obiettivi è portata a credere, contrariamente al vero, che tutte le attività rappresentate nello spot (andare in bici, camminare, fare hula hoop, accudire un bambino) se fatte calzando un paio di scarpe Reebok Easy Tone producono gli effetti benefi ci raffi gurati nello spot. Insomma, si possano ottenere risultati estetici e fi sici molto signifi cativi, ma che nella realtà non è stato dimostrato siano reali. Da qui l’inganno reso in sé più subdolo se si considera il profi lo socio psicologico medio delle donne cui si rivolge, più inclini a credere che sia possibile. Da qui lo stop, correttamente deciso dal Giurì per non essere stata in grado la convenuta di dare prova dell’effi cacia reale del prodotto.

di Federico Unnia

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NO AL MESSAGGIO CENTRO REVISIONI AUTO

Continua la crociata del comitato di controllo contro le provocazioni che giocano sul corpo della donna al solo fi ne di catturare l’attenzione e la memoria del pubblico. Un altro edifi cante esempio è quello relativo al messaggio pubblicitario “Revisioni Auto Moto Bollino Blu”, diffuso attraverso affi ssioni tra febbraio e marzo 2011 a Ferrara, e ritenuto manifestamente contrario agli artt. 1 e 10 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Il messaggio in discussione, al fi ne di promuovere i servizi offerti dal Centro Revisioni Auto, mostrava per tutta la grandezza del cartellone il primo piano di un seno femminile coperto dal reggiseno, sul quale si posava un ciondolo raffi gurante il marchio dell’inserzionista.Ad avviso dell’organo di controllo il messaggio risultava offensivo della dignità della donna, in quanto una parte del corpo femminile, esposta al pubblico come in una grande vetrina, era strumentalizzata al solo unico fi ne di attirare l’attenzione dei destinatari. Tutto ciò in spregio a quanto previsto dall’art. 10 del

Codice, secondo cui “la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”. Come noto, in più occasioni il giurì ha affermato che “la scomposizione del corpo umano” in parti anatomiche, esibite in modo provocatorio, costituisce “una modalità espressiva che veicola una carica degradante” e pertanto lesiva della dignità umana della persona. Nel caso in questione, le dimensioni rilevanti del messaggio amplifi cano l’ostentata mercifi cazione del corpo femminile. Nessun altro elemento, infatti, giustifi ca la scelta creativa di accostare un décolleté alla promozione di servizi di “Revisioni Auto Moto Bollino Blu”. In questo senso è stata anche riscontrata la violazione dell’art. 1 del Codice, (divieto di discredito della comunicazione pubblicitaria) dal momento che il contenuto del messaggio, teso a colpire l’emotività dello spettatore per indurre la memorizzazione del nome dell’azienda, è un esempio di forma comunicazionale che danneggia il credito dell’istituzione pubblicitaria nel suo complesso considerata.

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Anno 6 - luned’ 9 maggio 2011

NO AL MESSAGGIO MAICO

Quando mancano le idee si scherza sui diversamente abili, modo corretto per identifi care le persone che soffrono, tra gli altri, di defi cit di udito. Ne è riprova la recente ingiunzione di desistenza emessa, non opposta e quindi defi nitiva, con blocco della campagna pubblicitaria, relativa ai centri acustici Maico. Il messaggio recitava “Non c’è più sordo di chi non vuol sentire! Lascia la sordità agli asini”, ed era stato diffuso su media locali dell’area del trevigiano. Il Comitato di controllo l’ha correttamente ritenuta non conforme agli artt. 10 e 2 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Il messaggio, volto a promuovere i centri Maico, dove è possibile svolgere esami audiometrici e acquistare apparecchi acustici, mostrava un uomo con la testa di asino che teneva in mano vicino alle orecchie due imbuti a fungere da cornetto acustico. Ad avviso dell’organo di controllo la comunicazione era gratuitamente offensiva e lesiva della dignità dei soggetti affetti da una disabilità sensoriale uditiva, ponendosi in contrasto con il dettato dell’art. 10 del Codice che impone “di rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni”, evitando “ogni forma di discriminazione”.Il messaggio infatti banalizzava in modo evidente la sordità, una situazione patologica complessa che

dipende da diverse variabili e può manifestarsi non solo come ipoacusia, ovvero perdita parziale dell’udito, ma anche come una perdita totale della funzionalità dell’organo. La comunicazione inoltre induceva a ritenere che i centri pubblicizzati fossero in grado di offrire la soluzione per risolvere qualsiasi sordità, senza fare alcuna distinzione tra i diversi problemi di udito, veicolando in questo modo un contenuto altresì fuorviante ed illusorio, contrario al disposto dell’art. 2 del Codice.Non vi è dubbio che la modalità comunicazionale in esame non teneva conto di quella soglia di attenzione richiesta qualora venga trattato un tema relativo ad una situazione patologica, che richiede quantomeno una minima sensibilità per evitare che il messaggio si possa trasformare in un’ulteriore occasione di sofferenza e di discriminazione. Il riferimento all’asino che non vuole sentire, l’animale identifi cato per antonomasia come “ignorante”, a sottolineare che una persona sorda rifi uta la “cura”, risulta oltremodo degradante e svilente per coloro che sono costretti ad affrontare una seria disabilità e vivono con disagio la propria condizione. Viene da chiedersi, infi ne, chi sia il vero asino di questa vicenda: l’inserzionista, l’agenzia o il messo che l’ha accettata.

