Panorama - editfiume.com di cesare Battisti, vi cercò rifu-gio Buscetta, il boss dei due mondi...

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Panorama Anno LVIII - N. 1 - 15 gennaio 2011 - Rivista quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 - Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401 www.edit.hr/panorama Salvore: CI ieri e oggi fra storie e realtà

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Salvore: CI ieri e oggi fra storie e realtà

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Panorama 3

In primo piano

di Mario Simonovich

La Procura speciale serba invie-rà all’Avvocatura di stato cro-ata copia dell’incartamento ri-

guardante Tihomir Purda, il difenso-re di Vukovar ricercato da Belgrado per presunti crimini di guerra com-piuti conto i federali e le forze para-militari serbe nel corso dell’assedio di Vukovar. Si creeranno così le con-dizioni perché l’uomo possa passare per competenza alle strutture giudi-ziarie croate che dovrebbero appura-re se sia o meno colpevole della mor-te di tre soldati. Le competenze della Procura serba in merito non verranno comunque a decadere, ha avvertito la titolare del Dicastero alla giusizia Snežana Malović, ma solo “conge-late”. Qualora da parte croata non ci sia una procedura rigorosa e corretta, sarà chiesta l’estradizione dell’uomo al fine di farlo comparire davanti a giudici a Belgrado.

L’improvviso arresto del 42.enne croato al valico di confine bosniaco di Orašje non ha fatto che aggiungere un nuovo elemento di disorientamen-to in un quadro di per sé schizofreni-co. Come era prevedibile, su una fal-sariga ampiamente collaudata, subi-to si sono schierati dalla parte sua le associazioni dei difensori, che hanno innanzitutto preso di mira il governo per “aver fatto poco o nulla in meri-to. Il quale governo, su una falsariga propria, non meno collaudata della precedente, si è adoperato a minimiz-zare, ossia dare al problema proprio lo spazio strettamente indispensabile e nulla di più. C’è stato poi un parti-to di estrema destra che ha sostenuto di essere in possesso di un elenco di oltre trecento ex difensori di Vuko-var, ricercati dalla polizia serba sul-la base di un mandato internazionale, e dunque potenzialmente in grado di essere arrestati non appena varcato il confine fra la Croazia e uno qualsia-si dei suoi confinanti. E poco impor-ta che fonti statali facciano discreta-mente sapere che i nomi in ballo sia-no molto di meno, qualcosa in meno di cinquanta.

Indicativo nel contesto il fatto che anche nomi di spicco fra coloro che hanno combattuto per la Croazia in quegli anni dichiarino esplicitamen-te quello che molti di noi forse non sapevano: che da allora non si sono mai azzardati a varcare il confine.

Quello però che preoccupa sono le argomentazioni del “fronte della di-fesa”. Se anche qualcuno ha ammes-so supposte confessioni, la relativa firma gli è stata estorta in seguito a vessazioni e minacce. Un’argomen-tazione, questa, da non respingere, ma neanche da sottoscrivere senza alcuna riserva, perché non nega il fatto ma fa leva esclusivamente sul-le circostanze. Che Purda non possa aver compiuto i misfatti che gli ven-gono attribuiti ci pare più che pos-sibile. Allo stesso modo appare non meno possibile che altre persone si siano invece macchiate di reati an-che molto gravi e che ora si inseri-scano a forza nel coro degli innocen-tisti proprio per indebolire le tracce di quanto compiuto. Si aggiunga che molto probabilmente questi sono saldamente inseriti anche nella ca-tegoria di coloro che hanno saputo monetizzare fino all’ultimo soldo i supposti meriti di guerra, e tutto sarà più chiaro.

Nel frattempo, se ci avete fatto caso, in Croazia la benzina ha su-bito un aumento senza precedenti. Un fatto del genere avrebbe mes-so in subbuglio in ogni paese civile i consumatori e l’opinione pubblica in genere. Da noi, tolta qualche ec-cezione, la notizia è stata data sotto titoli in genere a caratteri contenuti e tutt’altro che allarmistici, come si sarebbe invece dovuto fare. A onor del vero va detto che le emittenti Tv hanno invece svolto con maggior coscienziosità questa incombenza. Nessuna meraviglia che anche le re-azioni della gente interpellata per strada siano state in genere blande, a esprimere, ci piaccia o no, il bas-so grado di autocoscienza civile e di autostima che è presente in una parte - possiamo dire preoccupante? - del-la cittadinanza.●

Gli sviluppi della questione connessa all’arresto di Tihomir Purda

Processare i criminali veri

L’ammissione, integrale e definitiva, della Voce, e

dunque dell’Edit, fra i benefi-ciari delle provvidenze erogate ai giornali dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano è cosa fatta. I timori, sfibran-ti e prolungati, sulla durata e l’intensità dello stato comato-so della Casa sono ormai alle spalle. Il confermato supporto pro futuro fungerà, si spera, da saldo basamento su cui elevare e consolidare l’edificio dell’at-tività nei tempi a venire.

Testate e servizi hanno ope-rato all’insegna di una riduzio-ne d’attività e di “offerta” che ben esprimeva il momento che stavano passando. Le autoridu-zioni sono tutt’ora ben visibili, sicché ogni altra spiegazione è superflua. Se così è, la logica più elementare impone di pen-sare ad un riposizionamento più rapido possibile sulle po-stazioni precedenti: le pagine di prima, la colorazione di pri-ma, l’”offerta di lettura” di pri-ma. Per Panorama, si ricorde-rà, il taglio ha colpito sia le pa-gine complessive, sia, in speci-fico quelle dedicate ai giovani. Non minori, anche se meno vi-sibili, erano gli effetti nel capi-tolo delle collaborazioni ester-ne, con la continua procrasti-nazione dei compensi.

Una volta ripristinato “lo stato di normalità” ora si deve pensare in termini urgenti alla concretizzazione del progetto volto a fare di Panorama una pubblicazione in sintonia con i tempi e le istanze dell’etnia e del territorio. Il Panorama del futuro non può attendere più. ●

Preparare il futuro

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4 Panorama

Panorama testi

SommarioN. 1 - 15 gennaio 2011

www.edit.hr/panorama

Panorama

IN COPERTINA: Salvore con il suo caratteristico faro

4 Panorama

IN PRIMO PIANOGli sviluppi della questione connessa all’arresto di Tihomir Purda Processare i criminali veri..... 3di Mario Simonovich

ATTUALITÀQuarta migliore destinazione secondo il rapporto iTBaUTenTico Boom monDiale Del TUrismo croaTo 2010...... 6Dopo l’arresto del croato sanader, le di-missioni del montenegrino Đukanović e le accuse al kossovaro ThaciBalcani, È il momenTo Delle “GranDi PUliZie”......... 7arsenali croati tra crisi reale e (presun-te) pressioni dell’Unione europea canTierisTica, momenTi Decisivi..................... 8slovenia: DisoccUPaZione GonFiaTa Dalla riForma PensionisTica............................. 8a cura di Bruno BontempoA colloquio con la dott.ssa Đana Pa-hor, dirigente la sezione epidemiologi-ca dell’istituto per la salute pubblical’inFlUenZa sUina non esisTe si TraTTa solo Del virUs H1n1 mUTaTo........10Dati, consigli e precauzioni per com-battere meglio i malanni di stagione non scamBiaTe Un semPlice raFFreDDore con l’inFlUenZa... 12a cura di Ardea VelikonjaITALIAGiorno Della memoria, 27 Gennaio risiera Di san saBBa: “i me ciamava 44.787”... 14Prima di cesare Battisti, vi cercò rifu-gio Buscetta, il boss dei due mondiBrasile, Terra D’asilo e Di laTiTanZe........................... 14a cura di Bruno BontempoISTRIA&ETNIADopo la festa del cinquantesimo e le elezioni interne, Gabriele Bosdachin fa il punto tra passato e futuro del dinami-co sodalizio minoritarioci Di salvore, raGGiUnTa la meZZa eTÀ meriTa Una casa TUTTa sUa.............. 16a cura di Bruno BontempoSOCIETÀspesso misconosciuta la presenza dei tan-ti italiani al di fuori dei confini nazionali non semPre ci accoGlievano a Braccia aPerTe................... 22di Marino Vocci

CINEMA E DINTORNIAmerican life di sam mendes parente “degenere” di American beautyanimi DevasTaTi come il Paese........................... 24di Gianfranco SodomacoMADE IN ITALYnell’ambito dello sviluppo del program-ma di cooperazione transfrontalieraPrimi ProGeTTi iPa-aDriaTico... 26a cura di Ardea VelikonjaPANORAMA GIOVANI............... 29a cura di Diana Pirjavec RamešaITALIANI NEL MONDOl’80.esimo congresso a Torino a settembrela DanTe Per i 150 anni Dell’UniTÀ................................. 31a cura di Ardea VelikonjaLETTURE ISTRIA NOBILISSIMA”POESIE”........................................ 33di Ester BarlessiPUBBLICAZIONImarina Petronio: L’operetta a Trieste...e altra musica d’intrattenimentoQUanDo Pola sTavasTreTTa a leHÁr.................. 35Uscito il n. 22 della rivista Fiume a lUssinPiccolo sono sBarcaTi TrecenTo ceTnici.. 35ARTEDimitrije Popović: l’innovativa espres-sività di figure ben identificate Da salvaDor DalÌ a severina-salomÈ e olTre.... 36di Erna ToncinichRICERCHEche cosa ci dicono i cognomi usati in istria, Quarnero, Dalmazia e TriesteGranDi, e amPiamenTe DiFFUsi... 38di Marino BonifacioMUSICAPersonaggi diventati papà e mamma con l’adozione o l’utero in affitto Da elTon a JacKo GeniTori... aD oGni cosTo.......................... 40a cura di Bruno BontempoSPORTl’immediato futuro di alcuni dei pro-tag onisti croati, sloveni, italianicamPioni in cerca Di sFiDe... 42a cura di Bruno BontempoARBOREAil rovo ProTaGonisTa Di ParaBole e leGGenDe.... 46di Daniela Mosena

Ente giornalistico-editorialeEDIT

Rijeka - Fiume

Direttoresilvio Forza

PANORAMA Redattore capo responsabile

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Progetto grafico - tecnicoDaria Vlahov-Horvat

Redattore grafico - tecnicoAnnamaria Picco

Collegio redazionale Bruno Bontempo, Nerea Bulva, Diana Pirjavec Rameša, Mario

Simonovich, Ardea VelikonjaREDAZIONE

[email protected] re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume, Tel. 051/228-789. Telefax: 051/672-128, diret-tore: tel. 672-153. Diffusione: tel. 228-766 e pubblicità: tel. 672-146ISSN 0475-6401 Panorama (Rijeka) ISSN 1334-4692 Panorama (Online)ABBONAMENTI: Tel. 228-782. croazia: an nuale (24 numeri) kn 300,00 (IVA inclusa); semestrale (12 numeri) kn 150,00 (IVA inclu-sa); una copia kn 14,00 (IVA inclusa). Slovenia: annuale (24 numeri) euro 62,59 - semestrale (12 numeri) euro 31,30 - una copia euro 1,89. italia: annuale (24 numeri) euro 70,00 una copia: euro 1,89. VERSAMENTI: per la croazia sul cc. 2340009-1117016175 PBZ Riadria banka d.d. Rijeka. Per la Slovenia: Erste Steiermärkische Bank d.d. Rijeka 7001-3337421/EDIT SWIFT: ESBCHR22. Per l’Italia - EDIT Rijeka 3337421- presso PBZ 70000 - 183044 SWIFT: PBZGHr2X.numeri arretrati a prezzo raddoppiatoINSERZIONI: croazia - retrocopertina 1.250,00 kn; retrocopertina interna 700,00 kn; pagine interne 550,00 kn; Slovenia e Italia retrocopertina 250,00 euro; retrocopertina inter-na 150.00 euro; pagine interne 120,00 euro. PANORAMA esce con il concorso finan-ziario della Repubblica di Croazia e della Repubblica di Slovenia e viene parzial-mente distribuita in convenzione con il sostegno del Governo italiano nell’ambito della collaborazione tra Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e l’Università Popolare (Trieste)eDiT - Fiume, via re Zvonimir 20a

[email protected]

La distribuzione nelle scuole italiane di Croazia e Slovenia e nei Dipartimenti di italianistica delle Università di Croazia e Slovenia avviene all’interno del progetto “L’Edit nelle scuole II” sostenuto dall’Unione Italiana (Fiume- Capodi-stria) e finanziato dal Governo italiano (ai sensi della Legge 296/2006, Art. 1322, Convenzione MAE-UI N° 2840 del 29 ottobre 2008, Contratto N° 104 del 3 settembre 2009).

Consiglio di amministrazione: roberto Bat-telli (presidente), Fabrizio radin (vicepresiden-te), agnese superina, Franco Palma, ilaria roc-chi, Marianna Jelicich Buić, Livia Kinkela.

