PAOLO TOMIO Lo stupore immaginario - 2011

28
PAOLO TOMIO Lo stupore immaginario

description

Catalogo personale Galleria Sartori Mantova - 2011

Transcript of PAOLO TOMIO Lo stupore immaginario - 2011

PAOLO TOMIOLo stupore immaginario

B

PAOLO TOMIOLo stupore immaginario

galleria ARIANNA SARTORIVia Ippolito Nievo, 10

46100 [email protected]

Progetto grafico a cura diPaolo Tomio

Finito di stamparenel mese di settembre 2011presso Publistampa Arti grafichePergine Valsugana (TN)

Immagine di copertina: LO STUPORE IMMAGINARIO201 - Digital art su tela - 80x80 cm

3

Scrivevo nel giugno scorso, nella presentazione dellamostra Senza confine, che vedeva a confronto quattroartisti russi e quattro italiani (tra i quali, appunto, PaoloTomio), che egli aveva il “valore aggiunto di quella ‘poe-tica fantasia’ che è appunto tipica della professione del-l’architetto”. In altre parole, la sua formazione, fatta nonsolo di utopica invenzione ma anche di “rigore costrut-tivo”, gli permetteva di accostarsi all’arte non (o non so-lo) con appunto lo slancio utopico della “creatività”, ose si vuole usare un termine desueto della “ispirazio-ne”, ma anche con un attitudine progettuale e fattualeche è propria nelle modalità del suo lavoro. È per que-sto che i suoi quadri non sono “dipinti” ma invece rea-lizzati con gli “strumenti della professione”, vale a direla stampa da computer, quella digitale in genere.Anche questo è un segno della modernità, o megliodella contemporaneità: vale a dire realizzare prodottiartistici con qualunque mezzo, non importa quale.Bisogna però intendersi subito. La sua non è una “imi-tazione”, o meglio una “dissimulazione”, della pitturavera e propria, ma piuttosto una sua “interpretazione”,una sorta di “codice visivo” che si fonda sul supera-mento delle coordinate eminentemente tecniche conle quali si trova faccia a faccia con il suo lavoro. È un“piegare” ai suoi scopi i software di “simulazione” tridi-mensionale dei volumi architettonici, introducendoviardite attitudini formali, curvilinee, aerodinamiche.Claudio Cerritelli, che lo ha presentato nella sua per-sonale a Milano tenuta nel 2010, ha singolarmentetitolato il suo testo Fluide sonorità, proprio perché viaveva colto una sorta di “contiguità” sia con l’idea diGoethe che immagina la “fluidità” dell’acqua come unelemento che si avvicina al concetto di “anima” nel-l’uomo, sia, credo, con le ricerche su colore e musi-calità di Itten, magari filtrato, in epoca più recente, daLuigi Veronesi. È certo un’interpretazione singolare,proprio perché vede in quelle forme plastico-dinami-che di Tomio, come delle “estensioni musicali del

colore-luce”, ovvero (come già ben indicava il titolostesso) «gli aspetti musicali del visibile, le sonorità si-nestetiche che s’irradiano dalle forme dinamiche, bensapendo che tra forme e colore si stabiliscono relazio-ni poetiche…».Per parte mia, per mia formazione storica, tendo inve-ce (o inoltre) a relazionare l’opera di Tomio anche in uncontesto ulteriore, che è quello formativo dell’artista,specie in ambito geografico dove è emersa con prepo-tenza la personalità di Depero e con lui del Futurismo.Ma non si tratta solo di un accostamento “territoriale”,proprio perché Depero, a lungo considerato un “mino-re” (mentre invece oggi ci si rende conto che è il “pa-dre” del Design), od al massimo il “pittore delle mario-nette”, è invece stato uno dei protagonisti della prima“stagione astratta” italiana tra il 1914 ed il 1916, sta-gione che anticipò di tre lustri quella universalmenteconosciuta come “l’unica” stagione astratta italiana,che ruotava attorno alla galleria “Il Milione” di Milano.Dimenticanza storica dovuta ad una critica ignoranteche per anni si è approcciata al Futurismo solo da unpunto di vista ideologico, tra l’altro in gran parte erra-to, e mai si è avventurata nell’approfondire opere e do-cumenti. Ora, tornando a Depero, egli fu, assieme aBalla, protagonista di quel “Futurismo astratto” che aRoma portava avanti una ricerca “analogica” in con-trapposizione a quella “analitica” che invece conduce-va Boccioni e la sua cerchia a Milano. Se ne cono-scono poche opere, oggi, di quel periodo di Depero,perché in gran parte furono acquistate da vari espo-nenti dell’avanguardia internazionale, da Igor Stravin-skij a Leon Bakst, da Leonide Massine a Diaghilev, perfare solo qualche nome. Ma quelle tuttora di “dominiopubblico”, come il grande olio che sta al Museo Depe-ro (Movimento d’uccello del 1916) mostrano una stra-ordinaria “vicinanza” al lavoro di Tomio. E questo per-ché Depero, a differenza di Balla che lavorava sucampiture a “tinte piatte” che assumevano via via un

