Pace e Tempesta

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I direttori e le redazioni dei giornali italiani, con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, denunciano il pericolo del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche per la libera e completa informazione. Questo disegno di legge penalizza e vanifica il diritto di cronaca, impedendo a giornali e notiziari (new media compresi) di dare notizie delle inchieste giudiziarie – comprese quelle che riguardano la grande criminalità fino all’udienza preliminare, cioè per un periodo che in Italia va dai 3 ai 6 anni e, per alcuni casi, fino a 10. Le norme proposte violano il diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere, cioè ad essere informati. E’ un diritto vitale irrinunciabile, da cui dipende il corretto funzionamento del circuito democratico e a cui corrisponde – molto semplicemente – il dovere dei giornali di informare. La disciplina all’esame del Senato vulnera i principi fondamentali in base ai quali la libertà di informazione è garantita e la giustizia è amministrata in nome del popolo. I giornalisti esercitano una funzione, un dovere non comprimibile da atti di censura. A questo dovere non verremo meno, indipendentemente da multe, arresti e sanzioni. Ma intanto fermiamo questa legge, perché la democrazia e l’informazione in Italia non tollerano alcun bavaglio. La canzone dell'acqua Bandierine e cecità L o scrittore Roberto Bolaño nel suo libro I detective selvaggi scrive di una barzelletta sui galleghi che nella parte che ci interessa più o meno dice così: "E questa persona, che sarei io, cammina per il bosco e incontra cinquecentomila galleghi che camminano piangendo. E allora io mi fermo e domando loro perché piangano. E uno dei galleghi si ferma e mi dice: perché siamo soli e ci siamo perduti." Questo è lo stato della sinistra in Italia, siamo in tanti e ci sentiamo soli e sperduti perché ognuno è chiuso dentro le proprie posizioni senza fare lo sforzo di aprire gli occhi e vedere che la compagnia potrebbe essere più nutrita. Ma nessuno è disposto a rinunciare alla propria particolarità e alla propria smania di protagonismo. Importante è piantare la propria bandierina su un minuscolo pezzetto di giardino e poter dire "Questo è mio". Sono svaniti nel nulla i sani principi della politica rivolta ai bisogni della popolazione, ora conta solo riuscire ad apparire, conta la soddisfazione personale nel sentirsi appellare onorevole, presidente, assessore e via dicendo, tanto nel nostro bel Paese una qualifica non si nega a nessuno. Ci si incolla agli scranni, alle poltrone, alle sedie e finanche agli strapuntini di ferroviaria memoria per poter dire "qui ci sono seduto io, è il posto mio". E nel caso si perda il posto non conta farsi un'autocritica, un esame di coscienza, conta riuscire ad entrare di nuovo in possesso del posto da cui si è stati scalzati, e per farlo si è disposti a tutto. Avete fatto caso a Berlusconi che parla sempre in prima persona? Ho fatto, ho detto, farò, porterò avanti, sembra che non conosca nessun altro pronome a parte IO. Purtroppo non è il solo, il difetto dilaga nella nostra classe politica, a destra come spesso a sinistra, come la Cecità messa su carta da Saramago. Finchè i cittadini non apriranno gli occhi e torneranno a vedere la realtà per quel che è, non andremo avanti e lo spettro della Grecia sarà più reale di ciò che si pensi, a dispetto del premier che ha predicato fino a pochi giorni or sono che tutto andava bene. Il 19 maggio ancora dichiarava: "Ci sono tanti fattori che inducono all'ottimismo. Sono cresciute del 17% le esportazioni dei prodotti italiani", il 9 aprile aveva detto: "Non c'è nessuna necessita di correggere i conti in corso d'anno. Stiamo uscendo bene dalla crisi" . Forse si riferiva ai suoi ministri, sottosegretari e accoliti vari. Per noi gente comune arrivano, come al solito, lacrime e sange. E così la Polverini è venuta fuori. A breve inizieranno i lavori per l'inceneritore di Albano vanificando la lotta dei cittadini che sono preoccupati per la salute pubblica e per lo sperpero di denaro, sempre pubblico con cui inizia l'attività la nuova giunta regionale. Complimenti all'ex sindaco di Albano Mattei, ora assessore regionale all'Ambiente, che regala ai suoi concittadini e ai Castellani tutti un motivo in più per preoccuparsi della loro salute, come se non bastasse la critica situazione ospedaliera che subiamo per l'inettitudine della precedente giunta e della stessa opposizione ora maggioranza. Sabato 29 maggio 2010 Anno II n° 4 Redazione: via Roma n° 50 00045 Genzano di Roma tel. 333 9467351 email: [email protected] Legge bavaglio Silvia Garambois Intercettazioni I direttori delle maggiori testate italiane con la Fnsi CE LA VOGLIONO DARE A BERE Emiliano Viti I risultati della privatizzazioni, in Italia e nel mondo, sono stati pesantemente negativi sia per l’utenza che per i lavoratori e le lavoratrici. Unico dato in positivo sono stati gli introiti per i privati. La privatizzazione dell'acqua ne è un esempio lampante. Due terzi del servizio idrico integrato in Italia è stato affidato, sottraendo la gestione al controllo diretto dei comuni. Il 33% di questi affidamenti è ad aziende con soci privati, nonostante ciò la situazione delle perdite delle reti è fuori controllo. In media il 34% dell’acqua potabile si perde nei tubi e un italiano su 3 subisce un approvvigionamento discontinuo ed insufficiente. Intanto le tariffe aumentano del 61%, a fronte di una inflazione pari al 22%. Come dire servizio privato non fa rima con efficienza! Nonostante tutto, in questi ultimi mesi, il Governo Berlusconi ha pensato bene, con l'articolo 15 della legge Ronchi. di prevedere che entro il 2011 vengano cedute definitivamente ai privati le società a capitale pubblico che gestiscono l'acqua, lo smaltimento dei rifiuti e il trasporto su gomma. Insomma