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Fondazione Argentina Altobelli

Fondazione di studi storici Filippo Turati

Una strage ignorata sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia 1944-48Copyright © 2014 Fondazione Argentina Altobelli

Agra Editricee-mail: [email protected] 978-88-6140-172-3

Seconda ristampa (gennaio 2015)

Coordinamento editoriale Fabrizio De PascaleCopertina Luigi RossiStampa CSR – RomaDistribuzione Agra Editrice srl

Volume presentato a Roma il 26 settembre 2014, con il patrocinio del Senato della Repubblica, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani

Una strage ignoratasindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia

1944-48

editrice

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Premessa

Con l’iniziativa promossa dalla Fondazione “Argentina Altobelli”, nell’ambito di una convenzione sottoscritta con la Fondazione di studi storici “F. Turati”, si vuole ri-cordare una delle pagine più tragiche e più buie della sto-ria d’Italia, e cioè l’uccisione di decine di quadri e mili-tanti sindacali in Sicilia dal 1944 al 1948.

L’articolazione del presente volume prevede un saggio affidato a Pierluigi Basile sul lungo e difficile dopoguerra siciliano dopo la caduta del fascismo: dalla amministra-zione alleata alla ricostruzione di un tessuto democratico politico e sindacale, dal separatismo all’autonomia regio-nale, dalla insorgenza contadina alla esplosione della cri-minalità mafiosa e del banditismo, sullo sfondo dei gran-di mutamenti su scala internazionale e nazionale segnati dalla guerra fredda e dalla fine prima dei governi cielleni-stici, poi del Tripartito con il confinamento all’opposizio-ne delle sinistre comunista e socialista, fino allo scontro frontale del 18 aprile 1948, e alle ripercussioni all’interno del movimento sindacale.

Un secondo saggio, affidato a Diego Gavini, è sui lavo-ri della commissione parlamentare sulla mafia. Nella sua

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Una strage ignorata - sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia 1944-48

laboriosa gestazione, iniziata nel 1963 e protrattasi per dodici anni, i lavori prodotti dalla Commissione parla-mentare, supportati da elaborati anche di notevole inte-resse e da una ricca documentazione di varia provenienza, costituiscono pur sempre l’espressione più significativa della presa di coscienza da parte della classe dirigente del fenomeno mafioso nella sua evoluzione. Vi si evidenzia, tra l’altro, lo scarso rilievo dato alla stagione dei sindacali-sti uccisi dalla mafia.

In entrambi i saggi, con l’accentuata specificità regio-nale dei fatti qui considerati, se ne conferma anche l’in-cidenza sul contesto nazionale. Oggi il problema della criminalità organizzata presenta caratteri assai distanti da quelli tipici della Sicilia del feudo, ma il controllo del ter-ritorio continua a costituirne un requisito fondamentale, confrontandosi e interagendo con i gruppi di interesse esistenti.

Da molti anni il contrasto da parte delle istituzioni è assai più efficace rispetto all’immediato dopoguerra quan-do l’azione repressiva apparve a dir poco modesta, come attestò l’impunità per mandanti e assassini che accompa-gnò la serie di omicidi e di intimidazioni a danno di qua-dri e militanti sindacali, ma il rapporto tra criminalità, potere economico, politica e istituzioni drammaticamen-te emergente in quegli anni, appare un problema aperto, su cui ancora oggi i pareri sono divisi.

La struttura associativa, politica e sindacale, se e quan-do indirizzata all’allargamento degli spazi di cittadinanza, ha costituito da sempre un ostacolo, tra i maggiori, al fe-nomeno mafioso. Alla fine del conflitto mondiale, la tra-ma associativa si andò dispiegando sul territorio, spesso fragile, e dunque particolarmente esposta, ma tale da su-

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Premessa

scitare speranze e, con esse, da mobilitare le anime. Per così dire, la società siciliana, prevalentemente rurale, sem-brava conseguire una sua “autonomia”, che si accompa-gnava a un anelito di riscatto da una condizione spesso di atavica miseria: l’occupazione e la distribuzione delle terre incolte e mal coltivate, tradizionale rivendicazione socia-lista a partire dalla fine dell’800, e poi sempre ripresenta-tasi all’indomani dei conflitti mondiali, nella pur debole prospettiva economica, rivestiva un alto valore simbolico, oltre a suscitare nell’immediato attese ineludibili di occu-pazione e di elevazione sociale.

