Ottobre 2011

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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno III, n. 10 - ottobre 2011 DI S T RI BUZION E G RATU I T A “I nostri contratti sono salvi” Gheddafi ha concluso il suo tempo. Vivo o morto, libero o incarcerato è co- munque uscito definitiva- mente dalla scena della po- litica economica mondiale. Non sarà più lui a parteci- pare ai comitati d’affari che presiedono alla vendi- ta del petrolio e del gas li- bico e ai reinvestimenti dei relativi ricavati nella finan- za e nelle economie occi- dentali. Questo lo sanno bene molti dei suoi storici collaboratori che, chi più velocemente chi più tardi- vamente, sono via via pas- sati nello schieramento dei ribelli, pronti a riprendere i ruoli di prima, magari senza un rais, ma sempre agli ordini delle potenze occidentali. Che ne sarà del popolo libico non è diffici- le immaginarlo, anche alla luce della recente sorte toccata al popolo iracheno. Un paese già povero e arre- trato, devastato da un con- flitto breve ma violentissi- mo, cadrà molto probabil- mente nel caos di divisioni tribali, violenze etniche e religiose, vessato e violen- tato da signori della guer- ra e padroni delle risorse minerarie. I salvatori Ca- meron e Sarkozy sono già corsi per cercare di racco- gliere subito i frutti dei lo- ro investimenti militari. I governanti italiani sembra- no avere avuto il buon gu- sto di non andare, almeno per ora. Ma forse non è sta- to neppure buon gusto (che sarebbe davvero una sorpresa da personaggi del genere), ma della così det- ta solita furbizia italiana. Se infatti scorriamo le cro- nache dei giorni preceden- ti, leggiamo che tra i primi ad accorrere a fianco dei vincitori è stata la nostra ENI, che ha subito fornito aiuti ai ribelli ottenendo la assicurazione che il nuovo governo manterrà tutti gli impegni già firmati dal rais: i nostri contratti sono dunque salvi! (Compresi quelli sul controllo dell’im- migrazione). Continuere- mo perciò a ricevere gas e petrolio dalla nostra ex “quarta sponda” e questo a vantaggio di tutti, anche di chi scrive che quindi non intende sottrarsi solo con questa denuncia a una cor- responsabilità che coinvol- ge l’intero popolo italiano. Una denuncia occorrerà pur farla, quanto meno al- l’ipocrisia che, seppure è una peculiarità della no- stra cultura cattolica, tutta- via alle volte supera i pur larghi confini della falsità per debordare nella sfac- ciataggine. Giorno dopo giorno emergono i crimini aberranti commessi dal deposto rais, stupratore di migliaia di amazzoni, re- sponsabile di stragi occul- tate in innumerevoli fosse comuni, torturatore di mi- granti in transito dall’Afri- ca nera verso l’Europa e l’Italia in particolare. Liber- tà, democrazia, diritti civi- li e simili parole riempiono ora la bocca dei tromboni della nostra politica. Eppu- re solo due anni fa il no- stro Parlamento, con ver- gognoso voto bipartisan, ha approvato un Trattato di amicizia e collaborazio- ne con la Libia che traboc- cava di quelle stesse paro- le pronunziate in coro con quello stesso rais. Leggia- mo assieme alcuni passag- gi di quel trattato e riflet- tiamo per un attimo sul- l’uso e sull’abuso di quelle parole, guardando con at- tenzione alle bocche di co- loro che senza vergogna, sfrontatamente, le pronun- ciano ancora. La così detta ciliegina è in coda: la priva- tizzazione della immigra- zione. Trattato di amicizia. La Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, qui di seguito denominati “le Parti", consapevoli dei profondi legami di amici- zia tra i rispettivi popoli e del comune patrimonio sto- rico e culturale; decise ad operare per il rafforza- mento della pace, della si- curezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo; impe- gnate, rispettivamente, nel- l’ambito dell’Unione Euro- pea e dell’Unione Africana nella costruzione di forme di cooperazione ed integra- zione, in grado dì favorire l’affermazione della pace, la crescita economica e so- ciale e la tutela dell’am- biente; hanno convenuto quanto segue: Articolo 1 Rispetto della le- galità internazionale - Le Parti, nel sottolineare la co- mune visione della centra- lità delle Nazioni Unite nel sistema di relazioni inter- nazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi da esse sotto- scritti, sia quelli derivanti dai principi e dalle norme del diritto Internazionale universalmente riconosciu- ti, sia quelli inerenti al ri- spetto dell’Ordinamento In- ternazionale. Articolo 2 Uguaglianza so- vrana - Le Parti rispettano reciprocamente la loro uguaglianza sovrana, non- ché tutti i diritti ad essa ine- renti compreso il diritto al- la libertà ed all’indipenden- za politica. Esse rispettano altresì il diritto di ciascuna delle Parti di scegliere e svi- luppare liberamente il pro- prio sistema politico, socia- le, economico e culturale. Articolo 3 Non ricorso alla minaccia o all’impiego del- la forza - Le Parti si impe- gnano a non ricorrere alla minaccia o all’impiego del- la forza contro l’integrità territoriale o l’indipenden- za politica dell’altra Parte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite. Articolo 4 Non ingerenza negli affari interni - Le Par- ti si astengono da qualun- que forma di ingerenza di- retta o indiretta negli affa- ri interni o esterni che rien- trino nella giurisdizione dell’altra Parte, attenendo- si allo spirito di buon vici- nato. Nel rispetto dei prin- cipi della legalità interna- zionale, l’Italia non userà, ne permetterà l’uso dei pro- pri territori in qualsiasi at- to ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permet- terà, l’uso dei propri territo- ri in qualsiasi atto ostile contro l’Italia. Articolo 19 Collaborazione nella lotta ... all’immigra- zione clandestina - … in te- ma di lotta all’immigrazio- ne clandestina, le due Partì promuovono la realizza- zione di un sistema di con- trollo delle frontiere terre- stri libiche, da affidare a so- cietà italiane in possesso delle necessarie competen- ze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restan- te 50% le due Parti chiede- ranno all’Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la Commissione Europea. SANDRO RIDOLFI Lo scorso mese abbiamo fe- steggiato il traguardo del se- condo anno di vita del gior- nale. Questo mese, con il venticinquesimo numero, ne comunico la chiusura. Uso la prima persona per si- gnificare la responsabilità che mi assumo di questa decisione in qualità di edito- re (che poi, molto semplice- mente, vuole dire ideatore - non da solo – redattore, im- paginatore e distributore). Due anni fa è scomparso l’ultimo Partito Comunista italiano del XX secolo. E’ scomparso frantumandosi addosso alle scogliere del governo verso il quale lo avevano ipnoticamente at- tratto le sirene del potere. Qualcuno è rimasto sui le- gni della nave convinto an- cora di riprendere il mare, i topi in maggioranza l’han- no presto abbandonata mettendosi in salvo su nuo- ve imbarcazioni che di nuo- vo hanno solo la bandiera non più d’un solo colore. Ri- fondazione era il nome di quel partito che, nato dai re- sti del PCI, si era proposto l’ambizioso progetto di evolvere il pensiero scienti- fico marxista-leninista per aggiornarne i principi fon- danti della lotta per l’eman- cipazione delle classi subal- terne al nuovo contesto eco- nomico e sociale del mondo globalizzato. Rifondazione, tuttavia, scontava due limi- ti gravissimi: la senilità ideo- logica della componente più matura e la grave caren- za culturale di quella più giovane. Rifondazione è sta- ta incapace, perché cultural- mente impreparata, di rico- noscere e radicarsi nella propria naturale base socia- le, la classe lavoratrice, per- dendosi nella ricerca di ege- monia di effimeri movimen- ti interclassisti privi di iden- tità sociale e culturale. “Ri- cominciare dal basso a sini- stra” è stata l’ultima parola d’ordine; ma quale “basso” e quale “sinistra” Rifonda- zione non è stata in grado di definirli, proprio perché pri- va degli strumenti di scien- za e conoscenza. “Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza” insegnava Gramsci, “non c'è posto fra noi per chi non ha studiato abbastanza” incal- zava Lenin, “apprendere dalla saggezza delle masse” aggiungeva ancora Mao. La forza di un Partito Comuni- sta poggia interamente sul- la propria cultura politica, sul sapere, sul conoscere, sul comprendere il presen- te per poter progettare il fu- turo. Nel vuoto lasciato dal collasso del partito comuni- sta questo giornale è stato pensato, a immagine dell’in- segnamento di Gramsci, per Ultimo [Nota: la foto del “leader” non è stata sfocata, si tratta di un fermo immagine, il parrucchino è comunque inconfondibile] provocare, nei limiti delle proprie oneste capacità, la rinascita dell’intelligenza comunista, entrando nelle case dei lavoratori per inco- raggiarli e aiutarli ad espri- mere i loro pensieri e a far sentire la loro voce. Il bilan- cio di due anni di pubblica- zioni è stato sorprendente per certi aspetti, deludente per l’obiettivo principale. Il giornale ha riempito un vuoto di comunicazione, ma anche di idee e di dibat- tito nella nostra città. Bene! Questo fa sicuramente pia- cere. Ma non era per questo obiettivo che era stato pen- sato. Il giornale ha stimola- to la cosiddetta “società pensante” della città, in par- te avvicinandola nonostan- te differenze ideologiche anche forti, in parte spaven- tandola, forse proprio quando le differenze ideo- logiche avrebbero dovuto essere minori. Bene, anche questo. Ma non era per que- sto obiettivo che era stato pensato. Il giornale è entra- to in molte case nelle quali, forse, l’unica forma di infor- mazione era riservata alle tv del governo o del loro pa- drone (che poi sono la stes- sa persona). Molto bene, in questo caso. Ma non era so- lo per questo obiettivo che era stato pensato. Il giorna- le non ha avuto invece ritor- ni proprio da quegli am- bienti sociali per i quali era stato pensato e ai quali era destinato. Non ostante una diffusione capillare e un evi- dente gradimento manife- stato dalla rapida consuma- zione delle copie in tutti i quartieri e le frazioni della città, è mancata la risposta. Un giornale può essere uno strumento importante di un movimento o di un partito, ma non può supplire la loro mancanza. A due anni di di- stanza è tempo di tirare onestamente le somme e chiudere questa esperienza prima che possa diventare qualcosa d’altro. Non si fer- ma però l’esperienza di Piazza del Grano che prose- gue, in nuova veste e forma, col sito del quotidiano on li- ne PdG News. E’ un’espe- rienza nuova tutta da co- struire e forse, proprio gra- zie all’accessibilità del mez- zo informatico, riuscirà a stabilire quell’interscambio che è mancato al mensile, affiancando alle notizie quotidiane, spazi di dibatti- to, blog, forum. Un facebo- ok intelligente dove l’ “ami- cizia” non nasce e non si esaurisce in un click, ma può richiedere e produrre idee e confronti. L’appunta- mento da oggi non sarà più mensile, ma quotidiano. E’ un nuovo inizio. Sandro Ridolfi news.piazzadelgrano.org

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli" con sede a Foligno (PG)

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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno III, n. 10 - ottobre 2011

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“I nostri contratti sono salvi”

Gheddafi ha concluso ilsuo tempo. Vivo o morto,libero o incarcerato è co-munque uscito definitiva-mente dalla scena della po-litica economica mondiale.Non sarà più lui a parteci-pare ai comitati d’affariche presiedono alla vendi-ta del petrolio e del gas li-bico e ai reinvestimenti deirelativi ricavati nella finan-za e nelle economie occi-dentali. Questo lo sannobene molti dei suoi storicicollaboratori che, chi piùvelocemente chi più tardi-vamente, sono via via pas-sati nello schieramento deiribelli, pronti a riprenderei ruoli di prima, magarisenza un rais, ma sempreagli ordini delle potenzeoccidentali. Che ne sarà delpopolo libico non è diffici-le immaginarlo, anche allaluce della recente sortetoccata al popolo iracheno.Un paese già povero e arre-trato, devastato da un con-flitto breve ma violentissi-mo, cadrà molto probabil-mente nel caos di divisionitribali, violenze etniche ereligiose, vessato e violen-tato da signori della guer-ra e padroni delle risorseminerarie. I salvatori Ca-meron e Sarkozy sono giàcorsi per cercare di racco-gliere subito i frutti dei lo-ro investimenti militari. Igovernanti italiani sembra-no avere avuto il buon gu-sto di non andare, almenoper ora. Ma forse non è sta-to neppure buon gusto(che sarebbe davvero unasorpresa da personaggi delgenere), ma della così det-ta solita furbizia italiana.Se infatti scorriamo le cro-nache dei giorni preceden-

ti, leggiamo che tra i primiad accorrere a fianco deivincitori è stata la nostraENI, che ha subito fornitoaiuti ai ribelli ottenendo laassicurazione che il nuovogoverno manterrà tutti gliimpegni già firmati dalrais: i nostri contratti sonodunque salvi! (Compresiquelli sul controllo dell’im-migrazione). Continuere-mo perciò a ricevere gas epetrolio dalla nostra ex“quarta sponda” e questo avantaggio di tutti, anche dichi scrive che quindi nonintende sottrarsi solo conquesta denuncia a una cor-responsabilità che coinvol-ge l’intero popolo italiano.Una denuncia occorreràpur farla, quanto meno al-l’ipocrisia che, seppure èuna peculiarità della no-stra cultura cattolica, tutta-via alle volte supera i purlarghi confini della falsitàper debordare nella sfac-ciataggine. Giorno dopogiorno emergono i criminiaberranti commessi daldeposto rais, stupratore dimigliaia di amazzoni, re-sponsabile di stragi occul-tate in innumerevoli fossecomuni, torturatore di mi-granti in transito dall’Afri-ca nera verso l’Europa el’Italia in particolare. Liber-tà, democrazia, diritti civi-li e simili parole riempionoora la bocca dei trombonidella nostra politica. Eppu-re solo due anni fa il no-stro Parlamento, con ver-gognoso voto bipartisan,ha approvato un Trattatodi amicizia e collaborazio-ne con la Libia che traboc-cava di quelle stesse paro-le pronunziate in coro conquello stesso rais. Leggia-mo assieme alcuni passag-gi di quel trattato e riflet-tiamo per un attimo sul-l’uso e sull’abuso di quelle

parole, guardando con at-tenzione alle bocche di co-loro che senza vergogna,sfrontatamente, le pronun-ciano ancora. La così dettaciliegina è in coda: la priva-tizzazione della immigra-zione.Trattato di amicizia.La Repubblica Italiana e laGrande Giamahiria ArabaLibica Popolare Socialista,qui di seguito denominati“le Parti", consapevoli deiprofondi legami di amici-zia tra i rispettivi popoli edel comune patrimonio sto-rico e culturale; decise adoperare per il rafforza-mento della pace, della si-curezza e della stabilità, inparticolare nella regionedel Mediterraneo; impe-gnate, rispettivamente, nel-l’ambito dell’Unione Euro-pea e dell’Unione Africananella costruzione di formedi cooperazione ed integra-zione, in grado dì favorirel’affermazione della pace,la crescita economica e so-ciale e la tutela dell’am-biente; hanno convenutoquanto segue:Articolo 1 Rispetto della le-galità internazionale - LeParti, nel sottolineare la co-mune visione della centra-lità delle Nazioni Unite nelsistema di relazioni inter-nazionali, si impegnano adadempiere in buona fedeagli obblighi da esse sotto-scritti, sia quelli derivantidai principi e dalle normedel diritto Internazionaleuniversalmente riconosciu-ti, sia quelli inerenti al ri-spetto dell’Ordinamento In-ternazionale.Articolo 2 Uguaglianza so-vrana - Le Parti rispettanoreciprocamente la lorouguaglianza sovrana, non-ché tutti i diritti ad essa ine-renti compreso il diritto al-la libertà ed all’indipenden-

za politica. Esse rispettanoaltresì il diritto di ciascunadelle Parti di scegliere e svi-luppare liberamente il pro-prio sistema politico, socia-le, economico e culturale.Articolo 3 Non ricorso allaminaccia o all’impiego del-la forza - Le Parti si impe-gnano a non ricorrere allaminaccia o all’impiego del-la forza contro l’integritàterritoriale o l’indipenden-za politica dell’altra Parte oa qualunque altra formaincompatibile con la Cartadelle Nazioni Unite.Articolo 4 Non ingerenzanegli affari interni - Le Par-ti si astengono da qualun-que forma di ingerenza di-retta o indiretta negli affa-ri interni o esterni che rien-trino nella giurisdizionedell’altra Parte, attenendo-si allo spirito di buon vici-nato. Nel rispetto dei prin-cipi della legalità interna-zionale, l’Italia non userà,ne permetterà l’uso dei pro-pri territori in qualsiasi at-to ostile contro la Libia e laLibia non userà, né permet-terà, l’uso dei propri territo-ri in qualsiasi atto ostilecontro l’Italia.Articolo 19 Collaborazionenella lotta ... all’immigra-zione clandestina - … in te-ma di lotta all’immigrazio-ne clandestina, le due Partìpromuovono la realizza-zione di un sistema di con-trollo delle frontiere terre-stri libiche, da affidare a so-cietà italiane in possessodelle necessarie competen-ze tecnologiche. Il Governoitaliano sosterrà il 50% deicosti, mentre per il restan-te 50% le due Parti chiede-ranno all’Unione Europeadi farsene carico, tenutoconto delle Intese a suotempo intervenute tra laGrande Giamahiria e laCommissione Europea.

SANDRO RIDOLFI

Lo scorso mese abbiamo fe-steggiato il traguardo del se-condo anno di vita del gior-nale. Questo mese, con ilventicinquesimo numero,ne comunico la chiusura.Uso la prima persona per si-gnificare la responsabilitàche mi assumo di questadecisione in qualità di edito-re (che poi, molto semplice-mente, vuole dire ideatore -non da solo – redattore, im-paginatore e distributore).Due anni fa è scomparsol’ultimo Partito Comunistaitaliano del XX secolo. E’scomparso frantumandosiaddosso alle scogliere delgoverno verso il quale loavevano ipnoticamente at-tratto le sirene del potere.Qualcuno è rimasto sui le-gni della nave convinto an-cora di riprendere il mare, itopi in maggioranza l’han-no presto abbandonatamettendosi in salvo su nuo-ve imbarcazioni che di nuo-vo hanno solo la bandieranon più d’un solo colore. Ri-fondazione era il nome diquel partito che, nato dai re-sti del PCI, si era propostol’ambizioso progetto dievolvere il pensiero scienti-fico marxista-leninista peraggiornarne i principi fon-danti della lotta per l’eman-cipazione delle classi subal-terne al nuovo contesto eco-nomico e sociale del mondoglobalizzato. Rifondazione,tuttavia, scontava due limi-ti gravissimi: la senilità ideo-logica della componentepiù matura e la grave caren-za culturale di quella piùgiovane. Rifondazione è sta-ta incapace, perché cultural-mente impreparata, di rico-noscere e radicarsi nellapropria naturale base socia-le, la classe lavoratrice, per-dendosi nella ricerca di ege-monia di effimeri movimen-ti interclassisti privi di iden-tità sociale e culturale. “Ri-cominciare dal basso a sini-stra” è stata l’ultima parolad’ordine; ma quale “basso”e quale “sinistra” Rifonda-zione non è stata in grado didefinirli, proprio perché pri-va degli strumenti di scien-za e conoscenza. “Istruiteviperché avremo bisogno ditutta la nostra intelligenza”insegnava Gramsci, “non c'èposto fra noi per chi non hastudiato abbastanza” incal-zava Lenin, “apprenderedalla saggezza delle masse”aggiungeva ancora Mao. Laforza di un Partito Comuni-sta poggia interamente sul-la propria cultura politica,sul sapere, sul conoscere,sul comprendere il presen-te per poter progettare il fu-turo. Nel vuoto lasciato dalcollasso del partito comuni-sta questo giornale è statopensato, a immagine dell’in-segnamento di Gramsci, per

Ultimo

[Nota: la foto del “leader” non è stata sfocata, si tratta di un fermo immagine, il parrucchino è comunque inconfondibile]

provocare, nei limiti delleproprie oneste capacità, larinascita dell’intelligenzacomunista, entrando nellecase dei lavoratori per inco-raggiarli e aiutarli ad espri-mere i loro pensieri e a farsentire la loro voce. Il bilan-cio di due anni di pubblica-zioni è stato sorprendenteper certi aspetti, deludenteper l’obiettivo principale. Ilgiornale ha riempito unvuoto di comunicazione,ma anche di idee e di dibat-tito nella nostra città. Bene!Questo fa sicuramente pia-cere. Ma non era per questoobiettivo che era stato pen-sato. Il giornale ha stimola-to la cosiddetta “societàpensante” della città, in par-te avvicinandola nonostan-te differenze ideologicheanche forti, in parte spaven-tandola, forse proprioquando le differenze ideo-logiche avrebbero dovutoessere minori. Bene, anchequesto. Ma non era per que-sto obiettivo che era statopensato. Il giornale è entra-to in molte case nelle quali,forse, l’unica forma di infor-mazione era riservata alle tvdel governo o del loro pa-drone (che poi sono la stes-sa persona). Molto bene, inquesto caso. Ma non era so-lo per questo obiettivo cheera stato pensato. Il giorna-le non ha avuto invece ritor-ni proprio da quegli am-bienti sociali per i quali erastato pensato e ai quali eradestinato. Non ostante unadiffusione capillare e un evi-dente gradimento manife-stato dalla rapida consuma-zione delle copie in tutti iquartieri e le frazioni dellacittà, è mancata la risposta.Un giornale può essere unostrumento importante di unmovimento o di un partito,ma non può supplire la loromancanza. A due anni di di-stanza è tempo di tirareonestamente le somme echiudere questa esperienzaprima che possa diventarequalcosa d’altro. Non si fer-ma però l’esperienza diPiazza del Grano che prose-gue, in nuova veste e forma,col sito del quotidiano on li-ne PdG News. E’ un’espe-rienza nuova tutta da co-struire e forse, proprio gra-zie all’accessibilità del mez-zo informatico, riuscirà astabilire quell’interscambioche è mancato al mensile,affiancando alle notiziequotidiane, spazi di dibatti-to, blog, forum. Un facebo-ok intelligente dove l’ “ami-cizia” non nasce e non siesaurisce in un click, mapuò richiedere e produrreidee e confronti. L’appunta-mento da oggi non sarà piùmensile, ma quotidiano. E’un nuovo inizio.

Sandro Ridolfi

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Leggi e diritti21 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

ROBERTO FRANCESCHI

SALVATORE ZAITI

ELISA BEDORI

“Al fine di assicurare lapiena attuazione e la tu-tela dei diritti e degli inte-ressi delle persone di mi-nore età…è istituita l’Au-torità garante per l’in-fanzia e l’adolescenza”.Così l’art. 1 della legge12 luglio 2011, n. 112. Ilprovvedimento dà attua-zione, con evidente ritar-do, all’art. 31 della Costi-tuzione (“La Re-pubblica…pro-tegge la materni-tà, l’infanzia e lagioventù, favo-rendo gli istitutinecessari a talescopo”) e ad unaserie di conven-zioni e atti inter-nazionali (Con-venzione per lasalvaguardia deidiritti dell’uomoe delle libertàfondamentali fir-mata a Roma il 4 novem-bre 1950; Convenzionesui diritti del fanciullofatta a New York il 20novembre 1989; Conven-zione europea sull’eser-cizio dei diritti dei fan-ciulli fatta a Strasburgo il25 gennaio 1996). Nelpanorama europeo l’isti-tuzione del Garante sicolloca in linea con figu-re analoghe già esistentied operanti. In Francia lalegge 6 marzo 2000, n.16 aveva istituito il Dé-fenseur des enfants, oraricompreso nella più am-pia figura del Défenseurdes Droits (15 marzo2011). Nel Regno Unitosono stati istituiti Chil-dren’s Commissioners dinomina ministeriale. InSpagna, pur non essendonominato un vero e pro-prio garante nazionale,una legge del 1996 ha of-ferto ai minori la possi-

bilità di rivolgersi al De-fensor del Pueblo per farrispettare i propri diritti.Anche in Germania nonesiste un garante perl’infanzia a livello fede-rale; funzioni simili ven-gono svolte dalla Kinder-Kommission (Kiko), unaSottocommissione per-manente del Bundestag,creata nel 1988 e da allo-ra sempre rinnovata.Nell’ambito della nostralegislazione regionale,nel corso dell’ultimo de-

cennio, quasi tutte le re-gioni italiane hanno pro-ceduto all’istituzione delGarante regionale perl’infanzia e l’adolescen-za. Prima fra tutte la Re-gione Marche con L.R. 15ottobre 2002, n. 18, an-che se i primi interventiin questo settore sonoda attribuirsi al Veneto(L.R. 42/1988 istitutivadell’Ufficio di protezionee pubblica tutela dei mi-nori) e al Friuli Venezia-Giulia (L.R. 49 del 1993con la quale veniva costi-tuito l’Ufficio del Tutorepubblico). La RegioneUmbria ha provvedutocon L.R. 29 luglio 2009,n. 18 e, ultima in ordinedi tempo, la Sardegnacon L.R. 7 febbraio 2011,n. 8. Veniamo ora allaLegge 112, approvata de-finitivamente dal Parla-mento il 22 giugno scor-so. Il Garante è un orga-

no monocratico con po-teri autonomi e indipen-denza amministrativa. Iltitolare è nominato d’in-tesa dai Presidenti dellaCamera e del Senato, du-ra in carica quattro annied è rinnovabile per unasola volta; non può rico-prire cariche o essere ti-tolare di incarichi all’in-terno di partiti o movi-menti politici per tutto ilperiodo del mandato. AlGarante sono assegnateuna serie di funzioni dipromozione, collabora-

zione e garanzia.Può esprimere pa-reri sui disegni dilegge e sugli attinormativi del Go-verno in materiadi tutela dei dirit-ti dell’infanzia edell’adolescenza.L’Autorità garantepromuove, inoltre,a livello nazionale,studi e ricerchesull’attuazione deidiritti dei minori;segnala alla com-

petente Autorità Giudi-ziaria situazioni di disa-gio di persone minori edeventuali abusi che ab-biano rilevanza penale.Chiunque può rivolgersial Garante, anche attra-verso numeri telefonicidi pubblica utilità gratui-ti, per la segnalazione diviolazioni ovvero di si-tuazioni di rischio per idiritti delle persone diminore età. La legge hainfine istituito la Confe-renza nazionale per lagaranzia dei diritti del-l’infanzia e dell’adole-scenza, presieduta dal-l’Autorità e compostadai garanti regionali, perpromuovere linee d’azio-ne comuni e per indivi-duare forme per un co-stante scambio di dati edinformazioni.

Il Garante per l’Infanziae l’Adolescenza

Merito creditizioper la richiesta di un mutuo

E’ quanto affermato dallaCorte di Cassazione (pri-ma sezione civile, n.1343/2011): i matrimonidi lungo corso annullatidalla Chiesa non sono an-nullabili automaticamentedallo Stato. La sentenza èstata emessa dalla Supre-ma Corte, in accoglimentodel ricorso di una signoraveneta il cui matrimonioera stato annullato dallaSacra Rota nel marzo del2001 per assenza di figli.Infatti, in base all’ordina-mento italiano, il matrimo-

nio può “venire meno” pervia della separazione e deldivorzio oppure attraver-so il suo annullamento.Mentre nel primo caso vie-ne sciolto un matrimonioconsiderato valido, l’an-nullamento cancella il vin-colo coniugale come senon fosse mai esistito e, diconseguenza, estinguetutti gli obblighi a prote-zione del coniuge più de-bole. Se il Tribunale civilesi occupa dei matrimonicelebrati con rito civile oreligioso diverso dal catto-lico, per i matrimoni con-cordatari, ossia celebratiin Chiesa e trascritti nei re-gistri di Stato Civile, sono

competenti sia il Tribuna-le ecclesiastico che quellocivile. Ora, sulla base del-l’art. 8, comma 2, dell’Ac-cordo del 1984 tra SantaSede e Italia, le sentenzepronunciate dai Tribunaliecclesiastici, una volta di-ventate esecutive per l’or-dinamento canonico, sudomanda delle parti o diuna di esse, sono dichiara-te efficaci in Italia con unasentenza di delibazionedella Corte di Appellocompetente. Pertanto, nel2007 la Corte d'Appello diVenezia accoglieva la ri-chiesta, fatta dal marito, diomologa della sentenzadella Chiesa da parte dello

Stato. Le motivazioni ac-campate dall’uomo si ba-savano sul fatto che lenozze, celebrate nel 1972,erano viziate poiché lamoglie, a detta di lui, ave-va taciuto di non volere fi-gli. Ma la Cassazione hasancito che la prolungataconvivenza è da conside-rarsi come un’espressa vo-lontà di “accettazione delrapporto” e dunque in-compatibile con la facoltàdi poterlo rimettere in di-scussione. I giudici di Piaz-za Cavour hanno precisa-to che non può essere rico-nosciuta nello Stato italia-no la sentenza ecclesiasti-ca che dichiara la nullità

del matrimonio quando iconiugi abbiano convissu-to come tali per oltre unanno, nella fattispecie pervent'anni, dal momentoche detta sentenza produ-ce effetti contrari all'ordi-ne pubblico, per contrastocon gli articoli 123 del co-dice civile (simulazionedel matrimonio) e 29 dellaCostituzione (tutela dellafamiglia). Il presuppostodi tale decisione è da ricer-carsi, verosimilmente, nel-la necessità di evitare che

il ricorso alla giustizia ec-clesiastica (ed il successi-vo ricorso alla giustizia ita-liana finalizzato all'annul-lamento del matrimonio)possa tradursi in una di-sinvolta ed incontrollatascappatoia, finalizzata al-l'ottenimento dello statolibero in tempi rapidi, chenulla hanno a che vederecon il significato sacra-mentale del matrimonio edelle reali cause che pos-sano determinarne la di-chiarazione di nullità.

