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48 Paray-le- Monial Parrocchia San Giovanni Basta Parrocchia di Santo Stefano www.caedraleaosta.it [email protected] Parrocchie di San Giovanni Battista e di Santo Stefano Oratorio interparrocchiale del Centro

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Paray-le-Monial

Parrocchia San Giovanni Battista Parrocchia di Santo Stefano

www.cattedraleaosta.it [email protected]

Parrocchie di San Giovanni Battista e di Santo Stefano

Oratorio interparrocchiale del Centro

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PROGRAMMA del PELLEGRINAGGIO 14-17 febbraio 2015

SABATO 14 FEBBRAIO Paray-le-Monial: Visita al Santuario, celebrazione dell’Eucarestia e proiezio-ne di un dvd di presentazione del messaggio di Paray-le-Monial. h 13.00 Pranzo h. 14.00 Prosecuzione della visita guidata della basilica cluniacense del Sa-cro Cuore h. 15.30 Partenza per Parigi - Arrivo dopo circa 4 ore - Sistemazione nell’albergo IBIS BUDGET PORTE D’ITALIE

DOMENICA 15 FEBBRAIO h. 9.30 Visita della parrocchia di St-Vincent-de-Paul h. 11.45 Chapelle de St Vincent - celebrazione dell’Eucarestia - incontro per approfondire la figura del Santo h. 13.30 Pranzo h. 14.30 Tour guidato della città Cena in ristorante convenzionato Serata: Paris by night

LUNEDI’ 16 FEBBRAIO h. 9.30 Cappella della Madonna della Medaglia miracolosa. Celebrazione dell’Eucarestia. Video sulle apparizioni a Catherine Labouré e incontro con una sorella. h. 13.00 Pranzo h. 14.00 Tour guidato della città - Tempo libero Cena in ristorante convenzionato Serata libera

MARTEDI’ 17 FEBBRAIO In mattinata Santa Messa in zona Notre Dame h. 10.00 Visita guidata della Cattedrale di Notre Dame Pranzo rapido Partenza per Aosta e arrivo in tarda serata

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21. RITORNELLI DI TAIZE’ 1. Veni Sancte Spiritus tui amoris ignem accende. Veni Sancte Spiritus, Veni Sancte Spiritus

2. Dans nos obscurité, allume le feu qui ne s’éteint jamais, qui ne s’éteint jamais. 3. La ténébre n’est point ténèbre devant toi: la nuit comme le jour est lumière.

4. In manus tuas Pater, commendo spiritum meum.

5. Nada te turbe nada te espante; quien a Dios tiene nada le falta. Nada te turbe, nada te espente: solo Dios basta.

6. Dona la pace Signore a chi confida in te. Dona, dona la pace Signore, dona la pace

7. Magnificat, magnificat, magnificat anima mea Dominum. Magnificat, magnificat, magnificat anima mea.

8. Tu sei sorgente viva, tu sei fuoco, sei carità. Vieni Spirito Santo, Vieni Spirito Santo.

9. Laudate omnes gentes, Laudate Dominum. Laudate omnes gentes, laudate Dominum.

10. Mon âme se repose en paix sur Dieu seul, de Lui vient mon salut. Oui, sur Dieu seul mon âme se repose, se repose en paix.

11. Jésus le Christ, lumière intérieure, ne laisse pas mes ténèbres me parler. Jésus le Christ, lumière intérieure, donne-moi d’accueillir ton amour.

12. Fiez-vous en Lui, ne craignez pas. La paix de Dieu gardera vos coeurs. Fiez-vous en Lui. Alleluia. Alleluia.

13. Ubi caritas et amor, Deus ibi est.

20.JE TE SALUE Je te salue, ô Reine de mon âme, au clair matin comme au déclin du jour. Ce cri joyeux, montant comme une flamme, devient pour moi le chant de mon amour. Sur ma Vallée, étends ta main, ô Reine Immaculée du peuple valdôtain, ô Reine Immaculée du peuple valdôtain.

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16. AVE MARIA Ave Maria, Ave!Ave Maria,Ave!

Donna dell’attesa e madre di speranza, ora pro nobis. Donna del sorriso e madre del silenzio, ora pro nobis. Donna di frontiera e madre dell’ardore, ora pro nobis. Donna del riposo e madre del sentiero, ora pro nobis.

17. SALVE REGINA Salve Regina, Madre di misericordia vita dolcezza speranza nostra salve Salve Regina. A te ricorriamo esuli figli di Eva a te sospiriamo piangenti in questa valle di lacrime. Avvocata nostra volgi a noi gli occhi tuoi mostraci dopo questo esilio il frutto del tuo seno Gesù Salve Regina, Madre di Misericordia o Clemente, o Pia, o dolce Vergine Maria. Salve Regina.

Salve Regina. Salve. Salve. 18. ECCO IL NOSTRO SI’

Fra tutte le donne scelta in Nazareth, sul tuo volto risplende il coraggio di quando hai detto “Sì”. In segna a questo cuore l’umiltà, il silenzio d’amore, la Speranza nel figlio tuo Gesù.

Ecco il nostro Sì, nuova luce che rischiara il giorno, è bellissimo regalare al mondo la Speranza. Ecco il nostro Sì, camminiamo insieme a te Maria, Madre di Gesù, madre dell’umanità.

Nella tua casa il verbo si rivelò nel segreto del cuore il respiro del figlio Emmanuel. In segna a queste mani la fedeltà, a costruire la pace, una Casa Comune insieme a te.

19: JE VOUS SALUE ,MARIE

Je vous salue, Marie, comblée de grâce. Le Seigneur est avec vous. Vous êtes bénie entre toutes les femmes, et Jésus, votre enfant, est béni. Sainte Marie, mère de Dieu, priez pour nous, pauvres pécheurs, maintenant et à l´heure de notre mort. Amen, amen, Alléluia.

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Il dipartimento di Saône-et-Loire è una terra di spiritualità: innumerevoli sono le abbazie, i monasteri, le chiese e i campanili che costellano il suo paesaggio, e che ci parlano del lavoro dei monaci che hanno vissuto in questa terra. Riguardo all’opea monastica medioevale sviluppatasi in Borgogna, Cluny ne è stato il primo

focolare spirituale, culturale e politico. Paray-le-Monial è il frutto architettonico più significativo. Se l’abbazia di Cluny viene fondata nel 910, solo 61 anni dopo il Conte Lamberto chiede a San Mayeul di fondare un altro monastero. Sorse così una chiesa romanica, posta sotto l’autorità di Cluny. I lavori procedettero lentamente per concludersi solo nel XIV secolo, in epoca gotica. La pianta presenta un impianto a tre navate piuttosto corte, incrociate ad un transetto ad una sola navata. Il coro è costituito da un’abside semicircola-re a deambulatorio con tre cappelle radiali. L’affresco del coro risale al XIV secolo, scoperto solo nel 1935; nell’abside troneggia il Re della Creazione: il Cristo benedicente nella gloria. Il campanile composto da otto lati simboleggia l’ottavo giorno, quello della Resurrezione di Cristo, unendo così il cielo e la creazione. La navata centrale ed il transetto sono coperti con volta a botte a sesto acu-to e presenta l'elevazione interna a vari livelli tipica dell'architettura romani-ca con arcate su pilastri di aspetto pre-gotico. I capitelli sono decorati gene-ralmente con motivi vegetali (foglie di acanto) ma alcuni presentano figura-zioni, generalmente di animali. L'esterno dell'edificio si presenta molto sobrio, con possenti murature. Tra le scarse decorazioni risalta il portale del braccio sinistro del transetto, decorato con motivi floreali e geometrici. La crociera è sormontata da un'alta torre e la facciata è stretta tra due altre torri più piccole. L’edificio misura 22 metri di altezza, 25 metri all’incrocio del transetto e 63 metri di lunghezza. Messo a dura prova dalla peste nera del 1346-48, poi dalla guerra dei Cento anni e infine dalle guerre di religione, il priorato di

Sanctuaire de Paray-le-Monial

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Suor Margherita Maria Figlia quintogenita di un notaio reale e giudice della Signoria di Terreau, visse dall’età di 4 anni presso il castello della madrina di battesimo. Proprio qui a 5 anni sentì parlare di voti religiosi e alla messa, all’insaputa di tutti, fece la sua prima consacrazione pronunciando queste parole: “O mio Dio, ti consacro la mia purezza e ti faccio voto di castità perpetua”. Fin dall’infanzia dette prova di una devozione particolare verso il Santo Sacramento e preferiva la preghie-ra e il silenzio ai giochi dei bambini. Nel 1655, alla morte del padre, fu messa in collegio presso le Clarisse Urbaniste di Charolles, dove rimase solo due anni perché si ammalò gravemente. La paralisi la costrinse al letto per 4 anni e la guarigione giunse per un voto fatto alla Vergine Maria di consacrarsi alla vita religiosa; per riconoscenza a 22 anni, il giorno della sua Cresima, aggiunse il nome Maria. Durante l’adolescenza la famiglia visse numerose difficoltà eco-nomiche, Maria si affidò costantemente alla preghiera. Fu in queste occasioni che ebbe le prime visioni di Gesù: le appariva di solito sulla croce o durante l’episodio dell’Ecce Homo; Margherita non se ne stupì mai pensando che anche altri ricevessero le stesse visioni. Nonostante la madre le propose il matrimonio, Maria non abbandonò mai il desiderio di consacrarsi a Dio: visitò vari conventi, ma entrando in quello della Visitazione di Paray-le-Monial una voce interiore le avrebbe detto: “E’ qui che ti voglio!”. Nel 1671 vi entrò e l’anno successivo pronunciò i voti perpetui. Poco dopo l’ingresso in monastero ricevette varie apparizioni di Cristo, avendo addirittura colloqui con il Signore che le rivelò i segreti del suo Cuore Divino. La più famosa delle apparizioni fu quella del giugno del ‘75: Gesù le avrebbe mostrato il proprio cuore dicendo “Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomi-ni, fino a consumarsi per testimoniare loro il suo amore, e per riconoscenza del-la maggior parte di loro non ricevo che ingratitudini”. Un’altra volta le avreb-be detto: “Il mio cuore è pieno di passione per gli uomini e per te in particola-re”. Da allora Margherita pensò di essere stata investita della missione di intro-durre nella chiesa cattolica una devozione particolare verso il Sacro Cuore. Queste manifestazioni le procurarono l’avversione delle altre componenti della comunità, che la consideravano una visionaria. Il Signore le promise di man-darle un servitore fedele; in effetti di lì a poco divenne suo nuovo direttore spi-rituale il gesuita Claude La Colombière.

