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Cynara scolymus Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. (Reindirizzamento da Carciofo) Carciofo Cynara cardunculus subsp. scolymus Classificazione Cronquist Dominio Eukaryota Regno Plantae Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Asterales Famiglia Asteraceae Sottofamiglia Cichorioideae Tribù Cardueae Sottotribù Echinopsidinae Genere Cynara Specie C. cardunculus Sottospecie C. c. scolymus Classificazione APG

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Cynara scolymus

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Cynara cardunculus subsp. scolymus

Classificazione Cronquist

DominioEukaryota

RegnoPlantae

DivisioneMagnoliophyta

ClasseMagnoliopsida

OrdineAsterales

FamigliaAsteraceae

SottofamigliaCichorioideae

TribCardueae

SottotribEchinopsidinae

GenereCynara

SpecieC. cardunculus

SottospecieC. c. scolymus

Classificazione APG

RegnoPlantae

(clade)Eudicotiledoni

(clade)Asteridi

(clade)Euasteridi II

OrdineAsterales

FamigliaAsteraceae

SottofamigliaCarduoideae

TribCardueae

SottotribCarduinae

Nomenclatura trinomiale

Cynara cardunculus scolymus(L.) Hegi, 1929

Sinonimi

Cynara hortensisMill., 1768 Cynara esculentaSalisb 1796 Cynara cardunculus var. sativaMoris 1840/43 Cynara scolymus var. muticaVis. 1847 Cynara cardunculus var. scolymus(L.) Fiori 1904

Il carciofo (Cynara cardunculus L. ssp. scolymus (L.) Hegi) una pianta della famiglia delle Asteraceae coltivata in Italia e in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale.Indice[nascondi] 1 Etimologia 2 Descrizione 3 Tassonomia 3.1 Variet 4 Storia 5 Coltivazione 5.1 Coltivazione in Italia 5.2 Avversit 6 Ciclo fenologico 7 Propagazione 8 Principi attivi 9 Usi terapeutici 10 Usi culinari 11 Curiosit 12 Note 13 Bibliografia 14 Voci correlate 15 Altri progetti 16 Collegamenti esterni

Etimologia [modifica]La parola carciofo, la cui radice usata per indicare questa pianta nella maggioranza delle lingue indoeuropee, procede dall'arabo al-kharshf.Descrizione [modifica]Il carciofo una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri, provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si sviluppano pi fusti, che all'epoca della fioritura si sviluppano in altezza con una ramificazione dicotomica. Il fusto robusto, cilindrico e carnoso, striato longitudinalmente.

Le foglie presentano uno spiccato polimorfismo anche nell'ambito della stessa pianta. Sono grandi, oblungo-lanceolate, con lamina intera nelle piante giovani e in quelle vicino ai capolini, pennatosetta e pi o meno incisa in quelle basali. La forma della lamina fogliare influenzata anche dalla posizione della gemma da cui si sviluppa la pianta. La superficie della lamina verde lucida o verde-grigiastra sulla pagina superiore, mentre nella pagina inferiore verde-cinerea per la presenza di una fitta tomentosit. Le estremit delle lacinie fogliari sono spinose secondo la variet.

I fiori sono riuniti in un capolino (detto anche calatide) di forma sferoidale, conica o cilindrica e di 515cm di diametro, con un ricettacolo carnoso e concavo nella parte superiore. Sul ricettacolo sono inseriti i fiori, tutti con corolla tubulosa e azzurro-violacea e calice trasformato in un pappo setoloso. Nel capolino immaturo l'infiorescenza vera e propria protetta da una serie di brattee strettamente embricate, mucronate o spinose all'apice. Fiori e setole sono ridotti ad una corta peluria che si sviluppa con il procedere della fioritura. In piena fioritura le brattee divergono e lasciano emergere i fiori. La parte edule del carciofo rappresentata dalla base delle brattee e dal ricettacolo, quest'ultimo comunemente chiamato cuore. In Sardegna molto richiesta anche la parte terminale dello scapo fiorale dalla terzultima o penultima foglia.

Capolino di carciofo in piena fioritura

Il frutto un achenio allungato e di sezione quadrangolare, provvisto di pappo.Tassonomia [modifica]In questa specie sono stati identificati, con l'ausilio di marcatori molecolari (AFLP, microsatelliti e transposon display), tre differenti taxa: C. cardunculus var. sylvestris Lam. (cardo selvatico) abbondantemente diffusa allo stato spontaneo nel bacino occidentale del mediterraneo; C. cardunculus var. altilis DC. (cardo coltivato); C. cardunculus subsp. scolymus (L.) Hegi (carciofo).Variet [modifica]Le variet di carciofo sono classificate secondo diversi criteri. I principali sono i seguenti:

In base alla presenza e allo sviluppo delle spine si distingue fra variet spinose e inermi. Le prime hanno capolini con brattee terminati con una spina pi o meno robusta, le inermi hanno invece brattee mutiche o mucronate.

In base al colore del capolino si distingue fra variet violette e verdi.

In base al comportamento nel ciclo fenologico si distingue fra variet autunnali o rifiorenti e variet primaverili. Le prime si prestano alla forzatura in quanto possono produrre capolini nel periodo autunnale e una coda di produzione nel periodo primaverile. Le seconde sono adatte alla coltura non forzata in quanto producono capolini solo dopo la fine dell'inverno.

Fra le variet pi famose si annoverano il "Paestum" (carciofo IGP proveniente dall'omonima citt della magna grecia di Capaccio-Paestum) Spinoso sardo (coltivato anche in Liguria con il nome di Carciofo spinoso d'Albenga), il Catanese, il Verde di Palermo, la Mammola verde, il Romanesco, il Violetto di Toscana, il Precoce di Chioggia, il Violetto di Provenza, il violetto di Niscemi. Le variet di maggiore diffusione in passato erano il Catanese, lo Spinoso sardo e il Violetto di Provenza, fra i tipi autunnali forzati, e il Romanesco e il Violetto di Toscana fra quelli primaverili non forzati. Lo Spinoso sardo, una delle variet pi apprezzate nel mercato locale e in alcuni mercati dell'Italia settentrionale ha subito un drastico ridimensionamento dagli anni '90 a causa della ridotta pezzatura media dei capolini e della minore precocit di produzione rispetto ad altre cultivar pi precoci (Tema, Terom, Macau, ecc.).Storia [modifica]Documentazioni storiche, linguistiche e molecolari sembrano indicare che la domesticazione del carciofo (Cynara scolymus) dal suo progenitore selvatico (Cynara cardunculus) possa essere avvenuta in Sicilia, a partire dal I secolo circa.

La pianta chiamata Cynara era gi conosciuta dai greci e dai romani, ma sicuramente si trattava di selvatico. A quanto sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci, e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo.

Nel secolo XV il carciofo era gi consumato in Italia. Venuto dalla Sicilia, appare in Toscana verso il 1466. Nella pittura rinascimentale italiana, il carciofo rappresentato in diversi quadri: "L'ortolana" di Vincenzo Campi, "L'estate" e "Vertumnus" di Arcimboldo.

La tradizione dice che fu introdotto in Francia da Caterina de' Medici, la quale gustava volentieri i cuori di carciofo. Sarebbe stata costei che lo port dall'Italia alla Francia quando si spos con il re Enrico II di Francia. Luigi XIV era pure un gran consumatore di carciofi.

Gli olandesi introdussero i carciofi in Inghilterra: abbiamo notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall nell'orto di Enrico VIII.

I colonizzatori spagnoli e francesi dell'America introdussero il carciofo in questo continente nel secolo XVIII, rispettivamente in California e in Louisiana. Oggi in California i cardi sono diventati un'autentica piaga, esempio tipico di pianta invadente di un habitat in cui non si trovava precedentemente.Coltivazione [modifica]La produzione mondiale del carciofo, secondo la FAO

HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Carciofo" \l "cite_note-0%23cite_note-0"[1], ha raggiunto nel 1979 i 12.770.000 quintali; la stessa FAO stima che la coltura riguarda al 90% l'area mediterranea, e al 56% l'Italia.

Di fatto i carciofi si coltivano soprattutto in Italia, Spagna e Francia. Negli Stati Uniti d'America la maggior produzione di carciofi si ha nello stato della California, e all'interno della California la contea di Monterey concentra pi dell'80% del totale.

Da qualche anno, a causa di un'epidemia degli asparagi, nelle terre nuove del progetto Chavimochic del Per si cominci a coltivare il carciofo con il fine di esportarlo ai paesi europei, e a tutt'oggi il carciofo supera in volume di vendita la esportazione degli asparagi, facendo del Per il primo esportatore del mondo di carciofi.

Una resa tipica della coltivazione di 100 quintali per ettaro.Coltivazione in Italia [modifica]L'Italia detiene il primato mondiale nella produzione di questo ortaggio (pari a circa il 40%). Le zone di maggiore produzione sono la Sicilia (Piana di Gela e Piana di Catania), Sardegna e Puglia.[2]Avversit [modifica]Questa sezione ancora vuota. Aiutaci a scriverla!

Ciclo fenologico [modifica]

Piantagione di carciofi in Bretagna, vicino a MorlaixIl carciofo una tipica pianta degli ambienti mediterranei. Il suo ciclo naturale autunno-primaverile: alle prime piogge autunnali le gemme del rizoma si risvegliano ed emettono nuovi getti. I primi capolini sono emessi verso la fine dell'inverno, a partire dal mese di febbraio. In tarda primavera la pianta va in riposo con il disseccamento di tutta la parte aerea.

Nelle zone pi calde delle regioni mediterranee il carciofo viene coltivato con una tecnica di forzatura che ha lo scopo di anticipare al periodo autunnale la produzione di capolini. La tecnica consiste nel forzare il risveglio nel corso dell'estate: dai rizomi di una coltura precedente si prelevano le gemme, dette ovuli, e dopo una fase di pregermogliamento sono messi a dimora dalla seconda met di giugno in poi, facendo seguire un'irrigazione copiosa. In questo modo l'attivit vegetativa ha inizio in piena estate, con differenziazione a fiore nel mese di settembre e produzione dei capolini di primo taglio nei mesi di ottobre e novembre.

