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CIRCOLO POLITICO CULTURALE “DON LUIGI STURZO” - APRILE 2019 Pagina 1 VERSO LE ELEZIONI EUROPEE Pagina 4-5 TORRE BOLDONE, UN PAESE CHE CAMBIA... Pagina 2 LA LEZIONE DI DON STURZO Pagina 6 UN ATOMO DI VERITA’ ALDO MORO E LA FINE DELLA POLITICA IN ITALIA Redazione: Gruppo Cultura del Circolo Politico Culturale “Don Luigi Sturzo” Sede: via Reich, 14 24020 Torre Boldone (Bergamo) Tel. 3452528288 FaceBook: Circolo Don Sturzo Torre Boldone Sito: www.circolodonsturzotb.it Pec: [email protected] Direttore responsabile: Roberto Vitali Iscrizione al Tribunale di Bergamo n. 2 del 20 Febbraio 2014 Stampa: Intergrafica srl. Azzano S. Paolo (BG) Aprile 2019 (continua a pag. 2) Pagina 7 ACCAREZZARE LA TERRA Verso le Elezioni Europee “La faticosa pratica dell’Unione: il processo di integrazione europea fra pluralismo e unità” Q uesto è il titolo del tema che ver- rà trattato il prossimo 10 Maggio, durante una serata organizzata dal Circolo ”Don Sturzo”; relatore, una voce autorevole del mondo accade- mico della Università Cattolica del S. Cuore di Milano prof. Antonio Zotti Riportiamo in questa pagina brevis- simi spunti che troverete più ampia- mente trattati sulle pagine del nostro Sito www.circolodonsturzotb.it dove la relazione verrà pubblicata integralmente. Antonio Zotti In un mondo ideale, le elezioni del Parlamento Europeo che si terran- no nel prossimo mese di maggio sa- rebbero intese innanzitutto, se non esclusivamente, come un’occasione unica di esercizio della democrazia partecipativa nell’Unione Europea. Il Parlamento europeo è infatti la sola istituzione dell’Unione la cui formazione si basa sulla volontà popolare espressa tramite il voto; sembrerebbe quindi normale appro- fittare quanto più possibile dell’oc- casione per informarsi, dibattere, confrontarsi sui ciò di cui si occupe- rà l’assemblea nella prossima legi- slatura, sulle politiche dell’Unione e sul processo d’integrazione euro- pea in generale. Tuttavia, com’è inevitabile, una mi- riade di altre questioni si sovrap- pongono e si intersecano con i temi prettamente attinenti alla elezione dei rappresentanti dei cittadini eu- ropei; come sempre, una parte si- gnificativa del dibattito pubblico sarà “dirottata” su argomenti che poco hanno a che fare con le effet- tive competenze del Parlamento eu- Pagina 8 PERCHE’ LA GITA A CREMONA Pagina 3 RICORDANDO ORNELLA MOSTOSI CORSO DI FORMAZIONE POLITICA ropeo, e sul modo in cui esso influirà sui nostri interessi e valori. Non c’è da scandalizzarsi né da essere ec- cessivamente frustrati di fronte que- sto fenomeno. La facoltà da parte di coloro che partecipano alle campa- gne elettorali come elettori o come candidati di scegliere autonoma- mente i temi del dibattito è uno dei tratti fondamentali del processo de- mocratico, con i suoi pro – l’assen- za di un’istanza esterna che impone priorità che non necessariamente coincidono con quelle dei cittadini – e i suoi contro – l’incongruità fra i temi dibattuti e l’effettiva posta in gioco. Qui peraltro possiamo solo accennare alla cruciale questione del ruolo dei media, che spesso sono veri e propri attori del processo, ol- tre che meri mezzi d’informazione. D’altro canto, una realistica com- prensione del fenomeno non equi- vale a una accettazione disincantata dello stato attuale delle cose. Anche se l’impegno a riportare l’attenzio- ne sulle effettive prospettive delle elezioni europee può rilevarsi un compito ingrato, esso non necessa- riamente inutile – tutt’altro. A questo proposito, è utile diradare un equivoco che potrebbe sorgere dalla lettura di questo breve artico- lo, dati alcuni temi e toni molto pre- senti nell’attuale discorso pubblico. Il fatto che il Parlamento europeo sia l’unica istituzione comunitaria eletta dai cittadini europei, chia- mata a rappresentarne direttamente interessi e valori, non significa che le altre istituzioni, come la Commis- sione o il Consiglio europeo, non abbiano anch’esse come finalità ul- RITROVARE L’EUROPA “Comunitaria” La nostra Europa è in crisi? Come ritrovare l’anima dell’Europa?Parliamone Vi aspettiamo a Torre Boldone VENERDI’ 10 MAGGIO 2019 alle ore 20,45 presso il Centro Pastorale S. Margherita (fronte Oratorio) Il Prof. Antonio Zotti Docente di Istituzioni Europee presso l’Università Cattolica di Milano tratterà il tema: “La faticosa pratica dell’Unione Europea fra pluralismo e unità” “L’EUROPA non è uno spazio da difendere ma un processo da alimentare” (Papa Francesco) In omaggio ai presenti la serata.

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CIRCOLO POLITICO CULTURALE “DON LUIGI STURZO” - APRILE 2019

Pagina 1VERSO LE ELEZIONIEUROPEE

Pagina 4-5TORRE BOLDONE,UN PAESE CHE CAMBIA...

