Paize Autu”

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“ Paize Autu” Posteitaliane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 3 - n. 3 Marzo 2010 Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu” I l 28 e 29 marzo saremo chiamati a conferire nel segre to delle urne il nostro voto amministrativo. Dovremo e- sprimere cioè il nostro giudi- zio per la Provincia e per la Regione.La campagna eletto- rale ci ha frastornati, il più delle volte obnubilandoci le idee invece che chiarircele. Il voto amministrativo è quello che più di ogni altro deve venire interpretato in maniera pragmatica, meno i- deologica. A livello locale, in- fatti, contano di più le cono- scenze personali di candidati e situazioni ambientali, che le rigide ideologie politiche e filosofiche. Non è difficile quindi venire contattati da candidati e staff elettorali che chiedono voti, aiuti e sup- porti di propaganda “pro domo loro”. Veniamo tutti, come si dice “tirati per la giacchetta”. Non vengono risparmiate in questi frangenti, le asso- ciazioni, i gruppi e financo le Chiese. Noi del Risveglio in que- ste circostanze non prendia- mo mai posizione. Ognuno se la canterà e suonerà a pia- cere. Ma una serie di consi- derazioni vogliamo farle, an zi: facciamo voti. Facciamo voti affinchè i vari candidati si presentino al la kermesse elettorale con la coscienza a posto. Auspichia mo vivamente che intrapren- dano la nuova “avventura” con il civico impegno, l’ab- negazione e lo spirito di ser- vizio che sono indispensabili per rendere credibili le loro candidature. Dopodichè fac- ciamo il tifo per loro; ringra- ziandoli della disinteressata generosità che hanno dimo- strato nel mettersi in gioco, ben sapendo dei sacrifici che dovranno affrontare nella e- ventualità di una loro elezio- ne. Auguri a tutti loro! Noi, da parte nostra, appunto, facciamo voti…. Spillo Lo andiamo ripetendo da anni che abbiamo un dono, noi bordigotti, di cui non ci rendiamo troppo conto. Sia- mo il Paese a latitudine più settentrionale dove nascono spontanee le palme da datte- ri. Non sappiamo quale al- chimia ambientale si sia cre- ata sul nostro territorio, per far sì che ciò accada; sta di fatto che non siamo capaci di coltivare questa risorsa. In tempi andati sfruttava- mo questa peculiarità anche commercialmente; da qual che tempo invece abbiamo abbandonato, con la flori- cultura, anche le palme. E’ per questo motivo che il “Risveglio” anima da tempo le diverse attività legate al scenografico albero: parteci- pa al Comitato per la salva- guardia del Beodo, del com- prensorio cioè, che ingloba il palmeto più antico; ogni anno organizza una dimo- strazione di intreccio, in piazza, in occasio- ne della domenica delle palme. Per non parlare delle mostre fotografiche, di quelle pittoriche e di altre iniziative. Quest’anno pro- poniamo un breve corso di intreccio dei parmureli di cui trovate informazioni nel riquadro in ultima pagina. In questo numero del gior- nale poi, dietro l’impulso di Mario Armando (il nostro re dattore decano), proponia- mo una serie di servizi sulle palme e dintorni, dal titolo: “Parmure, Parmureli, Par- murà”. Notizie, curiosità e poesie che ci porteranno direttamente alla domenica che precede la Pasqua. Si parlerà anche, a pag. 4 del flagello che sta falcidian- do i nostri palmeti: quel “Punteruolo rosso” che ci sta facendo “neri-neri” per la difficoltà che incontriamo nel contrastarne la diffusio- ne. Un piccolo insetto da combattere con dei (grandi) mezzi adeguati. La Redaz. …….NELLA CITTA’ DELLE PALME FACCIAMO VOTI…. Parmure Parmureli Parmurà

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“ Paize Autu” Posteitaliane S.p.A. spedizione in Abbonamento Postale – 70% CNS/CBPANO/IMPERIA Anno 3 - n. 3 Marzo 2010

Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”

I l 28 e 29 marzo saremo chiamati a conferire nel segre to delle urne il nostro voto amministrativo. Dovremo e- sprimere cioè il nostro giudi-zio per la Provincia e per la Regione.La campagna eletto- rale ci ha frastornati, il più delle volte obnubilandoci le idee invece che chiarircele. Il voto amministrativo è quello che più di ogni altro deve venire interpretato in maniera pragmatica, meno i- deologica. A livello locale, in- fatti, contano di più le cono-scenze personali di candidati e situazioni ambientali, che le rigide ideologie politiche e filosofiche. Non è difficile quindi venire contattati da candidati e staff elettorali che chiedono voti, aiuti e sup-porti di propaganda “pro domo loro”. Veniamo tutti, come si dice “tirati per la giacchetta”. Non vengono risparmiate in questi frangenti, le asso-ciazioni, i gruppi e financo le Chiese.

Noi del Risveglio in que-ste circostanze non prendia-mo mai posizione. Ognuno se la canterà e suonerà a pia-cere. Ma una serie di consi-derazioni vogliamo farle, an zi: facciamo voti. Facciamo voti affinchè i vari candidati si presentino al la kermesse elettorale con la coscienza a posto. Auspichia mo vivamente che intrapren-dano la nuova “avventura” con il civico impegno, l’ab- negazione e lo spirito di ser-vizio che sono indispensabili per rendere credibili le loro candidature. Dopodichè fac-ciamo il tifo per loro; ringra-ziandoli della disinteressata generosità che hanno dimo-strato nel mettersi in gioco, ben sapendo dei sacrifici che dovranno affrontare nella e- ventualità di una loro elezio-ne. Auguri a tutti loro! Noi, da parte nostra, appunto, facciamo voti…. Spillo

