Pellegrinaggi cristiani - utecinisellobalsamo · 3.4 Tipi di pellegrinaggi pag. 7 3.5. Usi, costumi...

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Dispensa n.3 Pellegrinaggi cristiani 1. Pellegrinaggi pagani nella Roma antica pag. 1 2. Pellegrinaggi Cristiani pag. 2 2.1 Pellegrinaggi a Gerusalemme pag. 3 2.2. Pellegrinaggi cristiani a Roma pag. 4 3. La Via Francigena pag. 5 3.1. Perché si chiama Via Francigena pag. 5 3.2. Il percorso pag. 5 3.3. Com’era organizzato il percorso pag. 6 3.4 Tipi di pellegrinaggi pag. 7 3.5. Usi, costumi e motivazioni dei pellegrini pag. 8 3.6. Pellegrinaggi nel Medioevo pag. 9 3.7. Diari e Guide dei primi pellegrini pag. 11 3.8. Influenza dei pellegrinaggi nella cultura europea pag. 13 3.9. La Via Francigena Oggi pag. 13 4. Altri pellegrinaggi in Italia ed Europa pag. 14 4.1. Pellegrinaggi in Italia pag. 14 4.2. Pellegrinaggio in Irlanda pag. 15 4.3. Pellegrinaggio annuale degli zingari pag. 15 4.4. Pellegrinaggio “La Romeria” in Spagna pag. 16 5. Pellegrinaggi cristiani in tutto il mondo pag. 18 5.1. Pellegrinaggio a Czestokowa, Polonia pag. 18 5.2. Pellegrinaggio a Lalibela, Etiopia pag. 18 5.3. Pellegrinaggio a Luàn, Argentina pag. 19 5.4. Costa Rica pag. 19 5.5. Cile pag. 19 5.6. Paraguay pag. 19 5.7. Zapopàn in Mexico pag. 19 6. Il Cammino di Sant’Agostino pag. 20 1. I PELLEGRINAGGI PAGANI NELLA ROMA ANTICA (Foto 1 –3) Influenzati dai loro vicini Etruschi (e ancor piu' dai Greci) i Romani svilupparono una religione di Stato complessa che enfatizzava i doveri verso gli Dei (Pietas) e servendoli attraverso rituali prescritti e puntuali. Un gran numero di ebrei vivevano a Roma, erano in gran parte di lingua greca . Poiché Roma aveva continui contatti e rapporti militari/commerciali con il Levante di lingua greca, durante il secondo e primo secolo a.C. molti greci e anche numerosi ebrei, erano venuti a Roma come mercanti o portati lì come schiavi. I romani sembrano aver visto gli ebrei come seguaci di particolari usanze religiose retrograde, ma l ' antisemitismo non esisteva, e nonostante il loro disprezzo, i romani riconoscevano e rispettavano l'antichità della loro religione e la fama del loro Tempio a Gerusalemme. Nel 197 d.C. Tertulliano , da poco convertito, scrisse sulla libertà religiosa: ”Uno onori Dio, un altro Giove; uno tenda le mani supplici verso il cielo, altri verso l'ara della Fede; uno, se crede, conti, pregando, le nuvole, un altro le travi del soffitto; uno al proprio Dio voti l'anima propria, altri quella di un caprone. Badate, infatti, che non concorra anche questo al delitto di irreligiosità: togliere la libertà di religione e interdire la libertà di scelta della divinità, 1

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Dispensa n.3

Pellegrinaggi cristiani

1. Pellegrinaggi pagani nella Roma antica pag. 12. Pellegrinaggi Cristiani pag. 2

2.1 Pellegrinaggi a Gerusalemme pag. 32.2. Pellegrinaggi cristiani a Roma pag. 4

3. La Via Francigena pag. 53.1. Perché si chiama Via Francigena pag. 53.2. Il percorso pag. 53.3. Com’era organizzato il percorso pag. 63.4 Tipi di pellegrinaggi pag. 73.5. Usi, costumi e motivazioni dei pellegrini pag. 83.6. Pellegrinaggi nel Medioevo pag. 93.7. Diari e Guide dei primi pellegrini pag. 113.8. Influenza dei pellegrinaggi nella cultura europea pag. 133.9. La Via Francigena Oggi pag. 13

4. Altri pellegrinaggi in Italia ed Europa pag. 144.1. Pellegrinaggi in Italia pag. 144.2. Pellegrinaggio in Irlanda pag. 154.3. Pellegrinaggio annuale degli zingari pag. 154.4. Pellegrinaggio “La Romeria” in Spagna pag. 16

5. Pellegrinaggi cristiani in tutto il mondo pag. 185.1. Pellegrinaggio a Czestokowa, Polonia pag. 185.2. Pellegrinaggio a Lalibela, Etiopia pag. 185.3. Pellegrinaggio a Luàn, Argentina pag. 195.4. Costa Rica pag. 195.5. Cile pag. 195.6. Paraguay pag. 195.7. Zapopàn in Mexico pag. 19

6. Il Cammino di Sant’Agostino pag. 20

1. I PELLEGRINAGGI PAGANI NELLA ROMA ANTICA (Foto 1 –3)Influenzati dai loro vicini Etruschi (e ancor piu' dai Greci) i Romani svilupparono una religione diStato complessa che enfatizzava i doveri verso gli Dei (Pietas) e servendoli attraverso ritualiprescritti e puntuali. Un gran numero di ebrei vivevano a Roma, erano in gran parte di lingua greca. Poiché Roma avevacontinui contatti e rapporti militari/commerciali con il Levante di lingua greca, durante il secondo eprimo secolo a.C. molti greci e anche numerosi ebrei, erano venuti a Roma come mercanti o portatilì come schiavi. I romani sembrano aver visto gli ebrei come seguaci di particolari usanze religioseretrograde, ma l'antisemitismo non esisteva, e nonostante il loro disprezzo, i romani riconoscevanoe rispettavano l'antichità della loro religione e la fama del loro Tempio a Gerusalemme. Nel 197d.C. Tertulliano, da poco convertito, scrisse sulla libertà religiosa:

”Uno onori Dio, un altro Giove; uno tenda le mani supplici verso il cielo, altri verso l'ara dellaFede; uno, se crede, conti, pregando, le nuvole, un altro le travi del soffitto; uno al proprio Dio votil'anima propria, altri quella di un caprone. Badate, infatti, che non concorra anche questo aldelitto di irreligiosità: togliere la libertà di religione e interdire la libertà di scelta della divinità,

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così che non mi sia permesso onorare chi voglio, ma sia costretto a onorare chi non voglio.Nessuno vorrà essere onorato da chi non vuole farlo, nemmeno un uomo.”

Nell'età protostorica, ancora prima della fondazione di Roma, quando nel territorio laziale c'eranosolo tribù, nel territorio dei colli si credeva nell'intervento nella vita di tutti i giorni, di forzesoprannaturali tipicamente magico-pagane. Queste forze non erano, tuttavia, personificate indivinità e solo col rafforzarsi dei contatti con altre popolazioni, tra cui i Greci (nell'VIII secoloa.C.), i Sabini e gli Etruschi, tali forze cominceranno a essere personificate in oggetti e poi insoggetti antropomorfi. Gli dei principali e più antichi venerati nel periodo arcaico erano Giove,Marte e Quirino. Proprio a Iupiter è dedicato il santuario cittadino di più antica consacrazione. In questa fase primitiva della religione romana è riscontrabile anche la venerazione di numerosedivinità femminili: Giunone, Bellona, Cerere e Vesta.Sulla base delle fonti classiche si è potuto individuare, tra le numerose festività del calendarioromano, quelle che vedevano un'ampia partecipazione di popolo. Queste feste erano la corsa deiLupercalia (15 febbraio), i Quirinalia (17 febbraio) celebrati nelle curie, i Matronalia (1º marzo) inoccasione delle quali le schiave venivano servite dalle padrone di casa, i Matralia (11 giugno) conla processione delle donne, e infine i Saturnalia (17 dicembre), la cui vasta partecipazione di popoloè attestata da numerose fonti.Durante queste feste, in gruppi o anche individualmente, il pellegrino si recava nei templi degli deiper pregare ma anche, principalmente, per l'interpretazione dei segni e dei presagi, che indicavano ilvolere degli dei. Prima di intraprendere qualsiasi azione rilevante era infatti necessario conoscere lavolontà delle divinità e assicurarsene la benevolenza con riti adeguati. Le pratiche più seguiteriguardavano:- il volo degli uccelli: l'augure tracciava delle linee nell'aria con un bastone ricurvo, delimitando unaporzione di cielo, che scrutava per interpretare l'eventuale passaggio di uccelli;- la lettura delle viscere degli animali: solitamente un fegato di un animale sacrificato venivaosservato dagli aruspici per comprendere il volere del dio;- i prodigi: qualsiasi prodigio o evento straordinario, quali calamità naturali, epidemie, eclissi, etc,era considerato una manifestazione del favore o della collera divina ed era compito dei sacerdoticercare di interpretare tali segni.I santuarî di Giove Laziale, di Diana Nemorense e di Giunone Lanuvina erano meta dipellegrinaggio, non soltanto ufficiale per le città che erano rappresentate alle feste o per i magistratiche vi dovevano intervenire, ma anche per la frequenza di popolo devoto insieme e festante.

2. PELLEGRINAGGI CRISTIANI Nel mondo cattolico i pellegrinaggi per antonomasia sono quello a Gerusalemme in Terra Santa, aRoma e a Santiago di Compostela (Spagna); il termine pellegrino è usato a proposito solo perquest'ultima meta: il pellegrino diretto a Roma veniva chiamato in spagnolo romería, e anchenell'italiano antico il termine romeo indicava il pellegrino. I due pellegrinaggi europei si svolgevanolungo percorsi che, nel corso del tempo, sono diventati celebri. I più famosi sono: il CaminoFrancés per Santiago de Compostela e la Via Francigena per Roma. A questi pellegrinaggi si sonoaggiunti quelli diretti ai vari Sacri Monti ed ai principali luoghi d'apparizione mariani: Guadalupe,Caravaggio, Lourdes, Fatima, Medjugorie. Oltre che a luoghi particolari legati alla Madonnacome Leuca, Częstochowa e Loreto o luoghi legati a santi particolarmente importanti come Assisi eCroagh Patrick in Irlanda.I pellegrinaggi cristiani nacquero ben presto: vi è testimonianza di essi già nel IV secolo d.C.; nesiamo a conoscenza perché al viaggio ben presto si accompagnò l'uso di scriverne dei resoconti.