Pagina 2LA LEZIONE DI DON STURZO

Pagina 6UN ATOMO DI VERITA’ALDO MORO E LA FINEDELLA POLITICAIN ITALIA

Redazione:Gruppo Cultura delCircolo Politico Culturale“Don Luigi Sturzo”Sede: via Reich, 1424020 Torre Boldone (Bergamo)Tel. 3452528288

FaceBook:Circolo Don Sturzo Torre Boldone

Sito: www.circolodonsturzotb.itPec: [email protected] responsabile:Roberto VitaliIscrizione al Tribunale di Bergamon. 2 del 20 Febbraio 2014Stampa: Intergrafica srl.Azzano S. Paolo (BG)Aprile 2019

(continua a pag. 2)

Pagina 7ACCAREZZARE LA TERRA

Verso le Elezioni Europee“La faticosa pratica dell’Unione: il processodi integrazione europea fra pluralismo e unità”Questo è il titolo del tema che ver-

rà trattato il prossimo 10 Maggio, durante una serata organizzata dal Circolo ”Don Sturzo”; relatore, una voce autorevole del mondo accade-mico della Università Cattolica del S. Cuore di Milano prof. Antonio ZottiRiportiamo in questa pagina brevis-simi spunti che troverete più ampia-mente trattati sulle pagine del nostro Sito www.circolodonsturzotb.it dove la relazione verrà pubblicata integralmente.

Antonio Zotti“In un mondo ideale, le elezioni del Parlamento Europeo che si terran-no nel prossimo mese di maggio sa-rebbero intese innanzitutto, se non esclusivamente, come un’occasione unica di esercizio della democrazia partecipativa nell’Unione Europea. Il Parlamento europeo è infatti la sola istituzione dell’Unione la cui formazione si basa sulla volontà popolare espressa tramite il voto; sembrerebbe quindi normale appro-fittare quanto più possibile dell’oc-casione per informarsi, dibattere, confrontarsi sui ciò di cui si occupe-rà l’assemblea nella prossima legi-slatura, sulle politiche dell’Unione e sul processo d’integrazione euro-pea in generale. Tuttavia, com’è inevitabile, una mi-riade di altre questioni si sovrap-pongono e si intersecano con i temi prettamente attinenti alla elezione dei rappresentanti dei cittadini eu-ropei; come sempre, una parte si-gnificativa del dibattito pubblico sarà “dirottata” su argomenti che poco hanno a che fare con le effet-tive competenze del Parlamento eu-

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ropeo, e sul modo in cui esso influirà sui nostri interessi e valori. Non c’è da scandalizzarsi né da essere ec-cessivamente frustrati di fronte que-sto fenomeno. La facoltà da parte di coloro che partecipano alle campa-gne elettorali come elettori o come candidati di scegliere autonoma-mente i temi del dibattito è uno dei tratti fondamentali del processo de-mocratico, con i suoi pro – l’assen-za di un’istanza esterna che impone priorità che non necessariamente coincidono con quelle dei cittadini – e i suoi contro – l’incongruità fra i temi dibattuti e l’effettiva posta in gioco. Qui peraltro possiamo solo accennare alla cruciale questione del ruolo dei media, che spesso sono veri e propri attori del processo, ol-tre che meri mezzi d’informazione. D’altro canto, una realistica com-

prensione del fenomeno non equi-vale a una accettazione disincantata dello stato attuale delle cose. Anche se l’impegno a riportare l’attenzio-ne sulle effettive prospettive delle elezioni europee può rilevarsi un compito ingrato, esso non necessa-riamente inutile – tutt’altro.A questo proposito, è utile diradare un equivoco che potrebbe sorgere dalla lettura di questo breve artico-lo, dati alcuni temi e toni molto pre-senti nell’attuale discorso pubblico. Il fatto che il Parlamento europeo sia l’unica istituzione comunitaria eletta dai cittadini europei, chia-mata a rappresentarne direttamente interessi e valori, non significa che le altre istituzioni, come la Commis-sione o il Consiglio europeo, non abbiano anch’esse come finalità ul-

RITROVARE L’EUROPA “Comunitaria”

La nostra Europa è in crisi?Come ritrovare l’anima dell’Europa?Parliamone

Vi aspettiamo a Torre BoldoneVENERDI’ 10 MAGGIO 2019

alle ore 20,45presso il Centro Pastorale S. Margherita

(fronte Oratorio)

Il Prof. Antonio ZottiDocente di Istituzioni Europee

presso l’Università Cattolica di Milanotratterà il tema:

“La faticosa praticadell’Unione Europea

fra pluralismo e unità”“L’EUROPA non è uno spazio da difendere

ma un processo da alimentare”(Papa Francesco)

In omaggio ai presenti la serata.

