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Epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive non trasmissibili e delle infezioni ospedaliere Prof. Silvano Monarca Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA - CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA-

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Epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive non trasmissibili e delle infezioni

ospedaliere

Prof. Silvano Monarca

Università degli Studi di Perugia FACOLTÀ DI FARMACIA

- CORSO DI IGIENE E SANITA’ PUBBLICA-

Indice

• Epidemiologia e prevenzione del tetano

• Epidemiologia e profilassi delle infezioni ospedaliere

Tetano Malattia tossi-infettiva, acuta, non contagiosa

Agente: • Clostridium tetani : bacillo Gram+, mobile sporigeno, anaerobio obbligato in grado di elaborare una potente tossina

• Forma vegetativa scarsamente resistente

• Spore ubiquitarie e molto resistenti all’ambiente

– inattivate ad alte temperature

– per prolungato contatto con formalina, cloro, ecc.

Tossina tetanica: • proteina pm=67.000 • distrutta da enzimi proteolitici (inattivata se somministrata per bocca)

• tossicità inferiore solo alla tossina botulinica • tropismo elettivo per SNC (corna anteriori midollo spinale e nuclei motori del tronco dell’encefalo)

• la tossina innesca risposta anticorpale, ma gli anticorpi non superano la barriera emato-encefalica

TETANO

1890 - Behring conduce studi sulle antitossine

1917 - Vallèe e Bazy eseguono prove con vaccino inattivato con Iodio e Cloro

1923 - Gustave Ramon con formalina e calore ottiene l’anatossina tetanica

1933 - Ramon e Zoller ottengono eccellenti risultati con 2 dosi di vaccino distanziate di 3 settimane

Modalità di diffusione del tetano

Ambiente Spore

Tetano traumatico Tetano neonatale o puerperale Tetano chirurgico ed ostetrico

Fattori favorenti la germinazione delle spore:

•temperatura 37-38°C •anaerobiosi •presenza di sangue, di pus e di corpi estranei

Patogenesi e cenni clinici: – le spore penetrano attraverso lesioni anche lievi della cute e restano localizzate senza diffondersi nell’organismo

– in condizione di anaerobiosi generano dando origine alla forma vegetativa

– i batteri si moltiplicano attivamente ed elaborano la tossina che raggiunge il SNC secondo 2 modalità:

• per via neurale (lungo i cilindrasse dei neuroni) • per via linfoematica

Meccanismo d’azione della tossina tetanica: blocco delle sinapsi inibitorie passaggio ininterrotto di impulsi al motoneurone con conseguente contrazione continua delle fibre muscolari (spasmo muscolare)

Incubazione: estremamente variabile, in genere 6-15 giorni quanto più breve è il periodo di incubazione, tanto più grave risulta il decorso della malattia Sintomatologia: contrattura dolorosa dei muscoli masticatori che si estende ad altri gruppi muscolari del capo (riso sardonico) del dorso ed a tutto il corpo (opistotono)

La morte può sopraggiungere per asfissia da spasmo dei muscoli respiratori La letalità del tetano è del 40-60% dei casi. In base al decorso si distinguono:

forme acutissime manifestazione dopo 24-48 ore dalla ferita febbre elevata morte dopo alcune ore

forme acute durata 1-2 settimane esito incerto

forme recidivanti e forme croniche ad esito generalmente favorevole

In base alla causa si distinguono: •tetano traumatico •tetano chirurgico

da catgut o altro materiale chirurgico contaminato •tetano puerperale o post-abortivo

infezione dell’utero durante il parto o in seguito a pratiche abortive

•tetano medico senza apparenti cause, probabilmente dovuto al germogliare di spore rimaste latenti

•tetano neonatale si manifesta nel neonato dopo 7-8 giorni dalla nascita ha una letalità molto elevata

Accertamento diagnostico: abitualmente non eseguiti, l’isolamento del C. tetani richiede 3-5 giorni

Prevenzione: •vaccinazione •profilassi immunitaria passiva Soggetti che presentano lesioni sospette:

