Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

164

description

romanzo di cole

Transcript of Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Page 1: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 2: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Teju Cole

Ogni giorno è per il ladro

Traduzione di Gioia Guerzoni

Einaudi

Page 3: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 4: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

per Karen,

per i miei genitori,

e per Jeremy e Bibi

Page 5: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

La finestra era una tra tante,

la città era una soltanto. Era l’unica,

quella che avevo lasciato.

MARIA BENET, Mapmaker of Absences.

Ojo gbogbo ni t’ole, ojo kan ni t’olohun.

Ogni giorno è per il ladro, ma uno è per il padrone.

Proverbio yoruba.

Page 6: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 7: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Uno

Mi sveglio tardi la mattina in cui avevo deciso di andare al consolato. Mentremetto insieme i documenti prima di uscire, chiamo l’ospedale per ricordare chearriverò solo nel pomeriggio. Poi prendo la metropolitana, arrivo sulla SecondAvenue e trovo il consolato senza grandi problemi. Occupa parecchi piani di ungrattacielo. Una stanza senza finestre all’ottavo piano è adibita ai serviziconsolari. Le persone che sono lí quel lunedí mattina mi sembrano in gran partenigeriani, piú che altro di mezza età. Gli uomini – piú o meno il doppio delledonne – sono quasi tutti pelati; le donne hanno delle capigliature elaborate. Mac’è anche qualche faccia che non ti aspetti: un tizio alto che potrebbe essereitaliano, una ragazza asiatica, altri africani. Ciascuno prende un numero da undistributore rosso all’entrata della misera saletta. La moquette è sporca, di quelcolore indefinito che assume in tutti gli spazi pubblici. Un televisore montato a

Page 8: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

una parete trasmette un notiziario in una foschia di interferenze, poi una partitadi calcio tra l’Enyimba e una squadra tunisina. Nella stanza, tutti compilanomoduli.

Ci sono sia passaporti blu, americani, che verdi, nigeriani. La maggior parte deipresenti può essere inquadrata in una di queste tre categorie: freschi cittadinidegli Stati Uniti, quelli con doppia cittadinanza americana e nigeriana, e inigeriani che portano i figli americani a casa per la prima volta. Io sono tra quellicon la doppia cittadinanza e sono qua per rinnovare il passaporto nigeriano. Ilmio numero viene chiamato dopo una ventina di minuti. Avvicinandomi allosportello con i moduli, adotto lo stesso atteggiamento servile che ho osservatonegli altri. Il giovane dai modi bruschi dietro il vetro mi chiede se ho il vaglia. No,non ce l’ho, dico. Speravo che i contanti andassero bene. Indica un foglioappiccicato al vetro: «Non si accettano contanti, solo vaglia». L’uomo ha unatarghetta con il nome. Il passaporto nuovo costa ottantacinque dollari, comescritto sul sito del consolato, ma senza specificare che non si accettano contanti.Lascio l’edificio, mi incammino verso Grand Central, arrivo dopo una quindicina diminuti, faccio la coda, compro il vaglia, e torno indietro. Fuori fa freddo. Al mioritorno, una quarantina di minuti piú tardi, la sala d’attesa è piena. Prendo unnuovo numero, compilo il vaglia e aspetto.

Un gruppetto si è radunato intorno allo sportello. Un uomo supplica diaccelerare i tempi quando gli viene detto di tornare alle tre a ritirare ilpassaporto.

Page 9: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Abdul, la prego, ho un volo alle cinque. Devo tornare a Boston, per favore,non si può fare qualcosa?

C’è una sfumatura di supplica nella sua voce, e il senso di generaledisperazione che emana è acuito dall’aspetto trasandato, dal maglione dipoliestere marrone e dai pantaloni, marroni anche loro. Un uomo logorato dentrovestiti logorati. Abdul parla attraverso un microfono.

– Cosa posso farci io? La persona che dovrebbe firmarlo non è qui. Per questole ho detto di tornare alle tre.