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Verso le Elezioni Amministrative 2019“La Lezione di Don Sturzo”

tima la tutela e la promozione degli stessi interessi e valori. La compren-sione di questa che potrebbe appa-rire una tediosa questione tecnica è in realtà un passo fondamentale per comprendere il necessariamente complesso rapporto fra pluralismo e unità introdotto nel titolo, nonché un argomento fondamentale in quell’e-sercizio di democrazia partecipativa che possono essere le elezioni euro-pee.Di fronte alle evidenti difficoltà che il processo d’integrazione europea si trova ad affrontare – crisi eco-nomiche e migratorie, l’emergere di forze nazionaliste e variamente euroscettiche, solo per nominarne alcuni – agli occhi di molti potreb-be sembrare ancor più convincen-te l’idea secondo la quale sarebbe arrivato il momento per l’Unione europea, i suoi paesi membri e i cit-tadini di decidere di compiere final-mente il grande passo e, con tempi e modi opportuni, trasformarsi nei tanto agognati Stati Uniti d’Euro-pa – o altrimenti chiudere baracca e ammettere il fallimento dell’idea-le europeo. In effetti, il federalismo europeo continua ad essere non solo un’eccezionale risorsa d’idealità cui attingere specie in tempi diffici-li, ma anche una più che legittima prospettiva politica e istituzionale validamente propugnata da decenni da attivisti e rappresentanti politici. A parere di chi scrive, tuttavia, la prospettiva federalista – soprattutto nelle versioni “ingenue” presentate da alcuni inaccorti promotori – ri-schia di far apparire il complesso rapporto di cui si diceva come un semplice accidente o un ostacolo da superare. Al contrario, queste complessità andrebbero essere in-tese come una caratteristica intrin-seca della realtà sociale e politica europea, la cui gestione con stru-menti sofisticati e a volte inusitati costituisce la stessa ragion d’essere del processo d’integrazione. Potrà ben accadere che in cinquanta o cent’anni gli stati nazionali euro-pei scompaiano, sostituiti da nuove forme di organizzazione politica. Tuttavia, scontare pesantemente il presente in vista di una realtà isti-

tuzionale futura, che oggi facciamo fatica anche solo a immaginare, è in contraddizione rispetto al compito della politica: (tentare di) governare l’esistente, con tutte le sue contrad-dizioni e difficoltà. Se questo è vero, pur coltivando l’aspirazione alla realizzazione di modelli autentica-mente rivoluzionari (qual è quello federalista), la politica europea oggi deve fare i conti con una realtà poli-tica caratterizzata dalla compresen-za di tendenze contrastanti e com-posite. Da una parte, vi sono forti spinte alla ricerca dell’unità euro-pea, che nascono non solo dalla vo-lontà di rendere ancora più solidi i presupposti della pace nel continen-te, ma anche, ad esempio, dall’in-tento di dotarsi di una dimensione e di strumenti necessari a competere con attori che, per taglia ma anche per modalità d’azione, si possono definire di tipo “imperiale”, come gli Stati Uniti d’America, la Cina o, seppur in misura diversa l’India e la Russia. Inoltre, sessanta e più anni d’integrazione, di interazioni com-merciali, culturali, politiche, socia-li hanno portato alla formazione di una rete di relazioni autenticamente transnazionale – ovvero che esisto-no “attraverso” i confini nazionali, e per le quali la diversa nazionalità dell’interlocutore non costituisce un aspetto elemento di frizione. D’altra parte, fattori quali i timori per gli ef-fetti più indesiderabili della globa-lizzazione, la (ri)scoperta di identità collettive specifiche (nazionali e lo-cali), ma anche la semplice, poten-tissima inerzia dei processi politici centrati sul livello di governo nazio-nale inducono invece a difendere e promuovere la pluralità nazionale presente in Europa, non necessaria-mente in maniera prevaricatoria ri-spetto di ciascuno stato rispetto agli altri, ma limitando l’integrazione alla cooperazione fra governi nazio-nali, senza significativi trasferimenti di sovranità al livello sovranaziona-le….”Dopo queste premesse, vi invitiamo a continuare la lettura di questo inte-ressante documento sul nostro Sito! E..naturalmente vi aspettiamo alla serata (come da locandina)

Può apparire anacronistico citare nel 2019 la figura e la voce di

Don Sturzo; ma questa data ci ri-chiama alla memoria quel lontano 18 Gennaio 1919, giorno in cui il sacerdote lanciò l’appello:“A tutti gli uomini liberi e forti, …” senza distinzione di confessio-ne o credenza, mettendo in rilievo quanto fosse importante un legame autentico tra religione e politica, nel rispetto della piena autonomia di en-trambe.Dopo cent’anni tutto è cambiato: il mondo, la società, l’agire individua-le e collettivo, il lavoro, le relazioni, il pensiero politico e soprattutto il ”modo” di esercitare e fare politica. Vorremmo così sottolineare quanto alcuni valori espressi da Don Sturzo siano ancora attuali e attuabili…Egli ritornava spesso sull’importan-za di testimoniare la fede cristiana nell’azione politica, di tradurla in azioni coerenti con essa; un cristia-no che risponde alla chiamata in politica non deve mai dimenticare che deve agire secondo carità, quel-la carità di cui si parla nella dottrina sociale della Chiesa. Affermava:” La vita pubblica ha per base la giustizia; senza di essa non si regge nessuno stato e nessu-na organizzazione politico-morale. Ma se la giustizia non è concepita come amore del prossimo, e non è completata dallo stesso sentimento di amore, anch’essa non è né vera né intimamente giustizia, nel senso morale e cristiano della parola”.Come possono apparirci attuali que-sti pensieri?A breve, il 26 Maggio prossimo, ci saranno nel nostro Comune le ele-zioni amministrative che porteranno alla guida del paese amministratori scelti dai cittadini; si potrà scegliere fra più liste che presenteranno per-sone e programmi ben definiti, con obiettivi e priorità probabilmente di-versi fra loro.Quale “Progetto di paese” potrà aiu-tarci a scegliere?Siamo consapevoli che nessun pro-getto di società avrà un futuro senza un radicamento nella società civile che si deve riappropriare di quel-la “funzione politica” che lascia normalmente per delega agli eletti; cerchiamo quindi spazio laddove ci venga data la possibilità di parteci-pare, condividere, proporre, nella certezza dell’ascolto, del confronto, anche del controllo. .Fra il pubblico amministratore e il cittadino/amministrato il rapporto di reciprocità è fondamentale; sceglia-mo allora fra coloro che ci permetta-no di condividere, insieme, la lettura dei bisogni, le risorse umane, le pro-gettualità, le idee, le piccole e grandi

