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PARLA COME MANGI! Dal supermercato alla metafora ovvero Storie da prendere alla lettera per ridere un po’

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PARLA

COME

MANGI!

Dal supermercato alla metafora

ovvero

Storie da prendere alla lettera per ridere un po’

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Prefazione dell’insegnante

Cosa potrebbe succedere se le metafore che riguardano i cibi, tanto comuni

nella nostra tradizione linguistica, diventassero situazioni reali?

Ne scaturirebbero contesti irreali, suggestivi, analogici.

Darebbero vita a situazioni stravaganti, strampalate, umoristiche.

… Pane appetitoso per i denti dei bambini!

Con questo presupposto, ho invitato i bambini della classe 4^ della scuola

primaria di Via Biancheri - Diano Marina (IM) ad inventare storie surreali.

Consegna:

Potete lavorare in coppia con un compagno, oppure da soli

Inventate delle storie …

- Che abbiano come protagonisti e come ambientazioni i personaggi e i

luoghi che avete precedentemente creato a collage con i volantini dei

supermercati (*)

- In cui sia presente almeno una metafora riguardante il cibo(**)

- Ogni metafora usata va “presa alla lettera”, cioè deve essere interpretata

come se fosse una situazione reale: ne devono nascere situazioni

comiche, bizzarre, assurde, mantenendo però la coerenza del racconto.

- Dopo l’elaborazione delle storie ci sarà la fase di riscrittura al computer.

Questo vi aiuterà a rivedere ulteriormente il testo, approfittando sia della

segnalazione degli errori ortografici da parte del correttore ortografico del

programma, sia del compagno che vi aiuta dettandovi il testo, il quale

potrà farvi notare eventuali inesattezze.

- Quando le storie saranno state ricopiate in formato digitale, ci sarà una

revisione collettiva sulla LIM: ognuno di voi sarà responsabile della

qualità e del contenuto di tutti i racconti inventati.

La revisione collettiva dovrà tenere conto di tutti gli aspetti dei testi:

dovrete revisionare l’ortografia, la grammatica, la punteggiatura, ma

anche il lessico, evitando ad esempio ripetizioni di termini.

Dovrete prestare attenzione alla coerenza di ciò che è stato scritto, alla

coesione del testo, al rispetto della consegna generale e delle

caratteristiche dei personaggi e degli ambienti illustrati a collage e,

ovviamente, alla validità delle storie stesse, che dovranno essere il più

possibile interessanti e divertenti, come se fossero opera di un vero

scrittore …

Al termine delle revisioni, riunirò le vostre storie in un libro.

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E così … Ecco il risultato di questo interessante percorso didattico.

La revisione collettiva sulla LIM è stata il punto di forza di questo percorso:

ha permesso di riflettere sulla lingua e sulla logica in modo intensivo e molto

motivante e tutti gli alunni hanno partecipato con un grandissimo impegno,

segnalando errori, disorganicità ed incongruenze e proponendo di

conseguenza soluzioni, possibilità di perfezionamento e di sviluppo delle

storie.

Ognuno ha avuto la possibilità di contribuire al lavoro degli altri ed ha

imparato dai compagni a revisionare un elaborato e a gestire l’errore non

come insuccesso, ma come sfida, come possibilità di superare un limite.

È stato fatto un grande lavoro di ricerca sul lessico, reso possibile dal

dizionario dei sinonimi integrato nel word processor.

Il grande impegno che è stato necessario alla revisione ha sviluppato e

rafforzato nei bambini l’attenzione, la concentrazione sostenuta e selettiva e

le abilità sociali. Per quanto mi riguarda questa è stata un’ulteriore conferma

della validità del lavoro sul testo digitale e delle potenzialità della LIM per il

lavoro collaborativo, in cui il docente è solo un facilitatore, un regista: sul

grande schermo si è potuto agire in tempo reale, modificare e ripristinare,

selezionare ed evidenziare, spostare, cancellare, aggiungere, senza mai

perdere il segno e senza confusione, attraverso un dibattito motivante,

coinvolgente e propositivo, rispettoso delle idee e delle scelte degli altri, ma

aperto al cambiamento e teso alla realizzazione del miglior prodotto

possibile.

