PENNE LORETO COLLECORVINO LACERBA domenica 17...

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PENNE Adieu BRIONI LORETO Genio InCivile LACERBA periodico politico culturale sportivo dell’area vestina LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto a Penne, Loreto, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione Loreto Aprutino PE / www.lacerbaonline.it / [email protected] Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 Buccella / Direttore Berardo Lupacchini / Vice Direttore Vicario / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto tari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Grafiche Picene . PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736 / DIFFUSIONE GRATUITA Numero 02 anno XXI . Seguici su www.lacerbaonline.it . facebook.com/lacerba . youtube.com/user/lacerbaonline domenica 17 Aprile 2016 - Copia in omaggio COLLECORVINO Farmacia comunale più 50 mila € Nuova gestione a Loreto Aprutino Immigrati fra cuore, pancia e cervello D edico queste righe alle operatrici della Cooperativa “ L’Albero” nella casa di riposo “Mariannina Acerbo” di Loreto Aprutino cui va riconosciuto il merito di avermi condotto, con la loro umanità, lungo la strada tortuosa che dalla pancia attra- versa il cuore per portarmi al cervello. Cinquanta o forse più sono le sfumature di grigio che dobbiamo imparare a decifrare quando si vuole a rontare ed approfondire la problematica degli emigranti. - SEGUE A PAG. 2 - l’opinione di Gianfranco Buccella di Berardo Lupacchini S iamo al momento topico. L’inchiesta sulle società che gestiscono il metano ed i parcheggi pennesi è arrivata nella fase calda. Il Pm Annarita Mantini ha in mano i rapporti della guardia di Finanza di Popoli, dei carabinieri e dei vigili urbani di Penne che hanno indagato in pool le vicende amministrative e politico-istituzionali che hanno interessato una serie di questioni: l’acquisto della nuova sede pennese della Vestina Gas srl, l’appalto con cui Penne ha dato in concessione per 12 anni dalla ne del 2013 alla Sig spa in associazione temporanea con Cityservice srl i parcheggi a pagamento, gli af- tti delle vecchie sedi delle due partecipate del Comune di Penne e soprattutto i rapporti fra queste ultime e la Tecnoservice e Cityservice, società pennesi legate a lo doppio con il governo cittadino in palese con itto d’interessi: l’assessore uscente Margherita D’Agostino è il coniuge di Paride Peretti, factotum in nome e per conto di Vestina Gas. Un’inchiesta ad ampio raggio, dunque, nata da un esposto dettagliato che riguar- da i parcheggi, allorquando a ne 2013 il Comune di Penne prima concesse poi negò l’esenzione ai veicoli ecologici col bollino verde in mezzo ad uno scontro fra il comando dei vigili urbani e l’u cio tecnico. - SEGUE A PAG. 5 - Fiamme Gialle dalle strisce BLU Parcheggi e gas: è l’ora delle decisioni. Il Pm tira le somme dell’inchiesta Benedetto Croce e Loreto Aprutino di Aleardo Rubini I l 25 febbraio 1866, nel palazzo Sipari a Pescasseroli, na- sceva Benedetto Croce. Per i 150 anni è opportuno ricor- dare i suoi rapporti con Loreto e i loretesi, diretti o in- diretti. Il critico letterario Emilio Cecchi nel 1913 scrisse un articolo su di lui sulla rivista “Aprutium”, la cui veste gra ca è rimasta insuperabile nella sua originalità. Cecchi era molto legato al losofo, e più tardi rmerà il “Ma- nifesto degli intellettuali antifascisti” ideato da Croce, il quale aderì all’invito di Zopito Valentini per il numero speciale di “Aprutium” (anno IV, fascicolo XIII, dicembre 1915) dedicato a Luigi Capuana. L’elenco degli aderenti rappresenta il meglio della cultura di allora. Nella “Storia del Regno di Napoli” di Croce (Ed. Laterza, Bari, 1931) c’è un’appendice, “Due pae- selli d’Abruzzo”, dove l’autore fa un sacco di elogi a Francesco d’Aquino, Conte di Loreto, “Personaggio di grande autorità e possanza”; grazie a lui, il Re di Napoli Alfonso d’Aragona dal 1435 al 1437 occupò o ridusse all’obbedienza le città dell’A- bruzzo. Entrato in Napoli, lo nominò Gran Camerario del Regno. Antonella d’Avalos d’Aquino era Contessa di Loreto e Baronessa di Pescasseroli, “Grande dama” morta verso il 1493. Croce nell’ampio saggio “Filippo di Fiandra e Matilde di Courtenay”, edito nel 1936 da Laterza di Bari, elogiò per le memorie storiche e artistiche Loreto e Lanciano. - SEGUE A PAG. 15 -

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PENNEAdieu BRIONI

LORETO Genio InCivile

LACERBAperiodico politico culturale sportivo dell’area vestina

LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione / Via Cavour 65014 Loreto Aprutino PE / www.lacerbaonline.it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21 / Editore Gianluca Buccella / Direttore Berardo Lupacchini / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto a cura Di Loreto But-tari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Ferri / Tipografia: Arti Grafiche Picene .PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736 / DIFFUSIONE GRATUITA

Numero 02 anno XXI . Seguici su www.lacerbaonline.it . facebook.com/lacerba . youtube.com/user/lacerbaonline

domenica 17 Aprile 2016 - Copia in omaggio

COLLECORVINOFarmacia comunale più 50 mila €

Nuova gestione a Loreto Aprutino

Immigrati fra cuore, pancia e cervello

Dedico queste righe alle operatrici della Cooperativa “

L’Albero” nella casa di riposo “Mariannina Acerbo” di Loreto Aprutino cui va riconosciuto il merito di avermi condotto, con la loro umanità, lungo la strada tortuosa che dalla pancia attra-versa il cuore per portarmi al cervello. Cinquanta o forse più sono le sfumature di grigio che dobbiamo imparare a decifrare quando si vuole affrontare ed approfondire la problematica degli emigranti.

- SEGUE A PAG. 2 -

l’opinionedi Gianfranco Buccella

di Berardo Lupacchini

Siamo al momento topico. L’inchiesta sulle società che gestiscono il metano ed i parcheggi pennesi è arrivata nella fase calda. Il Pm Annarita Mantini ha in mano i rapporti della guardia di Finanza di

Popoli, dei carabinieri e dei vigili urbani di Penne che hanno indagato in pool le vicende amministrative e politico-istituzionali che hanno interessato una serie di questioni: l’acquisto della nuova sede pennese della Vestina Gas srl, l’appalto con cui Penne ha dato in concessione per 12 anni dalla fine del 2013 alla Sig spa in associazione temporanea con Cityservice srl i parcheggi a pagamento, gli af-fitti delle vecchie sedi delle due partecipate del Comune di Penne e soprattutto i

rapporti fra queste ultime e la Tecnoservice e Cityservice, società pennesi legate a filo doppio con il governo cittadino in palese conflitto d’interessi: l’assessore uscente Margherita D’Agostino è il coniuge di Paride Peretti, factotum in nome e per conto di Vestina Gas. Un’inchiesta ad ampio raggio, dunque, nata da un esposto dettagliato che riguar-da i parcheggi, allorquando a fine 2013 il Comune di Penne prima concesse poi negò l’esenzione ai veicoli ecologici col bollino verde in mezzo ad uno scontro fra il comando dei vigili urbani e l’ufficio tecnico.

- SEGUE A PAG. 5 -

Fiamme Gialle dalle strisce BLU

Parcheggi e gas: è l’ora delle decisioni. Il Pm tira le somme dell’inchiesta

Benedetto Croce e Loreto Aprutino

di Aleardo Rubini

Il 25 febbraio 1866, nel palazzo Sipari a Pescasseroli, na-sceva Benedetto Croce. Per i 150 anni è opportuno ricor-dare i suoi rapporti con Loreto e i loretesi, diretti o in-

diretti. Il critico letterario Emilio Cecchi nel 1913 scrisse un articolo su di lui sulla rivista “Aprutium”, la cui veste grafica è rimasta insuperabile nella sua originalità.Cecchi era molto legato al filosofo, e più tardi firmerà il “Ma-nifesto degli intellettuali antifascisti” ideato da Croce, il quale aderì all’invito di Zopito Valentini per il numero speciale di “Aprutium” (anno IV, fascicolo XIII, dicembre 1915) dedicato a Luigi Capuana. L’elenco degli aderenti rappresenta il meglio della cultura di allora. Nella “Storia del Regno di Napoli” di Croce (Ed. Laterza, Bari, 1931) c’è un’appendice, “Due pae-selli d’Abruzzo”, dove l’autore fa un sacco di elogi a Francesco d’Aquino, Conte di Loreto, “Personaggio di grande autorità e possanza”; grazie a lui, il Re di Napoli Alfonso d’Aragona dal 1435 al 1437 occupò o ridusse all’obbedienza le città dell’A-bruzzo. Entrato in Napoli, lo nominò Gran Camerario del Regno. Antonella d’Avalos d’Aquino era Contessa di Loreto e Baronessa di Pescasseroli, “Grande dama” morta verso il 1493. Croce nell’ampio saggio “Filippo di Fiandra e Matilde di Courtenay”, edito nel 1936 da Laterza di Bari, elogiò per le memorie storiche e artistiche Loreto e Lanciano.

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SEGUE DALLA PRIMAdi Gianfranco Buccella

Anch’io, come tanti, ero par-tito di pancia con un secco e perentorio no all’accoglienza

indiscriminata, no al buonismo “in-teressato” della sinistra e con qual-che pregiudizio razzista nella testa. L’esperienza e la conoscenza diretta dei sei profughi alloggiati nella casa di riposo di Loreto mi hanno fatto cambiare idea pur lasciandomi in sella al cavallo e, quindi vi confesso, che sono ancora ben lungi dall’operare in me quella conversione che portò San Paolo al Cristianesimo. Insomma non mi sono convertito al “buonismo” ma ho dovuto necessariamente rimodula-re quelle vibrazioni provenienti dalla parte più animalesca del mio essere, dalla pancia. Ho dovuto fare i conti con i miei

sentimenti, con la mia educazione comunque proveniente da San Paolo e dal Cristianesimo e, infine ricondurre il mio pensie-ro alla razionalità. Già gli organi di informazione na-zionali quotidianamente si cimentano in questo sport, con la descrizione delle sue cinquanta sfumature di grigio, andando di volta in volta a parlare di fenome-no dalla portata biblica dalle mille implicazioni per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero. Guardatela bene anche voi la foto di Adriana Di Fazio (nella foto), cuoca della casa di riposo, con Moinu Mia, profugo dal Bangla-desh, fuggito dalla Libia, dopo l’attacco della Francia a Gheddafi ed arrivato a

Lampedusa pagando 500 Euro agli scafisti, rischiando di annegare. E’ sta-ta proprio quella foto ad incuriosirmi e a spingermi ad approfondire. Com’è felice Adriana di far da mam-ma al profugo! E quanta nostalgia d‘abbracci si può leggere negli occhi di Mia. Il profugo, l’immigra-to, lo straniero, l’esule, il rifugiato, il clandestino, il musulmano jihadista, chiamiamolo pure come ci pare, ma la nostalgia che traspare da quell’abbrac-cio altra connotazione non può avere se non quella umana. Quello stesso sentimento umano (forse interessato) venuto fuori dal cuore indurito della Merkel quando ha visto l’immagine del piccolo Aylan esanime annegato sulla spiaggia di Bodrum nella provin-cia turca di Mugla. E’ lì che la pancia fa a botte con il cuo-re. Una pancia che continua a ripeter-mi: ma non li possiamo accogliere tut-ti, ma non sono come noi, non hanno la stessa nostra cultura, la stessa nostra religione, non mangiano le salsicce o la porchetta, non c’è il lavoro per noi, figuriamoci se possiamo sostenere il peso del loro sostentamento, non festeggiano il Natale, la Pasqua, San Giuseppe e l’Immacolata Concezione e poi trattano male le donne, vengono

qui in Italia per togliere case e lavoro agli italiani, e via di seguito con la li-tania che tutti ci ripetiamo ogni volta. Insomma, per dirla come Giovanotti, nel testo della canzone “E non hai ancora visto niente”: “Un milione di serrature non riescono a tenermi chiu-so il cuore” Sì, un milione di serra-ture mi si presentano quando penso agli immigrati; ma poi ,quando vedo in piazza uno di loro, con un cartello in mano con la scritta : HO FAME, difficilmente riesco a contenere il mio diniego e, mettendo mano ai miei spiccioli, bado sempre di non supe-rare l’importo di un euro, pensando che quel povero mi sarà rimprove-rato nell’aldilà perché non ho saputo riconoscere in lui l’immagine del Cristo. Chi di voi lettori non ha mai provato lo stesso disagio? E’ vero sono troppi ed a volte sono anche insistenti e alquanto pretenziosi! Anch’io ho ac-quistato e letto il volumetto di Mario Giordano: “Profugopoli” che consiglio ai buonisti della sinistra, se vogliono avere una vaga idea del business che si cela all’ombra dell’accoglienza, ma che, al tempo stesso, proibirei agli xenofobi della destra, se non vogliono rischiare un’epatite virale ed un trapianto di fegato. Ve ne riporto qui di seguito un piccolo frammento: “A fare man bassa dei profughi in provincia di Napoli, invece, è un imprenditore cinquantenne che si chiama Pasquale Cirella. Uno abituato a fare le cose in grande. Per avere un’idea: fra l’aprile e il giugno 2015 si aggiudica dalla Prefettura ben 460 immigrati, in dodici diverse asse-gnazioni. Il conto è presto fatto: sono oltre 15.000 mila euro al giorno, quasi 500.000 euro al mese. Davvero un guadagno non da poco per la sua società, che infatti in pochi anni ha moltiplicato gli incassi: nel 2009 fat-turava appena 44.000 euro, nel 2014 ha fatturato 5.568.000 euro, cioè 126 volte di più….. Lui nasce come installatore di impianti idraulici e di riscaldamento. Nel 2003 passa al settore alberghiero e fonda la società Family Srl che fa dell’e-mergenza profughi l’oggetto principale della società. Ma come fa la Family a vincere tutte le gare in Prefettura? Semplice: si presenta perlopiù insieme a una cooperativa sociale che si chiama New Family. Fanno quello che in gergo si chiama Ati, Associazione temporanea d’impre-sa: Famiglia e Nuova Famiglia vincono così tutte le gare della Prefettura e spargono immigrati in tutta la zona.” Ebbene ce n’è abbastanza per entrambi gli schieramenti: buonisti e razzisti! Due differenti modalità di gestione degli immigrati. Anche i 6 profughi ospiti della casa di riposo “Mariannina Acerbo” sono stati assegnati con una gara al ribasso dalla prefettura all’ASP ( Azienda per i Servizi alla Persona) ente provinciale gestore della casa di riposo al prezzo ribassato di 29,49 euro al giorno pro capite. Ma l’affidamento al personale della casa di riposo non comporta altro onere che quello del vitto e dell’allog-gio che rimane a carico dell’ASP.Alcun compenso aggiuntivo invece viene riconosciuto al personale che con amorevole dedizione presta la

sua opera anche ai profughi oltre che agli anziani ospiti per cui ricevono regolare compenso. A proposito è bene si sappia che solo nella provincia di Pescara sono ben sette le associa-zioni o le cooperative che si occupano, si preoccupano o sono “interessati” alla gestione degli immigrati: ASP (AZIENDA PUBBLICA DI SERVIZI ALLA PERSONA) , CARITAS, CO-GECSTRE/ARCI/LAPISS di Penne, RETE PRIMO MARZO/LAPISS di Penne,ETA BETA di Pescara e Città S. Angelo, HARIMINUM ASSO-CIAZIONE e HOLIDAY HOTEL di Pescara. E, visto che parliamo e scriviamo per i cittadini dell’area Vestina, vi riporto quanto rimarcato dal Giordano nella ricca raccolta di dati sulla “risorsa” profughi nel territorio di nostra com-petenza: “ Tutto può essere utilizzato per l’Affare Profughi. Succede a Penne, provincia di Pescara. Il LAPISS è un gioiellino, inaugurata nel 2010, per “fornire una preparazione completa agli addetti ai lavori nel settore am-bientale” . Un centro tecnico, insomma, un’oasi all’avanguardia, per la ricerca sui temi delicati come la biodiversità e gli eco-sistemi. Dal 27 di agosto 2015, però, il laboratorio LAPISS ha cambiato destinazione d’uso, almeno in parte: è diventato un centro di accoglienza, e ospita una quarantina di immigrati. La scienza può aspettare, i 35 euro al giorno invece no. A incassarli la Cogecstre, cooperati-va “dal 1987 specializzata nel settore ambientale”. Un piccolo impero della natura, che

arriva a fatturare oltre un milione di euro (1.080.544 nel 2013) con tanto di contributi regionali ed europei. Ma perché a un certo punto la Co-gecstre, alla faccia dello stagno degli anfibi, si butta nello stagno degli immigrati? Perché, cioè, si presenta alla Prefettura chiedendo di partecipa-re al bando? La verità, come sempre, va cercata nei numeri dei bilanci. Nel 2010, infatti, la coop s’indebita per metterlo in funzione: 306.292 euro, una bella somma. ….. Ma evidente-mente le entrate sono assai minori di quelle che ci si aspettava. E dunque via con la rivoluzione: basta scienziati, meglio ospitare immigrati. Se non altro sono più numerosi. E rendono di più. In effetti il bocco-ne è ghiotto; 40 profughi a 35 euro al giorno per quattro mesi fanno 168.000 euro, oltre la metà del debito contratto dalla LAPISS. ….Risultato? La Cogecstre, “specializzata nel settore ambientale”, grazie ai profughi avrà nuovi incassi. Ma il prezzo è alto: c’è il rischio che, tra Testuggini Comuni e Anatre Me-diterranee, facciano capolino i soliti Polli. I contribuenti, ovviamente. Vo-lete sapere quale altro risultato hanno conseguito al LAPISS? Gli ospiti, relegati all’interno di una struttura, che vede solo il sorgere e il tramontar del sole, il volo dei falchi, con la compiacenza delle colombe, l’inedia che li divora, la mancanza di contatto con il reale, l’assoluta inutilità di un’esistenza volta solo a soddisfare il bisogno primario del mangiare li spinge a sprofondare nella più nera delle crisi, quella della depressione.

