oste Italiane S.p.A.- Spedizione in Abbonamento Postale...

of 68 /68
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Roma

Embed Size (px)

Transcript of oste Italiane S.p.A.- Spedizione in Abbonamento Postale...

Post

e Ita

liane

S.p

.A.-

Sped

izion

e in

Abb

onam

ento

Pos

tale

- D.

L.35

3/20

03 (c

onv.

in L

.27/

02/2

004

n46

) art

.1 co

mm

a 1,

DCB

Rom

a

II copertina

sommario

Mensile dellAssociazione Italia Nostra419 luglio/agosto 2006

Soci onorariPier Fausto Bagatti Valsecchi

Giorgio Luciani

Alessandro Merli

PresidenteCarlo Ripa di Meana

Vice PresidentiMarco Parini

Maurizio Sebastiani

Rossana Bettinelli

Consiglio direttivoMirella Belvisi

Salvatore Ciaravino

Piero Ferretti

Alberto Ferruzzi

Minuccia Fontana

Bruno Giampaoli

Giovanni Losavio

Andrea Malacarne

Antonio Mansi

Raffaele Mazzanti

Franco Medici

Adele Nicoletti

Gherardo Ortalli

Domenico Palezzato

Maria Letizia Panajotti

Marco Piacentino

Giacomo Rech

Maria Teresa Roli

Oreste Rutigliano

Floriano Villa

Giunta

Mirella Belvisi

Alberto Ferruzzi

Maria Letizia Panajotti

Giacomo Rech

Oreste Rutigliano

Collegio dei Revisori dei conti

Luigi Colombo

Andrea Del Sarto

Roberto Giliberti

Collegio dei Probiviri

Giancarlo Bagarotto

Gianluigi Ceruti

Franca Guelfi

Italia Nostra Onlus Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione (riconosciuta con D.P.R. 22 VIII-1958, n. 1111)

Italia NostraPubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Roma il 6 marzo 1957, n5683 Sped. A.p., art. 2 c. 20/b45% legge 662/96Filiale di Roma

Direttore ResponsabileCarlo Ripa di Meana

Hanno collaboratoAndrea CostaDafne ColaRoberto ConteGiovanni De PascalisGabriella MecucciIrene Ortis

GraficaGraziosi e Associati sas

StampaI.g.r. Industria graficaRomanasede legale e stabilimentovia Cancelleria 2400040 Cecchina RM

Indirizzario Mauro Di Bartolomeo

SedeVia Nicol Porpora 2200198 Romatel. 06.8440631fax 06.8844634P.I. 02121101006C.F. 80078410588

e-mail:[email protected]

e-mail redazione:[email protected]

sito internet:http://www.italianostra.org

Adesione a Italia NostraSocio Ordinarioquota annuale euro 31,00quota triennale euro 80,00Socio Familiare: quotaannuale euro 20,00quota triennale euro 50,00Socio Giovane(fino a 18 anni): quotaannuale euro 10,00quota triennale euro 25,00

Socio ordinario studente(fino a 26 anni):quota annuale euro 15,00quota triennale euro 40,00Socio Sostenitore: quotaannuale euro 80,00quota triennale euro 210,00Socio Estero: quota annua-le euro 52,00 Versamenti su c.c.p socin48008007intestato a Italia Nostra -Romanumero verde: 800 566 177per il rinnovo tramite cartadi credito (dal luned alvenerd, ore 16.00 - 18.00)Per informazioni su abbo-namenti alla rivista per i nonsoci:Servizio abbonativia Nicol Porpora 2200198 Roma - Tel. 06.84406327

Finito di stampare:

settembre 2006

Il pensiero ufficiale

dellAssociazione sui diversi

argomenti espresso nelle-

ditoriale.

Tutti gli altri articoli rappre-

sentano lopinione dei

rispettivi autori.

Normativa sulla Privacy:

ai sensi del D.L. 196 del

30/06/03 i dati sono raccolti

ai soli fini associativi e gesti-

ti con modalit cartacea ed

elettronica da Italia Nostra.

In qualunque momento Lei

potr aggiornare i suoi dati

o cancellarli scrivendo ai

nostri uffici di Via Porpora,

22 - 00198 Roma

Foto di copertina:

IL BUSINESS CHE OSCURA IL SOLE

EDITORIALEIl grande raggiroCarlo Ripa di Meana 2Le energie che salveranno il climaDomenico Coiante 5Nucleare, ancora un noDomenico Coiante 14Chi ha paura dellenergia pulitaLeonardo Libero 20Cos usciremo dallera del petrolio Jeremy Leggett 24Macchine contro il paesaggio Oreste Rutiglian 27Limpegno del Cnp Oreste Rutigliano 30Ghigliottine per lavifauna Stefano Allavena 31DER SPIEGEL 33

IL DELIRIO DEI MULINI A VENTOEuropa Nostra - Attenti a quelle pale 38

DICHIARAZIONIGiuliano Amato, Carlo Rubbia, Giancarlo Galan, Daniele Capezzone,Ernesto Galli della Loggia, Emanuele Sanna, Petrini, Emiliani, La Malfa

TESTIMONIANZERenato Soru, Sardegna 43Pietro Scarpellini, Umbria 45Enzo Cripezzi, Puglia 48Chi boicotta il soleOreste Rutigliano 51Tutti pazzi per il fotovoltaicoGiovanni De Pascalis 52Il sol dellavvenirePaul Roberts 56Biomasse 60Scandalo assimilate 62Rigassificatori 63

GLOSSARIOUnit di misura dellenergia 64

editoriale

2

Il grande raggiroIl grande raggiro

ono consapevole della novit e della delica-tezza di questo numero del Bollettino di ItaliaNostra che, per la prima volta nella lunga sto-

ria dellAssociazione, cerca di fare il punto sullaquestione energia in Italia.Quando Italia Nostra negli anni cinquanta si costi-tu, la questione energia non si poneva nelle ri-flessioni prevalenti di quel decennio. LItalia di-sponeva di una importante quantit di energia rin-novabile prodotta dallidroelettrico, che allora erauna voce importante nel bilancio energetico italia-no del dopoguerra, e spiccava come primato tra ipaesi che si avviavano allintegrazione europea. Ita-lia Nostra, negli anni sessanta, in particolare conscritti e discorsi del Presidente Giorgio Bassani (Ita-lia da salvare, Einaudi, 2005,pag.20,21,28), sollevfondate obiezioni paesaggistiche contro lImpian-to per la conversione del metano liquido in gas nel-la baia di Panigaglia, presso La Spezia, nel 1966, esulla scelta di Porto Tolle per la grande Centraleelettrica nelle valli di Comacchio. Pi tardi, nel 1985,convoc una Tavola Rotonda nazionale su: Ener-gia verso il XXI secolo e fu pubblicato un quader-no con il punto di vista dellassociazione (luglio1985). Tutto, per, nel segno della ricerca e dellostudio. Solo trentanni dopo, nella seconda metdegli anni ottanta, sotto la pressione drammatica diChernobyl, Italia Nostra, che aveva nel suo Consi-glio Direttivo un eminente fisico, Gianni Mattioli,decise di sostenere labbandono del nucleare nelcampo energetico con un Referendum che raccol-se una larga maggioranza. Si veda il BollettinoNr.240 di Italia Nostra (luglio 1986), dal titolo Fi-ne dellera nucleare.Un convegno europeo di Italia NostraOggi la questione dellenergia, anche da parte diuna Associazione come la nostra che opera in prio-rit per la tutela e la conservazione del patrimoniopaesaggistico, artistico e naturale della Nazione, haassunto una tale rilevanza e urgenza da imporci

una riflessione approfondita, a cui Italia Nostra chiamata a dare seguiti concreti. Difatti, a partiredallattualit geopolitica internazionale, per poi pas-sare alle mutazioni climatiche, allincidenza dellescelte energetiche sul territorio e sugli stessi stili divita, per la crescente scarsit di combustibili fossi-li, per i crescenti consumi energetici in ogni ango-lo del pianeta, per la necessit di diversificare geo-graficamente gli approvvigionamenti di combusti-bili fossili, si deve dare inizio, anche nel nostroorizzonte limitato, ad orientamenti nuovi per beneoperare nel futuro. evidente che come Italia No-stra Nazionale dovremo, nel corso del prossimo an-no, organizzare un Incontro Europeo, cos comegi proposto dal Comitato Regionale Toscano, permettere su basi salde gli orientamenti di fondo sul-la questione energetica. Questo numero del Bol-lettino ne lannuncio e insieme il primo contri-buto.Abbiamo deciso di partire da un capitolo, per il mo-mento minore, quello delle energie rinnovabili. Alquale si collegano, per, le pi appassionate spe-ranze nella ricerca e nella sperimentazione. Va det-to che oggi, nel 2006, con le sole energie rinnova-bili, di cui le pi tecnologicamente mature, leoli-co e il solare, hanno caratteristiche intermittenti, si ancora lontanissimi dalla soluzione dei maggio-ri problemi, e quindi anche dal raggiungimento deiprimi obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto, damolti considerato chimerico. Il Trattato internazio-nale divenuto operativo nel febbraio di questan-no, i cui obiettivi possono essere perseguiti a me-dio termine, con maggiore efficacia, rispetto alleattuali possibilit delle rinnovabili, attraverso unastrategia incentrata sulla diffusione a ogni livello diquei programmi tecnologici che permettono di rag-giungere la pi alta efficienza energetica, e quindidi ridurre al minimo gli sprechi di energie e di ri-sorse.Nessuna svolta decisiva a breve

Carlo Ripa di Meana S

I limiti ancora oggi insuperabili delle energie rin-novabili di cui indispensabile tener conto in ognianalisi per evitare che si possa diffondere unim-prudente attesa di svolte decisive a breve, ci im-pongono, dunque, di classificare il contributo del-le rinnovabili come contributo ancora non decisi-vo nei bilanci energetici. Ciononostante, questo set-tore presenta elementi di estrema attualit su cui,per, dobbiamo portare parole di chiarezza. Ini-ziando con il riconoscere che, come abbiamo gidetto, preliminare a ogni ipotesi per le rinnova-bili rivendicare la possibilit concretissima di ra-zionalizzazione, per poter poi dare, appena possi-bile, ali alla produzione crescente del combustibi-le rinnovabile per eccellenza, lidrogeno, nella suaera futura.Perch il lettore del nostro Bollettino possa orien-tarsi con piena cognizione dei fatti, abbiamo chie-sto al maggiore esperto italiano di energie rinno-vabili, Domenico Coiante, di raccogliere nel me-morandum Contrastare la crisi climatica e in unaseconda scheda dedicata al nucleare civile oggi nelmondo, Nucleare, ancora un no, la descrizionedelle diverse forme di energie, con i loro pregi e iloro limiti, per fornire al lettore un quadro di rife-rimento aggiornato e problematico. Questo Bol-lettino contiene, inoltre, a mo di inserto, ap-profondimenti sulle esperienze in materia di rin-novabili che negli ultimi anni hanno caratterizzatole scelte della Germania, paese guida nel Conti-nente, raccolte dal settimanale Der Spiegel. Il no-stro Bollettino pubblica poi, presentandola in sche-de, una vasta documentazione di base, in partico-lare sulla questione eolica in Italia e sul fotovoltai-co, le due rinnovabili che al momento, seppure conun largo margine di vantaggio per leolico, si con-tendono il futuro del rinnovabile nel nostro paese.Nel numero stesso, oltre allinserto Der Spiegel, stata raccolta unampia documentazione fotografi-ca riferita alla intrusione violenta degli impianti in-dustriali eolici nel paesaggio italiano, con i nomidei comuni dove sono stati realizzati, accompa-gnata da una lunga serie di opinioni, giudizi, com-menti, pareri espressi negli ultimi anni da studiosi,esperti, giornalisti, legislatori e decisori politici.Eolico, ci che non vaLa tesi centrale di questo numero del Bollettino che, anche per lassenza nel nostro paese delle ver-

sioni off-shore delleolico industriale e del mini-eo-lico a utilizzazione ridotta e familiare, e nellattesadi una verifica concreta del progetto di eolico di al-ta quota studiato dallingegnere Massimo Ippolito(vedi nota tecnica a pag. ...), lenergia eolica rin-novabile si manifesti in Italia nei suoi impianti in-dustriali con ingombri, peso, altezza, scassi, viedaccesso non mitigabili in relazione alla tutela delpaesaggio. Si pu dire che Italia Nostra labbia, difatto, gi testimoniato nella sua azione quotidianacontrapponendosi in moltissime regioni (Liguria,Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio,Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Ca-labria, Sicilia e Sardegna) con Comitati di base con-tro gli impianti annunciati e, purtroppo, in parte girealizzati, ricorrendo in ben otto di queste regionia ricorsi amministrativi e giudiziari a tutti i livelli.Questa battaglia, che ha ormai alcuni anni (nel 2002-2003 il nostro Consiglio Nazionale ha approvato treordini del giorno esprimendo crescenti riserve fi-no alla proposta di moratoria nazionale nel 21 mar-zo 2004), ha gradualmente conquistato vasti setto-ri dellopinione pubblica, ed riuscita in alcune re-gioni, in particolare in Sardegna, in Puglia, nel Mo-lise e in Basilicata, a ottenere moratorie e riduzio-