(*) In precedenza ogni alunno aveva realizzato un collage su un foglio A3

ispirandosi alle opere di Arcimboldo e del fotografo Carl Warner, utilizzando

immagini di cibi ritagliate da volantini dei supermercati per realizzare un

personaggio o un paesaggio. Ogni illustrazione era stata corredata dalla descrizione delle sue caratteristiche. In particolare, era stato chiesto di assegnare un nome ai

personaggi e di descrivere anche il loro carattere e le abitudini.

(**) È stata consegnata ad ogni alunno una lista di metafore aventi come oggetto

il cibo, a cui attingere per l’ispirazione; tale elenco era stato stilato e discusso in

precedenza, durante il percorso su metafore e similitudini. La lista è in appendice a questo e-book.

NOTA: Il segmento di lavoro con i volantini qui illustrato è stato parte di un

percorso trasversale molto più articolato e ricco, sviluppato durante tutto il corso dell’anno in particolar modo nell’ambito matematico/scientifico, che ha permesso la

piena integrazione di tutti gli alunni e il raggiungimento degli obiettivi disciplinari.

Ins. Pulvirenti Antonella

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Indice

IL SEGRETO DI CINDY E MILLY Storia di Sofia e Chiara Pag 5

BROCHER E IL PESCE ESPLOSIVO Storia di Filippo e Davide Pag 8

CRISIOSIN E LA SUA MUCCA Storia di Simone Pag 10

ABRO Storia di Gabriele T. Pag 12

LELLO LO SFORTUNATELLO Storia di Umberto e Mateo Pag 16

TROPPI GUAI Storia di Martha Pag 18

C’ERA UNA VOLTA UNA SFORTUNA TREMENDA Storia di Gabriele M. Pag 20

DAISY E VINNIE: LA FRITTATA È FATTA! Storia di Amedeo e Giulia Pag 24

Appendice: lista di metafore e similitudini riguardanti il cibo Pag 26

Ogni storia è stata revisionata e corretta collaborativamente da tutta la classe, sulla LIM

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IL SEGRETO DI CINDY E MILLY

Storia di Sofia e Chiara

C’erano una volta tre ragazze: Lily, Milly e Cindy. Lily era una tranquilla sedicenne che andava sempre al parco con sua sorella Milly, che aveva sei anni. L’amica di Lily si chiamava Cindy; era gentile, generosa e pure lei era una sedicenne. Quando la mamma delle due sorelle andava al lavoro lasciava Milly nelle mani di Lily. Un giorno Lily chiamò l’amica Cindy e le chiese se poteva badare a Milly mentre lei andava a fare shopping. Lily disse a sua sorella:-Acqua in bocca, guai se sputi il rospo!- Cindy bussò e Milly andò ad aprire. Cindy chiese:- C’è ancora tua sorella?- Milly rispose: - Mi ha detto di non sputare il rospo e non lo sputerò! Cindy dopo due ore portò Milly al parco; Milly vide un ragazzo carino e attratta dalla sua bellezza si distrasse, inciampò su una pietra e cadde nel fiume. L'acqua del fiume era molto impetuosa e lei non sapeva nuotare. Cindy sentì uno "splash!!" e vide Milly che stava affogando, allora terrorizzata chiamò Lily, che nel frattempo si stava facendo una maschera di bellezza alla SPA. Lily rispose e le disse:- Pronto, cosa c’è? – Cindy, in preda al panico, le strillò: - Tua sorella è caduta nel fiume!!!- Lily dallo spavento uscì a precipizio dalla SPA senza pagare e corse veloce come la luce, ma sugli occhi aveva i cetrioli, inciampò in un sasso e cadde nel fiume, come sua sorella. Cindy, che intanto si era buttata in acqua e aveva riportato a riva Milly, appena vide annegare Lily salvò anche lei. Milly era sulla riva che sputava l'acqua che aveva bevuto e cominciò a gracidare. Cindy e Lily la guardarono sbalordite. Milly disse: - non ce la faccio più, devo sputarlo assolutamente!