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Panorama 5

Agenda

Il Comune di Trieste ha votato i documenti necessari a far entra-

re l’edificio del Museo della Ci-viltà istriana, Fiumana e Dalmata nella famiglia dei Civici Musei di Storia e Arte. Il primo allestimento del Museo che ora è sotto l’ala del Municipio e di conseguenza sot-to la direzione del capo dell’area Cultura Adriano Dugulin, diretto-re dei Civici Musei, riguarderà i due piani superiori del palazzo che accoglieranno masserizie e mate-riali-testimonianze dei mestieri, i

documenti e i reperti di carattere etnoantropologico, nonché la par-te cartografica che delinea l’evo-luzione dell’Istria di Fiume e del-la Dalmazia. E qui evoluzione sta per storia ed ampio respiro giac-ché, come ha sottolineato l’asses-sore alla Cultura del Comune di Trieste,Massimo Greco, “questo non è il museo dell’esodo, di quel preciso momento del secondo do-poguerra, ma dell’intera storia di queste terre attraversate da molti padroni, esodo compreso”.●

Divisa in due giorni, dato la gran-de mole dell’ordine del giorno,

l’ultima riunione della Giunta Ese-cutiva dell’Unione Italiana tenutasi a Capodistria e che avrebbe dovuto discutere del bilancio dell’UI per il 2011 vistto che i fondi a disposizio-ne sono quest’anno minori di ben 900 mila euro. Comunque nell’am-bito della sezione cultura è stato aumentato il valore di base per le serate letterarie e le tavole rotonde, mentre le pubblicazioni delle CI

saranno supportate grazie ai quasi due milioni di fondi perenti afferen-ti alle Convenzioni MAE-UI. Inte-ressante il progetto presentato dal-la responsabile del settore scuole Norma Zani. Si tratta del “Portfo-lio eccellenze”, un’iniziativa vol-ta alla valorizzazione delle risorse umane rivolta in primis ai giova-ni. Il Portfolio sarebbe distribuito a tutti gli alunni all’inizio della V ovvero della VI classe nelle scuole elementari CNI in Croazia rispetti-

vamente Slovenia. Inoltre è previ-sto un contributo “Talenti” ideato per favorire la crescita dei ragazzi maggiormente dotati. ●

In vista dell’imminente visita ufficiale a Roma e dei collo-

qui che egli avrà con gli interlo-

cutori italiani (il viaggio è previ-sto nei giorni dal 17 al 19 genna-io), il presidente della Repubblica di Slovenia, Danilo Türk, ha in-vitato a Lubiana per una consul-tazione una delegazione dei ver-tici della Comunità nazionale ita-liana. Questi i componenti: l’on. Roberto Battelli, deputato per la CNI alla Camera di Stato del Par-lamento della Repubblica di Slo-venia, Flavio Forlani, presiden-te della Comunità autogestita Co-stiera della Nazionalità Italiana,

Maurizio Tremul, presidente del-la Giunta Esecutiva dell’UI, non-ché Christiana Babić, Segretario Generale dell’Unione Italiana.

Danilo Türk si reca a Roma su invito del presidente della Re-pubblica italiana Giorgio Napoli-tano e la visita intende conferma-re gli ottimi rapporti tra i due Sta-ti e consolidare l’eccellente co-operazione in sede bilaterale ed europea nello spirito del concer-to dell’Amicizia di Trieste del 13 luglio scorso. ●

A Trieste, in via Torino, due piani per ricordare la travagliata storia di queste terre

Continua il 17 gennaio la riunione ordinaria della Giunta esecutiva dell’UI

In vista della visita che il primo cittadino sloveno svolge a Roma dal 17 al 19 gennaio

Nei Civici Musei la Civiltà istriana

Un «Portfolio eccellenze» dedicato ai giovani talenti

Delegazione dei vertici CNI dal presidente Türk

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10 Panorama

Attualità

A colloquio con la dott.ssa Đana Pahor, dirigente la Sezione epidemiolo gica dell’Istituto per la salute pubblica della Contea litoraneo montana

L’influenza suina non esiste, si tr atta solo del virus H1N1 mutatodi Ardea Velikonja

L’inverno è da sempre il “tem-po dell’influenza”: le perso-ne si ritrovano chiuse nel-

le case, al caldo e a stretto contatto e quindi il virus si diffonde con molta facilità. Negli ultimi anni si parla - spesso straparla - dell’in-fluenza come “malattia mortale”. Per saperne di più abbiamo inter-pellato un medico, la mr.sc.Đana Pahor, che dirige la Sezione epi-demiologia dell’Istituto conteale di salute pubblica.

”Prima di tutto va sfatato quel che, purtroppo - specie nel corso nell’anno che si è da poco conclu-so - è stato detto e scritto di brut-to in merito al vaccino. In base agli studi sui nuovi virus che si presentano di anno in anno, vie-ne prodotto un nuovo contigente di vaccino contenente gli antigeni dei virus fino ad allora presenti, quindi non esiste vaccino ‘vec-chio’. Come ogni altro farmaco, anche questo ha validità limitata e, se non usato, viene eliminato, e non “messo in frigorifero’ come tanti credono.

L’apice arriverà alla fine di gennaio Ma cominciamo dall’inizio. Pri-

ma di tutto devo dire ai vostri lettori che non c’è alcun motivo di panico. Ufficialmente l’influenza è iniziata per quanto riguarda la nostra regione. Logicamente con il ritorno sui banchi di scuola e ai posti di lavoro dopo le vacanze natalizie, la gente sarà più a contatto, per cui alla fine di gennaio ci attendiamo l’apice dell’epidemia. Fino al giorno 11 sono stati registra-ti in totale 71 casi di influenza sta-gionale con dodici persone finite in ospedale per complicazioni o respi-ratorie o polmoniti. Da rilevare che i contagiati finora rientrano nella fa-scia d’età tra i 30 e i 65 anni, ovvero si tratta di adulti sani. I bambini, per ora, figurano come la categoria meno colpita, ma, ripeto, staremo a vede-

re quel che succederà dopo la riaper-tura di scuole e asili. L’Istituto segue giornalmente l’andamento del con-tagio e nel contempo studia il virus presente per vedere se il vaccino di quest’anno è quello giusto.

Perché i settantenni non si sono ammalati?

Per quanto riguarda l’H1N1, co-munemente identificato come “in-fluenza suina”, devo dire che da noi si è presentato per la prima volta nel 2010, anche se secondo studi, ma an-che secondo le statistiche, sembra che questo stesso virus abbia fatto la sua comparsa in Europa tanti anni fa, prova ne sia il fatto che l’anno scor-so non sono state contagiate le perso-ne sopra i 70 anni. Quindi queste per-sone l’hanno già ‘passato’, per così dire, e il loro sistema immunitario dispone degli anticorpi. Non esiste, lo ripeto, non esiste l’influenza su-ina, quella vera, quella scoppiata in Messico, per intenderci. Il virus pre-

sente quest’anno, l’H1N1, è mutato più volte e si è mischiato con il ceppo A, B e C. Quindi potremmo dire che quest’anno ci troviamo di fronte un cocktail di virus.

La composizione del vaccino di quest’anno comprende il sottoti-po A ovvero H1N1, ossia quello dell’anno scorso, il sottotipo A H3N2 e il tipo B, ovvero tre com-ponenti dell’influenza che ci pos-siamo attendere. Nulla di nuovo: la composizione si usa da decen-ni.

Alla luce della campagna di sfiducia promossa l’anno sul vac-cino, è doveroso dire che il vacci-no antinfluenzale inattivato con-tiene componenti non contagiose dei virus uccisi che non possono provocare l’influenza, e non ha assolutamente, come molti hanno voluto far credere, controindica-zioni. Prova ne sia che si racco-manda la vaccinazione ai malati cronici (diabete, bronchiti, ecc). Quindi quando parliamo di lotta alle malattie contagiose, il suc-cesso sta nel produrre un vaccino che ci possa ptoteggere. Per que-sto ripeto che bisogna consultare e avere fiducia nei medici, negli specialisti, che sono responsabili di quello che fanno. Così come, all’atto di un’operazione si cre-

de al chirurgo, si deve avere fiducia nell’epidemiologo, specialista in vi-rus e vaccini.

Vaccinarsi, e presto Un consiglio ai cittadini: vacci-

narsi prima che l’influenza arrivi. In Croazia la campagna antinfluenzale è iniziata a novembre. Ci vogliono dai dieci ai quindici giorni perché il nostro corpo che, popolarmente det-to, non è altro che un contenitore di anticorpi che si formano da soli gra-zie al sistema immunitario, si crei uno ‘scudo’ contro il virus. Il corpo mantiene nella sua ‘memoria’ gli an-ticorpi e, se si sono formati in modo naturale, ovvero quando la persona è venuta a contatto, magari vent’anni fa, con questo tipo di virus e non ha

La dott.ssa Đana Pahor a capo della sezione epidemiologica della Contea litoraneo montana

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Panorama 11

Attualità

A colloquio con la dott.ssa Đana Pahor, dirigente la Sezione epidemiolo gica dell’Istituto per la salute pubblica della Contea litoraneo montana

L’influenza suina non esiste, si tr atta solo del virus H1N1 mutatocontratto la malattia, essi sono anco-ra più forti. Se invece si sono formati con il vaccino artificiale la vaccina-zione va ripetuta ogni anno. È dimo-strato statisticamente che tantissime persone non hanno mai contratto né probabilmente mai l’avranno. Ciò di-pende principalmente dal sistema im-munitario che ‘sa’ reagire al momen-to giusto, ma anche dall’alimentazio-ne e dal modo di vivere.

Quest’anno, almeno finora, il virus previsto non è mutato. In otto di quei dodici ricoverati prima nominati, è stato riscontrato il virus A tipo H1N1, e la conseguenza è stata la polmoni-te. Per riconoscere la vera influenza ci vuole poco: febbre alta, tosse, mial-gia, malessere, sono i sintomi veri e propri. Rimedi? Il vecchio buon si-stema di stare a letto, al caldo, non uscire, se la febbre supera i 38,5 gra-di prendere un antifebbrile, bere mol-to, possibilmente tè caldo e aspettare che passino i sette giorni, avvisare il medico di fiducia e in caso di compli-cazioni andare in ambulatorio. Se la persona è sana, per esempio un tren-tenne nel pieno delle proprie forze, se la caverà in una settimana senza biso-gno di consultare il medico.

Nefaste conseguenze della campagna mediatica

Per i bambini in età prescolare, purché sani, sarebbe ottimale contrar-re l’influenza in modo naturale. L’im-munità che svilupperanno servirà loro per tutta la vita. Per quelli affetti da malattie croniche il vaccino è d’obbli-go, come per gli adulti. Logicamente ogni organismo è diverso per cui c’è chi dopo sette giorni sta bene mentre altri risentono delle conseguenze, il che dipende, ripeto, da quanto il no-stro corpo è debilitato. La caratteristi-ca di questo tipo di influenza, ovvero la H1N1, è che può lasciare ‘in coda’ una polmonite virale. Coloro che si credono eroi vantandosi di aver fat-to l’influenza in piedi devono sape-re che hanno fatto nient’altro che una stupidaggine perché potrebbero es-sere costretti a fare i conti con brutte

conseguenze. Quest’anno, purtroppo, la gente non ci ha ascoltato, sulla scia della campagna mediatica dell’anno scorso in cui è stato veramente detto e scritto di tutto contro il vaccino. In re-gione abbiamo a disposizione 47.650 dosi di vaccino. Prima di tutto è sta-to vaccinato il personale medico e pa-ramedico. Nel nostro Istituto finora si sono vaccinate solo 872 persone, negli ambulatori 78 (devo aggiunge-re comunque che disporremo del nu-mero complessivo dei vaccinati negli ambulatori solo al termine della cam-pagna antinfluenzale, quindi fra uno o due mesi). Troppo poco per un così grande numero di abitanti, anche se le cose si stanno mettendo al meglio: due settimane fa avevamo due perso-ne al giorno, oggi siamo già arrivati a dieci. Evidentemente la gente è disin-formata, crede più a quello che l’an-no scorso hanno scritto i giornali che a noi specialisti. Si è ancora in tempo per vaccinarsi anche se i ‘giorni sono contati’, però meglio farlo adesso che mai. Mi dispiace tantissimo che, no-nostante la nostra capillare campagna mediatica a favore della vaccinazio-ne, a questa non si siano sottoposti neppure i malati cronici registrati dal nostro Istituto, dove poi gli altri.