3

ni di progetti. Tuttavia, lassalto affaristico ripre-so negli ultimi mesi con una virulenza impressio-nante che lEspresso, con una sua recente inchie-sta riprodotta nelle pagine seguenti, ha descritto inmodo mirabile. In questa contrapposizione ItaliaNostra, e con Italia Nostra il Comitato Nazionaledel Paesaggio, la Coldiretti, Altura, Wilderness,Mountain Wilderness, la LIPU, il Club Alpino Ita-liano, hanno incessantemente denunciato la asso-luta irrilevanza, sia energetica sia a proposito del-le mutazioni climatiche, della scelta eolica. Irrile-vanza gi chiarissima oggi, ad un livello di circa1.800 Megawatt di potenza di picco installata, e an-cora egualmente irrilevante anche nellipotesi estre-ma (quella sostenuta da Legambiente) di 10.000Megawatt:1.800 Megawatt3,2 miliardi di chilowattora elettrici (1% del fabbi-sogno elettrico italiano, 0,37% del fabbisogno ener-getico totale italiano)circa 2 milioni di tonnellate di gas serra risparmia-ti (0,4% sul totale di circa 500 milioni di tonnella-te)10.000 Megawatt18 miliardi di chilowattora (5,5% del fabbisognoelettrico italiano, 2% del fabbisogno energetico to-tale italiano)circa 11 milioni di tonnellate di CO2 risparmiate(2,2% sul totale di 500 milioni di tonnellate)Questa dunque la situazione nei suoi termini rea-li: leolico industriale italiano nulla di influente purisolvere n sul piano energetico, n per ottenereuna drastica riduzione dei gas a effetto serra. Ri-cordo che il Protocollo di Kyoto ci chiede di ridur-re entro il 2012 del 18% le emissioni a effetto ser-ra, per cui si conferma la natura puramente finan-ziaria e speculativa dellattuale corsa alleolico, ba-sata su una catena di generosissimi incentivi fi-nanziari, i certificati verdi, in particolare (un mer-cato speciale di azioni corrispondenti a quantit dienergia da fonte rinnovabile, a cui sono forzati igrandi distributori di energia proveniente, invece,da fonte fossile), tali da permettere la remunera-zione dei capitali investiti in soli 3-4 anni.Il business del ventoIn conclusione, riteniamo incomprensibile e con-traddittoria la ormai decennale campagna di pro-mozione dellEolico industriale pervicacemente

condotta, con calcolo non innocente, da larga par-te della stampa italiana e sostenuta da Legambien-te con la sua azione quotidiana e con il suo Proto-collo dintesa con lOrganizzazione degli industrialidel vento, lANEV, a cui si , negli ultimi mesi, ag-giunto con proprio Protocollo il WWF. I promoto-ri delleolico sanno benissimo che leolico in Italianon risolve nulla, nulla di decisivo. Legambiente egli altri promotori si diano pace: rispetto alle fina-lit esibite a gran voce, il conficcare migliaia di tor-ri eoliche alte tra i 100 e i 140 metri (Vestas, V-80)sui crinali appenninici, in particolare sulle gran-diose montagne dellAbruzzo e della Calabria, su-gli acrocori affacciati sul mare, sulle distese di uli-veti secolari della penisola salentina, sulle monta-gne, sulle colline e sulle coste di Sardegna e Sici-lia, a ridosso di citt darte e di monumenti di rile-vanza nazionale e internazionale, nonch nei Par-chi nazionali e nelle aree tutelate di diversa specie:si pensi in Toscana a Scansano, nel cono visivo delCastello di Monte Po (si veda larticolo di Carlin Pe-trini, lo Specchio La Stampa, 2-09-2006); in Moli-se a Saepinum (segnalo linteressantissimo e do-cumentato articolo di Vittorio Emiliani su Airone,luglio 2006); in Puglia a Lecce e a Castel del Mon-te; in Umbria a Perugia e in Val Nerina (si legga iltesto di Pietro Scarpellini, di seguito) rappresente-rebbe nientaltro che lultimo scempio del paesag-gio. Uno scempio del paesaggio ed unaggressio-ne allambiente che, se portate alle loro estremeconseguenze, gi nellipotesi intermedia di 5.000Megawatt di potenza di picco installata corrispon-derebbero, prima di tutto nel Mezzogiorno e nelleIsole, al colpo di grazia a quel che resta della bel-lezza e della riconoscibilit del paesaggio italiano.Puntare sul fotovoltaicoLa tesi di questo numero del nostro Bollettino chesi debba puntare sul Fotovoltaico. Si pu far de-collare sul serio, finalmente, il Fotovoltaico e tuttele altre energie solari. Ridurre drasticamente glisprechi inaccettabili nel campo dei trasporti e del-le abitazioni civili. Puntare sulla cogenerazione dielettricit e calore attraverso centrali di piccola emedia taglia. Utilizzare tutte le altre tecnologie ener-getiche rinnovabili a nostra disposizione: biomas-se, geotermia, mini idroelettrico. Investire infinemassicciamente sullidrogeno come vettore ener-getico e nel campo degli accumulatori elettrici.

editoriale

4

l protocollo di KyotoIl folto gruppo di scienziati che sotto legida del-lONU sta studiando dal 1988 le alterazioni del

clima terrestre, ha convenuto che il contributo pirilevante a questo fenomeno quello dovuto alleemissioni di carbonio, che si accompagnano alle at-tivit umane. In particolare si rilevato che la com-ponente di maggiore incidenza deriva dalle emis-sioni provenienti dalla crescita esponenziale del con-sumo mondiale di combustibili fossili. Nel 1997 aKyoto la terza Conferenza sul clima globale ha pro-posto un patto tra tutte le nazioni per cercare di por-re rimedio alla crescita abnorme della concentra-zione in atmosfera di anidride carbonica e di altrigas a effetto serra. Il patto, presentato a Kyoto nel-la sua forma definitiva, stato ratificato da nume-rosi Paesi, tra cui lUnione Europea e lItalia con es-sa. Il Protocollo di Kyoto divenuto operativo nelfebbraio 2006. Nonostante che alcuni importanti pae-si industriali, tra cui primeggiano gli USA e lAustra-lia, non lo abbiano ancora ratificato, il patto ormaidivenuto legge internazionale. Dal 2006, i Paesi ade-renti allONU sono tenuti al rispetto rigoroso dellaquota di emissioni, che a ciascuno di essi viene as-segnata dal Protocollo. Tale strumento, pur insuffi-ciente a contrastare completamente la crisi climati-

ca, soprattutto perch privo di vincoli nei confrontidelle cosiddette economie emergenti, costituisce co-munque un notevole passo avanti verso lobiettivodel rispetto dellambiente globale, cio verso il co-siddetto sviluppo sostenibile dellumanit.

Limpegno di Kyoto per lItaliaConsumo energetico annualeIl consumo energetico italiano del 2004 stato equi-valente a 197,8 milioni di tonnellate di petrolio(Mtep), di cui solo 16,5 Mtep provengono dalle fon-ti rinnovabili endogene e 10 Mtep entrano nel bi-lancio come energia elettrica importata. Quindi, am-mettendo ottimisticamente che tutta lelettricit im-portata sia esente da emissioni di CO2, rimangonocirca 171,3 Mtep che derivano dai combustibili fos-sili e che, quindi, sono accompagnati da emissionidi gas serra nellambiente. Emissioni di anidride carbonica.Secondo lENEA, il contributo proveniente dal set-tore dei consumi energetici italiani alle emissionicomplessive di gas serra stato per il 2004 pari a 477milioni di tonnellate in termini di CO2 equivalente.Pertanto si pu concludere che ogni Mtep consu-mato in Italia nel 2004 di provenienza dai combu-stibili fossili stato accompagnato in media dalle-

Domenico CoianteFisico nucleare

le rinnovabili

5

I

Le energie chesalveranno il climaLe energie chesalveranno il clima

Domenico Coiante, laureato in fisica, ha lavo-rato allENEA come ricercatore e dirigentescientifico dal 1960 al 1997. Dal 1969 al 1975si occupato di fusione nucleare presso i la-boratori di Frascati. Dal 1975 al 1979 ha lavo-rato al settore della sicurezza nucleare. Dal1979 al 1997 stato il responsabile nazionaledellENEA per il settore delle fonti energetiche

rinnovabili. Autore di numerose pubblicazio-ni scientifiche su riviste sia italiane che stra-niere, ha pubblicato nel 2004, con franco An-geli, il libro: Le nuove fonti di energia rinno-vabile. Fa parte del Direttivo nazionale degliAmici della Terra, del Consiglio scientifico diASPO Italia e collabora con il Comitato Nazio-nale del Paesaggio dal 2002.

LESPERTO DI ENERGIA PROVENIENTE DALLENEA

missione 2,78 milioni di tonnellate di CO2 equiva-lente.Obiettivo del Protocollo di KyotoLItalia, assieme allUnione Europea, ha sottoscrittoil Protocollo di Kyoto ed quindi vincolata allos-servanza delle norme in esso contenute. Lobiettivodi Kyoto per lItalia stabilisce che le emissioni deigas serra debbono essere ridotte entro il 2012 del6,5% rispetto al valore del 1990. Per il settore ener-getico italiano il valore di riferimento posto a 419milioni di tonnellate. Ci significa che le emissionidel sistema Italia devono scendere da 477 milioni ditonnellate del 2004 a 392 milioni di tonnellate. Dettaglio dellimpegno

Pertanto necessario ridurre le emissioni annualidi anidride carbonica del nostro sistema energeti-co di 85 milioni di tonnellate nel corso dei prossi-mi 8 anni. Occorre cumulare ogni anno una nuo-va riduzione di 10,6 milioni di tonnellate, per unabbattimento totale al 2012 del 17,8% rispetto al li-vello del 2004. Passando dalle emissioni alle quan-tit di combustibili fossili che le producono, do-vremmo sostituire con energia pulita una quantitdi 3,8 Mtep allanno di energia fossile fino a cu-mulare una sostituzione energetica per circa 30Mtep nei prossimi 8 anni. Luso del verbo al con-dizionale sta ad indicare che il meccanismo buro-cratico del Protocollo di Kyoto permette anche di

le rinnovabili

6

rispettare limpegno di riduzione delle emissionisenza dover ridurre la quantit di combustibili fos-sili bruciati. Infatti, leccesso di emissioni pu es-sere azzerato mediante lacquisto di una corri-spondente quantit di mancate emissioni da partedi un altro Paese che si trovi al di sotto dellobiet-tivo ad esso assegnato dal Protocollo. Questo mec-canismo di mercato delle emissioni, noto comeemissions trading, stato messo in moto conte-stualmente allavvio del Protocollo di Kyoto. Essopermette di acquistare da terzi il diritto ad emette-re gas serra senza effettuare modifiche al sistemadi produzione energetico, ovviamente nei limitidella convenienza economica.