Paray-le-Monial non era che l’ombra di stesso quando nel 1671 Margherita Alacoque entra nel monastero della Visitazione di Santa Maria, facendo la sua professione solenne nel 1672 come Suor Margherita Maria. L'intitolazione attuale è dovuta alle visioni di santa Marguerite-Marie Alaco-que e poco distante dalla basilica si trova la Cappella dell'Apparizione che conserva le reliquie della santa.

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14. TU SEI Tu sei la prima stella del mattino, Tu sei la nostra grande nostalgia, Tu sei il cielo chiaro dopo la paura, dopo la paura d’esserci perduti e tornerà la vita in questo mare.

Soffierà, soffierà. Il vento forte della vita, soffierà sulle vele e le gonfierà di te. Soffierà, soffierà, il vento forte della vita, soffierà sulle vele e le gonfierà di te. (bis)

Tu sei l’unico volto della pace, Tu sei speranza nelle nostre mani, Tu sei il vento nuovo sulle nostre ali, sulle nostre ali soffierà la vita e gonfierà le vele per questo mare.

Prima del tempo quando l'universo fu creato dall'oscurità il Verbo era presso Dio. Venne nel mondo nella sua misericordia Dio ha mandato il Figlio suo tutto se stesso come pane.

13. VERBUM PANIS Prima del tempo prima ancora che la terra cominciasse a vivere il Verbo era presso Dio. Venne nel mondo e per non abbandonarci in questo viaggio ci lasciò tutto se stesso come pane.

Verbum caro factum est Verbum panis factum est. Qui spezzi ancora il pane in mezzo a noi e chiunque mangerà non avrà più fame. Qui vive la tua chiesa intorno a te dove ognuno troverà la sua vera casa. Verbum caro factum est Verbum panis

15. INNO ALLA CARITA’ Se anche io parlassi tutte le lingue e conoscessi i misteri e la scienza se avessi il dono della profezia ma non avessi la carità non sarei nulla, nulla.

La carità è paziente, la carità è benigna e si compiace della verità. Tutto essa tollera Tutto crede e spera non finirà la carità.

Se avessi fede da spostare le montagne e offrissi ai poveri tutti i miei beni se dessi corpo per essere arso ma non avessi la carità non sarei nulla, nulla

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11. IO LO SO SIGNORE Io lo so, Signore, che vengo da lontano prima nel pensiero e poi nella tua mano io mi rendo conto che tu sei la mia vita e non mi sembra vero di pregarti così: «Padre d’ogni uomo» - e non t’ho visto mai «Spirito di vita» - e nacqui da una donna «Figlio mio fratello» - e sono solo un uomo: eppure io capisco che tu sei verità.

E imparerò a guardare tutto il mondo con gli occhi trasparenti di un bambino e insegnerò a chiamarti «Padre nostro» ad ogni figlio che diventa uomo. (2 v.)

Io lo so Signore che tu mi sei vicino, luce alla mia mente, guida al mio cammino, mano che sorregge, sguardo che perdona e non mi sembra vero che tu esista così. Dove nasce Amore tu sei la sorgente dove c’è una croce tu sei la Speranza dove il tempo ha fine, tu sei vita eterna: e so che posso sempre contare su di te!

E accoglierò la vita come un dono e avrò il coraggio di morire anch’io e incontro a te verrò col mio fratello che non si sente amato da nessuno. (2 v.)

12. PANE E VINO SEI

Pane e vino sei Signore Corpo e sangue dato per noi Questo pane per noi sarà fonte di unità E per noi pane di vita sei già.

Hai donato a noi te stesso Pane spezzato e vino versato A mensa ci hai insegnato prendete e mangiate È il mio corpo dato per voi.

La tua parola ci ha illuminato Hai spezzato il pane con noi Allora i nostri occhi han visto chi sei tu La morte hai vinto solo tu Gesù.

Nella tua casa o Signore Veniamo ad incontrare Te La comunità la tua parola resterà E il tuo corpo in noi sarà.

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I due fondatori dell’Ordine della Visitazione San Francesco di Sales (1567-1622) vescovo di Ginevra residente ad Annecy. Fonda nel 1610 l’ordine della Visitazione di Santa Maria. Le religiose sono sta-bilite per essere imitatrici delle due più care virtù del Sacro Cuore del Verbo incarnato: la mitezza e l’umiltà”, che sono la base e il fondamento del loro Ordine. Santa Giovanna di Chantal (1572-1641) rimaste vedova nel 1601 incontra Francesco di Sales e fonda con lui l’Ordine caratterizzato da vita contemplati-va, servizio dei poveri e dei malati. La Visitazione di Paray-le-Monial fu fondata nel 1626 su richiesta dei Padri Gesuiti, occupa la sua attuale sede dal 1632. Sciolta con la Rivoluzione France-se, la comunità si ricompone nel 1823, ricostituendo come primo atto la cap-pella. La navata di sinistra fu aggiunta nel 1898 per accogliere i pellegrini. L’ultimo restauro è del 2005.

Con l’aiuto di Padre Claude Maria fece conoscere il mes-saggio che Gesù le aveva rivol-to: è l’inizio del culto del Sacro Cuore. Cristo le avrebbe inoltre confidato il desiderio di vedere celebrata una festa in onore del suo Cuore il venerdì che segue l’ottava del Corpo di Cristo; l’avrebbe chiamata di-scepola prediletta del Sacro Cuore ed erede di tutti i suoi tesori. Nel 1690, a causa di un’ennesi-ma malattia, morì pronun-ciando queste parole: “Ciò che ho nel cielo e ciò che desidero sulla terra sei tu solo, o mio Dio”. Nel 1899 papa Leone XIII isti-tuirà la festa del Sacro Cuore. Nel 1920 fu canonizzata da papa Benedetto XV.

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La prima pietra della chiesa fu deposta il 15 agosto del 1824, durante la Restaurazione, un mese prima della morte di Luigi XVIII. La chiesa venne consacrata vent’anni più tardi, i lavori avevano subito rallentamenti a cau-sa della crisi economica e della rivoluzione del 1830. Nel quartiere c’era una sola picco-la chiesa, voluta da St Vincent. Era però troppo decentrata per i parrocchiani, luogo invece molto amato dal Santo per ritirarsi in preghiera. Questa nuova costruzione vie-ne posta sul punto più alto della zona, visi-bile da lontano, voleva apparire come l’im-magine di una chiesa che riemerge dopo la Rivoluzione e afferma la sua presenza. Na-poleone III sarà uno degli ultimi benefattori, donando la scultura del Messia nel 1867. Fu costruita dall’architetto Jean Ja-ques Ignace Hittorf sullo stile delle basiliche latine. All’esterno un magnifico frontone rappresenta la glorificazione di San Vincenzo de Paoli. Artefice dell’o-pera, nel 1846, fu Charles Leboeuf-Nanteuil. San Vincenzo vi appare circonda-to da due angeli, che rappresentano la fede e la carità. Le sculture ai lati evo-cano le sue attività: i forzati, un neo convertito, un prete lazzarista, Figlie della Carità e trovatelli. Al di sotto, un porticato ispirato ad un tempio greco, costi-tuito da dodici colonne, simbolo dei dodici apostoli. All’interno larghe colonne con capitelli ionici in basso, e corinzi in alto, delimi-tano le tre navate e le tribune. L’aspetto interno tiene fede al progetto origi-nario di Hittorf secondo cui l’architettura doveva essere ricca di colore: le co-lonne sono albicocca, le capriate rosse, blu e dorate ad imitazione del Duomo di Monreale.I volumi ricordano le prime chiese romaniche. Nell’abside, un Cri-sto incoronato di gloria troneggia su un fondo d’oro e benedice i bambini che San Vincenzo gli presenta (bassorilievo). Cristo è attorniato dagli arcangeli Mi-chele e Gabriele e da due gruppi di sei angeli che portano gli strumenti della passione, tra i quali la corona di spine, la croce e i chiodi. Più sotto, in un fregio semicircolare sono riportati i sette sacramenti della Chiesa: il battesimo, l’euca-restia, la cresima, il matrimonio, l’ordine, la riconciliazione ed il sacramento dei malati.