si vuole concludere il processo di privatizzazione in atto da 15 anni. Quali conseguenze avremo? Qui sul nostro territorio, AceaAto2 bacino che comprende i Comuni di Roma e Provincia, pesano come un macigno le dichiarazioni di Alemanno, già pronto a cedere definitivamente Acea e la nostra acqua nelle mani di Caltagirone, il re dei palazzinari. È di qualche giorno fa l'acquisizione di ulteriori quote da parte del patron de Il Messaggero, portandosi in vantaggio nei confronti della multinazionale francese Suez, altra concorrente pronta a mettere le mani sugli acquedotti di Roma e provincia. Come fermare questa vera e propria corsa all'oro blu? Dal 25 Aprile è iniziata la raccolta firme del Forum italiano dei movimenti dell'acqua pubblica, una alleanza sociale molto larga che va dalle associazioni cattoliche ai centri sociali. I quesiti presentati per il referendum sono tre e puntano non solo a bloccare il decreto Ronchi, ma anche a cancellare tutte quelle privatizzazioni già concluse coi governi di centrosinistra prima e di centrodestra poi. Nei soli primi due fine settimana di raccolta firme ci sono stati segnali piuttosto incoraggianti: già si è arrivati a oltre 250.000 firme (pensare che ne servono 500.000 per indire il referendum!). C'è voglia di partecipazione, c'è voglia di bloccare i processi di privatizzazione di questo neoliberismo sfrenato, di questo sistema economico che vuole ridurre a merce e profitto ogni aspetto della nostra vita. Le multinazionali, i signori della finanza globalizzata vorrebbero farcela pagare a noi questa loro crisi, coi tagli alla spesa sociale, con la precarizzazione del mondo del lavoro e con la messa a profitto dell'ambiente e dei beni comuni. La riuscita di questo referendum può invertire la tendenza, come già tante mobilitazioni locali hanno dimostrato. Ad Aprilia, ad esempio, oltre 7.000 famiglie si sono ribellate ad Acqualatina S.p.A., azienda che ha privatizzato il servizio idrico in quel territorio. Hanno preferito continuare a pagare le bollette con la tariffa comunale al loro municipio anziché ai privati. Oggi il Comune di Aprilia, si appresta a riprendersi in gestione i propri acquedotti con diversi soldi in più nelle proprie casse, guarda caso! Fatto analogo sta accadendo a Velletri. Ormai sono oltre 450 le famiglie che stanno praticando l'autoriduzione delle bollette inviategli da Acea. Acea infatti dovrebbe riparametrare tutte le tariffe dei comuni dei Castelli romani alla tariffa di Roma, che è la più bassa. Invece continua ad inviare bollette carissime mentre tardano ad arrivare gli investimenti promessi per risistemare la rete idrica. Come se non bastasse la qualità dell'acqua sta peggiorando in modo preoccupante. Non possono darcela a bere. Per questo dobbiamo convincere ogni nostro amico, collega di lavoro, vicino di casa a mettere tre firme: una firma per bloccare il decreto Ronchi che vuole regalare la nostra acqua definitivamente ai privati, una firma perché non siano più le S.P.A. a gestire gli acquedotti, ma direttamente i cittadini e le cittadine con i propri bisogni, una firma perché non siano le nostre bollette a finanziare chi vuole fare profitto sulla nostra acqua. " …la canzone dell'acqua è una cosa eterna. È la linfa profonda che fa maturare i campi. È sangue di poeti che lasciano smarrire le loro anime nei sentieri della natura”. (Federico Garcia Lorca) Avrebbe mai potuto Garcia Lorca dedicare questa sua poesia, per dire, ad “Acqualatina”, società privata partecipata dalla multinazionale francese Veolia, la stessa che forniva il servizio a Parigi? L’acqua: bene comune. E dall’Agro pontino alla metropoli francese, notizie di questi giorni, il modello di gestione di Veolia non solo è stato bocciato dai cittadini, ma l’acqua è tornata pubblica. Così come in Sicilia… E la gente sta in coda ai banchetti a firmare per i referendum sull’acqua: in pochi giorni il comitato promotore, a cui aderiscono decine e decine di associazioni (e anche la Cgil condivide la battaglia per l’acqua, perché rimanga un bene pubblico essenziale quale diritto universale, e la FpCgil sostiene l’iniziativa referendaria), dichiara d’aver raccolto già un terzo delle firme necessarie. Il Governo s’indigna. Il ministro Ronchi ripete che anche lui, nel suo decreto, parla di acqua pubblica: “Piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche”. Ma tra i settemila cittadini di Aprilia che rifiutavano di pagare le bollette a Veolia (insieme a quelli che oggi firmano per il referendum) e il ministro, corre un “sottile” distinguo: la distinzione è tra “acqua bene pubblico”, “acqua bene comune”. E si scopre che tra due frasi che sembrano dir quasi la stessa cosa, in realtà c’è un abisso. L’abisso che corre tra una sorgente che sgorga e una multinazionale che la imbottiglia. L’acqua è sempre “pubblica” (e gratis), l’imbottigliamento e il trasporto, ovviamente, no. Anche se a noi sembra di pagare il contenuto, non il contenitore! Lo stesso vale per le reti idriche. E’ vero che in Italia la gestione pubblica dell’acqua… fa acqua da troppe parti. Ma la gestione privata (che fin qui ha prodotto solo un aumento delle tariffe) trasforma addirittura in merce un bene che in molte parti del mondo si rivendica invece come bene comune primario: come l’aria che respiriamo. Come la conoscenza. “Il tema dell’acqua” ha ricordato in questi giorni Stefano Rodotà, “è sempre stato intrecciato con quello del potere: questo referendum si distingue da tutti quelli che l'hanno preceduto perché riguarda l'assetto e la distribuzione del potere in una materia decisiva per la vita delle persone.” Ripensare il pubblico, non cercare le scorciatoie del privato: è questo che è scritto, una volta ancora, nella nostra Costituzione. E’ l’articolo 43, quello che dice: “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. Certo che poi c’è anche chi la vuole smantellare, la nostra Costituzione…