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2.1 Pellegrinaggi verso la Terra Santa (Foto 4 – 10)Per i primi cristiani Gerusalemme divenne la meta di un viaggio spirituale ambito nel desiderio diconoscere i luoghi dove Gesù visse, predicò e morì. Le radici del pellegrinaggio cristiano siritrovano anche in illustri esempi biblici, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento: da Adamo chedovette abbandonare l'Eden, ad Abramo, Isacco e Giacobbe che peregrinavano senza una fissadimora, o come il popolo d'Israele che errò nel deserto. Il pellegrinaggio a Gerusalemme divenneper i cristiani un'usanza fissa a partire dal 313 d.C. con l'editto di Costantino che concesse la libertàdi culto in tutto l'Impero Romano. Si andava per cercare la Croce, i chiodi, la tunica di Cristo, laScala Santa o per ripercorrere i luoghi della sua sofferenza.Il pellegrinaggio ai luoghi santi, che era già in uso nei secoli precedenti, prese una grande voga nelsecolo IV anche in seguito al più importante pellegrinaggio effettuato nel 327 dalla madredell’imperatore Costantino S. Elena coronato dal ritrovamento della vera Croce e di altre reliquie.Ma in realtà abbiamo tracce precedenti: per esempio Melitone di Sardi (nella regione turca diLidia), morto martire nel 190, viaggiò in Terra Santa alla ricerca di informazioni per mettere finealla controversia sulla data di Pasqua. Da ricordare anche Alessandro Cappadoce, che nel 200 lasciòla Cappadocia per le persecuzioni romane e raggiunse Gerusalemme, dove fu consacrato vescovodella città. Nel III sec. incontriamo un altro tra i primi pellegrini: Origene d’Alessandria (185-254)che stabilitosi a Cesarea Marittima (Palestina) effettuò una serie di viaggi per conoscere meglio iluoghi Gesù. Fu san Gerolamo, nel IV secolo a dare inizio alla tradizione della “peregrinatio” versoi luoghi santi. Di quest'antica epoca abbiamo anche la preziosa testimonianza della pellegrina Eteriacon la descrizione del suo pellegrinaggio effettuato nel 381. I luoghi più frequentemente visitati aGerusalemme dai pellegrini erano il Santo Sepolcro, il santuario della Croce, il Martyrium; aBetlemme si visitava il luogo della natività di Cristo; a Betania la casa di Lazzaro; sul monte degliOlivi l'Imbomon o luogo dell'Ascensione, ecc..Gerusalemme era, fin dal 638 in mano dei musulmani, in un'area contesa tra i califfati del Cairo(sciiti) e di Baghdad (sunniti) e i pellegrini cristiani potevano visitare la città e le chiese al prezzo dipagare per i salvacondotti. Inoltre la situazione dei cristiani e degli ebrei ivi residenti conobbeovviamente alcune obiettive difficoltà, le comunità religiose cristiane orientali dovetterofronteggiare e rintuzzare le angherie alle quali erano sottoposte dalle autorità musulmane del postoed inoltre non era garantita ai pellegrini cristiani diretti in Terra Santa vita e sicurezza.All’inizio, anche se non si verificarono vere e proprie persecuzioni, si applicarono però taluneforme di discriminazione ai danni dei sudditi non-musulmani, costretti allo stato di “dimmitudine”(sottomissione). Infatti, mentre i pagani subirono dall'Islam politico una conversione forzosa, agliebrei e ai cristiani fu concesso di rimanere a vivere nelle loro terre, continuando a professareliberamente la propria fede, venendo però sottoposti a un pagamento discriminatorio rispetto aimusulmani ed inoltre erano sottoposti a pagare mediante un cerimoniale che prevedeva chel'esattore colpisse simbolicamente il “dhimmi” (non-musulmano) sul capo e sulla nuca, affinchéricordasse di essere un cittadino soggetto al potere islamico. I luoghi di culto non furono distruttima fu vietato costruirne di nuovi. Un’altra discriminazione che colpiva i cristiani e gli ebrei eracostituita dal non poter testimoniare in giudizio contro un musulmano, diventando cosìpotenzialmente soggetti agli abusi di un qualunque prepotente. Cristiani ed ebrei non potevanopossedere armi né avere cavalli. Non potevano vendere alcolici o mangiare carne di maiale(alimenti entrambi il cui consumo era vietato ai musulmani), così come era vietato fare propagandadella propria fede esponendo croci in pubblico, o recitare a voce alta la Torah e il Vangelo.All'inizio dell'VIII secolo furono crocifissi oltre 60 pellegrini che provenivano da Amorium(Turchia); altri furono giustiziati dal governatore musulmano di Cesarea con l'accusa di spionaggiomentre, con la minaccia di saccheggiare la Chiesa della Resurrezione, veniva estorto denaro aiviandanti. Alla fine dello stesso secolo fu proibita l'esposizione della croce all'interno diGerusalemme, fu incrementata la tassa sulla persona e fu impedito ai cristiani di impartireinsegnamenti religiosi ad altri, anche ai figli stessi. Nel 789 furono saccheggiati diversi monasteritra cui quello di San Teodosio a Betlemme mentre, all'inizio del IX secolo, le persecuzioni si fecero

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così dure che molti cristiani fuggirono a Costantinopoli e nei territori bizantini. Nel 937 toccò allechiese del Calvario e della Resurrezione essere saccheggiate e distrutte. Nel 1004 Abū ʿAlī imamsciita considerato pazzo da diversi storici, volendo convertire tutti i suoi sudditi all’Ismailismo(corrente sciita), prese a perseguitare ebrei e cristiani e gli stessi musulmani sunniti, nell'intento diconvertirli tutti all'Ismailismo. Ordinò di devastare le chiese, bruciare le croci e impossessarsi deibeni ecclesiastici, furono rase al suolo centinaia di chiese, molti cristiani si convertirono all'Islamper avere salva la vita e le stesse chiese del Santo Sepolcro in Gerusalemme e della Resurrezionefurono distrutte. Infine l'Imam “fatimide” (dinastia sciita discendente da Fatima figlia di Maometto)ordinò a cristiani ed ebrei di convertirsi all'Islam o di lasciare i suoi domini. In seguito il sovranoallentò la sua stretta sulle minoranze, restituendo buona parte dei beni confiscati alla chiesa econcesse ai bizantini la possibilità di ricostruire la Basilica del Santo Sepolcro, in cambio dellacostruzione di una moschea a Bisanzio. Tale patto fu onorato da ambo le parti ma la situazione deicristiani continuò a essere precaria, tanto che nel 1056 fu proibito loro di entrare nella Chiesa delSanto Sepolcro. e, con l'arrivo dei Turchi selgiuchidi dall'Asia, ebbe inizio un nuovo periodo diterrore. Infatti nel 1077 Gerusalemme fu conquistata dai turcomanni e, nonostante il loro capo,l'avventuriero Atsız ibn Uvaq, avesse assicurato che non avrebbe colpito gli abitanti, furono ucciseoltre 3.000 persone. Dopo la conquista di questi territori da parte dei turchi selgiuchidi siverificarono rapine, sequestri, uccisioni, stupri a danno dei pellegrini diretti in Terra Santa e quindiquesti furono costretti a viaggiare sotto scorta.Il lungo viaggio era compiuto con la scorta di uomini armati, perché le strade erano infide: nel 1065il vescovo di Bamberga guidò in Palestina dodicimila pellegrini.Ben presto in questo clima di terrore i pellegrinaggi cristiani a Gerusalemme si ridussero totalmenteperché ormai per i cristiani non c’era più possibilità alcuna di tornare sani e salvi a casa propria equindi diressero i loro passi verso Roma o Santiago di Compostela.

2.2. Pellegrinaggi cristiani a Roma (Foto 11 – 12)Il cristianesimo ha ereditato dal mondo religioso orientale e classico la pratica del pellegrinaggio epure cercando di disciplinarla, non l'ha mai ostacolata perché ne ha sempre ritenuto giustificato ilmotivo: venerare i luoghi e le cose sacre per il ricordo di Cristo, dei suoi apostoli e dei suoi santi etrarre da questa visita incremento spirituale. Invece alcuni padri della Chiesa, San Girolamo, SanGregorio Nisseno, si sono mostrati contrarî alla pratica del pellegrinaggio, a causa dei disordini chespesso lo accompagnavano. A mano a mano che il culto cristiano si espandeva, cresceva anche ladevozione per gli Apostoli Pietro e Paolo, martirizzati a Roma, e ritenuti i fondatori della Chiesa.Roma, come fulcro della cristianità, ha attratto un numero sempre crescente di pellegrini. CosìRoma diventò la città benedetta, battezzata dal sangue dei due apostoli di Cristo. Roma acquistaun'importanza sempre maggiore rispetto a Gerusalemme, di pari passo con la decadenza dell'ImperoRomano e sotto la pressione dei barbari che depredavano e devastavano città e vie dicomunicazione. Fino a diventare la seconda Gerusalemme dal 638 d.C., anno in cui la città santaviene conquistata dagli Arabi e diventa sempre più difficile recarsi in pellegrinaggio ad Oriente.Le tombe degli apostoli Pietro e Paolo (ad limina apostolorum) e quelle dei martiri furono fin daprincipio meta devota di pellegrinaggio. “ Ad Limina Apostolorum - L'antichità cristiana considerò il sepolcro come soglia (limen) tra lavita terrena e la vita oltremondana; ad limina Apostolorum sono dunque nel linguaggio archeologicoprima, e poi nel canonico, le tombe di S. Pietro e di S. Paolo in Roma, che già intorno al 190 il preteromano Caio additava a Proclo montanista come i "trofei degli Apostoli", ergentisi sul Vaticano esulla via Ostiense. La visita a Roma costituì fin dai primi tempi - possiamo menzionare nel sec. IIAbercio ed Egesippo - la desiderata meta dei fedeli sparsi per l’area mediterranea, e prese unosviluppo sempre maggiore nel Medioevo con i pellegrinaggi, in particolare per la indizione deigiubilei o anni santi.

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Dal 500 fin verso l'anno 1000, il pellegrinaggio era un fenomeno prevalentemente individuale.Verso la fine del primo millennio, invece, prende corpo il pellegrinaggio collettivo, megliopreparato e senza dubbio meno rischioso. Si andava in pellegrinaggio non solo per visitare i luoghisanti di culto, ma anche per sciogliere un voto. Il pellegrinaggio era compiuto, a piedi, a voltescalzi, per espiare una colpa o per la remissione dei peccati, soltanto nobili ed ecclesiasticiviaggiavano a cavallo, un mezzo delicato e costoso, simbolo di elevato stato sociale.

3. LE VIE FRANCIGENE (Foto 13)Tutti i pellegrini che si recavano a Roma o anche a Gerusalemme percorrevano la Via Francigena.Nei primi secoli del cristianesimo la destinazione dei pellegrinaggi era la Terra Santa, ma quandoGerusalemme cade sotto l'Islam e nacque l’antisemitismo contro gli ebrei e poi contro i cristianisorsero forme di persecuzione o addirittura di mania collettiva di sterminio, dovuta adegenerazione di pseudoconcetti storico-religiosi la meta fondamentale diventò Roma. Con le crociate, la Francigena diviene il tragitto dei Cavalieri di Cristo e dei pellegrini diretti inTerra Santa. Dall’XI secolo in poi la via Francigena venne chiamata anche Via Romea conriferimento alla destinazione di Roma, dei pellegrini.

3.1. Perché si chiamava Via FrancigenaIl nome le viene attribuito durante la dominazione carolingia, ma il tracciato si deve ai longobardi,che utilizzarono vie romane per collegare il regno di Pavia con la Tuscia (area del Viterbese)attraverso percorsi alternativi a quelli controllati dai bizantini.La denominazione “Via Francigena” è documentata sin dal IX sec (876 circa): nella descrizione diun terreno è detto “per fossatu descendente usque in Via Francisca”. Questa denominazione verràsempre più usata, come per esempio nel 1114 quando si parla della discesa in Italia di Enrico IV redi Francia “Francigenam stratam tenuit rex pace peracta….”

