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1 Eutanasia: risposte sono nel Codice Deontologico Il Codice continua ad avere le risposte adeguate ai bisogni di salute del cittadino. Le cure palliative sono la soluzione che può mantenere intatto il rispetto della dignità della persona malata. È questo il senso di quanto riferito dalla Fnomceo, in audizione alla Camera dei Deputati. A rappresentare i medici, Presidente Omceo Parma Pierantonio Muzzetto in qualità di Coordinatore nazionale della Consulta Deontologica. L’Ammi presenta il libro “Lo Statuto ritrovato” La legge “Gelli-Bianco” non argina il contenzioso, anzi amplia la gamma risarcitoria Violenza su operatori: occorre un’azione comune a tutela dell’integrità dei professionisti Il Medico del futuro? Servo di due padroni: Stato e paziente Parma Medica Spedizione in a.p. - 45% - ART 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 - Filiale di Parma BOLLETTINO DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DI PARMA L U G L I O 2 0 1 9

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1Eutanasia: risposte sono nel Codice DeontologicoIl Codice continua ad avere le risposte adeguate ai bisogni di salute del cittadino. Le cure palliative sono la soluzione che può mantenere intatto il rispetto della dignità della persona malata. È questo il senso di quanto riferito dalla Fnomceo, in audizione alla Camera dei Deputati. A rappresentare i medici, Presidente Omceo Parma Pierantonio Muzzetto in qualità di Coordinatore nazionale della Consulta Deontologica.

L’Ammi presenta il libro “Lo Statuto ritrovato”

La legge “Gelli-Bianco” non argina il contenzioso, anzi amplia la gamma risarcitoria

Violenza su operatori: occorre un’azione comune a tutela dell’integrità dei professionisti

Il Medico del futuro? Servo di due padroni: Stato e paziente

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B O L L E T T I N O D E L L ’ O R D I N E D E I M E D I C I C H I R U R G H I E O D O N T O I A T R I D I P A R M A

LUGLIO 2019

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aLLeRGoLoGiaDott.ssa Patrizia BarcellaDott.ssa Grazia Manfredi

aNestesioLoGiaDott.ssa Elisabetta Spadini

aUdiometRiaLuca CabriniAlessandra De Comite

caRdioLoGiaDott. Luigi BastoniProf. Roberto BolognesiProf. Nicola CaranoDott. Angelo CarboniDott. Mario De BlasiDott. Angelo FinardiProf. Nicola GaibazziDott. Massimo GualerziDott.ssa Anna Rita MaurizioDott. Umberto TalianiProf. Marino Tonelli

cHiRURGia ocULaRe*Prof. Fabrizio Neri*

cHiRURGia PLastica RicostRUttiVaDott. Gerardo Gasparini

cHiRURGia VascoLaReDott. Gioachino lapichino

deRmatoLoGiaDott.ssa Valeria BoccalettiDott.ssa Chiara CortelazziDott.ssa Luisa GruppiDott.ssa Stella Mirizzi

diaGNostica PeR immaGiNi(ecografia*, mammografia, radiologia tradizionale, Risonanza magnetica aperta*, Risonanza 1.5t, t.a.c.)Dott. Emanuele Azzali*Prof. Ermanno Bacchini*Dott. Michele Brancati*Dott. Kamal Faraj*Dott. Eugenio IsgròDott. Pierangelo MaccariniDott. Mario Uccelli*

eNdocRiNoLiGaDott. Giorgio Stecconi Bortolani

diabetoLoGia, dietetica ed obesitàProf. Leone ArsenioProf. Giuseppe MagnatiDott. Sergio Tardio

fisiatRia Dott. Alberto DardaniDott.ssa Mariangela DardaniDott. Pier Malachia DardaniDott. Maurizio OlivieriProf. Raffaele Viggiano

GastRoeNteRoLoGia ed eNdoscoPia diGestiVaDott. Giancarlo CollaDott. Giancarlo MazzocchiDott. Pietro Setti*

GeNetica medicaDott. Lamberto Camurri

LoGoPediaDott.ssa Elena liritano

mediciNa deL LaVoRoDott. Claudio Ferroni

mediciNa deLLo sPoRtDott. Luigi Amedeo BastoniDott. Marino Tonelli

medlciNa iNteRNaDott. Claudio SilvestriniProf. Pier Paolo Vescovi

mediciNa iNteRNa ed ematoLoGia Prof. Sansoni Paolo Dott.ssa Maria Cristina Baroni

medlciNa iNteRNa e GeRiatRiaDott. Claudio Silvestrini

m.o.c.Dott. Daniele Costi

NeURocHiRURGiaDott. Paris FilippiProf. Ciro Miranda

NeURoLoGiaProf. Enrico MontanariDott.ssa Fernanda OlivieriDott.ssa Maria Cristina Spaggiari

NUtRiZioNeDott.ssa Chiara Calugi

ocUListlcaDott. Ugo GennariDott.ssa Francesca ManzottiProf. Fabrizio Neri Dott.ssa Chiara Rinaldi

oNcoLoGiaDott.ssa Beatrice Di Blasio

oRtoPediaDott. Alessandro AvalleDott. Maurizio CorradiDott. Domenico DevotiDott. Gennaro Fiorentino

Dott. Guido Grappiolo Prof. Pietro MarenghiDott. Marco RossoliniDott. Massimo TonaniDott. Michele Verdano

ostetRicia e GiNecoLoGiaDott. Federico AmoneDott. Lorenzo BarusiDott.ssa Laura BedocchiDott.ssa Monica BertelliDott.ssa Eleonora CaforioDott. Davide CavallottiProf. Enrico CavatortaDott.ssa Stefania FieniDott.ssa Ilaria LauriolaDott.ssa Graziella LopopoloProf. Mauro MelpignanoDott.ssa Emanuela PiazzaDott.ssa Maria Antonietta SalvatiDott.ssa Maria Paola SgarabottoDott.ssa Christine Tita KaihuraDott.ssa Simona ValituttoProf.ssa Carla Verrotti di Pianella

otoRiNoLaRiNGoiatRiaDott. Guido BacchiDott. Guido Maria BarbieriProf. Teore FerriProf. Fabio PiazzaDott. Giuseppe TrianiDott. Paolo Vignali

PNeUmoLoGiaDott. Giancarlo Cacciani

PsicHiatRiaDott. Paolo AmpolliniDott.ssa Patrizia Ceroni

PsicoLoGia e PsicoteRaPiaDott.ssa Gabriella BosiDott.ssa Francesca PalombiDott. Andrea Troglia

ReUmatoLoGiaDott. Pier Malachia Dardani

sessUoLoGia e PsicoteRaPia di coPPiaDott.ssa Francesca Palombi

URoLoGiaProf. Domenico PotenzoniDott. Michele Potenzoni

teRaPia aNtaLGicaDott.ssa Olivia Facetti

fisioteRaPiaAlessandro Zanré Nicola Palano

aLLeRGoLoGiaProf. Giovanni Cavagni

caRdioLoGiaProf. Nicola Carano

cHiRURGiaDott. Umberto Beseghi

deRmatoLoGiaDott.ssa Valeria Boccaletti

diaGNostica PeR immaGiNi ecoGRafiaProf. Ermanno Bacchini

eNdocRiNoLoGiaProf. Sergio BernasconiDott.ssa Silvia Cesari

fisiatRiaDott.ssa Mariangela Dardani

GastRoeNteRoLoGiaDott. Claudio Zanacca

LoGoPediaDott.ssa Elena Iiritano

NefRoLoGiaProf.ssa Anita Sonia Ammenti

NeURoPsicHiatRia iNfaNtiLeDott. Carlo Capone

NUtRiZioNeDott.ssa Francesca Delucchi

ocUListicaDott.ssa Francesca Manzotti

oRtodoNZia e PededoNZiaDott.ssa Mariagiulia Guastalla Dott.ssa Marisa Magnifico

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otoRiNoLaRiNGoiatRiaProf. Fabio Piazza

PediatRiaProf. Sergio Bernasconi

PsicoLoGia e PsicoteRaPiaDott.ssa Valentina Puppi

Via Giuseppe Verdi 27/a

43121 Parma (PR)

Tel 0521 234181

0521 200698

Fax 0521 231289

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orariLunedì - Venerdì dalle 7.30 alle 20.00

Sabato dalle 8.00 alle 13.00

*Attività in convenzione SSNDirezione Sanitaria:MEDI SALUSER DIV. MEDI - Dott. PIer Malachia Dardani - Specialista in Fisiatria - Specialista in Reumatologa - Aut. San. 8567 del 16.01.2013 - Accreditati SSNMEDI SALUSER DIV. SALUSER - Dott. Daniele Costi - Specialista nelle malattie dell’Apparto Cardiovascolare - Aut. San. 137999 del 20.08.2012

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Mattioli 1885 Direttore Generale

Paolo CionieDitinG manaGer

Anna ScottiDirettore marketinG

Luca RanzatoProject manaGer

Natalie CerioliresPonsabile area ecmSimone Agnello

Direttore responsabile ed editorialeDr. Pierantonio Muzzetto

Comitato di Redazione

GiornalistiAntonella Del Gesso

Medici consiglieriDott. Mario ScaliDott. Mariangela DardaniDott. Angelo Di MolaDr.ssa Lavinia TalamonaDr.ssa Chiara Negri

Medici EsterniProf. Raffaele VirdisDott. Gianfranco CervellinDott. Fernanda BastianiDott. Bruno Agnetti

Segreteria dell’OrdineOrari:Lunedì 9.00 - 13.00Martedì 9.00-17.00 / Mercoledì 9.00-16.00Giovedì 9.00-17.00 / Venerdì 9.00-13.00Orari estivi: Lunedì - Venerdì 9.00-14.00

Ordine Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di [email protected]. 0521/208818Fax.0521/234276

Consiglio Direttivo 2018 – 2020

PresidenteDr. Pierantonio Muzzetto

Vice PresidenteDr. Paolo Ronchini

SegretarioDr. Massimo Manchisi

TesoriereDr. Michele Campari

ConsiglieriDott.ssa Ornella CappelliProf. Gian Paolo CedaDott.ssa Mariangela DardaniDott. Angelo Di Mola (odontoiatra)Dott. Maurizio FalzoiDott. Giorgio GazzolaDott. Luigi IppolitoDott. Maurizio LeccabueDott. Francesco LeonardiDott. Andrea ManottiDott. Gianni RastelliDott. Mario ScaliDott.ssa Patrizia Sottotetti

Revisori dei Conti

PresidenteDott. Francesco Saverio Renzulli

ComponentiDott. Nicola CucurachiDott.ssa Chiari Negri

SupplenteDott.ssa Lavinia Talamona

Commissione Albo [email protected]

PresidenteDr. Angelo Di Mola

ConsiglieriDott. Federico MaffeiDott. Massimo ManchisiDott. Paolo PesciDott.ssa Claudia Rabajotti

PARM

A M

EDICA Una legge sull’eutanasia non

può prescindere dal Codice di Deontologia medica di Pierantonio Muzzetto

Nel mese di maggio la Fnomceo, per la quale ricopro il ruolo di coordinatore della Con-sulta Deontologica nazionale, è stata invitata in audizione alla Camera dei Deputati, su una questione di estrema delicatezza e rilevanza per la tutela della salute dei cittadini e che profondamente interessa l’intera platea di medici e i loro organi rappresentativi: l’eutanasia. Il tema all’esame del Parlamento risulta, infatti, essere estremamente deli-cato per le scelte etiche ad esso sottese.Una riflessione sull’argomento non può prescindere dalle previsioni costituzionali e, non da ultimo, dal dettato del nostro Codice Deontologico, che orienta l’operato di ogni medico. I medici sono consapevoli di quel ruolo di garanzia, di solidarietà e di rispetto dei valori umani che sono chiamati a svolgere, a tutela del paziente e, soprattutto, della sua digni-tà, valore imprescindibile e non negoziabile.Come è noto la legge n. 219 del 2017 recante “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” ha stabilito che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della perso-na interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge. Di fatto il quadro giurisprudenziale ha riconosciuto che il diritto alla salute riguardi an-che la libertà di autodeterminazione del paziente, attraverso la consapevole adesione ai trattamenti medici a lui proposti dal personale medico e sanitario. La Corte costituzio-nale con sentenza n. 438 del 2008 ha statuito che il consenso informato, inteso quale espressione della consapevole adesione al trattamento sanitario proposto dal medico, si configura quale vero e proprio diritto della persona e trova fondamento nei principi espressi nell’articolo 2 della Costituzione. Il rispetto del principio di autodeterminazione del paziente, non sottrae ma aggiunge valore morale e tecnico professionale all’agire del medico soprattutto quando, nelle cure di fine vita, o di pazienti affetti da patologie irrimediabilmente progressive e devastanti, pone limiti a quelle pratiche diagnostico-terapeutiche ritenute inutilmente invasive del corpo e della persona, magari capaci di guadagnare del tempo alla morte, ma incapaci di far vivere con dignità la morte stessa.Al tempo stesso nell’esame di questa materia si ritiene che non si possa prescindere dalle considerazioni espresse dalla Corte costituzionale nell’ordinanza 207 del 2018 in merito al divieto di aiuto al suicidio; divieto che, secondo l’ordinanza, “assolve allo scopo, di perdurante attualità, di tutelare le persone che attraversano difficoltà e soffe-renze, anche per scongiurare il pericolo che coloro che decidono di porre in atto il gesto estremo e irreversibile del suicidio subiscano interferenze di ogni genere”. Per cui “il di-vieto in parola conserva una propria evidente ragion d’essere anche, se non soprattutto, nei confronti delle persone malate, depresse, psicologicamente fragili, ovvero anziane

Vita dell’ordine

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caRdioLoGiaDott. Luigi BastoniProf. Roberto BolognesiProf. Nicola CaranoDott. Angelo CarboniDott. Mario De BlasiDott. Angelo FinardiProf. Nicola GaibazziDott. Massimo GualerziDott.ssa Anna Rita MaurizioDott. Umberto TalianiProf. Marino Tonelli

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mediciNa iNteRNa ed ematoLoGia Prof. Sansoni Paolo

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otoRiNoLaRiNGoiatRiaDott. Guido BacchiProf. Fabio PiazzaDott. Giuseppe TrianiDott. Paolo Vignali

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*Attività in convenzione SSNMEDI SALUSER DIV. MEDI - Dott. PIer Malachia Dardani - Specialista in Fisiatria - Specialista in Reumatologa - Aut. San. 8567 del 16.01.2013 - Accreditati SSNMEDI SALUSER DIV. SALUSER - Dott. Daniele Costi - Specialista nelle malattie dell’Apparto Cardiovascolare - Aut. San. 137999 del 20.08.2012

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e in solitudine, le quali potrebbero essere facilmente indotte a congedarsi prematuramente dalla vita, qualora l’ordinamento consentisse a chiunque di cooperare anche soltanto all’esecuzione di una loro scelta suicida, magari per ragioni di personale tornaconto”.La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) ha esaminato con particolare attenzio-ne le proposte di legge all’esame delle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali. In particolare la proposta di legge n. 2 all’art. 1 attribuisce ad ogni cittadino la facoltà di rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di tratta-mento vitale o terapia nutrizionale. L’articolo 2 dispone che il personale medico e sanitario che non rispetti la volontà manifestata nei modi di cui all’articolo 1, è tenuto al risarcimento del danno morale e materiale conseguente, in aggiunta ad ogni altra conse-guenza civile o penale ravvisabile nei fatti. L’articolo 3 prevede che le disposizioni di cui agli articoli 575 (Omicidio), 579 (Omicidio del consenziente), 580 (Istigazione aiuto al suicidio) e 593 (Omissione di soccorso) del codice penale non si applicano al medico e al personale sanitario che hanno praticato trattamenti eutanasici, provocando la morte del paziente, purché ricorrano alcune condizioni, il cui rispetto deve essere attestato per iscritto dal medico e confermato dal responsabile della struttura sanitaria ove sarà praticato l’intervento. Invece, l’articolo 1 della proposta di legge n. 1586, nel modificare l’articolo 1 della legge 22 dicembre 2017, n. 219, stabilisce che ogni paziente ha la facoltà, in determinate condizioni cliniche, di richiedere il trattamento eutanasico al personale medico in modo da mettere fine alla propria vita. Infine con la proposta di legge n. 1655 si prevede l’introduzione degli articoli 4-bis e 4-ter della legge 22 dicembre 2017, n. 219, in materia di non applicabilità degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale al medico e al personale sanitario che hanno praticato trattamenti eutanasici, provocando la morte del paziente, qualora ricorra una serie di condizioni specificamente individuate che, in sintesi, prevedono la consapevolezza del paziente (che deve essere maggiorenne) riguardo alla richiesta di eutanasia e al suo stato di salute, alla sua condizione di sofferenza senza rimedi e all’assicurazione che il trattamento eutanasico sarà effettuato nel rispetto della sua dignità.Ma ciò detto, una valutazione delle proposte di legge sopraccitate non può prescindere dalle previsioni del Codice di Deontologia medica. Il richiamo al Codice deontologico medico non potrà essere evitato, essendo il principio etico applicato ancor oggi, e soprattutto oggi, ineludibile, valido e validato, costituendo perciò una sorta di principio cardine.

