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LA CARTOGRAFIA: CONCETTI BASILARIPROF.SSA EMILIA SARNO

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Università Telematica Pegaso La cartografia: concetti basilari

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice

1 LA CARTOGRAFIA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3

2 ELEMENTI E PROPRIETÀ DELLA CARTA GEOGRAFICA ----------------------------------------------------- 5

3 CLASSIFICAZIONE DELLE CARTE ------------------------------------------------------------------------------------ 7

4 LE COORDINATE CARTOGRAFICHE --------------------------------------------------------------------------------- 8

5 LE RAPPRESENTAZIONI CARTOGRAFICHE---------------------------------------------------------------------- 12

6 IL SIMBOLISMO DELLE CARTE --------------------------------------------------------------------------------------- 14

7 LETTURA DELLA CARTA TOPOGRAFICA ------------------------------------------------------------------------- 17

8 CENNI DI CARTOGRAFIA ITALIANA -------------------------------------------------------------------------------- 20

9 LA CARTOGRAFIA TEMATICA ---------------------------------------------------------------------------------------- 22

10 LA TOPONOMASTICA ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 25

11 LA CARTOGRAFIA DIGITALE E I GIS ------------------------------------------------------------------------------- 27

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 30

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1 La cartografia

Gli uomini hanno cercato da sempre di rappresentare il territorio per avere a disposizione

mappe utili per muoversi, per viaggiare, o anche per fare la guerra. I Greci e i Romani hanno redatto

mappe e carte sia pure con errori basandosi sugli studi di Tolomeo, cartografo del II secolo d.C.

(fig. 1). La cartografia medievale ripercorre quella antica ma vi aggiunge anche elementi religiosi

volendo rappresentare pure la città celeste. Un vero impulso è dato dalla età moderna e in modo

specifico nel XVIII secolo, quando si afferma la geografia geodetica, mentre quella dei secoli

precedenti è considerata empirica. La cartografia geodetica si afferma grazie alla geodesia, cioè la

scienza che studia la misurazione della terra. In tal modo sono state messe a punto carte sempre più

evolute e la cartografia è la scienza che si occupa delle tecniche e delle modalità di rappresentazione

della terra. Si studia pure la storia della cartografia per analizzare le carte antiche e le metodiche

utilizzate1.Dal momento che la cartografia è in stretta relazione con la geografia per la

rappresentazione delle aree territoriali, nei prossimi paragrafi saranno illustrate le caratteristiche

fondamentali delle carte geografiche, saranno fornite indicazioni per leggerle. Infine sono proposte

delucidazioni sulla cartografia tematica, sulla toponomastica e sulla cartografia digitale.

1Per la cartografia testi di riferimento sono: Aversano, 2005; Palagiano, Asole, Arena, 2000; Mori, 1981.

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2 Elementi e proprietà della carta geografica

La carta geografica può essere definita come un disegno di una parte o di tutta la superficie

terrestre. In modo più preciso la cartageografica è una rappresentazione ridotta, simbolica e

approssimata su un piano dell’intera superficie terrestre o di una sua parte.

La rappresentazione è in piano perché redatta su uno spazio bidimensionale, appunto la

carta. E’ ridotta per l’esigenza di dover rappresentare in misura rimpicciolita la superficie terrestre.

E’ simbolica poiché si utilizzano dei simboli per rappresentare i diversi spazi, le attività umane o i

dati naturali. E’ approssimata perché qualsiasi rappresentazione sulla carta non può mai riprodurre

fedelmente la superficie terrestre.

Per operare la riduzione dal terreno alla carta deve essere utilizzata la scala. La scala è un

indice di riduzione. Essa sta ad indicare il rapporto tra le lunghezze sulla carta e quelle reali,

[rapporto che si esprime tramite una frazione che ha per numeratore l’unità e per denominatore il

numero delle volte di cui le distanze sono state rimpicciolite e si chiama scala numerica].

Esempi di scala ; ;

Se ad esempio si trova l’indicazione di una scala 1: 25.000, significa che ogni cm sulla

carta corrisponde a 25.000 cm sul terreno, cioè a 250 metri. Ne deriva che quanto più piccolo è il

denominatore tanto più grande è la rappresentazione e viceversa. Pertanto si dicono carte a grande

scala quelle con piccolo denominatore perché offrono un maggior numero di dettagli dell’area

geografica rappresentata, mentre si dicono a piccola scala quelle con grande denominatore perché

rappresentano spazi geografici più grandi ma con minori dettagli. Bisogna ricordare che la scala

indica il rapporto delle distanze e non delle superfici. Oltre alla scala numerica, si utilizza la scala

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grafica, tracciando un segmento diviso in parti corrispondenti a determinate lunghezze sul terreno

che costituiscono le unità grafiche, come nell’esempio:

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3 Classificazione delle carte

Le carte con scala fino a 1: 10000 sono dette planimetrie o piante e rappresentano città e

altri centri abitati, mappe se rappresentano proprietà rurali.