3.2. Il Percorso (Foto 14 – 16)Le strade percorse dai pellegrini erano molte, si parla sempre più frequentemente di “fascio di vie!”Per chiarire il concetto non esisteva una sola Via, tanti erano i percorsi alternativi scelti in base allapossibilità di essere ospitati, a eventi come guerre, pestilenze, frane, ecc. Non è storicamentecorretto parlare di una Via Francigena, poiché non vi fu un solo itinerario, ma un insieme di stradecon articolazioni, dobbiamo immaginarla come un albero con una serie di rami principali esecondari che tutti arrivano a collegarsi con il fusto principale. In realtà era un fascio di strade, unsistema viario con variabili alternative che dal centro-nord Europa conducevano a Roma. Varie relazioni di viaggio descrivono le stesse tappe per diverse centinaia di anni, anche se oggi lapiù conosciuta è quella di Sigerico.I viaggi si svolgevano lungo la rete delle antiche strade romane, che ci si sforzava di preservarecurandone come si poteva la manutenzione. E non erano certo viaggi agevoli; le strade erano per lopiù semplici piste ricoperte di fango o di ghiaccio ed era necessario fare i conti, specie d’inverno,con gli ostacoli naturali quasi insormontabili, come le Alpi.La via Francigena viene considerata la strada più antica d’Europa: essa attraversava molte città ecampagne dell’Italia centro settentrionale toccando territori che appartengono a sei diverse regioni.Proveniva dalla Francia, varcava le Alpi e gli Appennini in corrispondenza del Passo della Cisa. Erauna strada variabile nei percorsi a seconda delle stagioni, però presentava alcuni punti checostituivano passaggi obbligati per chiunque; Lucca, infatti, era una meta obbligata per la presenzadel Volto Santo. Anche Siena era importantissima come Piacenza e Fidenza.Essa era costituita in buona parte dall’importante complesso stradale formato dalle strade romane edinoltre poteva contare anche su strade minori e vie conosciute solo localmente. Ricordiamo che aitempi dell’imperatore Diocleziano la civiltà romana aveva costruito 372 grandi strade per un totaledi circa 80.000 km distribuite in tre continenti. Le principali vie romane dette ”praetorie e

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consulares” erano fornite di segnaletica (i miliares) e lungo il percorso erano presenti “stationes”(stazioni di posta) intorno ai quali si andarono costituendo piccoli centri di ristoro per i viaggiatori,c’erano anche le “mansiones”che garantivano i servizi per una sosta più lunga per uomini eanimali.- Uno dei percorsi partiva dal Brennero attraverso il Veneto e la Romagna, raggiungeva Forlì eCesena, per poi attraversare gli Appennini e giungere in Toscana. Da qui si proseguiva nelCasentino, per Arezzo o Firenze e quindi Roma. - Un altro itinerario, testimoniato da antiche cronache di viaggio, è quello che ricalca la romanaPopilia, toccando Venezia, Ravenna, Cattolica ed incrociando in più punti la via Emilia e Flaminia.Lungo il cammino, i pellegrini trovavano importanti centri di preghiera come la basilica di SanMarco a Venezia, o l’abbazia di Pomposa e Sant'Apollinare in Classe a Ravenna. - Altre che superavano le Alpi attraverso il Passo del Moncenisio o quello del Gran San Bernardo,uno proseguiva per Aosta e l’altro per Torino, ma poi a Piacenza si univanoSi accrebbe il flusso dei pellegrini provenienti dall’area francese e anche dagli abitanti delle isolebritanniche e la via più seguita valicava le Alpi al Gran San Bernardo per arrivare ad Aosta, fino aPiacenza dove intercettava la Via Aemilia e quindi si immetteva nella Via di Monte Bordone (Passodella Cisa). Quindi sul finire del X sec. la Via Francigena era diventata un’importante arteria bendefinita facente capo a punti nodali, centri dotati di strutture ricettive.Ma ciò che rende possibile una ricostruzione del tracciato della strada non sono i documentidiplomatici, bensì le memorie e le guide ad uso dei pellegrini, che a partire dal X sec. divengonosempre più ricche di notazioni, con l’elenco delle successive “mansioni”, luoghi di tappa, ormai unvero e proprio asse attrezzato. La grande fioritura dei traffici commerciali del XIII sec. in una certa misura modificò la ViaFrancigena perché sorsero tutta una serie di itinerari alternativi. Nuovi itinerari facevano capo aivalichi delle Alpi centrali ed orientali: il San Gottardo, il Sempione e il Brennero e quindi alcunicentri furono favoriti dalla maggiore frequenza di scambi tra la Padania e il mondo germanico,come Milano, Verona, Parma ecc. Cioè si ebbe una frantumazione della Francigena in unaramificazione del percorso.

3.3. Com’era organizzato il percorso (Foto 17 – 19)Le forme più antiche di ospitalità gratuita erano già presenti presso le culture primitive, presso iGreci, i Romani, i Germani, gli Slavi, i Persiani, gli Indiani, gli Egizi, gli Ebrei e gli Arabi, in moltetribù dell’Africa, in Cina e in Giappone, fino agli Ainu del Pacifico e agli Indios delle Americhe.Tale ospitalità nei confronti degli stranieri rispondeva a paure di carattere magico-religioso (sicredeva che lo straniero possedesse poteri oscuri o da un’antica credenza che voleva che gli deierrassero sulla terra, assumendo le vesti di ospiti, distribuendo ricompense o punizioni a chi sifosse dimostrato buono o malvagio). Il cristianesimo ha poi ripreso questo concetto di ospitalitàmodificandolo nella forma dell’amore per il prossimo: la religione vuole che in ogni ospite povero ebisognoso d’aiuto si debba vedere Cristo. Accanto alla forma gratuita e spontanea di ospitalità erafrequente una forma coattiva della stessa, la pretesa cioè di ricevere vitto e alloggio avanzata dapubblici ufficiali, vescovi e sovrani. Dalle raccolte di leggi del periodo delle invasioni barbariche èpossibile trarre notizie riguardo le disposizioni concernenti l’ospitalità: che ad esempio nei regnibarbarici era considerata un dovere e durava da due a tre giorni e comprendeva la concessione di unalloggio, di un posto per il fuoco, di acqua, di legna da ardere e biada per i cavalli, escludendo peròil vitto. Analizzando ad esempio il diritto dei Franchi i sovrani e le autorità statali guardavano condiffidenza l’ospitalità gratuita. Nell’età carolingia si era tenuti ad offrire un tetto ai forestieri solo incaso di cattivo tempo o nel periodo invernale, mentre quando le condizioni atmosferiche lopermettevano si usava accamparsi per la notte all’aria aperta; i viaggiatori dovevano comunqueprovvedere autonomamente al vitto.Lungo l’itinerario furono eretti ospitali per i pellegrini: foresterie, ospizi, monasteri, pievi.

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Il pellegrino, solo con la sua fede e le sue preghiere mentre cammina, non segue però soltanto leantiche e solitarie strade romane, ma anche le vie parallele lungo le quali sorgono villaggi,xenodochia (strutture di assistenza e sosta), locande, chiese e abbazieA Roma appositi luoghi, oltre i portici delle basiliche, erano adibiti al ricovero di tanti fedeliconvenuti da ogni regione: il più noto è quello che si chiama SS. Trinità dei pellegrini, presso ilPonte Sisto, in grado di ospitare non meno di 600 viaggiatori. Durante il Medioevo esistevanonumerose strutture, chiamate “Hospitalia” (dal latino hospes: ospite) per garantire una modestasistemazione, con vitto e alloggio e per rifocillarsi, essi fornivano gratuitamente assistenza edospitalità ai bisognosi e ai pellegrini, senza però una specifica assistenza sanitaria. Negli hospitaliavenivano forniti il riposo per la notte, acqua e un giaciglio che variava da un po' di paglia per terrafino a un letto, magari in comune con altri. Per gli indigenti, l'ospitalità era gratuita. Per i benestanti,si chiedeva un'elemosina o la promessa di un lascito testamentario. Più piccoli degli hospitalia eranogli “Xenodochia”, ossia centri di accoglienza gestiti da monaci che offrivano alloggio e cibosoprattutto ai pellegrini che percorrevano le vie di pellegrinaggio. Di solito erano collocati a unagiornata di viaggio l'uno dall'altro, e si trovavano sempre nei pressi di un punto particolarmentedifficile e pericoloso. Agli xenodochia erano demandate anche la cura del relativo tratto di strada ela bonifica dei territori circostanti.Nel Basso Medioevo gli hospitalia si trasformarono in luoghi di cura per i malati, cioè in ospedali incui era presente in modo permanente la figura del medico affiancata sempre da quella dei religiosi.Nella mentalità medievale, infatti la malattia era la conseguenza della punizione divina per ilpeccato originale ed era anche un’occasione di redenzione. In base a questa ideologia si riteneva chelo stadio iniziale della guarigione fosse l'allontanamento della causa di malattia, cioè del peccato.La concezione cristiana della malattia e il precetto della carità cristiana portarono alla fondazione dimolti grandi ospedali, costruiti e gestiti dai monaci.Per lo più in terra battuta il fondo stradale veniva dotato di lastricatura solo in taluni punti e furonoadottate delle misure per il miglioramento delle condizioni lungo le principali arterie. Nel “Capitulare de Functionibus Publicis” (anno 820) venne stabilito che i privati che avesseroriparato o ricostruito ponti a proprie spese avrebbero potuto riscuoterne il pedaggio a titolo proprio. Un Capitolo del “Constituo” senese del 1174 prescrive la costruzione di fontane in ogni borgo, tuttedotate di un secchio per attingere l’acqua, a beneficio dei viandanti “Ordinamus quod in quolibetburgo per stratam Franciscenam a civitate Senarum usque ad Sanctum Quiricum….” E poi nel 1309fu aggiunto un altro articolo che riguardo alle strade dice “ si debia acconciare et silicare di pietra etspianare et reparare commodament, sì che per essa Via gli uomini et le persone abbiano belloandare…”

3.4. Tipi di pellegrinaggiNel mondo cristiano sono esistite due forme di pellegrinaggio, in seguito collegate e fuse tra loro:- Il pellegrinaggio devozionale- Il pellegrinaggio penitenziale (peregrinatio penitentialis)Il pellegrinaggio devozionale esiste fin dall'epoca paleocristiana e faceva parte del processo diconversione: per liberarsi dalle ansie e dalle tensioni del mondo si partiva verso Gerusalemme, dovesi viveva da "stranieri", da "esuli" (secondo l'etimologia del termine "pellegrino"), magari fino alresto della propria vita. Un famoso esempio di pellegrinaggio devozionale fu quello fatto dasant'Elena, madre di Costantino I, nel IV secolo. Il pellegrinaggio penitenziale, o espiatorio, era motivato dalla penitenza per gravi peccaticommessi: si chiamavano anche pellegrinaggi giudiziari, perché imposti dal confessore neltribunale della Penitenza. Ha origini più tarde, legate a tradizioni di origini insulari (anglosassoni esoprattutto irlandesi), dove si diffuse nell'alto medioevo per venire poi esportato nel continenteeuropeo dai missionari nel VI e VII secolo. Si ricordano quello imposto da Gregorio VII a un certoCencio, che l'aveva aggredito, e quello imposto da Clemente V a Guglielmo di Nogaret, l'insolenteschiaffeggiatore di Bonifacio VIII. Furono i monaci irlandesi i primi a prescrivere il pellegrinaggio