La forzatura del carciofo produce risultati solo nelle cultivar rifiorenti, e in ogni modo causa di situazioni di stress biologico che deprimono la longevit della carciofaia. Per questo motivo le carciofaie forzate sono condotte in coltura annuale, biennale o triennale. Dopo il secondo o terzo anno la percentuale di diradamento tale da rendere economicamente pi vantaggioso il reimpianto della carciofaia.Propagazione [modifica]Il carciofo si pu propagare sia per via sessuata, con la riproduzione da seme, sia per via vegetativa sfruttando la sua naturale predisposizione ad emettere nuove piante dalle gemme del rizoma. La riproduzione da seme, pur essendo tecnicamente attuabile, non ha alcuna utilit pratica per le cultivar italiane: a causa del forte grado di eterozigosi delle nostre variet, le piante nate da seme avrebbero caratteri completamente diversi ed eterogenei rispetto allo standard varietale. La propagazione vegetativa tradizionale segue metodi diversi secondo il tipo di ciclo colturale, ma si riconducono a due tipi: la propagazione per ovoli e quella per carducci.

Gli ovoli sono porzioni di rizoma ingrossate provviste di una o pi gemme. La propagazione per ovoli si pratica con il prelievo, all'inizio dell'estate, dei rizomi dalle vecchie carciofaie. Da questi vengono separati gli ovoli, messi a pregermogliare per uno o due giorni e poi messi a dimora in un periodo che va dalla seconda met di giugno fino agli inizi di agosto. L'epoca di "semina" correlata all'epoca del raccolto del primo taglio.

I carducci sono i polloni basali emessi dal rizoma delle piante di oltre un anno d'et nelle prime fasi vegetative. Fra le operazioni colturali che si praticano durante la fase vegetativa prevista la scarducciatura, ossia il diradamento della coltura con l'eliminazione dei polloni in quanto sottraggono risorse nutritive alla pianta a scapito delle rese qualitative della produzione. I polloni asportati possono essere messi a dimora in autunno per impiantare una carciofaia poliennale che dar la prima produzione al secondo anno d'impianto.

Le colture ottenute da ovoli iniziano il loro ciclo in piena estate e sono pertanto in grado di produrre capolini gi nell'autunno successivo o nella primavera successiva. Questa tecnica di propagazione pertanto utilizzata per le variet autunnali o rifiorenti in coltura forzata. Le colture ottenute da carducci iniziano il loro ciclo in autunno inoltrato e poich la pianta non riesce ad acquisire una sufficiente vigoria l'impianto finalizzato a dare la prima produzione al secondo anno. Questa tecnica si adotta pertanto per le variet primaverili in coltura non forzata.

La propagazione vegetativa ha il pregio di trasmettere il genotipo delle piante madri alle piante propagate, permettendo il mantenimento dello standard varietale. Ha per lo svantaggio di trasmettere le virosi accumulate, che sono una delle principali cause che riducono la longevit di una carciofaia. Per migliorare lo stato fitosanitario delle colture si pu ricorrere a piante ottenute da micropropagazione. Questa tecnica consiste in una moltiplicazione in vitro con l'espianto dei meristemi apicali dagli apici vegetativi delle piante. I meristemi prelevati, detti espianti, essendo composti da cellule embrionali possono rigenerare un'intera pianta se opportunamente trattati (coltivazione in vitro su substrati nutritivi in cella climatica).

Il principio su cui si basa la micropropagazione risiede nel fatto che le cellule vegetali embrionali, essendo in fase di moltiplicazione, non sono infettate dai virus, pertanto le piante micropropagate sono risanate, ossia esenti da virus. In realt la sicurezza del risanamento dipende dall'et delle cellule prelevate: le cellule effettivamente sane sono quelle del cono vegetativo, che rappresentano una porzione minima del meristema apicale, mentre all'aumentare della distanza dall'apice meristematico aumenta la probabilit che la cellula sia infettata dai virus. Con espianti di dimensioni ridotte aumenta la percentuale di risanamento delle piante micropropagate, per contro si riduce la percentuale di attecchimento. Un congruo compromesso si raggiunge prelevando espianti di dimensioni dell'ordine di mezzo millimetro.

Le colture ottenute da piante micropropagate presentano, almeno nei primi anni, un migliore stato fitosanitario che si manifesta con una maggiore vigoria e, di riflesso, una pi elevata produttivit. La micropropagazione presenta per contro degli svantaggi:

Le colture micropropagate sono pi suscettibili alle avversit ambientali, pertanto il mantenimento dello stato fitosanitario richiede cure colturali pi attente.

La micropropagazione una tecnica costosa perch la prima fase richiede l'impiego di attrezzature di laboratorio e tecnici altamente specializzati. Il materiale micropropagato pertanto molto pi costoso di quello tradizionalmente usato, che in sostanza materiale di scarto il cui costo essenzialmente legato alla manodopera richiesta per il prelievo.

Le piante micropropagate danno produzioni qualitativamente differenti da quelle micropropagate quando allo standard varietale contribuisce la base genetica dei virus latenti integrati nel DNA dell'ospite. Questo fenomeno si riscontrato ad esempio nello Spinoso sardo, che con la micropropagazione perde in modo significativo parte delle propriet organolettiche.Principi attivi [modifica]Dopo l'acqua, il componente principale dei carciofi sono i carboidrati, tra i quali si distinguono l'inulina e le fibre.

I minerali principali sono il sodio, il potassio, il fosforo e il calcio.

Tra le vitamine prevale la presenza di B1, B3, e piccole quantit di vitamina C.

Pi importante per spiegare le attivit farmacologiche degli estratti di carciofo la presenza di un complesso di metaboliti secondari caratteristici:

Derivati dell'acido caffeico: tra gli altri acido clorogenico, acido neoclorogenico, acido criptoclorogenico, cinarina.

Flavonoidi: in particolare rutina.

Lattoni sesquiterpenici: tra gli altri cinaropicrina, deidrocinaropicrina, grosseimina, cinaratriolo.Usi terapeutici [modifica]La cinarina sembra avere effetti colagoghi. Gli estratti di carciofo hanno mostrato in studi clinici di migliorare la coleresi e la sintomatologia di pazienti sofferenti da dispepsia e disturbi funzionali del fegato. La cinarina ha mostrato di essere efficace come rimedio ipolipidemizzante in vari studi clinici.

La cinarina ha anche effetti coleretici, sembra cio stimolare la secrezione di bile da parte delle cellule epatiche e aumentare lescrezione di colesterolo e di materia solida nella bile.

I derivati dell'acido caffeico in genere mostrano effetti antiossidanti ed epatoprotettivi.

La Cinarina anche ipocolesterolemizzante, tramite l'inibizione della biosintesi del colesterolo e l'inibizione dell'ossidazione del colesterolo LDL. Diminuisce inoltre il quoziente beta/alfa delle lipoproteine ed ha effetti diuretici.

La medicina naturale e la fitoterapia usano il carciofo nel trattamento dei disturbi funzionali della cistifellea e del fegato, delle dislipidemie, della dispepsia non infiammatoria e della sindrome dell'intestino irritabile. Lo utilizza inoltre, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito, intossicazione, stitichezza e flatulenza. La sua attivit depurativa (derivata dall'azione su fegato e sistema biliare e sul processo digestivo) fa s che venga usata per dermatiti legate ad intossicazioni, artriti e reumatismi.

L'attivit dei principi amari sull'equilibrio insulina/glucagone ne indica la possibile utilit come supporto in caso di iperglicemia reattiva o diabete incipiente, e l'effetto dei principi amari sulla secrezione di fattore intrinseco ne indica un possibile utilizzo in caso di anemia sideropenica.Usi culinari [modifica]La cucina della Liguria valorizza molto questo ingrediente, che, per il fatto di maturare in primavera, diventa in tale periodo il componente base della locale torta pasqualina.

Il basso contenuto calorico del carciofo fa s che sia speciamente indicato nelle diete dimagranti.

I fiori, come quelli del cardo, contengono il lab-fermento (chimosina), che si usa come caglio del latte.

Specialit della cucina romana sono invece il Carciofo alla Romana (stufato in olio, brodo vegetale, prezzemolo ed aglio), Carciofo alla Giudia (intero e fritto in olio di oliva) e l'insalata di carciofo (crudo a lamelle).Curiosit [modifica] Marilyn Monroe fu nel 1949 la prima "Regina del Carciofo" (Artichoke Queen) nel "Festival del Carciofo" (Artichoke Festival) che tutti gli anni a partire da quell'anno si celebra a Castroville in California.

Pablo Neruda, Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, scrisse il poema Oda a la Alcachofa ("Ode al carciofo"), che parte della raccolta Odas Elementales.Note [modifica]1. ^ http://www.comune.ittiri.net/produzione/carciofo.htm2. ^ [1]Bibliografia [modifica] Acquadro A., et al. (2005). Development and characterisation of microsatellite markers in Cynara cardunculus. L. Genome 48 (2): 217-225. Comino C., et al. (2007). Isolation and functional characterization of a cDNA coding a hydroxycinnamoyltransferase involved in phenylpropanoid biosynthesis in Cynara cardunculus. L. BMC Plant Biology 7: 14.

De Paolis A., et al. (2008). Characterization and differential expression analysis of artichoke phenylalanine ammonia-lyase coding sequences. Physiologia Plantarum 132: 33-43. Lanteri S., et al. (2004). Amplified fragment length polymorphism for genetic diversity assessment in globe artichoke. Theoretical and Applied Genetics 108 (8): 1534-1544. Mauro R., et al. (2009). Genetic diversity of globe artichoke landraces from Sicilian small-holdings:implications for evolution and domestication of the species. Conservation Genetics 10: 431-440. Pignone D., Sonnante G. (2004). Wild artichokes of south Italy: did the story begin here?. Genetic Resources and Crop Evolution 51: 577-580. Portis E., et al. (2005). Genetic structure of island populations of wild cardoon [Cynara cardunculus L. var. sylvestris (Lamk) Fiori] detected by AFLPs and SSRs. Plant Science 169 (1): 199-210. Sonnante G., et al. (2007). On the origin of artichoke and cardoon from the Cynara gene pool as revealed by rDNA sequence variation. Genetic Resources and Crop Evolution 54: 483495. Sonnante G., et al. (2002). Genetic variation in wild and cultivated artichoke revealed by RAPD markers. Genetic Resources and Crop Evolution 49: 247-252. Sonnante G., Carluccio A.V., De Paolis A., Pignone D. (2008) Identification of artichoke SSR markers: molecular variation and patterns of diversity in genetically cohesive taxa and wild allies. Genet. Res. Crop Evol., 55: 1029-1046 Sonnante G., De Paolis A., Pignone D. (2004). Relationships among artichoke cultivars and some related wild taxa based on AFLP markers. Plant Genetic Resources: Characterization and Utilization 1: 125-133.

Sonnante G., Pignone D., Hammer K. (2007). The domestication of artichoke and cardoon: from Roman times to the genomic age. Annals of Botany 100: 1095-1100.Voci correlate [modifica] Asteraceae Carduus Cynar Torta pasqualinaAltri progetti [modifica] Wikibooks contiene ricette su Cynara scolymus Wikimedia Commons contiene file multimediali su Cynara scolymus Wikizionario contiene il lemma di dizionario Cynara scolymusCollegamenti esterni [modifica] Tutti i dati del carciofoPortale AgricolturaPortale BotanicaPortale Cucina

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Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.