Ai vostri lettori vorrei dire che l’influenza è una malattia contagiosa, seria, a carattere stagionale. Noi che viviamo nell’emisfero Nord del pia-neta non parliamo di grippe d’estate ma solo d’inverno. In ogni “stagio-ne influenzale” si verificano casi le-tali, dovuti a conseguenze del virus. Quando arriva un nuovo sottotipo del virus, come detto, lo si segue attenta-mente, perché muta di anno in anno. Non possiamo parlare di pandemia per ora dato che conosciamo tutti i virus presenti. Ogni tipo o sottotipo si manifesta con delle caratteristiche: l’influenza di quest’anno presenta sintomi di diarrea e vomito, che col-piscono più frequentemente gli obe-si. L’anno scorso nella nostra regio-ne abbiamo avuto circa 3000 conta-gi, l’anno prima l’influenza stagiona-le aveva colpito circa 5000 persone. Il che significa che in ambedue i casi

non possiamo parlare di pandemia. Dunque anche quest’anno, visto l’an-damento dei casi registrati - anche se, ripeto, il picco massimo dovreb-be arrivare alla fine di gennaio - non ci aspettiamo una pandemia ma una normale influenza stagionale.

Per concludere voglio dire che la denominazione di influenza suina per quella di quest’anno è assolutamente sbagliata: i suini non hanno l’influen-za. Alcuni anni fa avevamo l’aviaria, perché in prevalenza si ammalavano gli uccelli, era un virus dell’influenza che non contagiava le persone all’in-fuori dei luoghi in cui la gente vive a stretto contatto con i volatili. Que-sta di quest’anno non è assolutamen-te l’influenza suina. Esistono virus che ‘aggrediscono’ solo gli uomini, altri che aggrediscono gli animali, in specifico i cavalli, gli uccelli. Il maia-le è un animale specifico che può ve-nir contagiato sia dall’uomo che dagli uccelli e quindi lo definiamo una spe-cie di ‘pentolone’ in cui si cucinano e mutano i nuovi virus.

Parlando dell’influenza dell’anno scorso bisogna rilevare che non era-no i suini ad essere ammalati e che la gente non ha contratto il virus da essi. Questo per spiegare in parole povere il perché dei sottotipi dell’H1N1 re-gistrati sia sulle persone che nei suini che nei volatili. Quindi, che dire? Se siete sani e prendete l’influenza, nulla di strano, è quella stagionale, se siete malati cronici avete ancora una deci-na di giorni per vaccinarvi, comunque non abbiate paura, questa di quest’an-no non è altro che un miscuglio di tre tipi di virus facilmente curabili”, ha concluso la dott.ssa Pahor.●

Il vaccino snobbato di quest’anno

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Nuova sede, le... peri zie non finiscono maiCasa dolce casa. Quello della sede è senz’al-

tro il problema più sentito alla CI di Sal-vore. Dopo l’approvazione del progetto da par-te dell’Assemblea dell’Unione Italiana, la solu-zione sembrava veramente a portata di mano, ma qualcosa si è inceppato. Ricorderemo che la Convenzione Ministero Affari Esteri-UI, fi-nalizzata a beneficio della futura sede della CI salvorina, ha previsto uno stanziamento di 720 mila euro lordi, di cui 625 mila destinati all’ac-quisto dello stabile che ospiterà la nuova sede sociale.

Quando già si credeva di poter avviare l’iter procedurale, da uno dei membri della neoeletta Assemblea della CI di Salvore (!?) è stata avan-zata una riserva sulla stima convenuta e il presun-to valore di mercato dell’immobile oggetto di va-lutazione. Al di là di quelle che potrebbero esse-re le vere ragioni all’origine di questo inghippo (forse anche questioni private...), siamo di fronte a un caso nuovo e decisamente anomalo nell’ambi-

Punta Salvore, il promontorio più occidentale dell’Istria, si identifica come il punto da cui

il fascio di luce del suo storico faro rassicura i naviganti ormai da quasi due secoli. Progettato da Pietro Nobile su commissione e a spese della Deputazione della Borsa di Trieste, fu inaugu-rato nel 1818 alla presenza dello stesso impe-ratore Francesco I. Attirò subito la curiosità di molti e, in un certo senso, diede inizio all’atti-vità turistica della zona con la nascita di alber-ghi, pensioni e di un ospizio marino destinato ai bambini di tutto l’impero austro-ungarico. Co-struito in pietra d’Istria, alto 36 metri e con una portata di 20 miglia, fu anche il primo faro nel Mediterraneo ad utilizzare, per l’illuminazione, gas distillato dal carbone, ma già nel 1823 si ri-corse alla primitiva illuminazione con il locale olio di oliva. La torre è nota anche per un triste episodio d’amore tra il Conte Metternich e una ragazza del luogo, di cui si era innamorato. Si narra che i due amanti non poterono stare insie-me perché la bella fanciulla morì prima che la coppia potesse rifugiarsi nel nido d’amore che avevano appena ricavato nel faro.

Salvore è ricca di storia fin dall’epoca roma-na ma l’episodio più importante è la battaglia navale del 1177. La flotta veneziana (40 gale-re allestite anche grazie all’aiuto delle cittadi-ne istriane e sostenute da papa Alessandro III), nascosta nel vallone di Pirano, colse di sorpre-sa le ben 75 navi genovesi e pisane schieratesi con l’imperatore Federico Barbarossa, catturò 45 navi, ne affondò altre e fece prigioniero lo stesso comandante, il futuro re Ottone IV, figlio del Barbarossa. La vittoria ebbe vasta eco tanto che a Venezia, nella sala del Gran Consiglio, fu esposta una grande tela dell’evento dipinta dal Tintoretto. Per perpetuarne il ricordo, annual-mente si ripete in Canal Grande la suggestiva cerimonia dello “sposalizio del mare”.

Istria

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Dopo la festa del Cinquantesimo e le elezioni interne, Gabriele Bosda chin fa il punto tra passato e futuro del dinamico sodalizio minoritario

CI di Salvore, raggiunta la mez za età, merita una casa tutta suaservizi di Bruno Bontempo

foto dell’Autore e d’archivio

Secondo la leggenda, il nome Salvore deriva da “Salvo-Re”, per indicare “la salvezza del Re”. Il figlio di Barbarossa, infatti, dopo essere sta-

to sconfitto in queste acque nella celeberrima batta-glia, tentò di fuggire nascondendosi in una cister-na. Oggi, Salvore è una ridente e pittoresca località turistica. Una delle sue immagini più suggestive è quella con le barche sospese sul mare per difen-derle dai forti venti di bora e scirocco, issate con le carrucole a qualche metro da terra. Appoggiate su degli appositi supporti in legno, sembrano sospese in aria, con un particolare effetto ottico quando si

L’incisione su rame di Domenico Rossetti del celebre quadro di Domenico Tintoretto

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Panorama 17

Nuova sede, le... peri zie non finiscono maito dell’ormai lunga esperienza maturata in questo contesto nei proficui rapporti UI-MAE.

La disputa sollevata, tuttavia, per ben che vada comporterà un notevole ritardo sulla messa in atto del progetto, in quanto è stata chiamata in causa l’Ambasciata d’Italia a Zagabria, che dovrà richie-dere un’ulteriore perizia tecnica in corso di cau-sa, una terza valutazione sul valore dell’immobile dopo quelle presentate dal venditore e dall’Unio-ne nella veste di acquirente. A questo punto tutto è rimandato e la dinamica che potrà seguire la rea-lizzazione del progetto sarà contestuale alla nuova perizia di stima.

“La nuova sede rappresenta per noi un impor-tante punto d’arrivo, che contemporaneamente sa-rebbe anche un nuovo punto di partenza - spie-ga Gabriele Bosdachin -. Ora possiamo gode-re dell’usufrutto gratuito della Casa di Cultura di Bassania, dove si svolge la maggior parte del no-stro ricco ventaglio di attività, e di questa disponi-bilità ringraziamo la Città di Umago. Dopo l’ap-

provazione da parte dell’Attivo consultivo delle CI e dall’Assemblea dell’UI del finanziamento per l’acquisto di una nuova sede per il nostro sodali-zio, che dovrebbe trovare sistemazione in un edi-ficio nel centro di Bassania, ora si aspetta l’avvio dell’iter di acquisizione e progettazione della nuo-va struttura, a cui seguiranno gli interventi di ri-strutturazione e restauro della struttura che abbia-mo scelto come nostra futura sede. Inutile dire che siamo impazienti, è una necessità impellente”.●

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Dopo la festa del Cinquantesimo e le elezioni interne, Gabriele Bosda chin fa il punto tra passato e futuro del dinamico sodalizio minoritario

CI di Salvore, raggiunta la mez za età, merita una casa tutta sua

Quella che dovrebbe essere la futura sede CI

guardano in controluce e costituiscono un originale paesaggio che - assieme al faro - è la grande attratti-va per fotografi e pittori. Oltre alla pastorizia e alla pesca, la sua fortuna, Salvore, la deve senz’altro al turismo, cominciato già ai tempi dell’impero asbur-gico con l’arrivo dei primi ospiti, afflusso favorito anche dalla ferrovia, la famosa e ormai dimentica-ta Parenzana. Il territorio di Salvore è tra i più ver-di dell’Istria, con boschi spontanei di leccio, quer-ce ed essenze mediterranee, nonché pini marittimi, cipressi, cedri e sempreverdi piantati all’inizio del-lo scorso secolo. Boschi dentro cui si celano ville e alberghi costruiti ai primi del ‘900, accanto ai quali oggi troviamo il primo albergo a 5 stelle, altri hotel di lusso e quelli a conduzione familiare, campeggi, diversi ristoranti di ottimo livello, un campo da golf da 18 buche.

Qui vive un nucleo di italiani militanti, osservanti, una Comunità tra le più radicate, attive, dinamiche del territorio. Lo scorso novembre ha festeggiato mezzo secolo di vita, ed è stata un’occasione per incontrare alcuni tra i personaggi che con il sodalizio hanno con-diviso a lungo varie vicende, tra alti e bassi.

Uno di questi personaggi è Gabriele Bosdachin, che dopo due mandati e mezzo alla presidenza, si è ricandidato: ”Ho trascorso quasi undici anni al timo-ne della nostra Comunità ma sono pronto a continua-re per poter seguire i lavori di costruzione della nuo-va, tanto attesa sede, assieme al gruppo di persone

con cui ho lavorato intensamente e in pieno accordo per tutto questo periodo. Credevo fosse giusto e one-sto consentirci di arrivare al tanto anelato traguardo. Francamente, sarei dispiaciuto vedere che siano altri a raccogliere i frutti del nostro lavoro...”

“Gli ultimi tre lustri sono stati contrassegnati da un’autentica rinascita della CI, che ha interessato un po’ tutte le forme di attività, culturali, artistiche, spor-tive e che vive un momento decisamente felice, sia come livello sia come volume di attività, anche per la presenza e il coinvolgimento di un rilevante numero di attivisti. Fatto ancora più importante, la presenza di molti giovani, che invece in altre Comunità spesso la-

Bosdachin premia Codiglia, uno dei fondatori

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18 Panorama

Norme Ue, imprenditori disinformatiArrivando a Salvore, eravamo preparati ad af-

frontare tematiche legate perlopiù al turismo e alla pesca, le attività tradizionalmente più diffuse nella ridente località dell’Umaghese. Invece il pre-sidente Bosdachin ci ha portati a conoscere più da vicino un altro settore del comparto agroalimentare: “Il mio esula da quelli che sono i lavori più comuni nel nostro comprensorio. Infatti, nella vecchia casa colonica e nelle stalle di famiglia, nella campagna di Corona, a pochi chilometri da Salvore, mi dedico all’allevamento di vacche da latte, una cinquantina di capi in tutto. È una tradizione di famiglia (sul-la casa dei Bosdachin hanno trovato un’iscrizione che risale al 1530, mentre una trisavola di Gabriele, Antonia, era nata a Salvore nel 1804, nda) che cer-co di portare avanti ed allargare ulteriormente, an-che se si tratta di un lavoro duro, e oggi come oggi

sono sempre meno quelli pronti a navigare in que-ste acque. Nell’Umaghese l’interesse per l’alleva-mento sta scemando, ormai sono rimasti pochi, per-lopiù anziani che tengono due-tre mucche. Invece nell’Alto Buiese, nella zona tra Verteneglio e Villa-nova e nella Valle del Quieto, ce ne sono ancora di-versi, anche allevamenti più grandi. In questo perio-do di globalizzazione la gestione è ogni giorno più difficile, le grandi aziende prendono sempre più il sopravvento e noi piccoli allevatori (in questo pe-

riodo le 50 mucche gli danno sui 400 litri al giorno, nda) incontriamo grosse difficoltà. Un po’ alla volta cerco di far crescere l’azienda per far fronte alle esi-genze di mercato”.

Quali sono i maggiori ostacoli, in Istria, per chi si dedica all’allevamento?

