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Venerdì 14 dicembre 2012 Venerdì 14 dicembre 2012 12 13 Considerato uno dei mag- giori esperti italiani di storia dell’automobilismo. Autore di numerosi libri dedicati al mondo dei motori che rappre- sentano documenti essenzia- li in questo specifico settore dell’editoria. Nel 2011 l’Au- tomobile Club gli ha affidato l’incarico di conservatore del Museo Tazio Nuvolari. Man- tovano di origine, milanese di adozione, giornalista e scrit- tore tra i più apprezzati. Nella sua lunga carriera ha diretto diversi giornali: Automondo, Autosprint, Auto, Ruoteclas- siche. Tra i libri da lui pub- blicati si possono segnalare: “Le leggendarie Auto Union” (1979), “F1/33 anni di Gran Premi iridati” (1982), “Ferra- ri 1947/1997” (1997) e “Fer- rari Glory” (2001): quest’ul- timo volume è una carrella- ta per immagini e parole di tutte le monoposto Ferrari con l’elenco dettagliato del- le vittorie. Dopo una serie di trava- gliate vicende, Nuvolari ha ritrovato il proprio Museo Personaggi Personaggi Nuvolari, un nome che sa di cielo Gianni Cancellieri: vita da giornalista innamorato di Tazio e delle auto ECCO CHE COSA HA FATTO Storico e scrittore Gianni Cancellieri, giornalista e storico dell’automo- bile, ha diretto alcune delle più importanti pubblica- zioni italiane del settore motoristico (Automondo, Au- tosprint, Auto, Ruoteclassiche). Mantovano di nasci- ta, vive e lavora a Milano. Ha scritto con Cesare De Agostini Le leggendarie Auto Union (1979 e 1998); F1/33 anni di Gran Premi iridati (1982); Polvere e glo- ria. La Coppa d’Oro delle Dolomiti 1947-1956 (2000). Ha firmato inoltre Maserati Days (1999); Ferrari Glory (2001); Fiat 500. Ieri, oggi, domani (2007, con Loren- zo Ramaciotti); Tazio Nuvolari. Un’esistenza al limi- te (2011); AutoWomen (con Giorgio Serra, 2012). Ha curato la realizzazione di opere collettive fra cui spic- cano Ferrari 1947/1997 (1997, tradotto in quattro lin- gue); il volume Motori dell’Enciclopedia Treccani dello Sport (2003) e Targa Florio. Un’epopea del Novecento, libro ufficiale del centenario della grande competizio- ne (2006). Dirige per la Giorgio Nada Editore la colla- na “Vite da corsa”, arrivata al 15° titolo, ed è conserva- tore del Museo Tazio Nuvolari di Mantova. Al di fuo- ri del settore motoristico, ha curato “Scrivere, guida alla scrittura creativa” (12 volumi), pubblicata in due edizio- ni, 1996-1997 e 1999-2000. Ha due figli e due nipotine: Davide, insegnante di Lettere (e papà di Viola e Stella), e Natalia, insegnante di Lingua e Letteratura spagnola e traduttrice. L’AVVINCENTE PROFESSIONE DEL CONSERVATORE DEL MUSEO nell’ex chiesa del Carmeli- no a Mantova. Da qui par- te l’incontro con Cancellieri. Un Museo adeguato a do- cumentare la figura e le gesta del “mantovano volante”? “Potenzialmente sì. Non dimentichiamo che si è par- titi da una situazione in cui mi sentivo conservatore del nulla, ovvero di scatoloni ben imballati e raccolti in quat- tro siti nella nostra città. C’è adesso un recupero della par- te preziosa che è rappresenta- ta dai trofei e dai cimeli più importanti. “Ma questo è un primo pas- so. L’annuncio che ci sareb- be stata l’apertura della nuova sede nell’ex Chiesa del Car- melino è stata data il 16 set- tembre scorso. Un annun- cio arrivato dal presidente dell’Aci che mi ha messo in difficoltà, perché i tempi era- no strettissimi. Poi ho dovu- to riconoscere che se non si faceva questo passo da ber- sagliere, non si sarebbe arri- vati al risultato. L’architetto Mondadori ha avuto il meri- to di trasformare un’ex chiesa ed ex archivio in un Museo. E io