azioni; il coinvolgimento deve esse-re attivo in ogni ambito: scuola, cul-tura, ambiente, urbanistica, servizi sociali, sport, famiglie, gruppi e as-sociazioni, mettendo in primo luogo rapporti efficaci e costruttivi con le varie Istituzioni presenti sul territo-rio (Parrocchia, Scuola..)Da una parte l’impegno di noi, citta-dini; dall’altra vorremmo confrontar-ci con persone che sappiano valoriz-zare la reciprocità ed essere testimoni di uno stile di rispetto nei confronti di tutti, senza creare ostilità e contrap-posizioni, in una cultura dell’incontro e non scontro continuo.Nei nostri prossimi Amministrato-ri vorremmo trovare queste qualità che, oltre alla competenza e coeren-za ai propri obiettivi programmatici, sappiano garantire un continuo dia-logo e la promozione di una vita ci-vica e sociale del paese, quale luogo privilegiato di relazioni, di comuni-cazioni, di buon vicinato e di comu-ne appartenenza. Per concludere queste brevi rifles-sioni, ancora un pensiero di Don Sturzo:“…Nel comune sentire, si parla piut-tosto di giustizia nella vita pubblica, anziché di carità. E più strano an-cora: si pensano le due cose come antitetiche, da un lato la giustizia, dall’altro la carità; come se l’una escludesse l’altra. La carità non è qui nello stretto significato di elemo-sina o delle opere di misericordia, ma nel senso largo e vero di amo-re del prossimo. La giustizia, anche se resa ai nemici, è in fondo un atto d’amore del prossimo.”La “Carità” nella vita pubblica: un’utopia?A noi, “uomini liberi e forti” di oggi, la doverosa scelta!

Don Sturzo: “prosindaco” di Cal-tagirone dal 1905 al 1920.

I Soci e il Direttivo del Circolo Don Sturzo esprimono le più vive congratulazioni a Gaspa-re Beretta, eletto lo scorso 16 Novembre nuovo Presidente del Circolo Don Sturzo.L’impegno e la passione con la quale i prece-denti Presidenti hanno dedicato alla nostra As-sociazione continueranno ad accompagnare an-che l’operato del neo Presidente di cui abbiamo già apprezzato, come componente il Direttivo e il Comitato Feste, le capacità organizzative, la volontà di rinnovamento, la disponibilità alla collaborazione e condivisione.Buon Lavoro, quindi, Presidente e…lunga vita al Circolo Don Sturzo!

Buon lavoro, Presidente!

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Ho conosciuto Ornella agli inizi degli anni ’80: io, insegnante ele-

mentare di Torre Boldone, Ornella assessore del nostro Comune. Inte-ressata ad una maggiore conoscenza della nostra Comunità e determina-ta a far conoscere ai miei alunni il significato del ”buon governo di un Comune”, decisi di invitare in classe proprio la prima donna assessore ai Servizi Sociali di Torre Boldone.Ornella Carassiti Mostosi si presen-tò a noi e, con molta disponibilità e semplicità, iniziò a raccontare la sua coinvolgente esperienza di pubblico amministratore, sottolineando quan-to fosse importante tessere relazioni continue con le persone e soprattutto conoscere e capire le aspettative e i bisogni di coloro che vivevano parti-colari situazioni di difficoltà. Ci par-lò dei servizi erogati dal Comune, dei primi interventi a favore degli anziani, ma anche della difficoltà a far passare, in quei tempi, un nuovo concetto dell’amministrare. Serviva, ci diceva, una nuova e innovativa at-tenzione alla “persona”, intuendo e anticipando con le sue proposte e le conseguenti decisioni della Giunta Comunale, ciò che sarebbe diventa-to “Il piano regolatore …dei servizi sociali di Torre Boldone”. Caparbia nel voler raggiungere gli obiettivi che si prefiggeva, condivi-deva queste spinte innovative anche con l’altro assessore donna presente, l’amica Raffaella Galizzi. Alcuni anni dopo ritrovai Ornella, come collega in Consiglio Comuna-le; come nuovo assessore alla pub-blica istruzione, io imparai molto da lei: mi consigliava, mi spronava ad essere propositiva e determinata, in-sistendo nell’affermare che la voce di una donna poteva e doveva essere ascoltata quanto quella dei colleghi maschi! La sensibilità della donna in