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E... Bleah! Dalla sua bocca saltò fuori un viscidissimo rospo. -Lo sapevo che avresti sputato il rospo! Cattiva sorellina!- disse Lily. Milly rispose: -Avevo così tanta acqua in bocca che stavo per morire e secondo te avrei dovuto anche ingoiare quel rospo? Le due sorelle ringraziarono Cindy di cuore per aver avuto così tanta pazienza e coraggio e tornarono a casa sane e salve, ma fradice. La mamma era già tornata e domandò a Milly – Cos’è successo?

Milly rispose: - Sono caduta nel fiume. La mamma chiese a Lily: - Dov'eri quando tua sorella è caduta? Tenerla era facile come bere un bicchiere d’acqua!- Allora Milly spifferò tutto e la mamma quindi si arrabbiò e mise in punizione Lily e in più le disse che non avrebbe potuto mai più mettere piede alla SPA.

FINE

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BROCHER E IL PESCE ESPLOSIVO

Storia di Filippo e Davide

C'era una volta un ragazzino di nome Brocher. Fisicamente era strambo: aveva i capelli “sparati” color carota, gli occhi erano fatti di zucchine al pomodoro, il naso era una castagna marrone; aveva il collo e gli arti di salumi, mentre per corpo aveva una bottiglia di salsa di pomodoro. Correva più veloce della luce, beveva aceto, mangiava le lucertole e per dessert sorseggiava vomito di biscia secca. Una mattina di sole uscì per andare a fare una camminata in montagna; dopo ore di cammino arrivò ora di pranzo e mentre beveva si perse nel suo bicchier d’acqua. Mentre nuotava cercando l’uscita, Tizio, Caio e Sempronio buttarono un pesce rosso gigantesco nel bicchiere. Il pesce rosso aveva fame e visto che Brocher era fatto di alimenti se lo pappò in un solo boccone.

IL FINALE LO SCEGLI TU!

Scelta 1

Quando Brocher fu nella pancia del pesce vide che aveva mangiato tante altre cose; tra queste c’era anche un cannone e Brocher ci finì dentro. Quando il pesce ebbe finito di mangiare era talmente sazio che esplose. Un frammento di lisca strofinò la miccia del cannone, che era cortissima e così prese fuoco, attivando il cannone. Brocher venne sparato in aria e finì tra gli artigli di sette avvoltoi, che lo portarono nel loro nido per darlo da mangiare ai propri piccoli. E questa fu la fine di Brocher.

FINE

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Scelta 2

Quando il pesce ebbe finito di mangiare era talmente sazio che esplose. Brocher finì in mille pezzi. Dopo secoli arrivarono gli avvoltoi, raccolsero i frammenti di Brocher e del pesce uno per uno e li portarono al Museo Egizio, dove gli archeologi li ricomposero e dove possiamo andarli a vedere ancora adesso. Perché al Museo Egizio? - Vi chiederete. Perché il pesce era egiziano e aveva al suo interno un dispositivo per l’auto-mummificazione, per questo i reperti sono rimasti intatti fino ai nostri giorni.

FINE

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CRISIOSIN E LA SUA MUCCA

Storia di Simone

Crisiosin rincorreva la sua mucca - Adesso ti uccido! -

Aveva appena mangiato, e quando mangiava le sue mucche e beveva acido solforico veniva posseduto dalla follia omicida.

Crisiosin Mangiazoidberg era un allevatore che abitava sulla montagna Pseudovulcanianospazzatorinetor.