– Guardi, guardi il mio biglietto, Abdul, dia un’occhiata. Dice alle cinque inpunto. Non posso perdere quel volo, non posso proprio.

L’uomo continua a implorare, infilando il biglietto sotto il vetro. Abdul loguarda controvoglia e parla nel microfono a bassa voce, esasperato.

– Cosa posso farci io? L’incaricato non è qui. Va bene, vada a sedersi, vedocosa posso fare. Ma non le prometto niente.

L’uomo scivola via e subito altri si alzano e sgomitano per raggiungere losportello, con i moduli in mano.

– La prego, anch’io ho bisogno del mio in fretta. Per favore, lo metta vicino aquell’altro.

Abdul li ignora e chiama il numero successivo. Alcuni continuano a scalpitarevicino allo sportello, altri ritornano al loro posto. Uno di questi, un giovane con unberretto azzurro cielo, si sfrega gli occhi di continuo. Un uomo piú anziano, sedutoqualche fila davanti a me, si tiene la testa tra le mani e dice, a nessuno in

Page 10: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

particolare:– Dovrebbe essere una gioia, capite? Andare a casa dovrebbe essere una

gioia.Un altro uomo, seduto alla mia destra, compila i moduli per i suoi figli. Mi

informa che ha rinnovato da poco il passaporto. Gli chiedo quanto ci è voluto.– Be’, di solito quattro settimane.– Quattro? Devo partire tra meno di tre. Sul sito dicono che ci vuole solo una

settimana.– In teoria, ma non è cosí. O meglio, è cosí solo se paghi per «accelerare» la

pratica. Cioè un vaglia da cinquantacinque dollari.– Sul sito non c’è scritto nulla.– Certo che no. Però è quello che ho dovuto fare io. E il passaporto è arrivato

in una settimana. Ovviamente la tariffa per accelerare la pratica non è ufficiale.Sono dei ladri, questi qua. Prendono il vaglia, non ti danno una ricevuta, se lomettono sul conto e prelevano i contanti. Dritti nelle loro tasche.

Fa un gesto rapido, come per aprire un cassetto. È quello che temevo: unincontro ravvicinato con le bustarelle. Avevo immaginato cosa avrei potuto farenel caso di un possibile incontro con quel tipo di corruzione all’aeroporto di Lagos.Ma la richiesta di una mazzetta a New York è uno choc a cui non ero preparato.

– Be’, insisterò per avere una ricevuta.– Ehi amico, perché ti preoccupi tanto? Ti prenderanno i soldi comunque, e ti

puniranno ritardando la consegna del tuo passaporto. È quello che vuoi? Non

Page 11: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

pensi sia meglio avere il passaporto che dimostrare qualcosa?Sí, ma non è questa occasionale complicità che ha affondato il nostro paese?

Quella tacita domanda rimane sospesa tra me e il mio interlocutore. Il mionumero viene chiamato solo alle undici passate. Va esattamente come mi hadetto il tizio. La commissione per le emergenze è cinquantacinque dollari, oltreagli ottantacinque del passaporto. Il pagamento va fatto con due vaglia distinti.Esco per la seconda volta e vado a comprare un altro vaglia. Cammino in fretta esono esausto quando ritorno alle dodici meno un quarto, quindici minuti primache lo sportello chiuda. Questa volta non prendo il numero, ma vado dritto allosportello e consegno il modulo con il secondo vaglia. Abdul mi dice di passare aritirare il passaporto tra una settimana e mi dà una ricevuta per la tariffaoriginaria. La prendo in silenzio, la piego e la infilo in tasca. Uscendo, noto unascritta vicino all’ascensore. «Aiutateci a combattere la corruzione. Se unfunzionario del consolato vi chiede una tangente o una mancia, siete pregati diinformarci».

