PD maggio 2016 - Gilda Professione Docente · centi nella propria scuola. Con questa legge, la cosa...

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di Rino Di Meglio I l 17 marzo è stata la giornata molto im- portante in cui sono stati depositati in Cassazione i 4 quesiti per i Referendum abrogativi della Legge 107/2015, nota come La Buona scuola. Sono orgoglioso di essere stato, insieme con i rappresentanti di altri sindacati e di associazioni della società civile, uno di quei cittadini che si è fatto carico dell’avvio di questa operazione neces- saria. I quesiti riguardano la richiesta di: • Abrogazione di norme sul potere discrezionale del diri- gente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede. • Abrogazione di norme sul potere del dirigente di sce- gliere i docenti da premiare economicamente e sul co- mitato di valutazione. • Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro. • Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a sin- gole scuole pubbliche o private. I colleghi tutti, che in questi due anni hanno manifestato, inascoltati, in ogni forma democratica possibile sanno molto bene quanto questi principi modificheranno la fi- sionomia della scuola, definito da Calamandrei, organo costituzionale. Non così forse molta parte della società civile che non troverà nulla di scandaloso nell’istituzione di un capo assoluto nella scuola.C’è molta confusione nella società e spetta a noi do- centi, in questo caso, far capire che il problema non è solo nostro. Far capire che qui stiamo assistendo ad una restri- zione degli spazi di libertà, in un processo che investe tutta l’Europa e che sta andando in senso contrarioa quel cam- mino degli ultimi due secoli che ci ha portato alle libertà di cui oggi godiamo. Dal monarca assoluto, non tenuto a ri- spettare le leggi, siamo passati, con un processo duro e do- loroso, in cui molti hanno sacrificato anche la vita, agli Statuti e poi alle Costituzioni, alla nostra Costituzione repub- blicana, tuttora vigente, anche se troppo spesso calpestata. Il potere discrezionale del Dirigente, così come disegnato da questa Legge, è un insulto ai principi contenuti nella nostra Costituzione. Esso non lede solo la libertà d’insegnamento che non è, ricordiamolo sempre, un privilegio concesso ai docenti, ma una garanzia di libertà per il cittadino di rice- vere un istruzione libera e non imposta; lede anche l’art 97 della nostra Costituzione, secondo cui i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’ammini- strazione. Dove imparzialità significa non avere interessi di parte e invece, con questa Legge, si assegna al Dirigente il diritto di adire ad una trattativa privata per scegliere i do- centi nella propria scuola. Con questa legge, la cosa pub- blica (res publica) diventa un fatto privato. Questa è una ferita grande alla Costituzione e a noi tutti cittadini, perché veniamo privati della libertà, anche senza olio di ricino. Il problema, dunque, non è solo nostro, dei docenti e della scuola, ma di tutti, anche perché le modalità di approva- zione di questa Legge devono offendere tanto quanto- se non di più- i suoi contenuti. Sappiamo (e lo ricordiamo a tutti) che da 20 anni a questa parte - e dunque non solo per azione di questo Governo- le libertà del Parlamento sono state via ristrette in nome della cosiddetta efficienza e della possibilità di prendere decisioni. Giustificazione inaccettabile perché le Leggi, in questo Paese, sono state piuttosto abbondanti anche quando le Camere funzionavano a pieno ritmo. Ebbene da un po’ di tempo, per far approvare una Legge, basta stilarla di un solo articolo e di 500 commi, e sottoporla a voto di fiducia: quello che è successo alla Legge 107/2015. In tutto ciò il Parlamento, quel luogo in cui i nostri rappre- sentanti eletti hanno il diritto e il dovere di discutere le decisioni che prendono, viene escluso. E il governo (o me- glio il suo capo) decidono ciò che si deve fare, senza con- traddittorio alcuno: è una sorta di ritorno a quel monarca assoluto di cui si parlava sopra. Ecco perchè sottolineo che questo problema di limitazione delle libertà è un problema di tutti per il principio sempre in auge dell’oggi a me e do- mani a te. Nella scuola siamo in tanti, quasi un milione di addetti. In tutta Italia ci sono 8500 sedi, 30000 plessi scolastici e quindi la possibilità di raccogliere le firme necessarie per queste Referendum c’è tutta. Se avremo forte il senso della missione, se sapremo comprendere che il nostro doveredi docenti non è solo insegnare ma soprattutto di traman- dare i valori alti della libertà e della democrazia, riusci- remo a vincere questa battaglia. Ce la faremo. GILDA DCOER1749 del 19/02/2013 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM - ANNO XXVI N. 3 - MAGGIO 2016 Il problema non è solo nostro, dei docenti e della scuola, ma di tutti. Oggi stiamo assistendo ad una restrizione degli spazi di libertà, in un processo che investe tutta l’Europa e che sta andando in senso contrario a quel cammino degli ultimi due secoli che ci ha portato alle libertà di cui oggi godiamo. di Ester Trevisan I n una sala gremita di insegnanti prove- nienti da tutta Italia si è svolto a Roma il 16 marzo scorso il convegno “La Buona Scuola: profili di incostituzionalità”, organizzato dalla Gilda degli Inse- gnanti e dall’Associazione Docenti Articolo 33. L’ampia platea presente al centro congressi Capranichetta ha seguito con grande partecipazione gli interventi dei relatori, dimo- strando quanto sia alta l’attenzione del mondo della scuola sulle mol- teplici criticità della legge 107/2015. Il convegno è stato anche l’occasione per discutere del referendum abro- gativo, promosso dalla Gilda degli Insegnanti con Flc Cgil, Cobas e as- sociazioni di insegnanti tra cui la Lip, i cui quattro quesiti sono stati depositati in Cassazione il 17 marzo. Ad aprire i lavori del convegno è stato Antonio D’Andrea, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’università degli Studi di Brescia, che ha puntato i riflettori sulla riforma del sistema nazionale di istruzione nel quadro dei cambiamenti strutturali dell’or- ganizzazione repubblicana. Il re- ferendum – ha spiegato - rappre- senta oggettivamente uno strumento Concordi tutti i relatori: la 107/2015 è una cattiva legge che risponde a logiche poco democratiche. Roma, 16 marzo, Convegno ”La Buona Scuola: profili di incostituzionalità” VERDETTO UNANIME: MODELLO DI SCUOLA NON COMPATIBILE CON LA COSTITUZIONE REFERENDUM PER LA LIBERTÀ DI TUTTI Depositati in Cassazione il 17 marzo i 4 quesiti per i Referendum abrogativi della Legge 107/2015, nota come La Buona scuola A pag. 3

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di Rino Di Meglio

Il 17 marzo è stata la giornata molto im-portante in cui sono stati depositati inCassazione i 4 quesiti per i Referendum

abrogativi della Legge 107/2015, notacome La Buona scuola. Sono orgoglioso di

essere stato, insieme con i rappresentanti di altri sindacatie di associazioni della società civile, uno di quei cittadiniche si è fatto carico dell’avvio di questa operazione neces-saria. I quesiti riguardano la richiesta di:• Abrogazione di norme sul potere discrezionale del diri-

gente scolastico di scegliere e di confermare i docentinella sede.

• Abrogazione di norme sul potere del dirigente di sce-gliere i docenti da premiare economicamente e sul co-mitato di valutazione.

• Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200ore di alternanza scuola-lavoro.

• Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a sin-gole scuole pubbliche o private.