UN FIL ROUGE DALL’ASTRAZIONE FUTURISTAALLE CROMO-FORME DI PAOLO TOMIO

4

tono decorativo, aveva invece una pulsione plasticaassoluta e quindi nelle sue opere, alle campiture a tin-te piatte vi aveva aggiunto lo “spessore”, il volume, co-me se fossero delle sculture: in altre parole la tridi-mensionalità. Insomma le sue erano delle “formeastratte pitto-plastico-dinamiche” dove parlare di “for-ma” e “astrazione” ad un tempo sembra in effetti unacontraddizione in termini: un ossimoro. Ma, di fatto,l’astrazione di Balla e Depero non muoveva da una po-stulazione concettuale ma piuttosto da una sintesi for-male che pur sempre originava da un dato oggettivo (oquasi). Nel caso di Depero i dati originanti erano due:il mondo animale e la guerra. Così abbiamo varie“astrazioni animali” e (ancora più interessanti) “rumoridi scoppi di granata” dove in sostanza non si dipingeun “dato oggettivo”, ma piuttosto un dato “impalpabile”,come appunto il “rumore”. E questa era una posizionedi tutto rispetto, anche nel panorama internazionale.E dunque, tornando a Tomio, le sue volute plastico-di-namiche le vedo molto vicine al lavoro di Depero, ov-viamente con un scarto cromatico e plastico in più do-vuto all’uso di una tecnologia che il futurista, allora,certo non poteva disporre. Mi riferisco a quella man-canza di “matericità”, cioè del pigmento pittorico, do-vuta al processo di stampa digitale che le rende così ri-finite. Depero, infatti, non avrebbe potuto realizzaredelle sfumature così perfette e poter usare colori cosìelettrici. Ma lo “spirito”, e certe “volute”, certe “campi-ture”, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Si vedano,ad esempio, Il tempo dei ricordi del 2011 (a pag. 13) eGeometrie astruse del 2009 (a pag. 16), che sonoesemplari di quel fil rouge che più o meno consapevol-mente lega la ricerca di Tomio alla poetica futur-astrat-tista di Depero. Ma, Tomio è andato anche oltre, perchévi ha poi aggiunto quanto la sensibilità pittorica e grafi-ca intervenuta in questi 95 anni che ci separano daquelle opere di Balla e Depero ha via via introdotto. Adesempio quei “primi piani” su composizioni che si per-cepisce essere potenzialmente più “vaste” (come in Nel