Politica sulla privacy Informazioni su Wikipedia Avvertenze Versione mobile Carciofo - Cynara cardunculus L. scolymus (L.) Hegi Atlante delle coltivazioni erbacee - Piante da tubero e orticoleFamiglia: Compositae, sottofamiglia Tubiflorae Specie: Cynara cardunculus L. scolymus (L.) Hegi

Francese: artichaut; Inglese: artichoke; Spagnolo: alcachofa; Tedesco: Artischocke.Origine e diffusioneIl Carciofo una pianta di origine mediterranea, molto nota fin dall'antichit per i pregi organolettici del capolino (le prime descrizioni risalgono allo storico greco Teofrasto). L'attuale nome volgare in molte lingue del mondo deriva dal neo-latino "articactus" (in alcuni dialetti settentrionali chiamato articiocco); il nome italiano "carciofo" e lo spagnolo "alcachofa" derivano dall'arabo "harsciof".La coltura del carciofo diffusa in alcuni Paesi del Mediterraneo, in particolare soprattutto Italia, poi Francia e Spagna, mentre poco conosciuto in molti altri Stati.La maggior parte della produzione commerciale destinata al consumo fresco, il resto all'industria conserviera e dei surgelati. La coltura del carciofo diffusa soprattutto nell'Italia meridionale, dove con il risveglio anticipato della carciofaia in estate possibile anticipare l'epoca delle raccolte all'inizio dell'autunno.Capolini di Carciofo - Cynara cardunculus L. (foto www.agraria.org) Caratteri botaniciSecondo la classificazione del Fiore al genere Cynara si attribuisce una unica specie il Cynara cardunculus L., che comprende tre variet botaniche:- Cynara cardunculus silvestris Lamb.: cardo selvatico, noto sotto il nome di caglio o carduccio, spontaneo nel bacino del Mediterraneo, che trova impiego nella preparazione del cosiddetto cagliofiore;- Cynara cardunculus scolymus: carciofo coltivato;- Cynara cardunculus altilis: cardo domestico.Si ritiene che il carciofo ed il cardo domestico derivino entrambi da quello selvatico, in seguito ad un processo di selezione che ha favorito lo sviluppo dell'infiorescenza nel primo e della nervatura mediana delle foglie nel secondo.Il carciofo una pianta erbacea perenne, con formazione di rizoma, dalle cui gemme si sviluppano i getti detti carducci. Il fusto eretto, ramificato all'epoca della fioritura, robusto, striato in senso longitudinale, fornito di foglie alterne (grandi, di colore verde pi o meno intenso o talvolta grigiastre nella pagina superiore, pi chiare e con presenza di peluria in quella inferiore; la spinosit delle foglie una caratteristica varietale).Il fusto (alto da 50 a 150 cm circa) e le ramificazioni portano in posizione terminale le infiorescenze.I fiori azzurri ermafroditi tubolosi sono riuniti in una infiorescenza a capolino, detta anche calatide. Il capolino comprende una parte basale (il ricettacolo carnoso), sul quale sono inseriti i fiori ermafroditi detti "flosculi"; inframmezzati ai fiori sono presenti sul talamo numerose setole bianche e traslucide (il "pappo"). Il complesso di fiori e setole, nei primi stadi di sviluppo, sono volgarmente indicati con il nome di "peluria". Sul ricettacolo si inseriscono le brattee o squame involucrali, a disposizione imbricate l'una sull'altra, le pi interne tenere e carnose, le pi esterne consistenti e fibrose. Il ricettacolo carnoso e le brattee interne costituiscono la porzione edule del carciofo, comunemente detto "cuore". Il frutto un achenio allungato e di sezione quadrangolare, di colore grigiastro bruno e screziato, unito al calice trasformato in pappo, per favorire la disseminazione. Il peso di mille acheni pu oscillare tra 30 e 70 grammi.La morfologia fiorale ed il meccanismo di antesi impediscono normalmente l'autoimpollinazione, per cui la fecondazione avviene per opera degli insetti.La moltiplicazione del carciofo avviene per via gamica, utilizzando l'"ovolo", il "pollone" o "carduccio" o "porzione del ceppo". Esigenze ambientali Il carciofo richiede un clima mite e sufficientemente umido, per cui il suo ciclo normale autunno-primaverile nelle condizioni climatiche del bacino mediterraneo; tende alla produzione primaverile-estiva nelle zone pi fredde.. Il carciofo resiste abbastanza bene fino a temperature di 0C. Temperature inferiori possono provocare danni pi o meno gravi alle infiorescenze ed alle foglie; a temperature inferiori a -10C possono essere compromesse anche le gemme del fusto rizomatoso.Il carciofo risente anche della temperatura molto elevata, per cui la fase del riposo vegetativo capita tra la fine della primavera e l'estate.Ha elevate esigenze idriche, in parte soddisfatte dalla piovosit dell'epoca di coltivazione; nella coltura precoce estiva necessario intervenire con abbondanti apporti di acqua.Il carciofo preferisce terreni profondi freschi, di medio impasto e di buona struttura, a reazione intorno alla neutralit, pur adattandosi a terreni di diverse caratteristiche.VarietLe variet che si coltivano in Italia possono essere classificate, in base alle caratteristiche agronomico-commerciali, in due grandi gruppi:- variet autunnali;- variet primaverili.Al primo gruppo di variet, dette anche rifiorenti, appartengono tipi la cui produzione si verifica a cavallo dell'inverno, con inizio ad ottobre-novembre, e, dopo una stasi invernale, continua in primavera fino a maggio. Queste variet, in generale, sono caratterizzate da un capolino medio-piccolo, del peso di circa 150-200 g. Una parte consistente della seconda produzione, cio quella che appare dopo l'inverno, viene destinata all'industria conserviera per la surgelazione e l'inscatolamento.Le variet del secondo gruppo sono coltivate nelle aree costiere dell'Italia centro-settentrionale e forniscono una produzione pi o meno precoce che pu durare da febbraio-marzo fino a maggio-giugno. Questi carciofi rappresentano una produzione molto pregiata, hanno un capolino molto pi grande dei rifiorenti che si presta anche per l'esportazione. Le variet primaverili si dividono in due grandi famiglie: i "Romaneschi" e i "Toscani". Pianta di Carciofo - Cynara cardunculus L. (foto www.agraria.org)Tecnica colturaleIl carciofo viene considerato una coltura da rinnovo e si avvale, al momento dell'impianto, di unaratura profonda. E' una coltura poliennale: la durata di una carciofaia non definibile a priori; se non intervengono fattori avversi essa pu essere anche di 7-10 anni.E' da considerarsi una coltura da rinnovo, a cui far seguire un cereale o, come nelle zone orticole, altri ortaggi. L'opportunit dell'avvicendamento consigliabile per evitare gli inconvenienti della coltura ripetuta.La preparazione del terreno viene effettuata in epoca diversa, in relazione alla modalit d'impianto della coltura, per ovuli o per carducci, all'inizio dell'estate o in autunno. Prima dell'impianto necessaria una lavorazione profonda (40-50 cm), a cui seguono lavorazioni pi superficiali con frangizolle ed erpice per preparare un perfetto letto di semina. La concimazione organica deve essere fatta in concomitanza della lavorazione profonda.L'apporto di fertilizzanti fondamentale per la produttivit della carciofaia: una coltura di carciofo pu asportare dal terreno circa 250-300 kg/ha di azoto, 350-400 kg/ha di potassa e 50-100 kg/ha di anidride fosforica.. Da ci deriva la necessit di somministrare i fertilizzanti minerali in dosi elevate.Generalmente, la concimazione fosfatica e quella potassica sono effettuate all'atto dell'impianto della carciofaia e negli anni successivi, al momento del risveglio. La concimazione azotata, in parte distribuita insieme agli altri due elementi, in parte frazionata in un paio di volte in copertura durante il periodo di massimo accrescimento della vegetazione.ImpiantoDi solito si esegue nel periodo autunno-primaverile per "carducci", utilizzando il materiale proveniente dalla scarducciatura di altre carciofaie. I carducci sono germogli che crescono alla base della pianta e vengono distaccati con una porzione di radice. I carducci per i nuovi impianti devono essere ben sviluppati, con una lunghezza di 20-40 cm e provvisti di 4-5 foglie, la cui parte distale viene tagliata al momento dell'impianto. Nelle zone irrigue meridionali, dove si pratica il risveglio anticipato, frequente l'impianto per "ovuli" in estate. Gli ovuli sono le gemme di grossezza diversa che si formano alla base del fusto interrato, da cui alla ripresa vegetativa hanno origine i carducci. Gli ovuli si distaccano dalla pianta madre in estate durante la fase di riposo. E' consigliabile sottoporre l'ovulo alla pregermogliaziano. Spesso, l'impianto estivo fatto con ovoli, provenienti da carducci messi a vivaio nell'annata precedente, quindi gi ben radicati e formati.Il sesto d'impianto della carciofaia variabile, sia in relazione alla durata della carciofaia, che allo sviluppo della variet. La distanza media di cm 100 x 100 o cm 120 x 120, in modo da ottenere un numero di piante all'ettaro intorno a 7-10 mila. Oggi si tende ad allargare la distanza tra le file (170-200 cm) e a diminuirla sulla fila (60-80 cm).Interventi colturaliNei primi stadi della ripresa vegetativa si eseguono diverse lavorazioni al terreno o per il controllo delle infestanti o per l'interramento dei fertilizzanti in modo da permettere un rapido accrescimento delle piante. Queste emettono un certo numero di carducci in buona parte da eliminare. La scarducciatura sar pi o meno intensa a secondo della variet, della fertilit del terreno e della densit delle piante. A seconda delle condizioni colturali, vengono lasciati uo o due o tre carducci per pianta.Il controllo delle infestanti di fondamentale importanza. Tra le infestanti della carciofaia c' una lunga serie di malerbe annuali, biennali e perenni. Tra queste un ruolo di rilievo spetta alle graminacee e all'acetosella (Oxalis spp.). Quest'ultima infestante ha un ciclo autunno-primaverile coincidente con quello della colturaed ha una notevole capacit di diffusione, essendo fornita di organi di moltiplicazione sotterranea (bulbilli) che vengono diffusi dagli organi rotanti delle macchine durante le lavorazioni. Prima dell'impianto si pu intervenire con prodotti ad azione fogliare come glufosinate ammonio o gliphosate, in presenza di malerbe gi note, aggiungendo un prodotto residuale quale il trifluralin, seguito da un leggero interramento, o pendimethalin, distribuito in superficie. Successivamente gli interventi vanno effettuati in pre-emergenza delle infestanti.IrrigazioneE' uno degli interventi colturali pi importanti ai fini dell'anticipo di produzione cel carciofo in autunno nelle aree meridionali. In relazione all'epoca del risveglio estivo e dell'andamento climatico, i fabbisogni idrici possono essere pi o meno elevati, per cui dove la disponibilit idrica carente, l'irrigazione viene ritardata verso la seconda met del mese di agosto..Frequenti irrigazioni, con un turno medio di 8-10 giorni sono necessari in estate ed, in qualche caso, alcuni interventi in autunno, qualora l'andamento climatico decorra siccitoso. Il metodo irriguo pi diffuso l'aspersione.Raccolta e produzione La raccolta dei capolini scalare, ha inizio verso la prima decade di ottobre per la coltura precoce e termina in giugno con quella pi tardiva. In relazione al tipo di coltura ed alla variet, il numero delle raccolte pu variare da un minimo di 3-4 ad un massimo di 15-20, tendendo presente che la lunghezza del ciclo produttivo pu variare da un minimo di 20 giorni ad un massimo di 180-220 giorni. Il numero dei capolini per pianta oscilla da 4-5 a 14-15.Nel complesso una carciofaia produce 50-100 mila capolini ad ettaro, pari ad una produzione in peso di 60-120 quintali ad ettaro.. La raccolta effettuata a mano con taglio dei capolini con stelo lungo ed alcune foglie. per agevolare il trasporto della produzione fuori del campo si utilizzano rimorchi o carri-raccolta trainati, forniti di ali laterali.La valutazione qualitativa dei capolini viene effettuata in base alla pezzatura, alla compattezza ed alle caratteristiche di freschezza e sanit. per il mercato fresco, molta importanza riveste la precocit di maturazione. Oltre al consuno fresco, il carciofo viene utilizzato dall'industria conserviera sia per la produzione di "carciofi al naturale", di "carciofini sott'olio" e di "carciofi surgelati".E' un ortaggio dal buon valore alimentare ed adatto ad essere preparato in una infinit di modi culinari. Abbastanza ricco di ferro. Il carciofo ricco non solo di fibra, vitamine, sali minerali ed aminoacidi, ma anche di sostanze fenoliche che presentano propriet benefiche per l'organismo. Ha inoltre una una forte capacit antiossidante.Per uso alimentare vengono utilizzati anche i teneri carducci, i quali quando vengono sottoposti alla pratica della imbiancatura vanno sotto il nome di "gobbi".Notevole il sottoprodotto di foglie della carciofaia, che costituisce un ottimo alimento fresco per gli animali. Anche i residui della lavorazione industriale dei capolini hanno un impiego zootecnico, o vengono essiccate per preparare una farina di carciofo.Le propriet medicinali del carciofo ed il sapore amaricante degli estratti ne fanno una pianta di largo consumo nell'industria liquoristica e medicinale. In genere, per uso industriale, si utilizzano le piante a fine ciclo di produzione, in fase di essiccamento naturale. Avversit e parassiti Il carciofo pur essendo una pianta rustica soggetta ad alcune avversit.Tra le fitopatie l'atrofia del capolino riveste un ruolo importante, ma solo per le variet tardive. La malformazione si presenta con capolini di dimensioni ridottissime o con capolini normali con brattee non completamente sviluppate e con margine superiore imbrunito. Diversi fattori concorrono al manifestarsi di questa fisiopatia: temperature superiori di 25 C nella fase di transizione dell'apice caulinare da vegetativo a riproduttivo, condizioni idriche, contenuto di sali solubili nel terreno ecc.Dei danni da gelo abbiamo gi accennato. Il carciofo una tra le specie sensibili ai diserbanti di tipo ormonico (2,4 D). Il carciofo dotato di ampia espansione fogliare e di fusti e gemme molto carnose, per cui particolarmente soggetto agli attacchi di parassiti animali. Il pi temuto parassita del carciofo l'arvicola (topo campagnolo) la cui enorme diffusione limita fortemente la durata degli impianti. Tra gli insetti che danneggiano i capolini, due specie di lepidotteri sono degne di particolare attenzione: la nottua del carciofo (Gortyna xanthenes Germ.) e la depressaria (Depressaria erinaceella Stg.).Altri fitofagi ricorrenti sono gli afidi (Brachycaudus cardui, Aphis fabae, Myzus persicae ecc.) e la cassida (Cassida deflorata Suffr.).Tra le malattie crittogamiche quella che interessa maggiormente il carciofo rappresentata dai marciumi del colletto (Sclerotinia spp., Rhizoctonia spp.), presenti soprattutto nei terreni mal drenati.L'oidio (Leveillula taurica) e la peronospora (Bremia lactucae) non sono molto diffuse e generalmente non creano problemi fitosanitari.