I colleghi tutti, che in questi due anni hanno manifestato,inascoltati, in ogni forma democratica possibile sannomolto bene quanto questi principi modificheranno la fi-sionomia della scuola, definito da Calamandrei, organocostituzionale. Non così forse molta parte della società civile che non troverànulla di scandaloso nell’istituzione di un capo assoluto nellascuola.C’è molta confusione nella società e spetta a noi do-centi, in questo caso, far capire che il problema non è solonostro. Far capire che qui stiamo assistendo ad una restri-zione degli spazi di libertà, in un processo che investe tuttal’Europa e che sta andando in senso contrarioa quel cam-mino degli ultimi due secoli che ci ha portato alle libertà dicui oggi godiamo. Dal monarca assoluto, non tenuto a ri-spettare le leggi, siamo passati, con un processo duro e do-loroso, in cui molti hanno sacrificato anche la vita, agliStatuti e poi alle Costituzioni, alla nostra Costituzione repub-blicana, tuttora vigente, anche se troppo spesso calpestata. Il potere discrezionale del Dirigente, così come disegnato daquesta Legge, è un insulto ai principi contenuti nella nostraCostituzione. Esso non lede solo la libertà d’insegnamentoche non è, ricordiamolo sempre, un privilegio concesso ai

docenti, ma una garanzia di libertà per il cittadino di rice-vere un istruzione libera e non imposta; lede anche l’art 97della nostra Costituzione, secondo cui i pubblici uffici sonoorganizzati secondo disposizioni di legge in modo che sianoassicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’ammini-strazione. Dove imparzialità significa non avere interessi diparte e invece, con questa Legge, si assegna al Dirigente ildiritto di adire ad una trattativa privata per scegliere i do-centi nella propria scuola. Con questa legge, la cosa pub-blica (res publica) diventa un fatto privato. Questa è unaferita grande alla Costituzione e a noi tutti cittadini, perchéveniamo privati della libertà, anche senza olio di ricino.Il problema, dunque, non è solo nostro, dei docenti e dellascuola, ma di tutti, anche perché le modalità di approva-zione di questa Legge devono offendere tanto quanto- senon di più- i suoi contenuti. Sappiamo (e lo ricordiamo a tutti) che da 20 anni a questaparte - e dunque non solo per azione di questo Governo-le libertà del Parlamento sono state via ristrette in nomedella cosiddetta efficienza e della possibilità di prenderedecisioni. Giustificazione inaccettabile perché le Leggi, inquesto Paese, sono state piuttosto abbondanti anchequando le Camere funzionavano a pieno ritmo. Ebbene daun po’ di tempo, per far approvare una Legge, basta stilarladi un solo articolo e di 500 commi, e sottoporla a voto difiducia: quello che è successo alla Legge 107/2015. In tutto ciò il Parlamento, quel luogo in cui i nostri rappre-sentanti eletti hanno il diritto e il dovere di discutere ledecisioni che prendono, viene escluso. E il governo (o me-glio il suo capo) decidono ciò che si deve fare, senza con-traddittorio alcuno: è una sorta di ritorno a quel monarcaassoluto di cui si parlava sopra. Ecco perchè sottolineo chequesto problema di limitazione delle libertà è un problemadi tutti per il principio sempre in auge dell’oggi a me e do-mani a te.Nella scuola siamo in tanti, quasi un milione di addetti. Intutta Italia ci sono 8500 sedi, 30000 plessi scolastici equindi la possibilità di raccogliere le firme necessarie perqueste Referendum c’è tutta. Se avremo forte il senso dellamissione, se sapremo comprendere che il nostro doveredidocenti non è solo insegnare ma soprattutto di traman-dare i valori alti della libertà e della democrazia, riusci-remo a vincere questa battaglia. Ce la faremo.

G I L D A

DCOER1749del 19/02/2013

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM - ANNO XXVI N. 3 - MAGGIO 2016

Il problema non è solo nostro, dei docenti e della scuola, ma di tutti. Oggi stiamo assistendo ad una

restrizione degli spazi di libertà, in un processo che investe tutta l’Europa e che sta andando in senso

contrario a quel cammino degli ultimi due secoli che ci ha portato alle libertà di cui oggi godiamo.

di Ester Trevisan

In una sala gremitadi insegnanti prove-nienti da tutta Italia

si è svolto a Roma il 16marzo scorso il convegno “La BuonaScuola: profili di incostituzionalità”,organizzato dalla Gilda degli Inse-gnanti e dall’Associazione DocentiArticolo 33. L’ampia platea presenteal centro congressi Capranichetta haseguito con grande partecipazionegli interventi dei relatori, dimo-strando quanto sia alta l’attenzionedel mondo della scuola sulle mol-teplici criticità della legge 107/2015.Il convegno è stato anche l’occasioneper discutere del referendum abro-gativo, promosso dalla Gilda degliInsegnanti con Flc Cgil, Cobas e as-sociazioni di insegnanti tra cui laLip, i cui quattro quesiti sono statidepositati in Cassazione il 17 marzo.Ad aprire i lavori del convegno èstato Antonio D’Andrea, professoreordinario di Istituzioni di dirittopubblico presso il Dipartimento diGiurisprudenza dell’università degliStudi di Brescia, che ha puntato iriflettori sulla riforma del sistemanazionale di istruzione nel quadrodei cambiamenti strutturali dell’or-ganizzazione repubblicana. “Il re-ferendum – ha spiegato - rappre-senta oggettivamente uno strumento

Concordi tutti i relatori: la 107/2015 è una

cattiva legge che risponde a logiche poco

democratiche.

Roma, 16 marzo, Convegno

”La Buona Scuola: profili di incostituzionalità”

VERDETTO UNANIME:MODELLO DI SCUOLANON COMPATIBILECON LA COSTITUZIONE

REFERENDUM PER LA LIBERTÀ DI TUTTIDepositati in Cassazione il 17 marzo i 4 quesiti per i Referendum abrogativi della Legge 107/2015, nota come La Buona scuola

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COMUNICA GILDA

Maggio 2016

BONUS MERITO, AVANTI TUTTA CON REFERENDUM E RICORSI

“Sono trascorse due settimane dall’incontro al Miur sul comitato di valutazione del merito, conclusosi con l’abbandono deltavolo da parte dei sindacati, e dal ministero non è ancora giunto alcun segnale di apertura rispetto alle criticità che la Gildadegli Insegnanti ha posto in evidenza. A questo punto, appare evidente che le uniche strade da intraprendere consistononella raccolta delle firme per il referendum abrogativo e nella modifica della legge 107/2015 attraverso la procedura parla-mentare”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. “La riforma, come abbiamoribadito più volte, affida ai dirigenti scolastici poteri discrezionali che non miglioreranno affatto la qualità dell’insegnamentoe, invece, alimenteranno ampi contenziosi all’interno delle scuole. Il bonus da assegnare ai docenti cosiddetti meritevoli siconfigura come una retribuzione accessoria e, come tale, deve costituire oggetto di contrattazione. La legge 107, istituendo ilcomitato di valutazione che il Miur insiste nel considerare un collegio imperfetto, è in contrasto con la precedente normativasul salario accessorio (leggi 165/2001 e 150/2009) e su questo stiamo predisponendo ricorsi attraverso il nostro ufficio legale”.