”Le fonti di finanziamento sono insufficienti. Poi, quello croato è ancora un mercato chiuso men-tre battere la strada delle esportazioni è piuttosto ar-duo. Il Paese importa grandi quantità di carne, lat-te, verdure da Paesi vicini - Bosnia, Ungheria - per cui noi, produttori locali, ci troviamo schiacciati dai loro prezzi stracciati. I costi dei concimi, del gasolio ecc. continuano ad aumentare, ma i prezzi dei nostri prodotti, sia la carne, sia il latte, addirittura scendo-no, o nella migliore delle ipotesi si mantegono sugli stessi livelli. Quindi, l’unico modo per mantenersi a galla è aumentare la produzione. Noi per il mo-mento vendiamo soltanto latte crudo, ma mi sto at-trezzando per realizzare un minicaseificio dove po-ter offrire anche dei semilavorati, formaggio, burro e altre cose, proprio per poter uscire sulla piazza in maniera indipendente e crearci delle piccole nicchie di mercato ed evitare la grande distribuzione, che in questa catena è quella che si arricchisce maggior-mente, lasciando al contadino soltanto le briciole. Così, tra un paio d’anni, si potrebbe pensare anche ad esportare... Finora nessuno degli altri allevatori si è arrischiato di allargare la produzione, mossa che richiede investimenti per noi insostenibili, tra mac-chinari, strutture... Io spero di essere il primo...”

Come si prepara ad affrontare le nuove sfide che si presenteranno con la Croazia nell’Ue ?

”Purtroppo nessuno ci prepara sulle politiche co-munitarie, che fissano vincoli molto restrittivi, però sono previste pure delle agevolazioni... O ti arran-gi da solo o puoi chiudere baracca. È così anche nell’agricoltura, nella pesca, nell’artigianato. Io cer-co di informarmi, studio leggi e normative Ue, sono in contatto con allevatori di Italia, Slovenia, Austria che già beneficiano di sostanziosi contributi euro-pei, anche a fondo perduto, indispensabili per il rin-novo tecnologico. Speriamo di riuscire a sopravvi-vere fino a quel momento, poi vedremo...”●

titano. Inoltre, abbiamo stabilito un’ottima collabora-zione con le istituzioni locali, scuole e asili”.

La CI salvorina conta circa 600 soci effettivi, più quelli sostenitori. Inoltre, dopo anni di tentativi an-dati a vuoto, ha raggiunto un buon livello di colla-borazione con l’Ufficio turistico, con il club calcisti-co e con la Pro loco: “Da un paio d’anni lavoriamo assieme su alcuni progetti - si rallegra Gabriele Bo-sdachin -. Nel 2010, ad esempio, abbiamo riproposto l’antica festa paesana di San Pietro, del 29 giugno, che non si teneva da tantissimi anni e che speriamo ridiventi tradizionale”.

Ma il grande problema è la carenza di spazio per le molteplici attività, cui dovrebbe ovviare la futura nuova sede, dove si conta di poter disporre anche di ambienti da destinare ad attività commerciali, da su-baffittare e ricavare degli introiti che consentirebbero alla CI di coprire le spese e non dipendere totalmente dall’UI e dalla Città di Umago, che nel 2010 ha ri-dotto i finanziamenti ai beneficiari del bilancio. “Bi-sogna fare di necessità virtù - conclude Bosdachin -. I soldi sono pochi ma noi li facciamo bastare; grazie al volontariato, a qualche aiuto e alcune sponsorizza-zioni si tira avanti in attesa di tempi migliori”. ●

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Gabriele Bosdachin alleva mucche da latte

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Panorama 19

Era l’autunno del 1959 quando Eligio Zanini, noto poeta e insegnante rovignese, fu mandato a Sal-

vore per insegnare nella scuola elementare italiana, che riapriva i battenti dopo esser stata chiusa nel 1953. L’anno dopo, con Balilla Pelizzon, Antonio Codiglia ed Ernesto Maurel, promosse la nascita del Circo-lo Italiano di Cultura, che fu intitolato a Libero Brai-co, morto giovanissimo da partigiano durante la Re-sistenza. Primo presidente fu Balilla Pelizzon, segre-tario Antonio Codiglia, che oggi - ultraottantenne in gambissima - è l’unico a poter raccontare quella fetta di storia. “Com’era Salvore 50 anni fa? Piccola, po-vera, modesta Quando venne Zanini a scuola c’erano solo nove putei. Lui, da intellettuale, capì la necessi-tà di creare un Circolo Italiano di Cultura. Ma l’ini-ziativa non era vista di buon occhio da tutti, qualcu-no storceva il naso, si chiedeva che cosa mai volesse questo Circolo italian. Chi formava questa contropar-te? Non ricordo neanche più, e poi sono morti quasi tutti... Però non ci sono mai stati veri ostacoli e sia-mo andati avanti per la nostra strada”. Il signor Nino, nel suo schietto dialetto salvorino e no umaghese, che go parlà sempre con tuti, istriani e stranieri, senza di-stinzion, come tiene a precisare, chiude il discorso con l’aria di chi vuole mettere una pietra sopra ad amare vicende passate.

“Cinquant’anni fa c’era povertà, si viveva solo di agricoltura e poca pesca. La mia famiglia era una delle rare che si dedicava a questa attività. Morto papà, abbiamo continuato io e mio fratello, scom-parso da pochissimo. Quando lui è andato a vivere a Grado, io ho continuato e ancora vado in mare,

ogni giorno, con qualsiasi tipo di tempo, con tutti i venti, bora o garbin... - lo dice con un compren-sibile pizzico d’orgoglio -. Però negli ultimi anni, con la nuova legge sulla pesca, a noi dilettanti han-no ridotto da 200 a 100 metri la profondità a cui si possono calare le reti, così non è più possibile pe-scare sogliole, seppie, tra le reti da posta fissa non si usa più il tremaglio, particolarmente adatto per le sogliole. Per l’amor di Dio, non è cattiveria né invidia, chi che pol che peschi magari vagoni, ma mi da quel momento no go ciapà e no go magnà più una soia e go 70 ani de mar. Ma noi anziani, pensionati, cossa potemo far a zento metri?! La-vor non xe, bisogna sopraviver, e molti se ga buta-do a pescar. Intanto il mare si è impoverito, anche se nel 2009 abbiamo avuto un’incredibile ricchez-za di sogliole, mai viste tante, ne hanno pescate a tonnellate... Una volta si calavano 30 passalere, 40 al massimo. Adesso ne mettono 200, 300 e anche più... Ma il nostro mare è piccolo, poco profondo, stretto, da qua a Grado saranno 15 miglia al mas-simo... E non c’è pesce per tutti, istriani, sloveni, italiani che stanno a stretto contatto di gomito... La disputa sulla frontiera marittima intorno al Golfo di Pirano? Per noi confinanti saria mejo che i con-fini vadi via come i xe andadi via a Scofie...”

Nino Codiglia è attivo pure nell’organizzazione del Carnevale. “Sì, sono il portabandiera del corteo. Ma porto anche le crozi ai funerai... Adesso go por-tà quela de Sant’Andrea, protetor dei pescadori, una vecia tradizion che el novo paroco, don Mario, zio dell’arcivescovo di Parenzo Milovan, ga fato diventar de novo festa del paese...”

Battisti compose La Luce dell’Est per la sua morosetta salvorina

La presenza a Salvore della famiglia Codiglia, sempre molto legata alla CI, è accertata fin dal 1849. Nino, come detto, è stato uno dei fondatori, suo figlio Livio ha ricoperto anche la carica di presidente, fin-ché la salute glielo ha permesso. L’altro figlio è Giu-lio, classe ‘51, abbonato da sempre alle pubblicazioni dell’Edit (“dovrebbero occuparsi di più delle picco-

Il console d’Italia a Fiume, Fulvio Rustico, tra Nino (a sinistra) e Giulio Codiglia. Sotto: il museo

I Codiglia, un museo, la storia del paese

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20 Panorama

Salvore, il quarto luogo zaninianodi Biancastella Zanini

I genitori non li scegliamo. Ci capitano e basta. I miei si sono innamorati alle superiori e hanno fat-

to tre figli: due prima della detenzione di Zanini a Goli Otok, uno dopo.

Mamma, da bambina che era, in un attimo è di-ventata donna, stra-assumendosi tutte le responsa-bilità, e con mia nonna ci hanno cresciuti con tutto l’amore del mondo e con l’imperativo categorico di studiare. Lui, Zanini, alla fine degli Anni cinquanta, da Pola ha alzato le vele ed è andato a Salvore. Una nuova famiglia, due figlie.

Il vuoto di un padre non lo colmi mai. È già tanto se acquisti serenità, e non sei più arrabbiata. Oggi, con più di sei decenni di vita ormai alle spalle, tutto sfuma, rimane l’essenziale, ed allora si può anche ri-flettere brevemente su Zanini, essere sociale, basto-nato dalla politica o meglio dalle dittature, in un de-terminato spazio geografico. Che è quello dell’Istria, a partir dagli Anni trenta. Quei suoi occhi azzurri che si spalancano su Rovigno: sarà un partire e poi ritornare definitivamente per un amore e una simbio-si mai logorati, perché tanta bellezza, se nasci con l’animo che ti canta, diventa parte di te, e tu componi il quadro ed appartieni a quell’umanità.

Gente dolente e travagliata quella istriana, la pe-nisola è un grosso serbatoio che si riempie e si svuo-ta sempre con violenza.

Nonno Alessandro, maestro d’ascia, costretto a chiuder bottega, la tessera del fascio non la vuole “non bacerò mai le mani che mi strangolano”, porta moglie e figlio in esilio a Pola. Zanini inizia a vivere in un mare per lui foresto: si dissolve “l’armonia di

forme di luci e di voci” che l’aveva plasmato nel suo angolo di paradiso.

Pola, la città dei cantierini e delle tabacchine: quest’ultime fanno la fila al botteghino del Ciscut-ti per vedere l’opera, ascoltare Gigli, hanno un cre-dito aperto nei negozi di chincaglierie, di stoffe, di scarpe, mettono il cappellino, prendono il vaporetto e vanno dai parenti a Trieste. La loro emancipazio-ne è una conquista sofferta però, sempre in lotta con padri e fratelli spesso maneschi.

Per i primi compagni di scuola il ragazzo diven-ta “el Crico”: ha i pantaloni con le toppe e le scarpe chiodate che così durano di più, parla poi un ostro-goto che nessuno capisce. Per dirla in breve e con parole moderne, l’inserimento è durissimo. Però l’aiuta a porsi domande: sull’Istria terra di più po-poli, ed i cugini slavi diventano i “pubratéine”, sulla sua antica gente di mare che ”pescava per l’oggi la-sciando per il domani”, sulla giustizia e l’ingiustizia e poi c’è Testa Quadrata, quel Mussolini che a casa propria, ed anche in quella altrui, ha fatto stragi.

Il ragazzo cresce diritto come un albero maestro, e porta la sua battana in acque sempre perigliose. Per un sedicenne in terra d’Istria, il discorso politico nel 1943 è ridotto all’essenziale: combattere i tede-schi ed i fascisti, stare quindi con la Resistenza, op-pure fare l’inverso. Zanini è tutt’uno con il suo sogno di giustizia, di fratellanza, invoca la libertà di pen-siero in un sistema (e qui saltiamo un bel po’ d’anni) che, in quel fatale gennaio 1949, è già alla grande dittatoriale: la sua battana affonda, la giovanissima moglie, aggrappata alla madre, annaspa per tenere i figli a galla.

È Goli Otok.

le realtà locali, della nostra gente, che ha tantissime cose da mostrare e da dire...”), è un personaggio eclet-tico: alla CI ha fatto il presidente della Giunta, Nonno Inverno, Babbo Natale, ma la popolarità se l’è guada-gnata come musicista e cantante. Guardia giurata di professione, Giulio postin (così chiamato per i 23 anni di servizio come portalettere), è un autentico vulcano: canta e suona “musica folk, popolare, canzoni triesti-ne e istriane, per intenderci, quelle che si cantano a feste e matrimoni e con le quali ho inciso un Cd. A Radio Eurostar ogni seconda domenica, da 17 anni, curo la trasmissione Festa istriana, da tre decenni suo-no per beneficenza nelle Case di riposo per anziani ed ho avuto il Premio Città di Umago. Sono Maestro di cerimonia del Carnevale di Petrovia da 23 anni e da tredici di quello di Umago, al quale partecipa an-che il carro allegorico della nostra CI. Lo scorso anno abbiamo portato alla sfilata le quattro stagioni, con un gruppo di oltre cento persone, accompagnate dalla banda di Muggia... “ Memoria storica e rispetto delle tradizioni, lo hanno portato a realizzare un vero e pro-

prio museo negli spazi di casa sua che un tempo erano adibiti a negozio e poi ad agenzia turistica, Le pareti sono tappezzate da cimeli, foto, ritagli di giornale, do-cumenti, manifesti; gli scaffali straripano di reliquie,

Giulio Codiglia alla fisarmonicaIstria

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Panorama 21

Ritornerà con i nervi a pezzi, non si lascerà sal-vare nemmeno dall’amore. Seminerà lui stesso di-struzione, da vittima diventerà quasi carnefice per scappare poi, in estremis, a Salvore, sospinto dallo Scirocco.