Segue da pagina III

EDITORIALELa Giornata del medico 2018di Pierantonio Muzzettop.3

VITA DELL’ORDINE – SPECIALE ASSEMbLEAMuzzetto: “Una deontologia forte fa rinascere la professione”.di Pierantonio Muzzettop.6

“La Sanità locale va sostenuta: è sana e il dialogo tra le istituzioni ne rafforza il valore”Interventi delle Autoritàp.12

“Occorre reintrodurre i minimi tariffari. Tutela e dignità per i professionisti”di Angelo Di Molap.20

bilanci consuntivo 2017 e preventivo 2019 approvati dall’assemblea degli iscrittidi Michele Camparip.23

50 anni di Laurea: 1968-2018 - Medaglie d’oro per 20 medici e odontoiatri di Antonella Del Gessop.26

Il Giuramento di Ippocrate per 94 giovani medicidi Antonella Del Gessop.27

VITA DELL’ORDINEDalle breast Unit all’obesità infantile: focus ai Martedì dell’Ordinedi Antonella Del Gessop.28

I NOSTRI LUTTIp.30

Sommario

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Parma Medica 1/2019 5medicina e attualità

Muzzetto alla Camera: su eutanasia le risposte sono nel Codice Deontologico ll presidente dell’Ordine di Parma, come Coordinatore della Consulta Deontologica della Fnomceo, porta la posizione dei medici sul delicato tema. A cura di Ufficio stampa Fnomceo

Il Codice Deontologico, e la Legge: quando si tratta di accompa-gnare il cittadino nelle scelte che riguardano la sua salute, anche in quelle ‘di frontiera’, come il nascere, il morire, il curare l’inguaribile, è lì, nei principi della deontologia e nelle disposizioni già vigenti, che il medico trova tutte le risposte. È questo il senso di quanto riferito dalla Federazione nazionale de-gli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), chiamata in audizione presso le Commissioni Riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera dei Deputati. Argomento: le tre proposte di Legge, at-tualmente all’esame delle Commissioni, in materia di eutanasia e ri-fiuto dei trattamenti sanitari. A rappresentare i medici, il Coordinatore della Consulta Deontologica della Fnomceo, Pierantonio Muzzetto, presidente dell’Ordine dei Medici di Parma. Proprio su un pa-rere elaborato dalla Consulta, poi fatto proprio dal Comitato Centrale -l’organo di governo della Federazione – e già presentato al Comitato nazionale per la bioetica, è incentrato infatti il testo dell’audizione. “La professione medica non è tecnicismo – ha affermato Muzzetto - È nutrita del valore della libertà di agire in scienza e coscienza per il bene del paziente: la Fnomceo ritiene che il Codice deontologico continui ad avere le risposte adeguate ai bisogni di salute del citta-dino. Le cure palliative sono la soluzione che può mantenere intatto il rispetto della dignità della persona malata”. “La professione del medico segue da millenni un paradigma che vieta di procurare la morte del paziente. Se viene capovolto, occorre che ne discuta l’intera società, perché le conseguenze non si limitano all’agire del medico, del quale, comunque, non può essere limitata la libertà di coscienza – ha detto ancora, come portavoce dell’intera federazione -. Da sempre i medici hanno visto nella morte un nemico e nella malattia un’anomalia da sanare: mai si è pensato che la morte potesse diventare un alleato, che potesse risolvere le sofferenze del-la persona. Se fosse approvata la legalizzazione all’aiuto al suicidio, verrebbe capovolto questo paradigma. Se ne deve discutere in pro-fondità, perché le ripercussioni non riguardano solo i medici e le altre professioni sanitarie: il meccanismo che porta ad accompagnare una persona verso il suicidio coinvolge l’intera società”.“Consideriamo il dialogo sul suicidio assistito utile e necessario –

ha proseguito -. Crediamo che debba essere scevro da pregiudiziali ideologiche o politiche, e animato solo da sensibilità intellettuale e disponibilità a comprendere sino in fondo le ragioni di determinate scelte. Ma anche dalla volontà di valutare le possibili conseguenze del cambiamento del paradigma - quello che vede la malattia come il male e la morte come il nemico da sconfiggere - che sinora ha caratterizzato l’esercizio della professione medica”.“Le condotte agevolative che spianino la strada a scelte suicide non possono ricadere solo sul medico – ha argomentato -. Al medico deve anzi essere attribuito il ruolo di colui che tutela i soggetti più fragili. Il divieto di favorire o procurare la morte ha sempre protet-to la professione medica e i cittadini, come insegna la storia. La FNOMCeO ribadisce che i principi del nostro Codice sono esaustivi dell’esercizio della professione e che il paradigma che l’ha ispirato continua a essere valido. Per il rispetto della dignità della persona che soffre, grazie alla legge 38/2010 abbiamo strumenti adeguati che sono le cure palliative, la terapia del dolore fino alla sedazio-ne profonda. Occorre applicare meglio queste terapie, che possono essere lo strumento migliore per evitare lesioni della dignità delle persone e prevenire richieste di suicidio”. “In ogni caso il Codice di Deontologia Medica è ispirato ai principi contenuti nella Carta Costituzionale e sarà sempre coerente con i valori da essa richiamati” ha ribadito.In conclusione, Muzzetto ha richiamato proprio la Costituzione, in-sieme alla Legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, quali portatrici di principi che non possono essere elusi nell’ottica di un’e-voluzione normativa. “Le proposte di legge in esame debbono correlarsi con i principi af-fermati dal dettato della carta costituzionale (art. 32) e della Legge 23 dicembre 1978, n. 833 “Istituzione del servizio sanitario naziona-le” che prevede all’art. 1 che la tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana” ha infatti affermato.Mentre per il medico restano validi, e altrettanto ineludibili, i princi-pi del Codice Deontologico.“Il Codice di Deontologia Medica, nella sua formulazione attuale, impedisce al medico di effettuare e/o favorire atti finalizzati a pro-vocare la morte del paziente – ha concluso - Nel contempo, impone al medico di rispettare la dignità del paziente, evitando ogni forma di accanimento terapeutico. In ottemperanza dell’autodeterminazio-ne del paziente da un lato, e nel rispetto della clausola di coscien-za del medico dall’altro, l’attuazione della volontà del paziente nel rifiutare le cure, pone il ricorso alla sedazione profonda medical-mente indotta, come attività consentita al medico in coerenza e nel rispetto dei precetti deontologici. Tutto ciò nel rispetto della dignità del morente”.

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Parma Medica 1/2019 6medicina e attualità

AMMI: Testamento biologico e assistenza alla fine biologica della vitaIncontro dell’Associazione mogli medici italiani per approfondire l’aspetto delle Disposizioni anticipate di trattamento. Relatori: Pierantonio Muzzetto e Maurizio Benato A cura di Ufficio stampa Omceo Parma

L’AMMI - Associazione mogli medici italiani per approfondire l’aspetto delle Disposizioni anticipate di trattamento, le DAT, at-traverso una valutazione allo stesso tempo medica e deontolo-gica, ha proposto questo tema fortemente attuale in un incontro che si è tenuto presso la Casa della Musica di Parma. Un incon-tro aperto alla cittadinanza intitolato “Testamento biologico e assistenza alla fine biologica della vita”. Di fronte ad un attento auditorio si è tenuta una riflessione a due voci di Maurizio Benato e Pierantonio Muzzetto nelle loro vesti rispettivamente di componente della Consulta nazionale di Bioetica e della Consulta Nazionale Deontologica. Un ragio-namento a tutto campo su di un tema delicato e coinvolgente il cittadino e, soprattutto, le coscienze. A prescindere dal modo di vedere di ciascuno, nella legge sono presenti aspetti dell’a-gire medico tramandati fin dall’antichità e, in pratica, essa va a normare un’attività riconosciuta fin dal periodo pre-ippocratico.Una legge “bipartita” che a ben vedere racchiude nei suoi primi articoli due leggi distinte, che si è voluto considerare in un uni-cum, sebbene abbiano applicazioni in due diversi campi e non solo in quello delle DAT.La deontologia medica non impone al medico una funzione sem-plicemente notarile o di mero esecutore di compiti bensì una sua presenza attiva e partecipe in ogni momento di cura e di assistenza al malato, persona debole, soprattutto in situazioni di criticità e in fase ultima della sua vita.Si è partiti perciò dalla visione pratica dell’applicazione della Legge 219/2017 (pubblicata il 16 gennaio 2018), affrontando il tema del diritto del paziente e dovere-diritto del medico, a par-tire dal dettato costituzionale, ritenendo il testo non esaustivo,

proprio per il mancato coinvolgimento del fattore coscienza. In qualche modo è stato posto un dubbio sul tema ippocratico del trattamento ad ogni costo delle forme morbose, anche laddove sia forte il convincimento della “futilità” degli interventi, sia che si tratti di cura che di non cura o di astensione dal curare. Ov-vero è stato ridimensionato il concetto latino di etica della be-neficialità in contrapposizione all’etica del rispetto della volontà paziente che, con l’autodeterminazione delle scelte, sancisce un vero contratto fra medico e paziente.Dunque si afferma un enunciato in cui il paziente o la persona ammalata dispone a suo piacimento e insindacabilmente della propria vita e della propria salute e, dunque, delle cure, accet-tandole o negandole. Ci si è poi confrontati sulla funzione del medico in particolari mo-menti della vita del paziente, alla luce della nuova legge sul Biote-stamento, ma anche degli effetti deontologicamente rilevanti del medico chiamato all’applicazione di una norma, come si diceva antica, che forse non abbisognava, di una legiferazione, essendo meglio e ampiamente trattata nello stesso Codice di Deontologia medica, approvato ben prima della legge in questione.Una legge che per alcuni aspetti è oggi utilizzata non tan-to sull’applicazione delle DAT quanto, proprio per gli aspetti dell’autodeterminazione del paziente e del consenso, come ri-chiamo giuridico in molte delle sentenze della Suprema Corte di Cassazione, dalla pubblicazione fino ad oggi.Una legge che, quindi, si inserisce oggi nell’ampio dibattito del fine vita e delle sentenze, sia della giustizia di merito che della Corte costituzionale, richiamandosi agli spunti bioetici, con una serie di rilievi in tal senso e nella sua applicabilità.

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L’accanimento terapeutico in psichiatriaSe ne parla poco ma anch’essa deve tenere conto dell’etica. La disciplina affonda le radici nella Psico-logia e quest’ultima originariamente nell’Ontologia filosofica di Aniello Castaldo**

Quando si parla di Accanimento Terapeutico in Psichiatria – e se ne parla poco in realtà, perché c’è una forte rimozione fra gli Operatori sanitari, non si può fare a meno di accen-nare all’Accanimento terapeutico in Medicina, sia perché la Psichiatria è una branca della Medicina ed entrambe devono tenere conto dell’Etica sia perché la nostra disciplina affon-da le radici nella Psicologia e quest’ultima originariamente nell’Ontologia filosofica.Pensiamo solo a filosofi recenti come E. Husserl ed M. Heidegger.Partendo da considerazioni “problematiche”, durante il lavo-ro pluriennale di Dirigente medico psichiatra presso il Dipar-timento di Salute Mentale di una cittadina del Nord Italia e di attività ospedaliera presso due Ospedali psichiatrici, si-tuati geograficamente ai lati opposti della penisola (ma i me-todi terapeutici erano gli stessi, la stessa cura “Ludovico”*), definiti da Basaglia (1) “Istituzioni Totali”, mi sono potuto rendere conto dal vivo che la Psichiatria sia comunitaria che asilare adottavano gli stessi meccanismi di custodia, natu-ralmente con le dovute differenze perché il mandato sociale era lo stesso: proteggere il paziente ma nello stesso tempo “isolarlo” dai contesti rappresentativi e produttivi della città in modo tale che potesse essere “studiato” e curato, a volte a tempo indeterminato come accadeva soprattutto negli OP, dove il Direttore Sanitario poteva e doveva decidere le sorti delle dimissioni.

Grande responsabilità perché la decisione, spesso anche collegiale arrivava non perché il paziente fosse guarito, ma perché l’accanimento terapeutico era ormai sufficiente. Spesso semplicemente si arrivava alla conclusione che le schizofrenie erano incurabili, (bisogna dimettere per avere qualche posto letto libero) pur non sapendo con precisione di che natura esse fossero. Quindi alla dimissione, terapie

farmacologiche long acting (tra un po’ sarà in commercio una fiala di antipsicotico da somministrare solo quattro volte all’anno) e raccomandazioni generiche sui comportamenti e gli stili di vita di ciascuno. Nella relazione medico-paziente, in situazioni reclusorie, spesso prevaleva una demotivazione reciproca ed una stanchezza che sfociava nel burn-out.Allora individuiamo nella manicomializzazione “perpetua” e nelle fiale “infinite” un accanimento terapeutico – sia consa-pevole che inconscio. Non che i medici credessero veramente di guarire psicosi e nevrosi in questo modo, ma l’Istituzione stessa si perpetrava con queste modalità ossessive di cura.Ma spieghiamo meglio perché l’accostamento di questi due termini AT così antitetici e diversi nel significato, abbia avuto fortuna, nonostante la prima parola richiami il concetto di lotta fra cani, mentre la seconda ha sfumature etimologiche greche di alta pregnanza. Sarebbe meglio dire: perseveranza patologica, a tutti i costi (inclusa un’altissima spesa sanita-ria, spesso) ai trattamenti di cura e di riabilitazione richiesti durante la relazione medico-paziente da parte di entrambi, come spesso capita, a cause di quelle correnti consce ed in-consce di cui l’empatia è una di quelle fondamentali.Se poi c’è l’amore e la passione tra due Psichiatri, uno biso-gnoso di cure e comprensione l’altro animato da spirito salvi-fico, come accade ai protagonisti del film: “Io ti salverò”, un melò psicanalitico del 1945 di Hitchcock, allora siamo in una condizione emotiva di perdita della lucidità, il “delirio amo-roso” che a volte è passaggio obbligato della Psicoterapia e della sua degenerazione in AT nelle analisi interminabili.Bisogna rendersi conto che, nel rapporto terapeutico, è pri-oritario coinvolgere il paziente nelle scelte dei processi di cura, non solo con motivazioni psicologiche, ma anche con responsabilità morale a star bene, che si cresce anche duran-te la malattia psichiatrica e non, e che al centro del pendo-lo Salute-Malattia, (non c’è mai solo la salute assoluta, ma nemmeno solo la malattia), c’è sempre un Cittadino che ha diritti e doveri, verso se stesso e verso la Società.Per ragioni di cose, dobbiamo occuparci del paziente psi-chiatrico; ma al di là dello specifico, dando un’impostazio-ne fenomenologica al problema Accanimento Terapeutico e ritenendo le Patologie di cui siamo afflitti a dimensione psicosomatica, ci rendiamo conto che le parole di Jaspers (2) sono sempre più che attuali: “il medico non è né tecnico, né salvatore, bensì esistenza per esistenza, essere umano effimero, che realizza con l’altro, nell’altro e in se stesso la dignità e la libertà e le riconosce come norme”.Teniamo sempre presente il dubbio che l’Etica professionale e deontologica non sempre va a braccetto con la Terapia,

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se questa per esempio non è accettata (non condivisa, sen-za il consenso) o peggio forzata-anche una suggestione può essere malevola soprattutto quando gli effetti collaterali prendono il sopravvento su quello che è l’effetto principale, mirato; e questo non solo in rapporto al potere farmacologi-co della medicina, ma anche ad un eccessivo prendersi cura del soggetto-inteso come un creare una forte dipendenza dal Medico senza che il paziente possa sviluppare una sua auto-nomia psicologica e spesso anche fisica.Una Visione Psicosomatica dell’Uomo comprende anche, oltre all’Unità Corpo-Mente, anche lo specifico dell’Uomo-Persona come Corpo sociale e spirituale, nel senso politico ed antropologico dei termini. Quel Corpo sociale che immes-so in una società classista, ciò vale anche per i Migranti e le Persone fragili e vulnerabili (Borgna) (3), genera quell’Utopia rivoluzionaria “perenne” di cui la Psichiatria democratica da-gli anni ’60 in poi si è nutrita: una faccia di questa Utopia è quella della guarigione, che non va di pari passo con gli sviluppi di una Società data per normale, perché i contesti sociali sono sempre in evoluzione così come i Corpi “biopo-litici”.E nuotare nell’oceano di questa Utopia, significa per gli Psi-chiatri meno attenti non accorgersi che non c’è cura che ri-sani! E che va rispettata l’autenticità esistenziale sartriana dell’Uomo, al di là dei risultati.Non è difficile accorgersi per i Medici che hanno una buona sensibilità e preparazione che una delle strade di nessuna utilità sia per il Paziente che per il Medico, è proprio l’AT, Ac-canimento Terapeutico, definito come: “l’ostinazione nell’im-partire trattamenti sanitari che risultino sproporzionati in relazione all’obiettivo terapeutico” chiamati anche, in Paesi diversi dal nostro, “trattamenti futili ed inutili”. Trattamenti

inappropriati e come puntualizza il Comitato Nazionale per la Bioetica Roma 1996 sia per documentata inefficacia, sia per gravosità del trattamento sia per l’eccezionalità dei mezzi terapeutici. C’è da sempre una tradizionale subalternità al padre-medico, spesso siamo impotenti come Pazienti così come lo siamo come Medici, questo genera frustrazione e rabbia: in più nel medico emerge una volontà di potenza che in termini meno filosofici significa Io posso tutto e posso an-dare anche contro ciò che la Natura mi suggerisce e di cui non voglio tenere conto, come se l’Uomo si tirasse fuori da quello che è l’Ecosistema generale in cui viviamo. Ma ci sono ricordi infantili che lavorano nel sottosuolo: chi nel nostro retaggio infantile non ha cercato di alimentare e salvare un piccolo uccello caduto dal nido con slancio materno e così facendo, impedendo che la madre vera potesse accudirlo?La scelta della condivisione delle Terapie chiaramente va concordata, se il paziente è lucido, integro nelle sue funzioni cognitive e/o ha detto quali sono i suoi intendimenti per ciò che concerne il finis vitae e i percorsi di cura, che il medico deve comunque confortare e non stressare (brutto termine questo molto in voga) secondo la biografia, lo stile di vita e i convincimenti propri del paziente, operazione questa in-scindibile da un confronto con ciò che pensa il Medico di se stesso.