Lo andiamo ripetendo da anni che abbiamo un dono, noi bordigotti, di cui non ci rendiamo troppo conto. Sia-mo il Paese a latitudine più settentrionale dove nascono spontanee le palme da datte-ri. Non sappiamo quale al-chimia ambientale si sia cre-ata sul nostro territorio, per far sì che ciò accada; sta di fatto che non siamo capaci di coltivare questa risorsa. In tempi andati sfruttava-mo questa peculiarità anche commercialmente; da qual che tempo invece abbiamo abbandonato, con la flori-cultura, anche le palme. E’ per questo motivo che il “Risveglio” anima da tempo le diverse attività legate al scenografico albero: parteci-pa al Comitato per la salva-guardia del Beodo, del com-prensorio cioè, che ingloba il palmeto più antico; ogni anno organizza una dimo-strazione di intreccio, in piazza, in occasio-ne della domenica

delle palme. Per non parlare delle mostre fotografiche, di quelle pittoriche e di altre iniziative. Quest’anno pro-poniamo un breve corso di intreccio dei parmureli di cui trovate informazioni nel riquadro in ultima pagina. In questo numero del gior- nale poi, dietro l’impulso di Mario Armando (il nostro re dattore decano), proponia-mo una serie di servizi sulle palme e dintorni, dal titolo: “Parmure, Parmureli, Par-murà”. Notizie, curiosità e poesie che ci porteranno direttamente alla domenica che precede la Pasqua. Si parlerà anche, a pag. 4 del flagello che sta falcidian-do i nostri palmeti: quel “Punteruolo rosso” che ci sta facendo “neri-neri” per la difficoltà che incontriamo nel contrastarne la diffusio-ne. Un piccolo insetto da combattere con dei (grandi) mezzi adeguati. La Redaz.

…….NELLA CITTA’ DELLE PALME FACCIAMO VOTI….

Parmure

Parmureli

Parmurà

Pagina 2 Paize Autu

A parmura Burdigota

Cosa rappresenta la palma per la nostra città vorremmo precisarlo per i più giovani. In primis lo stemma comunale; sino agli anni ’30 era con il leone rampante al tronco di una palma, non di un pino. Poi il regime lo ha assegnato alla città più grande chè è a Est da noi. Chi volesse sincerarsi sull’effige del nostro stemma, lo può ammirare al centro della sala, posta davanti all’ufficio dei Vigili Urbani, a mosaico in cubetti di marmo. Per non par-lare del Casinò di Bordighera fatto abbattere per non più ricostruirlo e che qualcuno con sidera trafugato. Ma scusate la doverosa digressione: avura parlamu da parmura. La palma dattilifera cresce spontanea da secoli nei dirupi del vallone Sasso. Dipinta e im- mortalata da famosi pittori co- me Monet, Mariani o Von Kleudgen. Curata quasi religio-samente da famiglie che, ancor oggi, ne traggono discreto ma non lauto cespite. Oltre alla dattilifera altre speci di palme ornano i giardini, ma non sono atte ai parmureli come la specie sunnominata. Cito le famiglie ancora legate a questa attività. Una ha il destino nel nome: Palmero, Traverso, Allavena. Dal passato non dimentico i Ballauco, Albertieri, Grama-gna, Pallanca e i De Benedetti (Cesarin). Chiedo venia se o-metterò, senza volere altri illu-stri “parmurai”. Sono solo 81.enne, la memoria non mi aiuta…Le schiatte che ancora curano i parmureli, sono d’ori- gine contadina e integrano i su- dati guadagni, con verde orna-mentali o fiori: ruscus, plumo-sus, spryngeris, piante grasse, mimosa e ginestra. Ora non c’è più mercato per margherite o garofani. E’ ancora fiorente la attività di intreccio delle sottili tenere foglie di palma, tanto è vero che la nostra associazione organizza un corso per giovani leve. Auguriamoci che i giovani (e i meno giovani) aderiscano numerosi! Sperando di essere chiaro ed esauriente, descrivo il lavoro aduso alla palma.

Gli attrezzi: “puaira” che è la roncola a mezzaluna o a due ta- gli. Accetta a manico lungo atta a lavorare a distanza di si- curezza dagli irti aculei. Scala per avvicinarsi il più possibile al ciuffo palmato. Corde, spa-ghi o raffia…forza degli agili quattro arti, che con scimmie-sca fatica, portano l’operatore sotto i primi ombrosi rami. Niente moderni ramponi da questi artisti sempre ricusati, ma…atensiun ae spine!! Dava sicurezza il cappio che circon-dava il tronco arboreo, passan-do sotto le ascelle del “parmu- rà”, lasciando libero il movi-mento delle braccia. Ripreso fiato, colpi scientemente preci-si d’accetta solo per scalfire il ramo, che con gli altri piegati all’insù, legati, racchiuderanno in assenza dei raggi solari, i bianchi germogli, per ben otto mesi almeno. Dopo questo lasso di tempo i giallo-pallidi rami saranno lavorati per esse-re benedetti “a-a dumenega de parmure”. La pianta non può più essere sfruttata almeno per un intero anno. Da ragazzino ho assistito al lavoro descritto. Mi stupivo dell’abilità di salita di quei “tarzaneschi” uomini che abbracciavano alti alberi apparentemente esili, flessuo-si, resistenti e oscillanti a raffi-che violente del vento. Che forza, che abilità e occhio, per-cepire a quali vecchie “sepe” cioè i fondi di rami tagliati ne-gli anni precedenti, per aggrap-parsi e salire. Queste mie note vogliono ricordare i figli di ca- pitan Bresca che da Papa Sisto V° hanno continuato, per voto d’onore e d’onere, a inviare i parmureli al Vaticano. I figli di cui sopra sono sicuramente delle famiglie Palmero, Traver-so, le due di Allavena Francè e Allavena fratelli Giacomo e Stefano, non dimenticando Gio vanni. E ancura scuse se m’a- scordu de autri. Io e il Risveglio ricordiamo Luciano, bravo“par murà” e Valeria che se fosse tra noi, potrebbe ancora rivaleg-giare allo intreccio con le più brave intrecciatrici di oggi. Mi hanno suggerito queste note e ringrazio: Pineta, Silvana, Li-via e Aldo, memorie storiche dell’affascinante argomento.