Per mantenere limpegnoIl ricorso alla costosa prassi delle emissions trading da escludere per un paese come lItalia gi pe-santemente indebitato verso lestero per lacquistodi energia primaria. Dobbiamo, pertanto, fare ricor-so alle fonti energetiche esenti da emissioni di CO2.Esse sono essenzialmente tre, una virtuale e due ef-fettive: il risparmio energetico, le fonti di energia rin-novabile e il nucleare. Tralasciamo per il momentolargomento molto delicato e controverso del nu-cleare per motivi che saranno oggetto di uno speci-fico esame in un successivo articolo e poniamo lanostra attenzione sugli altri due argomenti. Di fattosi deve registrare che nellimmediato, per sostituireuna parte dei combustibili fossili, abbiamo a dispo-sizione soltanto il risparmio energetico e le fonti rin-novabili, quali lidroelettrico, il geotermico, il sola-re termico, il solare termodinamico, il solare foto-voltaico, leolico e le biomasse.In definitiva, se non vogliamo aggravare ulterior-mente la bilancia dei pagamenti acquistando, oltreal petrolio, anche i diritti di emissione dallestero, nonpossiamo fare altro che rivolgerci al risparmio ener-getico e alle fonti rinnovabili. Il contributo comples-sivo da queste fonti deve crescere dai 16.5 Mtep at-tuali di ulteriori 3.8 Mtep allanno fino ad arrivare acirca 47 Mtep nel 2012. Questo numero potrebbesembrare piccolo, ma se lo paragoniamo alla pro-duzione attuale di energia rinnovabile, si vede im-mediatamente che si tratta di una quantit conside-revole di energia. Lincremento di 3.8 Mtep allanno,paragonato alla produzione totale di tutte le fonti rin-novabili del 2004, corrisponde ad un tasso annualedi crescita del 23% a partire da subito. Si tratta di untasso enorme, che pone a tutto il settore del rispar-mio e delle fonti rinnovabili una formidabile sfida.La risposta a questa sfida costituisce un argomentomolto dibattuto e spesso molto aggrovigliato sul pia-no logico, soprattutto a causa delle implicazioni ideo-logiche, che, a torto o a ragione, vengono associateal modello di sviluppo sociale a cui far riferimento.Unaltra frequente causa di discussione poi dovu-ta alla mancanza della chiara percezione tecnica cir-ca lo stato e la consistenza delle varie tecnologie del-le fonti rinnovabili. Infatti, si registra spesso, soprat-tutto negli interventi dei politici, un errore di collo-cazione temporale delle proposte dovuto al fatto che

7

le varie tecnologie in questione si trovano oggi in undiverso stadio di sviluppo. Avviene cos che si con-siderino come ormai mature, sia sul piano tecnico,sia su quello economico, alcune tecnologie che inrealt si trovano ancora distanti dalla maturit. Lepromettenti caratteristiche di sviluppo di tali tecno-logie, del tutto futuribili, vengono scambiate per at-tuali e si considera come acquisibile subito il lorocontributo energetico, altrimenti da collocare nel fu-turo pi o meno lontano. In definitiva, unanalisi ac-curata della situazione non pu prescindere da unar-ticolazione temporale dellargomento basata sullo

stato effettivo delle diverse tecnologie rinnovabili. Oggi, si possono considerare mature e disponibilisul mercato le tecnologie afferenti allidroelettrico,al geotermoelettrico, al risparmio energetico, al so-lare termico e alleolico. Vanno considerate maturesul piano tecnico, ma ancora non completamentecompetitive, le tecnologie delle biomasse (compre-so il settore dei recuperi energetici dai rifiuti). Il so-lare termodinamico, nella situazione climatologicaitaliana, a poche lunghezze dalla competitivit,mentre il solare fotovoltaico, che strategicamenteappare come il pi promettente, oggi si trova eco-nomicamente pi lontano dalla concorrenzialit.Ad una situazione cos articolata corrisponde chia-ramente una risposta altrettanto articolata rispettoalle opzioni praticabili e ai tempi. In altre parole, oc-corrono una serie di provvedimenti che attingano atutta la gamma delle soluzioni disponibili. Questevanno considerate, sia rispetto allo stato presentedella tecnologia, sia rispetto al loro processo evo-lutivo, sia infine, ma non ultimo, rispetto alla lorocompatibilit quantitativa e qualitativa con le altreattivit umane presenti sul territorio. In sostanza, lanecessit di contrastare la crisi climatica porta in evi-denza il ricorso alle fonti rinnovabili, ma tale esi-genza deve essere soddisfatta mediante una sele-zione rigorosa delle scelte in modo da salvaguarda-re sia gli aspetti economici, sia i valori territoriali nonstrettamente economici, come quelli collegati allacultura, alla storia e allestetica dei luoghi.

Interventi immediatiIdroelettrico e geotermoelettricoQueste fonti sono ormai completamente mature. Puressendo state ampiamente utilizzate nel passato inItalia, tuttavia esse sono suscettibili di ulteriori svi-luppi. La quantificazione del loro possibile apporto per materia di discussione, soprattutto a causadel fatto che entrambe le fonti presentano notevolidifficolt di accettazione nel territorio a causa del lo-ro impatto ambientale non trascurabile quando il lo-ro impiego debba essere fatto su larga scala (come nel caso italiano). Inoltre, proprio perch gi ab-bondantemente sfruttato, il loro potenziale energe-tico residuo non si presta a garantire la continuitnel medio e lungo termine della crescita del tasso disostituzione dei fossili, come richiesto da Kyoto.Pertanto, pur tenendo presente lesistenza di que-

le rinnovabili

8

ste opzioni, non si proceder qui a quantificare ilpossibile contributo.

Risparmio energeticoSempre nel breve termine, si pu ricorrere alle mi-sure di risparmio energetico in tutti i settori di con-sumo, ma soprattutto nel settore dei trasporti, che responsabile della quota maggiore di emissioni digas serra, oltre che di numerosi altri tipi dinquina-mento. Mentre negli altri settori energetici il sistemaproduttivo italiano ha effettuato costantemente neltempo una riduzione dellintensit energetica, tantoda essere considerato come uno dei migliori al mon-do, il settore dei trasporti ha reagito al miglioramen-to in un modo anomalo. Nel passato, laumento ge-nerale dellefficienza energetica dei motori, associa-to al lungo periodo di stabilit del prezzo del petro-lio, invece di produrre una diminuzione dei consu-mi ha prodotto un aumento della potenza media deimotori del parco degli autoveicoli e di conseguenzail consumo totale aumentato. Lattuale rapida cre-scita del prezzo del petrolio avr indubbiamente uneffetto di contenimento, ma questa tendenza sar for-temente contrastata dalla continua crescita della do-

manda di mobilit. Pertanto, volendo realizzare unaquantit apprezzabile di risparmio energetico, oc-corre guidare il processo di riduzione del consumodegli autoveicoli mediante interventi promozionalie normativi che privilegino gli autoveicoli ad alta ef-ficienza rispetto a quelli dispersivi (vedi i S.U.V.). Atitolo di esempio della quantit di energia che pos-sibile risparmiare, si pu citare il fatto che lattualetecnologia dei nuovi motori diesel a basso consumoconsentirebbe un risparmio di circa 2.5 Mtep allan-no qualora essi venissero adottati dallintero parcodi autovetture circolanti in Italia. Ulteriori riduzioni,per altro tecnicamente possibili, sarebbero di pi dif-ficile attuazione. Come si vede le quantit in giocosono confrontabili con la richiesta di riduzione di 3.8Mtep del primo anno, ma i contributi per gli anni suc-cessivi inevitabilmente si andranno ad affievolire.Questo aspetto comune agli interventi di risparmioenergetico in tutti i settori duso dellenergia e di con-seguenza la strada del risparmio energetico, che senza dubbio da percorrere in tutti i settori, da solapotrebbe bastare a soddisfare gli obblighi di Kyotoper i primi anni, ma essa non consentirebbe di se-guire nel tempo il processo di riduzione delle emis-

9

sioni fino al 2012 ed oltre.

Solare termicoSi tratta della tecnologia dei collettori solari per il ri-scaldamento dellacqua per gli usi sanitari. La tec-nologia ormai matura ed ampiamente impiega-ta in numerosi altri paesi della U.E., come ad esem-pio in Germania e Austria. Le condizioni di mag-giore insolazione del nostro Paese la rendono an-cor pi competitiva soprattutto nel settore civile eresidenziale. Il contributo energetico attuale al bi-lancio italiano pressoch trascurabile, mentre ilpotenziale praticabile nellimmediato sarebbe in-gente, stimabile in circa 9 Mtep. Esiste pertanto ungrande spazio di crescita.

EolicoTra le fonti rinnovabili produttrici di elettricit, leo-lico la tecnologia che per prima ha raggiunto lacompetitivit economica. E chiaro che tale econo-micit un concetto relativo alle condizioni di ven-tosit dei siti dinstallazione degli aerogeneratori equesta condizione favorevole, in Italia, si viene atrovare soltanto nelle zone dei crinali appenninici ein alcune zone costiere e montane della Sicilia e del-la Sardegna. Purtroppo queste zone, nella maggio-ranza dei casi, vanno considerate di particolare pre-gio paesaggistico e linsediamento in esse delle cen-trali eoliche pone gravi problemi di accettabilit ter-ritoriale. Tuttavia, nonostante i contrasti locali e gra-zie soprattutto alla politica governativa di incenti-vazione economica (Certificati Verdi) che permettedi raggiungere un livello di profitto notevole per igestori degli impianti, la potenza eolica installata havisto negli anni recenti una crescita esponenziale.La potenza cumulativa, entrata in funzione in Italia,ha superato i 1700 MW alla fine del 2005. I dati del-la produzione energetica, consolidati nel 2004, dan-no 1,847 TWh annui, corrispondenti ad un rispar-mio di petrolio di 0,406 Mtep. Si tratta indubbiamentedi un contributo pi significativo di quello del sola-re termico, ma ancora del tutto insufficiente a ri-spondere agli obblighi di Kyoto. Lulteriore crescitadel contributo messa in discussione, da un lato,dai problemi dellimpatto paesaggistico delle cen-trali nei territori sensibili, dallaltro lato, dal limite diaccettazione della rete elettrica al collegamento de-gli impianti eolici, la cui generazione di potenza

di natura intermittente e casuale. Anche i recenti stu-di pi favorevoli effettuati in Danimarca, hanno evi-denziato che tale limite si viene a trovare intorno al20% della potenza attiva in rete nel momento delcollegamento degli impianti eolici. Nella situazioneattuale della rete italiana, la cui stabilit molto picritica di quella danese, come dimostrano speri-mentalmente i vari black out che periodicamente ciaffliggono, si ritiene di poter tollerare al massimouna potenza intermittente pari al 10% di quella atti-va in rete. Ci corrisponde ad un limite di potenzaintorno ai 5000 MW per le centrali eoliche, cosa cheporterebbe ad un contributo di elettricit di 10 TWh,cio al risparmio massimo di petrolio di 2,2 Mtep.Quindi, a prescindere dal fatto che 5000 MW eolicicorrisponderebbero allinstallazione territoriale dicirca 5000 aerogeneratori da 1 MW nelle zone pae-saggisticamente sensibili, (cio a quadruplicare ilnumero attuale di aerogeneratori e quindi a qua-

le rinnovabili

10

druplicare limpegno territoriale e i problemi ad es-so connessi), il contributo energetico ottenibile nonraggiungerebbe nemmeno la sufficienza di un an-no rispetto alle esigenze di Kyoto.