Ricordiamo un bellissimo film di Ingmar Bergman dal tito-lo “Il posto delle fragole” (1957), dove un vecchio e famoso medico, a fine carriera, durante un viaggio fuori e dentro se stesso, (deve andare a ritirare un premio) passa in rassegna l’operato di tutta una vita, tra il sognante e i lumi tremolan-ti delle ragioni del cuore, confessando che a volte chiedere perdono, a proposito di certi fallimenti – c’è qui anche il Per-donare derridiano, - è più importante che essere invincibile.Primo Levi scrive: “L’identità dell’Uomo è la sua dignità”.

La ricontestualizzazione della cura

“Domattina all’ora della visita, quando senza alcun lessico tenterete di comunicare con questi uomini, possiate voi ricordare e riconoscere che nei loro confronti avete una sola superiorità: la “Forza” dalla Lettera ai Direttori dei Manicomiin “La Revolution Surréaliste” - Aprile 1925

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L’art. 13 del Codice Deontologico dell’Ordine dei Medici pun-tualizza dall’astenersi dai trattamenti se non c’è beneficio per il paziente né un miglioramento della qualità della vita, termini in realtà vaghi perché la qualità della Vita è un concetto aspecifi-co che sconfessa la Medicina personalizzata di cui ora, a buon diritto si parla. La qualità della vita sottintende la qualità della Comunità in cui si vive e viceversa: è un buon concetto sociolo-gico che però è limitativo in quanto riporta i comportamenti di un paziente ad una media statistica normativa; fan bene se così fan tutti, ma in questo modo si passa dalla qualità alla quantità.Gli obiettivi terapeutici possono essere diversi, secondo il contesto della cura, per cui si parla oggi di ricontestualizza-zione della cura. Certo c’è il rischio di attingere a pratiche taumaturgiche e sciamaniche, basate sulla suggestione (cure palliative) che se aggiunte a quelle ufficiali – ma per la Psi-chiatria la scientificità = ufficialità, delle nozioni esatte è sub iudice, per la natura stessa della disciplina, possono essere d’aiuto nel rispetto delle tradizioni culturali dei Popoli.

La Psichiatria forte del suo stato giuridico, sappiamo che un TSO non è soltanto un atto medico, ma anche di Polizia Mu-nicipale pena l’inosservanza di alcune leggi fino all’omicidio colposo. L’ingresso dirompente della Medicina difensiva, che è in sintesi, la difesa dei Medici dal rischio che le assicura-zioni lascino a piedi è uno degli aspetti scandalosi della AT, facilmente intuibile.Pazienti in trattamento con psicofarmaci long acting per tutta la durata della vita possono andare soggetto a gravi effetti extra piramidali e sviluppare una sintomatologia negativa, proprio come Luc Ciompi (4) ha ben descritto nella sindrome istituzionale iatrogena.Sono ricordi nemmeno troppo lontani, l’eccesso di contenzio-ni fisiche e chimiche, le punizioni “morali” e corporali (diffi-cilmente non legate per gli effetti negativi sul corpo/psiche dell’individuo), l’autoritarismo che si apparenta paradossal-mente al meglio con il lavoro di routine che non ti lascia il tempo di pensare il tuo agire terapeutico.Sempre attuali le letture di M. Foucault (5) sulla Nascita del-la Clinica in rapporto al Potere, dell’alienazione e della cosi-ficazione del Soggetto (Sartre) (6) e gli studi sulla Cronicità del già citato psichiatra svizzero.In conclusione l’AT può assumere le varie sembianze del-la paura come la Gorgone, la Medusa, che sono immagini

archetipe della Paura stessa, la Paura della Malattia, della Vecchiaia e della Morte. Il Medico può inoltre indurre deliri persecutori a partenza da proiezioni sue personali di onni-potenza paranoide; ma per arginare a queste derive a volte solo scientiste e tecniciste bisogna appellarsi ad un “Opera in nero impegnativa, talvolta strisciante, talvolta devastan-te, una discesa agli Inferi della nostra Psiche che mette in discussione i nostri equilibri egoici e ci fa sentire la nostra fragilità.Non c’è di ché vergognarsene, anche se ci si è sempre sen-titi donne e uomini forti: la vera forza sta nella capacità di accogliere la propria debolezza e quella altrui, con sguardo compassionevole (A. Tonelli) (7)”.

* La cura “Ludovico” dal famoso musicista Beethoven, era un trattamento poliziesco sanitario di decondizionamento alla violenza con metodi violenti essi stessi, che veniva elargito al protagonista del film: Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, un “simpatico” border line “contro”, affinché rien-trasse nei ranghi, per essere poi riutilizzato dal Governo, per scopi fintamente leciti.**Medico Psichiatra - Mail: [email protected]

bibliografia

1. Basaglia F., Scritti (1953-1968), Einaudi, Torino, 1982.2. Jaspers K., Il Medico nell’età della tecnica, Cortina,

Milano, 1991.3. Borgna. E., La fragilità che è in noi, Einaudi, Torino, 2014.4. Ciompi L., Logica affettiva. Una ricerca sulla schizofrenia,

Feltrinelli, Milano, 19945. Foucault M., La nascita della Clinica, Einaudi, Torino,

1998.6. Sartre J.P., L’Essere e il Nulla, Il Saggiatore, Milano,

2014.7. Tonelli A., Guardare negli occhi la Gorgone, Agorà & Co,

Lugano, 2016.

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Etica medica dei farmaci antidepressiviIl giudizio di moralità terapeutica ha un effetto profondo nella vita quotidiana dei pazienti trattati con medicinali di Antonio Saginario*

INTRODUZIONE

Una recente commedia inglese, “The effect”, della giovane drammaturga Lucy Prebble, è ambientata in un centro di ricerca clinica durante lo studio sperimentale di un nuovo potente psicofarmaco. Durante lo studio due partecipanti si innamorano rapidamente e profondamente: è amore vero o forse è solo un amore prodotto artificiosamente dal farma-co, l’effetto dello psicofarmaco?

L’impiego di psicofarmaci è una pratica medica molto diffu-sa, riguardante milioni di pazienti. La loro introduzione nel-la pratica clinica psichiatrica della seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso ha fornito la prima terapia biologica di massa efficace in psichiatria (prima vi erano solo le ben più impegnative e limitate terapie di shock). Si modificava il nostro stesso modo di vedere la psicopatologia con for-ti ricadute non solo mediche, ma anche sociali e culturali. Rapidamente si accese una discussione non solo limitata al campo ristretto tecnico degli psichiatri. La discussione sugli psicofarmaci induce giudizi, fortemen-te carichi di emozione, da una parte l’attrazione, affasci-nata per le grandi opportunità di esplorazione mentale e rilevante beneficio clinico, dall’altra il turbamento, preoc-cupato per il rischio di una modificazione mentale invasiva e i potenziali effetti indesiderati sulle funzioni psichiche. Il tema è affascinante da un punto di vista teoretico per-ché rende concreto e quotidiano il problema millenario del rapporto mente-corpo, fornendo una tecnica di potenziale esplorazione, modificazione e forse potenziamento del sé.Mi concentrerò su una classe di psicofarmaci tra le più diffuse, gli antidepressivi di II generazione con azione specifica (SSRI)

Trenta anni fa fu introdotto in commercio la fluoxetina, il Prozac del commercio, il capostipite di una nuova classe di antidepressivi di seconda generazione, gli inibitori del-la ricettazione della serotonina che aumentano la dispo-nibilità di serotonina. Il vantaggio principale rispetto alla precedente generazione di antidepressivi era la maggiore maneggevolezza e tollerabilità per l’assenza di gravi ef-fetti indesiderati. Questo rese possibile una diffusione molto ampia, grazie ad una prescrizione gestibile non più solo dagli specialisti. Ma anche da parte dei medici di fa-miglia. Un’aggressiva campagna di marketing delle case farmaceutiche spinse fortemente la vendita come “pillola della felicità”. “Allevia l’ansia e rivela la persona” era lo slogan di Paxil, paroxetina, uno dei nuovi antidepressivi. Ricordiamo che in USA la pubblicità dei farmaci è rivolta non solo ai medici, ma è anche permessa verso il paziente consumatore. Gli argomenti più discussi nella letteratura bioetica riguar-do gli psicofarmaci antidepressivi sono:1) gli antidepressivi modificano il giudizio morale?2) qual è il rapporto tra antidepressivi e autenticità?3) esiste un criterio di preferenza di tipo etico tra farmaco

e psicoterapia?

PREMESSE ANTROPOLOGICHEPer meglio comprendere la discussione è opportuno rico-noscere alcune concezioni antropologiche molto comuni nell’attuale cultura che ritornano di frequente nella discus-sione sulla moralità degli antidepressivi:- progetto baconiano della tecnologia biomedica - ideale dell’autenticità- l’uomo proteiforme.Il progetto baconiano è l’applicazione della moderna tec-nologia biomedica al tentativo di conquistare e dominare la natura, liberare l’uomo dalla soggezione dai limiti del-la natura per ottenere la perfettibilità umana. Nasce dalla convergenza di tecnologie, definita con l’acronimo Nano-Bio-Info-Cognitive Technologies (NBIC).Secondo Taylor (1991) l’autenticità è un concetto morale fondamentale per comprendere l’uomo del nostro tempo: l’essere vero a sé stesso come individuo. Una vita significa-tiva richiede di rimanere in contatto con ila nostra interio-rità profonda. Ben riassume l’ideale etico dell’autenticità: Taylor “C’è un modo di essere umano che è il mio modo. Sono chiamato a vivere la vita in questo modo e non come imitazione della vita di qualsiasi altro. Ma questa nozio-

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ne dà una nuova importanza ad essere vero a me stesso. Se non lo sono, perdo il centro della mia vita; perdo ciò che l’essere umano per me”. Essere in contatto con propri sentimenti e desideri è divenuto essenziale per l’auto-rea-lizzazione. Il sé autentico suggerisce la ricerca, la scoperta di una vera identità dentro di sé o di generare la propria identità tramite la libertà autodeterminante.Lo psichiatra Lifton (1971) analizza l’uomo proteiforme, il pattern psicologico emergente nel nostro tempo che na-sce dalle rapidi trasformazioni storiche e tecnologiche. Lo stile proteiforme è caratterizzato da costanti spostamenti nell’identificazione, nelle credenze e nei desideri. Il Sé non può più essere considerato un costrutto naturale, fisso e immodificabile, e va inteso invece come un auto-processo di sviluppo. La figura del “Borghese bohemien”, secondo Lawler (2004) rappresenta il progetto dell’occidentale con-temporaneo sofisticato che cerca di riconciliare l’etica del lavoro meritocratico con una vita di facile e accomodante godimento; essere troppo borghese, tutto lavoro, o troppo bohémien, tutto gioco, diventa autodistruttivo.

GLI ANTIDEPRESSIVI MODIFICANO IL GIUDIZIO MORALE?Va segnalato in modo preliminare che l’episodio depressivo rende il paziente più prono ad esperire intense e protratte emozioni morali di auto-accusa, come colpa e vergogna, non adeguate alle azioni (o omissioni) commesse. Sono convinzioni non facilmente correggibili fino ad arrivare a un vero e proprio delirio di colpa e alterano le decisioni assun-te dal paziente e il suo giudizio morale (Pulcu et al. 2013).I farmaci agiscono sul cervello umano, il sistema più com-plesso noto che presenta molti feedback regolatori riguar-danti in particolare il campo dell’umore. Mandell (1973) definiva la “barriera neurobiologica all’euforia”: se si indu-ce umore elevato con farmaco eccitante, come la cocaina, questo conduce a un successivo periodo protratto di umore deflesso più grave per processi di abitudine e rebound.Levy et al. (2014) hanno revisionato gli studi di alcuni psi-cofarmaci molto diffusi (antidepressivi, betabloccanti), somministrati su volontari sani. Sono stati riscontrati effet-ti sui processi non solo cognitivi e affettivi, ma anche sul giudizio morale e si chiedono provocatoriamente: “siamo moralmente modificati?”. In particolare gli antidepressivi serotoninergici inducono sottili cambiamenti nella condotta sociale: rendono più cooperativi, meno critici diegli altri e aumentano le condotte affiliative (Tse e Bond 2002).Le ricerche del gruppo di Molly Crockett hanno studiato la modificazione del giudizio morale riguardo scenari ipoteti-ci, somministrando a soggetti sani il citalopram, un antide-pressivo di seconda generazione che aumenta la disponi-bilità sinaptica di serotonina, inibendo la ricaptazione da parte del trasportatore.Nel gioco del dittatore, un gioco in cui un ”dittatore” decide come una certa somma di denaro va suddivisa tra il dittato-re e un altro partecipante Tse e Bond (2002) hanno trovato che chi assume citalopram suddivide il denaro in modo più equo rispetto ai controlli.

Il problema del carrello ferroviario (o dilemma del carrello) è un esperimento mentale di filosofia etica formulato nel 1967 da Phi-lippa Foot. Nella versione originale, un autista di un tram condu-ce un veicolo capace solamente, tramite deviatoio, di cambiare rotaia, senza la possibilità di frenare. Sul binario percorso si trovano cinque persone legate e incapaci di muoversi e il tram è diretto verso di loro. Tra il tram e le persone legate si diparte un secondo binario parallelo, sul quale è presente una persona le-gata e impossibilitata a muoversi. Le opzioni sono due: lasciare che il tram prosegua diritto e uccida le cinque persone oppure azionare il deviatoio e ucciderne una sola.

La somministrazione di citalopram, ma non quella di ato-maxetina che inibisce la ricettazione di noradrenalina, riduce l’intenzione di scegliere che una persona sia danneggiata per salvare molte altre. Questo avviene solo nei cosiddetti sce-nari morali personali dove il danno è diretto ed emotivamente saliente, spingendo direttamente la persona e non premendo solo una leva. La somministrazione di un antidepressivo se-rotoninergico rafforza la riluttanza, l’avversione a sostenere azioni che producono un danno prevedibile ad un innocente. Suddividendo il livello di empatia sulla base dell’Interper-sonale Reactivity Index, i soggetti con bassa empatia non mostrano effetti sul giudizio morale, invece quelli con alta empatia mostrano un forte effetto dell’antidepressivo.Va osservato che non desiderare di infliggere un danno alla persona non è sempre morale; punire per una violazione di una norma sociale e legale è opportuna per mantenere la fiducia sociale e l’ordine della legge. Non vorremo ave-re giudici troppo restii, per eccessiva avversione al danno, ad irrogare condanne a un criminale colpevole al contrario; apprezziamo invece i medici che hanno una disposizione d’animo rivolta ad evitare danni e sofferenze a un paziente.Il gioco dell’ultimatum è un gioco in economia sperimentale in cui due giocatori interagiscono al fine di decidere come dividere una somma di denaro che viene data loro. l primo giocatore sceglie come dividere la somma tra sé e l’altro giocatore. Il secondo giocatore può accettare o rifiutare questa proposta. Se il secondo giocatore rifiuta, nessun giocatore riceve nulla.Se il secondo giocatore accetta, il denaro è suddiviso in base alla proposta del primo giocatore, il gioco è giocato una volta sola e in modo anonimo.

