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GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 2011 3 RICERCHE Attività fisica e benessere: percezione del sé fisico e motivazione all’esercizio Sebastiano Costa e Patrizia Oliva Università degli Studi di Messina Riassunto Sebbene numerose ricerche abbiano dimostrato che l’attività fisica promuova il benessere psicofisico, risultano ancora poco chiari i meccanismi attraverso cui ciò avviene. Lo studio approfondisce la relazione tra motivazione alla pratica sportiva e percezione del sé-fisico e indaga come questi due aspetti influenzino gli stati dell’umore. I partecipanti sono 136 adulti praticanti attività fisica (età media 36 anni), bilanciati per genere, che hanno compilato il BREQ- 2, il PSDQ e il POMS. I risultati mostrano che motivazioni meno autodeter- minate tendono a collegarsi negativamente con molti aspetti fisici, mentre motivazioni maggiormente autodeterminate si collegano ad auto-percezioni fisiche positive. Inoltre, i partecipanti con una percezione fisica inadeguata e con motivazioni poco autodeterminate tendono a manifestare stati dell’umore prevalentemente negativi, mentre i partecipanti che condividono percezioni di sé positive e praticano in modo autodeterminato mostrano maggiore vigore e trascurabili stati emotivi disadattivi. In conclusione, l’auto-percezione fisica sembra influenzare gli stati dell’umore, mentre motivazioni all’attività fisica scarsamente autodeterminate possono rappresentare un fattore di rischio su cui intervenire per prevenire stati emozionali disfunzionali. Promuovere motivazioni all’attività fisica più autodeterminate e percezioni fisiche di sé maggiormente positive può favorire lo sviluppo di stati dell’umore funzionali. Parole chiave Motivazione all’esercizio; auto-percezione fisica; stati dell’umore; self-determi- nation theory Summary Although several studies showed that physical activity promotes psycho- physical well-being, mechanisms by which this occurs are still unclear. The study deepens the relationship between sport motivation and physical self-perception and investigates how these two aspects influence mood states. Participants were136 adults practicing physical activity (mean age: 36 years), balanced by gender, that fill in BREQ-2, PSDQ, and POMS. Results show that less self-determined motivations tend to be negatively related to several physical aspects, while more self-determined motivations are related to positive physical self-perceptions. Furthermore, participants with inadequate physical perception and low self-determined motivations tend to exhibit mainly negative mood states, while participants that share positive self-perceptions and practice in self-determined way tend to show more vigor and negligible maladaptive emotional states. In conclusion, physical self-perception seems to influence mood states, while less self-determined physical activity motivations can represent a risk factor on which to intervene to prevent maladaptive emotional states. To promote more self-determined physical activity motivations and more positive physical self-perceptions can enhance the development of functional mood states. Keywords Exercise motivation; physical self-description; mood states; self-determination theory

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Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 12

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DI PSICOLOGIA DELLO SPORT

Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 2011 3

RICERCHE

Attività fisica e benessere: percezione del sé fisico e motivazione all’esercizio

Sebastiano Costa e Patrizia OlivaUniversità degli Studi di Messina

RiassuntoSebbene numerose ricerche abbiano dimostrato che l’attività fisica promuova il benessere psicofisico, risultano ancora poco chiari i meccanismi attraverso cui ciò avviene. Lo studio approfondisce la relazione tra motivazione alla pratica sportiva e percezione del sé-fisico e indaga come questi due aspetti influenzino gli stati dell’umore. I partecipanti sono 136 adulti praticanti attività fisica (età media 36 anni), bilanciati per genere, che hanno compilato il BREQ-2, il PSDQ e il POMS. I risultati mostrano che motivazioni meno autodeter-minate tendono a collegarsi negativamente con molti aspetti fisici, mentre motivazioni maggiormente autodeterminate si collegano ad auto-percezioni fisiche positive. Inoltre, i partecipanti con una percezione fisica inadeguata e con motivazioni poco autodeterminate tendono a manifestare stati dell’umore prevalentemente negativi, mentre i partecipanti che condividono percezioni di sé positive e praticano in modo autodeterminato mostrano maggiore vigore e trascurabili stati emotivi disadattivi. In conclusione, l’auto-percezione fisica sembra influenzare gli stati dell’umore, mentre motivazioni all’attività fisica scarsamente autodeterminate possono rappresentare un fattore di rischio su cui intervenire per prevenire stati emozionali disfunzionali. Promuovere motivazioni all’attività fisica più autodeterminate e percezioni fisiche di sé maggiormente positive può favorire lo sviluppo di stati dell’umore funzionali.