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Perché non mi piacciono Le Iene

Ci sono programmi che sanno rivoluzionare la televisione e che creano un vero e proprio modo nuovo di fare la televisione e fra questi c’è, o forse sarebbe meglio dire c’è stato, Le Iene.Gli esordi della trasmissione, quando al timone c’erano Simona Ventura, Dario Cassini e Beppe Quintale, erano stati decisamente travagliati. Una collocazione errata (il pomeriggio) lo rendeva irraggiungibile al suo pubblico (era il 1997 e la televisione on demand era ancora molto in là dal diffondersi) e l’inevitabile destino a cui andò incontro fu la chiusura anticipata. Il programma però era valido e l’anno successivo (al timone ancora Simona Ventura, questa volta affi ancata da Andrea Pellizzari e Fabio Volo) posto nella sua giusta collocazione di seconda serata, diventa uno dei maggiori successi della televisione italiana. Nel corso degli anni si sono alternati vari conduttori (in realtà non si è mai persa l’impronta Ventuariana di una conduttrice e due spalle maschili, con la sola infelice eccezione del periodo in cui ad affi ancare Ilary Blasi era uno scialbo Fabio de Luigi) e varie iene che realizzavano i loro servizi, ma purtroppo qualcosa nelle ultime Iene si è rotto.Si è rotto il meccanismo per cui Le Iene erano una sorta di contraltare alle inchieste di Striscia la Notizia, erano la trasmissione che in qualche maniera dava voce alle vittime delle ingiustizie sommerse nell’Italia dei giorni nostri, era anche però la trasmissione che sapeva

intrattenere in maniera intelligente e originale (onore e merito alle interviste doppie, ad esempio).Oggi è una trasmissione in cui sempre più spazio viene dato ai servizi che ricordano gli scherzi da caserma (vedi la rubrica Mortacci tua) o che sono l’apoteosi dell’inutilità (praticamente quasi tutte le classifi che o lo Sconvolt Quiz) o più che divertire irritano (Non alzate quella cornetta). Sono un luogo in cui Luca e Paolo, sempre più uguali a se stessi e sempre più prevedibili nei loro sketch nelle loro battute a doppio senso e quindi sempre meno divertenti, si compiacciono di se stessi in maniera veramente fastidiosa.Sono purtroppo sempre meno un programma in cui Le Iene che ancora fanno i servizi propri dello stile della trasmissione originaria hanno spazio o vedono trasmessi i loro lavori in un orario tale da poter arrivare al (numericamente) grande pubblico che segue il programma.Sono una trasmissione che non mi piace più, peccato. Già, peccato, perché mi piaceva parecchio e ne sento la mancanza. Chissà se sono l’unico a pensarla così o se là fuori qualcun altro la pensa come me. Speriamo anche qualche autore, che sacrifi chi per la prossima edizione qualcuno dei mortacci loro a favore di qualche inchiesta da ricordare con il marchio Le Iene. Chissà

di Andrea Polo

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Tele Osservazioni

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Intervista a Claudio Di Biagio, Matteo Bruno, Guglielmo Scilla e Giampaolo Speziale

In comune hanno Roma, città che li ha visti nascere e crescere: Claudio Di Biagio, 22 anni; Matteo Bruno, 20 anni; Guglielmo Scilla, 23 anni; Giampaolo Speziale, 24 anni. Be’, forse così è riduttivo. Dovrei parlare della grande creatività e della voglia di fare, senza trascurare l’amicizia che li lega e la passione per cinema, musica e web. E sì, sono ragazzi straordinari, in tutti sensi: Claudio, Matteo, Guglielmo e Giampaolo sono gli ideatori di “Freaks!”, la prima web series italiana professionale scritta, diretta e interpretata da giovani con ridotti fi nanziamenti e tanto, tantissimo talento.

Due parole sulla serie: visibile gratuitamente su www.freakstheseries.com, “Freaks!” racconta la storia di Giulia, Marco, Andrea, Viola e Silvio, ragazzi normali catapultati in una realtà fatta di superpoteri e uomini senza volto, impegnati nella ri-scoperta dei 4 mesi di blackout che li hanno colpiti. Il cast è formato da (in ordine) Ilaria Giachi, Guglielmo Scilla, Andrea Poggioli, Claudia Genolini e Claudio di Biagio, promesse del cinema e della tv, ma allo stesso tempo studenti e professionisti di Youtube (Guglielmo e Claudio stanno quindi davanti e dietro le telecamere). Solo nelle prime 72 ore sono state registrate 100.000 visualizzazioni su YouTube, senza parlare di fan club e blog dedicati sorti spontaneamente.