Salvore: il quarto “luogo zaniniano” dopo Ro-vigno, Pola, Goli Otok. Qui lo posso solo accompa-gnare con il mio sguardo adulto: Insegnante lui, in-segnante io.

Perché Zanini sarà Maestro per antonomasia. È un mestiere che gli riesce, aiutare lo sbocciare del pensiero, rispettare quel piccolo essere che pretende dialettica. Penso che in classe, con i suoi ragazzi, sia stato molto felice. Ragazzi delle contrade più picco-le di quel “grappolo di terra rossa e sassi bianchi, dove il maltempo è di casa, intervallato da brevis-simi asciugavele,” che è la sua Istria. Ragazzi che nessuno mai più dovrà chiamare né crichi né s’ciavi,

perché per tutti la via della salvezza passa per la cul-tura, che è poi sinonimo di convivenza, cioè lo stare assieme agli altri.

Salvore è quindi per Zanini impegno politico e sociale, quel tanto logicamente che l’occhio vigile del Partito gli permette di fare, se non vuole perdere di nuovo anche quella libertà.

Salvore lo riporterà a Rovigno, ed è quindi un passaggio obbligatorio, quasi una specie di purga-torio, dove vivere di vita vera, prima di raggiungere nuovamente il suo angolo di paradiso. Che lo ribut-terà però in strada, anni di corriera su e giù, da e per Valle, la scuola è più piccola, può nuocere di meno, perché la sua testa pensante e, certamente, anche la schiettezza, la spigolosità, il rigore, la pericolosità perché uomo segnato dal Partito, fanno paura.

Dicevo, i genitori non si scelgono, ci capitano e basta. A me è capitato Zanini. ●

oggetti ricordo, anche rari e preziosi, una miscellanea di vivide immagini e di intense emozioni dal sapore storico-sentimentale. Giulio Codiglia, voce narrante, spiega che l’idea del museo (c’è anche una collezione di divise militari, pistole e baionette storiche), è ma-turata quando si è reso conto di possedere tanti docu-menti, da poter tramandare ai posteri la storia della fa-miglia, ma anche della Comunità e del paese. Il pezzo più vecchio della galleria? “Un passaporto rilasciato a Parenzo il 30 maggio 1921 ad Angelo Codiglia, fratel-lo di mio nonno, nato il 28 agosto 1875”.

Una parte del museo, ovviamente, è dedicata alla sua carriera di cantante ed ai vari personaggi che ha avuto occasione di incontrare. “La passione per la mu-sica la coltivo fin da bambino. Ho studiato fisarmoni-ca (tra i suoi insegnanti anche Ligio Zanini), poi la batteria, adesso suono le tastiere, come one man band. A dieci anni ho iniziato a cantare ed ho vinto alcune edizioni di Voci nostre dell’Uiif, trasmettendo poi que-sta passione ai due figli ed ai tre nipoti. Ricordo con particolare emozione di aver accompagnato, come

batterista, Achille Togliani al suo concerto di Umago, a Capodanno ‘84, un anno prima della sua scompar-sa. Un Capodanno l’ho fatto anche con Bobby Solo a Tv Capodistria, poi ho conosciuto Rita Pavone e Ted-dy Reno...” Un ricordo particolare è legato al grande Lucio Battisti. “Nei primi anni ‘70 Lucio, che era un appassionato cacciatore. soggiornava spesso a Bas-sania, quasi in incognito, assieme a Mogol, ed abita-va proprio di fronte a casa mia, dove venne più volte a bere un bicchiere di vino. La sera suonava la chitarra e cantava per gli amici. E si era anche innamorato di una ragazza, di cui per discrezione non faccio il nome, e praticamente compose proprio qui La Luce Dell’Est (canzone dell’album “Il Mio Canto Libero”, 1972), che gli era stata ispirata dalla morosetta salvorina...”

E chi non ricorda i versi del suo fedele paroliere Mogol? La luce si diffonde ed io/questo odore di fun-ghi faccio mio/seguendo il mio ricordo verso est/Pic-coli stivali e sopra lei/...Scusa se non parlo ancora sla-vo/mentre lei che non capiva disse bravo/e rotolammo fra sospiri e “da”...●

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22 Panorama

SocietàSpesso misconosciuta la presenza e l’attività dei tanti italiani sparsi al di fu ori dei confini nazionali

Non sempre ci accoglievano a braccia aperte...di Marino Vocci

Buon cammino nel nuovo anno!

Ho scelto di iniziare que-sto 2011, che coincide con i 150 anni dell’Unità d’Italia, scrivendo di un’Ita-lia spesso dimenticata e ignorata. Non della nostra “piccola Italia” in terra istriana, fiumana e dalmata come è stata amabilmente definita dall’amico Giacomo Scotti, ma scrivendo di una piccolissima parte di quella che viene chiamata “l’altra Italia”. Un’Italia fat-ta di circa sessanta milioni di Italiani che vivono nel mondo sparsi nei di-versi continenti e dei quali spesso gli italiani (quelli che abitano nel Belpa-ese) sanno ben poco. Invece è giusto ed importante ricordare le loro storie proprio oggi, quando cioè è più forte la sensazione che l’Italia, e non solo purtroppo l’Italia, abbia perso la me-moria e si sia dimenticata del suo pas-sato, anche molto recente, di popolo migrante. Un passato che parla di vite di donne, uomini, bambini e anziani e delle sofferenze, delle fatiche e del do-lore di un popolo costretto a lasciare le propria terra e la propria gente. Le loro sono storie che parlano di traumatici sradicamenti e di altrettanto sofferti radicamenti, di lunghi ed intermina-bili viaggi e di accoglienze sospettose e spesso ostili. Raccontano che spesso gli italiani erano considerati dei clan-destini e dei criminali. Per quanti de-cenni ci siamo portati dietro la brutta fama di emigranti/briganti! Centinaia di migliaia di storie che parlano certa-mente anche di duro lavoro e di chi, in America o in Australia, in Francia o in Brasile ce l’ha fatta e ha avuto succes-so, ma parlano soprattutto di fame e di miseria, di violenze e di soprusi. Sto-rie di vite che hanno segnato nel pro-fondo e deciso le fortune dei paesi dai quali emigravano (grazie ai soldi delle rimesse) e di quelli in cui immigrava-no. Storie di cui abbiamo già parlato, perché le ha riportate nel suo bellissi-mo libro “Addio Patria” l’amico ve-neto istriano Ulderico Bernardi e per-ché sono state raccontate anche in un volume che ho letto di recente dal tito-

lo “…speriamo che, espèron que” che vede la prefazione di un altro carissi-mo amico, un istriano di Francia, Gra-ziano Del Treppo.

Come dicevo sono sessanta milio-ni gli italiani sparsi in tutto il mondo, quattro milioni sono quelli che han-no conservato la cittadinanza italia-na e quindi sono regolarmente iscritti nei registri dell’Anagrafe Italiani re-sidenti all’Estero (AIRE). Di questi, trecentottantamila sono in Francia e Graziano Del Treppo è uno di loro. Una storia come tante, che ha come protagonista le genti di queste nostre terre. Nato a Pola nel 1944, con pa-dre e madre di Canfanaro, dopo aver lasciato l’Istria nel 1950 la famiglia, Graziano Del Treppo trascorse alcuni anni nel Campo Profughi delle Caser-mette San Paolo di Torino. Un’espe-rienza che ricorda così: ”Devo rico-noscere che non ho un ricordo triste della mia infanzia: una certa inco-scienza infantile mi faceva ignorare gli aspetti più drammatici dell’eso-do, anche se oggi, alla soglia del-la vecchiaia, mi vengono benissimo in mente gli sguardi dei miei genito-ri che mal celavano a volte una pro-fonda tristezza”. Graziano però guar-da al futuro e ama definirsi “l’uomo delle frontiere aperte”, anche perché: “La frontiera non è un muro, ma una

porta aperta verso gli altri”. Da To-rino era facile recarsi in Francia, e fu così che si stabilì nella vicina Savo-ia, a Chambéry, dove iniziò a lavo-rare nel Patronato INAS-CISL del quale creò e sviluppò un’importan-te struttura in Francia. Grazie al la-voro di assistenza e di tutela dei la-voratori in seno al Patronato ebbe modo così di conoscere molte real-tà dell’emigrazione e della presen-za italiana all’estero, in particolare in Francia. Fu così che quest’istriano fondò l’Associazione di gemellaggio “Chambéry-Turin” e aiutò e inco-raggiò la nascita di altre associazio-ni come il “Fogolâr Furlan” i “Pie-montesi in Savoia”, “Calabrisella”. Fin dal 1985 fu eletto nel Comitato dell’Emigrazione Italiana (Coemit) e in seguito nel Comitato degli Italia-ni all’Estero (Comites). Dal 1997 è Presidente del Comites di Chambéry e dal 2004 i Presidenti dei Comites di Francia lo hanno scelto quale Co-ordinatore dell’Intercomites Francia. Una bellissima storia la sua, la storia di un istro-veneto di Francia.

E per rimanere in questo Paese non va dimenticata quella di un altro istriano, questa volta un istro-croato, Aldo Banovaz, presidente del Comi-tes di Mulhouse in Alsazia. Nasce a San Pietro in Selve nel 1937 da dove

Mulhouse

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Panorama 23

Società

Spesso misconosciuta la presenza e l’attività dei tanti italiani sparsi al di fu ori dei confini nazionali

Non sempre ci accoglievano a braccia aperte...parte nel 1946, per stabilirsi a Mestre e poi in provincia di Treviso. Così ri-corda quegli anni: “Grazie all’impie-go del padre ferroviere, non ho cono-sciuto i campi profughi. Ricordo che i compagni di scuola mi prendevano un po’ in giro per la pronuncia o l’ac-cento e dai discorsi degli adulti, si capiva che non eravamo sempre ac-colti a braccia aperte…”. Nel 1956 il giovane parte per la Francia dove, con un contratto di lavoro in tasca, approda a Mulhouse, città dell’Alsa-zia a ridosso del confine tedesco. Qui lavora dapprima in una grande ditta di costruzioni meccaniche. In paralle-lo segue corsi per corrispondenza per giornalisti e pubblicisti di una scuo-la di Roma. Ma dopo qualche anno si fa assumere in una piccola fabbri-ca, poco più di un’officina, che però poco alla volta cresce fino a diventa-re una nota azienda di costruzioni di macchine speciali ad alto contenuto tecnologico. Aldo accompagna quel-la crescita fino a diventarne respon-sabile per i rapporti con ditte esterne non solo in Francia ma pure in Ger-mania, Portogallo e persino in Slove-nia. “Non nascondo che aver ottenu-to quel livello di fiducia, io straniero senza grandi titoli di studio, di fronte a tanti francesi che si sarebbero fat-ti in quattro per avere quel posto, è stata sempre fonte di una reale sod-disfazione per me!”. Nei primi anni ‘80 Aldo inizia un’attività associativa dapprima con la creazione di un’as-

sociazione ciclistica, qualche anno dopo è vicepresidente della Federa-zione Associazioni Italiane, parteci-pa alla Seconda Conferenza Naziona-le dell’Emigrazione a Roma. È eletto quindi membro del Comites di Mul-house e ne viene eletto Presidente nel 1997, carica che copre tuttora. Euro-peo convinto, aderisce al “Movimen-to Europeo”, associazione apolitica avente come obiettivo la promozio-ne dell’Europa: è attualmente vice-presidente della sezione di Mulhouse. La più grande delusione di Aldo Ba-novaz è la sua battaglia per difende-re l’esistenza del Consolato d’Italia di Mulhouse, che purtroppo viene chiu-so nel 2010. “A volte viene la tenta-zione di… mollare tutto, di gettare la spugna. Ma non si possono rinnega-re tutti questi anni di associazionismo all’insegna del volontariato. Bisogna vedere il lato positivo delle cose, ri-confortati dalla certezza di aver sem-

pre agito con grande onestà e di aver effettuato, con rispetto delle opinioni di tutti, le scelte che hanno reso effi-cace la mia azione al servizio della collettività”.

Anche Chambéry, la cittadina dove vive Graziano del Treppo, ha visto chiudere la sua rappresentanza consolare, che era il più antico Con-solato d’Italia in Francia. E Grazia-no esprime così il suo rammarico: “Siamo pervasi da un sentimento di amarezza di fronte alle misure che da qualche anno colpiscono gli Ita-liani all’Estero, la loro presenza e la loro cultura. Si tratta a volte di misu-re miopi, la cui efficacia in materia di risparmi sul bilancio dello Stato è tutta da dimostrare. Chambéry era un polo che irradiava brillantemen-te la cultura italiana. Ora tutto pare morto. Ma in tutti noi rimane l’im-pegno per il futuro. In Savoia hanno festeggiato nel 2010 i 150 anni del-la loro unione alla Francia e noi Ita-liani della Savoia, lungi dal guarda-re verso il passato, abbiamo parteci-pato alle loro festività con lo sguardo rivolto verso il futuro e alla costru-zione dell’Europa. Nel 2011 saremo noi a festeggiare i 150 anni dell’Uni-tà d’Italia e sicuramente i Francesi si uniranno a noi in occasione delle manifestazioni che organizzeremo a Chambéry nel 2011”.

