pellegrinaggio cresimandi

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Parrocchia San Rocco Fornaci Pellegrinaggio ad Assisi dal 19 al 21 Novembre 2010 I Cresimandi in camminocon Francesco e Chiara per incontrare e seguire Gesu’…

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Assisi - Novembre 2010

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Parrocchia San Rocco Fornaci

Pellegrinaggio ad

Assisi dal 19 al 21 Novembre 2010

I Cresimandi in cammino… con Francesco e Chiara

per incontrare e seguire Gesu’…

QUALCHE INDICAZIONE PER VIVERE BENE IL TUO PELLEGRINAGGIO

1 - Il pellegrinaggio non è una gita: voglio vivere questi giorni come

opportunità preziosa per crescere con stile, maturare con serietà e prepararmi al dono ormai prossimo della S. Cresima.

2 - I testimoni di S. Francesco che incontrerò, frati e suore, hanno un

ruolo fondamentale: mi guidano in questo cammino; voglio ascoltarli, conoscerli e diventare loro amici;

3 - Ci sono degli orari studiati anche per me: mi devo impegnare a

rispettarli; 4 - Non sono in casa mia, devo avere grande rispetto dei luoghi interni ed

esterni. Se rompo qualcosa lo dico! 5 - All’interno del gruppo metto sempre il massimo impegno, anche nei

momenti ricreativi cerco di divertirmi. 6 - Ciò che mi viene proposto è frutto di lavoro e fatica: dico grazie fin da

ora e metto tutto me stesso perché il pellegrinaggio riesca alla grande! 7 - Chi è venuto al pellegrinaggio dei miei amici? Non mi sono scelte le

persone partecipanti, è il Signore che ci fa’ vivere insieme questa esperienza! Voglio approfondire la loro conoscenza!

8 - La S. Messa, le preghiere, gli incontri… uffa non si va in giro?

Sicuramente c’è TANTO spazio anche per quello! 9 - Gli accompagnatori e i catechisti svolgono con gioia e con impegno il

loro servizio educativo… spendono tante ore per noi… rispettiamo loro ed il ruolo che ricoprono;

10 - ll cibo è abbondante, l’albergo accogliente! Vogliamo vivere in

grande semplicità..

I DONI DELLO SPIRITO

… Ci sembra carino spiegare i doni dello Spirito Santo SAPIENZA = sapienza deriva dal latino “sapere” = avere sapore. Significa avere il gusto delle cose di Dio e della vita così come le vede Lui, secondo i suoi occhi, secondo il suo cuore. A forza di vivere con Dio, si entra a poco a poco nel suo modo di pensare.

L’INTELLETTO è il dono dello Spirito Santo che svela alle nostre menti il volere di Dio. Chi può conoscere il pensiero divino se non è guidato dallo Spirito di Cristo?E’ come una lente di ingrandimento che ti fa cogliere i particolari, altrimenti invisibili ad occhio nudo… Saper” leggere dentro”: attraverso questo dono si arriva a scoprire e a gustare il significato profondodelle cose, le bellezze interiori delle persone e i sentimenti di Dio stesso. Il dono del CONSIGLIO è la luce e la guida spirituale che ci orienta lungo il cammino della vita, che ci fa fare le scelte giuste per il bene nostro e di tutti. Ci aiuta a tenere sempre presente quello che Dio vuole da noi, a prendere la giusta direzione e decisione sul da farsi. E’ il dono che non ci permette di restare sempre allo stesso punto. Ci sprona a dare di più, a fare meglio. E’ il dono che sostituisce “le pesanti ali di gallina con ali grandi d’aquila.” La FORTEZZA è dono divino che ci rende saldi nella fede, ci irrobustisce per resistere al male, ci dà il coraggio di testimoniare in parole ed opere Cristo, crocifisso e risorto. La fortezza è l’atteggiamento di chi è saldo nel seguire il Signore. L’uomo forte non cede, è solido, tutto d’un pezzo, sa cosa fare, dove andare, è coerente, non ha due facce, sceglie la sua strada, la percorre fino in fondo e aiuta gli altri a fare altrettanto.

Con il dono della SCIENZA lo Spirito introduce alla conoscenza dei misteri del Regno di Dio. Non si tratta di una conoscenza solo intellettuale, quanto di una esperienza di Dio . Lo Spirito insegna le parole di Gesù, le scrive nei cuori dei fedeli, le ricorda ai distratti, educa a vivere

cristianamente nel mondo.

La PIETÀ è l’orientamento del cuore e della vita intera ad adorare Dio, a prestargli il culto che lo riconosca come sorgente di ogni dono autentico. La pietà è la tenrezza per Dio, l’essere innamorati di Lui. La misericordia del Signore è stata realmente grande con noi, spetta a noi ora mostrare la nostra carità verso di

Lui e di conseguenza anche ai nostri fratelli. Grazie alla pietà il cristiano non cerca solo le consolazioni di Dio, ma desidera stare con Lui, vivere di Lui, gioire di Lui.

Il santo timore, o il TIMOR DI DIO , non è un atteggiamento di paura dell’uomo di fronte alla grandezza e al mistero di Dio. Esprime invece la consapevolezza di chi si sente amato dal Signore e non può vivere lontano da Lui. Vivere nel santo timore significa riconoscere che Lui è tutto e noi siamo sue creature, che da Lui riceviamo tut- to e a Lui dobbiamo tutto.

ra noi e Francesco c’è una spontanea simpatia, lo sentiamo vivo, vicino a noi. La sua vita ci affascina perché in lui ammiriamo quello che anche noi vorremmo essere. Ammiriamo la gioia, la semplicità, l’armonia, la serenità, la concretezza… Francesco non fa delle teorie, ma vive. Vive un’esperienza semplice e forte che prende tutto il suo essere, tutta la sua vita. Francesco non è una persona di preghiera, ma, per la strada del Vangelo, diventa persona di preghiera e anche a noi fa venire voglia di incamminarci per la stessa strada: lui ci può essere di aiuto con il suo stile di vita. Ma quali sono gli elementi fondamentali di questo modo di camminare con il Signore, di questo stile di vita?

È un cammino che coinvolge non un “settore”, ma tutta la persona. È un cammino nel quale Francesco non si pone in cattedra, ma si propone come compagno di viaggio.

I Compagni di San Francesco

BERNARDO DA QUINTAVALLE DI BERARDELLO DI ASSISI:

giovane ricco, savio, influente, addottorato in diritto; PIETRO CATTANI (o di Cataneo): dell'alta borghesia assisite, anch'egli addottorato in diritto, canonico della cattedrale di S.