Le carte con scala da 1: 10000 a 1:150.000 sono denominate topografiche e rappresentano

con molta precisione piccoli tratti della superficie terrestre.

Le carte con scala da 1: 150.000 a 1: 1.000.000 sono denominate corografiche e

rappresentano regioni ampie della superficie terrestre.

Le carte con scala oltre un 1: 1. 000.000 rappresentano l’intera superficie terrestre e sono

denominate mappamondi.

A seconda dei fenomeni rappresentati, le carte geografiche si ripartiscono in tre classi:

carte normali o generali, che rappresentano ambienti e opere umane;

carte speciali con particolari finalità come ad esempio le carte idrografiche o aeronautiche;

carte tematiche che rappresentano principalmente un tema (ad esempio il clima, le

industrie, etc).

Le carte possono essere raccolte in atlanti sia di carattere generale sia specialistici.

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4 Le coordinate cartografiche

Poiché la superficie terrestre non si può disegnare in piano, ogni carta geografica è il

risultato di un adattamento di tipo geometrico. Questo problema è stato posto già dall’antichità con

l’intento di conoscere e misurare la Terra e poi utilizzare la geometria per rappresentarla. La forma

della terra è irregolare (fig. 2), sferica e schiacciata ai poli. La figura geometrica che più si avvicina

è ellissoide di rotazione, che meglio rappresenta la terra (fig. 3).

Figg. 2-3 La forma irregolare della terra e l’ellissoide come figura geometrica

Il problema maggiore è stato quello di individuare la posizione assoluta di una località; da

un punto di vista geometrico per stabilire la posizione assoluta di un punto su un piano bisogna

riferirsi a due rette perpendicolari tra loro: esse sono le coordinate di un punto. Per poter individuare

un punto su una carta in base alle coordinate è stato ritenuto utile racchiudere la terra in un

reticolato costituito da meridiani e paralleli. I meridiani sono i circoli passanti per i poli, sono tutti

uguali e se ne distinguono 360 se si considera la distanza di un grado fra di loro (fig. 4).

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Il parallelo principale è l’equatore che rappresenta la massima circonferenza, mentre le altre

circonferenze sono più piccole fino a coincidere con i poli. I paralleli sono 180 sempre

considerando tra loro la distanza di un grado.

Il meridiano di riferimento è quello passante per Greenwich presso Londra, mentre il

parallelo di riferimento è l’equatore (fig. 5). Grazie a queste due coordinate (paralleli e meridiani) si

possono misurare la latitudine e la longitudine di un luogo e quindi individuarne la posizione sulla

carta. La latitudine è la distanza angolare di un punto dall’equatore misurata su un meridiano e può

essere a nord o a sud; la longitudine è la distanza angolare di un punto a est o a ovest dal meridiano

scelto come fondamentale [meridiano di Greenwich], misurata su un parallelo.

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Figg.4-5 Il reticolato geografico nella prima figura; in evidenza nella seconda l’equatore e il

meridiano di Greenwich. Sono poi indicati due punti che si misurano tramite le coordinate

geografiche.

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Pur essendo fondamentali la latitudine e la longitudine, è necessaria una terza coordinata:

l’altitudine, cioè l’altezza sul livello del mare, misurata anch’essa con procedimenti geometrici.

Inoltre per l’orientamento sono utili pure i quattro punti cardinali (Nord, Sud, Est, Ovest),

individuati in relazione al sorgere e al calare del sole nell’antichità, poi con l’ausilio della bussola

che indica il Nord.

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5 Le rappresentazioni cartografiche

Per rappresentare una parte della superficie terrestre, è necessario proiettare su una carta il

reticolato geografico; questa proiezione si attua tramite le figure geometriche. In tal modo, tramite

le proiezioni, trasportiamo dalla sfera alla carta bidimensionale e in piano il reticolato dei meridiani

e dei paralleli. Si utilizzano per questo diverse figure geometriche: il cono, il cilindro, il piano

rettangolare (figg. 6-7). Grazie alle proiezioni le carte possono essere attendibili, ma devono

soddisfare almeno una delle seguenti caratteristiche:

l’equivalenza quando le superfici sulla carta, in scala, e quelle della realtà sono identiche;

l’equidistanza, quando le distanze sulla carta, in scala, e quelle della realtà sono identiche;

l’isogonia, quando le misure degli angoli sulla carta, in scala, e quelle della realtà sono

identiche.

