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22 l patria indipendente l 24 febbraio 2008 FERNANDO ETNASI Otto milioni di baionette In guerra con le suole di cartone Edup srl, www.edup.it, Roma, 2007, pp. 288, 18,00. L eggendo queste pagine si viene let- teralmente trasportati indietro nel tempo, il tempo in cui Mussolini preparava la guerra fino alla sua destitu- zione nel luglio del 1943. I capitoli del libro, brevi e documentati, ci porgono tutti i particolari di come si vi- veva in Italia negli anni immediatamente precedenti all’entrata in guerra e in quelli dell’inizio del conflitto. Un libro preziosissimo, ricco di fatti, di particolari e di documentazioni anche sorprendenti o dimenticate. Non si rac- conta soltanto la vita di tutti i giorni o le vicende belliche, ma subito, in mezzo al testo o a piè di pagina, sono annotate le fonti, le date, gli autori. Qui i fatti sono raccontati in tutta la loro verità. Spesso questa verità, sebbene tragica, ci appare paradossalmente comica. Chi si ri- corda ancora della tassa sul celibato o del- le disposizioni per arrestare chi indossa pantaloncini o abiti succinti in spiaggia? E le frasi roboanti e retoriche delle canzoni di guerra, dei comunicati e dei proclami ufficiali? E che dire di quell’autentica “chicca” a pag. 166 che riproduce l’esilarante e in- quietante circolare del 24 marzo del 1943 (XXI dell’Era fascista) che vietava di uccidere i gatti, «poiché la rarefazione degli ani- mali in questione deter- mina l’aumento dei to- pi… i quali recano gravi danni alle derrate alimen- tari, specie a quelle lascia- te in deposito agli am- massi». Ci possiamo ride- re, oggi, ma dietro a quelle parole c’è la fame che faceva dei gatti un piatto prelibato e c’è l’ac- cenno a quelle derrate depositate negli ammassi, che richiamano alla men- te il calvario del raziona- mento, dei famosi “bolli- ni” e della borsa nera. Una nota ridicola si trova persino in calce alla “ri- servata-personale” con cui è convocato il Gran Consiglio del fatidico 24 luglio ’43 nel quale poi è stato destituito Mussolini. In nota si dispone come pre- sentarsi: «Divisa fascista. Sahariana nera, pantaloni corti grigioverdi». Ben più tragici sono i documenti sulla consistenza e qualità degli armamenti o dei corredi militari, come i fucili modello 1891, cosiddetti “91”, i carri armati so- prannominati “scatole di sardine”, le divi- se di panno con le “mollettiere” per fa- sciare le gambe e le pezze da piedi dentro le scarpe. Nel libro, oltre alle fotocopie di docu- menti autentici conservati nell’archivio di Stato, vi si trovano interessanti fotografie d’epoca, manifesti, pagine di giornali, spartiti di canzoni, vignette. Si descrivono anche aneddoti, avventure private o vi- cende “dietro le quinte” dei personaggi di allora. Non manca nulla, infatti, perché questo libro sia una vera raccolta di noti- zie e di spunti per comprendere un perio- do tanto nero della nostra storia. Un libro semplice e complesso nello stesso tempo. Un libro che dovrebbe essere letto dai ra- gazzi e dai loro professori. Un libro di ve- rità sul quale riflettere per comprendere fino in fondo cosa vuol dire la parola dit- tatura. Teresa Vergalli VIRGINIO GIOVANNI BERTINI, DONATELLA FRANCESCONI, GIULIO SENSI Il corpo e l’anima Cronache di diritti negati e lotte originali Edizioni ETS, Pisa 2007, pp. 116, 10,00. G li squilli di tromba che annunciano vittorie per i poveri oppure l’avvio di inarrestabili processi di liberazio- ne si sono assai diradati in questi ultimi anni, sia sugli scenari planetari sia su più ridotti contesti locali. E, allora, quando si danno certi piccoli-grandi successi è buo- na cosa raccontarli, renderli visibili, spie- garli: affinché gli interessati ne ricavino motivi di consolazione che si può ancora vincere e ne traggano utili indicazioni di metodo di lotta. Sì, perché il conflitto non è scomparso dalla nostra società, ma si ripropone in forme sempre nuove. Quindi le pagine di questo Il corpo e l’anima sono importanti non solo per la difesa della memoria - che pure è vitale -, ma per il futuro, per le altre dure prove che attendono i movimenti impegnati sul libri

