Perchè mangi animali?

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Esseri umani, animali, natura o si salvano insieme o insieme si perdono. Perche mangi ani mali ? Anziché chiedersi “perchè diventare vegan”, proviamo a ribaltare la domanda e chiederci “perchè mangiare carne e prodotti animali”? LE NOSTRE ATTIVITA’ Ci battiamo attivamente contro lo specismo e contro ogni forma di sfruttamento. Facciamo informazione: tramite la stampa di materiale gratuito, conferenze, tavoli informativi e volantinaggi. Facciamo attivismo: organizzando proteste, partecipando a campagne di pressione e al salvataggio diretto di animali. Facciamo documentazione: reperendo dati e immagini sullo sfruttamento animale. Se vuoi aiutare gli animali visita il nostro sito o contattaci. Ognuno di noi può fare la differenza! Attivismo - Informazione - Liberazione www.nemesianimale.net [email protected] - Tel: 342-0509174 Decine di miliardi di animali vengono allevati e uccisi ogni anno solo per l’industria della carne. Animali fatti nascere per essere ingrassati, macellati, tagliati a pezzi ed impacchettati. L’imperativo del profitto ad ogni costo e della razionalizzazione sacrifica la presa in considerazione dei loro più elementari bisogni naturali. La nostra società considera “normale” appropriarsi della vita di un individuo e snaturarlo, manipolarlo e infine ucciderlo per ottenerne il miglior tornaconto. Spesso ci si scandalizza per le usanze di altri paesi, come ad esempio quella di cibarsi di carne di cane o delfino, ma quale differenza c’è tra un cane e un maiale o un vitello? L’unica differenza è di tipo culturale, che ci porta ad essere più sensibili ed empatici con i cosidetti animali “d’affezione” e a considerare minore la sofferenza dei cosiddetti animali “da carne” o “reddito”, ma la sofferenza è uguale e inaccettabile allo stesso modo per ogni essere vivente. Anziché chiedersi “perchè diventare vegan”, proviamo a ribaltare la domanda e chiederci “perchè mangiare carne”. Tutte queste morti sono davvero necessarie? L’abitudine, la tradizione o il semplice piacere del nostro palato sono ragioni sufficienti perchè miliardi di esseri senzienti vengano torturati e uccisi ogni giorno? Il fatto che questi individui appartengano a una specie diversa dalla nostra è un motivo sufficiente per trattarli come degli oggetti? L’unico modo per opporsi alla logica che vede tutti gli esseri viventi, noi compresi, parte di un continuo ciclo di produzione e consumo, che porta inevitabilmente ad uno sfruttamento a scapito del più debole (animale umano o animale che sia), è quello di cercare di farne parte il meno possibile, diventando vegan, limitando i nostri consumi ed eliminando gli sprechi. Compriamo e consumiamo solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno e proviamo ad autoprodurci da soli quello che possiamo, senza dover più dipendere dalle multinazionali, che sono le prime responsabili dello sfruttamento della Terra e degli esseri viventi. Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sempre maggior espansione delle cosiddette forme di allevamento e macellazione “sostenibili”, “etiche”, biologiche. Lo scopo dell’allevamento biologico è sempre il guadagno basato sulla vita di un altro essere vivente, non il benessere degli animali. Anche in questi allevamenti gli animali vengono sfruttati finchè sono produttivi, dopodichè vengono uccisi per la loro carne. Magari avranno gabbie più ampie e un mangime migliore ma il risultato è sempre lo stesso: allevati e uccisi per il profitto. Essere vegan non si riduce soltanto a una scelta alimentare, è una presa di coscienza per una critica più ampia a questo sistema che sfrutta e mercifica ogni cosa, esseri viventi compresi. E’ il primo passo per cercare di abbattere la mentalità specista che vede negli animali lo scalino più basso di una piramide, al cui vertice si erge padrone indiscusso l’essere umano. Se per prime non vengono abbattute le fondamenta di questa mentalità, che ci viene inculcata fin dalla nascita attraverso una cultura che passivamente accettiamo e riproduciamo quotidianamente, non saremo mai in grado di far crollare