Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono...

13
Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi Martiri Canadesi Diocesi di Roma Ricordati di tutto il cammino… Memoria, benedizione e rendimento di grazie a conclusione della prima tappa del Progetto Diocesano “Una settimana di anni” (a cura di P. Flavio Fumagalli)

Transcript of Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono...

Page 1: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi Martiri Canadesi

Diocesi di Roma

Ricordati

di tutto

i l cammino…

Memo r i a , b e n e d i z i o n e e r e n d i m e n t o d i g r a z i e

a c o n c l u s i o n e d e l l a p r i m a t a p p a

d e l P r o g e t t o D i o c e s a n o

“U n a s e t t i m a n a d i a n n i ”

(a cura di P. Flavio Fumagalli)

Page 2: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

2

La Parrocchia dei Martiri Canadesi: cenni di storia

L’origine della nostra parrocchia risale al 1948, quando la Congregazione dei Padri Sacramentini

decide di costruire qui la nuova sede della Curia Generale e, anche, una chiesa per la adorazione e

l’apostolato eucaristico. L’allora Cardinale Vicario del Papa dà il permesso di costruire la chiesa ma a

condizione che fosse sede di una parrocchia, il cui territorio verrà poi ricavato dalle parrocchie dei SS.

Sette Fondatori e di S. Agnese. Si cominciano i lavori per la costruzione della chiesa su progetto

dell’arch. Apollonj-Ghetti, raccogliendo molti fondi anche in Canada. Per questo motivo, la chiesa viene

dedicata ai “Martiri Canadesi”; in seguito, viene aggiunto il titolo di “Nostra Signora del Santissimo

Sacramento”.

La chiesa comincia ad essere utilizzata nel mese di giugno del 1955; la parrocchia viene istituita il

18 ottobre 1955 e affidata ufficialmente ai Padri Sacramentini. Primo parroco è p. Giovanni Rottoli, a cui

segue nel 1957 p. Paolo Sirio, che guiderà la parrocchia fino al 1976. È lui che accoglie Giovanni XXIII

in visita alla nostra chiesa il 25 marzo 1962: qui il papa prega davanti al SS. Sacramento e rivolge la sua

parola ai fedeli. Il 1° novembre 1962 si ha la consacrazione della chiesa ad opera del Card. Leger,

arcivescovo di Montréal (Canada). La consacrazione avviene mentre si sta celebrando il Concilio

Vaticano II, che si era aperto poche settimane prima e si concluderà l’8 dicembre 1965. Dal febbraio

1965, la nostra chiesa ha un “cardinale titolare”: il primo è il canadese Maurice Roy, al quale

seguiranno altri due cardinali canadesi: Paul Grégoire e Jean-Claude Turcotte. Dal 2016, il cardinale

titolare è Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka, nel Bangladesh.

I primi frutti del Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II, che ha segnato profondamente la vita della Chiesa, segna anche la vita della

nostra parrocchia, che è chiamata a promuovere la “partecipazione attiva” dei fedeli soprattutto nelle

celebrazioni liturgiche e nelle attività parrocchiali, anche attraverso i gruppi e le associazioni presenti in

parrocchia. Fra questi, ricordiamo: l’Azione Cattolica, per la educazione alla fede e la testimonianza del

Vangelo nella società; l’Aggregazione del SS. Sacramento, che condivideva la spiritualità dei Padri

Sacramentini soprattutto attraverso la adorazione eucaristica; il Volontariato vincenziano, impegnato

nell’apostolato della carità sull’esempio di S. Vincenzo de’ Paoli; l’Apostolato della preghiera; gli Scout.

Nel 1967 in parrocchia nasce la Legio Mariae, che si proponeva di portare Cristo al mondo di oggi

attraverso l’evangelizzazione, la visita alle famiglie e agli ammalati.

Intanto, già nel 1966, nella nostra parrocchia era cominciata l’esperienza della “Messa dei giovani”:

una Messa domenicale presieduta dal viceparroco p. Guglielmo Amadei, che si celebrava nella grande

cripta della chiesa e che raccoglieva giovani da tutta la città, richiamati dalla possibilità di partecipare

attivamente alla liturgia attraverso la musica, il canto e alcuni gesti particolari. Questa esperienza sarà il

motivo dell’incontro con Kiko Argüello da parte di alcuni giovani e di p. Amadei che, nell’autunno del

1968, porterà all’avvio dell’esperienza del Cammino Neocatecumenale e alla nascita della prima

comunità del Cammino nella nostra parrocchia.

La visita di Giovanni Paolo II

Anno dopo anno, la parrocchia comincia ad assumere una nuova fisionomia, segnata soprattutto dalla

riscoperta della Parola di Dio, dalla centralità della celebrazione eucaristica, dalla partecipazione attiva

dei fedeli alla vita della comunità. Significativa in questo senso è la presenza del Consiglio pastorale, che

viene costituito nell’ottobre 1970, formato dai sacerdoti della parrocchia, dai rappresentanti dei vari

gruppi e da alcuni parrocchiani. In seguito, entrano a farne parte anche le Suore di Villa Paolina, che

spesso ospiteranno nella loro casa le riunioni mensili del Consiglio e, soprattutto con l’opera di Suor

Immacolata, parteciperanno attivamente alla vita della parrocchia. Nel 1976, dopo quasi 20 anni, p. Sirio

conclude il suo incarico di parroco. Gli succede p. Carlo Rota, che però muore pochi mesi dopo. Nel 1977

diviene parroco p. Mansueto Zanchi, che guiderà la parrocchia fino al 1990.