PARMURE, PARMURELI, PARMURA’ a cura di Mario Armando

Vecia parmura

Vecia parmura davanti a cà mia

Da qandu m’aregordu, t’on vistu delongu lì Ma stamatin, avèrtu a gerusia

Ti èiri in tèra, m’è vegnuu da refreignì

Ti avevi, aumenu i dije, dujènt’ani Ma mi pènsu cu piaijè

Che a ciàntate ancù tenera Sece stau u nosciu santu, Ampè

Ti èiri vecia, u savèimu aiscì nui

P’aresistì au brutu tèmpu Da levante, tramontana o faradui

Cuscì stanoete u t’ha agagnau u vèntu

Epure e schege de l’urtima ghèra De bumbe d’i canui

I nu t’an mai butau in tèra E sci che dum à i n’an fau aiscì a nui

Passau qelu sfragelu, u giardinè

U t’ha curau mascì bèn Atapèndute e ferìe

Metèndughe u semèn

Inte tue vèrde rame Ghe n’è passau de aujeli Tanti sareva a cuntàne

Pàssure, rebissi e fringheli

Dopu in’estai cauda e bèla Ti mauràvi i toi fruti

Aiscì i fioei d’a scoera, cu a cartèla I t’arispetava, aumenu…ascàiji tuti

Chi nu t’arispetava

I èira gati e cai Qante pisciate i fava e…i nu feniva mai!!

Tu pe nui, ti hai avuu rispètu

Perché cagèndu stamatin Ti hai schivau in caretu E u bidùn d’u spàssin

Urmai i te fan a bilui

E i te purteran via Ma i u saveràn si “belinui”

Chi porta via aiscì in po’ da vita mia Om.On.

Paize Autu Pagina 3

E sperto marinaio di piccolo cabotaggio fra mar Ligustico e Alto Tirreno. La sua caracca di 43 palmi, era l’Ampea. Si adat-tava a ogni merce. Costa Azzur-ra, prima dell’alba, vento favo-revole. Dal porto nizzardo par-tiva con pregiato carico di sto-viglie cotte a Vallauris. In tarda serata scarica in Santo Remo parte delle scodelle e piatti, destinate alle ricche e facoltose

famiglie matuziane. Quivi a Bresca vien proposto un gros-so carico di carbon di legna, sceso dai boschi del Tabhiese da portare a Sabathia (Vado). Tosto i suoi marinai, validi alle vele cosiccome “camalli”, han-no ultimato lo stivaggio. Da Mathuzia trovan posto anche parecchi cesti di limoni e fichi secchi, che arriveranno in catti-ve condizioni. La causa? Tre giorni alla “cappa” causa una levantada che costringe l’Am-

pea a ridosso di Capo Mele a rollare e beccheggiare. Da Sabathia felicemente a Sa-vona. Però “ù capitan” è in am-basce per difficoltà: non voleva-no i limoni i “val-bormidesi”. Bresca mestamente deve accet-tare parecchi sacchi di casta-gne. Eh! U cumèrciu… Aspettando vento da ponente la caracca dondola, “u nosciu” mette a posto il registro di cari-co, aiutato dal mozzo. Il giova-ne burdigotu scrive, è capace a far di conto e…è un buon mari-naio. Che fortuna!! Notte: Bresca nel dormiveglia risente Bettina che salutandolo diceva che forse…si forse, qual-cuno era in arrivo: l’erede tanto agognato! L’indomani prora verso Jenua, vele gonfie per due giornate intere. Lanterna in vista e approdo all’emporio Jenuense. Il barco è svuotato previo aiuto dei camalli di pa-trun Parodi, che ha “premua” di far arrivare 48 barili di “anciue” salate “ a Forte dei Marmi. I Tuscai i avran scuvèr-tu aiscì eli a bagna cauda. Così dice u sciu Parodi! La fretta di Parodi non impedi-sce di “sbolognare” i fichi sec-chi che aveva stivato a Santu Remu. A Forte lo scarico è tutto in buone condizioni come a Zena. Il “nosciu” era pensiero-so colà per le terraglie di Val-lauris. Ora è da stivare il carico di marmo per la fabbrica mai terminata vaticana. Si farà bre-ve scalo all’isola d’Elba. Carico: alcune casse di attrezzi edili e agricoli dei bravi fabbri elbani. Mai la Ampea è stata così carica ma si arriva bene a Hostia. Svuotata è la caracca e il “guadambio” in buoni sesterzi in borsa e…desinare fresco. Allegria a bordo. Brusìo in ban-china. A Roma verrà issato un obelisco africano. Ma chi ne parla? E’ messer Remigio, quello del brutto scalo a Gaeta. Andar sin laggiù sembrava un ottimo affare. Bresca lo affron-ta a muso duro. Lui lo abbrac-cia e chiede venia. Pure lui era stato turlupinato. In hosteria davanti al calice della pace Re-migio gli propone d’andare, a spese sue, per assistere al gran-dioso avvenimento. Il capitan s’accorda con l’equipaggio: a riposo ma vigili.

Partono in calesse. L’altro è vestito come un damerino, si-curo nei modi. Certo il valsente dà sicurezza. Sera a Roma, cenano e riposano. Al mattino per tempo si recano sul luogo dell’avvenimento. Colazionano in posto ove il giovane è saluta-to con deferenza a conferna delle fortune sociali e commer-ciali dell’amico. Piazza già gre-mita, Remigio incurante delle proteste, si fa largo, fende la folla che mugugna. Lui dimo-stra sicurezza, Bresca lo segue. Araldi a voce alta spiegano l’editto papale. Vieta il disturbo agli addetti preposti all’innal- zamento del maestoso monoli-te. Ora s’odono solo i secchi ordini dell’insigne architetto Fontana, mentre papa Sisto V° è assorto in preghiera. Il lavoro prosegue apparentemente sicu-ro, ma qualcosa non va. L’obe- lisco non è ritto completamen-te. Si ode lo sfrigolìo dei grossi canapi e il lavoro parossistico degli argani. Tensione massi-ma. I maestri mostrano la loro impotenza. Il Fontana è terreo. Malgrado la minaccia d’impic- cagione a chi avesse disturbato e distolto i preposti ai lavori, si leva alto un grido:

“AIGA AE CORDE!” Urlo che sembra invocante prece. Ma è pazzo costui? No-nostante il dialetto, gli addetti intuiscono il suggerimento bor- digotto. D’incanto i primi bo-glioli bagnano gli stremati ca-napi, seguiti da numerosi altri, e miracolo. Il colosso di pietra entra nell’accogliente incavo, la guglia indica il cielo, mentre un volo di colombe appare nell’az- zurro. Papa Peretti è genuflesso orante a mani giunte, come i prelati attornianti. Ma l’incauto che ha gridato sarà impiccato? Bresca è afferrato dai gendarmi helvetici e posto in ginocchio davanti al Principe della Chie-sa, che invece lo benedice e chiede: “di dove sei figliolo?” “Son marinaio ligure maneggio vele e remo.” “Ah di quei posti che intrec-ciano bianche palme? D’ora innanzi te e i tuoi figli avrete l’onore e l’onere di portare in Vaticano le candide palme pre pasquali. Ti benedico.” Ma. Arm.