Immigrati fra cuore, pancia e cervello

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“ basta scienziati, meglio ospitare

immigrati. Se non altro sono più

numerosi. E rendono di più. In effetti il

boccone è ghiotto; 40 profughi a 35 euro al

giorno per quattro mesi fanno 168.000

euro, oltre la metà del debito contratto dalla LAPISS. ….Risultato?

La Cogecstre, “specializzata nel

settore ambientale”, grazie ai profughi avrà

nuovi incassi ”

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LACERBA è distrubuita nei seguenti luoghi

LORETO

Bar Willis Via Paterno Agenzia Chiavarli Rosita P.zza Garibaldi

Anzoletti Paruchieri P.zza GaribaldiBar Al Ponte Strada Statale 151

Bar Cavallone Via V. Veneto Bar Centrale Via V. Veneto Bar Sport Via S. M. in Piano

Caffetteria Del Corso Via G. Mameli Cartolibreria Il Quadrifoglio S. Maria in Piano

Cartomania Via Donato ChiarelliDi Remigio Alessandro & Figlie Via G. Mameli

Edicolandia Via RomaErboristeria Quintessenza Via Mameli

Hair Francesca Style Via V.Veneto La Bottega Dei Sapori Via V. Veneto

Lavanderia Adriana Via dei Normanni Macelleria D’arcangelo Via. V. Veneto

Milord Calzture Via V. Veneto Mini Market Via de Normanni

Ottica Cantagallo Via V. Veneto Pasticceria Pizzeria Emiliana Via V. Veneto

Piu’ Donna Parrucchiera Per Signora Via Cappuccini

Rockcafe’ P.zza Garibaldi Rosazurro Via V. Veneto

Rossopomodoro frutta P.zza Garibaldi Rychot’s Bar Via V. Veneto

Tabaccheria Ciccarelli Maurizio Via dei Normanni Tabaccheria Lotto Mazzatenta Via Cappuccini

Via Veneto Pizza Via V. Veneto

PENNE

Edicola (Viale Ringa)Edicola (Piazza Luca Da Penne)

Edicola (Viale S. Francesco)Bar Wifi Caffe’ (C.da Cappuccini)

Panificio Vecchio Mulino (C.da San Rocco)Bar Italia (Via San Rocco)

Natura Piu’ (C.da San Rocco )Bar Dolci Pensieri (Viale Ringa)

Bar Tavola Calda La Vestina (Viale Ringa)Fioreria Sempre Primavera (C.ne Aldo Moro)

Althaea Centro Estetico (Vicolo Catena)Autoscuola Vestina (C.ne Aldo Moro)

Ottica Ciantra (C.ne Aldo Moro)Bar Casale (C.da Casale)Bar Capaff (Via Fonticoli)

Gallery Bar (Centro Galleria Del Vento)Bar Il Bicchiere (S. Pellegrino)

Bar Trattoria San Pellegrino (s. Pellegrino)

COLLECORVINO

Bar Smile

PASSO CORDONE

Edicola Bar Sportivo

ELICEAg. Viaggi Il Cielo e La Terra (Quattro Strade )

Per diventare distributore de Lacerba, bisogna contattare

Sabatino Scardetta al 331 3632407

e Gianfranco Buccella al 339 3293885

Da Penne, non con il vecchio tre-nino, ma con il cuore, la pancia o il cervello (fate voi), torniamo alla Casa di riposo “ Mariannina Acer-bo” di Loreto. Sempre il Giordano, nel libro “Profugopoli” a pag. 108 e 109 nel capitolo: “Quelli che coprono i buchi degli Enti di assistenza”, possiamo leggere: “Uno dei primi a denunciare que-sto strano uso, o meglio sarebbe dire abuso, della finta solidarietà è stato un consigliere regionale dell’Abruzzo, Lorenzo Sospiri, di Forza Italia, che nel corso del 2015 ha incalzato la Regione con inter-rogazioni e interventi polemici relativi alle ex IPAB, (Istituto Pub-blico di Assistenza e Beneficenza) cioè case di riposo ed asili ( fra le quali la casa di riposo “Marianni-na Acerbo di Loreto). “ Siccome le ex IPAB sono in perdi-ta - ha spiegato Sospiri -, anziché presentare un serio piano di risa-namento e di rilancio, l’assessore si vanta di aver avuto la geniale idea di ripianare le perdite aggiudican-dosi il bando della prefettura per ospitare immigrati, senza preoccu-parsi degli anziani eventualmente ospiti di quelle strutture. In altre parole, la Regione userebbe il bu-siness degli immigrati per rimet-tere in sesto i bilanci di strutture pubbliche in perdita….”.Adesso sì che mi risultano più chiare le parole del Presidente dell’ASP di Pescara, Dario Recu-bini, responsabile della gestione delle nostre case di riposo (quella di Penne e di Loreto): “ Noi ab-biamo messo a disposizione della prefettura, che si occupa dello scre-ening dei richiedenti asilo, i nostri spazi all’interno dei quali gli stessi rimangono, per tre o quattro mesi, in attesa del riconoscimento dello stato di rifugiati. Sono persone che sono state riconosciute prive di malattie contagiose, anche se possono ammalarsi come ognuno di noi. Come presidente dell’ASP, azienda che offre servizi alla perso-na, io offro solo accoglienza: cibo, un ambiente caldo, un mediatore culturale, e non sono interessato alla speculazione. La nostra azione rientra nella filosofia del nostro statuto che risale addirittura alle legge Crispi del 1890 che già contemplava l’accoglienza degli stranieri in forma completamente gratuita e volontaria. La nostra attività quindi si colloca tra cuore e cervello essendo caratterizzata da accoglienza umanitaria e volon-taria di ogni essere umano, senza distinzione di razza o di religione,

ma al tempo stesso il tutto si svolge all’interno di una logica aziendale nel cui bilancio non sono previsti né utili né perdite”. Volendo essere obiettivi ci sarebbe da aggiungere che l’ASP, forse, tra le tante associazioni e cooperative che si occupano dei rifugiati è l’unico ente titolato a farlo, per statuto, per filosofia d’azione e an-cor più per legge essendo al tempo stesso una ONLUS quindi senza alcuna possibilità di lucrare sugli immigrati.Questo il quadro complessivo del-la situazione. Alcune sfaccettature di grigio della grande questione degli immigrati sono state eviden-ziate cercando di andare aldilà del bianco dei “buonisti” o del nero degli xenofobi. Ma alla fine della fiera altro non resta che la seguente amara con-clusione: al momento di salutare i sei ospiti della casa di riposo mi si avvicina il più anziano di loro (si fa per dire perché ha solo 32 anni) che con voce querula mi sussurra: “ Trovare lavoro per me”. Tra cuore e cervello ho subito adottato una mediazione, un compromesso: “Vedrò di parlar-ne col Sindaco”, ho risposto, ben sapendo, e quindi mentendo, che nulla avrebbe potuto fare il sinda-co per lui.

P.S. Tornato a casa, accendo il computer per cominciare a scrivere il mio articolo sugli immigrati. Faccio prima un “giretto” nel web ed apro la pagina facebook de LACERBA, schiaccio il tasto: MESSAGGI e leggo: xxxxxxxxxxxx – scusatemi lo sfogo- (che qui di seguito riporto integralmente) “Ciao sono xxxxxxx una cittadina di Penne incazzata con il sindaco vice sindaco e assistenti sociali sono una signora che ha problemi di salute e sono sposata ho un marito disoccupato da 5 anni fino a poco tempo fa vivo con mio figlio mi ha cacciato fuori di casa Xche l’abita-zione e di sua proprietà io ho solo usufrutto al quale ho rinunciato ultimamente mi trovo in difficoltà io lavoro partime alla Brioni e prendo 495 euro e sto pagando un affitto di 300 euro tra le bollette e le mie cure non riesco più pagare un affitto ho chiesto aiuto al comune x una casa popolare e la loro risposta dice che non c’è e che non mi tocca dopo xro quando vieni a sapere che le case le da ai rumeni ti dispiace un po’ se tu sfondi x entrare ti dico-no che sei delinquente e invece non

è così Xchè a Penne molte persone sono entrate sfondando le porte e nessuno gli ha detto niente un altra cosa io ho problemi di salute ho un rene che funziona pochissimo e altre patologie se con i soldi che prendo ci pago l’affitto come faccio a curarmi se non ho i soldi? Non ho i soldi x curarmi e x mangiare io non chiedo niente, solo una casa popolare se no vado a dormire in macchina aiutatemi. Tania. Scusa-temi lo sfogo.

Il secondo: Vivo insieme a mia moglie a casa dei miei genitori e vivo con 280 euro mensili o chiesto di avere una casa e loro mi hanno risposto che me la devo affittare..

Come potete ben comprendere: cuore e cervello duramente messi alla prova! Se mi lascio coinvol-gere dal sentimento non posso far altro che mentire a tutti: al Bengalese della Casa di riposo e ai due disagiati pennesi che chiedono di essere aiutati. Aldilà di un’elemosina, o di un atto di misericordia, come direbbe Papa Francesco, non potrei andare. Se uso l’intelletto, che per sua natura implica l’onestà, non posso che ri-spondere ad entrambi niente altro che un secco e perentorio: “NO”. E se proprio ne avessi facoltà, fra loro dovrei stabilire una priorità: viene prima il Bengalese o i due Vestini? Io ho già scelto, Voi fate come vi pare!

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Gruppo Consiglio regionale di Forza Italia

SOSPIRI Lorenzo (Capogruppo)IAMPIERI Emilio (Vice Capogruppo)

CHIODI GiovanniFEBBO MauroGATTI Paolo

Pagina 4 a pagamento

“Questo è Olio tunisino, NO made in Italy” è l’etichetta pensata e realizzata dal gruppo consigliare regionale di Forza Italia. “ Chiediamo alla Regione Abruzzo – dice il capogruppo Lorenzo Sospiri - di far applicare l’etichetta su tutti i prodotti oleari importati dalla Tunisia perché abbiano una tracciabilità chiara e riconoscibile per i consumato-ri inconsapevoli, spesso ingannati da un marchio famoso. Se non lo farà la Regione, ci penseremo noi con un’azio-ne dimostrativa e anche provocatoria in difesa del nostro olio, penalizzato pesantemente dall’invasione estera au-torizzata dall’Europa con il consenso di un Pd inerme, a livello nazionale quanto locale”. L’etichetta è stata presentata durante il convegno organizzato a Pianella da Forza Italia dal titolo “Difendiamo il nostro Olio”, alla presenza di Silva-no Ferri, presidente del Consorzio tutela Dop Aprutino Pescarese, di Sandro Marinelli, sindaco di Pianel-la e presidente D.A.Q. Olio d’oliva, del presidente della Commissione regionale Vigilanza Mauro Feb-bo, dall’onorevole Aldo Patriciello, deputato al Parlamento europeo, di Alberico Ambrosini, sindaco di Moscufo, di Antonio Zaffiri, sindaco di Collecorvino e Gianfranco De Massis, sindaco di Elice. “La problematica - ha ribadito Sospiri - oggi richiede la mobilitazione di tutti i livelli istituzionali. Nei giorni scorsi in Terza Commis-

sione Agricoltura in Regione è stata approvata la risoluzione presentata da Forza Italia contro l’invasione dell’olio tunisino nel nostro mercato, invasione che rischia di compromettere il com-parto olivicolo abruzzese. E nella risoluzione abbiamo chiesto al presidente D’Alfonso e all’assessore competente di intervenire presso le autorità nazionali ed europee affinché tale eventualità venga disinnescata, intraprendendo soluzioni per risol-levare il grave stato di crisi in cui versano le aziende olearie locali e a promuovere iniziative volte alla tracciabilità dell’intera filiera al fine di garantire informazione e trasparenza. Peccato che in quella sede tutti i com-missari del Pd si siano distinti per la propria assenza. Il Pd ha snobbato la Terza Com-missione Agricoltura mancando di rispetto a tutto il mondo agricolo che deve prendere atto di chi ha voluto la normativa europea che ha di fatto aperto le porte del nostro mercato all’olio tunisino, ovvero lo stesso Pd. Forza Italia – ha proseguito Sospi-ri – si presenta però con la propria iniziativa, immediata e concreta: abbiamo realizzato un’etichetta-verità che chiediamo alla Regione Abruzzo di far apporre su tutti i prodotti oleari che siano importati dalla Tunisia, un’etichetta che rappresenta un’opera-zione trasparenza, in modo da garan-tire al cliente un acquisto consapevole, ossia di renderlo pienamente edotto circa la provenienza dell’olio che si appresta a comprare al supermercato e di poter liberamente fare le proprie valutazioni circa l’opportunità o meno di procedere. Se la Regione Abruzzo non ottempere-rà alla richiesta, allora organizzeremo come Forza Italia una “giornata della verità”, nella quale andrò perso-nalmente ad attaccare ogni singola etichetta su ogni singola bottiglia o confezione di olio tunisino, sfidando l’immobilismo e la sudditanza della Regione Pd e del presidente D’Alfon-so nei confronti del suo Governo Pd nazionale”.La battaglia di Forza Italia contro l’invasione dell’olio tunisino sul mercato italiano è proseguita incon-trando a Roma il vicepresidente del Senato, l’onorevole Maurizio Gaspar-ri, il senatore Emilio Floris, segreta-rio della Commissione permanente per le Politiche europee, e di altri senatori azzurri componenti della Commissione Agricoltura. “ Oltre la tracciabilità – dice Sospi-ri – abbiamo chiesto di introdurre il mantenimento sulle confezioni della dicitura ‘da consumarsi preferibilmen-te entro 18 mesi’, perché l’utente ha il diritto di sapere se sta consumando un olio stoccato da 36mesi o se è frutto dell’ultima molitura”. All’incontro hanno partecipato anche i sindaci di Pianella Sandro Marinelli, di Collecorvino Antonio Zaffiri, e di Elice Gianfranco De Massis.

Risoluzione presentata dal gruppo di Forza Italia ed approvata dal Consiglio Regionale

Consiglio Regionale Gruppo Consiliare F .I. CONSIGLIO REGIONALE DELL’ABRUZZO

Al Presidente della IlI CommissioneConsiliare

RISOLUZIONE

PREMESSO che

- la Commissione Commercio Internazionale del Parlamento Europeo ha approvato laproposta della Commissione Europea di concedere per due anni- dal1 gennaio 2016 al 31 dicembre 2017- la possibilità alla Repubblica tunisina di esportare nell’ UE, senza dazi, olio d’oliva per un totale di 35.000 tonnellate all’anno che si sommerebbero ai 56.700 tonnellate attuali;- le agevolazioni previste dal Parlamento Europeo rischiano di consolidare ed aumentare costantemente la presenza dell’olio tunisi-no in Italia mettendo in questo modo a rischio i prezzi e la produzio-ne di uno dei prodotti di maggiore prestigio italiano (l’olio extraver-gine italiano è il primo per qualità al mondo) e di conseguenza anche quello abruzzese;- aumentare il contingente di importazioni potrebbe creare una situazione paradossale in cui Paesi deii’UE, come dimostrano le indagini, acquisterebbero olio tunisino, ad un prezzo notevolmente inferiore rispetto al prodotto italiano, per poi rivenderlo come “Made in EU”;

CONSIDERATO che- pur condividendo l’impegno a fornire un sostegno all’econo-mia della Repubblica tunisina, dopo l’attentato terroristico a Sousse del 26 giugno 2015, tutte le azioni messe in campo non possono dan-neggiare le eccellenze agroalimentari locali come l’olio d’oliva extra-vergine;- l’incremento del prodotto tunisino esportato comporta rica-dute negative soprattutto sui Paesi del Mediterraneo, già fortemente colpiti nella produzione a causa della siccità degliultimi anni, alla quale si è aggiunta la diffusione della Xylella fasti-diosa;- nel 2014 in alcune Regioni d’Italia, in base ai dati ISMEA, la produzione è calata fino al 50%;- l’industria olearia vale oggi, e solo per l’export, oltre 1 miliar-do di euro, con un fatturato diretto vicino ai 2.5 miliardi, a cui vanno sommati gli oltre 700milioni dell’indotto, al netto dell’acquisto della materia prima;Il Consiglio Regionale

IMPEGNAIl Presidente della Giunta Regionale e l’Assessore competente a:- voler intervenire, nel più breve tempo possibile, nei confron-ti del Governo, del Parlamento e dei Parlamentari Europei eletti nella nostra circoscrizione, affinché tale eventualità venga scongiurata;- intraprendere soluzioni strutturali per risollevare il grave stato di crisi in cui versano le aziende olearie locali, tali da garantire reddito, ma soprattutto la commercializzazione del loro prodotto in giacenza;- a promuovere iniziative volte alla tracciabilità dell’intera fi-liera olivicola al fine di garantire, a tutti i consumatori, una completa informazione tesa a consentire una scelta consapevole dei prodotti.