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Foglio di lotta

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I direttori e le redazioni deigiornali italiani, con laFederazione Nazionale dellaStampa Italiana, denunciano ilpericolo del disegno di legge sulleintercettazioni telefoniche per lalibera e completa informazione.Questo disegno di legge penalizza evanifica il diritto di cronaca,impedendo a giornali e notiziari(new media compresi) di darenotizie delle inchieste giudiziarie –comprese quelle che riguardano lagrande criminalità ­ finoall’udienza preliminare, cioè per unperiodo che in Italia va dai 3 ai 6anni e, per alcuni casi, fino a 10. Lenorme proposte violano il dirittofondamentale dei cittadini aconoscere e sapere, cioè ad essereinformati.E’ un diritto vitale irrinunciabile,da cui dipende il correttofunzionamento del circuitodemocratico e a cui corrisponde –molto semplicemente – il dovere deigiornali di informare.La disciplina all’esame del Senatovulnera i principi fondamentali inbase ai quali la libertà diinformazione è garantita e lagiustizia è amministrata in nomedel popolo.I giornalisti esercitano unafunzione, un dovere noncomprimibile da atti di censura.A questo dovere non verremo meno,indipendentemente da multe, arrestie sanzioni. Ma intanto fermiamoquesta legge, perché la democraziae l’informazione in Italia nontollerano alcun bavaglio.