Roma, 30 marzo 2016Ufficio stampa Gilda Insegnanti WWW.GILDAINS.IT

VIAGGI DI ISTRUZIONE, IL MIUR SI APPRESTA A CORREGGERE LA NOTA

"Prendiamo atto con soddisfazione che il Miur si sta apprestando a emanare una nuova circolare con cui sarà rettificato quanto stabilitodalla nota del 3 febbraio sui viaggi e sulle visite di istruzione che ha provocato gravi disagi nelle scuole". Così la Gilda degli Insegnanticommenta l’incontro avvenuto questa mattina a viale Trastevere. "I controlli segnalati dalla Polizia stradale - spiega il sindacato -sono molto importanti, anzi indispensabili per garantire la sicurezza sia degli studenti sia dei docenti, ma devono essere effettuatidagli organi preposti che hanno le giuste competenze e professionalità. Si tratta di individuare le diverse responsabilità: quelle deidocenti, già previste dalla circolare 291/92, e quelle che invece spettano ad amministrazioni dello Stato e che, quindi, non possonoessere addossate agli insegnanti magari perché i tagli del Governo hanno ridotto la disponibilità di personale. Se lo Stato viene meno,se il pubblico viene penalizzato - sottolinea la Gilda - non è pensabile che tutti i disagi sociali siano caricati sulle scuole e sugli in-segnanti, stravolgendo in questo modo il nucleo della professione docente". "Anche se il ministero ha precisato che non intendevaassegnare nuovi compiti, ma soltanto recepire il vademecum della Polizia stradale, - conclude il sindacato - è un dato di fatto che lanota del 3 febbraio ha in sé nuovi carichi di responsabilità per i docenti che organizzano e accompagnano gli studenti nelle uscite".

Roma, 24 marzo 2016Ufficio stampa Gilda degli Insegnanti WWW.GILDAINS.IT

IL MIUR RICONOSCA I DIRITTI DEL PERSONALE EDUCATIVO

"Il personale educativo ha gli stessi diritti dei colleghi della scuola primaria e, nonostante la normativa vigente in materia gli ri-conosca lo ‘status’ di docente e lo equipari in tutto e per tutto agli insegnanti del primo ciclo di istruzione, il Miur continua a di-scriminarlo con una umiliante disparità di trattamento". A denunciarlo è la Gilda degli Insegnanti che segnala i numerosi casi didiscriminazione subiti da questa categoria di docenti. "Il personale educativo non può ancora, per esempio, accedere alla piatta-forma Istanze on line per inserire eventuali titoli professionali conseguiti nel corso degli anni; non può inoltrare domanda di tra-sferimento telematicamente ma deve predisporre ed inoltrare domanda cartacea con il vincolo di indicare solamente tre province;non può iscriversi telematicamente ai corsi professionali riservati ai docenti e, se nominato animatore digitale dal collegio docentinon può nemmeno iscriversi ai relativi corsi di formazione appositamente predisposti dagli Usr. Inoltre - rileva la Gilda - al personaleeducativo è stato negato il bonus di 500 euro per la formazione che la normativa prevede sia obbligatoria anche per questa classedi concorso". "Lanciamo dunque un appello al Miur - conclude il sindacato - affinché i docenti di convitti ed educandati godanoa tutti gli effetti dell’attenzione e dei diritti maturati e le loro legittime rivendicazioni vengano finalmente accolte".

Roma, 23 marzo 2016Ufficio stampa Gilda degli Insegnanti WWW.GILDAINS.IT

LA NOSTRA DENUNCIA SUI NUMEROSI CASI DI DISCRIMINAZIONE SUBITI DA QUESTA CATEGORIA DI DOCENTI

COMITATO DI VALUTAZIONE: ROTTURA CON IL MIUR

"Il Miur mantiene una posizione di totale chiusura sul comitato di valutazione e noi siamo pronti a intraprendere le vie legali".È quanto dichiara la Fgu-Gilda degli Insegnanti dopo che la propria delegazione, assieme alle altre organizzazioni, ha abbando-nato l’incontro convocato questa mattina a viale Trastevere tra sindacati e amministrazione sulla distribuzione del bonus ai docenti"meritevoli". "Il ministero - spiega la delegazione - insiste nel considerare il comitato di valutazione un collegio imperfetto nelquale basterebbero soltanto poche persone per definire i criteri di assegnazione del bonus. Il ministero ha dimostrato totalechiusura anche sulla possibilità di contrattare le somme da distribuire, lasciando al dirigente scolastico campo totalmente liberonell’attribuzione del bonus". "Gli spazi di partecipazione democratica e professionale - commenta Rino Di Meglio, coordinatorenazionale della Fgu-Gilda degli Insegnanti - si stanno paurosamente restringendo a favore di un leaderismo monocratico".

Roma, 16 marzo 2016Ufficio stampa Gilda degli Insegnanti WWW.GILDAINS.IT

LA GILDA E LE ALTRE ORGANIZZAZIONI SINDACALI ABBANDONANO IL TAVOLO DI FRONTE ALLA CHIUSURA DELL’AMMINISTRAZIONE

LA GILDA DEGLI INSEGNANTI COMMENTA POSITIVAMENTE L’INCONTRO AVVENUTO QUESTA MATTINA A VIALE TRASTEVERE

DAL MIUR ANCORA NESSUN SEGNALE DI APERTURA RISPETTO ALLE CRITICITÀ EVIDENZIATE DALLA GILDA DEGLI INSEGNANTI

3Maggio 2016

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utilizzabile per provare a smontareuna cattiva legge che risponde alogiche poco democratiche, persinoautoritarie, che mortificano il dirittoall’istruzione così come configuratodalla Costituzione. È necessariauna mobilitazione e una rivincitadella cultura democratica che forseil referendum potrà sollecitare.Sono in gioco interessi che vannoben oltre gli insegnanti – ha sot-tolineato D’Andrea - perché c’è unaconcezione della scuola pubblica afflittiva nei confronti dell’istruzione,una visione premiale di un leaderismo all’interno della scuola chedeve cercare fondi, benefattori. Si tratta di un problema che riguardanon solo gli insegnanti, ma l’intera comunità politica e sociale chespero – ha concluso - possa accogliere il grido di dolore degliinsegnanti che sono una componente fondamentale di questo Paese”. Sulla libertà e sul potere discrezionale all’interno dell’istituzionescolastica si è soffermato ampiamente anche Massimo Villone, giàprofessore ordinario di Diritto Costituzionale all’università degliStudi di Napoli “Federico II”, secondo il quale uno dei punti mag-giormente discutibili sotto il profilo della costituzionalità è quellodei poteri del dirigente nella chiamata diretta dei docenti. “La sceltadegli insegnanti – ha argomentato Villone - non è ancorata agriglie oggettive, a parametri verificabili e certi, come per esempiol’anzianità di servizio e le esperienze maturate, ma viene rimessaal dirigente. Il rischio, dunque, è che se il docente non sia gradito,sia scomodo o non sia sufficientemente allineato, risulti a repentaglio.Si tratta di un condizionamento molto pesante per la libertà dell’in-segnamento che è il cardine del servizio scolastico. Anche per il co-siddetto bonus del merito – ha aggiunto il costituzionalista - il di-rigente decide da solo in un sistema che bypassa la concezione finqui seguita di una governance partecipata della scuola attraverso gliorgani collegiali. La scelta operata dal governo è quella di unverticismo burocratico che pone tutto nelle mani del dirigente inmaniera del tutto discrezionale e ritengo che questo sia un modellonon compatibile con la Costituzione”.Tommaso De Grandis, responsabile nazionale dell’ufficio legale dellaFederazione Gilda-Unams, ha centrato il suo intervento sui problemidella governance, “cioè di un sistema che velocizza, che accentra ipoteri in capo all’Esecutivo e che, in qualche modo, richiede di sem-plificare. Ciò comporta una perdita dei luoghi della democrazia – ha

rilevato De Grandis - in un sistemamarcatamente liberale che, attra-verso la riforma del mondo del la-voro, e quindi con il Jobs Act, arrivaalla scuola con un cammino iniziatomolto tempo fa. I modelli applicatidal governo sono quelli in cui l’eco-nomia prende il sopravvento sullaconoscenza, le programmazioni nonsono più per conoscenza ma percompetenza, per abilità.Contro questa deriva dovremo por-