in sei giorni ho fatto in modo che il materiale uscis- se dagli scatoloni per essere esposto”. Che cosa significa esse- re il conservatore di que- sto Museo? “Figura che non va confusa con quella del direttore. La mia è una carica svolta da vo- lontario, mentre il direttore del Museo è un funzionario dell’Automobile Club. A me - dopo l’allestimento e insie- me all’auspicabile futuro com- pletamento dell’esposizione - spetta il compito di impedire l’eventuale dispersione degli oggetti e delle testimonian- ze legati a Nuvolari. “Nella fattispecie si è anda- ti a recuperare ciò che si tro- vava nel seminterrato dell’Aci in piazza 80° Fanteria, nei lo- cali dell’ex scuola “Giulio Ro- mano”, nell’Archivio di Sta- to dove si trovano documen- ti e in un magazzino messo a disposizione a suo tempo dall’impresa Bottoli. “Così oggi possiamo far ve- dere una quarantina di tro- fei: pochi rispetto a quel- li che Tazio ha vinto. Ne- gli anni Trenta, periodo in cui ha trionfato a man bas- sa, c’era la prassi di assegna- re il trofeo non al vincitore ma alla Casa automobilisti- ca. Per cui si deve prosegui- re nel tentativo di recupera- re altro materiale: lavoro che è già stato fatto per Varzi al Museo di Galliate in provin- cia di Novara”. Il presidente dell’Aci, dot- tor Giancarlo Pascal, parla di una struttura dinamica, aperta a mostre, dibattiti, convegni. “Per le mostre dinamiche, i dibattiti e i convegni ci vor- rà un po’ di tempo. C’è una possibilità, non so dire quanto fattibile a breve, di creare un soppalco, ovvero una struttu- ra in grado di ospitare picco- li incontri. Dovremo aggiun- gere altre cose, ma senza esa- gerare perché le teche sono già quasi piene”. Ancora oggi, che cosa rappresenta Nuvolari per il mondo dello sport? “Purtroppo il mito di Nu- volari, per certi aspetti, sta scemando proprio in casa sua. Non esiste, certamente, uno sportivo nato 120 an- ni fa che possa essere anco- ra così conosciuto. Tazio go- de di una popolarità virtuale e anche in rete si continua a parlarne. Ma su base locale la memoria se ne va: noi ab- biamo una prova lampante. “Mi riferisco al concorso in- detto lo scorso anno dall’Aci e dal Museo riservato ai ra- gazzi delle scuole di ogni gra- do del Mantovano. Ebbene abbiamo ricevuto soltanto quattro elaborati. Scrivere è una cosa che, a quanto pare, non piace più di tanto e, pro- babilmente, non c’è quell’at- tenzione che il “mantovano volante” merita. “Per cui quest’anno ho pen- sato di proporre un concor- so di tipo grafico: “Disegna Tazio”. Questo per avere una controprova. “Amo in modo profondo Tazio: tutti e due siamo ori- ginari della sinistra Mincio. Nuvolari, un nome che sa di cielo e viene bene da pronun- ciare”. (w.g.) Motori e carta stampata: passioni Ecco come racconta il suo modo di lavorare e di raccontare Così Gianni Cancellieri parla un po’ di se stesso e della sua lunga attività. A dire il vero, le passioni dominan- ti che mi ha dato Giove sono due, vis- sute intensamente fin dall’adolescenza e cresciute intrecciandosi l’una all’al- tra così strettamente da sembrare una sola. La prima nasceva dalla sete ata- vica di libertà di movimento, una sete che la conquista dell’automobile avreb- be poi placato ma contemporaneamen- te acuito con il miraggio della velocità: un miraggio proiettato nell’inconfessa- ta emulazione di chi della velocità ave- va fatto una ragione di vita: i campio- ni del volante. L’altra passione era ed è il comunica- re. Più esattamente: ricostruire e narra- re fatti, confrontare versioni, scoprire retroscena, trasmettere emozioni me- diante la parola. La parola scritta: con la sua magia, la