Sintesi da "Coltivazioni erbacee" - Remigio Baldoni, Luigi Giardini - Ptron EditoreVersione di stampa

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Generalit

una pianta perenne tipicamente mediterranea, che cresce spontanea nelle zone pi calde. Dal secolo quindicesimo il carciofo stato utilizzato per uso alimentare. La radice fittonante e da essa, a primavera, spuntano le foglie di colore grigio verde e dal centro della rosetta finale a primavera spunta un fusto ramificato che termina con un capolino fiorale.

Questi capolini, parte commestibile del carciofo, hanno la base ingrossata, carnosa, con brattee a forma di scaglie che in alcune variet terminano con una spina.

La pianta, come si detto perenne, si coltiva per come pianta produttiva per massimo una decina d'anni. La produzione spontanea dei carciofi di fine inverno - primavera, ma con opportune tecniche colturali pu essere prodotto anche in autunno - inverno.

Si coltiva nell'orto o in pieno campo; da ogni pianta si pu raccogliere una decina di carciofi, per cui in un modesto appezzamento si possono avere quantit sufficienti anche coltivando poche piante.Come propagare la semina

Pu essere per seme o per via agamica e quindi per parte di pianta (carducci o ovuli).

La semina deve essere effettuata in semenzaio coperto a fine inverno o in semenzaio non protetto in primavera, oppure direttamente in campo a maggio.

In semenzaio il seme viene distribuito a file alla profondit di un centimetro e mezzo.

Nel caso utilizzassimo i carducci, cio gemme che si sviluppano nella pianta madre, si devono staccare con una piccola porzione di rizoma muniti di qualche radichetta (bambolina).

Per la riproduzione si possono inoltre usare gli ovuli, cio porzioni di fusto munite di una gemma.Clima

vegeta in un clima mite e asciutto anche se si adatta a climi relativamente freddi. Teme gli sbalzi di temperatura e le brinate. Variet

ricordiamo il violetto di Chioggia, il violetto spinoso sardo, il romanesco senza spine tipico del Lazio con capolini molto grandi, lo spinoso della Liguria, e il grosso di Bretagna. Terreno

gradisce terreni di medio impasto, ricchi e profondi con poco scheletro, ma si adatta anche a terreni argillosi o calcarei, torbosi e acidi o addirittura salmastri. Consociazione

buona quella con la lattuga, con i piselli, con i ravanelli, con la cipolla, il porro e i fagiolini nani. Impianto e cura

gli ovuli vengono staccati dalla pianta madre in estate. Si fanno germogliare tenendoli ammassati e inumiditi per un paio di giorni e poi si piantano nell'orto in solchi o buche profonde una ventina di centimetri ad una distanza tra le piante di un metro - un metro e venti minimo negli impianti stabili, mentre negli annuali si possono disporre i carciofi pi vicini.

Per ottenere una produzione primaverile, i carducci si staccano dalla pianta madre nel mese di ottobre. Si piantano a dimora in una buca profonda, usando le stesse accortezze gi dette in precedenza, e con i primi freddi si rincalzano.

A primavera si zappano e si concimano al piede e gi dal primo anno si potr avere una produzione soddisfacente. L'anno successivo si effettuano le solite operazioni colturali.

Per la produzione autunno - invernale, i carducci si piantano in primavera nella carciofaia.

Prima del trapianto dei carducci si devono cimare le foglie.

La scarducciatura una operazione utile che deve essere effettuata a prescindere dall'uso del carduccio, poich libera la pianta dai polloni che le sottrarrebbero vigore.

Nell'orto non tutti i carducci si eliminano, se ne lasciano uno o due che piegati e interrati nel suolo si sbiancano a causa dell'eziolatura e possono essere raccolti e con qualsiasi ortaggio. Avversit

le lumache e i topi, in particolare le arvicole, possono produrre gravi danni alle radici.

Tra gli insetti ricordiamo gli afidi, il maggiolino e il grillotalpa, ma particolarmente dannosa la nottua del carciofo le cui larve scavano gallerie dentro le nervature delle foglie pu essere combattuta eliminando le piante infestate o con trattamenti a base di piretro o rotenone.

La vanessa del carciofo una piccola farfalla le cui larve rosicchiano prima la pagina inferiore della foglia, e poi tutto il lembo fogliare.

Tra le malattie crittogamiche da ricordare il mal bianco che si manifesta sulle foglie sotto forma di ingiallimenti di diversa estensione, in corrispondenza delle quali appare una muffa farinosa biancastra. Le parti interessate si seccano e si lacerano e il lembo fogliare si piega verso l'alto. Raccolta

si effettua recidendo con un taglio netto i capolini fiorali ancora in bocciolo, con le brattee ben serrate. I carciofi si asportano insieme ad una ventina di centimetri di gambo fogliato che, priva dei filamenti esterni, considerata commestibile

Ulteriori informazioni su: Carciofo - Cynara scolymus - Orto

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Generalit

una pianta perenne tipicamente mediterranea, che cresce spontanea nelle zone pi calde. Dal secolo quindicesimo il carciofo stato utilizzato per uso alimentare. La radice fittonante e da essa, a primavera, spuntano le foglie di colore grigio verde e dal centro della rosetta finale a primavera spunta un fusto ramificato che termina con un capolino fiorale.

Questi capolini, parte commestibile del carciofo, hanno la base ingrossata, carnosa, con brattee a forma di scaglie che in alcune variet terminano con una spina.

La pianta, come si detto perenne, si coltiva per come pianta produttiva per massimo una decina d'anni. La produzione spontanea dei carciofi di fine inverno - primavera, ma con opportune tecniche colturali pu essere prodotto anche in autunno - inverno.

Si coltiva nell'orto o in pieno campo; da ogni pianta si pu raccogliere una decina di carciofi, per cui in un modesto appezzamento si possono avere quantit sufficienti anche coltivando poche piante.Come propagare la semina

Pu essere per seme o per via agamica e quindi per parte di pianta (carducci o ovuli).