G.B. BRESCA: BURDIGOTU O SANREMASCU?

Vecchia palma

“Sei parte di me o palma Maestoso simbolo di Bordighera

Mia bella città dolce, solatìa Splendida perla della Riviera”

Vecchia palma davanti casa mia Da quando vivo, ti vidi sempre lì

Ma stamani, aperta la gelosìa Giacevi a terra ed io rabbrividii.

Avevi, dicon gli anziani, oltre cent’anni

Ma penso che ai raggi dell’Helios A dimorarti ancor esile e tenera

Sia stato il Santo Patrono, l’anacoreta Ampelio

Vetusta sì tu eri, lo sapevo ormai Eppur avevi superato ogni cimento

Con grande mia ambascia sei caduta Stroncata, stanotte ha vinto il vento

I fulmini, le ingiurie del tempo

Le schegge di bomba dell’infame guerra Giammai t’avevan fiaccato, eppur

Ora divelta, giaci a terra

Con i tuoi lunghi, flessibili rami Servivi da ostello agli uccelli

Davvero sarebbe troppo enumerarli Passeri, pettirossi e fringuelli

Dopo un’estate lunga, calda e bella

Riuscivi a maturare i tuoi frutti Persino i primi scolari con cartella

ti rispettavano, almeno…quasi tutti

Niun rispetto dimostravano i randagi gatti, i cani Nell’aiuola a piè del tuo forte tronco

Quanto caldo liquido mingevano Inconsapevoli forse, però così villani

Tu hai dato lezione di rispetto A tutti, se cadendo stamattina Hai evitato un piccolo carretto E la vicina pompa di benzina

Ora ti fanno a pezzi e ti porteranno via

Ma lo sanno quegli operai Che mi priveranno, ahimè

D’un po’ di vita mia? Ma.Arm.

Pagina 4 Paize Autu

A proposito di palme

SALVIAMO QUELLE DEL BEODO DAL PUNTERUOLO ROSSO

P er ora le palme del Beodo non corrono pericolo. Nono-stante che il punteruolo rosso sia responsabile della morte di migliaia di palme lungo le coste del Mediterraneo, le nostre vec- chie dattilifere non sono anco-ra state attaccate. Purtroppo questo pericoloso insetto è già arrivato a Bordighera, ma per ora la lotta registra come suc-cesso il contenimento dell’infe- stazione e non sono state anco-ra colpite palme da datteri. Al riguardo alcuni dati confortanti ci giungono dalle giornate tec-niche “lotta al punteruolo ros-so: a che punto siamo?”, che si sono tenute a Sanremo dal 22 al 23 gennaio 2010. Come ha confermato il prof. Santi Lon-go, in Sicilia, a fronte di oltre 14.000 palme Phoenix cana-riensis, solo 8 (otto!) Phoenix dactylifera sono state infestate dal fitofago. Teniamo anche conto che le palme da datteri in Sicilia non sono così rare. Bordighera è stato il primo comune della Liguria a registra re un focolaio, ma anche il pri-mo comune italiano che ha sa- puto rispondere con tempesti-vità, adottando prontamente le prescrizioni del decreto di lotta obbligatoria. Con la fine Ago-sto 2007 le trappole ecologiche, collocate dal Servizio Fitosani-tario Regionale già nel 2006, hanno catturato i primi insetti adulti. Pochi giorni dopo il ser-vizio di vigilanza comunale ha localizzato alcune palme infe-state in giardini privati. Pronta-mente è scattato l’ordine di abbattimento e distruzione del- le palme. Intervento necessario ed urgente per cercare di evita-re la fuga di insetti adulti e il propagarsi dell’infestazione. Il comune di Bordighera, gra-zie a bravi e volenterosi tecnici che hanno sempre lavorato in stretta collaborazione con Il Centro Studi e Ricerche per le Palme e il Servizio Fitosanita-rio regionale, ha portato avanti, fino ad oggi, la difficile batta-glia contro il Rhynchophorus ferrugineus. I lusinghieri risul-tati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti e invidiati da molte città italiane ed europee.

Il Comune di Bordighera, fin dalla prima ora, ha scatenato u- na caccia scrupolosa al Punte-ruolo rosso. Sono stati attivati controlli sistematici e sensibi-lizzata la cittadinanza, invitan-do a denunciare prontamente l’avvistamento di insetti o il so- spetto di palme infestate. Da subito è stata “tolleranza zero” nei confronti del fitofago. Le piante infestate sono state su-bito distrutte dietro emissione di urgente ordinanza sindacale. L’obiettivo è stato quello di uc- cidere tutti gli insetti ed evitare che potessero riprodursi. L’applicazione sistematica de- gli abbattimenti, tecnica peral-tro prevista dal decreto di lotta obbligatoria, ha impedito la cre scita a dismisura delle popola-zioni di Punteruolo rosso. Non dimentichiamo che ogni coppia di adulti può dare vita ad alme-no 30 soggetti in grado di ri-prodursi. Tenendo conto che il ciclo può ripetersi ogni circa 6-7 mesi, un rapido calcolo ci può fornire le dimensioni e la gravi-tà del fenomeno. Per le palme bordigotte, che fanno parte del paesaggio stori-