Chiedere un mutuo è unacosa, ottenerlo è un'altra.Gli istituti di credito infat-ti effettuano una propriaistruttoria (con criteri dif-ferenziati, ma sostanzial-mente omogenei) che ri-scontra puntualmente tut-te le informazioni fornitedal richiedente. Viene co-munque e sempre richie-sta opportuna documenta-zione a supporto (dichiara-zione ufficiale dei redditi,perizia dell'immobile gene-ralmente con tecnici dipropria fiducia, atti atte-stanti altre proprietà, ecc.).Altro e importantissimo si-stema di accertamento è ilricorso ad informazioni ot-tenute attraverso la centra-le rischi (gestita da Bancad' Italia) o di società priva-te come CRIF. Queste ban-che dati forniscono infor-mazioni per richieste di fi-nanziamento inoltrate enon ancora evase, importidi finanziamenti o affida-menti in corso, pagamentirateali in ritardo o in soffe-renza, impegni di garanzierilasciate (fidejussioni). Labanca così potrà conosce-re tutti gli impegni in cor-so nonché eventuali irrego-larità o puntualità dei pa-gamenti; su questo tema lebanche generalmente con-centrano la massima atten-zione. Ottenere un finan-ziamento in presenza dianomalie in ceri o crif èestremamente complesso.L'esperienza infatti inse-gna che chi paga regolar-mente i propri impegnicontinuerà a farlo, come èvero esattamente il contra-rio. In sostanza si adotta ilcriterio che distingue ilbuono dal cattivo pagato-re. Non ho volutamente ci-tato altri eclatanti elemen-ti negativi, quali protestireiterati o procedure ese-cutive in corso che sconsi-

glierebbero viva-mente solo il pro-porre la domanda.Ulteriore elementodi massima impor-tanza è la valuta-zione sulla "capaci-tà di rimborso" e lasua continuità neltempo. La rata delmutuo non dovreb-be mai superare di1/3 delle entrate fa-miliari al netto di al-tri impegni in corso.L'indicazione ovviamentepuò variare in senso re-strittivo o espansivo valu-tando altri fattori quali ladurata residua degli altriimpegni o ricorrendo al-l'aiuto di un garante chetecnicamente è chiamatofidejussore. E' da tenerecomunque presente che incaso di presenza di un ga-rante viene effettuata neisuoi confronti la medesi-ma valutazione istruttoria.Il rilascio però di una ga-ranzia fidejussoria (a volteprestata con superficialità)è un impegno gravoso inquanto si potrà esserechiamati a rispondere deldebito con il proprio patri-monio o reddito. Prestareuna garanzia è bene chesia destinata solo a quellepersone che si aiuterebbe-ro in caso di difficoltà indi-pendentemente dall'impe-gno scritto: di solito paren-ti stretti. Il debito contrat-to si estenderà, infatti, an-che agli eredi del debitoreprincipale e del garante.Passiamo ora alla valuta-zione del bene immobileofferto in garanzia. Il valo-re in genere non deve su-perare l'80% del mutuo, an-che se a volte è richiestouno scarto maggiore (adesempio per immobili ru-rali o siti in zone di scarsovalore commerciale) o an-che raggiungere percen-tuali maggiori se ad esem-pio supportate da altre ga-ranzie reali (pegno) o la ca-pacità di rimborso è parti-colarmente ampia. Si valu-

ta con attenzione anche laprovenienza dell'immobileche se pervenuta da dona-zione spesso non vienepreso in considerazioneper la concessione del mu-tuo. La clientela spesso sidomanda il perché di tan-te difficoltà o richieste diinformazioni e documen-tazione... "se non pago siprendono la casa". La real-tà purtroppo è molto piùcomplessa. Il tempo di rea-lizzo di una vendita forzo-sa di un immobile per il re-cupero del debito in Italia,è di circa sette anni. Som-mando le spese legali e gliinteressi di mora accumu-lati quasi mai si riesce a re-cuperare il denaro presta-to; vero che le banchespesso svendono i propricrediti problematici anchein perdita. Concedere mu-tui a clientela problemati-ca, produce sempre undanno diretto o indiretto.La trattazione dell'argo-mento è volutamente"giornalistica", infinite in-fatti sono le variabili e so-lo confrontandosi diretta-mente con un serio e pro-fessionale Istituto si pos-sono risolvere positiva-mente le nostre aspettati-ve ed avere assistenza neltempo anche a tutte quel-le evenienze che possonoaccadere durante il rim-borso (possibili richieste diallungamento della durata,restrizioni ipotecarie,estinzioni anticipate ecc.)che le cosiddette bancheonline non soddisfano.

Non sono annullabili i matrimoniche durano da anni

Rafforzate le tutele verso i minori

È contrario ai principi di ordine pubblico rimettere indiscussione un legame che dura da tempo considerevoleadducendo riserve mentali o vizi del consenso

peso politico e moraleche da anni si battonoin tutto il mondo speci-ficamente per denun-ziare e contrastare il fe-nomeno della pedofilia

cattolica, la Snap (Survi-vors network of thoseabused by priests) e ilCfcr (Center for Consti-tutional Rights). Anchein questo caso la denun-zia è estremamente cir-costanziata e supporta-ta da una voluminosadocumentazione com-provante un grande nu-mero di fatti delittuosiperpetrati da apparte-nenti al clero cattolico

Politica ed Etica 31ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

LUIGI NAPOLITANO

SANDRO RIDOLFI

La Giostra della Quinta-na settembrina segna,nei miei bioritmi, la finedell’estate ed il ritornoalle consuetudini inver-nali tra le quali rientrauna più assidua visionedei programmi televisi-vi, soprattutto serali.Questa abitudine mi haindotto a ripercorrere lastoria della televisione ead una considerazione,in particolare, che vor-rei condividere con co-loro che avranno la cu-riosità e la pazienza dileggere queste brevi no-te. Premetto di ritenereancora attivi gli effettidel tristemente famosoeditto bulgaro, perchèpronunciato a Sofia il 18aprile 2002 dall'alloraPresidente del Consigliodurante una conferenzastampa, con il quale de-nunciò quello che, a suodire, era stato un usocriminoso della tv pub-blica da parte di duegiornalisti e di un auto-re satirico, affermandosuccessivamente che sa-rebbe stato un precisodovere della nuova diri-genza RAI non permet-tere più il ripetersi di ta-li eventi. Affermazione

che comportò l’estro-missione dei tre dal pa-linsesto della RAI, rive-lando da parte dei chia-mati in causa una com-piacenza che sfiorò ilservilismo. La televisio-ne, da decenni oggettodi arredamento di tuttele case, come parola hala sua etimologia neltermine greco tele ossiaa distanza e nel verbolatino video ossia vedo;come strumento diffon-de contemporaneamen-te i medesimi contenutivisivi e sonori consen-tendo agli utenti la per-cezione di notizie, spet-tacoli ed avvenimentianche in tempo reale.Costituisce, di fatto,uno dei mezzi di comu-nicazione di massa piùdiffusi ed apprezzati eper la stessa ragione ètra i più discussi. Partein Italia nel 1954 comesoggetto pubblico, ge-stito dalla Stato in regi-me di monopolio. Nono-stante le numerose ri-chieste da parte di sog-getti privati di fare tele-visione, sia il Parlamen-to che la Corte Costitu-zionale si pronuncianonegativamente. E’ solonel 1974 con la senten-za n. 225 e nel 1976 conla sentenza n. 202 chela Corte Costituzionaleliberalizza la possibilitàper i privati di trasmet-

tere programmi televisi-vi prima via cavo, poivia etere. Queste vicen-de ed una successivanormativa, spesso pro-mulgata ad hoc nell’in-teresse dell’autore del-l’editto (all’epoca soloimprenditore), hannocristallizzato in Italiauna situazione per cuiad una televisione affi-data allo Stato e gestitacon finalità pubblica siè contrapposta una tele-visione privata, finan-ziata dalla pubblicità evolta al profitto econo-mico. Nella fase inizialela televisione italianapubblica era, per unani-me riconoscimento de-gli organi di informa-zione internazionali,una delle più pedagogi-che al mondo. Le sue fi-nalità erano certamenteeducative, basti pensarealla tra-smissione “nonè mai troppo tardi” delmaestro Manzi, e se daun lato la programma-zione, pur non cercandoil consenso dei telespet-tatori, poteva essereconsiderata soporifera,dall'altro ebbe indubbibenefici nei confronti diuna situazione naziona-le, a quei tempi, caratte-rizzata da una certa ar-retratezza nei costumi eda una disomogeneitàculturale. Non è solouna battuta umoristica

quella secondola quale, alme-no a livello lin-guistico, la te-levisione hapiù merito diGaribaldi nellarealizzazionedell'unità d'Ita-lia. Con il pas-sare degli annie l’affermarsidella televisio-ne privata-commerciale,si è assistitoad una dissen-nata rincorsaall’audience daparte della te-levisione pub-blica, per ra-gioni chiara-mente pubbli-citarie e dun-que finanziariee, ad uno scadimentodel servizio che ha resol’offerta di entrambepressoché identica. Se aqueste televisioni si ag-giunge l’offerta di quel-la privata a pagamento,che si è assicurata latrasmissione degli even-ti sportivi di particolareimportanza e la visionedi film e telefilm in pri-ma visione, appare indi-spensabile per quellapubblica offrire pro-grammi di buona quali-tà culturale, che sappia-no dare una visione nondi parte degli eventi di

rilevanza sociale. Percui, pur dando per scon-tata l’occupazione daparte dei politici dellaTV pubblica, connatura-ta al suo ruolo di mezzodi comunicazione dimassa, appare inaccet-tabile la cancellazionealla quale stiamo assi-stendo di quasi tutti iprogrammi non in lineacon l’orientamento poli-tico governativo e l’ap-piattimento di quelli diintrattenimento e deinotiziari. Il tutto a di-spetto della circostanzache la Presidenza del

Consiglio di Ammini-strazione dell’ente siaaffidata ad un esponen-te dell’opposizione chepiù che un ruolo di ga-ranzia sembra svolgerela funzione del Re Travi-cello. A questo punto midomando quale sia laragione per la quale ilsolo possesso di un ap-parecchio televisivocomporti l’obbligo pernoi cittadini di pagare ilcanone di abbonamentoche, secondo uno studiodell’Anci, è l’impostameno gradita dagli Ita-liani.

Il canone televisivo

Nei primi mesi di que-st’anno sono state pre-sentate al Tribunale del-l’Aja (istituito con laconvenzione del luglio2002 - non sottoscritta,tra gli altri, dagli USA edallo Stato del Vaticano- per perseguire i crimi-ni contro l’umanità) duedenuncie a carico delPapa Benedetto XVI. Lachiamata in giudizio delPapa è basata sul princi-pio della responsabilitàoggettiva, in quanto ca-po assoluto di una orga-nizzazione internazio-nale fondata su principidi centralismo sostan-zialmente militarizzato.Le denunce accusano laChiesa romana di essereresponsabile di criminicontro l’umanità perpe-trati attraverso induzio-ni psicologiche forte-mente lesive dei dirittialla vita, nonché me-diante la sistematica co-pertura di violenze per-petrate da appartenentiall’ordine ecclesiale cat-tolico a danno di mino-ri. La prima denunciapresentata nel mese dimarzo da due avvocatinativi della stessa cittàdella Baviera dell’attua-le Papa, espone tre capi

di imputazione: 1) indu-zione attraverso il bat-tesimo, praticato suneonati non in grado diintendere e scegliere, diun arruolamento so-stanzialmentemilitare neiranghi dellaChiesa cattoli-ca, irreversibi-le anche nel-l’età della ra-gione sottominaccia dellad a n n a z i o n eeterna; 2) ini-bizione al-l’uso dei con-t r a c c e t t i v i ,sempre sottominaccia didannazione ,con il conse-guente condi-z i o n a m e n t odelle vittime,con riflessiperaltro anchenella più am-pia comunità,alla esposizio-ne al rischio della con-trazione e della diffu-sione di malattie morta-li (AIDS); 3) consapevo-le e dolosa coperturadelle violenze fisiche emorali praticate diffu-samente da appartenen-ti all’ordine religiosocattolico ai danni di mi-nori (pedofilia), con re-sponsabile omissionedella attivazione diqualsiasi pratica caute-

lativa e repressiva delfenomeno da parte del-la Chiesa. La denuncia,molto circostanziata edocumentata, pecca diuna gravissima debolez-

za nei presupposti, inquanto proveniente dadue soggetti notoria-mente appartenenti auna setta religiosa for-temente conflittualecon quella cattolica e,secondo loro dichiara-zioni, in contatto congli “alieni”. La secondadenuncia, più recente, èstata invece presentatada due organizzazioniinternazionali di grande

Crimini contro l’umanitàIl Papa denunciato al Tribunale dell’Aja

e, in particolare, la con-dotta omertosa tenutadalla organizzazionedella Chiesa, dai livelliperiferici vescovili sinoal Papa romano. La de-

n u n z i averrà esa-minata neip r o s s i m imesi dalprocurato-re del Tri-b u n a l e ,Luis More-no Acam-po, anzi-tutto sottoil profilodella com-p e t e n z adel Tribu-nale per ic r i m i n ic o n t r ol ’umanitàin relazio-ne allaparticolaret ipo log i adei fattidelittuosi

denunziati. Di ciò sonoben consapevoli le orga-nizzazioni denunziatiche nella nota di pre-sentazione della denun-zia affermano: “Sappia-mo che può essere diffi-cile per alcuni equipara-re i crimini sessuali, e laloro copertura, alle altreforme di violenza chevengono affrontate dal-la Corte penale interna-zionale, ma la violenza,

gli stupri e le torturepossono assumere molteforme. Possono esserecommesse apertamenteo di nascosto, con ordiniespliciti o con omissionie occultamenti. Possonoaccadere durante la pa-ce o la guerra, nellapiazza del paese o aporte chiuse, da parte difunzionari nelle istitu-zioni pubbliche o priva-te. Ma è sbagliato punirela violenza contro mi-gliaia di vittime eviden-ti ignorando una ugualeviolenza commessa con-tro migliaia di vittimenon evidenti.” Una notava evidenziata, ambe-due le organizzazionidenunziati provengonodal mondo anglosasso-ne che, culturalmente epoliticamente, ha sem-pre avversato la Chiesacattolica romana la qua-le, in forza del principiomilitare della soggezio-ne di tutti gli aderentiin qualsiasi parte delmondo al Papa romano,si pone come “Stato nel-lo Stato”, in grado di mi-nare l’autorità statualedella Nazione di riferi-mento. La nostra espe-rienza post unitaria,dalla stipula del Con-cordato voluto dal go-verno fascista, alla crea-zione della DemocraziaCristiana, ne è la provaeloquente. Seguiremogli sviluppi.

dalle Città41 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

sì un’azione di comuni-cazione visiva che hadel geniale, soprattuttoin questi tempi di afoniacomunicativa. Il suopensiero creativo non èintroverso, non ha ideepersonalistiche; il suovivere l’arte è pura co-municazione, perché sisvolge nella esigenza

antica del rac-contarsi perchéchi ascolta possatramandare e vi-vere meglio ilcammino anticoe in infinito dellavita. Così vannolette le sue ope-re: la trama diuna superficie sirompe per l’ef-fetto di una sferache con la suacosmicità portaun cambiamentoe quindi una me-tamorfosi. Uncubo nella seria-lità che attinge aquella più mate-matica di Fibo-nacci, s’innalzadalla madre ter-ra e nello scorcioche si generanella costruzio-ne verticale, si

evolve quasi che il cielodiventi parte integranteed estrema dell’operastessa. Paolo Massei hala forza genuina dellasua terra, l’Umbria, deisuoi avi umbri e ci vienea raccontare le sue sto-rie perché sa bene chesono le emozioni e i sen-timenti a rendere im-mortale ogni cosa”

Villa Fidelia ospita le operedell’artista Paolo Massei

lamentati, come del re-sto tutti gli esercizicommerciali della zona.La vera sorpresa, tutta-via, è stata la reazionedella gente, di tutti co-loro che si sono trovatia passare in questi gior-ni davanti all’ex ospeda-le. Oltre alla solita foltaschiera di curiosi chehanno assistito quoti-dianamente alle opera-zioni, innumerevoli so-no state le testimonian-ze di coloro che, permotivi diversi, hannovoluto esprimere la pro-pria soddisfazione perla demolizione. C’è sta-to chi, infatti, si è com-plimentato i proprietaridell’area (tutti impren-ditori della zona di Foli-gno) per l’abbattimentodi un edificio ormai fati-scente e abbandonatoda anni; ma c’è stato an-che chi, visibilmentecommosso, ha letteral-mente gioito alla scom-parsa dell’edificio, trop-po spesso legato a brut-ti ricordi.. Così, insiemea quelle frasi, liberato-rie di tante sofferenze

costantemente evocatedalla vista dei vecchipadiglioni ospedalieri,si sono aggiunte quelledei bambini che veden-do le ruspe al lavorohanno poi raccontato“delle macchine che simangiano la case”. Oranon resta che attenderel’inizio dei lavori di ri-qualificazione dell’area,con la creazione di par-cheggi sotterranei e lacreazione di una vera epropria piazza, grazieall’arretramento degliedifici da costruire che,per motivi di sicurezza,dovranno avere il pianoterra rialzato di almenodi 70 cm, come la nor-mativa sul rischio eson-dazione impone. Al di làdegli interessi privatiche hanno spinto gli im-prenditori ad avviarequesta importante ini-ziativa edilizia, sussi-stono forti aspettativedegli abitanti dell’interoquartiere e, forse, dellacittà tutta, per riappro-priarsi di un pezzo diFoligno da troppo tem-po trascurato.

La splendida cornice divilla Fidelia a Spelloospita la mostra dell’ar-tista scultore bevanatePaolo Massei dal titolo“In tempo col tempo”patrocinata dalla Pro-vincia di Perugia. Fino al23 ottobre sarà possibi-le osservare le sue opereinserite nel grande giar-dino della villa maanche all’internodegli spazi dellaLimonaia. Il cura-tore della mostra,il professore Al-berto D’Attanasio,scrive di lui: “PaoloMassei è un artistache più d’ogni al-tro ha fatto dell’in-teriorità e del cam-mino spirituale lafonte da cui attin-gere la sua ispira-zione; le sue operediventano dunquegli indicatori perarrivare all’essen-zialità del misterodell’esistenza. Luiplasma la materiafino ad arrivare al-l’essenzialità dellaforma, perché sia-no chiari, quantoimmediati, il mes-saggio e la chiavedi lettura dell’opera. InPaolo Massei la fantasiadiviene creazione, attra-verso una modularità diforme geometriche chehanno la stessa armoniaancestrale delle moleco-le e dell’elica del dna. Ilquadrato, nelle opere diquest’artista, ritorna al-la sua simbologia arcai-ca: fortezza e regolarità

e il cerchio richiama amondi paralleli che siarmonizzano in vite chenon hanno termine masi evolvono e mutano,superando l’umana ra-gione per scegliere ciòche ha una ragione piùantica, quella cosmicadell’anima. Le sue scul-ture irrompono nello

spazio, e la luce si insi-nua e scruta superficiche si liberano dalla gra-vità e assumono le geo-metrie che gli antichichiamavano celesti.Massei infatti concepi-sce l’opera perché l’os-servatore in essa troviun varco attraverso cuicanalizzare il propriopensiero, compiendo co-

“Le macchine che simangiano le case”

Officina 34Nuova stagione musicale

L’ex ospedale San Gio-vanni Battista è statodemolito. Anche la par-te prospiciente LargoVolontari del sangue ècaduta sotto i colpi del-le ruspe. I lavori sonoproseguiti in manieraspedita, approfittandoanche della chiusuraestiva delle scuole cheha permesso di portareavanti i lavori senza do-ver intralciare il traffi-co, evitando così la ven-tilata chiusura dellestrade. Le pale meccani-che hanno iniziato a de-molire gli immobili chesi affacciavano su ViaSanta Lucia, quelli cheriportavano l’insegnadella “Cassa di Rispar-mio di Foligno”, in me-moria di una vecchiadonazione dell’Istituto,e sono poi proseguitilungo Via Gentile da Fo-ligno. Una prima consi-derazione da fare con-cerne la totale assenzadi polemiche che hannoaccompagnato gli inter-venti, poiché tutto si èsvolto nella massima si-curezza, con un ponteg-gio/tunnel posto a pro-tezione della circolazio-ne. Altra nota positiva èstata la mancanza dipolvere sollevata, grazieall’utilizzo di pompeidrauliche che hannocostantemente “innaf-fiato” le macerie, evi-tando così disagi ai resi-denti che, infatti, non sisono praticamente mai

LORENZO BATTISTI

Nel precedente nume-ro del giornale ho visi-tato Arrone e sono sta-to un po' a pensarequale comune visita-re... uno sguardo allacartina ed è stato faci-le scegliere: a dieci kmc'è Polino. Dicorsa devo re-carmi a Polino,il più piccolocomune dellaProvincia diTerni. Non vor-rei che all'en-nesima mano-vra correttivadei conti, ilgoverno lo fac-cia definitiva-mente sparire.Per la verità èveramente pic-colo, al 30 aè-rile 2011 contacirca 260 abitanti, conuna superficie di19,46km2 Sono da po-co tornato da un viag-gio all' estero e sicura-mente il termine di pa-ragone in punto abi-tanti è impressionante:il Rockefeller Center,che è praticamente un

Polinosolo grattacielo , conta18.000 persone che vilavorano. Polino è situa-to a 836mslm dominan-do la valle del torrenteRosciano. E' necessariaun’immediata citazioneper Americo Matteucci,

sindaco del comune percirca 44 anni, anche senon consecutivi. L at-tuale sindaco si chiamaOrtenzio Matteucci(non so se sia parente)ed a lui come semprevanno i miei saluti ed imigliori auguri per lasua comunità. Il Patro-

no è San Michele Ar-cangelo e si festeggia il29 Settembre. Tuttal'area era nel passatonota per le cave dimarmo e per minieredi ferro ed oro, attivitàovviamente ad oggi

non più in atti-vità. Eventoparticolare, ol-tre alle sagreestive, è da ci-tare la festadella castagnanell'ultima set-timana di Ot-tobre. Le mieinformazionisono semprevo lu tamentebrevi e nel ca-so sono quasiinevitabili, cre-do comunqueche i Polinesi

siano sicuramentetranquilli e fieri delleloro piccole dimensio-ni. Programmate quin-di una visita, magariper la prossima festadella castagna, a Poli-no.

L’Officina 34 riapre ibattenti con una nuova eintensa stagione musi-cale. Il primo impedibileappuntamento è fissatoper venerdì 30 settem-bre con i marchigianiContradamerla (già fina-listi del prestigioso Ita-lia Wave Love Festival),un gruppo che parte dalfolk per toccare, con in-solita maestria ogni pos-sibile angolo della musi-ca popolare. Il resto del-la programmazione? E’-presto detto: il 14 otto-bre abbiamo C+C=Maxi-gross (da Verona con fu-rore), il 20 ottobre ilsongwriter Enrico Farne-di e il 28 il folk di Nico-las J. Roncea. Novembree dicembre vedono giàfissati alcuni importan-tissimi appuntamenti: il4 novembre sarà la voltadel bluesman romanoSpooky Man, mentre il 9e il 16 dicembre avremoil piacere di ospitare iGreen Like July (countryda Alessandria) e i Ver-non Selavy (mariachi-blues da Torino). Le no-vità della stagione? Inprimo luogo l’Officinaha deciso, come ogni lo-

canda che si rispetti, diprovvedere ad organiz-zare un servizio cenaper i suoi clienti e, inonore al suo gloriosopassato di luogo di durolavoro, provvederà inprima persona, grazie aisuoi aitanti baristi, allarealizzazione di paninidi infinita varietà chedelizieranno il vostropalato. Novità numero 2:

i concerti quest’annoinizieranno alle ore 9. Imotivi? 1. Completa so-lidarietà per chi la mat-tina dopo deve andare alavorare 2. Comprensio-ne delle esigenze del vi-cinato. 3. Andare a lettopresto migliora la reatti-vità del corpo e ci aiutaad essere più giovani,quindi più belli. Vi parepoco? Ci vediamo il 30.