– trattamento locale delle ferite e disinfezione con acqua ossigenata

– somm/ne di antibiotici per 5 giorni – profilassi specifica con Ig umane e vaccinazione (in soggetti non vaccinati)

Al contrario di quanto avviene per le malattie che si trasmettono da persona a persona, per il tetano il raggiungimento di coperture vaccinali elevate in età pediatrica non consente di ottenere un effetto di protezione indiretta di popolazione (herd immunity). La presenza ubiquitaria nell’ambiente delle spore tetaniche rende praticamente impossibile l’eliminazione della malattia. Qualunque individuo non adeguatamente vaccinato è potenzialmente a rischio.

Numero di casi notificati di tetano, Italia 1955-2000.

INFEZIONI OSPEDALIERE

Definizione di infezione ospedaliera Infezioni che insorgono durante il ricovero in ospedale o, in altri casi, dopo che il paziente è stato dimesso, e che non erano manifeste clinicamente, ne' erano

in incubazione al momento dell'ammissione

Storia delle infezioni ospedaliere 1846: Semmelweiss dimostrò il ruolo delle mani degli studenti nel trasmettere la febbre puerperale e tentò di introdurre quella che è una delle pratiche ancora oggi più efficaci per evitare tali infezioni: il lavaggio delle mani. 1860: l’infermiera Nightingale ed il chirurgo Simpson ipotizzarono il ruolo dell’ospedale, del sovraffollamento che spesso in esso si verificava (con conseguente diminuzione del livello di igiene) nel generare l’aumento della mortalità di alcune categorie di pazienti.

Sorveglianza delle infezioni ospedaliere

Semmelweiss, 1848; Nigthingale, 1855

Fine 800 inizio 900: la scoperta dei microrganismi ha permesso di orientare gli studi principalmente sui germi e quindi di puntualizzare misure preventive, atte a ridurre la trasmissione di germi verso il paziente.

•uso della mascherina •silenzio durante gli interventi chirurgici •applicazione di tecniche asettiche

2° Guerra Mondiale: introduzione sul mercato degli antibiotici anni 50: pandemia in Inghilterra e negli Stati Uniti di infezioni sostenute da stafilococchi meticillino resistenti. Questo evento introdusse l’esigenza di creare gruppi multidisciplinari in ciascun ospedale, al fine di monitorare tale fenomeno, sia a livello locale che internazionale. Da queste esperienze nacquero, sempre intorno a quegli anni, i Comitati per il controllo delle Infezioni Ospedaliere e fu istituita una nuova figura professionale preposta alla sorveglianza e prevenzione e controllo dell’Infezione Ospedaliere: l’infermiera addetta al controllo delle infezioni (infection control nurse).

Anni 70: negli Stati Uniti, fu avviato il sistema di sorveglianza denominato NNIS (National Nosocomial Infection Study), coordinato dai Centers for Disease Control di Atlanta e coinvolgente una rete di ospedali che avevano aderito su base volontaria. Tale studio consentì una prima quantificazione sistematica del fenomeno infezioni ospedaliere Situazione europea: solo negli ultimi anni, nei paesi del nord Europa, è accresciuta la sensibilità in tema di infezioni ospedaliere e solo da poco, ad opere dei clinici, si è diffusa una diversa mentalità, che tende ad affrontare con un approccio scientifico anche tali tematiche. Realtà italiana: pur tra indubbi progressi in tema di sensibilizzazione degli operatori, ancora molto carente è la coscienza di quanto questo argomento sia importante.