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Il gioco illustra la riluttanza umana ad accettare l’ingiusti-zia e la disuguaglianza sociale. Crockett et al. (2010) hanno esaminato se somministrando una dose unica di citalopram a volontari sani risulta meno probabile il rifiuto di proposte inique. Va considerato che i pazienti depressi non si com-portano in modo diverso dai controlli sani Un altro più recente studio di Crockett et al. (2015) ha esaminato come la manipolazione del livello di serotonina tramite l’antidepressivo citalopram modifichi la tendenza a danneggiare sé e gli altri che è la componente centrale del-le condotte antisociali. La somministrazione di citalopram su volontari sani aumenta l’avversione al danno per sé e ancor più per altri, rafforzando la tendenza a preferire un danno a sé che agli altri, detto iperaltruismo da Crockett.

ANTIDEPRESSIVI E AUTENTICITA’Kramer, uno psichiatra americano, scrisse nel 1993 un libro “Listening to Prozac”, diventato un best seller, sull’espe-rienze di alcuni suoi pazienti che assumevano fluoxetina (Kramer 1993). Kramer riscontrava modificazioni non solo dell’umore, ma anche di tratti di personalità, miglioravano l’autostima. I pazienti riferivano di sentirsi in realtà “più se stessi” quando usavano Prozac. Coniò il fortunato termine di “psicoafarmacologia “cosmetica”, paragonandola alla medicina cosmetica. Può un farmaco spingerci più vicini a chi realmente siamo? Può rafforzare l’autenticità? O l’uso di un farmaco di una tecnologia esterna ci cambia in modo artificiale per cui ci rende meno veri, meno autentici?L’autenticità è un valore fondamentale dell’attuale civiltà occidentale, specie americana (Taylor), tuttavia è inteso in modo diverso, per alcuni autentico si riferisce al vero nu-cleo che giace nascosto da scoprire, modo di vivere unico e veramente proprio, un auto-scoperta; per altri autentico è qualcosa che è creato e forgiato da noi stessi, non è stati-co, ma evolve nel tempo, un’auto-creazione.Secondo Elliott gli antidepressivi non sono impiegati solo per curare la depressione clinica, ma anche per affrontare ’problemi esistenziali di alienazione e vuoto spirituale. L’a-lienazione personale, culturale o esistenziale è un sintomo della cultura occidentale e nasce dal problema profondo nel dare significato alla vita, trovare uno scopo e trovare sen-so al mondo in cui viviamo. Assumendo un antidepressivo, secondo Elliott, alleviamo in modo superficiale le emozioni negative di alienazione, ma non affrontiamo il problema profondo perché non risponde alle domande di significato su chi siamo; confondiamo un disturbo psichiatrico con una questione esistenziale. Le nostre limitazioni sono parte di ciò che rende umani. Ridurre le emozioni negative può re-stringere l’esperienza umana di vita ed eliminare preziosi stati di autoriflessione che alimentano la creatività. Le no-stre capacità morali nascono anche dall’abilità di confron-tarsi e apprendere da nostre ferite e limitazioni. Eliminare certe sofferenze mina le nostre capacità morali di empatia, compassione e protezione verso il vulnerabile e il fragile.Dworkin (2006) sostiene che la nostra società è dominata dalla ricerca della felicità ottenuta tramite medicalizzazio-ne dell’infelicità.

DeGrazia (2005) invece nega che ci siano caratteristiche nucleari inviolabili che se fossero cambiate ci renderebbero inautentici. Possiamo usare gli antidepressivi come stru-mento per modificare tratti sgradevoli e aiutarci a divenire come vorremo essere. L’importante non è se il cambiamen-to è naturale o artificiale, ma se piuttosto se l’interessato lo vuole e si identica: “un progetto di auto-creazione che sia autonomo e onesto è ipse facto autentico”.Contro la tesi della meccanizzazione da psicofarmaco Levy (2007) argomenta che ad alcune condizioni è moralmente ac-cettabile la manipolazione diretta, agendo direttamente su-gli stati mentali, tramite psicofarmaci, solo quando gli stati mentali non meritano rispetto. Il criterio che individua Levy è la sproporzionalità tra evento stimolante e risposta men-tale affettiva. La sproporzione può nascere per inaccuratez-za, quando la rappresentazione mentale non corrisponde al contenuto esterno, o per intensità inappropriata, eccessiva e troppo protratta, allo stimolo esterno. Gli antidepressivi sono usati per modificare stati emotivi persistenti in corso di depressione, specie grave, bypassano le facoltà razionali, ma teniamo conto, secondo Levy, che trattiamo una malattia che in sé bypassa la ragione, a detta del paziente stesso. Kahane (2011) argomenta che l’antidepressivo non va con-siderato come puro produttore di sensazioni positive im-motivate, ma in realtà rende il paziente più responsivo al ragionamento; cambiando l’orientamento affettivo dell’u-more ci può aiutare a meglio apprezzare ciò che abbiamo davvero ragione da apprezzare.Svenaeus (2007) analizza con un approccio fenomenolo-gico, ispirato a Heidegger, l’azione degli antidepressivi, sulle strutture basiche temperamenti della persona che si collegano allo sviluppo degli umori. Conclude che l’effetto può essere pensato come un cambiamento delle sensazioni del sé, sentimenti vitali, più precisamente sulla risonan-za corporea, sulle autovibrazioni della corporeità. Secondo Svenaeus (2009) l’antidepressivo permette di recuperare la capacità di armonizzare il nostro umore, farlo risuonare secondo le diverse circostanze esistenziali dell’essere nel mondo, capacità molto ristretta o persa durante un episo-dio depressivo. L’azione del farmaco sul depresso amplia lo spettro degli umori, oltre a quello della deflessione, diven-tando più variegato, tuttavia restringe l’intensità degli umo-ri, appiattendo l’esperienza emotiva. L’auto-cambiamento farmacologico sfida un’assunzione di base profondamente instillata nella cultura occidentale: solo un duro e faticoso “lavoro” sul Sé, un lungo viaggio di esplorazione psichica permette di comprendere chi siamo e chi dovremmo essere.

DIFFERENZA ETICA TRA FARMACI ANTIDEPRESSIVI E PSICOTERAPIALa proposta terapeutica del medico segue criteri di scelta ben stabiliti:1) efficacia ed efficienza sulla base di studi clinici (eviden-

ce-based),2) tollerabilità degli effetti indesiderati, 3) rapporto costo-benefici, disponibilità equa sulla base

della farmaco-economia e policy sanitaria,

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Parma Medica 1/2019 13medicina e attualità

4) minore invasività e restrizione dell’intervento e preferen-ze del paziente sulla base delle sue convinzioni culturali, sociali, morali.

I criteri adottati seguono i 4 principi fondanti della bioetica individuati da Beauchamps:1) il primo criterio di efficacia fa riferimento al principio di

beneficenza,2) il secondo criterio di tollerabilità al principio di non-ma-

leficienza,3) Il terzo criterio di larga diffusione al principio di giustizia,4) il quarto criterio di preferenze a e minore restrizione al

principio di autonomia, non riducibile al mero consenso (o diniego) informato, ma che richiede di porre attenzio-ne alle preferenze del paziente e concordare il program-ma terapeutico.

Si può ritenere un trattamento meno morale di un altro? o quanto meno più problematico moralmente?Questo giudizio di moralità terapeutica ha un effetto profon-do anche nella vita quotidiana dei pazienti depressi trattati con farmaci. Ridge et al. (2015) descrivono la condizione di parecchi pazienti che sperimentano l’assunzione di antide-pressivi in modo moralmente problematico e ambivalente (“la mia piccola sporca abitudine”). I motivi di sofferenza sono l’impatto sulla personalità, l’amara considerazione della propria fragilità, il rischio di dipendenza psicologica dal farmaco, la vergogna per lo stigma e il senso del dove-re di ritornare sani. I pazienti affrontano dolorosamente e coraggiosamente il problema della legittimità e dell’auten-ticità nell’assumere uno psicofarmaco.Lo psichiatra Klerman (1972) scrisse un articolo in cui con-trapponeva due atteggiamenti verso lo psicofarmaco: edo-nismo psicotropico e calvinismo farmacologico. Il calvini-smo farmacologico è una visione della condizione umana che implica che qualunque cura veloce fatta da una sostan-za chimica è sospetta e può essere deumanizzante. Infatti diminuisce l’esperienza di tristezza che è ritenuta necessa-ria moralmente per lo sviluppo psichico e si sostituisce al duro lavoro di riflessione richiesto da psicoterapia. Se un farmaco ci fa sentire bene in fretta senza sforzo c’è qualco-sa di moralmente sbagliatoL’edonismo psicotropico invece si basa sulla convinzione che soffrire in sé non genera crescita umana e auto-trasfor-mazione. Permettere e incoraggiare la sofferenza è sadico, invece combattere la sofferenza psichica compassionevole e vivificante. Non erodiamo l’umanità, ma aiutiamo un sof-ferente e gli permettiamo di condurre una vita più serena.Alcuni autori contestano la neutralità dei mezzi impiega-ti, sostenendo che vi sia differenza fondamentale su quali mezzi si usano per cambiare l’umore, tra mezzi che sono collegati alla parola e alla ragione, come ritengono siano le psicoterapie, e mezzi che invece agiscono in modo “mec-canico”, bypassando i processi mentali. In questo modo trattiamo le persone in modo meccanicistico; usiamo far-maci per “curare” stati emotivi come fossero sensazioni solo corporee, come cefalea, privati di significato, quando invece sono collegati a contenuti cognitivi; l’antidepressivo diventa un’”aspirina per la mente” (Freedman 1998).Ginger Hoffman (2015) sostiene una ragione morale per pre-

ferire, ceteribus paribus, la psicoterapia cognitiva ai farma-ci antidepressivi. Non è moralmente problematico che un paziente tenta di alterare stati mentali, specie se sgradevo-li, ma come tenta di modificarlo. L’impiego di antidepressivi non è moralmente proibito, ma moralmente problematico. Assumendo antidepressivi, il paziente tratta sé stesso che non è mero oggetto come se fosse invece un mero oggetto o una macchina, equivale a una forma di autos-valutazione, perdita di rispetto per sé, definendolo un processo di auto-oggettivazione (self-objectification).Biegler (2010) argomenta a favore della psicoterapia co-gnitiva rispetto agli antidepressivi. Entrambi sono efficaci e soddisfano il principio di beneficenza; il vantaggio della psicoterapia è la sua capacità di rafforzare l’autonomia del paziente. Infatti la depressione produce delle distorsio-ni cognitive nei processi mentali dei pazienti depressi, la terapia cognitiva ha la capacità di far riconoscere queste distorsioni al paziente, guidarlo nella correzione e giungere così a giudizi più realistici, permettendo di assumere deci-sioni migliori, perché meglio informato e più libero. Martin (1999) discute la dicotomia sull’approccio alla de-pressione: malattia da trattare vs tema morale esistenziale. La depressione è solo una sindrome clinica, una disfunzione biochimica o psicologico o anche un tema morale di valore, auto-rispetto? Martin argomenta che sono due prospettive limitative, diverse, ma complementari che vanno integrate. La depressione restringe l’autonomia morale e propone un progetto non ristretto solo d una sostituzione terapeutica, ma di riconciliazione curativa tra prospettive terapeutica e morale.Charlton (2003) riconosce una distorsione storica della pra-tica terapeutica psichiatrica che ha costantemente adot-tato la funzione del controllo sociale, trascurando finora quella palliativa, mirante al miglioramento dell’esperienza soggettiva e della qualità di vita del paziente.Parkens (2011) osserva che la scelta dei mezzi impiegati per la terapia, e per ridurre la sofferenza sono collegati a questioni morali. Interventi terapeutici diversi sottolineano diversi valori sottostanti. Se scegliamo a parità di condi-zioni, i farmaci perché funzionano prima, sono meno cari, sono meno faticosi, più accessibili, sottolineiamo il valore dell’efficienza, se scegliamo la psicoterapia invece sottoli-neiamo il valore dell’impegno.

CONCLUSIONIL’impiego di psicofarmaci, in particolare antidepressivi, per studiare come si modifica il giudizio morale di fronte a sce-nari immaginari, sono ancora preliminari, ma affascinanti perché potrebbero fornire una preziosa sonda esploratoria sui correlati neurobiologici dei processi mentali morali.Il tema dell’autenticità divide i bioeticisti. Alcuni sosten-gono che l’impiego allargato degli antidepressivi in caso di alienazione minaccia l’autenticità, ostacolando l’auto-scoperta del sé ed è indotto dalla pressione al conformi-smo; altri sostengono invece che promuovono l’autenticità, aumentano l’autonomia e favorendo il progetto individuale di autoformazione.

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Parma Medica 1/2019 14medicina e attualità

La prescrizione psicofarmacologica tende a cambiare para-digma da quello adesione paternalistica, volto al control-lo sintomatico e sociale, a quello partecipato di decisione condivisa, volto al recupero del benessere e della qualità di vita (recovery).Come ha ben osservato Scheurich (2006), le obiezioni all’impiego degli psicofarmaci sono basati sull’appello a valori culturali, come autenticità, naturalità, rigorismo (cal-vinismo farmacologico), che sono percepiti come sottoposti ad una minaccia ingravescente nella nostra cultura contem-

poranea. La decisione di prescrivere o non prescrivere uno psicofarmaco in un determinato caso è una questione che non si limita a mero giudizio clinico, ma sottende anche una scelta di valori culturali e morali.

*Psichiatra, psicoterapeutaDipartimento di Salute Mentale, AUSL Piacenzaprof. a contratto Psichiatria, Università di Parma

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Parma Medica 1/2019 15medicina e attualità

L’Ammi presenta il libro “Lo Statuto ritrovato”Testimonianza documentale importante che la nostra città e la sua Università possono vantare su un manoscritto del XV secolo (Statuta Collegii doctorum): codice di comportamento attestante una vera e propria struttura organizzativa eccezionale per i tempi di Adele Catelli Quintavalla - Ammi

L’Associazione Mogli Medici Italiani - Sezione di Parma ha presentato presso la Biblioteca Palatina il volume “Lo Sta-tuto ritrovato”: atti della giornata di studio degli Statuti del Collegio dei Dottori delle Arti e della Medicina dell’Almo Studio Parmense A.D. 1440.L’Associazione non ha scopo di lucro e i suoi compiti statutari sono quelli di fare una corretta divulgazione della medici-na preventiva, in stretta collaborazione della classe medica. Da 7 anni ha come obiettivo il finanziamento della ricerca in campo medico prestando attenzione alla donna, in particola-re alla Medicina di genere. Attenta alla cura del patrimonio culturale da tempo collabo-ra con il Complesso della Pilotta, Biblioteca Palatina, infatti ha sostenuto un progetto di restauro quello che ha riguardato questo documento.

