PACCIOCO, R. Le Canonizzazioni Papali Nei Secoli XII e XIII

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LE CANONIZZAZIONI PAPALI NEI SECOLI XII E XIII. EVIDENZE A PROPOSITO DI "CENTRO" ROMANO, VITA RELIGIOSA E "PERIFERIE" ECCLESIASTICHE Roberto Paciocco Considerando le canonizzazioni dei santi effettuate dai pontefici tra XII e XIII se- colo, è possibile offrire rilevanti elementi di riflessione per valutare l'influsso della curia romana in territorio europeo: esse, come ha notato Klaus Herbers, rappresen- tano un punto di fuga significativo per osservare le relazioni tra il "centro': romano e le "periferie" ecclesiastiche. l Nei secoli centrali del medioevo, grazie alle cano- nizzazioni, si realizzarono infatti nessi polivalenti tra il papato e le altre chiese della cristianità, i quali perdurarono anche in anni successivi alle canonizzazioni, allor- ché queste ultime coinvolsero gli ordini di vita religiosa. 2 Durante tali due secoli, K. Herbers, "1m Dienste der Universalitiit oder der Zentralisierung? Das Papsttum und die 'Peripherien' im hohen Mittelalter - Schlussbemerkungen und Perspektiven", in: Romisches Zentrum und kirchliche Peripherie. Das universale Papsttum als Bezugspunkt der Kirchen von der Reformpdpsten bis zu Innozenz 111., a cura di J. JohrendtIH. Miiller (Neue Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften zu Gottingen, Philologisch-Historische Klasse N. F. 2, Stu- dien zu Papstgeschichte und Papsturkunden), Berlin/New York 2008,323-343, qui: 341-342. A questo intervento rimando anche per riserve e precisazioni a riguardo dei concetti di "centro" e "periferia". Sulla prospettiva comunque eccessivamente "ecclesiastica" di questo libro, mi sia consentito rinviare a R. Paciocco, "Commistioni e ambiguità. Il papato e le chiese locali tra XI e XII secolo", Studi medievali 51 (2010),817-838. 2 Lo studio delle canonizzazioni papali si è intensificato, com'è noto, dopo la pubblicazione della thèse di A. Vauchez, La sainteté en Occident au derniers siècles du Moyen Age d'après les procès de canonisation et les documents hagiographiques (Bibliothèque des Écoles françaises d'Athènes et de Rome 241), Roma 1981, un' opera in cui si presta però più attenzione alla san- tità in sé che non agli aspetti procedurali; nella più recente traduzione italiana (Id., La santità nel medioevo, Bologna 2009), curata dallo stesso autore, viene di nuovo ridotta la prima parte, che di essi si occupa. Una bibliografia ragionata sulle canonizzazioni può essere rintracciata in R. Paciocco, Canonizzazioni e culto dei santi nella "Christianitas" (1198-1302) (Medioevo francescano, Saggi 11), Assisi/S. Maria degli Angeli 2006, 323-333. Dal punto di vista del di- ritto canonico e dell'ingresso del processo romano-canonico nelle canonizzazioni, imprescin- dibile è T. Wetzstein, Heilige vor Gericht. Das Kanonisationsverfahren im europdischen Spdt- mittelalter (Forschungen zur kirchlichen Rechtsgeschichte und zum Kirchenrecht 28), K6ln/ Weimar/Wien 2004; il volume di O. Krafft, Papsturkunde und Heiligsprechung. Vie pdpstli- chen Kanonisationen vom Mittelalter bis zur Reformation. Ein Handbuch (Archiv fiir Diplo- matik, Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde, Beiheft 9), K6ln/Weimar/Wien 2005, benché legato in primo luogo alla diplomatica pontificia, è ricchissimo di materiali e indicazioni; su questi due volumi, cfr. R. Paciocco, "Sine papae licentia non licet aliquem venerari pro sancto. La santità medievale tra processo romano-canonico e diplomatica pontificia", Collecta- nea franciscana 77 (2007), 265-311. Non offrirò indicazioni bibliografiche sui singoli ponte- fici menzionati nel prosieguo, né su singoli momenti ed aspetti della storia del papato: a tal

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Processi di canonizzazioni politici nell'età medievale

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LE CANONIZZAZIONI PAPALI NEI SECOLI XII E XIII.EVIDENZE A PROPOSITO DI "CENTRO" ROMANO,VITA RELIGIOSA E "PERIFERIE" ECCLESIASTICHE

Roberto Paciocco

Considerando le canonizzazioni dei santi effettuate dai pontefici tra XII e XIII se-colo, è possibile offrire rilevanti elementi di riflessione per valutare l'influsso dellacuria romana in territorio europeo: esse, come ha notato Klaus Herbers, rappresen-tano un punto di fuga significativo per osservare le relazioni tra il "centro': romanoe le "periferie" ecclesiastiche. l Nei secoli centrali del medioevo, grazie alle cano-nizzazioni, si realizzarono infatti nessi polivalenti tra il papato e le altre chiese dellacristianità, i quali perdurarono anche in anni successivi alle canonizzazioni, allor-ché queste ultime coinvolsero gli ordini di vita religiosa.2 Durante tali due secoli,

K. Herbers, "1m Dienste der Universalitiit oder der Zentralisierung? Das Papsttum und die'Peripherien' im hohen Mittelalter - Schlussbemerkungen und Perspektiven", in: RomischesZentrum und kirchliche Peripherie. Das universale Papsttum als Bezugspunkt der Kirchen vonder Reformpdpsten bis zu Innozenz 111.,a cura di J. JohrendtIH. Miiller (Neue Abhandlungender Akademie der Wissenschaften zu Gottingen, Philologisch-Historische Klasse N. F. 2, Stu-dien zu Papstgeschichte und Papsturkunden), Berlin/New York 2008,323-343, qui: 341-342.A questo intervento rimando anche per riserve e precisazioni a riguardo dei concetti di "centro"e "periferia". Sulla prospettiva comunque eccessivamente "ecclesiastica" di questo libro, mi siaconsentito rinviare a R. Paciocco, "Commistioni e ambiguità. Il papato e le chiese locali tra XIe XII secolo", Studi medievali 51 (2010),817-838.

2 Lo studio delle canonizzazioni papali si è intensificato, com'è noto, dopo la pubblicazione dellathèse di A. Vauchez, La sainteté en Occident au derniers siècles du Moyen Age d'après lesprocès de canonisation et les documents hagiographiques (Bibliothèque des Écoles françaisesd'Athènes et de Rome 241), Roma 1981, un' opera in cui si presta però più attenzione alla san-tità in sé che non agli aspetti procedurali; nella più recente traduzione italiana (Id., La santitànel medioevo, Bologna 2009), curata dallo stesso autore, viene di nuovo ridotta la prima parte,che di essi si occupa. Una bibliografia ragionata sulle canonizzazioni può essere rintracciata inR. Paciocco, Canonizzazioni e culto dei santi nella "Christianitas" (1198-1302) (Medioevofrancescano, Saggi 11), Assisi/S. Maria degli Angeli 2006, 323-333. Dal punto di vista del di-ritto canonico e dell'ingresso del processo romano-canonico nelle canonizzazioni, imprescin-dibile è T. Wetzstein, Heilige vor Gericht. Das Kanonisationsverfahren im europdischen Spdt-mittelalter (Forschungen zur kirchlichen Rechtsgeschichte und zum Kirchenrecht 28), K6ln/Weimar/Wien 2004; il volume di O. Krafft, Papsturkunde und Heiligsprechung. Vie pdpstli-chen Kanonisationen vom Mittelalter bis zur Reformation. Ein Handbuch (Archiv fiir Diplo-matik, Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde, Beiheft 9), K6ln/Weimar/Wien 2005,benché legato in primo luogo alla diplomatica pontificia, è ricchissimo di materiali e indicazioni;su questi due volumi, cfr. R. Paciocco, "Sine papae licentia non licet aliquem venerari prosancto. La santità medievale tra processo romano-canonico e diplomatica pontificia", Collecta-nea franciscana 77 (2007), 265-311. Non offrirò indicazioni bibliografiche sui singoli ponte-fici menzionati nel prosieguo, né su singoli momenti ed aspetti della storia del papato: a tal

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importanti trasformazioni coinvolsero sia i metodi di canonizzazione sia il ruolorivestito dall'autorità papale sia - ed è forse ciò che qui forse più ci interessa - imezzi impiegati e le istituzioni coinvolte nella diffusione del culto dei santi appro-vati dalla sede romana.

Introduttivamente, è opportuno ricordare che il secolo XII fu contraddistintodalla compresenza di una pluralità di forme procedurali nelle canonizzazioni, per lequali i pontefici si avvalsero pure di modi che potremmo definire "tradizionali" pergiungere alla proclamazione della santità. A partire dalla canonizzazione di EnricoII realizzata da Eugenio III (1146) si evidenziò sempre più il ruolo del collegiocardinalizio, mentre retrocedette quello dei concili, nel contesto dei quali eranotrattate le canonizzazioni non solo papali;3 così, pur riconoscendo nel documentoper la canonizzazione del re Edoardo d'Inghilterra (1161) che l'approvazione di unasantità era de more praticata in ambito conciliare, Alessandro III non applicò taleconsuetudine, poi obliterata anche dai suoi successori.4 Inoltre, fino a Celestino IIIperdurarono criteri d'esame fondati su agiografie, testimonia scritti e testimonianzeorali, senza che tali tre elementi, tra l'altro, risultino sempre attestati insieme.5

È a partire da Lucio III (1181-1185) che iniziarono a presentarsi casi affrontatiin senso spiccatamente processuale e fecero capolino i primi segnali d'applicazione

proposito rinvio alla bibliografia, aggiornata rispetto all' edizione tedesca del 1996, presente inB. Schimmelpfennig, Il Papato. Antichità, medioevo, rinascimento, trad. e cura dell'ed. it. di R.Paciocco (La corte dei papi 16) Roma 2006,307-340.

3 Qualche esempio in A. Amore, "La canonizzazione vescovile", Antonianum 52 (1977), 231-266, qui: 232-244; cfr. anche M. Sieger, Die Heiligsprechung. Geschichte und heutige Rechts-lage (Forschungen zur Kirchenrechtswissenschaft 23), Wiirzburg 1995, 44-45, ove però siritiene che il caso di Enrico rappresenti la prima canonizzazione extra-sinodale (ibidem, 52).Sulla canonizzazione di questo imperatore permane importante R. Klauser, Der Heinrichs- undKunigundenkult im mittelalterlichen Bistum Bamberg, Bamberg 1957, qui: 56; cfr. anche Id.,"Zur Entwicklung des Heiligsprechungsverfahrens bis zum 13. Jahrhundert", Zeitschrift derSavigny-Stiftungfiir Rechtsgeschichte, Kanonistische Abteilung 40 (1954), 85-101, qui: 92-93.

4 Regesta Pontificum Romanorum, a cura di P. Jaffé/P. EwaldlF. Kaltenbrunner/S. L6wenfeld,2 volI., Leipzig 21885-1888, n. 10653 (in seguito: JL); Alexander III., Epistola et privilegia,ed. J.-P. Migne, Patrologia Latina, voI. 200, Paris 1855, 107. Lo notò già S. Kuttner, "La rè-serve papale du droit de canonisation", Revue historique de droit français et étranger n. s. 17(1938), 172-228, qui: 184; ora in: Id., The History oj Ideas and Doctrines ojCanon Law in theMiddle Ages (Variorum Reprints), London 1980, VI. Nel concilio di Tours (1163), nessunapetitio per le canonizzazioni sortì effetti, ed esse furono rinviate: ciò risulta certo in relazione aBernardo di Clairvaux (JL, n. 12219, n. 12330; S. Bernardi canonizatio, ed. J.-P. Migne, Patro-logia Latina, voI. 185, Paris 1855,622) e ad Anselmo d'Aosta (cfr. JL, n. 10886; AlexanderIII., Epistola et privilegia, ed. l-P. Migne, Patrologia Latina, voI. 200, Paris 1855,235-236).Il collegio cardinalizio si sostituì ali' ambiente conciliare e la formula de fratrum nostrorumconsilio si stabilizzò, con qualche variazione, quale costante nei documenti di canonizzazione;sul senso di tale formula e sul rilievo dei cardinali nelle decisioni papali nella seconda metà delXII secolo mi limito a rinviare a l B. Sagmiiller, Die Thdtigkeit und Stellung der Kardindle bisPapst Bonifaz VlII. Historisch-canonistisch untersucht und dargestellt, Freiburg i. Br. 1896,49-58 e, soprattutto, a W. Maleczek, Papst und Kardinalskolleg von 1191 bis 1216. Die Kardi-naie unter Coelestin 111.und Innocenz 111.(Publikationen des Historischen lnstituts beim Oster-reichischen Kulturinstituts in Rom, l.Abt., Abh. 6), Wien 1984, 302-320.

5 Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 1-23, 167-178.