Verso la metà del 1970 negli Stati Uniti l’attivazione di un programma per il controllo delle infezioni ha determinato una riduzione del 48% delle infezioni ospedaliere dopo 8 mesi dall’avvio. Lo studio SENIC (Study on the efficacy of nosocomial infection control) condotto in America per 10 anni dimostra che negli ospedali in cui sono stati attivati interventi di controllo si è registrata una minore incidenza di infezioni rispetto a quelli in cui non esistevano programmi. Nella Tabella successiva sono riportati i risultati del progetto SENIC

Infezioni ospedaliere

• Gli studi effettuati indicano che è possibile prevenire il 30% delle IO insorte, con conseguente miglioramento delle prestazioni sanitarie offerte. Infatti le IO, determinando un prolungamento dei tempi di degenza finiscono con l’influenzare notevolmente la capacità dei presidi ospedalieri di garantire il ricovero ad altri pazienti. Le fonti di microrganismi che possono dare luogo ad IO sono numerose:

• i sistemi di ventilazione e aerazione

• i flussi d'acqua

• il trattamento dei tessuti e dei campioni di laboratorio

• il contatto accidentale con animali

• l’igiene del personale e dell’ambiente

• le pratiche chirurgiche e gli ausili invasivi (ad esempio cateteri e valvole)

• l’uso scorretto di antibiotici che possono generare resistenze.

COSTI BIOLOGICI DELL’INFEZIONE OSPEDALIERA

MORTE

INVALIDITA’

PROLUNGAMENTO DELLA MALATTIA

Origine

• Le infezioni possono avere origine da:

– flora batterica già presente nel paziente (infezione endogena primaria, ad esempio quella data da Haemophilus influenzae, Streptococcus pneumoniae, Escherichia coli).

– un microrganismo che proviene da un’altra zona del corpo del paziente (infezione endogena secondaria come quella causata da Acinetobacter spp, Serratia spp, Klebsiella).

– microrganismi provenienti dall’ambiente esterno: infezione esogena (Staphylococcus)

Le infezioni ospedaliere causano piu’

vittime degli incidenti stradali • 25 novembre 2010

Più vittime degli incidenti stradali, i virus contratti in ospedale battono un triste record. A dare l'allarme è stato il congresso della Società Italiana di Malattie infettive e tropicali (Simit).

• Secondo i dati forniti dalla Simit, in Italia, il numero di pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie che hanno sviluppato un'infezione associata a procedure assistenziali (Ipa), oscilla tra il 5 e l'8%, pari a 450.000 - 700.000 casi l'anno. Ma i numeri non terminano qui: secondo gli infettivologi, i decessi direttamente attribuibili a questo tipo di infezioni, variano tra 4.500 e i 7.500, mentre sono 3.750.000 i giorni di degenza per colpa delle complicanze infettive dovute al ricovero in ospedale. «Un numero costante negli ultimi anni», rivela il presidente del congresso Giuseppe Ippolito. E che non fa discriminazioni tra nord e sud del Paese.

• Nell'80% dei casi, il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l'apparato respiratorio e le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie), sono, secondo i dati del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e protezione della salute, le principali sedi di infezioni. I reparti maggiormente coinvolti sono le terapie intensive e le chirurgie. Secondo Ippolito le cause di questa "epidemia" sono varie e possono essere attribuite, sia a carenze strutturali, sia a cattive pratiche da parte del personale.

Infezioni ospedaliere, in aumento

batteriemie e polmoniti

• In Italia il 5-8% di tutti i pazienti sviluppa un'infezione associata a procedure assistenziali (Ipa), pari a 450.000-700.000 casi, con 4500-7500 decessi direttamente attribuibili e circa 3.750.000 giornate di degenza per le complicanze infettive acquisite a seguito del ricovero. A volte magari per strumenti chirurgici non sterilizzati, come testimonia la frode scoperta dalla Guardia di Finanza di Belluno con un'operazione che ha coinvolto 16 ospedali del Nord-est. Secondo i dati della Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), i reparti più pericolosi sono quelli di terapia intensiva e di chirurgia. «Questo numero è costante negli ultimi anni» spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma «ma potrebbe essere ridotto del 30% con un piccolo investimento». Secondo i dati del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute circa l'80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l'apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie). Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere. Tuttavia, negli ultimi quindici anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni (insieme a quelle della ferita chirurgica) e a un aumento delle batteriemie e delle polmoniti. «Le cause di questa epidemia sono varie» spiega Ippolito «si va dalle carenze strutturali, come la mancanza di lavandini nei reparti per lavarsi le mani, a cattive pratiche da parte degli operatori, che lo fanno solo nel 20% dei casi». Gli ospedali sono dunque un ricettacolo di malattie e spesso i batteri che le causano sono farmaco resistenti proprio per il gran numero di farmaci prescritti nei nosocomi. Il "re" dei germi farmacoresistenti è lo stafilococco aureo, seguito dallo pseudomonas e dall'enterococco.