Paroisse Saint-Vincent-de-Paul

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9. BENEDICI, O SIGNORE Nebbia e freddo, giorni lunghi e amari mentre il seme muore. Poi il prodigio antico e sempre nuovo del primo filo d'erba e nel vento dell'estate ondeggiano le spighe: avremo ancora pane.

Benedici, o Signore, questa offerta che portiamo a te. Facci uno come il pane che anche oggi hai dato a noi.

Nei filari, dopo il lungo inverno fremono le viti. La rugiada avvolge nel silenzio i primi tralci verdi, poi i colori dell'autunno coi grappoli maturi: avremo ancora vino.

8. TU ES LE DIEU Tu es le Dieu des grandes espaces et des larges horizons, Tu es le Dieu des longues routes, des chemins vers l’infini.

Tu es le dieu qui dit: “Va! Quitte ton pays, tes idées mortes et tes vieux préjugés. Ta vie fa refleurir, n’aie pas peur de mourir, laisse germer la Parole et la Foi. Tu porteras des fruits de joie”.

Tu es le Dieu qui dit: “Passe à travers la mer, je t’ouvrirai des vastes horizons. Tu auras soif et faim d’aller toujours plus loin vers ce pays qui t’appelle là-bas où tu pourras vivre avec moi”. Tu nous dis: “Lève-toi! Je serai avec toi. Je t’établis prophète des nations. Pour être mon témoin, indiquer le chemin, je mets en toi ma force et mon Esprit, comme un grand feu qui t’envahit”.

10. LE TUE MERAVIGLIE Ora lascia o Signore che io vada in pace perché ho visto le tue meraviglie. Il tuo popolo in festa per le strade correrà a portare le tue meraviglie.

La tua presenza ha riempito d’amore le nostre vite e le nostre giornate. In te una sola anima un solo cuore siamo noi con te la luce risplende splende più chiara che mai.

La tua presenza ha inondato d’amore le nostre vite e le nostre giornate. Fra la tua gente resterai per sempre vivo in mezzo a noi fino ai confini del tempo così ci accompagnerai.

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4. SE VUOI Se vuoi puoi venire con me se vuoi lascia tutto di te se vuoi la tua sola speranza sarò se vuoi a me per sempre ti legherò.

Il Signore è il mio pastore nulla mai mi mancherà, custodirà la mia vita come bene prezioso.

Se dovessi camminare per una strada oscura io non avrò paura se tu sarai con me.

Gioia e grazia saranno mie compagne nel cammino, io vivrò con il Signore per tutta la mia vita.

5. DALL’AURORA AL TRAMONTO Dall’aurora io cerco te fino al tramonto ti chiamo ha sete solo di te, l’anima mia come terra deserta

Non mi fermerò un solo istante, sempre canterò la tua lode perché sei il mio Dio, il mio riparo, mi proteggerai all’ombra delle Tue ali.

Dall’aurora io cerco te fino al tramonto ti chiamo ha sete solo di te, l’anima mia come terra deserta

Non mi fermerò un solo un solo istante, io racconterò le tue opere perché sei il mio Dio unico bene, nulla mai potrà la notte contro di me.

3.VIENI SANTO SPIRITO DI DIO Vieni, Santo Spirito di Dio, come vento soffia sulla Chie sa! Vieni, come fuoco, ardi in noi e con te saremo veri testimoni di Gesù.

Sei vento: spazza il cielo dalle nubi del timore; sei fuoco: sciogli il gelo e accendi il nostro ardore. Spirito creatore, scendi su di noi!

Tu bruci tutti i semi di morte e di peccato; tu scuoti le certezze che ingannano la vita. Fonte di sapienza, scendi su di noi! RIT.

Tu sei coraggio e forza nelle lotte della vita; tu sei l’amore vero, sostegno nella prova. Spirito d’amore, scendi su di noi! RIT.

6. ALLELUIA IRLANDESE Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia

Cantate al Signore con gioia grandi prodigi ha compiuto cantatelo in tutta la terra.

7. ALLELUIA Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia alleluia, alleluia, alleluia, alleluia. Questa tua parola non avrà mai fine, ha varcato i cieli e porterà il suo frutto. Questa tua parola non avrà mai fine, ha varcato i cieli e porterà il suo frutto.

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Il quartiere St Lazare Saint Lazare è il quartiere di Parigi dove San Vincenzo svolse le sue attività dal 1632 fino alla morte. Il Priorato di Saint Lazare, all’epoca di Vincenzo de Paoli, formava un grande rettangolo delimitato dalla rue Faubourg-Saint Denis, il boulevard de la Chapelle, la rue du Faubourg-Poissonnière e la rue de Paradis. Il tutto ricopri-va cinquantadue ettari! Saint Lazare fu la Casa Madre della Congregazione della Missione dal 1632 al 1792. Lì Vincenzo de Paoli visse dal 1632 fino alla morte, il 27 settembre 1660. Il suo corpo vi riposò in una cappella per lunghi anni. La Casa Saint Lazare rispondeva a molteplici finalità: formazione dei preti, rifugio per i ricercati in tempo di guerra, distribuzione di cibo per gli af-famati. L’intera costruzione del priorato fu demolita nel 1933. Da non perdere è il gigantesco ritratto di San Vincenzo nella rue du Faubourg-Saint Denis, realizzato nel 1988 dal celebre artista Yvaral (Jean Pierre Vasarely) sul muro dell’edificio. Quest’opera è stata concepita come un pannello pubblicitario, le cui lamelle di alluminio, pur rimanendo ferme, fanno sì che il volto del santo compaia e scompaia progressivamente a seconda della posizione assunta da chi guarda. Da vedere Il giardinetto Alban-Satragne, in rue du Faubourg-Saint Denis 107, è il riferimento che ricorda l’ingresso principale del Priorato Saint Lazare, costruito nel 1683. Nel giardinetto è stata posta una statua in pietra in memoria di San Vincenzo, con un medaglione con il ritratto del San-to che porta scritto: «Quanta pena provo per le vostre pene». Alle spalle del monumento si può vedere la cappella dell’Ospedale di Saint Lazare che è oggi sede di una facoltà di medicina di Parigi e contiene un’aula ad anfitea-tro dedicata a San Vincenzo.

La congregazione della Missione, i Lazzaristi o Vincenziani La Congregazione della Missione (in latino Congregatio Missionis) è una socie-tà clericale di vita apostolica di diritto pontificio: i membri della compagnia, detti comunemente Lazzaristi o Signori della Missione o Preti della Missio-ne oVincenziani. Cenni storici La congregazione venne fondata da San Vincenzo de' Paoli (1581-1660). nel gennaio del 1617, confessando a Gannes un contadino moribondo, si rese conto della miseria morale e materiale della popolazione rurale e, d'intesa con la marchesa Françoise Marguerite de Silly, decise di consacrarsi interamente ai poveri. Il 25 gennaio 1617, festa della conversione di san Paolo, presso la chiesa di Folleville iniziò la predicazione della sua prima missione al popolo e il 17 aprile 1625 istituì una compagnia, detta dei Preti della Missione, per l'aposto-lato rurale.

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Nel 1625 la fraternità si stabilì nel collège des Bons Enfants di Parigi, da cui i sacerdoti partivano per predicare, tra la gente di campagna, missioni popolari che potevano durare tra i venti e i sessanta giorni; nel 1632 la casa madre della compagnia venne trasferita nell'antico priorato di Saint-Lazare, un antico convento e lazzaretto per gli appestati, per cui i membri della società presero a essere chiamati anche Lazzaristi. La compagnia venne approvata dall'arci-vescovo di Parigi il 24 aprile 1626 e da papa Urbano VIII con la bolla Salvatoris Nostri del 12 gennaio 1633; le prime regole, elaborate dal fondatore, vennero pubblicate il 17 maggio 1658. Vincenzo de' Paoli non intese creare un ordine, soprattutto per evitare che le attività del coro distogliessero i membri dall'apostolato attivo: non volle, quin-di, che i suoi compagni si vincolassero alla compagnia mediante voti pubblici, ma che pronunciassero solo voti privati di povertà, obbedienza e castità, più un quarto di dedicarsi all'apostolato tra i poveri e i contadini (voti approvati da papa Alessandro VII il 22 settembre 1655 e confermati da Pio XII nel 1953). L'abito dei Preti della Missione fu molto simile a quello del clero secolare: veste talare, colletto bianco rivoltato all'esterno, fascia nera ai lombi, corona del ro-sario al fianco. La società ebbe rapida diffusione e alla morte del fondatore (1660) i Lazzaristi erano già presenti in Francia, Italia , Irlanda, Tunisia, Algeria, Madagascar, Scozia e Polonia. Attività e diffusione Fondata con lo scopo di evangelizzare la gente di campagna, la congregazio-ne aggiunse alla predicazione delle missioni popolari la predicazione di ritiri ed esercizi spirituali, l'insegnamento e la direzione di seminari, le missioni ad gen-tes, la direzione delle Figlie e delle Dame di Carità e l'assistenza a schiavi e for-zati. La spiritualità dei Lazzaristi porta il segno dell'impronta contemplativa di Pierre de Bérulle e Francesco di Sales, amici del fondatore: per Vincenzo de' Paoli i suoi preti avrebbero dovuto essere "Certosini in casa, apostoli fuori".Il motto della società è "Evangelizare pauperibus misit me", "mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio" (Lc 4,18). I Preti della Missione sono presenti in Africa (Congo, Eritrea, Etiopia, Madagascar, Mozambico, Nigeria), nel-le Americhe (Argentina,Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Ri-ca, Cuba, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Perù, Porto Rico, Stati Uni-ti, Venezuela), in Asia(Cina, Filippine, India, Indonesia, Libano), in Europa (Austria, Belgio, Bielorussia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina, Un-gheria) e in Australia la sede generalizia a Roma.