La canzone dell'acqua

BandierineececitàLo scrittore Roberto Bolaño nel suo libroI detective selvaggi scrive di unabarzelletta sui galleghi che nella parte che ciinteressa più o meno dice così: "E questapersona, che sarei io, cammina per il bosco eincontra cinquecentomila galleghi checamminano piangendo. E allora io mi fermoe domando loro perché piangano. E uno deigalleghi si ferma e mi dice: perché siamo solie ci siamo perduti." Questo è lo stato dellasinistra in Italia, siamo in tanti e ci sentiamosoli e sperduti perché ognuno è chiuso dentrole proprie posizioni senza fare lo sforzo diaprire gli occhi e vedere che la compagniapotrebbe essere più nutrita. Ma nessuno èdisposto a rinunciare alla propria particolaritàe alla propria smania di protagonismo.Importante è piantare la propria bandierinasu un minuscolo pezzetto di giardino e poterdire "Questo è mio". Sono svaniti nel nulla isani principi della politica rivolta ai bisognidella popolazione, ora conta solo riuscire adapparire, conta la soddisfazione personale nelsentirsi appellare onorevole, presidente,assessore e via dicendo, tanto nel nostro belPaese una qualifica non si nega a nessuno. Cisi incolla agli scranni, alle poltrone, allesedie e finanche agli strapuntini di ferroviariamemoria per poter dire "qui ci sono sedutoio, è il posto mio". E nel caso si perda ilposto non conta farsi un'autocritica, unesame di coscienza, conta riuscire ad entraredi nuovo in possesso del posto da cui si èstati scalzati, e per farlo si è disposti a tutto.Avete fatto caso a Berlusconi che parlasempre in prima persona? Ho fatto, ho detto,farò, porterò avanti, sembra che non conoscanessun altro pronome a parte IO. Purtropponon è il solo, il difetto dilaga nella nostraclasse politica, a destra come spesso asinistra, come la Cecità messa su carta daSaramago. Finchè i cittadini non aprirannogli occhi e torneranno a vedere la realtà perquel che è, non andremo avanti e lo spettrodella Grecia sarà più reale di ciò che si pensi,a dispetto del premier che ha predicato fino apochi giorni or sono che tutto andava bene. Il19 maggio ancora dichiarava: "Ci sono tantifattori che inducono all'ottimismo. Sonocresciute del 17% le esportazioni dei prodottiitaliani", il 9 aprile aveva detto: "Non c'ènessuna necessita di correggere i conti incorso d'anno. Stiamo uscendo bene dallacrisi" . Forse si riferiva ai suoi ministri,sottosegretari e accoliti vari. Per noi gentecomune arrivano, come al solito, lacrime esange. E così la Polverini è venuta fuori. Abreve inizieranno i lavori per l'inceneritore diAlbano vanificando la lotta dei cittadini chesono preoccupati per la salute pubblica e perlo sperpero di denaro, sempre pubblico concui inizia l'attività la nuova giunta regionale.Complimenti all'ex sindaco di Albano Mattei,ora assessore regionale all'Ambiente, cheregala ai suoi concittadini e ai Castellani tuttiun motivo in più per preoccuparsi della lorosalute, come se non bastasse la criticasituazione ospedaliera che subiamo perl'inettitudine della precedente giunta e dellastessa opposizione ora maggioranza.

Sabato 29 maggio 2010 ­Anno II ­ n° 4Redazione: via Roma n° 50 ­ 00045 Genzano di Romatel. 333 9467351 e­mail: [email protected]