Rufino di Assisi, non molto ricco, ma insigne per virtù; EGIDIO DI ASSISI: uomo semplice, retto e timorato di Dio;

unico frate della "prima ora", ufficialmente elevato agli onori

degli altari con il titolo di Beato; SABBATINO: giovane di Assisi; MORICO DI ASSISI: già religioso dell'Ordine dei Crociferi; GIOVANNI DELLA CAPPELLA: giovane nobile; FILIPPO LONGO: già religioso dell'Ordine dei Crociferi, umilissimo uomo ripieno di carità (nativo della Sabina?); ANGELO TANCREDI: nobile cavaliere reatino; GIOVANNI DA S. COSTANZO: nativo del contado di Assisi; BARBARO: giovane assisiate; BERNARDO DA VIGILANTE: giovane benestante di Assisi SILVESTRO: canonico della cattedrale di S. Rufino e parroco di San Damiano in Assisi.

(compagni cosiddetti della "SECONDA ORA")

LEONE: sacerdote del contado di Viterbo (?), uomo di una semplicità affascinante; RUFINO: nobile di Assisi, cugino di S. Chiara; MASSEO: giovane di Marignano di Assisi; GINEPRO: umilissimo e "simpaticissimo" giovane di Assisi; ILLUMINATO D'ARCE: nobile uomo di Rocca Accarina (Terni); ELIA: identificato con Elia di Bombarone, console di Assisi nel 1198; PACIFICO: il cosiddetto "Re dei versi", nativo di S. Severino della Marca di Ancona; GIOVANNI IL SEMPLICE: umilissimo contadino di Nottiano, paese del Subasio. Accanto ad essi, oltre ad altri nomi di "santi frati", risplendettero le fulgide figure di S. CHIARA D'ASSISI e della nobildonna romana JACOPA DEI SETTESOLI.

Vita di San Francesco

Nacque nell'inverno del 1182 da Pietro di Bernardon e e Madonna Pica, una delle famiglie più agiate di Assi si. Il padre commerciava in spezie e stoffe e sovente restava lo ntano dalla sua città per concludere affari. Proprio mentre era in Provenza, occupato nella sua professione, nacque il figlio, c olui che doveva diventare uno dei maggiori fari di luce del mondo.La madre scelse il nome di Giovanni che fu subito camb iato in Francesco quando tornò Pietro di Bernardone. La fan ciullezza trascorse felice sotto gli occhi vigili di Monna Pi ca e sotto le attenzioni del padre che vedeva in lui il proseguim ento dell'attività di mercante. Studiò il latino, il vol gare, il provenzale. Studiò anche musica; le sue note insiem e alle sue poesie, furono sempre apprezzate nelle feste della città. Divenne l'amico di tutti, sempre presente ai conviv i. Ma l'educazione precisa che gli era stata impartita e la sana impostazione morale davano a tutto quello che facev a, il senso dell'equilibrio. Tuttavia durante il periodo di spe nsierata gioventù, non mancarono episodi di intolleranza. Ma fu proprio in una di queste occasioni che spuntò il seme della mutazione futura. Era intento nel fondaco paterno a riassetta re la merce quando alla porta si presentò un mendicante: chiede va elemosina in nome di Dio e Francesco lo scacciò in malo modo. Poi, però, pentito si mise sui suoi passi e r aggiuntolo vi si intrattenne,scusandosi ed elargendogli dei denar i. Appena ventenne partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia . Fu fatto prigioniero. Quel periodo plasmò l'animo del giovan e e tanto più il corpo si indeboliva tanto più cominciava a s ubentrare in lui il senso della carità e del bene verso gli altr i. Tornò a casa profondamente ammalato. Le cure della madre ed il t empo lo ristabilirono, ma la vita spensierata, che nel frat tempo aveva riassunto, gli sembrò vuota. Spinto da idee battagl iere decise di seguire un condottiero in Puglia, ma quando fu a Spoleto una notte gli apparve il Signore ordinandogli di to rnare indietro. . Le parole di Dio suonarono in lui come un richiam o.

Sarà l'inizio di una graduale conversione. Da quel momento la sua vita sarà densa di episodi premonitori. Durante una breve permanenza a Roma si spogliò dei suoi abiti e dei d enari, più tardi in Assisi davanti ad un lebbroso non fuggì co me facevano tutti, ma gli si avvicinò e lo baciò. Tutto questo tra lo scherno e la derisione degli am ici e la delusione del padre. Solo in Madonna Pica trovava c onforto. Ma la strada era ormai spianata: quel lebbroso era Cristo! Scelse il silenzio e la meditazione tra le campagne e le colline di Assisi, facendo spesso tappa nella Chiesetta di San Damiano a pochi chilometri dalla città. E il crocif isso che era nella cappellina gli parlò: "Va, ripara la mia casa che cade in rovina". Allora prese le stoffe dalla bottega pater na, le vendette a Foligno e portò i denari al sacerdote di San Damiano. Ma l'intervento di Pietro di Bemardone rup pe l'incantesimo e Francesco fu costretto a nasconders i per sfuggire alle ire del padre. Più tardi la diatriba con il padre ebbe una svolta con l'intervento del Vescovo di Ass isi: Francesco rinuncerò ai beni paterni e inizierà un p eriodo contrassegnato da meditazioni e grandi rinunce. Cominciarono pure gli spostamenti; di quel tempo è l'episodio del lupo di Gubbio, un animale che incuteva terrore e morte. Francesco parlandogli lo ammansì. Le gesta di quest o "Uomo" non passarono inosservate e dopo qualche tempo a lu i si affiancarono i primi seguaci: Bernardo da Quintaval le, Pietro Cattani, e di lì a poco Egidio e Filippo Longo. Le prime esperienze con i compagni si ebbero nella piana di Assisi, nel Tugurio di Rivotorto e alla Porziuncola. Nuovi comp agni si unirono ai primi; come Francesco erano vestiti di u n saio e di stracci. La data ufficiale della nascita dell'Ordin e dei Frati Minori è il 1210 quando Francesco ed i compagni ven gono ricevuti dal papa Innocenzo III che verbalmente app rova la Regola. Il Papa, in sogno, ebbe la visione della Ba silica Lateranense in rovina ed un uomo che la sorreggeva per evitarne la distruzione. Quell'uomo era Francesco! Intanto la sede dell'ordine veniva spostata da Rivotorto alla Porziuncola. Iniziano i contatti con Chiara d'Assisi: è la genes i del ramo femminile del movimento, la nascita dell'Ordine del le Povere