Parole chiaveMotivazione all’esercizio; auto-percezione fisica; stati dell’umore; self-determi-nation theory

SummaryAlthough several studies showed that physical activity promotes psycho-physical well-being, mechanisms by which this occurs are still unclear. The study deepens the relationship between sport motivation and physical self-perception and investigates how these two aspects influence mood states. Participants were136 adults practicing physical activity (mean age: 36 years), balanced by gender, that fill in BREQ-2, PSDQ, and POMS. Results show that less self-determined motivations tend to be negatively related to several physical aspects, while more self-determined motivations are related to positive physical self-perceptions. Furthermore, participants with inadequate physical perception and low self-determined motivations tend to exhibit mainly negative mood states, while participants that share positive self-perceptions and practice in self-determined way tend to show more vigor and negligible maladaptive emotional states. In conclusion, physical self-perception seems to influence mood states, while less self-determined physical activity motivations can represent a risk factor on which to intervene to prevent maladaptive emotional states. To promote more self-determined physical activity motivations and more positive physical self-perceptions can enhance the development of functional mood states.

KeywordsExercise motivation; physical self-description; mood states; self-determination theory

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Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 20118

RICERCHERI

CERC

HE

Dalla creatività motoria al movimento creativo:

il metodo Garçia-Plevin®

Giovanna De MarcoDottore di Ricerca in Psicologia delle Emozioni e della Creatività Artistica, Università degli Studi di Cassino

RiassuntoOsservando un gruppo di bambini, negli anni ’80 Bearch ha notato che creavano nuovi movimenti semplicemente giocando con un cerchio, una palla, una bacchetta. Nel 2011 validità empirica alla creatività è conferita attraverso il movimento, abbinando un test psico-pedagogico (TCD di Williams) ad un metodo di movimento creativo. Il metodo Garçia-Plevin prende il nome da chi lo ha formulato e portato avanti. Il movi-mento creativo si sviluppa a partire da oggetti semplici – un elastico, una piuma, un foulard – da cui originano gesti inusuali e fantasiosi: giocando con loro e con la musica, si creano coreografie fuori dal comune e originali. Una lezione di movimento creativo si struttura in tre parti: rito, movimento creativo e dare forma. Chi ha praticato tale disciplina è stato davvero a contatto con le proprie emozioni e sentimenti, ha migliorato l’ascolto del proprio corpo e il rapporto con gli altri. Grazie ad un ascolto profondo, l’allievo tocca le radici dell’ispirazione creativa e comprende cosa significhi essere visto mentre si muove.

Parole chiaveMovimento creativo; creatività; pensiero divergente; scuola primaria

SummaryObserving a children group, in the 80s Bearch noted that they created new movements simply playing with an hoop, a ball, a stick. In 2011 empirical validity is given to creativity through movement, combining a psycho-pedagogical test (Williams’ TCD) to a method of creative movement. The Garçia-Plevin method named by those who formulated and carried out. The creative movement develops from simple objects – a rubber band, a feather, a foulard – from which unusual and imaginative gestures are originated: playing with them and with music, unusual and original choreography are crea-ted. A creative movement lesson is structured in three parts: rite, creative movement, and giving form. Those who have practiced this discipline it was really in contact with own emotions and feelings, have improved listening to own body, and the relationship with others. Thanks to a deep listening, student touches the roots of creative inspiration and understands what it means to be seen while he is moving.

KeywordsCreative movement; creativeness; divergent thinking; primary school

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Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 2011 13

RICERCHE

A uto-percezione fisica e comportamenti alimentari

in adulti praticanti attività fisica: differenze di genere e di massa corporea

RiassuntoPraticare attività fisica comporta numerosi benefici fisici e psicologici, eppure in alcuni casi la pratica fisica potenzialmente può aumentare il rischio di disturbi alimentari. La finalità della ricerca è indagare le differenze di genere in adulti praticanti attività fisica con diverso indice di massa corporeo rispetto a percezione del sé fisico e rischio di disturbi alimentari. Inoltre, lo studio valuta la re-lazione tra alcuni tratti di personalità, auto-percezione fisica e rischio di disturbi alimentari. I risultati mostrano differenze significative per genere e per massa corporea relativamente a problemi alimentari e auto-percezione fisica. Le analisi di correlazione evidenziano una forte relazione tra percezione del sé fisico, comportamenti alimentari e caratteristiche di personalità. I risultati confermano il maggior rischio per le donne di disturbi dell’alimentazione e rilevano come l’essere in sovrappeso influenzi percezione del sé fisico e auto-stima. Indagini future indagheranno ulteriormente questi aspetti per analizzare in modo più specifico la relazione tra i fattori presi in esame.