co della Riviera, dobbiamo cer- care di distruggere con certezza tutti gli insetti. Tentativi di cu-rare singole palme, da alcuni molto caldeggiati, potrebbero consentire la sopravvivenza an- che di pochi insetti, con conse-guenti effetti devastanti per al- tre centinaia di palme! Lo stes-so vale per il “risanamento mec canico”. A Palermo, su 100 pal- me “risanate” a livello speri-mentale, a distanza di un anno ben 90 sono morte reinfestate, vale a dire il 90%! In Spagna, Sicilia, Campa-nia, Puglia, Marche e Lazio, le palme morte si contano ormai a migliaia. Certo, in queste realtà catastrofiche, dove è difficile contare anche i singoli focolai, distruggere le palme infestate può essere meno importante e si può tentare di salvare qual-che esemplare di rilevante valo-re ornamentale o affettivo. In questi casi, se qualche insetto sopravvive non potrà peggiora-re più di tanto una situazione già piuttosto compromessa. Qui a Bordighera però la real-tà è diversa! Possiamo ancora salvarci, ma non dobbiamo ca-

dere nella trappola sentimenta-le di cercare di salvare qualche palma con interventi curativi più o meno efficaci e mettere così a repentaglio un patrimo-nio immenso! Quale responsa-bilità consigliare di tentare la salvezza una palma con il ri-schio di essere gli “untori” di altre decine di migliaia! Come ci hanno confermato gli esperti che hanno partecipato al Convegno internazionale del 22-23 gennaio a Sanremo, le tecniche di lotta oggi praticate hanno un’efficacia parziale e i risultati ottenuti sono spesso ancora insufficienti per garan-tire la distruzione della popola-zione che occupa una palma in- festata. Qui non basta uccidere l’80% degli insetti per evitare il disastro! Una coppia sopravvis suta può essere devastante per l’ambiente circostante grazie all’esponenziale rapidità di ri- produzione dovuta alla massic-cia ovodeposizione. Bordighera rappresenta oggi il baluardo per la difesa delle palme della Riviera ed è quindi di estrema importanza conti- nuare a fronteggiare il Punte-ruolo rosso eliminando, senza indugio, le piante infestate. Un aiuto per le palme storiche di Bordighera viene anche dai tanti volontari e appassionati che amano il Beodo e dalle atti- vità del Progetto Phoenix, che nel giardino sperimentale Nat-ta conduce un’intensa attività di ricerca e sperimentazione. Il Centro Studi e Ricerche per le Palme invita l'Amministra-zione del Comune di Bordighe-ra a perseverare in questa lotta. Possiamo solo sperare che i tecnici trovino sempre e in tem po i “focolai” e che i cittadini collaborino, come è stato fino ad oggi, alla “caccia”. Dobbiamo continuare a rispet tare, senza indugio, le disposi-zioni di abbattimento e distru-zione con biotrituratore delle palme infestate! Solo così pos-siamo sperare di evitare quello che sta oggi accadendo in Eu-ropa e purtroppo, anche oltre Capo Berta. Non abbassiamo la guardia! Claudio Littardi Centro Studi e Ricerche per le Palme - Sanremo

Uno scorcio dello storico palmeto del Beodo

Paize Autu Pagina 5

di Gianni Natta

A maggio sono final- mente arrivati gli a-

mericani; i francesi hanno tracciato la frontiera sul val-lone di Borghetto (la via Pa-steur fa provvisoriamente da confine). In paese ritorna la vita; si può uscire tranquilla-mente da casa, passeggiare, andare al mare, al mercato a comperare lo stretto neces-sario perché mancano le “Am Lire” (tagli da 1, 2 e 10 A.M). La gente cerca di di-menticare la lunga guerra: i bombardamenti aerei, nava-li, terrestri, la notte dei “Ben gala”, il rastrellamento dei tedeschi; c’é finalmente sere-nità anche se bisogna accon-tentarsi dello stretto necessa rio e c’è penuria di generi ali mentari (farina, pasta, carne e olio sono care e difficili da trovare). “Nui fieui” di giorno gio-chiamo in “scè ù Cavu”; un pallone di carta di giornale, avvolta e tenuta insieme da qualche spago; una pimpiri-nella (lippa) costruita “in cu u manegu d’ina vecia ramasa de brugu” (saggina). Si gio-ca spensierati. Alla sera siamo tutti “in ciasa”, proponiamo diverti-menti: si gioca a “Mua”, “Vì- scu” “Cèvuleta” e a “Balaru- ta”. I muri delle facciate delle case, a destra ed a sinistra della Chiesa, sono le “toche” la larghezza della piazza è l’ideale per il gioco. Due squadre. Ci si sfida a pren-derci andando vicini alla “to- ca” avversaria. Se toccati nel la fuga di ritorno si è “prigio- nieri”. Si può “liberare” i compagni toccando la base avversaria senza essere pre-si. Il gioco finisce quando si fanno prigionieri quasi tutti “i nemici”. Momenti di ag-gregazione, di scelta dei com pagni di squadra, di sana competizione.Ora le “toche”

dei nostri giochi non ci sono più; quella verso il campanile è diventata la vetrina della pizzeria “La Piazzetta”; quella verso la porta della Maddalena è deturpata da cavi e quadri elettrici. I ra-gazzi d’oggi, tutti presi dai telefonini e dalla “tele” han-no dimenticato i nostri vec-chi e sani divertimenti. Gli Americani hanno cerca-to di sistemare il campo del Capo, togliendo uno scoglio affiorante e colmando le bu-che formatesi qua e là. Na-scono le prime sfide fra le squadre di calcio: i militari americani ed inglesi contro i Bordigotti. Il Capo è di noi ragazzi; è il campo delle sfi-de; contribuisce a formare il nostro fisico ed il nostro ca-rattere. Vederlo ora asfaltato e pieno di macchine mette tristezza. Anche il gioco della “Pètanque” sembra passato di moda. Ricordo con nostalgia le sfide a “Pimpirinella”. Si for mavano le squadre: tre o quattro ragazzi per parte; si stabiliva il punteggio della partita, da 200 a 500 punti , a seconda del tempo che po-tevamo avere a disposizione prima di ritornare a casa (l’orologio del campanile battendo le ore ci dava il ter-mine del rientro), entro l’ora