L’Aquila, 16/03/2016

Forza Italia a difesa dell’olio e del territorio

Sospiri: la tracciabilità del prodotto garanzia di trasparenza per il consumatore

Q U E ST O E’

O L I O T U N I S I N ONO MADE IN ITALY

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SEGUE DALLA PRIMAdi Berardo Lupacchini

Fiamme Gialle dalle strisce BLU

L’indagine è partita quasi un anno fa con l’acquisizione a più riprese dei documenti contabi-

li ed amministrativi. I finanzieri della tenenza di Popoli, coordinati da Marcello Giallorenzo sotto la supervisione del colonnello Mora, si sono occupati degli aspet-ti più aziendalistici e contabili delle partecipate. Le Fiamme gialle (Popo-li, non competente per territorio su

Penne, ha però un reparto specializ-zato) hanno passato in rassegna una miriade di carte, incrociando cifre ed operazioni sulle quali c’è stato, o avrebbe dovuto esserci, l’avallo poli-tico vista la natura di partecipate dai Comuni di Penne, Loreto Aprutino e Collecorvino delle due società, la Vestina Gas e la Società Intercomu-nale Gas spa che poco prima dei blitz investigativi hanno variato i rispettivi consigli di amministarzione. I vigili urbani di Penne, diretti da Natalino Matricciani, hanno verifica-to la parte più urbanistica soprattutto dell’immobile pennese di via Caselli scelto due anni fa dalla Vestina Gas che ha acquistato i 10 vani dell’ex ti-pografia Ambrosini a 218 mila euro per farne la propria sede, pur senza avere alcun dipendente diretto, per svolgere la propria attività di com-mercializzazione del metano ai pro-pri clienti. Non solo. La Municipale si è interessata ovvia-mente della questione dei bollini ver-di che ha dato vita all’esposto da cui

è scaturita l’attività d’indagine dispo-sta dal Pm. Si sono affiancati anche i carabinieri del capitano Alessandro Albano. In questo contesto investigativo, da mesi però va avanti il balletto sulla cessione delle quote di Vestina Gas che Penne in particolare e Collecor-vino vogliono produrre per motivi diversi fra perizie di stima smentite e trattative privatissime in mezzo ad accuse varie. Con una particolarità. Anna Rita Mantini (nella foto), il Pm, indaga ancora a Penne in occasione delle elezioni. Era già successo nel 2011, quando tre giorni dopo l’esito del voto che premiò Rocco D’Alfonso, sindaco uscente e non rientrante, il 19 mag-gio sui giornali dell’epoca apparve la notizia dell’indagine con gli indagati avvisati per corruzione su fatti relati-vi alla gestione del palasport. Remo Evangelista, eletto nella lista che vinse le elezioni, non venne no-minato assessore perché indagato, poi prosciolto nel processo.

In quel caso la notizia venne data ad urne chiuse. Nell’attuale inchie-sta sulle partecipate dagli inquirenti non trapela nulla, a due mesi dal voto pennese e di Collecorvino.

Gli elettori vorrebbero sapere se qualche candidato prossimo venturo fosse indagato pur con accuse natu-ralmente tutte da provare.

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LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Pro-getto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Civitella Casa-

nova e Collecorvino Stazione Via Cavour 65014 Loreto Aprutino PE

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Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21

Editore Gianluca Buccella Direttore Berardo Lupacchini

Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella e Gianni Cutilli / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo e Annalisa Di Vincenzo

Web e Grafica: Marta Ferri Foto: Achille Rasetta

Tipografia: Arti Grafiche Picene .

PER LA VOSTRA PUBBLICITA’ +39 339 7585454 +39 393 9701736 +39 331 3632407

PENNE – Le quote di Vestina Gas srl in vendita a 793 mila euro hanno trovato un acquirente. Si tratta di una società milanese, la Levigas spa socia della Augusta Ratio spa, ad aver formulato la proposta di acquisto del 12% messo sul mercato per debiti dal Comune di Penne. “Non ce ne saremmo mai privati, come abbiamo scritto alla corte dei Conti, perché per noi la partecipata sul gas è strategica poiché garantisce sostegno finanziario al Comune”, ha commen-tato il 15 marzo nell’assemblea dei soci della srl tutta pub-blica il vice sindaco di Penne, e aspirante sindaco, Ennio Napoletano. Ora la parola passa ai consigli comunali di tutti e tre i soci pubblici fondatori della srl (c’è anche Loreto Aprutino) chiamati ad esprimersi. Già, perché l’impresa meneghi-na sbucata a sorpresa nella privatissima trattativa vestina intende naturalmente contare qualcosa e detta le sue con-dizioni da dentro o fuori: vuole entrare nel consiglio di amministrazione della Vestina Gas e poter acquisire pure il diritto di prelazione alla pari dei soci pubblici. Una prelazione che le consentirebbe di guidare l’assalto all’11 delle quote, cioè tutte, che Collecorvino ha da tempo tentato di collocare sul mercato per garantirsi fondi da investire sul pro-prio territorio. Resta da capire a quale prezzo: perché Antonio Zaffiri, sindaco uscente e candidato per il bis, ha in mano una perizia operata prima di Penne che gli dice quanto valga il suo pacchetto di quote, e cioè un milione e 400 mila euro. Che di

certo, dopo la cessione clamorosamente annacquata messa in scena da Penne, non gli permetterà di incassare quel valore. “Il Comune di Penne ci ha danneggiato!”, aveva sottolineato a Lacerba nel dicembre scorso il primo cittadino corvinese che da tempo annuncia battaglie sulla gestione delle partecipate ma con scarsi risultati. Il quale ai microfoni Rai a fine 2015 arrivò persino ad annunciare di voler comprare le quote messe in saldo

da Penne. “Non può: ha più debiti di noi”, gli fece sapere, senza sapere di cosa si parlasse, sempre dalla Rai, il suo collega Rocco D’Alfonso. Una bella pantomima. Poi, c’è Loreto Aprutino. Gabriele Stari-nieri, il sindaco, deliberò in consiglio comunale che prima di esercitare il suo diritto di prelazione avrebbe voluto conoscere l’identità del compratore delle quote poste in vendita dagli altri soci. Ora lo sa: eserciterà? Difficilissimo crederlo. Vestina Gas

srl dunque dovrà cambiare la sua configurazione giuridica: da società tutta pubblica a mista con l’ingresso di un socio privato. Alla fine di un vorticoso giro di consultazioni, di interessi mani-festati (ottobre 2015, Heracomm Marche), di tentati acquisti (di-cembre 2015, la marchigiana Edma srl, socia di minoranza della pennese SIG spa), partito l’estate scorsa, di forzature ed acroba-zie giuridiche ai limiti, oltre che di dichiarazioni grottesche (“Ve-

stina Gas è stata troppo valutata”, disse Lelio Di Simone, il presidente!), con il beneplacito di un’opposizione silente, il Comune di Penne riuscirà a pagare il debito alla fami-glia Cutilli per l’esproprio dei terreni del Carmine dove fu costruito in gran parte il centro socio sanitario di pro-prietà della Asl di Pescara; contro la quale, e la Regione, l’ente locale pennese sta tentando una rivalsa affidandosi all’avvocato Ugo Di Silvestre. Penne allora eviterà di vendere l’intera partecipazione so-cietaria di maggioranza nella srl, ma incasserà solo 793 mila euro dopo l’ulteriore svalutazione di un quarto della

perizia di stima operata sulla Vestina Gas e firmata dal commer-cialista Tony Di Nino. Con la delibera del 10 marzo, l’uscente giunta di Rocco D’Alfon-so ha dichiarato il vincolo di destinazione sui fondi, ovvero non girabili ad altri creditori, che saranno perciò incassati solo dagli eredi Cutilli fin troppo pazienti: hanno preso atto della prima sentenza favorevole, e dunque subito esecutiva, sin dal 2004 resa definitiva a Pasqua del 2015.

Il dicktat dei milanesi sul GASSulla Vestina, la pantomima è tutta da seguire

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di Giovanni Cutilli

«Ma questo e’ stato possibile anche gra-zie al coraggio di alcune scelte, come quella di sforare il Patto di stabilità

nel 2015, cosa che ci ha consentito..la realizzazione di opere come quella inaugurata oggi». Così il sindaco di Penne, all’inaugurazione della succursale dell’Isti-tuto Tecnico “Marconi”. Lacerbaonline (‘Provincia, buona l’ultima’, 6 ottobre 2015) aveva già definito «non buona, ma eccellente!» la decisione del presi-dente della provincia Di Marco di ‘violare’ il Patto di Stabilità. Nulla di originale nelle parole del sindaco che però sono un’ammissione di verità e un singulto civico, rarissimi da fonte istituzionale, e anche un’a-desione occasionale e involontaria, ma gradita, alle vecchie tesi esposte su Lacerba. Senza la violazione del Patto di Stabilità, «una garrota legislativa che strozza gli enti pubblici..» (Lacerbaonline, id.), non si sarebbe fatti i lavori! Il termine “sforare” è solo una tipica viscidità istituzionale. I lavori, abortiti clande-stinamente a causa della legalità (il Patto), sono stati partoriti violandola! A scuola lo intenderanno bene (ci si augura..). Docenti e discenti del “Marconi” siano informati e consapevoli del recupero della succursale grazie a quella ‘violazione’. E’ importante, perché piangere (come al Circus!) in difesa della legalità, e fottere gioendo dei virtuosi effetti di un’illegalità è un esercizio retorico falso e fuorviante, deleterio per l’Italia. «Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero, ché ‘l velo è ben tanto sottile, certo che ‘l trapassar dentro è leggero» (Dante): non è questione di norme (anche le “leggi” razziali erano “legalità”) ma di valori e principi, sui quali è gara a chi più vi sputi sopra. Anche il governo Renzi se ne schifa. Quando s’insediò, il ‘coccodè’ di Palazzo Chigi parlò di ‘Freedom of Information Act’ (FOIA, legge sulla libertà di informazione) e di «meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante»! Ma l’unica ‘foia’ di Renzi, il novello ‘Penolopo’ e sfasciacarrozze civico, è di affossare la poca libertà

d’informazione e di trasparenza conquistata in ambito pubblico. La prima meschinità del FOIA è l’introduzione di un ‘supermarket di eccezioni’ al principio di trasparenza (art. 6, c.2), per rifornire la burocrazia di ogni cavillo per opporsi all’accesso agli atti, già ostacolato dagli ominicchi della politica e dai vili e servili burocrati con questa perla (c. 1): “Decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta”! Il silenzio come arma di assassinio della trasparenza e una fucilata alla schiena: “Nei casi di diniego totale o parziale dell’accesso o di mancata risposta entro il termine indicato..,il richiedente può presentare ricorso.. ”, al TAR competente! Lo sparacannone del Nazareno, ‘partito democratico e arrivato autorita-rio’, schernisce così chi si vedesse negare l’accesso ad atti: se ti va, devi essere tu, a tue spese (almeno 7-8 mila euro), a far censurare la condotta illegittima dell’ente! Perciò, se il Comune di Penne negasse l’ac-cesso civico volto a fargli pubblicare, per esempio, il bando “Lavori occorrenti per il miglioramento strut-turale edifico dell’scola stico L.C. Paratore” (testuale!), omesso nella pubbl. n.770/2015 (foto), il richieden-te potrebbe solo ricorrere al TAR! È un esempio di legalità vigliacca, a servizio dell’arroganza del potere, e nel cui nome ipocriti e babbei predicano un falso moralismo! E’ la negazione delle promesse di ‘verifica giorno dopo giorno di ogni gesto’ nella pubblica amministra-zione, sparate dal ‘Bomba’! Queste sue balle sono ben analizzate in: www.

foia4italy.it/news/testo-foia-madia-trasparenza. La vicenda, poi, del canone Rai è un’altro sprez-zo per il popolo suddito; un ennesimo esempio del percolato prodotto dalla burocrazia burina. Quest’orda di ungulati dell’apparato pubblico è usa a crogiolarsi nel letame che produce: norme, di ogni rango, con cui lorda e impuzzolisce tutto ciò che scrive, determine, circolari, note, leggi. Ben pochi sanno che, per alcuni casi di esenzione dal canone tv, scadrà a giorni il termine per l’invio di un’autodichiarazione (senza busta, perché lo stato non si fida del cittadino...)! L’imbecillocrazia ha partorito un altro mostro pro-cedurale, con tanto di sanzioni penali (anche per dichiarazioni sbagliate in buona fede). La burocrazia, una disgrazia vivente, è l’incontrario di Re Mida. Questi, tutto ciò che toccava trasfor-mava in oro, quella lo trasforma in merdaglia! La classe politica, imbelle e compiacente, si limita ad approvare, se serve, le porcellate dei colletti bianchi. Il ginepraio del canone tv emerge da casi come quello di studenti universitari fuori sede conviventi in un appartamento. Se in casa vi è un televisore, chi è tenuto a pagare: uno per tutti o ciascuno per sé? E se l’apparecchio fosse di uno solo? E con l’utenza elettrica intestata al locatore come fare per pagare? E lo studente è tenuto al canone anche se già pagato dai suoi, sulla bolletta della casa di residenza? Quanti sanno dare risposte pronte e certe ai quesiti? Il dramma italiano non è l’evasione fiscale ma la via crucis per pagare le

mille tasse, spesso inique, bramate dallo stato come da un tossico la droga. D’altronde, solo per l’esplosione delle spese per consulenze a Palazzo Chigi, gli servono tir di tasse, altro che TAR! La furba ‘compagnia’ dei rampanti ‘rottamatori’ fa impallidire i ‘berluscones’ e rim-piangere Mao Tse Tung, che s’inventò la Rivoluzio-ne Culturale per far ‘asfaltare’ dalle Guardie Rosse le nomenclature di partito e governo, pronte a disarcionarlo. Per ‘rieducarle’, le mandava a zappare la terra, come il ‘Grande Timoniere’ avrebbe fatto con la furba ‘compagnia’, compresa l’ex Ministra Guidi, di una imbarazzante ingenuità allocca, incapace di distin-guere tra un ‘pizzino’ e un telefono, figuriamoci di governare! Gioverebbe molto all’Italia se, a zappare, anche solo gli orti urbani, fossero spediti, a turno, i burocrati, senza assegni e con rieducazione a loro carico. Si estirperebbero, forse, i comportamenti più in-decenti e purulenti che oggi quella classe di tanfosi parassiti sociali ostenta impunita, galleggiando su privilegi, prebende e fancazzismo ostinato, con l’u-nica soluzione di continuità che si registra quando si applica agli affari propri. Ma non ci s’illuda. In fondo, con le solite nobili eccezioni, siamo pur sempre una genìa di delatori, vigliacchi, codardi, opportunisti che riproduce all’infinito quei tanfosi e i politici che li allevano, li sostentano e ci si accompagnano. Purtroppo!

La tela di ‘Penelopo’

3/4/2016 @lboweb

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Comune di Penne ­ albo pretorio

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BANDO

Pub.2015/770 in pubblicazione

dal 13/08/2015 al 28/08/2015

Proponente:

Oggetto: LAVORI OCCORRENTI PER IL MIGLIORAMENTO

STRUTTURALE EDIFICIO DELL'SCOLASTICO L.C. PARATORE

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Pubblicazione Affissione

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE

Atto anno 2016

Num. reg. gen. 38

Num. reg. settore 20

Pub.2016/263 in pubblicazione

dal 25/02/2016 al 11/03/2016

Proponente: AREA TECNICA ED AMBIENTALE

Oggetto: LAVORI DI MIGLIORAMENTO SCUOLA L.C. PARATORE ECC.

Allegati alla pubblicazione

2016_263_1.pdf

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE

Atto anno 2016

Num. reg. gen. 42

Num. reg. settore 23

Pub.2016/137 in pubblicazione

dal 08/02/2016 al 23/02/2016

Proponente: AREA TECNICA ED AMBIENTALE

Oggetto: LAVORI DI MIGLIORAMENTO DELLA SICUREZZA

STRUTTURALE ESISTENTE ECC. SULL'EDIF. SCUOLA MEDIA PARATORE.

Allegati alla pubblicazione

2016_137_1.pdf

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE

Atto anno 2015

Num. reg. gen. 647

Num. reg. settore 263

Pub.2016/51 in pubblicazione

dal 13/01/2016 al 28/01/2016

Proponente: AREA TECNICA ED AMBIENTALE

Oggetto: LAVORI DI MIGLIORAMENTO DELLA SICUREZZA SCUOLA L.C.

PARATORE ECC.

Allegati alla pubblicazione

2016_51_1.pdf

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE

Atto anno 2015

Num. reg. gen. 519

Num. reg. settore 198

Pub.2015/1048 in pubblicazione

dal 09/11/2015 al 24/11/2015

Proponente: AREA TECNICA ED AMBIENTALE

Oggetto: LAVORI DI MIGLIORAMENTO DELLA SICUREZZA

STRUTTURALE ESISTENTE SCUOLA L.C. PARATORE ECC.