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al giudizio di santità del nascente processo romano canonico, come testimonia conchiarezza il caso di Galgano di Chiusdino.6 Però, fu solamente con Innocenza IIIche il nuovo percorso processuale si avviò - non senza difficoltà di vario genere,come mostra già il fatto che la commissio del 1200 per l'apertura del processo lo-cale relativo all'eremita Caradoc, ottenuta con tanti sforzi da Giraldo di Cambria,sia stata strappata dagli stessi abati gallesi che il papa aveva incaricato per la con-duzione dell' inquisitio7 - a divenire l'unico che avrebbe potuto condurre al giudiziodi santità. La necessità di far riferimento ad un nuovo iter fu prospettata in occa-sione del negotium per Gilberto di Sempringham, allorché il pontefice rifiutò con laLicet apostolica sedes (1201) le littere testimonia/es già inviate in curiadall'arcivescovo di Canterbury per la canonizzazione del fondatore dei Gilbertini esottolineò in prima battuta il rilievo dei testes nella nuova procedura.8 Tra le costi-

6 Vauchez, La sainteté (come n. 2),41-42; Wetzstein, Heilige (come n. 2),220-221. Per il testo,copiato e rimaneggiato nel XVI secolo, cfr. F. Schneider, "Analecta toscana, IV: Der EinsiedlerGalgan von Chiusdino und die Anfange von S. Galgano", Quellen und Forschungen aus itali-enischen Archiven und Bibliotheken 17 (1914-1924), 1-77, qui: 69-77. Con ogni probabilitàGalgano non fu canonizzato, nonostante un accenno in proposito presente in una vita del XIIIsecolo; cfr. E. Susi, L'eremita cortese. San Galgano fra mito e storia nell'agiografia toscanadel XlI secolo (Biblioteca del "Centro per il collegamento degli studi medievali e umanistici inUmbria" 9), Spoleto 1993,205.

7 Giraldus Cambrensis, De iure et statu Menevenesis ecc/esiae, in: Id., Opera, ed. S. J. Brewer/J. F.DimocklG.F. Warner (Rerum Britannicarum medii aevi scriptores 21/1-8), London 1861-1891, III, 99-373, qui: 183; per altre informazioni, cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2),29-30; per difficoltà e resistenze di altro segno, cfr. ibidem, 135-163 e 190-198. La commissioper Caradoc (Multa iamdudum de, Regesta pontificum Romanorum, a cura di A. Potthast, 2volI., Berlin 1874-1875, vol.l, n. 1047, in seguito: Potthast) è la prima pervenutaci, anche se visono tracce di commissiones per le canonizzazioni inviate durante il pontificato di Celestino III;sulle commissiones per i processi in generale e sulle relative forme diplomatistiche, formularie clausole, cfr. Wetzstein, Heilige (come n. 2), 145-151; meno congrua mi pare la definizionedi Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 4 ("Mandate"), nonché quella precedente di D. l Blaher,The Ordinary Processes in Causes oj Beatification and Canonization. A historical Synopsis anda Commentary. A Dissertation (The Catholic University of America Canon Law Studies, 268),Washington D.C. 1949,25 (litterae remissoriales, una definizione legata all'età moderna), dacui riprese anche Vauchez, La sainteté (come n. 2), 80; cfr. anche Sieger, Die Heiligsprechung(come n. 3),74.

8 Il documento (Potthast) assente nei registri innocenziani, è conservano solo nel Liber sanctiGileberti; cfr. The Book oj St Gilbert, ed. R. Foreville/G. Keir (Oxford Medieval Texts), Oxford1987, 234-236, qui: 236: non solum per testimonia sed per testes, per jamam quoque vulgatamet scripturam auctenticam, de virtute morum et virtute signorum, operibus videlicet et miracu-lis, certitudinem inquiratis, cunctaque fideliter scribentes sub testimonio sigiUorum vestrorumper viros ydoneos, qui etiam super hiis nobis fidem jaciant in presentia nostra iurati, ad sedemapostolicam destinetis, ut per inquisitionem vestram sufficienter instructi ad divini nominisgloriam et catholice fidei firmamentum securius in ipso negotio procedere valeamus.Sull'importanza di tale documento, cfr. Vauchez, La sainteté (come n. 2), 45-46 e soprattuttoWetzstein, Heilige (come n. 2), 333-335, nonché Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 30-31. Sulla documentazione procedurale in genere, cfr. le considerazioni di T. Wetzstein, "Pro-zeBschriftgut im Mittelalter - einfiihrende Uberlegungen", in: Als die Welt in die Akten kam.Prozej3schriftgut im europdischen Mittelalter, a cura di S. Lepsius/ld. (Rechtsprechung, Mate-rialien und Studien 27), Frankfurt a.M. 2008, 1-27.

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tuzioni del Lateranense IV (1215), la 38a avrebbe poi obbligato i giudici alla regi-strazione per iscritto dei vari stadi procedurali e alla stesura del processo verbale,ciò che ovviamente riguardò nella teoria pure i processi di canonizzazione.9

Ancor prima della stabilizzazione del processo romano-canonico nelle cano-nizzazioni, queste avevano iniziato a gravitare nell'orbita delle cosiddette causa emaiores, riservate al papa. Da un punto di vista teorico e forse dietro sollecitazionedei petenti, alla fine del pontificato di Clemente III il papato si propose per la primavolta inequivocabilmente quale unico interlocutore magisterialmente qualificato inmateria di santità nell'arenga della littera per la canonizzazione di Stefano di Muret(1189).10 Intanto, nella seconda metà del secolo XII si era andata esaurendo la pos-sibilità per i legati papali di condurre a termine una canonizzazione - altamenteindicativo è il caso di Rodesindo di Dumio" - e venne inoltre abbandonato un altroiter che prevedeva la delega del giudizio di santità a prelati locali, la procedura in

9 Sul rilievo di questa disposizione, cfr. ibidem e Conciliorum oecumenicorum decreta, a cura di G.Alberigo/G. L. Dossetti/P.-P. Joannou/C. LeonardilP. Prodi, cons. di H. Jedin, Bologna 1996,252:iudex semper adhibeat aut publicam, si potest habere, personam aut duos viros idoneos, qui fide-liter universa iudicii acta conscribant, videlicet citationes, dilationes, recusationes et exceptio-nes, petitiones et responsiones, interrogationes, confessiones, testium depositiones, instrumento-rum productiones, interlocutiones, appellationes, renunciationes, conclusiones et caetera quaeoccurrunt competenti ordine conscribenda, designando loca, tempora et personas, et omnia sicconscripta partibus tribuantur, ita quod originalia penes scriptores remaneant, ut si super pro-cessu iudicisfuerit suborta contentio, per haec possit veritas declarari; cfr. anche X 2,19,11.

IO Come notò Kuttner, "La rèserve" (come n. 4), 205-206, 224; ma cfr. anche E.W. Kemp, Cano-nization and Authority in the Western Church, OxfordlLondon 1948,96; però, accenni signifi-cativi ricorrono pure durante il pontificato di Alessandro III, nella Eterna et incommutabilis(cfr. n. 14) e in occasione della canonizzazione di Tommaso Becket (cfr. n. 21); nella Ideosacrosanctam Romanam (JL, n. 16395), si legge: Ideo sacrosanctam Romanam ecclesiam red-emptor noster caput omnium esse voluit et magistram, ut ad eius dispositionem et nutum [... ]quae ubicumque afidelibus gerenda sunt ordinentur et errata in melius corrigantur et ad eiusconsilium in ambiguis recurratur; quod ipsa statuerit nemini [... ]liceat immutare. Ne, sijortepromiscua daretur universis licentia, quaecunque sibi secundum voluntatem propriam occur-rerent, perpetrandi confusa libertas, cum secundum personarum diversitatem vota dissentiant,in aliorum aliquando scandalum, sine iusti discretione libraminis, commendanda supprimeretet minus digna laudibus indebitis celebraret (cfr. Clemens Hl., Epistolae et privilegia, ed. l.-P.Migne, in: Patrologia Latina, voI. 204, [come sopre], 1426-1427, qui: 1426); tali concetti fu-rono riprodotti anche nel 1190 per la canonizzazione di Malachia d'Irlanda (Ideo sacrosanctamRomanam, JL, n. 16514; Patrologia Latina [come supra] 204,1466-1467). Tutto ciò non si-gnificava ancora una limitazione delle prerogative vescovili o comunque locali a propositodelle canonizzazioni e del culto dei santi; ad esempio, nel caso di Stefano, già nel 1167 era statostabilito il suo giorno festivo e la traslazione, come notò già J. Schlafke, "Das Recht der Bi-sch6fe in causis sanctorum bis zum lahre 1234", in: Die Kirche und ihre Amter und Stdnde,Festgabe fUrJoseph Kardinal Frings, K6ln 1960,417-433, qui: 427-428.

Il Canonizzato dal cardinale Giacinto nel 1173 nel corso di una sua legazione in Spagna, durantela quale egli promosse il culto di Tommaso Becket e realizzò numerose traslazioni di reliquie, ilprovvedimento fu confermato nel 1195 dallo stesso allorché egli divenne pontefice col nome diCelestino III; cfr., per ulteriori notizie e bibliografia, Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 20;si veda anche I. Fleisch, "Rom und die Iberische Halbinsel: das Personal der plipstlichen Lega-tionen und Gesandtschaften im 12. Jahrhundert", in: Romisches Zentrum (come n. 1), 135-189,qui: 158, nonché K. Herbers, "Le dossier de saint Rosendus de Celanova. Structure, évolution,

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forma commissoria, certamente applicata in occasione delle canonizzazioni di An-selmo d'Aosta, Annone II di Colonia, Kjeld di Viborg e, per l'ultima volta, di Ot-tone di Bamberga (1189).12 Fermo restando che il riconoscimento della santità no-nostante tutto non permase appannaggio del solo pontefice né nel Duecento né neisecoli a venire,13 fu indubbiamente con la recezione nel Liber Extra (1234) delladecretale Audivimus di Alessandro III - tratta dalla Eterna et incommutabilis e giàpresente nella Compilatio II del maestro bolognese Giovanni de Galles come purein altre collezioni di area inglese - che il diritto comune della Chiesa sancì che ilgiudizio di canonizzazione, con i metodi che esso implicava, sarebbe stato da allorain poi di competenza pontificia (X 3.45.1).14

Anche se dal novero dei santi canonizzati deve essere esclusa la regina di ScoziaMargherita, per i secoli XII e XIII si contano certamente più di quaranta canonizza-zioni. 15 Tutte comportarono relazioni tra il papa con il suo apparato curiale e le loca-lità ed istituzioni interessate nelle varie circoscrizioni ecclesiastiche a celebrare ilculto del loro santo con l'assistenza della preminenza giuridica, dottrinale e liturgicadella sede apostolica. Per le ragioni che abbiamo brevemente osservato fino ad ora,le canonizzazioni realizzate nel corso di tali due secoli non risultano omologhe nédal punto di vista procedurale né relativamente al grado d'autorità del pontefice.Inoltre, la mancanza di serialità delle fonti non rende sensato produrre statistiche re-lative ai contatti innescati da documentazione scritta (petitiones, rotuli o comunquedossier processuali, litterae papali e altro materiale ancora) o indotti dai viaggi in-

reécriture et inftuence papale", in: Miracles, vies et reécritures dans l'Occident médiéval, a curadi M. GoulletIM. Heinzelmann (Beihefte der Francia 65), Ostfildern 2006, 103-120.

12 Questa forma procedurale in forma commissoria è stata incisivamente esaminata già molti annior sono da J. Petersohn, "Die papstliche Kanonisationsdelegation des Il. und 12. Jahrhundertsund die Heiligsprechung Karls des GroBen", in: Proceedings ojthe Fourth International Con-gress oj Medieval Canon Law (Toronto, 21-25 August 1972), a cura di S. Kuttner (Monumentaiuris canonici, Series C, Subsidia 5), Città del Vaticano 1976, 163-206.

13 Una casistica dei culti affermati a livello locale indipendentemente dalle canonizzazioni papaliè offerta da Kemp, Canonization (come n. IO), 116-140; un esempio significativo di comenegli anni Venti del Trecento, in anni di compiuta affermazione della riserva papale del dirittodi canonizzazione, si potessero aggirare le prerogative papali in materia, è rappresentatodall'attività del vescovo di Cefalù, in Sicilia, per il culto del frate minore Gandolfo; a tal pro-posito e per altre considerazioni, cfr. R. Paciocco, "Ordini mendicanti e culto dei santi", in:Pellegrinaggi e itinerari dei santi nel Mezzogiorno medievale, a cura di G. Vitolo (Europamediterranea, Quaderni 14), Napoli 1999, 129-163, qui: 154-156.