Terminate le demolizioni dell’ex Ospedaledi Foligno

Foligno 51ANNO III - N. 11

OTTOBRE 2011

Rinasce il Palazzo Comunale di Foligno

Foligno ha ritrovato l’an-tico Palazzo Comunale,completamente restau-rato e riconsegnato allacittà, quattordici annidopo il terremoto del1997. L’inaugurazione –a cui hanno partecipatola Presidente della Re-gione Umbria, On. Catiu-scia Marini, il Capo Di-partimento della Prote-zione Civile PrefettoFranco Gabrielli, e il Ca-po di Stato Maggiore del-l’Esercito, gen. GiuseppeValotto, cittadino onora-rio di Foligno – si è svol-ta lo scorso 16 settem-bre: una data destinata arimanere scolpita nellamemoria dei folignati,perché con la totale ria-pertura di questo edifi-cio, simbolo della “isti-tuzione cittadina”, puòdirsi, sostanzialmenteconcluso, l’impegnativopercorso della ricostru-zione post sisma. Unpercorso, sicuramentepositivo, che ha profon-damente riqualificato iltessuto sia dei centrifrazionali collinari emontani che del centroantico, rendendo piùbella la nostra città. So-no stati anni difficili,che tutti noi ricordiamocon grande emozione.Dopo la scossa che fececrollare il “torrino”, il 14ottobre del ’97, granparte del patrimonioedilizio pubblico e pri-

vato era inutilizzabile.Ben 3.361 i nuclei fami-liari sgomberati: oltreottomila persone senzapiù una casa. La primarisposta è stata quella didare una sistemazionedignitosa a chi avevaperso l’abitazione: alle-stendo immediatamentetendopoli, fornito rou-lottes ed ospitan-do nei moduliabitativi mobili,entro 90 giornidall’inizio dellacrisi sismica, ol-tre 3.200 perso-ne, mentre circa4.800 personeavevano travatouna autonoma si-stemazione. Laricostruzione èiniziata subito.La precedenza èstata data alleabitazione ed allestrutture produt-tive. Oggi, a 14anni dal sisma, il98 per cento del-la popolazione èrientrata nelle propriecase ormai riparate,mentre il restante 2%(circa 50 famiglie) risie-de ancora provvisoria-mente in edifici di edili-zia residenziale pubbli-ca o nelle casette di le-gno. La ricostruzione siè articolata in oltre3.350 interventi, fra can-tieri pubblici e privati.Nel centro storico di Fo-ligno sono stati apertiben 685 cantieri ed ese-guiti oltre trenta inter-venti di recupero dei be-ni culturali mentre è inattuazione il grande can-

Non mi sarei persa pernulla al mondo l’inaugu-razione del palazzo co-munale ristrutturato.L’ho visto rinascere an-no dopo anno nel perio-do della mia vita in cuitutta la realtà politicoeconomica e culturaledel vivere quotidianoentra nella mente conmaggiore limpidezza.Ho voluto essere presen-te perché la fase conclu-siva di un progetto di ta-li dimensioni in terminidi grandezza reale e dicapacità di coinvolgi-mento sociale, mi hasempre dato la sensa-zione di vivere in primapersona un tassello im-portante della storia del-la città di Foligno e delterritorio entro cui sisviluppa. Le aspettativenon mi hanno deluso.Partecipare al taglio delnastro tricolore e viverel’emozione di entrarecon occhi maturi negliambienti di un munici-pio rimasto assopito peranni a causa del degradoe di un terremoto che loha messo in ginocchio,mi hanno regalato unapiacevole sensazione di

stupore e indotto a ra-gionare su una questio-ne che puntualmentetorna ad animare lementi dei folignati sianella vita reale che inquella virtuale di Face-book che sta prendendoil sopravvento in quantoprobabilmente luogo di-sinibitorio di “critica” li-bera e incontrollata.Sento ripetere intorno ame che in città “non si fanulla”, che “non c’èniente da vedere” e, peg-gio ancora, che “tutto

quello che viene fattoper la città non aiuta lacittà stessa, piuttosto ladeprime, la scoraggia, larende agonizzante”. Eb-bene, senza voler giudi-care la validità o menodei progetti portatiavanti dalle varie istitu-zioni cittadine o difen-dere l’operato di unopiuttosto che di un al-tro, credo che la questio-ne possa essere affron-tata da un punto di vistaben preciso: se una par-te significativa della cit-

tà ha una percezione co-sì “distruttiva” del farecittadino nonostantel’evidente rinascita dimusei, palazzi e giardiniun tempo dimenticati etrascurati o il pullularedi piccoli e grandi even-ti sparsi per il centrostorico e non solo, signi-fica che le istituzionimancano enormementein capacità comunicati-ve, di informazione e dicoinvolgimento sociale.Per apprezzare bisognaconoscere. Soltanto in

tiere delle urbanizzazio-ni e pavimentazioni chesi concluderà alla finedel 2013. Il restauro delPalazzo Comunale com-plessivamente è costatocirca 15 milioni di euro.Una prima parte dellastruttura, compresa laSala Consiliare, è statariconsegnata alla città il

15 ottobre 2001, allapresenza del Capo delloStato Carlo Azelio Ciam-pi, una seconda parte,costituita da Palazzo Or-fini Podestà, è stata ria-perta, ospitando gli uffi-ci comunali, nel gennaio2010. Lo scorso 16 set-tembre è stata restituitaai folignati quella partedell’edificio che inglobala residenza gentilizia,che fu della famigliaOnofri, la torre campa-naria e resti di edificimedievali. Il progetto direstauro e di consolida-mento con miglioramen-

to sismico di questa par-te – costato circa novemilioni di euro, finanzia-ti dalla Regione Umbriacon il contributo del Co-mune di Foligno – si èproposto di ripristinaregli accessi e i percorsioriginali, restituendoagli spazi la dignità e laqualità architettonica estilistica con cui sono

stati concepiti. In parti-colare, l’intervento di re-cupero della cella cam-panaria, che vede allasua sommità “il torrino”ha previsto: il consolida-mento, con 12 tirantiverticali, ancorati ad uncordolo sommitale in ac-ciaio e inseriti nei 4 in-croci d’angolo per unalunghezza di circa 18metri; la cerchiatura conprofilati in acciaio delle4 aperture ad arco e unaumento della resisten-za delle murature conperfori armati; la pulitu-ra e il restauro delle pie-

tre. Il restaurato Palazzotornerà a ospitare, a bre-ve, gli uffici comunaliche rientreranno nelleresidenza civica costitui-ti: dalla ragioneria, dal-l’anagrafe, dall’ufficioscuole e dallo sviluppoeconomico oltre quellidei gruppi consiliari. Al-cuni di questi uffici tor-

neranno nel cen-tro storico quat-tordici anni do-po il sisma. An-che l’ufficio delsindaco tornerànel Palazzo Co-munale, lascian-do così spazio alMuseo dellaStampa in Palaz-zo Orfini Pode-stà. L’intero pia-no terra ospiteràgli spazi dei varifront-office aservizio dei cit-tadini che vannodall’Ufficio Rela-zioni per il pub-blico agli spor-telli dei tributi,

dell’anagrafe e delle At-tività Produttive (SUAP).Al secondo piano la zo-na, che si affaccia sullaPiazza della Repubblica,è interamente destinataagli spazi di rappresen-tanza dell’istituzione co-munale con la Sala Con-siliare, la sala deglistemmi (sala della Giun-ta) ed infine l’ufficio delSindaco. L’accesso per idipendenti e per il pub-blico, dell’intero com-plesso edilizio, avverràda vicolo Colomba Anto-nietti in cui è previsto ilpresidio degli operatori

di anticamera. Alla rea-lizzazione dell’interven-to hanno contribuitomolti professionisti in-sieme ai tecnici comuna-li, tra i quali vanno ricor-dati il progettista arch.Luciano Piermarini ed ildirettore dei lavori arch.Anna Conti e diverse im-prese che hanno colla-borato con la ditta Ca-priello Vincenzo di Na-poli che, in circa cinqueanni, ha portato a com-pimento il restauro. Ilterremoto, nonostantele difficoltà, ci ha datol’opportunità di riquali-ficare gran parte del tes-suto edilizio e infra-strutturale locale, grazieal quale Foligno è, oggi,una città sempre più al-l’avanguardia e proietta-ta al futuro. L’inaugura-zione del Palazzo Comu-nale costituisce un ulte-riore tassello del signifi-cativo processo di recu-pero e valorizzazionedel patrimonio artisticoe culturale cittadino. Unpercorso all’insegna del-la qualità, che oggi ren-de la nostra città semprepiù bella e inserita neicircuiti culturali regio-nali e nazionali, construtture interamenterestaurate, costituite daPalazzo Candiotti, l’exChiesa dell’Annunziata,l’ex Chiesa di Santa Ca-terina, il Centro Italianod’Arte Contemporanea,il Museo Archeologico diColfiorito, l’Oratorio delCrocifisso a cui aggiun-gere tutte le chiese ed ivari Oratori diocesani.

Conoscere Foligno oltre le apparenzepiazza della Repubblicapossiamo contare bentre esempi di altissimopregio artistico, cultura-le, storico e architettoni-co: palazzo Trinci cheda anni stupisce visita-tori di “casuale passag-gio” ma non riesce a ri-chiamare l’attenzionedei folignati e tantome-no di un turismo mirato;la Cattedrale di San Feli-ciano con l’adiacentepreziosissimo museoDiocesano che è scono-sciuto ai più; il palazzoComunale che, rinato dapochi giorni nella sua in-terezza (l’edificio sim-bolo dominato dal “Tor-rino”, palazzo Orfini e ilpalazzetto del Podestà),aspira a riacquisire lacentralità dell’attivitàpolitico istituzionaledella città. Quasi nessu-no, poi, sa che in occa-sione della mostra daltitolo “Il Sacrificio di Ge-sù Cristo” (nell’ambitodel XXV congresso euca-ristico nazionale) visita-bile nei fine settimanafino al 31 gennaio 2012all’interno del MuseoDiocesano, è stata ria-perta e resa visitabilel’antichissima cripta del-la Cattedrale dopo unattento e importante re-stauro che l’ha riportataalla sua splendida inte-

grità. E tutto questo èsolo una piccolissimaparte di un insieme an-cora da valorizzare escoprire nell’intero terri-torio folignate. Credoche per superare la fasedella critica “distruttiva”i cittadini debbano met-tersi in gioco in primapersona e impegnarsi làdove le istituzioni dimo-strano di non arrivare:con atteggiamento pro-positivo e una menteaperta alla conoscenza,scoprire la città e valo-rizzarla visitandola, par-landone, rispettandola efacendola conoscere achi, di Foligno o del re-sto del mondo, è predi-sposto all’ascolto, al dia-logo e alla crescita so-cioculturale. L’entusia-smo della conoscenza siautoalimenta e producenuova conoscenza e unarricchimento che va ol-tre il singolo. Starà poialle istituzioni prenderespunto da un tale atteg-giamento virtuoso, men-tre starà ai cittadini vigi-lare a ché ciò accadadavvero. Così facendopotrebbe arrivare il gior-no in cui Foligno non sa-rà più considerata sol-tanto una città commer-ciale, bella fuori e vuotadentro, ma con una pro-pria identità di valore.

MAURA DONATI

FABIOLA GENTILIALFIERO MORETTI

Cultura/e61 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

IOLANDA TARZIA

MARIELLA TRAMPETTT

PrefalamMolto tempo dopo, nellafinzione cinematografica,sarebbe diventato “Arturoal Portico”. Ma in quegli an-ni, i Cinquanta, era ancora“Otello alla Concordia”, latrattoria di via della Crocea Roma dove si incrociava-no le vite e i destini di mol-te persone già famose nel-la Capitale della Dolce Vitao che lo sarebbero diventa-te in seguito. Al tavolone diOtello sedeva anche un gio-vane Ettore Scola che, nel1998, girando La cena, for-se ricordava proprio quelperiodo e i suoi protagoni-sti. Lì, tra gente del cinema,del giornalismo e della po-litica, aveva il suo posto fis-so anche un giovane avvo-cato allievo di Piero Cala-mandrei: Oreste FlamminiiMinuto. Scomparso da po-che settimane a 79 anni,Flamminii Minuto ha rievo-cato quei giorni (e molti al-tri della sua lunga carrierain gran parte dedicata allacausa della libertà di infor-mazione, intesa come liber-tà di informare e essere in-formati) ne I racconti del-l’avvocato, un libro che havoluto sottotitolare con iro-nia (e, purtroppo, con pre-veggenza) Scritti in onoredi me stesso, una formulache abitualmente vieneusata per commemorarequalcuno che non c’è più.Tornando a quel tavolo, fulì che ebbe inizio per il gio-vane Oreste una nuova vi-

ta. Lì e sui campi di calciodove ebbe modo di cono-scere alcuni degli uominiche lo accompagnerannoper un lunghissimo trattodella sua vita e che divente-ranno suoi amici prima an-

cora che suoi clienti. Sonoquei giornalisti e collabora-tori dell’Espresso che di-fenderà con passione uma-na e civile per gran partedel suo percorso professio-nale: Eugenio Scalfari, Cor-rado Augias, Livio Zanetti,Pier Paolo Pasolini e tanti,tanti altri. Ma la vita di unavvocato è fatta di tantesfaccettature, alcune ama-re altre persino divertenti,altre ancora imprevedibili.Così, nel tempo, FlamminiiMinuto ha vissuto tantestorie, tante vite. Che haraccontato con la leggerez-za e con lo stesso spiritoun po’ guascone che glierano propri. Con una ec-cezione: le pagine dedicatea un processo che lo ha in

qualche modo segnato,quando sul banco degli im-putati sedeva un suo amicoe collega, Edoardo Di Gio-vanni, arrestato con l’infa-mante accusa di apologiadel terrorismo e istigazio-ne a delinquere per avercurato la pubblicazione diun libro, l’Ape e il comuni-sta, che raccoglieva i docu-menti delle Brigate Rosse.In questo racconto il tonodel narratore cambia, sipercepisce nelle sue paroleil clima tremendo degli an-ni di piombo, l’incubo diuna stagione nella quale ilconfine tra diritto di opi-nione e connivenza si erafatto labile, nella qualel’emergenza ha rischiato difare velo ai principi basila-ri di uno Stato democrati-co. La scrittura ironica escorrevole di Oreste Flam-minii Minuto non deve trar-re in inganno il lettore. Die-tro lo sguardo disincantatodi uomo di mondo, di chine ha viste e vissute tante,si nascondono (ma soloagli occhi di chi non vuolcapire) questioni serie, ar-gomenti che affrontati di-versamente sarebbero no-iosi, riservati agli iniziati. E’il caso de La cena da Tri-malcione e Law & Order,nei quali chi legge si trovaquasi senza accorgersene ariflettere sui temi della giu-stizia e del rispetto delle re-gole della democrazia. Unariflessione particolarmenteamara di questi tempi.

I racconti dell’avvocatoScritti in onore di me stesso

Il mio paese sapeva di buono

Le cerco disperatamentema non le trovo. Non socome sia possibile che leabbia perse, erano ripostenel cassetto dell’armadio.Eppure ora non ci sonopiù. Sono sparite tutte. Manon tutte tutte, solo le mu-tande di cotone. Che scioc-ca donna, era solo un so-gno!!! Cerco di riaddor-mentarmi, magari nel so-gno successivo ritrovo lamutande. E’ mattino e nonricordo altri sogni. Le mu-tande sono tutte al loro po-sto. Dentro di me è rimastauna sensazione di smarri-mento e di curiosità. Qual-cosa mi dice che quellodella scorsa notte non eraun sogno qualsiasi. Perde-re le mutande e, soprattut-to, perdere solo una benprecisa tipologia di mutan-de, cosa vorrà significare?Consulto la Smorfia. Per-dere le mutande: perderaitutto (numero della cabala9 - che, peraltro, consideroanche il mio numero fortu-nato); mutande pulite: co-scienza tranquilla (45);mutande da donna: desi-derio sessuale (22). E quin-di? che conclusioni trarne?

sto perdendo la coscienzatranquilla o il desideriosessuale? Forse dovrei li-mitarmi a giocare questinumeri al lotto, magari…Le ore passano, ma il so-gno continua ad incuriosir-mi. Ne parlo con gli amici.Qualcuno mi dice che per-dere le mutande significaperdere la dignità. Mi chie-do: “Ma se io ho perso solole mutande di cotone enon quelle di pizzo o quel-le di lycra, ho perso solouna parte di dignità? soloquella di più basso profi-lo?” Mi viene anche sugge-rito che forse, consideratoche ho sognato di perderesolo le mutande di cotone,inconsciamente penso chesia arrivato il momento didismetterle ed incomincia-re ad usare quelle menocomode, ma tanto più se-xy, di pizzo. Consulto in-ternet, altra interpretazio-ne: “Ti vergogni di qualco-sa e questo qualcosa è sim-boleggiato dalla perditadelle mutande. Perché i ve-stiti nei sogni sono le ma-schere che portiamo nellavita, quindi quei costruttisociali che ci fanno appari-re ma non mostrano quel-lo che siamo veramente. Lemutande poi sono un in-dumento intimo che rap-presenta la protezione più

forte, la maschera più for-te di una donna, che nonvuole mostrarsi completa-mente al pubblico, che na-sconde la sua bellezza edintimità solo per chi amaveramente. Quindi hai ti-more che questa ricerca diuna stabilità sociale ti pos-sa portare a perdere l'inti-mità, quelle maschere chehai costruito per socializ-zare con gli altri”. Bah!!!Eppure, sono sicura chequel sogno qualcosa na-sconde, deve significarequalcosa. Mutande… per-dere le mutande di coto-ne… Se “mutanda” etimo-logicamente significa “dacambiare”, se il cotone rap-presenta qualcosa di natu-rale, forse il mio inconsciomi vuole comunicare chesto cambiando e perdendola mia “naturalezza”? op-pure, considerato che nelsogno cercavo disperata-mente le mutande perse,che ho già subito dei cam-biamenti che non accetto e,pertanto, vado alla ricercadella parte di me più sem-plice e naturale? Ma cheidiozie dico!? E se, invece,quello che ricordo è solouna parte del sogno? Ma-gari c’era dell’altro nel so-gno che il risveglio ha ri-mosso nella memoria e,dunque, la perdita delle

mutande era solo un episo-dio marginale di una situa-zione più complessa. Tor-no a casa, apro il cassetto,contemplo le mutande. Nemanca qualcuna? Comefaccio a saperlo, non le homai contate. Allora penso:“Se ne perdo qualcuna co-me faccio ad accorgeme-ne?” Chissà quante ne hoperse negli anni e non l’homai notato. Forse, allora,non sono così importanti!?E poi, mi dico, se anche leperdessi tutte le potrei ri-comprare o usarne di altrotipo. Magari è questa l’oc-casione per comprarne dipiù belle. Fra un po’ è il miocompleanno, potrei fare lalista delle mutande da far-mi regalare. E se invece dicontinuare a perdere tem-po a pensare alle mutande,che peraltro non ho perso,

facessi altro? Esco. Il miopensiero ritorna al sogno.Ormai è un incubo!!! Cercodi distrarmi. E’ inutile. Tor-no a casa, apro il cassetto,prendo tutte le mutande dicotone, le metto in un sac-chetto, le poggio vicino al-la spazzatura. Le butto, co-sì non potrò più avere pau-ra di perderle. Faccio altro,non devo più pensare allemutande. Ritorno indietro,il sacchetto è lì, lo ripren-do. Non posso buttare lemie mutande, le perdereiper sempre. Sono di nuovoal loro posto, sono belle davedere tutte insieme. Vor-rei immortalarle in una fo-to, così se le perdo mi ri-marrà un loro ricordo. Od-dio, incomincio a fare con-fusione fra sogno e realtà!!!Ci manca poco che mi met-to a colloquiare con le mu-

tande. Non sarà che mi stofacendo condizionare dal-le elucubrazioni onirichedi Schnitzler? Richiudo ilcassetto. E’ tardi, ho tra-scorso la giornata pensan-do al sogno e alle mutandee non mi sono accorta cheè scesa la notte. Non honeppure cenato per pensa-re alla mutande. Mi sonosmarrita. Vado a dormire.Chissà cosa succederà que-sta notte!? Brucia! Mi sonoaddormentata sotto il sole.E’ la birra a pranzo che faquest’effetto. Forse è il ca-so che mi butti in acquaper rinfrescarmi. Mi soffer-mo un attimo, mi guardointorno … quella che micirconda è gente in mutan-de!? Basta!!! [“Nessun sogno è soltantoun sogno!” (Doppio sogno- Arthur Schnitzler)]

Nell’aria si mescolavanosenza darsi fastidio profu-mi di tutti i tipi. Per Pasqual’odore forte delle pizze diformaggio si alternava alprofumo leggero della va-niglia, dei canditi, del-l’uvetta di quelle dolci. Ledonne passavano dritteper i vicoli, orgogliose, sot-to il peso di lunghe tavoledi legno, attraversavano ilpaese e sopra, civettuole,facevano l’occhiolino lepizze, appena coperte dacandidi panni bianchi, tut-te da cuocere al forno diGalileo. Davanti a quel pic-colo forno sulla discesa diSanta Margherita era tuttoun fervore... devo inforna-re io - no tocca a me! - so-no arrivata prima!... ed era-no veri drammi quando ilpovero Galileo, il fornaio,aihmé, sbagliava i tempi ola temperatura e le brucia-va tutte, le pizze. E ricordoche succedeva... succede-va. C’errano le pizze dellasora Totina, le pizze dellasignora Onella e c’erano lepizze della zia Melania (epiù buone!). Per San Nicco-lò le monache del Montepreparavano dei biscottibuonissimi ricoperti dizucchero, erano a forma diasinello, di casetta, di albe-ro di Natale, di san Nicco-lò, ecc., li mangiavamo lamattina con il latte che tut-te le sere portava il lattaio.Il lattaio veniva a bussare acasa la sera, veniva in bici-cletta con la sua giaccabianca, un grande conteni-

tore di latta argentata e le-gati con delle catenelle 2 o3 bicchieri dosatori sem-pre di latta argentata. Sisentiva da lontano che ar-rivava per il tintinnio delcontenitore e dei bicchieri.Si scendeva in strada con iltegame in mano e lui ver-sava il latte profumato. Anovembre il corso del pae-se sapeva tutto di buono,erano le castagne arrostodi Zuara, la fruttivendoladel paese che aveva sem-pre un sorriso e una paro-la per tutti e profumava dicastagne arrosto, 7-8 in uncartoccio di carta paia, edera subito festa. Miaccio -Miacioooooo callo callo!Era il macellaio sulla portadella bottega avvisava tut-ti a squarciagola: era cottoil miaccio. Sempre in car-tocci di carta paia vendevasangue di maiale cotto econdito con zucchero,uvetta, pinoli... che buonoche era! A settembre-otto-bre un forte odore di mo-sto avvolgeva tutto il pae-

se, nei vicoli erano tante lepiccole cantine dove sipressava l’uva. Arrivava(l’uva) su carretti tirati daasini pigri o da candidibuoi, arrivava dalla campa-gna che tutta intorno ab-bracciava Bevagna. Ma perle strade, nei vicoli, si sen-tiva anche sempre fortel’odore delle stalle dei ma-iali, dei somari, dei polli.Dalle porte socchiuse usci-vano caldi e morbidi i pro-fumi delle zuppe, dagliusci si intravedevano pic-coli fuochi accesi sottopentole di coccio, lì bolliva-no fagioli, ceci, cicerchie,spesso unico pasto di tut-ta una giornata. La gentedegli anni cinquanta erapovera, prevalentementepovera, in questo piccolopaese di pianura immersonella nebbia d’inverno e af-fogato dalla calura d’esta-te, ma dignitosa e onestae… se chiudo gli occhi…sento con profonda no-stalgia che profumava pro-prio di buono.

Ho perso le mutande…ma solo quelle di cotone

www.memori.itOreste Flamminii MinutoPrefazione di Francesco Petrelli

Cultura/e 71ANNO III -N. 10

OTTOBRE 2011

MARIA SARA MIRTI Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso!Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso!

Alcuni dicono che abbiamo un sacco di maliziaAlcuni dicono che è un sacco di nervi

Ma io dico che non si fermerà il movimentofino a quando non otterremo ciò che ci spetta

Siamo stati maltrattati e siamo stati disprezzatiMa proprio come ci vogliono due occhi

per fare una coppia,ah, fratello non ce ne andremo finché non avremo

la nostra parte

Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso!Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso!

Ancora una volta!Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso!

Ho lavorato con i piedi e con le maniMa tutto il lavoro che ho fatto è stato

per un altro uomoOra chiediamo la possibilità di fare le cose

per noi stessiSiamo stanchi di sbattere la testa contro il muro

E di lavorare per qualcun altro

Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgogliosoDillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso

Siamo esseri umani, siamo proprio comegli uccelli e le api

Preferiamo morire in piediChe vivere in ginocchio

Dillo ad alta voce: io sono nero e sono orgogliosoDillo ad alta voce: io sono nero e sono orgoglioso

Say it loudI’m black and I’m proud

James Brown - 1969

“Capita di sentire chequalcosa è rimasto tra ledita, che ci sono ancoraalcune parole che voglio-no trovare la strada pertrasformarsi in frasi,che non si è finito di vuo-tare le tasche dell’ani-ma. Ma è inutile, non cisarà mai un poscritto ingrado di contenere cosìtanti incubi…e così tantisogni.” (da J. Berger,Photocopies, PantheonBooks, New York 1996,Bloomsbury London1996, Fotocopie, trad.M. Nadotti, Bollati Borin-ghieri, Torino 2004, p.142)Se ho preso in prestitoqueste parole, è perchémi preme precisare chenon tutte le anime han-no delle tasche segreteda vuotare, che non tut-ti gli spiriti nascondonorisorse inaspettate. Inrealtà noi possediamovirtù e difetti in numeroproporzionale alle voltein cui ci siamo andati acercare le prime e abbia-mo subito, più o menodi buon grado, i secondi.Un uomo (inteso comeappartenente al genereumano) si può giudica-re, senza commettereerrori di giudizio, da ciòche gli rimane tra le ditadopo che tutti i veli so-no caduti. Tempo fa hopotuto vedere da vicinouno dei quadri che piùriescono a colpirmi nelprofondo. Si tratta della

“Negazione diS. Pietro” delCaravaggio: miè quasi impos-sibile sostene-re a lungo losguardo inti-morito, scon-certato, di Pie-tro senza ave-re un moto direpulsione. Gliocchi del - fu-turo - Santosono languidifino all’ecces-so, sembraquasi che vo-gliano fluirevia dalle orbiteper non esserecostretti a ri-conoscere il propriocompito, il proprio ruo-lo nel mondo. Le goteappaiono congestionateper un’agitazione repen-tina e d’ingiustificataviolenza. La sua non èuna smorfia di dolore odi sorpresa, è più che al-tro un piagnucolareclownesco inconsolabi-le, una espressione incui la futura grandezzabiblica del personaggioappare ancora irricono-scibile. Quelle manigrandi rivolte al pettocanuto non sembranoessere mai state buone afare nulla di pratico. Sipotrebbe definire il ri-tratto di un uomo che,nonostante l’età matura,non sa ancora di esseretale. Ci sono degli uomi-ni che non hanno nullada offrire a parte sestessi, la propria limita-ta essenza e le proprie

sterminate paure. Altrisi credono a tal puntoingranaggio di un insie-me più grande di loro dareputare vera la storiache l’unica differenzatra sé e un altro stia nelnome e nella grandezzadella sua grafia. Ci sonopadri orfani di se stessi,incapaci tanto di pren-dere quanto di dare. Pa-dri dei propri vizi, delleproprie paure, dei pro-pri bisogni, padri allacontinua ricerca di unsenso, di una forma perla propria vita. Ma ci so-no anche padri della pa-tria, i padri di un’ideolo-gia, i padri di una rivolu-zione, capaci sì questiultimi di tramandare unsenso, di trasmettereun’anima insieme a unacarne incerta e involon-taria, di offrire la vita dicui sono padroni a pienamani. Anche se ad alcu-

ni di questi uomini lemani dovessero trema-re, resterebbe comun-que la loro voce roca,pastosa, in grado dispiegarti, e di piegare, ilmondo intero, restereb-bero il loro coraggio, illoro non essere succu-bi, schiavi, dei propri li-miti. Nessuno vorrebbemai ritrovarsi a esserel’unico padre di se stes-so e dover quantificareil peso dei propri resti:“Erompere dal caos del-le mie tenebrein un giorno lucido, ètutto ciò che voglioEd ugualmente evitarequel giorno lucido,e salvare le mie tenebreè ciò che voglio.”(S. Spender, ”Dark andLight”, in Giorgio Man-ganelli, <<Solo il miocorpo è reale>>. Note suStephen Spender,

“Chi?” è il titolo della lo-ro ultima performancerealizzata durante l'At-tack Festival 2011.“Chi?” è una riflessionedei Kindergarten sullostato dell’arte contem-poranea, ma è anche unasintesi del loro approc-cio all’arte. In una picco-la teca il duo artisticofolignate racchiude unarivisitazione della “Ma-donna di Foligno” diRaffaello dove il Bambi-no tiene in mano un pal-loncino rosso. Lo stessodisegno è stato poi ri-proposto in grande(10m x 10m) dalla Scuo-la Napoletana dei Ma-donnari chiamata appo-sitamente per l’occasio-ne. Chi è l’artista, chipensa l’opera o chi larealizza? O tutti e due? IKindergarten portanoavanti un progetto chespazia dalla scultura al-le istallazioni urbane fi-no ad arrivare a lavoricinematografici. L’idea ela progettazione del-l’opera sono gli aspettidominanti del loro pro-cesso creativo che siesprime attraverso l’uti-lizzo di diversi linguag-gi espressivi. La loro in-dagine li porta ad esserealla continua ricerca di

nuovi materiali e tecni-che in grado di descrive-re, manifestare ed espri-mere il processo dellacreazione artistica. Con-fermano il loro stile emodus operandi anchenegli ultimi successi, co-me la trasferta in Puglia,dove hanno esposto per“Art-trazioni” di San Se-vero (FG) la loro istalla-zione del 2008 “Back tothe future” e la vittoriadell’Ecologico Interna-tional film festival diNardò (LE) con il loronuovo cortometraggiodal titolo “Il feroce Sala-dino”. Questo passare

da un linguaggio all’al-tro (installazioni, corto-metraggi etc.) può de-stabilizzare il pubblicoche spesso riconosceun’artista più dal tipo ditecnica che dal significa-to delle sue opere. Ma èproprio con l’uso di di-verse tecniche che i Kin-dergarten riescono aesprimere le loro idee,anche perché la tecnicae i materiali sono diver-si ma la sintesi concet-tuale è la stessa, cioèriuscire a trasmettereun’emozione di qualsia-si natura essa sia. Sonoconvinti che tutto può

essere raccontato, bastatrovare il modo piùadatto per farlo. Questoloro approccio li portaad avere continue colla-borazioni per quanto ri-guarda la fase di realiz-zazione pratica diun’opera e a non avereun laboratorio fisso do-ve realizzare i propri la-vori. Questa continua ri-cerca li ha portati, nel-l’anno corrente, ad esse-re invitati alla 54 Bien-nale di Venezia Padiglio-ne Italia sezione Umbria.