• Doctonews marzo 2011

ETIOLOGIA DELLE I.O.

PATOGENI TRADIZIONALI

(es.: M. tubercolosis, HBV, HCV, etc.)

possono interessare sia i pazienti sia gli operatori sanitari

GERMI OPPORTUNISTI

(es.:Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, etc.)

di regola scarsamente patogeni, possono causare

malattia nei soggetti con difese indebolite

in genere interessano solo i pazienti

FATTORI DI RISCHIO

Caratteristiche del microrganismo

Caratteristiche del paziente

Caratteristiche ambientali intervengono nelle modalità

di trasmissione

più frequenti

meno frequenti

•malato-malato

•personale

•strumenti o procedure

•cibo

•acqua

•pareti/pavimenti

Fattori di rischio

Fattori di rischio intrinseci (non modificabili): •età •sesso (le donne hanno un rischio più elevato di contrarre

un'infezione urinaria, rispetto agli uomini, mentre gli uomini hanno un rischio maggiore di contrarre un'infezione del sito chirurgico, polmoniti e batteriemie)

•malattie di base e patologie associate (le patologie che riducono le difese dell'ospite si associano ad un aumentato rischio di infezione)

Fattori di rischio estrinseci (modificabili):

•durata della degenza totale e preoperatoria •intervento chirurgico e la sua durata •presenza e durata della permanenza del catetere urinario •presenza di cateteri intravascolari o di respirazione assistita

Anziani: fattori di rischio e infezioni nosocomiali

L’invecchiamento di per sé è già da considerarsi un fattore di rischio (ridotta risposta immunitaria di timo cellulare - linfociti T);

I deficit funzionali: demenza, incontinenza, cadute;

La ridotta mobilità e la fragilità cutanea associata a patologie, come diabete ed insufficienza venosa, possono favorire la formazione di ulcere e piaghe da decubito suscettibili alle infezioni;

La non autosufficienza.

Anziani: patologie concomitanti e infezioni nosocomiali

Gli anziani spesso presentano più patologie associate tra loro:

a) malattie cardiache o eventi cerebro vascolari (I.M.A., Aritmie, T.I.A., Ictus);

b) malattie respiratorie (Bronchiti, B.P.C.O., Influenza);

c) malnutrizione (minore risposta immunitaria di tipo cellulare) e cattivo stato della dentazione;

d) patologie delle vie urinarie (minore acidificazione delle urine, stasi e/o incontinenza urinaria, ipertrofia della prostata, carenza estrogenica).

Anziani: poli medicazione e infezioni nosocomiali

Mediamente un anziano assume 6 - 8 farmaci con

conseguenti effetti collaterali: Sedativi della tosse e benzodiazepine favoriscono la bronco

aspirazione;

Gli anti acidi e gli anti H2 interferiscono con la motilità gastrica predisponendo alle infezioni;

I Ca+ antagonisti, i -2 agonisti e le benzodiazepine riducono il tono degli sfinteri gastrici (soprattutto quello esofageo) con rigurgiti e conseguente bronco aspirazione;

Gli antidepressivi, soprattutto i triciclici, favoriscono la ritenzione urinaria.

Anziani: poli medicazione e infezioni nosocomiali

Ma soprattutto l’uso massiccio e,

talvolta inappropriato degli antibiotici,

diventa un importante meccanismo per

la selezione di batteri multi resistenti

(Superbug).

Condizioni ambientali favorevoli

possono quindi essere alla base della

loro disseminazione e quindi favorire lo

sviluppo di una epidemia.