Le carte non devono solo rappresentare uno spazio geografico, ma anche la gran parte degli

oggetti ivi presenti. Per questi motivi è apparso necessario fare delle precise rilevazioni del

territorio e dal XVIII secolo è utilizzato il sistema della triangolazione che consiste nella

costruzione di un reticolo di elementi triangolari tra loro connessi, prendendo anche misure sul

terreno. Oggi l’utilizzo dei satelliti e della fotografia aerea fornisce moltissimi dati reali delle

diverse aree geografiche senza dover ricorrere alle misure sul terreno.

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Figura 6 proiezione conica: la terra è virtualmente avvolta dal cono e la proiezione del

reticolato è poi rappresentata in piano

Figura 7proiezione cilindrica: la terra è virtualmente avvolta dal cilindro e la proiezione del

reticolato è poi rappresentata in piano

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6 Il simbolismo delle carte

Il simbolismo utilizzato per le carte è suddiviso in fisico-naturale, antropico e economico. Il

primo riguarda i fenomeni idrografici (mare, fiumi, laghi, etc) e orografici (montagne, colline,

pianure).

Il problema maggiore soprattutto nel passato è stata la rappresentazione dell’altitudine. Nelle

carte secentesche si ricorreva alla rappresentazione a mucchi di talpa che doveva rendere l’idea

delle montagne. Un altro sistema utilizzato è detto a spina di pesce che indicava l’andamento dei

monti. Con l’evoluzione della tecnica si sono diffusi due metodi: il tratteggio e le curve di livello. I

trattini a seconda dello spessore e la fittezza indicano la pendenza del monte. Le curve di livello o

isoipse rendono in modo esatto l’altitudine. Le curve sono formate dai punti che hanno una

medesima altezza sul livello del mare. Esse sono poste in modo equidistante, cioè a distanza

prestabilita, come mostra l’esempio qui riportato.

Il simbolismo antropico deve rappresentare l’insediamento umano nelle sue forme, dalle

città ai piccoli nuclei fino alle case sparse. Il simbolismo economico deve rappresentare le colture,

le vie di comunicazione, i beni culturali, etc. Il cartografo cerca complessivamente tramite i simboli

di fornire una visione chiara del territorio (si vedano le figure 8-9-10-11).

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Fig. 8: simboli per strade, valichi, etc; Fig. 9 simboli per chiese, monumenti, etc;

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Fig. 10 simboli per la vegetazione; fig. 11 simboli per l’idrografia

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7 Lettura della carta topografica

Tutti gli elementi e gli aspetti ora menzionati sono utili e fondamentali per leggere le carte.

Innanzi tutto bisogna fare attenzione alla scala per comprendere quanta parte di un’area geografica

sia rappresentata. Poi si può distinguere se si tratti di una carta generale, tematica o speciale.

Per la lettura di una carta topografica, bisogna prendere in considerazione i seguenti

elementi:

le coste e il loro andamento;

la configurazione del terreno (pianura, colline, montagne, valli, etc)

le acque continentali (sorgenti, fiumi, laghi, ghiacciai)

la vegetazione spontanea e le coltivazioni

le sedi umane ( città, paesi, insediamenti sparsi, etc)

le vie di comunicazione (strade, ferrovie, etc)

i limiti amministrativi (che indicano i confini comunali, provinciali, regionali)

i toponimi che aiutano a comprendere i processi storico-culturali avvenuti.

Se si osservano le due carte che seguono (figg. 12-13), si possono cogliere alcuni degli

elementi prima menzionati. La figura 12 rappresenta il paese di Vagli, ma anche la media montagna

apuana (in Toscana). E’ evidente il monte Roccandagia. Tutto il territorio tramite le isoipse mostra

di essere montuoso e ripido. Il toponimo Castagnola rimanda alla presenza delle castagne.

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Figura 12 Stralcio della Tavoletta di Vagli

La figura 13 riporta lo stralcio della tavoletta di Belpasso alle falde dell’Etna. E’ evidente la

natura vulcanica della zona dai coni vulcanici che costituiscono il Monte Rossi. In basso si vede il

grosso centro di Nicolosi. I diversi toponimi dimostrano come la zona sia coltivata e abitata.