sua misteriosa capaci- tà di coinvolgimento e di suggestione. Sono della rive gauche, della riva si- nistra del Mincio, quella dolce pianura umida e verde che William Shakespe- are immaginò di far attraversare al ga- loppo al suo fuggitivo Romeo, che da Verona riparava a Mantova, banished from the world, bandito dal mondo. Ri- saie, pioppi, mucche, maiali, e un dia- letto che stempera i suoni in un curio- so ibrido lombardo-veneto. Quell’oriz- zonte basso e sconfinato è stato il mio orizzonte e a tanti anni di distanza non ho smesso di amarlo. Vedi combinazio- ne, era stato - chilometro più chilome- tro meno - lo stesso orizzonte su cui si erano puntati gli sguardi ardenti di due fra i più grandi campioni della storia dell’automobilismo sportivo: Antonio Ascari e Tazio Nuvolari... E la mia prima corsa. Circuito del Te, 6 ottobre 1946, I Coppa “Giorgio e Al- berto Nuvolari”. C’ero anch’io in quella calda domenica d’autunno. Era la pri- ma corsa automobilistica alla quale as- sistevo. Ed era la prima volta che ve- devo Nuvolari. Di lui sapevo soltanto che era il più grande pilota del mon- do e che era mantovano: una figuri- na con un’immagine degli anni 30 che lo ritraeva sull’Alfa Romeo e la scritta “Tazio Nuvolari e il bolide rosso”, era molto ambita al mercatino della scuo- la. Tifavo per lui dal profondo del cuo- re, come tutti: era una questione di fe- de. Con la piccola monoposto Cisita- lia 1100 vinse la batteria e segnò il gi- ro più veloce nella finale, ma fu pena- lizzato da un’assurda formula a handi- cap che favoriva oltre misura le vetture Sport, ai danni delle vetture tipo Cor- sa come la sua (le Sport avevano i para- fanghi, le Corsa invece le ruote scoper- te). E fu classificato al secondo posto. Ma nessuno guidava come lui... Le corse in automobile mi entrarono nel sangue da quel giorno: e non ne sono più uscite, anche se non sempre ho av- vertito e avverto la loro attrazione con uguale intensità. Anche questa, come altre passioni, ha un diagramma mol- to irregolare... Andavo a Monza a vedere il Gran Premio d’Italia e mi esaltavo per Fari- na, Fangio e soprattutto Alberto Asca- ri. All’Autodromo nazionale mi accom- pagnavano un amico meccanico e uno zio pilota. Pilota nel senso del risot- to: nel senso che questo signore coniu- gava il verbo pilare, non pilotare. Pila- va il riso, con arte magistrale: lo ha fat- to per tutta la vita, in una pila delle più antiche, censita nel 1687, a Castiglio- ne Mantovano. Ma nessuna corsa era paragonabile alla Mille Miglia, che ci faceva letteralmente impazzire. Ricordo come fosse ieri l’e- dizione del 1955, con l’entrata in lizza dello squadrone Mercedes. Per settima- ne il direttore sportivo Alfred Neubauer fece provare quasi ogni notte il percorso ai suoi piloti. Un mio caro amico abitava in una piccola casa che da molto tempo non c’è non c’è più, in fondo a Pradella. La sua camera da letto aveva le finestre che davano sulla strada, viale Nuvolari. E in quel periodo, quasi ogni notte, era svegliato di soprassalto da quattro vio- lenti ruggiti: vrooom-vrooom-vrooom- vrooom. Erano Fangio, Moss, Kling e Herrmann, gli assi della Mercedes, che provavano... Quel bel gioco, purtroppo, finì il 12 maggio 1957 e non perché chi più chi meno tutti diventammo adulti. Finì di- sgraziatamente nel sangue, con la Ferra- ri di Alfonso De Portago che sulla retta fra Goito e Guidizzolo uscì di strada e fece una strage: undici morti. AMORE A destra: Gianni Cancellieri “al posto” di Nuvolari e una fase dello storico Circuito del Te. A sinistra: mentre “abbraccia” il mito e nella sede del Museo. Sotto: con Enzo Ferrari.