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22 l patria indipendente l 24 febbraio 2008

FERNANDO ETNASI

Otto milioni di baionetteIn guerra con le suole di cartoneEdup srl, www.edup.it, Roma, 2007, pp. 288,€ 18,00.

L eggendo queste pagine si viene let-teralmente trasportati indietro neltempo, il tempo in cui Mussolini

preparava la guerra fino alla sua destitu-zione nel luglio del 1943.I capitoli del libro, brevi e documentati,ci porgono tutti i particolari di come si vi-veva in Italia negli anni immediatamenteprecedenti all’entrata in guerra e in quellidell’inizio del conflitto. Un libro preziosissimo, ricco di fatti, diparticolari e di documentazioni anchesorprendenti o dimenticate. Non si rac-conta soltanto la vita di tutti i giorni o levicende belliche, ma subito, in mezzo altesto o a piè di pagina, sono annotate lefonti, le date, gli autori. Qui i fatti sonoraccontati in tutta la loro verità.Spesso questa verità, sebbene tragica, ciappare paradossalmente comica. Chi si ri-corda ancora della tassa sul celibato o del-le disposizioni per arrestare chi indossapantaloncini o abiti succinti in spiaggia? Ele frasi roboanti e retoriche delle canzonidi guerra, dei comunicati e dei proclamiufficiali? E che dire di quell’autentica “chicca” apag. 166 che riproduce l’esilarante e in-quietante circolare del 24 marzo del1943 (XXI dell’Era fascista) che vietava di

uccidere i gatti, «poichéla rarefazione degli ani-mali in questione deter-mina l’aumento dei to-pi… i quali recano gravidanni alle derrate alimen-tari, specie a quelle lascia-te in deposito agli am-massi». Ci possiamo ride-re, oggi, ma dietro aquelle parole c’è la fameche faceva dei gatti unpiatto prelibato e c’è l’ac-cenno a quelle derratedepositate negli ammassi,che richiamano alla men-te il calvario del raziona-mento, dei famosi “bolli-ni” e della borsa nera.Una nota ridicola si trovapersino in calce alla “ri-servata-personale” concui è convocato il GranConsiglio del fatidico 24

luglio ’43 nel quale poi è stato destituitoMussolini. In nota si dispone come pre-sentarsi: «Divisa fascista. Sahariana nera,pantaloni corti grigioverdi».Ben più tragici sono i documenti sullaconsistenza e qualità degli armamenti odei corredi militari, come i fucili modello1891, cosiddetti “91”, i carri armati so-prannominati “scatole di sardine”, le divi-se di panno con le “mollettiere” per fa-sciare le gambe e le pezze da piedi dentrole scarpe.Nel libro, oltre alle fotocopie di docu-menti autentici conservati nell’archivio diStato, vi si trovano interessanti fotografied’epoca, manifesti, pagine di giornali,spartiti di canzoni, vignette. Si descrivonoanche aneddoti, avventure private o vi-cende “dietro le quinte” dei personaggidi allora. Non manca nulla, infatti, perchéquesto libro sia una vera raccolta di noti-zie e di spunti per comprendere un perio-do tanto nero della nostra storia. Un librosemplice e complesso nello stesso tempo.Un libro che dovrebbe essere letto dai ra-gazzi e dai loro professori. Un libro di ve-rità sul quale riflettere per comprenderefino in fondo cosa vuol dire la parola dit-tatura.