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come esercizio spirituale e come penitenza, poi a partire dal sec. XI anche l’Inquisizione introdusseil pellegrinaggio come forma penitenziale. Esso era originariamente una forma di dura condannaverso una colpa molto grave (dall'omicidio all'incesto), il reo era condannato a vagabondare incontinuazione, per terre sconosciute e pericolose, vivendo nella povertà grazie solo alle elemosine,impossibilitato a stabilizzarsi altrove, lavorare e rifarsi una vita, in tutto simile alla vita fatta daCaino dopo l'omicidio di Abele. Essi dovevano portare ben visibili i segni del loro peccato:giravano infatti nudi, scalzi e con ferri che ne cingevano i polsi e le gambe. I pellegrini penitentipartivano muniti di “lettere penitenziali”, che recavano le penitenze a cui dovevano sottoporsi e alloro ritorno dovevano presentare agli inquisitori i certificati dell'autorità competente dei luoghivisitati attestanti l'adempimento degli obblighi penitenziali.Nello stesso periodo i vescovi iniziarono a inviare questo particolare tipo di criminali direttamenteal pontefice, affinché fosse lui a comminare la penitenza o a concedere un'assoluzione. Ilpellegrinaggio come pratica di penitenza e di riscatto morale coinvolge anche le classi sociali piùalte, senza escludere re e imperatori. Il primo sovrano a recarsi a Roma fu Carlo Magno, nellaPasqua del 774.Con l'uso di andare a Roma dei pellegrini penitenziali, essi si sovrapposero ai pellegrinidevozionali, che ivi visitavano le tombe e le reliquie degli apostoli Pietro e Paolo. Durante ilmedioevo le due forme di pellegrinaggio si sovrapposero fino a confondersi e uniformarsi: ognipellegrino cercava l'espiazione di qualcosa.Si capisce che la promiscuità di tanto popolo, non sempre mosso da puro motivo devozionale epenitenziale, dovesse produrre inconvenienti di dissipazione, di crapula e d'immoralità non ignotianche alla tradizione poetica popolare. Perciò l'autore “ignoto” della Imitazione di Cristo (il testoreligioso più diffuso di tutta la letteratura cristiana occidentale) avvertiva già: "qui multumperegrinantur, raro sanctificantur” sferza con sottile ironia le pie frodi che i custodi dei varî santuarîmettevano in opera per valorizzarli agli occhi dei pellegrini. La riforma protestante attaccòvivamente la pratica del pellegrinaggio, perciò il concilio di Trento sistemò anche questo capitolodella prassi devozionale. E da allora infatti i pellegrinaggi hanno assunto un carattere piùdisciplinato e tuttora la Chiesa li permette considerandoli soprattutto come ottima praticapenitenziale.

3.5. Usi, costumi e motivazioni dei pellegrini (Foto 20 – 22)Il pellegrino cristiano, prima di muoversi, riceveva una speciale benedizione che veniva data ancheagl'indumenti che egli indossava e che lo rendevano rispettato: la schiavina, soprabito lungo eruvido, con una mantellina sulle spalle (sanrocchino o pellegrina), un cappello a larghe tese legatosotto il mento e che poteva lasciarsi ricadere dietro le spalle, la pazienza, ossia un cordone in vitasimile a quello dei frati, un bastone (detto bordone) e una bisaccia (detta escarsela) ove teneva lesue carte, il suo denaro e il cibo, e i segni del santuario verso il quale si era diretti ben in vista sulcopricapo o sul Sanrocchino. I pellegrini erano ospitati volentieri da comunità e da privati: avevanoappositi itinerarî scritti per loro uso e in talune città più importanti v'erano speciali guide incaricatedi condurli ai diversi santuarî. In Roma questi ciceroni erano detti guidones ed attendevano allaquinta porta (porta santa) della basilica vaticana detta perciò porta guidonalis. Nel “Liber Sancti Jacobi”, redatto nella metà del XII sec. è riportato con chiarezza tutto il rituale divestizione, secondo una formula documentata anche da molti messali degli stessi anni. Il rito diinvestitura consisteva nella benedizione di alcuni oggetti che sarebbero poi risultati utili per ilviaggio, oltre ad avere un valore simbolico. Prima di partire erano necessarie la confessione e labenedizione da parte del prete o del vescovo anche degli oggetti essenziali del buon pellegrino conuna preghiera apposita. Alla partenza veniva compiuto il rito della vestizione con la consegna della bisaccia

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Accipe hanc peram habitum peregrinationis tuae ut bene castigatus et emendatus perveniremerearis ad limina sancti Iacobi, quo pergere cupis, et peracto itinere tuo ad nos incolumis congaudio revertaris, ipso praestante qui vivit et regnat Deus in omnia saecula saeculorum “Ricevi questa bisaccia, che sarà il vestito del tuo pellegrinaggio affinché, vestito nel modomigliore, sarai degno di arrivare alla porta di San Giacomo dove hai desiderio di arrivare e,compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi sano e salvo con grande gioia, se così vorrà Dio che vive eregna per tutti i secoli dei secoli”. La Bisaccia era costituita da uno stretto sacchetto di pelled’animale, sempre aperto sulla bocca, non chiuso quindi da legacci. La Bisaccia sta qui asimboleggiare la generosità nell’elemosina, il fatto che sia stretta indica che il pellegrino deveportare con sé solamente una piccola scorta, confidando nella Provvidenza e non deve avere legacciperché deve condividere quel poco che ha con i poveri viandanti, con gli altri pellegrini. Cioè ilpellegrino deve essere sostanzialmente povero.Alla partenza veniva compiuto anche il rito della consegna del bordone (il bastone) Accipe hunc baculum, sustentacionem itineris ac laboris ad viam peregrinationis tuae ut devincerevaleas omnes catervas inimici et pervenire securus ad limina sancti Iacobi et peracto cursu tuo adnon revertaris cum gaudio, ipso annuente qui vivit et regnat Deus in omnia saecula saeculorum “Ricevi questo bastone, per sostegno del viaggio e della fatica sulla strada del tuo pellegrinaggioaffinché ti serva a battere chiunque ti vorrà far del male e ti faccia arrivare tranquillo alla porta diSan Pietro (o San Giacomo) e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi con grande gioia, con laprotezione di Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli”. Il Bordone, bastone da viaggio, eraun utile appoggio, ma anche strumento di difesa da cani e lupi.Viaggiare nel Medioevo non era facile, il pellegrino sottostava a tutta una serie di rischi cherendevano il suo viaggio estremamente pericoloso: cattive strade, catastrofi naturali (soprattuttoinondazioni), animali selvatici come orsi o lupi, bande di ladri di professione che li assalivano, poiruberie da parte dei locandieri, ecc. In ogni caso, la coscienza dei rischi da affrontare era tale che chidoveva partire per un lungo viaggio vi si preparava (per esempio facendo testamento) sapendo chesarebbe potuto non tornare. Tuttavia per poter accedere all’assistenza e all’alloggiamento, cioè i benefici a favore dei pellegrini,era necessario farsi riconoscere, e quindi i pellegrini per essere riconosciuti erano in possesso di unatessera di cuoio, che dava loro diritto all'ospitalità. Era il sindaco della città di provenienza che inquesto modo poteva garantire sull'identità, o di un attestato rilasciato dall'autorità religiosa da cuiproveniva il pellegrino. Tuttavia non erano inconsueti tentativi di raggiro a mezzo di documentiapocrifi, sovente questi soggetti provenivano dal Regno di Napoli e venivano chiamati "i rinnicoli".Durante le loro visite ai santuarî i pellegrini usavano graffire invocazioni propiziatorie presso latomba del santo (esempio tipico nelle catacombe). Essi dovevano riportare certificati firmati daicustodi dei santuari a riprova delle avvenute visite.Compiuto il pellegrinaggio (ciò che costituiva un titolo speciale di merito) essi se ne ponevanoindosso i distintivi: i pellegrini di Terra Santa le palme, detti perciò "palmati", i romei le chiavi o ilvolto santo, i compostellani una conchiglia.Partivano per un rinnovamento interiore per avvicinarsi a Dio, per bisogno di evasione, per lasperanza di venir guariti da qualche malattia o per ringraziamento d’esserne sfuggiti, o per vanità didiventare al ritorno oggetto di ammirazione (un po’ come il moderno turista).La mobilità dell’uomo del Medievo era ben superiore a quella che ci possiamo immaginare tenendoconto della povertà tecnica dei mezzi di trasporto dell’epoca. Ci si muoveva infatti a scopi dicommercio o per “zelo di religione”, anche dalle regioni più remote, addirittura dall’ ”ExtremaThule” (forse Islanda o Scandinavia).

3.6. Pellegrinaggi nel Medioevo (foto 23 – 24)Peregrinus, termine di età classica affermatosi a partire dall’alto medioevo, deriva dalla locuzione“per agros” e indica gli individui che percorrono il territorio esterno alla città. Il peregrinus, inquanto non appartenente alla comunità con cui viene in contatto, è straniero, sconosciuto e anche

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strano. È dunque un diverso, viene da lontano e va altrove, è costantemente di passaggio. Dastraniero non conosce i luoghi e gli itinerari e perciò deve trovare il suo cammino attraverso pistenon sempre agevoli. Il peregrinus è soggetto a smarrirsi e deve chiedere la giusta direzione allagente del luogo. Ha bisogno di protezione giuridica, di trovare ospitalità e di ricevere cibo persostentarsi. Fin dall’alto medioevo è compreso fra le categorie sociali deboli, fra i pauperes, gliinfermi, gli impotentes bisognosi di tutela e di provvidenze.L’inizio del 2° millennio (medioevo) assunse un notevole rilievo la pratica del pellegrinaggio checoinvolse schiere di cristiani di ogni età e condizione sociale verso le grandi mete della Cristianitàmedievale: Terra Santa, Roma e Santiago di Compostella. Conseguentemente la Via Francigena sitrovò ad essere più percorsa da pellegrini diretti a Roma e di quelli diretti a Gerusalemme, perimbarcarsi ai porti delle Puglie ed inoltre la Via Francigena diventava anche il tracciato base per ipellegrini italiani diretti a Santiago (superate le Alpi si incontrava la Via Tolosana).Nella storia della cristianità i pellegrinaggi hanno raggiunto il massimo dell’importanza proprio nelMedioevo: numerosi e ferventi pellegrini attraversano l’Europa, in un momento in cui, soprattuttodopo l’anno 1000, si sviluppano le comunicazioni e il viaggio diventa un’esperienza accessibile amolte classi, compresa quella contadina. In una società che offriva, comunque, ancora scarsepossibilità economiche di allontanarsi dalla cerchia di amici, vicini e autorità locali, il solo viaggiopossibile per coloro che non erano mercanti, menestrelli, giocolieri, acrobati e frati erranti erano iviaggi santi, i pellegrinaggi o le crociate.Il pellegrinaggio a Roma si intensificò sia perché la Via per Gerusalemme era stata tagliata percolpa degli arabi e sia per l’alleanza dei Franchi con i pontefici. Fino all'XI secolo i pellegrinaggi furono un fenomeno esistente ma piuttosto limitato, perl'insicurezza generale e anche per una certa diffidenza da parte della stessa Chiesa che sosteneva ingenere che la propria "Gerusalemme" andasse trovata nel cuore di ogni cristiano, piuttosto che nelviaggio. In seguito la Chiesa riconobbe nel pellegrinaggio un'esperienza fondamentale della vitareligiosa e lo disciplinò, corredandolo di un apposito voto e delle relative indulgenze spirituali. Anno santo - Il pellegrinaggio verso Roma acquista nuovo slancio con il Giubileo del 1300, cheproclama l’indulgenza per quanti si rechino in penitenza nelle basiliche romane. Frotte di pellegrinisi mettono in cammino lungo la via Francigena, divenuta la principale arteria di traffico terrestredella penisola. Questi pellegrinaggi romani furono resi periodici dall'istituzione dell'Anno Santo,disciplinata da Bonifacio VIII nel 1300. Egli stabilì che questo pellegrinaggio solenne si rinnovasseogni secolo ma i successori lo fissarono ogni 25 anni. Il pellegrino dell'anno santo deve visitare uncerto numero di volte (30 poi ridotte a 20 per i Romani e a 10 e anche a minor numero per iforestieri) le quattro basiliche patriarcali e compiervi le sue devozioni accostandosi ai sacramentidella confessione e della comunione. Il pellegrinaggio romano si affermò in forza a partire dalGiubileo del 1300 (anno in cui si infittirono le schiere dei pellegrini convenuti nell'Urbe da ogniparte del mondo) e sarebbe rimasto una costante della pratica cattolica, specie in coincidenza con gliAnni Santi. In un testo si parla di oltre 20.000 pellegrini che nel 1300 transitarono per il Passo del San GranBernardo rilevati dai registri dell’ostello di Bard in Valle d’Aosta.Nel 1300 la diffusione dei pellegrinaggi era tale che numerosi poeti e scrittori s’interessarono a talefenomeno.Dante Alighieri nella sua opera Vita Nova scrive: “Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto èperegrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi vaverso la casa di Sa’ Jacopo. E’ però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti chevanno al servigio del l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, le onde moltevolte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno in Galizia, però che la sepoltura di Sa’Jacopo fue più lontana della sua patria che d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei quanti vanno aRoma”.