Con la successiva riforma agraria (1950), sotto la pres-sione del movimento contadino, fu il tramonto del feu-do. E questo segnò una svolta di portata storica. In Sicilia 500.000 ettari di terreno passarono di mano, senza tut-tavia innervare un’economia rurale valida. L’esodo dalle campagne negli anni del miracolo economico fu travol-gente. Sul piano politico, gli esiti del 18 aprile 1948 sta-bilizzarono nuovi equilibri, sancendo la supremazia della Democrazia cristiana, a Roma e al governo dell’Isola.

Tutto ciò non avvenne in maniera indolore. È diffici-le ipotizzare che dietro le morti dei sindacalisti fosse ope-rante un’unica mente, e tantomeno un piano organizza-to, ma resta significativo il fatto che esse si verificarono con più intensità in prossimità delle elezioni. Numerosi furono a cadere i militanti comunisti, o comunque quelli ad essi assimilati sotto la spregiativa tipologia del social-comunismo, in uso perfino sulla stampa cosiddetta di opinione. In ogni caso, è da registrare la sostanziale coin-cidenza dell’uccisione di tre dirigenti socialisti – Li Puma, Cangialosi e Rizzotto – nell’imminenza delle elezioni del 1948.

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Nel complesso lo stillicidio continuo delle uccisioni di quadri e militanti sindacali nella Sicilia del dopoguer-ra fu impressionante, e ancor oggi non può non suscitare un moto di ribellione nell’animo del cittadino, così come non può suscitarlo il lungo elenco d’impunità per i delitti commessi. Abbiamo dunque ritenuto opportuno affidare a un pubblicista competente come Dino Paternostro, il compito, tutt’altro che facile, di ricostruirne le circostan-ze, al di là dall’anonimato delle fredde statistiche, e di re-cuperarne la memoria, in vero in troppi casi labile.

Al di là delle ambiguità, sempre possibili, e perfino di qualche concessione retorica con cui i fatti furono raccon-tati, che pure ci è ben chiara, è indubbio che nel comples-so la vicenda dei quadri e dei militanti sindacali che nelle campagne siciliane lottarono per l’emancipazione delle proprie famiglie e per quelle dei compagni pagando ciò con la vita, rappresenti una delle pagine più alte della co-scienza civile nella storia d’Italia, per giunta vissuta in un ambiente spesso duro nell’indifferenza o addirittura osti-le. Restituire dunque voce a quei caduti, sia pure in modo ancora troppo lacunoso, ci è parso non solo un doveroso omaggio, perché nell’oblio non si perpetui l’oltraggio di cui furono vittime, ma anche un richiamo e un ammo-nimento, indirizzato soprattutto alle giovani generazioni, e non solo, per la tutela e il consolidamento del bene co-mune. Si può e si deve.

Nelle finalità del presente volume non è certo la riscrit-tura della storia della mafia (e della Sicilia) tra il 1944 e il 1948, ma nella seconda parte del volume abbiamo voluto ugualmente presentare una sezione documentaria, frutto parziale di una attenta e più ampia ricognizione presso enti pubblici e privati, tra i quali ci pare doveroso ricorda-

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Premessa

re l’Archivio centrale di Stato, grazie alla competenza del-la dottoressa Caterina Arfé, l’Archivio di Stato di Palermo e di Trapani, l’Archivio della CGIL e quello della Camera dei deputati. A tutti vanno i nostri ringraziamenti.

Maurizio Degl’InnocentiPresidente della Fondazione

di studi storici Filippo Turati

Nota del Ministero dell’Interno datata 18 marzo 1948 contenente elenco di persone uccise o ferite in Sicilia (Ministero interno busta 33/3)

Indice

Prefazione 7di Michelangelo Ingrassia

Premessa 21di Maurizio Degl’Innocenti

1. La Sicilia negli “anni difficili”: un lungo dopoguerra tra lotta politica, conflitti sociali e risorgenza criminale (1943-48) 27

di Pierluigi Basile1. L’alba di una nuova stagione politica: Liberazione, separatismo e autonomia regionale 272. Un’isola in rivolta: proteste, conflitti sociali e “risorgenza criminale” 56