L’Associazione Amici della Biblioteca Palatina e del Museo Bodoniano di Parma, associazione che ha tra i suoi scopi sta-tutari quello di promuovere iniziative di restauro e valoriz-zazione dell’eccezionale materiale bibliografico conservato presso la Biblioteca Palatina ed il Museo Bodoniano di Par-ma, a maggio del 2010aveva segnalato la presenza di un manoscritto del XV secolo (Statuta Collegii doctorum). Si trattava di un Manoscritto in pergamena splendidamente miniato e protetto da legature originali in cuoio, su assi li-gnee, con raffinate decorazioni. Il codice, però, giaceva in precario stato conservativo, per cui si rendeva necessario un urgente intervento che restituisse la bellezza e la funzionalità di un tempo.La nostra associazione (Associazione Mogli Medici Italiani) sezione di Parma quindi, che proprio in quell’anno festeggia-va i 40 anni dalla fondazione, ritenne il recupero di questa rara e preziosa testimonianza come il modo più elegante per ricordare l’impegno sul territorio. Fu così che, in una piccola stanza del complesso della Biblio-teca Palatina, abbiamo avuto la possibilità di vedere i fogli ingialliti martoriati dai secoli del Manoscritto Parmense 1532.E’ stata subito una grande emozione, emozione che ci ha aiu-tato in seguito non solo a restaurarlo, grazie anche al prezio-so supporto dell’Ordine dei Medici, nelle figure dell’allora Presidente Tiberio D’Aloia, del vicepresidente Pierantonio Muzzetto (oggi Presidente) e del Consiglio tutto, che hanno aderito immediatamente e con entusiasmo a questa opera-zione di salvataggio, ma anche a farlo studiare da eccellenti amici studiosi, che hanno restituito una visione illuminante

degli aspetti reali e avvincenti contenuti nei fogli riportati a una nuova vita.L’importante operazione è stata possibile anche grazie ad al-tri aiuti economici, elargiti con generosità e passione.Fra questi segnaliamo il contributo di due grandi imprenditori di Parma, ora scomparsi, Odoardo Amoretti e Camillo Catel-li, entrambi premiati con una medaglia d’oro dal Comune di Parma per aver portato, con il loro lavoro, il nome di Parma egregiamente nel mondo, e di una banca, la Cariparma Crédit Agricole, da sempre sensibile alla storia della nostra città.Il Manoscritto Parmense 1532, che contiene gli “Statuti del Collegio dei dottori delle arti e della medicina dell’almo Stu-dio Parmense”, è entrato in Biblioteca Palatina probabilmen-te durante la lunga direzione del parmigiano Angelo Pezzana, che ne fu segretario prima e direttore poi, dal 1804 al 1862.La Professoressa Giuseppa Zanichelli, studiosa appassiona-ta e competente, ha confermato l’importanza del documento restaurato, analizzando la pagina miniata da Bertolino de’ Grossi con cui si apre il primo foglio, mentre grazie al Profes-sor Raffaele Virdis si è potuto, con misurata cura, inquadrare temporalmente eventi e personaggi del periodo.La data precisa di istituzione dell’Almo Collegio Medico ci è nota dal libro stesso restaurato in quanto, pur redatto nel 1440, nella prima parte ricopiava un precedente documento, andato perso, del 1294, con l’elenco dei medici iscritti fin dalla fondazione e con un regolamento statutario a cui erano state portate alcune modifiche nel 1415. Tutta questa parte è redatta con la stessa grafia e quindi da una singola persona, mentre le aggiunte successive cambiano di mano più di una volta.

Parma, Biblioteca Palatina, md. Parm. 1532, f. 1r: Statuta Collegii doctorum

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Parma Medica 1/2019 16medicina e attualità

Dott. Federico CioniSpecialista in:- Scienza dell’Alimentazione- Medicina Interna

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Studio Medico di Scienza dell’Alimentazione Via Rasori, 5 - Parma

Oltre agli statuti, con aggiunte le modifiche del 1530 e 1555, il codice riporta la matricola dei collegiati dalla fondazione fino al 1440 e successivamente gli altri iscritti, man mano nominati, fino al 1609. Isa Guastalla, latinista, e Rosanna Foresti, archivista, tra-ducendo dal tardo latino e curandone la traduzione, hanno restituito un’affascinante fotografia dell’epoca.L’esemplare in questione, infatti, riveste un discreto inte-resse sia dal punto di vista della storia della miniatura che linguistico e contenutistico. Si tratta di una sequenza di sta-tuti, ossia di raccolte organiche di norme legislative e con-suetudinarie che costituivano l’ordinamento del collegio dei medici di Parma nel secolo XV. Si tratta di un manoscritto pergamenaceo (mm 270 x 188), costituito da 31 fogli, dalla fascicolazione irregolare e vergato in rapide testuali di più mani e in diverse fasi. Nel primo foglio la prima lettera della parola “Cupientes” del proemio è pure miniata con la figura di un dottore in veste e cappuccio rosso orlato da pelliccia bianca su sfondo azzurro, decorato nei quattro margini; la rappresentazione però pre-senta una importante variante, infatti San Luca è dipinto tra i tralci nel bas de page e non nella parte alta del foglio, in atto di benedire o proteggere i membri del sodalizio, come av-viene nella maggior parte degli statuti bolognesi, perugini e veneziani; si preferisce rappresentarlo nel margine inferiore, isolato, come autore del Vangelo, seduto all’elaborato scrit-toio gotico, con un rotolo svolto davanti a lui ed un codice aperto sul leggio, il volto rivolto verso l’alto per sottolineare l’ispirazione divina.

Fedele alla tradizione degli statuti delle artes è quindi la comparsa del santo patrono, San Luca, che era considerato protettore dei medici e dei pittori, avendo praticato le due professioni: infatti, secondo la tradizione celebrativa, aveva esercitato l’attività di medico appresa nella natia Siria, men-tre secondo le leggende devozionali avrebbe dipinto immagi-ni miracolose della Vergine col Bambino. Non risultano ad oggi pervenuti testimonianze di versioni più antiche dello statuto del collegio dei medici di Parma ed è per questo motivo che a questo manoscritto si può attribuire un significativo valore documentale.Gli statuti conservati nel manoscritto Parmense 1532 con-sentono di individuare complessivamente gli aspetti princi-pali della struttura del Collegio medico di Parma in relazione alla sua duplice funzione, scolastica e professionale. Si trat-ta probabilmente non della copia destinata ad essere deposi-tata nell’Archivio degli Anziani del Comune, ma di quella che doveva restare presso la sede del Collegio; lo testimoniano non solo la stesura raffinata del testo e le miniature, ma an-che le continue annotazioni che aggiornano nel tempo i nomi dei membri nella matricola. Secondo Isa Guastalla si tratta quindi di un testo linguisticamente ricco di spunti e di osser-vazioni, che permettono di entrare nel mondo dello studio e della professione della medicina nel secolo XV, aiutando a comprendere la serietà, la precisione della norma e lo spirito di una professione e, se si vuole penetrare più profondamen-te, le caratteristiche della società a cui si rivolge. I presenti statuti del Collegio dei dottori delle arti e della medicina si inseriscono nel filone di redazioni statutarie cor-

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Parma Medica 1/2019 17medicina e attualità

porative tipiche del basso medioevo e rappresentano una preziosa fonte storica, ricca non solo di elementi giuridici, ma anche di informazioni di carattere sociale ed etico: una cronaca della vita dei medici dal periodo degli studi fino a quello dell’esercizio della professione.Rosanna Nicoletti Foresti ha curato la traduzione con un pro-posito di fedeltà al testo latino, prevalente su criteri di ele-ganza della traduzione stessa: di qui i rari interventi di tipo lessicale e sintattico.La lettura degli statuti del Collegio dei dottori delle arti e della medicina offre quindi la possibilità di un’analisi a vari livelli, come si deduce dai diversi interventi qui presenti. Linguaggio e contenuto delle norme statutarie, rigorosa-mente numerate, presentano un ampio e completo ritratto degli studi e della professione del medico nel XV secolo. Le norme statutarie possono essere raggruppate in quattro sezioni: nella prima (statuti 1-8) sono contenute le regole che disciplinano l’accesso al Collegio; nella seconda (statuti 9-28) le norme relative al ruolo dei collegiati all’interno dello Studium parmense e al percorso accademico seguito dagli studenti; nella terza (statuti 29-39) le norme che regolano la professione medica nonché i rapporti tra colleghi. Negli ultimi (statuti 40-48) sono presenti integrazioni e modifiche delle norme del 1440, apportate in tempi successivi.Con questo volume “Lo Statuto ritrovato”, che è stato presentato il 18 ottobre 2018 nella splendida cornice del-la Galleria Petitot, dalla Dottoressa Grazia Maria De

Rubens direttrice della Biblioteca Palatina, si è conclu-so il progetto iniziato nel 2010, presentato al pubblico nel dicembre 2013, in cui sono stati riunite tutte le re-lazioni degli studiosi coinvolti e con un pizzico di orgo-glio è stato collocato in Palatina, per tutti gli interessati.Una testimonianza documentale importante che la nostra città e la sua Università possono vantare su un codice di comportamento attestante una vera e propria struttura orga-nizzativa eccezionale per i tempi.

Muzzetto: l’Ordine ha contribuito con convinzione al restauro

Un vero e proprio statuto, un codice di comportamento, attestante una vera propria struttura organizzativa eccezionale per i tempi, nel quale sono contenuti nomi, cognomi e specialità di tutti coloro che esercitavano la professione in città e dintorni, ed anche i nomi dei primi medici collegiati ai quali era demandata la facoltà di addottorare.Al restauro di questo importante e prezioso documento della storia della medicina di Parma realizzato dal Collegio Medico nel 1440, ritro-vato nella Biblioteca Palatina, l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Parma ha voluto contribuire con convinzione, sia del sottoscritto allora vice presidente dell’Ente sia dell’allora presidente Tiberio d’Aloia, per il suo pregio artistico, ma soprattutto per il suo valore di testimonianza.Il rilievo storico di questo codice, magistralmente miniato nelle prime pagine con l’immagine di San Luca, protettore del Collegio medico, “legente ex cathedra”, è tale da far pensare infatti che Parma, con la sua Università, possa essere considerata tra le prime in Italia a strutturare, con un vero e proprio “ordine”, il Collegio medico.Nelle pagine del manoscritto che si rifà a quella della legislazione statutaria del 1294, ora non più esistente, sfilano figure fondamentali per la storia non solo di Parma ma della medicina italiana quali Rolando de’Capelluti, Biagio Pelacani, Leonardo Anselmi, Guglielmo Pal-mia, Luca Larocca, Giovanni Giacomo Bajardi, Giulio Zandemaria, ed il chirurgo Pellegrino Bertolotti, medico curante del Tiziano giovane.Lo “Statuto dell’Almo Collegio Medico Parmense”, questo è il nome del manoscritto, esemplare unico, si trovava in condizioni tali da non renderne fruibile la lettura e l’apprezzamento, da parte degli studiosi, ma anche da far temere la sua perdita se non si fosse provveduto al suo radicale restauro.Ecco perché ringraziamo l’Associazione mogli dei medici italiani, sezione di Parma che, in sinergia con la Biblioteca Palatina e con il sostegno di alcuni sponsor, ha provveduto al completo recupero di questo “bene” che non solo illustra e celebra la presenza della classe medica a Parma fin da tempi lontani, ma diventa un’autorevole testimonianza documentale del livello di cultura e prestigio che, fin da allora, poteva vantare la città e la sua Università.Un’operazione di “salvataggio” della memoria storica cittadina, fortemente voluto dall’Ammi e dalla Biblioteca Palatina e sostenuto dal nostro Ordine professionale, è un esempio di come enti, associazioni, privati, se si mettono insieme possono salvaguardare quello straordinario patrimonio di storia e cultura, qualche volta poco conosciuto, contenuto nella nostra grande Palatina.

Pierantonio MuzzettoPresidente Omceo Parma

Parma Biblioteca Palatina “Lo statuto ritrovato”

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Parma Medica 1/2019 18vita dell’ordine

La legge “Gelli-Bianco” non argina il conten-zioso, anzi amplia la gamma risarcitoriaConvegno degli Ordini dei medici e degli Avvocati: “La responsabilità professionale medica a un anno della promulgazione della legge 24/2017” di Antonella Del Gesso

Ad un medico, anziché essere riconosciuto il merito di aver sal-vato una vita, è stata inflitta una condanna a risarcire il paziente che l’ha chiamato in causa, per avergli rotto una costola nell’atto di rianimarlo. Sembra paradossale ma è quanto potrebbe succe-dere per effetto della Legge “Gelli-Bianco” sulla Responsabilità professionale. Legge che, proprio per i suoi effetti preoccupanti in campo appli-cativo, peraltro già evidenziati dalla categoria in fase di stesura, è stata al centro del convegno nazionale “La responsabilità pro-fessionale medica: a un anno della promulgazione della legge 24/2017”, organizzato dagli Ordini dei Medici e degli Avvocati di Parma, in collaborazione e col patrocinio della Fnomceo, al Grand Hotel De La Ville di Parma.

Nel merito della materia, ma soprattutto delle preoccupazioni correlate è entrato poi il Presidente dell’Ordine dei Medici Pierantonio Muzzetto.<Purtroppo si sono avverate le conseguenze che temevamo: l’o-biettivo della Legge di ridurre il contenzioso e incidere sulla me-dicina difensiva non è stato centrato e, anzi, i fenomeni si sono strutturati purtroppo in modo ancor più organico. La riforma ha introdotto nel codice penale l’art. 590sexies avente ad oggetto la nuova disciplina della responsabilità penale colposa per morte o lesioni in ambito medico. Il principale elemento di novità intro-dotto nell’ordinamento da quest’articolo è una causa di esclusio-ne della punibilità del sanitario “qualora l’evento si sia verificato a causa di imperizia” e il predetto abbia “rispettato le raccoman-dazioni previste dalle Linee Guida come definite e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del caso concreto. Ma su questo comma è sorta un’annosa diatriba sfociata nel contrasto interpretativo della norma>.

Una messe di sentenze di legittimità si sono susseguite in questo anno, soprattutto in Cassazione civile, con principi sulla respon-sabilità al di fuori dei canoni classici e con risvolti soprattutto in ambito risarcitorio.Il risarcimento è stato infatti strutturato in modo più organico e sono stati evidenziati aspetti quanti-qualitativi che, con lo scopo di meglio specificarne le caratteristiche, hanno ampliato e ridefi-nito la colpa, massimando quella generica in rapporto alle Linee guida, e definendo in modo più esteso la responsabilità, entran-do a piè pari sul rapporto di fiducia tra medico e paziente.<Il professionista infatti non solo è dovuto al rispetto dell’au-todeterminazione dell’assistito, ma deve sovvertire alcuni degli aspetti della pratica medica, in quanto predominate diventa il risultato delle cure misurato sulla base delle aspettative del pa-ziente. Con ciò si avvalora il concetto che il medico debba rispon-dere non solo come garante dei mezzi utilizzati nella prestazio-ne, ma anche del risultato stesso. Concetto che se in teoria può essere condivisibile, in pratica, applicato alle situazioni cliniche comuni, diventa la sublimazione della medicina dei desideri, dove ogni atto del medico deve essere un successo. Questo nel-la realtà però non sempre è possibile, ogni soggetto è differente dall’altro e ogni risposta terapeutica può quindi essere diversa da paziente a paziente, soprattutto se in presenza di multipato-logie. Con questa Legge invece purtroppo le complicanze, scon-giurate ma naturali dal tempo dei tempi, possono essere motivo risarcitorio>, rimarca ancora Muzzetto.Da un punto di vista civilistico, con l’ampliamento delle respon-sabilità derivanti dal danno, materiale e esistenziale, si è avuto un aumento delle pratiche e soprattutto una ristrutturazione dei parametri di risarcimento, cosicché è forte il giudizio di parte che porta a definire quest’epoca come quella in cui si fa strada una medicina sempre più giuridicizzata.La crescita degli importi richiesti proprio a fine risarcitorio è uno degli aspetti più preoccupanti perché l’esame comparato con le altre nazioni dimostra come l’Italia sia collocata ai primi posti fra tutte le Nazioni civili nella graduatoria fra quelle che prevedono i più alti risarcimenti.Nell’analisi dei risultati prodotti dalla Legge si confermano ancor oggi irrisolti i nodi della perizia, dei periti e della costituzione de-gli albi per competenza; come pure aperti, e ben lungi dall’essere risolti, sono quelli delle assicurazioni.In conclusione si fa strada fra gli addetti ai lavori il convincimento che Legge Gelli-Bianco sia carente e che non siano sufficienti le di-rettive derivanti dalla Suprema Corte attraverso le proprie sentenze.Sulla dubbia efficacia della Legge 24 è poi intervenuto anche il Pre-sidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi

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e Odontoiatri Filippo Anelli, che ha partecipato all’evento insieme al Segretario Roberto Monaco e al vicepresidente Giovanni Leoni. <Le LG dovrebbero essere largamente condivise, per evitare che ema-nando la propria ogni società scientifica, come succede non di rado ad oggi, vi sia una mancata omogeneità, o addirittura una contrad-dittorietà, rispetto a casi che richiedono approcci multidisciplinari. Le LG quindi dovrebbero essere intese come modello di esercizio che i professionisti hanno il dovere di provare ad applicare, ma da cui dovrebbero potersi distanziare naturalmente se il caso specifico necessita di una diversa interpretazione di cure, come nel caso ad esempio di pazienti pluripatologici. Questo è tanto più vero per le specialità chirurgiche che devono prendere decisioni in base alle evidenze risultanti in fase operatoria. Ma per questa Legge disco-starsi dalle LG significa incorrere nel rischio di colpa, col pericolo di alimentare nel professionista il dilemma: “Mi allontano dalle LG per salvare il paziente o mi attengo a queste, sebbene necessiti altro approccio, a prescindere dalle conseguenze sull’ammalato?”. Ecco allora che le LG dovrebbero tornare ad essere solo raccomandazio-ni. Suggerimenti.Ma soprattutto bisognerebbe chiedersi: È davvero opportuno mantenere il concetto di colpa per il medico, considerando che ogni professionista cura, opera, assiste, per ottenere il miglior risultato possibile relativamente al singolo caso?>.Altra perplessità che concerne questa Legge secondo Anelli è la mancanza di gradualità della colpa (presente nella precedente Legge Balduzzi), così come l’obbligo per le assicurazioni di sti-pulare polizze ai professionisti. <È bene ricordare che la forma democratica è garantita dai corpi intermedi, ovvero dai profes-sionisti, che vanno rispettati nella loro autonomia, indipendenza, libertà, proprio perché detentori di competenze raggiunte con lunghi percorsi formativi. In questi anni sembrava prevalere un’i-dea attraverso la quale il professionista era relegato a compiti di chi opera su una ruota di un ingranaggio fatto di movimenti au-tomatici. Per fortuna anche la giurisprudenza si sta allontanando da questa visione innaturale per l’ars medica, che deve invece riferirsi all’esame del singolo caso e dove l’elemento umano e in-

terpretativo è sempre imprescindibile>, sottolinea infine Anelli.E’ poi il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Ugo Salvini a ricordare come <ad un anno esatto di distanza dal convegno tenutosi nel 2017, i nostri Ordini sono tornati nuovamente sul tema di responsabilità degli esercenti la professione sanitaria. Se il primo aveva quale oggetto le novità introdotte dalla Legge “Gelli-Bianco”, con l’inevitabile confronto con la disciplina det-tata dal precedente “decreto Balduzzi” (L. 189/2012), quello di quest’anno ha voluto analizzare, a un anno dalla promulgazio-ne, con la collaborazione e il contributo di qualificati membri di entrambe le professioni ed altresì con l’ausilio delle voci della Magistratura, gli effetti della applicazione pratica e della inter-pretazione giurisprudenziale dei vari profili di quella che è stata concepita ed ha l’ambizione di rappresentare una riforma orga-nica nella materia del diritto alla salute della persona, con par-ticolare riferimento, in questa sede, alle ricadute sulla respon-sabilità sanitaria e connessi aspetti risarcitori. Iniziativa che è l’espressione di un felice sodalizio e di una collaborazione tra i due Ordini ormai risalente e consolidata, costituisce anche con-ferma della concreta applicazione in sede locale del protocollo d’intesa stipulato nel 2016 dagli Organismi centrali (Federazione Nazionale Medici e Consiglio Nazionale Forense), finalizzato a sviluppare sinergie nell’ambito dei diritti fondamentali della per-sona, di rango costituzionale, quali il diritto alla salute e quello di difesa>, conclude l’avvocato.