Nel messaggio non c’è nessun numero di telefono o indirizzo e-mail. Possoinformare il consolato soltanto tramite Abdul o uno dei suoi colleghi. Ed èinverosimile che siano gli unici coinvolti: probabilmente trenta o trentacinquedollari della «commissione per le emergenze» vanno a qualche superiore diAbdul. Scorgo l’espressione di Abdul mentre esco dalla stanza. Sta assistendoaltre persone. La solita farsa, ricoperta da una patina sofisticata di «nientecontanti per favore».

Page 12: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Due

È sera quando l’aereo sorvola le piccole case fuori città. Si abbassa condelicatezza, gradualmente, come se scendesse una rampa di scale invisibile.Visto dalla pista, l’aeroporto ha un aspetto davvero tetro. Prende il nome da ungenerale morto, e riassume in sé il peggio dell’architettura anni Settanta.L’edificio principale, bianco sporco e con file infinite di piccole finestre, ricordadelle case popolari. L’Airbus dell’Air France tocca terra e scivola sull’asfalto. Ilsollievo si diffonde nell’abitacolo come aria fresca. Qualcuno applaude. Poco doposiamo già in fila per uscire dal velivolo. Una donna carica di bagagli sgomita nelcorridoio. «Aspettami!», grida al suo compagno di viaggio, cosí forte che lasentono tutti. «Arrivo!» E anch’io mi sento pervaso dall’euforia dell’arrivo, dallasensazione irrazionale che tutto andrà bene. Quindici anni sono tanti per starelontani da casa. Quindici anni che sembrano ancora di piú quando te ne vai di

Page 13: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

nascosto.Sbarco, controllo passaporti e attesa del bagaglio si prendono piú di un’ora del

nostro tempo. Fuori, il cielo si riempie di ombre. Un uomo si lamentadell’inefficienza dell’aeroporto con un apatico funzionario doganale.

– È un aeroporto internazionale, andrebbe gestito meglio. È questal’impressione che vogliamo dare ai visitatori?

Il funzionario si stringe nelle spalle e dice che la gente come lui dovrebbetornare in patria e migliorare le cose. Mentre aspettiamo i bagagli, un biancovicino a me vuole fare conversazione. Ha un accento marcato, e gli chiedo se èscozzese. – Già, – dice, e mi racconta che lavora sulle piattaforme.

– Mi sono ubriacato ieri sera a Parigi, e mi hanno derubato. Maledettimangiarane, mi hanno fregato la carta di credito. Ma gli Champs-Élysées, chefigata! Mi hanno mandato fuori di testa. Ero ubriaco fradicio.

Sogghigna. Ha i denti pieni di otturazioni, un orecchino e la barba non fattarossiccia. Non sarà il figlio prediletto dell’Europa, ma qui guadagnerà parecchio.

– Devo aspettare il volo per Port Harcourt fino a domani. Passo la notte alloSheraton stasera. È lí che dormono le hostess, se capisci cosa intendo.

Annuisco. Finalmente arrivano i miei bagagli, umidi e sporchi. Li metto su uncarrello. Fuori, un ufficiale in borghese mi fa cenno di fermarmi. È seduto a latodella porta e non sembra avere una particolare funzione. Semplicemente se nesta lí. Mi chiede se sono uno studente. Piú o meno, rispondo, pensando che quellabugia potrebbe facilitare il tutto.

Page 14: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Eh, lo immaginavo. Hai l’aria da studente. E dove studi?New York University, dico, la risposta che sarebbe stata corretta tre anni fa.

Annuisce.– Be’, a New York si spendono un sacco di dollari. Dollari, sai.Un silenzio inutile cala tra di noi. Poi, a bassa voce, e in yoruba, mi chiede:– Ki le mu wa fun wa? Cosa mi hai portato per Natale? Perché sai, a New York

si spendono un sacco di dollari.Ho portato solo fermezza. Lo ignoro e avanzo con i bagagli verso il punto dove

zia Folake e il suo autista mi aspettano. Quando mi libero dal suo abbraccio vedoche ha le lacrime agli occhi. Una scena da figliol prodigo. Mi stringe di nuovo eride di cuore.