Parole chiavePersonalità; auto-percezione fisica; disturbi alimentari; differenze di genere; BMI

SummaryPhysical activity practice entails several physical and psychological benefits, nevertheless in some cases physical practice can poten-tially augment risk of eating disorders. The aim of the research is to investigate gender differences in adults with different body mass indices practicing physical activity among physical self-perception and risk of eating disorders. Furthermore, the study examines the relationship between several personality aspects, physical self-perception, and risk of eating disorders. Results show significant gender and body mass differences concerning eating disorders and physical self-perception. Correlation analyses underline a strong relationship between physical self-perception, eating behaviors, and personality traits. Findings confirm an higher risk of eating disorders for women and notice how being overweight influences physical self-perception and self-esteem. Future investigations will further investigate these aspects to analyze more specifically the relationship between examined factors.

KeywordsPersonality; physical self-perception; eating disorders; gender differences; BMI

Patrizia Oliva e Sebastiano CostaUniversità degli Studi di Messina

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Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 201118

RASSEGNERA

SSEG

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INTRODUZIONE

Il motto latino mens sana in corpore sano traduce bene quella che dovrebbe essere l’ambizione di coloro che si avvicinano allo sport, a prescindere che si tratti di professionisti o meno. La nostra società sembra promuovere sempre più modelli che enfatizzano la cultura dell’apparire più che dell’essere, evidenziando uno sbilanciamento tra mente e corpo. Assistiamo ad una crescita esponenziale della convinzione dominante secondo cui un corpo in sintonia con i canoni di bellezza che la società impone, in un tempo e in un luogo, permette alle persone di stare bene con se stessi, di piacersi e di piacere agli altri. Una realtà artificiale che pone il focus su un preciso modello di fisicità molto presente nello sport, specialmente in quelle attività sportive che enfatizzano peso e forme corporee.Tutto ciò non ha nulla a che fare con il motto mens sana in corpore sano e propone una visione dello sport distorta e spogliata della sua nobiltà.

Il fitness ha come scopo ultimo il benessere degli individui: un benessere fisico ma non solo, come ampiamente testimoniato in letteratura. La pratica sportiva favorisce le capacità relazionali, riducendo i livelli di ansia, depressione e della sofferenza somatica (De Martino, 2010). Questo dato è in linea con diversi studi che in quest’area di ricerca hanno evidenziato gli effetti benefici prodotti dalla pratica sportiva. Ciò potrebbe far pensare che lo sport fa bene sempre e comunque, ma non è così; il significato che un individuo gli attribuisce non sempre rientra in una dimensione di salute. Infatti, in alcuni atleti è possibile osservare orientamenti comportamentali tutt’altro che positivi, come ad esempio in rapporto al cibo e ai comportamenti alimentari. In letteratura sono diverse le ricerche che hanno studiato i comportamenti alimentari di varie tipologie di atleti, evidenziando la presenza di diete e comportamenti non sempre corretti. È nota la presenza nei praticanti body building, per

L o specchio internoAntonio De Martino

Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale, Formatore

RiassuntoIl motto latino mens sana in corpore sano traduce bene quella che dovrebbe essere l’ambizione di coloro che si avvicinano allo sport. Spesso la cultura dell’apparire sovrasta quella dell’essere, evidenziando uno sbilanciamento tra mente e corpo. Per alcuni atleti emerge il bisogno di rispondere ad una fisicità insana, proponendo una visione dello sport distorta e spogliata della sua nobiltà. Seguendo un’interpretazione deleteria dello sport, quali sono le dinamiche che alimentano, in alcuni atleti, quella estenuante ricerca di una perfetta fisicità? Come questi atleti percepiscono e vivono il proprio corpo? Lo specchio interno rappresenta un fenomeno di autoinganno, in cui la rappresentazione fisica che un individuo ha di se stesso esprime una sofferenza emotiva che si traduce in una percezione distorta del proprio corpo; la persona vede riflessa un’immagine di sé che non è reale. Tale psicopatologia riguarda lo sport e i disturbi del comportamento alimentare, evidenziando punti di contatto tra vigoressia e anoressia che sembrano facce di una stessa medaglia.