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Venerdì 14 dicembre 2012 Venerdì 14 dicembre 201212 13

Considerato uno dei mag-giori esperti italiani di storia dell’automobilismo. Autore di numerosi libri dedicati al mondo dei motori che rappre-sentano documenti essenzia-li in questo specifico settore dell’editoria. Nel 2011 l’Au-tomobile Club gli ha affidato l’incarico di conservatore del Museo Tazio Nuvolari. Man-tovano di origine, milanese di adozione, giornalista e scrit-tore tra i più apprezzati. Nella sua lunga carriera ha diretto diversi giornali: Automondo, Autosprint, Auto, Ruoteclas-siche. Tra i libri da lui pub-blicati si possono segnalare: “Le leggendarie Auto Union” (1979), “F1/33 anni di Gran Premi iridati” (1982), “Ferra-ri 1947/1997” (1997) e “Fer-rari Glory” (2001): quest’ul-timo volume è una carrella-ta per immagini e parole di tutte le monoposto Ferrari con l’elenco dettagliato del-le vittorie.

Dopo una serie di trava-gliate vicende, Nuvolari ha ritrovato il proprio Museo

Personaggi Personaggi

Nuvolari, un nome che sa di cieloGianni Cancellieri: vita da giornalista innamorato di Tazio e delle auto

ecco che cosa ha fatto

Storico e scrittoreGianni Cancellieri, giornalista e storico dell’automo-

bile, ha diretto alcune delle più importanti pubblica-zioni italiane del settore motoristico (Automondo, Au-tosprint, Auto, Ruoteclassiche). Mantovano di nasci-ta, vive e lavora a Milano. Ha scritto con Cesare De Agostini Le leggendarie Auto Union (1979 e 1998); F1/33 anni di Gran Premi iridati (1982); Polvere e glo-ria. La Coppa d’Oro delle Dolomiti 1947-1956 (2000). Ha firmato inoltre Maserati Days (1999); Ferrari Glory (2001); Fiat 500. Ieri, oggi, domani (2007, con Loren-zo Ramaciotti); Tazio Nuvolari. Un’esistenza al limi-te (2011); AutoWomen (con Giorgio Serra, 2012). Ha curato la realizzazione di opere collettive fra cui spic-cano Ferrari 1947/1997 (1997, tradotto in quattro lin-gue); il volume Motori dell’Enciclopedia Treccani dello Sport (2003) e Targa Florio. Un’epopea del Novecento, libro ufficiale del centenario della grande competizio-ne (2006). Dirige per la Giorgio Nada Editore la colla-na “Vite da corsa”, arrivata al 15° titolo, ed è conserva-tore del Museo Tazio Nuvolari di Mantova. Al di fuo-ri del settore motoristico, ha curato “Scrivere, guida alla scrittura creativa” (12 volumi), pubblicata in due edizio-ni, 1996-1997 e 1999-2000.

Ha due figli e due nipotine: Davide, insegnante di Lettere (e papà di Viola e Stella), e Natalia, insegnante di Lingua e Letteratura spagnola e traduttrice.

L’avvincente professione deL conservatore deL museo

nell’ex chiesa del Carmeli-no a Mantova. Da qui par-te l’incontro con Cancellieri.

Un Museo adeguato a do-cumentare la figura e le gesta del “mantovano volante”?

“Potenzialmente sì. Non dimentichiamo che si è par-titi da una situazione in cui mi sentivo conservatore del nulla, ovvero di scatoloni ben imballati e raccolti in quat-tro siti nella nostra città. C’è adesso un recupero della par-te preziosa che è rappresenta-ta dai trofei e dai cimeli più

importanti.“Ma questo è un primo pas-

so. L’annuncio che ci sareb-be stata l’apertura della nuova sede nell’ex Chiesa del Car-melino è stata data il 16 set-tembre scorso. Un annun-cio arrivato dal presidente dell’Aci che mi ha messo in difficoltà, perché i tempi era-no strettissimi. Poi ho dovu-to riconoscere che se non si faceva questo passo da ber-sagliere, non si sarebbe arri-vati al risultato. L’architetto Mondadori ha avuto il meri-

to di trasformare un’ex chiesa ed ex archivio in un Museo. E io in sei giorni ho fatto in modo che il materiale uscis-se dagli scatoloni per essere esposto”.