– Non sei cambiato per niente. Com’è possibile?Da fuori, l’aeroporto sembra piú elegante, piú imponente di come l’avevo visto

prima. Alle varie entrate si ammassano i parenti dei passeggeri e, in numero benmaggiore, traffichini, maneggioni e gente che è lí perché non ha altro posto doveandare.

Page 15: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 16: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Tre

Mentre andiamo a casa dall’aeroporto, alla rotonda di Ikeja – dove il rientrodel tardo pomeriggio fa rallentare il traffico – ci fermiamo del tutto. A meno diventi metri da noi, sotto il cavalcavia, due poliziotti litigano. «Vattene», gridauno. «Perché stai sempre qui? Perché non ti puoi mettere dall’altro lato?», dice,indicando il punto piú lontano della rotonda. Per un attimo, sembra che l’altropoliziotto capisca il senso del suggerimento, ma è lento nel metterlo in praticaperché il battibecco ha attirato gli sguardi dei passanti e non vuole perderci lafaccia. Entrambi gli agenti sono snelli, scuri, in uniforme grigio-nera e con il mitrain spalla. Rimangono in silenzio, confusi come attori che hanno dimenticato lapropria battuta. Una folla di pendolari li fissa da una distanza di sicurezza.

Zia Folake mi spiega cosa sta succedendo. In questo punto i poliziotti fermanoregolarmente i veicoli commerciali per chiedere una mazzetta. L’agente a cui è

Page 17: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

stato chiesto di allontanarsi si è avvicinato troppo al territorio del collega. Questiassembramenti sono pessimi per gli affari e i guidatori si arrabbiano se devonopagare due volte. Tutto ciò avviene sotto un cartellone con la scritta: «Lacorruzione è illegale: non date né accettate mazzette».

E quanti dei soldi del governo, mi chiedo, sono stati intascati da chi ha avutol’appalto per mettere quei cartelloni?

Un conto è quando ti raccontano dell’«economia informale» di Lagos, un altroè vederla dal vivo: esercita una pressione incredibile su tutti. Piú o meno unquarto d’ora prima di raggiungere la fermata di Ikeja eravamo passati da uncasello su Airport Road. Anche lí torreggiava un cartellone gigantesco checondannava la corruzione ed esortava i cittadini a migliorare il paese. Il pedaggioda pagare al casello era di duecento naira, tariffa chiara e ben visibile. Eppure, gliautisti piú intraprendenti, come il nostro, sanno che possono superare il casellopagando soltanto la metà. L’inghippo è che i cento naira che sborsano vannodritti nelle tasche del casellante. – Se paghi duecento naira ti danno il biglietto, –mi spiega l’autista, – con cento non te lo danno. Ma cosa me ne faccio delbiglietto? Non ho bisogno del biglietto! – E cosí, ogni giorno, migliaia di macchinesuperano il casello pagando la tariffa informale, che va a ingrassare i casellanti ei loro superiori. La richiesta del funzionario doganale, la polizia a Ikeja, il casello:mi imbatto in tre esempi lampanti di corruzione in meno di un’ora da quandosono sceso dall’aereo.

Ma ancora prima di arrivare a casa quella sera, scopro altri modi di vedere

Page 18: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

quegli scambi di denaro. Ci fermiamo a Ogba a comprare il pane. Ogba è pocooltre Ikeja, alla fine di Agidingbi Road. Entrando nel negozio, l’usciere fa il salutomilitare e tiene la porta aperta. Quando usciamo, pochi minuti dopo, ci segue peruna ventina di metri mentre torniamo alla macchina, e chiede la mancia. Non èun ordine: è tranquillo, parla con la gentilezza di chi spiega qualcosa a unbambino.