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Cioè per Dante la definizione di peregrini andrebbe utilizzata solo per quelli che vanno a Santiago.Ma Dante ne scrive anche nell’Inferno (XVIII) e ricorda che nell’anno del Giubileo del 1300 Romafu invasa da un elevato numero di pellegrini:“Come i Roman per l’esercito moltol’anno del Giubileo, su per lo pontehanno a passar la gente modo colto,che dall’un lato hanno la fronteverso ‘l castello e vanno verso a Santo Pietro;dall’altra sponda vanno verso il monte”

Nel Paradiso invece parla di una importante reliquia che attira i pellegrini, la Veronica:“Qual è colui che forse da Croazia,viene a vedere la Veronica nostra,che per l’antica fama non si sazia,ma dice nel pensier; fin che si mostra:Signore mio Gesù Cristo, Dio verace,or fu sì fatta la sembianza vostra?”

Anche Petrarca fa una ricostruzione sintetica del pellegrino e scrive nella sua opera “Le Rime”: “ con il suo muoversi il vecchiarel canuto e stanco affronta il peso del viaggio per andare a Roma evenerare la Veronica”.

Dal XIV sec. Roma rafforzerà il suo ruolo di centro della Cristianità anche in virtù delle reliquiepossedute e per l’istituzione dell’Anno Anto.L’agiografia medievale abbonda di figure di pellegrini santificati. A Lucca erano venerati ben 4santi-pellegrini: un leggendario Re degli Anglosassoni Riccardo morto nel 720 mentre si recava aRoma; poi c’era Davino un pellegrino Armeno; quindi abbiamo Avertano un francese mortoanch’egli a Lucca ed infine Enrico suo compagno di pellegrinaggio. Nelle altre città si hanno SanRocco, San Pellegrino ed anche diverse sante-pellegrine come Santa Bona di Pisa e Santa BrigidaIrlandese.

3.7. Diari e Guide dei primi pellegrini (Foto 25 - 28)Il primo esempio di pellegrinaggio cristiano moderno può essere individuato nel viaggio compiutoda Sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, a Gerusalemme dove fece fare degli scavi etrovò i resti della croce e altre reliquie di Cristo. La prima traccia di percorso riferibile alla Via Francigena risale al 725: si tratta dell’IterFrancorum indicato nel testo “Itinerarium Sancti Willibaldi.Nella chiesa di S. Giorgio di Filattiera (Massa) esiste la “Lapide di Leodegar”, da ritenere la piùantica testimonianza del passaggio di pellegrini. Si tratta di una lapide tombale della metà del VIIIsecolo (circa 752) nella quale, riferendosi al defunto, il Vescovo Leodegar dice che “aveva spezzatogli idoli pagani, convertito i peccatori alla fede e aveva largamente soccorso del suo i bisognosi esfamato i pellegrini!”.Interessante è un importante documento per lo studio della viabilità del passato, si tratta de“Itinerarium Burdigalense” redatto da un pellegrino che nel 333 compì un viaggio da Burdigala(Bordeaux in Francia) a Gerusalemme e segnala i luoghi di sosta, le stazioni di posta e le distanzetra le località. All’andata è passato per l’Italia settentrionale e poi lungo la Via Postumia haraggiunto la valle del Danubio, poi raggiunse Costantinopoli e terminò a Gerusalemme. Per ilritorno invece ha attraversato la Macedonia e poi è sbarcato a Hydruntum (Otranto) e quindi lungola Via Appia raggiunse Roma e poi seguendo la Via Emilia saliì fino a Milano.

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Il percorso è stato descritto nel 994 anche dall’arcivescovo Sigerico di Canterbury che annottò letappe dei suoi pernottamenti lungo la via di ritorno da Roma, il suo manoscritto è conservato pressoil British Museum di Londra. Le città attraversate dall'itinerario originale sono trentatré e Sigericoimpiegò 79 giorni a percorrere, soprattutto a piedi, tutti i 1.600 chilometri del tragitto. Lapercorrenza media di viaggio fu quindi di circa 20 km al giorno, le indicazioni sono particolarmenteaccurate. La Cattedrale di Canterbury custodiva un tempo la tomba di San Tommaso Becket arcivescovo emartire verso la quale accorrevano pellegrini da tutta l'Inghilterra; gli abusi di questo pellegrinaggioportarono Enrico VIII a distruggere il santuario nel 1538. Uno dei più antichi e dettagliati resoconti di viaggio del pellegrino a Roma è la memoria lasciata nel1151 dall’islandese “Nikulas di Munkathvera” abate del monastero di Thingor in Islanda, cheintraprese un lungo pellegrinaggio: partendo dall’Islanda raggiunse Roma e poi proseguì fino aGerusalemme e con attenzione e cura redasse un diario con numerose annotazioni geografiche,etnografiche storia e tradizione dei luoghi attraversati. Egli descrive accuratamente le stradepercorse, i tempi tra una tappa e l’altra, gli ospizi, le chiese, ecc.Alla fine del XII sec. risale un’altra fonte assai dettagliata ed è la memoria del viaggio da Roma allaFrancia effettuata da un pellegrino particolare, ”Re Filippo II Augusto” di ritorno dalla terzacrociata nel 1191.I diari di viaggio a Roma apparvero verso il VI secolo, tra i più importanti sono:- l’Itinerario del prete Giovanni alla ricerca dell’olio santo dei martiri, su incarico della reginaTeodolinda, durante il pontificato di Gregorio Magno (590-604, il papiro è conservato nellacattedrale di Monza); - la Notitia ecclesiarium urbis Romae, composta tra il 625 e il 629, che riporta informazioni sullechiese suburbane dei martiri classificate secondo le vie sulle quali si affacciavano; - l’Itinerario di Malmesbury, scritto nel periodo compreso tra il 648 e il 682 (inserito da Guglielmodi Malmesbury, da cui deriva il nome, nelle sue Gesta dei re d’Inghilterra); - l’Itinerario di Einsiedeln, dal monastero svizzero dove venne trovato, il cui autore dimostra diaver personalmente visitato Roma al tempo di Carlo Magno, di avere studiato i monumenti e di averpartecipato anche a cerimonie pagane, che sollecitamente ricorda. I viaggiatori poi si potevano avvalere di Guide, contenenti l’elenco dei luoghi principali, dei postitappa ecc. dette:- “Itineraria Adnotata”, contenenti descrizioni puramente geografiche (come la Tavola diPeutinger o il Cronografo di Ravenna)- “Itineraria Picta” che erano molto simili alle carte stradali dipinte su pergamena o papiro. Altra notevole scoperta che ha fornito preziose indicazioni sugli itinerari che seguivano i viaggiatoriper raggiungere Roma furono i Bicchieri di Vicarello. I bicchieri, di forma cilindrica, di una altezzavariabile tra 95 e 115 mm, hanno la forma di pietre miliari con incise le 104 tappe, città e/omansiones con la distanza che intercorreva tra una tappa e l'altra fra Gades (Cadice) e Roma.Sommando tutte le singole tratte si ottiene la lunghezza totale di questo Itinerarium gaditanum,ovvero 1840 miglia romane (2.723,2 km), come si può leggere nella parte bassa dei bicchieri:Sum[ma] M[ilia] P[assus] MDCCCXXXX(x).Il primo nome della lista è quello della mansio di Ad Portum che, come attesta il numero incisoaccanto al nome, era posta a XXIII miglia da Gades.Inoltre il pellegrino arrivato a Roma poteva riconoscere i monumenti della città tramite un testoeccezionale “Mirabilia urbis Romae” pubblicato in numerose redazioni latine. Vi sono elencate lerovine dell’antichità pagana, i monumenti cristiani e i luoghi di pellegrinaggio dove si conservavanole principali reliquie del Cristo e dei martiri. Nel “Sancta Santorum” della Basilica Lateranense eraconservata una notevole e imponente collezione di reliquie, riguardanti il Cristo, la Vergine, San G.Battista e anche personaggi dell’Antico Testamento. Negli stessi anni iniziò la particolarevenerazione di una reliquia: la cosidetta “Veronica”, cioè vera-icona, la vera immagine del Cristo,

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una sorta di sudario con impresso il Suo viso (abbiamo dei documenti del X sec. che indicano che sitrovava presso l’oratorio di “S. Maria al presepe” poi traslata in San Pietro (ne parla perfino Dante).L’importanza culturale del pellegrinaggio si riscontra con chiarezza anche nella letteraturacosiddetta di pellegrinaggio. Dagli storici gli itinerari, i diari e altri resoconti di pellegrini più omeno illustri sono considerati un vero e proprio genere letterario, distinto dalla grande letteraturache pure tratta e mostra il ruolo significativo di questo inesauribile fenomeno sociale (I racconti diCanterbury di Chaucer o le descrizioni dei diversi pellegrini nella Vita nuova di Dante).

3.8. Influenza dei pellegrinaggi nella cultura europeaA sostenerlo nella fatica e nell'impegno del viaggio, oltre che davanti ai pericoli, erano certamentemotivazioni religiose, che tuttavia non gli impedivano di immergersi in profonde esperienzepienamente "culturali", quali la conoscenza di costumi, modi di vivere e di pensare tra loro. Ilviaggio conservava per lui il particolare valore religioso, ma era anche un uomo fortemente curioso,attento a tutto ciò che incontrava e desideroso di imparare, che ammirava gli oggetti sulle bancarelledei mercati, si incantava davanti a musici e giullari, sostava nelle fiere e ascoltava racconti eleggende di vario genere. Così, insieme ai miracoli dei santi, imparava anche a conoscere le grandigesta di Carlo Magno, di Orlando e dei paladini le cui tombe trovava sul suo cammino. Spesso,prestava la propria opera in cambio di vitto e alloggio; nello stesso tempo, però, vedeva come sitingeva la lana e s’intrecciavano i vimini, come si forgiava il ferro e si salava la carne, comecambiava, a seconda delle stagioni, l'abbigliamento delle popolazioni che incontrava o come siallevavano animali che non conosceva. In una parola, il pellegrino imparava come si organizzavanole corporazioni e i comuni, come si strutturavano i mercati e le fiere, per quali vie si trasportavano icarichi di spezie prelibate che giungevano dall'Oriente o i prodotti in pelle provenienti dai Paesinordici. Diventava così, suo malgrado, testimone e interprete, protagonista di una trasmissione ditradizioni e costumi, fondamenti basilari di ogni cultura. Tornando alla sua casa, al suo villaggio ealla sua città apportava un flusso di conoscenze, informazioni e linguaggi, che suscitavano una seteinsaziabile di conoscenza. E quindi partecipava alla formazione di un'identità che andava al di làdi quella personale, per realizzarsi come fenomeno culturale che si sarebbe stabilizzato nel corso deisecoli. Insomma, il pellegrino - italiano o fiammingo, greco o scandinavo, ispanico o irlandese chefosse - si riconosceva in un'unica identità culturale che non teneva conto della nazionalità né dellacondizione sociale né della lingua. Ciò che accomunava non era una regola scritta, ma un modo diessere, l'assunzione di consuetudini che si radicavano e di comportamenti che si trasmettevanocreando una solida tradizione. Quel tipo di tradizione che sta alla base di ogni genuina storia, diogni cultura che voglia essere originale e senza la quale non si può capire il presente. Inoltre laFrancigena fu anche un fattore di sviluppo economico, poiché il decollo dell’economia di tanticentri toccati dalla via fu dovuto all’importanza crescente di questa. Grazie alla Francigena,poterono realizzarsi interrelazioni che portano alla sostanziale unità della cultura europea tra il XI eil XII secolo. S’accrebbe il numero di mercanti e uomini d’affari che si muovevano lungo gliitinerari devozionale, si moltiplicavano allora i trasferimenti dei commercianti, abituati a percorrerecon ogni mezzo la nostra penisola e tutto l’Occidente, rendendo sempre più intense le relazioni conaltri popoli di lingua e civiltà diverse. A partire dal XI sec. la strada accrebbe incredibilmente la suaimportanza svolgendo un ruolo di primissimo piano in quello scambio di energie culturali la cuifusione portò alla sostanziale unità di cultura europea del Medioevo. Con gli uomini e le merci, lavia veicolò sempre le idee, contribuendo a far circolare i modelli elaborati dai centri di cultura dellacomunità Cristiana medievale. Nasceva così l’Europa moderna da una medesima fondante radiceculturale.La civiltà Europea è nata e si è sviluppata così

