Passeggiata Patrimoniale Giudecca

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PASSEGGIATA PATRIMONIALE ALLA GIUDECCA Progetto nato nell’ambito della Convenzione di Faro (ottobre 2005) del Consiglio d’Europa. Articolo 1 - Obiettivi della convenzione Le Parti Contraenti alla presente convenzione si impegnano a riconoscere che il diritto al patrimonio culturale è inerente al diritto di partecipare alla vita culturale, così come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Traduzione in italiano della convenzione ad opera del Gruppo Cultura 40xVenezia http://docs.google.com/View?docid=dhddp682_36vsttpfcv Nel 19 secolo un programma di adeguamento alle nuove necessità sociali e industriali comune a molte cittá europee viene attuato sia per mezzo della demolizione di strutture ormai svuotate delle loro funzioni, come le cinta murarie di difesa o i grandi conventi, che della loro trasformazione o riconversione. Anche Venezia rilancia il suo ruolo industriale potendo contare su vaste aree di terreni incolti e sulla disponibilità di grandi edifici abbandonati che si prestano ad essere riconvertiti in opifici. In particolare sull’isola della Giudecca, tradizionalmente luogo di orti, giardini e complessi monastici, sorgono tra l’Otto e Novecento birrerie, mulini, concerie, corderie, tessiture, cantieri navali, stabilimenti chimici, fonderie industriali e artistiche. Mentre le trasformazioni del territorio segnano nelle altre città il passaggio tra il mondo moderno e quello contemporaneo, a Venezia si procede su un doppio binario che tende a conservare intatta ‘la cittá del turismo’, come veniva pensata in quegli anni, e a sviluppare con discrezione quella industriale. Con le parole di Mario Isnenghi, le fabbriche di Venezia “godevano di uno statuto di extraterritorialità visiva.” Negli ultimi due secoli le antiche mura subiscono, con i molti cambi d’uso, una stratificazione delle funzioni ma mantengono coerenza edilizia ed urbanistica con la città dall’altra parte del canale. Solo in alcuni casi, architetture innovative divengono parte del paesaggio urbano. Il patrimonio socioeconomico che le attività della Giudecca oggi rappresentano, pur costituendo un elemento di necessaria evoluzione nella vita della città, si innesta nella sua identità storica e culturale sia per le scelte di tipo urbanisitico-architettonico che per la tipologia dei servizi oerti (ospitalità, residenza, cantieri navali, cultura).

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PASSEGGIATA PATRIMONIALE ALLA GIUDECCAProgetto nato nell’ambito della Convenzione di Faro

(ottobre 2005) del Consiglio d’Europa.

Articolo 1 - Obiettivi della convenzione  Le Parti Contraenti alla presente convenzione si impegnano a riconoscere che il diritto al patrimonio culturale è inerente al diritto di partecipare alla vita culturale, così come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Traduzione in italiano della convenzione ad opera del Gruppo Cultura 40xVeneziahttp://docs.google.com/View?docid=dhddp682_36vsttpfcv

Nel 19 secolo un programma di adeguamento alle nuove necessità sociali e industriali comune a molte cittá europee viene attuato sia per mezzo della demolizione di strutture ormai svuotate delle loro funzioni, come le cinta murarie di difesa o i grandi conventi, che della loro trasformazione o riconversione. Anche Venezia rilancia il suo ruolo industriale potendo contare su vaste aree di terreni incolti e sulla disponibilità di grandi edifici abbandonati che si prestano ad essere riconvertiti in opifici. In particolare sull’isola della Giudecca, tradizionalmente luogo di orti, giardini e complessi monastici, sorgono tra l’Otto e Novecento birrerie, mulini, concerie, corderie, tessiture, cantieri navali, stabilimenti chimici, fonderie industriali e artistiche. Mentre le trasformazioni del territorio segnano nelle altre città il passaggio tra il mondo moderno e quello contemporaneo, a Venezia si procede su un doppio binario che tende a conservare intatta ‘la cittá del turismo’, come veniva pensata in quegli anni, e a sviluppare con discrezione quella industriale. Con le parole di Mario Isnenghi, le fabbriche di Venezia “godevano di uno statuto di extraterritorialità visiva.”Negli ultimi due secoli le antiche mura subiscono, con i molti cambi d’uso, una stratificazione delle funzioni ma mantengono coerenza edilizia ed urbanistica con la città dall’altra parte del canale. Solo in alcuni casi, architetture innovative divengono parte del paesaggio urbano.Il patrimonio socioeconomico che le attività della Giudecca oggi rappresentano, pur costituendo un elemento di necessaria evoluzione nella vita della città, si innesta nella sua identità storica e culturale sia per le scelte di tipo urbanisitico-architettonico che per la tipologia dei servizi offerti (ospitalità, residenza, cantieri navali, cultura).