2. Sicilia 1944-48: la mafia e le vittime del movimento sindacale nelle carte della prima Commissione Antimafia 83

di Diego GaviniL’Antimafia: un’esperienza complessa 89I lavori della Commissione Parlamentare 91La strage di sindacalisti nelle relazioni conclusive 100

3. I sindacalisti uccisi, nei documenti e nella memoria 111

di Dino PaternostroSchede biografiche 119

Appendice documentaria

Il sindacato 203- Comitato Direttivo ristretto della C.G.I.L. del 2 maggio 1947 208- Comitato esecutivo della C.G.I.L. del 24 giugno 1947 216- Segreteria Confederale. Comunicato stampa 18 marzo 1948 219- Segreteria Generale. Mozione popolare per il rapimento del

segretario della Camera del lavoro di Corleone, 20 marzo 1948 220- Segreteria Generale. Mozione popolare per il rapimento del

segretario della Camera del lavoro di Corleone 27 marzo 1948 222- Riunione del Comitato esecutivo della C.G.I.L.,

Palermo 31 marzo 1948 - L’ intervento di Di Vittorio e altri 224- Comitato direttivo della C.G.I.L. del 6 aprile 1948 232- Circolare del 7 aprile 1948 alle Camere del Lavoro 235- Documento di Minoranza 237- Manifesto in occasione dello sciopero indetto dalla C.G.I.L.

il 12 aprile 1948 per protestare contro l’uccisione dei sindacalisti in Sicilia 239

- Nota dell’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul manifesto del 12 aprile 1948 240

- Comunicazione del Ministrero dell’interno del 26 luglio 1948 sui contenuti del Manifesto del 12 aprile 1948 241

- Manifesto in memoria dei compagni Miraglia e Azoti - Confederterra, febbraio 1947 242

- Sottoscrizione a favore di Cangialosi, Li Puma, Rizzotto 242

La stampa 243- Barbaro eccidio di tre contadini, “Avanti!” 2 novembre 1946 246- Il 35° assassinio, “l’Unità” 17 marzo 1948 247- In 35 assassinii la storia recente dei contadini siciliani, “La Repubblica d’Italia”, 30 marzo 1948 251- Vegliando le salme dei compagni caduti. La Sicilia attende

giustizia dal 18 aprile, “Avanti!”, 4 aprile 1948 255- Un altro sindacalista ucciso in Sicilia, “L’umanità”,

4 aprile 1948 258- Fra “degni compagni”. Impunità per Giuliano

in caso di vittoria frontista, “Il Popolo”, 13 aprile 1948 259

Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia 265

- Relazione conclusiva 269

- Relazione di minoranza - valutazione critica della relazione di maggioranza 281

Le carte del Ministero degli Interni 293- Ordine ufficiale del Ten. Colonnello Charles Poletti

ufficiale capo degli Affari Civili della Sicilia, 10 gennaio 1944 294- Lettera riservata dell’Alto Commissario ai prefetti siciliani

sulla situazione generale, 25 ottobre 1944 297- Lettera del sindaco di Piana degli Albanesi al Prefetto

di Palermo, 19 dicembre 1944 299- Odg PCI, PSI e CdL di Corleone con richiesta di urgenti

provvedimenti per le terre ai contadini, 30 settembre 1946 300- Nota del Questore al Prefetto sullo stato delle occupazioni

di terre nella provincia di Palermo, 31 ottobre 1946 301- Lettera del Segretario Provinciale Federterra al Prefetto

su sopraffazioni contro contadini di San Giuseppe Jato e Petralia Soprana, 22 novembre 1946 303

- Telegramma in copia del barone Sgadari trasmesso al Prefetto di Palermo, 14 dicembre 1946 305

- Telegramma del segretario provinciale Federterra a De Gasperi e altri su omicidio Azoti, 23 dicembre 1946 306

- Manifesto del bandito Giuliano contro i socialcomunisti 1947 307- Fonogramma del Prefetto di Palermo al Ministero

dell’Interno sull’omicidio Li Puma, 7 aprile 1948 309- Odg Cdl di Corleone per scomparsa di Placido Rizzotto,

30 maggio 1948 310- Nota del Ministero dell’Interno datata 18 marzo 1948

contenente elenco di persone uccise o ferite in Sicilia 311- Rapporto CC Gruppo di Palermo esterno al Prefetto

su presunti autori omicidio Rizzotto, 20 dicembre 1949 315

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