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1. LUCE DI VERITA’ Luce di verità, fiamma di carità, vincolo di unità, Spirito Santo Amore. Dona la libertà, dona la santità, fa’ dell’umanità il tuo canto di lode.

Ci poni come luce sopra un monte: in noi l’umanità vedrà il tuo volto Ti testimonieremo fra le genti: in noi l’umanità vedrà il tuo volto. Spirito, vieni.

Tu nella brezza parli al nostro cuore: ascolteremo, Dio, la tua parola; ci chiami a condividere il tuo amore: ascolteremo, Dio, la tua parola. Spirito, vieni.

Cammini accanto a noi lungo la strada, si realizzi in noi la tua missione. Attingeremo forza dal tuo cuore, si realizzi in noi la tua missione. Spirito, vieni.

2. LAUDATO SII,SIGNORE MIO Laudato sii, signore mio Laudato sii, signore mio Laudato sii, signore mio Laudato sii, signore mio

Per il sole d'ogni giorno che riscalda e dona vita Egli illumina il cammino di chi cerca Te Signore.

Per la luna e per le stelle io le sento mie sorelle le hai formate su nel cielo e le doni a chi è nel buio.

Per la nostra madre terra che ci dona fiori ed erba su di lei noi fatichiamo per il pane di ogni giorno.

Per chi soffre con coraggio e perdona nel tuo amore tu gli dai la pace tua alla sera della vita.

Per la morte che è di tutti io la sento ogni istante ma se vivo nel tuo amore dona un senso alla mia vita.

Per l'amore che è nel mondo tra una donna e l'uomo suo per la vita dei bambini che il mondo fanno nuovo.

Io ti canto mio Signore e con me la Creazione ti ringrazia umilmente perché tu sei il Signore.

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V/. L'angelo del Signore portò l'annuncio a Maria, R/. ed ella concepì per opera dello Spirito Santo. Ave, o Maria, piena di grazia... V/. "Ecco sono la serva del Signore." R/. "Avvenga in me secondo la tua parola."

Ave Maria, piena di grazia... V/. E il verbo si fece carne. R/. E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria, piena di grazia... V/. Prega per noi santa madre di Dio. R/. Perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo. Preghiamo: infondi nel nostro spirito, la tua grazia, o Padre, tu, che nell'annuncio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen. Tre Gloria.

Benedizione apostolica:

« Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. Sia benedetto il nome del Signore. Ora e sempre. Il nostro aiuto è nel nome del Signore. Egli ha fatto il cielo e la terra. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, e Figlio, e Spirito Santo. Amen. »

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Vincenzo de Paoli è morto il 27 settembre 1660 nella Maison de Saint Lazare, in rue du Faubourg Saint-Denis, che era al tempo stesso un ospedale, un semi-nario ed un luogo per ritiri spirituali. È stato sepolto nel coro della chiesa di Saint Lazare. Durante la Rivoluzione la chiesa fu saccheggiata e trasformata in prigione. Le spoglie di San Vincenzo, restituite nel 1795, furono poste nella Cappella della Casa Madre della Congregazione della Missione fino al 1830. La prima pietra della Cappella di San Vincenzo fu posta il 17 agosto 1826 e la consacrazione avvenne il 1° novembre 1827 ad opera di Monsignor Hyacin-the-Louis de Quélen, arcivescovo di Parigi. Questa cappella è una bellissima testimonianza dello stile accurato dell’epoca di Carlo X. L’architettura La facciata, di stile antico, è composta da quattro pilastri sormontati da un fregio rappresentante delle croci greche legate alle iniziali di San Vincenzo. Nel timpano triangolare vi è l’iscrizione latina: Sancto Vincentio a Paolo sa-crum. Sopra la porta si può vedere un medaglione con il busto del santo. La sobrietà della facciata contrasta con la ricchezza degli ornamenti all’interno. La navata è delimitata da ventidue colonne. Al centro l’altar maggiore, la teca di San Vincenzo e un trompe-l’oeil in cui San Vincenzo è rappresentato nella gloria al centro delle istituzioni da lui fondate. Entrando nella Cappella si notano due grandi quadri: a sinistra San Vincenzo che sale al cielo (XVIII secolo) e a destra La visione dei globi (1760). Padre Jean-Baptiste Etienne, superiore generale della Congregazione della Missione dal 1843 al 1874, fece erigere, nel 1854, un altar maggiore con due rampe di accesso alla teca di San Vincenzo.

Chapelle Saint-Vincent-de-Paul

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L’altare maggiore è riccamente decorato da molte sculture di santi. Ai lati del-la croce dorata si trovano le reliquie dei due santi particolarmente legati a San Vincenzo: San Francesco di Sales (a sinistra) e Santa Giovanna di Chantal (a destra). Più in alto, ai lati della teca, troviamo le statue degli apostoli e de-gli evangelisti. Nel lato sinistro troviamo: Giovanni, Tommaso, Filippo, Bartolo-meo, Giacomo il minore, Luca e Pietro. A destra: Paolo, Andrea, Marco, Gia-como il maggiore, Simone, Matteo e Giuda Taddeo. Teca di San Vincenzo de’Paoli La teca dove riposa il corpo di San Vincenzo è d’argento massiccio. È stata offerta da Mons. Hyacinthe de Quélen grazie ad una sottoscri-zione popolare e fu posta solennemente al di sopra dell’altar maggiore nel 1830. Sulla teca, una sta-tua raffigura San Vincen-zo che sale al cielo circon-dato da quattro angeli che rappresentano la religione, la fede, la spe-ranza e la carità. Da ogni lato della teca si possono vedere due orfanelli, un ragazzo ed una ragazza, con le mani giunte, che in-vocano San Vincenzo. Sebbene le spoglie di San Vincenzo siano state nascoste e spostate più volte durante le guerre e le rivoluzioni, la teca ha ben conserva-to il suo corpo. Il viso e le mani sono incerate, il corpo del santo è vestito di un camice e una stola ricamate a filo d’oro. San Vincenzo tiene tra le mani la cro-ce che gli è servita quando ha accompagnato re Luigi XIII sul letto di morte. Molti sono i pellegrini che durante l’anno vengono ad inginocchiarsi davanti al santo per pregare. Arco di trionfo Il dipinto semicircolare in trompe l’oeil «Apoteosi di San Vincenzo e delle sue istituzioni più importanti» è stato realiz-zato nel 1855 da François Carbonnier, lazzarista e allievo del celebre pittore Jean Auguste Dominique Ingres. Al di sotto del dipinto si trova l’iscrizione lati-na «Pertransiit bene faciendo (Passò facendo il bene)», citazione tratta dagli Atti degli Apostoli (10, 38) riferita a Gesù Cristo e qui applicata a San Vincen-zo. A sinistra: San Vincenzo predica il vangelo ai poveri, San Francesco-Regis Clet con un crocifisso, San Gabriele Perboyre con una gran croce e San Vincen-zo che insegna a degli ordinandi nell’ambito delle Conferenze.

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V. Angelus Domini nuntiavit Mariae;

R. Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.

V. Ecce ancilla Domini.

R. Fiat mihi secundum verbum tuum. Ave Maria

V. Et Verbum caro factum est.

R. Et habitavit in nobis. Ave Maria

V. Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix.

R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Oremus: Grátiam tuam, quǽsumus, Dómine, méntibus nostris infunde; ut qui, Ángelo nuntiánte, Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus, per passiónem eius et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur.

Per eúndem Christum Dóminum nostrum. Amen.

Glória Patri et Fílio et Spirítui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc et semper et in sǽcula sæculórum. Amen.

Benedizione apostolica:

Dominus vobiscum. Et cum spiritu tuo.

Sit nomen Domini benedictum. Ex hoc nunc et usque in sæculum. Adiutorium nostrum in nomine Domini. Qui fecit cælum et terram. Benedicat vos omnipotens Deus, Pa ter, et Fi lius, et Spiritus Sanctus. Amen. »

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Il Cantico di Simeone Ora lascia, o Signore, che il tuo servo

vada in pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi han visto la tua salvezza

preparata da te davanti a tutti i popoli,

luce per illuminare le genti

e gloria del tuo popolo Israele.

Preghiera della Sera Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio per avermi creato, Fatto cristiano e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso, E se qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me E con tutti i miei cari. Amen

Il Cantico della Beata Vergine

L'anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente

e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

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Altari, vetrate e cantorie Nei due lati della navata centrale si trovano due serie di cinque altari laterali, diverse vetrate e due cappelle: a sinistra la cappella della Santa Vergine e a destra quella di San Giuseppe. Ogni altare è dedicato a un santo e ogni vetra-ta contiene dei medaglioni che rappresentano la vita di San Vincenzo, dalla nascita fino alla morte. È anche rappresentata la traslazione delle sue reliquie e l’invito a vivere oggi la carità a sua immagine. La cantoria di sinistra è dedicata alla Vergine Maria e contiene quattro qua-dri: la Presentazione di Maria al tempio, l’Annunciazione, la Visitazione e la Definizione dell’Immacolata Concezione. La cantoria di destra, dedicata a Ge-sù Cristo, è decorata con quattro quadri: l’Adorazione dei Magi, Gesù al tem-pio a dodici anni, il Discorso della Montagna e l’Ascensione.