Biomasse e recuperi energeticiLargomento delle biomasse si presenta in modo du-plice rispetto alla maturit della tecnologia. Infatti,alcune applicazioni energetiche sono da considera-re completamente mature e competitive ed altre an-cora non lo sono, anche se si trovano vicino allacompetitivit. Luso termico delle biomasse da col-tivazioni di piante da legno e dai residui delle lavo-razioni agro-industriali ha ormai raggiunto la com-petitivit nelle applicazioni volte al riscaldamentodegli edifici. Il contributo energetico di questo set-tore va ad aggiungersi a quello tradizionale della le-gna da ardere fornendo al presente circa 3 Mtep an-nui al bilancio energetico nazionale. () Unanali-

si del potenziale oggi praticabile mostra che il con-tributo energetico ricavabile dal settore termico edelettrico delle biomasse pu arrivare nel breve ter-mine al livello di circa 12 Mtep annui, semplicementeorganizzando meglio le coltivazioni, le tecniche diraccolta e la distribuzione del prodotto. Come si ve-de, luso termico ed elettrico delle biomasse costi-tuisce una delle opzioni che pu fornire subito unconsistente contributo.

Interventi per il medio termineBiocombustibiliLa coltivazione di piante dai semi oleaginosi e diquelle amidacee e zuccherine permette di produr-re metilestere e alcool, i cosiddetti biocombustibililiquidi, che possono essere usati per alimentare imotori delle autovetture. Questa tecnologia non ancora matura sul piano economico e presenta no-tevoli perplessit dal punto di vista del guadagnonetto di energia (rapporto tra il contenuto energeti-co del prodotto finale e la quantit di energia im-piegata, quindi immessa, nel processo produttivo).Il valore di questo parametro strettamente colle-gato alle tecniche di coltivazione e alla produttivitdei terreni, per cui solo in alcuni casi il guadagnoenergetico assume valori decisamente maggiori di1. Nelle situazioni dei migliori terreni agricoli italia-ni il guadagno appena conveniente, venendosi atrovare intorno al valore 2.Il contributo attuale dei biocombustibili al nostro bi-lancio energetico di 0,28 Mtep e le analisi di svi-luppo del settore mostrano che esso potr salire allivello di 0,36 Mtep nel medio termine. In ogni ca-so, quindi, da escludere che da questo settore pos-sa venire un significativo contributo per le esigenzedi Kyoto.

Solare termoelettricoE la tecnologia che produce calore ad alta tempe-ratura ed elettricit mediante la concentrazione del-la radiazione solare con superfici speculari piane oparaboliche. E una delle opzioni, che nella situa-zione climatica italiana, non ancora completamentematura. Questo giudizio sintetico richiederebbe unadettagliata articolazione rispetto alle diverse opzio-ni tecnologiche ancora in competizione (impianti aspecchi piani, impianti con specchi paraboloidi, ecc.)Per il momento soltanto la tecnica dei concentrato-

11

ri paraboloidi cilindrici si avvicinata alla competi-tivit, ma in localit dove linsolazione raggiunge va-lori massimi, come il deserto della California o quel-lo del Negev. La stessa tecnologia, applicata ai sitimigliori italiani, non riesce ancora a raggiungere lecondizioni minime di economicit dovendo scon-tare il notevole differenziale negativo, che esiste neisiti nostrani per lintensit della radiazione solare.Sono necessari ancora studi e ricerche, come quel-le dellENEA del Progetto Archimede, per dimostra-re la possibilit di migliorare le prestazioni tecnichedi affidabilit e di efficienza degli impianti. Per il mo-mento non possibile ipotizzare, nel breve-mediotermine, alcun contributo energetico rilevante ri-spetto alle esigenze del Protocollo di Kyoto.

Opzioni di lungo termineSolare fotovoltaicoE la tecnica che permette la conversione diretta del-la radiazione solare in elettricit sfruttando un ef-fetto fisico presente nei materiali semiconduttori,leffetto fotovoltaico. Riguardo alla maturit di que-sta tecnologia occorre distinguere largomento indue aspetti: quello tecnico e quello economico. Sulpiano tecnico, lo stato attuale della tecnologia deimoduli piani a celle di silicio mono e policristallinoha raggiunto la maturit. A testimonianza di ci, ba-sta considerare che i prodotti commerciali vengonoformalmente garantiti per 25 anni dalle industrie co-struttrici. Sul piano economico, per, il costo deimoduli ancora tanto alto da non rendere compe-titiva lenergia elettrica prodotta. Nelle attuali con-dizioni dei prezzi del petrolio a circa 70 $/barile, ilcosto di produzione del chilowattora degli impian-ti fotovoltaici, nelle condizioni di insolazione tipi-che dellItalia meridionale, circa 4 volte pi alto diquello delle centrali termoelettriche convenzionali.Per contro, si pu dimostrare che il potenziale so-lare tecnicamente sfruttabile con questa tecnologiain Italia potrebbe fornire il maggiore contributo ener-getico tra le fonti rinnovabili, mentre sul versantedellimpatto ambientale gli impianti offrono le con-dizioni pi favorevoli per lintegrazione nel pae-saggio potendo essere installati in zone industriali(tetti dei capannoni) e/o in quelle paesaggistica-mente non pregiate (terreni degradati in zone aridemarginali). In linea di principio ed in una prospet-tiva di lungo periodo, lintero fabbisogno energeti-

co nazionale sarebbe alla portata della tecnologiafotovoltaica. A fronte di questa attraente prospetti-va, occorre registrare il continuo miglioramento del-le prestazioni tecniche soprattutto sul versante del-laumento dellefficienza di conversione, con unaconseguente costante diminuzione del costo del chi-lowattora prodotto. Per tale motivo, non difficileprevedere che, anche grazie alle economie di sca-la, la competitivit possa essere raggiunta nel me-dio termine. Ed proprio in tale prospettiva che sista conducendo a livello mondiale (soprattutto inGermania e Giappone) una intensa campagna din-centivazione economica, a cui recentemente si ac-codata anche lItalia con il Decreto sul fotovoltaicodetto del Conto Energia. Potremmo pertanto consi-derare, fiduciosi, che un grande contributo energe-tico possa venire dal fotovoltaico, ma, per il mo-mento, ed ancora per qualche tempo, il suo valore,che oggi di 0,006 Mtep, continuer ad essere irri-levante ai fini delle esigenze di Kyoto. In ogni caso,occorre poi tenere presente che la fonte fotovoltai-ca soffre del difetto dellintermittenza casuale della

le rinnovabili

12

generazione e, quindi, tutto ci che si detto perleolico su tale argomento vale anche per il fotovol-taico. Nellipotesi futuribile che venga raggiunta lacompetitivit e che la tecnologia si possa diffonde-re su larga scala, la crescita del contributo energeti-co sar arrestata dal limite tecnico di allacciamentodegli impianti alla rete elettrica. Pertanto esso potrarrivare ad un valore di qualche TWh, allinterno delcontributo ipotizzato di circa 10 TWh (2,2 Mtep) perlintero settore delle fonti rinnovabili intermittenti.

ConclusioniSommando in sintesi le considerazioni precedenti, siarriva a concludere che risparmio energetico e fontirinnovabili possono fornire la risposta alle esigenzedel Protocollo di Kyoto. Infatti, nellimmediato si puricorrere alle tecnologie mature, come quelle per in-crementare il risparmio energetico, per aumentare ilcontributo del solare termico, delle biomasse e, conmolte riserve, delleolico. Gli interventi di sviluppodelluso di queste tecnologie potrebbero fornire su-bito il mezzo per la sostituzione dei combustibili fos-

sili nella quantit richiesta dagli impegni urgenti diKyoto per lItalia (circa 30 Mtep al 2012). La prose-cuzione del percorso di riduzione delle emissioni digas serra, che si sta definendo in sede internaziona-le per il dopo Kyoto, impone un ulteriore incremen-to del contributo delle fonti rinnovabili. Per quantovisto, tale incremento si concilia difficilmente con ilpotenziale praticabile di quelle mature, mentre si anche evidenziato che lattesa di contributi consistentida parte delle fonti rinnovabili elettriche viene vani-ficata dal difetto della loro intermittenza. Si pu per-tanto prevedere il verificarsi di una situazione di stal-lo, in cui, ad esempio per il fotovoltaico, si ha a di-sposizione, da una parte, un enorme potenziale ener-getico, mentre dallaltra parte il suo sfruttamento ef-fettivo impedito dai limiti di accettazione del colle-gamento degli impianti con la rete a causa dellinter-mittenza del loro funzionamento. Il superamento diquesta situazione possibile con lintroduzione di unadeguato sistema di accumulo dellenergia elettrica,che permetta il dispacciamento della potenza in mo-do differito nel tempo e programmabile secondo leesigenze del carico. In questo modo, lintero poten-ziale della fonte solare fotovoltaica diverrebbe sfrut-tabile permettendo la sostituzione graduale dei com-bustibili fossili nel bilancio energetico nazionale. Al-lo stato attuale della tecnica esistono alcuni mezzi peraccumulare lenergia elettrica, ad esempio gli accu-mulatori elettrochimici per tempi di accumulo brevie lo stoccaggio di idrogeno prodotto per elettrolisidellacqua per tempi di accumulo lunghi, anche sta-gionali. Le tecnologie implicate in tali soluzioni sonotutte ampiamente collaudate, ma i costi aggiunti daisistemi di accumulo portano ancora pi distante lacompetitivit dellenergia rinnovabile. Tuttavia, la con-tinua crescita del prezzo del petrolio e degli altri com-bustibili e la necessit crescente di contrastare i dan-ni prodotti dalla crisi climatica agiscono in modo dariavvicinare questa soluzione alla competitivit. Cifa si che si possa guardare con fiducia ad una pro-spettiva di lungo periodo in cui lenergia solare pos-sa effettivamente dare il maggior contributo al bilan-cio energetico nazionale. A patto per che si inizi su-bito a sperimentare la tecnologia dei sistemi di accu-mulo. E purtroppo oggi, pur essendo immersi in con-tinue iniziative di promozione delle fonti rinnovabi-li, questo argomento fondamentale per il futuro qua-si del tutto trascurato.

13

enni sul nucleare nel mondoNel 2005 la potenza elettronucleare nel mon-do era pari a 368.256 MW. Alla stessa data era-

no in costruzione nuove centrali nucleari per ulte-riori 17.566 MW. Le centrali ordinate e quelle pia-nificate per gli ordini erano pari a 44.709 MW, co-sicch il totale della potenza attesa nei prossimi an-ni si dovrebbe portare a 43.0531 MW complessivicon un incremento di circa il 17% rispetto al livel-lo attuale (Fonte: Unione Petrolifera, StatisticheEconomiche Energetiche e Petrolifere Novembre2005).Per comprendere meglio il significato di questa sfil-za di numeri, che danno limpressione di una gran-de crescita degli impianti nucleari, conviene esa-minare la serie storica della produzione di elettri-cit nucleare rapportandola anno per anno al con-sumo mondiale di energia. Utilizzando la fonte gi

citata dei dati, otteniamo il seguente andamentostorico: Si pu notare che il nucleare ha avuto uninciden-za fortemente crescente fino alla fine degli anni 80,quando ha raggiunto la quota del 5.5 % per poi sta-bilizzarsi su un tasso di crescita notevolmente pibasso. Nellintero decennio successivo la crescita stata di un solo punto. Oggi si deve notare chelincidenza del nucleare sul consumo mondiale dienergia mostra una tendenza a decrescere. In ef-fetti, anche le analisi previsionali per i prossimi 10anni dellA.I.E. confermano tale tendenza, ricono-scendo al settore una certa crescita nel tempo intermini assoluti a fronte per di una crescita mol-to pi grande dei consumi complessivi di energiadalle altre fonti. Pertanto il nucleare destinato adavere una sempre minore incidenza nel bilancioenergetico mondiale.