14 Kuttner, "La rèserve" (come n. 4), 213-215. Non riassumo i termini del dibattito sulla riservapapale del diritto di canonizzazione; cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 38-39, 55-57.Sulla Eterna et incommutabilis di Alessandro III si veda pure S. WeiB, "Papstliche Heilige deslO. bis 13. Jahrhunderts - Heiliger zweiter Klasse?", in: Global-Player der Kirche? Heilige undHeiligsprechung im universalen Verkiindigungsauftrag, a cura di L. ModI/S. Samerski, Wiirz-burg 2006, 21-66, qui: 53-66. Per la decretale Audivimus (X 3,45,1), rinvio alle osservazioni diT. Wetzstein, "Resecatis superftuis? Raymund von Penafort und der Liber Extra", Zeitschrift derSavigny-Stiftungfiir Rechtsgeschichte, Kanonistische Abteilung 92 (2006), 355-391.

15 A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso la canonizzazione di Margherita è stata attribuitadalla storiografia - sulla base del materiale raccolto e orientato da ragioni di necessità cultualecattolica in funzione anti-protestante già negli Acta sanctorum - a lnnocenzo IV; cfr. Paciocco,Canonizzazioni (come n. 2),295-309.

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trapresi da rappresentanti sia del centro (legati papali e perfino gli stessi pontefici) siadelle periferie ecclesiastiche (soprattutto nuntii). Per di più, canonizzazioni non per-fezionate comportarono talora più scambi e rapporti di altre che invece furono con-dotte a termine: tanto per condurre due esempi di segno opposto, si pensi all' esiguitàdella documentazione e dei contatti necessari alla canonizzazione di Virgilio di Sa-lisburgo, realizzata da Gregorio IX (1233) allorché già risultava applicata la proce-dura processuale e, di contro, alla ricchezza del dossier relativo al fallito negotiumper Filippo di Bourges, affrontato negli anni Sessanta del XIII secolo e di nuovo inetà avignonese, durante i pontificati di Clemente Vedi Giovanni XXII. 16

Passiamo ai modi in cui i pontefici pubblicarono le loro decisioni in materia disantità. Se durante il secolo XI e fino alla prima metà del XII le canonizzazionipoterono essere rese di "pubblico dominio" viva voce, dalla seconda metà del XIIsecolo ciò avvenne di norma per iscritto: un dato di fatto che risulta connesso, oltreche alla crescita del ruolo della scrittura nella società europea, alla vieppiù intensagiuridicizzazione del papato e delle sue connotazioni centralistiche17. Così, ancheprima dell' affermazione del processo romano-canonico e della riserva papale deldiritto di canonizzazione, quale che fosse la procedura applicata, la decisione pa-pale venne comunicata per mezza di litterae, recanti formule specifiche per tal ge-nere di negotia ma oscillanti quanto al dettato testuale.18 Le caratteristiche di talilitterae non furono del tutto stabili né costanti nemmeno nel corso del Duecento. Lorivela con evidenza pure l'alternarsi della bollatura con filo di canapa e con filo diseta, un' alternanza - riscontrabile sia nel XII sia nel XIII secolo - cui corrispondevatra l'altro un carattere più o meno "ingiuntivo" del culto da tributare al santo cano-nizzato: litterae de iustitia o litterae gratiosae? È in questione una fusione e confu-sione, un "Mischcharakter" già evidenziato a suo tempo da JUrgen Petersohn e con-fermato da Otfried Krafft, il cui lavoro, nonostante la sua impostazione a mio av-viso "irenica", può comunque essere utilmente consultato a proposito di quantoaccennato fino ad ora a riguardo dei documenti papali di canonizzazionel9.

16 Per Virgilio, cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 62, 70, 81,212,240; ulteriori informa-zioni in K. Amon, "Virgils Nachleben - Heiligsprechung und Kult", in: Virgil von Salzburg.Missionar und Gelehrter. Beitrage des Internationalen Symposium von 21.-24. Sept. 1984 inder Salzburger Residenz, a cura di H. Dopsch/R. Juffinger, Salzburg 1985,384-399, qui: 386;sul dossier per Filippo di Bourges, si veda R. Paciocco, "Processi e canonizzazioni nel Due-cento. Documenti e riflessioni a proposito di Filippo di Bourges", Archivum historiae pontifi-ciae 40 (2002), 85-174; per altri esempi duecenteschi, cfr. Id., "Perfette imperfezioni. Santità erivendicazioni papali nell'Italia centrale intorno al 1252", Studi medievali 49 (2008), 711-727.

17 Per una statistica e per osservazioni generali, cfr. A. Paravicini Bagliani, Il Trono di Pietro.L'universalità del papato da Alessandro 1lI a Bonifacio VIII (Studi superiori NIS 299), Roma1996, 86. È ovviamente da tenere in conto che alcuni documenti poterono andare perduti; suquesto, cfr. L. Clemens, "Zeugen des Verlustes - Papstliche Bullen", in: Kurie und Region,Festschrift fiir Brigide Schwarz zum 65. Geburtstag, a cura di B. FlugiM. Matheus/ A. Rehberg,Stuttgart 2005,341-357.

18 Lo si può notare anche consultando solo A. P. Frutaz, "Auctoritate ... beatorum apostolorumPetri et Pauli. Saggio sulle formule di canonizzazione", Antonianum 42 (1967), 435-501; macfr. i titoli menzionati nella nota seguente.

19 La pubblicazione delle canonizzazioni avvenne per mezzo di litterae, ciò che rappresentò unacostante fino al 1450, allorché la littera fu stabilmente sostituita dalla forma diplomatistica

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Le canonizzazioni papali nei secoli XII e XIII 283

Qualora si avesse l'intenzione di utilizzare unicamente i documenti di canoniz-zazione per procedere comparativamente in relazione ai secoli che rappresentanol'oggetto di questo contributo, sarebbe non solo necessario analizzare un numeroeccessivo di variabili, ma si correrebbe pure il rischio di appuntare l'attenzione sudati meramente teorici che non renderebbero giustizia alla realtà dei rapporti tracentro romano e periferie ecclesiastiche veicolati dalle canonizzazioni. Non sa-rebbe certo di ausilio determinante e definitivo la considerazione dei soli destinataridei documenti di canonizzazione e nemmeno la presenza in questi ultimi di unaeventuale prescrizione di un culto "universale". Adduco un esempio che si collocaa cavaliere tra XII e XIII secolo, relativo alla canonizzazione dell'imperatriceCunegonda realizzata da Innocenza III (1200): benché uno dei due originali giuntifino a noi della Cum secundum evangelicam rechi quale indirizzo non specifici de-stinatari bensì tutti i prelati e, per di più, nonostante il testo contenga la menzione diun culto che avrebbe dovuto essere praticato ab universis fidelibus, nei fatti la tra-dizione di questo documento rinvia al solo episcopato di Bamberga mentre, d'altrocanto, gli stessi calendari della curia papale mai contemplarono nel prosieguo lafestività della consorte di Enrico Il.20

della "Kanonisationsbulle"; cfr. Krafft, Papsturkunde (come n. 2), in parto 1036. Sulle caratte-ristiche diplomatistiche dei documenti di canonizzazione, osservazioni erano state condotte daR. Klauser, "Zur Entwicklung des Heiligsprechungsverfahrens bis zum 13. Jahrhundert", Zeit-schrift der Savigny-Stiftungfiir Rechtsgeschichte, Kanonistische Abteilung 40 (1954), 85-101,qui: 97 n. 27, e soprattutto da J. Petersohn, "Die piipstliche Kanonisationsdelegation" (comen. 12), 168 n. 33; Id., "Die Litterae Papst lnnocenz III. zur Heiligsprechung der Kaiserin Kuni-gunde (1200)", Jahrbuchfiir frdnkische Landesjorschung 37 (1977), 1-25, qui: 5-6 e 8-9. Aproposito dell'impostazione "irenica" di Krafft, Papsturkunde (come n. 2), cfr. Paciocco, "Sinepapae licentia" (come n. 2), 286-310; ibidem, 311, nella "Zusammenfassung" (a chi scrive nonè stato consentito di correggere le bozze di stampa), nella quart'ultima riga mi viene fatto direil contrario di ciò che intendevo.

20 Potthast, in: Petersohn, "Die Litterae" (come n. 19),21-25, ibidem, 24: ut ex plenitudine pote-statis quam Ihesus Christus beato Petro concessit, prenominatam imperatricem sanctorumcathalogo dignaremur ascribere decernentes eius memoriam inter sanctos ab universis fideli-bus de cetero celebrandam, cum hoc sublime iudicium ad eum tantum pertineat, qui est beatiPetri successor et vicarius Ihesu Christi. Che fosse in questione un culto universale lo affermòil Kuttner, "La réserve" (come n. 4),208, in ciò seguito, ad esempio, da N. Herrmann-Mascard,Les reliques des saints. Formation coutumière d'un droit (Société d'histoire du droit. Collec-tion d'histoire institutionelle et sociale 6), Paris 1975, 100. Come rimarcò già Schlafke, "DasRecht" (come n. 10),428, sia la menzione della plenitudo potestatis in riferimento alle canoniz-zazioni sia l'universalità del culto rispecchiano unicamente i desiderata dei petenti; si torneràpiù avanti, sul problema del culto universale. Nonostante il rilievo del pontificato di InnocenzoIII nelle canonizzazioni, non si può certo utilizzare la Cum secundum evangelicam per Cune-gonda per fondare la riserva papale del diritto di canonizzazione, come fecero Kemp, Canoni-zation (come n. 9), 105-106; Klauser, "Zur Entwicklung" (come n. 19),99. Di primaria impor-tanza fu comunque l'arenga - divenuta poi un formulario - di questo documento nel precisareil ruolo delle virtù e dei miracoli nella santità medievale; cfr., con ulteriori indicazioni biblio-grafiche, T. Wetzstein, "'Virtus morum et virtus signorum?' Zur Bedeutung der Mirakel in denKanonisationsprozessen des 15. Jahrhunderts", in: Mirakel im Mittelalter. Konzeptionen, Er-scheinungsjormen, Deutungen, a cura di M. Heinzelmann/K. Herbers/D. R. Bauer (Beitriige zurHagiographie 3), Stuttgart 2002, 351-376; Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 232-233; Pa-

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284 Roberto Paciocco

Per quanto concerne i santi canonizzati riconducibili in qualche modo a congre-gazioni o ordini di vita religiosa, valgono le considerazioni generali avanzate fino aquesto momento, ma solo in parte quelle presentate nell'ultimo capoverso. Già peril XII secolo - sono in questione, considerando in modo forzato i secoli come entitàpuramente "matematiche", le canonizzazioni di Ugo di Cluny per i Cluniacensi(1120); di Ugo di Grenoble (1135) per i Certosini; di Bernardo di Clairvaux (1173),Malachia d'Irlanda (1190) e Pietro di Tarentaise (1191) per i Cistercensi; di Stefanodi Muret (1189) per i Grandmontani; di Giovanni Gualberto (1193) per i Vallom-brosani e di Gerardo per la congregazione benedettina di Sauve-Majeure (1197) -bisogna precisare che una notevole particolarità differenzia queste canonizzazionidalle altre: per i santi riconducibili alla vita religiosa le canonizzazioni acquisironouna valenza particolare, visto che i relativi culti non interessarono unicamente cir-coscrizioni ecclesiastiche singole o contermini, ma si legarono alla diffusione deicorrispettivi ordini o congregazioni, coinvolgendo tutte le chiese officiate dai reli-giosi a livello locale.21

Il Duecento, oltre ad essere il secolo in cui fu formulata la riserva papale deldiritto di canonizzazione all'interno dell'universale, autentica ed esclusiva compi-lazione gregoriana, fu anche - è opportuno evidenziarlo subito - il periodo di affer-

ciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 36-38. A proposito dei calendari della curia papale, si vedaibidem, 239-240. Sempre a titolo d'esempio, in relazione al Duecento si può ricordare che unodegli esemplari della Etsi electi dicantur (1218) per l'arcivescovo Guglielmo di Bourges fuindirizzata universis christifidelibus, anche se nella tradizione del documento risulta coinvoltaunicamente la sede metropolita di Bourges: Potthast, n. 8503; cfr. anche Krafft, Papsturkunde(come n. 2), 272. Per una tabella riassuntiva dei destinatari delle litterae di canonizzazionepubblicati tra il 993 e il 1297, cfr. ibidem, 1072.