re un argine, affinché la scuola recuperi la sua centralità. Ben ven-gano, quindi, il referendum e le iniziative in cui possono esserecoinvolti tutti i soggetti interessati a questa lotta”.Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti,ha sottolineato l’importanza del convegno come “strumento culturaleche ci aiuterà a proseguire la battaglia: “Come abbiamo promessoalla nostra categoria, noi non demorderemo e ci batteremo con tuttii mezzi che la democrazia ci consente per cancellare questa leggeche riteniamo iniqua, incostituzionale e dannosa per la scuolapubblica statale. Il referendum abrogativo rappresenta una dellestrade da intraprendere, la raccolta delle firme è un grosso impegnoma siamo fiduciosi e, quando arriverà il momento, - ha assicuratoDi Meglio - partiremo con la vera e propria campagna referendaria”. Fiducioso sulla raccolta delle firme si è dichiarato anche FabrizioReberschegg, presidente dell’Associazione Docenti Articolo 33,secondo il quale, però, il referendum si vincerà “nella misura incui saremo in grado di partecipare al dibattito referendario sulleriforme istituzionali e a verificare tutte le possibilità per impugnarea livello giuridico e tecnico la legge 107 laddove ci sono dellelesioni dirette e immediate dei diritti dei docenti.L’unione – ha messo in chiaro Reberschegg - sarà fondamentale:andare al di là del microcosmo della scuola ci farà vincere, mentreconfinare la battaglia contro la 107 nel recinto della scuola decreteràla sconfitta. Abbiamo bisogno che 28 milioni di italiani vadano avotare contro la ‘Buona Scuola’ e perciò invitiamo i colleghi e tutta lapopolazione a darci una mano nella costituzione dei comitatireferendari per fare fronte comune contro la deriva autoritaria che loStato in questo momento sta vivendo”.In platea a seguire i lavori del convegno erano presenti anche MariaMussini, senatrice del gruppo Misto, e i deputati del MovimentoCinque Stelle Luigi Gallo, Silvia Chimienti e Maria Marzana.

VERDETTO UNANIME: MODELLO DI SCUOLANON COMPATIBILE CON LA COSTITUZIONE

ANNO XXVI - N. 3 - MAGGIO 2016 - Stampa maggio 2016 - ROMANA EDITRICE s.r.l.

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4 Maggio 2016

La mobilità immobile (e confusa)Mai nel passato era successo che a metà aprile ancora non si conoscessero le modalità dei trasferimenti e questo, come a più riprese denunciato dalla Gilda degli Insegnanti,

avrà conseguenze molto pesanti sia sul regolare avvio dell'anno scolastico 2016/17 sia sulla qualità dell'insegnamento.

di Gianluigi Dotti

Dopo gli articoli e gli appro-fondimenti dedicati allamobilità nel numero di Pro-

fessione docente di marzo è ne-cessario ritornare sull'argomento

perché le vicende degli ultimi due mesi hannocreato ancora più confusione e disorientamentotra i docenti di quanto fosse immaginabilead inizio anno e rischiano di influire negati-vamente sulla qualità della scuola.Infatti al momento di andare in stampa, esiamo a metà aprile 2016 (mentre si susseguonole voci più disparate e preoccupanti che ciconfermano come sia stata giusta la sceltadella Gilda di non firmare il contratto sullaMobilità) ancora non abbiamo nessuna certezzarispetto alla mobilità 2016/17. Non sappiamo inche modo il MIUR e le altre OOSS supererannolo scoglio delle osservazioni della FP e del MEFall'ipotesi di CCNI e se sarà emanata l'OM osarà fatto un Decreto apposito. In realtà, l'ipotesi di CCNI sulla mobilità siglatadall'Amministrazione e da Cgil, Cisl, Uil, Snalsil 10 febbraio è stata ferma, prima al MIUR epoi al MEF e alla FP, per ben due mesi neiquali non è stato possibile, a norma dellostesso CCNI, emanare l'Ordinanza Ministerialeche regola tutto l'iter delle domande di mobilità.Risultato: gli insegnanti interessati alla mobilità,oltre 250.000 dai calcoli dello stesso ministero,a metà aprile ancora non conoscono le regolecon le quali chiedere il trasferimento o l'asse-gnazione della sede definitiva.Dai politici: governo e ministro responsabilidella legge 107/2015, e dall'Amministrazionenessuna indicazione certa su come sarà la mo-bilità 2016/17, anzi un susseguirsi di indiscrezioniche creano ulteriore preoccupazione nelle cen-tinaia di migliaia di insegnanti che intendonotrasferirsi o vi sono costretti perché soprannu-merari o neoimmessi in ruolo.La Gilda degli Insegnanti, formata da docentiin servizio, sa bene cosa significhi per lapropria vita, e per quella di tutta la famiglia,non riuscire a prevedere e programmare intempo la sistemazione per l'a.s. successivo.Mai nel passato era successo che a metàaprile ancora non si conoscessero le modalitàdei trasferimenti e questo, come a più ripresedenunciato dalla Gilda degli Insegnanti, avràconseguenze molto pesanti sia sul regolareavvio dell'anno scolastico 2016/17 sia sullaqualità dell'insegnamento. E' probabile, infatti, che a causa di questi ri-tardi l'Amministrazione riduca il tempo de-dicato alla presentazione delle domande, an-ticipando le scadenze, il che conoscendo iben noti problemi di collegamento e cattivo

funzionamento del sistema di istanze-onlineobbligherà gli insegnanti (e le organizzazionisindacali che li assistono) ad inserire le centinaiadi migliaia di domande di trasferimento anchela notte.A questo si aggiunga che la lavorazione deitrasferimenti, che normalmente richiede unpaio di mesi, sarà complicata dalla doppia faseprevista dal CCNI mobilità: quella su scuola equella su ambiti. Il che significa che, ad essereottimisti, i docenti conosceranno la loro desti-nazione per l'a.s. 2016/17 a fine estate e, vistol'infernale meccanismo della legge 107/2015 chenon dà certezze, soprattutto per i circa 100.000neoimmessi in ruolo, saranno costretti ad or-ganizzare gli spostamenti a scuola iniziata.E meno male che l'hanno chiamata “#la-buonascuola” come sempre più attenti, questipolitici, alla forma che alla sostanza. La so-stanza sarà che l'organizzazione dell'avvio delprossimo a.s. da parte delle scuole potrebbeincontrare diverse difficoltà in capo anche aidirigenti scolastici, oltre che ai docenti e, so-prattutto, agli studenti. Si ripeteranno, inpeggio, i disagi dell'inizio di questo a.s. 2015/16,con supplenti e cambi di docenti, in barba allacontinuità didattica tanto declamata dallanostra ministra. Ad aggravare questo foscoquadro previsionale ci saranno anche le con-seguenze del concorso, che doveva essere ban-dito il 1 dicembre 2015 e che invece è uscito amarzo inoltrato e che si svolgerà in estate.Bisogna ricordare che i responsabili di questidisagi sono coloro che, incuranti delle protestee delle argomentazioni delle donne e degliuomini di scuola, che avevano cercato di spie-gare le negatività del provvedimento “#la-buonascuola”, hanno approvato la legge107/2015 seguendo quella parte dei dirigentiscolastici (presidi sceriffo) che credono nel-l'aziendalizzazione, nella gerarchizzazione enella privatizzazione dell'istituzione scolasticanella speranza di diventare “manager” e diadeguarsi i compensi. Quello che non si dice èche mentre il privato imprenditore rischia isuoi beni, i presidi sceriffo utilizzano i fondi ditutti i cittadini e operano in un'istituzione che,per ora, è ancora tutelata dalla Costituzione.Considerato che siamo in fase di prima at-

tuazione della legge 107/2015 e che questasta già creando un gran sconquasso ritengoche l'unico modo per tornare a ragionare discuola, dell'istruzione e della formazionedei futuri cittadini sia quello di liberare ilcampo dalla legge 107/2015 firmando per ireferendum che chiedono di abrogare lachiamata diretta dei docenti (quello su cuisi sta consumando lo scandalo mobilità), ilcomitato di valutazione, l'obbligo dell'al-ternanza scuola lavoro e il finanziamentoalla scuola privata.Nel caso il movimento di protesta contro “#la-buonascuola” non riesca a far cassare la chia-mata diretta del dirigente scolastico la pro-spettiva per i prossimi trasferimenti sarà chetutti gli insegnanti finiranno nel “calderone”dell'ambito territoriale e saranno “scelti” dalpreside senza alcuna graduatoria di merito.