Si possono trovare mol-te ragioni per giustifica-re larresto della cresci-ta del nucleare. Quellapi utilizzata il disastrodi Chernobyl, che in-dubbiamente ha avutouna grande risonanzapresso lopinione pub-blica di alcuni paesi, inparticolare in Italia. Mala causa principale del-larresto dello svilupponucleare a livello mon-diale di natura essen-zialmente economica. Sipu dimostrare che ilcosto di produzione delkWh negli impianti del-le vecchie filiere era no-tevolmente pi alto diquello delle centrali ter-

Domenico Coiante Fisico nucleare

le rinnovabili

14

C

Nucleareancora un noNucleareancora un no

moelettriche. Come sispiega allora il grandesviluppo degli anni 80?La ragione era nel fattoil nucleare poteva be-neficiare delle sovven-zioni governative mili-tari, erogate sotto formadi acquisto garantito delplutonio (questo ele-mento si produce du-rante la fissione dellu-ranio e si accumula co-me scoria negli elemen-ti di combustibile bru-ciati). La guerra freddarichiedeva la corsa alletestate missilistiche alplutonio e questo giu-stificava le incentivazioni pubbliche USA, erogatetra laltro anche in altri paesi occidentali sotto for-ma sia di garanzie governative ai finanziamenti perglimpianti, sia di facilitazioni commerciali per lac-quisto del plutonio. In tali condizioni di mercatoassistito lindustria nucleare prosperava. La provadi tutto questo discorso che, non appena il Pre-sidente Ford privatizz nel 1976 il settore nuclea-re statunitense, interrompendo lacquisto militaredel plutonio, gli ordini di nuove centrali furonobloccati. Da allora, nelle condizioni di libero mer-cato, negli USA non furono pi ordinate nuove cen-trali a causa della scarsa, o inesistente, redditivitdellimpresa. Laumento della potenza installata,pur avvenuto negli anni successivi, era dovuto alcompletamento della costruzione delle centrali or-dinate prima del 1977 (com noto, si richiedonoin media 10 anni tra lordine e lentrata in eserci-zio). Da allora, solo in alcuni paesi, nei quali con-tinua ad essere presente lobiettivo militare (comeFrancia, Inghilterra, Pakistan, India, Israele e re-centemente la Cina) nuove centrali nucleari sonostate prese in considerazione. ()Ai nostri giorni siamo assistendo ad un tentativodi rilancio del nucleare sulla base dei seguentinuovi elementi di giudizio dichiarati dallindustriadel settore.1. Il prezzo del petrolio salito ad oltre 70 $/bari-le e con esso aumentato fortemente anche il prez-

zo del gas naturale. Ci ha prodotto un forte au-mento del costo del kWh delle centrali termoelet-triche e questo rimette in gioco il nucleare.2. Anche il prezzo delluranio salito notevolmen-te, ma lincidenza di questo aumento gioca un ruo-lo marginale rispetto alle altre componenti di co-sto. Per converso, si avuta una revisione tecnicadegli impianti che oggi sono offerti nella versionedi nuova generazione con caratteristiche di effi-cienza, di affidabilit e di sicurezza notevolmentemigliorate, mentre il prezzo si mantenuto al li-vello della generazione precedente. Il fattore di ca-pacit delle nuove centrali migliorato passandodalle circa 6500 ore di funzionamento annuale fi-no alle 8000 ore dichiarate negli impianti pi re-centi. Ci ha come conseguenza una proporzio-nale riduzione del costo del kWh. Inoltre, lespe-rienza acquisita sul campo suggerisce di portare ladurata della vita utile da 30 a 40 anni, con conse-guente ulteriore riduzione dei costi finanziari. 3. Nel 2005 entrato in vigore il Protocollo di Kyo-to, che impone la riduzione delle emissioni di CO2da parte delle centrali termoelettriche dei paesi ade-renti, assegnando a ciascun paese un obiettivo diriduzione da raggiungere per il 2012. Ci ha datoluogo al meccanismo del commercio dei crediticonnessi con lemissione di CO2. Sul mercato di ta-li crediti lemissione evitata di una tonnellata di CO2vale allincirca 20 euro. Poich lenergia nucleare

15

non accompagnata da emissioni di carbonio, ognikWh prodotto consente di evitare in media 0.5 0.7 kg di CO2. 4. In conclusione, il nucleare viene presentato nel-la nuova veste di fonte pulita ed economicamenteconveniente, in grado di produrre elettricit a uncosto di circa 4 centesimi/euro a kWh, contro i cir-ca 9-10 centesimi delle centrali termoelettriche(prezzo del petrolio a 70 $/barile). Pertanto si con-sidera il nucleare come lunico mezzo in grado dicombattere efficacemente la crisi climatica, vistasoprattutto lurgenza presente che non consente diaspettare i tempi di maturazione delle tecnologierinnovabili.

Il nucleare in ItaliaIl referendum del 1987 ha imposto luscita dellIta-lia dalla produzione di energia nucleare. Da allorala breve stagione del nucleare ha lasciato in ereditagli italiani il grave problema del trattamento e del-lo smaltimento degli elementi di combustibile bru-ciato e delle scorie radioattive, prodotte negli annidi funzionamento delle centrali. A distanza di cir-ca 20 anni dal referendum, questo problema non stato ancora risolto ed causa di ricorrenti con-tenziosi tra Stato e Comuni, ogni qual volta si ten-ti di localizzare gli impianti di stoccaggio sul terri-torio. Oggi, comunque, per gli stessi motivi sopraelencati, anche in Italia in corso il tentativo di av-viare un nuovo programma nucleare, attraverso lapianificazione della realizzazione di nuove centra-li della cosiddetta IV generazione. La discussione in corso pone in particolare evi-denza, da parte dei fautori del nucleare, da un la-to, i dichiarati vantaggi economici raggiunti dallatecnologia e, dallaltro, la necessit di rispondereagli impegni nazionali conseguenti alladesione alProtocollo di Kyoto. In conclusione, i punti di forza portati avanti dallaposizione nuclearista sono essenzialmente tre:1. convenienza economica del chilowattora dellenuove centrali;2. capacit produttiva pronta ed adeguata in rispostaallesigenza ambientale del Protocollo di Kyoto;3. maggiori garanzie di sicurezza dei nuovi impianticontro il rischio di rilascio ambientale di radioatti-vit in caso dincidente.

Alcune considerazioni in merito1. La convenienza economica dei nuovi impiantiLidea che si possa aumentare la capacit di produ-zione da 6500 a 8000 ore annuali equivalenti e con-temporaneamente la vita operativa da 30 a 40 anni,ha pi il senso di una scommessa che quello dellarealt. Infatti tale ipotesi si basa sostanzialmente sul-la estrapolazione dei dati di esercizio attuali in unottica molto ottimistica. Il buon senso tecnico, in-vece, non autorizza affatto tale valutazione. Infatti,una centrale nucleare sul piano impiantistico mol-to pi vicina ad una termoelettrica convenzionaleche a una idroelettrica (che ha vita pi lunga). Lasostanziale affinit impiantistica tra nucleare e ter-moelettrico, fino ad oggi, si tradotta sul piano del-laffidabilit dellesercizio nelluguaglianza dei fat-tori di capacit. E cosa nota che una centrale ter-moelettrica raggiunge le 6500-6600 ore di funzio-namento allanno e gli impianti nucleari fino a po-chi anni fa erano anchessi attestati (con fatica) suquesto valore medio, come confermano tutte le sta-tistiche di esercizio. In ogni caso, se per una cen-

le rinnovabili

16

trale termoelettrica si riesce ad andare oltre le 6600ore con enorme difficolt, appare discutibile cheuna centrale nucleare, la cui parte impiantistica molto pi complessa e quindi soggetta a maggioreesigenza di manutenzione e a una maggiore pro-babilit di guasti, possa realizzare 8000 ore mediedi funzionamento nellarco della vita utile. Per lostesso motivo, appare eccessiva la valutazione di 40anni della durata della centrale nucleare. In con-clusione, se vengono meno le 8000 ore e i 40 annidi durata, il dato dichiarato di 4 centesimi di europer kWh fa sorgere seri dubbi di credibilit. Pu es-sere allora lecito sospettare che il kWh nucleare nonsia ancora competitivo con quello convenzionale,nonostante lattuale alto prezzo dei combustibili fos-sili. La conferma di questa affermazione pu esse-re facilmente trovata nel fatto che il programma dirilancio del nucleare statunitense, proposto dal Di-partimento per lEnergia nel 2005, stenta a decolla-re nonostante che esso goda dellerogazione di unaincentivazione governativa di 1.8 centesimi di $ perkWh prodotto.

Infine, unulteriore serio dubbio circa la competi-tivit economica sorge dal fatto che i conti mostra-ti sottovalutano ampiamente lincidenza del costodi smantellamento degli impianti a fine vita opera-tiva e del trattamento del combustibile bruciato etrascurano completamente il costo della colloca-zione in discarica protetta per centinaia danni deirifiuti radioattivi a lunga vita, da lasciare in ereditalle future generazioni.

2. La risposta adeguata alle esigenze di KyotoCome noto, la complessit delliter burocraticoamministrativo per lautorizzazione, sia della faseesecutiva di cantiere, porta ad un tempo di realiz-zazione (dallordine allentrata in esercizio) di cir-ca 10 anni. Pertanto, anche partendo nel 2007, nonpotremmo avere le nuove centrali in esercizio pri-ma del 2017, cio ben al di l della prima scaden-za di Kyoto del 2012. Inoltre, assieme alle centralidovremmo importare anche i tecnici operatori de-gli impianti, perch quelli esistenti in Italia sonoandati, come chi scrive queste note, da tempo inpensione. Per formare una classe di tecnici nuclearipreparati ci vollero pi di 15 anni negli anni 50 edaltrettanti ci vorrebbero ora. Quindi la risposta non pronta, anche se potrebbe essere adeguata in ter-mini quantitativi.Occorre poi sottolineare i seguenti fatti 1 - in Italia non esistono giacimenti duranio sfrut-tabili a basso costo e che, quindi, si riproporrebbela dipendenza dallestero per lapprovvigionamen-to del combustibile; 2 - tutte le analisi circa le risorse di uranio econo-micamente sfruttabili mostrano il loro probabileesaurimento entro i prossimi quaranta anni, e cimantenendo lattuale numero di reattori in funzio-ne nel mondo. Ora, chiaro che il rilancio mon-diale del nucleare avrebbe come conseguenza lau-mento massiccio del numero dei reattori. Ci, a suavolta, porterebbe ad una impennata nei consumidi uranio e, quindi, ad una notevole riduzione deltempo di esaurimento della disponibilit duranio,almeno di quello estraibile ai bassi costi attuali. Per-tanto, dobbiamo concludere che la risposta alla esi-genza di sostituire il petrolio ed il gas naturale perfar fronte alla crisi climatica non potr venire dalnucleare, ma richieder comunque una soluzionemolto pi articolata sul piano delle possibili op-

17

zioni alternative.