21 Per Ugo di Cluny, canonizzato da Callisto Il durante un capitolo tenutosi nell'abbazia borgo-gnona, e per Ugo di Grenoble, la cui santità fu riconosciuta da Callisto II nel contesto del con-cilio di Pisa, manca il documento di canonizzazione e risalta il ruolo delle scritture agiogra-fiche: cfr. anche per ulteriori indicazioni, Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), soprattutto172-174, e Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 72-73, 86-87. Per gli altri santi, riferimenti bi-bliografici e considerazioni potranno essere rintracciati nelle note successive. Anche se non sitratta di un santo legato alla vita religiosa, è opportuno far notare che, tra le canonizzazioni delXII secolo, quella di Tommaso Becket rappresenta un caso d'eccezione; essa fu di centrale ri-lievo nell' ottica romana, come può essere notato pure dal fatto che fu essa sia stata l'unica adessere registrata dalla storiografia pontificia di tale secolo: cfr. "Alexandri III vita a Bosonecardinali conscripta", in: Pontificum Romanorum quifuerunt inde ab exeunte saeculo IX usqueadfinem saeculi XIlI vitae, a cura di 1. B. M. Watterich, Leipzig 1866 (rist. anast. Aalen 1966),377-451, qui: 420. A differenza degli altri santi canonizzati nel XII secolo, il culto del Becketè ampiamente attestato a Roma: cfr. P. Jounel, Le culte des saints dans les basiliques du Latranet du Vatican au douzième siècle (Collection de l'École française de Rome 26), Roma 1977, inpart. IO-II. Ricordo pure che, oltre al re e a prelati e fedeli d'Inghilterra, questa canonizza-zione fu comunicata all'arcivescovo di Sens e suffraganei e al vescovo di Aversa; per la primavolta, inoltre, dei documenti di canonizzazione (la Redolet Anglia e la Gaudendum est) furonoaccolti in collezioni di decretali che circolarono nel continente; nonostante talune incertezzerelative all'intestazione a tutti i prelati e a tutti i fedeli, è comunque indubbio che le litterae perla canonizzazione dell'arcivescovo di Canterbury ebbero una diffusione, confortata anche agio-graficamente, incomparabile ad altre del XII secolo: su tutto ciò si veda la minuziosa analisi diKrafft, Papsturkunde (come n. 2), 124-139.

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mazione dell'autorità della Chiesa di Roma pure sul governo della vita religiosa. Laforza dell'impatto cultuale delle canonizzazioni risultò essere più incisiva, con unaricaduta sulle chiese locali, anche quelle secolari, incomparabilmente più intensa ecapillare, non tanto in relazione agli "organismi" di vita religiosa di fondazioneprecedente al XIII secolo - penso alle canonizzazioni di Gilberto di Sempringhamper i canonici regolari gilbertini (1202), di Guglielmo di Bourges e di Edmondo diAbingdon per i Cistercensi (1218, 1246), di Elisabetta di Turingia per i Teutonici(1235) - quanto piuttosto in connessione a quegli Ordini la cui attività ebbe, per laprima volta nella storia della Chiesa medievale, quale baricentro l'esercizio dellacura animarum.22 Converrà perciò assumere come punto precipuo di osservazionequanto avvenne con gli ordini mendicanti, indagando alcuni degli aspetti più signi-ficativi - di vario genere - riguardanti le canonizzazioni di Francesco d'Assisi eAntonio di Padova per i frati Minori (1228, 1232) e di Domenico di Caleruega ePietro da Verona per i frati Predicatori (1234, 1253). Onde evitare fraintendimenti,non si può comunque sottacere che le canonizzazioni di due sante, riconducili soloa posteriori a grandi Ordini di vita religiosa, rivelano aspetti di grande interesse checomportarono comunque meno evidenti implicazioni pastorali: Elisabetta di Turin-gia (1235) e Chiara d'Assisi (1255).23

***

22 Per i secoli precedenti al Duecento, si possono vedere i contributi raccolti in La pastorale dellaChiesa in Occidente dali' età ottoniana al concilio lateranense IV, Atti della quindicesima Set-timana internazionale di Studio (Mendola, 27-31 agosto 2001), Milano 2004; su cura anima-rum e Ordini mendicanti, introduttivamente (altri titoli saranno indicati nelle note seguenti) sirinvia a L. Pellegrini, "Mendicanti e parroci: coesistenza e conflitti di due strutture organizza-tive della cura animarum", in: Francescanesimo e vita religiosa dei laici nel '200, Atti dell'VIIIConvegno internazionale della Società internazionale di Studi francescani (Assisi, 16-18 ot-tobre 1980), Assisi 1981, 129-167; interessante la prospettiva "dall'esterno" di R. Sickert,Wenn KlosterbrUder zu JahrmarkstbrUdern werden. Studien zur Wahrnehmung der Franziska-ner und Dominikaner im 13. Jahrhundert (Vita regularis, Ordnungen und Deutungen religiosenLebens im Mittelalter, Abhandlungen 28), Miinster 2006, in parto 113-139; da segnalare è co-munque l'indagine sullo specifico territorio della diocesi e della città di Wiirzburg - ma conparagoni che coinvolgono aree ben più ampie - di M. Sehi, Die Bettelorden in der Seelsorgs-geschichte der Stadt und des Bistums WUrzburg bis zum Konzil von Trient. Eine UntersuchungUber die Mendikantenseelsorge unter besonderer BerUcksichtigung der Verhdltnisse in WUrz-burg (Forschungen zur friinkischen Kirchen- und Theologiegeschichte 8), Wiirzburg 1981.

23 Solo inizialmente, soprattutto prima della canonizzazione, attorno alla rinomanza di Elisabetta(tl231) e comunque dietro il vessillo della santità di Francesco d'Assisi, cui inizialmente fuintitolata la chiesa dell'ospedale di Marburg, si sviluppò un'attività pastorale di segno antiere-ticale grazie al primo inquisitore pontificio della Theutonia, Corrado di Marburg; dopo il rista-gno, il riavvio del processo per la canonizzazione (1234), già alla conclusione del negotium perla grande santa di Germania, della santità di quest'ultima si appropriò l'Ordine Teutonico, cosìche le evidenze cultuali risultarono legate al radicamento dei Teutonici in territorio germanico;cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 64-69; restano fondamentali M. Werner, "Die hei-lige Elisabeth und die Anfiinge des Deutschen Ordens in Marburg", in: Marburger Geschichte.RUckblick auj die Stadtgeschichte in Einzelbeitrdgen, a cura di E. Dettmering/R. Grenz, Mar-burg 1980, 121-164; Id., "Mater Hassiae - Flos Ungariae - Gloria Teutoniae. Politik und Hei-

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286 Roberto Paciocco

L'iscrizione di Francesco in cathalogo sanctorum fu comunicata mediante la Sicutfiale auree, dopo un processo invero particolare, per il quale non risulta attestataalcuna petitio nelle fonti coeve e in cui Gregorio IX figura quale supremo testimonee garante della santità dell' Assisiate.24 Il numero di originali conservati di questalittera è estremamente elevato se paragonato con quello relativo ad altre canonizza-zioni, coeve e non: gli esemplari inviati furono, secondo il computo di OtfriedKrafft, circa una ventina.25 Composta e adattata a Francesco partendo dal modellodi quella, con lo stesso initium, pubblicata per la canonizzazione di Gerardo diSauve-Majeure, essa fu inizialmente inviata con bolla di piombo forse anche perl'assenza in essa della concessione di un'indulgenza, ciò che accentuò il suo carat-tere di littera de iustitia.26 È opportuno sottolineare che nel testo le variazionirispetto al modello coinvolgono, a parte altre differenze sulle quali non è ora il casodi soffermarsi, la sottolineatura del carattere ingiuntivo dell'esortazione a celebrareil culto del santo il4 ottobre e, soprattutto, l'aggiunta che comandava ai destinataridi pronunciarsi con iloro sottoposti a proposito dell' obbligatorietà della venerazioneper l'Assisiate.27

ligenvereherung im Nachleben der hl. Elisabeth von Thiirìngen", in: Politik und Heiligenvereh-rung im Hochmittelalter, a cura di J. Petersohn (Vortriige und Forschungen 42), Sigmaringen1994,449-540; su Elisabetta, si veda anche Elisabeth von Thuringen - Eine europdische Hei-lige. Katalog zur 3. Thiiringer Landesausstellung auf der WartburglEisenach, voI. 2: Aujsdtze,a cura di D. Blume/M. Werner, Petersberg 2007. Per quanto concerne Chiara d'Assisi, la cuicanonizzazione iniziò durante il pontificato di lnnocenzo IV ma venne condotta a termine daAlessandro IV, l'iniziale inquadramento all'interno del più "regionale" Ordo santi Damiani futravalicato con l'istituzione dell'Ordo sanctae Clarae, così che la santità di Chiara risultò fun-zionale per il conferimento di una "fisionomia unitaria" alla vita religiosa femminile in regimedi rigida clausura; mi limito a rinviare alla sintesi di M. P. Alberzoni, Chiara e il papato (Edi-zioni Biblioteca Francescana, Aleph 3), Milano 1995, in parto 110-112; cfr. anche Id., "Chiarad'Assisi e il francescanesimo femminile", in: Frate Francesco d'Assisi e il primo secolo distoria francescana (Biblioteca Einaudi l), Torino 1997,203-235, qui: 230-231; così non è uncaso che - a parte talune caratteristiche singolari del processo, privo di petitio come quello diFrancesco (cfr. appena più avanti, nonché Paciocco, Canonizzazioni [come n. 2], 83,103-105,284-285, con ulteriore bibliografia) - la lettera di canonizzazione Clara claris preclara siastata caratterizzata da una diffusione che interessò numerosi centri e zone europee (Krafft,Papsturkunde, [come n. 2], 524-527).

24 Paciocco, "Sine pape licentia" (come n. 2),292 con ulteriori riferimenti.25 Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 335 (da 15 a 22 esemplari). Per gli esemplari di cui si ha

notizia, cfr. ibidem, 331-337.26 Sulle indulgenze sarà indispensabile tornare più avanti.27 Segnalo in tondo quanto nella Sicut fiale auree per Francesco fu ripreso dal documento per la

canonizzazione di Gerardo: universitatem vestram rogamus, monemus attentius et hortamurper apostolica scripta mandantes quatenus devotionem fidelium ad venerationem ipsius salu-briter excitantes, festivitatem eius quarto nonas Octobris annis singulis excolatis et pronuncie-tis constituto die specialiter excolendam (i tondi sono dell'autore) (Archivio Segreto Vaticano,Reg. Vat. 14, fol. 75v; per il documento relativo a Gerardo, cfr. JL, n. 17527; Coelestin III.,Epistolae et Privilegia, ed. J.-P. Migne, in: Patrologia Latina, voI. 206, Paris 1855, 1211). Lostesso initium e lo stesso tenore testuale ebbe anche la littera pubblicata per Virgilio di Sali-sburgo (Potthast, n. 9238), che, per quanto ora interessa, così recita: statuentes ut V kal. Decem-bris [. ..} ab universali ecclesia natalicia eius devote ac sollempniter celebrentur (ArchivioSegreto Vaticano, Reg. Vat. 17, fol. 60r-60v, qui: 60r). Non mi soffermo sull'altro documento

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La Sicut fiale auree per Francesco fu inviata sia con indirizzi di tipo enciclico,ma con delimitazioni regionali, sia universalmente con intestazioni a tutti i prelati.Nel primo caso interessò il regno di Francia, l'Istria, Dalmazia e Sclavonia, le pro-vince ecclesiastiche di Grado, Ravenna, Milano e Genova, i patriarcati di Gerusa-lemme e Antiochia; nel secondo, si trattò di documenti di cui i frati Minori si avval-sero, a partire dal 1229, in varie città d'Europa per certificare il culto di Francesco,talora in occasione della fondazione di un loro convento, come ad esempio avvenecon ogni probabilità per l'insediamento di Soest in Westfalia.28 Pure i documentiper Antonio di Padova e Domenico di Caleruega ripropongono, con le differenzedel caso, l'ampia diffusione prevista dalla littera per Francesco, benché il rilievodel culto del santo lisbonese fu inizialmente connotato da una forte dimensione ci-vica - confermata dal numero di originali della Cum dicat Dominus tutt'ora conser-vati negli archivi di Padova, datati tra il l e il 18 giugno 1231: ben cinque !29 - acausa delle particolari circostanze "politiche" che contestualizzarono la canonizza-zione.3o Anche la Fans sapientie per Domenico venne spedita mediante indirizzi ditipo enciclico e ancora una volta con un gran numero di esemplari diretti - oltre chein Svezia, Slesia e Dalmazia - al clero di importanti centri cittadini quali Bologna,Tolosa e Parigi e altre località d'Italia, Francia e Germania meridionale.31

A differenza di quanto era avvenuto in precedenza, l'arco cronologico di pub-blicazione delle litterae per Francesco, Antonio e Domenico si protrasse oltre ladata della cerimonia di canonizzazione. La Sicutfiale auree per Francesco fu addi-rittura pubblicata fino al 1234 e ancora nel 1237 il cardinale Ottone di S. Nicola inCarcere Tulliano lesse per volontà del pontefice i privilegia - così li definì MatteoParis, che ci informa dell' avvenimento - riguardanti le canonizzazioni di Francescoe Domenico, ciò che indica, tra l'altro, come la penetrazione delle decisioni papalisulla santità potesse attuarsi anche indipendentemente dalla pubblicazione dei do-

di canonizzazione scritto per Francesco, presente nei registri gregoriani (Reg. Vat. 14, n. 31,fol. 80v-82r) ma mai spedito per ragioni di opportunità, benché utilizzato da Tommaso da Ce-lano nella Vita beati Francisci: per la discussione in proposito, con ulteriore bibliografia, cfr.Paciocco, "Sine papae licentia" (come n. 2), 292-294.