AMBIENTALI

SERBATOI/FONTI MICRORGANISMO

Acqua, apparecchiature contenenti liquidi,

Enterobacter Pseudomonas Aeruginosa P. cepacia, P. maltofilia Legionella Micobatteri atipici

Apparecchi per respirazione assistita

Klebsiella Serratia P. aeruginosa Acinetobacter Micobatteri atipici

Liquidi intravenosi Enterobacter Pseudomonas spp Candida

Disinfettanti contaminati (in particolare i composti dell’ammonio quaternario)

Pseudomonas spp Enterobacter Serratia

Ospedale S.Andrea - Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica “G. Sanarelli”

UMANE

SERBATOIO/FONTI MICRORGANISMO

mani E. Coli Enterobacter Serratia P. aeruginosa, P. cepacia, P. maltophilia S. aureus/S. epidermidis

narici S. aureus/S. epidermidis feci E. Coli Klebsiella Enterobacter P. aeruginosa Clostridium difficile

urine E. Coli Klebsiella Serratia P. aeruginosa

Ospedale S.Andrea - Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica “G. Sanarelli”

MALATO OPERATORE

SANITARIO

SUPERFICI

ARREDI

STRUMENTAZIONE

ARIA

ACQUA MALATO

LAVAGGIO MANI; USO DISPOSITIVI DI

BARRIERA (GUANTI)

SANIFICAZIONE (PULIZIA); SANITIZZAZIONE

(PULIZIA E DISINFEZIONE

LA MANO PRENDE dalla cute dalle ferite infette del paziente dal pus dalle secrezioni dalla faccia dal corpo del personale dalle mani sanitario dai vestiti

LA MANO TRASFERISCE

alle lenzuola alla biancheria sporca a bacinelle e lavandini ai bagni

LA MANO CONTAMINA

attrezzature sanitarie biancheria pulita bagni piatti e posate ecc.

LA MANO INFETTA pazienti operati bambini malati gravi malati cronici anziani personale sanitario

Ospedale S.Andrea - Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica “G. Sanarelli”

5 maggio 2012- Giornata mondiale della pulizia delle mani

REPARTI AD ALTO RISCHIO

• Cardiochirurgia ed Anestesia e Rianimazione IV • Anestesia e Rianimazione I • Ematologia I • Ematologia II • Emodialisi • Neurochirurgia e Neurochirurgia Post Operatoria • Chirurgia Generale e dei Trapianti d’organo e Anestesia

e Rianimazione V • Anestesia e Rianimazione Università • Pronto Soccorso e Centro Ustionati • Neonatologia

Prevalenza di infezioni ospedaliere in Italia e in altri paesi

* sono state rilevate solo le infezioni della ferita chirurgica, le batteriemie e le infezioni del tratto urinario.

Il rischio di acquisire un’infezione in Italia è, in media, della stessa entità o maggiore di quanto riportato in

letteratura

• Ogni anno si verificano in Italia 450.000-700.000

infezioni (incidenza 5-8%) che sono direttamente responsabili di 4500-7000 decessi

• Sono circa il 50% delle complicanze ospedaliere Se si assume che il 30% siano prevenibili • ogni anno sono potenzialmente prevenibili

135.000-210.000 infezioni e 1350-2100 decessi

Istituto Superiore di Sanità, LEB

Frequenza di specifiche localizzazioni di infezione

Le infezioni ospedaliere si distribuiscono in quattro principali localizzazioni che rappresentano circa l'80% di tutte le infezioni osservate:

•il tratto urinario, •le ferite chirurgiche, •l'apparato respiratorio, •le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie)

Tra queste le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% circa di tutte le infezioni osservate.

Mortalità

La mortalità nei pazienti infetti varia, a seconda del tipo di pazienti studiati, dal 10% quando viene inclusa tutta la popolazione ospedaliera al 35% in reparti ad alto rischio. 1% dei pazienti che contraggono l'infezione muoiono come conseguenza all'infezione, 3% dei casi l'infezione contribuisce attivamente al decesso, anche se non è la sola causa di morte. Batteriemie: mortalità diretta è nell'ordine del 25% Polmoniti: mortalità diretta intorno al 10%. Infezioni del sito chirurgico e delle vie urinarie: evidenze disponibili per valutare il rischio ancora frammentarie. Indicativamente gli studi statunitensi danno, per le infezioni nosocomiali delle vie urinarie, una mortalità dell' 1/1000.