La semina deve essere effettuata in semenzaio coperto a fine inverno o in semenzaio non protetto in primavera, oppure direttamente in campo a maggio.

In semenzaio il seme viene distribuito a file alla profondit di un centimetro e mezzo.

Nel caso utilizzassimo i carducci, cio gemme che si sviluppano nella pianta madre, si devono staccare con una piccola porzione di rizoma muniti di qualche radichetta (bambolina).

Per la riproduzione si possono inoltre usare gli ovuli, cio porzioni di fusto munite di una gemma.Clima

vegeta in un clima mite e asciutto anche se si adatta a climi relativamente freddi. Teme gli sbalzi di temperatura e le brinate. Variet

ricordiamo il violetto di Chioggia, il violetto spinoso sardo, il romanesco senza spine tipico del Lazio con capolini molto grandi, lo spinoso della Liguria, e il grosso di Bretagna. Terreno

gradisce terreni di medio impasto, ricchi e profondi con poco scheletro, ma si adatta anche a terreni argillosi o calcarei, torbosi e acidi o addirittura salmastri. Consociazione

buona quella con la lattuga, con i piselli, con i ravanelli, con la cipolla, il porro e i fagiolini nani. Impianto e cura

gli ovuli vengono staccati dalla pianta madre in estate. Si fanno germogliare tenendoli ammassati e inumiditi per un paio di giorni e poi si piantano nell'orto in solchi o buche profonde una ventina di centimetri ad una distanza tra le piante di un metro - un metro e venti minimo negli impianti stabili, mentre negli annuali si possono disporre i carciofi pi vicini.

Per ottenere una produzione primaverile, i carducci si staccano dalla pianta madre nel mese di ottobre. Si piantano a dimora in una buca profonda, usando le stesse accortezze gi dette in precedenza, e con i primi freddi si rincalzano.

A primavera si zappano e si concimano al piede e gi dal primo anno si potr avere una produzione soddisfacente. L'anno successivo si effettuano le solite operazioni colturali.

Per la produzione autunno - invernale, i carducci si piantano in primavera nella carciofaia.

Prima del trapianto dei carducci si devono cimare le foglie.

La scarducciatura una operazione utile che deve essere effettuata a prescindere dall'uso del carduccio, poich libera la pianta dai polloni che le sottrarrebbero vigore.

Nell'orto non tutti i carducci si eliminano, se ne lasciano uno o due che piegati e interrati nel suolo si sbiancano a causa dell'eziolatura e possono essere raccolti e con qualsiasi ortaggio. Avversit

le lumache e i topi, in particolare le arvicole, possono produrre gravi danni alle radici.

Tra gli insetti ricordiamo gli afidi, il maggiolino e il grillotalpa, ma particolarmente dannosa la nottua del carciofo le cui larve scavano gallerie dentro le nervature delle foglie pu essere combattuta eliminando le piante infestate o con trattamenti a base di piretro o rotenone.

La vanessa del carciofo una piccola farfalla le cui larve rosicchiano prima la pagina inferiore della foglia, e poi tutto il lembo fogliare.

Tra le malattie crittogamiche da ricordare il mal bianco che si manifesta sulle foglie sotto forma di ingiallimenti di diversa estensione, in corrispondenza delle quali appare una muffa farinosa biancastra. Le parti interessate si seccano e si lacerano e il lembo fogliare si piega verso l'alto. Raccolta

si effettua recidendo con un taglio netto i capolini fiorali ancora in bocciolo, con le brattee ben serrate. I carciofi si asportano insieme ad una ventina di centimetri di gambo fogliato che, priva dei filamenti esterni, considerata commestibile

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(Reindirizzamento da Carota)Vai a: navigazione, cerca Disambiguazione "Carota" rimanda qui. Se stai cercando altri significati del termine, vedi Carota (disambigua).Carota

Daucus carota L.

Classificazione scientifica

DominioEukaryota

RegnoPlantae

DivisioneMagnoliophyta

ClasseMagnoliopsida

OrdineApiales

FamigliaApiaceae

GenereDaucus

SpecieD. carota

Nomenclatura binomiale

Daucus carotaL.

La carota (Daucus carota L.) una pianta erbacea dal fusto di colore verde appartenente alla famiglia delle Umbelliferae; anche uno dei pi comuni ortaggi; il suo nome deriva dal greco Karotn.

Daucus carotaLa carota spontanea diffusa in Europa, in Asia e nel Nord Africa. Ne esistono molte e diverse cultivar che sono coltivate in tutte le aree temperate del globo.

Allo stato spontaneo considerata pianta infestante e si trova facilmente in posti assolati ed in zone aride e sassose ma anche in tutti gli ambienti rurali e perfino alle periferie cittadine.

Indice[nascondi] 1 Descrizione 2 Avversit 3 Uso 4 Nomi comuni 5 Ecotipi 6 Voci correlate 7 Altri progetti

Descrizione [modifica] una specie erbacea biennale, alta fino a 100cm, che nel secondo anno sviluppa un fusto eretto e ramificato con foglie verdi profondamente divise e pelose. Ha grandi ombrelle di forma globulare composte da ombrellette. Queste sono a loro volta formate da fiori piccoli bianchi a cinque petali; il fiore centrale rosso scuro.L'infiorescenza presenta grandi brattee giallastre simili alle foglie. Nei fiori sono presenti delle piccole ghiandole profumate che attirano gli insetti. Le infiorescenze dopo la fecondazione dei fiori si chiudono a nido d'uccello.Fiorisce in primavera da maggio fino a dicembre inoltrato.I frutti sono dei diacheni irti di aculei che aiutano la disseminazione da parte degli animali.La radice lunga a fittone di colore giallastro, a forma cilindrica, lunga 18-20cm con diametro intorno ai 2cm.

Nel gergo comune si soliti riferirsi alla carota come alla parte edibile, di colore arancione, che la radice.Avversit [modifica]Le pi importanti avversit che colpiscono la carota sono la mosca della carota (Psila rosae) e i funghi Sclerotinia sclerotiorum e Rhizoctonia solani.Uso [modifica] La carota coltivata per il fittone radicale di colore bianco nelle variet da foraggio ed arancio nelle variet da ortaggio (cristalli di caroteni nei cromoplasti delle cellule parenchimatiche).

La carota ricca di vitamina A (Betacarotene), B, C, PP, D e E, nonch di sali minerali e zuccheri semplici come il glucosio. Per questo motivo il suo consumo favorisce un aumento delle difese dell'organismo contro le malattie infettive.

La carota viene coltivata in varie forme e coloriComposizione e valore energetico(in percentuale per 100 gr. di prodotto Fonte Istituto Nazionale della Nutrizione):

Parte edibile 95%

Acqua 91.6g

Proteine 1.1g

Lipidi 0g

Glucidi disponibili 7.6g

Fibra alimentare 3.1g

Energia 33 kcal

Sodio 95mg

Potassio 220mg

Ferro 0.7mg

Calcio 44mg

Fosforo 37mg

Niacina 0.7mg

Vitamina C 4mg

La parte edibile della carota che si coltiva due volte l'anno la radice (sviluppata a cono rovesciato): le carote precoci vengono raccolte dopo circa quattro mesi mentre le tardive ne richiedono circa sei. In base al tempo di coltivazione la loro lunghezza pu variare da un minimo di 3cm a un massimo di 20cm. L'uso in cucina della carota svariato; pu essere utilizzata per preparare puree, succhi, minestre, dolci ecc., ma anche cruda in insalata. Ad una temperatura di 0C ed un'umidit percentuale tra 90-95 si pu conservare per diversi mesi mantenendo inalterate tutte le sue propriet organolettiche. Se cotta al vapore o consumata cruda conserva ugualmente ogni sua propriet.* La parte centrale color porpora del fiore bianco viene usata dagli artigiani della miniatura.

Dai suoi frutti si ricava un olio aromatico che viene usato per la fabbricazione di liquori.[senzafonte] La carota molto usata in cosmesi perch antiossidante e ricca di betacarotene, perci stimola l'abbronzatura prevenendo la formazione di rughe e curando la pelle secca e le sue impurit; la sua polpa un ottimo antinfiammatorio molto adatto a curare piaghe, sfoghi cutanei e screpolature della pelle.

molto indicata per la cura delle affezioni polmonari e nelle dermatosi; quale gastro-protettore delle pareti dello stomaco un ottimo antiulcera. Fra le altre molteplici propriet curative, la carota ha quelle di prevenire l'invecchiamento della pelle, facilitare la secrezione del latte nelle puerpere, tonificare il fegato, regolare il colesterolo. Altri benefici riconosciuti sono la facilitazione della diuresi, la tonificazione dei reni, l'innalzamento della emoglobina, la regolazione delle funzioni intestinali. Infine, favorisce la vista portando sollievo ad occhi stanchi ed arrossati.Nomi comuni [modifica] Carota selvatica

Cima PiudaEcotipi [modifica]Carota di PolignanoVoci correlate [modifica] Rimedio fitoterapicoAltri progetti [modifica] Wikimedia Commons contiene file multimediali su Daucus carota Wikispecies contiene informazioni su Daucus carota[mostra] vdmAromi e spezie

Aromiaglio alloro asparago basilico carota cerfoglio cipolla erba cipollina finocchio lavanda maggiorana origano porro prezzemolo rosmarino salvia scalogno sedano timo timo selvatico

Spezieaneto anice anice stellato anice verde annatto ajowan borragine cardamomo cannella carvi cartamo chiodi di garofano coriandolo crescione cubebe cumino cumino nero curcuma dragoncello fieno greco galanga ginepro gomasio issopo lauro levistico liquirizia macis malva melissa menta menta piperita mentuccia mirto nigella noce moscata papavero paprica pimento pepe bianco pepe nero pepe verde pepe rosa pepe lungo pepe di Sichuan peperoncino radhuni rafano santoreggia senape senape nera sesamo sommacco tamarindo tarassaco vaniglia zafferano zenzero

Miscele di speziebaharat berber cajun dukkah garam masala hua jiao yan kebsa ml masala (curry) mitmita pain d'pices panch puran ras el hanout shichimi togarashi tabel taklia zattar

Condimentiharissa tabasco tahina salsa worcester wasabi

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Carota - Daucus carota L. ssp. sativus (Hoffm.) Arcang. Atlante delle coltivazioni erbacee - Piante da tubero e orticoleFamiglia: Umbelliferae Specie: Daucus carota L. ssp. sativus (Hoffm.) Arcang.