È lui che, la domenica 2 novembre 1980, accoglie Giovanni Paolo II in visita alla parrocchia, nel 25°

anno della sua fondazione. Nell’arco di 5 ore, dalle 16 alle 21, il papa incontra tutte le realtà presenti in

Page 3: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

3

parrocchia. Subito incontra i ragazzi del catechismo, poi alcuni gruppi parrocchiali, compreso il “gruppo

anziani” che era nato in quegli anni. Quindi, dopo la celebrazione della Messa, incontra il Consiglio

pastorale e altri gruppi parrocchiali, fra i quali il “gruppo famiglie” che, negli anni ‘70, era stato animato

soprattutto da p. Eugenio Astori. Un incontro è riservato anche alle suore che vivevano nel territorio della

parrocchia, appartenenti a sette Istituti diversi. Infine, nella attuale cripta, il papa incontra le comunità del

Cammino Neocatecumenale: almeno 500 persone, insieme con Kiko e con p. Amadei, alle quali rivolge

un lungo discorso “a braccio”.

Una parrocchia “dinamica”

Alla fine del 1980, i gruppi parrocchiali sono all’incirca gli stessi dei primi anni successivi al Concilio

ma, dal punto di vista numerico, gli aderenti al Cammino Neocatecumenale sono cresciuti in misura

considerevole. Non mancano, però, esperienze di collaborazione fra i gruppi: un esempio è la

animazione del “gruppo anziani”, che vedeva coinvolte insieme una comunità del Cammino, la Legio

Mariae e il volontariato vincenziano. Quest’ultimo, a sua volta, collaborava con la Caritas parrocchiale,

che era nata negli anni successivi al Concilio e che, in seguito, si farà carico di tutta l’attività caritativa

della parrocchia, fino ad oggi.

Un altro gruppo numericamente significativo era quello degli Scout, che nel 1979 avevano lasciato la

nostra parrocchia e, quindi, non erano presenti all’incontro con Giovanni Paolo II. Però, agli inizi degli

anni ‘90 si ha la “rinascita” degli Scout in parrocchia e la ripresa graduale delle loro attività educative

che, ad oggi, coinvolgono un centinaio di aderenti. La loro ripartenza in parrocchia avviene grazie a p.

Gianni Giassi, parroco dal 1990 al 2003.

Nella seconda metà degli anni ‘90 anche la nostra parrocchia è impegnata nella “missione cittadina”,

che coinvolge tutte le parrocchie di Roma in preparazione al Grande Giubileo del 2000, con il tentativo di

incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle

loro case.

Il 2005 è l’anno del 50° di fondazione della parrocchia, che coincide con l’“anno eucaristico” che si

celebra in tutta la Chiesa. Nella nostra parrocchia, che dal 2003 è guidata da p. Giancarlo Breda, si

organizzano una serie di conferenze sull’Eucaristia, tenute da relatori qualificati. Inoltre, si incrementa il

numero dei fedeli che si preparano a diventare ministri straordinari della comunione, evidenziando anche

così l’importanza del ministero dei laici e della comunione eucaristica con il pane e con il vino.

La nostra parrocchia oggi

Il 2015 vede la chiusura della comunità sacramentina italiana presente in parrocchia e la conseguente

riduzione del numero dei sacerdoti a servizio della parrocchia stessa. È una scelta dolorosa, ma può

essere anche una opportunità per rilanciare ancora di più il ruolo dei fedeli laici che già collaborano

attivamente soprattutto nell’ambito della catechesi e della liturgia, con il coordinamento del parroco che,

dal 2015, è p. Maurizio Zorzi.

Attualmente, sono presenti in parrocchia: l’Agesci (Scout), l’Azione Cattolica, il Cammino

Neocatecumenale, la Caritas, la Legio Mariae. Ad essi possiamo aggiungere il Gruppo del lunedì, nato

una decina di anni fa come gruppo liturgico e che, ora, porta avanti un cammino di formazione e di

preghiera centrato sulla Parola e sull’Eucaristia. Composto da parrocchiani di diversa appartenenza, vuole

essere un piccolo segno di unità: “unità nella diversità”.

Proprio all’interno del Gruppo, aiutati anche dalle testimonianze di p. Giancarlo Breda e p. Eugenio

Astori, si è cominciato a fare questo cammino sulla storia della parrocchia negli ultimi 50 anni, che ora

viene condiviso con tutta la comunità parrocchiale.

Page 4: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

4

Dalla devozione eucaristica

alla partecipazione all’Eucaristia Sintesi della testimonianza di padre Giancarlo Breda

P. Giancarlo Breda, sacramentino, ordinato sacerdote nel 1970, ha svolto il suo ministero per molti

anni (in periodi diversi) nella nostra parrocchia e l’ha guidata come parroco dal 2003 al 2015. Invitato

dal “Gruppo del lunedì” a rievocare il cammino della parrocchia dalla fine del Concilio Vaticano II

(1965) ad oggi, si è ispirato alla trasformazione che si è avuta nella configurazione interna della nostra

chiesa, proprio per adeguarla alla “nuova” fisionomia di Chiesa, di comunità cristiana, elaborata dal

Concilio.

Il grande cambiamento è stato il passaggio dalla devozione all’Eucaristia alla partecipazione

all’Eucaristia, ossia: dalla preghiera di adorazione davanti all’Eucaristia alla partecipazione attiva alla

Messa, con il coinvolgimento dei fedeli laici nei ministeri liturgici (lettori, animatori, ecc.), fino a quello

di ministri straordinari della comunione. Così, l’ostensorio con il SS. Sacramento che era collocato nel

rosone sotto il baldacchino in fondo alla chiesa, è stato collocato sull’altare, secondo le indicazioni della

Chiesa, a significare il legame essenziale fra celebrazione e adorazione. Anche l’altare, che nella nostra

chiesa era doppio (l’altare della adorazione sotto il baldacchino, l’altare della celebrazione all’ingresso

del presbiterio), prima è diventato unico, poi è stato spostato sempre più verso l’assemblea fino a

raggiungere la posizione attuale, per mettere in evidenza la sua centralità nella assemblea che celebra

l’Eucaristia.