Ognuno dei creratori ha un background diverso, ma lo stesso pallino per lo spettacolo, musica o cinema che sia. Sono web stars, sì, ma anche ventenni che dimostrano le potenzialità di una nuova generazione tutta italiana, capace di sfruttare la Rete e carica di passioni. Non sono più “bamboccioni”, ma gente che sa il fatto suo. E se la crisi alza il livello di disoccupazione, inventano un nuovo lavoro, si specializzano e danno vita a prodotti di entertainment unici in Italia. Sono andato a trovarli: quella che segue è un’intervista corale, ma le ultime quattro domande sono dirette a ognuno di loro, alla scoperta di “Freaks!”, di questi straordinari ragazzi e di un mondo (social) in continua evoluzione.

Qual è il vostro percorso formativo/professionale?

Guglielmo ha studiato al Giulio Cesare e studia per diventare interprete; Giampaolo è attualmente iscritto al 5° anno di medicina, studiando chitarra classica ed elettrica e canto privatamente. Claudio ha studiato al Torricelli (liceo scientifi co di Roma) e successivamente ha seguito un master di Grafi ca 3d presso una scuola specializzata. Matteo ha studiato al Liceo Scientifi co Torricelli (Roma) e ha imparato sin da piccolo a usare telecamere e sistemi di montaggio, la passione poi si è trasformata in un lavoro.

Com’è iniziata la vostra collaborazione?La collaborazione tra di noi nasce dalla necessità di unire dei ragazzi dagli interessi diversi (chi per la ripresa, chi per la scrittura, chi per la regia, chi per la musica e chi per la recitazione) per ottenere un gruppo nel quale ognuno possa sfruttare pienamente il proprio “talento”. Sapendo che ogni aspetto è curato solo da persone che nutrono passione per quel determinato frangente.

Com’è nata l’idea di Freaks? E che budget avete a disposizione?L’idea iniziale di Freaks! è stata partorita da Claudio. Lui, infatti, aveva sempre avuto il sogno di realizzare una serie tutta sua essendo un appassionato di serie tv d’oltreoceano. Il budget è molto basso. Dire “0” sarebbe un eufemismo. Diciamo che tutti i ragazzi che ci affi ancano lavorano per passione e perché credono molto nel progetto. Se si paga, si paga in “fantasoldi”. Il nostro è un esperimento fatto in casa (se fossimo una band sarebbe una demo fatta con i nostri “risparmi”). Esperimento realizzato con il supporto della Show Reel che, ad occhi chiusi, ci ha fornito alcuni strumenti necessari a realizzare quello che state vedendo e vedrete.

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New Generation: alla scoperta dei “Freaks!” tra web series, media e talento

di Matteo Bianconi(Copywriter & Social Media Strategist @ Pragmatika)

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Let’s Social

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Come mai avete utilizzato YouTube come canale distributivo?Youtube permette a chiunque di creare qualsiasi tipo di materiale. Materiale fruibile a chiunque in maniera totalmente libera e gratuita. Una serie italiana che parla di superpoteri non avrebbe riscosso approvazione dalle produzioni che si fanno intimorire facilmente. In questo modo non abbiamo dovuto convincere nessuno nel credere a questo progetto se non noi stessi. E siamo stati spinti da un solo obiettivo: intrattenere le persone gratuitamente e con qualità.

L’ambizione è quella di arrivare in tv? La nostra ambizione adesso è di intrattenere ed eventualmente far appassionare i ragazzi a questa storia. C’è tanta voglia di trattare temi che all’estero si tratta da sempre e tanta voglia di divertirci. Chiaramente avere soddisfazione economica derivante dalle proprie passioni è il massimo per qualunque persona. Non ci stiamo comunque prefi ssando paletti ora come ora. Sarebbe chiaramente il massimo poter avvalersi di una buona produzione pur rimanendo su internet e offrendo al pubblico un prodotto totalmente gratuito. È ovvio che questo, un domani, potrebbe diventare un lavoro.

L’infl uenza di serial americani come Heroes o Flashforward è evidente fi n dal primo episodio. Dobbiamo aspettarci omaggi o parodie?Assolutamente entrambi. Ed essendo fan di queste serie sappiamo anche che potrete aspettarvi novità. Essendo coscienti della possibilità di poter ricordare delle serie che si conoscono molto bene si ha pure l’arma di evitare “scopiazzature”. Ma questo si scoprirà solo andando avanti. Prima ancora di queste serie, siamo fan dei fumetti che leggevamo a 8 anni, nei quali il supereroe di turno è un ragazzo normale. Primo fra tutti Peter Parker! Sì, siamo decisamente fan dei superpoteri!

La serie è diventata immediatamente popolare. Come vi spiegate questo successo?In parte perché ad averla creata sono stati ragazzi seguiti già singolarmente dal web. Guglielmo in quanto willwoosh, Matteo in quanto canesecco e Claudio in quanto nonapritequestotubo (su youtube); Giampaolo, invece, è il cantante degli About Wayne, il gruppo che ha curato anche la sigla di Freaks! In secondo luogo vogliamo sperare che sia perché si aveva bisogno di questo inizio di cambiamento nel panorama produttivo italiano. Per il resto non ne abbiamo idea. Di base tutti e quattro (e sicuramente anche il cast tecnico e artistico) ci saremmo appassionati a questa serie qualora l’avessimo trovata improvvisamente su youtube. Speriamo che l’interesse continui!