Dame, le future Clarisse. Nel 1213 Francesco riceve dal Conte Orlando di Chiusi il Monte della Verna. Inizia la p redicazione a più lungo raggio. Vuole raggiungere il Marocco, ma una malattia lo ferma in Spagna. Nel 1216 ottiene da Onorio III l'indulgenza della P orziuncola, Il Perdono di Assisi, la più importante della cristian ità dopo quella di Terra Santa.I seguaci del Santo si ciment ano in nuove predicazioni in Europa e in Oriente. Nel 1219 Francesco parte per Acri e Damietta al seg uito della crociata e giunge in Egitto alla corte del sultano Melek el-Kamel. Poi prosegue per la Palestina. Intanto l'Ord ine ha i suoi primi martiri, uccisi in Marocco. Nel 1220 il Pover ello torna in Assisi. Ma i suoi ideali di povertà, di carità, di semplicità hanno fatto presa già su molti. Inizia un nuovo ciclo di predicazioni nell'Italia Centrale e quindi nuovi viaggi al sud e al nord della penisola. A Fontecolombo, nei pressi di Rieti, redi ge una nuova Regola ispirato direttamente dal Signore, app rovata poi da Onorio III. A Greccio, in dicembre, istituisce i l Presepio, una tradizione cara alla cristianità. Nel 1224 sul Mont e della Verna riceve le stimmate, il segno di Cristo e della sant ità. Ma ormai è stanco ed ammalato. Le predicazioni l'hanno prova to fuori misura. È sofferente e viene curato a San Damiano, ospite di Chiara e delle Sorelle. Compone qui il Cantico dell e Creature di alta religiosità e lirismo dove sono contenuti in f orma raccolta tutti gli ideali della umiltà e della grandezza fra ncescana. Sentendo prossima la fine terrena ordina di essere trasportato alla Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli, luog o di irradiazione del suo messaggio, dove muore al tramo nto della giornata del 3 ottobre 1226. Il 16 luglio di due an ni dopo veniva dichiarato Santo dal papa Gregorio IX.

Sabato 20 Novembre

Santuario di Rivotorto

Posto alle pendici del monte Subasio, il Santuario di Rivotorto, costruzione che ingloba l’omonimo Tugurio, è forse il luogo più famoso, dopo la Porziuncola, al quale sono legati i commoventi inizi del Movimento francescano. Francesco, insieme ai primi frati, scelse di vivere presso il suddetto Tugurio intorno al 1209. La scelta non fu casuale: limitrofi, erano i lebbrosari di S. Lazzaro in Arce (poi S. Maria Maddalena) e di S. Rufino in Arce. Lì si poteva accedere molto comodamente, per mettersi al servizio di questi fratelli bisognosi e abbandonati dagli uomini, e nello stesso tempo vivere ad una certa distanza, per evitare il contagio. La presenza, poi, presso il Tugurio di un serpeggiante torrente (rivo-torto) offriva un contributo enorme per risolvere tutti quei problemi che la vita umana poteva presentare ogni giorno. Infine, la preferenza data ad una capanna abbandonata, stava a sottolineare il grande desiderio di Francesco di vivere in assoluta povertà, di non dipendere da alcuno e di non usare cose che potessero essere utili per altri. La capanna era quasi confinante con i possedimenti del padre di Francesco, Pietro Bernardone, ed apparteneva come proprietà, almeno in teoria, ai Crociferi di S. Salvatore delle Pareti. S. Francesco, insieme ai primi compagni, presso il Tugurio abbandonato trascorse un periodo di circa due anni (dal 1209 al 1211), ma non in un modo continuo e stabile: a lui non piaceva avere una dimora fissa e spesso si spostava sia per annunciare il Vangelo e sia per ritirarsi in contemplazione presso luoghi più isolati.

L’attuale zona di Rivotorto è il luogo dove si sono compiuti alcuni degli episodi più salienti della conversione del Santo assisiate, quali: l’incontro con il lebbroso; il servizio presso l’ospedale dei lebbrosi alla chiesetta di S. Maria Maddalena; il restauro della cappella di S. Pietro della Spina. Attorno al Tugurio venne costruita, nel 1455, una piccola chiesa, poi ampliata nel 1671. Il Santuario che oggi si ammira è un edificio neogotico, eretto dopo il terremoto del 1854, sulle macerie della chiesa del sec. XVII. La facciata si divide in tre sezioni; in quella superiore è riportato un arco ogivale, al cui interno è raffigurato il Carro di fuoco, una delle scene più conosciute tra gli episodi ritenuti prodigiosi nella storia del francescanesimo primitivo: alcuni frati, dimoranti a Rivotorto, furono svegliati nella notte da un grande bagliore, e su di un carro apparve, appunto, S. Francesco. Sul portale è una scritta che testimonia la nascita, in questo luogo, dell'Ordine dei Minori. L’annesso Convento, costruito alla fine del sec. XVII, è stato ricostruito anch’esso, dopo il terremoto del 1854. L’elegante Basilica offre degna custodia al Tugurio: un basso edificio a pietre a vista, con tetto a tegole, lungo circa 9 metri e largo 6. Si trova a circa m. 1,40 sotto il livello della strada ed è suddiviso in tre ambienti: al centro è una piccola stanza aperta, con mensa di altare su cippo ottagonale sormontato da una delicata immagine della Madonna della Consolazione, lasciata da un pellegrino polacco nel 1700; a destra, è una celletta conosciuta col nome di “Letto di S. Francesco”, dove una lignea statua settecentesca lo ricorda (S. Francesco dormiente); a sinistra, si trova un’altra piccola stanza, nota come “Stanza del fuoco o della cucina”. Al tempo del Santo il Tugurio era più piccolo e più povero: il tetto era fatto di frasche, rami e travicelli, e non a tegole, né vi era il piccolo altare al centro, ma solo una grande croce di legno conficcata nel terreno, che serviva da richiamo per la preghiera. L’attuale forma del Tugurio risale al 1455, quando frate Francesco Saccardo, dopo opportuni consensi, ottenne il permesso di costruire una cappella con altare, per la celebrazione della messa. La struttura primitiva, da allora, iniziò a subire delle trasformazioni. Successivamente fu costruita una prima chiesa, con lo scopo di inglobare e conservare il Tugurio. L'interno della Basilica, oltre dalla suggestiva vista del Tugurio, è impreziosito da dodici tele del' 600, dipinte da Cesare Sermei, che raffigurano alcuni episodi della Vita di S. Francesco durante il periodo trascorso a Rivotorto. Nell’attiguo convento vi risiede una comunità religiosa stabile, che fa parte della Custodia generale del Sacro Convento di Assisi. Il Santuario è stato inserito dall’UNESCO, nell’anno 2000, fra i Monumenti “Patrimonio dell’Umanità”.