politica tracciava la differenza! Con il suo carattere molto forte, ma an-che con la dolcezza e la serenità con cui si rapportava con tutti, Ornella venne definita dall’allora sindaco Ezio Farnedi “la perla della Giun-ta”. Perché proprio ora ricordare Ornel-la?Perché quest’anno ricorre il trenten-nale della sua morte e mi è sembrato doveroso rappresentare questa per-sonalità, con la sua esemplare testi-monianza di pubblico amministrato-re, il cui agire quotidiano era sempre guidato da un forte senso civico, dal suo essere donna, moglie e madre, e soprattutto confortata da una profon-da e praticata fede.Fu breve la sua presenza sulla terra, ma ha lasciato un ricordo che tuttora sussiste in coloro che la conobbero.!Nata nel 1945, si sposò nel 1966 con Gaetano Mostosi con cui trovò casa proprio a Torre Boldone; tre figli: Chiara, Massimo, Francesca. Una vita tra famiglia, casa, Oratorio come catechista, Scuola come rap-presentante di classe, Comune dal 1975 al 1989 prima come assessore poi come consigliere La sua vita terrena si interruppe il 7 Luglio 1989.Proprio in questi giorni, parlando con il marito Gaetano Mostosi, sto-rico organista della nostra chiesa parrocchiale, abbiamo ripercorso con nostalgia tanti episodi e ricordi del passato…Gaetano, con la sua dedizione ai vari Cori della Parrocchia e al suo-no dell’organo, con la sua presen-za e radicata appartenenza a Torre Boldone, continua a testimoniare gli stessi ideali e valori di Ornella.In primo luogo con la sua fede esem-plare!

(Annalisa C. )

Ricordando Ornella Mostosi,primo Assessore ai Servizi Sociali del nostro Comune

Ornella con il marito Gaetano.

Corso di Formazionepolitica

Ornella: la serenità nel suo sorriso.

Durante le tre serate dello scor-so mese di gennaio, in occa-

sione dello svolgimento del corso di formazione politica indirizzato ai diciassettenni di buona volontà ed organizzato dall’Oratorio Carlo Angeloni di Torre Boldone, il Cir-colo Politico Culturale don Sturzo ha partecipato con alcuni soci, in veste di uditori ed osservatori con l’intento di verificare la possibilità di organizzare, in un prossimo futu-ro, un corso similare rivolto ai soci e simpatizzanti.Quale ringraziamento per la par-tecipazione al corso, il Circolo ha donato a tutti i giovani presenti una copia della Costituzione Italiana commentata dal prof. Pizzolato e da Rocco Artifoni. (Presso la nostra sede è disponibile per chi ne faccia richiesta una copia gratuita della Costituzione Italiana.)

Alcune nostre considerazioni sul corso:- è stata un’esperienza molto impor-tante per i ragazzi presenti- l’equipe di “WE CARE”, compe-tente in materia, ha ben impostato ogni serata riuscendo a coinvolgere i ragazzi tramite l’organizzazione di un gioco, l’attenzione all’ascolto del

relatore, la partecipazione diretta di ognuno al conseguente dibattitoPartecipazione attiva, quindi, lavo-ro di gruppo, dialogo, discussione, senza prevaricazione; confronto e valorizzazione dei singoli interven-ti che ci hanno piacevolmente fatto scoprire quanto i giovani siano inte-ressati ad una formazione che li aiuti a diventare “cittadini attivi”.Un’esperienza da ripetere, rientran-do magari in modo costante nel pro-getto educativo del nostro oratorio.Grazie a Don Diego, per aver pro-mosso questa opportunità!

“La Costituzione” donata ai gio-vani.

8 Marzo 2019Anche quest’anno ha avuto luo-go la nostra iniziativa che incon-tra da ormai molti anni aspetta-tive e gradimento: è la consegna di fiori in occasione dell’8 Mar-zo, Festa della Donna.Nel giorno di questa ricorren-za abbiamo offerto a circa 600 “Donne” di Torre Boldone, da-gli 80 anni in su, comprese tutte le ospiti della Casa di Riposo, un vasetto di primule, consegna-to con affetto e simpatia dalle nostre volontarie che vengono sempre accolte con gratitudine.La nostra riconoscenza va na-turalmente a tutte le donne, di qualsiasi età!

FESTA dell’AMICIZIA 201942a edizione

La nostra tradizionale Festa si svolgerà daVenerdì 12 Luglio

a Domenica 21 Luglio 2019

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Torre Boldone, un paese che cambia…Immagini di ieri e di oggi a confrontoQuando dal centro del paese passava “la provinciale”

“La Contrada Maggiore” con i palazzi del Paesello e le rotaie del tram.

“Via Giovanni Reich” oggi.

Anni 1950: viale Rimembranze con il Monumento ai Caduti. “Viale Rimembranze” come si presenta oggi.

Chi oggi percorre la via Giovanni Reich, che congiunge Bergamo

a Ranica, si ritrova su un asse inte-rurbano importante, tanto che fino a pochi anni fa questo tratto era con-siderato “strada provinciale”; ora, con la nuova superstrada, la via è stata declassata a “comunale”, con-servando però nel tempo un ruolo determinante di ricongiungimento con la valle Seriana.La via, che in passato era denomina-ta “Contrada Maggiore”, da qual-che decennio è dedicata a Giovan-ni Reich, imprenditore e filantropo svizzero, prima direttore e poi pro-

prietario dello stabilimento tessile attivo fino a pochi anni fa, fondato nel 1870 dallo svizzero Zoppinger. Ora al posto di quella struttura sor-ge il quartiere Reich e la biblioteca comunale.Su questa via, costeggiata dalla Roggia Serio, sorgevano antichi mulini, vecchie osterie, i primi ne-gozi presso i quali si soffermavano i viandanti della valle che attraver-savano il nostro paese con carri e carrozze; in questo tratto di strada sferragliava nei primi anni del se-colo scorso anche il tram che univa Bergamo ad Albino.