3. Le garanzie di maggiore sicurezzaIndubbiamente le centrali nucleari della IV gene-razione possiedono un maggior numero di dispo-sitivi di sicurezza attivi e passivi, che rendono me-no probabile il cosiddetto massimo incidente, lafusione del nocciolo. Se per ci si prendesse la bri-ga di chiedere agli ingegneri nucleari il calcoloquantitativo del miglioramento della probabilit,ci si sentirebbe rispondere con notevole vaghez-za che laggiunta di un sistema di sicurezza nonpu che produrre un miglioramento della situa-zione. Quindi le nuove centrali sono pi sicure,punto e basta. La ragione di questa risposta risie-de nel fatto che la complessit degli impianti e del-le logiche di funzionamento, la numerosit deicomponenti e dei sistemi, non permette, nemme-no con i moderni calcolatori, di effettuare il cal-colo a priori dellaffidabilit complessiva. Si fa ri-corso, allora, allesperienza di esercizio dellinte-ro parco impianti, dicendo che se complessiva-mente si sono avuti solo tre o quattro incidenti gra-vi nellarco dei passati 40 anni su un numero com-plessivo di reattori di molte centinaia, la probabi-lit dincidente per ogni singolo reattore dellor-dine di 1 su un milione allanno. Possiamo quindistare tranquilli, perch nessuna altra attivit uma-

na possiede un rischio cos basso. La debolezza diquesto ragionamento sta in un solo punto: la na-tura differente del rischio che si corre. Se non siconsidera questo aspetto, si commette lerrore lo-gico di paragonare, per cos dire, fagioli con pa-tate. La natura del rischio radioattivo completa-mente differente da quella di qualsiasi altra attivitumana. Si faccia, in proposito, mente locale sul-lincidente nucleare di Chernobyl, dove si avutala fusione del nocciolo. Sono morte subito decinedi persone nel raggio di qualche km. Nella zonacircostante, alcune centinaia di persone sono de-cedute subito dopo lincidente a causa del cancroe, in una zona ancora pi ampia, altre continuanoa subire gli effetti dellesposizione alla ricaduta del-le polveri e alla contaminazione del terreno conuna incidenza percentuale anomala della morta-lit per tumore. Larea immediatamente interessa-ta dalle ricadute radioattive stata di centinaia dikm2 e la nube radioattiva, che si sollevata ad al-ta quota, ha percorso migliaia di km arrivando acontaminare il suolo fino alla Finlandia. LItalia stata soltanto sfiorata da un lembo della nube. Lamaggiore incidenza delle ricadute di polveri ra-dioattive si verificata sul settore di Nord-Est, do-ve lallarme stato di particolare intensit. Se og-gi si facessero in Italia le misurazioni della ra-dioattivit ambientale, si troverebbe che la quan-

le rinnovabili

18

tit di cesio 137, emanato da Chernobyl ed anco-ra presente nel nostro territorio, in quantit su-periore alla met del valore che a suo tempo misein grande allarme il nostro Paese. Infatti, il cesio137 ha un tempo di decadimento lungo, che pro-duce un dimezzamento in circa 30 anni e ne sonopassati solo 20 dallincidente. In altri termini, an-cora oggi, stiamo mangiando le verdure contenentila radioattivit di Chernobyl: un po diminuita, maancora in notevole quantit. Ci significa che glieffetti nocivi sulla nostra salute di un incidente nu-cleare, che si verificato 20 anni fa e a migliaia dikm di distanza, sono ancora in corso di realizza-zione. Si potrebbe proseguire ulteriormente su que-sta linea andando ad esaminare i rilasci di altri ele-menti a lunga vita radioattiva, che hanno conta-minato tutta la zona della centrale e quella limi-trofa. Si potrebbe pure tentare un calcolo delleenormi spese necessarie per effettuare una boni-fica del territorio, peraltro ancora incompleta. Sipotrebbero anche analizzare gli effetti genetici del-la esposizione radioattiva anomala subita dai mi-lioni di esseri umani, animali e piante. Ma qui cifermiamo, poich riteniamo che le poche consi-derazioni fin qui svolte diano unidea sufficientedel significato che ha la differente natura del ri-schio nucleare rispetto agli altri rischi. In conclusione, la specificit qualitativa del rischio

nucleare non ne permette la valutazione quantita-tiva sulla base della sola probabilit dincidente. Levalutazioni di questo tipo hanno tutte una base lo-gica errata e portano ad un giudizio di merito cheha poco riscontro con la realt. ConclusioniA questo punto occorre porsi una domanda: Vistala necessit di contrastare la crisi climatica e consi-derati gli argomenti precedenti, possibile per lI-talia continuare a fare a meno del nucleare? La ri-sposta positiva ed stata gi anticipata nellarti-colo precedente (Contrastare la crisi climatica), nelquale si esaminata la reale possibilit di sostitui-re i combustibili fossili con il ricorso alle varie fon-ti rinnovabili e al risparmio energetico in un pro-cesso strategico realistico, che tenda allo svilupposostenibile del Paese.I fautori del nucleare danno ovviamente la rispo-sta contraria, portando le argomentazioni che ab-biamo discusso in precedenza. In ogni caso, a pre-scindere dalla questione economica, nessuno di lo-ro ancora riuscito a dimostrare la normalit delrischio nucleare. Aggiungendo a questo le preoc-cupanti problematiche connesse alle scorie ra-dioattive, che il nucleare lascia in eredit per tem-pi geologici, c da porsi seriamente la domanda seil gioco di riproporre oggi il nucleare in Italia val-ga realmente la candela.

19

Le fonti di energia sono apoliticheMolte persone, chiss perch, considerano adesempio il nucleare di destra e le fonti rin-

no-vabili di sinistra. I fatti dicono che, fra i paesinuclearizzati, ce ne sono stati e ce ne sono sia didemocrazia liberale sia comunisti e che i paesi piavanzati nel fotovoltaico (in seguito, FV) oggi so-no Giappone, Germania, USA e Spagna, tutti di de-mocrazia liberale, mentre la Cina, comunista, 5 an-ni fa produceva solo l1% dei materiali FV mondiali,oggi ne produce il 20% e conta di aumentare del400 % la propria capacit produttiva entro cinqueanni. Inoltre il governatore repubblicano della Ca-lifornia ha varato un piano da 2,9 milioni di dolla-ri per dotare quello Stato di una potenza installataFV di 3.000 MegaWatt entro il 2017 e lAmministra-zione Bush ha previsto di aumentare da 59,9 mi-lioni di dollari del 2006 a 139 milioni di dollari per

il 2007 gli investimenti in ricerca e sviluppo per ilFV.

Il problema energia si pone anche a volerignorare lambienteNel 2003 il petrolio costava 29 dollari al barile, og-gi costa intorno ai 73. Di pari passo sono aumen-tati i prezzi delle altre fonti convenzionali di ener-gia, compreso il prezzo delluranio, che passatoda 7 dollari la libbra (2001) ai 40 attuali. Il fatto che i beni non illimitati, come le fonti non rinno-vabili, sono soggetti ad esaurirsi. E il petrolio sta (ostarebbe) in questi anni attraversando il suo pic-co, cio il momento in cui se ne estratto met diquello estraibile sul pianeta senza troppi problemi.Da quel momento in poi il suo prezzo potr sol-tanto aumentare: a meno che i consumi globali di-minuiscano allo stesso ritmo della disponibilit. Ma

i consumi stanno inve-ce aumentando.

I confronti Rimanendo sullesem-pio della fonte solare -che la rinnovabile piabbondante nel Paesedel Sole e dalla quale realistico voler trarreuna quota significativadel fabbisogno elet-tri-co nazionale (teorica-mente, anche linterofabbisogno) - alla finedel 2004 la capacit pro-duttiva annua di cellefotovoltaiche dellItalia(dati IEA) era di 7,9 Me-gaWatt, la capacit del-la piccola e nordica Nor-vegia di 10,7 MegaWatt

Leonardo Libero

le rinnovabili

20

L

Chi ha pauradelleenergia pulitaChi ha pauradelleenergia pulita

e quello della nucleariz-zatissima Francia di 30MegaWatt. Meglio del-lItalia erano poi lAu-stralia con 35,6 Me-gaWatt, la Spagna con81, gli USA con 138, laGermania con 198, e ilGiappone, primo almondo, con 604 Mega-Watt/anno. Per di pi,fra il 2003 e il 2004 la ri-chiesta mondiale di cel-le fotovoltaiche schiz-zata da 750 a oltre 1.200MegaWatt (+ 60%). Que-sto ha determinato unaimprevista ca-renzamondiale di silicio so-lar grade; cio del ma-teriale semilavorato, lacui produzione non sipu aumentare in pochigiorni n in pochi mesi,anche il silicio uno de-gli elementi pi diffusisulla Terra. Di tale ca-renza hanno pi soffer-to, gi nel 2004, i paesiche, come lItalia, hanno poca o nulla produzionenazionale. I responsabili del ritardo italiano e il grande scan-dalo delle assimilate alle rinnovabili.Anzitutto responsabile lEnel, che quando era mo-nopolista ha sempre ostacolato luso delle nuovefonti rinnovabili da parte di altri (ma senza realiz-zare alcunch di serio da parte sua). Una tenden-za che aveva (ed ha) nel dna e che ha esercitato: a)- in base a una norma insensata della naziona-lizzazione elettrica, che vietava lautoproduzionecon impianti superiori ai 3 kW (in pratica, la vieta-va del tutto); b)- arrogandosi un potere normativo sugli impian-ti fotovoltaici che nessuna legge gli aveva mai as-segnato: la sola legge vigente in materia, la186/1968, riserva quel potere soltanto al CEI (Co-mitato Elettrotecnico Italiano)c)- grazie anche a questo, esercitando ogni sorta di

resistenze passive, durate decenni e sulle quali sipotrebbe scrivere un libro;d)- imponendo per il Programma Tetti Fotovoltai-ci (anno 2000) condizioni a proprio esclu-sivo van-taggio economico e tali per cui gli impianti doveva-no essere il meno potenti possibile, anzich il con-trario come sarebbe stato nellinteresse del paese. Un colmo vergognoso lo ha raggiunto facendosicogliere a fare la cresta sulle spese di al-laccia-mento. Il 6 agosto 2001 lAutorit per lEnergia gliha infatti ordinato di porre fine a comportamentilesivi del diritto di allacciamento alla rete elettricadei nuovi impianti di produzione. Era risultato cheesso imponeva spese talvolta anche quattro voltesuperiori al costo effettivo delloperazione; spese,lamentava lAutorit, tali da scoraggiare lavvo dinuove produzioni, in particolare di piccola taglia,alimentate prevalentemente con fonti rinnovabilidi energia.

21

Poi sono responsabili anche i Governi delliniziodegli anni Novanta, governi che con-Legge 9/91 ela delibera 6/92 del Comitato Interministeriale Prez-zi - detta Cip6 - hanno i-stituito i sovrapprezzielettrici A3, dichiarandoli a sostegno delle fontirinnovabili. Peccato per che, nella legge e nelladelibera, alla parola rinnovabili essi abbiano ag-giunto e assi-milate, senza fissare criteri chiari perchiarire il significato della assimilabilit di unafonte alle rinnovabili. Per cui fra le assimilate poi stato fatto passare di tutto e soprattutto scartidi raffineria petrolifera e rifiuti non biodegradabilie sono le aziende che li usano per produrre elet-tricit a percepire la maggior parte dellenorme get-tito di quei balzelli. Una sostanziale distrazione difondi pubblici stimata in una cifra complessiva pa-ri a 60.000 miliardi di Lire (equivalente a 2,5 casiParmalat) dalla X^ Commissione della Camera, ilcui Presidente, Bruno Tabacci, ha definito quei so-vrapprezzi Una tassa occulta in favore dei petro-lieri. Si consideri ad esempio che, solo nel 2004,per superpagare elettricit Cip6 di fonte assimila-ta, cio sporca, lo Stato ha sborsato 3.511,4 mi-lioni di euro Cip6. Con i quali si sarebbero potu-ti acquistare al prezzo di 7.000 euro per kW (ciocarissimi per un tale quantitativo) ben(3.511.400.000 : 7.000) = circa 500mila impianti FVda 1 kW connessi a rete, regalarli a chiunque li vo-lesse e portare cos in un solo anno lItalia che afine 2003 a-veva appena 26 MegaWatt di potenzainstallata FV al terzo posto nel mondo a quel ri-

guar-do (a fine 2004, ilGiappone ne aveva po-co pi di un milione diMegaWatt, la Germania794mila, gli USA 365mi-la). Per fortuna e perobiettivo merito di Go-verno e Parlamento larticolo 15, n. 1, lette-ra f) della Legge 62 - 18aprile 2005 esclude ognipossibilit di rinnovodelle convenzioni perassimilate Cip6. Lequali per hanno am-piezza temporale di 15anni, per lo pi stipula-

te nel 1992 e scadranno quindi non prima del 2007.Perci solo a partire da tale anno lo Stato disporrdi fondi adeguati a sostenere seriamente lutilizzodelle fonti rinnovabili anche nel nostro paese.