PREGHIERA DEL MATTINO

Rit: Vieni o Spirito, Spirito di Dio, Vieni o Spirito Santo.

Vieni o Spirito, soffia su di noi Dona a tuoi figli la vita.

( Il ritornello si canta ogni tre strofe)

Spirito di Sapienza e di Intelligenza , illumina le nostre menti

perché siano aperte ad accogliere la Parola di Dio e pronte a leggere i segni dei tempi.

Spirito di Verità ,

donaci il gusto delle cose grandi e belle, liberaci dalla menzogna e dalla falsità,

rendici testimoni fedeli e decisi di Cristo Verità.

Spirito di Coraggio , continua ad inviarci il fuoco della Pentecoste perché sappiano vincere ogni timore e paura

nel testimoniare il Vangelo.

Spirito di Pace, entra nelle nostre case con il tuo saluto di Pace,

perché diventiamo, in mezzo al mondo, segno di amicizia e di serenità.

Spirito di Unità ,

riunisci i dispersi, raduna i lontani, cancella le lotte e le divisioni.

Spirito di Gioia ,

accendi i nostri cuori con la fiamma del Tuo amore, facci pregustare già ora la gioia e la felicità promesse

agli eletti per la vita eterna.

CUSTODISCIMI, SIGNORE (da una preghiera del secolo III)

Si prega tutti insieme

Signore, resta con me in questo giorno e anima le mie azioni,

le mie parole e i miei pensieri.

Custodisci i miei PIEDI perché non passeggino ozios i, ma mi portino incontro alle necessità degli altri.

Custodisci le mie MANI,

perché non si allunghino per fare il male, ma sempre per abbracciare e aiutare.

Custodisci la mia BOCCA,

perché non dica cose false o vane e non parli male del prossimo, ma sempre sia pronta a incoraggiare tutti

e benedire Te, Signore della vita.

Custodisci il mio UDITO, perché non perda tempo ad ascoltare parole vuote e falsità,

ma sia sempre pronto ad accogliere il tuo misterioso messaggio per compiere, anche oggi, la tua volontà..

LO SPIRITO CHE RINNOVA

Vieni, o Spirito Santo a rinnovare il mondo.

Sol: Tu hai aperto la mente degli apostoli Perché comprendessero la Verità;

tu li hai resi coraggiosi, capaci di testimoniare con la vita la fede in Gesù;

tu hai concesso loro di parlare un linguaggio comprensibile a tutti.

Ti preghiamo, vieni dentro di noi

e trasforma i nostri cuori:

Sol: facci comprendere quali sono gli ideali grandi

a cui dedicare la nostra vita. Accresci in noi la fede

perché siamo testimoni di Gesù. Strappa l’egoismo dal nostro cuore perché sappiamo amare tutti gli altri con un amore attento e generoso.

Vieni, o Spirito Santo a rinnovare il mondo.

San DamianoSan DamianoSan DamianoSan Damiano

La chiesa di San Damiano non riveste ovviamente una grande importanza dal punto di vista artistico, specie se la si mette a confronto con alcune delle basiliche di Assisi, tuttavia è un luogo a cui indissolubilmente sono legate le vicende terrene sia di San Francesco che di Santa Chiara.

In questo oratorio campestre, appena fuori le mura del paese, nell'estate del 1205 d.C. San Francesco sentì il Crocifisso, che oggi viene custodito nell’omonima cappella della chiesa di Santa Chiara, esortarlo a restaurare la Chiesa; nella grotta sotto l'edificio, il Santo si nascose dal padre che ne ostacolava la scelta monastica. Qui Santa Chiara trascorse la sua esperienza monastica a partire dal 1212 d.C. e fondò l’ordine delle Clarisse; nella "capannuccia di

stuoie in un angolo della casa" San Francesco scrisse la prima bozza del Cantico delle Creature , e nel dormitorio di San Damiano, Santa Chiara morì l'11 Agosto del 1253 d.C. appena due giorni dopo la visita di Papa Innocenzo IV.

Quello che maggiormente colpisce del luogo è il silenzio , ed il senso di distacco che chiunque avverte passando dal paese a questa chiesa; San Damiano dista, dopo tutto, poco più di un chilometro dalla Basilica di San Francesco , ma, forse per i campi di olivi che lo circondano, o forse perché è visitato più dai pellegrini in preghiera che dai semplici turisti, la distanza sembra molto maggiore.

Meditiamo su...Meditiamo su...Meditiamo su...Meditiamo su... Mc 10,17-21 “Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". 18, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". 20 Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".

La Regola Francescana

Se vuoi essere perfetto,va e vendi tutto quello che possiedi e donalo ai poveri, Cosi avrai un tesoro in Cielo. Non portare alcuna cosa per via,

ne’ bastone, ne’ bisaccia, ne’ calzari, ne’ argento. Chi vuole venire dietro di Me

rinunzi a se’ stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Lc 5, 1- 11 “Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". 5 Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell`altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d`ora in poi sarai pescatore di uomini". 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.”

Riflessione Essere pescato non significa morire come per il pesce, significa

trasformarsi. Questo era l’obiettivo di Gesù quando ha detto ai suoi

apostoli ”Vi farò pescatori di uomini” Le reti sono rappresentate dalle relazioni con il mondo in cui viviamo, dove si collocano tutte le nostra

azioni, i desideri, i progetti, le motivazioni, le emozioni. Cristo ci

chiama nella sua rete per condividere con lui tutte le nostre relazioni

e viverle secondo il suo esempio. Siamo una chiesa di pescatori ovvero

siamo una comunità di persone (anche voi più giovani) che donano se

stesse affinché l’uomo che si incontra lungo il cammino non sia lasciato

solo, ma trovi nell’altro il sostengo e l’incoraggiamento.

Confermazione (cioè cresima) significa sentirsi chiamati da Gesù a

divenire suoi pescatori, cioè a dire “SI, DARO’ ALLA MIA VITA

UN SENSO NUOVO”

San DamianoSan DamianoSan DamianoSan Damiano

Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno, con amore ed umiltà potrà costruirlo.

Se davvero tu saprai vivere umilmente Più felice tu sarai anche senza niente.

Se vorrai ogni giorno con il tuo sudore una pietra

dopo l’altra in alto arriverai.

Nella vita semplice troverai la strada che la calma donerà al tuo cuore puro.

E le gioie semplici sono le più belle sono quelle che alla fine sono le più grandi.

Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore una pietra dopo

l’altra in alto arriverai.