Ma pure la nostra chiesa era una chiesa doppia: la chiesa superiore, destinata esclusivamente alla

adorazione perpetua del SS. Sacramento, giorno e notte; la chiesa inferiore (la cripta), che funzionava

come chiesa parrocchiale con le Messe, i matrimoni, i funerali, ecc. Gradualmente, negli anni successivi

al Concilio, la chiesa superiore è diventata l’unica chiesa, destinata non soltanto alla adorazione ma

anche a tutte le celebrazioni della comunità parrocchiale, cominciando dalle Messe e dai Sacramenti. Ciò

è stato possibile anche per la riscoperta della dimensione “apostolica” nella vita dei PP. Sacramentini che,

pure, faceva parte del carisma della Congregazione così come era stato formulato dal Fondatore, S. Pier

Giuliano Eymard. Riducendo le ore destinate alla adorazione, i PP. Sacramentini hanno potuto esprimere

il loro carisma eucaristico anche in attività apostoliche e, nel caso della nostra chiesa, si sono armonizzate

più facilmente le esigenze della adorazione e quelle della pastorale, ricuperando la chiesa superiore come

unica chiesa della comunità sacramentina e della comunità parrocchiale.

Così, poco per volta, la chiesa inferiore (la cripta) ha perso la sua funzione, tanto che nel 1976 è stata

suddivisa in quattro ambienti distinti per venire incontro alle esigenze di riunione e di celebrazione delle

comunità del Cammino Neocatecumenale, che era cominciato proprio nella nostra parrocchia

nell’autunno del 1968. Il Cammino è un frutto del Concilio Vaticano II, come lo sono altri Movimenti

ecclesiali che si sono rinnovati dopo il Concilio e che sono (o sono stati) presenti nella nostra parrocchia.

Anche attraverso questi Movimenti si poteva esprimere la partecipazione attiva dei laici alla vita della

Chiesa, richiesta dal Concilio nel documento Apostolicam Actuositatem sull’apostolato dei laici,

apostolato che si manifesta nella triplice missione che i fedeli hanno ricevuto con il battesimo: missione

profetica, sacerdotale e regale. Nella nostra parrocchia, questa missione dei laici si è concretizzata

particolarmente nella evangelizzazione, cioè nell’annuncio del Vangelo nei luoghi della vita, del lavoro,

dell’incontro. Ciò si è attuato soprattutto nella seconda metà degli anni ‘90 nel contesto della Missione

cittadina di Roma, in preparazione al Grande Giubileo dell’anno 2000.

Tutto questo scaturisce dalla partecipazione all’Eucaristia, come insegna il Concilio: i fedeli laici

“nutriti dall’attiva partecipazione alla vita liturgica della propria comunità, partecipano con sollecitudine

alle opere apostoliche della medesima [comunità]” (AA 10).

Page 5: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

5

Il Gruppo Scout si racconta

La presenza dello scoutismo nella parrocchia dei Martiri Canadesi coincide con l’inizio delle attività

pastorali della parrocchia stessa nel 1955, con il primo parroco (p. Giovanni Rottoli) e l’assistente

ecclesiastico scout p. Antonio Monieri. Ai Martiri Canadesi ha sede il Reparto (gli adolescenti) Roma 4

“Canada”, che fa parte del Gruppo Scout Roma 4 della parrocchia di S. Ippolito.

Nel 1960, alcuni Capi decidono di lasciare il Gruppo Scout di S. Ippolito e di fondare un nuovo

Gruppo Scout presso i Martiri Canadesi. Nasce così il Gruppo Roma 42, che ha come assistente

ecclesiastico il sacramentino canadese p. Moise Roy. È un Gruppo piccolo nei numeri ma estremamente

motivato, che richiama l’attenzione di tanti genitori del quartiere. All’interno del Gruppo, vi sono: il

Branco (i piccoli), il Reparto (gli adolescenti), il Clan (i giovani).

Nel 1963, i tre Clan presenti nel territorio (nelle parrocchie di S. Ippolito, S. Francesca Cabrini, Martiri

Canadesi) decidono di dar vita ad un unico Clan, chiamato Roma 85, che ha sede presso i Martiri

Canadesi ed è animato spiritualmente dal sacramentino australiano p. Donald Cave.

Nella seconda metà degli anni sessanta, ai Martiri Canadesi si realizza una particolare esperienza di

incontro tra le varie realtà giovanili presenti in parrocchia (l’Azione Cattolica, il Circolo universitario,

alcuni gruppi di preghiera, gli Scout) che, alla luce del Concilio Vaticano II, volevano attuare una nuova

presenza dei fedeli laici nella Chiesa. Questa “comunità parrocchiale giovanile” ha il suo punto di

riferimento nella Messa dei giovani, in cui si sperimentano forme nuove di “partecipazione” alla

celebrazione eucaristica.

Un momento drammatico per il Gruppo Scout si ha nel 1966. La mattina del 27 aprile, durante

violenti scontri davanti alla facoltà di Lettere della Sapienza, un membro del Clan Scout (Paolo Rossi)

muore mentre cerca di trattenere un suo compagno, che si stava lanciando contro uno studente dello

schieramento opposto. Il Clan vive un momento di grande dolore e di grande consapevolezza, che fa

maturare nei suoi membri il senso della “responsabilità politica”, cioè della necessità di un impegno attivo

come cristiani anche nell’ambito sociale e politico.

Nel 1968 si decide di dar vita a un unico Gruppo Scout, che doveva unire i tre Gruppi del quartiere (S.

Ippolito, S. Francesca, Martiri Canadesi): a questa idea aderiscono il Gruppo di S. Francesca e il Gruppo

dei Martiri Canadesi. Nasce così il Gruppo Roma 85, dando vita ad uno dei più numerosi Gruppi Scout

di Roma, con sede presso i Martiri Canadesi.