3.9. La Via Francigena Oggi (Foto 29 -30)In seguito con il moltiplicarsi di nuovi percorsi, il passaggio dei pellegrini diminuisce, anticheconfraternite chiudono il loro ciclo storico mentre altre e nuove si aprono nei paesi e nelle città ma

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il loro scopo principale non è più l’assistenza al pellegrino. Più tardi l’alienazione di beniecclesiastici, la soppressione degli ordini monastici, le annessioni statali, favoriscono l’oblio. Dopoil Medioevo e per diverse centinaia di anni i pellegrinaggi cessano completamente e della ViaFrancigena se ne perde già il ricordo, nessuno sa dove passava e quali paesi o città attraversava, sechiediamo agli italiani di oggi non sanno neppure cos’è la Via Francigena. L’azione di recupero e valorizzazione della Via Francigena ha avuto inizio nei primi anni 90 delnovecento con la costituzione di un Comitato promotore internazionale di cui facevano parte leistituzioni delle Regioni attraversate dall’itinerario, coadiuvato da un Comitato scientifico. Essihanno identificato l’itinerario storico e le sue principali varianti. A partire dal 1994 la ViaFrancigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa assumendo, alla pari delCamino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale. Poi nel 2001 è stata costituital’Associazione dei Cammini italiani sulla Via Francigena che oggi raggruppa 81 enti locali di setteRegioni più alcuni enti stranieri coma la città di Canterbury. Nel dicembre del 2004 viene dichiaratadal Consiglio d’Europa il Grande Itinerario Culturale Europeo. Sotto l’aspetto pratico oggi visono tratti che si prestano ad essere percorsi dal camminatore, altre tappe sono critiche sia perl’individuazione del percorso e sia per la segnaletica non uniforme, però lo sforzo prosegue. Nelfrattempo sono state pubblicate numerose guide scritte da pellegrini che hanno affrontato il percorsodella Via Francigena ed è sorta anche l’Associazione Europea delle Vie Francigene, nonché laConfraternita di San Jacopo di Compostella e l’Associazione Iubilantese che assegnano ai pellegrinila “Credenziale” che permette di trovare alloggio negli ostelli dei pellegrini e far apporre i timbridegli ostelli in modo che poi a Roma permetterà di ricevere il “Testimonium”, cioè l’attestazionedell’avvenuto pellegrinaggio

4. Altri pellegrinaggi in Italia ed in Europa

4.1 Altri pellegrinaggi in ItaliaSe all'alba dell'XI sec. le mete più comuni dei pellegrini erano Gerusalemme, Roma e Santiago deCompostela, da considerarsi i più celebri santuari del Medioevo, ad essi si andò aggiungendo unaquantità di luoghi santi secondari o locali, spesso semplici stazioni minori nelle quali si potevacompiere un rito particolare, venerare una speciale immagine o determinate reliquie. La rete deisantuari divenne sempre più stretta: tra essi ricordiamo Mont Saint-Michel in Normandia, Chartresin Francia, Colonia in Germania, Lucca e Loreto in Italia, eccOltre la via Francigena, ricordiamo la Via Sacra dei Longobardi che conduceva in Puglia. Aqueste si aggiungono le vie di mare (con vari pericoli ed incognite).Cammino di S. AntonioE’ un itinerario religioso che unisce Venezia e Padova con Dovadola (E. Romagna), qui sicongiunge con il Cammino di Assisi e prosegue fino in Umbria. Il percorso tocca i luoghi piùsignificativi della vita del Santo che da Padova è venerato in tutto il mondo, in 23 tappe e 459 km.Cammino di San VicinioE’ un percorso che si snoda nell’entroterra di Cesena in 14 tappe per quasi 320 km su sentierisegnalati che partono da Sarsina. Un percorso avvincente, alla portata di tutti.La via degli DeiSi sviluppa lungo l’antico tracciato della Flaminia Militare e percorre 130 km da Bologna a Firenze.Lungo il percorso è ancora visibile parte del selciato della via romana che percorre i boschi fittidell’Appennino.La via degli AbatiQuesta via unisce Pavia a Pontremoli, un cammino religioso che ricalca le orme degli Abati di SanColombano. Dalla pianura padana attraversa l’Appennino piacentino e quello parmense, fino inLunigiana. Si percorrono strade sterrate, sentieri nei boschi e antichi tratturi, in 8 tappe.

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La via degli EtruschiIl percorso da fare in 5-6 giorni comincia dall’antica città etrusca di Artimino in Toscana, attraversala valle del Bisenzio e Prato e, dopo l’Appennino porta a Marzabotto. Il viaggio permette di scoprirebellissimi parchi archeologici fra cui la via dei Sepolcri a Vetulonia e le vie Cave tra Sovana ePitigliano.Il Cammino di San FrancescoUn itinerario che parte da nord dal Santuario de La Verna (Ar) o da sud lungo la Valle Santa Reatina(Ri) e permette di raggiungere Assisi seguendo i passi di San Francesco attraverso i luoghi dove ilSanto visse. Da La Verna ad Assisi si snoda per 192 km percorribili in circa 12 giorni.Il Sentiero CelesteE’ un itinerario alla scoperta della natura del Parco Nazionale della Maiella, è lungo 18 km e sivisiteranno i più suggestivi eremi di Papa Celestino V, al secolo Pietro da Morrone. Si raggiungonogli eremi percorrendo i sentieri dei pastori e degli eremiti che abitavano le anguste dimore scavatenella pietra, luoghi silenziosi, di preghiera e raccoglimento ideali per contemplare una naturaprimitiva e mistica.Cammino dei BrigantiE’ un percorso ad anello di 7 tappe che si snoda in Abruzzo lungo i sentieri battuti 150 anni fa daibriganti della Banda di Cartore, che avevano scelto la clandestinità. Si sta a quote basse (800 –1300) tra la Val de Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino. Si parte e si arriva aTagliacozzo (Aq).La via della TransumanzaI tratturi della transumanza sono da percorrere tra boschi e valli, dall’Abruzzo alla Puglia. Il piùlungo è il Tratturo Magno che dall’Abruzzo va al Tavoliere delle Puglie in 9 tappe per 244 km.Cammino Aquileiese dal latino “Iter Aquileiense” E’ detto anche Cammino Celeste ed è un percorso di pellegrinaggio che collega i santuari di MariaSaal in Austria e di Brezje in Slovenia ad Aquileia in Italia. Il percorso si può estendere fino alsantuario dell'isola di Barbana, a Grado. E’ stato ufficializzato come itinerario di pellegrinaggiointernazionale nell'estate del 2006, sotto forma di tre percorsi che fanno convergere pellegrinioriginari di tre paesi. La parte italiana è lunga 205 chilometri, quella slovena 75 e quella austriaca80, per un totale di 360 chilometri. Lungo il percorso si trovano alcuni santuari importanti.

4.2. Pellegrinaggi in Irlanda (Foto 31)In un'isola del lago “Lough Derg” vi è il cosiddetto Purgatorio di San Patrizio, costituito un tempoda una profonda caverna La caverna divenne meta di pellegrinaggio, sino a quando, nel 1497, PapaAlessandro VI impose la chiusura della grotta e la distruzione degli edifici sull'isola. Fu riaperta,non molto tempo dopo, e di nuovo chiusa nel 1632 ad opera di Sir James Balfour e Sir JamesStewart per conto del governo irlandese. Infine, la caverna fu aperta per la terza volta sotto il regnodi Giacomo II e chiusa per l'ultima volta nel 1780. Ancora oggi l’isola è meta di pellegrinaggi e vi sitrova una serie di edifici religiosi ed una chiesa, dove si svolgono dal 15 giugno al 15 agosto lepratiche devozionali del pellegrinaggio. Queste consistono in una prima notte di veglia e in 3 giornidi ritiro penitenziale e di digiuno durante i quali si compiono speciali riti di preghiera e lacircumambulazione a piedi scalzi della chiesa di San Patrizio e dei quattro "letti di penitenza" orecinti circolari dedicati a S. Brigida, S. Brandano, Santa Caterina e San Colomba.

4.3. Francia Camargue di Maggio – Raduno annuale degli zingari d’Europa (Foto 32)Les Saintes Maries de la Mer, capitale della Camargue, ospita ormai da 552 anni il pellegrinaggiodi questo popolo. Il lungomare e la periferia e per una settimana diventano parte stessa delpaesaggio ed il territorio diventa la loro terra e la loro patria perché come dice uno dei padrifondatori della Romani Union, organizzazione mondiale del popolo Rom: la dove c’è un Rom là èla nostra patria. E così il paese si trasforma in un grande mercato affollatissimo di gente, unvariopinto bazar fatto di bancarelle con prodotti di ogni tipo: lavori artigianali, tappeti, scialli e