Leggebavaglio

Silvia Garambois

IntercettazioniI direttoridelle maggioritestate italianecon la Fnsi

CE LA VOGLIONO DARE A BEREEmiliano Viti

I risultati della privatizzazioni, inItalia e nel mondo, sono statipesantemente negativi sia perl’utenza che per i lavoratori e lelavoratrici. Unico dato in positivosono stati gli introiti per i privati.La privatizzazione dell'acqua ne èun esempio lampante. Due terzi delservizio idrico integrato in Italia èstato affidato, sottraendo lagestione al controllo diretto deicomuni. Il 33% di questiaffidamenti è ad aziende con sociprivati, nonostante ciò la situazionedelle perdite delle reti è fuoricontrollo. In media il 34%dell’acqua potabile si perde nei tubie un italiano su 3 subisce unapprovvigionamento discontinuoed insufficiente. Intanto le tariffeaumentano del 61%, a fronte di unainflazione pari al 22%. Come direservizio privato non fa rima conefficienza!Nonostante tutto, in questi ultimimesi, il Governo Berlusconi hapensato bene, con l'articolo 15della legge Ronchi. di prevedereche entro il 2011 vengano cedutedefinitivamente ai privati le societàa capitale pubblico che gestisconol'acqua, lo smaltimento dei rifiuti eil trasporto su gomma.Insomma si vuole concludere ilprocesso di privatizzazione in attoda 15 anni.Quali conseguenze avremo?Qui sul nostro territorio, AceaAto2bacino che comprende i Comuni diRoma e Provincia, pesano come unmacigno le dichiarazioni diAlemanno, già pronto a cederedefinitivamente Acea e la nostraacqua nelle mani di Caltagirone, ilre dei palazzinari. È di qualche

giorno fa l'acquisizione di ulterioriquote da parte del patron de IlMessaggero, portandosi invantaggio nei confronti dellamultinazionale francese Suez, altraconcorrente pronta a mettere lemani sugli acquedotti di Roma eprovincia.Come fermare questa vera epropria corsa all'oro blu?Dal 25 Aprile è iniziata la raccoltafirme del Forum italiano deimovimenti dell'acqua pubblica, unaalleanza sociale molto larga che vadalle associazioni cattoliche aicentri sociali. I quesiti presentatiper il referendum sono tre epuntano non solo a bloccare ildecreto Ronchi, ma anche acancellare tutte quelleprivatizzazioni già concluse coigoverni di centrosinistra prima e dicentrodestra poi.Nei soli primi due fine settimana diraccolta firme ci sono stati segnalipiuttosto incoraggianti: già si èarrivati a oltre 250.000 firme(pensare che ne servono 500.000per indire il referendum!). C'èvoglia di partecipazione, c'è vogliadi bloccare i processi diprivatizzazione di questoneoliberismo sfrenato, di questosistema economico che vuoleridurre a merce e profitto ogniaspetto della nostra vita. Lemultinazionali, i signori dellafinanza globalizzata vorrebberofarcela pagare a noi questa lorocrisi, coi tagli alla spesa sociale,con la precarizzazione del mondodel lavoro e con la messa a profittodell'ambiente e dei beni comuni.La riuscita di questo referendumpuò invertire la tendenza, come già

tante mobilitazioni locali hannodimostrato.Ad Aprilia, ad esempio, oltre 7.000famiglie si sono ribellate adAcqualatina S.p.A., azienda che haprivatizzato il servizio idrico inquel territorio. Hanno preferitocontinuare a pagare le bollette conla tariffa comunale al loromunicipio anziché ai privati. Oggiil Comune di Aprilia, si appresta ariprendersi in gestione i propriacquedotti con diversi soldi in piùnelle proprie casse, guarda caso!Fatto analogo sta accadendo aVelletri. Ormai sono oltre 450 lefamiglie che stanno praticandol'autoriduzione delle bolletteinviategli da Acea. Acea infattidovrebbe riparametrare tutte letariffe dei comuni dei Castelliromani alla tariffa di Roma, che èla più bassa. Invece continua adinviare bollette carissime mentretardano ad arrivare gli investimentipromessi per risistemare la reteidrica. Come se non bastasse laqualità dell'acqua sta peggiorandoin modo preoccupante.Non possono darcela a bere.Per questo dobbiamo convincereogni nostro amico, collega dilavoro, vicino di casa a mettere trefirme: una firma per bloccare ildecreto Ronchi che vuole regalarela nostra acqua definitivamente aiprivati, una firma perché non sianopiù le S.P.A. a gestire gliacquedotti, ma direttamente icittadini e le cittadine con i propribisogni, una firma perché nonsiano le nostre bollette a finanziarechi vuole fare profitto sulla nostraacqua.