Il suo aspetto era molto strano, anzi appetitoso: aveva capelli di broccoli e faccia di cavolo, orecchie di patate, occhi di noccioline, naso di salsiccia e bocca di fagiolini. Aveva il corpo di salumi e gambe di bottiglia.

Mentre correvano finirono nel caldissimo fiume Pesciolatorineitorsorinco, la cui acqua proviene da una falda acquifera che scorre sotto un vulcano.

La mucca disse:

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– Muu! Dalla padella nella brace! Muu! -

E lui: – Zitta! Uscire è facile come bere un bicchier d’acqua, calda... anzi, bollente.

– Muu! Come no! Muu!-

E di nuovo lui - E' vero, forse moriremo, ma tanto vale provare, no?-

- Muu! Tu prova a uscire che ci provo anch'io, prima di diventare brodo!-

Dopo otto ore erano ancora nelle rapide.

Alla nona ora magicamente uscirono dal fiume e scoprirono che era di appena tre centimetri.

Crisiosin, per riprendersi dallo spavento, ingurgitò tutta la bottiglietta di acido solforico che aveva sempre con sé e disse:

- Sono magro come un grissino e ho fame, che mangio?

- Muu! Non mangiare niente!! Per caritààààààà!!!!!!!

Ma lui ormai le aveva addentato un orecchio.

- Muu! Ormai è andato!!!! -

Lui prese un coltellone - Adesso ti uccido e ti mangio!!!

Ma un attivista di Greenpeace che passava di lì sparò un addormentante a Crisiosin, che si mise a dormire.

La mucca voleva ringraziare il tizio, ma era sparito.

Poi portò Crisiosin dal medico, che disse:

- Per non farlo più possedere dalla follia omicida deve mangiare fiocchi d’avena e bere Whisky diluito con coca-cola.-

E così vissero felici e contenti (o quasi).

FINE

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ABRO

Storia di Gabriele T.

IL MIO PERSONAGGIO SI CHIAMA ABRO.

ABRO È GRASSO PERCHÈ MANGIA SEMPRE L’ERBA.

HA I CAPELLI LUNGHI E LA FRANGETTA RICCIUTA

CHE GLI COPRE LA FRONTE. HA GLI OCCHI GRANDI

COLOR OLIVA E SORRIDENTI PERCHÈ ABRO È FELICE.

HA IL NASO A FORMA DI GHIANDA E LE GUANCIOTTE

A MORTADELLA. LA BOCCA È SOTTILE E LUNGA, A

FISARMONICA, PERCHÈ ABRO È INGORDO E METTE IN

BOCCA TUTTO QUELLO CHE TROVA.

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HA LE GAMBE SNODATE PERCHÈ GLI PIACE BALLARE

COSI’ SMALTISCE TUTTO IL CIBO CHE HA INGOIATO.

ABRO È CONTENTO DI STARE IN COMPAGNIA DEI

SUOI AMICI: MORTADELLA, CARCIOFO, GHIANDA,

BRESAOLA, CAROTA, UVA, GAMBERO, SOFFICINO.

È ANCHE CIUCHETTONE PERCHÈ GLI PIACE BERE IL

VINO, INFATTI TIENE TRA LE SUE MANI DUE

BOTTIGLIE PRONTE PER OGNI OCCASIONE PERCHÈ

PER LUI È SEMPRE FESTA.

IL MIO PERSONAGGIO È BUONO E VANITOSO; A LUI

PIACE ESSERE SEMPRE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE.

ABRO VIVE NELLA CAMPAGNA VICINO A JACK PINE,

IN UNA PICCOLA CASETTA, ATTORNIATO DAI SUOI

AMICI.

ABRO, OGNI MATTINA, QUANDO SI SVEGLIA, VA

NELL’ ORTO A LAVORARE PRODUCENDO TANTE COSE

BUONE DA SFAMARE QUASI TUTTO IL PAESE.

I SUOI AMICI SONO CONTENTI DI LUI PERCHÈ È

GENEROSO.