28 Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 335 con n. 152.29 Tali originali, recanti l'indirizzo a tutti i prelati sono elencati in R. Paciocco, "Sublimia nego-

tia". Le canonizzazioni dei santi nella curia papale e il nuovo Ordine dei frati Minori (Centrostudi antoniani 22), Padova 1996, 156-157 n. 18; cfr. anche Krafft, Papsturkunde (come n. 2),347-349, ove viene offerta pure la successiva tradizione della Cum dicat Dominus, presente neiregistri di Gregorio IX (Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 16, fol. 4r-5r).

30 La dimensione civica padovana è rimarcata dal tanto singolare quanto significativo documentorecante l'inizio Litteras quas (Potthast, n. 8937), consegnato alla terza delegazione cittadina,nel quale la città viene lodata - mentre avanzavano le truppe del filo-federiciano Ezzelino daRomano - per la sua fedeltà alla sede apostolica, così che la stessa canonizzazione del santominoritico, del resto caratterizzata da una procedura d'urgenza, appare quale "ricompensa" pertale fedeltà; su tutto ciò, cfr. Paciocco, "Sublimia negotia" (come n. 29), 162-168. Nel testodella Litteras quas, il calco evangelico della lucerna sul candelabro (Mt 5,15) utilizzatonell' agiografia in riferimento alla santità fin dalla vita di Efrem di Siria, viene applicato allacittà di Padova.

31 Cfr. Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 369-374.

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cumenti, mediante i legati papali.32 Oltre che per Francesco, sia per Antonio sia perDomenico il papa manifestò nuovamente la volontà di far inserire il nome dei duesanti nei calendari liturgici delle chiese secolari.33

Certo, una consimile volontà si era manifestata in passato e si manifesterà nelfuturo per altri santi, pure non riconducibili a congregazioni e ordini religiosi.34Però, era del tutto nuova la combinazione tra formulazioni ingiunti ve, reiterazionemassiccia di invii e, come si vedrà ancor meglio tra breve, attività dei frati a vantag-gio del rispetto delle decisioni pontificie nel merito della santità: propulsioni auto-ritative da non sottovalutare per comprendere gli "universalismi" cultuali senza chesia necessario coinvolgere le eccellenze bio-agiografiche dei singoli santi, le qualimi parrebbero comunque aver più titolo d'ingresso in tema di fede e di teologiacattoliche che in ambito di analisi storica. La santità si era ormai giuridicizzata oltreche nei mezzi utilizzati per giungere al pronunciamento, pure in ragione del carat-tere giustiziale assunto da quest'ultimo, mentre i frati stessi si trasformarono in"garanti" dell'esecuzione delle sentenze di canonizzazione.

Il nesso tra santità canonizzata e cura animarum rivelò aspetti apicali inizial-mente in Theutonia e nella Moravia in riferimento - data la maggior propensioneall'utilizza pastorale della santità da parte dell'ordine minoritico - al santo di As-sisi, non a caso dopo un intenso esplicarsi dell'attività dei conservatores apostolicidei privilegi dei frati.35 Benché nel XIII secolo la tradizione dei documenti di cano-nizzazione non risulti connessa a vidimus, non di meno le pressioni cultuali si salda-

32 Cfr. ibidem, 335 con n. 152, nonché Councils and Synods with other Documents Relating to theEnglish Church, voI. 1, ed. by D. WhitelocklM. BrettlC.N.L. Brooke, Oxford 1981,243: Eo-dem quoque die petiit dominus Simon Cantuariensis archidiaconus dominum legatum in au-dientia omnium ut audiretur ab omnibus autenticum sue legationis a domino papa sibi Gommis-sum, quod et jactum est. Et eodem die ad impetrationem domini regis lectum fuit quoddamprivilegium de jestivitatibus sancti Aedward per totam Angliam celebrandis, et de mandatodomini pape de sanctis Francisco et Dominico canonizatis. Oltre a Francesco e Domenico, lacitazione coinvolge anche Edoardo il Confessore (cfr. n. 4). Un altro esempio, relativo al con-cilio di Tarragona del 1239, in Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2),258.

33 Per Francesco cfr. n. 27; per Antonio, cfr. Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 16, fol. 4r-5r,qui: 5r (evidenzio in tondo le differenze testuali rispetto alla Sicut fiale auree per l'Assisiate):universitatem vestram rogamus, monemus attentius et hortamur per apostolica vobis scriptamandantes quatenus devotionem fidelium ad venerationem eius salubriter excitantes, jestivita-tem ipsius id. lunii annis singulis celebretis et faciatis eadem die sollempniter celebrari (i tondisono dell'autore). Per Domenico, la formulazione risultò più marcata; cfr. Archivio SegretoVaticano, Reg. Vat. 17, fol. 191r-192r: 192r: statuentes firmiter ac universitati vestre presenti-bus iniungentes, ut non Augusti [. ..] eius natalicia celebretis et jaciatis sollempniter celebrari.

34 L'ingiunzione di celebrare la festività in tutto l'ambito d'esercizio giurisdizionale dei prelati cuifu recapitato il documento di canonizzazione è rinvenibile in altri casi sia precedenti sia succes-sivi, come avviene ad esempio nella Qui vice beati (JL, n. 12219) e nella Redolet Anglia (JL,n. 12203, n. 12204) per Tommaso Becket. Mi esimo per ragioni di brevità dall'offrire una casi-stica completa la consultazione di Krafft, Papsturkunde (come n. 2), potrà esaudire quantiaspirino alla completezza; si vedano anche le osservazioni di Frutaz, "Auctoritate" (comen.18),487-488,490-491,494-496.

35 Ancora prima della pubblicazione della Nimis iniqua da parte di Gregorio IX (1231) e dellarecezione di essa nel Liber Extra (X 5.31.16-17), il ruolo di tali "protettori decentrati" - deno-minati conservatores a partire da Innocenzo IV - risulta già in nuce nella Non deberent eccle-

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rono alla nuova forza d'impatto implicita nel riconoscimento della santità da partedel papato, che intervenne più volte, anche sinergicamente assieme ai frati, non solopresso i responsabili delle circoscrizioni ecclesiastiche secolari ma anche nei ri-guardi altri Ordini di vita religiosa.36 Le critiche si appuntarono inizialmente suquanto nella santità dell' Assisiate più si discostava dalla tradizione e, per ciò stesso,ben offriva il fianco a dissidenze: le stimmateY Gregorio IX, nello schierarsi indifesa di esse ritenne che anche la loro veridicità sarebbe stata comprovata, insiemeagli altri miracoli dell' Assisiate, per via processuale mediante testes dignissimi eanzi alle stimmate sarebbe stata finanche dedicata - invero non conta tanto se ciòavvenne nella realtà oppure no - una specialis causa.38

Il ruolo dei Mendicanti a riguardo della pastorale della santità e della certifica-zione di essa si andò accentuando sempre più, così che mutò il fulcro della sinergiatra i nuovi ordini religiosi e il papato. Ciò collabora pure alla comprensione di al-cune differenze riscontrabili nella stessa tradizione delle litterae di canonizzazioneper il "martire" domenicano Pietro da Verona:39 gli invii anche con indirizzo enci-clico della Magnis et crebris non si dilatarono nel tempo - risultano concentrati trail 24 e il 25 maggio del 1253 - come si era verificato in precedenza, anche perché ifrati commissionarono nel prosieguo copie notarili di questa littera e la riprodus-

siarum di Onorio III (1225) per alcuni vescovi dell'area francese in relazione al privilegiodell'altare portatile (cfr. Potthast, n. 7480; Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 13, fol. 78r).

36 Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2) 256, 271-273.37 Come già notò A. Vauchez, "Les stigmates de S. François et et leurs détracteurs aux derniers

siècles du Moyen Age", Mélanges d'archeologie et d'histoire 80 (1968), 595-625. Tra la ric-chissima bibliografia relativa alle stimmate del santo di Assisi - costellata pure di discussioni:si veda ad esempio P. Zerbi, "L'ultimo sigillo (Par. XI, 107). Tendenze della recente storiografiaitaliana sul tema delle stigmate di S. Francesco. A proposito di un libro recente", Rivista diStoria della Chiesa in Italia 48 (1994), 7-42 - scelgo di rinviare alla lettura che di esse ha of-ferto G. Miccoli, "La proposta cristiana di Francesco d'Assisi", ora in: Id., Francesco d'Assisi.Realtà e memoria di un'esperienza cristiana (Einaudi Paperbacks 217), Torino 1991, 33-97.

38 Usque ad terminos (1237); Potthast, n. 10308; Reg, Vat. 18, fol. 275v-276r: De stigmatibusvero plures fide dignissimi, quos miraculi tanti conscios divine placuit reddere pietati, testimo-nium veritati perhibeant et ad hoc ipsum fidelis mater ecclesia suffragetur, que ex huiusmodimiraculo cum multis aliis debita sollempnitate probato, causam specialem habuit, quod eun-dem sanctum beatorum cathalogo reverenter adscripsit. Si sarebbe trattato di cose quasi mundopublica e per consequens non ignota. Cfr. anche Confessor Domini gloriosus (1237); Potthast,n. 10314; Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. n. 18, fol. 274r-274v. In questo stesso anno ilpontefice intervenne anche presso i Domenicani per arginare un attacco alle stimmate ad operadi un predicatore Evechardus nomine (cfr. Non minus dolentes; Potthast, n. 10309) e ricordò dinuovo che il miracolo sarebbe stato oggetto di una specialis causa, della quale non vi è tracciané nella Sicutfiale auree. né nella Mira circa nos, né nella Vita beati Francisci del Celanese;Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 317, è incline - ma non tiene conto del mutato contesto - aritenere certa la realtà di tale specialis causa; non scendo nei dettagli e, anche per altre fontimanoscritte (un elenco di quanti avrebbero testimoniato in proposito durante il processo), ri-mando a Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 67-69, 265-266.

39 Specificamente dedicato a questo inquisitore è il volume Martire per la fede. San Pietro daVerona martire e inquisitore, Atti del Convegno storico nel 7500 anniversario della morte(1252-2002) (Milano, 24-26 ottobre 2002), a cura di G. Festa (Edizioni Studio Domenicano,Domenicani 29) Bologna 2007.

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sero nelle loro raccolte documentarie e nei loro testi agiografici. Tra l'altro, il capi-tolo generale di Limoges promosse la presenza del documento di canonizzazione intutti i conventi.4o Era intanto già cominciato il rilancio del culto dello stesso Dome-nico e, già pochi mesi prima della canonizzazione di Pietro, il cardinale Ugo diSaint-Cher, in qualità di legato papale, aveva scritto una significativa lettera a tuttii prelati, canonici e abati infra Alemanniam, Daciam, Boemiam, Poloniam, Mora-viam, nella quale ricordava il mandato di Gregorio IX per universalem ecclesiam eli vincolava alla celebrazione del culto del fondatore, invitandoli a largireun'indulgenza di quaranta giorni.41

Il papato intervenne dietro sollecitazione dei frati con una rinnovata e più inci-siva energia. Per i Domenicani fu rimarcata l'obbligatorietà cultuale sia per il neo-canonizzato Pietro sia per Domenico e, in relazione ai frati Minori, si rivelò neces-sario tamponare resistenze locali, le quali si imperniarono ancora una volta sullanegazione delle stimmate. Imposizioni di tal fatta - con una intensità non riscon-trabile se non per i santi canonizzati dei Mendicanti42 - furono messe in opera a

40 Krafft, Papsturkunde (come n. 2),475-477.41 Acta Capitulorum Provincialium Ordinis Praedicatorum. Première Province de Provence,

Province Romaine, Province d'Espagne (1239-1302), ed. C. Douais, Toulouse 1894,49-52.Sulla pubblicistica cultuale dei Predicatori in questi anni e il connesso impiego di legati papali,cfr. anche L. Canetti, L'invenzione della memoria. Il culto e l'immagine di Domenico nellastoria dei primi frati Predicatori (Biblioteca di "Medioevo latino" 19), Spoleto 1996, qui:399-402, con ulteriori riferimenti. Il cardinale Ugo ebbe un ruolo di decisiva importanza nelrilancio cultuale come pure, in genere, nelle canonizzazioni di questi anni - con ogni probabi-lità, fu lui a spingere verso l'impasse la petitio per Margherita di Scozia (cfr. n. 15) - nonchénella formulazione del "Tesoro della Chiesa" che ora comprendeva, oltre al sangue dei martiri,pure quello degli altri santi; cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2),232.