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Molino Stucky

Originariamente una piccola isola separata dalla Giudecca chiamata di San Biagio, dove i pellegrini per la Terra Santa trovano ospitalità; dal 12 sec. e fino alla soppressione napoleonica convento di suore benedettine.Durante il periodo in cui vengono venduti altari, supellettili e persino il pavimento, il monastero serve da ospedale per le malatie contagiose. Dopo una serie di passaggi di proprietà, viene acquistato da Giovanni Stucky che ne inizia la demolizione nel 1882, autorizzando il parroco di S. Eufemia a prendersi gli ultimi frammenti (tra cui il colonnato visibile ancora oggi). Dall’iniziale produzione di 500 quintali di farina al giorno in un paio di anni si arriva a 1500 quintali rendendo necessari successivi ampliamenti. Vengono costruiti nuovi sylos per contenere fino a 80 mila quintali di grano. Le varie strutture vengono poi trasformate dall’architetto tedesco Ernst Wullekopf in un enorme edificio neogotico le cui forme vogliono riflettere quelle delle industrie che si vanno sviluppando nel nordeuropa. A sua volta il mulino diviene riferimento stilistico per altre fabbriche realizzate in quegli anni, come la birreria nel 1902 e la fabbrica di tessuti stampati Fortuny nel 1919. Il mulino all’inizio si distingue sia per la grande capacità che per l’innovazione tecnica: introduzione in Italia della macinazione a cilindri; sostituzione del vapore con l’energia elettrica nel 1908; elevatori automatici per scaricare il grano. La concorrenza della terraferma dal punto di visto logistico e dei trasporti è una delle cause principali della chiusura nel 1954. Circa 500 operai rimangono senza lavoro. Memorabili le 46 giornate di occupazione del mulino. Solo parte degli operai verranno riassorbiti dalle industrie di Marghera.

Seduta antimeridiana della Camera il 30 giugno 1954:“La Camera invita il Governo ad adottare opportune concrete misure per impedire l’annunciata chiusura definitiva del mulino Stucky, uno dei più grandi impianti molitori di Europa per la sua potenzialità giornaliera di 5.000 quintali di grano e di 250 di pasta, e la chiusura del quale getterebbe sul lastrico oltre 300 persone tra operai ed impiegati ed un centinaio di barcari addetti ai servizi di trasporto; e priverebbe Venezia di una importante

industria tradizionale, con grave danno della sua economia industriale e commerciale.”

Gianquinto: “Le trattative continuano, ma sono ad un punto morto ed intanto il mulino è occupato. Vi è a Venezia un’azione unitaria, possente, sostenuta dalla cittadinanza. L’occupazione del mulino Stucky è stata approvata e plaudita da un ordine del giorno del consiglio comunale di Venezia, votato all’unanimità. Tutti gli enti della città si muovono per assistere i lavoratori in lotta, per aiutarli, per esprimere ad essi in maniera concreta la solidarietà di tutta la cittadinanza di Venezia.”

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2008: Hotel Hilton. Aperto nel 2007. 250 camere; 250 dipendenti. Centro congressi, centro benessere.

Fabbriche Herion

I fratelli Herion, provenienti dalla Germania, fondano nel 1877 una fabbrica di maglieria con sede dapprima a Venezia, poi dal 1887 alla Giudecca nell’ex chiesa dei Santi Cosma e Damiano (15 sec.), dove vengono costruiti solai, impianti per il vapore, per l’aspirazione, vasche di cemento Nel 1906 la ditta è la fornitrice ufficiale di maglieria per la spedizione di Nobile al Polo Nord.

2008: Incubatore di imprese. Edificio di ca. 2850 mq a disposizione di aziende giovani dotato di infrastrutture tecnologiche dedicate che convivono negli stessi spazi degli antichi affreschi, accuratamente restaurati.