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foulards, coperte, statuette di Sara, vasellami, dischi e profumi. I colori, l’intreccio fitto fitto dellediscussioni anche in diverse lingue, i richiami, la musica, i canti e le danze fino a tarda nottetrasformano il villaggio in un palcoscenico totale dove, alla fin fine, si rappresenta la romanance, lospirito di libertà. La romeria (processione e pellegrinaggio) più famosa del popolo rom si svolge aLes Saintes Maries de la Mer il 24 maggio di ogni anno, quando migliaia di Rom provenienti datutta Europa, si ritrovano per il festeggiamento di Sarah la Nera, serva delle due Marie e protettricedel loro popolo. La leggenda racconta che durante una delle prime persecuzioni contro i cristiani, Maria Jacobé eMaria Salomè, parenti strette della Santa Vergine e di Gesù (madri dell’apostolo Giacomo eGiovanni l’Evangelista), furono cacciate dalla Giudea, assieme a Lazzaro, Maria Maddalena eMassimino, sopra una barca insicura, priva di remi e vele. La barca, guidata dalla provvidenza,dopo giorni di navigazione ed una furiosa tempesta approdò miracolosamente sulla costa diProvenza dove ora sorge il paese che, dalle sante prende il nome. Era il 40 dopo Cristo. Le santefurono accolte dagli abitanti del paese, ma anche da Sara capo della tribù degli zingari locali cherichiese il battesimo per lei e per il suo popolo.I Rom sono l’unico popolo che non ha mai combattuto guerre, di conquista e di territorio, e quindinon hanno ricorrenze nazionali da celebrare e le loro feste, le loro occasioni d’incontro, sono dicarattere civile (matrimoni e funerali) ma soprattutto di tipo religioso. In questo giorno gli zingari cattolici di tutta Europa si ritrovano a Les Saintes Maries de la Mer, inCamargue Francia, a festeggiare Santa Sara, la nera, patrona del loro popolo. Un pellegrinaggio-raduno assai frequentato per diversi aspetti: per devozione prima di tutto ma anche per incontri e permotivi economici. Arrivano a migliaia, dalla Francia e dai quattro angoli del continente Europa:Gitani spagnoli, Sinti italiani e nord europei, Manouches francesi, Romanicharls dall’Inghilterra,Rom dall’Est.Sara la Nera è la patrona del popolo rom, ed il momento saliente avviene con la processione cheparte dalla cappella della chiesa, e attraverso le vie del paese accompagna la statua della patrona findentro al mare a ricordare l’accoglienza di Sara alle due sante Marie. Alla testa del corteo sipongono i Gardians (caratteristici mandriani in sella ai famosi cavalli bianchi di Camargue), poiseguono gli Arlésienne nel loro tipico costume, il parroco ed il vescovo con i rappresentanti delpopolo rom, l’orchestra gitana, la statua di Sara, le sue reliquie e gli stendardi, con il seguito di unavera e propria folla di pellegrini e turisti. E’ una processione di grande fede e allegria con i cantigitani che si intersecano a quelli liturgici. Dopo il bagno al mare la processione ritorna verso lachiesa sempre in un clima di partecipazione e di gioia con le campane che accompagnano lamanifestazione suonando a distesa. Il giorno successivo, il 25 maggio, è quello ufficiale, della festadel paese. Stavolta la processione conduce al mare una piccola barca con le statue delle due santeMarie, a ricordare con il loro arrivo anche la fede cristiana che da questa regione si diffuse nel restodella Francia, ed il rito è più formale e meno chiassoso di quello del giorno prima. Sulla spiaggia ilvescovo benedice i pescatori, il mare, il paese, gli abitanti ed i pellegrini, poi la processione ritornaalla chiesa-fortezza nel centro del paese a depositare le statue delle sante. Ma i Rom sono già inpartenza per la loro patria, il mondo.

4.4 Pellegrinaggio “La Romeria” in Spagna (Foto 33 - 35)E’ un evento che unisce religione e festa e centinaia di migliaia di persone provenienti da ogni partedella Spagna e del mondo per partecipare al pellegrinaggio nel santuario della "Blanca Paloma" a ElRocio. Più di un milione di persone e quasi un centinaio di confraternite partecipano alla magnificafesta di questo pellegrinaggio al villaggio di El Rocío, a 17 km da Almonte in Andalusia. Durantetutto l’anno il paese sembra un villaggio messicano semiabbandonato, case bianche e basse congrandi tettoie di foglie che ombreggiano l’ingresso, hanno pittoresche decorazioni immerse in unaatmosfera da favola, le strade non sono asfaltate, i viali sono in terra battuta e sabbia, che però peruna volta all’anno si anima (qui sono stati girati numerosi film western).

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Questo evento si svolge cinquanta giorni dopo la conclusione della Settimana Santa. Alcunesettimane precedenti, le varie confraternite del Rocío, chiamate “hermandad” (fratellanza) lascianole proprie sedi, per giungere nella giornata di sabato presso la località del Rocío e partecipare agliatti del pellegrinaggio che proseguono fino al lunedì seguente. Il percorso è tradizionalmenteeffettuato a cavallo, su pasos (carri) bellissimi, antiche carrozze con il telo bianco a mezzaluna,addobbati con colori diversi trainati tutti da buoi o a piedi, indossando l'abito flamenco tipico.Durante il giorno le confraternite avanzano allegramente intonando canti e versi, mentre la sera siaccampano all'aperto intorno a un falò organizzando divertenti feste per cantare, ballare, mangiare ebere fino alle prime luci dell'alba. I rocieros: Donne con Faralay e Trajes de flamencos o de gitana(vestiti lunghi fasciati in vita e sotto svolazzanti), tra i capelli raccolti fiori in tinta, e gliimmancabili abanicos (ventagli), gli Uomini con traje campero: indossano pantaloni aderentisoprattutto a righe, alcuni ricoperti da zahones (ampie protezioni di cuoio) e guayabera (giacca intela leggera aderente), in testa il cordobès (cappello rotondo), tutti tirati e con gran classe. Quandosi arriva al vado de Quema, chi la fa per La prima volta, qui viene battezzato. Tutti lo attraversano apiedi con grande Commozione, si abbracciano ed hanno occhi pieni di lacrime e piangono. QuandoArriva il carro con il Simpecado si ferma in centro ed iniziano a lodare la Virgen, a pregare ed acantare. Ci sono quattro itinerari principali: il cammino di Sanlúcar, che attraversa il ParcoNazionale di Doñana ed è percorso da coloro che provengono da Cadice; il cammino di Llanos,che proviene da Almonte ed è il più antico; il cammino di Moguer, percorso da coloro cheprovengono da Huelva; il cammino sivigliano, seguito generalmente dalle confraternite cheprovengono dal resto della Spagna o da altre parti del mondo. Al sabato c’è il mondo che cammina,la strada è dura, la sabbia sempre più alta, si sprofonda. Si deve assolutamente arrivare per le 10,00al ponte, chi sgarra viene coperto di insulti e di vergogna e durante la processione che si tiene nellanotte tra domenica ed il lunedì la statua passerà con le spalle voltate al Simpecado come penitenza. Irocieros non mangiano, non bevono sono concentrati. Man mano che le confraternite giungono alRocío, i pellegrini si accampano e attendono l'arrivo delle altre confraternite. Il sabato sfilano perpresentarsi con il simpecado (lo stendardo della confraternita) davanti alla Madonna, accompagnatidal suono delle campane. Una vista stupenda della hermandad che avanza davanti uomini e donne acavallo, gli uomini salutano con gesti cavallereschi, le donne cavalcano all’amazzone, gambe unitea un lato della sella, il loro vestito copre quasi tutto il posteriore del cavallo, dietro tutto il corteo apiedi. Sempre cantando si arriva davanti all’ingresso dell’ermita (eremo), oggi Basilica. L’ermita èdi un bianco candido, si fa il saluto alla Virgen cantando sulla rampa dell’ermita: “Aqui estamosotra vez para decirte que te queremos”, e poi ci si dirige verso l’hermandad. La domenica alle 10,00si svolge la solenne messa di Pentecoste nella piazza del Real, è all’aperto e con la processione ditutte le hermandades. La processione inizia dalla harmandad più anziana per poi arrivare alla piùgiovane. Sfilano davanti all’ermita con bandiere e gonfaloni, emozione è intensa, l’atmosferacoinvolge tutti. Portano il loro Simpecado. Alla fine dell’omelia le hermandades hanno rinnovatol’impegno con la Blanca Paloma. I Simpecado sono tutti sopra il palco dietro all’altare. Finita laSanta Messa i Simpecado scendono in ordine inverso: prima il più giovane e per ultimi i più antichi,tutti diversi l’uno dall’altro ma tutti con lo stesso motto: “Concepita senza peccato”. Di notte ipartecipanti vegliano in attesa del momento più emozionante del fine settimana: il "Salto de laVerja", che come tradizione non ha un’ora fissa, per farlo si ha da sperare che finisca il rezo(preghiere) del santo rosario che si celebra in plaza de Donana. I ragazzi delle diverse hermandadtutti belli cattivi, al segnale, cercano di saltare l’inferriata che cinge l’altare per portare la Virgenfuori dall’eremo e condurla in spalla attraverso l’aldea (villaggio). I primi che riusciranno a saltareavranno l’onore di prendere e portare per primi il trono Della Virgen. Aprono il cancello dell’altare;è il via all’apoteosi, al fanatismo. E’ un immediato alzarsi di braccia, un ondeggiare di teste, di corpiche si spingono per contendersi l’onore di accompagnare la Virgen lungo il percorso. Applausi,viene sollevata al cielo, iniziano a navigare in un mare tormentoso di braccia. Mentre i fedelicamminano al suo fianco il trono si piega su un lato o sull’altro, si bilanciano e poi cercano diripartire, ma è dura arrivare all’uscita della Ermita, ci si impiega un’eternità solo per percorrere il

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tratto all’interno della chiesa. Fuori una gran folla accoglie la Virgen con applausi e grida. Un fiumeinterminabile di persone di ogni età e di ogni estrazione sociale. La Virgen viene portata dahermandad in hermandad. Nel 2012 le hermandad erano 114, ne nascono 3-4 all’anno, ma peressere riconosciute devono seguire un lungo esame: prima davanti al vescovo di Huelva, poi davantia quello di Madrid e, infine, quello del rappresentante ecclesiastico della piccola cittadina diAlmonte. Sono trascorsi più di 2 secoli dalla fondazione della 1° hermandad, la Matriz di Almonte,la più lontana invece proviene dal Brasile. Al termine della processione le confraterniteintraprendono il cammino di ritorno pensando già al pellegrinaggio dell'anno successivo. Su unalavagna appesa in un bar di Almonte è già iniziato il conto alla rovescia, ogni giorno si scala unnumero. La cifra esposta rappresenta i giorni che mancano al prossimo Rocio.

5. Pellegrinaggi cristiani in tutto il mondo

5.1. Il santuario di Częstochowa (Foto 36) E’ uno dei più importanti centri di culto cattolico della Polonia. Ogni anno vi giungono oltre quattromilioni di pellegrini. Il santuario si trova nella città di Częstochowa, nel voivodato della Slesia. Vi èconservata l'icona della Madonna di Częstochowa, così cara al popolo polacco da meritare il titolodi "Capitale della Corona di Polonia". Fondato da Luigi I d'Ungheria il santuario è curato da sempredall'ordine ungherese dei Paolini. I re, ad incoronazione avvenuta, erano soliti recarvisi per rendereomaggio alla Madonna Nera. Fin dal medioevo da tutta la Polonia si svolge il pellegrinaggio a piediverso il santuario di Częstochowa dove è conservata l'immagine della Madonna con il Bambino, dasecoli oggetto di culto e di venerazione. In tutti i momenti di difficoltà della Polonia il popolopolacco si è stretto attorno alla Madonna Nera del Santuario di Częstochowa incrementando così ilnumero di pellegrini. Questo pellegrinaggio si svolge da giugno a settembre, normalmente ilperiodo scelto è quello attorno a ferragosto. Il pellegrinaggio a piedi dura diversi giorni ed ipellegrini percorrono anche centinaia di chilometri lungo oltre 50 diversi percorsi in tutta laPolonia, il più lungo dei quali è di 600 km. I percorsi più famosi sono quelli che partono daVarsavia (9 tappe, 243 km, dal 6 al 14 agosto) e da Cracovia (6 tappe, 150 km, dal 6 all'11 agosto).Il più antico e rinomato rimane però quello che parte da Varsavia che si svolge dal 1711 e che arrivaper la festa dell'Assunzione della Santissima Maria Vergine (il 15 di agosto). Questo pellegrinaggioè stato fatto anche da Karol Wojtyła (papa Giovanni Paolo II) nel 1936 partendo da Cracovia. Nelperiodo in cui la Polonia era governata dal regime comunista il pellegrinaggio ha visto unincremento di adesioni raggiungendo nei primi anni ottanta anche un milione di partecipanti.Attualmente i pellegrini a piedi sono oltre 200.000.