Allegati alla pubblicazione

2015_1048_1.pdf

BANDO

Pub.2015/770 in pubblicazione

dal 13/08/2015 al 28/08/2015

Proponente:

Oggetto: LAVORI OCCORRENTI PER IL MIGLIORAMENTO

STRUTTURALE EDIFICIO DELL'SCOLASTICO L.C. PARATORE

Ricercapubblicazioni inarchivio

dal* 01/01/2015

al* 31/03/2016

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OrtofruttaMacelleria PescheriaBanco taglio

di Berardo Lupacchini

PENNE – Un sondaggio c’è stato: mon-sieur Pinault sta pensando all’eventualità di cedere Brioni, il cui marchio è stato acquisito nel gennaio 2012. IL CASO SERGIO ROSSI. Quattro anni e mezzo dopo, alla vigilia di un durissimo piano di tagli di personale e di ristruttu-razione aziendale, l’ipotesi di una vendita prende consistenza. A confermarlo an-che alcuni rumors registrati nel mondo dell’alta moda: un fondo d’investimento cinese sarebbe stato consultato, almeno questo risulta a Lacerba che ha inter-pellato delle fonti milanesi. Del resto, la multinazionale del lusso Kering, che detiene il 100% di Brioni spa attraverso la sub holding Kering Italia spa basata a Scandicci ed a sua volta controllata da Kering Holland normata da Amsterdam, a dicembre scorso ha venduto la scarpa chic da donna di Sergio Rossi. Si tratta di un prestigioso marchio italiano tor-nato sotto il tricolore dopo sedici anni. Pinault, che aveva acquisito il 70% nel 1999, comprò il restante 30% della griffe di Cesena nel 2005 quando uscì definiti-vamente dalla scena il fondatore, Sergio Rossi. Ora le artigianali scarpe da don-na sono di proprietà della Investindu-strial del rampante finanziere milanese Andrea Bonomi che sta costruendo il suo gruppo nazionale del lusso: detiene infatti i brand Aston Martin e Ducati. L’imprenditore ha intessuto ottimi rap-porti con Pinault e potrebbe aver messo

gli occhi su un gioiellino come Brioni. Da rilanciare. Nonostante avesse un azioni-sta come Kering, che conduce una flotta potentissima con Gucci, Bottega Veneta e Balenciaga, Sergio Rossi in mani francesi non ha avuto il successo sperato: in sedi-ci anni di gestione, comunque. E’ il caso di tornare a quell’estate dell’estate 2011 quando i francesi, che avevano messo gli occhi addosso al marchio pennese, indussero la vecchia proprietà a soppri-mere la linea donna. La presentazione un mese fa di un piano lacrime e sangue sull’organico produttivo dell’area vestina fa pensare che all’orizzonte non si escluda di ricalibrare la dimensione di Brioni per far ingolosire qualche acquirente. Il son-daggio di un fondo d’investimento cine-se e la vicinanza a Bonomi danno corpo all’ipotesi. In passato, si parlò anche di un approccio dei fratelli Della Valle, proprie-tari delle notissime scarpe griffate Tod’s ed Hogan. “La soluzione di cedere Brioni non è fantasiosa, è anzi la via d’uscita che Parigi auspica. E mi risultano contatti in tal senso. Tuttavia al momento mi pare una pia illusione con quel fardello di di-pendenti ormai inutilizzati. Le speranze di rilancio sono riposte nelle vendite di capo-spalla, ma la scelta del nuovo stilista è sta-ta giudicata folle da quasi tutto il settore e la produzione dei medesimi, attraverso l’insourcing dei capi sartoriali oggi distri-buiti da altri marchi del gruppo in Italia”, osserva una fonte prestigiosa sentita da Lacerba. QUANTO VALE BRIONI. Al 31 di-

cembre 2014, dai documenti della sub holding che controlla i marchi italiani di Kering, consultati da Lacerba, Brioni spa (socia unica di Roman Style spa ovvero le linee produttive) è iscritta a bilancio con un valore netto di 218 milioni 214 mila euro e con un patrimonio netto pari a 51 milioni di euro. Per acquistare il 100% del marchio, l’allora PPR otten-ne dalla consociata Kering Luxembourg un finanziamento fruttifero di interessi pari a 222 milioni di euro (la rata an-nua di rimborso è di 2.175 mila euro). L’equity value della transazione, cioè al netto del debito di quasi 100 milioni di euro, ripianato quasi del tutto, fu intorno ai 210-220 milioni di euro. Non molto, visto che nel 2007 l’equity value era stata stimata in oltre 300 milioni di euro. “La vecchia proprietà aveva disperso infatti circa un terzo del valore, Pinault ha fatto il resto…”, commenta una significativa ed informatissima su Brioni fonte anonima interrogata da Lacerba. “E’ anche vero che fu prevista un’integrazione al prezzo sulla base del fatturato dopo cinque anni, ma visto l’andamento del business è difficile che ciò avvenga”, aggiunge. In ogni caso, Kering secondo la stampa specializzata di settore non offre una trasparenza to-tale: emerge fra la rifatturazione svizzera (tutte le aziende del gruppo, compresa Brioni, vendono alla società di logistica LGI di Kering del Canton Ticino che fat-turaa sua volta e da dove poi partono per il mondo gli abiti confezionati, pagando così tante tasse in meno perché in Svizze-

ra) ed i numeri che evita di comunicare su ogni singolo brand. LACRIME E SANGUE. Adesso il pro-blema è capire chi dovrà andarsene. Per-ché chi può lasciare Brioni volontaria-mente accettando l’incentivo aziendale (fino a 32 mila euro) scritto nel patto del 4 aprile alla Regione non sembra supe-rare quota 30 unità su un totale finale di 139 full time equivalent che in realtà cor-rispondono ad almeno 150 lavoratori sui 1.200 totali fra Penne, Civitella Casanova e Montebello di Bertona la cui età media si aggira sui 42 anni. E se entro fino aprile non si trova chi è disposto a dimettersi, l’azienda farà a modo suo, dichiarando gli esuberi forzati nei settori produttivi ritenuti da tagliare. Cgil, Cisl e Uil fanno buon viso a cattivo gioco e si sforzano di chiarire alle maestranze i termini di un accordo non facile da digerire e che affronteranno in assemblea per la rati-

fica. “E’ l’accordo migliore possibile oggi”, commenta Luca Piersante della Uil. “Ab-biamo cercato di difendere il più possibile l’occupazione in un contesto difficilissimo: l’azienda ha minacciato più volte di licen-ziare e basta! Ai lavoratori di Brioni sarà chiesto un sacrificio non indifferente. Im-maginiamo chi perderà 8 ore di lavoro, passando da 40 a 32 ore settimanali o 4 da 36 e quelli da 20 ore a 16…”. Per Leonardo D’Addazio della Cisl “l’ac-cordo va sottoposto all’esame dei lavorato-ri. Si tratta di un patto incompleto poiché dovrà essere quantificata la cifra che sarà data ai lavoratori che accetteranno di ri-dursi l’orario di lavoro. La somma deve es-sere congrua, che tenga conto della perdita salariale. Inoltre, dobbiamo valutare in-sieme ai ministeri competenti le eventuali possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali”.

Adieu BRIONIIl taglio dell’organico può preludere alla vendita. Come nel 2011. Primi contatti

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di Anna Lisa Di Vincenzo

Nè per verità in nessun’altra parte d’Ita-lia l’influsso delle cause fisiche si è fatto più potentemente sentire, che negli antichi abita-tori di questi luoghi. […] E sì tanto gagliar-damente operava in sulla natura agreste dei paesani, che in ogni età son dessi preconizza-ti tra le genti più valorose e forti delle nostre guerriere provincie.

Così si legge nella Storia degli anti-chi popoli italiani, risalente al 1836, a proposito degli abitanti degli

Abruzzi. Tra questi i Vestini, di cui ritro-viamo le prime testimonianze negli scritti

di Livio e Strabone: un popolo ancora oggi poco conosciuto e poco indagato, su cui andrà presto a far luce un lavoro audace portato avanti da una giovane loretese, Be-atrice Triozzi.Avevamo già incontrato Beatrice per parla-re della sua carriera universitaria all’estero: laureata in Scienze per i Beni Culturali a Torino, assistente di ricerca nel Centro di GeoGenetica di Copenaghen, con un pro-getto di dottorato presentato all’Università di Sheffield (Regno Unito) proprio sull’an-tica popolazione dei nostri territori. Quel progetto, sostenuto idealmente con forza dalle docenti inglesi, si scontrava con la mancanza di fondi per portare avanti un lavoro lungo, complesso e dispendioso. Ma la giovane ricercatrice non si è arre-sa ed ha avviato il lavoro, sostenuta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo per tutta la parte burocratica, dall’archeologa Paola Di Tommaso per la parte archeologica, dall’estero per la parte più scientifica del lavoro, da finanziamen-ti della Fondazione PescarAbruzzo, e con una continua ricerca e domanda per bor-se di studio private internazionali. Anche il Sindaco Starinieri si sta muovendo per sviluppare insieme un progetto che attiri interesse e sostegno economico.Beatrice ha quindi iniziato la fase speri-mentale del suo dottorato in un’aula delle Scuole Medie di Loreto Aprutino, messa a disposizione dalla Preside Lorella Romano che ha appoggiato l’iniziativa, circondata

da reperti e scheletri. In questo momento il lavoro è in una fase iniziale: dopo l’inven-tario, con lo studio delle pubblicazioni sul tema e la scelta delle tombe da prendere in esame, è stata avviata la pulitura. I reperti studiati e analizzati sono tutti relativi alla popolazione vestina trans-montana pro-veniente quindi dai siti di Loreto Aprutino, Moscufo, Spoltore e Pescara: in particola-re a Loreto sono stati recuperati scheletri e corredi dagli scavi del 1999-2000 nella zona di via degli Uliveti, e da quelli di Pa-terno del 2000-2002. Questi resti non erano stati sottoposti alla trafila della pulitura, e questo è stato da un certo punto di vista un bene: in que-sto modo la procedura è stata eseguita in laboratorio in modo corretto e accurato seguendo gli standard di ricerca, appresi da Beatrice all’estero, e verranno conservati in carta a pH neutro per minimizzare il de-grado. Con la pulitura è possibile procedere alla catalogazione, cioè la distinzione dei vari frammenti ossei e la schedatura: la scrittura di «una specie di cartella clinica», che po-trebbe tornare utile anche per studi futuri. Dopo questo lavoro scientifico si arriverà allo studio associato di individuo e corredo funerario: una strada poco battuta quella dello studio bioculturale, di una visione olistica del popolo. Ma solo guardando nell’insieme oggetti e “persone” si potrà arrivare a capire chi era-no queste popolazioni, qual era lo stile di

vita dei vestini tra il VI e il IV secolo a.C.L’obiettivo è quindi «quello di ricostruire lo stile di vita di questa popolazione, capire come era sviluppata la società e compren-dere come erano distribuiti i ruoli sociali.» Un lavoro importante per la cultura e la comunità scientifica: dopo i due anni di studio pratico verranno infatti realizzate delle pubblicazioni scientifiche e divulgati-ve. Ma un traguardo importante anche per il territorio, come ci dice Beatrice Triozzi: «Ritengo che un patrimonio come quello che è conservato a Loreto Aprutino abbia bisogno di essere apprezzato, studiato e tu-telato. La comunità di Loreto deve sapere ed essere fiera delle sue radici e dei popoli che l’hanno preceduta.»Tanto per iniziare la ricercatrice presenterà i suoi studi con un intervento, New biocul-tural perspectives on the Iron Age population of the Vestini, alla Settima Conferenza di Archeologia Italiana, che si terrà alla Na-tional University of Ireland di Galway il 16 Aprile. Ci si aspetta che questo progetto porti nuo-ve informazioni utili, stimoli l’interesse del settore ma non solo: il turismo, la ripresa economica del nostro territorio possono poggiare sulla nostra cultura, complessa, profonda e affascinante. E speriamo ci sia un rigurgito di quel va-lore, quella forza e quell’orgoglio, propri dei Vestini, che quindi scorre anche nelle nostre vene.

I Vestini sulla scena internazionaleLa ricercatrice Beatrice Triozzi e il suo Dottorato anglo-loretese

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Il baratto anche qui no?Prendiamo esempio dalle città virtuose

di Gianluca Buccella

LORETO APRTUINO - Sono mesi che sui social (facebook), nelle pagine locali, assistiamo ad iniziative di cit-tadini che si prodigano per sistemare ciò che dovrebbe essere competenza di chi amministra il bene comune. Tanti cittadini presi dal senso civico si adoperano per risolvere ogni tipo di disagio collettivo: buche da riempire sulle strade, erba da tagliare o, meglio ancora, interventi che cercano di riqualificare uno spazio pubblico ( vedi articolo a lato delle fioriere). Nonostante tutto le polemiche imper-versano e la domanda che si pongono diversi cittadini è sempre la stessa: perché dovrei sostituirmi al Comu-ne visto che pago tasse salatissime? Quasi sempre, di fronte al problema segnalato, il sindaco o l’assessore di turno risponde sempre con la stessa frase: non abbiamo i soldi. Su questo ne avremmo da dire, anzi, lo abbia-mo già detto e se vogliamo indicato la soluzione ( vendere le azioni della Vestina Gas, valore 5 milioni di euro), ma questa volta ci preme evidenziare e proporre una soluzione che premi il senso civico del cittadino: il baratto amministrativo. Perché non imitare l’esempio virtuoso di centri come Invorio (Novara), Mira (Venezia), Jesi (Ancona), in Abruzzo

quello di Ortona, di Raiano e di Pra-tola Peligna, che stanno già sperimen-tando questa opportunità, la nuova frontiera del rapporto tra contribuenti e Fisco.Il decreto legge 133 del 2014, più noto con il nome di Sblocca Italia, ha normato la possibilità per le ammini-strazioni comunali di promuovere uno scambio con i cittadini: chi non riesce ad assolvere al pagamento dei tributi locali può svolgere lavori utili all’intera collettività.Spetta alle amministrazioni comunali dotarsi di un regolamento nel quale definire anche la tipologia di prestazio-

ni e le modalità con le quali quantifica-re i lavori oggetto del baratto.Si va dalla pulizia delle strade, alla ma-nutenzione del verde, fino al manteni-mento del decoro urbano.“Lo abbiamo fatto molto volentieri perché ci rendiamo conto che la situa-zione è critica e registriamo tantissime difficoltà tra le famiglie, oggettiva-mente sono molte quelle che non riescono a pagare i tributi comunali”, dice in un’ intervista su un quotidiano regionale il sindaco di Pratola Antonio De Crescentiis. “Il baratto consente al cittadino di sgravarsi e nello stesso tempo all’Ente di ottenere un servizio a vantaggio della comunità, è insom-ma nell’ottica di una doppia utilità”.Il Baratto amministrativo è una oppor-tunità per il cittadino, per la collettività e per l’amministrazione comunale che può in questo modo evitare l’infrut-tuosa e costosa operazione di recupe-ro. A Milano con il baratto è possibile estinguere debiti maturati fino al 2013 e per un valore minimo di 1.500 euro, riferiti a tributi comunali quali Ici, Imu, Tarsu, Tares e Tari, violazioni al Codice della strada o a entrate patri-moniali quali canoni e proventi per l’uso dei beni comunali, corrispettivi e tariffe per la fornitura di beni e la prestazione di servizi.Forza, che qualcuno dai banchi del consiglio comunale prenda in mano l’iniziativa e proponga alla cittadinanza questa soluzione. Intendiamoci, sem-pre se non costa fatica alla politica.

L’ARTICOLO 24 DELLO SBLOCCA ITALIA

Misure di agevolazione della par-tecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione

del territorio1. I comuni possono definire con ap-posita delibera i criteri e le condizio-ni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purche’ indivi-duati in relazione al territorio da

riqualificare. Gli interventi possono riguardare la pulizia, la manuten-zione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano

o extraurbano. In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i

comuni possono deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo

di attività posta in essere.L’esenzione è concessa per un perio-do limitato e definito, per specifici

tributi e per attività individuate dai comuni, in ragione dell’esercizio sus-sidiario dell’attività posta in essere. Tali riduzioni sono concesse priori-tariamente a comunità di cittadini

costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute.

Adottiamo un’aiuola

Con sorpresa, durante le nostre passeggiate in Piazza Garibaldi, ab-biamo visto fiorire le due piccole aiuole poste in strutture in ferro a complemento delle sedute in legno come elementi di arredo alla piazza stessa.

Dopo alcuni giorni, abbiamo visto fiorire altre piccole aiuole ai piedi degli alberi sul marciapiede all’inizio della salita che porta ai Cappuccini. Le aiuole della piazza portano i nomi della Gioielleria Amicone, dell’Am-bulatorio Veterinario Associato di Giuliana Recinella e Aida Soccio mentre quelle di Via Cappuccini del Sig. Remo Mariotti e Marcello Bompensa della Generali Assicurazioni. Un esempio della sensibilità e della buona volontà dei citati concittadini che con spirito altruistico intendono spargere il seme della collaborazione verso la cosa pubblica, la cosa di tutti, per ridare un po’ di decoro alla cittadina che negli ultimi anni ha perso un po’ del suo antico smalto. Da informazioni assunte risulta che le “adozioni” di codeste aiuole sono state possibili mediante semplice richiesta scritta da parte degli interessati con au-torizzazione conseguente del Comune, il quale potrebbe cogliere l’occasione per redigere ed approvare un regolamento specifico allo scopo di incentivare l’apporto dei cittadini a prendere la nobile iniziativa “Adotta un’aiuola” per curare e migliorare il verde pubblico. Associazioni, ditte, Enti e privati cittadini: chiunque potrebbe diventare sponsor del verde pubblico o adottare un’area verde una volta che lo strumen-to normativo studiato allo scopo, sia approvato e ben veicolato tra i cittadini. Una volta stabilito un elenco delle aree da adottare, si darà poi, la possibilità al cittadino di scegliere il luogo preferito in nome di una pratica virtuosa che valorizzi gli abitanti come protagonisti attivi del decoro del paese. Perché non migliorare la qualità del vivere urbano in funzione di uno svilup-po sostenibile della cittadina?La vita continua, non finisce con noi e la migliore cosa da fare sarebbe pro-prio cominciare a smuoverci!

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LORETO APRUTINO – I lavori che tanto fanno discutere in que-sti giorni e che ulteriormente rovinano l’immagine del borgo lore-tese, sono stati realizzati dal Genio Civile. Tale ente quando viene chiamato in causa, interviene per sanare delle emergenze: messa in sicurezza e ripristino della viabilità. Ed a Loreto è stato fatto, ma aimè il risultato finale è di dubbio gusto. Di conseguenza i cittadini si sono ribellati ed hanno chiamato in causa il Comune aprutino, reo dello “scempio” effettuato. Come ab-biamo già detto i lavori sono stati effettuati dal Genio Civile che ha provveduto a trovare i soldi ed incaricare una ditta per ripristinare la viabilità. Ma il Comune poteva intervenire per bloccare i lavori ? Certo né aveva facoltà. Ma perché non lo ha fatto? Si chiedono in molti. Paradossalmente, da fonte sicura, il Genio Civile non ha depositato presso l’ufficio tecnico uno stralcio di progetto. Nessuno sapeva quale tipo di intervento sarebbe stato fatto. Inoltre, cosa ancora più sorprendente, l’organo periferico regionale su base provinciale non ha comunicato né l’inizio né la fine dei lavori. E per quanto riguarda i lavori eseguiti in Via Diana, non sanno, gli organi tecnici comunali, se il Genio Civile proseguirà con il rivestimento in mattoni e se la strada sarà adeguatamente ripristinata. Però se il Genio Civile ha delle responsabilità oggettive, i nostri amministra-tori hanno sicuramente quelle politiche: possibile che nessuno, vi-sto che i progetti non sono stati mai depositati, si sia mai presa, mesi addietro, la briga di andare a visionarli presso gli uffici provinciali? Come sempre a Loreto si naviga a vista trattando superficialmente il nostro storico patrimonio.

Genio InCivile?Nella foto sotto: Via Gerardo Rasetti.

Nella foto a lato: Via Diana.