– Ha qualcosa per me, signore?Indossa un’uniforme bianco sporco e non è armato. Quando mia zia scrolla il

capo, lui la imita, sorride e svanisce. Appena saliamo in macchina, una donna inbuba e iro laceri ci si avvicina e dice che ha bisogno di qualche spicciolo perl’autobus. Non la vedo arrivare, in effetti: all’improvviso è lí, davanti a me. Èpiccola, e sembra malata. Una donnina senza nome: fa parte del mondo nascostoappena dietro le banche luccicanti, i ristoranti chic, le auto di lusso. Spuntanoall’improvviso, sono in tanti a vivere di quei piccoli doni.

La notte scende senza preavviso. Sento l’aria della città per la prima voltadopo quindici anni, il fumo bianco e la polvere ocra che mi sono familiari quanto ilmio respiro. Ma altre cose, meno visibili, sono cambiate. Ho fatto miei alcuni deipresupposti del vivere in una democrazia occidentale – certe idee sulla legalità,per esempio, le aspettative per un processo regolare –, e in quel senso misembra di essere un estraneo, ora. Quello che il tragitto dall’aeroporto mi fapensare, e che sarà confermato nel corso dei giorni seguenti, è quanto Lagos siadiventata una società totalmente clientelare.

Page 19: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Il denaro, sborsato in quantità adeguate al contesto, fa da lubrificante sociale.Facilita il movimento pur mantenendo le gerarchie. Cinquanta naira al tizio che tiaiuta a fare manovra per uscire dal parcheggio, duecento al poliziotto che tiferma senza alcun motivo nel cuore della notte, diecimila all’impiegato doganaleche ti fa passare le merci importate. A ogni transazione, la somma giustacontribuisce a far funzionare le cose. Nessun altro sembra preoccuparsi, comefaccio io, del fatto che i soldi richiesti da qualcuno le cui dita sfioranocostantemente il grilletto di un AK-47 sono un’estorsione piú che una mancia.Sento che questo tipo di preoccupazione è un lusso che pochi possonopermettersi. Per molti nigeriani, dare e ricevere mance, mazzette, soldi sporchi oelemosina – le categorie sono fluide – non rientra nel campo della morale. È vistocome qualcosa di leggermente fastidioso, oppure come un’opportunità. È unmodo per far funzionare le cose, niente piú e niente meno di ciò a cui serve ildenaro.

I contanti devono cambiare mani, cosí va il mondo. Solo in casi macroscopici,tipo quello dell’ispettore capo della polizia incriminato di recente, il fenomenoviene visto come una piaga del sistema. I miliardi intascati da Tafa Balogunhanno privato molti poliziotti dell’unica fonte di sostentamento, e questo spiegain parte, anche se non del tutto, il perché a loro volta si rifacciano sui guidatori.Eppure, la gente non si lamenta tanto del fatto che Balogun abbia rubato ildenaro. Che un alto funzionario governativo si appropri indebitamente di fondipubblici è dato per scontato. Infastidisce invece che abbia rubato tanto in cosí

Page 20: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

poco tempo. Il ragionamento è che se solo si fosse moderato un po’, arraffandoqualcosa qua e là, non sarebbe stato arrestato. Quello di Balogun è uno dei pochicasi di alti funzionari incriminati da quando è iniziata la campagna nazionaleanticorruzione. Il giorno dopo il mio arrivo a Lagos il caso viene chiuso: Balogun ècolpevole, e dovrà scontare sei mesi di carcere per i quattordici miliardi di naira dicui si è appropriato. Sei mesi per poco piú di cento milioni di dollari. Tuttavia, nonc’è motivo di credere che si tratti di uno dei casi piú gravi. La gente dà perscontato che nel governo la corruzione raggiunga livelli ancora piú alti: contratti,tangenti, furti di petrolio. Qualche tempo dopo, sui giornali si diffonde la voce cheTafa Balogun sia morto in prigione. A quanto pare nessuno sa come, perché oquando, e a quanto pare a nessuno importa. E quando in seguito si scopre che levoci non sono vere, anche quella notizia viene accolta con una scrollata di spalle.