Gli anni ‘70 vedono alcune sperimentazioni nel Gruppo Scout dei Canadesi, come le prime esperienze

di coinvolgimento attivo dei ragazzi nella propria educazione e le prime Capo donna in un Gruppo

maschile. Nel frattempo, nello scoutismo italiano comincia il percorso di unificazione fra ramo maschile e

ramo femminile, che giunge al suo compimento nel 1974. In questo anno, infatti, nasce l’AGESCI

(Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), frutto dell’unione fra ASCI (ramo maschile) e AGI (ramo

femminile).

Per il Gruppo Scout dei Canadesi tutto ciò è la conferma della bontà del cammino di “unificazione”,

che era stato avviato all’interno dello stesso Gruppo già da alcuni anni.

Il 1979 è un anno significativo (e doloroso) per la storia del Gruppo Scout Roma 85. Il Gruppo,

che aveva sede ai Martiri Canadesi, svolgeva il suo servizio educativo nella parrocchia dei Martiri

Canadesi, in quella di S. Francesca Cabrini e nell’Istituto S. Giovanni Evangelista, e contava oltre 200

iscritti. In quell’anno, i Capi del Gruppo – su forti pressioni dell’allora parroco di S. Francesca – decidono

di portare tutte le attività del Gruppo Scout nella sola parrocchia di S. Francesca. Così, nel 1979 gli Scout

lasciano la parrocchia dei Martiri Canadesi.

Ma, pochi anni dopo, gli Scout devono lasciare anche la parrocchia di S. Francesca. Infatti, il parroco

che aveva voluto riunire lì tutte le attività del Gruppo Scout, viene sostituito da un altro parroco, che

decide di aprire la parrocchia a una più grande varietà di Movimenti e Associazioni ecclesiali. Per questo,

proibisce che ci siano ambienti parrocchiali usati soltanto da un Gruppo, come gli Scout. Ciò avviene nel

1986: in questo anno, si chiude la presenza dello scoutismo a S. Francesca Cabrini.

Page 6: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

6

Subito, però, comincia la ricerca di una nuova sede per il Gruppo: dopo aver bussato a molte porte del

territorio, nello stesso anno 1986 si apre la porta della parrocchia di S. Giuseppe al Nomentano, il cui

parroco accoglie gli Scout a braccia aperte. Fin dall’inizio, dà loro la possibilità di collaborare con le altre

realtà parrocchiali, in particolare con l’Azione Cattolica, che lì era molto attiva soprattutto nelle attività

con i ragazzi e i giovani.

Intanto, anno dopo anno, il Gruppo Scout si stabilizza e si ingrandisce, finché – durante l’anno

1992/93 – si giunge alla decisione di riaprire l’esperienza dello scoutismo nella parrocchia dei

Martiri Canadesi.

Uno dei Capi Scout, Mauro Del Giudice, che aveva svolto questo ruolo anche ai Canadesi, si incontra

con p. Gianni Giassi, parroco dal 1990, il quale – dopo una breve pausa di riflessione – accetta l’idea di

ricominciare. Si lascia coinvolgere lui stesso insieme a fra Severino Pellizzon, sacramentino, e a un

gruppetto di altri volenterosi.

Sono anni impegnativi, perché l’esperienza Scout deve ripartire da zero (o quasi), ma sono anche anni

entusiasmanti, che vedono la rinascita del Gruppo e il suo pieno inserimento nella parrocchia, con la

presenza nel Consiglio pastorale, l’animazione della Messa domenicale e la partecipazione alla vita della

Chiesa locale.

Nel 2005, con parroco p. Giancarlo Breda (che era stato assistente del Gruppo Scout negli anni ‘70) il

Gruppo celebra il 50° anniversario dello scoutismo ai Martiri Canadesi. Dopo mesi di preparazione,

con l’impegno anche di rintracciare tutti coloro che avevano vissuto l’esperienza Scout in parrocchia, si

ritrovano in tanti nella chiesa gremita e poi a festeggiare in teatro.

Dal 2015, il parroco è p. Maurizio Zorzi. Da quella data ad oggi, il Gruppo Scout ha cercato di vivere

sempre più in comunione con la comunità parrocchiale. La Comunità dei Capi ha occasione di

intervenire nel cammino pastorale della parrocchia attraverso le occasioni d’incontro che la parrocchia

stessa offre, fornendo spunti giudicati utili ed interessanti anche dalla Diocesi.

Tutto questo all’interno di una nuova e forte relazione con la Chiesa – alla quale gli Scout

appartengono – e in particolare con la Chiesa italiana, che ha dedicato il progetto pastorale del decennio

2010-2020 alla questione educativa: realtà, questa, che è proprio la ragion d’essere dello scoutismo.

Padri Sacramentini che hanno camminato con gli Scout

dagli inizi della parrocchia dei Martiri Canadesi ad oggi:

p. Giovanni Rottoli (primo parroco)

p. Antonio Monieri

p. Moise Roy

p. Donald Cave

p. Bert van DeBraken

p. Paolo Sirio (parroco)

p. Eugenio Nuñez

p. Giancarlo Breda (prima assistente Scout, poi parroco)

p. Gianni Giassi (parroco)

fr. Severino Pellizzon

p. Lino Emilio Diez Valladares

p. Adriano Bustreo

p. Agostino Quadrio

p. Claudio Sartorato

p. Gino Dal Cero

p. Andres Taborda

p. Ennio Serrani

p. Maurizio Zorzi (parroco)

p. Alex Moreira

p. Giorgio Ghezzi (sacramentini di S. Claudio)

Page 7: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

7

Il Cammino Neocatecumenale si racconta

Le prime catechesi e il contesto sociale ed ecclesiale

Kiko Argüello e Carmen Hernández, iniziatori del Cammino Neocatecumenale, giungono nella

parrocchia dei Martiri Canadesi di Roma alla fine dell’estate del 1968. Nel mese di ottobre iniziano le

prime catechesi, tre sere a settimana, al secondo salone della parrocchia. Terminano il 2 novembre dello

stesso anno 1968, con la nascita della prima comunità.