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Chapelle Notre-Dame de la Medaille Miraculeuse

La Cappella di Nostra Signora della Meda-glia Miracolosa è stata costruita nel 1815; consacrata il 6 agosto 1816, è stata ampliata una prima volta nel 1849, quindi nel 1930 è stata oggetto di una vera e propria rico-struzione. È in questa cappella che la Vergi-ne Immacolata è apparsa alla Figlia della Carità suor Caterina Labouré, e ha donato al mondo la Medaglia Miracolosa. Suor Caterina (1806-1876), novizia ventiquattrenne, ha avuto tre apparizioni nelle quali la Vergine Maria le ha affidato la missione di far coniare una medaglia con l’invocazione: «O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te». Sono più di due milioni i pellegrini che ogni anno vistano la Cappella. La Vergine dai raggi Al centro, l’altar maggiore è sormontato dalla statua della Vergine. Dalle sue mani escono dei raggi come aveva visto suor Caterina. Sono il simbolo delle grazie che Dio diffonde nel mondo per intercessione della Vergine. Al di sopra, un affresco di André Mériel Bussy, datato 1930, rappresenta la prima visione di suor Caterina con la Vergine seduta in poltrona che le affida la sua missione. Sotto l’altare di destra riposa il corpo di santa Caterina. Sopra l’altare c’è una statua della Vergine Maria che porta un globo sormontato da una croce. I due fondatori Sopra l’altare di sinistra, in una teca, giace il corpo di Santa Luisa di Marillac (1591-1660). Si deve a lei e a San Vincenzo de Paoli la fondazione della Congre-gazione delle Figlie della Carità nel 1633. Al di sopra della teca un mosaico della scuola di Mauméjean rappresenta lo Spirito Santo che vola nella gloria sma-gliante lasciando cadere, tra due angeli in adorazione, raggi d’oro che avvolgo-no con la loro luce Santa Luisa. Un reliquiario posto sopra l’altare di destra con-tiene il cuore di San Vincenzo de Paoli. Il reliquiario è stato offerto da una delle Dame della Carità più generose, la Duchessa d’Aguillon, nipote del Cardinal Richelieu. Una grande statua realizzata nel 1930 dalla ditta Raff rappresenta l’apostolo della carità. Dietro, un altro mosaico della scuola Mauméjean circon-da il santo con le fiamme della carità. Due angeli portano i sigilli delle due fa-miglie religiose, le Figlie della Carità e i Padri e Fratelli della Missione.

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Il Cantico di Zaccaria Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo

e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,

salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanti ci odiano; così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua Santa Alleanza,

del giuramento fatto ad Abramo nostro padre di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore in santità e giustizia al suo cospetto per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati,

grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace.

Preghiera del Mattino Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, Fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: Fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà Per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me E con tutti i miei cari. Amen

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Preghiera della sera SALMO 48 Ascoltate, popoli tutti, porgete orecchio abitanti del mondo, voi nobili e gente del popolo, ricchi e poveri insieme. La mia bocca esprime sapienza, il mio cuore medita saggezza; porgerò l'orecchio a un proverbio, spiegherò il mio enigma sulla cetra. Perché temere nei giorni tristi, quando mi circonda la malizia dei perversi? Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine, e non vedere la tomba. Vedrà morire i sapienti; lo stolto e l'insensato periranno insieme e lasceranno ad altri le loro ricchezze. Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra. Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Lettura Breve Rm 3, 23-25a Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazio-ne per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia

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Ai lati della statua si possono leggere le parole di san Vincenzo de Paoli; a sini-stra: «La grazie della perseveranza è la più grande di tutte. Essa incorona tut-te le altre grazie, e la morte che ci troverà con le armi in pugno è la più glo-riosa e la più desiderabile»; a destra: «Amiamo Dio, ma questo si realizzi con la fatica delle braccia e il sudore della fronte». -

Caterina Labouré Caterina Labouré è nata il 2 maggio 1806 in un villaggio della Borgogna, Fain les Moutiers. Era l'ottava di dieci figli di Pierre e Madeleine Labouré, proprie-tari di una fattoria. La morte di Madeleine, a 46 anni, immerse la famiglia nel lutto. Caterina, in lacrime, salì su una sedia per baciare la statua della Ma-donna e dirle: «Adesso, sarai tu mia madre». A ventiquattro anni, Caterina, dopo avere superato molti ostacoli, entrò come novizia alla Casa madre delle Figlie della Carità, rue du Bac a Parigi. È qui, nella cappella, che la Madonna le apparve alcuni mesi più tardi, la prima vol-ta fu per il 19 luglio 1830, per annunciarle una missione; la seconda volta, il 27 novembre seguente, per affidarle la medaglia che Caterina sarà incaricata di fare coniare. L’anno seguente suor Caterina è destinata a Reuilly, allora sobborgo povero a sud est di Parigi. Fino alla fine della vita servirà i poveri anziani, nel più totale nascondimento, mentre la medaglia si diffondeva miracolosamente in tutto il mondo. Caterina Labouré morì in pace il 31 dicembre 1876: «Parto per il cielo… vado a vedere Nostro Signore, sua Madre e san Vincenzo». Nel 1933, in occasione della sua beatificazione, si aprì il loculo nella cappella di Reuilly. Il corpo di Caterina fu ritrovato intatto e trasferito nella cappella della rue du Bac; qui venne installato sotto l'altare della Vergine al Globo.

Luisa di Marillac Proclamata Santa da papa Pio XI nel 1934, è la fondatricem insieme a San Vincenzo, delle Figlie della Carità. Nasce a Parigi nel 1591, cresce presso il mo-nastero reale di San Luigi di Poissy dove le domenicane le insegnarono a co-noscere Dio, a leggere, scrivere e dipingere, dandole una forte formazione umanistica. E’ molto probabile che in questo periodo abbia conosciuto la spiri-tualità di Santa Caterina da Siena. Ben presto viene inviata di nuovo a Parigi, dove imparò a tenere una casa e beneficiò del clima della riforma cattolica che infiammava Parigi. Frequentava le cappuccine “Figlie della Croce”, pen-sando di diventare una di esse, fece voto di servire Dio e il prossimo. Un padre cappuccino le consigliò però di non entrare in monastero come sorella. Viene accompagnata al matrimonio, sposa nel 1613 Antoine le Gras, segretario agli ordine della regina madre Maria de Medici. Pochi anni il marito cade grave-mente malato, muore nel 1625.

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Nel 1624 conosce Vincenzo de Paoli che aveva iniziato a fondare le confraternite della Carità. Vincenzo la conduce verso il bene del prossimo, incaricandola della missione presso le dame della Carità. Esse si occupavano di dare denaro e tempo al servizio corporale e spirituale dei pove-ri. Mademoiselle le Gras arrivava carica di vestiti e medicine per i poveri, riunì le altre signore in-coraggiandole a vedere Cristo in coloro che ser-vivano. Nel 1642 Luisa e altre quattro donne, in accordo con San Vincenzo, fecero voto di offrirsi totalmente al servizio di Cristo nella persona dei poveri. Questi furono gli inizi della Compagnia delle Figlie della Carità. Legati da una stretta collaborazione e da una grande amicizia, Luisa e Vincenzo risposero insieme alle chiamate dei

più diseredati del loro tempo, grazie alla nuova compagnia che avevano fon-dato insieme. Le attività delle Figlie della Carità erano molteplici, dall'educazione dei trova-telli al soccorso alle vittime della guerra dei Trent'anni e della Fronda, dalla cura dei malati a domicilio o negli ospedali al servizio ai galeotti e alle persone malate mentali, dall'istruzione delle bambine povere al contributo alla crea-zione dell'ospizio del Santo nome di Gesù e dell'ospedale generale di Parigi. Queste donne "libere" avevano per velo "la santa umiltà'", "per monastero la casa dei malati, per cella una camera d'affitto, per chiostro le vie della città, o le sale degli ospedali" e per motto: «La carità di Gesù Crocifisso ci stimola». Nel 1657, Vincenzo de Paoli disse che Luisa de Marillac era "come mor-ta" (perché aveva rinunciato alla sua vita per gli altri) da più di vent' anni, ma ella si spense solamente il 15 marzo 1660, alcuni mesi prima di lui. Il suo corpo, prima inumato nella chiesa di Saint-Laurent a Parigi, oggi riposa nella cappella dell'attuale casa madre delle Figlie della Carità a Parigi.

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Martedì 17 febbraio

SALMO 42 Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall'uomo iniquo e fallace. Tu sei il Dio della mia difesa; perché mi respingi, perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio. Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera del mattino

Dal vangelo secondo Marco Mc 8, 14-21 In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva di-cendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spez-zato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete por-tato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

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Preghiera della sera

SALMO 44 Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema. La mia lingua è stilo di scriba veloce. Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia. La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i tuoi nemici; sotto di te cadono i popoli. Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali. Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre. Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Lettura breve 1 Ts 2, 13 Noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.