Due belle storie e due belle perso-ne alle quale dobbiamo dire grazie. Grazie Aldo, grazie Graziano, così abbiamo voluto anche noi unirci alle Vostre celebrazioni, Buon complean-no... altra Italia! ●

Da sinistra: Aldo Banovaz, l’ambasciatore d’Italia a Parigi, Giovanni Caracciolo Di Vietri, e Graziano Del Treppo

Chambéry

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24 Panorama

Cinema e dintorniAmerican life di Sam Mendes parente «degenere» di American beauty

Animi devastati, come il Paese di Gianfranco Sodomaco

Lasciamo perdere la notizia che, ancora una volta, campioni d’incasso natalizio (con qual-

che cedimento) sono stati i “cinepa-nettoni” italiani Natale in Sudafrica e La banda dei Babbi Natale (terzo po-sto allo sgangherato The tourist, solo perché, con Johnny Depp, compare in tutte le posizioni, dal primo all’ul-timo minuto, l’amabile, irresistibile, inarrestabile Angelina Jolie...) e oc-cupiamoci, invece, di American life, dell’americano Sam Mendes, uscito, pure esso, con qualche tentativo fur-besco da parte della distribuzione ma rivelatosi tutt’altro che un film sdol-cinato e tutto buoni sentimenti, come è d’uso nel periodo di fine anno.

Sam Mendes, al suo quinto film dopo dieci anni (tra cui “Era mio pa-dre”, 2002, ormai un classico del ge-nere mafia/gangsteristico - “Jarhe-ad”, 2005, tratto dall’autobiografia di un ex marine che ha fatto la “Guerra del Golfo” del 1991 - “Revolutionary Road”, 2008, con Leonardo Di Ca-prio e Kate Winslet, drammaticissima opera sulla vita coniugale di una cop-pia americana), dopo l’esordio con American beauty (5 Oscar, compreso quello per la migliore regia), è ormai unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi registi dell’attua-

le cinema americano. Quali i suoi ta-lenti principali? Nella sua ecletticità, quello di avere “un occhio” pungen-te e profondo, spassionato per la va-ria e variabilissima realtà yankee e la capacità di costruire, con essa, storie coinvolgenti ed inquietanti. Scontata, dunque, anche la sua scaltrezza a li-vello delle sceneggiature, la capaci-tà di sapersi circondare di bravi col-laboratori (e bravi attori: compagno per un periodo di Cameron Diaz e sposato, per un altro periodo, con la “titanic/a” Kate Winslet).

Ovvio che “American life” è pa-rente di “American beauty” ma, al-trettanto ovvio, parente “degenere”. Abbozziamo pure un piccolo con-fronto. Laddove nel primo ciò che emergeva era una America infanti-le, corrotta, crudele, ecc., in “Ame-rican life”... invece pure! E allora? Un doppione? Un Mendes che si di-verte, senza pietà, a ribaltare sempre lo stesso giocattolo? Non proprio. L’uomo (di origine portoghese) ama il proprio paese e, questa volta (di-cevamo “l’eclettismo”) ha cambia-to, non semplicemente, stile, usando toni e modalità espressive più mor-bide, vagamente ironiche, alle volte disincantate. Ma l’effetto - e questa è la bravura per definizione - ossia ha messo ancor più il dito nella pia-ga lasciando lo spettatore ancor più

pensoso perché non aggredito, non aggredito da immediatezze ma “cir-condato” da “stoccate” insinuanti. E infatti...

“American beauty” (2000) è la storia di una famiglia apparentemen-te felice, con un padre quarantenne inquieto (Kevin Spacey) e una madre ancor di più (Annette Bening). Poi c’è la figlia Jane che, scontato, man-da ambedue a quel paese e tutti gli abitanti di San Fernando Valley, “l’al di là” di Hollywood, dove la midd-le class vive in casettine tutte ugua-li e dove l’unico luogo d’incontro è il solito centro commerciale ano-nimo e alienante, dove non c’è una piazza, un giardino e d’estate, a cau-sa di un cocktail micidiale di caldo insopportabile ed umidità, letteral-mente si schiatta. Poi c’è l’amica di Jane, Angela, angelo/diavolo biondo, che studia per fare la “Lolita” e in-nesta la trama. Come? Semplice, fa-cendo innamorare come un cretino il padre inquieto che, per essere all’al-tezza, comincia a fare ginnastica per-ché diminuisca la pancetta, a far uso di pomate e profumi ai petali di rosa, e a sognarla nuda circondata da quei petali...

La madre inquieta che, per una vita, aveva sognato una “casa per-fetta”, una “colazione perfetta”, un “comodino perfetto”, ecc. come

Sam Mendes, regista di “American life” Il viaggio della coppia sarà segnato da alti e bassi

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Panorama 25

Cinema e dintorni

reagisce? Ma certo, facendosi un “amante perfetto”, così perfetto che la relazione dura il tempo che tro-va (a causa di lei, naturalmente). Ma non è finita, il bello deve ancora ar-rivare. Jane è da sempre innamorata del giovane fricchettone che abita di fronte e, visto che lui lavora molto di telecamera alla finestra, non può che spogliarsi continuamente davan-ti a lui. Ma, in fin dei conti, il giova-ne è un “bravo ragazzo”, fa un lavo-ro di volontariato nel rione ed ha la casa piena di droga che vende a buon prezzo (a un certo punto si presente-rà da lui, per aumentare le sue presta-zioni erotiche con la “lolitina”, an-che il quarantenne). Non solo, il gio-vinotto ha un padre, reduce di guer-ra, collezionista d’armi e vagamente nazista che gli chiede, ogni giorno, le urine per verificare se “si è fatto” o no (il ragazzo, ovviamente, paga una infermiera del locale ospedale e si fa dare le urine pulite). Dulcis in fundo, l’ex militare è gay e cerca di “farsi” l’ondivago quarantenne che corre, a vuoto, per altri lidi. Lo tro-veremo, alla fine, morto ammazzato: chi ha ucciso Kevin Spacey?

Non c’è che dire, un piccolo in-ferno, un miniconcentrato dei vizi e delle pulsioni malsane di una società soffocata dal conformismo e da una vita senza significato, ideali sarebbe dir troppo.

In American life (2010) - ne è pas-sata di acqua sotto i ponti, a partire dalla distruzione delle Torri Gemel-le di New York del 2001 che ha trau-matizzato tutta la nazione, per arriva-

re alla crisi finanziaria del 2008 che l’ha disastrata - invece, la famiglia si deve ancora costruire, dopo tutto questo conviene andare con i piedi di piombo... Burt e Verona (vivendo in un prefabbricato, disordine casua-le da studenti e precarietà professio-nale ed esistenziale) sono una coppia non sposata di trentenni in attesa di una bambina. Burt e Verona si sento-no fortemente legati. Sono una “cop-pia” nel senso più positivo della pa-rola (anche se lei non ritiene neces-saria la formalizzazione del matrimo-nio, e vedremo subito il perché) con gli slanci e le difficoltà di ogni cop-pia. Vorrebbero, per chi sta per na-scere, l’ambiente migliore e lo van-no a cercare (“Away we go” è il tito-lo originale, al solito stravolto), con-vinti come sono che ci sia chi ha già vissuto e vive la genitorialità in ma-niera partecipativa. Per cominciare sono convinti che, dopo la nascita, i genitori di lui (quelli di lei sono mor-ti, ecco perché lei non vuole sposar-si...), che vivono nel Colorado, saran-no lieti di condividere la loro felici-tà nel veder crescere la piccola giorno dopo giorno. Ma neanche per sogno! I due “vecchietti” piuttosto antipatici, hanno già venduto casa e pianificato di andarsene in Europa. La vita si è allungata, l’America non è più paese per “cari, dolci nonni”!

Allora, un po’ per caso e un po’ no, inizia il viaggio, un altro viaggio “on the road” tipicamente yankee, da Miami al Canada. A Miami, seconda tappa, vive lo zio di Burt che, appe-na abbandonato dalla moglie, deve

tirar su la piccola figlia, secondo lui destinata all’infelicità. Meglio cam-biare aria, via! Terza tappa: Phoenix, Arizona, dove vivono dei vecchi col-leghi di lavoro di Verona che, sposa-ti con due figli, spaventano e inflig-gono ai ragazzini ogni umiliazione di sorta, riservando a se stessi le peg-giori. Masochismo come espressione di una “old America” tanto patriotti-ca quanto devastata. Scappare subito! Arriviamo nel Wisconsin, dove c’è la cugina di Burt, la quale cugina, ricca e sprezzante, nostalgica fradicia delle antiche teorie “new age”, tiene i bam-bini attaccati alla tetta fino al colle-ge, niente passeggino, si dorme tutti assieme, anche durante i rapporti ses-suali tra i genitori... Non resta che il Canada, Montreal, dove i loro amici con quattro bambini sono fantastici, salvo che dopo una serata di bevute i nostri scoprono che anche loro hanno le loro belle ferite. Non resta che “tor-nare”, e dove se non, inevitabilmente, nella vecchia e cadente casa di lei, tra il verde e sul mare, dove Verona non era più entrata per non pensare ai ge-nitori scomparsi. Ebbene, questo for-se sarà il loro “angolo di mondo”, in un luogo avito, senza modelli o teo-rie sorpassate ma con un grosso punto interrogativo in testa e, attorno, tanta malinconia...

Bravi i due attori, inediti, Maya Rudolph e John Krasinski, molto bra-vo Mendes che, questa volta, ha tro-vato la misura giusta per restituirci, attraverso la descrizione di un pez-zo della sua “patria”, in che cavolo di mondo stiamo vivendo, tutti.●

Maya Rudolph (Verona) e John Krasinski (Burt) in due protagonisti del film

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32 Panorama

Letture

Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della XLII edizione del concorso Istria Nobilissima, che

hanno dato una nuova conferma dei potenziali crea-tivi del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della cultura. Ritenendo che di tali potenziali debba fruire il maggior numero di lettori nelle pagine riser-vate alle letture, “Panorama” propone le opere a cui siano stati attribuiti premi o menzioni.

Nella sezione “Poesia in uno dei dialetti della CNI” la giuria ha assegnato una menzione onorevole a ESTER BARLESSI di Pola per la sua raccolta di poe-sie di cui vi proponiamo la seconda parte.

El mio logoSol, piova e ventocaressa ‘sto mio logopian pianinco la dolcessade una mamaco indormensael suo bambin.Boschi e pinete,spiage e piasserestadi impressiin te la mente,come una cartolina,de quel che per el mondoel gira pelegrinsperando che la sortealmeno co la morteghe riservi un posto qua.

IL MIO LUOGO

Sole, pioggia e vento/accarezzano questo mio luogo/pian pianino/con la dolcezza/di una mamma/che addormenta/il suo bambino. // Boschi e pinete,/spiagge e piazze/rimaste im-presse/nella mente,/come una cartolina,/di colui che per il mondo/gira pellegrino/sperando che il destino/almeno con la morte/gli riservi un posto qui.

MagiaCo se impissa in ciel

la prima stelatremolante,

i pensieri dismolainaviga pel firmamento

in serca dei sognipersi de gioventù.El cuor se squaia

e più no’ se saquel che se vol

né quel che se ga.Xe un momento magico

che sera el fia.Ma el dura un momento

che po’ te lassasvodo e sbalotà.

MAGIA

Quando si accende in ciel/la prima stella/tremolante,/i pensieri slegati/navigano per il firmamento/in cerca dei so-gni/perduti di gioventù. // Il cuor si scioglie/e più non si sa/di ciò che si vuole/né ciò che si ha. // È un momento magi-co/che mozza il fiato./Ma dura un momento/che poi ti lascia/vuoto e frastornato.

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Panorama 33

L’albero de i mii segretiIn un logo scontoxe l’albero dei mii segretiche ga fiori bianchicome el serieser in primaveraOgni petaloxe un ricordode gioventùEl primo amor,el primo baso,el primo grande dolorrente a una crosein cimitero.Se sero i ocitrovo in ogni corolaun visoin ogni foiauna cartolina,in te ‘l profumoel senso de la vita.Ingrumo cussìdell’albero de i mii segretipagine dolse,pagine amare,quasi tute sfoiadequalcheduna de sfoiare un drio l’altrodistaco i fiorifin che le rame,restade ormai nude,i mii segreti no’ tradirà mai più

L’ALBERO DEI MIEI SEGRETI

In ogni luogo nascosto/c’è l’albero dei miei segreti/che ha fiori bianchi/come il ciliegio a primavera. // Ogni petalo/è un ricordo/di gioventù // Il primo amore,/il primo bacio,/il primo grande dolore/accanto ad una croce/in cimitero. // Se chiudo gli occhi/trovo in ogni corolla/un viso/in ogni foglia/una car-tolina,/nel profumo/il senso della vita. // Colgo così/dall’al-bero dei miei segreti/pagine dolci,/pagine amare,/quasi tut-te sfogliate/qualcuna da sfogliare/e uno dopo l’altro/stacco i fiori/finché i rami/rimasti ormai nudi/i miei segreti non tra-diranno mai più.