Claudio Di Biagio: Che differenza c’è tra sceneggiare e interpretare la parte? Riesci a giudicarti in questi due lavori? E quale preferisci?

La scrittura di questa serie è stata da subito la cosa che più mi ha emozionato. Mi piaceva immaginare le voci e i volti dei personaggi e quindi il processo creativo dietro alla storia è stata la cosa fondamentale da sviluppare fi n da subito. Per quanto riguarda la recitazione io la prendo come un gioco, niente di più. Mi sto divertendo ad interpretare un personaggio che mi assomiglia molto in alcuni aspetti, e che quindi è nelle mie corde. Ovviamente lascio giudicare gli altri miei collaboratori sul mio operato anche se ho un grande difetto: credo anche troppo, a volte, nelle mie idee e quindi farmi cambiare opinione non è facilissimo!

Guglielmo Scilla: E’ un caso che sia capitato sul tuo personaggio quel curioso potere? Come avete scelto i poteri da affi dare a tutti i protagonisti?I poteri sono stati scelti da Claudio prima ancora che entrassi a far parte del progetto! E non mi sono sentito di cambiarli. Aveva creato Marco pensando a me e regalandomi (dall’alto della sua bontà di ideatore della serie) questo potere che, personalmente, adoro. Matteo Bruno: Vent’anni da poco compiuti e già tanta esperienza: questione di audacia, fortuna o consapevolezza? Diciamo che è un mix tra tutti i fattori elencati, sono nato con la telecamera in mano dato che mio padre fa questo lavoro, si occupa di produzioni video. Da quando ero piccolo ho sempre amato il comunicare le emozioni con delle immagini e passando il tempo ho imparato ad usare questo magico mezzo. La magia dei video continua ad affascinarmi ogni giorno e mi piace tantissimo sperimentare sempre nuovi metodi per crearli.Giampaolo Speziale: Come integrare una laurea così impegnativa come la tua con questa passione tra cinema e internet? Insomma, come fai a conciliare lavoro e studio?Non è assolutamente facile conciliare non due, ma tre passioni parallele, dato che la mia prima in assoluto sono gli About Wayne, che mi impegnano soprattutto in fase di scrittura e di tour, moltissimo tempo. Per quanto riguarda l’esperienza di “Freaks!” ho cercato di ottimizzare il tempo ed i mezzi che avevo, e ho collaborato alla stesura delle colonne sonore con tre ottimi musicisti, che sono Daniele Giuili, Jacopo Antonini e Francesco Catitti: senza di loro mi sarebbe stato impossibile. Ho invece selezionato personalmente tutte le band che abbiamo sincronizzato, e quello vuol dire ascoltare molta musica e scegliere a seconda del proprio gusto. Chiaramente tra questo, le giornate di set, le prove ed il tour con la band, in quest’ultimo periodo non nascondo che l’equilibrio delle priorità si sia un po’ spostato a discapito dello studio, ma se si hanno le idee chiare in testa e si sceglie di fare solamente cose che ci appassionano, si trova il tempo per tutto.

Ora non mi resta altro che augurare tutto il meglio a questi ragazzi e una buona visione a tutti noi.

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Let’s Social

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AGONIA AUDIRADIO: APPROVAZIONE DEL BILANCIO IN CAMBIO DEI DATI/CATI-2010...

Da fonti interne ed autorevoli apprendiamo che l’ultimo CdA di AUDIRADIO, svoltosi giovedì 5 maggio, si è di fatto concluso con un “nulla di fatto” rispetto alle infi nite attese di una industria, quella illustre della radiofonia, che si attende una ripresa delle rilevazioni uffi ciali che sia immediata, qualifi cata, innovativa e possibilmente anche unitaria. Il mercato dei clienti pubblicitari risulta ferito e/o divertito, comunque compromesso, da questa stasi più che infernale di vuoto a fuoco. Ebbene, come in una condizione “lunare” rispetto alla realtà, il CdA di AUDIRADIO non ha avuto nulla da approvare in termini di nuove ricerche per il 2012. Incredibile. Si fa strada dunque l’idea che questo periodo sia per AUDIRADIO qualcosa di diverso da un semplice pit-stop; le nuove gomme non sono nemmeno in progetto e dunque il Gran Premio è fi nito.

L’unica menzione “signifi cativa”, parola troppo impegnativa per tale posizione, in termini di “fatti” dell’ultimo CdA viene dalle richieste di 2 consiglieri. Se si vuole l’approvazione del bilancio di AUDIRADIO, l’adesione del gruppo editoriale dello “Zoo” e del concessionario più rallista d’Italia ci saranno, nero su bianco, solo a condizione che vengano pubblicati i dati CATI anche delle radio nazionali per il 2010. Ciò ovviamente in palese violazione degli atti e dei patti già da essi sottoscritti nel CdA stesso. Sarebbe il delirio, con ricatto annesso. Ci auguriamo di poter pubblicare una smentita ma dubitiamo fortemente di ciò.