questa piramide di sopraffazione. Apriamo gli occhi, lottiamo contro l’indifferenza che rende possibile tutto questo. Gli animali non sono cibo NEMESI ANIMALE è un progetto per la liberazione animale, di ogni animale, umano e non-umano. Nasce per creare un cambiamento culturale e sociale, per contrastare chi lucra sulla vita di altri animali e per salvarne direttamente il più possibile dalle attività distruttive così diffuse in questa società. Nella mitologia greca Nemesi era considerata in origine la dea che distribuiva a ciascun mortale la sua sorte, non a caso, ma secondo giustizia e merito, per assumere in seguito la prerogativa dell’indignazione verso i potenti e i superbi sui quali faceva ricadere la sua inesorabile vendetta. La nostra lotta vuole portare giustizia agli essere viventi e alla Terra violata che non possono resistere e combattere, facendo in modo che essi possano vivere liberi. SOSTIENI NEMESI ANIMALE Per aiutare le nostre attività e il salvataggio diretto di animali puoi fare una donazione sul conto corrente postale n. 001002124376 intestato a “Associazione Liberazione Animale”. Cosa puoi fare? L’unico modo per vedere il sole e l’erba è un foro nel muro della prigione - Lombardia 2012 Prodotti delle api Le api possiedono un sistema nervoso complesso e quindi la capacità di provare dolore esattamente come gli altri animali. Le api operaie trascorrono tutto il periodo estivo a raccogliere il nettare sovraffollate, costretti a nuotare in pochi metri di acqua satura di feci, sostanze chimiche e antibiotici. Questa pratica viene usata anche con crostacei e molluschi ed è causa di forte stress per gli animali e della diffusione di epidemie. In mare aperto vengono usati diversi metodi: reti fisse, a strascico o lenze. Le reti sono lunghe anche diversi chilometri e inghiottono tutto quello che incontrano, inclusi uccelli marini e tartarughe. In un anno un unico peschereccio arriva ad uccidere anche 120.000 tonnellate di pesci. Qualunque sia la modalità di cattura, la morte dei pesci è sempre lenta e dolorosa e spesso avviene per soffocamento, oppure per lo schiacciamento dovuto al tentativo di liberarsi dalle reti; altre volte avviene per congelamento, quando i pesci vengono gettati ancora boccheggianti sul ghiaccio dei banconi delle pescherie. dei fiori che verrà trasformato in miele, tramite un processo simile alla digestione, per riempire le cellette dei loro alveari come scorta di cibo per l’inverno. L’apicoltore non si limita a sottrarre il miele in eccesso, ma svuota totalmente le cellette dell’alveare sostituendo il miele con un surrogato di sciroppo di zucchero, che, non essendo un alimento sostitutivo adeguato, provoca l’indebolimento delle api. Per estrarre il miele le api vengono allontanate dall’alveare tramite fonti di calore (affumicamento) o potenti getti d’aria, che frequentemente le feriscono. Per impedire alla regina di sciamare (perché porterebbe con sé tutta la colonia) le vengono bloccate le ali, in alcuni casi addirittura tagliandone un’estremità. La riproduzione avviene attraverso l’inseminazione artificiale: il maschio viene ucciso (tramite decapitazione o schiacciamento dell’addome) per recuperare lo sperma, che viene inserito nella regina con l’ausilio di microscopici uncini. Quando verso i due anni quest’ultima inizia a deporre meno uova viene uccisa e sostituita, mentre in natura potrebbe vivere fino a cinque anni. Il miele non è l’unico prodotto che deriva dallo sfruttamento delle api: - la cera è una secrezione con la quale le api costruiscono le cellette nel loro alveare, che viene praticamente distrutto per raccoglierla; - la propoli è una sostanza usata come antisettico. Le api la utilizzano per tappare le pareti forate delle arnie, che vengono continuamente tolte una volta finito il lavoro; - la pappa reale è il nutrimento della regina. Viene estratto per essere usato come integratore alimentare, durante il processo di estrazione restano uccise le tutte le larve contenute nelle cellette. Per informazioni nutrizionali sul veganismo visita questo sito: www.scienzavegetariana.it Anche le api sono vittime di un intenso sfruttamento