La maggior parte degli agenti guadagna tra i dieci e i quindicimila naira almese. Non possono di certo sopravvivere con un stipendio del genere, meno dicento dollari. Una volta, un amico di mio zio, un funzionario all’immigrazione, futrasferito in un’area remota, lontano dallo stato. Il suo rifiuto di accettaretangenti aveva un effetto negativo sui guadagni dei colleghi e di conseguenzasulla loro capacità di mantenere le famiglie; doveva essere mandato altrove,dove avrebbe creato meno fastidi. Gli stipendi sono bassi anche nelle forzearmate, dove in piú non c’è garanzia di riceverli. E sono proprio questi uomini,armati fino ai denti e pagati una miseria, che hanno il compito di proteggere icittadini.

Page 21: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

L’economia informale è il mezzo di sostentamento di moltissimi abitanti diLagos. Ma la corruzione, in forma di pirateria o mazzette, significa anche chemoltissimi rimangono ai margini. I sistemi che potrebbero strappare le massedalla povertà vengono ostacolati a ogni passo. Nulla funziona proprio perché tuttiprendono una scorciatoia, e quindi l’unico modo per ottenere qualcosa è prendereun’altra scorciatoia. Da questa situazione sono i maggiori offerenti che traggonoprofitto, chi è piú pronto a sborsare denaro o a testare i limiti della legge.Quando finalmente arrivo a casa degli zii, la luce va via pochi minuti dopo. Per chiabita qui, questo tipo di privazione non è una sorpresa, solo un rituale notturno.Ma io non sono piú abituato e passo una notte agitata, a guardare le ombre chesfarfallano instancabilmente sui muri. L’aria è calda, densa di antichi fantasmi edell’odore di cherosene.

Page 22: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 23: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Quattro

Una melodia gentile mi sveglia il mattino dopo: la chiamata del muezzinaleggia nella vallata boscosa che separa la casa dal minareto. Mi alzo e vago perla casa. Tutti gli altri – i miei zii, i cugini, il domestico – dormono ancora.L’elettricità non è tornata. La luce del giorno si diffonde in sala, e io mi preparoun tè. Il canto dei galli, da un’altra direzione, si mescola all’arabo del muezzin. Dalontano arriva odore di fumo, qualcuno sta cucinando.

La vista dal portico sul retro si apre su una gola. È una vista che, quandovisitavo quella casa, mi sembrava sempre mozzafiato e a cui tornavo spesso colpensiero quando ero via. Ma adesso quella gola è cambiata. Molti alberi sonostati tagliati e i terreni scavati per far posto alle case. Ora è punteggiata diterribili edifici in varie fasi di completamento. Aggrappati alle case comeconchiglie su una roccia si vedono tanti piatti satellitari bianchi. Piú in là c’è una

Page 24: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

chiesa evangelica gigantesca, incompiuta. Per la foresta è una guerra persa. Ma èsolo l’alba, e regna ancora la calma. Rimango nel portico a bere il tè. Vista dauna certa prospettiva, la forra può ancora sembrare primordiale, può ancoraconformarsi a una certa idea di Africa: non ci sono gas di scarico, nemmenol’ombra di grattacieli luccicanti, nessuna autostrada a sei corsie. Africa di selva ecespugli. Il cielo del mattino è inquieto. Le nuvole nere si raggrumano e, pianpiano, i cumuli scompaiono. La luce traccia linee d’argento nel cielo vasto. Finiscoil tè e rientro.

I corridoi sono piú ampi di un tempo e il pavimento è ricoperto di piastrellebianche, che stranamente sembrano morbide. È come se mi fossi rimpicciolitodall’ultima volta che sono stato qui, o come se la casa si fosse lentamenteespansa per il calore, aumentando di qualche centimetro in ogni mese della miaassenza, fino a raggiungere queste dimensioni. Il telaio della porta è alto, eabbastanza largo da permettere il passaggio di una famiglia di acrobati durante illoro numero. Ed eccoli all’improvviso davanti a me che varcano quella soglia, unosulle spalle dell’altro, i loro corpi che formano una stella.