A che punto siamoPer il fotovoltaico, il 28 luglio 2005 lallora Ministrodelle Attivit produttive Scajola ha e-manato un de-creto che ha istituito anche in Italia il sovvenzio-namento del Fotovoltaico in conto energia; cioil sistema di incentivazione risultato il pi efficacein numerosi paesi e particolarmente in Germania.In poche parole, il proprietario di un generatoreFV versa in rete lelettricit prodotta, che gli vienepagata a una tariffa incentivante circa tripla di quel-la corrente, ma egli paga invece a tariffa correntelelettricit che preleva dalla rete. Purtroppo i bu-rocrati estensori del decreto lo avevano non soloscritto in burocratese, ma anche inzeppato di com-plicazioni inutili e vere stupidaggini. Inoltre vi era-no stati previsti limiti di potenza totale installata tal-mente bassi (100 MegaWatt subito e 300 totali al2015) che erano stati gi raggiunti nella prima set-timana di vigenza del decreto. Di fronte alle criti-che degli operatori, il Ministro aveva disposto le-manazione di un nuovo decreto. La nuova bozzadel quale per aumentava s i limiti di potenza in-stallata (500 MegaWatt subito e 1000 al 2015), maper altri versi peggiorava il primo decreto anzichmigliorarlo: i burocrati avevano colpito ancora. Perinciso, che al Ministero Attivit Produttive qualcu-

le rinnovabili

22

no remi contro al FV molto pi di un sospetto;anche perch quel qualcuno si sempre cos espo-sto (evviva la sincerit!) che una importante rivi-sta europea ne ha perfino pubblicato il nome, enon una sola volta. Comunque il secondo decreto,che era un lungo elenco di modifiche da apporta-re al primo, stato discusso alla Conferenza Stato-Regioni il 26 gennaio, lultima Conferenza previstaprima delle elezioni del 9 aprile; e per fortuna inquella occasione stato trovato un accettabile ac-cordo fra le parti, perch diversamente il settore sa-rebbe rimasto bloccato almeno fino a estate inol-trata. Infine, si pensi che gi al 31 marzo 2006 ledomande di allacciamento pervenute al GRTN era-no corrispondenti ad una potenza complessiva 1,6volte superiore a quei 1.000 MegaWatt totali teori-camente da raggiungere solo nel 2015 !!! In con-clusione, il risultato dellintegrazione fra i due de-creti un malloppo di difficile lettura, ma col pre-gio innegabile di esistere. La situazione , a questopunto, di grande incertezza circa il futuro. E per-ci urgente che il nuovo Esecutivo riesamini, o me-glio, riscriva lintero sistema di incentivazione del-lenergia fotovoltaica; per stabilire con certezza leprospettive della crescita nei prossimi anni; per ra-gioni di comprensibilit e per depurarlo delle for-malit inutili che comporta. E, per prime, di quasitutte le prescrizioni tecniche; perch nel caso delsovvenzionamento in conto energia diversa-mente che per quello in conto capitale a chi loeroga non deve interessare la qualit dellimpian-to, ma solo la quantit di energia che esso versa inrete. Quello infatti uno dei criteri seguiti dalla leg-ge tedesca EEG, alla quale, per i brillanti risultatiottenuti, tutti dicono di volersi ispirare. Per le altre nuove fonti rinnovabili, sempre nel-lambito dei piccoli impianti a dimensio-ne non in-dustriale, il 13 febbraio 2006 lAutorit per lEner-gia Elettrica e il Gas ha approvato un provvedi-mento per lo scambio sul posto di energia elet-trica prodotta da impianti ali-mentati da fonti rin-novabili (eolica, idrica, etc.) di potenza fino a 20kW. In poche parole, il proprietario di un genera-tore elettrico da fonte rinnovabile pu versare inrete lenergia pro-dotta, che deve essere contabi-lizzata dalla societ distributrice elettrica a scontodelle bollette future o dei futuri consumi (quindicon una contabilizzazione a tariffa corrente). C

da spe-rare che questo sia il primo passo verso ilsovvenzionamento in conto energia di tutte lefonti rinnovabili, sia pure con tariffe differenziatesecondo la fonte, come giustamente prevede la ci-tata legge tedesca EEG. Resta poi sempre vigente il meccanismo dei cer-tificati verdi: che obbliga i grandi produttori e ven-ditori di elettricit ad acquistare una quantit dienergia elettrica prodotta da fonte rinnovabile pa-ri ad una quota di circa il 3 per cento (in aumentoprogressivo) sul totale da loro trattato. Quote chevengono certificate e scambiate, a prezzi non cer-to modesti, attraverso la cosiddetta borsa elettri-ca, da cui, appunto, il termine di certificati ver-di. Ma questo riguarda la produzione di elettricita scala industriale e non la produzione familiarediffusa. Devo per precisare che personalmentenon apprezzo molto, almeno sul piano morale, icertificati verdi (n i certificati bianchi), che consi-dero scappatoie attraverso le quali chi se lo pupermettere pu comprarsi, nel vero senso, licenzadi inquinare.Alla met di giugno, il nuovo Ministro dello Svi-luppo Economico (gi delle Attivit Produt-tive: nelcambiare il nome ma solo il nome - alle cose sia-mo imbattibili !), onorevole Bersani, ha presentatoun Disegno di Legge sullEnergia che allarticolo 2si propone di promuovere lo sviluppo delle fontirinnovabili, ma di esse cita espressamente soltan-to il solare termico (ottima cosa, ma perch il fo-tovoltaico no ?) e i carburanti di origine vegeta-le; i quali, per inciso, sono ritenuti dagli esperti ilsistema meno efficiente e meno ripagante con cuiutilizzare una certa superficie di territorio per pro-durre energia. Allarticolo 6, inoltre, il DdL Bersaniabroga gli articoli 15,16 e 17 della Legge 62/2005.Non conosco gli articoli 16 e 17, ma il 15, come inprecedenza ho accennato, quello che escludeogni possibilit di rinnovo per le convenzioni perfonti assimilate Cip6. E perci evidente che la suaabrogazione ridarebbe a certi produttori di elettri-cit da fonti sporche la possibilit di intascare isoldi fatti pagare ai cittadini per favorire e soste-nere quelle pulite. Sono convinto che questa par-ticolare conseguenza sia sfuggita al Ministro. Nonsono invece altrettanto sicuro, dati molti precedenti,che essa sia sfuggita anche a chi ha materialmenteredatto quel Disegno di Legge.

23

e tecnologie rinnovabili possono essere con-siderate genericamente tecnologie solari, poi-ch quasi tutte sfruttano, in modo diretto o

indiretto, la luce che investe il pianeta. (...) L'inte-ro processo di sfruttamento e commercializzazio-ne di queste tecnologie pu essere definito sola-rizzazione, e le tecnologie stesse sono dette rin-novabili in quanto saranno potenzialmente in gra-do di generare energia finch la luce del sole con-tinuer ad investire la Terra: in tal senso sono daconsiderarsi inesauribili. (...)Uno dei pi famosi scienziati della Shell, MarionKing Hubbert, era giunto a queste conclusioni gimolto tempo fa: La nostra cultura non in gradodi affrontare una stabilizzazione o un declino ener-getico, eppure dovr suo malgrado imparare a far-lo, dichiar una volta. Dobbiamo cambiare rottae puntare verso una condizione di stabilit, in cui

il rischio di una catastrofe sia ridotto al minimo. E'necessario cercare altre fonti di energia. Ne esisteuna sola sufficientemente grande. Non costa nullae non si esaurir per almeno un altro miliardo dianni: il sole.Agli inizi del mio periodo di attivismo ambientali-sta, nel 1989, quando io e i miei colleghi sostene-vamo a gran voce che le fonti rinnovabili poteva-no soppiantare i combustibili fossili e alimentare ilmondo intero, gli esperti di energia e i politici li-quidarono il nostro pensiero come ingenuo e uto-pistico. Oggi, a quasi vent'anni di distanza, quellostesso punto di vista ormai ampiamente condivi-so da tutte le istituzioni politiche, perlomeno in Eu-ropa. In un rapporto pubblicato dal governo bri-tannico nel 2003 si legge la seguente conclusione:Sarebbe fattibile, sia sul piano tecnologico sia suquello economico, ridurre gradualmente, fino a un

totale azzeramento, leemissioni nocive perl'atmosfera. Basterebbeutilizzare l'energia inmodo pi efficiente esviluppare sistemi ener-getici a ridotta emissio-ne di carbonio. Fra letecnologie a bassa emis-sione oggi disponibili, ildocumento pone parti-colare enfasi sulle fontirinnovabili e i sistemi aidrogeno, pi che sulnucleare. Quanto all'e-nergia solare, il rappor-to conclude: Sarebbe ingrado, da sola, di sod-disfare l'intero fabbiso-gno mondiale sfruttan-do appena l'uno percento del terreno attual-

Questo brano trattodal libro Fine corsa.Sopravviver la specieumana alla fine delpetrolio?, editoEinaudi, 2006

Jeramy Leggett

le rinnovabili

24

L

Cos usciremodallera del petrolioCos usciremodallera del petrolio

mente adibito all'agricoltura. Il primo ministro TonyBlair pronunci queste stesse parole nel suo di-scorso di presentazione del Libro bianco sull'ener-gia del governo britannico. Io ero seduto in primafila ad ascoltarlo, e per un attimo fui tentato di al-zarmi in piedi e gridare: E allora mi spiega perchnon investite in quel campo, come fanno i tedeschie i giapponesi?Nell'ambito delle istituzioni locali possibile tro-vare alcuni piccoli esempi di ci che andrebbe fat-to su scala nazionale, o meglio ancora internazio-nale. Prendiamo la cittadina di Woking, nel Surrey.Nel suo piccolo, il consiglio circoscrizionale ha at-tuato, a partire dal 1990, un taglio delle emissionidi anidride carbonica pari al settantasetta per cen-to pi di tre quarti del totale migliorando l'effi-cienza energetica e impiegando un sistema ibridoa idrogeno, con l'installazione di una rete elettricaprivata, impianti di cogenerazione termoelettrica(funzionanti principalmente con gas naturale, main parte anche con biomasse), pannelli fotovoltai-ci, dispositivi a pile a combustibile e refrigeratoriad assorbimento. Ho avuto modo di visitare di per-sona quest'oasi felice, accompagnato dal respon-sabile locale per l'energia, Allan Jones, il quale miha mostrato con comprensibile orgoglio le abita-zioni e gli altri edifici della cittadina, trasformati inveri e proprio microcosmi energeticamente auto-nomi. Se la rete elettrica nazionale smettesse persempre di funzionare, gli abitanti di Woking conti-nuerebbero ad avere luce e riscaldamento. Le tec-

nologie funzionano in perfetta armonia. Le unit dicogenerazione termoelettrica producono il riscal-damento necessario in inverno, e subentrano aipannelli fotovoltaici quando questi non sono in gra-do di fornire sufficiente energia elettrica. La Grea-ter London Authority ha recentemente ingaggiatoAllan Jones per replicare l'impresa a Londra. Okay,amico, ha detto il sindaco, sei riuscito a farlo in unacittadina di ottantamila anime. Ora provaci in unametropoli di otto milioni di abitanti.(...)Alla luce delle potenzialit offerte dalle fonti rin-novabili e dai sistemi per migliorare l'efficienza ela capacit di conservazione dell'energia, quali con-clusioni possiamo trarre circa la tempistica neces-saria per completare il processo di solarizzazione?Amory Lovins afferma che la sostituzione del com-bustibile primario e di altre tecnologie richiede nor-malmente una cinquantina d'anni. Un dato piutto-sto sconfortante, che tuttavia si riferisce al passag-gio legno-carbone-petrolio/gas e all'avvento delleferrovie e dell'elettricit. La diffusione dell'idroge-no, data la possibilit di operare un'innovazione suscala ridotta, avverrebbe in tempi pi rapidi, ov-vero nell'arco di circa venticinque o trent'anni. C'la possibilit che le cose si muovano pi in fretta?Ma certo. Prendiamo l'automobile. Nel 1900 il mez-zo di trasporto predominante era il cavallo. Quan-do le prime autovetture fecero la loro comparsa fu-rono a lungo oggetto di scherno. Erano costose,lente e inaffidabili, inoltre mancava un'adeguata re-te stradale su cui farle viaggiare. Poi Henry Ford