Partecipano alle catechesi decine di giovani e alcuni adulti, molti dei quali frequentavano gruppi allora

attivi nella parrocchia: l’Azione Cattolica, il Circolo universitario, i gruppi del cinema e del teatro, il

“gruppo famiglie”. Molti di loro, inoltre, partecipavano alla “Messa dei giovani”, la celebrazione

domenicale avviata nel 1966 dall’allora viceparroco, padre Guglielmo Amadei, sul modello di quella che

si celebrava nella chiesa dell’Oratorio di S. Filippo Neri, sempre a Roma. La grande cripta della chiesa

dei Martiri Canadesi, dove si celebrava questa Messa, era piena di giovani “sessantottini”, chi più chi

meno impegnati nella politica e nel sociale, alcuni più radicalizzati a sinistra, ma quasi tutti con la voglia

di cambiare il mondo e la Chiesa.

Sono gli anni della contestazione di massa, delle “occupazioni”, dei Movimenti Studenteschi, della

guerra in Vietnam, di Che Guevara e del prete marxista Camilo Torres Restrepo. Ma sono anche gli anni

in cui nella Chiesa fioriscono “dal basso” diverse realtà che cercano di conciliare il cristianesimo e

l’impegno sociale: don Milani, l’Isolotto di don Enzo Mazzi a Firenze, le “comunità di base” di Santa

Maria del Popolo e di San Paolo fuori le Mura a Roma, il movimento dell’Abbè Pierre. Nella Chiesa

iniziano a dare i primi frutti le innovazioni e riforme espresse dal Concilio Vaticano II, concluso nel 1965,

e sembra che la cristianità sia attraversata, almeno in Europa, da una ventata di modernità, trasformazioni

e mutamenti come raramente era avvenuto prima di allora.

In questo contesto sociale ed ecclesiale, Kiko e Carmen iniziano la prima catechesi ai Martiri

Canadesi: una predicazione non animata da posizioni politiche o sociali, ma fondata sull’annuncio del

“kerygma”. Cioè: la buona notizia della risurrezione di Gesù Cristo che dona una vita nuova ed eterna a

ogni uomo, vissuta – come ispirato dalla Vergine Maria allo stesso Kiko – in “comunità cristiane come la

Sacra Famiglia di Nazareth, che vivano in umiltà, semplicità e lode”, dove “l’altro è Cristo”. Dunque, una

nuova pastorale di evangelizzazione, nata sulla scia del Concilio Vaticano II, che mira a vivere in modo

pieno il Vangelo, riscoprendo per tappe la fede e il Battesimo e basandosi su tre cardini: 1) ascolto della

Parola di Dio, 2) celebrazione della Liturgia, 3) comunione tra i fratelli della comunità, che è il frutto

delle prime due.

Sette mesi dopo, il 2 giugno 1969, in parrocchia nascono altre due comunità “gemelle”, frutto della

catechesi di alcuni fratelli della prima comunità. Oggi [gennaio 2019], con le catechesi svolte

ininterrottamente ogni anno dal 1968, sono presenti nella parrocchia 29 comunità neocatecumenali. Di

queste, 8 sono comunità in missione in altre parrocchie di Roma: due in parrocchie vicine ai Canadesi (S.

Angela Merici e SS. Sette Fondatori); tre alla Porta di Roma; due fuori il Grande Raccordo Anulare; una

alla Cecchignola. Nel corso degli anni, sono stati inviati dalle comunità della parrocchia per evangelizzare

in tutto il mondo 80 itineranti e 15 famiglie in missione. Infine, 10 fratelli e 4 sorelle, che hanno seguito il

Cammino nelle comunità dei Martiri Canadesi, hanno risposto alla chiamata alla vita sacerdotale o

religiosa.

Il rapporto con i Padri Sacramentini

e con la pastorale della parrocchia

Ai Martiri Canadesi, il Cammino Neocatecumenale è nato ed è cresciuto in un rapporto di comunione

con i Padri Sacramentini, anzitutto con i parroci che negli anni si sono succeduti alla guida della

parrocchia. Nell’ottobre 1968 – parroco padre Paolo Sirio – fu il viceparroco, padre Guglielmo Amadei, a

voler iniziare le catechesi, dopo aver ascoltato la predicazione di Kiko Argüello nel settembre di

quell’anno in un incontro di pochi giorni a Poggio Catino (Rieti) insieme con alcuni giovani della

parrocchia. Fu sempre padre Amadei, in accordo con il parroco, a prendere l’iniziativa per la seconda

Page 8: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

8

catechesi della primavera 1969 e a coinvolgere, in queste prime catechesi, i giovani che conosceva e che

già frequentavano la parrocchia.

A inizio 1970, dopo la nascita di altre due comunità, il parroco padre Sirio volle incontrare l’allora

arcivescovo di Madrid Casimiro Morcillo Gonzalez, in visita a Roma. Mons. Morcillo testimoniò che il

Cammino Neocatecumenale era un carisma che veniva da Dio, invitò padre Sirio ad avere fiducia e aprire

la parrocchia a questa nuova realtà, pronosticando che, se lo avesse fatto, non avrebbe avuto più spazi in

parrocchia per ospitare le persone che si sarebbero avvicinate alla Chiesa. Così è stato.

Nei primi anni, ma anche successivamente, i Padri Sacramentini non solo hanno promosso

l’evangelizzazione con le catechesi iniziali, ma hanno consigliato a molti di ascoltarle; alcuni di loro

hanno seguito personalmente il Cammino e molti Padri hanno partecipato con convinzione alla vita

delle comunità, presiedendo le celebrazioni della Parola e dell’Eucaristia o evangelizzando in altre

parrocchie inseriti in équipes di catechisti.