Parole chiaveImmagine corporea; vigoressia; fitness; anoressia; autoinganno

SummaryThe latin motto mens sana in corpore sano effectively translates what should be the ambition who approaches sport. Often appearance culture overhangs culture of being, how appearing overcomes the one to be, highlighting an imbalance between mind and body. For some athletes the need to respond to an insane physicality emerges, pro-posing a distorted vision of sport and stripped of his nobility. Following a deleterious interpretation of sport, which are the dynamics that nourish the exhausting research of a perfect physicality for some athletes? How these athletes perceive and feel their body? The inner mirror represents a phenomenon of self-deception, in which his own physical representation expresses an emotional suffering that it is translated into a distorted perception of own body; the person sees a reflected image that it is not real. This psychopathology concerns sport and eating behavior disorders, showing points of contact between vigorexia and anorexia which seems faces of the same coin.

KeywordsBody image; vigorexia; fitness; anorexia; self-deception

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Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 201122

RASSEGNERA

SSEG

NE

G iovani e salute: la “mente” dello sport

Sofia TavellaPsicologa

RiassuntoLa salute è per i giovani un bisogno, ma soprattutto un diritto. I giovani hanno bisogno di star bene: un’esperienza che abbraccia senso di pienezza di sé, godimento e piacere. Questo spesso è riassunto in uno stile di vita salutare basato sullo sport. Lo sport può essere un fattore protettivo per la salute, ma anche di promozione del rischio. Il piacere/rischio per la salute si collega alla consapevolezza della propria corporeità e alle life skill che favoriscono un processo di mentalizzazione e lo svilup-po di un pensiero critico. Nei giovani esso promuove una tendenza verso compor-tamenti sani e l’affermazione di sé. L’educazione alla salute dà molta importanza alle esperienze di cambiamento volte a facilitare l’adattamento volontario ai comportamenti legati alla salute. Percezione del rischio, ottimismo e auto-efficacia sono meccanismi di autoregolazione importanti che permettono al giovane di costruire e organizzare gli eventi della vita per poter raggiungere i propri obiettivi.

Parole chiaveSalute; piacere-rischio; mentalizzazione; life skill; sport

SummaryHealth is a need for youngster, but also a right. Young people need to feel good: an experience that embraces sense of self-fulfillment, enjoyment and pleasure. This is often summarized in an healthy lifestyle based on sport. Sport can be a protective health factor, but as well a risk promotion one. Health pleasure/risk is linked to self-awareness of corporeality and to life-skills that promote the mentalization process and the development of a critical thinking. For youngster it encourages a tendency towards healthy behaviors and self-affirmation. Health education places great emphasis on change experiences that facilitate voluntary adaptation to health-related behaviors. Risk perception, optimism, and self-efficacy are important self-regulating mechanisms that allow youth to build and to organize life events to achieve their goals.

KeywordsHealth; pleasure-risk; mentalization; life skills; sports

INTRODUZIONE

La salute è un bisogno fondamentale, essenziale per il buon andamento dei singoli individui e della società. Scopo principale della azioni di promozione della salute è dare potere ai giovani affinché possano controllare la propria salute, governando i fattori che la influenzano. I principali determinanti del livello di salute sono le condizioni di vita, dal punto di vista culturale, sociale, economico ed ambientale, così come i comportamenti personali e sociali, che da queste stesse condizioni sono fortemente influenzati. Per promuovere la salute nel futuro è necessario porre attenzione al benessere dei giovani.In questo lavoro ci occupiamo di salute e stili di vita, con l’obiettivo di approfondire come permettere ai giovani di essere protagonisti della promozione della propria salute in linea con i loro stili di vita. La salute non è solo assenza di malattia, ma è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Esistono concezioni socialmente e storicamente differenziate tra loro, che danno luogo ad abitudini mentali e a modelli di salute che risultano spesso in competizione tra di loro. Attualmente si confrontano almeno tre modelli principali: bio-medico, bio-psico-sociale e socio-psico-somatico.Secondo il modello bio-medico la salute è definita enfatizzando la natura fisica della malattia, mettendo a fuoco il processo patogenetico. Il concetto di salute così inteso chiama in causa i medici come responsabili. Questo rappresenta l’approccio ancora oggi dominante e si fonda sempre più sull’innovazione tecnologica e sulla ricerca bio-medica come fattore di prevenzione della malattia. Il modello bio-psico-sociale delinea in modo un po’ più chiaro i confini tra salute e malattia, tra lo star bene e l’essere ammalati. Un modello come questo ambisce a comprendere tanto il paziente, quanto la malattia: potrebbe spiegare perché alcuni individui sperimentano come “malattia” condizioni che altri considerano soltanto “problemi di vita”, reazioni emotive alle diverse circostanze piuttosto che sintomi somatici. La salute viene concepita, dunque, come fortemente correlata ai comportamenti, ovvero alle pratiche e abitudini quotidiane di vita. L’enfasi è posta sulla responsabilità individuale verso la salute.