42 A parte che per Tommaso Becket, l'interesse dei pontefici può comunque essere riscontratosoprattutto per le canonizzazioni di due santi cistercensi, Bernardo di Clairvaux e Pietro diTarentaise, canonizzati rispettivamente da Alessandro III (1174) e da Celestino III (1191) edentrambi attivi in occasione di scismi papali, essendosi schierato il primo in favore di Inno-cenzo II e il secondo di Alessandro III; per documenti, fonti e bibliografia rinvio a Krafft,Papsturkunde (come n.2), 140-151, 173-181. Incoraggiamenti cultuali si verificarono nelcaso di Bernardo tramite la spedizione di documenti di canonizzazione (se ne contano quattro- ma non ci è pervenuto alcun originale - complessivamente, tra i quali uno indirizzato al re eun altro a tutti i prelati di Francia) e nel caso di Pietro anche in prossimità della traslazione del1195; cfr. ad esempio JL, n. 17328, all'arcivescovo di Besançon; Epistolae pontificum Roma-norum ineditae, ed. S. Loewenfeld, Leipzig 1885,256-257, qui: 257: universitatem vestrammonemus et hortamur in Domino per apostolica scripta mandantes, quatenus cum a praedictoabbate et fratribus fueritis requisiti ad iam dictum monasterium pariter accedatis et cum ho-nore et reverentia [... ] corpus sancti viri ab eo loco, in quo positum fuerat [... ] solempnitererigentes devotionem fidelium ad venerationem ipsius salubriter excitetis ipsumque festivitatesolempni pronuncietis constituta die annis singulis specialiter excolendum; per di più, neglistatuti dell'ordine del 1196 la festività di Pietro fu spostata all'8 maggio de mandato dominipapae; cfr. l-M. Canivez, Statuta capitulorum generalium Ordinis Cisterciensis ab anno 1116ad annum 1786 (Bibliothèque de la Revue d'histoire écclesiastique 9-14b), Louvain 1933-1941, I, 209. Soprattutto il caso dell' arcivescovo di Tarentaise, la cui santità fu assistita in variomodo sia da quest'ultimo sia da Lucio III e da Celestino III, risulta di notevole evidenza ancheperché attorno al suo sepolcro ubicato a Bellevaux si realizzò un'esperienza santuariale alimen-tata, tra l'altro, dalla concessione di un'indulgenza di 20 giorni; rappresentò però un ostacolo la

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partire dal 1254 in riferimento a Pietro da Verona con la Magna magnalia de, unalittera a tutti i prelati poi reiterata da Alessandro IV (1255) e Urbano IV (1262),nella quale si poggiava sulla vincolatività della Magnis et crebris per ingiungeresub simili districtione di in scrivere il nome del santo nei calendari locali cum spe-cificatione ordinis predicatorum.43 È da rammentare poi la Deum in sanctis perDomenico, di cui si servì Alessandro IV nel 1255 per ribadire, iuxta ordinationistenorem della Fans sapientie, che la festività di Domenico avrebbe dovuto essererispettata dai presuli e dai loro sottoposti.44 In questo stesso anno, nella Benignaoperatio divine, pubblicata in numerosi esemplari per la difesa della santità diFrancesco e del suo culto, apparve persino la formula della comminatio - presenteper quanto mi risulta solo nel primo documento papale di canonizzazione perve-

frequentazione del sepolcro del santo da parte delle donne; cfr. ibidem, 156: Quoniam mulieresintraverunt in Bellamvallem infesto sancti Petri, abbas tribus diebus sit levi culpa, uno eorumin pane et aquam, et privatam accipiant singuli disciplinam. Ciò mi consente di accennare adun'altra canonizzazione duecentesca di primo piano da ricondurre all'alveo cistercense, quelladi Edmondo di Abingdon, favorita dall' ambiente del concilio lionese I e che indusse la crescitasantuariale di Pontigny che, esauritasi in corrispondenza della Guerra dei Cento Anni, accolsefedeli che provenivano sia dal regno di Francia che d'Inghilterra; in questo caso la difficoltà-come pure altre di diverso segno, come il divieto di utilizzare metalli e pietre preziose contem-plato negli statuti - indotta dalla frequentazione femminile fu rimossa mediante dispense con-cesse da legati papali e dallo stesso lnnocenzo IV; per tutto ciò e per la stessa canonizzazionedi Edmondo, cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 259-262. Per quanto sia, nulla di pa-ragonabile con quanto avvenne con gli ordini mendicanti, in ragione della loro "specificitàpastorale". Ricordo comunque, per necessità di completezza, gli interventi di Celestino III(1194) e di Innocenzo III (1210) per l'elevatio di Giovanni Gualberto: cfr. JL, n. 1707 e Pott-hast, n. 3949.

43 Archivio Segreto Vaticano, Rev. Vat. 23, fol. 162v-163r: 163r: Quapropter nolentes penitus utpredicti beati Petri martiris sollempnitas aliquatenus negligatur quem pridem sanctorum mar-tyrum cathalogo de communi fratrum nostrorum et prelatorum omnium tunc apud sedem apo-stolicam existentium consilio et assensu duximus cum ingenti gaudio ascribendum sicut peralias nostras litteras plenius notificavimus ad universas provincias destinatas, universis vobisper apostolica scripta districte precipiendo mandamus quatenus considerantes attente quod[... ] eiusdem martyris festum quod celebriter agit Romana ecclesia quod etiam principaliter etstudiose [... ] ab omnibus catholicis generaliter agi volumus cum devotione ac solempnitateomnimoda celebretis etfaciatis a vestris subditis veneratione congrua celebrari. [... ] Et ne deipsius festivitate intervenire unquam possit oblivio, sub simili districtione iniungimus ut diemfesti sui qui videlicet occurrit tercio kl. Maii in kalendariis vestris scribendo ibi eiusdem sanctinomen cum specificatione ordinis predicatorum sollicite designetis; per la tradizione e le edi-zioni rinvio a Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 270-271 con n. 104 e Krafft, Papst-urkunde (come n. 2),492. Per le reiterazioni durante i pontificati di Alessandro IV e Urbano IVmi limito a rinviare a Potthast, n. 15668, n. 18312.

44 Potthast, n. 15647; Bullarium Ordinis fratrum Praedicatorum, ed. T. Ripoli/A. Bremond,voI. l: 1215-1280, Roma 1729, 268: Hac siquidem consideratione fel. rec. Gregorius papapredecessor noster pia et sancta deliberatione ordinavit et statuit, festivitatem beati Dominiciconfessoris fundatoris Ordinis predicatorum ubique debere solemniter celebrari. Sed quia or-dinatio huiusmodi salubris, et ab omnibus approbanda, prout accepimus, in locis plerisquenegligitur, universitatem vestram rogamus, et hortamur attente, per apostolica vobis scriptamandantes, quatenusfestivitatem ipsius sancti, iuxta ordinationis premisse tenorem, tam vene-rabiliter celebretis, et faciatis a vestris subditis celebrari.

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nutoci, quello per Ulrico di Augsburg (993)45 - per chi avesse contravvenuto alledisposizioni papali nel merito.46

È che intorno alla metà del Duecento era mutato il contesto dell'attività deiMendicanti, in ragione dell'aumento progressivo del loro impatto all'interno dellegiurisdizioni ecclesiastiche secolari: un impatto che certamente era diventato piùpressante non solo a causa dell'infittirsi della loro rete insediativa ma pure grazieall'insistito appoggio tributato ai frati, già dopo il Lionese I, mediante la massicciareiterazione della Nimis iniqua ai maggiori prelati della christianitas per la costitu-zione di un vero e proprio esercito di conservatores dei privilegi dei frati. I contrasti,com'è noto, si palesarono dopo il 1252 anche in ambito universitario con le conteseparigine sulla liceità ecclesiologi ca dell'apostolato e dell'esistenza stessa degli Or-dini mendicanti, mentre - anche se non è possibile istituire collegamenti diretti - simanifestarono argomentazioni accademiche in difesa delle canonizzazioni: Tom-maso d'Aquino tra il 1257 e il 1258 pose in questione se i santi canonizzati fosserotutti in gloria o forse alcuni di loro non bruciassero piuttosto all'inferno.47 Dopo chele polemiche parigine interessarono di riflesso l'autorità pontificia, garante del mi-nistero dei Mendicanti, la possibilità che non la Chiesa - come aveva ritenuto il papaPieschi - bensì lo stesso papa potesse errare nelle canonizzazioni iniziò a percorrere

45 Per indiziare tale documento di falsificazione, appuntò l'attenzione G. Wolf, "Die Kanonisa-tionsbulle von 993 fiir den hl. Oudalrich von Augsburg und Vergleichbares", Archiv fiir Diplo-matik 40 (1994), 85-104; anche B. Schimmelpfennig, "Afra und Ulrich. Oder: Wie wird manheilig?", ora in: Papsttum und Heilige. Kirchenrecht und Zeremoniell. Ausgewdhlte Aufsdtze, acura di G. Kreuzer/S. WeiB, Neuried 2005, 409-432, lo ha ritenuto non autentico. Di contro,Krafft, Papsturkunde (come n. 2), 19-25, pare certo, come qualche altro studioso (F.X. Bi-schof, E.-D Hehl), della sua autenticità (la sanctio sarebbe ripresa dal Liber diurnus); nella ed.italiana della sua sintesi, B. Schimmelpfennig, Il Papato (come n. 2), 146-147, ha confermatola sua posizione.

46 Bullariumfranciscanum Romanorum pontificum, ed. l H. Sbaralea, Roma 1761, voI. 2, 86-87:Si quis igitur spiritu temerariae praesumptionis insaniens, divini muneris invidus, apostolicaindicia sacrilegus impugnator praemissa, vel alia prodigiorum signa, quibus in ecclesia Deisanctitas praedicti confessoris eluxit, improbae contradictionis morsibus obtrectanda credide-rit, volumus et mandamus, ut cum sanae menti restituat iudicialis severitas disciplinae, itaquod districta proprii praelati castigatione correctus Dei opera balsphemare dediscat, et fide icatholicae fructus de pia mirabilium Domini credulitate pullulans non arescat. Nullus ergoomnino hominum liceat hanc paginam nostrae pròhibitionis, confirmationis, et voluntatis in-fringere, vel ei ausu temerario contraire. Si qui autem hoc attemptare praesumpserit, indigna-tionem etc.; per le spedizioni, cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 274-275 con n. 115,274-281 (ulteriori interventi papali, anche successivi); la Benigna operatio divine si trovaanche nello Pseudo Marino da Eboli - sul quale si è per primo soffermato, in rapporto alle ca-nonizzazioni, Wetzstein, Heilige (come n. 2), 346-352 - assieme ad altri documenti sulla san-tità: Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2),273, nonché 132-134, 161-162,286.

47 Thomas de Aquino, Opera omnia, ed. R. Busa, StuttgartlBad Cannstatt 1980, voI. 3,493 (Q. 9q. 8); cfr. A.M. Kleinberg, "Proving Sanctity: Selection and Authentication of Saints in theLater Middle Ages", Viator.Medieval and Renaissance Studies 20 (1989), 183-205, qui: 198-199; Wetzstein, Heilige (come n. 2), 229. Del resto, già Bonaventura da Bagnoregio, primaancora di Tommaso, aveva preso posizione in favore delle canonizzazioni nelle sue Quaestio-nes disputatae de perfectione evangelica (1255-1256) per fondare la regola minoriticasull'approvazione della Chiesa di Roma; cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 158.

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la via che avrebbe condotto alle affermazioni del cardinal Ostiense (tI270) nei suoiCommentaria:

etfacit sermonem summum pontifex processum recitans et probata, inducens populum ad oran-dum, quod Deus non permittat ipsum errare in hoc negotio.48

Le festività dei santi canonizzati proprio in questi anni si trasformarono in un im-portante mezza per allettare i fedeli e indurii a frequentare le chiese mendicantimediante il ricorso ad un intensivo utilizzo di un tradizionale istituto, anch'essosoggetto al rinnovamento implicito nella generale giuridicizzazione e dello stru-mentario della Chiesa di Roma: le indulgenze.49 Queste, sviluppatesi non senzasoluzioni di continuità tra tardo antico ed alto medioevo, dopo lo spartiacque rap-presentato dal Lateranense IV (1215)50 - che rese possibile la concessione di indul-genze solo per i detentori di prerogative di ordine non sacerdotale bensì giurisdi-zionale, il papa e i vescovi - si legarono stabilmente alle litterae di canonizzazionea partire dal pontificato di Onorio III, rivelando nel prosieguo significative amplifi-cazioni con Gregorio IX, per poi trasformarsi in un possente mezza di pubblicisticapastorale per i frati dopo la seconda metà del Duecento.51 Conviene osservare bre-vemente alcuni degli eventi più macroscopici relativi ai francescani, senza smarrirsinei dettagli. 52

Mentre tornava da Lione a Roma, Innocenza IV nel febbraio del 1252 -nell'ottobre del 1251 egli aveva legato una cospicua indulgenza alla chiesa di S.Domenico a Bologna - si occupò della basilica di S. Francesco in Assisi, conce-dendo una rilevante remissione alla chiesa centrale dei frati Minori, già riccamentedotata nel 1230 da Gregorio IX per la traslazione dell' Assisiate mediante un per-dono di un'entità documentariamente riscontrabile solo in riferimento alla visita adlimina apostolorum. Poi, nel 1253 la curia papale si trasferì per più di cinque mesinella cittadina umbra e Innocenza IV consacrò ufficialmente la basilica al santofondatore, largendo di nuovo, come racconta Niccolò da Calvi, amplas remissioneset indulgentias peccatorum, così che il tesoro indulgenziale minoritico divenne an-

48 Ibidem, 162, con ulteriori considerazioni e riferimenti bibliografici.49 In generale, cfr. ora R. Paciocco, "Indulgenze", in: Dizionario storico dell'inquisizione, a cura

di A. Prosperi, con la colI. di V. Lavenia/J. Tedeschi, Pisa 2010, voI. 2, 789-790; i recenti svi-luppi storiografici sulle indulgenze sono presentati da Th. Lentes, Geschichte des Ablasses imMittelalter. Vom Ursprunge bis zur Mitte des 14. Jahrhunderts, a cura di N. Paulus, Darmstadt22000, voI. l, VII-XXXIX (Einleitung), XL-LIX (Bibliographie); si segnalano inoltre Promis-sory Notes on the Treasury of Merits: Indulgences in Late Medieval Europe, a cura di R. N.Swanson (Brill's Companions to the Christian Tradition 5), Leiden 2006; R.W. Shaffern, ThePenitents' Treasury. Indulgences in Latin Christendom, 1175-1375, Scranton 2007; R. N.Swanson, Indulgences in Late Medieval England: Passports to Paradise?, Cambridge/NewYork 2007, e soprattutto A. Ehlers, Die Ablasspraxis des Deutschen Ordens im Mittelalter(Quellen und Studien zur Geschichte des Deutschen Ordens 64), Marburg 2007.