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Figura 13 Stralcio della tavoletta di Belpasso: tratto delle falde orientali dell’Etna

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8 Cenni di cartografia italiana

In Italia, nel 1867 fu creato un Istituto Topografico Militare per realizzare una cartografia

unica per l’intero regno alla scala 1: 50000, utile per avviare opere pubbliche, come strade e

ferrovie. Nel 1882 l’Istituto Topografico divenne Istituto Geografico che ha prodotto da quel

momento molteplici carte. L’Istituto ha effettuato2 le rilevazioni sul tutto il territorio nazionale e ha

ricavato 277 fogli alla scala 1: 100.000. La Carta topografica d’Italia ha per meridiano

fondamentale quello di Monte Mario o meridiano di Roma che si trova a 12° 27’ 13’’[12 gradi 27

minuti e 13 secondi] ad Est del meridiano di Greenwich. La proiezione usata è quella di Gauss, che

è sostanzialmente una proiezione cilindrica inversa.

Ad ogni foglio al 100.000 corrispondono quattro carte al 50000, chiamate quadranti; a sua

volte ogni quadrante comprende quattro carte al 25.000, chiamate tavolette. Talvolta alcune

tavolette si suddividono in quattro sezioni alla scala 1: 10000 (figg. 14-15).

2 Ancora oggi la cartografia prodotta dall’Istituto si rifà alla classica suddivisione in fogli al 100.000.

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Fig. 14 Quadro d’unione dei fogli della Carta topografica d’Italia

Fig. 15 Suddivisione di un foglio della Carta topografica d’Italia in quadranti e in tavolette

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9 La cartografia tematica

Le carte tematiche a carattere quantitativo sono quelle che portano in evidenza su una base

cartografica segni, colori, simboli che indicano la qualità o l’intensità di un fenomeno. La fig. 16ad

esempio tematizza le diverse quantità di precipitazioni in Europa. Con le carte tematiche si

visualizzano determinati fattori economici, sociali, culturali, ma anche naturali come la diffusione

di una determinata vegetazione o di una specie animale. Le carte tematiche più frequenti sono:

carte geologiche (per rappresentare ad esempio le rocce);

• geomorfologiche (per rappresentare il modellamento della superficie terrestre);

• carte climatiche;

• carte stradali e ferroviarie;

• carte idrogeologiche (per rappresentare delle risorse idriche superficiali);

• carte meteorologiche (fenomeni atmosferici: temperatura, pressione, venti, clima, nubi,

piogge);

• carte antropiche ( fenomeni legati alla presenza dell’uomo e alle sue attività);

• carte dell’utilizzazione del suolo ( trasformazioni in un territorio da agricoltura, q

allevamento).

Inoltre, una carta sulla quale sono rappresentati dati statistici è denominata cartogramma; i

cartogrammiquindi sono grafici a base cartografica e hanno lo scopo di mettere in evidenza i fatti

statistici in relazione al territorio ( fig. 17).

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Sono denominaticartogrammi a mosaico, quelli che rappresentano un fenomeno mediante

colori o tratteggi nel territorio suddiviso secondo i confini amministrativi, ad esempio la figura 18

raffigura la densità della popolazione italiana regione per regione; ma anche sono diffusi i

cartogrammi a punti che si basano su valori assoluti raffigurati per mezzo di punti o simboli3 (fig.

19).

Figura 16 Figura 17

3Sono utilizzati anche altri cartogrammi come cartogramma a curve isometriche o cartogrammi misti.

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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

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Figura 18 Figura 19

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10 La toponomastica

I nomi geografici, o toponimi, sono un elemento fondamentale delle carte sia perché

consentono di individuare le diverse località, sia perché sono spie storico-culturali del territorio. I

toponimi di frequente danno indicazioni sulle forme del terreno, sulla presenza dell’acqua, sulla

vegetazione. Ancora vi sono toponimi che fanno riferimento alle colture o a fattori storici. Facile

esempio è dato dalle denominazioni dei comuni che rimandano tanto a dati naturali quanto culturali.