Si terrà a Peru-gia nei giorni20-21 maggio2016, presso ilCentro congressiHotel Giò, il XIXCongresso qua-driennale per ilrinnovo degliorgani statutarinazionali della Gilda degli Insegnanti.Verranno eletti il Coordinatore nazionale,la Direzione nazionale, il Collegio deiControllori dei conti e il Collegio dei Pro-biviri dai delegati provenienti dalle pro-vince italiane, dove, nei mesi precedenti,a norma del Regolamento nazionale, sisono tenuti i congressi provinciali perl’elezione di tutte le corrispondenti ca-riche provinciali. Verranno anche eletti idelegati per le Assemblee della FGU. Nel Congresso si discuterà di politica sco-lastica e delle linee guida teoriche edoperative della politica della Gilda degliInsegnanti per il prossimo quadriennio.

A PERUGIA IL XIX CONGRESSOPER IL RINNOVO DEGLI ORGANISTATUTARI NAZIONALI DELLAGILDA DEGLI INSEGNANTI

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Via Salaria, 44 - 00198 ROMA

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9Maggio 2016

di Fabrizio Reberschegg

Come è noto, il comma 129 dellalegge 107/2015 ha introdotto ilComitato di Valutazione formato

da tre docenti di cui due scelti dalCollegio dei Docenti e uno dal Consiglio

di Istituto, da due rappresentanti dei genitori nellescuole del primo ciclo, da un rappresentante deigenitori e da un rappresentante degli studenti nellasecondaria di secondo grado, da un componenteesterno individuato dall'Ufficio Scolastico Regionale.Il Comitato è presieduto dal Dirigente Scolastico eha durata triennale. Il Comitato non decide chisaranno i docenti da premiare e quanto spettaloro. Il Comitato ha solo il compito di individuarei criteri per la valorizzazione dei docenti sulla base:a) della qualità dell'insegnamento e del contributo

al miglioramento dell'istituzione scolastica, nonchédel successo formativo e scolastico degli studenti;

b) dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo didocenti in relazione al potenziamento dellecompetenze degli alunni e dell'innovazione di-dattica e metodologica, nonché della collabora-zione alla ricerca didattica, alla documentazionee alla diffusione di buone pratiche didattiche;

c) delle responsabilità assunte nel coordinamentoorganizzativo e didattico e nella formazione delpersonale.

Siamo arrivati alla fine dell'anno scolastico 2015-16 nel totale caos sulla questione di come distribuiree chi è titolato alla distribuzione quantitativa delbonus per i "meritevoli". Solo ai primi di aprile ilMIUR ha dato indirizzi generici su come procedere.Vediamo come.Fatto stante che il bonus (calcolato in circa 23 milaeuro in media ad Istituzione Scolastica) è stato ac-creditato alle scuole solo nel mese di marzo e chenello stesso mese sono stati identificati i componentiesterni del comitato di valutazione, spetta al comitatostesso definire in tempi brevi, e sicuramente primadella fine dell'attività didattica, i criteri di identifi-cazione delle figure e delle funzioni rientranti nelbonus evitando la distribuzione a pioggia ai docenti,in ottemperanza con le norme vigenti del decretoBrunetta. Spetta alla discrezionalità del dirigenteapplicare i criteri di identificazione dei beneficiaristabiliti dal comitato di valutazione, anche disco-standosene con adeguata motivazione. Per il MIURla concreta distribuzione del bonus ai docenti nondovrebbe essere di norma oggetto di contrattazionesindacale in sede di RSU pur essendo definito dallalegge come "salario accessorio".In tutti questi mesi le scuole si sono inventate mo-dalità per l'elezione dei membri del comitato dicompetenza del collegio dei docenti e del consigliodi istituto e i comitati di valutazione si sonocimentati al difficile lavoro di definizione di criteriil più possibili condivisi e oggettivi per evitare didare al dirigente scolastico piena discrezionalitànelle decisioni. In questo senso è da rimarcare daparte delle associazioni sindacali e delle associazioni

professionali la pressoché totale assenza a livellonazionale di posizioni comuni. Sicuramente hapesato per alcune sigle, non certo per la Gilda, lapresenza di dirigenti scolastici che contestualmentehanno appoggiato direttamente o indirettamentele posizioni oltranziste dell'Associazione NazionalePresidi che rivendicavano l'assoluta libertà di deci-sione da parte dei dirigenti in relazione al merito,alla chiamata dei docenti, ecc. Ha sicuramentepesato il mito dell'autonomia scolastica secondo ilquale la qualità e il contenuto del lavoro docentedevono essere valorizzati scuola per scuola, in modoassolutamente differenziato e discrezionale, di-menticando che la professione docente deve averesolide basi comuni di esplicitazione.Per contrastare l'applicazione della norma di leggein alcune scuole si è arrivati addirittura al boicot-taggio dell'elezione dei rappresentanti dei docentilasciando monco il comitato di valutazione, o si èdato mandato ai rappresentanti dei docenti di nonpartecipare alla stesura dei criteri per la distribuzionedel bonus. In altre scuole, invece, si è pensato dieleggere nel comitato i colleghi che rappresentinole posizioni del collegio dei docenti sui criteri e sirelazionino con le RSU di istituto. Ciò per evitare didare libertà assoluta al dirigente di stabilire con lecomponenti esterne criteri in modo unilaterale.Sospettiamo che la presenza del membro esternonominato discrezionalmente dall'Ufficio ScolasticoRegionale (di norma ispettori tecnici, dirigenti, di-rigenti in pensione, e pochi docenti conosciuti dal-l'ufficio..) assuma in questo contesto la funzionedi "commissario politico" del ministero, controlloredella "corretta" applicazione della legge, anche