Prevalenza di infezioni ospedaliere per localizzazione

Distribuzione dei tassi di antibiotico-resistenza (USA 1999) Microrganismi antibiotico resistenti UTI Non UTI MRSA 39,4% 35,7% CNS - meticillina 74,2% 61,8% Enterococcus - Vancomicina 16,7% 11,7% P. aeruginosa - Ciprofloxacina 24,7% 22,2% P. aeruginosa - Levofloxacin 35,5% 26,3% P. aeruginosa - imipenem 17,0% 11,3% P. aeruginosa - Ceftazidime 11,1% 7,2% P. aeruginosa - Piperacillina 14,4% 9,5% Enterobacter spp - Cef3 25,5% 21,6% Enterobacter spp - Carbapenem 1,2% 1,4% Klebsiella pneumoniae - Cef3 6,5% 4,7% E coli - Cef3 1,4% 0,8% E coli - Chinoloni 2,5% 2,3% Pneumococcus - penicillina 14,5% 0,1

Ospedali senza igiene, si muore 7000 vittime l'anno per infezioni

• I dati di uno studio nazionale dell'istituto Spallanzani. E 7 su 10 si ammalano in corsia

• ROMA, 5 gennaio 2007- Le infezioni ospedaliere in Italia provocano ogni anno tra i 4.500 e i 7mila decessi: un numero di vittime perfino superiore a quello degli incidenti stradali. E le ultime analisi del comportamento di medici e infermieri - tra le altre, quella pubblicata sull'International journal of infectious diseases nel 2005 - rivelano che solo 4 su 10 si lavano correttamente le mani prima di visitare o intervenire su un paziente. "Può sembrare incredibile, eppure è così", ammette Antonio Cassone, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità. "In medicina oggi sappiamo eseguire interventi incredibilmente complessi, usiamo tecnologie inimmaginabili. Eppure non riusciamo a lavarci le mani come si deve". E anche le più elementari regole igieniche spesso non vengono rispettate, come dimostra la serie di foto scattate da Repubblica attorno agli ospedali di 4 grandi città. Una circolare del ministero della Sanità nel 1985 raccomandava l'istituzione di un Comitato di lotta contro le infezioni in ogni ospedale. Eppure nel 2002 una struttura su 10 ne era ancora sprovvista, rivela lo studio Inf Nos 2 dell'Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma. "Applicando le normali procedure d'igiene riusciremmo a ridurre di un terzo le infezioni" rivela il direttore scientifico Giuseppe Ippolito. Lavarsi le mani, ma anche indossare guanti, pulire bene la pelle dei pazienti prima di inserire dei cateteri venosi o urinari e ridurre al massimo il loro tempo di applicazione.

Cycling and Other Strategies to Slow and Reverse Antibiotic Resistance

The main forces driving the increase in antimicrobial-resistant bacteria are poor infection control practices and inappropriate use of antibiotics. Once these factors are addressed, specific antibiotic utilization strategies may help decrease or prevent the emergence of resistance. These strategies include antibiotic restriction, combination therapy, and antibiotic cycling. Many factors can affect the outcome of cycling programs; the optimal antibiotics to cycle, order in which to cycle them, and length of each cycle are still unknown, and these factors may need to be adjusted for the particular institutional setting.

Infect Med 21(11):544-556, 2004

European Surveillance of Antimicrobial Consumption (ESAC): outpatient antibiotic use in Europe, 1998-

2005

• Several countries have reported long term increasing or decreasing trends in outpatient antibiotic use. Interestingly, of the six countries with a decreasing trend during the study period, four had implemented a national programme to control antimicrobial resistance and to improve the rational use of antibiotics. This included media coverage, such as national public campaigns in Belgium and France, and repeated media reports in Slovenia and Sweden [6-8]. Some of these countries are already seeing a decrease in antibiotic resistance among bacteria commonly responsible for community-acquired infections [9,10].

http://www.eurosurveillance.org/ew/2007/071011.asp

DDD = Defined Daily Dose

Motto dell’OMS

Clean care is safer care!