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Il primo gennaio 2014 nella Compagnia delle Figlie della Carità ci sono 16 701 Suore che operano in 1 983 Comunità in 95 paesi.

Le Figlie della Carità Le Figlie della Carità sono chiamate a servire Gesù Cristo nella persona dei poveri e degli emarginati, con spirito di umiltà, semplicità e carità. Mosse dall’amore di Cristo e sostenute da una profonda vita di preghiera, vivono in comunità di vita fraterna, aiutandosi le une le altre nella missione comune di servizio, servizio che si rivolge alla persona in tutte le sue dimensioni umane e spirituali. Riconosciute nella Chiesa come società di vita apostolica, la Compagnia è at-tualmente presente in 93 paesi, sui cinque continenti. Vivono e servono nei luoghi di emergenza sociale : ospedali, case di bambi-ni, scuole, accoglienza di giorno per le senzatetto, persone che soffrono di di-pendenze o di handicap. Infine, dovunque ci sia un bisogno e dove possono portare aiuto e sostegno, vogliono essere disponibili e pronte a servire, secondo le proprie forze e possibilità, in collaborazione con altre forze vive della Chiesa e diversi organismi ed Associazioni. Nella vita di fede, le Figlie della Carità danno molto posto alla preghiera, so-stenuta da una vita liturgica e sacramentale, nel silenzio, nell’ascolto della Parola di Dio e del suo messaggio, all’insegnamento della Chiesa ed all’eredità vincenziana. I poveri sono presenti nella loro preghiera; le F.d.C. pregano per loro e in loro nome. Il Cristo è, per le Figlie della carità, la sorgente da cui sgorga il loro amore, il fuoco che stimola la loro azione e ad andare verso più poveri, la forza che di-namizza i loro progetti, il tesoro che dà senso alla loro vita. In riferimento a Cristo povero ed alle condizioni di vita dei fratelli che servono, le Figlie della Carità optano per uno stile di vita semplice. Vivono in comunità, in un clima di ascolto reciproco e di dialogo, condividendo ciò che sono e ciò che hanno. Insieme, esse si aiutano ad andare dovunque le persone soffrono e per lavorare con i poveri alla loro promozione. Portatrici di gioia e di speran-za, sono al servizio di coloro la cui dignità è calpestata. Sono felici di potersi dare totalmente al Signore servendo i loro fratelli. I Fondatori hanno inculcato alle Figlie della Carità l’amore e l’imitazione della Vergine Maria, per questo contemplano in lei : l’Immacolata, aperta allo spirito, la Serva umile e fedele, la Madre di Dio, Madre di misericordia e speranza dei piccoli.

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Notre-Dame

Storia Parigi fu evangelizzata a partire dal III d.C. Il Papa Fabiano inviò il Vescovo Dioniso che divenne il patrono della città. In questo secolo i cristiani erano ancora perseguitati in Gallia, come ovunque in tutto l’Impero ro-mano: il nuovo Vescovo francese doveva celebrare il culto in segreto, sicuramente in una villa galllo-romana. San Dioniso è stato poi martirizzato qualche anno più tardi con i suoi ausiliarii sul Mont Mercure, nominato poi Mont Martyrum (Monmartre). I suoi successori vissero in clandestinità fino al 313, data dell’editto di Milano di Costantino. A

questo punto fu allora possibile costruire un primo edificio cristiano nella zona dell’attuale Val-de-Grace. Non si hanno dati certi su questa prima cattedrale. Molti studi e scavi sono stati fatti nella zona di Notre Dame: si presuppone ci fosse un tempio pagano, rimpiazzato poi da una grande basilica a cinque na-vate, simile alle basiliche di Roma o di Ravenna. Sicuramente dedicata a St Etienne, non si conosce però con esattezza l’origine (IV o VII secolo?). Era certa-mente molto grande tanto che la sua facciata occidentale, situata una qua-rantina di metri più a ovest della facciata attuale, aveva una larghezza di poco inferiore della lunghezza totale dell’edificio. All’interno le colonne erano erette in marmo e le pareti rivestite di mosaici. A nord era dotata di un batti-stero. Questa Cattedrale fu costantemente restaurata fino al XII secolo in cui il Ve-scovo Maurice de Sully e il capitolo decisero di costruire al suo posto una catte-drale nuova, molto più alta e più lunga, così come permettevano le nuove tecniche architettoniche dell’epoca. Nel 1163 viene posta la prima pietra di Notre Dame, dopo aver distrutto la chiesa di St Etienne, inserendosi pienamente nell’arte gotica. La sua costruzio-ne e decorazione interna furono concluse all’inizio del XIV secolo, altre modifi-che vennero eseguite tra il XVII e il XVIII, soprattutto durante la Rivoluzione francese.

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Lettura Breve 2 Ts 2, 13-14 Noi dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore no-stro Gesù Cristo.

Lunedì 16 febbraio SALMO 18 I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono. Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola. Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via. Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Dal vangelo secondo Marco Mc 8, 11-13 In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chie-dendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà da-to alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Preghiera del mattino

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Dal vangelo secondo Marco Mc 1, 40-45 In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginoc-chio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonen-dolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tan-to che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Preghiera della sera

SALMO 109 Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici. A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato». Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

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Nel 1801 Notre Dame fu riconsegnata alla chiesa cattolica romana, partono quindi nuove ristrutturazioni. Nel XX secolo fortunatamente i due conflitti mondiali risparmiarono lo catte-drale. Nel 1965 sarà Jacques le Chevallier ad occuparsi delle vetrate delle na-vate, ricostituendo un ambiente e un colore simile a quelle del XIII secolo. Dal 1990 al 92 fu la volta dell’organo, a seguire la pulizia della facciata occi-dentale.

La facciata occidentale Essa fu iniziata nel 1200, la torre Nord terminata nel 1240 e quella Sud nel 1250. Si presenta come una massa imponente, semplice ed armoniosa in cui la forza e la grandezza s reggono su un gioco di linee verticali e orizzontali: quat-tro contrafforti verticali si elevano fino alla sommità delle torri, simboleggian-do il desiderio dell’uomo di costruire questa cattedrale per Dio; due bande orizzontali sembrano spingere l’edificio verso la terra, sottolineando che la chiesa è anche fatta per gli uomini. La facciata è larga 41 metri, alta 43 sotto le torri, 63 con le due torri. Attraverso i quadrati (simboli dello spazio creato, limitato) e i cerchi (simboli dell’infinito) la facciata vuo-le raccontare come il mondo di Dio faccia irruzione sulla terra: Dio si è fatto uomo, è rappresentato qui il mistero dell’incarnazione. La testa della Vergine e di Gesù si inseriscono perfettamente al centro del rosone: il sì di Ma-ria ha permesso l’irruzione di Dio in Cristo nel mondo; e Maria presenta suo Figlio alla città. Al centro della facciata il rosone misura 9,60 metri di diametro, terminato verso il 1225. Fa quasi da aureola alla statua di Maria e al Bambino tenuto tra due angeli. A destra e a sinistra le statue di Adamo ed Eva ricordano il peccato originale. Sotto la balaustra si stende la Galleria dei RE, 28 statue di 28 gene-razioni dei re di Giuda, discendenti di Jesse e antenati di Gesù. Al di sotto tre grandi portali, non completamente identici. Quello centrale è chiamato “le portrail du jugement”, più alto e più largo degli altri dedicati a Sant’Anna, a destra, e alla Vergine a sinistra.

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Paroisse St-Louis-en-l’Ile

La Chiesa è stata consacrata a San Luigi, re di Fran-cia con il nome di Luigi IX dal 1226 al 1270. Sappia-mo infatti che il sovrano veniva proprio sull’isola a pregare, allora occupata solo da qualche animale. Egli fece parte delle Crociate ne 1269 per liberare Gerusalemme, recuperando dall’imperatore di Co-stantinopoli una reliquia della corona di spine di Cri-sto. L’isola ebbe un suo sviluppo architettonico dal 1614, quando Luigi XIII scelse di renderne abitabile le ter-re, costruendo ponti di accesso e case. Fino a questo momento l’isola era sotto la giurisdizione del capito-lo della Cattedrale: i primi abitanti chiesero a loro di costruire una chiesa dove poter pregare. Dal 1623 parte la costruzione di una cappella “Eglise Notre-Dame-en-l’Ile”, poi ribattezzata Eglise St-Louis nel 1634. La facciata principale era allora sulla via prin-

cipale e l’abside rivolto a sud, circondata da un cimitero e da un mercato. Quando fu interamente costruita, ci si rese conto che era troppo piccola per ospitare gli 8000 abitanti dell’isola. Era a questo punto necessario erigere una chiesa parrocchiale vera e propria. La decisione fu presa nel dicembre del 1642, ma per motivi economici si dovette attendere 14 anni prima di poter iniziare i lavori. Il progetto fu di Francois Le Vau che orientò la nuova chiesa verso l’est. Il mer-cato e il cimitero furono distrutti per lasciare spazio alla nuova costruzione. La prima pietra fu posta nel 1664 e il 20 agosto 1679 la chiesa venne consacrata. Nel febbraio del 1701 un uragano distrusse il tetto: fu necessario l’intervento reale per raccogliere i fondi necessari per i lavori. Nel 1765 fu rimpiazzato an-che il campanile: ne venne posto uno con la forma di obelisco, proprio per resi-stere al vento. L’interno è stato decorato da Jean Baptiste de Champaigne, ma ciò che si può oggi ammirare è per la maggior parte risalente al XIX sec. All’origine la Chiesa doveva apparire molto più semplice e bianca, fu a metà del 1800, grazie al Comune di Parigi, che venne ridecorata e arricchita di particolari. In questo modo la chiesa, che fino ad allora aveva conservato uno stile “classico”, si è trovata improvvisamene “barochizzata”. Oggi St Louis en l’Ile è il centro di una delle più piccole parrocchie della diocesi di Parigi, copre il territorio che va dall’Isola St Louis, all’Isola de la Cité. La par-rocchia ospita una delle 8 case del Seminario diocesano.