Sono intervenuti tra gli altri: Nicola Sinisi, Magistrato presso Tribunale di Parma; Valentina Gastaldo docente di Diritto am-ministrativo; Pietro Artioli Bonati, Avvocato; Maurizio Benato, Componente Centro Studi e componente FNOMCeO CNB; Mario Bonati, Avvocato penalista; Rossana Cecchi, Ordinario Medico Legale; Nicola Cucurachi, Medico legale; Gianfranco Iadecola, Giurista già sostituto Procuratore Suprema Corte Cassazione; Paolo Moretti, Avvocato, penalista; Giovanni Pinardi, Avvocato legale Ordine dei Medici; Marco Vittoria, Magistrato presso Tri-bunale di Parma; Gaudenzio Volponi, Avvocato civilista.

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Violenza su operatori: occorre un’azione co-mune a tutela dell’integrità dei professionistiL’87% dei medici di continuità assistenziale del nostro territorio si sente in pericolo durante lo svolgi-mento del turno. Dati presentati al convegno “Sicurezza degli operatori e nelle sedi di continuità as-sistenziale nella provincia di Parma”, organizzato da Omceo Parma e Fnomceo. di Antonella Del Gesso

L’87% dei medici di continuità assistenziale del nostro territorio si sente in pericolo durante lo svolgimento del turno e il 45% ha subito almeno un episodio di violenza, prevalentemen-te attraverso gestualità intimidatoria e aggressività verbale, ma in qualche caso purtroppo anche fisica.E’ quanto emerso da un’indagine conoscitiva recentemente somministrata agli operatori di Guardia medica circa le con-dizioni organizzative e la sicurezza delle sedi lavorative e gli episodi di violenza occorsi durante il servizio. I dati sono stati presentati a Palazzo Soragna, nel corso del convegno “Sicurez-za degli operatori e nelle sedi di continuità assistenziale nella provincia di Parma”, organizzato dall’Ordine dei medici di Parma e dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri italiani.

<Purtroppo negli ultimi anni si registra un’escalation di insoffe-renza, da parte di certa parte della popolazione, in particolare nei confronti dei Medici di Continuità assistenziale, di Pronto Soccorso e dell’emergenza-urgenza territoriale, con episodi di aggressione ingiustificabile. E’ bene ricordare che il cittadino che usa violenza contro il medico esercita violenza contro il Sistema salute e quindi contro il proprio interesse e il proprio benessere>, sottolinea il presidente Omceo Parma Pierantonio Muzzetto.Ci si è proposti così di far conoscere l’entità del fenomeno nel nostro interland, sottoponendo all’attenzione dei portatori di in-teresse (i componenti della Conferenza Territoriale Socio Sani-

taria, rappresentanti della Legge, esponenti del mondo politico locale e regionale) i risultati di un questionario che fotografa una realtà dalla tendenza preoccupante e richiede un’azione comune a tutela dell’integrità, del decoro e dell’autonomia deci-sionale dei professionisti.In particolare dall’indagine conoscitiva, inviata a tutti i me-dici di Guardia Medica della provincia (circa 160, con il 40% di adesioni al questionario), coordinata dal vicepresidente Omceo Parma Paolo Ronchini e curata dalle Commissione Gio-vani medici, si evince che <quasi un medico su due (45% sì e 55% no) ha subito almeno un episodio di violenza durante lo svolgimento del servizio di continuità assistenziale: 2 hanno subito violenza fisica, 5 gestualità intimidatoria e 31 aggres-sività verbale. La prepotenza contro gli operatori sanitari non mostra una chiara tendenza di genere. Gli episodi di violenza sono distribuiti equamente tra i due sessi: 11 hanno riguardato i medici maschi (su 25 aderenti all’indagine) e 16 le femmine (su 36 aderenti all’indagine). Il momento più a rischio sono i turni notturni>, riferisce Lavinia Talamona medico di medicina generale e componente della Commissione giovani dell’Ordine di Parma.Il setting a maggior rischio è l’ambulatorio, rispetto all’assi-stenza domiciliare, telefonica o all’attivazione del 118, con una preoccupante ricorrenza di alcuni punti di guardia. E i tre quarti degli episodi di violenza sono occorsi nelle ore notturne.

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C’è concordanza tra punti di guardia con maggiori segnalazioni di episodi di violenza che risultano da questo questionario (no-vembre 2018) e le criticità strutturali ed organizzative individua-te in una precedente fase dell’indagine (maggio 2018), presen-tata dal Medico di Continuità assistenziale e componente della Commissione Giovani Chiara Negri, sullo status quo delle sedi di continuità assistenziale della provincia di Parma, somministrato a campione per ciascun Distretto: illuminazione e visione diretta zona d’entrata, videocitofono, porte antisfondamento e/o allar-mate, separazione locale di riposo e locale di attività ambula-toriale, servizi igienici per medico e servizi igienici per utenza, adiacenza a servizi volontaristici o altro con personale presente anche di notte, adiacenza ad altre strutture sanitarie.Purtroppo un terzo dei fatti di violenza non è stato confessato a nessuno e la maggior parte dei Medici di CA che hanno segna-lato episodi di violenza non ha ancora percepito modificazioni significative delle condizioni della sede volte a ridurre il rischio dopo le aggressioni.Quindi, alla domanda <Ti sei mai sentito in pericolo durante lo svolgimento del turno di CA?>, l’87% del campione ha risposto positivamente.Cosa si chiede? Sedi meno isolate, inserite in presidi ospeda-lieri, presso sedi di volontariato o vicino a Caserme; presenza di militi/volontari soprattutto per accompagnare il medico nelle domiciliari; videocitofono, telecamere di sorveglianza, allarmi collegati con 112/113; registrazione delle telefonate; auto di servizio con monitoraggio degli spostamenti; collaborazione con le Forze dell’Ordine. <Pur non essendo quella di Parma una situazione tra le più preoc-cupanti, rispetto ad altre province, l’Ordine dei Medici, in accordo con la Fnomceo, sta cercando di trovare strumenti di comunicazio-ne che, da un lato, offrano una corretta informazione e, dall’altro, consentano considerare gli aspetti positivi dell’agire del medico

nella quotidianità dell’urgenza e dell’emergenza>, afferma ancora Muzzetto, lasciando le conclusioni al Presidente Fnomceo Filippo Anelli, affiancato dal Segretario Roberto Monaco.<Quello della violenza contro gli operatori è un tema sociale che ha strettamente a che fare con il concetto di professione. Il sapere infatti - afferma Anelli - è nelle mani dei professionisti. Il medico compie un percorso di studi universitari decennale, e il suo aggiornamento è continuo. Una società si regge sulle professioni senza le quali non ci sarebbe scienza e progresso, ma purtroppo stiamo vivendo un periodo delicato che tende ad attenuarne l’autorevolezza.

Come Federazione lavoriamo costantemente perché si ricono-sca il valore di chi opera per il bene comune. E il nostro slogan “Chi aggredisce un medico aggredisce se stesso” va proprio in questa direzione. Il servizio di Guardia Medica è stato in-trodotto 40 anni fa come sistema allora ritenuto ottimale per garantire una continuità assistenziale al cittadino. Ma alla luce dell’oggi, della diversa considerazione del professionista da pa-rete di un paziente sempre più esigente e irascibile, alcuni fat-tori andranno riconsiderati. Dal punto di vista della sicurezza, dell’isolamento, della solitudine degli operatori e anche della formazione. Perché gli interventi strutturali da soli non sono sufficienti. Occorre sensibilizzare i cittadini con una comunica-zione mirata, mostrando ad esempio che Pronto soccorso non vuol dire solo 6 ore di attesa ma anche migliaia di vite sal-vate. Infine bisogna che i medici stessi imparino a difendersi, riconoscendo i segnali di una potenziale escalation di violenza, controllando in primis le proprie di emozioni e trasmettendo professionalità e competenza.Occorre assolutamente ripristinare quella fiducia che è sempre stata il fulcro del rapporto medico-paziente>, conclude il Presi-dente Fnomceo.

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Il Medico del futuro? Servo di due padroni: Stato e pazienteCome reagire? Adottando il sistema delle “5 C”: critica, complessità, collaborazione, comunicazione e creatività. E’ quanto emerso nel corso del convegno che si è svolto all’Ordine di Parma, nell’ambito degli Stati generali della professione. di Antonella Del Gesso

Il medico del futuro? Servo di due padroni: Stato e paziente. Come reagire? Adottando il sistema delle <5 C>: critica, complessità, col-laborazione, comunicazione e creatività. La sua formazione dovrà essere adeguata ai tempi e la giurisprudenza che lo giudica non potrà non tener conto del contesto socio economico in cui opera. E’ quanto emerso nel corso del convegno <I cambiamenti e la crisi del-la professione medica di fronte agli input economici e giuridici e alle mutate richieste dei pazienti: come prepararsi al futuro che è già oggi?>, che si è svolto all’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Parma, nell’ambito degli Stati generali della professione indetti a livello nazionale per delineare e i nuovi paradigmi che andranno a caratterizzare i camici bianchi nei prossimi anni.<La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici ha indetto gli Stati Generali della professione – spiega il Presidente Omceo Par-ma e coordinatore della Consulta Deontologica Fnomceo Pieranto-nio Muzzetto - come momento di riflessione sulla medico e su un suo eventuale ripensamento, all’interno del sistema salute. La sua figura sta davvero cambiando pelle a tal punto d’aver perso quei connotati che si richiamano alla clinica e ai padri della medicina o viviamo in un momento in cui sono solo mutate le aspettative? Nel rispondere a queste domande si cercherà di immaginare il medico del futuro>.

Un medico del futuro definito da Muzzetto <servo di due padroni> - da un lato delle istituzioni statali, con la loro esigenza di far qua-drare i cosiddetti conti e dall’altro del paziente, accresciuto sempre più nel convincimento di diritti assoluti spesso reclamati in nome dei consigli di <Dr. Google> - e che, secondo Antonio Panti, compo-nente delle Commissioni di Bioetica della Regione Toscana e Deon-

tologica nazionale, dovrà contemplare determinate caratteristiche. <Avere una sviluppata capacità critica di fronte a una società e un progresso scientifico in continua evoluzione; tener conto della medi-cina della complessità, perché un paziente è spesso multipatologico e quandanche non lo fosse la valutazione oltre ai dati clinici deve riguardare anche il vissuto o la fenotipia; spirito di collaborazione nella catena di interventi; doti comunicative comprovate e adeguate al paziente; e creatività, perché quella del medico non è un’attività meccanicistica ma serve esperienza e capacità interpretativa>.Per un medico del genere anche la formazione gioca un ruolo fonda-mentale, secondo Maurizio Benato Componente delegato del Comi-tato Nazionale di Bioetica. <Gli insegnamenti dovranno saper combi-nare e gerarchizzare diversi livelli: quello della vocazione all’assisten-za, del malato come oggetto di conoscenza razionale, dell’esercizio della pratica medica al servizio delle istituzioni, e quello del guadagno e prestigio. Insomma dovranno avere consapevolezza delle faglie di conflitto esistenti tra questi modelli e avere i mezzi per comprenderne i valori sottesi>. Occorrerebbe soprattutto sfuggire al rischio di una di-sumanizzazione della medicina ovvero la perdita dei valori umanistici che dovrebbero ispirare ogni atto di cura. Ci si è poi incentrati sul concetto innaturale dell’infallibilità che con-diziona, accrescendole, le pretese di risultato e determina, insieme alla burocratizzazione cui è sottoposto e ai condizionamenti detta-ti e imposti a contenere la spesa pubblica, il modus operandi del medico. A questo punto però <la giurisprudenza nella valutazione dell’eventuale responsabilità medica non potrà non tener conto del contesto anche economico e delle condizioni in cui svolge la propria attività>, conclude Gianfranco Iadecola giurista e già Magistrato della Corte di Cassazione.

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Dalle novità in ematologia alle Breast UnitFocus ai Martedì dell’OrdineLa stagione formativa organizzata dall’Omceo di Parma continua a proporre temi di grande attualità, in un’ottica di aggiornamento per medici chirurghi e odontoiatri. di Antonella Del Gesso

Il programma di formazione medica dell’Ordine dei Medici di Parma, denominato “I Martedì dell’Ordine” continua con aggior-namenti e materie di grande attualità.

Ematologia ieri oggi e domani

Attese formative del MMGPaolo Ronchini Medico di Medicina Generale, BussetoIntroduzioneFrancesco Leonardi Direttore UOC Oncologia, Azienda Ospe-daliero Universitaria di Parma e Daniele Vallisa Direttore UOC Ematologia e CTMO, Azienda Ospedaliera di PiacenzaIl trapianto di cellule staminali oggiLucia Prezioso Medico Dirigente UO Ematologia e CTMO, Azien-da Ospedaliero Universitaria di ParmaPatologie acute e croniche in ematologiaMonica Crugnola Medico Dirigente UO Ematologia e CTMO, Azienda Ospedaliero Universitaria di ParmaDalle vitamine alla cura delle malattie ematologicheGiovanni Roti Medico Dirigente UO Ematologia e CTMO, Azien-da Ospedaliero Universitaria di ParmaLinfomi: passato presente e futuroFrancesca Re Medico Dirigente UO Ematologia e CTMO, Azien-da Ospedaliero Universitaria di Parma

Dopo lo sconvolgimento apicale che ha interessato l’Ematologia di Parma, con indagini e accuse a carico del Direttore Franco Aversa, l’incontro organizzato nell’ambito de “I Martedì dell’Or-dine”, ha avuto l’obiettivo di fare il punto della situazione sul reparto composto da una grande squadra, sulle attività e sui progetti in divenire.Infatti a seguito delle spiacevoli vicende, l’Azienda ospedalie-ro – Universitaria ha dato un segnale di forza investendo ad-dirittura su due nuovi Direttori: Francesco Leonardi il Direttore UOC Oncologia, Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma, e Daniele Vallisa, Direttore UOC Ematologia e CTMO, Azienda Ospedaliera di Piacenza.Al primo sono state affidate le funzioni organizzative e gestio-nali, il secondo è invece incaricato di supportare la parte clinica.Entrambi hanno espresso la volontà di lavorare nel segno della con-tinuità proprio perché il momento di difficoltà apicale non ha coin-volto né intaccato l’eccellenza di un team impeccabile ed esempla-re, sia per quanto riguarda l’Ematologia che la Trapiantologia.