Che cosa significa esse-re il conservatore di que-sto Museo?

“Figura che non va confusa con quella del direttore. La mia è una carica svolta da vo-lontario, mentre il direttore del Museo è un funzionario dell’Automobile Club. A me - dopo l’allestimento e insie-

me all’auspicabile futuro com-pletamento dell’esposizione - spetta il compito di impedire l’eventuale dispersione degli oggetti e delle testimonian-

ze legati a Nuvolari. “Nella fattispecie si è anda-

ti a recuperare ciò che si tro-vava nel seminterrato dell’Aci in piazza 80° Fanteria, nei lo-cali dell’ex scuola “Giulio Ro-mano”, nell’Archivio di Sta-to dove si trovano documen-ti e in un magazzino messo a disposizione a suo tempo dall’impresa Bottoli.

“Così oggi possiamo far ve-dere una quarantina di tro-fei: pochi rispetto a quel-li che Tazio ha vinto. Ne-gli anni Trenta, periodo in cui ha trionfato a man bas-sa, c’era la prassi di assegna-re il trofeo non al vincitore ma alla Casa automobilisti-ca. Per cui si deve prosegui-re nel tentativo di recupera-re altro materiale: lavoro che è già stato fatto per Varzi al Museo di Galliate in provin-cia di Novara”.

Il presidente dell’Aci, dot-tor Giancarlo Pascal, parla di una struttura dinamica, aperta a mostre, dibattiti, convegni.

“Per le mostre dinamiche, i dibattiti e i convegni ci vor-rà un po’ di tempo. C’è una possibilità, non so dire quanto fattibile a breve, di creare un soppalco, ovvero una struttu-ra in grado di ospitare picco-li incontri. Dovremo aggiun-gere altre cose, ma senza esa-

gerare perché le teche sono già quasi piene”.

Ancora oggi, che cosa rappresenta Nuvolari per il mondo dello sport?

“Purtroppo il mito di Nu-volari, per certi aspetti, sta scemando proprio in casa sua. Non esiste, certamente, uno sportivo nato 120 an-ni fa che possa essere anco-ra così conosciuto. Tazio go-de di una popolarità virtuale e anche in rete si continua a parlarne. Ma su base locale la memoria se ne va: noi ab-biamo una prova lampante.

“Mi riferisco al concorso in-detto lo scorso anno dall’Aci e dal Museo riservato ai ra-gazzi delle scuole di ogni gra-do del Mantovano. Ebbene abbiamo ricevuto soltanto quattro elaborati. Scrivere è una cosa che, a quanto pare, non piace più di tanto e, pro-babilmente, non c’è quell’at-tenzione che il “mantovano volante” merita.

“Per cui quest’anno ho pen-sato di proporre un concor-so di tipo grafico: “Disegna Tazio”. Questo per avere una controprova.

“Amo in modo profondo Tazio: tutti e due siamo ori-ginari della sinistra Mincio. Nuvolari, un nome che sa di cielo e viene bene da pronun-ciare”. (w.g.)

Motori e carta stampata: passioniEcco come racconta il suo modo di lavorare e di raccontareCosì Gianni Cancellieri parla un po’ di

se stesso e della sua lunga attività.A dire il vero, le passioni dominan-

ti che mi ha dato Giove sono due, vis-sute intensamente fin dall’adolescenza e cresciute intrecciandosi l’una all’al-tra così strettamente da sembrare una sola. La prima nasceva dalla sete ata-vica di libertà di movimento, una sete che la conquista dell’automobile avreb-be poi placato ma contemporaneamen-te acuito con il miraggio della velocità: un miraggio proiettato nell’inconfessa-ta emulazione di chi della velocità ave-va fatto una ragione di vita: i campio-ni del volante.

L’altra passione era ed è il comunica-re. Più esattamente: ricostruire e narra-re fatti, confrontare versioni, scoprire retroscena, trasmettere emozioni me-diante la parola. La parola scritta: con la sua magia, la sua misteriosa capaci-tà di coinvolgimento e di suggestione.