Francese: Carotte; Inglese: Carrot; Spagnolo: Zanahoria; Tedesco: Mohre. Origine e diffusioneLa Carota una pianta biennale, appartenente alla Famiglia delle Ombrelliferae, coltivata per le sue radici ingrossate, di colore rosso, giallo-arancio o anche bianco. Le radici vengono impiegate nell'alimentazione umana, in quella animale e nell'industria per l'estrazione di carotene e di coloranti. In Italia la sua coltivazione molto diffusa.Radici di carota - Daucus carota L. (foto www.agraria.org) Caratteri botaniciPresenta foglie profondamente laciniate, nel primo anno disposte a rosetta sulla "testa" della radice. Se lasciata salire a fiore, nel secondo anno emette uno stelo ramificato, alto fino a 1,5 metri, portante piccoli fiori bianchi riuniti a due a due in infiorescenze a ombrella composta. I semi sono piccoli (1.000 semi pesano 1,4 g), grigio-bruni, piano-convessi, dal forte odore aromatico. Esigenze ambientali Molto sensibile all'influenza del clima. Predilige terreni leggermente acidi (pH ottimale 6,5), freschi, fertili e sciolti. Nei terreni compatti o ricchi di scheletro le radici tendono a biforcarsi, a diventare legnose, pallide, e, quindi, di scarso valore commerciale.Fra due colture successive necessario far intercorrere un intervallo di due anni; meglio evitare la successione con barbabietola, cipolla e con altre ombrellifere.VarietLe variet si distinguono a seconda della forma del fittone in corte, mezze lunghe e lunghe; a seconda del colore in rosse e arancio: Tra le pi diffuse (oltre agli ibridi) si ricordano: Mezza lunga di Nantes, Rossa d'Olanda, Chantenay, Rossa di Parigi.Carote - Daucus carota L. (foto www.agraria.org) Tecnica colturaleLa carota una pianta da rinnovo. Date le dimensioni del seme, necessita di un'accurata preparazione del letto di semina. La distribuzione delle semente viene eseguita a spaglio o a file (distanti 20 cm) in marzo-aprile. Si impiegano circa 5-6 kg per ettaro. Vista la sua lentezza di sviluppo nella fase iniziale, la lotta contro le infestanti deve essere molto accurata (a mano nei piccoli orti o con diserbanti selettivi).Quando le piantine hanno 3-4 foglie e sono alte 2-3 cm si procede al diradamento lasciando 50-100 piante per metro quadrato, a seconda della variet e del tipo di terreno.La concimazione deve essere abbondante perch la carota molto avida di elementi nutritivi. Il letame impiegato deve essere ben decomposto. Fosforo e potassio vengono distribuiti in presemina, l'azoto in copertura.Raccolta e produzione La raccolta viene effettuata prima che la radice abbia raggiunto il suo massimo sviluppo. Le produzioni unitarie variano moltissimo a seconda delle variet e delle condizioni ambientali (dai 200 ai 400 quintali ad ettaro). La raccolta pu essere effettuata manualmente o con macchine in grado di compiere la sola escavazione o anche l'eliminazione delle foglie e del terreno dalle radici.Le radici hanno ottime qualit alimentari perch ricche di glucidi di facile digeribilit, di beta-carotene, e di vitamine B e C e di sali minerali. Avversit e parassiti Malattie batteriche: Erwinia carotovora che provoca marciumi molli nel fittone.Malattie fungine:- Alternariosi (Alternaria porri f. sp. dauci): a partire dalle foglie vecchie si sviluppano macchiette necrotiche che si estendono poi all'intera vegetazione.- Cercosporiosi (Cercosporidium punctum): le lacine fogliari presentano macchie puntiformi verde chiaro poi brune, i piccioli tacche brune depresse allungate. Sulle zone colpite si differenziano masserelle stromatiche grigiastre. La vegetazione al di sopra della parte lesa ingiallisce e si ripiega verso il basso rimanendo pendula sulla pianta.- Marciume dei fittoniNematodi: Ditylenchus dipsaci, Heterodera carotae.Insetti: Cavariella aegopodii, Disaphis crataegi, Disaphis foeniculi, Pemphigus spp., Psilla della carota (Trioza apicalis), Tortrice della carota (Aethes williana), Mosca della carota (Psila rosae), Maggiolino (Melolontha melolontha); Phytoecia cylindrica. Versione di stampa

tu sei in : ortofrutta - Orto - Carota - Daucus carota Carota - Daucus carota In questa pagina parleremo di : Generalit Variet Clima e Terreno Semina La raccolta delle carote Avversit alla coltivazione

Generalit

la carota una pianta originaria delle regioni temperate dell'Europa, coltivata per le radici a fittone utilizzate a scopo alimentare sia crude sia cotte. Le variet coltivate hanno radici carnose di forma variabile e di colore bianco, arancio o rosso e sono ricche di coloranti e vitamine. Variet

le carote si distinguono secondo il colore e la forma della radice.

Dal punto di vista orticolo le variet pi importanti sono quelle rosse, intendendo con questo termine tutte quelle che producono radici di colore rosso o arancio. Per quanto riguarda la forma, vengono suddivise in corte, mezzane e lunghe. Altro carattere molto importante l'epoca di maturazione, in base alla quale le variet si distinguono in precoci medie o tardive.

Fra le variet ricordiamo:

la nantese medio precoce, l'ibrido nandor, la nantese clodia medio precoce, la tonda di parigi molto precoce, la s. valere tardiva, la flakkee, precoce. Fra le variet a radici corte vi ricordano parigina rossa da forzare, grelot, rossa d'olanda ", tutte precoci.

Fra le mezzane, si possono citare: mezza lunga di nantes, precoce; mezza lunga di touchor, rossa mezzana di amsterdam molto precoce, rossa mezzana di chantenay; rossa mezzana d'italia derivata dalla mezza lunga di nantes. al gruppo delle variet a radici lunghe appartengono, fra le altre rossa lunga di napoli, lunga di st. Valery, comune di napoli, tutte a radici color arancio.Clima e Terreno

Clima: la carota una specie adatta ai climi temperati. Si coltiva perci con buoni risultati, in tutta Italia.

Terreno: i terreni ideali sono quelli sciolti, di medio impasto, sabbiosi o calcarei - argillosi, ricchi di sostanza organica ed esenti da ristagni d'acqua. Sconsigliamo i terreni sassosi per evitare biforcazioni radicali.

Avvicendamento: la carota sfrutta le sostanze organiche residue di colture precedenti. Pu seguire porro o aglio come coltura da rinnovo. Non pu essere ripetuta prima di tre anni per evitare attacchi parassitari. Non si deve coltivare dopo la bietola da orto, in quanto potrebbe essere colpita da marciume radicale, provocato da parassiti che spesso attaccano quella specie.Semina

Consociazione: si pu coltivare con ravanello, spinacio, pisello e lattuga;

Semina e raccolta: le variet precoci si seminano in gennaio - marzo, e in

questo caso si raccolgono le radici in agosto; le semiprecoci in aprile - maggio, le tardive da fine agosto a tutto ottobre per ottenere una produzione nel periodo autunno-inverno; consigliabile seminare scalarmente ogni 15-25 giorni, in questo modo si ottengono radici a diverse epoche e di conseguenza sar possibile avere carote fresche per un lungo periodo di tempo. La raccolta delle carote

Moltiplicazione: la carota si moltiplica per mezzo dei semi.

La semina pu avvenire a spaglio, ma non molto consigliabile, in quanto non permette di effettuare agevolmente le sarchiature e i diserbi, o a file ad una profondit di uno o due millimetri. Nella semina a file, la distanza sulle file sar di 5 - 6 cm e 20 cm tra le file.

Raccolta e conservazione: la raccolta scalare e dipende dal periodo di semina. Le carote si raccolgono mediante estirpazione. Le radici presenti nel terreno nel periodo autunnale devono essere raccolte quando comincia a piovere, poich altrimenti possono marcire.

Dopo la raccolta, le carote si lasciano essiccare stendendole in un locale aerato, dopodich si puliscono dal terriccio e si conservano in un ambiente nel quale la temperatura non scenda sottozero, in cassette, oppure stratificate nella sabbia.Avversit alla coltivazione

Concimazioni: nel corso della preparazione del terreno non si deve somministrare letame, ma si deve sfruttare la letamazione dell'anno prima. Volendo usare concimi inorganici si distribuiscono invece, 50-60 g/mq di un fertilizzante minerale complesso ternario adatto.

Quando le piantine stanno sviluppandosi, si somministrano 20 g/mq di nitrato di calcio.

Cure colturali: il terreno deve essere tenuto sempre libero da piante infestanti, effettuando ripetute sarchiature e scerbature.

Irrigazioni: nei periodi in cui non piove necessario annaffiare abbondantemente ma evitare i ristagni d'acqua.

Avversit: l'afide della carota: attacca le foglie, che non si sviluppano e presentano zone decolorate.

Le larve della mosca della carota: scavano gallerie nelle radici, deformandole, le foglie diventano grinzose e, talvolta di colore rossastro.

Il marciume molle: un'alterazione che si manifesta nelle carote conservate, le radici diventano molli e ammuffiscono.

Malvinato della carota: una malattia di origine fungina, come la precedente le radici vengono ricoperte da un feltro brunastro, cosparso di piccoli corpi neri, l'infezione si estende dalla pianta colpita a quelle vicine.

Il marciume della carote: un'alterazione procurata da un batterio che colpisce le radici sia quelle ancora nel terreno vhe quelle immagazzinate: le radici diventano molli acquose e marciscono.

Ulteriori informazioni su: Carota - Daucus carota - Orto

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Generalit

la carota una pianta originaria delle regioni temperate dell'Europa, coltivata per le radici a fittone utilizzate a scopo alimentare sia crude sia cotte. Le variet coltivate hanno radici carnose di forma variabile e di colore bianco, arancio o rosso e sono ricche di coloranti e vitamine. Variet

le carote si distinguono secondo il colore e la forma della radice.

Dal punto di vista orticolo le variet pi importanti sono quelle rosse, intendendo con questo termine tutte quelle che producono radici di colore rosso o arancio. Per quanto riguarda la forma, vengono suddivise in corte, mezzane e lunghe. Altro carattere molto importante l'epoca di maturazione, in base alla quale le variet si distinguono in precoci medie o tardive.

Fra le variet ricordiamo:

la nantese medio precoce, l'ibrido nandor, la nantese clodia medio precoce, la tonda di parigi molto precoce, la s. valere tardiva, la flakkee, precoce. Fra le variet a radici corte vi ricordano parigina rossa da forzare, grelot, rossa d'olanda ", tutte precoci.