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Anziché chiedersi “perchè diventare vegan”, proviamo a ribaltare la domanda e chiederci “perchè mangiare carne e prodotti animali”? Decine di miliardi di animali vengono allevati e uccisi ogni anno solo per l’industria della carne. Animali fatti nascere per essere ingrassati, macellati, tagliati a pezzi ed impacchettati. In questo pieghevole spieghiamo la realtà degli allevamenti e mostriamo immagini, per ceracre di diffondere la scelta vegan.

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Esseri umani, animali, natura o si salvano insieme o insieme si perdono.

Perche mangi animali?

Anziché chiedersi “perchè diventare vegan”, proviamo a ribaltare la domanda e chiederci “perchè mangiare carne e prodotti animali”?

LE NOSTRE ATTIVITA’

Ci battiamo attivamente contro lo specismo e contro ogni forma di sfruttamento.

Facciamo informazione: tramite la stampa di materiale gratuito, conferenze, tavoli informativi e volantinaggi.

Facciamo attivismo: organizzando proteste, partecipando a campagne di pressione e al salvataggio diretto di animali.

Facciamo documentazione: reperendo dati e immagini sullo sfruttamento animale.

Se vuoi aiutare gli animali visita il nostro sito o contattaci. Ognuno di noi può fare la differenza!

Attivismo - Informazione - Liberazione

www.nemesianimale.net

[email protected] - Tel: 342-0509174

Decine di miliardi di animali vengono allevati e uccisi ogni anno solo per l’industria della carne. Animali fatti nascere per essere ingrassati, macellati, tagliati a pezzi ed impacchettati. L’imperativo del profi tto ad ogni costo e della razionalizzazione sacrifi ca la presa in considerazione dei loro più elementari bisogni naturali.

La nostra società considera “normale” appropriarsi della vita di un individuo e snaturarlo, manipolarlo e infi ne ucciderlo per ottenerne il miglior tornaconto.

Spesso ci si scandalizza per le usanze di altri paesi, come ad esempio quella di cibarsi di carne di cane o delfi no, ma quale differenza c’è tra un cane e un maiale o un vitello? L’unica differenza è di tipo culturale, che ci porta ad essere più sensibili ed empatici con i cosidetti animali “d’affezione” e a considerare minore la sofferenza dei cosiddetti animali “da carne” o “reddito”, ma la sofferenza è uguale e inaccettabile allo stesso modo per ogni essere vivente.

Anziché chiedersi “perchè diventare vegan”, proviamo a ribaltare la domanda e chiederci “perchè mangiare carne”. Tutte queste morti sono davvero necessarie? L’abitudine, la tradizione o il semplice piacere del nostro palato sono ragioni suffi cienti perchè miliardi di esseri senzienti vengano torturati e uccisi ogni giorno? Il fatto che questi individui appartengano a una specie diversa dalla nostra è un motivo suffi ciente per trattarli come degli oggetti?

L’unico modo per opporsi alla logica che vede tutti gli esseri viventi, noi compresi, parte di un continuo ciclo di produzione e consumo, che porta inevitabilmente ad uno sfruttamento a scapito del più debole (animale umano o animale che sia), è quello di cercare di farne parte il meno possibile, diventando vegan, limitando i nostri consumi ed eliminando gli sprechi. Compriamo e consumiamo solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno e proviamo ad autoprodurci da soli quello che possiamo, senza dover più dipendere dalle multinazionali, che sono le prime responsabili dello sfruttamento della Terra e degli esseri viventi.