SORVEGLIANZA DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE

La circolare numero 52 del 20.12.1985 del Ministero della Sanità,indica la necessità di istituire un comitato responsabile della lotta contro le infezioni ospedaliere ,definendone enche la composizione e i compiti.

COMITATO DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE COMPOSIZIONE

COMITATO GRUPPO OPERATIVO

•Direttore Sanitario •Igienista •Infettivologo •Microbiologo •Dirigente del servizio infermieristico

•Igienista •Infettivologo •Microbiologo •Rappresentante infermieristico •Farmacista ospedaliero

Il comitato ha il compito di pianificare e gestire i programmi di formazione , prevenzione ,controllo e valutare l’efficacia delle politiche di intervento attuate.

Il comitato designa un gruppo operativo a cui vengono affidate le mansioni attinenti al programma.

METODI PER CONDURRE LA SORVEGLIANZA

Sorveglianza orientata al paziente: viene svolta attraverso la revisione di documenti sanitari e colloquio tramite il personale di reparto.Si attua attraverso studi di prevalenza e incidenza.

La PREVALENZA si ottiene esaminando i pazienti ricoverati ad un dato momento e rilevando le infezioni presenti.

L’ INCIDENZA si ottiene seguendo i pazienti nel corso del ricovero ospedaliero e, in alcuni casi, anche dopo la dimissione. Registra tutti i nuovi casi di infezione insorti. La popolazione esaminata è rappresentata dai pazienti che si ricoverano in un determinato periodo di tempo .

INCIDENZA PREVALENZA

Vantaggi: •Facile sul piano organizzativo •Rapida ed economica •Identifica le aree a maggior rischio

Svantaggi: •Ridotti periodi di osservazione •Le stime ottenute non rappresentano indicatori clinici che consentano il confronto tra ospedali o reparti nel tempo

Vantaggi: •Più accurata •Possibile stima della frequenza di infezioni in pazienti esposti a procedure invasive •Utile per effettuare confronti nello spazio e nel tempo tra ospedali e reparti Svantaggi: •Tempo •Risorse umane •Costi

Sorveglianza basata su studi di laboratorio:Consente di descrivere accuratamente le infezioni in termini qualitativi.Gli obiettivi sono: •Identificare microrganismi pericolosi •Identificare epidemie sostenute da un unico microrganismo •Monitorare le resistenze

VANTAGGI Fornisce un andamento periodico degli isolamenti e delle resistenze Permette di avere delle soglie di riferimento rispetto agli isolamenti Se disponibili alcune tecniche di biologia molecolare identificano le vie di trasmissione

SVANTAGGI Non può essere utilizzata da sola per monitorare l’andamento delle infezioni Identifica solo i casi per i quali sia stato chiesto l’esame colturale Identifica le Infezioni Ospedaliere solo se nella richiesta è specificato il sospetto

Sorveglianza passiva: Si aspetta che i dati, le notifiche, le informazioni, arrivino senza sollecitazioni dirette I dati vengono ottenuti normalmente tramite segnalazione a chi gestisce la sorveglianza da parte degli addetti all’assistenza

VANTAGGI •Economica •Costante •Richiede meno tempo •I dati possono mostrare il trend delle Infezioni Ospedaliere

SVANTAGGI •Identifica il 14-34% delle IO •È legata alla sensibilità culturale •È poco controllabile •Può non essere in grado di evidenziare possibili epidemie •Può non essere rappresentativa

VANTAGGI •Identifica l’85-100% delle IO •Tempestiva •Qualitativa (completezza ed affidabilità) •Controllabile •Permette di agire

SVANTAGGI •Maggiore costo •Maggiore tempo •Maggiore dispendio energetico

•I dati e le informazioni vengono prese dagli operatori che si occupano della sorveglianza, in modo più o meno particolareggiato e ad intervalli di tempo prefissati. •I dati vengono ottenuti contattando regolarmente da parte di chi gestisce la sorveglianza quanti, singoli e/o istituti, rappresentano le probabili fonti di informazione sull’evento