Questo vale soprattutto per i Padri che erano al servizio della parrocchia: i parroci (da p. Paolo Sirio in

poi); i viceparroci e i collaboratori parrocchiali (fra questi, oltre a p. Guglielmo Amadei, possiamo

ricordare: p. Eugenio Astori, p. Vincenzo Cesetti, p. Luigi Colnaghi, p. Venceslao Dal Cero, p. Ferruccio

Dentella, p. Igino Grigoli, p. Enrico Muscio, p. Emanuele Polci, p. Giuseppe Rossi, p. Remo Tassoni, p.

Igino Troiani, p. Giuseppe Vassalli).

I fratelli delle comunità neocatecumenali sono a disposizione per le varie attività pastorali della

parrocchia e sono in queste inseriti. Nel corso di questi 50 anni, singoli e coppie che seguono il Cammino

Neocatecumenale e presbiteri formati nei seminari Redemptoris Mater hanno collaborato con i parroci

come catechisti per il Battesimo, la Prima Comunione, la Cresima, il Post Cresima, la Scrutatio per i

giovani, gli incontri di preparazione al matrimonio, l’assistenza a malati e infermi.

Nuovi spazi liturgici

Nel solco della riforma liturgica inaugurata dal Concilio Vaticano II, il Cammino Neocatecumenale ha

espresso anche nella parrocchia dei Martiri Canadesi nuovi spazi liturgici con una dimensione estetica che

parli all’anima del credente, dalla quale emerga il linguaggio sacramentale della Chiesa tramite segni

sensibili, che fanno presente – da una parte – l’amore di Dio per il suo popolo, dall’altra la centralità

dell’assemblea dei fedeli durante le liturgie.

Per rispondere alla crescente necessità di luoghi in cui ogni comunità potesse singolarmente ascoltare

la Parola di Dio e celebrare l’Eucaristia, e in un momento in cui coloro che frequentavano le Messe

parrocchiali diminuivano la loro partecipazione, a metà anni Settanta i Padri Sacramentini, su proposta di

Kiko Argüello, decisero di frazionare la grande cripta. Sono stati così ricavati tre saloni (la sala

Dormitio Mariae, dove è stata valorizzata la scultura in bronzo a muro dell’assunzione in cielo della

Vergine Maria; la sala San Giuseppe; la sala Canadesi) e una cripta più ridotta, con una moquette verde

che richiama il Salmo 23: “Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca. Su prati d’erba fresca mi fa

riposare”. Nella cripta, sullo sfondo a chiudere il presbiterio, è presente un dipinto di Kiko Argüello

raffigurante una Deesis, inserita in una rappresentazione della venuta finale di Gesù Cristo simboleggiato

come un agnello sgozzato al centro del firmamento che si ritira “come un volume che si arrotola” (Ap

6,14).

Al secondo salone superiore (dove è iniziata la storia del Cammino Neocatecumenale ai Martiri

Canadesi, con le prime catechesi di Kiko e Carmen nel 1968) è presente un secondo dipinto di Kiko, a

tutta parete, che riprende la Trinità di Rublev che visita Abramo e Sara alle querce di Mamre.

Le parole di Giovanni Paolo II alle comunità

In occasione della visita alla parrocchia, il 2 novembre 1980, Giovanni Paolo II ha incontrato nella

cripta i fratelli delle undici comunità neocatecumenali di allora, presentate al Santo Padre da padre

Guglielmo Amadei e da Kiko Argüello.

Il Santo Padre ha preso la parola, tenendo un discorso a braccio e dicendo, fra l’altro: “Soprattutto

voglio dirvi che vi voglio bene […] La strada o il cammino di scoprire la fede tramite il Battesimo è la

strada che noi tutti troviamo nell’insegnamento di Cristo, nel Vangelo. […] La vostra strada consiste

Page 9: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

9

essenzialmente in questo: scoprire il mistero del Battesimo, scoprire il suo pieno contenuto e così scoprire

che cosa vuol dire essere cristiano, credente. Questa scoperta è, possiamo dire, nella linea della tradizione,

ha radici apostoliche, paoline, evangeliche. […] I sacramenti fanno strada allo Spirito Santo che opera

nelle nostre anime, nei nostri cuori, nella nostra umanità, nella nostra personalità; ci costruisce di nuovo,

crea un uomo nuovo”.

“Ecco – ha detto ancora Giovanni Paolo II – questo cammino, cammino della fede, cammino del

Battesimo riscoperto, deve essere un cammino dell’uomo nuovo. […] Scoprendo il Battesimo come

inizio della nostra vita cristiana in tutta la sua profondità, dobbiamo poi scoprirne le conseguenze, passo

per passo, in tutta la nostra vita cristiana. Ecco, dobbiamo fare un cammino, dobbiamo fare un cammino.

[…] In questa nostra epoca abbiamo bisogno di riscoprire una fede radicale, radicalmente compresa,

radicalmente vissuta e radicalmente realizzata. Noi abbiamo bisogno di una tale fede”.

Page 10: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

10

La “Messa dei giovani” e gli inizi del Cammino Neocatecumenale ai Martiri Canadesi Testimonianza di padre Guglielmo Amadei

Padre Guglielmo, tu sei stato viceparroco nella Parrocchia dei Martiri Canadesi per molti anni,

fin dalle sue origini (1955). E proprio in questa parrocchia le comunità neocatecumenali hanno

avuto, in Italia, il loro punto di fioritura, di sviluppo iniziale. Quali furono le situazioni e gli

avvenimenti che portarono alla nascita di questa esperienza?

Noi stavamo facendo un’esperienza un po’ originale. Si era nel clima nuovo creato dal Vaticano II. Il

Concilio aveva dato un volto nuovo alla liturgia e, dopo che tutte le associazioni tradizionali della

parrocchia erano entrate in crisi, cercai di fare una cosa che radunasse tutti i giovani, cioè una Messa

rinnovata fatta per loro che fu denominata, impropriamente, Messa beat. Così, ogni domenica, un

migliaio di giovani gremiva la cripta dei Martiri Canadesi.