Si potevano ammirare lungo questo percorso antiche ville di campa-gna dei nobili di Bergamo: la villa Zoia, demolita negli anni settanta per lasciare il posto all’attuale Isti-tuto Sordomuti, e la bellissima Vil-la Carrara, ora seminascosta dai “Palazzi Gemelli”, proprio di quel Giacomo Carrara della nostra Acca-demia cittadina; si affacciava sulla via anche il parco della Villa Piceni (secolo XVI) poi divenuta proprietà dello stesso Reich.Il nucleo abitativo più conosciuto di questa via era “Il Paesello”, insieme di case assegnate già dai primi anni

del 1900 alle numerose famiglie operaie della tessitura prima citata: significativa testimonianza del valo-re di prossimità e solidarietà fra le persone di ogni età.Lungo questo asse urbano venne co-struita nei primi decenni del 1700 la nostra Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Martino Vescovo, di fronte alla quale cominciò a delinearsi una via che oggi corrisponde al Viale della Rimembranza, con il monumento ai Caduti di Torre BoldoneLe immagini che vi proponiamo ci accompagnano in questi cambia-menti significativi…

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La “Villa Carrara” oggi seminascosta dai “Palazzi Gemelli”.

“La Villa Zoia.

La stessa via, oggi; con il muro del Parco della Biblioteca.I funerali passavano dalla “Contrada Maggiore”.

La “Villa Carrara”.

Ora “Istituto Sordomuti”.

Anni 1960: piazzale della chiesa. Il piazzale come si presenta oggi.

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Un incontro dal titolo: “ Un Ato-mo di verità. Marco Damilano.

Un’ombra lunga 40 anni” è stato promosso da MolteFedi, Acli di Bg., lunedì 19 Novembre 2018 presso L’Auditorium-Sala Gamma di Torre Boldone, a quarant’anni dall’assas-sinio di Aldo Moro e della sua scor-ta.

Una sala gremita, con tante persone emozionate nel ripercorrere con la memoria quel tragico evento del-la nostra storia repubblicana; alla presenza di un numeroso gruppo di studenti che, seduti sul palco attor-no all’autore, sono rimasti in attento ascolto di quella che è stata una vera e propria “lectio magistralis” tenuta dal giornalista Marco Damilano.

Il tema è risultato di grande interesse e occasione culturale per la presen-tazione del libro:” Un atomo di ve-rità…” che l’autore ha sapientemen-te riassunto con il suo intervento.Un libro consigliato, da leggere e meditare, come un viaggio nella memoria personale e collettiva, nei luoghi e nelle correlazioni con altri protagonisti di quegli anni; ci rac-conta cosa ha perso l’Italia con la morte di Moro, perché i fatti tragici del 1978 spiegano il nostro presente e il nostro futuro.

“ …Via Fani è stato il luogo del no-stro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers. Nel 1978, l’an-no di mezzo tra il ’68 e l’89. Tra il bianco e nero e il colore. Lo spar-tiacque tra diverse generazioni che cresceranno tra il prima e il dopo: il tutto della politica, gli ideali e il sangue, e il suo nulla”

Per Damilano è una “questione pri-vata” raccontare di Aldo Moro, per-ché da piccolo passava tutti i gior-ni da via Fani per recarsi a scuola e una mattina incontrò proprio lo statista, nella chiesetta in cui tutte le mattine si recava a pregare…” Il primo politico che ho visto nella mia vita è stato Moro, in ginocchio, che prega Dio. Penso che quel gesto di devozione, da parte di un uomo che avrebbe poi trovato tanti, tutti pronti a inchinarsi e genuflettersi di fronte a lui, fosse il richiamo di un senso del limite, il limite del suo potere doveva ricordarlo a se stesso per-ché nessuno lo avrebbe fatto appena uscito da quella piccola chiesa…”

Con maestria, soffermandosi ogni tanto per l’emozione, quella sera il giornalista Damilano ci ha fat-to vivere momenti intensi e ci ha portato a riflettere sul senso e sul valore “dell’uomo dedicato alla

politica”come era Aldo Moro.Conclude la serata con afferma-zioni certamente condivisibili: “…Di Aldo Moro si diceva che era un tessitore, un regista. Tessitore di una tela, con un filo flessibile perché è flessibile l’intelligenza; l’intelli-genza non è un muro, è disposta a vedere la realtà e anche a cambiare se necessario, ma anche a cambia-re la realtà. E io penso che con lui abbiamo perso questo modo di fare politica che deve essere recuperato. Non dobbiamo rassegnarci che oggi la politica sia l’apparente spettacolo di grandezza, la prepotenza, il con-siderare l’avversario un nemico da distruggere, l’idea di essere gli unici rappresentanti di un popolo che non

c’è, mentre gli altri sarebbero fuori dal popolo…Dobbiamo mantenere questa idea di un tessitore che non smette mai di inseguire tenacemente e pazientemente il suo progetto, an-che quando le condizioni sono diffi-cili, proibitive, così come era Moro prigioniero che cercava di salvare la sua vita e vedere la luce laddove era calato il buio.“Se ci fosse luce sarebbe bellissi-mo” scrive Moro nella sua ultima lettera alla moglie Eleonora. E’ an-che una preghiera cristiana!”In questo particolare momento poli-tico per il nostro paese, l’Italia, l’in-vito a leggere queste pagine può ri-sultare …terapeutico e pedagogico! Buona lettura.