(La lettura delManifesto delPartito Comuni-sta) fu per me uncolpo di fulmine.Ciò che mi colpi-va così vivamen-te era l’idea che,una volta realiz-zata l’emancipa-zione del prole-tariato, si pone-vano le basi perl’emancipazionedi tutti i gruppioppressi dellasocietà. Mi riaf-fiorava alla men-te lo spettacolo degli operai Neri di Birminghamche marciavano ogni mattina verso le acciaierie,o discendevano nelle miniere. Fu come se unesperto chirurgo mi avesse tolto le cataratte da-gli occhi. Gli sguardi pieni d’odio sulla Collinadella Dinamite; il fragore delle esplosioni, lapaura, i fucili nascosti, la donna Nera in lacrimesulla soglia di casa nostra; i bambini che salta-vano i pasti, le risse nel cortile di scuola, gli sva-ghi di società della classe media Nera, la Barac-ca I e la Baracca II, il retro dell’autobus, le per-quisizioni della polizia: tutti i tasselli del puz-zle trovavano il loro posto. Ciò che mi era sem-brato un odio personale nei miei confronti, uninspiegabile rifiuto dei bianchi sudisti di guar-dare in faccia le proprie emozioni e una testar-da volontà di rassegnazione dei Neri, divenne ilfrutto inevitabile di un sistema spietato, che simanteneva vivo e vitale incoraggiando il di-sprezzo, la rivalità e l’oppressione di un grup-po sull’altro. Profitto era la parola chiave: lafredda e costante motivazione di quella condot-ta, del disprezzo e della disperazione di cui erostata testimone.

Angela Davis

Kindergarten chi?

Esistere appena

Un colpo diFulmine!

Il Subcomandante spiega perché è un partito di poscritti

Economia81 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

TEORIA KEYNESIANA, PIANO MARSHALL, 35 ORE DI JOSPINLIBERO MERCATO E INTERVENTO PUBBLICO

IMPOSTE, TASSE E TARIFFE: SPIEGAZIONE DI UNA “MAXI-TRUFFA”

vizi pubblici in genere) ap-pare evidente l’iniquità delprelievo, che può risultareirrisorio per i più abbienti,ma potenzialmente impedi-tivo dell’accesso al servizioper i meno abbienti. Secon-da piccola truffa e poi lagrande truffa. Lo Stato dap-prima preleva dai cittadinicon le imposte sulla ric-chezza somme insufficien-ti a pagare i servizi che luistesso deve erogare e poi re-cupera la differenza facen-dola pagare in forma di bi-glietto di accesso a coloroche hanno bisogno di queglistessi servizi. Poiché è notoche i meno abbienti sonoenormemente più numero-si dei ricchi, ecco che il pre-lievo fiscale indiretto (tasse,ticket) fa pagare (imposte +tasse) ai primi di più che aisecondi. La grande truffa lastiamo vivendo proprio inquesti giorni con l’ultimamanovra fiscale del gover-no. Questo governo non au-menta le imposte, come sa-rebbe ovvio per coprire i“buchi” di bilancio, ma ridu-ce i trasferimenti agli Entilocali ai quali spetta eroga-re una serie di servizi essen-ziali ai cittadini. Gli Enti lo-cali non hanno potere im-positivo (l’Ici comunale adesempio è stata fortementeridimensionata), hanno unasola scelta, o meglio due: osopprimere alcuni servizi, equindi tagliare lo stato so-ciale, o aumentare il costodei ticket di accesso ai servi-zi (sanità, asili, scuole, cultu-ra, sport giovanile e dilettan-

tistico, sostegni ai giovani ealla terza età, ecc.). Così fa-cendo il governo non au-menta le imposte ma, inquesta modalità subdola evigliacca, ripiana il propriodebito con le tasse applica-te dagli Enti locali, cioè po-nendo ancora una volta, esempre di più, il debito a ca-rico dei meno abbienti chenon possono fare a meno dipagarlo semplicemente per-ché non possono fare a me-no di “acquistare” quei ser-vizi essenziali e irrinunciabi-li. Quest’ultimo verbo, “ac-quistare”, ci porta infine aparlare delle “tariffe”, chepotremmo definire la piùignobile invenzione del de-funto “ulivo”. La tariffa rap-presenta il prezzo della pro-duzione del servizio, inclu-so il margine di utile del pro-duttore, esattamente comeper qualsiasi oggetto o beneacquistabile a libero merca-to. Premesso che a questopunto non si comprendepiù per quale ragione si pa-gano le imposte, si pone unenorme problema etico: iservizi primari, o comunqueessenziali ad assicurare laqualità della vita, non costi-tuiscono un prodotto acqui-stabile o non acquistabile,non si può bere e non bere,

scaldarsi o non scaldarsi,ecc., quei servizi sono parteintegrante dei diritti fonda-mentali della persona uma-na, tali diritti non si debbo-no pagare perché questo,tra l’altro, creerebbe una im-mensa disparità tra chi puòacquistarli e chi no. E qui in-terviene la super-truffa fina-le delle privatizzazioni. Unavolta “riclassificato” (o me-glio “squalificato”) il dirittoal servizio pubblico comeuna facoltà di acquisto a li-bero mercato, l’attenzioneviene subdolamente sposta-ta sul prezzo, con questostratagemma: i servizi sonocari perché mal gestiti dalpubblico, affidati a impren-ditori privati in grado di ge-stirli con più efficienza iprezzi sicuramente scende-ranno. Ecco inventato un belbusiness per i nostrani im-prenditori cialtroni e incapa-ci di stare sul vero e propriomercato concorrenziale: ge-stire in regime di monopoliola produzione dei servizipubblici destinati a un mer-cato “obbligato”, quello deicittadini che hanno necessi-tà irrinunciabile di bere, discaldarsi, ecc. Siamo oltre gliincomprensibili sussidi aimprese decotte, è la svendi-ta dello Stato.

“Burino di Ururi” fu l’epite-to con il quale l’ex Presiden-te della Repubblica Giusep-pe Saragat era solito chia-mare il suo compare di par-tito (socialdemocratico) Ma-rio Tanassi. Ururi era la cit-tà di nascita di Tanassi, bu-rino derivava dal fatto che,tra l’altro, quando era mini-stro delle Finanze Tanassiusava scambiare i termini“imposte” e “tasse”. Tanas-si è stato l’unico ministrodella Repubblica a scontarequattro mesi di carcere, manon per la sua ignoranza fi-scale, bensì per il reato dicorruzione. Oggi l’uno e l’al-tro “difetto” non fanno più“effetto”. Tralasciamo lacorruzione, per evitare que-rele, e parliamo di ignoran-za fiscale. Oggi in tutti i luo-ghi e a tutti i livelli si usa iltermine “tasse” per indica-re quasi sempre le “impo-ste”. Ciò non è solo un fattodi ignoranza, c’è una fortis-sima componente ben cal-colata di “truffa” (sviamen-to, confusione) da parte deipolitici a danno dei cittadi-ni. Per comprendere la truf-fa occorre cominciare daldistinguere le imposte dal-le tasse (più avanti accenne-remo anche all’ultima aber-razione delle “tariffe”). Co-minciamo col dire che, dal-la Dichiarazione dei dirittidell’uomo e del cittadinodella rivoluzione francesedel ‘700 (art. 13) alla nostraattuale Costituzione Repub-blicana (art. 53), si è sempree solo parlato di imposte emai di tasse. La motivazio-

ne è politica ed etica. Le im-poste (per individuarle conestrema facilità sono tuttequelle che cominciano per“I”, es. Ipref, Iva, Ici, Impostadi registro, di successione,ecc.) sono un prelievo fisca-le eseguito dalla Stato (o co-munque da una PubblicaAmministrazione) per so-stenere i costi delle propriefunzioni (es. istruzione, sa-nità, difesa, ecc.) che “colpi-sce” la così detta “ricchez-za” (reddito, rendita, transa-zioni commerciali, ecc.). Es-sendo percentuale al valoredel bene oggetto del prelie-vo fiscale l’imposta è etica-mente “giusta”, in quanto icittadini, pagandola, contri-buiscono alle spese delloStato in proporzione alleproprie capacità economi-che: chi ha meno ricchezza(minor reddito e quindi an-che minore potere di acqui-sto) contribuisce di meno,chi ha più ricchezza contri-buisce di più. La nostra Co-stituzione aggiunge poi uncriterio ulteriormente mi-gliorativo, prescrivendo chela percentuale del prelievofiscale aumenta all’aumen-tare del valore del bene as-soggettato a prelievo (unesempio sono le aliquote fi-scali sull’Irpef che cresconoa scagioni di crescita delreddito). In questo modochi ha più ricchezza pagaancora di più. Attenzioneperò che qui interviene laprima “truffa”. Quando i no-stri governanti dichiaranodi voler aumentare le impo-ste e assicurano che l’au-

mento sarà modesto suiredditi bassi e più elevato suquelli alti, non precisanoche la stragrande maggio-ranza del prelievo fiscaleproviene dai redditi bassi emolto modesta è la quanti-tà proveniente dai redditi al-ti, sicché aumentare anchedi poco le imposte sui red-diti bassi comporta un risul-tato enormemente superio-re rispetto a quello di un au-mento, anche molto eleva-to, delle imposte sui redditialti. Dunque su chi grava inverità l’aumento delle impo-ste? Sempre e solo i redditibassi! Le tasse invece sonochiaramente un prelievo fi-scale ingiusto e iniquo. Letasse, infatti, non colpisco-no la ricchezza, ma la “do-manda”. Cioè chi ha biso-gno di accedere a un deter-minato servizio reso dalloStato (Pubblica Amministra-zione) viene assoggettato alpagamento di un importoche, normalmente, non rap-presenta il costo pieno delservizio (più oltre come an-ticipato diremo delle tarif-fe), ma una specie di bigliet-to di ingresso. Biglietto è iltermine più esplicativo, tan-to che oggi non a caso lochiamiamo “ticket”. Il bi-glietto lo pagano tutti colo-ro che hanno bisogno di uncerto servizio e lo pagano inmisura uguale indipenden-temente dalle rispettive ca-pacità economiche. Quandoil ticket colpisce la doman-da di servizi irrinunciabili ocomunque essenziali (dallasanità alla istruzione, ai ser-

Molto spesso si sente parla-re della teoria keynesianadell’economia capitalista, avolte come dato storico diuna superata concezionedell’economia basata sullaproduzione dei beni, da al-cuni decenni spazzata viada quella puramente finan-ziaria del mercato globaliz-zato; altre volte invece comeun possibile rimedio all’at-tuale gravissima crisi pro-prio di quest’ultimo sistemafinanziario fittizio. Ovvia-mente senza alcuna pretesascientifica, ma col precisoscopo di seminare alcunielementi di conoscenza ele-mentari, tuttavia essenzialiper comprendere le piùsemplici verità nascoste die-tro le raffinate elucubrazio-ni degli “scienziati” dell’at-tuale collasso dell’economiacapitalista occidentale, pro-viamo a descrivere i puntisalienti della teoria econo-mica keynesiana, richia-mando alcuni processi sto-rici nei quali la stessa haavuto, in qualche modo, ap-plicazione. Cominciamo coldire, tanto per inquadraremeglio il personaggio stori-co, che il baronetto ingleseJohn Maynard Keynes(1883-1946) non era némarxista, né anti-marxista,più semplicemente dichia-rava di non avere capito nul-la della teoria economica diMarx. Scrivendo a PieroSraffa, economista invecemarxista molto legato adAntonio Gramsci, afferma-va: “Il socialismo marxistadeve sempre rimanere unmistero per gli storici del

pensiero; come una dottrinacosì illogica e vuota possaaver esercitato un'influenzacosì potente e durevole sullementi degli uomini e, attra-verso questi, sugli eventi del-la storia”. Se fosse vissutosino ai nostri giorni sarebbeinteressante sentire comeavrebbe interpretato l’attua-le collasso dell’economia ca-pitalista occidentale di fron-te all’esplosione dell’econo-mia socialista cinese. Lascia-mo l’ironia e passiamo asintetizzare la teoria keyne-siana. Keynes, indiscutibil-mente, ha rivoluzionato lateoria economica così detta“classica”, molto semplice-mente invertendo l’ordinedi due fattori essenziali:produzione e domanda. Perl’economia classica era laproduzione a determinarela domanda e la produzioneera stimolata dall’aspettati-va di profitto del produtto-re. Sinteticamente: il capita-lista produceva beni perse-guendo il suo fine di profit-to e il mercato, trovandoli, liacquistava. Keynes rovescial’ordine dei due fattori e af-ferma che è la domanda aprovocare l’offerta; cioè ilcapitalista produce beni inquanto il mercato li richiedeperché è in grado di acqui-starli. Il mercato è dato dal-la domanda, la domanda èproporzionale alla ricchez-za che la sostiene. Cosa suc-cede se la ricchezza è scar-sa e conseguentemente ladomanda è debole? Il siste-ma produttivo riduce laproduzione e quindi l’occu-pazione, fatto che compor-

ta un ulteriore impoveri-mento del mercato e quindiuna ulteriore caduta delladomanda. Qual’è la soluzio-ne? Semplice, arricchire ilmercato e così far salire ladomanda che, a sua volta,stimolerà la produzionecon un circolo “virtuoso”:più produzione, più occu-pazione, più ricchez-za, più domanda, ecc.Chi può “arricchire” ilmercato (cioè la do-manda)? Non certo icapitalisti che perse-guono il solo fine delloro profitto che nonnecessariamente è le-gato alla quantità del-la loro produzione,ma solo ai margini diutile che riescono a ri-caricare su prodotti.Il capitalista di frontea una domanda de-bole riduce la produ-zione, oppure cercadi abbassare i prezzi deipropri prodotti incidendosull’unico elemento real-mente variabile, il costo del-la manodopera (ma non èproprio questo il cuore del-la teoria economica diMarx?). La conseguenza èperò che il mercato si impo-verisce e la domanda neces-sariamente continua a scen-dere. Ad arricchire il merca-to può essere solo un sog-getto che per sua diversanatura non persegue il finedel profitto, ma quello del-l’economia sociale: lo Stato.Di fronte a una domandadebole conseguente a unimpoverimento del mercatolo Stato può immettere ric-

chezza nel sistema econo-mico mediante un aumentodell’occupazione diretto oattraverso investimenti inopere pubbliche. Così fa-cendo lo Stato si indebita,ma nello stesso tempo ar-ricchisce il suo mercato equindi normalmente rientradel debito attraverso unmaggior prelievo fiscale,possibile in presenza di unamaggiore ricchezza.

Nel 1929 l’intero occidenteera caduto in una crisi eco-nomica gigantesca. NegliUSA dilagava la disoccupa-zione e la povertà era a livel-li quasi insurrezionali. Ilpresidente Roosevelt varò lapolitica economica del NewDeal: vaste assunzioni pub-bliche anche dichiarata-mente inutili o comunqueimproduttive e grandi ope-re pubbliche; dunque unafortissima iniezione di ric-chezza nel sistema econo-mico. Salì la ricchezza e conessa la domanda e quindi laproduzione. Gli USA usciro-no dalla crisi, come si dice,più grandi e più forti di pri-ma. Alla fine della seconda

guerra mondiale il sistemaeconomico europeo era di-strutto, ma anche l’econo-mia USA era entrata in unagravissima crisi con oltre 10milioni di disoccupati. Ilpresidente Truman varò ilPiano Marshall, una enormeiniezione di liquidità nel si-stema economico oramaimondiale. La tecnica questavolta consistette nel finan-ziamento della ricostruzio-

ne delle economieeuropee attraversol’erogazione di pre-stiti alle nazioni piùdanneggiate. In veritànon si trattò affattodi prestiti, ma di cre-diti per l’acquisto dibeni prodotti negliUSA, con conseguen-te fortissima ripresadi quel sistema eco-nomico. La ricostru-zione delle economiedell’Europa occiden-tale indusse poi l’ul-teriore effetto positi-vo per l’economia

americana che poteva com-prare prodotti a minor co-sto dai paesi europei e ven-dere a questi ultimi, una vol-ta tornati o divenuti ricchi, ipropri prodotti a maggiorcosto. L’ultimo esempio ditentativo (in questo caso) diapplicazione della teoriakeynesiana lo troviamo nelprogetto della riduzionedell’orario di lavoro a 35 oresettimanali varato dal go-verno social-comunistafrancese di Jospin. Ridurrel’orario di lavoro a parità diretribuzione avrebbe com-portato un aumento dell’oc-cupazione e quindi della ric-chezza del mercato e conse-guentemente della doman-

da che avrebbe sostenuto lacrescita della produzione.Questa volta però non sa-rebbe stato lo Stato a im-mettere ricchezza nel mer-cato, ma vi sarebbe stato untrasferimento parziale del-la ricchezza accumulata daicapitalisti a favore dei lorodipendenti. Lo Stato può edeve pensare al sistemaeconomico e sociale com-plessivo, il capitalista nonva oltre la prospettiva delproprio portafoglio e pocoimporta se il mercato si im-poverisce e la domandascende, è la ricchezza per-sonale che non deve essereridistribuita. Il piano Jospinè fallito, il mercato francese(ma anche quelli degli altriPaesi europei) si è impoveri-to, la domanda è caduta econ essa la produzione.L’attuale collasso della do-manda degli USA chiudeora il cerchio ed è crisi glo-bale. Non ci sono più merca-ti in grado di assorbire pro-dotti, la produzione inevita-bilmente scende, i mercatisi impoveriscono ulterior-mente, mentre la ricchezzacontinua a concentrarsi inclassi sociali sempre menonumerose e quindi irrile-vanti ai fini della quantitàdella loro domanda. Il capi-talismo si sta impiccandocon la sua stessa corda, ma,come sempre, sono le clas-si deboli a pagarne il prez-zo. Il governo italiano (nonda solo) sta affondando inquesto vortice, incapace ditrovare il coraggio di intra-prendere la sola via di usci-ta reale: la ridistribuzionedella ricchezza. Ma di que-sto parleremo nei prossiminumeri.

Mario Tanassi e Giuseppe Saragat

John Maynard Keynes

Lavoro 91ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

In questa prima parte fa-remo un viaggio attraver-so le riforme attuate nelnostro sistema previden-ziale sin dal 1993 e chehanno condotto ad unprogressivo ridimensio-namento della coperturapensionistica pubblicama anche ad una trasfor-mazione dell’intera strut-tura del sistema. Il siste-ma previdenziale è basa-to su un rapporto obbli-gatorio di tutela dei lavo-ratori, affidato a Enti oIstituti Statali e su unrapporto integrativo, re-golamentato da accordistipulati tra le parti so-ciali e gestito da Fondi oCasse private, e attual-mente si regge sugli or-mai famosi tre pilastri,pubblico, previdenzacomplementare e previ-denza integrativa, i qualisi integrano al punto taleche, per avere una pen-sione sufficiente permantenere un certo teno-re di vita, è necessarioprovvedere ad alimentar-li tutti e tre. Fino al 1992il sistema previdenzialeitaliano si basa solo sul

primo pilastro (previden-za pubblica). Si tratta diun sistema che finanziale pensioni pagate dalloStato con i contributi ver-sati dai lavoratori e daidatori di lavoro: l’INPS egli altri enti previdenzia-li utilizzano i contributidei singoli lavoratori atti-vi per sostenere la spesadelle pensioni in paga-mento. Non esiste, per-tanto, una forma di accu-mulo e di investimentodel denaro raccolto, maun sistema “a ripartizio-ne”, ovvero i contributiversati vengono utilizza-ti per pagare le pensionicorrenti e questo mecca-nismo trova il fondamen-to nella solidarietà tra legenerazioni, ponendosidi fatto in essere un veroe proprio trasferimentodi risorse finanziarie ap-partenenti a classi demo-grafiche diverse. Da unpunto di vista economicoquesto meccanismo reg-ge fin quando le entratederivanti dai contributiversati sono maggiori ouguali alle uscite dovuteper l’erogazione dellepensioni e entra in crisiquando subentrano fat-tori destabilizzanti qualila diminuzione delle na-scite, il progressivo allun-

gamento della vita mediae la diminuzione dei sog-getti in attività, con con-seguente minori entrateper gli enti previdenzialia titolo di contributi. Perfronteggiare la progressi-va riduzione della capaci-tà portante del primo pi-lastro sono state intro-dotte forme di previden-za complementare da af-fiancare alla pensione ob-bligatoria e così con il de-creto legislativo n.124del 1993 è stata regola-mentata per la prima vol-ta la disciplina dei fondipensione (secondo pila-stro) per garantire ai la-voratori, attraverso unaintegrazione del proprioreddito, una maggiorecertezza e sicurezza almomento della vecchiaia,destinata quindi ad assi-curare il mantenimentodel livello economico rag-giunto nell’ultimo perio-do di lavoro. Questo tipodi previdenza è previstaper i lavoratori dipenden-ti pubblici e privati, i la-voratori autonomi e i li-beri professionisti. Ma ècon la cosiddetta “rifor-ma Dini” nel 1995 che siha il completo rinnova-mento del meccanismodi funzionamento dellaprevidenza pubblica e

complementare. Le novi-tà riguardano: 1) il siste-ma di calcolo delle pen-sioni. Dal sistema retri-butivo, imperniato sullamedia delle retribuzionidegli ultimi anni, si passaal sistema contributivo,basato sull’ammontaredei contributi effettiva-mente versati nel corsodella vita lavorativa. 2)l’età pensionabile. Il re-quisito diventa flessibilein quanto il lavoratorepotrà decidere l’età dipensionamento tra i 57 ei 65 anni, a patto che pos-sa far valere almeno 35anni di contribuzione. 3)la previdenza comple-mentare. Viene garantitoil decollo dei fondi dipensione già previsti daldecreto legislativo n.124del 1993. Ma la riformaDini, con l’introduzionedel sistema contributivoper il calcolo delle pen-sioni se da un lato sotto-sta a un’esigenza di ri-portare sotto controllo laspesa previdenziale, dal-l’altro determina unasensibile riduzione deitrattamenti pensionistici,tanto che una volta entra-te a regime le riforme inmateria pensionistica, laprevidenza pubblica assi-curerà una pensione pari

circa al 50% dell’ultimaretribuzione che potreb-be anche ulteriormenteridursi al 35% per chi hasvolto una carriera di-scontinua o a contribu-zione ridotta. Relativa-mente alla pensione divecchiaia, in conseguen-za delle disposizioni in-trodotte dalla “riformaDini”, esistono pertantotre sistemi di calcolo chedanno luogo a tre tipi dipensione. La pensione divecchiaia calcolata col si-stema retributivo spettaai lavoratori che alla datadel 31/12/1995 possonofar valere almeno 18 anni

di contributi versati. Lapensione di vecchiaia colsistema contributivo siapplica ai lavoratori chevengono assunti per laprima volta dopo il 1°gen-naio 1996. La pensione divecchiaia col sistema mi-sto o pro-rata, previstoper quei lavoratori che al31 dicembre 1995 hannomaturato un’anzianitàcontributiva inferiore a18 anni. Per l’anzianitàcontributiva fino al31.12.1995 si applica ilsistema retributivo, men-tre per quella successivavale il sistema contributi-vo.

Il sistema pensionistico italianoPrima parte: le riforme

Nell’incontro avvenutomercoledì 28 Settembrepresso il Ministero per loSviluppo Economico, fra icommissari straordinariincaricati di seguire lavertenza e le parti socia-li, si è discusso del pro-getto di Porcarelli, im-prenditore Marchigianotitolare della “Qs Group”in passato fornitore dellavecchia Antonio Merloni,che sarà presentato neiprossimi giorni al Comi-tato di sorveglianza e alministero. Il piano do-vrebbe prevedere com-plessivamente 45 milionidi investimenti e l’assor-bimento di 700 dipen-denti sui circa 2.000 at-tualmente in amministra-zione controllata, conproduzioni specializzatein alcuni settori ma sem-pre nell’ambito dell’elet-trodomestico. I sindacatisi mostrano relativamen-te ottimisti e chiedono aquesto punto di aprire untavolo ufficiale con tutti isoggetti interessati perdiscutere il piano indu-striale, confrontarsi sulnumero effettivo deglioperai che potranno es-sere rioccupati e suglistrumenti di ammortiz-

zazione sociale da mette-re in atto per tutelare tut-ti i lavoratori rilancio co-sì l’Accordo di program-ma. In questo quadro didifficile interpretazionefa però riflettere una di-chiarazione rilasciata dalsegretario della Fim Cislnazionale Anna Trovò:«Quello di Porcarelli sem-bra un progetto solidodal punto di vista indu-striale e finanziario chetorna a dare valore al di-stretto ed inoltre prevedela possibilità per Invitaliadi prendersi migliaia dimetri quadrati per nuoveiniziative imprenditoria-li a Nocera Umbra in nuo-vi settori produttivi». Seda un lato è positivo sa-pere che c’è un progettoindustriale vero e solidodal punto di vista degliinvestimenti economici,dall’altro purtroppo c’è iltimore secondo me con-creto che gran parte diqueste risorse verrannoimpiegate per riavviare ilprocesso industriale nelfabrianese e quindi nelterritorio marchigiano, inquanto l’affermazionedella Trovò per la qualeci sono forti interessi diInvitalia a prendersi mi-gliaia di metri quadri delsito nocerino, sembra la-sciare poco spazio allasperanza per gli operaiumbri attualmente in for-

za al gruppo Merloni, diritrovare la propria fab-brica e quindi il proprioposto di lavoro. In questimesi ed in questi annitrascorsi in Amministra-zione Straordinaria, icommissari ed alcune si-gle sindacali hanno sem-pre cercato di avvalorarel’ipotesi, a dire il vero po-co liberista, di cederel’azienda ad un gruppoindustriale italiano, masino ad oggi l’unica offer-ta concreta arrivata sem-bra essere quella dellasocietà Qs Group, che pe-rò ha un forte radicamen-to nelle Marche e per cuic’è il possibile rischio difavorire naturalmente unsito produttivo piuttostoche un altro. Intanto nel-le fabbriche sono stateindette le assemblee sin-dacali, nelle quali le partisociali hanno cercato diillustrare il piano di rein-dustrializzazione aglioperai i quali hanno peròespresso forti perplessitàsia sui tempi di attuazio-ne che sul numero di per-sone rioccupabili alla finedel percorso industriale.In una nota presentataanche durante le assem-blee di fabbrica, il Comi-tato dei Lavoratori sinte-tizza così alcuni puntiimprescindibili affinchèsi possa procedere conl’attuazione di qualsiasi

piano industriale: - migliorare la capacitàrioccupazionale (700 po-sti rappresentano sola-mente un terzo degli at-tuali lavoratori occupatipresso gli stabilimenti diColle di Nocera Umbra eFabriano). - la durata del piano in-dustriale non dovrà esse-re inferiore ai 5 anni, du-rante i quali dovrà essereadottato un sistema direintegro del personaleattraverso una rotazioneche coinvolga tutti i di-pendenti senza alcun li-cenziamento in modo dagarantire attraverso il

processo ristrutturazio-ne, un graduale percorsodi accompagnamento an-che per coloro che sonoormai prossimi alla pen-sione. Di pari passo si do-vranno creare nuove op-portunità lavorative inve-stendo le ingenti risorseeconomiche inserite nel-l’accordo di programmaper permetterebbe unaricollocazione pilotatadel personale in esubero.Il Comitato dei Lavorato-ri chiede inoltre, «chevenga convocato quantoprima un consiglio stra-ordinario aperto, per unconfronto tra Istutuzioni

regionali-locali, sindacatie lavoratori e successiva-mente, prima di qualsia-si firma, la decisione de-finitiva dovrà passare at-traverso una consultazio-ne referendaria all’inter-no dei 2300 dipendenti.Si sottolinea inoltre chegiunti a questo punto si èdisposti a qualsiasi tipodi mobilitazione affinchévengano accolte questeproposte e non si arriviin alcun modo alla sele-zione o alla ripartizionedi quote tra sindacati. Aquel punto sarebbe sol-tanto una guerra tra po-veri!»