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Giornale Italiano di PSICOLOGIA DELLO SPORT - Numero 12 - 2011 27

ESPERIENZE

INTRODUZIONE

Questo lavoro nasce in seguito all’interruzione di una consulenza psicologica sportiva in un circolo di tennis: evento questo che ha spinto l’autrice a riflettere in particolare sui momenti critici dell’intervento, con lo scopo di analizzare in maniera costruttiva le difficoltà incontrate nelle dinamiche relazionali, cercando di costruire future strategie di lavoro più raffinate sulla base della verifica del lavoro effettuato, della sua correzione e dell’aggiustamento degli interventi programmati. Il lavoro di riflessione sulla consulenza erogata in una determinata stagione sportiva, al di là dei risultati raggiunti, dovrebbe essere sempre il punto di partenza di una crescita personale e professionale.La difficoltà principale incontrata in questa esperienza è stata quella di operare in un contesto sportivo che per la prima volta chiedeva una consulenza psicologica sportiva. Maestro e staff tecnico si consideravano un po’ al di fuori dell’intervento: si aspettavano unicamente un sostegno psicologico rivolto ai tennisti, che li aiutasse a reggere meglio la tensione agonistica e ad affrontare tornei e competizioni per ottenere la massima performance.Quindi, una volta identificata la richiesta, l’autrice è intervenuta formulando una controproposta, ritenuta più adatta e funzionale alla crescita degli atleti e al miglioramento delle relazioni interpersonali all’interno del circolo: l’obiettivo è stato quello di allargare il “sintomo”, per rendere più visibili i problemi che esso generava. Su tale problematicità si è sin da subito lavorato in supervisione con il collega Tommaso Biccardi e sul campo l’autrice ha operato secondo diverse modalità che di seguito verranno presentate, ma solo in parte si è ricalibrato l’intervento.L’approccio di preparazione psicologica nello sport che viene presentato in questo lavoro è quello ascrivibile al modello strutturale integrato (m.s.i.) di Giovanni Ariano (1997), applicato alla psicologia dello sport da Tommaso Biccardi, Anna Falco e Fernando Del Prete. Esso si basa sull’assunto che psicologo e staff tecnico abbiano pari dignità nella costruzione dell’intervento. La consulenza ha come obiettivo finale quello di consentire al maestro di tennis

T ennis e preparazione psicologica integrata: analisi degli elementi critici e disfunzionali

Fiorenza Rosso Psicoterapeuta, Psicologa dello Sport, Società Italiana di Psicoterapia Integrata

RiassuntoQuesto lavoro descrive una consulenza psicologica svol-ta in un Circolo tennistico di Napoli con un gruppo di giovani atleti agonisti, il maestro di tennis, un istruttore ed il preparatore atletico. L’intervento è stato costruito e realizzato nel quadro del modello strutturale integrato proposto da Ariano (1997) e applicato in ambito sportivo da Biccardi, Del Prete e Falco. Durante la fase di avvio dell’intervento, ha preso forma l’ipotesi di seguire una consulenza psicologica integrata: sono stati definiti percorsi individuali di allenamento mentale per i tennisti, un allenamento integrato con il maestro di tennis e interventi di ordine più generale tendenti al miglioramen-to delle relazioni e aventi come finalità principale quello di dare più struttura al contesto. I risultati dell’intervento riguardanti il lavoro individuale con gli atleti sono stati positivi, anche se gli obiettivi della programmazione psi-cologica integrata sono stati solo parzialmente raggiunti. L’articolo evidenzia ed analizza alcuni elementi critici e disfunzionali, che possono essere utili per una riflessione volta a rendere gli interventi psicologici integrati ancora più efficaci.

Parole chiaveAllenamento psicologico integrato; dinamiche relazionali; collaborazione

SummaryThis paper describes a psychological counseling that took place in a tennis club in Naples with a group of young competitive athletes, a tennis master, an instructor, and a trainer. the intervention was built and carried out in the frame of integrated structural model proposed by Ariano (1997) and applied to sport by Biccardi, Del Prete and Falco. During the start up phase of the intervention, the hypothesis to follow an integrated psychological counseling was shaped: individual custom paths of mental training were defined for tennis players, an inte-grated training with the tennis master, and more general interventions tending to enhance relationships with the main purpose to structure the context. Intervention results concerning individual mental training for athletes were positive, while psychological integrated program aims were only partially satisfied. The article shows and analyzes some critical and dysfunctional elements, that can be useful to prompt reflection aimed at making inte-grated psychological interventions even more effective.

KeywordsIntegrative psychological training; interpersonal dyna-mics; collaboration