C’È UN GROSSO PROBLEMA PERÒ….. BISTECCHINA!!!!!

BISTECCHINA È INVIDIOSO DELLE COSE BUONE E

GENUINE CHE PRODUCE ABRO E GLIELE VUOLE

RUBARE. ALLORA ABRO HA INVENTATO UNA

TRAPPOLA, HA SCAVATO UN ENORME BUCO NEL

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TERRENO PER FARLO PRECIPITARE GIÙ SENZA CHE

SE NE ACCORGESSE.

E INFATTI COME SE CE LO ASPETTASSIMO… PLONF!....

È CADUTO !!!!!

EVVIVA…. EVVIVA….. ADESSO SIAMO AL SICURO! NON

ABBIAMO PIÙ NIENTE DA TEMERE.

ABRO E I SUOI AMICI SONO CONTENTI PERCHÈ SI

SONO TOLTI TRA I PIEDI QUEL FICCANASO,

TRUFFATORE !!! ORA POSSONO CONTINUARE IL LORO

LAVORO IN SANTA PACE.

PER CONCLUDERE A LIETO FINE ABRO INSIEME AI

SUOI AMICI HA ALLESTITO UN PREZIOSISSIMO

MERCATO RICCO DI TANTE COSE BUONE PRODOTTE

DALLA SUA TERRA.

FINE

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LELLO LO SFORTUNATELLO

Storia di Umberto e Mateo

Città dei Cibi era un posto strano: era fatta di formaggi, carne e cibi in scatola. In quella città viveva un omino che si chiamava Lello. Anche lui era molto strambo: era fatto di uva, carne, carote, olive, pomodori e foglie di arance. Aveva sempre con sé una tassa da pagare e il suo porta-sfortuna: un cinquifoglio. Lui in realtà credeva che portasse ancora più fortuna di un quadrifoglio, ma si sbagliava.

Lello stava camminando sul marciapiede; il semaforo per i pedoni era rosso, poi diventò verde e Lello attraversò. Dall'altro lato della strada c'era casa sua. Ma un camionista che stava bevendo birra e aveva appena fatto il pieno al camion in birreria, arrivò a tutta birra, lo investì e lo catapultò dritto dritto in una pozzanghera di formaggio fuso. Lello non morì, ma perse un litro di succo d’uva e andò a casa tutto sporco. La moglie gli disse: - Ma ti sei dimenticato che oggi è il tuo compleanno? Per fortuna mi sono ricordata io e ti ho preparato una festa a sorpresa con i tuoi migliori amici. Vieni subito in giardino, anche se sei sporco! Lello andò fuori e fu aggredito da uno sciame di api. Poi un cane lo morse e lui per scappare cadde in un rovo di more; rimase lì per 15 minuti senza riuscire a liberarsi. Allora gridò: - Aiutatemi!!! Un amico lo sentì urlare e lo liberò. Lello gli disse: - Acqua in bocca! Non dire che sono rimasto bloccato nel rovo. In quel momento con il piede schiacciò per sbaglio il pulsante che azionava l’idrante per innaffiare il giardino. Improvvisamente l’acqua sgorgò dal tubo ed entrò con violenza nella bocca dell’amico.

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All’amico venne la nausea per tutta l’acqua che aveva bevuto e vomitò addosso a Lello. Poi i due si incamminarono per tornare alla festa. Per strada videro uno scoiattolo: era fatto di pomodoro, aveva il naso di carota e la coda di peperoncino ed era ferito. Lo raccolsero e lo portarono da un veterinario, che lo curò. Lo scoiattolo poi diventò l’animaletto domestico di Lello. Da quel momento la coda dello scoiattolo gli portò un po’ di fortuna, ma aveva sempre nella tasca il cinquifoglio … e la tassa da pagare.