Merloni: illustrato alle parti sociali il Piano industrialedella “Qs Group”L’imprenditore marchigiano Porcarelli scopre le carte: 45 milioni di investimentoe 700 persone ricollocate

ANDREA TOFI

LORETTA OTTAVIANI

Beni Comuni101 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

UNO STATUTO INDIGESTO OPPURE UNO STATUTO SCRITTO A “PRIORI” OPPURE LO STATUTO DEI “PRIORI”VARATA “LA BOZZA” DEL NUOVO STATUTO DELLATENEO PERUGINO

“IN QUESTO MONDO DI LADRI” LA GESTIONE DEL CORPO COME STRUMENTO DI DOMINIO

ROSARIO RUSSO

VINCENZO LAZZARONI LAURA LEPORE

Mi domando come si fa avivere in questo paese dievasori, di corrotti, dimazzettari, di magnac-cia, di giovani che si pro-stituiscono per apparirein televisione con il bene-placito dei genitori. Unpaese senza speranza incui buona parte della co-sidetta società civile è laprincipale responsabile.E’ quella società civileche vota questamaggioranza eche non si mera-viglia più di nulla,si è assuefatta adun sistema mar-cio nel midollo,pensa solo al pro-prio privato e spe-ra di cavarsela adanno di tutto etutti. Francamen-te non se ne puòpiù e, chi mi co-nosce sa che ognigiorno, da qual-che anno a questaparte, vado ripetendoche l’unica soluzione,per chi ha un minimo dietica e di moralità, è diandare a vivere in unpaese più civile di que-sto. Credo che la corru-zione e il malcostume ab-biano ormai invaso ilpaese come un virus inat-taccabile e nessuna pro-testa, per quanto vivacepossa essere, riesce a

scuotere le coscienze dichicchesia. Perché ormainon abbiamo neanchepiù una coscienza, colbeneplacito della SantaChiesa Cattolica. Scritticome questo, e ce ne so-no tanti di personalitàben più importanti, anzi-ché scuotere le coscien-ze, e alimentare una civi-le protesta contro chi hala responsabilità di avereportato il paese nel bara-tro, generano disgusto:“ecco il solito disfattista,qualunquista, rompi co-glioni. Ma io penso ai no-

stri figli quasi quaranten-ni senza una occupazio-ne stabile, e a i nostri ni-poti e cosa diranno dinoi ; quando ci guarde-ranno chiedendoci cosaabbiamo fatto per assicu-rare loro un futuro, cosagli rispondiamo? Che ab-biamo costruito una so-cietà corrotta, egoista esenza alcun principiomorale, in cui chi può si

arrangia e chi non puòdeve solo morire. Mispiace ma io non voglioessere complice di talimisfatti! Bisogna trovareil modo di cacciare que-sta gentaccia: ci vorrebbeuna rivolta popolare. Se aRoma arrivasse solo unapiccola percentuale dellepersone inferocite con loschifo morale e politicoche li governa, salterebbetutto in poche ore, ma larivolta non avviene perresponsabilità dei partitidi opposizione che nonsono più in grado di capi-

re gli umori dellagente, troppo rin-chiusi come sonoal loro interno afare giochetti dipotere. Altrimen-ti sarebbe auspi-cabile un inter-vento del Presi-dente della Re-pubblica che midomando comepuò tollerare an-cora i comporta-menti del capodel Governo chehanno coperto le

istituzioni di fango edesposto lo Stato a situa-zioni di inaudito perico-lo. Un Presidente delConsiglio sostenuto daBossi il cui grado di rin-coglionimento rasenta lafollia e la follia è un altropericolo reale. Chissàperché quando penso aquesta situazione mi ri-torna alla mente la cadu-ta dell’impero romano.

La riflessione sul corpo,che prende le mosse dal-l’approccio fenomenologi-co, ha ridefinito in grandis-sima parte l’antropologiacontemporanea; il temadella incorporazione (em-bodiment) è divenuto unnuovo paradigma di riferi-mento la riflessione sullasoggettività e le sue rela-zioni con i processi cultu-rali compiuta dall’antropo-logia ha focalizzato appun-to l’attenzione sul corpoche ha iniziato ad essereanalizzato come luogo/strumento di appropria-zione e trasformazionedella cultura e luogo dellaformazione del sé. Il corpoè la modalità attraverso cuil’uomo entra nel mondo eattraverso cui il mondo en-tra nell’uomo, terreno esi-stenziale e base della cultu-ra, produttore di cultura. Inostri apprendimenti cul-turali e le nostre prassi so-ciali si sedimentano nelcorpo, da esso vengono rie-laborati e riprodotti. Il cor-po è dunque esso stessocostrutto culturale e co-struttore di cultura, moto-re di azione sociale. Il cor-po non può essere letto intermini unicamente natu-rali, come un’entità datanaturalmente, ma va piut-tosto pensato come pro-dotto sociale e culturale dicui indagare i processi dicostruzione e come pro-

duttore e ri-produttoredi significati.La nostramodalità dipercepire lacorporeitànon può es-sere assuntacome unica euniversale,ma è unam o d a l i t àstorica di es-sere e avere un corpo, rap-presentarselo e agirlo. Aproposito di rappresenta-zioni della corporeità, essestesse sono storiche e cul-turali. Il dualismo tra men-te e corpo rappresenta adesempio una etnopsicofi-sologia, storicamente datae specifica, non è estendi-bile a tutti i contesti cultu-rali. In questo senso la let-tura del corpo rifonda mol-ti binomi dualistici tradi-zionali del pensiero occi-dentale: il dualismo carte-siano mente-corpo, indivi-duo e società, natura/ cul-tura, azione/ struttura,teoria/ prassi etc. Comeprima accennato, la nozio-ne di incorporazione (em-bodiment) è diventata chia-ve in antropologia. Ci si ri-ferisce ai processi appuntoattraverso i quali gli indivi-dui assumono discorsi,pratiche culturali e prassisociali nei loro corpi. Lestrutture cognitive sono in-corporate, le modalità peressere nel mondo sono di-scorsi e prassi culturali chesi apprendono attraverso il

corpo, inconsciamente, at-traverso processi mimeticiche incorporano, a partiredall’infanzia nei contestifamiliari, i gesti e le “tecni-che del corpo” (MarcelMauss) usate in un datoluogo e tempo per esserci esignificare il mondo (ad es.l’identità di genere). Le re-lazioni di potere tra grup-pi sociali, le egemonie so-ciali e culturali si inscriva-no nei corpi e attraverso diessi si riproducono. I siste-mi simbolici, come sostie-ne Pierre Bourdieu, posso-no essere potenti strumen-ti di dominio, non solo mo-dalità della cultura. Si im-pongono come discorsiche appaiono naturali, mache di fatto si naturalizza-no attraverso l’incorpora-zione. Il corpo divienespesso complice inconsa-pevole di processi di domi-nio di cui è, paradossal-mente, contemporanea-mente vittima. Solo una an-tropologica critica del cor-po può aiutarci a dereifica-re e demistificare certi di-scorsi.

Il 5 settembre 2011, do-po un lungo periodo diattese, la CommissioneStatuto dell'Universitàdegli Studi di Perugia havotato ed approvato, conun solo voto contrario(quello del rappresentan-te dei Ricercatori, Faustoproietti) la bozza defini-tiva del testo del suonuovo Statuto. Quelloche si può attestare è unsistema manageriale digovernance dall’alto, ri-spetto a un sistema dirappresentanza più de-mocratica e istituzionale.Il senato accademico, or-gano di rappresentanzadella comunità universi-taria, con funzioni di in-dirizzo generale, pro-grammazione, coordina-mento e raccordo delleattività istituzionali saràcomposto dal Rettoreche lo presiede, dai 18 di-rettori di dipartimento,due rappresentanti delpersonale tecnico ammi-nistrativo, da quattrorappresentanti degli stu-denti e da sei tra profes-sori ordinari (2), associa-ti (2) e ricercatori (2),eletti dalle aree scientifi-co disciplinari. Il consi-glio di amministrazione,

che avrà compiti di indi-rizzo strategico, di pro-grammazione finanziariae del personale, attuandogli orientamenti indicatidal senato, e funzioni divigilanza sull’ammini-strazione e sulla situa-zione economica, conta-bile e finanziaria dell’ate-neo, presieduto dal Ret-tore, sarà composto an-che da cinque membrinominati dal Senato sul-la base di competenzegestionali, due membri“esterni” non accademicinominati dal Rettore e al-tri due eletti dagli stu-denti. La morale della fa-vola che non va giù ai ri-cercatori di Perugia, (di-versamente da altri ate-nei italiani), è che ci saràun Senato accademico inmaggioranza non eletti-vo e un Consiglio di am-ministrazione in maggio-ranza nominato dallostesso Senato. Altra boc-ciatura per lo statuto vie-ne direttamente dal refe-rendum on line indettodagli stessi ricercatori eaperto a tutto il persona-le dell’Ateneo, terminatoil 19 settembre con unresponso molto secco: su623 voti validi, in 502hanno reputato la bozzadi Statuto antidemocrati-ca, mentre 121 hanno vo-tato favorevolmente. Lostrumento statutario,che dovrebbe costituire

la famosa governancemediante la quale si com-pie il primo passo di ade-guamento alla contestatae disorganica riforma dei“tagli Gelmini”, si è in-ceppato non poche voltenella centrifuga della suaattuazione finale. Que-stione di Metodo. Andan-do a ritroso, dopo quat-

tro sedute annullate siain Senato Accademicoche in Consiglio di Am-ministrazione, solo il 29marzo scorso, il rettoreha formato la lista dellaCommissione statuto,che, nominata in ritardorispetto agli altri Atenei,non è però partita affattoda zero; tra le varie pole-miche per criteri pocotrasparenti e partecipati-vi, vi è stata una bussolagià stabilita in una seried’incontri informali, ri-servati e ristretti tra pre-sidi, alcuni direttori di di-partimento e lo stessoRettore: come un cano-

vaccio già preconfeziona-to, la nuova Università insintesi aveva già previstonelle linee guida un ac-corpamento dei diparti-menti, dai 29 attuali, a 17– 18, con almeno 50 o 60afferenti e sette poli am-ministrativi di riferimen-to, e infine facoltà che di-

venteranno scuole pas-sando da 11 a 5 o 6, conun’ulteriore potaturapossibile di corsi di lau-rea. Questione di Merito.Mentre la Gelmini preve-de di riformulare la go-vernance di Ateneo, qui aPerugia si sta addiritturacambiando il dna del-l’Università così comel’abbiamo conosciuta: lanuova governance appe-na varata sarà adeguataall’idea-modello di Rese-arch University, promos-sa in primis proprio dalrettore Bistoni. Da que-sto momento l’Ateneodovrà puntare non tanto

sulla capacità di formareun alto numero di laurea-ti, bensì sulle sue eccel-lenze nel campo della ri-cerca, con poli struttura-ti attorno a piattaformetecnologiche. Una sceltache ha i suoi contro sepensiamo che potrebberidursi di gran lunga ilnumero d’iscritti (dagliattuali 32mila a 18 mila)con immaginabili conse-guenze negative in termi-ni d’impatto sul tessutosocio economico dellacittà. Scelta discutibilesecondo alcuni, che siporta addietro un grandeparadosso: nel momentoin cui si decide di punta-re tutto sulla ricerca, pro-prio i ricercatori sonostati esclusi dal processodecisionale. Quest’idea,senza un previsto equili-brio tra didattica e ricer-ca, potrebbe avvilire learee umanistiche rispet-to a quelle scientifichecome l’area medica o in-gegneristica, che avreb-bero giocoforza più fon-di di ricerca perché piùattrattive verso i grandiinteressi economici e po-litici, prevalendo così sul-l’area umanistica, giuridi-co economica, più versa-tile invece verso didatticae formazione agli stu-denti. A causa della sem-pre più profonda crisieconomica finanziaria sidovrà attendere l’esito in

concreto di questo nuovomodello universitario tradubbi e mal di pancia,ma di certo i dispositivifin qui messi in camponon lasciano presagireeffetti positivi. Da un la-to è a rischio la salva-guardia di borse di stu-dio per studenti, la ridu-zione di corsi di laureaimportanti (basti pensareal taglio dei corsi di lin-gua cinese e russa)e delpersonale docente e tec-nico amministrativo, dal-l’altro è evidente la diffi-coltà nel concepire unmodello di Universitàsempre più esposto allelogiche del mercato, eche rischia di mantenereuno status preponderan-te come quello corporati-vo, con particolari areelavorative particolarmen-te remunerative come lamedicina, l’ingegneria el’economia. Dietro allebuone intenzioni per lacreazione di reti e siner-gie tra Imprese, Regionee Ateneo così da salva-guardare l’università e ilsuo spirito pubblico, sicela anche l’idea torbidache l’università del do-mani sia prima di tutto ilrisultato funzionale di lo-giche produttive decisedall’alto. A questo puntovien da chiedersi se nonsi stia cambiando tuttoperché tutto resti com’è.

Salute 111ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

ALVARO CHIANELLA

LEONARDO MERCURI

“MEDICINA IN PILLOLE”A CURA DI PARIDE TRAMPETTI

Negli ultimi anni stiamoassistendo a un aumen-to di popolazione chesceglie di eliminare to-talmente o solo in partegli alimenti di origineanimale dalla propriaalimentazione, e conse-guentemente anche fa-sce di atleti ricadono inquesto tipo di scelta.Non andremo ad analiz-zare i motivi etici, reli-giosi o salutistici di que-ste scelte per la popola-zione, ma quando sceltesimili coinvolgono lapopolazione sportiva atutti i livelli, e a secondadel regime nutrizionalepiù o meno vegetariano,sarà necessario conside-rare se ci sono o no po-tenziali rischi di caren-za o di altro genere. Al-cuni atleti si limitano aevitare carni conservatee carni rosse in genere,

in quanto sono conside-rate principali fonti digrassi saturi ritenuti po-tenzialmente pericolosiper la salute. Se per leprime tale convenzionepuò corrispondere a ve-rità, per le seconde, so-prattutto se si prediligo-no i tagli più magri e diprovenienza controlla-ta, l’apporto di grassisaturi è sicuramentemolto limitato. La pre-senza nella razione ali-mentare giornaliera diquesti atleti di altri ali-menti quali carni bian-che, pesce, latte e deri-vati e uova, non li espo-ne ad alcun rischio dicarenze nutrizionale.Nelle diete latto-ovo-ve-getariane gli apporti diproteine a elevato valo-re biologico sono garan-titi dalla presenza diprodotti caseari e delleuova; questi stessi ali-menti garantiscono ap-porti sufficienti di vita-mine B12 e di Zinco. Al-tra cosa è invece l’as-

senza di carni e diprodotti della pesca,questo può esporregli atleti, in particola-re se donne in perio-do fertile, al rischiodi bassi apporti diFerro: questo minera-le infatti, sebbenepresente in alimentidi origine vegetale, èscarsamente biodi-sponibile, quando as-sunto con questi cibi,anche per la concomi-tante presenza di Fitatied Ossalati. Pertantoquesti atleti dovrannocontrollare con maggiorfrequenza i parametriematologici relativi almetabolismo del Ferroper svelare, prima che siinstauri un quadro difranca anemia siderope-nia, un eventuale esauri-mento dei depositi diquesto minerale. Nellediete la cui fonte nutri-zionale sono solo i vege-tali, è importante consi-derare che le proteine inesse contenute, ad ecce-

zione della soia e deglialimenti da essa deriva-ti, hanno un valore bio-logico non equivalente aquello di origine anima-le; inoltre la presenza diabbondanti quantità difibra alimentare le puòrendere meno digeribili:in media le proteine diuna dieta vegetarianasono “digeribili” soloper l’85%, contro il 95%di una dieta mista, con-tenente proteine anima-li e vegetali. È dunque diestrema importanza chel’atleta che adotti un re-

gime nutrizionale di ti-po Vegan o Vegetariano,utilizzi fonti proteichevariate (inserendo soia egli alimenti da essa deri-vati, frutta con guscioquale noci, mandorle,nocciole, ecc.) e, bencombinate tra loro, pre-parazioni alimentari abase di cereali e legumiforniscono “miscele diproteine” sufficiente-mente simili, per conte-nuto di aminoacidi, inquanto in questi duegruppi di alimenti l’ami-noacido limitante è di-

verso (in particolare laMetionina è presente inpiccole quantità nei ve-getali e nei legumi, men-tre la lisina si trova inpiccole quantità nei ce-reali, nelle noci e nei se-mi). Per la minor biodi-sponibilità delle protei-ne contenute nei vegeta-li sarà necessario consu-mare un quantitativogiornaliero maggiore,pari al 110% di quantoraccomandato nelle die-te di atleti che si alimen-tano con diete non vege-tariane.

Essere atleti senza carne

Il momento politico,economico e sociale miinduce a riflettere sulvalore che può ancoraavere un Sistema Sani-tario universalistico, fi-glio della legge 833 del1978. Una criticità chesalta subito agli occhi èche un sistema, sullacarta, uguale per tutti èamministrato a livelloregionale con un’idea,per così, dire “federali-sta”. Questo determinala presenza di tanti si-stemi sanitari diversiquante sono le regioniitaliane. Lo si è vistoanche con l’ultima fi-nanziaria: il governoimpone provvedimenti,quali i ticket, e le Re-gioni vanno “in ordinesparso”. Così c’è chi liapplica, chi promette diapplicarli parzialmen-te, chi forse li appliche-rà. Si configura così unsistema che, solo perquanto appena affer-mato, non garantiscetutti allo stesso modo,ma si presta a fortisquilibri. Un cittadinodella Lombardia e unodella Sicilia, pur essen-do entrambi italiani,non hanno le stesse op-portunità di assistenza.I cosiddetti “viaggi del-la speranza” sono an-che il risultato di que-ste disparità. La sanitàha un costo, muove in-teressi economici, poli-tici, sociali di livellonotevole. Basta solo

Possiamo ancora permetterci ilServizio Sanitario Nazionale?

Chi vuole vivere più a lungo deve guardare me-no televisione e fare più sportOrmai è un dato certo, dopo la pubblicazionesu British Journal of Sport Medicine, di uno stu-dio condotto su 11.000 persone con più di 25anni. Secondo i ricercatori un'ora di TV ha lostesso effetto del fumare due sigarette. Perogni 60 minuti passati davanti al piccole scher-mo, la vita si accorcia di 22 minuti. Per un to-tale di quasi 5 anni persi per chi (circa 1% dellapopolazione) guarda la TV per sei ore al giorno.Il tempo passato davanti alla TV è associato aduna riduzione dell'aspettativa di vita paragona-bile a quella legata ai principali fattori di ri-schio per malattie croniche , come l'inattività fi-sica o l'obesità. Secondo il rapporto Eurispesl'8% degli italiani passano più di quattro ore aldì davanti alla televisione. Un altro studio re-cente dimostrava un aumento dell'incidenzadel diabete tipo 2 e di altre malattie cardiachedel 20% in chi guarda la TV per due ore al dì.Inoltre un lavoro pubblicato su Lancet affermache guardare troppo la TV andrebbe considera-to rischiosa quanto fumare, ingrassare o nonfare sport. Questo studio eseguito su 416 milapersone, evidenziava che rispetto a chi nonsvolgeva alcuna attività fisica, le persone chefacevano anche poco esercizio (92 minuti la set-timana, circa 15 minuti al giorno) avevano unrischio di morte prematura del 14% inferiore euna probabilità di morire di cancro minore del10%, con un'aspettativa di vita di tre anni piùlunga.

Test diagnosi precoce tumore del polmoneAttualmente la TC spirale è il test che consen-te la diagnosi precoce del polmone. È stato pe-rò creato un nuovo test che sembra diagnosti-care la malattia ancora più precocemente, an-che due anni prima della TC. Il nuovo test è sta-to realizzato da una equipe italiana dell'Istitu-to Nazionale dei Tumori di Milano in collabora-zione con la Ohio State University di Columbus;pubblicato su Proceedings of the National Aca-demy of Sciences. Il test si basa sull'analisi delmicro-RNA piccole molecole in circolo nel san-gue, che hanno la capacità di “accendere” i no-stri geni. Quindi con un semplice esame delsangue sarà possibile diagnosticare in largo an-ticipo la presenza di un tumore del polmone.Poi i livelli di micro-RNA saranno capaci di di-stinguere l'evolutività del tumore e le forme piùaggressive di cancro, con un anticipo di due an-ni dalla evidenza TC. Attualmente sono in cor-so studi.

pensare che gran partedel bilancio delle regio-ni italiane e costituitodalla sanità e che quin-di l’assessore regionalealla sanità è chiamatoad amministrare lagran parte delle risorseeconomiche della sua

regione. A questo si ag-giunga che è di unicapertinenza politica lanomina dei direttori ge-nerali delle aziende sa-nitarie che finiscono,spesso loro malgrado,per essere legati a dop-pio filo con chi gli haassegnato quel ruolo. Aloro volta i direttori ge-nerali hanno l’ultima einsindacabile parola

sulla nomina dei diri-genti di struttura com-plessa ed è quindi pos-sibile che non semprela scelta venga fattaprincipalmente su cri-teri squisitamente pro-fessionali. Ma torniamoal quesito di partenza:

possiamo ancora per-metterci un sistema sa-nitario che coniughil’universalità dei diritticon la sostenibilità eco-nomica. E’ partendo dalbinomio sostenibilità-universalità che si rie-sce a definire il proble-ma del futuro del S.S.N.Universalità non puòsignificare dare tutto atutti, ma significa sta-

Alimentazione a basso contenuto,o totalmente priva di alimentidi origine animale

bilire una scala di prio-rità che potrebbe esse-re ad esempio destina-re le risorse in primoluogo alla cronicità ealla non autosufficien-za, in secondo luogoporre massima atten-zione ai servizi diemergenza per avereuna copertura territo-riale la più efficiente edefficace possibile e infi-ne attuare ovunque i Li-velli Essenziali di Assi-stenza (LEA) come ga-ranzia costituzionale diuniversalità. La sosteni-bilità del sistema deri-va dall’attuazione dellepriorità sovra menzio-nate associata alla ridu-zione degli sprechimettendo in campo tut-te le risorse del sistemaa partire da quelleumane. A questo scopopotrebbe avere un ruo-lo l’attuazione di un si-stema integrato di con-trollo che veda comeattori da un lato i citta-dini e le loro associa-zioni e dall’altro glioperatori della sanitàmedici e non. Un siste-ma siffatto potrebbefare da contro altare achi la sanità la dirigeconsentendo una mag-giore trasparenza e unamaggiore efficacia. Mala politica che, perquanto sopra esposto,dovrebbe rinunciare aparte del suo potere sa-rà disponibile a farlo?E’ nella risposta a que-sto quesito che sta buo-na parte del futuro del-la sanità pubblica e, indefinitiva, e della salu-te di tutti noi.

Martina Navratilova, vegetariana, è stata la più anziana tennista a vincere il Grande Slam

Pensieri e Parole121 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

MARIA BALEANI

ARIANNA BOASSO

SYLVIA PALLARACCI

ELSE LASKER-SCHÜLERLA “MAGIA” DEL DIRE POETICO

ANCORA UN RIMPROVERO DALLEUROPASLOGAN RAZZISTI PRONUNCIATI DA POLITICI ITALIANI

DIMPROVVISO, UNA PERCEZIONE E NIENTALTROPOESIE DI IACOPO LIVIABELLA

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI

Else Lasker-Schüler è unagrande poetessa ebrea.Nasce nel 1869 a Elberfeldin Westfalia e muore a Ge-rusalemme nel 1945. Pur-troppo non è conosciutacome avrebbe dovuto,neppure dai germanisti,ma rappresenta una dellemassime figure della lette-ratura tedesca del primoNovecento. Stravagantefrequentatrice del mondoartistico-letterario berline-se legato all'espressioni-smo, da lei trasfigurato inchiave mistico-magica, fuispiratrice, amica e corri-spondente dei massimiesponenti di quell'avan-guardia, da Kraus a Benn,da Werfel a Trakl, da Loosa Walden, che sposò. Au-trice di drammi e prose,insignita nel 1932 dell'im-portante Premio Kleist, fucostretta l'anno seguenteall'esilio in Svizzera dal-l'avvento del nazismo. LaLasker- Schüler amavamolto vivere nell'ambien-te dei caffè, che considera-va luoghi ricchi di immagi-nazione e finzioni; ricor-rente in lei è infatti l'usodei nomi di fantasia, rife-riti, oltre che a se stessa, aipropri amici. In tal modotutti divenivano mascheredi sogno, stilizzazioni fan-tastiche in cui il motivofanciullesco-fiabesco del-la maschera si intrecciavacon quello della fascina-zione dell'esotico, un te-ma di origine romanticacostantemente presentenella lirica della poetessa.In questa percezione del-

l'elemento esotico risie-de una sottaciuta inten-zione antiborghese daparte della scrittrice: ilfilisteismo borghese,per cui tutto deve rien-trare in una determina-zione anagrafica rigoro-sa, viene stravolto daqueste ondate di trasfi-gurazione fantastica.Come scrive Nicola Gar-dini, ”lo sperimentali-smo della Lasker-Schü-ler non va scambiato perquello di certi suoi con-temporanei. Nella suaopera la sperimentazio-ne è del poeta, non dellalingua. Per quanta oscuri-tà questa scrittura conten-ga, non vi troveremo maiun attacco alla lingua inquanto istituzione o men-zogna. La lingua, per lei, èverità e dichiarazione. Lecose stanno così per unmotivo semplicissimo:perché così vuole il poe-ta.” Grandiosa e mite altempo stesso, questa poe-sia sembra ferma in untempo di perduti splendo-ri; preghiera, visione, ere-

sia, erotismo si confondo-no, si integrano e trasuda-no la vita stessa di questadonna: sempre errante,appassionata, dedita adun colloquio esclusivo conla divinità assente e conl’esistenza, bruciante delfuoco delle sue stesse do-mande e dell’esigenza dipenetrare il mistero e at-traversare la tragedia del-l’amore. Una donna conun cuore scalpitante e li-bero, della cui potenza leistessa aveva paura.

Durante un piovoso po-meriggio di mare, giron-zolando per un piccolopaesino sardo, mi sonoimbattuta in una libreria.Non uno di quei super-market del libro a cui sia-mo abituati, no, ma unapiccola ed acco-gliente libreriain cui girare finoa che il prossimolibro non ti sce-glie. Già, perchénon vorremmocerto dire cheuna libreria è co-me un negozioqualunque... c’èuna magia stra-na lì, qualcosache guida versoil prossimo viag-gio. Questa voltami ha scelto unlibro di cui ave-vo sentito moltoparlare, la solitu-dine dei numeriprimi di PaoloGiordano. Già iltitolo ci introduce in unmondo di profonda in-comprensione e isola-mento, attraverso la pre-sentazione di numerispeciali, i numeri primigemelli. Si tratta di nu-meri primi, divisibili soloper se stessi e per uno,che hanno un’altra ulte-riore caratteristica, sonoseparati da un unico nu-mero, vicini e al tempostesso intoccabili, come iprotagonisti di questoromanzo. Mattia e Alicesono due persone specia-li che viaggiano sullo

stesso binario ma desti-nati a non incontrarsimai. Sono due universiimplosi, incapaci diaprirsi al mondo che licirconda, di comunicare ipensieri e i sentimentiche affollano i loro abis-si. La causa è un’infanziacompromessa da unevento drammatico chesi trascina nel tempo ren-dendo difficili le loro fra-

gili esistenze. Alice, rima-sta drammaticamente se-gnata da un incidente su-bito da piccola e di cui in-colpa il padre, e Matteo,al quale il caso ha incre-dibilmente portato via lasorella gemella, vivono laconsapevolezza di esserediversi dagli altri. Questonon fa che accrescere lebarriere che li separanodal mondo fino a portar-li a un isolamento atroce,e neanche l’incrociarsidelle loro vite e il filo in-visibile che li lega riescea salvarli. Il tono del ro-

manzo sale e l’emozionediventa sempre più pal-pabile non appena ci siinoltra nel racconto enelle vite dei protagoni-sti. La solitudine dei nu-meri primi è un'opera de-licata e terribile allo stes-so tempo in cui emergo-no due protagonisti im-perfetti e marginali lon-tani dai loro coetanei co-

sì concentrati sufrivolezze, chesu Alice e Mattiascivolano inveceinesorabilmente.I turbamenti e lecicatrici, i falli-menti e l'incapa-cità di viverequelli che nor-malmente sonoconsiderati suc-cessi, l’incomuni-cabilità che inevi-tabilmente minail rapporto tra ifigli che diventa-no adulti e i lorogenitori sono icardini di questoromanzo. Con ilsuo libro d’esor-dio lo scrittore

guarda verso una partedella società troppospesso nascosta e trala-sciata, esplorando la vitadi questi ragazzi specialie così deboli. Si tratta diun romanzo meraviglio-so, toccante e profondo,che ci porta a vivere finoin fondo il dolore e a ri-flettere sull’immensa so-litudine e incapacità divivere nel mondo moder-no, così pieno di stimoli epossibilità quanto altret-tanto privo di verità eamore.