La casa, ovviamente, non è cambiata. È piú piccola solo nei miei ricordi. Iricordi e gli anni trascorsi prevalentemente in angusti alloggi inglesi e americani,limitazioni che ho sopportato come un principe in esilio. Ora, le fresche stanze diquesta grande casa in Africa riprendono le loro dimensioni reali. Impossibiledominare una stanza in una casa del genere. Persino il bagno mi fa sentireminuscolo. Continuo a passare dalla porta che collega il soggiorno al corridoio,

Page 25: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

come per metterla alla prova. E ogni volta trovo quell’abbondanza a dir pocomeravigliosa.

Parte di questa storia è stata già raccontata: la porta ampia, gli acrobati. Sonodettagli tratti da un libro che adoro. Dettagli, per essere precisi, di un sognocitato in quel libro. Ma è forse meno reale per me ora perché è capitato altrove aqualcun altro? Perché è stato messo su carta nel sogno di un grande scrittore che,venticinque anni fa, ritorna nello Sri Lanka dei suoi antenati? Adesso è la miastoria, non la sua. Sono a casa di mia zia, ma la rendo un surrogato di quell’altracasa di storie scomparse, la mia casa d’infanzia ormai distrutta. Fisso il soffittoimponente e abbasso di nuovo lo sguardo, appena in tempo per vedere la piúpiccola degli acrobati che riprende la presa. La stella umana continua asplendere.

Page 26: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Cinque

Un segno del nuovo boom economico nigeriano, e uno dei piú visibili, è laproliferazione degli internet café. Non esistevano proprio quando me ne eroandato. Ora ce ne sono parecchi in ogni quartiere, probabilmente centinaiasoltanto a Lagos. L’internet café permette di rimanere in contatto con ciò chesuccede nel vasto mondo, la fine dell’isolamento della Nigeria. È un contattocondiviso da molti altri grandi paesi che cercano di scrollarsi la povertà di dosso.La disponibilità di computer è, in questo senso, indice di progresso. Ma mentrel’India ha un ruolo sempre piú centrale nella creazione di software, e paesi comeCina, Indonesia e Thailandia sono ormai all’avanguardia nella produzione di mercidi ogni genere, il contributo della Nigeria è molto piú modesto. Anzi, per ora silimita alla ripetizione di un singolo, ingegnoso, utilizzo improprio di internet: latruffa degli anticipi.

Page 27: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

La frode, nota come «419», dalla sezione del codice penale a cui contravviene,è endemica in Nigeria. Posso solo immaginare la vastità della sua portatadall’infinità di e-mail che ho ricevuto in cui mi si promettevano quote sostanziosedi un fantomatico fondo in cambio di un piccolo anticipo. Ho addirittura letto sullastampa americana di gente che ha abboccato a queste offerte. Il mio punto divista sul 419 cambia il mattino dopo il mio arrivo a Lagos, quando faccio un saltoal Tomsed Cyber Cafe, vicino alla fermata d’autobus di Ojodu, a una quindicina diminuti a piedi da casa di mia zia. Tomsed è al secondo piano di un edificio cheoffre servizi di telefonia, stampa e fax. La sala principale è illuminata al neon eha l’aria condizionata, e i ventiquattro computer sono collegati a internet viamodem. Un’ora di navigazione costa cento naira – circa settanta centesimi.Questo prezzo, pur senza un ente regolatore, è sorprendentemente identico negliinternet café di tutta la città. Ne visito almeno sette, e tutti hanno piú o meno lestesse tariffe di Tomsed.

La sala è quasi piena. La maggior parte dei clienti è composta da giovaniuomini con un look tipico: capelli corti, viso sottile, camicia a maniche corte, tuttisopra i venti e sotto i quaranta. Dopo aver pagato alla cassa, prendo posto easpetto che la pagina internet si carichi.