È stata poi sottolineata l’intenzione di potenziare e strutturare efficacemente un percorso condiviso col territorio, attraverso servizi, risorse umane e un dialogo costante, anche a livello di input e stimolo, con i Medici di medicina generale su cui si in-tesse buona parte del lavoro.

Progetto per l’assistenza domiciliare ai pazienti con ic-tus: progetto europeo “Activage”

Attese formative del MMGRoberto Gallani Medico di Medicina Generale, Parma

Assistenza domiciliare alle cronicità. Il controllo degli esiti motori e della qualità di vita nell’ictusGiovanni Gelmini, Medico Geriatra Direttore del Dipartimento cure primarie Distretto sud-ovest Azienda USL di ParmaMariangela Dardani Medico Dirigente neurologo e fisiatra Dire-zione Attività Socio-Sanitarie Azienda USL di Parma

Tecnologie Internet of Things (IoT): prospettive e oppor-tunità per le politiche sanitariePaolo Ciampolini Ingegnere, Professore Ordinario di Elettroni-ca Dip. Di Ingegneria e Architettura Università degli Studi di Parma

Progetto Europeo ACTIVAGE Enrico Montanari Medico Neurologo e Principal Investigator Azienda USL di Parma

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In Italia l’ictus-STROKE è la terza causa di morte dopo le malat-tie cardiovascolari e le neoplasie (10-12% di tutti i decessi per anno). E’ la principale causa di invalidità ed è la seconda causa di demenza. Secondo uno Studio ILSA (Italian Longitudinal study on Ageing), nella fascia di età tra i 65 e 84 anni, il Tasso di pre-valenza nella popolazione anziana italiana è del 6.5% (M = 7.4% e F = 5.9%). L’incidenza aumenta con l’età.Ogni anno in Italia vi sarebbero circa 186.000 nuovi casi di ictus dei quali il 20% decede nel primo mese e il 30% sopravvive con esiti gravemente invalidanti.L’ictus cerebrale è una delle patologie a maggiore impatto eco-nomico- sociale: il costo ospedaliero rappresenta solo il 20% del costo totale (Adelman SM. Stroke, 1981). I costi indiretti rappresentano circa il 43 % del costo totale (Dunbabin M. Phar-macoEconomics, 1992), mentre l’impegno economico relativo ai farmaci non supera il 20 %.In questo quadro si inserisce il progetto europeo Activage, mul-ticentrico e su larga scala, per l’applicazione delle tecnologie e dei dispositivi IoT (Internet delle cose) negli ambienti di vita quo-tidiana delle persone over 65 anni con l’obiettivo di migliorare la salute degli anziani e favorire uno stile di vita attivo e autonomo anche in età avanzata.- Activage in cifre: 7 paesi dell’Europa interessati (Italia, Gre-

cia, Finlandia, Spagna, Francia, Regno Unito, Germania), 9 centri di sviluppo (DS), 46 partners, 7200 persone coinvolte di cui 6000 anziani e 1200 “caregiver”, oltre 3 anni di durata (2017-2020), 100 milioni, la stima delle persone che potranno beneficiare dei risultati ottenuti.

Scopo di ActiveAge è prolungare e sostenere la vita indipenden-te degli adulti più anziani nei loro ambientidi vita e, al tempo stesso, rispondere alle reali esigenze dei Ca-regivers, dei fornitori di servizi e dei Sistemi Sanitari Nazionali.A tale fine, sono state pianificate sperimentazioni pilota (De-ployment Site DS) su larga scala, in 9 siti di implementazione, uno dei quali è presso l’Emilia-Romagna (Deployment Site RER) e basati sulle innovative tecnologie IoT.In particolare la Regione ha incaricato l’Azienda AUSL di Parma, attraverso la collaborazione dei partners (AUSL di Parma, CUP 2000, Università degli Studi di Parma, CNR-ISTI Pisa, WIND TRE, IBM, Aurora Domus) del DS RER, di sviluppare un progetto volto alle persone: di età >= 65 anni affette da stroke.

Casi di ictus a Parma e provincia: i dati relativi alla provincia di Parma nell’anno 2016 registrano un numero di ricoveri per ictus paria a 692 e un numero di ricoveri successivi al primo di 231.Gli obiettivi sono: - L’utilizzo di sistemi tecnologici smart-sensors IoT (Internet of

Things) - sensori, situati all’interno del domicilio dell’utente permettono di valutare le attività secondo tre presupposti: qualità delle attività motorie; rilevazione delle relazioni e del-la comunicazione per qualità e intensità; social engagement come prevenzione dell’isolamento dell’individuo.

- Riduzione delle ricadute e della re-ospedalizzazione- Diminuire il rischio che la persona colpita da stroke abbia una

limitazione delle proprie residue capacità motorie per esple-tare le essenziali attività della vita quotidiana e della condi-zioni primarie di vita (igiene di vita, capacità costruttiva specie nell’abbigliamento, alimentazione).

- Diminuire il rischio l’isolamento- Stimolare le attività relazionali e comunicative.Il progetto ha il carattere di una ricerca scientifica vera e pro-

pria, che va a coniugarsi con progetti locali di assistenza do-miciliare.

Il paziente straniero nell’ambulatorio del Mmg

Organizzato dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Par-ma in collaborazione con la Prefettura di ParmaSalutiPrefetto Giuseppe ForlaniPresidente Omceo Parma Pierantonio Muzzetto

Introduzione del Direttore Dipartimento Cure Primarie Azienda USL di ParmaAntonio balestrino

Attese formative del MMGGiuseppe Ercolini Medico di Medicina Generale, Sala BaganzaLe malattie neglette: le malattie dimenticate dei nostri assistitiFrancesca Berghenti Medico Specialista in Malattie Infettive – Spazio Salute Immigrati – Azienda USL di ParmaI Minori Stranieri Non Accompagnati: giovani adulti in ItaliaEmanuela Sani Medico Specialista in Neuropsichiatria Infantile – Responsabile UOS Integrazione Socio-Sanitaria Minori, Azien-da USL di ParmaLe vittime di tortura: come riconoscerleFaissal Choroma Medico Specialista in Malattie Infettive – Re-sponsabile Sanità Penitenziaria – Azienda USL di Parma.

Dal 2000 a Parma sono stati circa 15mila gli stranieri presi in ca-rico dal servizio Spazio Salute Immigrati dell’Ausl, che si occupa di visitare i migranti irregolari. La tipologia di pazienti è correla-ta ai flussi migratori, mutati degli anni, dalle badanti agli sbarchi dell’operazione <Mare Nostrum>, e di conseguenza diverse e più complesse anche le patologie riscontrate.Il punto sul paziente straniero è stato fatto durante un incontro

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all’Ordine dei Medici, organizzato con la Prefettura e in collabo-razione con l’Ausl di Parma.<Di fronte a un tema tanto delicato e che richiede profonda uma-nità, la collaborazione tra istituzioni è fondamentale. Quella del medico è una visione solidale che, forte del richiamo al Codice deontologico, non fa differenze di fronte alla persona ammalata e debole. Senza dimenticare che gli italiani stessi sono un po-polo di migranti e il valore dell’accoglienza lo conoscono bene>, afferma il presidente Omceo Parma Pierantonio Muzzetto.

Per il Prefetto Giuseppe Forlani <gli ambulatori sono i luoghi dove si misura la nuova Italia, che si compone di persone di culture diverse. Credo che i medici possano essere delle “an-tenne”, anche per segnalare le vittime di tortura. Quindi poter contare su questa collaborazione è importante>.Nel merito dell’argomento entra poi Francesca Berghenti, re-sponsabile dello Spazio Salute Immigrati: <In vent’anni sono stati 14.503 gli stranieri presi in carico dal servizio (7971 donne e 6532 uomini). La tipologia dei pazienti visitati è cambiata in base ai flussi migratori>. Prevalentemente femminile e prove-niente dall’Est Europa dal 2000 al 2005, si trattava di perlopiù migranti lavorativi e tutto sommato sani. Dal 2005 al 2010 c’è stata l’ondata dei cinesi anch’essi migranti lavorativi. Dal 2010 a prevalere è la popolazione nigeriana: nessuna difficoltà lingui-stica, ma difficoltà nell’interpretazione del sintomo da parte del medico occidentale. Infatti i sintomi vengono espressi secondo credenze, usi, tradizioni. Si è iniziata così a configurare la co-siddetta Medicina transculturale e la Medicina delle vittime di tortura.I cosiddetti <Migranti Mare Nostrum> sono invece prevalente-mente maschi (3:1), il 57% hanno una età compresa tra i 19 e 28 anni, con scarsa o nulla alfabetizzazione (37% analfabeti e 27% scuola primaria inferiore) e provenienza da 58 paesi (90 lingue diverse e 45 lingue parlate alla visita medica), zone di conflitti, povertà, guerre sociali, etniche e religiose. <Paesi con alta incidenza di tubercolosi, malattie sessualmente trasmissi-bili, malattie da povertà e malattie neglette (gruppo eterogeneo di infezioni tropicali)>, precisa la Berghenti, nel ricordare che tutti i migranti irregolari hanno l’obbligo di passare dallo Spazio Salute Immigrati, proprio per avere, anche per volere della Pre-fettura, dati epidemiologici completi.Spazio che offre ai pazienti stranieri <un orientamento, tutele e iniziative preventive, con la volontà di consentire una razionalità all’interno dei percorsi di cura, per quelli che oggi sempre più si configurano come migranti “forzati” e vulnerabili, vittime di

tratta o tortura, con molti minori non accompagnati>, conclude il direttore del Dipartimento Cure Primarie AUSL di Parma Antonio Balestrino.

I nuovi farmaci ipolipemizzanti: gli inibitori del recettore PCSK9 Evolocumab ed Alirocumab

Attese formative del MMGPaolo Ronchini Medico di Medicina Generale, Busseto

I nuovi farmaci ipolipemizzanti inibitori PCSK9: evidenze cliniche, indicazioni e criteri di rimborsabilitàAlberto Menozzi Medico Dirigente UO Cardiologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Il percorso provinciale per la prescrizione dei farmaci ipolipemizzanti inibitori del recettore PCSK9Nicola Gaibazzi Responsabile SSD Coordinamento attività spe-cialistiche ambulatoriali cardiologiche, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Il piano terapeutico AIFA e l’attuale esperienza clinica con i farmaci inibitori PCSK9 in prevenzione primaria e secondaria a ParmaLicia Denti Responsabile Stroke Care UO Clinica Geriatrica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

I nuovi farmaci per via iniettiva SC inibitori del recettore PCSK9 sono farmaci potenti che trovano indicazione in pazienti ad alto rischio nei quali non è possibile ottenere un livello adeguato di CH-LDL con le terapie convenzionali. L’efficacia e la tollerabilità dell’anticorpo anti PCSK9 si conferma nell’esperienza clinica.La nuova terapia farmacologica, introdotta da circa due anni e da circa un anno rimborsabile anche in Emilia Romagna, è effi-cace per abbassare l’ipercolesterolemia. Essa si posiziona on top rispetto alla terapia tradizionale, che resta comunque fon-damentale per il trattamento.PCSK9 (acronimo di Proproteina Convertasi Subtilisina/Kexina di tipo 9) è una proteina in grado di legarsi al recettore delle LDL, impedendone il riciclo sulla membrana cellulare epatica e quindi l’assorbimento epatico del LDL-C. Inibendone l’attività, questi farmaci permettono di esporre più recettori sugli epatociti, con conseguente maggiore captazione epatica di LDL-C e riduzione dei livelli circolanti di LDL-C.

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Parma Medica 1/2019 26vita dell’ordine

Gli inibitori di PCSK9 sono molto efficaci: riducono infatti i livelli di LDL-C di almeno il 70%, indipendentemente dalla presenza di una terapia ipolipemizzante di base. Si somministrano per iniezione sottocutanea, (in genere ogni 2 settimane, per Evolo-cumab è disponibile un dosaggio mensile) e hanno un buon pro-filo di tollerabilità. Al momento ci sono due molecole di questa classe di farmaci: Evolocumab ed Alirocumab.Punti di forza sono l’alta efficacia, scarsi o nulli effetti collate-rali/controindicazioni, ottimo beneficio clinico. Punti deboli sono invece l’elevato costo e i criteri di rimborsabilità al momento abbastanza restrittivi.In Italia questi farmaci, prescrivibili solo da centri specializzati individuati da ciascuna regione, sono sottoposti a registro AIFA per la prescrizione ed essendo costosi la loro rimborsabilità è condizionata dall’esistenza di specifici requisiti.Sono prescrivibili in tutti i pazienti con età ≤ 80 anni affetti da ipercolesterolemia primaria o da dislipidemia mista, anche non genetiche in associazione ad una statina (già in dose massima tollerata) oppure in monoterapia (in pazienti intolleranti o con statine controindicate). Solo per Evolocumab: ipercolesterole-mia familiare omozigote, in associazione ad altre terapie, anche in adolescenti di almeno dodici anni di età.I Medici di Medicina Generale, gli specialisti in cardiologia e medicina interna, potranno indirizzare gli assistiti che presen-tino i requisiti e la necessità di essere trattati con gli inibItori PCSK9 ai Centri Prescrittori (E-mail: [email protected]) previa valutazione dei criteri di eleggibilità del paziente e compi-lazione della scheda per la proposta di inserimento nel percorso.

Terapia dell’Artrite Reumatoide: Attualità nel 2019

IntroduzioneFlavio Mozzani Responsabile della Struttura Semplice di Me-dicina Interna e Reumatologia, Azienda Ospedaliero-Universi-taria di Parma

Finestra terapeutica e terapia di fondo convenzionale di I lineaAlarico Ariani Medico Dirigente U.O. Medicina Interna e Reu-matologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Terapia mirata di II linea (biologica e Sintetica)Daniele Santilli Medico Dirigente U.O. Medicina Interna e Reumatologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Problematiche Infettivologiche correlate con la terapia biologicaCarlo Calzetti Medico Dirigente U.O. Malattie Infettive ed Epa-tologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Cosa fare una volta ottenuta la remissione: strategia di arresto o riduzione dei farmaci biologiciFlavio Mozzani Responsabile della Struttura Semplice di Me-dicina Interna e Reumatologia, Azienda Ospedaliero-Universi-taria di Parma

L’evoluzione e la prognosi dell’Artrite Reumatoide sono conside-revolmente migliorate negli ultimi 20 anni. Questo è il risultato di una utilizzazione ampia e precoce del trattamento di fondo convenzionale sintetico (csDMARD) e biologico (bDMARD) efficace nello stesso tempo a controllare l’attività infiammatoria di malattia, i danni strutturali e la pre-venzione delle comorbilità associate all’infiammazione cronica.Il supporto delle novità terapeutiche ha permesso di ottenere dei risultati molto soddisfacenti nella gestione dei reumatismi infiammatori con un tasso di remissione che è significativamente aumentato. La remissione riguarda infatti un 40-50% dei pazien-ti e la remissione stabile e prolungata è ancora meno frequente. Ma sarebbe un errore pensare che l’Artrite Reumatoide è vinta.Il persistere anche di Artriti Reumatoidi dette “difficili” da trat-tare rileva la presenza di differenti fattori all’origine di una resi-stenza terapeutica e questa resistenza può essere permanente o transitoria.Quindi si può parlare di una malattia che si è cominciato a con-trollare meglio, ma non a guarire. Sicuramente però i farmaci biologici rappresentano una terapia di secondo livello molto importante nei casi più complessi. Strutturalmente simili alle proteine presenti nell’organismo essi agiscono: riproducendo i meccanismi naturali / fisiologici di inibizione dell’infiammazio-ne, bloccando l’azione delle citochine pro-infiammatorie, inter-ferendo con il sistema immunitario.Questi farmaci possono essere prescritti solo da centri speciali-stici, come la Struttura Semplice di Medicina Interna e Reuma-tologia, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma.