nei confronti dei dirigenti più propensi a condividerecon il collegio e le RSU l'applicazione delle normesul bonus. Garantire la presenza di almeno tredocenti nel comitato dovrebbe assicurare qualcheminima forma di resistenza contro le interpretazionipiù deleterie della legge. Nulla osta che, di fronteall'impossibilità di giungere ad un accordo suicriteri con le componenti esterne e con il dirigente,i docenti del comitato mettano a verbale la loroopposizione e abbandonino i lavori.Ma quali dovrebbero essere i criteri da proporre?Qui sta la impossibile quadratura del cerchio. Lalegge 107/2015 riassorbe tutti i miti e i principi chegià avevano informato il D.lgs. 165/01 e il D.lgs.150/09 (il famoso decreto Brunetta antifannulloni..).La finalità dell'ideologia meritocratica è quella dipremiare i migliori lavoratori ponendo al centronon più elementi oggettivi quantitativi (lavoro ag-giuntivo quantitativamente calcolabile, lavoro stra-ordinario, assunzione di mansioni superiori, ecc.),ma essenzialmente qualitativi definiti in base acriteri generali che dovrebbero premiare i "migliori"che appartengono alla stessa professione, funzioneo mansione.. E qui nasce il problema dei problemi.Se è più semplice stabilire chi non fa bene ilproprio lavoro, è ben difficile stabilire se un inse-gnante che fa bene e normalmente il suo lavoro èpiù o meno bravo di un altro? Nei punti a) e b) delcomma 129 si parla di qualità dell'insegnamento,potenziamento delle competenze degli alunni, diinnovazione didattica e metodologica, di successoformativo... Applicando astrattamente tali criterisarebbero migliori i docenti che fanno superarepositivamente i test invalsi, che usano le LIM, stru-menti multimediali, tecnologie di comunicazionee interazione docente-allievi o metodologie inno-vative e di moda (flipped class, cooperative learning,ecc.) e senza nessun monitoraggio sugli effetticoncreti della didattica innovativa. O, più sempli-cemente, quelli che garantiscono il successo formativocon il rischio di promuovere tutti con voti altissimiper dimostrare la bontà del loro insegnamento. Nelpunto c) si fa riferimento in maniera contraddittoriaagli elementi di natura organizzativa e gestionalenella didattica e nella formazione. Ma in questocaso le funzioni possono facilmente riguardare aspettiquantitativi concernenti il lavoro aggiuntivo e ac-cessorio (oltre il proprio orario di lavoro) che do-vrebbero essere oggetto specifico di contrattazioneintegrativa di Istituto. Si rischia di ricomprendere intale criterio i collaboratori del dirigente, i responsabilidi plesso, le funzioni strumentali, ecc., figure chedovrebbero essere riconosciute solo in sede di con-trattazione di istituto.Come abbiamo già detto in più di una occasione:la legge è stata pensata male, scritta peggio e rischiadi essere applicata in modo pessimo da molti dirigentiche, per paura di essere invisi al ministero, intendono

BONUS PER IL MERITO: L'IMPOSSIBILEQUADRATURA DEL CERCHIOQualunque sia il criterio proposto per stabilire il "merito", il rischio di sbagliare è altissimo perché è impossibile com-

mensurare elementi per loro natura incommensurabili. La valutazione e i criteri di valutazione del merito così come

proposti possono determinare nella scuola la rottura degli elementi di cooperazione.

[…] Ricordo, se ce ne fosse ancora bisogno,che la Legge 107/2015 istituisce un fondoannuo di 200ml di euro, definito “retribu-zione accessoria” (comma 128), da ripartiretra le scuole e affida al Dirigente scolasticola distribuzione della somma ai docenti sullabase di criteri definiti dal Comitato di valu-tazione come modificato dal comma 129.Nelle intenzioni dei “legislatori” questamanciata di euro: circa 22.000 lordo statoper ogni scuola con un centinaio di inse-gnanti, quindi poco più di 100 euro netti al-l'anno per ogni docente, doveva scatenare lacompetizione tra gli insegnanti, i quali peraccaparrarsi questa “ingente” somma de-vono risultare “i migliori” agli occhi del Di-rigente scolastico.

(Gianluigi Dotti,La presunzione del merito nella 107/2015,

in www.gildacentrostudi.it)

BRICIOLE

di Piero Morpurgo

Il 1920 è un anno di pace apparente; si combatte ancora: laSiria chiede l’indipendenza dalla Francia e l’Egitto dall’In-ghilterra che controlla anche l’Iraq, gli Alleati occupano Co-

stantinopoli, in Messico esplode la guerra civile, gli USA rifiutanoripetutamente di riconoscere il Trattato di Versailles, scoppia la

guerra russo-polacca, la Francia occupa Frankfurt, gli irlandesi del Sinn Féin siribellano all’occupazione britannica, la Grecia attacca la Turchia, gli italianisono sconfitti in Albania, i francesi intervengono a Varsavia sconfiggendo l’Ar-mata Rossa e ben altre 13 nazioni combattono con la Russia Bianca sino al 192.Il 1920 è l’anno in cui Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono condannatiingiustamente a morte per omicidio: gli USA del 1920 videro un’ondata di xe-nofobia che colpì le scuole.Nel frattempo in Italia si inizia a discutere della riforma della scuola. Già dal1919 Luigi Sturzo riteneva che “la riorganizzazione scolastica e la lotta control'analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopoguerra”, questi principisi tradussero nell’art. 2 del Partito Popolare Italiano1 che rivendicava: “Libertàdi insegnamento in ogni grado. Riforma e cultura, diffusione dell'istruzioneprofessionale”2. Il dibattito fu animato da Piero Gobetti con una nuova rivista:“Energie Nove”3. Ancora una volta, passato e presente si intrecciano: alle dia-gnosi spietate, all’onestà di intenti seguono idee e provvedimenti contraddit-tori. E persiste il divario tra l’Italia e le correnti internazionali quali la“Progressive Education”, associazione voluta -nel 1919-da John Dewey chepropugnava un’istruzione per tutti e aperta agli stimoli democratici, artisticie creativi evitando così un’istruzione popolare connotata solo da scuole pro-fessionali incardinate sul mito dell’efficienza sociale4. Nettamente diversa ful’impostazione di Ernesto Codignola; l’analisi spietata denunciava: “la miracostante della nostra politica scolastica degli ultimi decenni è stata di buro-cratizzare sempre più la funzione didattica, di trasformare gli insegnanti inimpiegati nel più doloroso significato della parola; e c’è riuscita a meraviglia/…/ Noi siamo attualmente soffocati da una fitta rete di prescrizioni regola-mentari, di leggi, di divieti inutili, artificiali, odiosi, che uccidono ogni spon-

taneità nell’alunno e nel maestro /…/ Leriforme più essenziali sono lasciate inbalia di burocrati ignorantissimi della verace vita della scuola”. Il rimedio pro-posto era peggiore del male: abolizione di ogni controllo da parte del ministero,“abolizione di ogni forma di protezionismo a favore di insegnanti e alunni pub-blici”, incoraggiamento di tutte le iniziative private, “sottrarre al parlamento eai parlamentari il governo della scuola”, autonomia assoluta con consigli sco-lastici formati da sindacati e industriali, “la protezione statale finisce col risol-versi in una difesa dei peggiori insegnanti e dei peggiori allievi in uneccitamento a non fare o a mal fare”. Poco o nulla si proponeva per combatterel’analfabetismo e alleviare le sofferenze dei piccoli orfani di guerra. La ‘de-schooling society’ era stata già inventata! Il progetto appassionò anche Be-nedetto Croce al quale bisogna riconoscere il merito di aver presentato -nel1920- un emozionante progetto di difesa delle bellezze artistiche e architetto-niche; la proposta fu approvata con la Legge 778 del 1922 e l’introduzione è an-cora attuale: “È nella difesa delle bellezze naturali un altissimo interessemorale e artistico che legittima l'intervento dello Stato, e s'identifica con l'in-teresse posto a fondamento delle leggi protettrici dei monumenti e della pro-prietà artistica e letteraria. Certo il sentimento, tutto moderno, che siimpadronisce di noi allo spettacolo di acque precipitanti nell'abisso, di cimenevose, di foreste secolari, di riviere sonanti, di orizzonti infiniti deriva dellastessa sorgente, da cui fluisce la gioia che ci pervade alla contemplazione diun quadro dagli armonici colori, all'audizione di una melodia ispirata, allalettura di un libro fiorito d'immagini e di pensieri. E se dalla civiltà modernasi sentì il bisogno di difendere, per il bene di tutti, il quadro, la musica, illibro, non si comprende, perché siasi tardato tanto a impedire che siano di-strutte o, manomesse le bellezze della natura, che danno all'uomo entusiasmispirituali così puri e sono in realtà ispiratrici di opere eccelse”5.