25

inizi a produrle su scala industriale, abbattendo icosti, e parallelemente fece pressione sul governoaffinch fossero costruite strade pi idonee. Nel1900, negli Stati Uniti, circolavano ottomila auto-mobili, ma gi nel 1912 il loro numero era salito anovecentomila! Nell'arco di appena un decenniola loro presenza si era diffusa a macchia d'olio.Riprendiamo, per un momento, il monito che losceicco Yamani rivolse agli altri ministri del petro-lio nel 1981, quando dichiar che i paesi dell'Oc-cidente, spinti dall'yumento del prezzo del greg-gio, sarebbero stati in grado di trovare fonti di ener-gia alternative nel giro di un decennio. Ebbene,dopo vent'anni di ricerche, possiamo dire che quel-l'obbiettivo ormai a portata di mano? La riluttan-za a proseguire sulla strada della dipendenza dalpetrolio d'oltreoceano, scaturita dagli eventi dell'11settembre 2001, ha senz'altro contribuito ad ac-crescere l'interesse verso le energie rinnovabili re-peribili in patria. La corsa allo sviluppo di tecno-logie alternative e di nuovi sistemi di conserva-zione dell'energia si sta diffondendo sempre pirapidamente in molte nazioni del mondo. Grandiaziende del calibro di Sharp, Sanyo, RWE e Gene-ral Electric hanno recentemente iniziato a investi-re cifre considerevoli nel campo della solarizza-zione. Le priorit sociali e individuali si stanno con-centrando sempre di pi nell'ambito dell'energia.Un crescente numero di investitori privati sta spo-stando la propria sfera di interesse dal settore del

petrolio a quello delle fonti rinnovabili, nel tenta-tivo di placare le proprie preoccupazioni per lesorti dell'ambiente. Attualmente, oltre un dollarosu dieci viene destinato a fondi di investimento acarattere ecologico. (...) Di recente gli abitanti diSan Francisco hanno votato a favore di una riso-luzione che prevedeva lo stanziamento di centomilioni di dollari, e di altre ingenti somme in fu-turo, per finanziare l'installazione di impianti aenergia solare ed eolica. Nel Regno Unito quaran-ta istituzioni locali hanno gi provveduto a infor-mare le societ di costruzione che in futuro gli ap-palti edilizi saranno subordinati alla garanzia chealmeno il dieci per cento dell'energia impiegatanei cantieri sia prodotta mediante fonti rinnovabi-li. Il mercato delle tecnologie alternative, per quan-to ancora circoscritto, sta crescendo con una rapi-dit sbalorditiva e gode di investimenti sempre piconsistenti. Del resto, questo settore annoveraun'intera famiglia di tecnologie dirompenti, co-me lo sono state l'introduzione del motore a com-bustione interna (motore a scoppio), che ha se-gnato la fine del mercato dei cavalli, e la nascitadei microcomputer, che hanno soppiantato le unitcentrali di elaborazione. Queste nuove realt si ap-prestano a invadere un mercato del valore di quat-tromila miliardi di dollari, che abbraccia il settoredei servizi energetici e quello delle costruzioni.Oggigiorno, pochi altri campi sono in grado di of-frire un simile potenziale di crescita.

le rinnovabili

26

impattoLe grandi torri eoliche, per la collocazione suicrinali, per laltezza, per la composizione in

serie, introducono nel territorio scenari assoluta-mente inusuali, che irrompono con la forza del-le loro gigantesche dimensioni- nella visione pae-saggistica. Grandi macchine, potenti, dominanti,sempre in movimento. Le pi grandi mai costruitedalluomo. Gli ultimi progetti sfiorano i 130 metri,pari allaltezza della cupola di S. Pietro.

Chi le conosce, o le vive quotidianamente da vici-no, dichiara inquietudine e turbamento nel vede-re i luoghi familiari della propria vita radicalmentemutati e sconvolti in tempi brevissimi.Il movimento perenne, in aggiunta alla grandez-za, determina per lo sguardo una attrazione ine-ludibile.La sensazione di un implacabile dominio delle mac-chine sulluomo, sembra ora estendersi fin nei luo-ghi che sembravano dedicati per sempre alla bel-lezza ed alla serenit delle campagne e dei monti.Limpatto, colpisce alla radice i valori del paesag-gio, in maniera irreversibile ed immitigabile, perci stesso che nella ricerca del vento gli apparatidevono svettare su tutto, diventando il punto fo-cale di ogni visione..Territori visti solo ieri, liberi nei campi , nei crinalie negli orizzonti, dopo il conficcamento delle im-mani palificazioni, sono oggi di fatto estromessi dal-lelenco delle bellezze naturali e paesistiche del no-stro paese.Un paese di piccola taglia , lungo e stretto , densa-mente abitato, percorso ovunque da strade e co-stellato di borghi, torri, castelli, abbazie, aree ar-cheologiche .Dove ogni luogo ed ogni monumento dialoga conun universo di luoghi e siti circostanti storici e na-turali.Dove il contesto paesaggistico valore irrinun-ciabile di ogni monumento isolato nelle campagnee nei versanti dei monti .Dove lalterazione del pae-saggio porta con s la banalizzazione dei tesori cul-turali storici architettonici ed archeologici.

Un mutamento epocaleDopo le grandi, caotiche e mal riuscite periferie cheassediano le citt storiche; dopo lo sparpagliamentoirresponsabile di capannoni e villette per le cam-pagne ( un tempo magnifiche) delle aree metro-politane; dopo la distruzione di migliaia di chilo-

Oreste Rutigliano

eolico

27

L

Macchine controil paesaggioMacchine controil paesaggio

metri di coste, ecco ora una nuova piaga ad af-fliggere il nostro paese.Una nuova forma di speculazione edilizia.Laccaparramento, sotto la spinta di interessi mi-liardari dei luoghi pi ventosi, fuori da ogni seriavalutazione di impatto ambientale. Terreni acqui-siti a quattro soldi sulle cime dei monti e nelle cam-pagne pi riposte, pi conservate e pi autentiche.Con regalie a Comuni indifesi, in una sorta di nuo-va colonizzazione, non a caso guidata da lobby in-dustriali del Nord Europa, ben inserite nella Co-munit Europea. Esse si giovano, paradossalmen-te, della benevolenza di vasti settori del mondo am-bientalista , che per mancanza di cultura del pae-saggio, non sanno distinguere i luoghi del globoterraqueo, adatti o meno ad accogliere questa tec-nologia.I progetti, in verit dissennati, di installare 10.000MegaWatt di eolico (vedi proposta Legambiente)con migliaia e migliaia di torri distribuite in granparte del Mezzogiorno e in estesissime aree ap-penniniche, isolane e prealpine preannunciano una

dequalificazione generale nel paesaggio italiano.In insanabile contraddizione con i programmi, levocazioni e le aspettative sulle quali da tempo la-vorano le comunit agricole e le loro organizza-zioni per fare di questa ultima grande riserva delpaesaggio storico e naturale, una risorsa capacetrattenere gli abitanti che le presidiano e fornire po-sti di lavoro nella accoglienza rurale, nel turismoambientale e culturale.Nella divisione internazionale del lavoro di ridu-zione dei gas serra nessuno ci obbliga a scegliereleolico e neppure vi sono imperiose ragioni di or-dine temporale ed economicistico.Ancora una volta per avventatezza e per avidit sitrascurano le nostre risorse a vantaggio di altri, dipochi, e di estranei:- il sole, per farne la nostra industria energetica,senza ricadute dannose- il paesaggio, per riequilibrare la nostra economiacon beni di qualit e da altri irriproducibili, con-servandolo e restaurandolo nei suoi pi originalicaratteri.

eolico

28

Limpatto potenziale di questo progetto potrebbe es-sere cos grande da costituire la base per una rivolu-zione energetica di portata globale. Si pu dedurre chesopra lEuropa passa un flusso di vento che media-mente ha una potenza pari a 100.000 centrali nuclea-ri. Come si pu fare per andare a sfruttare questa gran-de energia totalmente rinnovabile, rappresentata dalvento in altitudine? Il progetto KiteGen ha l'obiettivodi dimostrare la possibilit di controllare in modo au-tomatico gli aquiloni di potenza (power kites) allo sco-po di generare energia elettrica da fonte eolica. I powerkites sono aquiloni, o meglio, profili alari con una su-perficie di alcune decine di metri quadrati. Sono ma-novrabili da terra con una coppia di funi, che consen-te di controllarne la direzione di volo e l'assetto rispettoal vento. In presenza di venti tesi, un singolo profiloalare in grado di esercitare una forza di trazione chepu arrivare ad alcune centinaia di kiloNewton, navi-gando a velocit che possono superare gli 80m/s. Ilprodotto forza per velocit potrebbe testimoniare lor-

dine di grandezza della potenza implicata, siamo nel-lordine di decine di MW, ma i calcoli necessari per ot-tenere i valori precisi di potenza sfruttabile sono picomplessi. Il KiteGen pu essere immaginato come unaturbina orizzontale saldamente vincolata al suolo, co-stituita da una struttura di supporto centrale che sor-reggere i bracci tramite una tensostruttura. La giostraviene messa in rotazione proprio grazie al vento, chetrascina in quota gli aquiloni. Il corpo centrale rotante anche il generatore elettrico, esso contiene gli arga-ni automatici per le coppie di cavi di guida/potenzadegli aquiloni, lunghi oltre 1000 metri. A regime, tuttigli aquiloni sono in volo guidato con precisione nellospazio aereo, la buona efficienza dei profili alari con-sente anche una navigazione parzialmente controven-to. KiteGen una macchina che produce energia inmodo proporzionale alla sua dimensione.

Massimo Ippolitoingegnere Sequoia automation di Chieri (TO)

Progetto Kite Gen, come sfruttare il vento in altitudine

29

Il grande business costituito dalleolico, con tanto di in-teressi delle grandi famiglie del capitalismo italiano datempo scese in campo, ben documentato da due lun-ghi articoli apparsi sul numero dellEspresso del 3 ago-sto. Da questi abbiamo estratto i dati pi significativi.

Vuole raddoppiare la sua produzione eolica in Italia lE-nel, che ha appena messo in funzione un parco eolicoda 54 Mw in Sardegna, punta al raddoppio nel segmentoper il 2010 e va a caccia di affari anche in Francia e inSpagna, con il portafoglio gonfio di 2,3 miliardi di euro.Per la conquista di E