50 Conciliorum oecumenicorum decreta (come n. 9), 263-264 (cost. 62).51 Un prospetto delle indulgenze concesse per le canonizzazioni può essere reperito in Krafft,

Papsturkunde (come n. 2), 1075.52 Ulteriori dati in Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 262-263.

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cor più ingente.53 È almeno il caso di annotare, seppur di sfuggita, che ad Alessan-dro IV risale un importante privilegio - la possibilità da parte dei frati Minori siaresidenti sia non residenti ad Assisi di confessare i pellegrini quale che fosse la loroprovenienza - del 1258 che costituì il presupposto giuridico sul quale in seguitoebbe agio di svilupparsi l'indulgenza plenaria della Porziuncola, la quale, indipen-dentemente dalla dottrina ufficiale e dai divieti, prometteva il condono dei peccatia pena e a culpa:54 non è fuori luogo ricordare che le "innovazioni" nel medioevo,non solo in ambito legislativo e nemmeno unicamente prima del XII secolo, si af-fermarono anche per mezzo di falsificazioni. 55

Il santo canonizzato di Assisi, passando per gli anni Cinquanta del XIII secolo,poté così trasformarsi - abbandonando definitivamente connotazioni di genere tau-maturgico - tra XIV e XV secolo nel più possente intercessore della christianitascontro i pericoli dell' Aldilà, secondo solo alla Vergine dal Gran Manto, Maria.56Ma v'è di più. Il fenomeno delle indulgenze riferite ai santi canonizzati non inte-ressò solo le chiese centrali dei due Ordini mendicanti, ma iniziò a riverberarsi sututta la rete insediativa dei francescani e dei domenicani: nel 1254 iniziarono a cir-colare la Cum ad promerenda e nel 1256 la Sanctorum meritis, mediante le quali -oltre che privilegi validi per singoli luoghi, esse furono "privilegi generali" validi intutti i gli insediamenti dei frati - si concedevano alle chiese locali dei due ordinimendicanti indulgenze lucrabili in occasione dei giorni festivi prima di Domenicoe Pietro, di Francesco, Antonio e poi, inoltre, in associazione ai due santi minoritici,di Chiara d'AssisiY

53 Nicolaus de Carbio, "Vita lnnocentii IV", in: Innocenzo IV. La concezione e l'esperienza dellacristianità come "regimen unius personae", a cura di A. Melloni (Istituto per le scienze reli-giose di Bologna. Testi e ricerche di scienze religiose, n. s. 4), Genova 1990,259-293, qui: 285.

54 Indispensabile risultò essere la bilocazione tra la basilica di S. Francesco, centro delle indul-genze ufficiali, e la Porziuncola-S. Maria degli Angeli, scaturigine di quelle ufficiose; per ora siveda R. Paciocco, "Indulgenze, culto dei santi, liturgia nei secoli XIII e XIV (con un esempioassisano)", in: Il tempo dei santi tra Oriente e Occidente. Liturgia e agiografia dal tardo anticoal Concilio di Trento, Atti del IV Convegno dell'A. I.S.S. C.A. (Firenze, 26-28 ottobre 2000),a cura di A. Benvenuti/M. Garzaniti, Roma 2005,221-252, qui: 231-233; ibidem, 240-246, letrecentesche "istruzioni" per il pellegrinaggio assisiano tratte dal cod. 344 della Biblioteca delSacro Convento di Assisi; per una breve presentazione delle fonti relative al Perdono di Assisi,cfr. S. Brufani, "Il dossier sull'indulgenza della Porziuncola", in: Assisi anno 1300, a cura diId.lE. Menestò (Medioevo francescano, Saggi 6), S. Maria degli Angeli/Assisi 2002, 209-247.Per il privilegio di Alessandro IV, cfr. Pro reverentia beati, Potthast, n. 17380; Bullarium Fran-ciscanum (come n. 46), voI. 2, 307-308. Mi riprometto di preparare quanto prima un saggiosull' inventio dell'Indulgenza della Porziuncola.

55 Tale riflessione è indotta da P. Landau, "Ùber die Wiederentdeckung der Gesetzgebung im 12.Jahrhundert", in: Vonder Ordnung zur Norm: Statuten in Mittelalter und Friiher Neuzeit, a curadi G. Drossbach, Paderborn u. a. 2010, 13-15.

56 Per gli esiti tardo medievali e della prima Età moderna, resta pur sempre un utile strumento diriflessione J. Delumeau, Rassicurare e proteggere (Collana storica Rizzoli), Milano 1992 (ed.orig. fr. 1989), qui: 267-296; per Francesco, si vedano i grafici relativi alle indulgenze duecen-tesche in Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 314-315

57 Questa breve digressione sulle indulgenze è opportuna non solo poiché esse acquisirono ini-zialmente rilievo proprio in connessione con i santi canonizzati, bensi in quanto nel recente pa-norama bibliografico riguardante i rapporti tra centro romano e periferie ecclesiastiche è assente

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I processi di canonizzazione per i santi mendicanti rivelarono alcune particola-rità pure nel merito della loro procedura: già si è accennato qualcosa in riferimentoal santo di Assisi. Si potrebbe poi pensare alla ben congegnata pubblicistica mirantea propagare nel contesto della magna devotio - a parlarcene è Salimbene de Adam,ma località e cronologie ne rendono testimonianza58 - la prima inesistente fama disantità del fondatore dei Predicatori o all'inconsueta celerità processuale per Anto-nio di Padova e per Pietro da Verona, che stride con la gravitas e la maturitas pro-cedurali di sovente e con insistenza invocate nei documenti papali fin dal pontifi-cato di Innocenza III.59 Il vescovo di Roma, in qualità di iudex ordinarius omnium,era indiscutibilmente plenipotenziario anche in materia di santità, ma intorno allametà del Duecento Innocenza IV volle invocare con più decisione la necessità delrispetto della procedura per confortare, con la collaborazione della publica fides dimarca notarile, l'inattaccabilità del giudizio papale: è che tale giudizio iniziava ta-lora ad essere messo in questione a livello locale.6o

la riflessione sulle indulgenze, alla cui enfiagione contribuirono in modo decisivo i frati Minori,anche mediante falsificazioni. Le indulgenze, insieme ai documenti relativi alle canonizzazionie alle pressioni cultuali di cui si è già detto, furono copiate all'interno delle raccolte di privilegidei Minori e dei Predicatori, raccolte che nel Trecento assunsero la forma di veri e propri cata-loghi di norme e diritti di marca papale. Per quanto concerne i frati Minori, cfr. R. Paciocco, "Leinterpretazioni eccessive dei frati minori. In margine ad una Abbreviatura privilegiorum dellaMarca d'Ancona", in: Gli Ordini mendicanti (secc. XIII-XIV), Atti del XLIII convegno di StudiMaceratesi (Abbadia di Fiastra, Tolentino, 24-25 novembre 2007) (Studi maceratesi 43), Mace-rata 2009, 199-227, con la bibliografia qui citata; purtroppo inesatte e in parte fuorvianti le in-formazioni relative ai frati Minori offerte da A. Bartoli Langeli/A.-N. D'Acunto, "I documentidegli Ordini mendicanti", in: Libro, scrittura, documento della civiltà monastica e conventualenel basso medioevo (secoli XIII-XV), Atti del Convegno dell'Associazione italiana dei paleo-grafi e dei diplomatisti (Fermo, 17-19 settembre 1997), a cura di G. AvaruccilR.M. BorracciniVerducci/G. Borri (Centro italiano di studi sull'alto medioevo, Studi e ricerche, I), Spoleto1999,381-415, qui: 385-388. Cfr. ora R. Paciocco, Frati minori e privilegi papali fra Due eTrecento. Con l'edizione del "Liber privilegiorum" della Biblioteca Antoniana di Padova (cod.49) (Centro Studi Antoniani, Fonti e studi francescani 16), Padova 2013. Dei frati Predicatori, inriferimento ad una raccolta della Provincia Romana (Perugia, Archivio di Stato, Corporazionireligiose soppresse, S. Domenico, Miscell. 66), si occuperà Maria Grazia Del Fuoco; per ora, cfr.E. Panella, "Un vademecum dei provinciali romani (secoli XIV-XV)", Memorie domenicane 28(1997), 361-411, nonché, più in generale, H.C. Scheeben, "De bullario quodam Ordinis Praedi-catorum saeculi XIII", Archiviumfratrum Praedicatorum 6 (1936), 217-266. Faccio notare che,a tutt'oggi, solo la "Ablasspraxis" dell'Ordine teutonico in area germanica ha ricevuto atten-zione specifica grazie ad Ehlers, Die Ablasspraxis (come n. 49).

58 Salimbene de Adam, Cronica, ed. G. Scalia (Scrittori d'Italia 66-67), Bari 1966, 102, 110; cfr.anche Canetti, L'invenzione (come n. 41), 66-89, 399.

59 Ad esempio, nella Cum dicat Dominus (cfr. n. 29) per Antonio si legge: etsi Romana ecclesiain tam sancto negotio non sic subito, sed cum gravitate, et maturitate plurima consueveritprocedere hactenus [. . .]; della precipitatio con cui si svolse il processo rende testimonianza lavita Assidua (BHL n. 587): cfr. Paciocco, "Sublimia negotia" (come n. 29),161-162. Il nego-tium per Pietro, blindato quanto a regolarità procedurale, si svolse comunque nell'arco di settemesi!

60 Id., Canonizzazioni (come n. 2), 48-49, ma soprattutto 83-84, 152; su notai e canonizzazioniin genere, cfr. Wetzstein, Heilige (come n. 2), 176-202, con la bibliografia qui citata. Sul ruolodei notai rispetto alla santità, cfr. Notai, miracoli e culto dei santi. Pubblicità e autenticazione

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Trattare minutamente di peculiarità procedurali, però, condurrebbe troppo lon-tano. Non solo perché singolarità possono essere rilevate anche in processi noninerenti santi mendicanti: un esempio tra i molti possibili riguarda proprio InnocenzaIV, pur ideatore di importante precisazioni procedurali, il quale ritenne opportunoinviare come legato in Polonia il frate minore Giacomo da Velletri, per far sì chel'inchiesta locale e gli atti processuali sulla santità di Stanislao di Cracovia fosserocondotti in modi che consentissero il perfezionamento della canonizzazione.61 Maanche perché risulterebbe indispensabile, per affrontare tale problema, addentrarsi inquestioni inerenti l'affermazione del processo romano-canonico con le correlate flut-tuazioni procedurali, e perfino avventurarsi - un rischio che ho finora tentato di evi-tare - in considerazioni relative alle finalità che poterono di volta in volta "ispirare"il giudizio del papa, come pure i pareri dei membri del collegio cardinalizio.62

Perciò concludo, evidenziando quanto più mi pare importante nel simbioticogioco di riflessi e rifrazioni che coinvolsero il papato e le chiese locali nel Duecentoa riguardo dalle canonizzazioni dei santi legate agli ordini di vita religiosa. Nel se-colo XII si riscontrano certo raggruppamenti di vita religiosa definibili ordines, giàcaratterizzati da una diffusione che travalicava singoli ambiti di giurisdizione laicao ecclesiastica e accomunati, seppur in gradi e con sfumature differenti, dalla pos-sibilità di determinare con l'assistenza di legati papali e di pontefici sia la propriaorganizzazione ed amministrazione interna sia le norme che regolavano i rapportiintrattenuti con l'esterno, con le altre istituzioni ecclesiastiche e laiche.63 Nel Due-

del sacro tra XII e XV secolo, Atti del Seminario internazionale (Roma, 5-7 dicembre 2002)(Studi storici sul notariato italiano 12), a cura di R. Michetti, Milano 2004.