1 S. Santamaita, Dalla scuola al sistema formativo, Milano 1999, pp. 92-952 http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/sturzo1.htm3 http://www.erasmo.it/energienove/fascicoloimg.asp?an=20&fas=1&ntit=2233&tipo=jpg&im=p4 https://drsaledg521.wikispaces.com/file/view/Progressive+education+Association.pdf5 http://www.rivista.ssef.it/www.rivista.ssef.it/site2e2f-2.html?page=20040913091214766&edition=2010-02-01

10 Maggio 2016

1920: tra prospettive di progresso e di privatizzazionesi pensa alla tutela dei beni culturaliBenedetto Croce presenta un emozionante progetto di difesa delle bellezze artistiche e architettoniche. “È nella difesa delle bellezze

naturali un altissimo interesse morale e artistico che legittima l'intervento dello Stato”.

applicarla in modo acritico assumendo la funzionedi sergenti sciocchi del potere.Qualunque sia il criterio proposto per stabilire il"merito", il rischio di sbagliare è altissimo perché èimpossibile commensurare elementi per loro naturaincommensurabili. La valutazione e i criteri di va-lutazione del merito così come proposti possonodeterminare nella scuola la rottura degli elementidi cooperazione e collaborazione che stanno allabase del gruppo educativo aprendo una fuorviantecompetizione tra soggetti che ne fanno parte eche per loro stessa natura sono pares. Paradossal-mente la premialità così intesa i non toccherà gliaspetti relativi al demerito. Il cattivo maestro con-tinuerà a insegnare male senza ottenere bonus opremi. Non crediamo che ciò sia un buon risultatoper la qualità della nostra scuola.Per evitare il peggio e soprattutto per non lasciaremano libera alla dirigenza scolastica dovrebberoessere, a nostro avviso, chiari e stringenti i criterida proporre nel comitato di valutazione:- riconoscere le funzioni che sono necessarie per

l'organizzazione qualitativa della didattica del-l'istituto e del gruppo classe (coordinatori di classe,coordinatori di dipartimento,ecc.). Dovrebbero re-stare escluse le funzioni meramente organizzative

(collaboratori del dirigente, responsabili di sede,ecc. che dovrebbero avere riconoscimento in sededi contrattazione di istituto);

- riconoscere l'impegno, di norma inquantificabile,per l'attivazione dei progetti didattici caratterizzantil'istituzione scolastica, progetti che sono allabase dell'offerta formativa ricordando che sualcuni progetti (si veda l'alternanza scuola-lavoroad esempio) ci già specifiche risorse dedicate;

- riconoscere competenze certificate, certificabilie oggetto di monitoraggio nell'insegnamentoattivo o nella formazione all'interno della scuolaa favore dei colleghi (metodologia CLIL, ecc.).

- imporre che sul quantum (la distribuzione concretadegli emolumenti ai singoli soggetti) si apra unacontrattazione in sede RSU per evitare che per lestesse funzioni stessi soggetti percepiscano con-temporaneamente bonus e parte del FIS.

- imporre la trasparenza e la pubblicizzazionedei dati di distribuzione del bonus. Non si com-prende per quale motivo un docente "bravo"dovrebbe vergognarsi di fronte agli altri colleghidi essere premiato con il bonus...

Facendo un calcolo a spanne, su un collegio deidocenti composto da 100 docenti di ruolo (quelli atempo determinato non possono essere bravi...e

dovranno accontentarsi del FIS), applicando i criterisuesposti, dovrebbero essere beneficiati almeno 70docenti. Dividendo 23 mila euro per 70 a ciascuno inmedia dovrebbero andare ben 328,50 euro lordi. Si-curamente pochi, una sorta di mancia poco decorosa.Ma è necessario che si eviti che il bonus sia dato aisoliti noti, pochi, lasciando ai tanti che lavoranobene tutti i giorni e facendo molte più cose diquante sarebbero previste contrattualmente l'ele-mosina del Fondo di Istituto. Ricordiamo che, nellaprospettiva della costruzione di una sorta di portfoliodel docente spendibile nel futuro anche per lamobilità su ambiti, è necessario che la maggiorparte dei docenti sia considerata “meritevole”.Non dimentichiamo infine che l'ideologia del bonuse del merito si inserisce nell'assenza da sette annidi un nuovo contratto di lavoro. Servono nuoverisorse vere e consistenti per valorizzare la professionedei docenti, anche riconoscendo funzioni diverseall'interno dell'organizzazione della scuola. Non sipuò andare avanti con la miseria dei premi indivi-duali gestiti dal capo. Serve soprattutto una nuovae diversa governance della scuola che tolga poteridiscrezionali all'amministrazione e alla burocraziae in cui il concetto di merito sia coniugato a quellodi responsabilità collegiale delle scelte.

LA STORIA DELLA SCUOLA

FINESTRA SUL MONDO E NEL TEMPO

Scuola agraria per orfani di guerra

11Maggio 2016

di Renza Bertuzzi

Da poco è stato reso pubblico il rapporto quadriennale dell’OMS sulla salute psi-cofisica degli adolescenti europei. Ne è risultato che gli studenti italiani sarebberoi più stressati e i meno felici a scuola. Franco Cavallo, ordinario di epidemiologia

dell'Università di Torino e curatore della parte italiana, ha commentato così il rapporto:“Questi dati sono un segnale preoccupante, era già così nella scorsa edizione del rap-porto. Non è da sottovalutare questa pressione che viene sentita dal ragazzo. La sen-sazione è che sia legata soprattutto alla richiesta in termini di impegno, di ore dilavoro, all'ottenimento di determinati voti. Probabilmente vanno ritarati i programmi,che sono ancora legati alle superiori di una volta che selezionavano molto. La pres-sione viene condizionata sia dal rapporto con gli insegnanti sia dal rapporto che i ge-nitori hanno con i docenti e la scuola stessa". Qualcosa non torna e non solo nel fattoche un medico, pur se primario, si ritenga in diritto di suggerire un alleggerimento (?)dei programmi, ignorando che questa funzione appartiene al Parlamento (senza chie-dersi se la ragione dello stress sia questa e non altro, per esempio una scarsa abitudinedei giovani all’impegno) ma soprattutto nel fatto che la stessa OMS, nel 2013, avevaindicato tra i fattori di burnout dei docenti- che risultano tra le categorie più esposte-anche il livellamento del ruolo dei docenti rispetto a quello degli studenti. Ora, o l’unao l’altra: o sono i docenti a stressare gli studenti o il contrario. L’OMS non ha pensatodi incrociare i dati e di porsi qualche domanda. Noi invece sì e come capita spesso concerte indagini ci chiediamo perché qualcosa non ci convinca in quella condizione distress che lamentano gli studenti. Stress da prestazione, da compiti e da valutazioni. Forse ci siamo persi qualcosa,ma a cosa servirebbe la scuola se non si valutasse, non ci si esercitasse, non si stu-diasse? C’è modo e modo, diranno alcuni, certo c’è anche il modo- ed è quello chesta vincendo- di abolire la scuola dall’interno e di lasciare i giovani liberi di cercarsila felicità nel nulla, magari nel mondo di Google e Facebook, dove si accumulano e