Letture

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34 Panorama

Aria e marAria e mar sule nostre manistrentee oci persi in quel sluserde solpien de promesseno’ mantegnude.La sera xe calada al’improvisosule parole e i desideri inespressiseradi dentro el cuorche ancora batevae vardava lontan.La fine vien cussì,co nissun se la spetae la porta viasperanse e sogni.Xe un punto de domandala sorte:ogi a mi,doman a ti.Epur el sol se alserà ancoraogni matinae sul mar, indiferente,el continuerà a brilar.

ARIA E MARE

Aria e mare sulle nostre mani/strette/e occhi perduti in quel lucore/di sole/pieno di promesse/non mantenute. // La sera è scesa all’improvviso/sulle parole e i desideri inespres-si/chiusi dentro il cuore/che ancora batteva/e guardava lon-tano. // La fine arriva così/quando nessun se l’aspetta/e pora via/speranze e sogni. // È un interrogativo/il destino:/oggi a me,/domani a te. // Eppure il sole spunterà ancora/ogni mattina/e sul mare, indifferente,/continuerà a brillare.

Letture

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Panorama 35

PubblicazioniMarina Petronio: L’operetta a Trieste ...e altra musica d’intrattenimento

Quando Pola stava stretta a LehárSi chiama Franz Lehár e, sep-

pur giovane, non gli basta es-sere il direttore dell’orchestra

militare di Losoncz, in Slovacchia ma concorre per quella, ottima, della Marina di Pola, dove arriva nel 1894. L’accoglienza è delle migliori, pari al suo entusiasmo, che però dura poco. Due anni dopo, contando in anticipo sul successo dell’opera “Kukuscha” che ha scritto nel frattempo, si affret-terà a mollare quel “servaggio”. Poco saggia la decisione, per vivere sarà costretto a riprendere la “servitù” in un reggimento di fanteria a Trieste. Rispetto a Pola, un bel passo indie-tro. Il successo arriverà qualche anno dopo, con la messa in scena a Vien-na di un’opereretta destinata a fare scuola “La vedova allegra”. Fatidica la data: 30 dicembre 1905.

Lehár è uno dei personaggi di centro che Marina Petronio tratta in L’operetta a Trieste accompagna-to dal significativo sottotitolo ...e al-tra musica d’intrattenimento (Luglio editore, 2010) Accanto a lui figurano Johann Strauss, Franz Suppé, Emme-rich Kálmán. Particolarmente vivido

il profilo di Sissi, la sfortunata impe-ratrice moglie di Francesco Giuseppe pure “ben presente” nel genere grazie alla creatività di Fritz Kreisler.

L’autrice ricorda che questo tipo di musica, seppur tradizionalmente ben radicato a Trieste, ha un nume-ro sempre più contenuto di sosteni-tori. Vari i motivi, non ultimo quel-lo identificato in un’offerta musicale

molto più varia e diversificata rispet-to a quella dei giorni nostri. Tuttavia, ricorda, la sua validità è testimoniata dall’”ossequio” di cui è regolarmente oggetto in circostanze determinate: a Vienna ad esempio si brinda regolar-mente al nuovo anno in teatro con il “Pipistrello”.

In quanto all’altra musica da in-trattenimento - fatto salvo il discorso italiano - si ricorda che, dal primo do-poguerra, il teatro musicale ha cono-sciuto una sorta di età dell’oro durata cinquant’anni. Pregevole in specie il capitolo contenente - come dice l’au-trice - un po’ di storia del cabaret, che è invece molto di più.

Triestina, laureata in lettere clas-siche, Marina Petronio è autrice di un gran numero di libri, articoli, sag-gi e traduzioni, specie dal tedesco e nell’ambito teatrale e musicale, fra cui i più recenti “Il quaderno ritrova-to” (2008), “Profumo di caramello” (2009) e “In mezzo al mar...” (2009), ma soprattutto quel “Signor, il mari-naio l’aspetta” che meglio l’ha fatta conoscere fra i rimasti. ●

M. S.

Fine di ottobre 1918: a Fiume si comincia a vivere nell’incer-

tezza. 15 novembre 1920, tre gior-ni dopo la firma a Rapallo: al largo di Arbe l’ammiraglio Millo incontra d’Annunzio per comunicargli che non avrebbe reagito al trattato e per sconsigliargli ogni ulteriore possibi-le colpo di mano. Fra i due episo-di la bruciante fiammata dell’impre-sa fiumana. Intitolato D’Annunzio a Fiume e la rivoluzione mancata, ed elaborato da Lorenzo Salimbeni, è questo il tema di centro del n. 22 della rivista Fiume. Di particolare interesse, nel conteso, l’analisi del-la contrapposizione in Dalmazia e dell’incredibile seguito che qui ave-vano le istanze italiane.

Trattando il periodo successi-vo, Giulio Cargnello analizza la situazione che si venne a formare nei porti di Lussino e nel Quarnero dopo l’8 settembre 1943. L’articolo si avvale della documentazione ine-dita che si trova nella Capitaneria di porto di Trieste. Pochi sanno ad esempio che a Lussino allora sbar-carono formazioni di cetnici e usta-scia. Non bastasse, i comandanti italiani dei porti dovevano confron-tarsi con la presenza tedesca.

Foibe, un tema, rileva Giovanni Stelli, a cui si sono occupati di re-cente sul ‘Corriere della Sera’ Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo e Pa-olo Mieli, a cui è stato conferito il Premio Zara. ● M. S.

A Lussinpiccolo sono sbarcati trecento cetnici Uscito dalle stampe il n. 22 della rivista Fiume

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36 Panorama

Arte

Dimitrije Popović: l’innovativa espressività di figure ben identificate in precedenza

Da Salvador Dalì a Severina-Salomè e oltre...di Erna Toncinich

La Seve “nazionale” (alias Severi-na Vučković), naviga più che mai sulla cresta dell’onda. Tutti (tut-

ti?) la cercano, tutti (tutti?) l’acclama-no, tutti (tutti?) la vogliono. Tra i suoi fans c’è anche un artista, e mica “arti-stucolo”, che l’ha voluta come model-la per dei suoi lavori. L’artista,Dimitrije Popović, nome celebrato non solo in Croazia (dove ha studiato e dove vive) o in Montenegro (paese che gli ha dato i natali nel 1951), l’ha voluta parteci-pe anche alla mostra in cui presentava i lavori, cinquanta tra disegni, dipinti e fotografie (pezzi, questi ultimi, mono-esemplari trattati manualmente a mati-ta e colori), tutti con l’immagine della cantante-attrice-Salomè.

Che un artista presentandosi con una personale faccia da protagonista dell’evento è pacifico, così però non è stato alla mostra al Mimara di Zaga-bria, allestita nel settembre scorso. In quell’occasione la Seve “nazionale”, nei panni di Salomè (le opere esposte vertevano tutte su questo personaggio biblico) ha, come si suol dire, rubato la scena all’artista. Seve-Salomè, il bel corpo fasciato fino all’inverosimile da un vestito attilatissimo bianco, mimi-ca e pantomimica da attrice provetta,

sensualità da vendere, ha manipola-to sangue (ovviamente una bella pit-tura rossa) e la testa (realisticamente modellata) di Giovanni Battista. Per-formans da attrice consumata. ”Fiu-to” d’artista, quello di Popović, che ha dichiarato: ”Penso che Severina sia la migliore scelta per interpretare una moderna Salomè... Amo lavorare con professioniste eccellenti, e Severina è proprio questo”.

Popović - ma questa volta senza la sua Seve–Salomè e senza alcuna delle sue opere (sostituite da proiezioni) -,

è stato a Fiume in occasione dell’ulti-ma Rassegna delle etnie. Ad organiz-zare la sua venuta è stata la Comunità montenegrina di Fiume, luogo dell’in-contro la Sala Consiliare della Città, pubblico numeroso e attento e una giovane storica dell’arte di indubbia levatura, Iva Körbler, che con chiarez-za e competenza ha presentato l’arti-sta e le tre monografie (con testi an-che dello stesso Popović) su altrettan-ti personaggi biblici femminili resi in immagini dall’artista: Salomé, Giudit-ta e Maria Maddalena (quest’ultima personaggio che Severina avrebbe vo-luto interpretare). E proprio con Salo-mé, la principessa giudaica che, come premio per la sua esibizione danzante, pretende la testa del Battista, Popović conclude la serie delle sue eroine bi-bliche.

Sono in tanti ad ammirare l’arte di Dimitrije Popović, ci sono però an-che quelli che non lo apprezzano e la schiera dei pochi pare si sia ingrossa-ta dopo la mostra con la performans della cantante dalmata; taluni perso-naggi del mondo dell’arte croata han-no espresso giudizi molto negativi sull’evento espositivo al Mimara.

Popović, nei primi anni postac-cademia trova ispirazione nell’ope-ra di Salvador Dalì, ammira pure un

Severina Vučković nel ruolo di “Salomè” in una delle foto dell’artista... e dal vivo all’inaugrazione della mostraDimitrije Popović

“Giuditta”

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Arte

Dimitrije Popović: l’innovativa espressività di figure ben identificate in precedenza

Da Salvador Dalì a Severina-Salomè e oltre...altro artista, suo conterraneo, Mio-drag Dado Djurić, pittore di scene visionarie e apocalittiche che, asso-luto padrone della tecnica disegna-tiva, assegna grande attenzione al particolare. Il surrealismo in genere è il primo “ismo” seguito dal giova-ne artista, successivamente sua fon-te d’ispirazione sono le opere di Mi-chelangelo e di Ivan Meštrović, sa-ranno quindi Leonardo (nel 1982, per il Quattrocentesimo della morte del genio di Vinci l’artista montene-grino presenta a Palazzo Sormani a Milano, una personale comprenden-te figure leonardesche), con un’altra mostra di lavori ispirati dai disegni di Andrea Mantegna si presenta a

Villa Contarini a Piazzale del Bren-ta, nel 500.esimo della morte dell’ar-tista quattrocentesco.

Oltre ai disegni e ai dipinti rinasci-mentali, sacri e profani, temi della sua opera soprattutto disegnativa, meno pittorica e scultorea, che l’artista ele-bora mettendoci degli elementi nuovi, suoi, dove tuttavia la figura che l’ha ispirato rimane riconoscibile e l’ope-ra si presenta come connubio tra figu-razione già nota e immagine nuova, equilibrio di forme vecchie e moder-ne, egli si adopera a crearne taluni del tutto nuovi ispirandosi ai testi di alcuni scrittori, come alla Divina Commedia di Dante, della quale ha illustrato l’XI Canto del Paradiso. Allo stesso modo

uno scrittore più vicino a noi, Kafka, è stato pure sua fonte d’ispirazione.

Magistrale disegnatore, amante più della matita che del pennello, già due anni dopo essersi diplomato a Zaga-bria Popović espone a Parigi insieme

agli artisti che lo hanno inizialmen-te influenzato, il conterraneo Dado Djurić e lo spagnolo Salvador Dalì, ol-tre ad altri artisti già affermati, tra cui la triestina Leonor Fini. La sua presen-za accanto a questi noti artisti è dovu-ta al collezionista francese Davrier che vede nel giovane montenegrino grandi qualità creative. Dopo Parigi, l’arte di Dimitrije Popović viene conosciuta dal pubblico di varie città del mondo, spa-zi molto prestigiosi ospitano sue per-sonali, il Pantheon a Roma (mostra per i Duemila anni del Cristianesimo), an-cora a Roma Sant’Andrea al Quirinale e Santa Maria del Popolo dove espo-ne il suo Corpus Mysticum, Washing-ton nel 1982 dove si presenta insieme a Dalì, e poi il Gran Palais di Parigi, Barcellona, Monaco di Baviera Vien-na, Belgrado, Zagabria, Trieste...●

Severina Vučković nel ruolo di “Salomè” in una delle foto dell’artista... e dal vivo all’inaugrazione della mostra “Maria Maddalena”“Omaggio a Leonardo”

“Omaggio a Kafka”

“Omaggio a Dalì”

“Corpus mysticum”

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Ricerche

Che cosa ci dicono i cognomi usati in Istria, Quarnero, Dalmazia e Trieste

Grandi e ampiamente diffusi di Marino Bonifacio

Grando, Grandi, Grandis, Grandich, Grandić, Grandeš, Grandošek, Granda, Grandavec

Grando è antico casato nobile di Pola e della Polesa-na perdurato fino a noi, per cui già nel 1150 sono attesta-ti a Pola un diaconus Iohannes maior e a Gallesano una Bona de Iohanne maiore (AMSI 39°, 1927, pp. 328 e 335).