"…la canzone dell'acquaè una cosa eterna.È la linfa profondache fa maturare i campi.È sangue di poetiche lasciano smarrirele loro anime nei sentieridella natura”.(Federico Garcia Lorca)

Avrebbe mai potuto Garcia Lorcadedicare questa sua poesia, perdire, ad “Acqualatina”, societàprivata partecipata dallamultinazionale francese Veolia, lastessa che forniva il servizio aParigi? L’acqua: bene comune. Edall’Agro pontino alla metropolifrancese, notizie di questi giorni, ilmodello di gestione di Veolia nonsolo è stato bocciato dai cittadini,ma l’acqua è tornata pubblica. Cosìcome in Sicilia… E la gente sta incoda ai banchetti a firmare per ireferendum sull’acqua: in pochigiorni il comitato promotore, a cuiaderiscono decine e decine diassociazioni (e anche la Cgilcondivide la battaglia per l’acqua,perché rimanga un bene pubblicoessenziale quale diritto universale,e la Fp­Cgil sostiene l’iniziativa

referendaria), dichiara d’averraccolto già un terzo delle firmenecessarie.Il Governo s’indigna. Il ministroRonchi ripete che anche lui, nel suodecreto, parla di acqua pubblica:“Piena ed esclusiva proprietàpubblica delle risorse idriche il cuigoverno spetta esclusivamente alleistituzioni pubbliche”. Ma tra isettemila cittadini di Aprilia cherifiutavano di pagare le bollette aVeolia (insieme a quelli che oggifirmano per il referendum) e ilministro, corre un “sottile”distinguo: la distinzione è tra“acqua bene pubblico”, “acquabene comune”. E si scopre che tradue frasi che sembrano dir quasi lastessa cosa, in realtà c’è un abisso.L’abisso che corre tra una sorgenteche sgorga e una multinazionaleche la imbottiglia. L’acqua èsempre “pubblica” (e gratis),l’imbottigliamento e il trasporto,ovviamente, no. Anche se a noisembra di pagare il contenuto, nonil contenitore!Lo stesso vale per le reti idriche.E’ vero che in Italia la gestionepubblica dell’acqua… fa acqua datroppe parti. Ma la gestione privata(che fin qui ha prodotto solo unaumento delle tariffe) trasformaaddirittura in merce un bene che in

molte parti del mondo si rivendicainvece come bene comuneprimario: come l’aria cherespiriamo. Come la conoscenza.“Il tema dell’acqua” ha ricordato inquesti giorni Stefano Rodotà, “èsempre stato intrecciato con quellodel potere: questo referendum sidistingue da tutti quelli che l'hannopreceduto perché riguarda l'assettoe la distribuzione del potere in unamateria decisiva per la vita dellepersone.”Ripensare il pubblico, non cercarele scorciatoie del privato: è questoche è scritto, una volta ancora,nella nostra Costituzione. E’l’articolo 43, quello che dice: “Afini di utilità generale la legge puòriservare originariamente otrasferire, mediante espropriazionee salvo indennizzo, allo Stato, adenti pubblici o a comunità dilavoratori o di utenti determinateimprese o categorie di imprese, chesi riferiscano a servizi pubbliciessenziali o a fonti di energia o asituazioni di monopolio ed abbianocarattere di preminente interessegenerale”. Certo che poi c’è anchechi la vuole smantellare, la nostraCostituzione…

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Pace e TempestaSabato 29 maggio 2010 ­ Anno II n. 4Registrazione n. 5875 del 11/12/2009Diffusione gratuitaDirettore:Marco FiorlettaCondirettore responsabile:Stefano PaternaProgetto grafico:Carlo Cortuso

Redazione: via Roma n°5000045 Genzano di Romatel. +39 333 9467351e­mail: [email protected] da:Associazione Culturale e di PromozioneSociale "Terra Sociale Onlus"via Roma n°50 ­ 00045 Genzano di [email protected]

Per la realizzazione di questo giornalesono stati usati programmi Open Source:The Gimp 2.4, Scribus 1.3.3, Open Office.