RINNOVO DELLE PROMESSE BATTESIMALI

Professione di fede Carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale di Cristo, siamo stati sepolti insieme con Lui nella morte, per risorgere con Lui a vita nuova. Ora rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo con le quali un giorno abbiamo rinunziato a Satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella Santa Chiesa cattolica.

Rinunciate a Satana? Rinuncio .

E a tutte le sue opere?

Rinuncio.

E a tutte le sue seduzioni? Rinuncio.

Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?

Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti

e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la

comunione dei santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne e la vita eterna?

Credo . Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa, e noi ci

gloriamo di professarla, in Cristo Gesù nostro Signore. AMEN.

Io…..oggi professo con gioia dinnanzi a voi la mia fede e

ringrazio il Signore per essere stato battezzato

nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito San to. Esprimiamo ora insieme il nostro grazie al Signore che nel Battesimo ci ha resi suoi figli:

O Signore, quando fui battezzato

ero un bambino inconsapevole.

Ora però so la grandezza del dono che mi hai fatto:

mi hai innestato in Cristo, tuo Figlio

immergendomi nella sua morte e risurrezione,

e sono rinato tuo figlio.

Mi hai inserito nella tua Chiesa,

comunità di salvezza,

come membro attivo e responsabile,

mi hai dato un futuro e una speranza

nella fede e nell’amore.

Grazie, Signore!

Eremo delle Carceri

Antico romitorio del XIV secolo, collocato a circa 5 km. da Assisi salendo sul Monte Subasio. L'eremo è costruito sul luogo dove San Francesco e i suoi seguaci si ritiravano (si carceravano) in preghiera, presso una chiesetta circondata da grotte già in età paleocristiana frequentate da eremiti. Si narra che il nome "Eremo delle Carceri" sia dovuto al significato della parola "Carcere": Sacro Ritiro. All'inizio vi era solo un piccolo Oratorio che a Francesco sembrò il luogo adatto per la penitenza e la contemplazione. Nei primi del '300 il luogo venne affidato ai minori; nel 1373 venne consegnato al beato Paoluccio Trinci che vi costruì le prime celle, in forma di dormitorio, intorno alla grotta di San Francesco ed accanto alla Cappellina di S. Maria (oratorio di S. Maria). Successivamente il convento fu ampliato. L'interno conserva un refettorio con tavoli quattrocenteschi. Nel piano superiore c'è il dormitorio, dove sono collocate le celle. All'esterno vi è un piccolo chiostro dal quale si accede alla cappella di San Bernardino(affreschi degli inizi del sec.XV). Di fronte la chiesa quattrocentesca che conserva sopra l'altare un affresco di scuola umbro-senese della metà del '400 (Crocifissione); nel cippo dell'altare altro affresco del '500 con lo stemma dei Monti di Pietà. La parte più suggestiva è sicuramente la Grotta di San Francesco, in origine ambiente unico ora divisa in due vani, uno contiene il letto di pietra su chi dormiva il santo; nell'altro, alla parete destra si vede un masso su chi probabilmente Francesco sedeva per meditare e pregare. Sull'altare è collocato un Crocifisso che si ritiene sia quello che San Francesco portava sul petto quando andava ad evangelizzare le genti.

Per una minuscola porta si ritorna all'aperto. Sul pavimento si nota una lapide traforata, detta "il Buco del Diavolo". La tradizione vuole che attraverso questa apertura nella montagna sprofondasse il demonio, dopo avere inutilmente tentato Francesco. Nel bosco sottostante vi sono le grotte del beato Rufino e del Masseo. Qui ancora si può ammirare l'albero degli uccelli, un antichissimo elce, sopra il quale gli uccelli sarebbero venuti a prendere la benedizione del Santo. Da vedere la grotta di frate Leone e le celle degli altri compagni del Santo, Bernardo di Quintavalle, frate Egidio, Silvestro Andrea da Spello e Antonio da Stroncone collocate dopo il fosso. Un ultimo consiglio: dopo aver visto l'Eremo delle Carceri proseguite la passeggiata verso il Monte Subasio. Il panorama dell'Umbria da lassù è indimenticabile.

Preghiera SemplicePreghiera SemplicePreghiera SemplicePreghiera Semplice

O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace: Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore.

Dove è offesa, ch'io porti il Perdono. Dove è discordia, ch'io porti l'Unione.

Dove è dubbio, ch'io porti la Fede. Dove è errore, ch'io porti la Verità.

Dove è disperazione,ch'io porti la Speranza. Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia.

Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.

O Maestro, fa ch'io non cerchi tanto di: Essere consolato, quanto consolare.

Essere compreso, quanto comprendere. Essere amato,quanto amare.

Poichè: Si è: Dando, che si riceve;

Perdonando che si è perdonati; Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.

S.Francesco

Basilica di Santa ChiaraBasilica di Santa ChiaraBasilica di Santa ChiaraBasilica di Santa Chiara

La chiesa di Santa Chiara di Assisi viene costruita in stile gotico italiano fra il 1257 ed il 1265, lungo l'asse viario che collega Porta Nuova a S.Francesco.

La basilica di Santa Chiara di Assisi, realizzata con la tipica pietra rosa estratta dalle cave del Monte Subasio, contiene preziosi affreschi risalenti al periodo che va dal XII al XIV secolo. Nella I cappella a destra lungo l'unica navata di Santa Chiara di Assisi, terminante in transetto e abside poligonale, si può ammirare il Crocifisso, che secondo la tradizione, avrebbe invitato S.Francesco nella chiesa di S.Damiano a "rifondare la Chiesa". Questa cappella e la successiva sono i resti della preesistente chiesa di S.Giorgio e come tali rappresentano la zona più antica dell'edificio. Nella cripta si conservano i resti terreni di Santa Chiara di Assisi e alcune reliquie particolarmente ben conservate: un saio di San Francesco ed una veste realizzata dalla Santa fra le altre. Dalla Piazza antistante la Chiesa, caratterizzata dalla presenza degli archi rampanti sul fianco dell'edificio e dalla facciata con rosone centrale, si può godere di un vasto panorama, tanto che nelle giornate di cielo terso, si può abbracciare in un solo sguardo la valle umbra da Montefalco a Perugia. Chiara nasce nel 1194 da una nobile famiglia d'Assisi, figlia di Favarone di Offreduccio di Bernardino e di Ortolana. La madre, recatasi a pregare alla vigilia del parto nella Cattedrale di San Rufino, sentì una voce che le predisse la nascita della bambina con quest eparole :"Donna non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo". Per questo motivo la bambina fu chiamata Chiara e battezzata in quella stessa chiesa. Si può senza dubbio affermare che una parte predominante della educazione di questa fanciulla è dovuta alla grande spiritualità che pervadeva l'ambiente familiare di Chiara ed in particolare la figura della madre. L'esperienza della completa rinuncia e delle predicazioni di San Francesco, fecero sì che queste due grandi personalità s'intendessero perfettamente sul modo di fuggire dal mondo comune e donarsi completamente alla vita contemplativa. La notte dopo la Domenica delle Palme, il 18 marzo 1212, Chiara, accompagnata da Pacifica di Guelfuccio, si recherà di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati. Qui Francesco la vestì del saio francescano, le tagliò i capelli consacrandola alla penitenza e la condusse presso le suore benedettine di San Paolo a Bastia Umbra, dove il padre inutilmente tentò di persuaderla a far ritorno a casa. Chiara si rifugiò in seguito, su consiglio di Francesco, nella Chiesetta di San Damiano che divenne la Casa Madre di tutte le sue consorelle chiamate