Il 26 e il 27 maggio scorsi èarrivato in Italia ThomasHammarberg, il Commis-sario per i diritti umani delConsiglio d’Europa e l’esi-to della visita è stato disa-stroso, l’Italia ha fatto an-cora una volta una figuraimbarazzante di fronte al-l’Europa. Nel rapporto uffi-ciale Hammarbergrimprovera dura-mente le autorità ita-liane, colpevoli dinon aver garantito ilrispetto dei dirittiumani di rom e im-migrati, e soprattuttosi scaglia contro icontinui slogan raz-zisti che niente dimeno provengonodalle “rispettabilissi-me” bocche dei poli-tici italiani. In modo parti-colare il Commissario sisofferma su come è statogestito lo sgombro di alcu-ni immigrati, afferma: “Lasituazione dei Rom e deiSinti in Italia rimane unmotivo di grande preoccu-pazione. C’è bisogno diuno spostamento di atten-zione dalle misure coerci-tive come gli sgomberi for-zati e le espulsioni verso

l’integrazione sociale, e lalotta contro la discrimina-zione degli immigrati”. Ilrapporto richiede un impe-gno italiano a rispettare glistandard del Consigliod’Europa, soprattutto vie-ne richiesta una dura lottacontro i reati a sfondo raz-zista, anche se effettuatidalla polizia. A onor del ve-ro le autorità italiane sonostate lasciate sole, soprat-

tutto dall’Europa, di fronteall’emergenza degli immi-grati risalenti agli ultimimesi, ma ciò non autorizzagravi mancanze comequelle riscontrate da Ham-marberg. Quello che è real-mente inaccettabile sonogli slogan razzisti pronun-ciati dai politici italiani, chemettono in imbarazzo tut-ti noi, invece che rappre-sentarci nel migliore dei

modi. Altro che esempi divirtù e di moralità! A pro-posito, il pensiero va aldialogo “La Repubblica “ diPlatone (390- 360 a. C.) incui descrive come si devecostituire lo Stato ideale: agovernare la polis pone i fi-losofi, gli unici che hannoraggiunto una saggezza ta-le da reggere nel miglioredei modi lo Stato, perchédotati di mezzi intellettua-

li idonei a garantire lamiglior convivenza.Quest’opera di Plato-ne è stata fondamen-tale nel forgiare ilpensiero politico oc-cidentale, ma la di-stanza tra i reggitoridello Stato ideale equelli attuale è, ahi-mè, abissale, insor-montabile. L’augurioè che il rapporto delCommissario Euro-

peo faccia in modo disconvolgere le coscienze:ormai ci si è abituati cosìtanto alle malefatte deipolitici che nulla produceturbamento, ma parolerazziste come quelle usci-te dalla bocca dei politiciitaliani in uno stato demo-cratico non devono restareimpunite. Che la saggezzaispiri i reggitori dello Stato!

Nel mio gremboDormono le nuvole scure.

Perciò io sono così triste, mio bene.Io devo chiamare il tuo nome

Con la voce dell’uccello del paradisoQuando le mie labbra si colorano.

Già dormono tutti gli alberi nel giardino –Anche l’instancabile

Davanti alla mia finestra –Frulla l’ala dell’avvoltoio

E mi porta per l’ariaFin sulla tua casa.

Le mie braccia si appoggiano ai tuoi fianchi,Per rispecchiarmi

Nella trasfigurazione del tuo corpo.Non spegnere il mio cuore –

Tu che trovi la strada –Eternamente.

Com’è possibile che, perdirla con Denise Lever-tov, “poesie”, proprie oaltrui, si trovino a forza-re “la serratura della […]gola” (da “La Consuma-trice“, in “Storie di ordi-naria poesia. Antologiadei poeti americani deglianni ‘70“, cur. RiccardoDuranti, il labirinto, Sa-velli Editori, Milano,1982, trad. R. Duranti, A.Sexton trad. E. Marras, p.23) quasi soffocandoci?Le seguenti poesie rical-cano uno stile “america-no”, ma i contenuti sonovissuti da qui, a pochimetri dalle nostre vite.Siamo noi gli interlocuto-ri più vicini a questi ver-

si, è la nostra gola che es-si tentano di forzare, sia-mo noi i soggetti diun’umanità osservata, te-muta per la sua stoltez-za, giudicata con sinceri-tà. Il segreto sta tutto inuno sguardo a maglie fit-te, che va e viene dal buioalla luce. Marina Cvetae-va, a proposito di A.Block, ha scritto: “[…]Block che non esce nellanotte con la lampada è -un saggio, un saggio pro-prio come Diogene cheera uscito con la lanterna- di giorno […]. [Block] fe-ce un’aggiunta alla ne-rezza, la infittì, la inten-sificò, la approfondì, lascurì […] - arricchì l’ele-

mento…ma voi - ih, ih?”(da M. Cvetaeva, Incontri.Majakovskij, Pasternak,Belyj, Voloin, trad. e no-te M. Doria de Zuliani, LaTartaruga, Milano, 1982,p. 160); credo che si pos-sa usare la stessa defini-zione per le poesie cheseguono. Un proverbiosiciliano ammonisce cheun Sazio molto difficil-mente crederà alle paro-le di un Digiuno: solo at-traverso la poesia è pos-sibile essere contempo-raneamente e autentica-mente l’uno e l’altro, a untempo esistere e non esi-stere, essere qui e altro-ve, essere nel prima e neldopo di ogni cosa.

VaccheGente magra

in un mondo grassograssissimo,gente falsa

e il mondo è vero.Un finale lo percepisci

lievementema mai lo affronti

cosciente.Ecco, non puoi assolutamente

maiaspettare una fine.

Apri gli occhi amore mioperché la gente muore

con gli occhi chiusi

Di notte

Egoisticamentepartirei per non tornare piùe nel buio lasciare il buio.Tralasciando molte cose

senza salutine accortezze

lascerei questi desertie questi oceani.Lascerei le rose

i cieli mutie le carezze

darsi di insegnanti "finoall'avente diritto", di do-centi presenti in dueprovince, di super lavoroper le segreterie che sitrovano a gestire una si-tuazione tanto comples-sa quanto inutile. Secon-do la sopraccitata notadel MIUR da venerdì 16settembre è prevista perle scuole la messa in di-sponibilità della funzio-ne di visualizzazionedelle graduatorie di cir-colo e di istituto con lequali saranno proposte

Scuola 131ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

Iniziare tra mille problemiEcco a voi la scuola in Italia

Il 12 settembre è ripar-tita, tra mille problemi,la scuola in Umbria per155 mila studenti, deiquali 16 mila 146 sonostranieri. I 155mila ra-gazzi sono suddivisi in7mila 274 classi. La me-dia di alunni per classeè poco più di 21, ma lamedia non raccontadelle lamentele che cisono state e continuanoad esserci per numerialti di alunni per classe.In una scuola media diPerugia, la scuola me-dia Grecchi di San Sisto,era prevista una classecon 37 alunni (la nor-mativa sulla formazio-ne delle classi prevedeche una prima mediasia costituita da un mi-nimo di 18 ad un massi-mo di 27 alunni elevabi-le a 28, solo per even-tuali residui), ma alla,fine dopo assemblee eproteste dei genitoricon tanto di sit-in fuoridall'istituto è scesa finoa 31.Un numero comun-que alto, ma che, sia nelperugino che nel terna-

no si registra spessonelle varie scuole di or-dine e grado. I docentiper questo si preoccu-pano perché temono dinon poter seguire sin-golarmente i ragazziche ne avrebbero biso-gno. E per i ragazzi,non essere seguiti per-ché si è in tanti, potreb-be pregiudicare l'ap-prendimento stesso.Colpa, secondo i docen-ti, di tagli e accorpa-menti. Bambini e ra-gazzi troveranno ad ac-coglierli una scuola al-l’altezza di un paesemoderno ed europeo? Odopo la cura Gelmini–Tremonti hanno ragio-ne quanti parlano di«disastro» dell’istruzio-ne pubblica? Partendodal punto di vista deglialunni ecco che avran-no un balletto di pro-fessori per i primi mesi,causa strascichi del ca-os nomine che ha tenu-to banco per tuttal’estate e che è nato (an-che) dalla surreale fac-cenda della doppia gra-duatoria (quella di que-st’anno e quella, boccia-ta dalla Corte Costitu-zionale del 2010) allequale è seguita l’indo-lenza del Miur che ha

Avvio regolare in Umbriadel nuovo anno scolasti-co per i 155 mila 205iscritti. Nelle 7.274 clas-si dislocate all'internodegli istituti sparsi sututto il territorio regio-nale, dovrebbero essereimpegnati complessiva-mente 9.567 insegnanti.Perché l’uso del condi-zionale? Perché quandosi parla di scuola, pur-troppo il condizionale èd’obbligo. L’anno scola-stico è iniziato, ma nien-te è pronto… Dopo gliscandalosi ritardi per lepubblicazioni dell’ordi-nanza sulle graduatoried’istituto e il bando delconcorso dirigenti, per leutilizzazioni e le asse-gnazioni provvisorie eper le immissioni in ruo-lo, anche le graduatoriedi istituto si fanno atten-dere. Le scuole in questigiorni sono costrette adutilizzare le vecchie gra-duatorie cioè, secondo lanota 7138 del Miur del13.9.2011, “se al mo-mento del conferimentodelle supplenze le gra-duatorie relative all'a.s.2011/12 non sono anco-ra pronte, le scuole sonoautorizzate a conferireincarichi dalle graduato-rie del biennio 2009/11,con incarichi "fino al-l'avente diritto". Con laconseguenza che in caso

di supplenze "lunghe",per esempio di due o tremesi, i ragazzi rischie-ranno di trovarsi in aulaper un periodo un do-cente nominato in basealle vecchie graduatorie(aggiornate l'ultima vol-ta nel 2009) e per il re-stante tempo un nuovoprofessore, chiamato in-vece in base agli elenchiappena finiti di aggior-nare. E ciò a tutto disca-pito della didattica e del-la stabilità del lavoro.Perché i docenti non me-

ritano di essere in catte-dra dal 1° settembre?Perché questi ritardi nel-l'emanazione di provve-dimenti che compromet-tono l'inizio dell'annoscolastico? Perché inuti-li attese per operazionidi cui si conosce da tem-po la necessità e l'urgen-za? Secondo il Regola-mento delle supplenzeart. 7 comma 9: "Nell'an-no di rinnovo delle gra-duatorie di circolo e diistituto, la relativa pro-cedura deve essere atti-

vata entro il 31 gennaioantecedente all'iniziodell'a.s. di riferimento edeve essere completataentro il successivo 31agosto." Naturalmente ilRegolamento non è statoapplicato e tutte le pro-cedure sono in paurosoritardo; sarebbe troppopretendere di avere le li-ste pronte entro il 31agosto, ma il buon sensole vorrebbe disponibilialmeno per l'avvio del-l'anno scolastico in mo-do da evitare avvicen-

evitato di disporre cir-colari esplicative pertentare di arginare lecause degli esclusi. Magli studenti troverannoanche molte scuole sen-za preside, questo acausa del provvedimen-to che ha dimezzato idirigenti di fatto attri-buendo a ognuno piùplessi. Molte scuole poisaranno anche senza bi-delli, con i laboratorichiusi perché non ci so-no i tecnici per aprirli. Esenza personale di se-greteria. Questo perchéall’appello manca, no-nostante i proclami sul-l’immissione in ruolodella Gelmini (in Um-bria sono 507 gli inse-gnanti che otterrannoun posto fisso, 590 gliamministrativi, tecnicie ausiliari), il personaleAta. Tra l’altro gli stu-denti si ritroverannonelle cosiddette «classipollaio» perché i presi-di non avranno né inse-gnanti e né risorse persdoppiare le classiquindi formeranno auledi 35 alunni. Questoequivale brutalmente adire che ci rimetteran-no i più deboli, che gliinsegnanti riuscirannoa portare avanti solo

chi ce la fa e difficil-mente avranno il tempoper recuperare chi è in-dietro. Il tutto in scuolefatiscenti, soprattuttoal sud: è di alcuni gior-ni fa il grido di allarmedi alcuni istituti sicilia-ni e calabresi che nonriescono neanche ad ac-quistare banchi e sediesufficienti a far sederetutti gli studenti. Si de-linea una doppia Italia,e non solo per la quali-tà delle strutture. An-che per il tempo pieno.Il monte ore complessi-vo è diminuito, i presidinon sanno come farfronte alle richieste deigenitori, affibbiano co-sì scampoli di ore a di-

versi insegnanti (conbuona pace del tantopubblicizzato “maestrounico”), tutto ciò nuocealla coerenza formati-va, certo, ma è ancheuna vana lotta contro imulini a vento perché èstato calcolato che a fi-ne ciclo delle elementa-ri un bambino milaneseavrà comunque 2145ore di scuola in più diun coetaneo siciliano.Discorso ancor più deli-cato per gli studenti di-sabili. Sul taglio degliinsegnanti di sostegnoè dovuta intervenireuna sentenza della Cor-te Costituzionale chenel 2010 ha dichiaratoillegittime le norme del-

la Gelmini che fissava-no un limite massimo alnumero dei posti degliinsegnanti di sostegno,e che vietavano di assu-merne in deroga, in pre-senza di studenti condisabilità. Nonostantequesto gli insegnanti disostegno risultano atutt’oggi insufficienti.Riepiloghiamo: edificifatiscenti, mancano di-rigenti, bidelli e inse-gnanti, soprattutto peril sostegno, mancano leattrezzature, mancano isoldi per pagare i sup-plenti… cos’altro? Ahsì, forse manca il buonsenso a chi ci governa.Buon inizio di annoscolastico.

La scuola è in ritardo…

le nuove graduatorie diprima fascia valide per iltriennio 2011-2014,mentre solo dal 28 otto-bre è previsto il rilasciodelle nuove graduatoriedi seconda e terza fa-scia… In concreto comefunzionano le graduato-rie di Istituto? La do-manda per aggiornare oinserirsi va presentata inuna sola scuola a sceltadel candidato (cosiddet-ta scuola "polo") che poigestirà l'intera procedu-ra. Si possono chiedereal massimo fino a 20 isti-tuti, purché appartenen-ti alla stessa provincia.Tre le fasce per cui sipuò concorrere. Nellaprima c'è spazio solo peri supplenti già inseritinelle graduatorie a esau-rimento. La seconda fa-scia è aperta agli abilita-ti (tipo Ssis) non inclusinelle liste a esaurimento,mentre la terza fascia èriservata ai laureati, ilcui titolo però deve esse-re valido per l'accesso al-l'insegnamento richie-sto. Forse unica novitàpositiva in mezzo a que-sto caos senza fine, que-st'anno la convocazioneavverrà per e-mail o sms(e non più con il tele-gramma): finalmente sirisparmieranno tempi esoldi, commentano sod-disfatti alcuni dirigentiscolastici.

La caotica situazione delle graduatorie di istituto

GIOIETTA VOLPI

GIOIETTA VOLPI

Ambiente, Oroscopo e Cucina141 ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

PRIMA QUINDICINA DI SETTEMBRE PIÙ CALDA DI SEMPRE,SICCITÀ SEMPRE PIÙ SERIA

LUISITO SDEI

BILANCIA- 23 SETTEMBRE /22 OTTOBREA CURA DI DARIO FUSI

RICETTE DEL MESEFOCACCIA CON CIAUSCOLO E MOSTACCIOLI ALLOLIO

ANTONIETTA STADERINI

Pro “Bello in tutti sensi”Come sarebbe brutto unmondo senza Bilancia!Brutto innanzi tutto perviverci perché vi regne-rebbe l’ingiustizia piùbarbara, ma molto urtan-te anche da vedersi, per-ché vi mancherebbe artee armonia. La forza di unBilancia sta insomma inuna straordinaria sicu-rezza di gusto che puòesercitarsi tanti in sensoestetico, quanto in sensomorale, con eguale perti-nenza ed efficacia; del re-sto l’armonia esteriorenon è che un flusso diquella interiore. Ma se èrigoroso con gli altri unBilancia lo è altrettantocon se stesso e sarà sem-pre il primo a riconosce-re i propri errori e a pa-garne volontariamente loscotto, Tanto che po-tremmo tranquillamenteaffidargli il compito disoppesare queste parolee di giudicarsi da solo: sì,sarebbe il verdetto piùequilibrato.

Contro “Un odioso giudice”Non sa muovere un ditoper sé, figuriamoci poiper gli altri. Per questoogni Bilancia è convintoche la sua inerzia assolvala sua ingenerosità conformula piena. Per i ver-detti, del resto, ha un’au-tentica passione e nonesita mai a trinciare giudi-zi su tutto e tutti; vi squa-dra dall’alto in basso eprima ancora che abbiatepotuto accorgervene vi ha

già tagliato i panni addos-so con la sua implacabilespada da Salomone.Schizzinoso, formalista,moralista, un Bilanciasviene con la stessa facili-tà davanti a una fetta di fi-letto crudo, davanti agliaccostamenti di coloredella carta della macelle-ria e davanti al legittimoturpiloquio del macellaiostesso che, alla fine, è pro-prio uscito dai gangheri.Pena: farsi sorprendereda qualcuno brutto.

Focaccia con ciauscolo efichiIngredienti per sei perso-ne: gr 500 farina O, bicchiere olio extra vergi-ne di oliva, gr 20 lievitodi birra, latte, sale q.b.,gr 200 ciauscolo, 6/8 fi-chi bianchi. Procedimen-to: in una zuppiera met-tere la farina creando alcentro una piccola fonta-na, inserire il sale, l’olio illievito, precedentementesciolto in una tazzina dilatte tiepido, lavorare gliingredienti continuandoad incorporare latte tie-

pido, alla fi-ne l’impastodeve risulta-re moltom o r b i d o(nel l ’even-tualità nonbastasse illatte, prose-guire con ac-qua tiepida),praticare untaglio a croce al centrodell’impasto, coprire conun canovaccio e lasciareriposare in un luogo do-ve non ci siano sbalzi ditemperatura per circa 3ore. Togliere l’impastodalla zuppiera, lavorarlonuovamente e lasciarlo

riposare per circa 2 ore,nella zuppiera semprecoperto; infine stenderecon il mattarello l’impa-sto ottenuto, dandogliuna forma circolare e la-sciandolo abbastanza al-to, Disporlo su una te-glia, su cui abbiamo pre-

cedentemente disteso unfoglio di carta da forno,bucare leggermente laparte superiore con unaforchetta, coprire con ilcanovaccio e lasciare ri-posare per circa 30 mi-nuti. Pelare i fichi e ta-gliarli in quattro parti,privare il ciauscolo dellapellicola esterna. Metterela focaccia in forno caldoe procedere alla sua cot-tura a 180 gradi per circa30 minuti. Tagliare inorizzontale la focaccia efarcirla con il ciauscolo ei fichi.Mostaccioli all’olioIngredienti per circa 500gr di biscotti: gr 500 fari-

na OO, lievito per dolci 1bustina, un bicchiere divino rosso, 1 bicchiere diolio di oliva, gr 100 zuc-chero, gr 50 uvetta, unpizzico di sale, 1 bicchie-re scarso di mistrà. Pro-cedimento: disporre afontana la farina, mette-re al centro gli ingredien-ti e lavorare aggiungendoil vino, sino ad ottenereun impasto morbido edomogeneo. Stendere conle mani piccoli quantita-tivi di pasta per otteneredei rotolini che poi do-vranno essere chiusi aciambellina. Cuocere inforno a 180 gradi per cir-ca 20 minuti.

Ce ne siamo accorti tut-ti, del caldo, ma vederei numeri della primaquindicina di settembre2011 fa davvero impres-sione. Con i suoi 25 gra-di di media (stazioneFolignoMeteo loc. Cap-puccini) si colloca addi-rittura 5 gradi secchi inpiù rispetto alla normamensile del periodo1993-2010. Ci sono sta-te, in passato, altre on-date calde di fine stagio-ne, ma mai così conti-nuative. L’alta pressionemediterranea ha domi-nato incontrastata i no-stri cieli: tutta colpa del-lo spostamento versoNord della cosiddettaITCZ, ossia della zona diconfine fra i temporalidella fascia equatorialee le alte pressioni deldeserto. Tutta la circola-zione dell’emisfero oc-cidentale si è spostataverso Nord, e la fasciadi alte pressioni subtro-picali si è trovata sopradi noi, quando, di nor-ma, avrebbe dovuto re-trocedere verso l’Africa.Di conseguenza, la sicci-tà in atto si è ulterior-mente aggravata. Nonpiove a Foligno dal 28luglio scorso. La pres-sione sugli acquiferi si èfatta molto forte, tantoche sono salite agli ono-ri della cronaca le inter-ruzioni alla fornituradel servizio idrico in al-cune zone della città.

Mentre scriviamo que-ste note, la portata del-la sorgente di Rasiglia sista avvicinando ai dueminimi storici del 2001e del 2007 (circa 185l/s), con 235 l/s. Il caloè di circa 6 l/s negli ulti-mi 15 giorni. Dal 1° gen-naio al 31 agosto (datiapparsi sul sito del Co-mune di Foligno), sonocaduti sulla nostra cittàsoltanto 311 mm.: sonoi primi 8 mesi piùasciutti dal lontanissi-mo 1943. Ma l’elementopiù grave è rappresenta-to dal sempre più fre-quente ripresentarsi diqueste annate con in-verni ed estati piuttostosecche. Sempre pren-dendo in considerazio-ne i mesi da gennaio adagosto: per ben 7 volte,dal 2000 ad oggi, sonoscesi su Foligno meno di400 mm. Negli undicianni precedenti, la so-glia dei 400 mm era ri-masta inviolata solo 4volte. A costo di ripeter-ci, dobbiamo quindi di-re a chiare note che tut-te le analisi dei dati ter-mici e pluviometrici re-gistrati nel nostro terri-torio evidenziano unatendenza di lungo pe-riodo verso la riduzionee la concentrazione del-le precipitazioni, ed ilriproporsi sempre piùfrequente di lunghe fasianticicloniche ed onda-te di calore. La stessafrequenza di alte pres-sioni impedisce che idati medi delle tempera-ture facciano segnare

sensibili incrementi, acausa del fenomeno del-l’inversione termica: icieli sereni fanno abbas-sare le temperature mi-nime. E’ quindi indi-spensabile compierescelte di lungo terminein direzione del minoreconsumo di acqua, spe-cialmente di quella aduso idropotabile. Manon solo: si impongononuove scelte nei settoridell’arredo urbano e delverde pubblico, dell’edi-lizia (non solo quellad’avanguardia…), del-l’agricoltura. Sarà sem-pre più difficile assicu-rare un benessere accet-tabile senza l’utilizzodell’aria condizionata,indipendentemente dal-la modalità (c’è anche ilgeotermico!). Mantenereun prato all’inglese saràsempre più problemati-co, inutile e fondamen-talmente privo di senso.Il prolungarsi delle esta-ti fa e farà acuire sem-pre di più i problemi divivibilità urbana legatial rumore, con orari la-vorativi e scolastici co-stretti fatalmente adat-tarsi al fatto che, per al-meno tre-quattro mesiall’anno, muoversi al-l’aperto di giorno diven-terà sempre meno ac-cettabile. Se la lotta con-tro il cambiamento cli-matico è compito globa-le, la battaglia perl’adattamento alle nuo-ve condizioni si puòcombattere localmente.Basta prenderne atto edagire.

Redazione: Via del Grano 11

06034 Foligno - tel. 0742510520

[email protected]

Autorizzazione: tribunale di

Perugia n. 29/2009

Editore:

Sandro Ridolfi

Direttore Responsabile:

Maura Donati

Direttore Sito Internet:

Andrea Tofi

Stampa: Del Gallo Editori Srl

loc. S. Chiodo - Spoleto

Chiuso: 30 settembre 2011

Tiratura: 3.500 copie

Periodico dell’Associazione

“Luciana Fittaioli”

Nati sotto il segno della BilanciaVirgilio (Publio Virgilio Marone) (15ottobre 70 a.C.) - Miguel de Cervantes(29 settembre 1547) - FrancescoBorromini (25 settembre 1599) -Denis Diderot (5 ottobre 1713) -Franz Liszt (22 ottobre 1811) -Giuseppe Verdi (10 ottobre 1813) -Dmitrij Shostakovic (25 settembre1906) - Luciano Pavarotti (12 ottobre1935) - Mahatma Gandhi (MohandasKaramchand Gandhi) (2 ottobre 1869)- Sandro Pertini (25 settembre 1896) -Michelangelo Antonioni (29 settem-bre 1912) - Rita Hayworth (MargaritaCarmen Cansino) (17 ottobre 1918) -Marcello Mastroianni (28 settembre

1924) - Brigitte Bardot (28 settembre1934) - Catherine Deneuve (CatherineDorléac) (22 ottobre 1943) - MonicaBellucci (30 settembre 1964) -Catherine Zeta-Jones (25 settembre1969) - Gwyneth Paltrow (27 settem-bre 1972) - Ray Charles (Ray CharlesRobinson) (23 settembre 1930) - JohnLennon (9 ottobre 1940) - BruceSpringsteen (23 settembre 1949) -Renato Zero (Renato Fiacchini) (30settembre 1950) - Zucchero (AdelmoFornaciari) (25 settembre 1955) -Francesco Totti (27 settembre 1976) -Andriy Shevchenko (29 settembre1976) - Didì (Valdir Pereira) (8 ottobre1928) - Lev Jáshin (22 ottobre 1929)

Silvio Berlusconi

29 settembre 1936

SBILANCIA

Spettacoli ed Eventi 151ANNO III - N. 10

OTTOBRE 2011

E’ entrato a far parte diquel paniere di prodottidi nicchia il sedano nerodi Trevi celebrato conuna sagra in programmala terza domenica delmese di ottobre che que-st’anno capita il 16 otto-bre. Un prodotto di qua-lità, ricco di storia e tra-dizioni che viene colti-vato in una porzionepianeggiate di vallecompresa tra la romanaFlaminia e il famoso Cli-tunno, conosciuta comele “Canapine”. Le pa-zienti e secolari cure de-gli agricoltori locali han-no portato alla creazio-ne di questa particolarecultivar cosiddetto “ne-ro” perché se lasciatocrescere senza lavora-zioni speciali è moltoscuro e legnoso e quindideve venire interratoper ottenerne l'imbian-chimento. Il prodotto fi-nale è un sedano dallecoste bianche, prive deifastidiosi "fili", moltolunghe prima del "nodo"da cui si ramificano lefoglie e con un "cuore"molto polposo e tenerodal sapore pronunciato.La coltura del sedanonero è scandita da rigo-rose operazioni tradi-zionali che seguono unvero e proprio rituale Lasemina avviene con lunacalante, nella quindicinadella Pasqua, possibil-mente il venerdì santo. Étradizione antichissimainfatti che gli ortaggi se-minati in tal giorno cre-scano più rapidamente eresistano più a lungoprima di fiorire e pro-

durre semi diventandoquindi legnosi e non piùeduli. E’ a questa partico-lare cultura che la terzadomenica di ottobre vie-ne dedicata una sagraper l’appunto. E così do-menica 16 ottobre è lagiornata dedicata al pro-dotto d’eccellenzadel territorio trevanocon la “sagra del se-dano nero e della sal-siccia”, evento inseri-to nel contenitoredell’Ottobre treva-no”. Sagra che cele-bra quest’anno laXLVII edizione, pro-mossa, come sempre,dalla Pro Trevi. An-che se già nel 1948,in occasione dellarimpatriata dei treva-ni residenti altrove,tra le altre manifesta-zioni folkloristiche erievocative ci fu unagrande esposizionedi sedani sotto il por-tico del Comune contanto di premiazione,discorsi e via dicen-do. Ma l’entusiasmodurò ben poco e sol-tanto dal 1965, gra-zie all’impegno dellaPro Trevi che la sagra delsedano nero e della sal-siccia cominciò a decolla-re. Una festa che richia-ma nella bella cittadinamedievale tantissimiestimatori di questo par-ticolare ortaggio, che so-lo a Trevi e soltanto inquesto periodo si coltiva.La tipicità del sedano ne-ro è fatto ormai accerta-to. Lo testimoniano imolti studi effettuati inmerito alla caratterizza-zione genetica di questapeculiarità tutta di mar-ca trevana. Tant’è che abuon diritto è stata in-clusa in quel ristretto nu-