Fra le mezzane, si possono citare: mezza lunga di nantes, precoce; mezza lunga di touchor, rossa mezzana di amsterdam molto precoce, rossa mezzana di chantenay; rossa mezzana d'italia derivata dalla mezza lunga di nantes. al gruppo delle variet a radici lunghe appartengono, fra le altre rossa lunga di napoli, lunga di st. Valery, comune di napoli, tutte a radici color arancio.Clima e Terreno

Clima: la carota una specie adatta ai climi temperati. Si coltiva perci con buoni risultati, in tutta Italia.

Terreno: i terreni ideali sono quelli sciolti, di medio impasto, sabbiosi o calcarei - argillosi, ricchi di sostanza organica ed esenti da ristagni d'acqua. Sconsigliamo i terreni sassosi per evitare biforcazioni radicali.

Avvicendamento: la carota sfrutta le sostanze organiche residue di colture precedenti. Pu seguire porro o aglio come coltura da rinnovo. Non pu essere ripetuta prima di tre anni per evitare attacchi parassitari. Non si deve coltivare dopo la bietola da orto, in quanto potrebbe essere colpita da marciume radicale, provocato da parassiti che spesso attaccano quella specie.Semina

Consociazione: si pu coltivare con ravanello, spinacio, pisello e lattuga;

Semina e raccolta: le variet precoci si seminano in gennaio - marzo, e in

questo caso si raccolgono le radici in agosto; le semiprecoci in aprile - maggio, le tardive da fine agosto a tutto ottobre per ottenere una produzione nel periodo autunno-inverno; consigliabile seminare scalarmente ogni 15-25 giorni, in questo modo si ottengono radici a diverse epoche e di conseguenza sar possibile avere carote fresche per un lungo periodo di tempo. La raccolta delle carote

Moltiplicazione: la carota si moltiplica per mezzo dei semi.

La semina pu avvenire a spaglio, ma non molto consigliabile, in quanto non permette di effettuare agevolmente le sarchiature e i diserbi, o a file ad una profondit di uno o due millimetri. Nella semina a file, la distanza sulle file sar di 5 - 6 cm e 20 cm tra le file.

Raccolta e conservazione: la raccolta scalare e dipende dal periodo di semina. Le carote si raccolgono mediante estirpazione. Le radici presenti nel terreno nel periodo autunnale devono essere raccolte quando comincia a piovere, poich altrimenti possono marcire.

Dopo la raccolta, le carote si lasciano essiccare stendendole in un locale aerato, dopodich si puliscono dal terriccio e si conservano in un ambiente nel quale la temperatura non scenda sottozero, in cassette, oppure stratificate nella sabbia.Avversit alla coltivazione

Concimazioni: nel corso della preparazione del terreno non si deve somministrare letame, ma si deve sfruttare la letamazione dell'anno prima. Volendo usare concimi inorganici si distribuiscono invece, 50-60 g/mq di un fertilizzante minerale complesso ternario adatto.

Quando le piantine stanno sviluppandosi, si somministrano 20 g/mq di nitrato di calcio.

Cure colturali: il terreno deve essere tenuto sempre libero da piante infestanti, effettuando ripetute sarchiature e scerbature.

Irrigazioni: nei periodi in cui non piove necessario annaffiare abbondantemente ma evitare i ristagni d'acqua.

Avversit: l'afide della carota: attacca le foglie, che non si sviluppano e presentano zone decolorate.

Le larve della mosca della carota: scavano gallerie nelle radici, deformandole, le foglie diventano grinzose e, talvolta di colore rossastro.

Il marciume molle: un'alterazione che si manifesta nelle carote conservate, le radici diventano molli e ammuffiscono.

Malvinato della carota: una malattia di origine fungina, come la precedente le radici vengono ricoperte da un feltro brunastro, cosparso di piccoli corpi neri, l'infezione si estende dalla pianta colpita a quelle vicine.

Il marciume della carote: un'alterazione procurata da un batterio che colpisce le radici sia quelle ancora nel terreno vhe quelle immagazzinate: le radici diventano molli acquose e marciscono.

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Generalit

la carota una pianta originaria delle regioni temperate dell'Europa, coltivata per le radici a fittone utilizzate a scopo alimentare sia crude sia cotte. Le variet coltivate hanno radici carnose di forma variabile e di colore bianco, arancio o rosso e sono ricche di coloranti e vitamine. Variet

le carote si distinguono secondo il colore e la forma della radice.

Dal punto di vista orticolo le variet pi importanti sono quelle rosse, intendendo con questo termine tutte quelle che producono radici di colore rosso o arancio. Per quanto riguarda la forma, vengono suddivise in corte, mezzane e lunghe. Altro carattere molto importante l'epoca di maturazione, in base alla quale le variet si distinguono in precoci medie o tardive.

Fra le variet ricordiamo:

la nantese medio precoce, l'ibrido nandor, la nantese clodia medio precoce, la tonda di parigi molto precoce, la s. valere tardiva, la flakkee, precoce. Fra le variet a radici corte vi ricordano parigina rossa da forzare, grelot, rossa d'olanda ", tutte precoci.

Fra le mezzane, si possono citare: mezza lunga di nantes, precoce; mezza lunga di touchor, rossa mezzana di amsterdam molto precoce, rossa mezzana di chantenay; rossa mezzana d'italia derivata dalla mezza lunga di nantes. al gruppo delle variet a radici lunghe appartengono, fra le altre rossa lunga di napoli, lunga di st. Valery, comune di napoli, tutte a radici color arancio.Clima e Terreno

Clima: la carota una specie adatta ai climi temperati. Si coltiva perci con buoni risultati, in tutta Italia.

Terreno: i terreni ideali sono quelli sciolti, di medio impasto, sabbiosi o calcarei - argillosi, ricchi di sostanza organica ed esenti da ristagni d'acqua. Sconsigliamo i terreni sassosi per evitare biforcazioni radicali.

Avvicendamento: la carota sfrutta le sostanze organiche residue di colture precedenti. Pu seguire porro o aglio come coltura da rinnovo. Non pu essere ripetuta prima di tre anni per evitare attacchi parassitari. Non si deve coltivare dopo la bietola da orto, in quanto potrebbe essere colpita da marciume radicale, provocato da parassiti che spesso attaccano quella specie.Semina

Consociazione: si pu coltivare con ravanello, spinacio, pisello e lattuga;

Semina e raccolta: le variet precoci si seminano in gennaio - marzo, e in

questo caso si raccolgono le radici in agosto; le semiprecoci in aprile - maggio, le tardive da fine agosto a tutto ottobre per ottenere una produzione nel periodo autunno-inverno; consigliabile seminare scalarmente ogni 15-25 giorni, in questo modo si ottengono radici a diverse epoche e di conseguenza sar possibile avere carote fresche per un lungo periodo di tempo. La raccolta delle carote

Moltiplicazione: la carota si moltiplica per mezzo dei semi.

La semina pu avvenire a spaglio, ma non molto consigliabile, in quanto non permette di effettuare agevolmente le sarchiature e i diserbi, o a file ad una profondit di uno o due millimetri. Nella semina a file, la distanza sulle file sar di 5 - 6 cm e 20 cm tra le file.

Raccolta e conservazione: la raccolta scalare e dipende dal periodo di semina. Le carote si raccolgono mediante estirpazione. Le radici presenti nel terreno nel periodo autunnale devono essere raccolte quando comincia a piovere, poich altrimenti possono marcire.

Dopo la raccolta, le carote si lasciano essiccare stendendole in un locale aerato, dopodich si puliscono dal terriccio e si conservano in un ambiente nel quale la temperatura non scenda sottozero, in cassette, oppure stratificate nella sabbia.Avversit alla coltivazione

Concimazioni: nel corso della preparazione del terreno non si deve somministrare letame, ma si deve sfruttare la letamazione dell'anno prima. Volendo usare concimi inorganici si distribuiscono invece, 50-60 g/mq di un fertilizzante minerale complesso ternario adatto.

Quando le piantine stanno sviluppandosi, si somministrano 20 g/mq di nitrato di calcio.

Cure colturali: il terreno deve essere tenuto sempre libero da piante infestanti, effettuando ripetute sarchiature e scerbature.

Irrigazioni: nei periodi in cui non piove necessario annaffiare abbondantemente ma evitare i ristagni d'acqua.

Avversit: l'afide della carota: attacca le foglie, che non si sviluppano e presentano zone decolorate.

Le larve della mosca della carota: scavano gallerie nelle radici, deformandole, le foglie diventano grinzose e, talvolta di colore rossastro.

Il marciume molle: un'alterazione che si manifesta nelle carote conservate, le radici diventano molli e ammuffiscono.

Malvinato della carota: una malattia di origine fungina, come la precedente le radici vengono ricoperte da un feltro brunastro, cosparso di piccoli corpi neri, l'infezione si estende dalla pianta colpita a quelle vicine.

Il marciume della carote: un'alterazione procurata da un batterio che colpisce le radici sia quelle ancora nel terreno vhe quelle immagazzinate: le radici diventano molli acquose e marciscono.

Ulteriori informazioni su: Carota - Daucus carota - Orto Brassica oleracea

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(Reindirizzamento da Cavolfiore)Vai a: navigazione, cerca Disambiguazione Se stai cercando altri significati, vedi Cavolo (disambigua).Questa voce sull'argomento dicotiledoni solo un abbozzo.

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Cavolo

Stato di conservazione

Dati insufficienti[1]

Classificazione Cronquist

DominioEukaryota

RegnoPlantae

DivisioneMagnoliophyta

ClasseMagnoliopsida

OrdineCapparales

FamigliaBrassicaceae

GenereBrassica

SpecieB. oleracea

Classificazione APG

OrdineBrassicales

FamigliaBrassicaceae

Nomenclatura binomiale

Brassica oleracea

Il cavolo (Brassica oleracea) una pianta appartenente alla famiglia delle Brassicacee.Indice[nascondi] 1 Variet 2 Impiego in cucina 2.1 Propriet 2.2 Ecco perch i cavoli puzzano 3 Il cavolo e le colonizzazioni 4 Note 5 Altri progetti

Variet [modifica] Brassica oleracea L. var. acephala, il cavolo nero toscano Brassica oleracea L. var. alboglabra, il broccolo cinese (Kay-lan) Brassica oleracea L. var. botrytis, il cavolfiore nelle variet bianca e verde

Brassica oleracea L. var. capitata, il cavolo cappuccio usato per la preparazione dei "crauti"

Brassica oleracea L. var. capitata var. rubra, il cavolo rosso Brassica oleracea L. var. caulorapa

Brassica oleracea L. var. chinensis o L. var. pekinensis, il cavolo cinese Brassica oleracea L. var. costata o L. var. tronchuda, il cavolo portoghese (trochuda),

Brassica oleracea L. var. gemmifera, il cavolo di Bruxelles Brassica oleracea L. var. gongylodes, il cavolo rapa

Brassica oleracea L. var. italica, il cavolo broccolo ("broccoletti")

Brassica oleracea L. var. acephala, il cavolo nero toscano Brassica oleracea L. var. botrytis, il cavolfiore bianco Brassica oleracea L. var. botrytis, il cavolfiore verde Brassica oleracea L. var. capitata, il cavolo cappuccio Brassica oleracea L. var. capitata var. rubra, il cavolo rosso Brassica oleracea L. var. chinensis, il cavolo cinese Brassica oleracea L. var. costata o L. var. tronchuda, il cavolo portoghese Brassica oleracea L. var. gemmifera, i cavolini di Bruxelles Brassica oleracea L. var. gongylodes, il cavolo rapa Brassica oleracea L. var. italica, il romanesco Brassica oleracea L. var. italica, i broccoletti Brassica oleracea L. var. sabauda, il cavolo verza Cavolfiore rossoImpiego in cucina [modifica]Le diverse variet di cavoli hanno numerosi impieghi in cucina. Sono molto usati nella cucina italiana, e anche in quella europea, sia crudi che cotti. Per ciascuna variet esistono ricette e utilizzi particolari.Propriet [modifica]Il cavolo pianta alimentare.