Aggiornamenti in tema di Malattia Renale Cronica (MRC)

Attese formative del MMGStefano Del Canale Medico di Medicina Generale, ParmaPrevenzione della Malattia Renale Cronica e della sua progressione: ruolo del PDTA Interaziendale della MRC a ParmaEnrico Fiaccadori Direttore UO Nefrologia, Direttore ff UO Clinica e Immunologia Medica, Azienda Ospedaliero-Uni-versitaria di Parma – Direttore Scuola di Specializzazione in Nefrologia, Università degli Studi di Parma.Diagnosi precoce della MRC: il ruolo del Nefrologo in ambito extraospedaliero e interazione con il MMGSarah Pioli Medico Dirigente Nefrologo SSD Medicina Inter-na, Presidio Ospedaliero Borgo Val di Taro Azienda USL di ParmaControllo pressorio nel paziente con MRCGiuseppe Regolisti Medico Dirigente Nefrologo UO Clinica e Immunologia Medica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di ParmaTrapianto e donazione di rene: recenti progressi e inte-razione con il MMGUmberto Maggiore Responsabile Centro Trapianti Rene-Pan-creas UO Nefrologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma – Professore Associato di Nefrologia, Università degli Studi di Parma

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Parma Medica 1/2019 27vita dell’ordine

Per la prevenzione della Malattia Renale Cronica e della sua progressione è molto importante il ruolo del PDTA interazien-dale della MRC. A Parma sono diverse le strutture coinvolte nel

percorso a cominciare da quelle ad indirizzo nefrologico presso AOU Parma: UO Nefrologia (SS Trapianti Rene-Pancreas) e UO Clinica ed Immunologia Medica (SS Terapia Intensiva nefrologi-ca, exRene Acuti), fino alle articolazioni sul territorio.Il perché di un PDTA della MRC è presto detto: in Italia è in au-mento la prevalenza della MRC, a causa dell’invecchiamento del-la popolazione, dell’aumentata prevalenza di condizioni a rischio per MRC (DM II, ipertensione arteriosa, sovrappeso, etc), con previsione di aumentata sopravvivenza, e a fronte dell’aumentata disponibilità di procedure e terapie che, risolvendo situazioni cri-tiche (ad es. rivascolarizzazione coronarica), possono prolungare l’aspettativa di vita, e della maggiore consapevolezza da parte dei medici riguardo all’importanza della corretta valutazione della funzione renale (applicazione formule per calcolo eGFR). L’attuazione del PDTA (screening ragionato, prevenzione, rallen-tamento progressione, ottimizzazione trattamento conservativo e sostitutivo, trapianto incluso) è vantaggiosa per i pazienti, ma anche per la sostenibilità del SSN.Basti pensare al costo della dialisi e del trapianto in Italia:• 29800euro/pz/annodialisiperitoneale,43.800euro/pazien-

te/anno in emodialisi• circa50000pazientiindialisi(circa1/1000abitanti)• 2.5miliardidieurospesaannuacomplessivapernefropatie• Budgetserviziosanitario112miliardidieuro/anno• >2%delbudgetspesoperpazientinefropatici• Quotacapitaria1900euroàperunpazienteindialisilaspesa

è più di 20 volte la quota capitaria annuale• Costotrapianto1°anno52000euro,poi15000euro/anno• IlcostodiunannoditerapiaconservativadellaMRC(PDTA

efficiente, no dialisi) è circa 15000 euro: ogni anno di dialisi risparmiato comporta una riduzione dei costi per SSN di 30-35000 euro/anno.

Il modello organizzativo per prevenire la MRC e gestire il suo ag-gravamento e le complicanze è stato ben delineato dalle Linee Guida KDIGO del 2012 e prevede in relazione ai professionisti di riferimento:1. la prevenzione primaria (MMG/PLS);2. l’individuazione dei soggetti a rischio (MMG/PLS);3. la diagnosi precoce (MMG/PLS o altri specialisti ospedalieri

o territoriali);

4. il corretto inquadramento diagnostico (Nefrologo);5. la valutazione dell’evolutività della malattia (Nefrologo);6. la prevenzione della progressione della MRC e dell’insorgen-

za delle sue complicanze (congiuntamente tra Nefrologo e MMG/PLS);

7. il trattamento dell’insufficienza renale e delle sue complican-ze (congiuntamente tra Nefrologo e MMG).

In questo modello il ruolo del MMG è molto importante. Per la prevenzione primaria (MMG/PLS), con interventi diretti alla modi-fica dei fattori di rischio: sospensione fumo, attività fisica, evitare sovrappeso, riduzione apporto alcool, dieta ad elevato apporto di fibre, frutta e vegetali, restrizione apporto di sodio, controllo valori pressione arteriosa e terapia a target se necessaria, evitare eleva-to apporto proteico. E per la prevenzione secondaria con l’indivi-duazione dei soggetti a rischio (MMG/PLS) e la diagnosi precoce (MMG/PLS o altri specialisti ospedalieri o territoriali): Ipertensio-ne arteriosa, diabete mellito, malattia cardiovascolare (cardiopa-tia ischemica, insufficienza cardiaca cronica, vasculopatia perife-rica e vasculopatia cerebrale), Glomerulonefrite (anamnestica), familiarità per malattie renali (storia familiare di MRC in stadio 5, malattie ereditarie), malattie sistemiche (es. LES, vasculiti, gam-mopatie monoclonali), infezioni urinarie ricorrenti, calcolosi reno/ureterale complicata, etc. L’incontro è stato anche un’occasione per fare il punto sull’importanza del dono degli organi.

Breast Unit Interaziendale della provincia di Parma: Il Per-corso istituzionale dedicato alle Donne con tumore al seno

Indicazioni di percorso senologico in fase diagnosticaPatrizia Da Vico Dirigente Medico Responsabile Centro scree-ning mammografico “Bagnasco”, Azienda USL di ParmaDeviazioni del percorso multidisciplinare in fase diagno-stica e terapeutica: esempi emblematiciCecilia D’Aloia Dirigente Medico, Responsabile Radiologia Se-nologica (Centro Senologico), Azienda Ospedaliero-Universitaria di ParmaPunti di forza di un percorso multidisciplinare: Aspetti ChirurgiciLeonardo Cattelani Dirigente Medico, Responsabile Chirurgia Senologica, Azienda Ospedaliero Universitaria di ParmaPunti di forza di un percorso multidisciplinare: il counse-ling geneticoDaniela Boggiani Dirigente Medico Oncologia, Azienda Ospeda-liero-Universitaria di ParmaPunti di forza di un percorso multidisciplinare: la ricerca clinica e traslazionaleAntonino Musolino Responsabile Breast Unit interaziendale della Provincia di Parma. Dirigente Medico Oncologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Non tutti i tumori al seno sono uguali, conseguentemente ognu-no deve essere trattato in modo personalizzato e con approccio multidisciplinare. Ecco il perché di una Breast Unit interaziendale.Un corretto percorso diagnostico garantisce infatti alle donne un adeguato ed efficace percorso terapeutico, contribuisce ad evita-re inutili ripetizioni di esami allungamento dei tempi diagnostici,

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Parma Medica 1/2019 28vita dell’ordine

dispersioni in percorsi non idonei. Inoltre inserisce la paziente in un percorso multidisciplinare che consente la presa in carico com-plessiva ed attiva della donna e il suo accompagnamento in ogni fase del percorso, dalla prevenzione, alla diagnosi, al trattamento e al follow-up. I dati dicono che nelle realtà in cui esiste questo tipo di approccio strutturato e multidisciplinare, a parità di tecni-che diagnostiche, la mortalità si riduce del 18%.In questo contesto il ruolo dei medici di medicina generale è fondamentale perché è lui ad attivare il percorso diagnostico. Quindi è importante che sia a conoscenza di tutti gli aspetti e le opportunità offerte dalla Breast Unit interaziendale, e anche le conseguenze di un’eventuale deviazione: ad esempio decisioni terapeutiche che se non prese all’interno del percorso potreb-bero essere diverse e peggiorare la progressione della malattia.

Le malattie reumatiche più comuni nell’Ambulatorio del Medico di Medicina Generale

FibromialgiaFlavio Mozzani Responsabile della Struttura Semplice di Medi-cina Interna e Reumatologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

ArtrosiAlarico Ariani Medico Dirigente U.O. Medicina Interna e Reuma-tologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Polimialgia ReumaticaDaniele Santilli Medico Dirigente U.O. Medicina Interna e Reu-matologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

Le malattie reumatiche più comuni che un Medico di Medici-na Generale può osservare e intercettare, sono la Fibromialgia, l’Artrosi e la Polimialgia reumatica.La Fibromialgia è una malattia comune con una prevalenza nella popolazione generale che oscilla da 5% - 7% circa. E’ più frequente nelle donne con un rapporto 4-8/ 1. L’ età media di insorgenza è compresa fra 25 e 45 anni, ma la malattia può ugualmente insorgere nell’adolescenza o nel soggetto anziano. La conseguenza per i malati è quella di una grave e duratura invalidità superiore a quella di una Artrite Reumatoide, di un Diabete o di una BPCO.

La fibromialgia è una sindrome da sensibilizzazione centrale caratterizzata dalla disfunzione dei neuro circuiti preposti alla percezione, trasmissione e processazione delle afferenze no-cicettive, con prevalente estrinsecazione del dolore a livello dell’apparato muscoloscheletrico. Oltre al dolore possono essere presenti molteplici sintomi di ac-compagnamento (astenia, disturbi del sonno, dolori addomina-li…) comuni ad altre sindromi da sensibilizzazione centrale. In-fatti la Fibromialgia non è un’entità clinica distinta, ma piuttosto un complesso spettro di problemi, con una sovrapposizione tra differenti sindromi e sintomi e variazioni considerevoli in termini di severità e sintomi da paziente a paziente.Il dolore è costante e avvertito in generale come severo. La fi-bromialgia ha delle conseguenze importanti sulla qualità della vita dei pazienti e il dolore cronico è associato a numerosi altri sintomi. La maggioranza degli autori è attualmente d’accordo nel pro-porre una presa in carico multidisciplinare ed è consigliabile as-sociare anche terapie non farmacologiche, come attività fisica dolce, fisioterapia o altre soluzioni per attivare il corpo. Nel 2019 purtroppo la malattia è ancora diagnosticata in ritardo.Quanto all’artrosi, questa è la patologia più comune, degenera-tiva e prevalentemente legata all’invecchiamento. E’ importante incidere sui fattori di rischio (cattive posture, obesità, alimenta-zione scorretta), tenendo conto che i farmaci non sono curativi della malattia ma agiscono solo sui sintomi. E’ molto importante la diagnosi precoce per rallentare la degenerazione delle arti-colazioni.Infine la Polimialgia Reumatica è una malattia cronica, di causa sconosciuta, forse la più comune malattia infiammatoria che col-pisce l’anziano. Il picco di incidenza è nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni (eccezionale l’esordio sotto i 50 anni) con un’inciden-za in Italia e Spagna di 12.7- 18.7/100.000 e fino a 63.9/100.000 nella popolazione nordica. Più rara nelle etnie asiatiche, medio-orientali e africane. La prevalenza è di 701-910 su 100.000 e il rapporto donne-uomini è 2:1.Sui tratta di una malattia infiammatoria improvvisa e invalidan-te, ma una volta individuata la terapia farmacologica a base di cortisone funziona e porta la maggioranza dei casi a guarigione completa.

La demenza di Alzheimer

Attese formative del MMGPaolo Ronchini Medico di Medicina Generale, Busseto

La clinica e i progressi nella diagnosiPaolo Caffarra Università di Parma e Centro Alzheimer, FERB, Gazzaniga (BG)

L’approccio terapeuticoMarco Spallazzi Medico Dirigente Neurologia, Azienda Ospeda-liero-Universitaria di Parma

Alimentazione e stili di vita Fulvio Lauretani Medico Dirigente Clinica Geriatrica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

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Parma Medica 1/2019 29medicina e attualità

ATTENZIONE! ENTRO IL 31 DICEMbRE VANNO REGOLARIZZATI I CREDITI ECM!Prima di dover procedere nei confronti degli iscritti non certificabili, ricordiamo le ultime decisioni deliberate dalla Commissione nazionale per la formazione continua.

Sono stati inviati all’Ordine in questi giorni dalla FNOMCEO gli elenchi degli iscritti certificabili ECM e non certificabili, al fine di consentire entro il 31/12/2019, a tutti coloro che non si siano ancora attivati di conseguire la certificabilità ECM.Informiamo che la Commissione nazionale per la formazione continua ha adottato una delibera finalizzata ad incentivare i professionisti sanitari all’assolvimento del proprio percorso di aggiornamento continuo, puntando ad una maggiore sempli-ficazione e chiarezza del sistema di regolamentazione dell’ECM.Nello specifico, sono state approvate alcune importanti modifiche riguardanti:1) la possibilità per tutti i professionisti, che nel triennio 2014-2016 non abbiano soddisfatto l’obbligo formativo individuale

triennale, di completare il conseguimento dei crediti con formazione ECM svolta nel triennio 2017-2019;2) il riconoscimento di crediti individuali tramite lo svolgimento delle attività di:

· Ricerca scientifica (pubblicazioni scientifiche e sperimentazioni cliniche)· Tutoraggio individuale· Formazione all’estero· Autoformazione per la quale è previsto l’ampliamento dal 10% al 20% della percentuale dei crediti formativi acquisibili

per il triennio 2017- 2019.3) l’esenzione per gli iscritti agli albi in pensione che esercitano saltuariamente l’attività professionale.

Ciò detto, considerato l’approssimarsi della scadenza del 31.12.2019, reputiamo opportuno sollecitare gli iscritti all’adem-pimento dell’obbligo formativo e invitarli a consultare la propria posizione ECM, collegandosi alla area riservata COGEAPS e registrandosi, qualora non lo avessero già fatto: http://application.cogeaps.it/cogeaps/login.ot

Coloro i quali fossero in fase di formazione presso la Scuole di specialità o stiano frequentando il Corso di formazione in Medicina Generale hanno diritto all’esenzione. Questa esenzione non è automatica ma bISOGNA COMUNICARLA al Cogeaps di modo da non risultare inadempienti rispetto all’obbligo formativo, come spiegato nella Guida consultabile a questo link del Cogeaps: http://wp.cogeaps.it/wp-content/uploads/2016/12/15.00-SANTOPONTE_Esoneri-ed-esenzioni.pdf

Si rammenta che:L’art.16 quater del D.Lgs. 502/92 e s.m.i. dispone che la partecipazione alle attività di formazione continua costituisce requi-sito indispensabile per svolgere l’attività professionale in qualità di dipendente per conto delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali e delle strutture sanitarie private o di libero professionista.Inoltre, si rileva che l’art. 19 del Codice di Deontologia Medica prevede che “il medico, nel corso di tutta la sua vita profes-sionale, persegue l’aggiornamento costante e la formazione continua per lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze professionali tecniche e non tecniche, favorendone la diffusione ai discenti e ai collaboratori. Il medico assolve agli obblighi formativi. L’Ordine certifica agli iscritti ai propri Albi i crediti acquisiti nei percorsi formativi e ne valuta le eventuali inadem-pienze”.Si sottolinea che i contratti collettivi nazionali di lavoro per il personale dipendente e convenzionato individuano specifici elementi di penalizzazione, anche di natura economica, per il personale che nel triennio non abbia conseguito il minimo di crediti formativi stabiliti dalla Commissione nazionale per la formazione continua.Ricordiamo infine che l’inadempienza riguardo all’obbligo formativo potrebbe avere serie conseguenze anche sul piano dell’eventuale copertura assicurativa nello svolgimento dell’attività professionale.

Ogni 3.2 secondi nel mondo si diagnostica un nuovo caso di Alzheimer, con una previsione di 75 milioni di malati al 2030 e 10 milioni di nuovi pazienti annui. A Parma su 10mila casi di de-menza, il 60% sono da Alzheimer. Al fine 2017 in Emilia Roma-gna si contavano 55.397 casi >18 anni, di cui 53.815 > 65 anni. Ovvero con 2000 pazienti circa affetti da demenza giovanile.Si tratta di una malattia legata all’invecchiamento e con l’innal-

zarsi della sopravvivenza media della popolazione la prevalenza è conseguentemente in aumento.Intervenire presto è molto importante per rallentare, attraver-so un programma di stimolazione cognitiva, l’evoluzione della patologia. Ma lo è ancor di più l’adozione di corretti stili di vita durante l’esistenza: alimentazione corretta e attività fisica, ritar-dano l’insorgenza della malattia.

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I NOSTRI LUTTIMedicus miles contra mortem

mortique ipse subjectus

Partecipa con profondo cordoglio al lutto dei familiari per la scomparsa dei colleghi:

GRIGOLINI ALESSANDRAdi anni 76

deceduta il 04/12/2018

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deceduto il 14/12/2018

GHERARDI GIANFRANCOdi anni 91

deceduto il 17/12/2018

TAVERNA CIPELLI ALESSANDRAdi anni 67

deceduta il 01/01/2019

DIOSY ANDREAdi anni 92

deceduto il 31/01/2019

PUGLIANO GIANCARLOdi anni 70

deceduto il 16/02/2019

bERNI MARZIAdi anni 65

deceduta il 28/03/2019

COPELLI AMEDEOdi anni 77

deceduto il 23/04/2019

NOUVENNE ROMOLOdi anni 85

deceduto il 06/05/2019

PAVARANI GIORGIOdi anni 74

deceduto il 12/05/2019

GAMbARA THOVAZZI LUIGI FRANCESCOdi anni 87

deceduto il 02/06/2019

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