Letto per voi…“Un atomo di veritàAldo Moro e la fine della politica in Italia”Marco Damilano ( Feltrinelli)

“Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di veritàe io sarò perdente!” (Aldo Moro)

Il libro presenta un’interessante analisi storico/politica.

Il Circolo Don Sturzo, a seguito della presentazione del 16 Novembre, ha contribuito alla pubblicazione di questo quaderno che espone in modo effi-cace e coinvolgente l’intervento di Marco Damilano.Chi fosse interessato ad averne copia, gratuita, ci può contattare al n. 3452528288

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A fine Novembre 2018 si sono con-clusi presso il nostro Circolo i

quattro incontri durante i quali, in un gruppo di quindici persone, abbiamo condiviso la lettura e le riflessioni su questo bellissimo testo; amarezza e speranza ci hanno accompagnato nel discernere ogni parola, ogni concet-to espressi dagli autori.Le bellezze del Creato ci giudicano, ci accusano poiché le azioni dell’uo-mo stanno distruggendo la Terra; possiamo porre rimedio?Trattando questo tema, ci è sembra-to doveroso rileggere i primi passi del Vecchio Testamento, la “Gene-si”, nei quali abbiamo ritrovato le meraviglie e la bellezza di tutto il Creato; in particolare, quando ab-biamo riletto: “ Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò…” ci siamo sentiti messi sotto accusa, consapevoli che il genere umano ha disatteso questa idealizzazione I “corsisti” in attento ascolto.

Si è appena concluso il corso di lingua e cultura spagnola orga-

nizzato dal “Circolo Politico Cul-turale Don L. Sturzo”. Articolato in 10 sedute serali svoltesi il mercole-dì (20,45-22,15), ha avuto inizio il 6 febbraio u.s. ed è terminato il 10 aprile u.s.Un gruppo numeroso e motivato, formato da 23 “studenti”, ha seguito con impegno ed interesse le attività didattiche. Il docente - il prof. Isido-ro Moretti - è stato supportato in 3 serate da una madrelingua spagnola di Valenza: Marina.L’iniziativa è stata preceduta da un incontro preliminare che ha avuto luogo il 9 gennaio.In tale seduta sono state fornite in-dicazioni operative ed organizzative per predisporre le migliori condizio-ni di apprendimento.Ai corsisti, compresi in un’età dai 18

ai 65 anni, è stato consegnato il testo base cartaceo, integrato dal libro di-gitale e da schede preparate dall’in-segnante; inoltre una cartelletta con quaderno, fogli e penna. Le lezioni si sono sempre svolte nella sede del Circolo, in via Reich 14.Durante l’ultima seduta a tutti i par-tecipanti è stato consegnato l’attesta-to di frequenza sulla base delle ore di effettiva presenza. Un’esperienza che è stata valutata molto positiva-mente sia dall’insegnante che dai corsisti. Chissà che l’anno prossimo non si possa organizzare un corso base di lingua inglese… forse o, come dicono in Spagna, …¡quizás!Un grazie a Isidoro, componente del nostro Direttivo, per la sua disponi-bilità e competenza e naturalmente complimenti a tutti i corsisti.

ACLI BergamoCircoli di R-Esistenza

Anno 2018Riflessioni sul Testo:

“ACCAREZZARE LA TERRA”di

Lidia Maggi e Carlo Petrini* * *

NOI SIAMO RESPONSABILI“Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo

sul modo in cui stiamocostruendo il futuro del Pianeta.

Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti,perché la sfida ambientale che viviamo,

e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti.”

( Papa Francesco: “Laudato si’, n.14)

dell’uomo, rendendosi responsabile della attuale situazione ambientale e degli inadeguati stili di vita.Molto si può fare, anzi si deve fare, per cambiare i nostri comportamenti e ognuno di noi può contribuire, con scelte personali, a rendere il nostro mondo migliore, non solo per la cura della Terra, ma anche nelle relazio-ni umane e nel rispetto fra singole persone, comunità di appartenenza e popoli vicini e lontani. Chi fosse interessato può trovare sul nostro sito, www.circolodon-sturzotb.it, nella sezione news, la relazione completa di questi incon-tri; riteniamo interessante invitarvi a leggere in queste pagine anche il testo di una bellissima canzone/pro-sa di Giorgio Gaber: “Una nuova coscienza”La troverete attualissima, poiché inerente al tema trattato, e soprattut-to condivisibile!

Notizie dal corso di spagnolo¡Ahora hablamosespañol!