Sorveglianza attiva:

RUOLO DEL FARMACISTA OSPEDALIERO

La partecipazione ai programmi di controllo delle infezioni è un dovere per il farmacista ospedaliero.Le funzioni che il farmacista può assumere per il controllo delle infezioni comprendono le seguenti aree:

•Controllo delle infezioni nosocomiali Al farmacista ospedaliero competono:la partecipazione alle attività del Comitato,l’attività di selezione di antisettici e disinfettanti e di promozione di un loro corretto impiego,la messa a punto di procedure e programmi di controllo di qualità atti a prevenire la contaminazione delle preparazioni farmaceutiche,interventi a garantire una corretta conservazione di farmaci e presidi.

•Promozione di un uso razionale di agenti antimicrobici Tale responsabilità comporta le seguenti funzioni: svolgere un lavoro con la Commissione terapeutica per il controllo del numero e tipo di farmaci antimicrobici presenti in prontuario e per la corretta valutazione del loro impiego,la collaborazione con lo staff medico per la definizione di politiche per l’uso degli antibiotici in profilassi e terapia,l’elaborazione dei dati quantitativi sull’uso di antibiotici in ospedale.

•Attività educative Le funzioni del farmacista in questo settore possono essere rivolte al paziente,al personale ospedaliero ed al pubblico e comprendono:la collaborazione a programmi di formazione ed aggiornamento per operatori del settore sanitario su argomenti attinenti alle problematiche infettive,attività didattiche verso il personale che opera in farmacia,attività di consulenza ed educazione sanitaria a pazienti ambulatoriali,attività pubbliche di educazione sanitaria.

INFEZIONI OSPEDALIERE E RESISTENZE AGLI ANTIBIOTICI: IL

TALLONE D'ACHILLE DELLA MEDICINA MODERNA

• Certamente l’ospedale si configura come l’ecosistema maggiormente interessato dal rischio infettivo, in rapporto a molteplici

fattori !!

Non deve tuttavia essere trascurato l’elevato rischio di induzione di resistenze anche nella medicina di comunità, dove l’invitabile alto tasso di empirismo della terapia anti-infettiva e una significativa tendenza ad una prescrizione precauzionale (e quindi eccessiva) dell’antibiotico, giocano un ruolo determinante nell’indurre fenomeni di farmacoresistenza

Ruolo del farmacista

PREVENIRE : le resistenze agli antibiotici

• E’ necessario che ogni ospedale costruisca la propria rete di sorveglianza delle resistenze, in quanto l’epidemiologia del fenomeno è fortemente variabile da centro a centro, e solo la conoscenza dell’ecosistema locale permette prescrizioni in grado di centrare il duplice obiettivo di garantire al paziente la migliore terapia possibile e rispettare al contempo il proprio ecosistema ospedaliero.

Ruolo del farmacista

ATTENZIONE…

• Spesso infatti l’eccessiva prescrizione o l’errore nella scelta dell’ antibiotico sono conseguenza della mancata conoscenza della tipologia di microrganismi e dell’entità delle Resistenze del proprio ambito lavorativo. Affinché rappresentino, e restino nel tempo, dei veri breakthrough nella terapia delle infezioni nosocomiali, il loro uso dovrà passare attraverso una accurata e rigida selezione delle patologie e dei pazienti su cui impiegarli.

Ruolo del farmacista

E QUINDI…

• Non è corretta la politica di rincorrere sempre il composto più

recente, ma è necessario che tutte le nuove acquisizioni siano impiegate con

raziocinio al fine di preservarne l'efficacia nel tempo .

Questi poster sono finalizzati ad accrescere la consapevolezza nell’utilizzo di antibiotici per infezioni delle prime vie respiratorie

http://www.cdc.gov/

FAQ

• Descriva l’epidemiologia e la prevenzione del tetano

• Descriva l’epidemiologia e la prevenzione delle infezioni ospedaliere