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sempre maggior espansione delle cosiddette forme di allevamento e macellazione “sostenibili”, “etiche”, biologiche.Lo scopo dell’allevamento biologico è sempre il guadagno basato sulla vita di un altro essere vivente, non il benessere degli animali. Anche in questi allevamenti gli animali vengono sfruttati fi nchè sono produttivi, dopodichè vengono uccisi per la loro carne. Magari avranno gabbie più ampie e un mangime migliore ma il risultato è sempre lo stesso: allevati e uccisi per il profi tto. Essere vegan non si riduce soltanto a una scelta alimentare, è una presa di coscienza per una critica più ampia a questo sistema che sfrutta e mercifi ca ogni cosa, esseri viventi compresi.E’ il primo passo per cercare di abbattere la mentalità specista che vede negli animali lo scalino più basso di una piramide, al cui vertice si erge padrone indiscusso l’essere umano. Se per prime non vengono abbattute le fondamenta di questa mentalità, che ci viene inculcata fi n dalla nascita attraverso una cultura che passivamente accettiamo e riproduciamo quotidianamente, non saremo mai in grado di far crollare questa piramide di sopraffazione.

Apriamo gli occhi, lottiamo contro l’indifferenza che rende possibile tutto questo.

Gli animali non sono cibo

NEMESI ANIMALE è un progetto per la liberazione animale, di ogni animale, umano e non-umano. Nasce per creare un cambiamento culturale e sociale, per contrastare chi lucra sulla vita di altri animali e per salvarne direttamente il più possibile dalle attività distruttive così diffuse in questa società.

Nella mitologia greca Nemesi era considerata in origine la dea che distribuiva a ciascun mortale la sua sorte, non a caso, ma secondo giustizia e merito, per assumere in seguito la prerogativa dell’indignazione verso i potenti e i superbi sui quali faceva ricadere la sua inesorabile vendetta. La nostra lotta vuole portare giustizia agli essere viventi e alla Terra violata che non possono resistere e combattere, facendo in modo che essi possano vivere liberi.

[email protected] - Tel: [email protected] - Tel:

SOSTIENI NEMESI ANIMALEPer aiutare le nostre attività e il salvataggio diretto di animali puoi fare una donazione sul conto corrente postale n. 001002124376 intestato a “Associazione Liberazione Animale”.

Cosa puoi fare?

L’unico modo per vedere il sole e l’erba è un foro nel muro della prigione - Lombardia 2012

Prodotti delle apiLe api possiedono un sistema nervoso complesso e quindi la capacità di provare dolore esattamente come gli altri animali.

Le api operaie trascorrono tutto il periodo estivo a raccogliere il nettare

sovraffollate, costretti a nuotare in pochi metri di acqua satura di feci, sostanze chimiche e antibiotici. Questa pratica viene usata anche con crostacei e molluschi ed è causa di forte stress per gli animali e della diffusione di epidemie.

In mare aperto vengono usati diversi metodi: reti fi sse, a strascico o lenze. Le reti sono lunghe anche diversi chilometri e inghiottono tutto quello che incontrano, inclusi uccelli marini e tartarughe. In un anno un unico peschereccio arriva ad uccidere anche 120.000 tonnellate di pesci.

Qualunque sia la modalità di cattura, la morte dei pesci è sempre lenta e dolorosa e spesso avviene per soffocamento, oppure per lo schiacciamento dovuto al tentativo di liberarsi dalle reti; altre volte avviene per congelamento, quando i pesci vengono gettati ancora boccheggianti sul ghiaccio dei banconi delle pescherie.

dei fi ori che verrà trasformato in miele, tramite un processo simile alla digestione, per riempire le cellette dei loro alveari come scorta di cibo per l’inverno.

L’apicoltore non si limita a sottrarre il miele in eccesso, ma svuota totalmente le cellette dell’alveare sostituendo il miele con un surrogato di sciroppo di zucchero, che, non essendo un alimento sostitutivo adeguato, provoca l’indebolimento delle api.