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Celebrazione dell’Eucarestia

Dal libro del Levìtico Lv 13,1-2.45-46 Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospet-tare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!". Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento». Dal Salmo 31 La tua salvezza, Signore, mi colma di gioia. Beato l'uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato. Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto e nel cui spirito non è inganno. Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità» e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 10,31 - 11,1 Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piace-re a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, per-ché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

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Domenica 15 febbraio

Preghiera del mattino SALMO 150

Lodate il Signore nel suo santuario, lodatelo nel firmamento della sua potenza. Lodatelo per i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti. Lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia lode al Signore. Gloria al Padre e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen .

Lettura Breve 2 Tm 2, 8.11-13 Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regnere-mo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; se noi manchia-mo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

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Gli anni giovanili Vincenzo Depaul, in italiano De’ Paoli, nacque il 24 aprile del 1581 a Pouy in Guascogna (oggi Saint-Vincent-de-Paul); benché dotato di acuta intelligenza, fino ai 15 anni non fece altro che lavorare nei campi e badare ai porci, per aiu-tare la modestissima famiglia contadina. Nel 1595 lasciò Pouy per andare a studiare nel collegio francescano di Dax, so-stenuto finanziariamente da un avvocato della regione, che colpito dal suo acume, convinse i genitori a lasciarlo studiare; che allora equivaleva avviarsi alla carriera ecclesiastica. Dopo un breve tempo in collegio, il suo mecenate lo accolse in casa sua affidan-dogli l’educazione dei figli. Vincenzo ricevette la tonsura e gli Ordini minori il 20 dicembre 1596, poi con l’aiuto del suo patrono, poté iscriversi all’Università di Tolosa per i corsi di teolo-gia; il 23 settembre 1600 a soli 19 anni, riuscì a farsi ordinare sacerdote dall’an-ziano vescovo di Périgueux, continuò gli studi di teologia a Tolosa, laureandosi nell’ottobre 1604. Sperò inutilmente di ottenere una rendita come parroco, nel frattempo perse il padre e la famiglia finì ancora di più in ristrettezze economiche; per aiutarla Vincent aprì una scuola privata senza grande successo, anzi si ritrovò carico di debiti. Fu di questo periodo la strabiliante e controversa avventura che gli capitò; ver-so la fine di luglio 1605, mentre viaggiava per mare da Marsiglia a Narbona, la nave fu attaccata da pirati turchi ed i passeggeri, compreso Vincenzo de’ Paoli, furono fatti prigionieri e venduti a Tunisi come schiavi. Vincenzo fu venduto successivamente a tre diversi padroni, dei quali l’ultimo, era un frate rinnegato che per amore del denaro si era fatto musulmano. La schiavitù durò due anni, finché riacquistò la libertà fuggendo su una barca insieme al suo ultimo padrone da lui convertito; attraversando avventurosa-mente il Mediterraneo, giunsero il 28 giugno 1607 ad Aigues-Mortes in Proven-za. Ad Avignone si riconciliò con la Chiesa e si diresse a Roma con il legato pontifi-cio. Vincenzo rimase a Roma per un intero anno, poi ritornò a Parigi a cercare una sistemazione; certamente negli anni giovanili non fu uno stinco di santo, tanto che alcuni studiosi affermano che i due anni di schiavitù da lui narrati, in realtà servirono a nascondere una sua fuga dai debitori, per la sua fallimentare conduzione della scuola e pensionato privati. Riuscì a farsi assumere tra i cappellani di corte, ma con uno stipendio di fame, che a stento gli permetteva di sopravvivere, senza poter aiutare la sua mam-ma rimasta vedova.

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Parroco e precettore Finalmente nel 1612 fu nominato parroco di Clichy, alla periferia di Parigi; in questo periodo della sua vita, avvenne l’incontro decisivo con Pierre de Bérul-le, che accogliendolo nel suo “Oratorio”, lo formò a una profonda spiritualità; nel contempo, colpito dalla vita di preghiera di alcuni parrocchiani, padre Vincenzo ormai di 31 anni, lasciò da parte le preoccupazioni materiali e di car-riera e prese ad insegnare il catechismo, visitare gli infermi ed aiutare i poveri. Lo stesso de Bérulle, gli consigliò di accettare l’incarico di precettore del primo-genito di Filippo Emanuele Gondi, governatore generale delle galere. Nei quattro anni di permanenza nel castello dei signori Gondi, Vincenzo poté constatare le condizioni di vita che caratterizzavano le due componenti della società francese dell’epoca, i ricchi ed i poveri. Anche la signora Gondi condivideva le preoccupazioni del suo cappellano, pertanto mise a disposizione una somma di denaro, per quei religiosi che aves-sero voluto predicare una missione ogni cinque anni, alla massa di contadini delle sue terre; ma nessuna Congregazione si presentò e il cappellano de’ Paoli, intimorito da un compito così grande per un solo prete, abbandonò il castello senza avvisare nessuno. Gli inizi delle sue fondazioni Le Serve dei Poveri Le fondazioni di Vincenzo de’ Paoli, non scaturirono mai da piani prestabiliti o da considerazioni, ma da necessità contingenti, in un clima di perfetta aderen-za alla realtà. Lasciato momentaneamente il castello della famiglia Gondi, Vincenzo fu invi-tato dagli oratoriani di de Bérulle, ad esercitare il suo ministero in una parroc-chia di campagna a Chatillon-le-Dombez; il contatto con la realtà povera dei contadini, scosse il nuovo parroco. Dopo appena un mese dal suo arrivo, fu informato che un’intera famiglia del vicinato, era ammalata e senza un minimo di assistenza, allora lui fece un ap-pello ai parrocchiani che si attivassero per aiutarli, appello che fu accolto subi-to e ampiamente. Da ciò scaturì l’idea di una confraternita di persone, impegnate a turno ad assistere tutti gli ammalati bisognosi della parrocchia; così il 20 agosto 1617 na-sceva la prima ‘Carità’, le cui associate presero il nome di “Serve dei poveri”; in tre mesi l’Istituzione ebbe un suo regolamento approvato dal vescovo di Lione. La Carità organizzata, si basava sul concetto che tutto deve partire da quell’amore, che in ogni povero fa vedere la viva presenza di Gesù e dall’or-ganizzazione, perché i cristiani sono tali solo se si muovono coscienti di essere un sol corpo, come già avvenne nella prima comunità di Gerusalemme. Prese così a predicare le Missioni nelle zone rurali, fondando le ‘Carità’ in nu-merosi villaggi.

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Preghiera della sera

SALMO 118 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia. Sono stanco di soffrire, Signore, dammi vita secondo la tua parola. Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi. La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge. Gli empi mi hanno teso i loro lacci, ma non ho deviato dai tuoi precetti. Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti, in essi è la mia ricompensa per sempre. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Lettura breve Col 1, 2b-6 Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro. Noi rendiamo con-tinuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cri-sto, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo il quale è giunto a voi, come pure in tutto il mon-do fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità.

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Dal vangelo secondo Luca Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Prega-te dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate bor-sa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sa-rà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritor-nerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passa-te da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

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Le “Dame della Carità” Vincenzo de’ Paoli tornò a Parigi nel 1625 e si rese conto che la povertà era presente, in forma ancora più dolorosa, anche nelle città. Fondò anche qui le ‘Carità’; nel 1629 le “Suore dei poveri” presero il nome di “Dame della Carità”. Nell’associazione confluirono anche le nobildonne, che poterono dare un valo-re aggiunto alla loro vita spesso piena di vanità; ciò permise alla nobiltà pari-gina di contribuire economicamente alle iniziative fondate da “monsieur Vin-cent”. I “Preti della Missione” o “Lazzaristi” La “Congregazione della Missione” come si chiamò, fu approvata il 24 aprile 1626 dall’arcivescovo di Parigi, dal re di Francia nel maggio 1627 e da papa Urbano VIII il 12 gennaio 1632.. I missionari si erano spostati nel priorato di San Lazzaro, da cui prenderanno anche il nome di “Lazzaristi”. In seguito Vincenzo accettò che i suoi Preti della Missione o Lazzaristi, riuniti in una Congregazione senza voti, si dedicassero alla formazione dei sacerdoti, con Esercizi Spirituali, dirigendo Seminari e impegnandosi nelle Missioni all’e-stero come in Madagascar, nell’assistenza agli schiavi d’Africa. Quando morì nel 1660, la sola Casa di San Lazzaro, aveva già dato 840 mis-sioni e un migliaio di persone si erano avvicendate in essa, per turni di Esercizi Spirituali. Le “Figlie della Carità” La feconda predicazione nei villaggi, suscitò la vocazione all’apostolato attivo, prima nelle numerose ragazze delle campagne poi in quelle della città; desi-derose di lavorare nelle ‘Carità’ a servizio dei bisognosi, ma anche consacran-dosi totalmente. Vincenzo de’ Paoli intuì la grande opportunità di estendere la sua opera assi-stenziale, lì dove le “Dame della Carità” per la loro posizione sociale, non po-tevano arrivare personalmente. Affidò il primo gruppo per la loro formazione, ad una donna eccezionale s. Luisa de Marillac (1591-1660) vedova Le Gras. La nuova Congregazione prese il nome di “Figlie della Carità”; i voti erano permessi ma solo privati ed an-nuali, perché tutte svolgessero la loro missione nella più piena libertà e per puro amore; l’approvazione fu data nel 1646 dall’arcivescovo di Parigi e nel 1668 dalla Santa Sede. La formazione del clero Attraverso l’Opera degli Esercizi Spirituali, i Preti della Missione divennero di fatto, i più prestigiosi e qualificati formatori dei futuri sacerdoti, al punto che l’arcivescovo di Parigi dispose che i nuovi ordinandi, trascorressero quindici giorni di preparazione nelle Case dei Lazzaristi, in particolare nel Collegio dei Bons-Enfants di cui Vincenzo de’ Paoli era superiore. Più tardi, nel priorato di San Lazzaro, l’Opera degli Esercizi Spirituali si estese a tutti gli ecclesiastici che avessero voluto fare un ritiro annuale e anche a folti gruppi di laici.