Ottobre trevano

Sedano Nero di Trevi Gli Appuntamenti

La cittadina medievale èin fermento per l’avvici-narsi della manifestazio-ne più lunga dell’anno.L’Ottobre trevano, capacedi trasformare la cittadi-na e l’animo dei suoi abi-tanti. Una manifestazio-ne a metà strada tra sto-ria, tradizione, spettaco-lo e gastronomia. Unevento che in effetti è unasorta di contenitore chespazia dalla rievocazionestorica con il suo corteostorico e Palio dei Terzie-ri, in scene e giochi me-dievali, torneo arcieristi-co medievale, equiradu-no, disfide con i giochipopolari e le tradizionalisagre, come quella del se-dano nero, della salsiccia,della castagnata, dei pro-dotti tipici e il preziosoolio extravergine d’oliva.Prodotti d’eccellenza delterritorio trevano. Ma an-che degustazioni con Gu-staTrevi. Per un mese lapiccola cittadina medie-vale cambia pelle e si ri-tuffa negli anni del me-

dioevo, riaccendendo larivalità tra i cittadini delCastello, del Matiggia edel Piano, i tre rioni che sisfidano in una gara dav-vero singolare e unica peraccaparrarsi l’ambitodrappo, il Palio che que-st’anno è del giovane arti-sta Gabriele Lombardi.Venti baldi giovani si al-ternano da Porta Nuovalungo le antiche mura, fi-no a Piazza Mazzini, do-v’è previsto l’arrivo, spin-gendo lungo un percorsodi ottocento metri tuttoin salita, un carro pesan-te 430 chilogrammi. Arri-vati in piazza uno di loro,il balio si stacca e va astrappare la chiave dallamano destra della mora,statua lignea rappresen-tante il Saracino, apre laporta della torre e con iltocco della campana se-gnala la riconquista dellacittà. Il terziere che tota-lizza il tempo più breve emeno penalità vince il Pa-lio. Una gara dunque chesi gioca sul filo di lana,sui decimi di secondo eche infiamma l’animo deisupporters che ovvia-mente fanno il tifo per ilproprio terziere. Novità

del 2011 è l’introduzionedi una macchina da ripre-sa che sarà posta sul car-ro, tipo quella che è postasulla moto del “Vale”. Larievocazione infattiprende spunto da un pre-ciso fatto storico. La di-struzione della città diTrevi nel 1214 da partedegli spoletini, i cittadiniinfatti gareggiarono contutta la loro volontà perfar emergere dalle rovinela loro patria. Il Palioquindi, nato nel 1980, dauna costola della Pro Tre-vi, rievoca per l’appuntola tenacia e la generositàdell’avvenimento. Ad an-ticipare la corsa dei carriil corteo storico che vedesfilare oltre quattrocentofiguranti,tutti abbigliatiin abiti rigorosamented’epoca medievale. A ren-dere ancora più suggesti-vo e scenografico il cor-teo, che si svolge di sera,l’illuminazione che non siaffida alla luce elettrica,ma a torce e lampade. Af-fascinanti le scene medie-vali, fiore all’occhiello deitre terzieri. Vicoli, vicolet-ti, cortili e piazzette ven-gono sapientemente ri-portati al medioevo e so-

no luogo di antichi me-stieri riproposti dai figu-ranti. Il tutto in una corni-ce di grande effetto esuggestione. Ma non solorievocazione storica. Inprogramma anche la tra-dizionale sagra del seda-no nero e della salsiccia ela castagnata e gli antichisapori. Prodotto d’eccel-lenza ed esclusivo di Tre-vi, il sedano nero si trovasolo a Trevi e soltanto nelmese di ottobre. Una cul-tivar particolarissima cheviene coltivata in unastretta striscia delle Ca-napine e che nelle tre ta-verne dei rispettivi terzie-ri aperte solo per il mesedi ottobre, viene propo-sta in gustose e ottime ri-cette. In primo luogo ilsedano nero ripieno, veraleccornia tutta da gusta-re. Un calendario di ap-puntamenti messo a pun-to dall’Ente Palio dei Ter-zieri, dalla Pro Trevi edall’ente locale e che ve-de il coinvolgimento deiragazzi che frequentanol’istituto comprensivoTommaso Valenti, capacedi richiamare nella citta-dina centinaia di migliaiadi appassionati di storia,

di visitatori e di turisti. Afare da corollario le tretaverne dove si può gu-stare il prelibato sedanonero, cultivar particolareche solo a Trevi e solo inquesto periodo si può gu-stare. Speaker d’eccezio-ne della rievocazione sto-rica è Mauro Silvestri, vo-ce storica e inimitabiledella Giostra della Quin-tana, insieme ad Anna

Maria Rodante. Il nuovopresidente dell’Ente Paliodei Terzieri è Marco Fan-tauzzi, il quale ha datonuovo sprint alla manife-stazione. Va detto infineche l’Ente insieme allaPro Trevi, al Comune diTrevi e alle tante associa-zioni del territorio hannostilato un programma ric-co di eventi diversi l’unodall’altro.

mero di prodotti tipiciumbri. Una tipicità accer-tata a livello scientifico edopo approfonditi studiportati avanti dal Dipar-timento di biologia vege-tale e biotecnologieagroalimentari e zootec-niche dell’Università di

Perugia. Un ortaggio cheidentifica il territorioperché racchiude in sé,oltre che la tipicità, an-che una particolare iden-tità assolutamente rico-noscibile con il territorioe che dunque può ben fi-gurare nella filiera turi-smo-enogastronomica edei prodotti tipici. Unprodotto dunque chepuò portare ricchezza alterritorio , intesa comepaesaggio e come agri-coltura. Capace di veico-lare l’immagine di Trevial di fuori dei confini lo-cali, regionali e perchéno, anche nazionali.

Gli appuntamenti in pro-gramma a Trevi inizianogiovedì 29 settembre conla cerimonia d’apertura ai“Festeggiamenti ottobrini2011”, ore 19,30, e con il“convivio dei priori”, cenaitinerante nelle tre tavernedei terzieri. Venerdì 30

ore 21, corteo storico nelcentro storico. Sabato 1 ot-tobre ore 18,30 “Aria di ca-sa” le foto di Maurizio Do-gana e i video di Z.One.Ore 21 Palio dei terzieri.Domenica 2 dalle 9 alle 16XII Equiraduno Città diTrevi a cura del GruppoTrevi a cavallo, ore 15,30piazza Garibaldi “Scaccoal re” partita di scacchi vi-venti; ore 20 apertura del-le taverne dei terzieri. Ve-nerdì 7 ottobre ore 21Chiesa di San Francesco“Un filo d’amore” presen-ta “Note di viaggio” con-certo di musica classica.Sabato 8 ottobre dalle 10

alle ore 18 piazzetta delTeatro “The big Draw”; ore11 piazza Mazzini inaugu-razione mostra “Immaginie Parole”; ore 15 Ninfeo diVilla Fabri “Alla corte del-l’imperatore” giochi perbambini e “un metro emezzo di…Nutella” me-

renda party; ore16,30 piazzaMazzini “Tè…alla mente” in-contro dibattitosul tema dellafamiglia el’amore ai tempidi internet; dalle16 alle 24 mer-catino medieva-le parco villa Fa-bri, ore 21 piaz-za Garibaldi “Lasfida dei suoni”,gara tra i tam-burini dei ter-zieri. Domenica9 dalle 9 alle 20Gustatrevi… de-gustazione deiprodotti tipicilocali con le ec-cellenze del ter-ritorio (centrostorico); ore 9 IVtorneo naziona-le Arcieristico

Arco Medievale, dalle 9 al-le 24 parco Villa Fabri Mer-canti in fiera, mercatinomedievale. Venerdì 14 ore23,30 la Notte del tesoro,tutti in piazza alla ricercadi... Sabato 15 ore 10,30complesso museale “Pic-cole guide”, i musei del-l’Umbria raccontati daibambini, mostra dei dise-gni realizzati dagli studen-ti dell’Istituto comprensi-vo Valenti di Trevi. Ore 18Teatro Clitunno “Fiabeumbre” di Valentina Pen-zulli e Beatrice. Domenica16 dalle 9 alle 20 centrostorico mostra mercatodel sedano nero di Trevi,

XLVII Sagra del sedano ne-ro e della salsiccia, merca-to dei prodotti tipici loca-li; ore 18,30 chiesa di SanFrancesco “El Cantionerode Uppsala” Villancicos DeNavidad. Concerto deiCantori di Cannaiola; ore21 Teatro Clituno “Un filod’amore”… Green stageEvents. Giovedì 20 ore 21Teatro Clitunno, la compa-gnia teatrale “Al Castello”presenta “La pulce nel-l’orecchio” di George Fede-au, regia Claudio Pesaresia cura di Motor CaravanClub Italia. Venerdì 21 ore21 Teatro Clitunno “Un fi-lo d’amore”…Mother’s Ga-rage Band. I mitici anni 70-80. Sabato 22 ottobre ore17 Teatro Clitunno l’even-to Trevi Premia un perso-naggio, ore 18,30 centrostorico “scene di vita me-dievale”. Domenica 23 dal-le 9 alle 20 piazza Mazzi-ni castagnata e antichi sa-pori, dalle 9 alle 20 piaz-zetta del Teatro Mercatodel contadino a cura delcomune di Trevi e Mercatodelle Pulci, ore 17 “scenedi vita medievale”, ore 21teatro Clitunno la Compa-gnia teatrale Arca di BorgoTrevi presenta “Li pidoc-chi rifatti” di Gaetano Stel-la a cura dell’associazioneTreviFutura. Venerdì 28ore 21 chiesa di San Fran-cesco concerto di organo.Sabato 29 dalle 9 alle 20FestivOl, Trevi tra olio, ar-te, musica e papille. Merca-to dei presidi slow food,mercato del contadino edelle Pulci a cura del Co-mune di Trevi. Domenica30 dalle 9 alle 20 FestivOl,mercato dei presidi slowfood del contadino e dellePulci a cura del Comune diTrevi. Ore 24 Centro stori-co chiusura delle tavernedei terzieri.

ANNA MARIA PICCIRILLI

ANNA MARIA PICCIRILLI

161 ANNO III - N. 10www.piazzadelgrano.org - news.piazzadelgrano.org

OTTOBRE 2011

A proposito della manovra correttiva

...questa volta non ci hanno lasciato proprio niente!

se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte...

supplemento al numero 10 - Anno III - ottobre 2011 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org

I

dell’intera popolazionedell’Italia dell’epoca. Dif-ficile immaginare cosa sa-rebbe potuto accadere sel’Unione Sovietica avesseceduto e i nazi-fascistiavessero potuto trasferirel’enorme esercito orienta-le sul fronte occidentale,o anche solo immaginarequanto avrebbe influitosul seguito della guerral’eventuale caduta di Sta-

lingrado con la possibilitàper i nazi-fascisti di acce-dere al petrolio del Ca-spio. L’Unione Sovietica, ipopoli sovietici, sotto laguida del Partito Comuni-sta e del suo segretarioStalin, non hanno cedutoe Stalingrado non si è ar-resa. Su quella resistenzasi fonda, anche, la nostraattuale democrazia occi-dentale.

Iosif Vissarionovi DugaviliStalin (“Acciaio”), un Comunista

Compagni soldati rossi e marinai rossi, comandanti e diri-genti politici, operai e operaie, colcosiani e colcosiane, lavo-ratori intellettuali, fratelli e sorelle nelle retrovie del nostronemico, temporaneamente caduti sotto il giogo dei brigantitedeschi, nostri valorosi partigiani e partigiane che distrug-gete le retrovie degli invasori tedeschi! (...) Vi furono giorniin cui il nostro paese si trovò in una situazione ancor più gra-ve. Ricordate il 1918... i tre quarti del nostro paese si trova-vano allora nelle mani degli invasori stranieri... Non aveva-mo alleati, non avevamo l’Esercito rosso... 14 Stati assaliro-no allora il nostro paese. Ma non cademmo nel pessimismo,non ci perdemmo d’animo. Nel fuoco della guerra formam-mo allora l’Esercito rosso e trasformammo il nostro paese inun campo trincerato. Lo spirito del grande Lenin ci anima-va allora alla guerra contro gli invasori. Ebbene? Infliggem-mo una disfatta agli invasori, ci facemmo restituire tutti iterritori perduti e riportammo la vittoria. (...) Compagni soldati rossi e marinai rossi, comandanti e diri-genti politici, partigiani e partigiane! Tutto il mondo vi guar-da come a una forza capace di annientare le orde brigante-sche degli invasori tedeschi. I popoli asserviti d’Europa, ca-duti sotto il giogo degli invasori tedeschi, vi guardano comeloro liberatori. Una grande missione liberatrice spetta a voi.Siate dunque degni di questa missione! La guerra che voiconducete è una guerra di liberazione, una guerra giusta...Per la completa disfatta dei conquistatori tedeschi! Sotto labandiera di Lenin, avanti, alla vittoria!

(Discorso di Stalin del 7 novembre 1941)

Nel maggio 1945, con laconquista di Berlino daparte dell’Armata Rossa,si conclude la secondaguerra mondiale scatena-ta dalla Germania e dal-l’Italia, alle quali si ag-giunse più tardi il Giappo-ne, con l’impressionatebilancio di 35 milioni dimorti, dei quali 20 milio-ni cittadini dell’UnioneSovietica, circa la metà

I soldati dell’Armata Rossa depongono le bandiere nazi-fasciste ai piedi del Mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa

II

La questione di Stalin è unaquestione di enorme im-portanza. È una questionedi importanza mondialeche ha avuto ripercussioniin tutte le classi del mondoe che, sino ad oggi, è anco-ra aperta a controversie. Èprobabile che nel corso diquesto secolo non si possaarrivare, riguardo a questaquestione, a una conclusio-ne definitiva... Il Partito co-munista cinese ha sempresostenuto che il ripudio to-tale di Stalin da parte delcompagno Kruscev in no-me della “lotta contro il cul-to della personalità” è com-pletamente errato e che ta-le ripudio cela intenzioniinconfessate... La letteraaperta del Comitato centra-le del PCUS evita di dareuna risposta alle questionidi principio da noi avanza-te, limitandosi unicamentead appiccicare ai comunisticinesi l’etichetta di “difen-sori del culto della perso-nalità” e “propagatori delleidee erronee di Stalin”. Du-rante la lotta contro i men-scevichi, Lenin ebbe a dire:“Non rispondere alle que-stioni di principio sollevatedagli avversari e acconten-tarsi di definirli degli ‘esal-tati’, non equivale ad apri-re una discussione ma a in-sultare”... Anche se nellalettera aperta del Comitatocentrale del PCUS gli insul-ti si sostituiscono a un di-battito di idee, noi, perquanto ci riguarda, prefe-riamo rispondere a questalettera servendoci unica-mente di argomenti diprincipio e citando a testi-monianza innumerevolifatti. La grande Unione So-vietica è il primo Stato delmondo in cui si è instaura-ta la dittatura del proleta-riato. Lenin è stato il princi-pale dirigente del partito edel governo di questo pae-se della dittatura del prole-tariato: dopo la morte di

Lenin, dirigente del partitoe del governo è stato Stalin.Dopo la morte di Lenin,Stalin non fu solo dirigentedel partito e del governodell’Unione Sovietica, maanche guida universalmen-te riconosciuta del movi-mento comunista interna-zionale. Il primo grandeStato socialista, nato dallaRivoluzione d’Ottobre, con-ta quarantasei anni di sto-ria. Stalin è stato il principa-le dirigente di questo Statoper un periodo di circatrent’anni... Il Partito comu-nista cinese a propositodell’atteggiamento da assu-mere nei riguardi di Staline della valutazione dellasua figura, ha sempre so-stenuto che non si tratta digiudicare semplicemente lapersona ma, cosa moltopiù importante, di fare unbilancio dell’esperienzastorica della dittatura delproletariato e del movi-mento comunista interna-zionale dopo la morte diLenin. Il Partito comunistacinese ha sempre ritenutonecessaria una analisi basa-ta sul metodo del materia-lismo storico e sulla rap-presentazione della storiacome realmente è; il Partitocomunista cinese stima er-rato ripudiare Stalin in ma-niera totale, soggettiva egrossolana, ricorrendo almetodo dell’idealismo sto-rico e deformando e alte-rando a piacere la storia. IlPartito comunista cineseha sempre riconosciutoche Stalin ha commesso uncerto numero di errori eche l’origine di questi erro-ri è o ideologica o sociale estorica. La critica degli erro-ri di Stalin, quelli ben inte-so che furono effettiva-mente compiuti da lui enon quelli che gli sono sta-ti attribuiti senza nessunfondamento, è necessariaqualora venga condotta apartire da una corretta po-

sizione e con metodi altret-tanto corretti... Stalin si èsempre mantenuto alla te-sta della corrente della sto-ria per dirigere la lotta ed èstato nemico inconciliabiledell’imperialismo e di tuttala reazione. L’attività di Sta-lin è stata sempre legatastrettamente alla lotta delgrande partito comunista edel grande popolo del-l’Unione Sovietica: è insepa-rabile dalla lotta rivoluzio-naria dei popoli di tutto ilmondo... Tra gli errori diStalin, alcuni sono errori diprincipio, altri furono com-messi durante il lavoro pra-tico; alcuni avrebbero potu-to essere evitati, mentre al-tri erano difficilmente evi-tabili dato che mancavaqualsiasi precedente nelladittatura del proletariato alquale ci si potesse riferire.Riguardo ad alcuni proble-mi il metodo di pensieroStalin si allontanò dal ma-terialismo dialettico per ca-dere nella metafisica e nelsoggettivismo e, per questaragione, alcune volte si al-lontanò dalla realtà e sistaccò dalle masse. Nellalotta condotta sia in seno alpartito che fuori, egli con-fuse, in alcuni periodi e sualcuni problemi, le due ca-tegorie di contraddizioni didifferente natura (contrad-dizioni tra il nemico e noi econtraddizioni in seno alpopolo) e, di conseguenza,confuse anche i metodi perla soluzione di queste duecategorie di contraddizio-ni. La liquidazione dellacontrorivoluzione, intra-presa sotto la sua direzio-ne, permise di punire giu-stamente numerosi ele-menti controrivoluzionariche dovevano essere puni-ti. Tuttavia furono ingiusta-mente condannate anchedelle persone oneste e Sta-lin commise anche l’erroredi allargare la portata dellarepressione nel 1937 e nel

1938... Tutti questi errorihanno causato danni sia al-l’Unione Sovietica che almovimento comunista in-ternazionale. I meriti cheStalin si è guadagnato du-rante la sua vita, come pu-re gli errori che ha com-messi, sono fatti oggettividella storia. Per quanto ri-guarda gli errori di Stalinquesti devono essere consi-derati come una lezionedella storia, una messa inguardia per tutti i comuni-sti dell’Unione Sovietica edegli altri paesi, affinchénon commettano a lorovolta gli stessi errori o necommettano meno. Questonon è inutile. L’esperienzastorica sotto il suo aspettonegativo o positivo è utile atutti i comunisti, quando sene fa un bilancio corretto,corrispondente alla realtàstorica e ci si astiene dal-l’apportarvi qualsiasi de-formazione... I dirigenti delPCUS accusano il Partitocomunista cinese di “difen-dere Stalin”. Sì, noi lo difen-diamo e vogliamo difen-derlo. Dal momento cheKruscev deforma la storia eripudia totalmente Stalin,noi abbiamo naturalmenteil dovere irrecusabile nel-l’interesse del movimentocomunista internazionaledi levarci a sua difesa. Pren-dendo la difesa di Stalin ilPartito comunista cinesedifende ciò che in Stalin viè stato di giusto, difende lagloriosa storia della lottadel primo Stato della ditta-tura del proletariato instau-rato nel mondo dalla Rivo-luzione d’Ottobre, difendela gloriosa storia della lot-ta del PCUS, difende la fa-ma del movimento comu-nista internazionale difronte ai popoli e ai lavora-tori del mondo intero, inuna parola difende sia lateoria che la pratica delmarxismo-leninismo...Quando noi ci assumiamo

Sulla questione di Stalin (risoluzione del Partito Comunista Cinese del 13 settembre 1963)

La ricerca della verità Critica scientifica e propaganda ideologicaPiù volte abbiamo afferma-to con chiarezza (e qui lo ri-petiamo con la stessa for-za) che per essere giudica-to criminale o assassino èsufficiente aver commessoanche un solo crimine o unsolo assassinio; tuttavia ab-biamo anche sostenuto lanecessità di dare veridicitàe concretezza ai dati realistorici, perché l’accerta-mento della verità oggetti-va è il presupposto neces-sario per una critica pari-menti reale e concreta, equindi utile, e non pura-mente propagandistica e difacile strumentalizzazioneideologica. Nell’articolo chesegue abbiamo riportato,per necessari stralci, la po-sizione di metodo scientifi-co adottata sulla vicendadel periodo di governo sta-liniano dell’Unione Sovieti-ca dal Partito Comunista Ci-nese, sostanzialmente al-l’indomani del definitivo“strappo” tra la Cina maoi-sta e l’URSS krusceviana.Qui proviamo a dare dueparametri oggettivi: il pro-

babile reale numero dellevittime delle cosiddette“grandi purghe” stalinianee, se non compiutamente ounivocamente, le loro ragio-ni, ovvero la “natura” dellevittime. Definire un nume-ro reale è un’operazione in-dubbiamente incerta anchese desumibile, in via dedut-tiva, da alcuni dati certi, ilprimo dei quali è quello del-la capienza del campi di la-voro forzato, noti come“Gulag”. La capienza deglistessi, nell’intero trenten-nio staliniano, è oscillata at-torno a 1 milione mezzo diinternati, con punte massi-me sino a 2 milioni nel pe-riodo della seconda guerramondiale. Nei Gulag veniva-no rinchiusi sia delinquen-ti comuni che politici, inpercentuale stimata di que-sti ultimi di circa il 30%.Aleksandr Sol enicyn (au-tore di “Arcipelago Gulag” evittima sopravvissuta dellarepressione politica) in undiscorso pubblico tenuto aNew York il 30 giugno1975, pochi mesi dopo il

suo esilio, affermò: “Nelmassimo del terrore stali-niano, nel 1937-1938, se di-vidiamo il numero di perso-ne assassinate per il nume-ro di mesi, il risultato ci dà40mila persone al mese”;dunque tra le 8 le 900 milavittime (inclusi i delinquen-ti comuni?). Questo nume-ro coincide con quelli emer-si dagli archivi della NKVD(Direttorato per la sicurez-za del paese) dopo il collas-so dell’URSS che indica, perl'intero periodo 1921-53, icondannati a morte percontrorivoluzione nel nu-mero di 799.455. Ci sonopoi affermazioni non docu-mentate che indicano l’uc-cisione di ben 15 milioni diprigionieri nel periodo delmassimo terrore 1938/39(10 volte la capienza deiGulag!) o quanto meno dicirca 5 milioni stimati dallostorico inglese Robert Con-quest che, va segnalato, nelnovembre 2005 fu premia-to con la Medaglia presi-denziale della libertà dalPresidente George W. Bush,

“fondatore”, tra l’altro, deicampi di concentramento etortura di Abu Graib eGuantanamo. Un dato è tut-tavia certo: le “purghe” de-cimarono essenzialmentel’apparato centrale e perife-rico del Partito e dell’ammi-nistrazione, giungendo apunte dell’80% tra gli alti uf-ficiali dell’Armata Rossa nelperiodo 1937/38 immedia-tamente precedente la pre-vista aggressione della Ger-mania all’Unione Sovietica.Sono numeri indubbiamen-te “enormi”, ma, parimentiindubbiamente, non fustrage di popolo, bensì

scontro di potere. Era giu-sto o quanto meno era ine-vitabile? I Comunisti cinesihanno decisamente conte-stato l’errore staliniano diavere applicato alla risolu-zione delle “contraddizioniin seno al popolo” (cioè al-l’interno del Partito Comu-nista) i metodi di risoluzio-ne delle diverse “contraddi-zioni con i nemici del popo-lo” (gli imperialisti e i loroinfiltrati). L’esito della se-conda guerra mondiale,cioè la capacità dell’URSS diresistere compatta e solida-le all’aggressione nazi-fasci-sta, sembrerebbe avere da-

to ragione a Stalin nell’ave-re “blindato” la strutturapolitica, amministrativa emilitare del paese rispetto apotenziali conflitti internisuscettivi di indebolirla neitemuti momenti di massi-ma difficoltà. Questa pro-spettiva politico-ideologicadeve essere l’oggetto del-l’approfondimento criticoscientifico, onesto e quindiutile, rifiutando il semplici-smo, come sempre tutt’al-tro che “ingenuo”, della de-monizzazione del singolopazzo criminale colpevoledi tutto e per tutti. Il dibat-tito è ancora aperto.

la difesa di Stalin non di-fendiamo i suoi errori... Imarxisti-leninisti cinesi,guidati dal compagno MaoTse-tung, si dedicarono ascalzare l’influenza di alcu-ni errori di Stalin e in segui-to, dopo aver avuto ragionedelle linee errate propu-gnate dall’opportunismo didestra e di sinistra, riusci-rono a condurre la rivolu-zione cinese alla vittoria fi-nale. Tuttavia, siccome al-cuni punti di vista erroneisostenuti da Stalin eranostati accettati e messi inpratica da compagni cinesi,noi cinesi dovevamo assu-mercene la responsabilità.Di conseguenza la lottacondotta dal nostro partitocontro l’opportunismo didestra e di sinistra si è sem-pre limitata alla critica diquei nostri compagni cheavevano commesso deglierrori e non abbiamo maifatto ricadere la responsa-bilità su Stalin. Lo scopodelle nostre critiche era didistinguere il vero dal falso,trarne una lezione e farprogredire la causa della ri-voluzione... Ma qual è statol’atteggiamento del compa-gno Kruscev e di alcuni al-tri dirigenti del PCUS nei ri-guardi di Stalin, dopo ilventesimo Congresso? In-vece di fare un’analisi com-pleta, storica e scientifica,dell’opera compiuta da Sta-lin durante tutta la sua vita,l’hanno ripudiata in bloccosenza distinguere il verodal falso... Kruscev ha co-perto Stalin di ingiurie, di-cendo che Stalin fu un “as-sassino”, “un criminale”,“un bandito”, “un despotatipo Ivan il Terribile”; “il piùgrande dittatore della sto-ria russa”, “un imbecille”,“un idiota”, “un giocato-re”... Le ingiurie lanciate daKruscev contro Stalin sonoi peggiori insulti che si pos-sano rivolgere al grandepopolo sovietico, al PCUS,all’esercito sovietico, sonoi più grandi insulti che sipossano rivolgere alla dit-tatura del proletariato, al si-stema socialista, al movi-mento comunista interna-zionale, ai popoli rivoluzio-nari del mondo e al marxi-

smo-leninismo. In che posi-zione si mette Kruscevquando gonfia il petto,martella di pugni la tavolae grida a piena gola insulticontro Stalin? Lui che altempo di Stalin partecipavaalla direzione del partito edello Stato, si mette nellaposizione di complice diun “assassino” e di un“bandito”? O in quella di“imbecille” e “idiota”? Chedifferenza c’è tra le ingiurierivolte da Kruscev a Stalin ele ingiurie vomitate controquest’ultimo dagli imperia-listi, dai reazionari e dairinnegati del comunismo?Perché quest’odio mortalecontro Stalin? Perché attac-care Stalin con una ferociache non si usa neanchecontro il nemico?... Nell’ar-ticolo “Sul significato poli-tico delle ingiurie” Lenin hadetto: “in politica le ingiurienascondono frequente-mente l’assenza di idee el’impotenza totale, l’impo-tenza rabbiosa degli inso-lenti”... Un’attenzione tuttaparticolare merita il fattoche i dirigenti del PCUS,mentre si applicano contanto impegno a coprire diinsulti la memoria di Stalin,esprimono “rispetto e fidu-cia” a Kennedy, a Eisenho-wer e ai loro accoliti! A Sta-lin si elargiscono epiteti ti-po “despota alla Ivan il Ter-ribile” e “il più grande ditta-tore della storia russa”,mentre a Kennedy e a Ei-senhower si indirizzanocomplimenti e si affermache “godono dell’appoggiodella stragrande maggio-ranza del popolo america-no”! Si insulta Stalin trat-tandolo da “idiota” e si elo-gia la “lucidità” di Kennedye di Eisenhower! Da unaparte si svilisce la memoriadi un uomo che fu un gran-de marxista-leninista, ungrande rivoluzionario pro-letario, un grande capo delmovimento comunista in-ternazionale, d’altra si in-tessono panegirici al capoin testa dell’imperialismo...Il ripudio totale di Stalin daparte della direzione delPCUS ha fini inconfessati...