61 Cfr. Paciocco, "Sine papae licentia" (come n. 2), 297-298 con n. 54. Anche la canonizzazionedi Stanislao fu - come si può ben comprendere dall' eccezione appena ricordata - deposjtaria difunzioni importanti, mirando essa a rinsaldare il regno di Polonia e a diffondere il cattolicesimonelle zone contermini all'episcopato cracoviense; cfr. il quadro generale offerto da J. Kloczo-wski, "Il consolidamento della 'Nuova Cristianità' nel secolo XIII", in: Storia del cristiane-simo. Religione - politica - cultura, ed. ital. a cura di G. Alberigo, voI. 5: Apogeo del papatoed espansione della cristianità (1054-1274), a cura di A. Vauchez, Roma 1997,611-635; perle canonizzazioni duecentesche relative a santi dell 'Europa centro-orientale (oltre a Stanislao,anche Edvige di Slesia e Margherita d'Ungheria) e al ruolo in esse svolto dagli ordini di vitareligiosa, rinvio a G. Klaniczay, "Ordini religiosi e culti dei santi nella costruzione delle iden-tità territoriali nell 'Europa centrale", in: Vita religiosa e identità politiche: universalità e parti-colarismi nell'Europa del tardo Medioevo, a cura di S. Gensini (Fondazione Centro di studisulla civiltà del tardo Medioevo, San Miniato. Collana di studi e ricerche 7), Pisa 1998, 83-105;Id., Holy Rulers and Blessed Princesses: Dynastic Cu/ts in Medieval Centrai Europe (Past andPresent Publications), Cambridge 2002.

62 Tra l'altro, in conclusione di un decennio di riflessione sulle canonizzazioni duecentesche, chiscrive ha già espresso altrove tali considerazioni; esse, benché ribadite in più sedi, sono statesottaciute o parafrasate da alcuni pur benevoli recensori e, così, stravolte o capovolte: esemplifi-cativamente, cfr. Collectanea franciscana 77 (2007), 409-411, qui: 410, e soprattutto FrateFrancesco 73 (2007), 359-361, qui: 360 (cfr. http://www.teologiaspirituale.itlrecensione27.html.ultima consultazione 29.1.2013). Nessuna discussione né in positivo né in negativo si segnala, perquanto mi risulta, nel merito della canonizzazione di Margherita di Scozia (cfr. n. 15).

63 Se il termine ordo si rinviene anche prima del XII secolo - ad esempio, a partire dal primodecennio dell'XI secolo, presso la congregazione dei canonici regolari di Saint-Ruf; cfr. U.Vones-Liebenstein, "Saint-Ruf: Von Lietberts Liber Ordinis zu den Reformstatuten des 15.

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cento, le dinamiche sono solo apparentemente consimili in relazione agli Ordinimendicanti, perché alla loro fondazione e organizzazione il papato partecipò con unimpegno - anche progettuale di lungo periodo, e penso a un incisivo saggio di J6rgOberste su "Predigt und Gesellschaft" tra XII e XIII secolo - non riscontrabile inprecedenza.64 Tra l'altro, a differenza dei Cistercensi, i Mendicanti non si autodefi-nirono come orda, ma ricevettero siffatta qualifica dall'esterno, una qualifica cheemerge per iscritto in prima battuta proprio nei documenti papali. Nel XIII secolo ilpapato li assistette dalla sua posizione di vertice, ora di più spiccata preminenzagiurisdizionale sulle chiese locali: furono i privilegi della sede apostolica che ga-rantirono ai frati Predicatori e Minori la possibilità di esercitare il loro ministeroall'interno del fitto tessuto delle giurisdizioni ecclesiastiche preesistenti, nel con-testo di una tendenza all' esenzione che aveva già riguardato gli ordini nei secoli XI

Jahrhunderts oder vom Klosterverband zum Orden", in: Von der Ordnung (come n. 55),41-53,qui: 42-43 - è mutuando un uso affermato anche presso i Cistercensi che tale termine, assentenel Decretum Gratiani in riferimento alla vita religiosa, fece il suo ingresso nel diritto dellaChiesa, in particolare nelle decretali di Alessandro III; si deve comunque attendere il II conciliodi Lione (can. 23) perché ordo divenga sinonimo di religio; cfr. P. Landau, "Der Begriff ordo inder mittelalterlichen Kanonistik", in: Studien zum Prdmonstratenserorden, a cura di I.Crusius/H. Flachenecker (Studien zur Germania Sacra 25), G6ttingen 2003, 185-199: 195-197; si veda anche L.-A., Dannenberg, "Quia circa hoc diverse inveniuntur observantie etstatuta. Zu kanonistischen Reflexionen iiber die vita religiosa", in: Regulae - Consuetudines- Statuta. Studi sulle fonti normative degli ordini religiosi nei secoli centrali del Medioevo, Attidel I e del II Seminario internazionale di studio del Centro italo-tedesco di storia comparatadegli ordini religiosi (Bari-Noci-Lecce, 26-27 ottobre 2002; Castiglione delle Stiviere, 23-24maggio 2003), a cura di C. Andenna/G. MelviUe (Vita regularis, Ordnungen und Deutungenreligiosen Lebens im Mittelalter 25), Miinster 2005, 423-442. Più in generale, sul papato e lavita monastica e in senso lato regolare (in particolare Cistercensi e Premonstratensi) nel XIIsecolo, cfr. H. Seibert, "Autoritiit und Funktion. Das Papsttum und die neuen religi6sen Bewe-gungen in M6nch- und Kanonikertum", in: Das Papsttum in der Welt des 12. Jahrhunderts, acura di E.-D. HehIlI.H. Ringel/H. Seibert (Mittelalter-Forschungen 6), Stuttgart 2002,207-241; permangono importanti le osservazioni contenute in un saggio di B. Schimmelpfennig,"Zisterzienser, Papsttum und Episkopat im Mittelalter", in: Die Zisterzienser. Ordensleben zwi-schen Ideai und Wirklichkeit, Eine Ausstellung des Landschaftsverbandes Rheinland, Rheini-sches Museumsamt, Brauweiler (Aachen - Kr6nungssaal des Rathauses, 3. Juli-28. September1980) (Schriften des rheinischen Museumsamtes lO), K61n 1980,69-85, purtroppo escluso daId., Papsttum und Heilige (come n. 45).

64 J. Oberste, "Predigt und Gesellschaft um 1200. Praktische Moraltheologie und pastorale Neu-orientierung im Umfeld der Pariser Universitiit am Vorabend der Mendikanten", in: Die Bettel-orden im Aufbau. Beitrdge zu lnstitutionalisierungsprozessen im mittelalterlichen Religiosen-tum, a cura di G. Melville/ld. (Vita Regularis. Ordnungen und Deutungen religiosen Lebens imMittelalter 11), Miinster 1999,245-294. Sulla diffusione dei due ordini mendicanti maggiorimi limito a rinviare, per i Domenicani, agli interventi di M. H. VicairelD. Berg/A. LinageConde/A. Robles Sierra/A. do RosariolR. L. Storey/H. Fenning/J. Gallén/J. Kadlec/J. Borovi/G.Fedalto, in: Lexikon des Mittelalters, voI. 5, Miinchen/Ziirich 2003,1200-1220; per i frati mi-nori, si veda in sintesi L. Pellegrini, "I quadri e i tempi dell'espansione dell'Ordine", in: FrateFrancesco d'Assisi (come n. 23), 167-201; sulle circoscrizioni ecclesiastiche in età medievale,fondamentale è H.-J. Schmidt, Kirche, Staat, Nation. Raumgliederung der Kirche im mittelal-terlichen Europa (Forschungen zur mittelalterlichen Geschichte 37), Weimar 1999, qui: 373-429 (in relazione alla "territorialità" dei Mendicanti).

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e XII e che per i Mendicanti toccò l'apice nella seconda metà del Duecento:65 nona caso un problema di difficile soluzione per i giuristi medievali fu proprio il dirittodei nuovi religiosi, la cui separatezza rispetto al diritto comune della Chiesa tra-spare del resto già da alcuni tituli delle Decretales Gregorii IX.66

Per quanto concerne la forza d'impatto delle canonizzazioni, la specificità dimaggior rilievo fu che i privilegi per le religiones novae non riguardarono ora pre-valentemente questioni organizzative, disciplinari e patrimoniali, bensì quello chegià abbiamo definito come baricentro dell'attività dei nuovi Ordini, la cura anima-rum, la quale risultò per forza di cose esercitata all'interno di giurisdizioni di altruipertinenza. Attraversando contese sui diritti di predicazione, confessione, sepolturae quant'altro, la lotta per l'affermazione dei Mendicanti passò anche per la viadell'imposizione di - mi si passi l'espressione - "standardi" giuridico-liturgici, iculti prescritti dalle canonizzazioni papali che indussero, tra l'altro, degli squilibriche Bonifacio VIII tentò a suo modo di sanare, innalzando la solennità liturgica datributare a santi "tradizionali".67

Quali le implicazioni di maggior rilievo? Innanzitutto la vincolante ed autorita-tiva propagazione di decisioni liturgiche riconducibili alla sede romana grazie aiMendicanti, ciò che rappresentava pure il diffondersi, nel segno della fede e dellapreghiera, di un consenso che andava ben oltre la seppur parziale realizzazione diquanto Innocenza IV - rimodulando un antico ideale liturgico, rinvenibile ad esem-pio in un'omelia di Alcuino di York - affermò nel suo commento alla decretaleAudivimus, immaginando un coro unisono di preghiere che si levava nella christia-

65 Mentre lo studio sui privilegi dei Cistercensi è proseguito (ad esempio ad opera di B. Pfurt-scheller e di G. Cariboni), restano datati i titoli relativi agli ordini mendicanti; un lavoro soprat-tutto riassuntivo di precedenti ricerche - tra le quali merita di essere menzionato B. Mathis, DiePrivilegien des Franziskanerordens bis zum Konzil von Vienne (1311). 1m Zusammenhang mitdem Privilegienrecht der fruheren Orden dargestellt, Paderborn 1927, il quale accenna ancheai frati predicatori - è di I. Ulpts-Stockmann, "Die Mendikanten als Konkurrenz zum Weltkle-rus zwischen Gehorsamgebot und piipstlicher Exemtion", Wissenschaft und Weisheit 66 (2003),190-227; da ricordare è anche l'ottima sintesi, per molti aspetti insuperata, di Gratien de Paris,Histoire de lafondation et de l'évolution de l'Ordre des Frères Mineurs au X/lIe siècle, a curadi M. d'Alatri/S. Gieben (Istituto Storico dei Cappuccini, Bibliotheca seraphico-capuccina 29),Roma 1982.

66 Dannenberg, "Quia circa" (come n. 63),435-436; G. Melville, "Zum Recht der Religiosen imLiber Extra", Zeitschrift der Savigny-Stiftung fiir Rechtsgeschichte, Kanonistische Abteilung87 (2001),165-190, qui: 166.

67 Cfr. Paciocco, Canonizzazioni (come n. 2), 283-287, in riferimento alla decretale Gloriosus(VI 3,22,un.), recante l'ingiunzione di celebrare sub officio duplici le festività degli apostoli,dei Quattro Evangelisti e dei Dottori della Chiesa, Gregorio prima di tutti e Agostino, Ambro-gio e Girolamo; ibidem ulteriori indicazioni bibliografiche. Santi "tradizionali", si è detto: per-ché il richiamo alla "tradizione" fu per altri versi pressante in questo pontefice anche per quantoconcerne le indulgenze (in riferimento alla Quaresima, alla liturgia stazionale romana e perfinoalla stessa concessione giubilare), su tutto ciò cfr. É. Doublier, "Libra misericordiae. Le indul-genze di Bonifacio VIII", Rivista di Storia della Chiesa in Italia 63 (2010), 347-380, qui:356-358 con n. 33 e 34.

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nitas nel giorno festivo di un santo canonizzato.68 Inoltre, in collegamento ai santicanonizzati, prima per iniziativa del papato poi per quella degli stessi ordinireligiosi, e in particolare dei frati Minori che funsero nel prosieguo da esempio peraltre istituzioni ecclesiastiche, iniziò a manifestarsi una ben percettibile enfiagionenelle indulgenze, la quale, complessivamente aggravatasi nei secoli seguenti, av-rebbe rappresentato la scaturigine per le critiche luterane che avrebbero condotto aduna scissione della christianitas agli inizi dell' età moderna.

68 Per Alcuino, cfr. Vita Wilibrordi archiepiscopi Traiectensis auctore Alcuino, ed. W. Levison(MGH, Scriptores rerum Merovingicarum 3),138-139; poi, cfr. Sinibaldus Fliscus, Commen-taria. Apparatus in V Libros Decretalium, Frankfurt a. M. 1570 (rist. anast. Frankfurt a.M.1968), fol. 457r: Solus autem papa potest sanctos canonizare, quod ex eo apparet, quia cumconstituatur omnibus fidelibus adorandum, et nullus omnibus praesit nisi papa, apparet quodsolus papa hoc potest, nec valet si dicas quod saltem cuique debet esse licitum, quod in suadiocesi faciat, quia oratio eis facta debet esse communis, et ecclesia ubi debet venerari debetesse communis.