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Da ciò scaturì nei sacerdoti il desiderio di riunirsi settimanalmente, per esortarsi a vicenda nel cammino di una santa vita sacerdotale; così a partire dal 1633, un folto gruppo di ecclesiastici, con la guida di Vincenzo de’ Paoli, prese a riu-nirsi il martedì, dando vita appunto alle “Conferenze del martedì”. Tale meritoria opera di formazione non sfuggì al potente cardinale Richelieu, il quale volle essere informato sulla loro attività e chiese pure al fondatore una lista di nomi degni di essere elevati all’episcopato. Il pensiero spirituale Nei dodici capitoli delle “Regulae”, Vincenzo ha condensato lo spirito che deve distinguere i suoi figli come religiosi: la spiritualità contemplativa del pensiero del card. de Bérulle, sotto la cui direzione egli rimase per oltre un decennio; l’umanesimo devoto di s. Francesco di Sales, suo grande amico, del quale lesse più volte le opere spirituali e l’ascetismo di s. Ignazio di Loyola, del quale assi-milò il temperamento pratico; elaborando da queste tre fonti una nuova dot-trina spirituale. Le virtù caratteristiche dello spirito vincenziano, secondo la Regola dei Missio-nari, sono le “cinque pietre di Davide”, cioè la semplicità, l’umiltà, la mansue-tudine, la mortificazione e lo zelo per la salvezza delle anime. La morte Il grande apostolo della Carità, si spense a Parigi la mattina del 27 settembre 1660 a 79 anni; ai suoi funerali partecipò una folla immensa di tutti i ceti so-ciali; fu proclamato Beato da papa Benedetto XIII il 13 agosto 1729 e canoniz-zato da Clemente XII il 16 giugno 1737. I suoi resti mortali, rivestiti dai paramenti sacerdotali, sono venerati nella Cap-pella della Casa Madre dei Vincenziani a Parigi. È patrono del Madagascar, dei bambini abbandonati, degli orfani, degli infer-mieri, degli schiavi, dei forzati, dei prigionieri. Leone XIII il 12 maggio 1885 lo proclamò patrono delle Associazioni cattoliche di carità. In San Pietro in Vaticano, una gigantesca statua, opera dello scultore Pietro Bracci, è collocata nella basilica dal 1754, rappresentante il “padre dei poveri”. La sua celebrazione liturgica è il 27 settembre.

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Sabato 14 febbraio Santi Cirillo e Metodio Preghiera del

mattino

CANTICO Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, angeli del Signore, il Signore, benedite, cieli, il Signore. Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, * benedite, potenze tutte del Signore, il Signore. Benedite, sole e luna, il Signore, * benedite, stelle del cielo, il Signore. Benedite, piogge e rugiade, il Signore. * benedite, o venti tutti, il Signore. Benedite, fuoco e calore, il Signore, * benedite, freddo e caldo, il Signore. Benedite, rugiada e brina, il Signore, * benedite, gelo e freddo, il Signore. Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, benedite, notti e giorni, il Signore. Benedite, luce e tenebre, il Signore, * benedite, folgori e nubi, il Signore. Benedica la terra il Signore, * lo lodi e lo esalti nei secoli.

Benedite, monti e colline, il Signore, benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore. Benedite, sorgenti, il Signore, * benedite, mari e fiumi, il Signore. Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore, * benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore. Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, * benedite, figli dell'uomo, il Signore. Benedica Israele il Signore, * lo lodi e lo esalti nei secoli. Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore, * benedite, o servi del Signore, il Signore. Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore, * benedite, pii e umili di cuore, il Signore. Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore, * lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benediciamo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo, * lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Benedetto sei tu, Signore, nel firma-mento del cielo, * degno di lode e di gloria nei secoli.

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Signore Gesù, Tu che hai voluto farti povero,

donaci occhi e cuore per i Poveri, per poterTi riconoscere in essi:

nella loro sete, nella loro fame, nella loro solitudine, nella loro indigenza.

Suscita nella nostra Famiglia Vincenziana

l'unità, la semplicità, l'umiltà e il fuoco della Carità

che infiammò San Vincenzo.

Donaci la forza del Tuo Spirito perché, fedeli nella pratica di queste virtù,

possiamo contemplarTi e servirTi nei Poveri ed essere un giorno, insieme con essi,

uniti a Te nel Tuo Regno. Amen

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Da alcune «Lettere e conferenze spirituali» di san Vincenzo de' Paoli, sacerdote Servire Cristo nei poveri Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appa-re esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. Il Filgio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figu-ra di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l'evangelizzazione dei poveri: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18). Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccor-rerli, raccomandarli. Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi fare-mo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri. In realtà quando si ama mol-to qualcuno, si porta affetto ai suoi amici e ai suoi servitori. Così abbiamo ragio-ne di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi. Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore dell'Apostolo che diceva: «Mi sono fatto tutto a tutti» (1 Cor 9, 22). Sforziamoci perciò di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del prossi-mo. Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi. Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell'orazione. Non dovete preoccu-parvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'ora-zione. Non é lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo é servire Dio. La carità é superiore a tutte le regole, e tutto deve rife-rirsi ad essa. E' una grande signora: bisogna fare ciò che comanda. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più ab-bandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.

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E' vero che in tutte le comunità si trovano parecchie persone, che sono spesso le migliori, che non riescono ad applicarsi nella meditazione per la quale oc-corrono immaginazione e ragionamento; ma il caro Vescovo di Ginevra ha insegnato ai suoi religiosi un altro tipo di preghiera, che possono fare anche i malati: di tenersi cioè con dolcezza davanti a Dio, mostrandogli i nostri bisogni, senza alcun'altra applicazione spirituale. Come fa un povero che denuda le sue piaghe e così commuove con maggior forza i passanti ad aiutarlo, più che se si rompesse la testa a persuaderli delle sue necessità. Si fa dunque una buo-na preghiera mantenendosi in tal modo alla presenza di Dio, senza alcuno sforzo di pensiero di volontà. ..... Mi ricordo di un pensiero del Vescovo di Gine-vra, parole divine e degne di un sì grande uomo: "Non vorrei andare a Dio, se non è Dio a venire da me!". Parole da meditare.

«Amiamo Dio, fratelli, amiamo Dio, ma a spese delle nostre braccia, con il sudore della nostra fronte. Perché molto spes-so, tanti atti di amor di Dio, di compiacenza, di benevolenza ed i altri simili affetti e pratiche intime di un cuore tenero, sebbene buonissimi e desiderabilissimi, sono non di meno so-spetti, quando non giungono alla pratica dell’amore effetti-vo».

L’amore affettivo procede dal cuore. La persona che ama è piena di gusto e di tenerezza, vede continuamente Dio presente, trova la sua soddisfazione nel pensare a Lui. Tuttavia tanti atti di amor di Dio, di compiacenza, di benevo-lenza e altre simili pratiche intime di un cuore tenero, sebbene buonissime e desiderabilissime, sono non di meno sospette se non giungono alla pratica dell’amore effettivo.

Non fermarti a guardare ciò che sei, ma osserva nostro Signore che è presso di te ed in te, disposto ad operare subito non appena tu abbia fatto ricorso a lui.

E vedrai che tutto andrà bene

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Signore, fammi buon amico di tutti, fa' che la mia persona ispiri fiducia:

a chi soffre e si lamenta, a chi cerca luce lontano da te,

a chi vorrebbe cominciare e non sa come, a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.

Signore aiutami, perchè non passi accanto a nessuno

con il volto indifferente, con il cuore chiuso,

con il passo affrettato. Signore aiutami, ad accorgermi subito:

di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati

e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo,

di quelli che si sentono isolati senza volerlo.

Signore, dammi una sensibilità che sappia

andare incontro ai cuori. Signore, liberami dall'egoismo,

perché Ti possa servire, perché Ti possa amare,

perché Ti possa ascoltare in ogni fratello

che mi fai incontrare. Amen