dapprima "Povere Dame recluse di San Damiano" e, dopo la morte di Chiara, Clarisse. Qui visse per quarantadue anni, quasi sempre malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti compresa la madre Ortolana e le sorelle Agnese e Beatrice. Nel 1215 Francesco la nominò badessa e formò una prima regola dell'Ordine che doveva espandersi per tutta Europa. La fermezza di carattere, la dolcezza del suo animo, il modo di governare la sua comunità con la massima carità e avvedutezza, le procurarono la stima dei Papi che vollero persino recarsi a visitarla. La morte di Francesco e le notizie che alcuni monasteri accettavano possessi e rendite amareggiarono e allarmarono Chiara che sempre più malata volle salvare fino all'ultimo la povertà per il suo convento componendo una Regola simile a quella dei Frati Minori, approvata dal Cardinale Rainaldo (poi papa Alessandro IV) nel 1252 e alla vigilia della sua morte da Innocenzo IV, recatosi a San Damiano per portarle la benedizione e consegnarle la bolla papale che confermava la sua regola; il giorno dopo, 11 agosto 1253, Chiara muore, officiata dal Papa che volle cantare per lei non l'ufficio dei morti, ma quello festivo delle vergini. Il suo corpo venne sepolto a San Giorgio ed in seguito trasferito nella chiesa che porta il suo nome. Nonostante l'intenzione di Innocenzo IV fosse quella di canonizzarla subito dopo la morte, si giunse alla bolla di canonizzazione nell'autunno del 1255, dopo averne seguito tutte le formalità, per mezzo di Alessandro IV.

Domenica 21 Novembre

Basilica di San Francesco

La Basilica Inferiore San Francesco era morto da soli due anni, quando fu iniziata la costruzione della Basilica a lui dedicata. Il 29 marzo 1228, Simone di Pucciarello donò al Papa Gregorio IX la sommità della collina detta Colle dell'Inferno, così chiamata perché vi si eseguivano le condanne a morte. Il Papa Gregorio IX accettò la donazione per poi darla in uso perpetuo ai Frati nelle mani di Fratello Elia successore di San Francesco e di Piertro Cattani. Il nome della collina fu mutato in Colle del Paradiso e proprio in questo luogo (la leggenda racconta che il Santo stesso lo avesse indicato per costruirvi un luogo di culto) fu iniziata la costruzione della Abbazia. L'opera fu terminata in soli due anni (1228-1230). La Basilica che oggi viene chiamata Inferiore fu iniziata per prima. La forma è di stampo romanico lombardo con un'unica navata ed un ampio transetto. Fin dal 1230 le spoglie mortali San Francesco sono qui custodite. Ai quattro angoli della cripta, sono stati sistemati i corpi dei Beati Frati Angelo Leone, Masseo da Marignano, e Rufino. Alle splendide decorazioni della Basilica hanno collaborato i più illustri artisti del tempo da Giotto a Cimabue a Simone Martini. I cicli pittorici contenuti nella chiesa la rendono un unicum assoluto. Essa raccoglie, infatti, in uno stesso luogo le testimonianze di un'epoca artistica. Il transetto è interamente decorato da affreschi di Giotto e della sua scuola, ad eccezione del primo riquadro in basso a destra, raffigurante la Madonna in trono con quattro angeli e San Francesco, opera della

maturità di Cimabue. L'abside di forma semicircolare (tipica pianta francescana) è decorata da un affresco raffigurante il Giudizio Finale di Cesare Sermei (1623) e ornata, nella parte inferiore, da un bel coro ligneo intagliato e intarsiato nel 1471 da Apollonio Petrocchi e aiuti; sopra l'abside si trova l'affresco San Franceso in gloria di Giotto. Nella prima cappella a sinistra della Basilica sono dipinte le Storie di San Martino, soldato dell'esercito romano che abbandonò la vita militare per le religione. L'opera è di Simone Martini.

La Basilica Superiore La realizzazione della Basilica Superiore di Assisi è diretta conseguenza dell'influenza che ebbe sull'Ordine la successione nel 1239 a Frate Elia di nuovi Padri generali di origine francese. Sopra la forma romanica della Basilica Inferiore venne realizzata un nuova Basilica in stile gotico, entrambe realizzate con la pietra rosa del monte Subasio. Con la costruzione della Basilica Superiore si completa la realizzazione della Basilica nel suo complesso: La Basilica Inferiore monumentale cripta destinata ai pellegrini ed alla venerazione alle reliquie del Santo La Basilica Superiore destinata alle riunioni ufficiali ed in grado di ospitare, sedendo sul trono a Lui riservato, anche il Papa La Basilica di San Francesco fu ufficialmente inaugurata da Papa Innocenzo IV nel 1253. La Basilica Inferiore e Superiore sono tra loro collegate tramite una scala sita nel transetto di sinistra. Il terremoto del 26 Settembre ha seriamente danneggiato la Basilica Superiore specie nella zona del transetto costringendola per oltre due anni alla chiusura. Oltre agli affreschi del transetto il terremoto ha seriamente danneggiato anche il timpano esterno del transetto. Di seguito si riportano divisi per navata e transetto i titoli di tutti i gli affreschi esposti nella Basilica Superiore. La seconda numerazione in Tavole rispecchia quella delle finestre narranti "Le Storie di San Francesco" secondo la classica versione di San Bonaventura.