Junghans

Nel 1877, gli intraprendenti fratelli Herion, oltre al maglificio e a una fabbrica di scope, in qualitá di agenti per l’Italia della tedesca Junghans aprono anche una ditta di orologi: Prima Fabbrica Italiana d’Orologi. Nel 1899 Arthur Junghans entra a far parte della ditta rilevandola nel 1903. In quegli anni la Junghans è la piú grande fabbrica d’orologi al mondo. Negli anni ’20 alla Giudecca si producono 1500 orologi al giorno. Durante la seconda guerra mondiale 4000 persone sono impiegate nella produzione di spolette militari. Negli ultimi anni vi lavorano circa 650 persone. Chiude nel 1971.

2008: Riconversione ad uso residenziale (società Judeca Nova) ma anche funzionale alle esigenze degli abitanti con la realizzazione di spazi collettivi. Progetto del 1995. Vincitore del bando per la riqualificazione dell’area è Gino Zucchi: “Venezia è una città ritrasmessa continuamente dai media. La Serenissima, come un regnante o un grande attore, non può tornare a vita privata, cessare di essere sotto gli occhi di tutti.”Altri architetti: Giorgio Bellavitis, Boris Podrecca, Luciano ParentiESU - Alloggi per studenti (220 posti letto) anche ad uso foresteria in estate.

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CNOMV

I Cantieri Navali ed Officine Meccaniche vengono creati dal conte Giuseppe Volpi (ministro delle finanze del governo Mussolini 1925-1928; presidente di Confindustria 1934 - 43; uno dei maggiori artefici di Porto Marghera, presidente della Biennale nonchè promotore della prima mostra del cinema). Nel secondo decennio del 20 sec. i cantieri occupano un’area di circa 25 mila mq. e impiegano circa 400-500 operai. Specializzati nella costruzione di draghe, pontoni e rimorchiatori anche d’alto mare. Nel 1971 i cantieri si spostano all’Arsenale.

2008: Consorzio Cantieristica Minore Veneziana - 14 imprese artigianali e ca. 100 dipendenti su un’area di ca. 14 mila mq.Nel palazzo Trevisan, del 15 sec. (sempre ex CNOMV): Venice Cube. Incubatore con 19 imprese: marketing, promozione turismo, consulenza aziendale, design, produzione cinematografica e altro. Consorzio fondato da Sviluppo Italia Veneto. www.venicecube.it

Ville Herriot

All’inizio del 20 sec. diverse ville vengono costruite negli orti degli ex conventi e monasteri soprattutto da stranieri che vivono solo parzialmente a Venezia. Tra questi, il francese Herriot dopo aver acquistato il terreno, su cui un tempo sorgeva una saponeria, da un veneziano che non ottiene il permesso per trasformarlo in deposito edile, fa costruire due ville in stile eclettico con archi bizantineggianti, patere, formelle, colonnine e altri elementi decorativi. Architetto: Raffaele Mainella.

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Nel 1947 la moglie, m.me Douine, rimasta vedova, vende entrambe le ville al Comune di Venezia con la clausola di trasformarle in scuole pubbliche.

Dal 1947: Scuola Elementare Carlo Goldoni.2008: Casa della memoria del Novecento veneziano.

Bibliografia: Francesco Basaldella: Giudecca: storia e testimonianze. Venezia, 1986 (Marcon, Uniongrafica)Cesco Chinello: Classe, movimento, organizzazione: le lotte operaie a Marghera/Venezia 1945-1955, Franco Angeli, Milano 1984Raffaella Giuseppetti: Un castello in laguna. Storia dei Molini Stucky, Il Cardo, Venezia 1995Aa. Vv.: Storia di Venezia. L’Ottocento e il Novecento. Giovanni Luigi Fontana: L’economia. pp. 1439-1484. Treccani, Roma 2002Aa. Vv.: Venezia, città industriale. Gli insediamenti produttivi del 19° secolo, Marsilio, Venezia 1980

Passeggiata organizzata da Marco Borghi e Prosper Wanner. Gruppo Cultura 40xVenezia.

Si ringraziano per la collaborazione: Hilton Stucky, Comune di Venezia, Esu Venezia, Consorzio cantieristica minore veneziana, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea.

Si ringraziano anche tutte le persone che hanno partecipato al tavolo di lavoro del Gruppo Cultura 40xVenezia sul diritto al patrimonio culturale.

Chiara BarbieriElena BarinovaMarco BorghiNicola CatacchioMario CoglitoreCecilia ForesiCristina GregorinAlessandra PaoliGiuseppina ScavuzzoGiuseppina TrivisonnoSabina TutonePatrizia VachinoTina ViolicProsper Wanner

A cura di Cristina Gregorin. Gruppo Cultura 40xVenezia