Forse non è superfl uo tornare a sottolineare che le migliaia di operatori delle centinaia di imprese radiofoniche in Italia, soprattutto di quelle non rappresentate all’interno della compagine societaria

di AUDIRADIO, non possono essere prese in giro più a lungo. Il mestiere di servire il pubblico, per poter esistere e per poter crescere, necessita dei dati di ricerca su base continuativa. Il mestiere di servire i clienti, base dell’esistenza economica delle imprese stesse, richiede altrettanto. I comportamenti complessivi di AUDIRADIO stanno mettendo a rischio, con notevole e soprattutto colpevole leggerezza, un’intera industria frutto dell’evoluzione di 36 anni di investimenti e di lavoro. E’ una responsabilità molto grave che non è semplicemente quella della conduzione di una impresa. E’ chiaro tutto ciò?

Torniamo anche a ribadire che, sia pure dall’esterno, non ci sentiamo affatto tra quelli che si schierano palesemente a favore dei vari “gruppi di opinione differente” formatisi tra le componenti radiofoniche sul tema di AUDIRADIO. Ciascuna di esse ha le “sue” ragioni anche se alcune appaiono più solide di altre. Riteniamo infatti, e l’abbiamo scritto anche altre volte, che il vero responsabile della conclusione di fatto di AUDIRADIO sia il “consociativismo” con l’UPA, partecipante ad un terzo della società, soggetto tipico da “casta” che non ha peraltro contributo di suo nemmeno ad un incremento signifi cativo delle risorse pubblicitarie al mezzo radio che si devono infatti a fattori certamente differenti e assai più vicini all’intrapresa dei singoli soggetti tra gli operatori radiofonici.

Sarebbe auspicabile che il mondo della radio in Italia seguisse l’esempio internazionale in cui il “consociativismo” sulle indagini di ascolto è stato superato da decenni a favore del “merito”; le migliori teste del mondo della pubblicità, solo quelle e solo singolarmente una ad una, sono di anno in anno coinvolte nei “Comitati Advertising” di ARBITRON e delle altre ricerche di ascolto sulla radio che, guarda caso, crescono sempre, anche verso il portable meter, e non si fermano mai. Questo è “orientamento al mercato”!

tratto da www.astorri.it

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di Claudio Astorri

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Dove sta andando l’informazione in America parte seconda

E proprio al formato tabloid le grandi testate hanno deciso in maggioranza di ispirarsi, rinunciando al giornale lenzuolo e varando una via di mezzo con il ridotto aspetto del giornale pettegolo.Ma, almeno per chi scrive, la ‘manipolazione’ del quotidiano resta sempre un fatto impegnativo, soprattutto quando i rimandi dalla prima pagina ti obbligano a cercare altrove in qualche sezione distaccata l’articolo che ti interessa.Senza parlare del fastidio causato dall’inchiostro della stampa che sporca le mani, nonostante i grandi miglioramenti tecnologici che hanno interessato la produzione delle rotative più all’avanguardia.Ho disdetto l’abbonamento anche al Wall Street Journal che continua ad essermi recapitato tutte le mattine sul mio drive way. Una azione di pressione psicologica che mi porterà a rinnovare l’abbonamento con questo giornale.E sapete perché? Il WSJ da quando è stato acquistato quattro anni fa da Rupert Murdoch, il magnate australiano che controlla gran parte dei media nel mondo industrializzato, ha subito una sostanziale rielaborazione grafi ca.Il quotidiano si presenta molto equilibrato nei suoi contenuti, copre una vasta area di interessi pur mantenendo la sua originaria caratteristica di bibbia della informazione economico-fi nanziaria.Ma anche gli articoli di colore, quelli focalizzati sui trend della società civile, le inchieste sui nuovi gadgets sono condotti con un rigore che non si riscontra su altre testate.Quanto ai commenti di impostazione politica, questi sono confi nati nella sezione ad hoc del giornale e non infl uenzano articoli ed inchieste in maniera pressante.E lo dice un lettore del WSJ, il sottoscritto, che non condivide le idee iperconservatrici di Murdoch ma che continua a credere nei principi di un sano liberalismo. Anche se la parola nel corso dei decenni ha assunto negli Stati Uniti una connotazione negativa del tipo: socialistoide, fricchettone, e via accusando. Che non corrisponde alla connotazione europea del termine.Il Wall Street Journal si e’ ‘dedicato’ un’intera pagina pubblicitaria enfatizzando che e’ il quotidiano piu’ venduto in America. Il WSJ ha raggiunto i 2.061.142 copie con un aumento dell 1.8% rispetto all’anno scorso. USA Today (che per anni e’ stato il quotidiano piu’ diffuso in America) e’ arretrato a 1.830.594 copie con una perdita del 3.7%. Ancora peggio ha fatto il New York Times con 876.638 copie ed un calo del 5.5%.