di cena. Se si sgarrava erano guai seri ( battipanni, gisca-te, a letto senza mangiare). Si tracciava un cerchio (due metri di diametro) poi la squadra sorteggiata con un suo componente iniziava il gioco. La pimpirinella ve-niva posta nel cerchio; con il bastone si colpiva con la giu-sta forza una delle due punte e poi un colpo deciso sulla lippa. Gli avversari disposti a raggiera cercavano di prende re al volo la pimpirinella. Se la stessa era presa al volo doveva essere rilanciata nel cerchio; se ciò avveniva il giocatore avversario veniva eliminato. Se la lippa cadeva invece a terra uno dei gioca-tori faceva mettere il bastone tangente al cerchio (da colpi-re per eliminare l’avversario lanciando la pimpirinella). Il battitore, se non era elimina-to, aveva tre tiri a disposizio-ne per man dare la lippa più lontano possibile (col primo tiro pe-rò doveva far uscire la pim-pirinella dal cerchio). Poi chiamava il punteggio il quale doveva essere al mas-

simo il numero di bastoni intercorrenti fra il punto rag-giunto e la base. Una chia-mata eccessiva veniva conte-stata e dopo misurazione dimostrativa i punti passava-no alla squadra avversaria. Eliminati i giocatori della prima squadra si invertivano le parti e ciò fino a quando un “team” aveva raggiunto i punti stabiliti per la vittoria. Naturalmente il gioco ave-va i suoi campioni. I più gran di erano normalmente più esperti. Ognuno cercava di essere più in gamba per es-sere tenuto in considerazio-ne fra i migliori. Ricordo un ragazzo, più grande di me, Emanuele (Manureta),il qua le riusciva a lanciare la pim-pirinella da una porta all’altra del capo, era vera-mente un campione. Si ricor-dava ancora di me; ci saluta-vamo con affetto; ciao Ema-nuele sarai sempre il mio “campio- ne”. Il gioco aveva anche i suoi rischi perché la lippa poteva colpirti in faccia e farti davvero male. Mi ricor-do di qualche incidente, ma fortunatamente un po’ d’acqua alla fontana ed il male passava in fretta. Quel-la estate spensierata finì pre-sto; a settembre mi aspettava il mio primo giorno di scuo-la, ma di questo vi racconte-rò la prossima volta. Sotto, la piazza dei nostri giochi

La Storia siamo noi ESTATE 1945: RICORDI SFUMATI

“U Cavu” in un disegno di Gabriella Allara

Paize Autu Pagina 6

“Le perfezioni provvi-sorie” è il titolo dell’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, ed è anche un libro che vi consi-glio vivamente di leggere. Protagonista è Guido Guer- rieri (figura che forse molti di voi conosceranno per a- ver letto i precedenti scritti di Carofiglio o per averne vi- sto la trasposizione in film), avvocato quarantenne di gran fascino, brillante orato re, con uno studio ben avvi-ato. La sua vita dovrebbe essere perfetta, ma così pur-troppo non è, per lui. E sot-tolineo “per lui” perché questa condizione di uomo solo, a volte malinconico e per certi aspetti romantico, ci permette di conoscere me glio il personaggio, che nar-ra di sé in prima persona, e che ci guida per mano attra-verso una Bari notturna vi- sta attraverso un locale, sco-perto per caso, e gestito da una sua ex cliente dal pas sato un po’ movimentato; ci conduce per vicoli e spazi che non sono solo il presen-te, il suo presente, ma an-che, e soprattutto, il suo per sonalissimo passato. I flash-back che scandiscono il rit-mo della lettura sono altret-tanto avvincenti che la sto-ria centrale del romanzo. Questa volta Guerrieri decide di accettare un inca-rico che va oltre il suo essere avvocato penalista: è scom-parsa una ragazza, i genito-ri, disperati, si rivolgono al-

la polizia senza ottenere nul la. Per le autorità il caso è in procinto di essere chiuso. Un amico di Guido indi-rizza i famigliari di Manuela proprio da lui, che poliziotto non è e detective nemmeno; ma che accetta ugualmente l’incarico. Riuscirà a risol-vere il mistero che sembra avvolgere l’intera vicenda? Manuela è salita su un treno e non è mai arrivata alla sta-zione di Bari, dove era atte-sa. Nessuno sembra averla notata, nonostante la sua bellezza, tranne il biglietta-io. Persino le sue amiche più intime parlano di lei in mo-do vago, sfuggendo a volte alle domande insistenti dell’avvocato. Avventurandosi nel pro-sieguo della storia, non riu-scirete a smettere di leggere. Garantito. E oltre a scopri-re, piano piano, che la realtà a volte ha una molteplice faccia; capirete anche che, purtroppo, come il titolo del romanzo recita, le perfezio-ni sono provvisorie, si vivo-no in un momento che poi inesorabilmente finisce: co- me il libro di Carofiglio, per-fetto sì, ma con l’unica ine-vitabile pecca di avere una fine. Buona lettura. Titolo: Le perfezioni provvisorie Autore: Gianrico Carofiglio Genere: Romanzo Editore: Sellerio Anno: 2010 Pagine: 336 Prezzo: € 14,00

UNO SCRITTORE IN SALOTTO di Alice Spagnolo

Carnevale 2010

UN POMERIGGIO DI FESTA

Amelia, poetessa siculo-bordigotta Cara Amelia, ti scrivo questa lettera, all’indirizzo che sicuramente hai meritato, lassù in alto. Da tanto oramai mancavi da Bordi-ghera; da quando avendo conosciuto un bravo siciliano che per lavoro si trovava a Ventimiglia, te ne sei andata con lui non appena ottenuto il sospirato trasferimento nella sua Trinacria. Io, poco più giovane di te, ricordo bene dove abitavi, in quel carrugio vicino alla scibreta quella adiacente al municipio. Vedo an-cora la mamma e il papà Amelio di cui portavi il nome di battesimo. Lo ricordo col berretto da messo comunale e di postino. La sorella maggiore Aurora, la minore Lena emigrata in Inghilterra. Ho letto le tue poesie, ove abbonda un profondo sentimento e l’allegria, come l’ultima pubblicata da “U Paize Autu” sul carnevale di Arlecchino. I più giovani dei nostri lettori non ti hanno cono-sciuto e nemmeno alcuni dei redattori del giornale i quali ti ricorderanno quale persona che mai ha scordato le proprie radici, bra-vissima per spontaneità e fantasiosa vena poetica, i cui versi fanno ponderare e valutare il più recondito pensiero. Ti salutano i pochi che ti hanno conosciuto e i tanti che apprezzano le tue liriche. Ciao da Mario e da “U Risveiu Burdigotu”