Campo di lavoro forzato (Gulag) 1932

III

Il progetto della nuova Co-stituzione costituisce unbilancio della via percorsa,un bilancio delle conqui-ste già ottenute. Esso è,perciò, la registrazione e lasanzione legislativa diquello che è già stato effet-tivamente ottenuto e con-quistato. Le costituzionidei paesi borghesi partonodi solito dalla convinzionedell'incrollabilità del regi-me capitalista. La base es-senziale di queste costitu-zioni è data dai principidel capitalismo, dai suoicapisaldi fondamentali:proprietà privata della ter-ra, delle foreste, delle fab-briche, delle officine e de-gli altri strumenti e mezzidi produzione; sfrutta-mento dell'uomo da partedell'uomo ed esistenza disfruttatori e di sfruttati;mancanza di sicurezza deldomani per la maggioran-za lavoratrice. La baseprincipale del progettodella nuova Costituzionedell'URSS è data dai princì-pi del socialismo, dai suoicapisaldi fondamentali giàconquistati e realizzati:proprietà socialista della

terra, delle foreste, dellefabbriche, delle officine edegli altri strumenti emezzi di produzione; sop-pressione dello sfrutta-mento e delle classi sfrut-tatrici; soppressione dellamiseria della maggioranzae del lusso della mi-noranza; soppressio-ne della disoccupa-zione; lavoro comeobbligo e debitod'onore di ogni citta-dino atto al lavoro,secondo la formula:«Chi non lavora, nonmangia»; diritto al la-voro, cioè diritto diogni cittadino di rice-vere un lavoro garan-tito; diritto al riposo;diritto all'istruzione. Le costituzioni bor-ghesi partono tacita-mente dal presuppo-sto che le nazioni e lerazze non possono avereeguali diritti, che vi sononazioni che godono di tut-ti i diritti e vi sono nazioniche non godono di tutti idiritti. A differenza diqueste costituzioni, il pro-getto della nuova Costitu-zione dell'URSS, invece, è

profondamente interna-zionalista. Esso parte dalprincipio che tutte le na-zioni e le razze hannoeguali diritti. Esso partedal principio che la diffe-renza nel colore della pel-le o la differenza di lingua,

di livello culturale o di svi-luppo politico, così comequalsiasi altra differenzatra le nazioni e le razze,non può servire a giustifi-care una ineguaglianza didiritti tra le nazioni. Dalpunto di vista del demo-cratismo, le costituzioni

borghesi si possono divi-dere in due gruppi; ungruppo di costituzioni ne-ga apertamente o riduce difatto a nulla l'eguaglianzadi diritti dei cittadini e le li-bertà democratiche. Un se-condo gruppo di costitu-

zioni accetta volentieri eostenta persino i princìpidemocratici, ma lo fa contante riserve e con tali re-strizioni, che i diritti e le li-bertà democratiche neescono completamentemutilati. Esse parlano didiritti elettorali eguali per

tutti i cittadini, ma nellostesso tempo limitanoquesti diritti a secondadella residenza, dell'istru-zione e persino del censo.Esse parlano di eguaglian-za dei diritti dei cittadini,ma, nello stesso tempo,fanno la riserva che que-sto non riguarda le donne. Il progetto della nuovaCostituzione dell'URSS haquesto di particolare, cheè esente da simili riserve erestrizioni. Per esso non

esistono cittadiniattivi o passivi; peresso tutti i cittadi-ni sono attivi. Essonon riconosce dif-ferenze di dirittitra uomini e don-ne, tra «domicilia-ti» e «non domici-liati», possidenti enon possidenti,istruiti e nonistruiti. Per essotutti i Cittadini so-no eguali nei lorodiritti. Non è il cen-so, né l'origine na-zionale, né il ses-so, né la carica o il

grado, ma sono le capaci-tà personali e il lavoro per-sonale di ogni cittadinoche determinano la suaposizione nella società. Lecostituzioni borghesi si ac-contentano di solito di fis-sare i diritti formali del cit-tadino, senza preoccupar-

si delle condizioni che ga-rantiscono l'esercizio diquesti diritti, della possibi-lità di esercitarli, dei mez-zi per esercitarli. Parlanodell'eguaglianza dei citta-dini, ma dimenticano chenon può esservi eguaglian-za effettiva tra il padronee l'operaio, tra il grandeproprietario fondiario e ilcontadino, se i primi pos-seggono la ricchezza e l'in-fluenza politica nella so-cietà, mentre i secondi so-no privati dell'una e del-l'altra. Oppure ancora:parlano della libertà di pa-rola, di riunione e di stam-pa, ma dimenticano chetutte queste libertà posso-no diventare per la classeoperaia una frase vuota, seessa è priva della possibi-lità di avere a sua disposi-zione locali adatti per leriunioni, buone tipografie,una quantità sufficiente dicarta da stampare. Il pro-getto della nuova Costitu-zione ha questo di partico-lare, che esso non si ac-contenta di fissare i dirittiformali dei cittadini, masposta il centro di gravitàsulla garanzia di questi di-ritti, sui mezzi per l'eserci-zio di questi diritti. Essonon si limita a proclamarele libertà democratiche,ma le garantisce anche pervia legislativa con determi-nati mezzi materiali.

La Costituzione Sovieticadel 1936, conosciuta anchecome "Costituzione di Sta-lin", ridisegnò la forma digoverno dell'Unione Sovie-tica. La Costituzione abro-gò le restrizioni sul dirittodi voto, istituì il suffragiouniversale diretto e con-templò nuovi diritti dei la-voratori che si aggiunseroa quelli già previsti dallacostituzione precedente. LaCostituzione ai primi arti-coli stabilisce che l'UnioneSovietica è una dittaturadegli operai e dei contadi-ni e vieta la proprietà pri-vata ad eccezione della pic-colissima proprietà di con-tadini e artigiani non asso-ciati che lavorino in pro-prio (cioè escludendo l'as-sunzione di lavoratori di-pendenti, definita sfrutta-mento). Il testo riconosce ildiritto alla tutela della sa-lute, alla cura al momentodella vecchiaia o in caso dimalattia, all'alloggio e al-l'istruzione. Assicura altre-sì la libertà di propagandareligiosa e antireligiosa, diparola, di stampa e di asso-ciazione. Prevede l'elezionediretta di tutti gli organi digoverno. Il potere legislati-vo spetta esclusivamente alSoviet Supremo dell'URSScomposto dalle due came-re uguali: Soviet dell'Unio-ne e il Soviet delle Naziona-lità, escludendo il potere le-gislativo, anche d’urgenza,al governo. Le due Came-re, ambedue elette a suf-fragio universale segreto,sono diversamente costitui-te: il Soviet dell’Unione inmisura di 1 deputato ogni300mila votanti, il Sovietdelle Nazionalità in misuranumerica uguale per cia-scuna Repubblica federataindipendentemente dal nu-mero dei rispettivi cittadi-ni. La Costituzione sancisce

il diritto delle singole Re-pubbliche di uscire in ognimomento dall’Unione. Tra-scriviamo alcuni articolipiù significativi.

Art. 1 - L'Unione delle Re-pubbliche Socialiste Sovie-tiche è uno Stato socialistadegli operai e dei contadi-ni. Art. 2 - La base politicadell'URSS è costituita daiSoviet dei deputati dei la-voratori, sviluppatisi econsolidatisi in seguito al-l'abbattimento del poteredei proprietari fondiari edei capitalisti e alla con-quista della dittatura delproletariato. Art. 3 - Tuttoil potere nell'U.R.S.S. ap-partiene ai lavoratori del-la città e della campagna,rappresentati dai Sovietdei deputati dei lavorato-ri. Art. 5 - La proprietà so-cialista nell'U.R.S.S. ha laforma di proprietà statale(patrimonio di tutto il po-polo), oppure la forma diproprietà cooperativa-col-cosiana (proprietà dei sin-goli colcos, proprietà del-le associazioni cooperati-ve). Art. 6 - La terra, il sot-tosuolo, le acque, i boschi,le officine, le fabbriche, leminiere, le cave, i traspor-ti ferroviari, acquei ed ae-rei, le banche, i mezzi dicomunicazione, le grandiaziende agricole organiz-zate dallo Stato e così pu-re le aziende comunali e laparte fondamentale delpatrimonio edilizio nellecittà e nei centri industria-li, sono proprietà delloStato, cioè patrimonio ditutto il popolo. Art. 9 - Accanto al sistema sociali-sta dell'economia, che è laforma economica domi-nante nell'U.R.S.S., è am-messa dalla legge la picco-la azienda privata dei con-tadini non associati e degli

artigiani, fondata sul lavo-ro personale, escludentelo sfruttamento del lavoroaltrui. Art. 10 - Il diritto diproprietà personale deicittadini sui proventi delloro lavoro e sui loro ri-sparmi, sulla casa di abita-zione e sull'impresa do-mestica ausiliaria, suglioggetti dell'economia do-mestica e di uso quotidia-no, sugli oggetti di consu-mo e di comodo persona-le, come pure il diritto dieredità della proprietàpersonale dei cittadini so-no tutelati dalla legge. Art.12 - Il lavoro è nell'U.R.S.S.dovere e oggetto d'onoreper ogni cittadino atto allavoro, secondo il princi-pio: «Chi non lavora, nonmangia». Nell'U.R.S.S. siattua il principio del socia-lismo: «Da ciascuno se-condo le sue capacità, aognuno secondo il suo la-voro». Art. 13 - L'Unionedelle Repubbliche Sociali-ste Sovietiche è uno Statofederale costituito sullabase dell'unione volonta-ria. Art. 17 - Ogni Repub-blica federata conserva ildiritto di uscire liberamen-te dall'U.R.S.S. Art. 30 -Organo supremo del pote-re di Stato dell'U.R.S.S. è ilSoviet Supremodell'U.R.S.S. Art. 32 - Il po-tere legislativo dell'U.R.S.S.è esercitato esclusivamen-te dal Soviet Supremo del-l'U.R.S.S. Art. 33 - Il SovietSupremo dell'U.R.S.S. sicompone di due Camere: ilSoviet dell'Unione e il So-viet delle Nazionalità. Art.34 - Il Soviet dell'Unione èeletto dai cittadinidell'U.R.S.S. per circoscri-zioni elettorali in ragionedi un deputato per ogni300.000 abitanti. Art. 35 -Il Soviet delle Nazionalitàè eletto dai cittadini del-

l'U.R.S.S. nelle Repubblichefederate e autonome, nel-le regioni autonome e nel-le circoscrizioni nazionaliin ragione di 25 deputatiper ogni Repubblica fede-rata, di 11 deputati perogni Repubblica autono-ma, di 5 deputati per ogniregione autonoma, e di undeputato per ogni circo-scrizione nazionale. Art. 37 - Le due Camere del Soviet Supre-mo dell'U.R.S.S.: il Sovietdell'Unione e il Soviet del-le Nazionalità, hannoeguali diritti. Art. 52 -Nessun deputato al SovietSupremo dell'U.R.S.S. puòessere tradotto in giudizioné arrestato senza il con-senso dei Soviet Supremodell'U.R.S.S. Art. 103 -L'esame delle cause in tut-te le Corti e in tutti i tribu-nali si svolge con la parte-cipazione dei giurati po-polari. Art. 109 - I tribuna-li popolari sono eletti daicittadini del mandamentoa suffragio universale, di-retto, eguale, a scrutiniosegreto, per la durata ditre anni. Art. 117 - Gli or-gani della procura eserci-tano le loro funzioni indi-pendentemente da qual-siasi organo locale e sonosubordinati soltanto alProcuratore generale del-l'U.R.S.S. Art. 118 - I citta-dini dell'U.R.S.S. hanno di-ritto al lavoro, cioè hannodiritto a ottenere un lavo-ro garantito, con remune-razione del loro lavoro se-condo la quantità e la qua-lità... Art. 119 - I cittadinidell'U.R.S.S. hanno il dirit-to al riposo. Il diritto al ri-poso è assicurato dall'isti-tuzione per gli operai e gliimpiegati della giornata la-vorativa di otto ore e dallariduzione della giornatalavorativa a sette e sei ore

per una serie di professio-ni con condizioni di lavo-ro difficili e fino a quattroore nei reparti con condi-zioni di lavoro particolar-mente difficili, dalla istitu-zione di congedi annualiagli operai e agli impiegaticon il mantenimento delsalario, dalla vasta rete disanatori, case di riposo eclub che è messa a dispo-sizione dei lavoratori. Art.120 - I cittadinidell'U.R.S.S. hanno dirittodi avere assicurati i mezzimateriali di esistenza perla vecchiaia nonché in ca-so di malattia e di perditadella capacità lavorativa. ..Art. 121 - I cittadini del-l'U.R.S.S. hanno diritto al-l'istruzione. Questo dirit-to è assicurato dall'istru-zione elementare generaleobbligatoria, dall'istruzio-ne gratuita settennale, dalsistema delle borse di stu-dio per i più meritevolistudenti delle scuole supe-riori... Art. 122 - Alle don-ne sono accordati nell'U.R.S.S. diritti uguali aquelli degli uomini, in tut-ti i campi della vita econo-mica, statale, culturale, po-litica e sociale. La possibi-lità di esercitare questi di-ritti è assicurata alle don-ne accordando loro lostesso diritto degli uominial lavoro, al pagamentodel lavoro, al riposo, all'as-sicurazione sociale e al-l'istruzione, provvedendoalla tutela, da parte delloStato, degli interessi dellamadre e del bambino, al-l'aiuto da parte dello Statoalle madri con numerosaprole o alle madri non ma-ritate accordando alledonne un congedo di ma-ternità con mantenimentodel salario e grazie a unavasta rete di case di mater-nità, di nidi e giardini d'in-fanzia. Art. 123 - L'ugua-glianza dei diritti dei citta-dini dell'U.R.S.S., indipen-dentemente dalla loro na-zionalità e razza, in tutti i

campi della vita economi-ca, statale, culturale, poli-tica e sociale, è legge irre-vocabile. Qualsiasi limita-zione diretta o indirettadei diritti o, al contrario,qualsiasi attribuzione diprivilegi diretti o indirettiai cittadini in dipendenzadella razza o nazionalitàalla quale appartengono,così come qualsiasi propa-ganda di esclusivismo o diodio e disprezzo di razzao di nazione, è punita dal-la legge. Art. 124 - Alloscopo di assicurare ai citta-dini la libertà di coscienza,la Chiesa nell'U.R.S.S. è se-parata dallo Stato e lascuola dalla Chiesa. La li-bertà di praticare i culti re-ligiosi e la libertà di propa-ganda antireligiosa sono ri-conosciute a tutti i cittadi-ni. Art. 125 - In conformi-tà con gli interessi dei lavo-ratori e allo scopo di con-solidare il regime sociali-sta, ai cittadini del l'U.R.S.S.è garantita per legge: a) li-bertà di parola, b) libertàdi stampa, e) libertà di riu-nione e di comizi, d) liber-tà di cortei e dimostrazio-ni di strada. Questi dirittidei cittadini vengono assi-curati mettendo a disposi-zione dei lavoratori e delleloro organizzazioni le ti-pografie, i depositi di car-ta, gli edifici pubblici, lestrade, le poste, i telegrafi,i telefoni e le altre condi-zioni materiali necessarieper il loro esercizio. Art.127 - Ai cittadinidell'U.R.S.S. è assicuratal'inviolabilità della perso-na. Nessuno può essere ar-restato se non per decisio-ne di un tribunale con lasanzione del procuratore. Art. 128 - L'inviolabilitàdel domicilio dei cittadini eil segreto epistolare sonotutelati dalla legge. Art.129 - L'U.R.S.S. accorda ildiritto di asilo ai cittadinistranieri perseguitati peraver difeso gli interessi deilavoratori, o per la loro at-

Relazione di Stalin al progetto di Costituzione del 1936 (estratto)

Costituzione dell’URSS (estratto)

IV

L’accusa stereotipa che vie-ne rivolta alla figura stori-ca e politica di Stalin èquella di avere inventato ilculto della sua persona.L’accusa viene rinforzatacon l’assunto che tale crea-zione sia stata il frutto diviolenze poliziesche equindi che si tratti di un in-dottrinamento coatto. Senon v’è dubbio che il cultodella persona è un fenome-no culturalmente e socio-logicamente negativo, per-ché nella sostanza realizzauna forma di delega fidei-stica nei confronti del capodi turno (oggi lo chiamia-mo: leader) che, a secondadelle prospettive di valuta-zione, interpreta il salvato-re o il despota (oggi usia-mo il termine: rais), non v’èdubbio che sovente questoculto trova la sua origine efondamento su azioni, at-ti, fatti concretamente rea-lizzati dal capo/leader avantaggio di una determi-nata classe sociale, anchevastissima. Per quanto ap-presso diremo appare indi-scutibile che il culto dellapersona di Stalin ebbe unradicamento nella grandemaggioranza dei popolisovietici assai (e di molto)più ampio e più profondodi un semplice frutto dicoazione poliziesca. Ciòche accadde dell’URSS nelprimo ventennio del gover-no staliniano (fermiamociper ora a questo periodosino alla seconda guerramondiale) forse riusciamoa comprenderlo appienosolo oggi con lo stuporeche ci suscita l’incredibilee imprevista crescita del si-stema economico e socialecinese. Nel ventennio dallarivoluzione di ottobre al-

l’inizio della seconda guer-ra mondiale l’URSS compìun balzo economico, econseguentemente sociale,a dir poco strabiliante, chetrova, come ora detto, unpossibile paragone solo inquello dall’economia e del-la società cinese dell’ulti-mo ventennio. Le percen-tuali della crescita dell’eco-nomia sovietica durante itre piani quinquennali va-rati da Stalin si attestaronosempre al di sopra del 12%annuo (stimato al ribasso),anche quando l’occidenteera caduto nella crisi epo-cale del ’29. In 20 annil’URSS da immenso paesesostanzialmente del terzomondo, se rapportato al li-vello economico dell’Euro-pa dell’epoca, passò al li-vello di primo mondo, rag-giungendo la Germania esuperando di molte lun-ghezza la grandissima par-te dei paesi europei. Se vo-lessimo fare un paragoneesemplificativo con la si-tuazione dell’Italia di quelperiodo, potremmo direche l’URSS stava all’Italiacome oggi l’Italia sta, adesempio, all’Egitto. E ciòsotto innumerevoli profili,vale a dire non solo di pro-duzione industriale, ma ingenerale di stato sociale,nonché culturali e scienti-fici. In 20 anni, o se voglia-mo essere più precisi nei15 anni dei tre piani quin-quennali varati da Stalindal 1928 al 1942, l’URSSraggiunse la piena occupa-zione con una crescita spe-cificamente nel settoreoperaio del 500%, vennerealizzata l’alfabetizzazio-ne sostanzialmente totaleper le nuove generazioni,vennero debellate tutte le

malattie endemiche e laqualità e l’aspettativa di vi-ta salì a livelli più che dop-pi, nacquero intere città edenormi e moderne infra-strutture, venero raggiun-ti livelli di evoluzionescientifica pari se non su-periori alle eccellenze occi-dentali. Di tali fatti concre-ti i popoli sovietici avevanoun’evidenza tangibile ri-flessa nella qualità attualee di prospettiva della lorovita, sicché non sorprendeaffatto che per la grandemaggioranza degli stessi vifosse una ammirazionesincera a profonda per ilcapo/leader che non a ca-so, secondo un lessico tipi-camente russo, venne apo-strofato con l’appellativodi “Piccolo padre”. La rela-zione di Stalin al progettodella nuova costituzionedel 1936, della quale ab-biamo fornito degli stralcinelle pagine recedenti, of-fre una testimonianza elo-quente: “La nuova Costitu-zione – precisa Stalin – co-stituisce un bilancio dellavia percorsa, un bilanciodelle conquiste già ottenu-te. Essa è, perciò, la regi-strazione e la sanzione legi-slativa di quello che è giàstato effettivamente otte-nuto e conquistato”. Se do-vessimo comparare i risul-tati economici, politici, so-ciali e culturali “registrati”da quella costituzione del1936 con la corrisponden-te situazione dell’Italia diquel periodo, dovremmotornare all’equazione dicui sopra tra URSS, Italiaed Egitto. Questo “miraco-lo” certamente non fu sen-za costi siano essi di viteumane, di sentimenti cul-turali e anche, non lo dob-

biamo escludere, di diritticivili intesi almeno alla lu-ce della nostra attuale cul-tura occidentale che, sem-pre contestualizzando idati, all’epoca era sprofon-data nel nazismo in Ger-mania, nel fascismo in Ita-lia, Spagna, Romania, Un-gheria, Finlandia, ecc. epersisteva nel più becero eviolento colonialismo raz-zista in Inghilterra, Franciae anche negli USA. I costifurono pesanti soprattuttoper il settore agricolo, cheall’epoca rappresentava ilsettore di gran lunga pre-ponderante dell’economiasovietica, che dovette sop-portare un fortissimo dre-naggio di risorse a favoredella creazione del sistemaindustriale (all’inizio delprimo piano quinquennalel’URSS importò intere fab-briche dall’occidente pa-gandole con esportazioniagricole). Sempre i contadi-ni subirono anche il mag-giore “strappo” culturale, avantaggio della nascita del-la nuova classe operaia, e avolte anche territoriale,

con trasferimenti coatti an-che di consistenti popola-zioni rurali. Tuttavia nonbisogna dimenticare che inquegli stessi anni moltiStati europei, l’Italia di granlunga in testa, erano inte-ressati da fenomeni migra-tori, sia all’estero che inter-ni, che interessarono fin ol-tre un terzo della loro po-polazione. Da ultimo nonva sottovalutato un ulterio-re aspetto, che indiretta-mente riconduce a quantosi è scritto nelle pagine pre-cedenti in ordine al temadella sicurezza e compat-tezza del sistema politico eamministrativo sovietico,che riguarda gli enormi co-sti che l’URSS dovette so-stentere per creare unastruttura militare in gradodi resistere all’inevitabileaggressione delle potenzeoccidentali. Non è facileimmaginare come e quan-to diverso avrebbe potutoessere lo sviluppo, ma an-che lo stesso sistema di re-lazioni sociali e politiche,se l’URSS non fosse vissu-ta sotto l’incubo, poi effet-

tivamente verificatosi, del-l’invasione straniera. Leconclusioni ci riportanoora alle regole del metodoscientifico di valutazionestorico-politica espostenella risoluzione del Parti-to Comunista cinese, dellaquale abbiamo riprodottostralci nelle pagine prece-denti: per dare un giudizio,sia che ci si rivolga a singo-li personaggi, ideologie,epoche storiche, occorreanalizzare l’intero conte-sto nel quale gli stessi e lestesse operarono e si svol-sero. All’esito potremo an-che concludere che Stalin èstato un dittatore e dovre-mo dire (per primi i comu-nisti) che non ha fatto cor-retta applicazione dei prin-cipi fondamentali del pen-siero scientifico marxista-leninista; ma, se essere co-munista significa impe-gnarsi nella difesa dei lavo-ratori per la soddisfazionedei loro diritti fondamen-tali della vita, non potrem-mo negare che Stalin è sta-to un comunista, un gran-de comunista.

Il culto della persona,il “Piccolo padre”

Una premessa... in conclusioneQuesto articolo avrebbedovuto aprire, quale pre-messa, l’inserto in primapagina; due ragioni hannoconcorso per collocarlo, in-vece, in conclusione. La pri-ma è chiaramente esteticavolendo conservare allaprima pagina dell’insertola funzione di copertina,con l’enunciazione del te-ma a grandi caratteri (cita-zione maoista!) e la fotogrande di apertura. La se-conda ragione, più profon-da, è stata l’intenzione diaprire ai lettori l’argomen-to della discussione, checostituisce la “provocazio-ne” intellettuale di questoinserto, dopo aver dato lo-ro la possibilità (se ne han-no avuto la volontà e la pa-zienza) di leggere quelliche potremmo chiamare imateriali per la discussio-ne. Come più volte precisa-to, ma giova per onestà ri-badirlo, i materiali prodot-ti sono documenti di facilereperibilità, puramente in-formativi e inoltre notevol-mente ampliabili; unospunto d’avvio, quindi,nulla di più. I temi che sivogliono mettere in discus-sione con questo inserto“provocatorio” sono due(ovviamente a parere di chiscrive, tanti altri potrebbe-ro esserne individuati dai

lettori): il primo riguarda ilpostulato del “capo”, o piùprecisamente del “capro”;il secondo il metodo d’in-dagine, ragionamento e cri-tica. Il secondo tema lo ab-biamo già trattato in piùpunti degli articoliche precedono e,primo tra tutti, lo hatrattato il PartitoComunista cinesenella risoluzionepubblicata in secon-da pagina. Saràquindi sufficiente ri-chiamare qui le po-che parole di Gram-sci che insegna: “Pri-ma di giudicare (eper la storia in atto opolitica il giudizio èl’azione) occorre co-noscere e per cono-scere occorre saperetutto ciò che è possi-bile sapere”. Saperefatti, conoscere dati e so-prattutto interpretare i fat-ti nel loro contesto storico,politico e culturale è la pre-messa perché il giudizio,che dovrà concludere l’in-dagine, possa essere utileper il presente e per il futu-ro. Diversamente si tratte-rebbe di una mera esercita-zione ideologica e per i co-munisti l’ideologia segue enon precede la realtà mate-riale. Dai fatti oggettivi si

traggono (o meglio siestraggono) le idee, che aloro volta, se coerenti conla realtà, potranno cam-biarla per il futuro. Il primotema, invece è assai più dif-ficile perché è profonda-

mente radicato nel senti-mento comune, al puntoda doverlo qualificare co-me postulato (in terminireligiosi: dogma; vero sen-za possibilità di dimostra-zione). Il dogma è che, qua-li che siano le dimensionidei fenomeni socio-politiciin discussione, c’è sempreuna figura, unica e solita-ria, che assume e assorbesu di sé tutti i pregi (assairaro) o tutte le colpe (rego-

la costante). Due conse-guenze di questo “non pre-gevole” assunto: l’elimina-zione del capo risolve ogniproblema; eliminato il ca-po tutti gli altri, in ogni mo-do già coinvolti nei proble-

mi, escono puliti eindenni; il che si-gnifica, e questa èla conclusione cul-turalmente e poli-ticamente “deva-stante”, che il pro-blema è (o era, segià rimosso) il ca-po. Il capo divienequindi il “capro”espiatorio di tuttoe per tutti. Ebbene,per quanto sianogravi e mostruosi ifatti denunciati,non esiste mai ilmostro singolo,bensì quei fattimostruosi sono

sempre il prodotto di uncomplessivo “sistema” cheli rispecchia. Eliminare ilcapo, cioè sacrificare il ca-pro espiatorio, non solonon risolve i problemi mali nasconde, sicché rendepossibile la loro ripetizionenel futuro, magari in formeapparentemente diversema sostanzialmente iden-tiche, solo aggiornate alnuovo contesto. Breve-mente: il nazismo, in tutte

le sue mostruose espres-sioni, non è stato il partodella mente malata di Hi-tler, ma la solida convin-zione politica e culturaledell’intera nazione tedescae più oltre ariana, quandoai tedeschi si sono aggiun-ti ungheresi, croati, rume-ni, francesi, ecc.; nello stes-so modo il fascismo è sta-ta una filosofia di pensieroe di vita più o meno dell’in-tera nazione italiana e nondel solo Benito Mussolini;come ancora l’imperiali-smo USA è il frutto di unasolida convinzione di su-periorità, in questo casonon dell’etnia, ma dellostatus di cittadinanza deinord americani. Tornandoal tema di questo insertodobbiamo allora conclude-re che ciò che è stato fattodi bene e di male nel perio-do del governo stalinianonon è il parto della mentee della volontà di “Acciaio”,ma il frutto di un comples-sivo sistema sociale, politi-co, culturale ed economicoche trae origine dalla bar-barie zarista e conduce, at-traverso la rivoluzione bol-scevica, alla emancipazio-ne anche economica deipopoli sovietici. Così inda-gando e ragionando si apreuno scenario dialettico tracapo e masse che svela co-me, tanto per il bene quan-to per il male, il capo è so-lo l’espressione comunica-tiva del sentimento dellemasse senza il consenso (o

se vogliamo il passivo e op-portunistico mancato dis-senso) delle quali il caponon sarebbe tale o comun-que non durerebbe più ditanto. A questo puto si può(si deve!) trarre la “morale”per il nostro tempo, checostituisce lo scopo realedi questo periodico gram-sciano: se Berlusconi go-verna è perché rispecchia ilsentimento della ampiamaggioranza della nazio-ne, sia questo espresso intermini di effettivo soste-gno o (ma nella sostanza ilrisultato non cambia) diinesistente reale dissenso.Se Berlusconi cade (e senon ci pensano gli uominiprima o poi ci penserà lanatura) nulla cambierà die-tro gli effimeri nuovi voltidi chi lo sostituirà. E’ la rea-le natura di questo nostrosistema economico, politi-co e culturale che ha gene-rato e sostiene il “mostro”Berlusconi; se non cambiail sistema non porta nessu-na conseguenza cambiareil capo. La realtà del siste-ma economico capitalista,nella sua fase attuale di de-clino senile, ha prodotto esostiene i Berlusconi, biso-gna dunque incidere sul si-stema economico, sui rap-porti di classe e di forza,per cambiare il futuro, al-trimenti a Berlusconi, tut-t’al più potrà succedere unBersani e quella sarà dav-vero un assai triste “nonsoluzione”.