Teresa Vergalli

VIRGINIO GIOVANNI BERTINI, DONATELLA FRANCESCONI, GIULIO SENSI

Il corpo e l’animaCronache di diritti negati e lotte originaliEdizioni ETS, Pisa 2007, pp. 116, € 10,00.

G li squilli di tromba che annuncianovittorie per i poveri oppure l’avviodi inarrestabili processi di liberazio-

ne si sono assai diradati in questi ultimianni, sia sugli scenari planetari sia su piùridotti contesti locali. E, allora, quando sidanno certi piccoli-grandi successi è buo-na cosa raccontarli, renderli visibili, spie-garli: affinché gli interessati ne ricavinomotivi di consolazione che si può ancoravincere e ne traggano utili indicazioni dimetodo di lotta. Sì, perché il conflittonon è scomparso dalla nostra società, masi ripropone in forme sempre nuove.Quindi le pagine di questo Il corpo e l’anima sono importanti non solo per ladifesa della memoria − che pure è vitale −,ma per il futuro, per le altre dure proveche attendono i movimenti impegnati sul

libri

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terreno dei diritti e nella difesa daiguasti di quella che Marco Revelliha definito una vera e propria“apocalisse antropologica in atto”.Lo hanno scritto, questo libro, duegiornalisti militanti, DonatellaFrancesconi e Giulio Sensi e un sin-dacalista atipico della CGIL Luc-chese, Virginio Bertini. Due le storie che si intrecciano inqueste pagine: quella più recente diSalah, intellettuale marocchino daquindici anni in Italia e inopinata-mente minacciato di espulsione perun cavillo burocratico e la vicendadella piccola comunità romena,che, sempre a Lucca nel 2000, sep-pe rispondere con decisione allastessa minaccia di allontanamento.Attorno ai loro casi, nel primo co-me nel secondo, si creò un vastoschieramento di opinione pubblicache, anche in una città difficile co-me Lucca, seppe allargarsi, conqui-stare importanti spazi civili, politi-ci, culturali e vincere. Due piccoli miracoli, nutriti di pa-zienza, tenacia, creatività: si pensi,per esempio, all’occupazione dellacentralissima chiesa di San Michelenel 2000, oppure allo sciopero del-la fame, due forme di lotta inusualiper la città e abbastanza ai marginidelle tradizioni del movimento sin-dacale, o anche all’uso intelligentedell’informazione tramite i nuovistrumenti on line… E l’«osti na -zione della speranza», la suggestivaimmagine di Tonino Bello citata daDon Santoro nella Prefazione, hapagato e in ben due occasioni, manon è difficile rendersi conto che

tante e tante altre vicende simili aquelle affrontate e vinte dal movi-mento lucchese si stiano preparan-do nella pancia profonda della no-stra società. Le inducono le osses-sioni securitarie di tanti sindaci, so-prattutto ma non solo leghisti: pri-mi cittadini zelanti tutori dellemerci e non del benessere colletti-vo che, più o meno consapevol-mente, stanno approntando scenaripolitici, legislativi, normativi deltutto inediti almeno dal tempo del-le sciagurate leggi razziali del1938: individuare come “colpevo-li” interi gruppi sociali per il solofatto di esistere e cercare faticosa-mente di sopravvivere. Una vera epropria dichiarazione di guerra aipoveri tra i poveri sotto forma diregolamenti cervellotici, persecu-zioni e punizioni. E questo librovuol dare allora l’allarme sul fattoche i settori più deboli e poveri del-la società vivono oggi una condi-zione di grave disagio e le sue pagi-ne rappresentano un salutare anti-doto contro il virus razzista che civorrebbe tutti portieri di un con-dominio abitato dai soli privilegiati.

Luciano Luciani

GRAZIANO ZAPPI (a cura di)

Donne della ResistenzaTestimonianze di Staffette Partigiane della Pianura bologneseStampa Cooperativa sociale Arcobale-no, BentIvoglIo (BO) e Comitato antifa-scista “Il casone partigiano” di San Pie-tro in Casale, 2007, pp. 80, s.i.p.