ventre materno del 2001, a pag. 5) proprio a significa-re quasi un’insistenza topologica, ovvero la ricerca diun “nucleo” dentro all’opera, un topos originante dalquale, cioè, nasce questo slancio dinamico e curvili-neo, questa attitudine morfo-genetica di forme che na-scono e poi crescono su stesse fluttuando nello spa-zio, e quindi in questo loro fluttuare e crescere nonsono mai uguali a se stesse. Ebbene, in questo conte-sto, il colore assume a tutti gli effetti una serie di signi-ficati traslati, di natura emotiva, spirituale ed anche mu-sicale. E questo ci riporta ancora al Futurismo, a quelgrande quadro di Luigi Russolo del 1911 che sta al-l’Estorick di Londra, titolato semplicemente La musica.Ebbene in quell’opera, le “onde musicali”, che dinami-camente si dipartono a raggiera dal pianoforte, assu-mono via via i colori di un ampio arcobaleno secondoun codice che è soprattutto basato su una evidente em-patia cromatico-musicale. Come dire che certe “corde”sono immanenti, eterne, immutabili. Possiamo solo ten-tare o cercare di dar loro “nuove forme”, di allargare lo“spettro” delle sensibilità, di “fluidificare” ulteriormente inostri recettori. È quello che gli artisti sono chiamati a“fare”: allargare via via i confini della nostra percezione,oppure accorciare via via il gap che ci separa dal rag-giungimento di una “sensibilità ulteriore”.Taluni pensano che per fare ciò sia necessario tra-sformare il mondo dell’arte in una serie di pagliaccia-te, di inutili, tristi e ripetitive, performance, di delirantiinstallazioni, o, infine, di extra-minimali “assenze”.Forse però è ora che il mondo dell’arte si riappropridella “fisicità” dell’opera d’arte, ma soprattutto della in-sostituibile “malìa” della sua forza evocativa.In questo senso, i “plastici colori” di Tomio, sono un con-tributo prezioso per ritrovare questa perduta dimensio-ne “ottica”, quella “fissità dello sguardo” (perché comeipnotizzati dalla suggestione di forme e colori), che in-vece cumuli di “detriti” ci avevano fatto distogliere.

Maurizio Scudiero

A destra: NEL VENTRE MATERNO - 2011 - Digital art su tela - 80x80 cm

5

6

LA LUNGA LINEA ROSSA - 2011 - Digital art su tela - 80x80 cm

7

SPAZI INVOLUTI - 2009 - Digital art su tela - 70x70 cm

8

IL PIENO DEL VUOTO - Arazzi 2009 - Digital art su tela - 170x90 cm

9

DILATAZIONI FLUIDE - Arazzi 2009 - Digital art su tela - 170x90 cm

10

LEGGEREZZA DEL CORPO - 2011 - Digital art su tela - 90x90 cmA destra: LE MASSE IN MOVIMENTO - 2009 - Digital art su tela - 70x60 cm

11

12

ARCHIVOLTO LUMINOSO - 2009 - Digital art su tela - 60x60 cmA destra: IL TEMPO DEI RICORDI - 2011 - Digital art su tela - 80x80 cm

13

14

CURIOSITA' INFANTILI - 2011 - Digital art su plexiglas - 60x60 cm PASSAGGI DI STATO - 2011

15

DIALOGHI INTERROTTI - 2011 - Digital art su plexiglas - 60x60 cmDigital art su plexiglas - 60x60 cm

16

GEOMETRIE ASTRUSE - 2009 - Digital art su tela - 80x80 cmA destra: ATMOSFERE LANGUIDE - 2009 - Digital art su tela - 70x70 cm

17

18

IL PIACERE DELLA FORMA Trittico 1-2-3 - 2011 - Digital art su tela - 270x80x4 cm

19

20

TRACCE DI POLVERE - 2011 - Digital art su tela - 60x60 cmA destra: RISALITE AUDACI - 2009 - Digital art su tela - 70x70 cm