Paize Autu Pagina 7

N ell'articolo del mese di febbraio, avevo au-

spicato, che non si perdesse la favolosa occasione, di essere presenti, in qualche modo, alla grande mostra che inaugurerà il 27 novembre p.v. a Genova nel Palazzo Ducale dal titolo: ”Mediterraneo, da Corot a Monet a Matisse”, mostra che si concluderà il Primo maggio 2011. E' stata mia premura, inviare immediatamente al Co- mune di Bordighera, una lettera di intenti, affinchè venissero stabiliti eventi collaterali alla manifestazione genovese. La mia proposta, è stata accolta. Ho quindi deciso di fare arriva-re il curatore della mostra a Bordighera; il 22 febbraio, il Dr. Marco Goldin, conosciuto a livello nazionale ed interna-zionale come “il guru” delle grandi mostre, è arrivato in Villa Mariani, accolto dall'As-sessore alla Cultura Dr. Ugo Ingenito e dall'Assessore al Tu-rismo Sig. Marco Sferrazza, i quali gli hanno porto i saluti anche del Sindaco Arch. Gio-vanni Bosio, che non è potuto essere presente. Il Dr.Goldin è rimasto entusiasta di Bordighe-ra, del suo Centro Storico, che ha definito “fantastico”; ha vi- sitato anche la Villa della Regi-na Margherita di Savoia e si è reso disponibile a far in modo che la nostra città non sfiguri e venga messa in evidenza du-rante la Mostra genovese. Il lavoro da svolgere sarà impegnativo, ed è per questo che invito tutti a collaborare a questo grande progetto, che ci riserverà senz'altro grandi sod-disfazioni. Sto predisponendo tutta una serie di eventi, mirati a divulgare il più possibile la presenza di Claude Monet a Bordighera e l'influsso che la sua pittura diede negli anni successivi a pittori italiani e stranieri, che scelsero di venire anche loro qui, in questo para-diso. Colgo l'occasione per

ringraziare tutta l'Amministra-zione Comunale, per la sensibi-lità dimostrata in questa occa-sione, e comunico che presto terrò una conferenza per illu-strare tale progetto. Mi rivolgo nuovamente ai giovani, come ho fatto tante volte, affinchè si sentano coin-volti in questo importante mo-mento, che può significare la vera e propria “rinascita”. Se Dio lo vorrà, non ci fermeremo solo a guardare alla mostra di Genova, ma penseremo anche ai 150 anni dell'Unità d'Italia, al centenario della nascita di Morlotti, all'Esposizione Uni-versale di Milano del 2015, visto che tante glorie dell'arte lombarda sono “presenti” in Villa Mariani e poi, non ultima, l'importante inaugurazione nel maggio del 2011, della Villa della Regina Margherita di Savoia, con la collezione Ter-ruzzi. Inoltre si dovrà guardare a realtà quali: Villa Garnier, il Museo BicKnell, il sentiero del Beodo, il Giardino Esotico Pal- lanca, agli artisti ancora viventi con le loro Case-Studio, il tutto per un unico grande “progetto Bordighera”, che da anni spera-vo e sognavo di realizzare e che oggi quasi per “miracolo”, diventa realtà. Voglio ringraziare tutti co-loro che in questi anni, con le parole e con gli scritti, mi han-no spronato ad andare avanti, a non fermarmi, quando il mio morale ed il mio entusiasmo vacillavano. Grazie di cuore!

TIRO A SEGNO Festa della donna Ogni anno, nell’ambito di questa ricorrenza, molti di noi si sentono in dovere di onorarla ricordando le mamme e le nonne che ci hanno cresciuti nell’immediato dopoguerra, con tutti gli stenti e le vicende varie di cui siamo stati testimoni e protagoni-sti . Grandi mamme, grandi nonne! Fiera delle Anime Lo scorso anno avevamo tentato di portare all’interno del Centro Storico almeno qualcuno dei banchi del grande mercato che si svolge sul Capo a metà Quaresima. Lo scopo era quello di far rivivere in maniera un po’ più storica quella antica fiera di-ventata il mercato del giovedì, trasportato 35 metri più in alto. Furono trovati mille cavilli per non prendere in considerazione, allora, la nostra proposta. Chiedemmo agli Uffici competenti di attivarsi per fare in modo che, almeno per il futuro, venisse con-siderata. Il 14 marzo verrà riproposta quella che non è più una fiera, ma solo un grande mercato. Curve pericolose Bigin che tutte le settimane si reca al cimitero a trovare buo-nanima di suo marito Baci il quale riposa nel terzo cimitero, in alto verso la “Scala Santa”, ci chiede se possiamo far presente la pericolosità della impervia curva formata dalla strada che si arrampica fin lassù. Nel discenderla poi, la pericolosità aumen-ta in maniera esponenziale. Sarebbe possibile aumentarne la sicurezza con un debito guard-rail? Piante autoctone Vorremmo chiedere a chi si occupa di arredo urbano se al posto di improbabili esotiche piante (palme strane, piante di pepe) che quasi regolarmente muoiono dopo poco e che nulla hanno a che vedere con le tipiche palme bordigotte, se non sa-rebbe meglio piantumare le dattilifere locali (ci vorrebbe un vivaio!) o almeno delle piante di agrumi. Aranci, mandarini, cedri, limoni risultano infatti essere stati largamente presenti in passato nel territorio che va da Sanremo a Nizza. Si narra infatti che nel tempo andato dalle navi che passavano al largo della nostra costa, si odorava forte il profu-mo di fiori di arancio, le cosidette zagare. Vale ricordare che nella vicina Mentone questo aspetto pae-saggistico-culturale è ancora ben presente ed è diventato un punto di attrazione turistico-commerciale di cui la “Fete du Citron non è che uno degli aspetti più interessanti. Dal Tgr Piemonte Ci telefona un nostro lettore dal torinese, il quale ha ascoltato dal Tgr del Piemonte delle 14, il giorno 24 febbraio, che è stata sgominata una banda di Romeni specializzata nel furto di mo-tori fuoribordo. Loro “operavano” nei laghi e nei porticcioli del Nord-Italia poi spedivano la refurtiva in Romania ad una donna che è risultata la capobanda. Lei ovviamente pagava profuma-tamente il maltolto. Chissà se in quelle partite di giro hanno trovato ospitalità anche i motori fuoribordo trafugati recentemente nel nostro porticciolo turistico? Furti reiterati che hanno provocato la rea-zione degli avventori di quella struttura i quali hanno scritto una lettera di protesta al sindaco che pubblichiamo a pag. 8 di questo numero di “Paize autu”. Spillo