5.2. Pellegrinaggio a Lalibela, Etiopia (Foto 37 - 38)Lalibela è una città nel nord dell'Etiopia. Nel XII secolo vi si impiantò una nuova dinastia, nonsalomonide, che regnò fino al 1270. Il più celebre dei suoi re fu Lalibela, costruttore di chiese, chefondò la località omonima. Oasi cristiana dell'Africa, l'Etiopia fu separata dalla Chiesa cattolica findal concilio di Calcedonia nel 451 che non fu seguito dalla Chiesa Etiopica che mantennel'Ortodossia, cioè il miafisismo cioè l'idea biblica che in Cristo ci sia una sola natura, divina eumana, essendo Egli una sola Persona della Trinità; una sola natura infatti costituisce una persona,due nature invece costituiscono due persone. Con il concilio di Calcedonia, invece, il credocattolico introdusse la novità della concezione delle due nature di Cristo. Nel 640 l'Egitto fuconquistato dai musulmani ma l'Etiopia rimase alquanto isolata rispetto al restante mondo cristiano.Il re Lalibela ordinò, dopo una visione ispiratrice, di costruire dieci chiese scavandole nella vivaroccia della montagna. Ancora oggi questi luoghi sacri sono divenuti la "Gerusalemme d'Africa" e icredenti vi si recano in pellegrinaggio, giungendo anche da distanze enormi. Lalibela infatti è unadelle città più sacre ed è la meta di molti pellegrinaggi. Tali chiese monolitiche, conosciute in tuttoil mondo, giocano un ruolo primario nell'architettura sacra africana.

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5.3. Pellegrinaggio a Lujàn, Argentina (Foto 39)Luján è una città dell'Argentina a 68 km a nord-est della capitale Buenos Ayres. Fu fondata nel 1755ed è nota come La Capital de la Fe "la capitale della fede". E’ stata costruita un’enorme chiesa chedomina la pianura circostante ed ospita una minuscola statua della Vergine, alta soltanto 38centimetri. Le sue torri raggiungono un'altezza di 106 metri, il tetto è in rame e i portoni in bronzo.Centinaia di migliaia di fedeli prendono parte al pellegrinaggio alla basilica di Nostra Signora diLujan, uno dei santuari più venerati del Paese. Lo scorso anno, nella processione che si svolge ognianno, si è registrata la presenza record di 2,5 milioni di persone. Il pellegrinaggio a piedi deigiovani nel santuario di Lujan è uno dei più grandi eventi religiosi del Paese. La Vergine di Lujan èconsiderata la santa patrona dell'Argentina ed è stata visitata dal Papa Giovanni Paolo II nel 1982.

5.4. Costa Rica (Foto 40)Il più importante pellegrinaggio è quello verso la Madonna degli Angeli (Patrona del Costa Rica),nota come "La Negrita". Questa celebrazione si svolge il 2 agosto nella Basilica di Los Angeles,nella provincia di Cartago. In questo pellegrinaggio sono coinvolti circa 2.500.000 fedeli e ognianno il numero dei pellegrini aumenta di circa centomila persone, che camminano. Vanno allaVergine per ringraziare o chiedere la sua intercessione per i bisogni personali, nazionali o globali; acausa della pandemia della H1N1 nel 2009 è stato sospeso per la prima volta in 227 anni. La Basilica di Los Angeles non è l'unico luogo dove i pellegrini vengono a rendere omaggio a "LaNegrita". Altre processioni si svolgono in diverse parti del paese, come ad esempio: a San Carlos treperegrinazioni: delle Delizie, Pital e La Fortuna.

5.5 Cile (Foto 41)Nella regione di Coquimbo il pellegrinaggio alla Madonna di Andacollo si celebra nella città diAndacollo e si tiene dal 1585. Migliaia di persone a piedi tutta la notte camminano dalla costa finoalla città che si trova in cima alle montagne a 1017 m. per una distanza di circa 20 chilometri.Andacollo è un villaggio fondato su una bella valle, lungo il mitico fiume Neruquén, circondato damontagne, attraversata da corsi d’acqua e sorgenti d’acqua limpida. Si trova vicino al deserto diAtamaca, a 350 km. da Santiago del Cile. La Madonna di Andacollo (in spagnolo: Nuestra Señorade Andacollo), nota anche come la Vergine di Andacollo, è una celebre statua cattolica dellaVergine Maria nella città di Andacollo, nella regione di Coquimbo nel nord del Cile. La scultura è ilcentro dell'annuale Fiesta Grande de la Virgen che richiama migliaia di pellegrini da tutto il mondonel mese di dicembre. La città di Andacollo è visitata ogni anno da migliaia di pellegrini provenientida Cile e all'estero, la maggior parte dei quali provengono per la Fiesta Grande de la Virgen, che sisvolge nel mese di dicembre.La Fiesta grande, piena di colori, balli e musica eseguita da numerose confraternite e gruppi diballo, inizia ogni anno il 23 dicembre e dura per almeno cinque giorni, durante i quali la statua èvestita nel suo corona e vestiti speciali ricamata d'oro, poi trasportata in una solenne processionealla basilica accompagnata da gruppi di danza e pellegrini.

5.6. Paraguay (Foto 42)In Paraguay ogni 8 dicembre, si celebra la festa dell'Immacolata Concezione “Caacupé” patrona delParaguay. Il pellegrinaggio si svolge per tutta la notte, per raggiungere la collina del santuario, peruna distanza di circa 8 km e si conclude con una messa all'alba. Di solito coinvolge oltre unmilione di persone in un paese che ha circa 7 milioni di abitanti.

5.7 Pellegrinaggio della Vergine di Zapopàn in Mexico (Foto 43)Zapopàn, con 2 milioni di abitanti, è uno dei quattro Comuni che costituiscono la città diGuadalajara nello Stato di Jalisco. La Basílica di Zapopán, costruita nel 1730, custodisce la statuettadi Nuestra Señora de Zapopá ed è meta continua di pellegrinaggi provenienti da tutto il mondo. Èconsiderata un gioiello d’arte, per la sua architettura plateresca e per la celebre immagine della

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Vergine, fatta con pasta di mais da artigiani michoacani. Realizzata in un’altra parte del Messico, inorigine raffigurava la Madonna di Guadalupe e fu qui portata a metà del sec. XVI da un missionariofrancescano.Nel 1695 l'immagine fu portata per la città di Guadalajara che era stata colpita da epidemie einondazioni e con grande sollievo della popolazione il pericolo cessò. Anche nel 1734 la città diGuadalajara fu colpita da tremende tempeste con conseguenti alluvioni ed epidemie, così ancorauna volta le autorità civili e la comunità chiesero al vescovo di portare l'immagine della Vergine diZapopàn. Così aumentò il fervore della comunità per la Madonna di Zapopàn, dando notevoleinteresse per il suo santuario. Dopo aver protetto la città dalle tempeste ed epidemie si è deciso chel'immagine della Madonna sarebbe stata presa dal suo santuario e portata alla città di Guadalajaraogni anno il 12 giugno e il 1° ottobre essa sarebbe stata riportata al suo santuario.La festa di Nuestra Señora de Zapopán è fissata al 12 ottobre e durante quelle che appunto sidenominano "Fiestas de Octubre" in onore della Vergine, la statuetta viene portataprocessionalmente a Zapopán partendo dalla Cattedrale di Guadalajara su un’automobile nuova, cheviene trainata con delle funi senza mai accenderne il motore, quasi a garantirne l’uso riservatoall’accompagnamento della Vergine "in perpetuo". Bisogna avere tutta la fantasia del folkloremessicano per capire bene con quanta solennità la festa è celebrata.Il rito inizia all’alba. Un gruppo di non meno di 400 "danzatori" si raduna nella Cattedrale diGuadalajara per pregare e cantare, insieme ad altri innumerevoli fedeli (si dice: fino a tre milioni),tutti parimenti desiderosi di partecipare o almeno di assistere alle danze. I ballerini esconodall’edificio sacro camminando all’indietro, com’è tradizione e poi cominciano a danzare tuttiinsieme, o a gruppi di due o tre persone. Si balla e si cammina in processione per quattro ore, lungoun percorso di sei chilometri. I festeggiamenti continuano per tutto il pomeriggio e riprendonol’indomani. Così, fede e devozione, folklore e gioia di vivere, segnano la caratteristica devozionemariana popolare dei messicani.

6. IL CAMMINO DI SANT’AGOSTINOE’ detto anche “Cammino della Rosa” per la conformazione dell’itinerario a forma di fiore.Questo cammino è un percorso di pellegrinaggio che congiunge ben 50 Santuari Mariani nelterritorio della Lombardia, è lungo circa 620 km da percorrere in 26 giorni, secondo un percorsocircolare. Attraversa ben 6 province: Bergamo, Como, Lecco, Milano, Monza, Pavia e Varese (inordine alfabetico). Per ognuna delle 26 tappe c’è un punto di pernottamento sicuro a prezziconvenzionati o a offerta libera, è necessario verificare telefonicamente, in precedenza, ladisponibilità di alloggio ed è necessario esibire la “Credenziale”. Lungo il percorso si incontrano ipiù importanti siti artistici della Regione: chiese, monasteri, monumenti antichi e moderni, ville,parchi naturali nonché una miriade d’icone, edicole, cappelle, grotte mariane ammirabili, ecc. Sipotranno incontrare: il Duomo di Monza, Duomo di Milano, Certosa di Pavia, Basilica diSant’Ambrogio, Basilica di Agliate e di Arlate, Monastero di Garbagnate, chiesa di San Vincenzo inGalliano a Cantù, basilica di San Pietro al Monte di Civate, ecc.Il percorso traccia il disegno stilizzato di una rosa con punto di partenza il Santuario della Madonnadelle Grazie di Monza e arrivo a Pavia dove troviamo le reliquie di Sant’Agostino. Esso è costituitoda un fiore, da due foglie e da un gambo e più precisamente:- il fiore è di 346 km suddiviso in 15 tappe o giorni e si incontrano 30 Santuari- la foglia occidentale: Monza – Milano lungo il canale villoresi e le vie d’acqua di Expo è di 98 kmper 4 tappe e si incontrano 8 Santuari- la foglia orientale: Milano – Monza di 107 km si svolge lungo il canale Villoresi, la Martesana el’Adda con 8 Santuari e 4 tappe- il gambo: Milano – Pavia lungo il Naviglio grande e il Naviglio pavese per 69 km, 4 Santuari e 3tappe.Il pellegrinaggio non presenta rischi o problemi di sorta, corre vicino a innumerevoli mezzi ditrasporto come ferrovia, autobus e taxi, si incontrano numerosissimi bar, negozi e ristoranti.

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Portare scarpe morbide, calzini senza cuciture, abbigliamento leggero, qualche ricambio, borraccia,kway, sacco a pelo. Ci si può rivolgere alle parrocchie e ai sacerdoti per qualsiasi evenienza lungo ilcammino.Il pellegrinaggio può essere fatto durante i fine settimana e partendo da qualsiasi tappa.Comunque l’associazione in primavera ed estate organizza delle uscite brevi, di qualche giornata.Per qualsiasi informazione o documentazione è possibile contattare:ASSOCIAZIONE CULTURALE CAMMINO DI SANT’AGOSTINOVia Monte Grappa n. 21 – Monticello [email protected] visitare la pagina web : www.camminodiagostino.itAll. A Tappe del Cammino della Rosa

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