Per estrarre il miele le api vengono allontanate dall’alveare tramite fonti di calore (affumicamento) o potenti getti d’aria, che frequentemente le feriscono. Per impedire alla regina di sciamare (perché porterebbe con sé tutta la colonia) le vengono bloccate le ali, in alcuni casi addirittura tagliandone un’estremità.

La riproduzione avviene attraverso l’inseminazione artifi ciale: il maschio viene ucciso (tramite decapitazione o schiacciamento dell’addome) per recuperare lo sperma, che viene inserito nella regina con l’ausilio di microscopici uncini. Quando verso i due anni quest’ultima inizia a deporre meno uova viene uccisa e sostituita, mentre in natura potrebbe vivere fi no a cinque anni.

Il miele non è l’unico prodotto che deriva dallo sfruttamento delle api:

- la cera è una secrezione con la quale le api costruiscono le cellette nel loro alveare, che viene praticamente distrutto per raccoglierla;

- la propoli è una sostanza usata come antisettico. Le api la utilizzano per tappare le pareti forate delle arnie, che vengono continuamente tolte una volta fi nito il lavoro;

- la pappa reale è il nutrimento della regina. Viene estratto per essere usato come integratore alimentare, durante il processo di estrazione restano uccise le tutte le larve contenute nelle cellette.

Per informazioni nutrizionali sul veganismo visita questo sito:

www.scienzavegetariana.it

Anche le api sono vittime di un intenso sfruttamento

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Una non vita, ogni minuto passato nella medesima posizione, aspettando inermi che passi il tempo, scandito unicamente dal rifornimento del mangime, dall’accensione e spegnimento delle luci al neon, dal ciclo di inseminazione e riproduzione, impotenti, le femmine costrette a partorire cuccioli che avranno il loro stesso destino, per poi arrivare inesorabilmente a una fi ne uguale per tutti: una morte dolorosa e straziante.

La sofferenza inizia già dalla nascita: appena nati i cuccioli di maiale vengono strappati alla madre per essere mutilati, vengono loro tagliati testicoli, coda e denti, senza alcuna anestesia, mentre alle galline viene tagliata una parte del becco. Lo scopo è quello di sedare l’aggressività a cui questi animali sono portati a causa di una vita completamente denaturalizzata.Persino la riproduzione avviene in modo totalmente innaturale, attraverso l’inseminazione artifi ciale.Nel caso dei maiali, le madri non riescono nemmeno a vedere e annusare i propri cuccioli perché le gabbie in cui sono contenute le immobilizzano, obbligandole ad allattarli attraverso sbarre di ferro, che non permettono loro alcun tipo di movimento. A detta degli allevatori questo tutelerebbe i cuccioli dall’essere schiacciati dal peso della scrofa, mentre in realtà ciò accade regolarmente proprio perché la madre non riesce a muoversi, spostarsi e vedere i suoi cuccioli.

L’alimentazione a cui sono sottoposti gli animali negli allevamenti, poi, è l’ennesima snaturalizzazione: per sopperire alle numerose malattie ed epidemie a cui sono soggetti e accelerare il loro sviluppo, il cibo viene addizionato con antibiotici e ormoni, creando animali ipertrofi ci, incapaci persino di reggersi sulle proprie zampe.

Se invece l’obiettivo è quello di ottenere carne di manzo, vengono fatti ingrassare con appositi alimenti arricchiti di ormoni sino all’età di due anni. Le femmine sono invece destinate a diventare mucche “da latte” come le loro madri.L’industria del latte si fonda sul mito secondo il quale il latte preso dalla mucca per

Non-vita negli allevamenti

Infi nite fi le di gabbie su ogni lato, in ogni gabbia stipati gli uni sugli altri centinaia di corpi, costretti a vivere ogni istante, ogni ora, ogni giorno di tutta la loro vita in spazi angusti, nessuna possibilità di muoversi o di interagire naturalmente con gli altri, di crescere i propri piccoli, vedere il mondo esterno, costruirsi un giaciglio: questo è quello che si trova all’interno di un capanno di un qualsiasi allevamento.