Un toponimo come Pietrabbondante (comune in provincia di Isernia) rimanda facilmente

alla presenza della pietra in tale località; Castel San Vincenzo (comune in provincia di Isernia) fa

subito pensare al processo storico dell’incastellamento e alla presenza religiosa. Con questi semplici

esempi si comprende che i toponimi siano di grande supporto per conoscere un territorio e per

leggere le carte geografiche. Ad esempio, l’analisi dei toponimi dei comuni molisani fornisce già a

primo acchito riferimenti semplici ma efficaci. Diverse denominazioni fanno riferimento a termini

come campo, pietra, colle, macchia: Campobasso, Campochiaro, Campolieto, Campomarino,

Colletorto, Colli a Valturno, Pietracupa, Pietracatella. Questi ultimi risultano composti. Ad

esempio, in alcuni casi la parola campo è unita ad un aggettivo che ne circoscrive il significato e lo

attaglia al luogo specifico. Ecco perché Campo è unito a marino per indicare un comune della costa

mentre una zona interna e fertile diventa Campo-chiaro. Semplici riflessioni guidano a decomporre

i toponimi e a stabilirne le relazioni con il territorio di riferimento. Altri toponimi, come

Castelpizzuto, Castel San Vincenzo, Castelverrino fanno pensare a processi storici come

l’incastellamento o gli insediamenti religiosi. La toponomastica diventa così una scoperta geo-

storica nonché linguistica.

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Molti toponimi si rivelano facili da decifrare perché richiamano oggetti o fenomeni

semplici, per lo più della civiltà rurale, altri devono essere interpretati con maggiore attenzione. Vi

sono toponimi che risalgono ai domini barbarici e si riconoscono da alcune specifiche desinenze:

enga, bergo, aldo, o anche come fara, para, bara che risalgono ai longobardi. La dominazione araba

ha lasciato tracce come calat-calt, dall’arabo kakat, che ritroviamo nel toponimoCatalafini e

significa fortezza. Allo stesso modo altri toponimi rimandano alle attività umane come la pastorizia

e sono noti alcuni che riguardano le dimore temporanee dei pastori: malghe, casére, fenili, etc.

Il toponimo non deve essere considerato di per sé, ma in quanto rimanda ad un oggetto o a

un fenomeno territoriale naturale e/o antropico, per la sua relazione con il luogo di riferimento e per

i collegamenti con altri toponimi in una distribuzione spaziale “a rete che, se oggi appare sincrona,

va riguardata come risultato di stratificazioni storiche da accertare” (Aversano, 1987, pp. 119-120).

La loro importanza e anche complessità ha dato origine alla toponomastica, che appunto

studia i toponimi e ne ricostruisce il senso nonché la relazione con il territorio. Come chiarisce un

grande studioso, Berengario Gerola4, “La forma toponomastica sarà in realtà spiegata nel suo intimo

valore nel momento in cui, ponendoci di fronte a un dato nome locale, noi riusciremo a ricreare

dentro di noi l’immagine o il concetto che impressionò la fonte creatrice e le reazioni che di qui

hanno causato, con dati mezzi espressivi, quella determinata formazione toponomastica”.

Per un riconoscimento del significato del toponimo è necessario individuarne l’esatta

posizione sulle carte e conoscere il territorio dove è presente. E’ utile anche la consultazione dei

dizionari di toponomastica.

4Il passo di Gerola è riportato da Cassi, 1991, p. 98.

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11 La cartografia digitale e i GIS

Da alcuni anni la produzione cartografica avviene grazie alla collaborazione con le nuove

tecnologie. Per questi motivi sono stati realizzati dei software appositi, denominati GIS.

GIS sta per Sistema Informativo Geografico; è un sistema computerizzato che permette

l’acquisizione, l’analisi, la visualizzazione di informazioni derivanti da dati geografici.

Un GIS consiste in

• un database

• una base cartografica

• un collegamento informatico tra essi.

Quasi tutte le attività umane e i fenomeni naturali hanno una distribuzione spaziale e

possono essere studiati con l’aiuto di un GIS. Un GIS memorizza la posizione del dato impiegando

un sistema di proiezione e di coordinate che definisce la posizione geografica dell’oggetto, secondo

una logica simile a quello utilizzata per la cartografia tradizionale.

Un GIS è in grado di visualizzare e sovrapporre diverse carte tematiche di una determinata

zona, garantendo la corrispondenza delle coordinate geografiche, della scala e quindi delle distanze.

Il mondo reale può essere rappresentato in un sistema informativo geografico attraverso due

principali modalità:

• il dato vettoriale, ovvero disegni

• il dato raster, ovvero immagini.

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Grazie ai software GIS si possono elaborare carte digitali che rappresentano dati spaziali,

come le figure 20-21 che visualizzano la distribuzione delle utenze telefoniche in Italia. Queste

rappresentazioni rappresentano l’espressione più innovativa della cartografia.

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Figg. 20-21 La distribuzione delle linee telefoniche in Italia

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