I giovani venivano con una speranza nel cuore e questa era la mia preoccupazione, perché il vento del

Concilio aveva iniziato a soffiare e noi incominciavamo a dare dei piccoli segni, ma non avevamo davanti

a noi né strade né garanzie; eravamo guardati a vista sia in bene che in male da coloro che venivano per

imitarci o per criticarci. E io me ne stavo in mezzo, bersaglio degli uni e degli altri.

Come avvenne l’incontro con Kiko Argüello?

I nostri giovani della Messa beat si erano assunti degli impegni sociali: andavano nelle baracche

dell’estrema periferia di Roma a fare ripetizione ai ragazzi, ad assistere gli ammalati, a pulire. In quegli

anni, anche i giovani credenti volevano essere impegnati nel sociale e i bisogni non mancavano certo

nella cintura di baracche intorno a Roma, che ospitava circa 80.000 persone. In una di queste baracche

abbiamo trovato Kiko. Fuori della sua porta c’era una croce, e questo ci incuriosì.

Entrammo e trovammo un giovane di circa 30 anni, molto magro, vestito malamente come uno zingaro

o un barbone. Parlammo con lui, gli spiegammo l’esperienza di questa “Messa dei giovani”, ed egli

promise di venire a vedere. Kiko era venuto da Madrid con una lettera dell’Arcivescovo Morcillo

indirizzata all’allora Cardinal Vicario Angelo Dell’Acqua, una specie di presentazione. Ma Kiko stava

attendendo i tempi: imparava un po’ la lingua e, anche, cercava una parrocchia che accettasse di iniziare il

Cammino.

La domenica successiva venne alla nostra Messa; alla fine mi si avvicinò e mi disse: «Tu sei sicuro che

quello che stai facendo è valido?». «Certo che è valido», dico io. «Tu pensi che tutta questa gente che

viene alla Messa abbia fede?». «Credo di sì». «Se passata la novità della canzonetta, del giro che fate

intorno all’altare, finisce tutto?». «Ah, spero di no». Cercavo di difendermi da queste domande che mi

sembravano aggressive e mettevano in crisi la nostra iniziativa.

Al termine di quell’estate del 1968, viene uno dei giovani e mi dice: «Noi andiamo con Kiko a fare un

ritiro di alcuni giorni, per parlare un po’ della “Messa dei giovani” e vedere come continuare, come

portare avanti questa iniziativa». Andai anch’io. All’incontro, Kiko tenne una catechesi sulla Chiesa nel

mondo di oggi. E io, sentendo quella catechesi, mi dicevo: “Ma, se questo è vero, deve cambiare il

mondo”, perché mai avevo sentito cose del genere.

Infatti, qualcosa cominciò a cambiare...

Sì. Poco tempo dopo quell’incontro, cominciammo la catechesi in parrocchia. «Però – mi disse Kiko –

non bastano i giovani. C’è bisogno del popolo di Dio: giovani ma anche adulti, sposati». Chiamai allora 5

o 6 coppie del movimento Rinascita e la catechesi partì. Era il mese di ottobre del ‘68 e Kiko,

contemporaneamente, faceva la catechesi anche alla parrocchia del Borghetto Latino, coi poveri, perché

lui pensava di iniziare nelle baracche. Là non è sorto niente; invece, ai Martiri Canadesi, parrocchia di

gente benestante, è nata la prima comunità del Cammino a Roma. Finita la catechesi, Kiko ci diede le

indicazioni per i primi mesi, promettendo di ritornare verso Natale. Ma a Natale non venne. La gente

vedeva che qualcosa era cambiato, vedeva che nella “Messa dei giovani” erano rifluiti altri discorsi, altri

stimoli e molti volevano aggiungersi a noi. In questa situazione io, benché in contrasto con gli altri fratelli

della comunità neocatecumenale che non si sentivano pronti per evangelizzare, dopo la Pasqua cominciai

un’altra catechesi: vennero 150 persone e, inizialmente, la portai avanti da solo. Finalmente arriva Kiko,

vede la situazione e ci propone di designare dei catechisti per affiancarmi. E così si fece la catechesi con

Page 11: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

11

molta inesperienza, con molta paura, ma tanta era la forza e l’entusiasmo di quei momenti che dalla nostra

predicazione di inesperti nacquero due comunità nuove. Qualche tempo dopo, altre tre parrocchie di

Roma chiesero il Cammino e l’esperienza si allargò, con l’impegno dei fratelli che assumevano il compito

della evangelizzazione.

Le comunità neocatecumenali incarnano un certo cammino di vita cristiana. Qual è la sua

specificità e originalità?

Il nostro mondo si dibatte in una grave crisi di secolarizzazione, di scristianizzazione. Anche dentro la

Chiesa i cristiani vanno a Messa, però non esprimono sempre la loro fede nella vita. Di fronte a questa

situazione il Signore ha ispirato questo Cammino, che è innanzitutto una predicazione rivolta ai lontani

per riportarli nel seno della Chiesa. I fratelli «danno ragione della loro speranza» e così i lontani vengono

attratti. Inserendosi in questo cammino, cominciano a riprendere contatto con la Chiesa, a stimare i suoi

pastori, a obbedire al Papa, eccetera.

Tu credi che i Padri Sacramentini abbiano un servizio da rendere anche nella formazione di

comunità di questo genere?