S tampate in terza di copertina,cinque righe dello storicoAlessandro Portelli, focaliz-

zano al meglio il senso e il valoredella testimonianza resa attraversola voce: «La storia orale distinguetra eventi e racconti, tra storia ememoria, proprio perché ritieneche i racconti e le memorie sonoessi stessi fatti storici». Innervati inquesta cifra di significativi vissutidiretti, ecco dipanarsi ricordi e me-morie di sette giovani donne impe-gnate nella Resistenza bolognese,tra S. Pietro in Casale e Galliera:

Emma Rimondi, Rina Maria Presi-ni, Carmen Rossi, Fernanda Goli-nelli, Maria Baccilieri, Leda Galup-pi, Giorgina Garuti. C’è anche Ma-risa Zanetti, bimbetta furba di setteanni, che inganna con ingenuocandore e disarmanti bugie, do-mande insidiose di tedeschi e fasci-sti che cercano i suoi familiari so-spettati di essere tra i partigiani. In-somma, una bella tempra, questabambina, capace di burlare militariesperti carpendo anche qualchecioccolatino da chi veniva soave-mente gabbato.I tempi e le situazioni evocate scor-rono nelle pagine con ruvida sinte-si e secca semplicità; senza fronzolie lungaggini. Come, ad esempio,rammenta Giorgia Garuti: «La miaera una famiglia povera. Lavoravoin risaia e in campagna. Non c’era-no mai soldi. Noi, con la guerra diLiberazione volevamo che i tede-schi andassero via. Loro venivanoin casa, se c’erano delle uova leprendevano, se c’era del pane loprendevano... Noi ci siamo orga-nizzati, gli uomini che erano statimilitari ci hanno insegnato ad usarele armi anche. C’era anche qualchesfollato che si era unito a noi... Miavevano dato una bicicletta, perchéio non avevo neanche la bicicletta...Ricordo Albertina Girotti che face-va le azioni di notte. Lei abitava aFuno. L’hanno uccisa in battaglia aSant’Agostino. Il suo corpo l’han-no portato giù per il Reno e poi ilgiorno dopo l’hanno portata al ci-mitero di nascosto... mio fratello

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24 l patria indipendente l 24 febbraio 2008

c’era anche lui lì in battaglia, manon mi disse nulla». Ecco, il tempoera quello, come lo ricordo an-ch’io. Compreso “il non mi dissenulla”, imposto dalla clandestinità,da ineludibili ragioni di sicurezzaaspre e sofferte, tali da non renderepossibile nemmeno l’ultimo addioa chi perdeva la vita ed era stato trale tue stesse file. Anche la pietà eramorta; come cantava lentamente,quasi sottovoce, una canzone parti-giana. Che anche in queste pagineritroviamo pienamente, dette conspoglia franchezza e buon sensopopolari, talvolta ombreggiati daritrosie e pudori. L'esatto contrario− non è fuori luogo osservare − diquanto si vede ovunque ai nostrigiorni.

p.d.l.

GUIDO FASSÒ

Storia della filosofia del dirittoVol. III (Ottocento e Novecento)Editori Laterza, 2005 pp. 536, € 30,00.

GIORGIO CAMASSA

Atene. La costruzionedella democrazia“L’Erma” di Bretschneider, 2007, pp.126, s.i.p.