Senza parlare del Los Angeles Times che con 600.449 copie ha perduto bel l’8.7%. Malissimo sta andando anche il Washington Post che vende 545.345 copie con una perdita del 6,4%. Seguono tutti gli altri quotidiani con fl essioni nelle vendite che arrivano all’11.8 del NewsDay, mentre l’unico giornale che si salva dopo il WSJ e’ il Dallas Morning News con un minimo incremento dello 0.3%.Che succede nella stampa americana? I settimanali storici come Time Magazine e Newsweek (che e’ stata venduta pochi mesi fa ed oggi riacquistata da Tina Brown proprietaria e editor del Daily Beast, un blog digitale) stanno ansimando. La pubblicita’ e calata per tutte le testate.Le ragioni di questo disastro sono viste da molti nel fatto che la gente, in tempi di crisi economica, deve tagliare su tutto anche sul giornale. E poi che bisogno c’e’ di acquistare il quotidiano quando sono disponibili le edizioni online che per quanto riguarda i principali giornali sono fatte molto bene e sulle quali si concentra l’interesse dei lettori della carta stampata?Il WSJ e’ l’unico che fa pagare per il collegamento con la sua edizione elettronica sul web. Gli altri dovranno seguire l’esempio, ammesso e non concesso che i lettori, che hanno disdetto l’abbonamento al quotidiano su carta, vogliano passare a quello elettronico.Le ragioni per le quali il WSJ riesce ad aumentare le copie vendute stanno, come abbiamo detto, nella confezione di alto livello qualitativo e nella nuova formula editoriale. Dopo l’acquisto da parte di Rupert Murdoch e dopo una battaglia con ex proprietari e giornalisti, il vecchio magnate australiano ha saputo fare dell’aristocratico quotidiano fi nanziario un giornale all’insegna del ‘news you can use’.Nel 1450 Gutemberg stampo’ la Bibbia a 42 linee con i suoi caratteri mobili (che sembra fossero gia’ stati inventati dai soliti cinesi). Forse l’era della carta stampata sta fi nendo e noi non ce ne rendiamo conto.E’ iniziata la rivoluzione delle tavolette sulle quali si possono leggere libri e giornali, gestire la posta, scattare foto e fare registrazioni, trovare l’indirizzo giusto con il navigatore e via citando per migliaia di applicazioni.Per tanti, per molti, la vita professionale e familiare non consente piu’ di ritagliarsi ampi spazi in cui concedersi la tranquilla lettura del quotidiano.Chi se lo puo’ permettere e’ un privilegiato.

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di Oscar Bartoli

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La fi ne annunciata del giornale stampato

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NETMEDIACLICK NUOVO BRAND COMMERCIALE DI MAILCLICK E VIDEOCLICK A meno di due mesi dall’acquisizione di Videoclick da parte di Mailclick, le due società presentano al mercato il loro nuovo brand commerciale, NetMediaClick. Oltre all’attività “core” di Mailclick e Videoclick, l’offerta di NetMediaClick si amplia all’area dei “progetti speciali”.

Con un team di 20 professionisti, guidati da Simona Perolari, NetMediaClick offre soluzioni integrate di comunicazione online: campagne di direct marketing online, declinabili attraverso le tradizionali DEM o con le più innovative VideoDEM, che consentono di diffondere gli spot video con le potenzialità di profi lazione del target garantite dal database di Mailclick; campagne di Display Advertising, sia nei formati standard defi niti dallo IAB sia nei più innovativi formati speciali e rich media, gli innovativi formati Videospot Fullscreen, per diffondere online gli spot televisivi senza nessun adattamento dei materiali e mantenendo inalterata la qualità dei fi lmati; soluzioni personalizzate per l’ideazione e la realizzazione di progetti speciali di comunicazione, dalla realizzazione di spot video per il web alla creazione di minisiti, dalla gestione di concorsi online alla realizzazione di eventi, online e offl ine, dalle attività di street e guerilla marketing a quelle di co-marketing.

Per la gestione delle sue proposte integrate di comunicazione NetMediaClick può contare sui 13 milioni di indirizzi e-mail B2C, i 3,5 milioni di indirizzi B2B, le 15 Newsletter con oltre 3,5 milioni di iscritti e i 50 milioni di contatti esteri dell’offerta DEM di Mailclick; a questi si aggiungono gli oltre 18 milioni di utenti al mese del circuito Video di Videoclick e i 68 milioni di pagine viste al mese del circuito Display. Il valore aggiunto di avere costruito un vero e proprio circuito Video, composto da oltre 130 siti suddivisi per aree tematiche, è quello di trasmettere gli spot online solo ai contatti in target, evitando le dispersioni e con delle logiche e dei risultati complementari rispetto a quelli della pianifi cazione televisiva.