Il cavolo ha modesto contenuto nutrizionale, con modeste quantit di glucidi ed ancor meno di proteine. Per i composti minerali, e microelementi presenti in ampia variet, per molto utile per ricostituire le riserve minerali dell'organismo. Per l'elevato contenuto in fibre e per la presenza di parte cellulare vegetale ha elevato potere saziante, (pur non essendo cibo equilibrato), se unito, come tradizione, con legumi, o carboidrati (pane o pasta).

Per i suoi effetti di ricostruzione vitaminica, rimineralizzante, e soprattutto promotrice il movimento intestinale svolge azione preventiva di molti tumori (soprattutto intestinali), e costituendo massa diluente e tampone chimico, combatte le ulcere gastro duodenali. Per la netta azione osmotica delle foglie fresche, queste sono usate per disinfiammare le contusioni.

I pi importanti composti minerali contenuti sono zolfo, calcio, fosforo, rame, iodio, selenio, magnesio. Tutti i cavoli (soprattutto se freschi) sono ricchi di vitamine, soprattutto vitamina B1, e vitamina C.

C' un antico proverbio che dice i cavoli sono sempre in mezzo.

Quasi tutte le crucifere, (famiglia a cui appartiene anche il cavolo), hanno mostrato una straordinaria capacit di raccogliere, e fissare nei propri tessuti, i minerali contenuti nel suolo, spesso essenziali per l'alimentazione umana, ma anche metalli pesanti, che spesso sono tossici, quali Cromo, Piombo, Arsenico, Cadmio.

Per tale uso sono state usate coltivazioni di altre piante di tale famiglia su suoli inquinati da tali metalli, per depurarli; i metalli pesanti sono poi estratti e concentrati.

Coltivando piante di cavolo a scopo alimentare bene assicurarsi che i suoli non siano inquinati da tali metalli.Ecco perch i cavoli puzzano [modifica]Quando vengono cotti, tutti i cavoli emanano un cattivo odore perch sono ricchi di composti di zolfo, che vengono liberati dalla cottura.

I solfuri, in gran parte isotiocianato di metile, svaniscono al 90% dopo 8 minuti di cottura, e l'estrazione totale dopo 16 minuti.

Tuttavia tutti i cavoli contengono anche sostanze nutrizionalmente molto utili, che sembra abbiano addirittura una funzione di prevenzione del cancro e che si disperdono con la cottura. Per tale motivo, i ricercatori suggeriscono di cuocerli nella pentola a pressione, in modo da ridurre sia il tempo di cottura e la perdita di tali sostanze, sia la diffusione di cattivi odori.

E molto utile, nei casi in cui possibile, ad esempio in insalata e nei crauti, usare come cibo anche i cavoli non cotti, dato che contengono in condizione non modificata sostanze utili (anche composti dello zolfo), e vitamine, infatti alcune vitamine (come la vitamina C), si degradano con la cottura.Il cavolo e le colonizzazioni [modifica]Con la scoperta dell'America inizi l'epoca dei viaggi navali su lunghe distanze, tale fatto pose una drammatica questione: come contrastare lo scorbuto. Con la navigazione costiera, la assenza da terra ricorreva solo per pochi giorni, ed il cibo fresco durava abbastanza bene per tale periodo, non si erano mai verificati casi di malattia particolari.

Invece navigando per lunghi periodi senza toccare terra, e senza cibi freschi, si mostrarono subito, nei marinai, gravissimi problemi di tipo organico, nervoso, gastrico, rivelatesi poi come "carenza di vitamina C", (le scorte di vitamina dell'organismo, se non ri-alimentate si esauriscono piuttosto rapidamente). Si not che tali sintomi, che portavano alla morte certa, erano scongiurati se nella dieta erano presenti agrumi, ma soprattutto cavoli, (reperibili con facilit anche nei paesi nordici).

Ben presto tutte le navi oceaniche ebbero a bordo una grossa scorta di cavoli freschi, che permetteva, grazie a quella verdura fresca, ricca di vitamina C (la vitamina C si degrada con la cottura), di poter fare viaggi di molte settimane senza toccare terra. Nella soste a terra, in qualsiasi posto del mondo, erano poi ricercati i cavoli, (o piante analoghe della stessa famiglia), o agrumi, secondo la latitudine) per ricostruire le scorte. Grazie ai cavoli ed agli agrumi la colonizzazione giunse rapidamente in ogni angolo del mondo.

I cavoli hanno anche permesso in poche decine di anni, lo sterminio effettuato dalle navi baleniere di cetacei e di foche in campagne di mesi in mare aperto nel 1700 e 1800, raggiungendo tutti i distretti degli oceani del pianeta.Note [modifica]1. ^ Brassica oleracea. In: IUCN 2010. IUCN Red List of Threatened Species. Versione 2010.1Altri progetti [modifica] Wikimedia Commons contiene file multimediali sul cavolo Wikiquote contiene citazioni sul cavoloPortale AgricolturaPortale BotanicaPortale Cucina

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Politica sulla privacy Informazioni su Wikipedia Avvertenze Versione mobile Cavolfiore e Broccolo - Brassica oleracea L. var. botrytis L. Atlante delle coltivazioni erbacee - Piante da tubero e orticoleClasse: DicotyledonaeOrdine: RhoedalesFamiglia: Cruciferae - BrassicaceaeTrib: BrassiceaeSpecie: Brassica oleracea L. var. botrytis L.

Francese: chou fleur; Inglese: cauliflower; Spagnolo: coliflor; Tedesco: Blumen Kohl. Origine e diffusioneIl Cavolfiore (Brassica oleracea L. conv. botrytis (L.) Alef. var. botrytis L.) una tra le crucifere pi coltivate in Italia, diffusa soprattutto nelle regioni centro-meridionali e precisamente in Campania, Marche, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia. La sua origine piuttosto incerta. Il nome deriva dal latino "caulis" (fusto, cavolo) e "floris" (fiore). In Italia si afferm prima in Toscana, come testimoniano alcuni quadri Medicei dei primi del Settecento dove ritratto un cavolfiore proveniente dalla zona di Arezzo che viene offerto in dono a Cosimo III. I Paesi in cui maggiormente diffusa la sua coltivazione sono l'India, la Cina, la Francia, l'Italia e gli Stati Uniti. Il cavolfiore viene utilizzato sia allo stato fresco che surgelato, disidratato e sottaceto.Cavolo broccolo (Brassica oleracea L. conv. botrytis (L.) Alef. var. cymosa Duch.): differisce di poco dal cavolfiore: l'infiorescenza talora compatta, globosa o a pigna, biancastra o verdastra o violacea o rassastra, e talora aperta o formata da fasci di germogli di varia lunghezza. Le foglie, inoltre, sono meno ampie, pi ondulate, diritte e numerose che nel cavolfiore.Il broccolo comprende molte variet locali alcune delle quali precoci, come Ramoso verde calabrese, Bianco precoce, Broccolo di Verona, Primaticcio di Albano, e altre tardive, come il Pugliese, Tardivo di Albano, Nero di Napoli, ecc. Esistono anche ibridi F1. Il broccolo viene coltivato come il cavolfiore.Parte edule del Cavolfiore, denominata pomo, cespo, capolino, corimbo (foto www.agraria.org) Caratteri botaniciIl Cavolfiore, pianta erbacea biennale, presenta una radice fittonante non molto profonda. Sul fusto eretto (lungo da 15 a 50 cm) sono inserite alcune decine di foglie costolute, di cui quelle pi esterne sono pi grandi, di colore verde pi o meno intenso a volte tendente al grigio, pruinose, mentre quelle interne sono di colore giallognolo o verde chiaro e spesso ricoprono completamente la parte edule. La parte edule viene chiamata dai vari studiosi corimbo, pomo, cespo, capolino, fiore, pane, palla, testa, infiorescenza, falsa infiorescenza, gemma apicale ipertrofizzata o sferoide compatto. Il corimbo il risultato della ripetuta ramificazione della porzione terminale dell'asse principale della pianta. Il corimbo pu assumere forme molto diverse. La superficie superiore convessa del corimbo formata da un elevatissimo numero di meristemi apicali. L'infiorescenza vera e propria a racemo e proviene dall'allungamento dei peduncoli carnosi del corimbo. Tale peduncoli allungandosi si ramificano pi volte. I fiori delle prime ramificazioni abortiscono e sono fertili solo quelli della ramificazione del quarto-ottavo ordine in poi. I fiori sono di colore giallo e tipici delle crucifere. La fecondazione eterogama quella prevalente. I frutti sono silique, di forma e lunghezza diverse; possono contenere fino a oltre 25 semi, tondi, di diametro variabile da 1 a 2,5 mm., rossiccio-bruni o bluastri quasi lucenti. Esigenze ambientali Fornisce le migliori produzioni in zone a clima fresco e umido. Il fattore climatico pi importante la temperatura, sia durante la fase di transizione da vegetativa a riproduttiva che prima e dopo di essa. Per le cultivar precoci la temperatura ottimale per la formazione dei corimbi di circa 17C. Con temperature superiori a 20C il passaggio alla fase riproduttiva ritardato e la qualit dei corimbi diviene scadente. Anche le basse temperature possono danneggiare la pianta in coincidenza dei vari stadi in cui si trova. Se la pianta ha formato 6-8 foglioline e viene sottoposta a temperatura bassa si possono aver