Tra i discendenti, gli eredi di Nicola Grando il 27/12/1391 avevano una terra a Spuiano nell’agro di Pola (AMSI 55°, 1954, p. 77), e nel 1429 viveva a Pola ser Jo-hanne Grando (AMSI 58°, 1958, pp. 70-71), il cui figlio Laurencius filius dicti ser Johannis il 5/6/1429 pagò 70 ducati per le peschiere che avevano preso in affitto per cinque anni dal vescovo di Pola (cit., p. 74). Inoltre, tra i componenti del casato nel 1442-58 troviamo a Sissano Andreas Grando, nel 1512 a Pomèr Colota uxor Nico-lai Grando, mentre nel 1527 abitava a Barbana Joannes Grando de Castagno (AT 31°, 1906, p. 293).

Citiamo anche un Petrus Piva f. q. Mathei del Grando de Valle abitante a Pola nel 1456 (cit., p. 303), il quale for-se si identifica con il Petrus Grando consigliere di Paren-zo tra il 1465 e il 1490 (AMSI 54°, 1952, p. 108, nota 3).

Un ramo dei Grando di Pola si è irradiato nel ‘600 a Pisino raggiungendo anche la villa di Podgorie (Cicceria - poi divenuta Piedimonte del Taiano dopo il 1918 sotto l’Italia), e pure Buie, da dove si è ulteriormente ramifica-to a Capodistria e nel territorio di Umago, in cui infatti nel 1789 è attestato un Mattio Grando di Podgorie e nel 1804 un Giuseppe Grando di Carsette (Cigui 1999, pp. 130 e 132).

Grando è nel contempo antichissimo casato dalma-to, in modo che già nel 1020 è testimoniato a Spalato fi-lii Grando (Jireček 1985, p. 66) cioè il figlio di Grando, nel 1450 rileviamo a Pola un Damianus Damiani dictus Grando de Iadra (AT 31°, 1906, p. 287) ossia Damiano Grando di Damiano da Zara e sempre a Pola nel 1455-60

un Marcus sclabonus dictus Grando de Sibenico (cit., p. 293) ovvero Marco Grando dalmato di Sebenico.

Perdipiù, nel 1458 incontriamo a Fiume un Georgius Grando di Venezia (ACRSR 28°, 1998, p. 500), discen-dente da uno dei due Petrus Magnus documentati a Ve-nezia nel 1122 (Sanudo 1900, pp. 197-198), ove già nel X secolo compare il cognome Magno (Olivieri 1923, p. 162), poi evolutosi nel ‘200 nella forma volgare Gran-do/Grandi (dal latino Magnus “Grande”). Anche a Ca-podistria abbiamo il 14/1/932 (CDI) un Joannes gener Manno (= Giovanni genero di Grande), mentre a Pirano il 15/11/1329 (CP II, p. 146) è presente un Ianne ser Manni cioè Giovanni di ser Grande, da cui si è evoluto nel ‘500 il cognome piranese Zangrando, oggi proseguente a Trie-ste, in altri centri italiani e in USA.

Nel caso quindi che il suddetto veneziano Georgius Grando vivente a Fiume nel 1458 abbia avuto discenden-ti fino ad oggi, allora gli odierni Grandić fiumani pos-sono risalire a lui ma in parte anche agli antichi Gran-do di Zara, Sebenico e Spalato, da cui derivano la mag-gioranza delle odierne famiglie viventi in Croazia, Dal-mazia, Quarnero e Istria, slavizzate perlopiù in Grandić, Grandeš, Grandov, Granda e simili.

La rara grafia latineggiante Grandis si è conservata co-munque fino a noi a Spalato, per cui si veda Antonius de Grandis spalatrensis f. Christophori (Antonio de Gran-dis spalatino figlio di Cristoforo) laureatosi nel 1700 a Pa-dova in filologia e medicina (AMSD 21°, 1992, p. 67 e p. 181).

Secondo il Cadastre nel 1945 c’erano in Istria 13 fami-glie Grando (1 a Capodistria e 4 a Gason di Paugnano, 1 a Buie, 1 a Carso e 5 a Carsette, 1 a Umago), 1 famiglia Grandi a Laurana, 1 a Isola, 1 famiglia Grandis a Volo-sca (di probabile ceppo spalatino), 1 famiglia Grandov a Lussinpiccolo e 1 a San Pietro dei Nembi (Lussinpic-colo), 1 famiglia Grandić diventata Grandi a Dragosetti di Cherso, 14 famiglie Grandich divenute Grandi a Ro-vigno, 1 famiglia Grandišević a Cavrano (Pola), 2 fami-glie Granduč nel comune di Matterìa (forma slovenizzata

Fin dal primo periodo trascorso a Pirano (1941-1953), e poi specie negli anni successivi, a Trie-ste, ho constatato che sapevamo e si sapeva ben

poco sull’origine dei cognomi piranesi e istriani. Bi-sognava quindi approfondire la questione, e mentre stavo raccogliendo i materiali necessari per lo studio iniziando da quelli di Pirano mi capitò fra le mani il Dizionario dei cognomi italiani, pubblicato a Milano nel 1978 da Emidio De Felice, ove mi accorsi per pri-ma cosa che l’autore nel suo pur documentato libro ignorava del tutto l’Istria, classificando come triestini ad esempio Apollònio, Muiesàn e Parenzàn che sono invece tipicamente istriani.

Ho intrapreso così uno studio sistematico sui co-gnomi di queste terre, allargando man mano le ricer-che fino a comprendere tutti quelli presenti fra Trieste, l’Istria, il Quarnero, Fiume e la Dalmazia. Il loro stu-dio - va sottolineato - in quanto coinvolge diverse altre discipline (storia, geografia, araldica, lingue, dialetti, ecc.), ci permette di avere una maggiore conoscenza del nostro passato e delle nostre origini per esprimere in modo abbastanza esauriente la consapevolezza che siamo parte integrante di un’unica storia universale, intercollegati tramite i nostri avi da un intreccio di le-gami di sangue che ci affratella e ci unisce.

L’Autore

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Panorama 39

Ricerche

del cognome friulano Grandus). Inol-tre, Brat-Šim 1985, I, p. 264, segna-la nel 1945 a Pola 1 famiglia Gran-do di 6 persone (casato polese, come visto, d’epoca medioevale), 1 fami-glia Grandich di 2 persone, 1 fami-glia Grandišek impersonata da un solo componente e 1 famiglia o me-glio persona chiamata Grandeso cioè Grandesso, tipico cognome venezia-no con suffisso -esso.

In merito alla suddetta famiglia Grandišević di Cavrano di Pola, ca-sato oggi non più esistente in alcu-na parte della Croazia, essa è presen-te nelle carte nel 1775-76, anno in cui c’era nel territorio di Pola a Carnizza (oggi nel comune di Dignano) una serraglia cioè un bosco di Mille Gran-dissevich e di Marco suo nipote (Catastico 1775-76, pp. 328-329). Qui si tratta con evidenza del cognome spalati-no Grandis più i suffissi croati -ev e -ić.

Quanto ai succitati Grandich di Rovigno passati a Grandi dopo il 1918, essi discendevano da un Matteo Grandich di Giovanni accasatosi a Rovigno nel 1828 (Benussi 1888, p. 351), giunto da Veglia o da Fiume o dal-la Dalmazia. Oggi i Grandi rovignesi continuano a Trie-ste, Genova, Torino, Roma e Salerno.

Da aggiungere che un Nicola Grandić nato nel 1923 a Bescanuova (Veglia), sarto, di Nicola Grandić e di Ele-na Hero, ha sposato il 14/8/1949 a Pirano Nadia Trani ivi nata nel 1930 (fu Pietro Trani e di Giorgina Tamaro), ma oggi non ci sono famiglie Grandić o Grandič a Pirano e nel suo territorio.

Ripartendo dai Grando istriani di ceppo polese, ai gior-ni nostri vivono ancora 2 famiglie Grando nel comune di Umago (1 a Finida e 1 a Petrovia), e 1 a Carsette (Buie), mentre la famiglia Grando di Porto Albona (Albona) e quella di Zagabria possono essere del ramo di Pola oppu-re dalmate.

Ci sono quindi 2 famiglie Grandi a Zagabria, 1 fa-miglia Grandis a Spalato e 1 a Sebenico, 65 famiglie Grandić di cui 12 a Fiume, 5 a Bescanuova (Veglia),

1 a Pola, 2 a Santa Domenica (Albona), 3 a Segna, 2 a Selve (Zara), 2 a Spalato, 11 a Zagabria, 3 a Orahovi-ca, 3 nei dintorni di Rasinja, 2 a Jelsa, 2 a Osijek, 2 a Sisak.

Abbiamo poi 12 famiglie Grandov - 5 a Zara, 4 a Sali, 1 a Spalato, 1 a Pola, 1 a Zagabria -, 16 famiglie Grandeš di cui 11 a Sebenico e dintorni, 4 a Zagabria, 1 a Koprivnica, 9 famiglie Granda (2 a Fiume, 3 a Spala-to, 1 a Morter, 1 a Nova Gradiška, 2 nei paraggi di Zaga-bria), 3 famiglie Grandavec nella zona di Zlatar e 4 fa-miglie Grandošek di cui 2 a Zagabria e 2 a Bjelovar (1 scritta Grandušek).

Maletić-Šimunović 2008, vol. 1, p. 89, rileva come il cognome croato Grandić derivi dall’italiano grande “ve-lik”, ma come visto la base è per l’esattezza l’antica voce dalmata romanza dialettale grando, testimoniata nel so-prannome e nome Grando (= di statura grande) fin dal 1020 a Spalato, ricordando che il cognome Grando atte-stato in Piemonte ad Alessandria nel 1192 (Grillo 1959, p. 60) si trova solo nell’Alta Italia (cfr. Caffarelli-Marcato 2008, pp. 883-884) e che alcuni Grando/Grandi/Grandis istriani, fiumani, quarnerini e dalmati oggi proseguono a Trieste e in altre parti d’Italia. (14 - continua)

Le puntate precedenti sono state pubblicate nei numeri 16, 17, 19 e 22 del 2009 e nei n.ri 1, 6, 9, 11, 13, 16, 18, 20 e 22 del 2010

Fiume

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

ACRSR: Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Trieste-Rovigno dal 1970.

AMSD: Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Pa-tria, Zara dal 1926 al 1934, poi Roma e Venezia dal 1966.

AMSI: Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria, Parenzo-Pola-Venezia-Trieste dal 1885.

AT: Archeografo Triestino, Trieste dal 1829.Benussi 1888: Bernardo Benussi, Storia documentata di Ro-

vigno, Trieste 1888.Brat-Šim 1985, I: Josip Bratulić e Petar Šimunović, Prezimena

i naselja u Istri: narodnosna statistika u godini oslobođenja (Co-gnomi e località dell’Istria: statistica per nazionalità nell’anno della liberazione), Pola-Fiume 1985.

Cadastre: Cadastre national de l’Istrie d’après le Recense-ment du 1er Octobre 1945, a cura di Josip Roglić, Sušak 1946.

Caffarelli-Marcato 2008: Enzo Caffarelli e Carla Marcato, I co-gnomi d’Italia: dizionario storico ed etimologico, Torino 2008.

CDI: Codice Diplomatico Istriano (in 5 volumi), di Pietro Kan-dler, Trieste 1847-1849.

Catastico 1775-76: Vincenzo Morosini IV, Catastico generale dei boschi della provincia dell’Istria (1775-1776), a cura di Vjeko-slav Bratulić, Collana di ACRSR n. 4, Trieste-Rovigno 1980.

Cigui 1999: Rino Cigui, Le famiglie di San Lorenzo, Matte-rada e Petrovia, nel volume miscellaneo Il comune di Umago e la sua gente, Trieste 1999.

CP II: Chartularium Piranense II (1301-1350), di Camillo de Franceschi, Parenzo 1940.

Grillo 1959: Francesco Grillo, Origine storica delle località e antichi cognomi della Repubblica genovese, Genova 1959.

Jireček 1985: Constantin Jireček, L’eredità di Roma nelle cit-tà della Dalmazia durante il medioevo, Vienna 1904. Seconda parte. II. Documenti. III. Nomi di persona, a cura di Giuliano Bonfante, Attilio Budrovich e Rita Tolomeo, AMSD 10°, Roma 1985.

Maletić-Šimunović 2008: Franjo Maletić e Petar Šimunović, Hrvatski prezimenik (in 3 volumi), Zagabria 2008.

Olivieri 1923: Dante Olivieri, I cognomi della Venezia Euga-nea - Saggio di uno studio storico-etimologico, Ginevra 1923.

Sanudo 1900: Marin Sanudo, Le vite dei dogi, a cura di Giovan-ni Monticolo, Città di Castello 1900.