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COLLECORVINO – 50 mila euro di utile, su un fatturato di oltre un milione di euro, è il risultato positivo conseguito nel 2015 dalla Farmacia Comunale Collecorvino srl. Somma raddoppiata rispetto al 2014 quando l’utile fu di 21 mila euro. Ma non è il solo risultato positivo per i cittadini corvinesi: negli ultimi tre anni la farmacia ha distribuito alla collettività ol-tre 200 mila euro di sconto applicato sui farmaci, soddisfacendo un fabbisogno di circa 107 mila ricette. La farmacia comunale fu un’intuizione dell’ amministrazione guidata da Massimiliano Volpone, progetto in seguito ripreso dalla maggioranza di Antonio Zaffiri, che trovò pieno accogli-mento da parte degli assessori, che per un periodo di tempo – nei primi mesi del 2012 – rinunciarono alla propria indennità per raggiungere l’importo necessario per far decollare l’iniziati-va, ossia i 10 mila euro che oggi costituiscono il capitale sociale. Negli anni il buon andamento del fatturato (sempre in crescita), ha dato la possibilità all’amministrazione comunale di spendere gli utili ricevuti dalla farmacia per opere essenziali alla colletti-vità, uno su tutti l’acquisto del pulmino a metano il “social bus”, un pulmino attrezzato per trasportare i disabili su carrozzine. I risultati economici della farmacia hanno permesso di creare occupazione, arrivando ad assumere ben cinque dipendenti. Inoltre, grazie a tutti i risultati positivi di gestione, oggi la far-macia, nata a costo zero, ha incrementato il valore patrimoniale del Comune di Collecorvino.

A Collecorvino medicine per la salute delle casse comunali

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PENNE – La strada è talmente privata che il Co-mune ha installato, su richiesta del proprietario, un cartello stradale con cui si evidenzia l’interdi-zione a transitarvi a chiunque non sia autorizzato. Via Fedele Brindisi, due passi da porta Ringa. Il-luminata di notte dai lampioni della pubblica am-ministrazione con una strana anomalia: si tratta di strada privata, anzi privatissima. Eppure lui, il proprietario, Q.L. nel 2013 aveva chiesto all’am-ministrazione comunale uscente di interrompere l’erogazione del servizio e la rimozione dell’im-pianto al fine di eliminare qualsiasi appiglio per

rendere pubblica la striscia d’asfalto. E ancora. Chiedeva il nulla osta ad installare il cartello che nelle settimane scorse è stato collocato. E l’ammi-nistrazione di Rocco D’Alfonso?L’anno scorso la risposta: anziché spegnere le luci, si è limitata ad un atto di indirizzo con cui intende non classifi-care via Brindisi escludendone l’uso pubblico. Ma nel 2007, alla richiesta di chiarimenti di un citta-dino al quale il proprietario privato dell’arteria e il Comune complice interdicono il transito, l’allora responsabile del servizio demografico e conten-zioso Candeloro Marucci, imbeccato dai vigili

urbani, metteva nero su bianco che: in via Brin-disi da decenni vi ha sempre transitato chiunque, non solo i residenti, pur non avendo titolo l’ente locale a disciplinarne il passaggio poiché la strada è privata, “ma a tutt’oggi il transito è consentito a tutti”. La Società Intercomunale Gas spa che gesti-sce l’impianto di illuminazione pubblica a Penne ed a Loreto Aprutino (esercizio, manutenzione ordinaria e straordinaria, progettazione e realiz-zazione e rifacimenti dei nuovi impianti) non ne sa nulla?Via Fedele Brindisi ne ha fatta tanta di strada. E tanta altra ne farà in più direzioni.

Quella luce accecante in Via Brindisi

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Cultu

ra

di Mauro Soccio

Era il 21 febbraio 1984, e all’im-brunire, un uomo sfortunato, un poeta, smise di cantare la

sua canzone sul palcoscenico della vita. Gli amici lo chiamavano Gianni ed oggi rivive in una via a lui dedica-ta, situata nei pressi dell’erta salita di Via Roma, in senso perpendicolare ad essa, nelle immediate vicinanze delle prime case popolari in cui è vissuto con la sua gentile famiglia in uno degli appartamenti all’ultimo piano del palazzo color albicocca.Ci eravamo conosciuti nel ‘72 quan-do feci parte di un gruppo di lavoro per il riassetto della Biblioteca Co-munale “G. Panbianco” con relativa nuova catalogazione. Lui, impiegato comunale, era il responsabile e coor-dinatore del gruppo e devo dire che svolse i compiti come meglio non si poteva desiderare. Se chi, come me, dopo gli otto mesi trascorsi insieme, decise di continuare a camminare lungo le tortuose ma affascinanti vie della cultura, vuol dire che il seme mazziniano della sapienza sparso da Gianni, è stato determinante. Interminabili chiacchierate contrad-distinguevano le nostre passeggiate

pomeridiane e serali insieme con altri amici, anche sotto la pioggia o la neve: era sufficiente un semplice ombrello per sfidare temporali o tor-mente. Presi dalle “doglie” dei pro-blemi esistenziali, le ore si facevano piccole quando ancora il popolo della notte era di là da venire. Aveva 3 anni quando perse la madre e, per tutta la sua breve vita ha recla-mato la mancanza delle sue carezze (“Dei lupi,/dagli urli umani,/sgozza-rono la mia luna/e il cammino bianco dei prati…” – da L’Airone-) nono-stante il prodigarsi di Maria Rosaria, sua sorella maggiore e di suo padre Dott. Pietro, veterinario comunale. E’ cresciuto con la ribellione nell’ani-ma, un vero Angry-man.Aveva conosciuto, come tanti concittadini, l’emigrazione in terra straniera. Il treno prima lo portò in Francia, la sua seconda patria e poi in Svizzera (rincasava in Rue Prevost - Martin a Ginevra insieme con Antonio Giovanetti “Ndulìne”, Umberto Acerbo “Paulìne”, Pietro Di Bernardo “Ccidénde” ed altri) ed il fascino delle terre d’oltralpe, viveva in Jeanine, sua compagna nella vita, la cui gentile e rassicurante presenza

ancora dilettava la sua quotidianità loretese (“…Vecchia compagna t’ine-bri/per un paio di calze smagliate./Quando fai gli orli alle coperte/ras-somigli a mia madre, quando/lavi e spazzi…” –da Vecchio compagno -). I suoi poeti preferiti furono chiamati da Paul Verlaine “maledetti”: Corbie-re, Rimbaud, Valery, Mallarmè, Vil-lon, lo stesso Verlaine ma soprattutto Baudelaire e i suoi “Fleurs du mal”. Dante e Leopardi lo riportavano nella sua terra d’origine. Ed in onore del grande poeta reca-natese, chiamò Silvia la sua unica figlia (“…gallinella che cantando ogni mattina/filtravi un raggio di luce/nella penombra della mia vita.” - da A Silvia -). Il latino e il greco, le sue basi lin-guistiche; il francese, la sua seconda lingua; la botanica, il suo interesse per la natura. Ma sapeva anche di economia e di politica, informandosi su giornali e quotidiani. Dunque, il suo cibo spirituale era l’interesse verso il sapere a 360° ovvero un onnivoro, culturalmente parlando. La viva curiosità che aveva di fronte alle cose era la spinta vigo-rosa che gli permetteva di arricchire il suo bagaglio culturale, il carattere

di uomo sapiente, la sua personalità. Dopo un decennio vissuto nella nostra cittadina, emigrò a Montesil-vano. Ci perdemmo: lui nel nuovo lavoro di impiegato in una segreteria scolastica di Roseto; io, nel dare una decisiva sterzata al mio cammino esistenziale convolando a nozze con la mia attuale cara compagna Maria Assunta. Nuova vita, nuovi progetti, ci accumunavano. Trascorsero alcuni anni, in cui i nostri incontri si fecero davvero rarissimi. Fin quando, per un lungo periodo, ci fu silenzio as-soluto. Silenzio interrotto una sera, a casa dell’amico Giorgio. C’era anche Enzo, nostro caro amico in comune, il quale con aria rispettosa e seria mi disse: “Mauro…Gianni sta male…E’ ricoverato presso l’Ospedale Civile di Pescara…Sta proprio male!” Nemmeno l’effetto di una coltellata allo stomaco avrebbe potuto procu-rarmi tanto dolore quanto il dispia-cere di ascoltare quell’angosciosa notizia. Per due mesi consecutivi, fui al ca-pezzale dell’amico morente, insieme con Giorgio, a volte Gabrielino, a volte Enzo, a volte qualcun altro: “…I

diseredati…Guarda un po’ chi mi vie-ne a trovare…Gli ultimi della terra!”Se ne andò in silenzio, così com’era venuto, senza un lamento, come fan-no i lupi. Il cimitero di Montesilvano fu il suo ultimo letto ma Loreto che gli aveva dedicata una via, rivendicò i suoi resti ed ora dorme il suo “lun-go sonno ristoratore” all’ombra di un cipresso nella quiete di Collefreddo (“Non voglio che un piccolo posto in ombra/Prendete tutto con la vostra ferocia/Nessuno può togliermi la gioia di un canto per gli uomini soli…” – da Non voglio -).

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Giovanni Rossetti, l’uomo e il poeta

Nella foto sopra: la Via dedicata al poeta con, sullo sfondo, la palazzina color albicocca in

cui abitava.Nella composizione, la sua imma-gine e le copertine dei libri pubblicati.

Nella pagina accanto, da sinistra a destra: il poeta bambino con la sorellina Maria Rosaria;

un primo piano significativo del poeta; la sua semplice tomba nel cimitero di Loreto

Aprutino

in memoriam

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Era nato a L’Aquila il 7. 9. 1941 e trascorse la sua adolescenza a Canzano, paesino di montagna situato nelle vicinanze del capo-luogo abruzzese, e come ogni buon montanaro conservava nel

più profondo del suo essere la schiettezza dei sentimenti.Persino quando passeggiava lungo i viali della nostra simpatica cit-tadina in cui si era trasferito insieme con la sua gentile famiglia, era facilmente riconoscibile la sua andatura da quella dei suoi amici: il suo passo pesante faceva intendere che quella figura di uomo alto e leggermente inclinata era stata for-giata dall’ambiente in cui era vissuto.Ma la sua esistenza difficile contrassegnata dalla privazione degli affetti più cari (perse la madre a tre anni, poi il padre e i nonni), aveva affinato il suo spirito.“Ad uno ad uno li vidi partire, come lo sgra-narsi delle fila della collana. Ne stringevo tra le dita sempre una in meno, finchè non vi fu più che il filo”.Gianni ben presto divenne un personag-gio, per la sua grande cultura e versatilità di linguaggio, per la sua capacità di sintesi, per i suoi profondi ragionamenti che toc-cavano sempre l’essenzialità delle cose, per la sua rettitudine.Inviò il suo terzo volume di poesie ad Eu-genio Montale, premio Nobel per la Lette-ratura. Il grande poeta gli disse che non poteva aiutarlo, in quanto non era in condizio-ni fisiche per farlo (infatti, un mese dopo Montale morì), ma lo spronava a continua-re perché traspariva chiaramente nei suoi versi un INDUBBIO TALENTO. Insomma, Gianni stava per varcare la fatidica soglia che gli avrebbe permesso di occupare un posto ufficiale nella Storia della Letteratura Italiana. Era il coronamento delle sue ansie e dei suoi sogni giovanili. Ma un evento inaspettato, traumatico, pose fine per sempre alle sue legittime aspirazioni: colpito da un male incurabile, fu relegato in un’angusta stanzetta, presso il reparto chirurgico dell’Ospedale Civile di Pescara, costretto ancora una volta, alla ennesima sfida che il desti-no si divertiva a proporgli. Anche in quel terribile momento, Gianni non seppe tirarsi indietro: raccolse la sfida e affrontò la morte con lucidità incredibile e quasi sovrumana.Il terribile male lo divorava giorno dopo giorno - “Ah, se potessi sputare

il rospo!”- ma nella sua grande sofferenza riusciva ad essere calmo e lucido come non mai. A volte, per il troppo dolore, non poteva nemmeno parlare, non po-teva muoversi, non poteva mangiare né bere, per giorni e giorni: era l’immagine di Cristo vivente. A sera gli infermieri gli iniettavano un po’ di morfina –“Voglio cadere

in braccio a Morfeo!” – per lenire il dolore e lui, col movimento dei suoi profondi oc-chi, ringraziava tutti.Nei momenti meno dolorosi riusciva a parlare. Nei suoi discorsi non c’era vanità, non c’e-ra presunzione né superbia. Erano tutte scorie ormai andate via defini-tivamente dalla sua essenza di uomo: era perfetto.“Quando sentite l’urlo della sirena (di un’ambulanza, n.d.r.) sappiate che un uomo soffre, ha bisogno di voi. Siate bene-detti voi che alleviate la mia sofferenza”. Così parlava, proprio come un santo. Diventava credibile la storia dei santi. Faceva stappare bottiglie di spumanti, a Natale e a Capodanno ed invitava infer-mieri, parenti ed amici a bere per la salute di tutti. I medici e gli infermieri restavano inebeti-ti di fronte a tali scene, certamente Gian-ni, era un paziente più unico che raro. Un giorno un suo amico ebbe dei dubbi sul suo stato spirituale, stentava a credere che lui potesse accettare così, quella dura realtà, con serenità e consapevolezza. Gianni lo chiamò e molto realisticamente

gli disse che attendeva solo che il FATTORE SUPREMO ponesse fine per sempre alla sua sofferenza, che lo aiutasse a morire: il lungo sonno ristoratore, così definiva la morte.Una sera, improvvisamente scoppiò in un pianto dirotto ed accorato, chiamò il suo amico e gli disse: “Non ti sgomentare, non sto piangendo per me ma per i diseredati della terra!”. Ed era vero.Si spense il 21 febbraio 1984.Ho narrato brevemente, questa esperienza veramente unica, penso ir-ripetibile che ho provato, stando al capezzale del grande amico moren-te, poeta e letterato, uomo buono e leale: Giovanni Rossetti.

mauro soccio

“Non piango per me ma per i diseredati della terra”ovvero Morte di un poeta

TU PARLI

Tu parli dell’acquae di come ami nuotare,dell’acqua chiara,ma forse non saii dialoghidi un vero pesce di mare.

Tu parli del sole, dell’ariae del vento e di come ti piacefarti spettinare. Tu parlidi un silenzioso andarseneper i viali desertidel litorale, e immaginarel’uomo che ami. Settembrenon ha più nulla da raccontare.

Tu parli d’un sognoche non ha più consistenza reale,delle tue gioie improvvise ed inumane,ti sostieni ansimandoalla balaustra del tuo ideale.Fluttui come una boa senza più legamiin balìa di un istinto individuale,emblema del nullae della casuale tragedia umana.

Tu parli per intervalli,come per dipanaretra gli spazi di un vuoto abissaleil filo che lega il pensieroalle azioni umane. La coscienzaha tuffi strani, perde quotacome gli aeroplani, tra gli stratiradi, poi risale (i fanciulliamano, sì, altalenare). Ne vieneun sollievo, la sensazione di cancellareun ricordo che ti perseguitava,di recuperare una dimensione extraumana.La morte non è forse una dilatazionedella vita, una conquista globale?Precipizi e ascensioninon sono i veri poli del dramma di Gianodi noi piccoli mortali?E l’inquietudine che tu sai-l’ebrezza di volare, l’ansia di sprofondare-,questa tensione, non è l’immagine dinamicadella soluzione cui aspiriamo, la lottaper superare il baratronella sovranità di un equilibrio immortale?

Tu parli, sapendo che morirai,ed io ti amo. Sei il ramoproteso a cullare il mio cantoche si vuole annullare.

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Sfortunatamente la morte lo colse ancora giovane in età (43 anni), per cui la sua produzione letteraria non può essere nutrita ma è abbastanza per tracciarne un minimo profilo. Ha prodotto 3 libri ed un opuscolo di poesie: “Prime Rime…Versi sciolti” (Tip. Ambrosini, Penne, s.d.); “Poe-sie” (Gastaldi Editore, Milano,1965); “La lunga attesa” (Rebellato Editore, Padova, 1974); “Ultimi Fuochi” (Ja-padre Editore, l’Aquila, 1976) e figu-ra tra i poeti emergenti (insieme con

Clemente Di Leo, Renato Minore ed altri) in antologie scolastiche, oltre che apparire su riviste del settore. Ai lusinghieri apprezzamenti di Eugenio Montale (Nobel per la Let-teratura 1975) citiamo anche quelli dei noti filologi e critici letterari rispondenti ai nomi (…e che nomi!) di Giorgio Bàrberi Squarotti (“La Sua è una poesia piana, colloquia-le, piena di limpide emozioni, di sentimenti espressi con semplicità e con forza”), e di Vittore Branca

(“I suoi versi mi sono piaciuti per la loro ricca ispirazione e il linguaggio fine e elegante…Mi pare che siano testimonianza di un delicato ed alto sentire e interpretino bene, con forza sentimentale e immaginifica, pieghe appassionate dell’animo umano…”)Nel 1987 pubblicai un articolo sul numero 1 del mensile socio-politico “L’Impegno” che si ciclostilava nella Sez. P.C.I. “A. Gramsci” della cittadina, per ricordare a tutti la sua breve vita travagliata di cui, la mag-

gior parte spesa nell’amore verso la cultura e gli ultimi giorni di agonia nel reparto chirurgico dell’Ospedale Civile di Pescara.Ora, mi sembra giusto dare l’oppor-tunità ai tanti lettori che non ebbero l’occasione di leggere l’articolo (ma-gari solo per il “guelfoghibellinesco” motivo che si stampava sulle pagine di un giornalino politico e, quindi, di parte) di fare la conoscenza di que-sto straordinario personaggio che, ai più sembra non dire molto ma a chi

ha avuto la fortuna di conoscerlo, di considerarlo un vero privilegio. Dietro a quel nome impresso sul car-tello della toponomastica, posizio-nato sull’erta salita di Via Roma, c’è un uomo di grande cultura, che ha posto sull’altare del sacrificio la sua giovane vita, per vincere la morte.Ecco l’articolo, nel riquadro qui sotto:

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Cultu

ra

di Candido Greco

In occasione dell’importante tra-guardo raggiunto dalla Società Operaia, il centoquarantesimo

anno della sua fondazione, è opportu-no ricordare un suo presidente, che fu il nono nella successione cronologica, la vide nascere nel 1876 e fu l’artefice della sua documentazione storico-ar-chivistica.Il riferimento è a Ciro Papa, discen-dente da antica famiglia la cui presen-za nella nostra Città è documentabile nel registri degli Stati di famiglia della Collegiata di S. Giovanni Evangelista fin dal Seicento. Famiglia borghese benestante, che però si fregiava di uno stemma documentato nella Chiesa dei Cappuccini di Penne, nella tela di S. Francesco di Paola. Era nato a Penne il 13 agosto 1857 da Pasquale, negoziante, e da Maria Giu-stina Di Martire. Abitava al Cso dei Vestini 59.Ventunenne, il 1° aprile 1878 si iscris-se alla Società Operaia, ad appena due anni dalla sua fondazione, alla quale aveva contribuito suo padre con la fir-ma. Lo ritroviamo subito, il giorno 3 dello stesso mese, tra i soci addetti al ri-cevimento degli invitati al funerale più splendido che si sia mai visto in Penne, quello della nobile donzella Adelaide Aliprandi, figlia del presidente onora-rio della Società, il barone Diego, fune-rale organizzato dalla Società stessa che si tenne nella Chiesa di S. Domenico, straordinariamente parata a lutto.Il 22 aprile 1880 convolò a nozze con Maria Grazia Grimaldi, nata nel 1861, dalla quale ebbe figli.Sotto il presidente Bernardo Castiglio-ne, che era in carica al momento della sua iscrizione, fece parte della Filo-drammatica istituita nella Società il 16.III.1882.Copriva la carica di cassiere, nella qua-le lo ritroviamo il 1° agosto 1883, quan-do col presidente, il segretario Raffaele Di Martire, il vicesegretario ed un con-sigliere si dimise. La crisi era stata pro-

vocata, a quanto pare, dal tentativo del Presidente di giungere ad una fusione con l’altra società operaia, repubblica-na, fusione osteggiata dal barone Ali-prandi.Il 18 dicembre 1892 fu eletto presiden-te della Società. A pochi giorni dalla sua elezione, il 31 dello stesso mese, al presidente onorario della Società, il barone Aliprandi, fu dedicato un busto in gesso che deve ritenersi iniziativa del Papa, conoscendosi la tempestività dello scultore Angelo De Vico. Il Papa rimase in carica fino al 30 marzo 1897 ed ebbe modo di celebrare il Ventenna-le della Fondazione della Società (1876 – 1896). La diciannovesima ricorrenza della fondazione del Sodalizio (16 marzo 1895) non aveva avuto alcuna pompa per volere del presidente onorario Ali-prandi che devolvette la somma di £ 25 ai poveri della Città. Ma in quella circo-stanza vi fu - dopo il discorso del pre-sidente Ciro Papa, quello del vicepresi-dente Stanislao Cretara e del segretario Raffaele D’Angelo - l’offerta per mezzo di tutta l’assemblea di un quadro del socio Paolo Francesco Bellante al Pre-sidente Onorario quale “elegante e gen-tile pensiero del Presidente effettivo.” Il quadro, che potremmo chiamare Apoteosi del Casato Aliprandi, mo-stra la Società sotto le sembianze di giovane donna che regge nella destra la bandiera con l’antico emblema dei tre anelli intrecciati e con la sinistra addita lo stemma del Casato illustre portato in alto da tanti puttini o amorini. Si tratta di un acquerello su carta (cm 47 x 64) giunto miracolosamente ai nostri gior-ni perché incollato su cartoncino. E’ firmato da Paolo Bellante e controfir-mato da tutti i soci, compresi Presiden-te e Vicepresidente. Il Ventennale della Fondazione del-la Società fu differito al 26 aprile per “la luttuosa catastrofe toccata all’Italia nella Battaglia di Amba-Cyarimo” nei pressi di Adua. Il socio RAFFAELE D’ANGELO in quella occasione pre-sentò una sua succinta Monografia

sulle origini e le vicende dell’Associa-zione di mutuo soccorso fra gli ope-rai di Penne, data alle stampe proprio in occasione del Ventennale, ma già composta nel 1894, presentata e letta nella seduta del 16 marzo. L’Autore, dopo aver narrato le origini del Sodalizio ed aver passato in rasse-gna le sue varie crisi, tutte felicemente superate, giunse a trattare gli anni di presidenza di Ciro Papa pieni di inizia-tive di successo:

il riordinamento radicale dell’Archivio, la riforma dello Statuto e dei regola-menti della Banca e delle Scuole Serali, la regolazione del regolamento sull’Am-ministrazione e contabilità sociale e di quelli dei sussidi per malattia pel Monte Pensioni per vecchiaia e pel Co-mitato di Conciliazione tra soci, come pure....l’impianto di parecchi utili regi-stri, e specialmente di quello matricolare con effetto dalla fondazione del Sodali-zio, e la redazione dell’inventario di tutti i mobili di permanenza del Sodalizio stesso.

Queste poche righe rivelano il prezioso lavoro del Papa. I registri da lui voluti (non tutti sono giunti ai nostri giorni; per le sole Deliberazioni Consiliari ne mancano sei) hanno tramandato la Storia del Sodalizio; rivelano il suo impegno nel sociale: sussidi, monte Pensioni, pace tra soci, scuole serali ed il suo amore per il buon andamento della Società: riforma dei regolamenti della Banca interna e dei Regolamenti sull’Amministrazione. Forse è grazie a lui se il Sodalizio è giunto fino a noi.

Ma il merito più grande di questo solerte amministratore – dice il prof. Di Pier-domenico - è quello di avere imposta-to il problema di costruire una tomba sociale, opera questa che va ben oltre i vincoli di solidarietà terrena fra i soci ed attesta il significato profondo dal punto di vista materiale e spirituale su cui è basata l’Associazione Operaia di Penne.

Il progetto andò in porto nel 1908 quando nel Cimitero furono erette set-tantadue tombe sociali.Ciro Papa fu presidente fino al 30 mar-zo 1897 quando si dimise il barone Ali-prandi. Queste dimissioni, provocate dalla concessione della sala per una riunione politica, il che era contrario a quanto disposto nella scrittura di affit-to, provocarono le dimissioni di Papa e del suo vicepresidente Luigi D’Asser-gio. Gli successe il 3 maggio Giovanni Cona.Essendo consigliere comunale, il Papa ebbe modo di seguire l’iter dei vari pro-getti che venivano varati per rimettere in sesto il Teatro Farnesiano che era sta-to chiuso per degrado nel 1880. Come riferito dal dott. MARIO SEMPRONI nel suo lavoro sul teatro cittadino, c’e-rano consiglieri che avrebbero voluto la costruzione di un nuovo teatro in altro luogo, altri erano per il restauro del vecchio, proposto da Ferdinan-do Castiglione. Dopo circa quindici anni di proposte, controproposte Ciro Papa riuscì a far approvare il progetto di restauro presentato da Sigismondo Martini, il direttore della Scuola d’Arti e Mestieri, e dall’ing. Rosati, dal costo preventivato abbastanza contenuto. I lavori di restauro iniziarono nel 1893 e finirono nel 1896. Il Martini la-vorò assiduamente, coadiuvato dai suoi alunni e da molta manodopera cittadi-na: Antonio Cutilli, i fratelli Brindisi, Angelo De Vico, Vincenzo Di Domi-zio, Giuseppe La Guardia, Ernesto Bel-lante, per fare solo alcuni nomi. Nel 1897 il Papa divenne membro della Deputazione teatrale, subentran-do al dimissionario Massimo Ciava-relli. Si trovò a fianco del Marchese Adolfo De Sterlich, subentrato pure lui al dimissionario principe Nicola Ca-racciolo. Ebbe così modo di occuparsi del pro-gramma culturale del teatro, ruolo già svolto all’interno della Società Operaia, ma con responsabilità ed impegno de-cisamente diversi, trattandosi di reclu-

tare artisti e cantanti solo cittadini. Era sempre socio della Società Operaia. Nel 1925 era il più anziano. Consigliere del Comune, fu rieletto il 28 maggio 1906. Aveva in Città una ti-pografia ed un negozio di cartolibreria. Con la tipografia produceva per lo più registri e cartoline, ma in una occasio-ne, nel 1898, fu editore di un opuscolo, l’unico documentato: VOLPE RINO-NAPOLI LUIGI, Ai mani di Felice Cavallotti. Conferenza, di trenta pa-gine. Le cartoline sono le più belle che cono-sciamo di Penne. Nel libro di MARIO COSTANTINI, Penne un profilo ico-nografico, stampato a Penne nel 1992, ne sono riportate una ventina che han-no circolato tra il 1904 ed il 1927. Do-cumentano la sua attività di fotografo e di editore, nella quale inizialmente era coadiuviato dalla moglie, perché una cartolina del 1908 porta l’indicazione “C. Papa e Grazia Grimaldi, fotogra-fi”. La maggior parte ha l’indicazione “Edit. Fotog. Ciro Papa - Penne” . Morì a Penne il 9.IV.1942, all’età di ot-tantacinque anni per broncopolmonite diagnosticata dal dott. Recchia. La moglie lo seguì nella tomba nel 1948. Riposano entrambi nella cap-pella dei parenti Ciulli nel cimitero di Penne.

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Quel certo Papa all’Aliprandi Chi era Ciro alla guida della Società Operaia

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SEGUE DALLA PRIMAdi Aleardo Rubini

Loreto, che era stata una Contea di Corrado d’Antiochia, fu assegnato a Filippo e Matilde con ricca dote (secoli XIII e XIV). Filippo morì nel 1308.

Don Benedetto fu in rapporti culturali con due loretesi noti, i Baroni Antonio Casamarte e Giacomo Acerbo, il quale ultimo se ne ricordò nel volume “Fra due plotoni di esecuzione” del 1968 (Editore Cappelli di Bologna).Dalla sua lettura si capisce bene quanto si dette da fare per

il Parco Nazionale d’Abruzzo, ovviamente legato a Croce e ai parenti Sipari. La storia del P.N.A. è ripercorsa attraverso lo studio dei documenti e i contributi di Acerbo, Croce, Sipari ed altri, nell’ultima mia fatica letteraria, “La tutela dell’ambiente nei documenti dell’Abruzzo” (Editore Cogecstre, Penne, 2016).Il P.N.A. fu istituito con Legge dell’11 gennaio 1923 promossa da Acerbo su segnalazione di persone ed enti, fra cui Erminio Sipari, cugino di Benedetto Croce. Quest’ultimo è da ricordare avendo avvertita la necessità di creare un ambiente protetto. Quindi va considerato il primo ad occuparsene, anche se non parlò di P.N.A..

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Le buone compagnie

di Tonino Testa

I grandi educatori, gli psicologi ed i pedagogisti più famosi hanno sempre espresso la convinzione, del resto giusta, che le buone maniere, il vivere civile, i buoni costumi si apprendono non solo attraverso un’educazione tempestiva ed appropriata, ma molto si acquisisce frequentando persone che hanno

alto il senso dell’etica, della morale. In poche parole, le buone compagnie migliorano e completano il comportamento di ognuno di noi in modo da facilitarne la civile convivenza. Il noto e famoso proverbio “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, racchiude perciò tanta verità. Un grande filosofo greco, Socrate, co-

niò il concetto di “intellettualismo etico”, intendendo con questa affermazio-ne che l’uomo che fa il Bene lo fa perché non conosce il Male e chi fa il Male non conosce il Bene. E’ chiaro che tale concetto può non essere condiviso da tutti. Un noto personaggio dell’Amleto di Shakespeare raccomandava al figlio, che partiva per un lungo viaggio onde migliorare le proprie conoscenze, di “imparare a memoria” alcuni consigli prima di contrarre amicizie. Come questo: “Sii tu familiare con tutti, ma in nessun conto volgare”. Consigliava inoltre: ”Non dar voce ai tuoi pensieri, né la tua azione ad alcun pensiero smisurato, dà ad ognuno il tuo orecchio, a pochi la tua voce, accogli l’opinio-ne di ognuno, ma riserva il tuo giudizio”, e alla fine concludeva: ”Gli amici che tu hai e di cui tu hai provato l’adozione, agganciali alla tua anima con uncini d’acciaio!”.

Ma un famoso umorista italiano, portato ad ironizzare persino sui più grandi avvenimenti, affermava che è sbagliato giudicare l’uomo in base agli amici che frequenta. “Pensate a Giuda-osservava-che ha frequentato uomini irreprensibili sotto tutti gli aspetti (San Pietro, San Giovanni ed altri); non solo, ma che era sempre al fianco del “figlio di Dio” e che alla fine ha combinato tutta quella tragedia che tutti sappiamo, tradendo “il suo Signore” per pochi denari, impiccandosi poi dilaniato dal rimorso. Vi pare poco?”. E’ roba da non crederci. Anche se, da allora, bisogna riconoscerlo, la storia del genere umano è cambiata, seguendo un nuovo corso. E’ vero che tutto era scritto e che in fondo, quel poveraccio, tanta colpa non l’aveva. E chissà che prima di morire soffocato non abbia avuto la forza di gridare: ”Perché hanno scelto proprio me?”. Ma qui finisce il nostro discorso perché, altrimenti, si rischia di sconfinare.

L’inferno, un’ingiustizia?di Francesco Di Giorgio

Esiste davvero l’inferno, oppure si tratta di una triste “favola” per spaventare e così tenere buoni gli uomini? Se Dio esiste, se è così “grande-misericordioso”, se ci comanda di amore e di perdonare il prossimo, se lui stesso ci ama e ci perdona, perché poi ci punisce con l’inferno per quanto abbiamo potuto commettere durante la nostra vita terrena? Il Padre vuole che tutti gli uomini siano salvati per mezzo di Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Ma l’indurimento del peccato, quando diventa scelta personale e libera, assolutamente definitiva, di

opposizione a Dio, rende l’uomo incapace di accogliere la vita nuova. Con la morte, poi, “viene la notte” come afferma Gesù nel Vangelo. Allora non è possibile alcun recupero. E’ il mistero e il rischio della libertà dell’uomo, la quale è proprio ciò che caratterizza l’uomo stesso, come Dio lo ha voluto e creato nel suo amore. E l’amore di Dio rispetta integralmente la libertà dell’uomo, sua creatura, anche quando questa libertà è radicata in un rifiuto diventato definitivo. L’inferno, dunque, non piomba addosso come una “non prevista ingiustizia. E’ l’uomo stesso che nella sua responsabilità lo sceglie. E se la sua scelta è definitiva e ultima, definitivo (come insegna la Chiesa) sarà anche l’inferno”. Ma chi accoglie Cristo è liberato dal peccato, e dalle sue conseguenze, come gioiosamente ci ricorda San Paolo: ”Non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello Spirito che dà la vita in Cristo ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte”.

Novità editoriali: Nuvola e Sillaba di Francesco Recanati

Nelle librerie la nuova raccolta di poesie di Francesco Recanati. Ciò che emerge nella poesia di France-

sco Recanati è l’urgenza del dire e del condivide-re sentimenti, pensieri improvvisi, stati d’animo, difficoltà, gioie e scelte di vita. Un fiume in piena, che a ritmo incalzante non concede pause al letto-re fino alla fine, un vento-uragano che la poesia sa trasformare in ritmi orientali / di tenera bellezza (“soldato”).L’io lirico tende a una poetica degli elementi che nel volgersi al “mistero”, sia pure in modo di-scontinuo, ambisce a rappresentare l’armonia del mondo. Il “giardino” è un luogo simbolico di in-nocenza, di felicità, di miracoli che l’esperienza successiva ha disgregato.Nell’universo poetico delineato dal poeta, la me-moria è un movimento tutto interiore, legata alla dimensione religiosa, non ars memoriae, ma tra-duzione spirituale del passato, sua interiorizza-zione, e tesaurizzazione semiotica, un lampo che sottraendosi al tempo, si fa parola.

In definitiva, per il poeta, la vita ha un senso solo se si comprende che ogni essere umano non può fare a meno di credere nel proprio angolo segreto, luogo più inaccessibile della propria anima, spazio di un incessante rincorrersi di delusioni, speranze, carezze, verità e menzogne.Il lettore non potrà non accorgersi della straordinaria coerenza di questo itinerario poetico.

GRAZIE

di Anna Maria Celli

Se ti chiedono…Credi negli angeli?Rispondi Sì!!!Essi affiancano il tuo cammino in questo mondoE non lo sai…Alcune volte per un attimoAltre…Per molto di più…Sono angeli senza ali, aureola o luce Brillano di luce propriaNon sono stelleSono persone comuni con o senza nomePerò…Sanno come aiutarti…consolarti…Consigliarti…amartiSono lì…Per te, per gli altri…Nulla vogliono in cambioSono solo felici di esserci e dareOgnuno di noi può essere un angeloAnche se non per se stessiMa…Solo…Per poter dire alla fine della giornata e della loro vita…Ci sono…Ci sono stato…Per un attimo…o per sempre…Solo per…Per un piccolo GRAZIE

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Monamour Lingerie ovvero il Bra Fitting è arrivato a Pescara!Monamour Lingerie è qualcosa di più di un normale negozio di intimo, è un contenitore

singolare dove trovare un servizio puntuale di assistenza al femminile ed un vasto assor-timento di intimo, accessori, pigiameria, costumi da bagno e moda mare.

Nato nel 2010, è specializzato in Bra Fitting: una tecnica inglese che aiuta le donne a trovare il reg-giseno perfetto per vestibilità, taglia e forma allo scopo di adattare la lingerie alle forme del proprio corpo. Monamour è tra i negozi italiani che hanno rivoluzionato la proposta dell’intimo contrappo-nendosi autorevolmente alla standardizzazione voluta dalle grandi catene che prospettano donne pressoché filiformi o tutte molto simili. ‘Il nostro scopo è seguire la donna a 360° , fornendo un servizio di assistenza per qualsiasi intimo segreto abbia bisogno, nella consapevolezza che le donne non solo sono diverse tra loro, ma mutano profondamente durante i cicli della vita che attraversano.’ dice la titolare, Luisa Spinozzi, che è tra le prime ad aver seguito un vero e proprio master in Bra Fitting in Inghilterra, seguendo la sua passione per la lingerie.