«F inalmente esiste in Italia(dico in Italia, ma potreidire sulla faccia della ter-

ra) una Storia della filosofia del di-ritto, non angustamente scolastica,non puramente nozionistica, e perdi più completa». Con queste paro-le, ancora attuali, Norberto Bobbiosalutò, una quarantina d’anni fa,l’uscita della massima opera, tutto-ra insuperata, del giurista bologne-se Guido Fassò (1915-1974). Neproponiamo la quinta edizione, ag-giornata da Carla Faralli fino ai no-stri giorni.Infatti, quando ci si occupa di poli-tica − o di storia contemporanea −non si può trascurare il diritto, cheMarx ed Engels consideravanoespressione della società borghese,e perciò destinato ad estinguersi

con l’attuazione del comunismo.Proprio l’Unione Sovietica rappre-senta per noi un’interessante pale-stra di questa affascinante teoria.Infatti anche l’Urss ebbe, fin daisuoi albori, propri giuristi. Nomi come Rejsner, Stucka ePašukanis cercarono di dare al di-ritto, insopprimibile nella sua tota-lità «un fondamento nuovo − scriveFassò − che può essere esteso ancheall’ambiente sociale» (indicando co-sì nuovi percorsi, oggi non del tut-to ignorati neppure dalle destre).Sebbene di matrice borghese, percostoro, il diritto è necessario −nello Stato socialista − per attuarele riforme che porteranno allo Sta-to comunista, nel quale diverràinutile. Proprio Pašukanis definì nel 1928il diritto sovietico come «dirittoborghese... ma senza la borghesia».Sarà poi con Stalin l’avvento delladittatura del proletariato e al con-tempo con Vyšinskij, il ritorno a unnuovo diritto coercitivo asservitoalla politica. Anche in Italia il dirit-to, sia pure in termini diversi, vieneutilizzato in funzione della dittatu-ra (l’uno e l’altra prodotto, comedel resto l’unità nazionale, dellaborghesia), ma, qui, in antitesi conla demo crazia, il liberalismo e il so-cia - lismo.Infatti, scriveva Alfredo Rocco (ri-cordate il famoso codice?) «per ilfascismo il problema preminente èquello del diritto dello Stato e del do-vere dell’individuo e delle classi». InGermania invece «il giudice − scrive

Fassò − viene... concepito come rap-presentante non dello Stato, ma del-la comunità vivente del popolo tede-sco, e deve attenersi, più che alle leg-gi, alle direttive del Führer che lospirito di tale comunità incarna».Insomma il “formalismo legalistico”che nel fascismo sopravvive, nel na-zismo si dissolve.Se l’idealismo prevale in quel perio-do denso di esperienze, positive enegative, che è il primo ’900, nelsecondo subentra un periodo dinuove esperienze, nuove riflessioni,nuovi contributi, anche attraversola rilettura di Kant e perfino di Ari-stotele.Ciò non è esagerato se pensiamoche oggi c’è chi − incoraggiato daintellettuali come Luciano Canforae Lorenzo Braccesi − sostiene che«la storia occidentale avrebbe imboc-cato ad Atene la via che porta adAuschwitz». È quanto affermaGiorgio Camassa − navigato anti-chista − nel suo Atene. La costru-zione della democrazia. Infatti, se ènel ’900 che le masse irromponoprepotentemente sullo scenariodella storia occidentale (pensiamoal socialismo reale, ma anche all’O-locausto) «il totalitarismo non èimmaginabile − commenta Camas-sa − se non come una manifestazio-ne di una società di massa», ele-mento comune, quest’ultimo, alledue antìtesi (tirannide e democra-zia, la seconda come antidoto dellaprima). Le premesse ci sono tutte per un“pamphlet” che analizza le cause, i pròdromi, la gestazione di que -sta nuova forma di governo che,sempre limitata nelle sue sporadi-che apparizioni nel corso dell’evomedio e dell’evo moderno, sarà −soltanto nell’epoca contempora-nea − la vera protagonista del di-battito politico mondiale, non-ostante le tentazioni di piegarla asemplice simulacro da parte deipoteri forti. Ecco quindi un’appassionante in-troduzione alla lettura, più prosai-ca, dei tre volumi di Fassò, i quali,partendo dai presocratici, racconta-no il cammino della filosofia del di-ritto fino ad oggi. La quale, ricor-diamo, studia i diversi modi di por-si il problema del diritto nelle varieepoche e civiltà.

Luca Sarzi Amadè