moltiplicano le centinaia di scelte che ogni giorno sioperano sul web, e che costituiscono un profilo che èuna guida sicura e fruttuosa per la pubblicità. Massimo Recalcati, ne “La Repub-blica” del 27 marzo 2016 fa il punto su questa tendenza: […] L’elevazione del bam-bino a nuovo idolo di fronte al quale, al fine di ottenere la sua benevolenza, igenitori si genuflettono, è un effetto di questa erosione più diffusa del discorsoeducativo. Nella pedagogia falsamente libertaria che oscura il trauma benefico dellimite come condizione per il potenziamento del desiderio, l’educazione stessa èdiventata un tabù arcaico dal quale liberarsi, una parola insopportabile. In realtà,questa dismissione del concetto di educazione è un modo con il quale gli adulti –che, come ricorda Lacan, sono, in realtà, i veri bambini – tendono a disfarsi dalpeso della loro responsabilità di contribuire a formare la vita del figlio. Ne è unaprova il sospetto coi quali molti genitori osservano gli insegnanti che si permettonodi giudicare negativamente i loro figli o, peggio ancora, di sottoporli a provvedi-menti disciplinari. Il compito dell’educazione viene aggirato nel nome della feli-cità del bambino che solitamente corrisponde a fargli fare tutto quello che vuole:il soddisfacimento immediato non è solo un comandamento del discorso sociale,ma attraversa anche le famiglie sempre più in difficoltà a fare esistere il sensodel limite e del differimento della soddisfazione.Ecco cosa non va in quel rapporto: le domande poste, l’ideologia della felicità comeun diritto da pretendere da un ente esterno e non come una tensione a cui aspirare eda conquistare con impegno e fatica. L’illusione che l’esterno debba essere facile e ce-devole. La caduta dell’idea di educazione. Non ci pare un mondo libero quello chepone domande di quel genere, ma solo un mondo ingannevole e subdolo che nonprepara alla felicità ma all’imbroglio e alla sudditanza. Il problema sarà quando qual-cuno dirà a questi giovani “infelici” che è stato solo uno scherzo. E allora comprende-ranno tutto l’inganno di avere aspirato a frottole e non a diritti veri. Speriamo soloche non sia troppo tardi.

TEATRO DELLE IDEE

Mi ha sfiorato l’ala dell’infelicità…RAPPORTO QUADRIENNALE DELL’OMS SULLA SALUTE PSICOFISICA DEI GIOVANI

Davvero l’impegno scolastico crea stress e infelicità? O non è piuttosto che il compito dell’educazione viene aggirato nel nome della felicità

del bambino che solitamente corrisponde a fargli fare tutto quello che vuole?

Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione, Raffaello Cortina Editore

Edgar Morin: insegnarea vivere. Ma come?

di Fabrizio Reberschegg

Alla bella età di 94 anni, il famoso sociologo francese Morin ci offre una ulterioreriflessione sui temi della scuola e dell'educazione dopo la fortuna dei suoi libri"La testa ben fatta" del 2000 e "I sette saperi necessari all'educazione del futuro"

del 2001. Si tratta di una summa delle sue teorie sull'educazione che sono state uti-lizzate da troppi pedagogisti per legittimare le più svariate e contraddittorie propostedi riforma del sistema scolastico degli ultimi vent'anni. Ricordiamo che Luigi Berlin-guer lo ha chiamato in più occasioni a sostegno delle sue tesi sulla scuola dell'auto-nomia e sulle sue proposte di riforma della scuola. I risultati della riforma Berlinguer,che ha aperto la strada alle tante riforme che si sono susseguite in Italia negli ultimianni (Moratti, Gelmini, Buona Scuola) sono sotto gli occhi di tutti.Il libro di Morin prende atto della crisi del sistema educativo che si inserisce nella piùcomplessa crisi del pensiero e della cultura occidentale. Il compito dell’educazione nonè semplicemente spiegare, in termini concettuali che si vogliono oggettivi, ma offrireuna comprensione umana, che richiede apertura verso l’altro nel superamento delladicotomia tra cultura umanistica e cultura scientifica. Gli insegnanti dovrebbero attuaree insegnare un'etica del dialogo, dialogo tra docenti e discenti e tra docenti e docentivalorizzando l'Amore, l'Eros pedagogico platonico che è al centro anche delle riflessionidi Recalcati in Italia. Valorizzando soprattutto la cultura umanistica messa all'angolodalla vulgata tecno-economica dominante.Morin, riferendosi in particolare alla situazione della scuola superiore, prende atto cheil corpo insegnante sta subendo una demoralizzazione nella degradazione del proprioprestigio, al controllo delle famiglie, alla cultura mediatica e internautica diffusa nellaclasse giovanile, alla progressiva burocratizzazione del lavoro misurato e misurabile.Qual è la proposta? Si tratta di resistere alla pressione del pensiero economico e tec-

nocratico facendosi promotori della cultura e del superamento della disgiunzione trascienze e cultura e scienza umanistica, si tratta di sfuggire al circolo vizioso delle umi-liazioni per trovare il circolo virtuoso dei riconoscimenti reciproci. Ma soprattutto sideve introdurre e valorizzare una rivoluzione culturale introducendo l'Eros del direttored'orchestra, maestro o professore, che può e deve guidare la rivoluzione pedagogicadella conoscenza e del pensiero. Lo scopo della riforma dell'educazione, che è poi il"ben vivere"di ciascuno, richiederebbe la rigenerazione dell'Eros. Una grande riformapiù ricca di una rivoluzione: una Metamorfosi.Nel libro di Morin le suggestioni sono molte, come molti sono gli spunti di riflessionesulla natura dell'insegnamento e le difficoltà in cui si collocano nel contesto socio-economico attuale le politiche scolastiche e dell'insegnamento. Ma si percepisce findalla prima pagina la netta separazione tra l'esistente e il possibile. Immaginare cheuna rivoluzione culturale parta da una rinnovata consapevolezza della classe inse-gnante che diventerebbe motore della trasformazione è un'immagine utopistica chedimentica che gli insegnanti, e in particolare gli insegnanti oggetto di riforme continue,imposte e pensate da chi non insegna e si dedica alle più varie sperimentazioni pe-dagogiche e didattiche, sono a loro volta cittadini e lavoratori che vivono in una societànon tanto liquida, ma ormai limacciosa. Se la classe di governo non attribuisce unavera autorevolezza ai docenti, che ora vivono nella paura di un demansionamentodella loro professione in una logica impiegatizia e assistenziale, se non riconosce,anche in termini stipendiali e di autonomia professionale, la centralità dell'insegna-mento e dell'educazione per la società del futuro, libri e riflessioni come quelle diMorin rimangono semplici elucubrazioni inefficaci e astratte. O peggio, possono di-ventare l'alibi per legittimare l'accanimento terapeutico delle riforme della scuola chevorrebbero con leggi, premi e sanzioni creare l'insegnante "nuovo, erotizzante e nuovomaieuta". L'esperienza del ministro Luigi Berlinguer insegna.

12 Maggio 2016

Attivata una piattaforma ad hoc per par-tecipare all iniziativa risarcitoria contro ilblocco dei contratti e delle retribuzioni

La FGU, nell’ambito della ConfederazioneGenerale Sindacale (CGS) composta ancheda FLP (Federazione Lavoratori Pubblici eFunzioni Pubbliche), NURSIND (Sindacatodelle Professioni Infermieristiche) e UnioneArtisti UNAMS, si rivolge alla Corte Europeadei Diritti dell Uomo (CEDU) per chiedere ilrisarcimento per i lavoratori gravementedanneggiati dal mancato rinnovo contrat-tuale che si protrae da oltre sei anni. Per consentire l adesione al ricorso alla CEDU,è stata attivata sul portale www.ricorsocgs.ituna piattaforma ad hoc attraverso cui i ri-correnti possono registrarsi e inserire i pro-pri dati personali.Per gli iscritti alla FGU è previsto soltanto ilversamento di un contributo spese di 15euro, mentre per chi si iscrive la somma daversare è di 20 euro. Chi, invece, vuole pre-sentare ricorso senza iscriversi al sindacatodovrà pagare un corrispettivo di 150 euro. Per ogni ricorrente, sarà chiesto un inden-nizzo che sarà quantificato in importi apartire dai 4000 euro.

Contratto Pubblico Impiego:ricorso alla CEDU