FINE

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TROPPI GUAI

Storia di Martha

Il castello di Leznupar si trovava in un posto chiamato Brocomelpeinsaluva, sulla Sweet Sea Island. C’erano una spiaggia di sabbia rossa e un mare dolce con una barca. D’estate faceva molto caldo, mentre l’inverno era fresco e pioveva solo di lunedì e venerdì. Leznupar era molto vanitosa e aveva dei capelli lunghissimi. Leznupar stava volentieri da sola e non voleva sconosciuti, non invitati, sulla sua isola. Un giorno, però, invitò i suoi amici Microfizioniminuscoluziacconoreppi nel suo castello: Lumacozzo, Michirina, Nucasticolo e Papascina. A pranzo c’era il brodo. Leznupar disse a Lumacozzo che era un mangia brodo, perché era lentissimo e lui rispose: - È vero, lo sto mangiando-. Poi Leznupar vide Michirina che rovistava nel cestello delle uova e le disse: - Mi stai rompendo le uova nel paniere- E lei rispose:- Sì Leznupar, te le sto rompendo per fare la frittata-.

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Nucasticolo prese un cucchiaio di farina e mostrandolo a Leznupar chiese: -Questa farina è del mio sacco?- Leznupar rispose:- No, non è farina del tuo sacco- E Nucasticolo, che capiva tutto al contrario, disse: -Evviva, lo è! – Leznupar si stava arrabbiando. - L’unica dolce come il miele è Papascina- disse. Papascina protestò: - Non è vero, ho troppo sale nella zucca!! - Adesso basta!!! - Urlò Leznupar a Papascina, Nucasticolo, Lumacozzo e Michirina

- Entrate nel dramizovolabilereo e tornatevene a casa vostra!! I quattro se ne andarono perché non avevano voglia di litigare. - Oh, finalmente non ci sono più rompiscatole sulla mia isola! E per rilassarsi un po’ andò sulla spiaggia a guardarsi nello specchio del suo dolce mare. Leznupar visse, come tutti, felice e contenta.

FINE

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C’ERA UNA VOLTA UNA SFORTUNA TREMENDA

Storia di Gabriele M.

C’era una volta un gigante di vent’anni di nome Bobbo, detto il gigante di Fraislot. Viveva a Fraislot, passava il giorno a mangiare, bere e assordare la gente con i suoi rutti; invece di notte dormiva. Il suo aspetto era strambo: aveva la faccia di pere, la bocca di banana, gli occhi di cachi, le pupille di acini d'uva; il suo naso era di pane, le orecchie di mela, i capelli non li aveva. Aveva il corpo di canederli (non sapete cosa sono?... Peggio per voi!) e le braccia di bottiglia: una di aranciata e una d'acqua; le gambe erano fatte di salame e le mani e i piedi di cetrioli. Un giorno Bobbo si mise a passeggiare tra le montagne Rosiche. Era strano che Bobbo si fosse messo a fare questo. Arrivò dal vulcano Rutto, il vulcano più pericoloso del mondo. Ci mise la mano dentro e quando la tirò fuori stringeva un grande cristallo di zucca; lo lanciò in aria,

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colpì una nuvola che si distrusse e cadde giù un mostro di venticinque anni di nome Rilsol. Proveniva dal pianeta Racco e si era trasferito sulla terra. Rilsol passava il giorno a dormire sulle nuvole, mangiare spazzatura, bere dalle pozzanghere (se non c’erano, rovesciava dell’acqua per terra e poi la beveva) e terrorizzare la popolazione; di notte invece faceva quasi sempre un pigiama party. Rilsol era arrabbiatissimo per essere stato buttato giù dalla nuvola mentre dormiva e disse a Bobbo: - Ma ce l’hai il sale in zucca?! - Bobbo rispose:

- No, il cristallo di zucca non era condito! Tu invece sei propo come i cavoli a merenda - Appena ebbe finito di dirlo passò di là una famigliola di cavoli che stava facendo merenda. Rilsol replicò ridendo:- Ah!Ah!Ah! Non è vero, io non sono come loro e tu non sai parlare! Hai detto propo! - - Bobbo ribattè ruttando:- Sei acido come il limone! - Rilsol urlò: - Allora assaggia un po' questo limone e vediamo se sono acido come lui!!! - E gli lanciò un limone in faccia. Bobbo lo assaggiò, gli vennero i brividi e disse con espressione delusa:- Allora forse non sei così acido. Mentre i due si rimbeccavano arrivò un signore tutto vestito di nero, che disse a Bobbo e a Rilsol: - Basta litigare! Dobbiamo vivere bene, felici, senza litigare e io posso fare in modo che voi stiate meglio gratuitamente - I due molto scioccamente, senza pensare, accettarono, così il signore diede loro una palla nera ciascuno da mangiare e poi se ne andò. Appena il signore andò via, il vulcano Rutto eruttò e i due scapparono; appena sfuggiti alla lava ci si misero delle frane, dei fulmini, dei raggi laser e infine dei fuochi. Riuscirono a tornare nelle loro case, ma quando entrarono era tutto allagato.

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Dopo tre anni di sfortuna, i due capirono che era colpa di quel signore. Erano infuriati, volevano trovarlo e dargli una lezione. Passò un anno e non lo avevano ancora scovato, ma trovarono un signore tutto vestito di giallo. Domandarono a quel signore: - Hai per caso visto un signore tutto vestito di nero? Il signore vestito di giallo rispose: - No, però so come rimediare al vostro problema! – E diede loro da mangiare due palle gialle ciascuno. Bobbo e Rilsol salutarono il signore, tornarono ognuno a casa propria e finalmente non furono più sfortunati.

FINE

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DAISY E VINNIE: LA FRITTATA È FATTA!

Storia di Amedeo e Giulia

C’era una città fatta di cibo che si chiamava Girolamo, che era l’esatto contrario della metropoli di Albatross, perché non era accogliente, nè soleggiata e neppure colorata. Un giorno la principessa Daisy, che abitava a Girolamo, mandò una lettera a suo fratello Vinnie, il quale invece abitava ad Albatross e gli scrisse che voleva andare a vivere nella sua metropoli. Daisy era un tipo molto originale, sembrava uscita da un volantino di un supermercato: aveva i capelli di carne cruda macinata e un cappellino di gelato con un piccolo diadema di foglie d’arancia; i suoi occhi erano due capesante, il naso era formato da una fettina di prosciutto crudo di prima qualità e la bocca era composta da erbe aromatiche. Il suo viso era chiaro e tondo, infatti era una ricotta. Aveva il collo d’uva bianca, le braccia magre come sardine. Si vestiva sempre con una maglietta di spaghetti e una gonna di pomodori, calze di bottiglia e scarpe d’arrosto crudo rifasciato di pancetta. Intanto che Daisy preparava le valigie distrusse la sua casa, perché non la sopportava. Vinnie, aspettando sua sorella, preparò i condimenti per le lettere. Infatti lui mangiava carta e, come Daisy, era un tipo molto strano. Aveva l’aspetto di un vichingo; sulla sua testa spiccavano delle corna di cavolfiore e delle castagne; gli occhi erano due crostatine, per naso aveva un pomodoro con un grande anello verde e la bocca era fatta di pasta. Il suo corpo era di fesa di tacchino e le gambe di polpo, mentre le braccia erano di wurstel. Quando arrivò a casa di Vinnie, Daisy gli confessò che era cattiva e Vinnie rimase di sale. Daisy, per non sprecare il sale, decise di cucinare la focaccia, ma Vinnie fece in tempo a scappare. Andò dal mago Pastrano, per supplicarlo di farlo ritornare normale e tornare da Daisy.