I macelli sono delle vere e proprie “catene di smontaggio” dove gli animali arrivano dopo un estenuante viaggio che dura spesso anche interi giorni, giorni trascorsi su di un camion, ammassati, senza acqua né cibo.

Molti animali arrivano al macello talmente esausti e provati dal viaggio che non sono nemmeno più in grado di alzarsi sulle proprie zampe, vengono quindi trascinati a forza e con violenza giù dal camion.

Nella sala parto di un allevamento di maiali le madri non possono nemmeno girarsi su se stesse per accudire i propri piccoli - Lombardia 2012

I conigli vivono in gabbie minuscole - Lombardia 2011

Uno dei tanti macelli di maiali in ItaliaFoto Francesco Scipioni IMPATTO AMBIENTALE DEGLI ALLEVAMENTI

Mangiare carne signifi ca non solo essere responsabili della morte degli animali di cui direttamente ci si ciba, ma anche di deforestazioni, inquinamento, e dell’estinzione di popolazioni indigene a cui vengono strappati i propri territori per far spazio ai sempre più numerosi allevamenti e alle coltivazioni destinate agli animali.

Senza dimenticare l’inquinamento delle falde acquifere: gli allevamenti producono di continuo rifi uti altamente inquinanti, che vengono riversati nelle acque causando danni devastanti e irreparabili. Le deiezioni provenienti dagli allevamenti vengono anche utilizzate come fertilizzante, ma, essendo piene di sostanze chimiche e troppo ricche di azoto, portano all’inquinamento dei suoli e delle falde acquifere.

È stato stimato che l’impatto globale degli allevamenti di bovini sull’effetto serra è paragonabile a quello del traffi co automobilistico (il 13% delle emissioni di metano sono prodotte dagli 1,3 miliardi di bovini allevati in tutto il mondo).

Inoltre se non esistessero più allevamenti e tutti i cereali destinati agli animali allevati venissero utilizzati direttamente per l’alimentazione umana, ci sarebbe molto più cibo per l’intera popolazione mondiale: per produrre 1kg di carne ci vogliono 15 kg di cereali, che se fossero destinati invece al consumo umano potrebbero sfamare un numero ben più alto di persone.

I macelli

Fabbriche di latteL’industria del latte è strettamente legata all’industria della carne.La produzione del latte, infatti, prevede che i vitelli vengano strappati alle loro madri e, se maschi, uccisi a pochi mesi di vita, trascorsi in box minuscoli e bui per impedirne il minimo movimento (al fi ne di ottenere una carne più tenera) e resi anemici nutrendoli con un surrogato del latte per la produzione di carne bianca.

Una volta arrivati, già terrorizzati, vengono condotti in lunghi corridoi nei quali gli è concesso solo di avanzare: ogni animale è cosciente di quello a cui sta andando incontro e assiste all’uccisione dei propri compagni aspettando impotente il proprio turno.

Alla fi ne del corridoio li attende lo stordimento, realizzato attraverso un proiettile (sparato nella testa e poi ritratto), oppure tramite elettronarcosi (una scarica elettrica somministrata direttamente nel cervello).

A causa della rapidità delle linee di macellazione, spesso gli animali non vengono storditi in maniera corretta e sono quindi coscienti quando viene loro tagliata la gola, o quando sono decapitati o gettati nell’acqua bollente delle vasche di scottatura.Successivamente vengono smembrati, tagliati a pezzi e confezionati, pronti per fi nire in tavola.