Sono della rive gauche, della riva si-nistra del Mincio, quella dolce pianura umida e verde che William Shakespe-are immaginò di far attraversare al ga-loppo al suo fuggitivo Romeo, che da Verona riparava a Mantova, banished from the world, bandito dal mondo. Ri-saie, pioppi, mucche, maiali, e un dia-letto che stempera i suoni in un curio-so ibrido lombardo-veneto. Quell’oriz-zonte basso e sconfinato è stato il mio orizzonte e a tanti anni di distanza non ho smesso di amarlo. Vedi combinazio-ne, era stato - chilometro più chilome-

tro meno - lo stesso orizzonte su cui si erano puntati gli sguardi ardenti di due fra i più grandi campioni della storia dell’automobilismo sportivo: Antonio Ascari e Tazio Nuvolari...

E la mia prima corsa. Circuito del Te, 6 ottobre 1946, I Coppa “Giorgio e Al-berto Nuvolari”. C’ero anch’io in quella calda domenica d’autunno. Era la pri-ma corsa automobilistica alla quale as-sistevo. Ed era la prima volta che ve-devo Nuvolari. Di lui sapevo soltanto che era il più grande pilota del mon-do e che era mantovano: una figuri-na con un’immagine degli anni 30 che lo ritraeva sull’Alfa Romeo e la scritta “Tazio Nuvolari e il bolide rosso”, era molto ambita al mercatino della scuo-la. Tifavo per lui dal profondo del cuo-re, come tutti: era una questione di fe-de. Con la piccola monoposto Cisita-lia 1100 vinse la batteria e segnò il gi-ro più veloce nella finale, ma fu pena-lizzato da un’assurda formula a handi-cap che favoriva oltre misura le vetture Sport, ai danni delle vetture tipo Cor-sa come la sua (le Sport avevano i para-fanghi, le Corsa invece le ruote scoper-te). E fu classificato al secondo posto.

Ma nessuno guidava come lui... Le corse in automobile mi entrarono nel sangue da quel giorno: e non ne sono più uscite, anche se non sempre ho av-vertito e avverto la loro attrazione con uguale intensità. Anche questa, come altre passioni, ha un diagramma mol-to irregolare...

Andavo a Monza a vedere il Gran Premio d’Italia e mi esaltavo per Fari-na, Fangio e soprattutto Alberto Asca-ri. All’Autodromo nazionale mi accom-pagnavano un amico meccanico e uno zio pilota. Pilota nel senso del risot-to: nel senso che questo signore coniu-gava il verbo pilare, non pilotare. Pila-va il riso, con arte magistrale: lo ha fat-to per tutta la vita, in una pila delle più antiche, censita nel 1687, a Castiglio-ne Mantovano.

Ma nessuna corsa era paragonabile alla Mille Miglia, che ci faceva letteralmente impazzire. Ricordo come fosse ieri l’e-dizione del 1955, con l’entrata in lizza dello squadrone Mercedes. Per settima-ne il direttore sportivo Alfred Neubauer fece provare quasi ogni notte il percorso ai suoi piloti. Un mio caro amico abitava in una piccola casa che da molto tempo non c’è non c’è più, in fondo a Pradella. La sua camera da letto aveva le finestre che davano sulla strada, viale Nuvolari. E in quel periodo, quasi ogni notte, era svegliato di soprassalto da quattro vio-lenti ruggiti: vrooom-vrooom-vrooom-vrooom. Erano Fangio, Moss, Kling e Herrmann, gli assi della Mercedes, che provavano...

Quel bel gioco, purtroppo, finì il 12 maggio 1957 e non perché chi più chi meno tutti diventammo adulti. Finì di-sgraziatamente nel sangue, con la Ferra-ri di Alfonso De Portago che sulla retta fra Goito e Guidizzolo uscì di strada e fece una strage: undici morti.

amoreA destra:GianniCancellieri“al posto”di Nuvolarie una fasedello storicoCircuitodel Te.A sinistra:mentre“abbraccia”il mitoe nella sededel Museo.Sotto: conEnzo Ferrari.