“Mailclick ha iniziato la sua attività nel 2007 e Videoclick solo due anni dopo: in poco tempo siamo cresciuti a ritmi sostenuti, forti della nostra indipendenza, che ci consente di essere fl essibili e di rispondere velocemente ai cambiamenti del mercato. Sappiamo tutti quanto quello della comunicazione online sia dinamico ed è per questo che puntiamo all’integrazione e all’allargamento dell’offerta. Il lancio di un nuovo brand commerciale è un ulteriore passo in questa direzione. ” – ha commentato Valerio Ginnasi (nella foto), AD di Mailclick

e Presidente di Videoclick.“Abbiamo creato un network che ci consente di proporre ai nostri clienti un’ ampia gamma di servizi nell’ambito della comunicazione digitale, un unico interlocutore con tante soluzioni, modulari e innovative. NetMediaClick raccoglie sotto un unico cappello l’esperienza e il know how di Mailclick e Videoclick e si avvale della storica partnership commerciale con Capitalclick, per la distribuzione dell’offerta nel Centro Sud, oltre che di consolidate collaborazioni con società attive nel campo della comunicazione digitale, per lo sviluppo e la predisposizione dell’offerta. Vogliamo essere un punto di riferimento dei centri media e dei marketing manager nella pianifi cazione online e per farlo continueremo ad ampliare la nostra offerta: nel video, in particolare, stiamo lavorando a nuovi formati, per continuare a sfruttare le enormi possibilità offerte dal digitale.” – ha sottolineato Simona Perolari, la Responsabile Commerciale del nuovo brand e l’AD di Videoclick.

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L’APRILE DELLE TV DIGITALI

Ad aprile le tv digitali hanno raggiunto il 25.4% di share nel totale giorno, quasi 6 punti percentuali in più rispetto allo scorso novembre, quando ancora non si era completato lo switch off nel Nord Italia, e ben +41% rispetto all’aprile di un anno fa.Uno slancio dovuto soprattutto all’apporto delle tv digitali multipiattaforma, che in un anno hanno visto aumentare gli ascolti del +90%, superando il 10% di share nel totale giorno con picchi del +15% in fascia mattutina e del +13% nel pomeriggio.Crescite a doppia cifra sono registrate anche dalle tv digitali monopiattaforma (quasi 7% di share nel totale giorno), le cui fasce orarie privilegiate sono il pomeriggio e la notte.Sostanzialmente stabili le tv satellitari monopiattaforma, che nel totale giorno coprono l’8.4% di share (+3% vs aprile 2010) e riescono a intercettare il maggior numero di telespettatori in fascia pomeridiana (quasi 11% di share tra le 15 e le 18).Approfondendo l’analisi ai singoli canali, tra i digitali multipiattaforma Boing (109 mila spettatori/Audience minuto medio) consolida la leadership conquistata nei mesi precedenti. In particolare, segnaliamo le serie animate Spongebob e The Garfi eld Show- quest’ultima interamente realizzata in computer grafi ca - , in grado di appassionare e divertire oltre 456 mila spettatori martedì 19 aprile in fascia 20-21 (migliore performance mensile). E che l’offerta dedicata ai bambini sia vicina alle preferenze del pubblico digitale lo dimostra la presenza nella top 10 dei multipiattaforma di altri due canali appartenenti all’area kids, K2 (gruppo Switchover Media) e Rai Yo Yo, rispettivamente in quinta e ottava posizione. Su K2, in evidenza gli ottimi risultati ottenuti dal cartone animato Due Fantagenitori (345 mila spettatori martedì 5 aprile in fascia 20-21). Altri contenuti di sicuro appeal sul pubblico digitale sono il cinema e l’intrattenimento rivolto al pubblico femminile. Per il cinema i palinsesti che più attirano i telespettatori sono quelli di Rai 4 (98 mila spettatori/Audience minuto medio) e di Iris (87 mila spettatori/Audience minuto medio). Rai 4 concentra la programmazione di prime time sui fi lm fantastici, d’azione, thriller, con risposte entusiaste da parte del pubblico maschile di età compresa tra i 15 e i 54 anni. Il

fi lm d’azione Shaft (regia di John Singleton) è stato il più visto ad aprile su questa emittente, con ben 552 mila spettatori sintonizzati mercoledì 6 aprile (fascia 21-22). E anche Iris si avvicina ai 500 mila spettatori nella serata di martedì 5 aprile (fascia 22-23), con Harrison Ford interprete nella pellicola d’azione Hollywood Homicide. Come già accennato, l’intrattenimento al femminile raccoglie sempre più ampi consensi sulle tv digitali, con canali come La 5 (più di 93 mila spettatori/Audience minuto medio) e Real Time (quasi 72 mila spettatori/Audience minuto medio) caratterizzati da una programmazione particolarmente appetibile per le giovani donne. Su La 5, la migliore performance mensile è ottenuta dalla commedia romantica Quando meno te l’aspetti (401 mila spettatori martedì 26 aprile in fascia 22-23); su Real Time, il programma che piace di più è Il boss delle torte (239 mila spettatori martedì 12 aprile tra le 21 e le 22), reality show di genere culinario e documentario. Passando ai satellitari monopiattaforma, sono i canali dei gruppi Sky e Fox a raccogliere le audience più signifi cative con i contenuti calcio, serie tv e fi lm in prima visione. Sky Sport 1 è il canale sat più visto con quasi 64 mila spettatori nel minuto medio: la partita più seguita del mese è il derby di sabato 2 aprile Milan-Inter(1 milione e mezzo di spettatori su Sky Sport 1 e altri 838 mila su Sky Calcio 1, fascia 21-22). In seconda posizione troviamo Fox Crime (31 mila spettatori/Audience minuto medio), dove la sesta stagione inedita di Criminal Minds si conferma telefi lm preferito con 322 mila spettatori all’ascolto venerdì 29 aprile in fascia 21-22. Su Sky Cinema 1 (27 mila spettatori/Audience minuto medio), brillante risultato per la prima tv del fi lm d’animazione Toy Story 3 (380 mila spettatori lunedì 25 aprile). Infi ne, notiamo come Sky Tg 24 (terzo canale sat più visto con 31 mila spettatori nel minuto medio), in un periodo di forte attenzione all’informazione in seguito agli ultimi eventi di attualità come ad esempio lo Tsunami in Giappone, sia in grado di performare meglio di canali storici come Sky Cinema 1 e Fox. Nel mese di aprile l’emittente all news ha raggiunto il miglior risultato di audience con lo speciale dedicato al matrimonio di William&Kate: 400 mila spettatori in fascia 13-14 venerdì 29 aprile.