Anche negli allevamenti che producono uova gli animali sono tenuti in condizioni terribili: le galline sono costrette a vivere tutta la loro vita ammassate in uno spazio grande quanto un foglio di giornale, tanto che le loro ali si atrofi zzano per la costante immobilità, con una griglia continuamente a contatto con le zampe, che provoca dolorose deformazioni, e la luce costantemente accesa per aumentare la produzione di uova

Fabbriche di uova

Per impedire che si feriscano tra di loro, a causa dello stress e del sovraffollamento, viene praticato lo “sbeccamento”, pratica altamente dolorosa poiché nel becco sono presenti terminazioni nervose. Lo stesso trattamento è destinato ai polli da carne, ammassati in capannoni sovraffollati e sempre illuminati, ammazzati dopo 45 giorni, quando in natura potrebbero vivere fi no a 7 anni (la stessa sorte tocca ai tacchini).

Negli allevamenti che “producono” galline ovaiole, i pulcini maschi, considerarati inutili, vengono trattati come scarti e gettati vivi nei tritacarne per diventare mangimi per altri animali. Il 90% delle galline “ovaiole” viene allevato in batteria. La nuova normativa prevede gabbie più grandi di pochi centimetri e dei miseri arricchimenti ambientali. Gli allevamenti a

terra non sono una soluzione: l’unica differenza è che gli animali anziché essere stipati nelle gabbie sono ammassati a decine di migliaia in grandi capannoni.

La vita media di una gallina in natura è di circa dieci anni, negli allevamenti solo di due: quando inizia a diminuire la produttività viene macellata per diventare carne di seconda scelta.

Anche i pesci soffronoLa sofferenza dei pesci è spesso sottovalutata, senza tenere in considerazione che si tratta di animali dotati di un sistema nervoso complesso e che quindi provano paura e dolore proprio come noi.

Il motivo per cui facciamo più fatica a provare empatia per i pesci è solo che essi sono estremamente diversi da noi: vivono nell’aqua, non hanno gli arti, emettono suoni che non siamo in grado di percepire e comunicano in modi che noi non riusciamo a comprendere.

Per alcuni tipi di pesci viene praticata l’acquacoltura, sempre più in espansione, che consiste nella costruzione di veri e propri allevamenti intensivi di pesci. Così animali che in natura percorrerebbero chilometri ogni giorno e vivrebbero anche fi no a cent’anni, sono tenuti ammassati in vasche L’uccisione dei tonni in

Sardegna - Foto Animal Equality

l’alimentazione umana sarebbe solo un surplus, un’eccedenza rimanente dopo che i bisogni del vitello sono stati soddisfatti. Niente di più falso.

La mucca non è una fabbrica di latte e, come tutti i mammiferi, lo produce solo per il suo cucciolo e solo dopo la gravidanza e smette di produrlo dopo averlo svezzato. In natura lo svezzamento avverrebbe dopo circa un anno, mentre l’allevatore si intromette nel ciclo naturale della lattazione sconvolgendolo: le mucche vengono continuamente inseminate artifi cialmente e munte per mesi attraverso macchinari, impedendo l’arresto nella secrezione del latte e anzi aumentandone la portata. Ogni mucca viene munta 2-3 volte al giorno, producendo fi no a 6000 litri, ossia una quantità pari a 10 volte di più di quella che produrrebbe in natura, con la conseguenza di un frequente sviluppo di malattie alle mammelle, che diventano doloranti per le mastiti e gonfi e di pus, che, tra l’altro, fi nisce nel latte.

Quando la mucca è stata sfruttata il più possibile e comincia a produrre meno latte viene portata al macello, più o meno intorno ai sette anni di vita, quando in natura potrebbe vivere anche fi no a quarant’anni. L’essere umano è l’unico animale che si nutre del latte di un animale di un’altra specie, oltretutto dopo lo svezzamento. Il latte vaccino non è un alimento adatto agli umani, non stupisce quindi che quella al lattosio sia l’intolleranza alimentare più diffusa nel mondo. Si tratta di un alimento malsano, adatto per far crescere un vitello, i cui bisogni di minerali e grassi sono molto più alti di quelli di un essere umano.

Il 90% delle uova italiane provengono da allevamenti come questo - Lombardia 2011

Vitellini separati dalla madre e chiusi in box in cui si muovono a malapena Lombardia 2012