Alessandro D'Angelillo

Genzano è davvero una cittadina ricca di sorprese. Ce ne sono pertutti i gusti, quasi un paese delle meraviglie. Vi state domandandoa cosa deve tutta questa attenzione la nostra cittadina?Abbiate pochi minuti di pazienza e lo scoprirete.Ecco la prima sorpresa: il sabato sera la scalinata di via Italo Belardiche conduce al Duomo (per intenderci dopo le fontanelle) anzichéospitare le intrepide camminate di chi si avventura sulla salita pergodersi uno dei panorami più belli dei Castelli, diventa il “parcheggioclienti” dei vicini ristoranti. Uhao! Mica si trovano dappertuttoparcheggi che nascono da un minuto all’altro, no?Per carità tutti hanno il diritto di sfamarsi, ma quelle automobili di certolì non possono sostare. A meno che i vigili urbani chiudano un occhio oforse entrambi, per la gioia di chi ci abita. Ma non è finita, ci attendonoaltre allettanti chicche da scoprire. Allora proseguiamo.Ad esempio anche il decoro pubblico sta messo abbastanza male: dallecolonne di questo giornale, qualche mese fa abbiamo già denunciato lasignificativa presenza di scritte fasciste sui muri genzanesi. Di fattosono passate le settimane e le scritte aumentano mentre il senso civicodiminuisce. Non è il caso che il problema venga affrontato una volta pertutte dall’amministrazione?Se volete unirvi a noi abbiamo già tute, pennelli e vernice pronti perintervenire. Scherzi a parte, se da una parte possiamo trasformarci inprovetti imbianchini; vestire i panni da muratori diventa una questionepiù delicata. Ora cosa c’entrano i muratori vi chiederete? Ci riferiamo altanto atteso teatro che povero e solo giace alla custodia della natura inattesa di essere completato. Sicuramente siamo degli ambientalisticonvinti ma ci piacerebbe sapere come è stato finora speso il denaropubblico destinato a questa opera che di fatto non esiste. Dalle stanzedel palazzo comunale qualcuno vuol dare una spiegazione allacittadinanza?D’altronde siamo abituati al dolce silenzio che avvolge l’imminenteavvio del cantiere dell’inceneritore di Albano, così come l’ipoteticoinizio della raccolta differenziata porta a porta nel nostro Comune.Siamo convinti che il Sindaco e la sua amministrazione si stannoimpegnando al massimo per salvaguardare la nostra salute, dovrebberoperò dirci che cosa stanno facendo. Non è che ci fidiamo poco delleloro strategie politiche ma essendo cittadini responsabili vogliamopartecipare alle sorti future della nostra Genzano. Preferiamo la tantodecantata “democrazia partecipata“ all’eccesso di delega.Purtroppo e veniamo alla sorpresa delle sorprese: la maggioranza nonse la passa bene. Il Partito Democratico è lacerato dalle lotte interne frale sue lobby, ferve il duello in vista delle amministrative del 2011 e lasinistra istituzionale appare poco capace di incidere sui bisogni reali deicittadini in tempi di crisi. Ah, l’assoluta inconsistenza del Popolo dellaLibertà all’opposizione merita davvero pochi commenti. Ma esistono i“berluscones” genzanesi?Quando tra qualche tempo verranno a suonare ai nostri campanelli perchiederci il voto, per prometterci altre strepitose sorprese, possiamofarne anche noi una a loro. Possiamo rispondere che questa Genzanoricca di sorprese non ci piace. Possiamo chiedere che Genzano torni a“luccicare” come dice la canzone attraverso il suo protagonismopopolare.

Scuola: siamo alla fine.... solo dell'anno scolastico?Siamo agli sgoccioli. L'anno scolastico2009/2010 sta per terminare e fare un bilanciodi come la riforma Gelmini abbia influenzatoquesto corso di studi non è facile. Soprattuttotenendo conto del fatto che siamo, ahimè,soltanto al primo dei tre anni di riforme previstidal Ministro Tremonti per “riordinare” la scuolaitaliana. E' pur vero, però, che la scuola è luogodi incontro, di confronto, di dibattito e perfortuna a scuola si può ancora dire ciò che sivuole. Questo favorisce la raccolta ditestimonianze, di notizie più o menopreoccupanti provenienti dalle famiglie, daidocenti, dai dirigenti e, soprattutto, dai bambini.C'è da domandarsi: alla fine di questo annoscolastico ricco di sperimentazioni e ritorni alpassato, quali situazioni hanno vissuto i nostriragazzi nelle istituzioni scolastiche italiane?Con chi o cosa hanno dovuto fare i conti?La prima, grande, perdita subita dai nostristudenti deriva dall'aver eliminato quellepreziose ore che i docenti avevano adisposizione nel loro monte orario settimanale egrazie alle quali era possibile organizzareprogetti, correggere verifiche, preparare lavoriper la classe e non solo sostituire colleghiassenti. E' chiaro che sottrarre quelle ore èservito, e servirà, a ridurre il numero di cattedre.Ma con quali conseguenze? Alunni smistatiquotidianamente tra le classi; bambini che, consedia in mano, continuano a girare per i corridoiin cerca di un docente che li ospiti; classisempre più affollate, alunni in difficoltà lasciatisoli per mancanza di ore di disponibilità delcorpo docente; dirigenti alla disperata ricerca diinsegnanti da mandare in classe.Altro punto dolente di questa riforma è