Alla nostra domanda ‘Ma le donne sanno come scegliere il reggiseno perfetto?’ La risposta è stata ‘NO’. Solo il 20% delle donne indossa un reggiseno della propria taglia, il resto ne desidererebbe uno molto più comodo. Inoltre, non tutte sanno che la misura del seno cambia nel corso della vita e che indossare un reggiseno sbagliato, specie nel caso di un seno voluminoso, può essere causa di diversi fastidi e problemi, soprattutto a livello della schiena e della postura, oltre che a sollecitare inutil-mente le ghiandole mammarie. ‘Se il reggiseno viene toccato anche un paio di volte durante il giorno, potrebbe essere sbagliato, il reggiseno è una seconda pelle, dovreste non sentirlo più una volta messo ! ’ aggiunge parlando la titolare. Fare una visita a questa piccola boutique potrebbe essere interessante, sarete accolte dalla nostra amica che, dopo aver valutato la forma e le dimensioni del vostro seno, vi guiderà nella scelta della lingerie più adeguata alla vostra silhouette, quella in grado di supportare al meglio il décolleté, di ridefinire la forma del corpo, oltre a fornirvi consigli per capire quando un reggiseno calza bene.Lo stesso servizio è esteso a body e costumi da bagno, prodotti tecnici che si affiancano alle normali taglie commerciali.La lingerie della boutique si caratterizza per un’offerta articolata, all’aumentare delle dimensioni non ci si ferma al bianco, nero e nudo, fioriscono invece pizzi e fantasie. I modelli sono curati nei minimi dettagli, una collezione che cattura lo sguardo in quanto a bellez-za ed estetica. Il Bra Fitting si annuncia come una vera sweet revolution nel campo della lingerie, che ci aiuterà a conoscere meglio il nostro corpo, ad esaltarne ancor di più la bellezza per essere sempre perfette e valorizzate, femminili anche sotto i vestiti, senza rinunciare alla comodità e al comfort che solo un reggiseno perfetto è in grado di donare. Monamour è in Via Sulmona n. 7 a Pescara.

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Il valore dell’uomodi Maria Amicone

Sin da piccola ho imparato ad amare un Dio buono e generoso, lento all’ira e misericordioso. Con il tempo ho capito che non tutti gli uomini credono in una stessa entità superiore, anzi, c’è chi ama più di una divinità. Esistono religioni con riti e movenze che possono sembrare strane a molti,

ma, anche queste, vanno rispettate. La grande valenza che accomuna ogni credo è che gli uomini vi si rivolgono per cercare conforto, pace e speranza. Allora, in nome di quale Dio si uccide? Per quale sconosciuto diritto ci sono persone che dicono di credere, appunto, in un Dio giusto, e, si arrogano, con forza e prepotenza, il potere di far saltare in aria, decapitare, distruggere e violentare altri uomini , donne e bambini?Mi è stato insegnato ad avere rispetto per tutti e per tutto ciò che è parte integrante della nostra vita.Rispettare è rendersi conto che ogni persona ha valore, che essa ha i suoi diritti ed i suoi doveri. Ha un pensiero che può essere diverso dal nostro,ha una sua opinione, un suo modo di agire e di scegliere.Ciascuno di noi ha la possibilità di decidere in cosa credere e in chi credere. Ha la facoltà di poter de-cidere come vestirsi, come parlare,come agire, ma sempre nel più completo rispetto di tutti gli altri con cui condivide modi, aspirazioni e comportamenti.Bisogna avere la consapevolezza di saper accettare ,rispettare e soprattutto ascoltare, chi abbiamo di

fronte. Comprendere, parlare, discutere, sono questi i fulcri del rispetto reciproco.Non si può e non si deve pensare di voler imporre,a tutti i costi, la propria volontà, la propria opinione, il proprio cre-do. Se ci si convince che la posizione assunta sia in assoluto l’unica possibile per risolvere ogni cosa,che essa corrisponda all’unica verità, si arriva ad un punto di non ritorno che può generare e, degenerare,fino a portare alla follia della violenza globale.Così come, non si può leggere e spiegare un testo, sia esso sacro o di matrice atea, che sia di fantasia o che rappresenti la realtà, in modo univoco. Non si può pensare che ognuno leggendolo abbia la nostra stessa visione, che provi le nostre stesse sensazioni. Ogni uomo ha una propria storia. Questa lo porta ad essere unico e diverso da tutti gli altri.Se siamo arrivati fin qui è proprio grazie ad un percorso storico. Qua-lunque cosa racconta ciò che siamo stati. Le statue, le chiese, i reperti le stesse pietre in qualche modo parlano e raccontano. I libri, i testi antichi, gli archivi, ogni singola parola scritta su quelle righe , ci narra quello che è stato. Il nostro passato ci serve per smentire chi vuole di-struggere, semplificare, annullare e maledire. Abbiamo un tesoro da preservare che serve di monito a chi pensa che la storia, così come l’archeologia, siano solo “ virus” che conta-

minano la nostra società.Purtroppo uomini malati ed ubriachi solo di fanatismo tentano di annientare tutto ciò incutendo terrore ai quattro angoli del pianeta. L’eco di questo odio lascia dietro di se una lunga scia di morte e desolazione. Ma la storia è troppo grande per essere uccisa. La storia è la via principale del sapere, pilastro che porta un infinito bagaglio di nozioni. Essa non è solo quella che studiamo sui libri di scuola. La storia vera è il divenire del tempo, il susseguirsi delle generazioni, il tramandare valori e tradizioni. E’ il racconto dei genitori ai figli, dei nonni ai nipoti. Il presente che noi viviamo si pone al servizio del proprio passato creando una sorta di sinergia tra i due tempi. L’uno non può evolvere se non si avvale del sapere dell’altro.Ed è proprio il sapere, la cultura, questa energia che ognuno di noi costruisce tutti i giorni all’ interno della propria esistenza, che genera grandi incomprensioni. Ma il pensiero dell’uomo non si può schiac-ciare, non si può fermare il progresso ne tutto ciò che si è creato nel tempo.Mai, mai fermarsi di fronte alla crudeltà e alla sopraffazione. Ai nostri figli dobbiamo lasciare sempre un messaggio di pace che non si costruisce certo rispondendo alla guerra con la guerra.Bisogna sottrarsi all’ ignoranza e alla mediocrità verso la quale vorrebbero condurci, per poter reagire.Perchè in fondo solo di questo si tratta , della becera ignoranza che tende ad ostacolare il proseguo del cammino dell’umanità.

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Numero 02 anno XXI . Seguici su www.lacerbaonline.it . facebook.com/lacerba . twitter.com/LacerbaOnLine . youtube.com/user/lacerbaonline17

Grazie a Ivadi Enzo Lomonaco *

In questo articolo ci occupiamo, in modo molto semplice, di un’altra “simpatica” imposta il suo nome è I.V.A (imposta sul valore aggiunto), cioè imposta sugli incrementi di valore che il bene/servizio subisce a partire dalla produzione fino

ad arrivare al consumo finale. Tutti oggi abbiamo a che fare con questa imposta, a volte anche inconsapevolmente, ma che ci accompagna inevitabilmente appena decidiamo di “consumare”. Il semplice consumare un caffè al bar, dove paghiamo IVA al 10%, ci trasforma in consumatori e quindi in contribuenti IVA. È un’imposta che colpisce solo il consumatore finale mentre per il soggetto passivo d’imposta, cioè colui il quale è tenuto al versamento dell’imposta, come l’imprenditore o il professionista, resta neutrale grazie al meccanismo della detrazione e della rivalsa. Nonostante il “costo” dell’imposta gravi solo sull’ultimo anello della catena di consumo il consumatore, dif-ficilmente ne percepisce l’imposizione perché non dovrà effettuare nessun versamento autonomo. Se diamo uno sguardo alla tabella che riporta le entrate tributarie dello lo Stato italiano ci accorgiamo dell’importanza di questa imposta che nel 2015 ha generato un gettito di circa 119 MILIARDI di euro la seconda per importanza dopo l’IRPEF.

ENTRATE 2014 2015 ERARIALI 419,456 436,347 DIRETTE 224,994 239,727 - Di cui Irpef 163,650 176,175 - Di cui Ires 32,293 33,574 - Di cui I. sostitutive 10,08 11,114 -Altre dirette 18,968 18,864 INDIRETTE 194,462 196,620 - Di cui IVA 114,490 119,321 - Di cui accisa su energetici 25,560 25,403 - Tabacchi 10,304 10,756 - Lotto e lotterie 11,261 11,796 - Altre indirette 32,847 29,344 TERRITORIALI 66,713 66,296 - Addizionale regionale 10,950 11,322 - Addizionale comunale 4,159 4,298 - IRAP 30,468 29,370 - IMU/TASI 21,136 21,306 TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE 486,169 502,643

Fonte: Ministero dell’Economia (dati in MILIARDI di euro)

Nel nostro paese l’IVA è stata introdotta con il Decreto del presidente della Repubblica n. 633 del 26 ottobre 1972, più volte modificato e che ha sostituito la vecchia imposta generale sulle entrate. Alla sua entrata in vigore, 01 gennaio 1973, l’aliquota ordinaria, quella applicabile alla maggior parte dei beni o servizi, era il 12%, portata al 14% nel 1977, al 15% nel 1980, al 18% nel 1982, al 19% nel 1988, al 20% nel 1997, al 21% nel 2011 dal il 1º ottobre 2013 è avvenuto l’aumento di un ulteriore punto percentuale e l’IVA ha raggiunto il 22% per i beni considerati di lusso, mentre rimane al 4% per beni alimentari di prima necessità e beni agricoli, ed al 10% per i beni e prodotti turistici e altri beni/servizi previsti dalla legge. Osservando gli altri paesi europei ci accorgiamo delle diversità di aliquote che esistono tra gli stessi. Per quelle ordi-narie, per esempio, in Repubblica Ceca è al 21%, Grand Bretagna al 20%, Grecia, Irlanda e Portogallo con un aliquota al 23%, al 22% troviamo l’Italia al pari della Slovenia, poi abbiamo Spagna, Olanda, Lettonia e Lituania al 21%. Austria, Francia, Estonia e Slovacchia al 20%, Germania e Cipro 19%, Malta al 18% e Lussemburgo 15. L’Iva più alta si riscontra in Ungheria 27%, Svezia, Danimarca e Croazia al 25%, in Romania al 24%. Oggi si discute su un’ulteriore aumento delle aliquote. La legge di Stabilità per il 2015 ha previsto una serie di clausole di salvaguardia connesse ai risultati della spending review. Tra queste, oltre all’incremento delle accise sulla benzina, si prevede il rialzo graduale dell’Iva ordinaria al 25,5% o di quella speciale al 13% (rispettivamente, al 24% e al 12% entro il 2016; al 25% e al 13% nel 2017 e, infine, al 25,5% nel 2018).L’aumento delle aliquote IVA sposta di fatto la tassazione dal reddito prodotto a quello consumato assoggettandolo ad aliquote proporzionali, con l’inevitabile effetto di provocare un aumento dei prezzi, una diminuzione del potere reale di acquisto e una conseguente diminuzione dei consumi. Ma visto il difficile momento economico, la stagnazione dell’e-conomia, la continua necessità di aumentare le entrate statali e il fenomeno della deflazione, per cui i prezzi tendono a diminuire, un aumento delle aliquote IVA è sicuramente più “digerito” dai contribuenti che aumentare altre imposte da versare in via autonoma……..buon appetito!

* Dottore Commercialista e Revisore Legale dei Conti

di Dani Grosso *

I mezzi che utilizzano tante società di recupero credito: intimidazione, molestie, stalking, mi-nacce, telefonate notturne, addirittura contatti

con vicini di casa e minorenni.

E la paura cresce. Ebbene, sappiate tutti che questi delinquenti, perché compiono reati PENALI, contano proprio su questo: incutervi timore, ansia, PAURA.Non avete idea di quante mail riceviamo di persone terrorizzate da questi personaggi, che temo-no che possa succedergli di tutto, fino a temere per la propria salute fisica.Questo non è un articolo che vi spiega come non pagare, ma che informa “anzi noi diciamo”: met-tiamo gli occhiali ai clienti per far comprendere quello che in paroloni tecnici, asimmetrici “in prima linea “ la Tv ed i giornali (complici) non spie-gano in maniera chiara; noi la chiamiamo: ASIMMETRIA INFORMATICAPartiamo dal presupposto che pagare i debiti è un dovere, ma dobbiamo anche accertarci che gli im-porti richiesti non siano gonfiati e che i modi usati dalle società di recupero crediti siano legittimi! Al contrario invece, pur di indurre i cittadini a pagare, la maggior parte degli “esattori” non si faccia alcuno scrupolo etico: la tecnica principale è quella di esercitare una esagerata pressione psicologica sul debitore forse perché si crede che “ossessionare chi è in difficoltà paga sempre”!Così, complice la crisi economica, il recupero crediti sembra diventato il business del momento e in molti segnalano all’Unione Nazionale Consu-matori di aver subito vessazioni e altri vergognosi condizionamenti.Su questi comportamenti sono intervenuti ripetu-tamente tanto il Garante della privacy che l’Autorità della Concorrenza e del Mercato, indicando le misure necessarie perché tutto si svolga nel rispetto dei principi di liceità e correttezza, ma si tratta di prescrizioni spesso disattese: ecco quindi perché vorrei spiegare come difendersi dal recupero crediti illegittimo.

A- La prima cosa alla quale dobbiamo prestare at-tenzione è la corretta verifica circa la reale esistenza del debito: teniamo in considerazione che alcune società si affidano a comunicazioni improvvisate che sono facilmente riconoscibili perché il riferi-mento alla posizione debitoria è molto superficiale e generico (generalmente si tratta di messaggi che ci arrivano via e-mail oppure per posta, ma con una semplice lettera non raccomandata).In generale è illegittima ogni modalità di ricerca del debitore, presa di contatto, sollecitazione che sia le-siva della sua riservatezza o della dignità personale: si pensi a quelle sgradite sollecitazioni sull’utenza telefonica fissa o mobile, all’invio di messaggi Sms, a comunicazioni telefoniche il cui contenuto è pre-registrato e quindi poste in essere senza l’intervento di un operatore con il rischio che soggetti diversi dal destinatario vengano a conoscenza del contenu-to di chiamata.Ma si arriva persino alle visite a domicilio o sul luo-go di lavoro, talvolta con apposizione di messaggi sulla porta di casa idonei a violare le più elementari regole di rispetto della privacy.Può persino capitare di ricevere un Atto di citazio-ne a comparire dinanzi ad un Giudice di pace di un luogo diverso dalla nostra residenza, ma andrebbe verificato con cura perché spesso si tratta solo di intimidazioni.Trovo disgustoso questo sistema di creare falsità, utilizzato da alcune aziende del mondo del recu-pero crediti: in un paese civile, un momento di difficoltà economica (o una dimenticanza) non dovrebbe trasformarsi in una vera e propria lesione della dignità personale del cittadino.E’ bene fare attenzione a tutte quelle affermazioni non veritiere utilizzate per indurre i consumatori a pagare: non è vero che il mancato pagamento di un debito può comportare il carcere, trattandosi di un inadempimento di natura civilistica; non è vero che può portare alla dichiarazione di fallimento, per la quale è sempre necessaria un’apposita procedura

preceduta dalla emissione di un decreto ingiuntivo o di una sentenza; non è vero che al mancato paga-mento può far seguito il pignoramento dei beni (o addirittura dello stipendio) perché anche in questo caso è necessario che intervenga un provvedimento del giudice.Ripeto, su una cosa siamo d’accordo: i debiti vanno

pagati. Ma non è giusto, al contrario, che molti de-bitori debbano subire comportamenti ai limiti della legalità, tanto da diventare uno stalking creditizio.In questi casi, non è più questione di moralità, ma di illecito vero e proprio. Quando il pressing

telefonico raggiunge livelli esasperanti, ed al-cune società di recupero crediti arrivano

a interrogare i vicini di casa, inviare sms, ed avvertire persino i datori di lavoro, si commette un reato.Il Garante della Privacy, infatti, ha raccolto le numerose denunce da parte dei debitori e ha deciso

di intervenire per fare chiarezza su quali comportamenti delle società di

recupero crediti vanno considerati illegali, in modo da tutelare i debitori. Il provvedimento

dell’Authority stabilisce che i solleciti di pagamento debbano essere riportati esclusivamente al debitore, escludendo la possibilità che terzi possano venirne facilmente a conoscenza. Avvisi di mora affissi sulla porta di casa, telefonate a familiari, vicini o al dato-re di lavoro e telefonate preregistrate sono, quindi, da ritenersi illecite. Gli esattori che disturbano a qualunque ora del giorno e della sera, arrivando a fare del vero stalking abusando della propria professione, spac-ciandosi anche per gli stessi avvocati e notai gene-rando timore o ansia nel cliente. Inoltre non sono rari i casi di violenza verbale ed anche gesti come aggressioni da parte di agenti che sopraggiungono in casa richiedendo i soldi. “Questi professionisti” dovrebbero prendere un appuntamento preventivo ed uscire dall’abitazione, se invitati a farlo dal padrone, di che, se insulta-to o molestato può richiedere l’aiuto delle forze dell’ordine. Le agenzie creditizie possano esigere il pagamento solo in presenza di una cessione del cre-dito ai sensi dell’art.1264 del Codice Civile. Queste persone alimenteranno il terrore, se troveranno ter-reno fertile come persone timorose, che non sanno rispondere perché si vergognano di essere debitori.Invece dovrebbero diffidarli anche tramite lettere, richiamando interventi di carabinieri di associazio-ni o consulenti di gestione debito; “oggi una figura molto richiesta e che in pochi vogliono fare”. E se continuano, DENUNCIATE.Capita a tutti, specie in questo periodo di crisi, di non riuscire a pagare un debito (ammesso che lo sia, ma di questo parlerò in un altro articolo): ricordatevi bene, NON DOVETE AVERE PAURA, nessun Giudice vi toglierà MAI una situazione di vita dignitosa nonostante quello che vi minacciano questi delinquenti di fare. Ricordatevi che il loro “lavoro” si basa sulle percentuali di quanto riescono a recuperare, e non hanno scrupoli per nessuno. Calpestano i nostri diritti e il nostro essere? Merita-no la GALERA.Proprio per questi abusi e scorrettezze, nel corso dell’anno sono state condannate multate e condan-nate diverse società di recupero crediti: citiamo, ad esempio, la G…….. Gestione Rischi srl e la E…… srl.Reagite, non siate passivi , sappiate che siete nel giusto e che sbagliate solo a pensare il contrario , non fatevi calpestare per paura. Non dimenticare mai: esigere il rispetto. Ribel-latevi se vessati e umiliati. Rivolgetevi alle Forze dell’Ordine o persone competenti e conosciute . Non pagate, se non ci sono accordi scritti sanciti da entrambe le parti.Pretendere documenti da firmare e controfirmare in caso di Saldi Stralci e Rateizzazioni.