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Il mago lo accontentò, ma in cambio volle dei soldi. Il giorno dopo, intanto che Daisy stava dormendo, Vinnie uscì di casa a prendere una coppetta di gelato per colazione (ovviamente, solo la coppetta di cartone!). Mentre camminava, vide il mago Pastrano molto arrabbiato, perché quando gli aveva chiesto di ritornale normale lo aveva pagato con soldi finti. Anche il mago vide Vinnie e gli intimò di pagarlo, ma lui purtroppo aveva speso tutti i soldi per la coppetta di gelato. Allora il mago per punirlo lo trasformò nuovamente in sale. Nel frattempo Daisy si svegliò e andò a fare colazione, ma

non vide suo fratello da nessuna parte; così uscì di casa per cercarlo. Lo trovò al parco sotto forma di sale e visto che a Daisy piaceva molto quel condimento disse: - Pancia mia fatti capanna!- e si costruì una capanna sulla pancia. Peccato che in quel posto era vietato costruire capanne, così i poliziotti la arrestarono. Il mago vide la scena e si impietosì, visto che anche lui era già stato in galera e sapeva che si stava male, così decise di aiutare Vinnie a far evadere sua sorella e lo ri-trasformò in sé stesso. Vinnie e Pastrano si travestirono da poliziotti ed entrarono in carcere per liberarla, ma i poliziotti scoprirono la loro identità. Fecero in tempo a liberare Daisy e corsero verso un ponte levatoio che si stava sollevando. Furono catapultati per aria e caddero in un fiume e i poliziotti non riuscirono a trovarli. Quando i poliziotti se ne andarono i tre uscirono dall’acqua senza farsi vedere, perché erano ricercati. Infine il mago disse a Vinnie di pagarlo con soldi veri. Ma visto che lui non aveva più soldi trasformò Vinnie e Daisy in frittate.

…“La frittata è fatta!”

FINE

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APPENDICE

Modi di dire... in cucina:

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<<Parla come mangi!>>

<<Siamo fritti!>>

<<Sei un salame!>>

Avere le mani di pastafrolla

Avere le mani di ricotta

Avere gli occhi foderati di prosciutto

Sentirsi le gambe di burro

Diventare rosso come un pomodoro

Essere un grissino

Essere acidi come un limone

Essere dolci come il miele

Essere come il prezzemolo

Essere un pezzo di pane

Spremere qualcuno come un limone

Avere il naso a patata

Essere pieni come un uovo

Metterci dell’olio di gomito (in un lavoro)

Andare a tutta birra

Rigirare la frittata

Cuocere nel proprio brodo

Vendere aria fritta

Capitare come il cacio sui maccheroni

Capitare a fagiolo

Restare di sale

Cadere dalla padella nella brace

Trovare pane per i propri denti

(Qualcosa...) ci sta come i cavoli a

merenda

Avere poco sale nella zucca

Tutto fumo e niente arrosto

Mangiarsi le mani

Rompere le uova nel paniere

Non è farina del suo sacco

Perdersi in un bicchiere d’acqua

Essere un masticabrodo

Tutto fa brodo

Cercare il pelo nell’uovo

Rendere pan per focaccia

Mettere troppa carne al fuoco

Dire pane al pane e vino al vino

<<Pancia mia fatti capanna!>>

<<La frittata è fatta!>>

Trovare l'uovo di Colombo

Dormire sugli allori

Avere le mani in pasta

Andare in luna di miele

Avere solo un’infarinatura (in qualcosa)

(Una cosa) facile come bere un bicchier

d'acqua

Mangiare la foglia

Mangiarsi le parole

(Qualcuno) è una mela marcia

Essere un mangiapane a tradimento

Prendere (qualcuno) in castagna

Fare la faccia da pesce lesso

Se non è zuppa, è pan bagnato

Questa è la ciliegina sulla torta!

Acqua in bocca!

Ingoiare un rospo

Sputare il rospo

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Ins. Pulvirenti Antonella

e

bambini della classe IV di Via Biancheri - I.C. Diano Marina (IM)

a.s. 20013/2014

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