sicuramente la drastica diminuzione delpersonale ATA nei vari istituti scolastici. Più di15.000 unità di personale sono state soppresse ela degradazione nella qualità dei servizi da lorosvolti è evidente: servizi igienici scarsamente oper niente presidiati, difficoltà a reperirecollaboratori per il supporto logistico alleattività didattiche o in caso di improvviseemergenze; anche un bisogno fisiologico di undocente non trova copertura adeguata da partedel personale che dovrebbe essere addetto allasorveglianza!E cosa dire riguardo il tempo pieno? Il ministroGelmini ha più volte ribadito la volontà diaumentare il tempo pieno nelle scuole italianeper far fronte alle numerosissime richieste dellefamiglie. La realtà, però, è un'altra: il tempopieno nella scuola primaria italiana non èaumentato, ma continuerà anzi a diminuirecausando un incremento dei docenti perdentiposto che dovranno, inevitabilmente, trovareuna collocazione alternativa a danno deicolleghi precari.In una situazione come questa è davveroassurdo sentir parlare di “una rivoluzione afavore di studenti e docenti”, soprattutto se sipensa che sono proprio gli alunni e le lorofamiglie, insieme agli insegnanti, ad esseremaggiormente maltrattati.A conti fatti la riforma Gelmini, che indossal'abito dell'innovazione scolastica, appareproprio come una manovra partorita dallamente di un contabile intento ad esercitarsi alrisparmio, a danno del servizio offertoall'utenza. Peccato che si tratti della Scuola, delnostro futuro.

Lucrezia Malvone

Genzano è come cento uova di PasquaE' dal 2000 che la famosa garaautomobilistica non viene più organizzatae gli appassionati ne sentono la mancanza.Possiamo dire loro di stare tranquilli, il nostroComune si sta attrezzando per una nuovaedizione. Quindi, non solo parate di sfolgorantiFerrari ma anche un occhio e una occasione peraltri appassionati di motori.In attesa dell'edizione ufficiale, ci si puòallenare sul percorso cittadino.Partenza da Piazzale Sforza Cesarini, si scendeper via Annarumi evitando macchinaparcheggiate a culo in fuori, buche e tombini, sigira a sinistra tra diverse macchine parcheggiatein piena curva e si continua per via Guidobaldi,curva a destra in discesa per via Previtalievitando le macchine in sosta in pieno incrocioe, anche qui buche e tombini rialzati, nonsognatevi di saltarli spostandovi a destra perchébeccate le auto in sosta. Curva con secchioni adestra per via Mameli per imboccare infine viaMoscato che potrete percorrere evitandol'impalcatura sulla destra, le macchine chesalgono e i dislivelli dei sanpietrini. Vince chiarriva in Piazza dell'Annunziata nel minortempo senza aver ucciso la vecchietta con laspesa, senza aver schiacciato il gatto grigiopiuttosto rognoso, senza aver sgrugnato lapropria e le altrui macchine e senza aver rottoammortizzatori, coppa dell'olio, balestre ecarrozzeria. Stiamo sperimentando altri percorsiche vi segnaleremo in seguito per rendere piùvario e completo l'allenamento in vista delgrande evento.

Gli onoridella cronacaE così Genzano è finito nei telegiornali, nonper l'Infiorata o per il pane, ma perun'altro caso di cronaca, di certo nonedificante. Ora non possiamo sicuramenteingigantire il fatto di per sé grave, ma nemmenolo si può minimizzare come tenta di farequalcuno. Che Genzano non sia più il paese deibalocchi lo si sa da tempo. Il problema è sapereche cosa si intenda fare per porre rimedioprima che la situazione degeneri in fatti ben piùgravi e preoccupanti. Attendiamo forse che ilcentro­destra del paese faccia la campagnaelettorale sbandierando il bisogno di legalità?Attendiamo che amplifichino a dismisura fatti dicronaca per mascherare la mancanza diprogettualità politica?Si è sempre detto che prevenire è meglio checurare, anche perché spesso le cure, quando ètardi, sono peggiori della malattia stessa.

Camel Trofy aGenzano