* Consulente Aziendale e Privato Materia Bancaria Iscritto presso:

INPGD - ISTITUTO NAZIONALE PROFESSIONISTI GESTIONE DEBITO

N°AA1584

Qualcuno deve pur informare il debitore vessato

Cose che nessuno vi dice

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La ginnastica posturale: benefici e indicazioni

di Ilaria Sgambato *

La ginnastica posturale è l’insieme di esercizi utilizzati per ripristinare l’equili-brio muscolare. In particolar modo agi-

sce sulle zone del corpo rigide o dolorose, prov-vedendo a migliorare la postura e la capacità di controllo del corpo. Tramite la stessa si può apprendere il modo più salutare di assumere le posizioni che maggior-mente e abitualmente si intraprendono du-rante la giornata; è utile a tutti e in qualunque età, qualora si desiderasse modificare e quindi migliorare la postura del proprio corpo o nel più frequente dei casi quando ci troviamo in presenza di dolori come cervicalgie, lombalgie, ernie discali, artrosi della colonna vertebrale e altri disturbi ortopedici.Bisogna acquisire la consapevolezza delle proprie posture, per poterle migliorare: come stiamo seduti, come stiamo in piedi, come sa-liamo le scale, come mettiamo i piedi quando camminiamo, addirittura come corriamo, per cambiare gli atteggiamenti posturali scorretti, iniziando dall’osservazione del nostro corpo. Il compito della ginnastica posturale è ridare elasticità ai nostri muscoli, ma anche forza.La ginanstica posturale o rieducazione postu-rale, sicuramente può essere paragonata allo stretching o a discipline quali yoga o pilates, un insieme di esercizi e movimenti combinati con la respirazione, studiati appositamente per la specifica patologia o situazione da trattare e soprattutto in base alla persona che intende ef-fettuarli e all’obiettivo prestabilito. Il Fisioterapista guiderà quindi il paziente

all’apprendimento di tali movimenti e posture realizzando così una vera e propria rieducazio-ne al movimento e alla giusta postura nelle di-verse fasi della giornata. Le attuali abitudini di vita sempre più freneti-che rendono necessario rinforzare i gruppi mu-scolari del nostro corpo per poter così preveni-re mialgie specifiche; sarebbe consigliabile fare un percorso educativo/rieducativo alla postura di due volte a settimana, o degli esercizi a casa la mattina per aiutare a migliorare la postura del nostro corpo ed evitare dolori inutili o co-munque evitabili.Quando è necessaria?: quando si evidenziano particolari problemi alla colonna vertebrale e alla postura dovuti alla sedentarietà oppure ad interventi chirurgici o posizioni e movimenti ripetuti frequentemente per lavoro o abitudini quotidiane. La postura assunta durante le ore di lavoro, così come la debolezza o la rigidità muscolare, può essere causa di problemi alla colonna vertebrale.

La ginnastica posturale aiuta a migliorare:- l’elasticità e la tonicità dei muscoli grazie a particolari tecniche di allungamento;- la forza e la resistenza con esercizi di rinforzo muscolare;- la respirazione tramite esercizi specifici, mi-gliorando così anche l’attività circolatoria;- le abilità motorie;- la gestione dello stress;- la postura ovvero la posizione che il corpo deve assumere quotidianamente in equilibrio con l’ambiente.

* Fisioterapista specialista nella terapia ma-nuale e riabilitativa, riceve presso il Poliam-bulatorio Medico Vestino sito in Piazza Luca

da Penne ( Vico Caponetti,2 ). Tel 320 2978607

LACERBA salute

La processionaria un pericolo sia per l’uomo che per l’animale

Dott. Alessio Finocchioveterinario

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La processionaria e’ un insetto lepidotte-ro della famiglia dei

taumatopeidi. E’ un paras-sita pericoloso soprattutto dei pini e querce a foglia caduca anche se può occasionalmente, colpire i larici, i cedri, i noccioli, i castagni, i faggi, i carpini e le betulle. Inoltre durante lo stadio larvale tale insetto presenta una peluria che risulta particolarmente urticante per vari animali, compreso l’uomo. L’insetto sverna allo stadio di larva all’interno dei caratteristici nidi sericei che vengo-no intessuti sui rami dei pini. In primavera le larve riprendono l’alimentazio-ne cibandosi degli aghi di pino, in genere le larve sono attive la notte mentre il giorno rimangono nel nido. Giunte a maturità le larve abbandonano definitivamente il nido e si dirigono lungo il tronco verso il suolo in file lunghe diversi metri (ecco perche si chiamano processio-

narie), fino a che non trovano un luogo ideale dove interrarsi fino ad una profondita’ di 10/15 cm. In luglio/agosto compaiono gli adulti (l’insetto adulto è una farfalla simile ad una falena, il quale vive al mas-simo due giorni), le fem-mine depongono le uova (dalle 100 alle 280 uova, in un unica ovatura a forma di manicotto). Le larvette nascono a fina agosto/settembre e iniziano ad ali-mentarsi subito sugli aghi. In Italia dal 1998 la lotta a questo insetto è obbliga-

toria nelle aree ritenute a rischio infestazione (D.M. 30/10/2007).La processionaria risulta molto pericolosa in par-ticolare nei confronti di cavalli e cani, i quali bru-cano l’erba o annusando il terreno, possono inav-vertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. I sinto-mi che un cane presenta sono spesso gravi. Il primo sintomo è l’improvvisa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principal-mente a carico della bocca e in forma meno grave dell’esofago e stomaco. Il fenomeno non accenna per niente a diminuire, anzi con il passare dei minuti soprattutto la lingua a seguito dell’infiammazione acuta subisce un ingrossa-mento patologico, a volte raggiungendo dimensioni

spaventose tali da soffoca-re l’animale. I peli urticanti del bruco della processio-naria, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cel-lulare: il danno puo’ essere talmente grave da provo-care processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua. Altri sintomi sono: la perdita della vivacita’ dell’animale colpito, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e so-prattutto quest’ultima può essere emorragica. La pri-ma cura da fare all’animale

colpito consiste nell’allon-tanare la sostanza irritante dal cavo orale: per questo fine bisoggna effettuare un abbondante lavaggio della bocca con acqua (per fare i lavaggi usare una sirin-ga senz’ago e spruzzare ripetute volte la suluzione di lavaggio in bocca), dopo questo primo intervento bi-sogna recarsi al piu’ presto dal veterinario.

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Iscritta all’Albo dei CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) in materia bancaria del Tribunale di Pescara dal 2010. Consulenze Tecnico in

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Anche i bambini si arrabbiano

di Aurora Garofalo Dott.ssa Aurora GarofaloPsicologa specializzanda in psi-coterapia analitica e antropolo-gia [email protected]

Le reazioni di rabbia dei più piccoli, spes-so, evocano in noi

adulti l’immagine di bambi-ni aggressivi e maldisposti. Abbiamo l’idea che questa sia un’emozione da grandi e che, di conseguen-za, vada il più possibile controllata o, addirittura, eliminata, dal repertorio delle possibili espressioni emotive dei bambini. Le manifestazioni di rab-bia, tuttavia, sono normali anche nei bimbi: fanno parte del comune percorso di crescita e sono fonda-mentali dal punto di vista evolutivo in quanto garan-tiscono loro la possibilità di

esprimere e affermare la propria personalità.Tuttavia, il tragitto che va dalla manifestazione in-controllata della rabbia ad una gestione più respon-sabile di questa emozione è lungo e complesso e richiede inevitabilmente la partecipazione degli adulti. I bambini, infatti, rispetto

ai grandi hanno meno strumenti per esprimere in maniera adeguata la rab-bia e possono facilmente spaventarsi a causa della sensazione di malessere che sperimentano quando si sentono arrabbiati. Spet-ta agli adulti il compito di aiutarli a capire che questa emozione non rappresenta per forza un’esperien-za spaventosa e che si possono elaborare delle strategie per incanalare meglio la collera. Per far sì che il bambino possa familiarizzare con questa emozione, tuttavia, è necessario che l’adul-to, per primo, sviluppi una visione diversa delle

manifestazioni di rabbia dei piccoli che non vanno intese come qualcosa di distruttivo, ma come un segnale comunicativo. È controproducente, inoltre, da parte dell’adulto rispon-dere con insofferenza e nervosismo alle reazioni di rabbia dei bambini. Al contrario, dobbiamo impa-

rare a sintonizzarci con le emozioni negative dei più piccoli per comprenderne le cause. In particolare, rispetto alla rabbia, l’adulto deve comportarsi nei con-fronti del bambino come un vero e proprio “allenato-re emotivo”: deve aiutarlo a riconoscere questa emozione, ad attribuirle un significato e ad esprimerla in maniera più costruttiva, sollecitandolo ad utilizzare le parole anziché i compor-tamenti aggressivi.

Dott.ssa Silvia Di Tillio - Dietistae-mail: [email protected]

tel.: 320/8058837

Dott.ssa Silvia Di Tillio Dietista

Le fragole , l’ingrediente del mese di aprile

Tutti sappiamo quanto siano buone, dolci e succose, ma in pochi sanno che rien-trano tra gli alimenti maggiormente pro-

tettivi per la nostra salute (pensate che fanno parte dei 10 dei cibi più ricchi di antiossidanti presenti in natura!).Non fatevi ingannare: nonostante il sapore dolce, le fragole apportano pochissime calorie (100gr apportano 30Kcal) , ma una quantità elevata di antiossidanti, vitamina C, fibre, mi-nerali e molte altre sostanze benefiche.Le fragole hanno un potere antiossidante di venti volte superiore a quello di altri frutti come gli agrumi. Infatti, nella classifica ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) re-datta dall’USDA (Dipartimento statunitense deputato all’agricoltura e alle ricerche ad essa connesse) sono da considerarsi tra i cibi che aiutano a mantenersi giovani per l’altissimo contenuto di sostanze benefiche per la salu-te. Inoltre, contengono una grande quantità di vitamina C: cinque fragole hanno lo stesso contenuto di vitamina C di un’arancia. Questa vitamina, stimola la produzione di collagene, una sostanza in grado di migliorare l’elasticità della pelle e di contrastare quindi l’insorgere delle rughe, rafforza i capillari riducendo così la ritenzione idrica e l’insorgere della cellulite. Utili anche per il nostro sistema emopoietico grazie al loro alto contenuto di acido folico. Il folato, (chiamato anche acido folico o vitami-na B9), è un altro prezioso extra nella gamma

di vitamine che contengono le fragole. Questa vitamina in particolare è essenziale per la for-mazione del DNA e promuove la crescita del tessuto sano e le funzioni cellulari all’interno del corpo. Il folato aiuta anche la vitamina B12 nella formazione dei globuli rossi, e dato che le fragole contengono vitamina B12, sono un eccellente complemento per una dieta equili-brata, specialmente per la salute cardiovasco-lare. I bassi livelli di folato sono stati relazionati con difetti di nascita, pertanto questa vitamina essenziale è di grande importanza sia per le donne in gravidanza che per il loro feto.

Per quanti soffrono di reumatismi e stati pro-lungati e ripetuti di raffreddamento possono essere molto utili il calcio, il ferro e il magnesio contenuti in questo preziosissimo frutto.Inoltre, secondo recenti studi scientifici, una porzione di fragole al giorno aiuta notevolmen-te la memoria e contrasta le malattie degene-rative del sistema nervoso come l’Alzheimer. Da non trascurare, a quanto pare, i benefici che avrebbero sul miglioramento dell’umore, grazie alla loro proprietà di stimolare la pro-duzione di serotonina e melanina nel nostro organismo.Tuttavia, si tratta di un alimento molto delica-to e facilmente deperibile, per questo bisogna porre particolare attenzione nell’acquisto e conservazione. Al momento dell’acquisto bi-sogna fare attenzione che il picciolo sia per-fettamente attaccato al frutto e che il colore sia di un rosso uniforme, senza essere però troppo scuro. Se il colore, infatti, è molto inten-so, la maturazione risulta già troppo avanzata, costringendo a consumare il frutto in meno di 48 ore. Una volta acquistate, possono essere conservate in frigorifero per un periodo non maggiore di tre giorni. Sono ottime come spuntino ma si possono utilizzare anche a colazione insieme a yogurt e crusca di avena, una combinazione che rin-forza il sistema immunitario, combatte la stiti-chezza, aiuta ad abbassare la pressione e il colesterolo!

LACERBA salute

di Donato Di Vincenzo

Medico Chirurgo Odontoiatra

Tel.: 0858290029

Nella vita di ogni giorno, qualsiasi cosa si faccia, ci si assume una responsabilità, ovvero un impegno affinché la cosa che ci

si propone di fare abbia il risultato voluto. Se questa prima argomentazione in termini generali può avere importanza, la stessa è veramente notevole quando si ha a che fare con la salute delle persone: l’Articolo 32 della Carta Costituzionale ne sancisce l’importanza come il bene supremo della persona, tale che tutti abbiano il diritto alla cura di essa.Il concetto su cui si fonda il rapporto tra medico e paziente è quello relativo alla “contrattualità”, ovvero alla extra–contrattualità della prestazione medi-co–chirurgica: in soldoni questo significa che, ogni volta che si debba erogare una qualsiasi prestazione ad una persona, tra questa e il medico si stabilisce un contratto o contatto che sancisce un impegno da

parte del medico ad operare per la migliore riuscita della cosa. Per semplicità di esposizione qui si fa riferimento alla contrattualità privata, ossia quella che si stabilisce quando una persona varca la soglia di un qualsiasi studio medico od odontoiatrico, mentre la contrattualità pubblica, quella relativa alle strutture sanitarie dello Stato ( Ospedali, Università, Cliniche private convenzionate con lo Stato), ha una connotazione diversa in funzione del soggetto erogante la prestazione, essendo esso una Istituzio-ne.Una volta stabiliti questi presupposti, lo strumen-to attraverso cui si attua il rapporto tra dentista e paziente è la cartella clinica: questo è un documento che ha valenza di Atto Pubblico, per capirci è la stessa cosa che se stipulassimo con il medico un atto notarile. Parte integrante della cartella clinica è il Consenso Informato, una dichiarazione del dentista, o medico che sia, con cui esso informa il paziente della sua situazione di salute, della terapia necessaria alla risoluzione del problema, delle even-tuali alternative terapeutiche, ma soprattutto delle possibili sequele, complicanze, disagi e quant’altro possa succedere al paziente nel corso del trattamen-to. Il dentista deve poter garantire oltre che l’uso di mezzi appropriati alla risoluzione del caso (obbliga-zione di mezzi), anche la perfetta riuscita del tratta-mento (obbligazione di risultato). A questo punto è

d’obbligo una riflessione: l’obbligazione del risultato spesso è subordinata alla reciproca collaborazio-ne tra paziente e dentista. Faccio un esempio: se la persona sottoposta a trattamento ortodontico mobile non porta il dispositivo così come è stato raccomandato dal dentista, che tipo di risultato si potrà contestare al professionista? Ora, nonostante le perplessità scatenate dall’ultimo esempio, sta di fatto che la Giurisprudenza condivide questo orientamento: la prima sentenza in questo senso fu emanata dalla Pretura di Cagliari diversi anni fa, successivamente anche il Tribunale di Modena ha reiterato questa visione, per cui bisognerà garantire anche il risultato di quello che si fa. Gli specialisti chirurghi plastici ed estetici inglesi - capite la loro angoscia! - hanno elaborato un atteggiamento prudenziale che si è risolto nel far sottoscrivere al paziente quello che esso si aspetta di ottenere dal trattamento: spesso si è assistito a esagerate aspet-tative, come il nasino alla Barbie in spregio ad una proboscide piazzata al centro del viso!È anche vero che l’obbligazione di risultato è legata alla natura della prestazione erogata: il miglior risul-tato si ottiene quando tutti gli attori agiscono all’u-nisono. Nel caso specifico oltre ai due primi pro-tagonisti, il dentista e il paziente, ne esiste un terzo che per certi versi sembra più importante dei primi due: il meccanismo di guarigione. Quel complesso

di situazioni intrinseche a ciascuno di noi che fa sì che un intervento guarisca in un modo piuttosto che in un altro: questo è vero ancor più nei riguardi delle tecniche di chirurgia plastica muco–gengivale dove, a fronte del risultato estetico e funzionale da perseguire, contano in modo assoluto le condizioni di salute di un parodonto altrimenti infiammato piuttosto che sottile, fibroso e spesso.In buona sostanza la Responsabilità Professionale del Dentista non può prescindere da una serie di presupposti che inquadrano il comportamento del professionista: è attraverso la messa in opera di questi presupposti che si può avere una prima immagine del professionista a cui ci si è rivolti. Se quest’ultimo perderà tempo a spiegarci le condizio-ni della nostra bocca, se ce lo metterà per iscritto (Consenso Informato) e attuerà di volta in volta le metodiche che ci avrà descritto precedentemente, coinvolgendoci nel piano di lavoro, allora potremo stare tranquilli su quello che sarà il risultato finale. Probabilmente se a fine lavoro ci sarà un’imperfe-zione di poco conto saremo anche più disposti a perdonargli quel piccolo neo, i disagi fisici cui ci avrà sottoposto nel corso del trattamento e…quelli economici!Nell’attesa di sapere cosa ne possa pensare il Letto-re, vi do appuntamento al prossimo articolo.

La “Responsabilità” del Medico Dentista

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