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Finanza

Rimbalzano le materie prime, rifl ettori puntati sull’argento

Rimbalzo in corso per le materie prime. L’osservato speciale è sempre lui, l’argento, capace di mettere a segno una crescita in 12 mesi del 170%. Dopo esser salito la scorsa settimana fi n su in quota 49,75 dollari l’oncia, ad un passo dal record messo a segno nel 1980, il prezzo dell’oro dei poveri sale del 4,3% tor-nando in quota 36,1 dollari l’oncia.

Fondi: ad aprile defl ussi per 2,16 mldLe sottoscrizioni cedono il passo e aprile si chiude sotto la parità per l’industria dei fondi comuni. Se-condo i dati diffusi da Assogestioni, si sono registrati fl ussi in uscita per 2,16 miliardi di euro. Tra le ca-tegorie di prodotti, le performance migliori si sono evidenziate per gli azionari e i bilanciati che, insieme, hanno messo a segno fl ussi per circa mezzo miliardo di euro. I peggiori del mese invece sono stati i fondi obbligazionari e di liquidità che hanno riportato per-dite di 1,1 miliardi di euro.

Eni: cda nomina a.d. e direttore

generale Paolo ScaroniIl Consiglio di Amministrazione di Eni ha nominato

amministratore delegato e direttore generale Paolo Scaroni, al quale ha conferito i poteri di amministra-zione della società con esclusione di specifi che attri-buzioni che il consiglio si è riservato, oltre a quelle non delegabili a norma di legge. Lo comunica il grup-po di San Donato in una nota. Il cda di Eni ha con-fermato al presidente, Giuseppe Recchi, le deleghe, previste dallo Statuto, per l´individuazione e la pro-mozione di progetti integrati ed accordi internazionali di rilevanza strategica.

Lo show di Bpm in Borsa è già fi nito.

Per analisti meglio prudenza

E’ durato un battito d’ali lo scatto in avanti della Ban-ca Popolare di Milano. La conferma di una possibi-le revisione del convertendo 2013 da 400 milioni ha spinto in avanti a Piazza Affari il titolo dell’istituto di Piazza Meda. Bpm ha confermato che la temati-ca relativa all’eventuale revisione delle condizioni del prestito convertendo in essere verrà esaminata dal consiglio di amministrazione nella prossima riunione del 12 maggio. Secondo Il Sole 24 Ore il prezzo di conversione dell’obbligazione verrebbe dimezzato a 3 euro, dai precedenti 6, con la contestuale raddoppio del numero di azioni da assegnare ai sottoscrittori. Il collocamento del titolo, due anni fa, aveva sollevato rilievi da parte della Consob e da parte degli inve-stitori istituzionali. Nelle sale operative sono partite le scommesse che con l’eventuale conversione del prestito a condizioni più favorevoli per i sottoscrittori l’istituto possa procedere a un aumento di capitale inferiore all’ammontare massimo annunciato di 1,2 miliardi. Ma gli analisti interpellati da Finanza.com smontano questa ipotesi.

Italcementi chiude I trimestre in

utile, ricavi +10%

Italcementi ha chiuso il primo trimestre con un uti-le netto di 127,6 milioni di euro contro una perdi-ta di 8,6 milioni del primo trimestre 2010. I ricavi, sostenuti da un positivo effetto volume, hanno regi-strato una crescita mentre sui margini hanno inciso l´aumento dei costi energetici ben oltre le aspetta-tive. Nel trimestre sono state cedute attività ritenu-te non più strategiche in Turchia (la controllata Set Group e l´attività eolica di Italgen Elektric Uretim) che hanno generato una plusvalenza di 123,1 milioni e un positivo effetto sulla posizione fi nanziaria netta per 335,6 milioni.

La tabella riporta le percentuali di variazione delle quotazioni

di alcuni titoli quotati presso la Borsa di Milano. La

misurazione è effettuata su base settimanale (sulla chiusura

del giovedì) e in riferimento alla chiusura del 04/01/2010.

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