Celebrazione Santa Messa

Santa Maria degli Angeli

La Basilica di Santa Maria degli Angeli di imponenti dimensioni (è la settima in ordine di grandezza fra le chiese cristiane) Notizie sulla località Cerreto de Porziuncle se ne hanno sin dai primi anni del Mille, ma è da tutti riconosciuto che la nascita del primo nucleo è da attribuirsi alle vicende legate a San Francesco . I primi pellegrini furono attirati oltre che dalla presenza così forte di questo Uomo, anche dall'Indulgenza della Porziuncola, il Perdono, che richiamava un notevolissimo numero di persone da ogni parte del continente. Emerse subito il bisogno di dare un minimo di assistenza ai pellegrini. Così nacquero (con il passare dei secoli, naturalmente), le prime botteghe, i primi punti di ristoro, le prime locande. Una cronaca del 1582 parla di oltre centomila pellegrini. Erano folle non trascurabili, rapportate soprattutto alle difficoltà di spostamento che si avevano in quei tempi. Nel 1569 giunse il permesso, da parte di Pio V per la costruzione di una basilica attorno alla Porziuncola. È la nascita di tutta una serie di attività collaterali. Il "turismo", se a quei tempi poteva chiamarsi tale, aveva un assetto meno frammentario. Il 2 agosto si tiene in Santa Maria degli Angeli l'importantissima Festa del Perdono che dal 1216 ha sempre richiamato folle di pellegrini

La Porziuncola La Cappella, di antica costruzione e venerata per apparizioni angeliche in essa avvenute, apparteneva al monaci Benedettini del Subasio. Era situata nella zona denominata "Portiuncula". In seguito il nome della terra passò a designare la chiesina stessa. Rimasta per lungo tempo in abbandono, fu restaurata da S. Francesco (fu la terza chiesa riparata da Francesco), il quale comprese qui chiaramente la sua vocazione e qui fondò l'Ordine dei Frati Minori (1209), "fissando qui la sua dimora - dice S. Bonaventura - per la riverenza che aveva verso gli Angeli e per il grande amore alla Madre di Cristo", cui la chiesina era dedicata. Dai Benedettini ottenne in dono il luogo e la cappella per farne il centro della sua nuova istituzione. Il 28 marzo 1211 Chiara di Favarone di Offreduccio vi ricevette dal Santo l'abito religioso, iniziando l'Ordine delle Clarisse. Nel 1216, in una visione, Francesco ottenne da Gesù stesso l'indu1genza del Perdono d'Assisi, che fu approvata dal Papa Onorio III ed è lucrabile da tutti i fedeli quotidianamente per tutto l'anno. Alla Porziuncola, che fu ed è il centro del francescanesimo, S. Francesco adunava ogni anno i suoi frati nei Capitoli (adunanze generali), per discutere la Regola e perché si accendessero di nuovo fervore. È celebre il Capitolo delle Stuoie al quale convennero oltre cinquemila frati (1221).

Interno della Porziuncola Conserva tutta la freschezza della primitiva austerità francescana. Le pietre rozzamente squadrate sembrano ricordare la mano inesperta del giovane restauratore Francesco. Ma nei loro riflessi c'è quasi l'eco della preghiera incessante che da secoli si eleva verso il cielo da questa "piccola porzione" della terra. Milioni e milioni di anime hanno varcato questa "porta di vita eterna" e si sono prostrate qui per ritrovare la pace e il perdono nella grande Indulgenza della Porziuncola. Una porta sempre aperta…. Il pellegrino che varca la soglia della grande basilica di Santa Maria degli Angeli, nella pianura di Assisi, si sente subito attratto dalla piccola chiesa romanica, centro fisico ma soprattutto cuore spirituale dell'intero santuario. È la Porziuncola, un luogo dell'anima, che viene da molto lontano, dove Francesco ha risvegliato la nostalgia del Paradiso, quello vero, che comincia in terra con una straordinaria tensione, cioè la santità. Se ne accorgono tutti. Simone Weil, filosofa ebrea, sensibilissima e affascinata da Cristo, lo ha anche scritto: "Mentre ero sola nella piccola cappella romanica di Santa Maria degli Angeli, incomparabile miracolo di purezza, in cui Francesco ha pregato tanto spesso, qualcosa più forte di me mi ha costretta, per la prima volta in vita mia, a inginocchiarmi" Chi infatti si inginocchia sulla soglia della Porziuncola vi può leggere parole straordinarie per una "piccola porzione di mondo" quale essa è: "hic locus sanctus est", questo luogo è santo, perché Dio vi è sceso e vi si è intrattenuto in colloquio con Francesco, come una volta in altra Terra Santa con Giacobbe e Mosè e Giosuè e Maria... Ma se l'emozione vi prende e vi fa alzare lo sguardo, allora potrete leggere parole altrettanto gravi sul colmo della porta: "haec est porta vitae aeternae" per qui si accede alla vita eterna. Parole da prendere sul serio perché alludono al mistero contenuto in questo scrigno e perché in esse perdura l'emozione di Francesco. E se resistete ancora un po' all'attrazione di entrare per quella porta e girate invece attorno alla Porziuncola, sul retro, sopra l'abside potrete scorgere un altro segno del tesoro nascosto dentro al luogo santo. Questa volta si tratta di un frammento appena di un più grande affresco della crocifissione, attribuito al Perugino. È rimasta Maria con il suo dolore e le donne pie che la sorreggono e consolano, Francesco abbracciato al legno della croce di Gesù e, al centro dell'abside e non casualmente, la parte inferiore del corpo crocifisso del "buon ladrone", il primo perdonato a varcare da santo la porta, quella definitiva, della vita eterna. "Oggi sarai con me nel Paradiso", gli aveva promesso Gesù morente. Ed egli aveva chiuso gli occhi in pace.

Meravigliosa combinazione! Perché Francesco proprio di questa sua chiesina ha fatto l'eco al perdono di Dio per i pentiti di tutti i tempi. Francesco ha proclamato quel giorno di agosto alle genti riparate all'ombra delle querce: "Fratelli, io vi voglio mandare tutti in Paradiso e vi annuncio una grazia che ho ottenuto dalla bocca del Sommo Pontefice". È l'Indulgenza del Perdono, il tesoro della Porziuncola. E se finalmente entriamo nella chiesina, siamo subito inondati dalla luce e dai colori del retablo di Prete Ilario da Viterbo, la bella Pala di altare firmata e datata 1393 e restaurata in questi ultimi mesi. È la prima testimonianza pittorica che traduce l'immaginario popolare del Perdono di Assisi ed è divenuta modello per i successivi cicli iconografici. Nella successione dei cinque quadri si può leggere il cammino spirituale di Francesco, ritratto come esempio di penitente. La tavola narra del Poverello che si mette a nudo di fronte alle spine del roseto e ai pungoli della vita; si fa discepolo di due angeli; si immerge nella contemplazione di Gesù e della Vergine Maria; si inginocchia davanti alla Chiesa, sua madre; e finalmente annuncia a tutti la sua gioia e il Paradiso che ne è il compimento. A noi vien chiesto di cominciare proprio da qui, dall'ultimo quadro, dalla voce di Francesco che risuona tra le mura spoglie e crea emozioni e sonorità varie nel nostro spirito. Qui Francesco ha condensato esperienze universali, di quelle che ci interpretano, le sentiamo nostre e le possiamo rifare, iniziando dal desiderio. La cappella del transito Era l'infermeria del primitivo convento, una delle umili capanne sparse nel bosco, costruite dai frati per abitarvi. Sulla parete esterna: Transito e Funerali di S. Francesco di D. Bruschi (1886). S. Francesco trascorse qui gli ultimi giorni della sua vita e vi morì facendosi deporre sulla nuda terra, la sera del 3 ottobre 1226, dopo aver aggiunto gli ultimi versi al suo Cantico delle creature:

"Laudato si mi' Signore, per sora nostra morte corporale da la quale nullu homo vivente po scappare: guai acquelli che morrano ne le peccata mortali; beati quelli che trovarà ne le

tue sanctissime voluntati, che la morte secunda

nolfarra’ male..."

CONDIZIONI PER RICEVERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI, (per sé o per i defunti)

Confessione sacramentale per essere in grazia di Di o (negli otto giorni precedenti o seguenti);

Partecipazione alla Messa e Comunione eucaristica; Visita alla chiesa della Porziuncola, dove si rinno va la professione di

fede, mediante la recita del CREDO, per riaffermare la propria identità cristiana;

La recita del PADRE NOSTRO, per riaffermare la prop ria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo;

Una preghiera secondo le intenzioni del Papa, per r iaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centr o visibile di unità è il Romano Pontefice.

Una preghiera per il Papa.

L'INDULGENZA I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche ma riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione. La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza.

TAU

“Nutriva grande venerazione e affetto per il segno del TAU. Lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava” (FF 1079).

Il TAU, ultima lettera dell’alfabeto ebraico, venne adoperato con valore

simbolico sin dall’Antico Testamento (Ez. 9,4), per indicare la salvezza e l’amore di Dio per gli uomini.

Il TAU fu adottato prestissimo dai cristiani. Tale segno lo troviamo già nelle Catacombe di Roma, perché la sua forma ricordava ad essi la Croce, sulla quale Cristo s’immolò per la salvezza del mondo.

Il TAU è segno di redenzione. E’ segno esteriore di quella novità di vita cristiana, interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo.

Il TAU era segno carissimo a Francesco. Era il suo sigillo, il segno che solo nella Croce di Cristo è la salvezza di ogni uomo. L’amore di Francesco per il TAU scaturiva da un’appassionata venerazione per la croce, per l’umiltà e la missione di Cristo, che attraverso la croce ha dato a tutti gli uomini il segno e l’espressione più grande del suo amore.

La semplicità del TAU ricorda la semplicità della vita scelta da Francesco.. ricorda la povera tunica che Francesco indossò quando scelse di andare per i paesi ad annunciare luminosamente il Vangelo.

Il TAU fu accolto da San Francesco nel suo valore spirituale e il Santo se ne impossessò in maniera così intensa e totale sino a diventare lui stesso, attraverso le Stimmate della carne, quel TAU vivente che egli

aveva così spesso contemplato, disegnato ma soprattutto amato.

Il TAU, segno concreto di una devozione cristiana, è soprattutto impegno di vita nella sequela di Cristo. Il TAU, perciò, deve ricordarci una grande verità cristiana: la nostra vita, salvata e redenta dall’amore di Cristo crocefisso, deve diventare, ogni giorno di più, vita nuova, vita donata per amore. Portando questo segno viviamone la spiritualità, rendiamo ragione della “speranza che è in noi”, riconosciamoci seguaci di San Francesco.

Celebrazione per l’ imposizione del Tau C: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti: Amen. C: La pace e la letizia perfetta siano con tutti voi. Tutti: E con il tuo spirito. Guida: L’amore di Dio ci ha riuniti qui facendoci dono della sua adorabile presenza. Il Signore infatti ci ha detto: “Dove due o tre persone sono riunite nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Affidiamoci allora a Lui perché accompagni con la sua grazia il gesto che stiamo per compiere. Tutti: Amen. C: Santo, santo, santo il Signore Iddio onnipotente, che è, che era e che verrà. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Degno è il Signore Dio nostro di ricevere la lode, la gloria e l’onore e la benedizione. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Degno è l’agnello che è stato ucciso, di ricevere la potenza e la divinità e la sapienza e la fortezza e l’onore e la gloria e la benedizione. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Benediciamo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Benedite il Signore, opere tutto del Signore. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Date lode a Dio, voi tutti, suoi servi, e voi che temete Iddio, piccoli e grandi. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Lodino Lui glorioso i cieli e la terra e ogni creatura che è nel cielo e sulla terra, il mare e le creature che sono in esso. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno.

C: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Come era nel principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen. (FF 264) Tutti: Lodiamolo ed esaltiamolo in eterno. C: Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, che sei il sommo bene, tutto il bene, ogni bene; che solo sei buono, fa’ che noi ti rendiamo ogni lode, ogni gloria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione e tutti i beni. Fiat. Fiat. (FF 265) Tutti: Amen. Guida: San Francesco nutriva grande venerazione ed affetto per il segno Tau; lo raccomandava spesso nel parlare e lo apponeva alle lettere che scriveva, come se la sua missione consistesse, secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi sinceramente a Cristo. Oggi il segno del Tau, magari arricchito da una cor dicella con i tre nodi - segno dei consigli evangelici di Castità, Po vertà e Obbedienza - ricorda la radicalità del Battesimo e l'appartene nza costante di sé e dei propri passi a Cristo e alla sua sequela. Un segno "a fuoco" di appartenenza a Gesù e alla Ch iesa cattolica. Il fatto di averlo "al collo" ricorda lo stato coni ugale del cristiano con l'assonanza della parola giogo con "coniuge". Il cristiano porta lo stesso giogo (sul proprio col lo - peso, gioia, desiderio, responsabilità, progetto) di Cristo ed è , dunque, "coniuge" con Lui.

DOMANDA: Ti è mai capitato finora di vivere una esperienza paragonabile a quella di san Francesco? ——————————————————————————————

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BENEDIZIONE DI

SAN FRANCESCO

Signore ti benedica e ti custodisca, mostri a te il suo volto e abbia

misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace.

Questo è per te il nostro sincero augurio!

Don Roberto ed Enrica