21

22

L'ORIGINE DELLA SPECIE - 2009 - Digital art su tela - 60x70 cm

23

Nato a Borgo Valsugana (Trento) nel 1947, vive elavora a Trento.Dopo aver frequentato il Corso superiore di Indu-strial Design presso il Magistero di Firenze con P.L.Spadolini e G.K. Koenig si iscrive alla facoltà di ar-chitettura del Politecnico di Torino. Collabora co-me industrial designer con lo studio Indestor nelsettore dello styling automobilistico, del design edella grafica progettando veicoli sportivi, industria-li, city cars, arredi e oggetti di design.Laureato nel 1974 comincia ad esercitare l’attivitàlibero professionale a Trento come progettista e di-rettore dei lavori nell’edilizia realizzando opere pri-vate e pubbliche in tutta la provincia. Tra queste lesedi del Comprensorio e del Comune a Pergine, lescuole elementari ai Solteri (Trento), le scuole me-die di Cles, il teatro comunale di Pergine Valsuga-na, ecc.Realizza numerosi interventi di arredo urbano, trai quali, con l’arch. Alda Rebecchi, il Piano dell’Ar-redo Urbano di Trento comprendente la pavimen-tazione e l’illuminazione del centro storico. Proget-ta come designer innumerevoli arredi privati epubblici con la realizzazione di oggetti prodotti inpiccola serie. Partecipa ad un ciclo triennale diconferenze in Italia e all’estero organizzate dal-l’ESPO, Ente Sviluppo Porfido, come esperto dimateriali lapidei.Alla professione di architetto affianca l’attività di in-segnante, prima di materie artistiche e poi di dise-gno tecnico e tecnologia e di editorialista con lapubblicazione di un libro su “L’arredo del centrostorico di Trento” con l’arch. Alda Rebecchi e de “IlManuale del porfido” con l’arch. Fiorino Filippi, tra-dotto anche in tedesco, inglese e francese. Paral-lelamente all’attività di architetto continua a colti-vare l’interesse per il mondo artistico partecipando

a numerosi concorsi per sculture e installazioni tri-dimensionali da collocare negli edifici pubblici af-frontando l’uso di materiali vari: marmo, mosaico,strutture in acciaio verniciato, cromato o Corten,cemento, ceramica, legno, ecc.Interessato più alla ricerca di “metodologie” dellacreazione-progettazione artistica mediante la defi-nizione di “sistemi complessi, aperti e ripetibili”, chealla creazione dell’opera unica, approfondisce ilproblema della riproducibilità tecnica, della produ-zione seriale, dei multipli e delle potenzialità resepossibili dalle nuove tecnologie.Produce una serie di opere grafiche che affronta-no il mondo della geometria e della composizionedi volumi in cui è leggibile un chiaro riferimento al-le avanguardie storiche dell’architettura e dell’artequali il Neoplasticismo. Appartengono a questo fi-lone le “Decostruzioni” e “Arkitettonica”.Negli ultimi anni comincia a sviluppare un ciclo diopere di impegno civile – nominato “Abach” – che

PAOLO TOMIO

24

utilizzano un (apparentemente) libero “assemblag-gio” di immagini grafiche, pittoriche e fotograficherielaborate – personali e di origini varie – attraver-so le quali intende ricostruire un nuovo mondo direlazioni e significati che nascono grazie alle as-sociazioni d’idee, alle memorie sedimentate e allepercezioni ed emozioni che suscitano nell’osser-vatore.Parallelamente, grazie alle potenzialità della ela-borazione digitalizzata, sviluppa una serie di com-posizioni astratte policrome con forme plastiche eorganiche libere e svincolate da riferimenti storici,definite “Forme morbide” e “Forme liquide”. Purcontinuando a lavorare sul problema della formadell’immagine foto-grafica, sviluppa maggiormentequesto ultimo filone di ricerca che diventa la suacifra poetica più riconoscibile.Una sua opera “Frammenti di immagine, immagi-ne in frammenti” realizzata per la mostra ad inviti

“Il museo e la sua immagine” del 1982, si trovapresso il Museo Provinciale delle Albere - MARTdi Trento. Ha partecipato a varie mostre collettivetra cui “Ciao Giorgio” al Palazzo della Ragione aMilano, alla Libreria Bocca a Milano, “Artisti per Ita-lia Nostra” al Museo della SAT a Trento, alla mo-stra “RenArt 2010“ nelle sale di Torre Mirana aTrento, ad “Appunti di viaggio” a Palazzo Lodron aTrento, a “Senza confine - 4+4 artisti” nel corso del2° festival Internazionale Italia-Russia, a Trento, a“Carnets de voyage” a Losanna, a “Il libro che nonc’è” presso Bookique-Caffè letterario, a “La mon-tagna immaginata” alla Borsa Internazionale delTurismo Montano.Principali personali: “Morfologie luminose”, nellesale del Grand Hotel Trento, “L’occhio sinfonico”allo Spazio Symposium XXI a Milano e “Gli ospitisono speciali” a Pinè presso il Museo Trentino delTurismo.

STUDIO PAOLO TOMIOVia Cernidor n. 43 | 38123 TRENTO

tel. 0461 934276e-mail: [email protected]

www.tomiopaolo.com