Chi fosse interessato,può richiederci copie

di questi volumitelefonando al numero

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Si è svolta il 9 aprile la gita an-nuale del Circolo, con la visita di

Cremona. La motivazione non è sta-ta solo turistica. E’emerso infatti tra i soci il criterio che sia importante, nella scelta delle mete, avere riferi-menti a luoghi che possano offrire anche agganci – attraverso perso-naggi, musei o altro – a quelle che sono le linee culturali fondamentali per il Circolo stesso: come per esem-pio la dottrina sociale della Chiesa e il conseguente impegno di tanti cattolici. E allora, perché Cremona? Perché a Cremona fu vescovo, e lì è sepolto, mons. GEREMIA BONO-MELLI, la cui opera intelligente, profetica e socialmente connotata ispirò anche a Bergamo il nascere di opere di assistenza sociale e poi di promozione umana. Qui ne trat-teggiamo sommariamente la figura, di statura eccezionale per umanità, fede genuina, visione profetica e impegno pastorale; alla cui levatura don Primo Mazzolari, suo discepolo, avrebbe dedicato la definizione più schietta e graffiante: “Bonomelli è uomo di grandezza insopportabile dai nostri tempi imbecilli”.Geremia Bonomelli nacque a Ni-goline (Corte Franca, Brescia) nel 1831, da una famiglia contadina di solida fede e di intensa laboriosità. Frequentò il liceo a Lovere, il se-minario a Brescia, dove fu ordinato sacerdote nel 1855. Curato per al-cuni mesi a Bossico, per la spicca-ta intelligenza inviato a completare gli studi all’università Gregoriana di Roma, nel 1866 fu parroco a Lo-vere e infine, il 26 novembre 1871, fu consacrato vescovo di Cremona, sede in cui rimase fino alla morte (1914).Cremona in quel periodo era una diocesi in crisi, con un seminario spopolato, con la presenza di vari preti apostati, con preoccupanti fer-menti anticlericali e massonici. Gli inizi del nuovo vescovo perciò non furono facili. Ben presto egli lasciò l’atteggiamento conservatore tipico dell’educazione ecclesiastica di al-

Notizie, informazioni,curiosità, ed altrosul sito del CircoloPolitico Culturaledon Luigi Sturzowww.circolodonsturzotb.it

lora, per maturare la consapevolezza della necessità di un rinnovamento profondo della Chiesa, in partico-lare dei suoi rapporti con la società civile. Erano gli anni della “questio-ne romana”, cioè della tensione fra Stato e Chiesa dopo la caduta del potere temporale di quest’ultima. Mons.Bonomelli, in contrasto con diffuse posizioni della Chiesa uffi-ciale, sostenne che il potere tempo-rale non era un dogma, la sua caduta anzi un fatto provvidenziale per il rinnovamento sia ecclesiale sia laico della società; e il non-expedit, cioè il conseguente divieto papale ai cat-tolici di partecipare alla vita politica nazionale, era da lui ritenuto un fre-no dannoso per il possibile contri-buto dei cattolici alla vita del paese. Purtroppo però su queste posizioni dovette fare pubblico atto di sotto-missione al Papa nella cattedrale di Cremona, come gli successe anche più tardi per le accuse di “moder-nismo”. Queste incomprensioni ac-compagnarono tutta la sua esistenza.Quello che lo distinse però nella sua azione pastorale, volta sempre al sostegno delle classi più deboli con numerose iniziative, fu l’attenzio-ne aperta e intelligente ai problemi sociali, e il conseguente impegno.

L’Italia di fine ‘800 era segnata dal fenomeno dell’emigrazione (…corsi e ricorsi della storia…). I sempre più numerosi operai italiani, che ave-vano abbandonato la miseria delle campagne per lavorare nelle nascen-ti industrie da cui speravano una vita migliore, si ritrovarono invece spes-so sottopagati e sfruttati e iniziarono un flusso di migrazione nelle Ameri-che e in Europa, soprattutto in Fran-cia. Nel 1900, d’intesa con il Gover-no italiano, mons.Bonomelli fondò l’”Opera di assistenza per gli italiani emigrati in Europa”, che in seguito fu denominata “Opera Bonomelli”. Essa, attraverso missionari e laici, si prodigava per fornire assistenza re-ligiosa e materiale agli emigrati in vari paesi europei, non trascurando quelli di loro che tornavano in patria ormai privi di casa e di lavoro. Con-trastata agli inizi, essa ben presto si diffuse a livello nazionale e solo nel 1928, per vent’anni, sarebbe stata

Il Vescovo Mons. Geremia Bonomelli.

Perchè la gita a CremonaUN GRANDE VESCOVO:Mons. Geremia Bonomelli

La piazza centrale di Cremona.

Il Circolo Don Sturzo porge a tutti i cittadini

gli Auguridi

BUONA PASQUA!

soppressa dal fascismo.Noi la ricordiamo particolarmente perché anche a Bergamo sorse l’O-pera Bonomelli, ufficialmente con l’inaugurazione di un dormitorio e refettorio pubblici alla Malpensata (Albergo Popolare, 1955-56); ma già presente a Bergamo nei primi decenni del ‘900 come realtà del privato sociale nata dal contesto cattolico. Nella seconda metà del ‘900 le povertà si diversificarono, anche con l’arrivo di migranti e ri-fugiati; nel 1986, dall’incontro fra l’Opera e altre realtà del territorio attente al disagio sociale, nacque l’”Associazione Opera Bonomelli”, in cui si privilegiò sul semplice e pur necessario assistenzialismo un indirizzo di promozione umana, vol-

to ad offrire opportunità lavorative, abitative e di inserimento sociale. L’Opera Bonomelli è l’attuale ente gestore del Nuovo Albergo Popolare e dei servizi presenti.

Anna Zenoni

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