Certo! Il termine «neocatecumenato» non viene dal nostro Fondatore e forse questo fa difficoltà; però,

in questo cammino possiamo trovare il perno intorno al quale ruota tutta la nostra vita: l’Eucaristia

globale, celebrata, annunciata e pregata. Io ho potuto sperimentare che se non c’è l’Eucaristia è

impossibile vivere.

a cura di p. Vittore Boccardi (da “Il Cenacolo”, febbraio 1986)

Page 12: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

12

Le parole dei Papi alla nostra parrocchia

Giovanni XXIII: cercate di imitare Cristo! Entrando in questa nuova chiesa parrocchiale, si avverte che tutto vi parla del sacrificio cruento dei

Santi Martiri Canadesi, questi fedelissimi del Cristo, i quali hanno dato la loro vita per la suprema

testimonianza del Vangelo. Certo, è sommamente significativo erigere un nuovo tempio in Roma in onore

di Martiri, e non delle antiche età ma di epoca a noi più vicina: sono infatti del secolo XVII.

È bello che le memorie dei Santi più recenti si uniscano a quelle dei Santi antichi. Ciò significa che la

Chiesa rimane sempre identica nell’adempimento della sua soprannaturale, eccelsa missione. La Chiesa è

sempre in perfetta maturità, anzi in perenne giovinezza ed entusiastica vitalità di fronte ai suoi compiti.

Guardando il passato, il presente e l’avvenire troviamo sempre aperta la sorgente del Sangue di Cristo e,

sotto il Sangue di Cristo, migliaia e migliaia di anime che hanno accolto e vivono il suo messaggio, si

compenetrano della sua grazia, vogliono agire, vogliono imitare Cristo, coronando spesso tale opera con

la immolazione suprema.

Tutti noi, se vogliamo arricchirci dei veri beni della vita, in cammino verso l’eternità beata, dobbiamo

accettare ed assecondare sempre i voleri del Signore, cercare di riprodurre in noi la sua vita e far

fruttificare il suo insegnamento, essere pronti a versare anche il nostro sangue per Lui. È nostro dovere

pregare perché le tribolazioni e le persecuzioni si allontanino; ma, soprattutto, dobbiamo implorare la

grazia di essere e di rimanere ad ogni costo fedeli.

(25 marzo 1962)

Giovanni Paolo II: cercate di vedere e far vedere Cristo! Soffermiamoci sull’affermazione che Zaccheo “cercava di vedere Gesù” (Lc 19,5). È una frase molto

importante che dobbiamo riferire a ciascuno di noi qui presenti - anzi, indirettamente ad ogni uomo.

Voglio io vedere Cristo? Faccio tutto per poterlo vedere? Questo problema, dopo duemila anni, è attuale

come allora, quando Gesù attraversava le città e i villaggi della sua terra. È il problema attuale per ognuno

di noi personalmente: voglio? voglio veramente? O, forse, piuttosto evito l’incontro con lui? Preferisco

non vederlo e preferisco che egli non mi veda? E se già lo vedo in qualche modo, allora preferisco

vederlo da lontano non avvicinandomi troppo, non spingendomi davanti ai suoi occhi per non scorgere

troppo, per non dover accettare tutta la verità che è in lui, che proviene da lui, Cristo?

Questa è una dimensione del problema, che nascondono in sé le parole dell’odierno vangelo su

Zaccheo. Ma c’è ancora un’altra dimensione sociale. Essa ha molte cerchie, ma io voglio mettere questa

dimensione nella cerchia concreta della vostra parrocchia. Infatti la parrocchia, e cioè una viva comunità

cristiana, esiste perché Gesù Cristo sia costantemente visto sulle vie dei singoli uomini, delle persone,

delle famiglie, degli ambienti, della società. E questa vostra parrocchia, dedicata ai Martiri Canadesi, fa di

tutto perché il più grande numero di uomini “voglia vedere Cristo Gesù”, così come Zaccheo? E poi: che

cosa potrebbe fare di più a questo scopo?

Zaccheo non si è lasciato confondere né turbare. Non si è spaventato che l’accoglienza di Cristo nella

propria casa potesse minacciare, per esempio, la sua carriera professionale o rendere difficili alcune

azioni, connesse con la sua attività di capo dei pubblicani. Egli accoglie Cristo nella sua casa e dice:

“Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte

tanto” (Lc 19,8).

A questo punto diventa chiaro che non soltanto Zaccheo “ha visto Cristo” ma, contemporaneamente,

Cristo ne ha scrutato il cuore e la coscienza; lo ha radiografato fino in fondo. Ed ecco, si compie ciò che

costituisce il frutto proprio del “vedere” Cristo, dell’incontro con lui nella piena verità: si compie

l’apertura del cuore, si compie la conversione. Si compie l’opera della salvezza. Lo manifesta Gesù

stesso quando dice: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo: il

Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,9-10). Ed è questa una

delle più belle espressioni del Vangelo.

(2 novembre 1980)

Page 13: Parrocchia Nostra Signora del SS Sacramento e Santi ... · incontrare tutte le persone che vivono nel territorio della parrocchia, andandole a visitare anzitutto nelle ... che nella

13

Preghiera per la parrocchia

Signore,

ti ringraziamo per i doni che ci hai fatto

per mezzo della vita e della missione

della nostra parrocchia.

In questa comunità abbiamo ricevuto

tante volte l’Eucaristia,

la Parola, il dono dello Spirito

e il perdono dei peccati!

Qui siamo stati educati nella vita di fede,

abbiamo maturato la capacità di amare,

siamo stati aiutati a vivere la nostra vocazione.

Dona, o Signore,

alla nostra parrocchia la grazia di rinnovarsi

per svolgere, anche oggi, la sua missione

nella fedeltà a Te e all’uomo.

O Maria, guidaci Tu

ad essere assidui all’ascolto della Parola,

perseveranti nella preghiera,

uniti nell’Assemblea Eucaristica,

ferventi nella comunione

e nella carità verso il prossimo,

gioiosi testimoni di Cristo nel mondo

e coraggiosi annunciatori dei valori del Vangelo.

Benedici, o Madre,

tutte le parrocchie del mondo,

perché continuino ad essere fuochi d’amore,

fari di luce, comunità di vita,

sorgenti di comunione e di speranza.

Amen.