Arte, Turismo, Cultura UN GRANDE SOGNO

CHE STA DIVENTANDO REALTA’ di Carlo Bagnasco

Presidente della Fondazione Pompeo Mariani

La villa Mariani in Paese Alto

Egr. sig. Sindaco

Siamo frequentatori ed u- tenti del porto di Bordighera, lo frequentiamo regolarmente per ché qui abbiamo i nostri inte-ressi di lavoro, i nostri momen-ti di relax e, nota dolente, le nostre imbarcazioni da pesca e da diporto. Desideriamo, con questa no- stra, rappresentarLe la nostra decisa contrarietà in quanto, malgrado la tanto pubblicizza-ta video-sorveglianza continua-no a verificarsi i furti da sempre lamentati. Nel periodo di Nata-le ci sono stati 2 furti di motori fuoribordo, quelli per ora ac-certati. Ciò significa che se qual cuno è andato in ferie se ne accorgerà al rientro. In seguito a contatti con gli inquirenti, al fine di conoscere gli autori del furto del proprio fuoribordo, uno di noi è venuto a conoscenza che le immagini delle telecamere, se ingrandite con lo zoom, vengono molto sgranate ed è impossibile ve-derne i dettagli. Perdoni la franchezza ma purtroppo la cruda realtà è che la nuova video-sorveglianza, ad oggi, può considerarsi inutile perché non risulta essere in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza per le quali è stata “pensata” considerata anche l’entità della spesa sostenuta

dall’Amministrazione comuna-le e, a quanto pare, è inutile anche come deterrente; desta inoltre molta perplessità la ca-renza o totale mancanza di verifiche tecniche volte a ga-rantire che il prodotto funzioni a regola d’arte. Vorremmo rammentarLe che ci è stato chiesto un au-mento del 15-20% per le quote di rimessaggio e ormeggio del-le imbarcazioni quindi sarebbe opportuno che vengano date delle garanzie in più che ci ren-dano più tranquilli. Desideriamo conoscere quali provvedimenti Lei intende a-dottare per mettere fine a que-sta situazione, oseremmo dire vergognosa, che dura ormai da qualche anno, o se le continue carenze istituzionali in questo settore ci costringeranno, no-stro malgrado a cercare un si-stema alternativo che ci con-senta di individuare i responsa-bili dei furti. Desideriamo inoltre sapere se ci sono dei responsabili, qua-li la ditta esecutrice dei lavori e/o chi avrebbe dovuto verificare l’esecuzione del lavoro stesso e la conformità del materiale alle esigenze di sicurezza, sui quali poterci rivalere o, in alternati-va, se esiste una forma assicu-rativa stipulata da codesto Co-mune. Seguono le firme

Giorgio Poggi e Filippo Baldassari, i velisti che da tem-po si allenano a Bordighera presso il locale Club Nautico, si sono classificati rispettiva-mente secondo e terzo nella regata internazionale organiz-zata dallo Yacht Club di Can-nes. Ottimi risultati dagli atleti azzurri della classe Finn nelle regate della Settimana Interna-zionale di Cannes (Francia) disputate dal 16 al 19 febbraio scorsi. Giorgio Poggi (SV Guardia di Finanza) e Filippo Baldassa-ri (SV Aeronautica Militare) si sono infatti aggiudicati il se-condo e terzo posto al termine delle sette prove effettuate,

dietro al polacco Rafal Szukiel, vincitore della manifestazione. Gli altri italiani: 14° Riccardo Cordovani, 37° Vittorio D'Al-bertas. Alla rassegna hanno preso parte complessivamente una ottantina di equipaggi in rappresentanza di dodici nazio-ni. Per gli appassionati, sul sito dello Yacht Club di Cannes: www.yachtclubdecannes.com/?url=asp/pagy.asp&id=83 è disponibile la classifica gene-rale. Sabato 27 febbraio termina la sessione di allenamenti pres-so il Club Nautico Bordighera ma è previsto il ritorno per un ulteriore periodo di allenamen-ti dal 9 al 18 aprile. M.S.

Paize Autu Direttore Responsabile: Giancarlo Pignatta Registrazione del Tribunale di Sanremo nr. 03/08 del 04/07/008 Direzione-Amministrazione-Redazione: 18012 Bordighera Alta – Via alle Mura, 8 Le firme impegnano gli autori degli articoli Stampato in proprio a Bordighera Alta Collaboratori: Stefano Albertieri, Mario Armando, Carlo Bagna-sco, Simona Biancheri, Anna Maria Ceriolo, Giacomo Gandu-glia, Claudio Gazzoni, Irma Murialdo, Gianni Natta, Mattia Riel-lo, Alessandro Seghezza, Alice Spagnolo, Ampeglio Verrando, Franco Zoccoli, Lucia Xaiz. Sito informatico a cura di Mauro Sudi

“U Risveiu Burdigotu” Sede: Via alle Mura 8 18012 Bordighera Alta

Orario : lunedì e venerdi dalle ore 16,00 alle 18,00

giovedì dalle 21 alle 23

e-mail: [email protected] Internet: www.urisveiuburdigotu.it

Telefono: 3464923130

Paize Autu Pagina 8

MISCELLANEA a cura di pigici

“U RISVEIU BURDIGOTU”

organizza

UN CORSO GRATUITO DI INTRECCIO “PARMURELI”

Che si svolgerà nel salone parrocchiale di

Santa Rosa, Via Madonnetta, nr.1, nei giorni 4-5-6 Marzo dalle ore 21 alle 22.30

Per motivi organizzativi verranno prese in considerazione le prime 30 adesioni che giungeranno telefonicamente al numero

346/4923130

Dal porto riceviamo e volentieri pubblichiamo

VELISTI “BORDIGOTTI” A CANNES