L’uomo seduto vicino a me scrive con l’indice, guardando la tastiera. Pigia unalettera, cerca quella successiva, schiaccia, e cosí via. È la sua tecnica monoditoad attirarmi, ma quando il mio sguardo si sposta non del tutto casualmente sultesto, trattengo il fiato. Le parole che digita – «bonifico», «caro amico»,

Page 28: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

«depositato prontamente sul tuo conto» – sono una prova inconfutabile: stacomponendo un messaggio 419. Mi sono imbattuto nella fonte della truffa digitalefamosa in tutto il mondo.

È come se avessi scoperto la sorgente del Nilo o del Niger. Il tizio continua adigitare con la risolutezza di una gallina che pulisce un cortile a suon di beccate.Sopra di lui, sulla parete del cybercafé, c’è un grande cartello giallo con unascritta nera in stampatello: «AI NOSTRI CLIENTI: il Tomsed Cyber Cafe è dotatodi un software per il monitoraggio di tutte le attività di 419, incluse le e-mail datutte le nostre postazioni. Di conseguenza, se un cliente viene scoperto a scrivereuna e-mail 419 verrà consegnato alla polizia. SIETE AVVISATI!»

Il tizio sa di correre un rischio, ma prosegue, lanciando la sua rete nell’ignoto,spinto da pressioni a cui ha ceduto cosí spesso che sono diventate istintive. Neigiorni successivi vedo molti altri tizi con la stessa aria losca, tutti checompongono e-mail o usano le chat di Yahoo e Microsoft per adescare le lorovittime. Dopo aver visto parecchi di questi movimenti da Tomsed, l’euforiainiziale che avevo provato scompare e viene sostituita dall’irritazione.

Chiedo a mio cugino Muyiwa cosa sa di quella pratica, e lui mi spiega che sonole università, inclusa quella che frequenta lui nello stato di Osun, i gangli dellafrode. Per gran parte dei ragazzi, l’obiettivo è fare soldi per vivere alla grande efar colpo sugli altri studenti del campus. Chiamano la truffa «19» (un’ulterioreabbreviazione di 419) e sono noti come gli «yahoo boys» o semplicemente«yahoo yahoo». Spesso lavorano anche durante il giorno, ma preferiscono la

Page 29: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

notte, perché dopo una certa ora la navigazione costa meno. Protetti dalletenebre, gli yahoo yahoo possono lavorare ore e ore sorseggiando caffè,indisturbati.

Gli yahoo yahoo, in prima linea nella loro guerra ombra, distruggono quel pocoche rimane della buona reputazione del paese. I loro successi dipendonodall’ingenuità degli stranieri, che a quanto pare abbonda ancora. Penso si possadire che l’ingannato e l’ingannatore si meritano a vicenda, in una sorta di societàdi mutua umiliazione. Una volta, guardando alla mia destra in un internet café –sbirciare di nascosto diventa ben presto un’abitudine –, vedo una e-mail del«Presidente dell’Ufficio Nazionale delle Risorse Petrolifere». La persona che la stascrivendo è un tipo grezzo, che chiaramente non è a capo di nulla. Altre e-mail,scritte da eredi di improbabili magnati, da vedove di baroni del petrolio, dairappresentanti legali di generali in carcere, sono esempi cosí intraprendenti dinarrativa che Lagos mi appare all’improvviso come una città di Sherazad. Lestorie si sviluppano in iterazioni ancora piú eccentriche e, come nel mito, chiracconta le storie migliori viene premiato in ricchezze.

Le lunghe serie di indirizzi e-mail vengono copiate da una pagina all’altra. Gliuomini lavorano con l’intensità e la concentrazione dei rabdomanti, guidando iloro lettori su sentieri fantasiosi, persuadendoli con malcelata disperazione. Lereti vengono gettate di continuo perché se anche ci fosse una sola vittima, unosolo che abbocca, le ore infinite a fissare lo schermo luminoso acquisterebberosignificato, e il rischio di essere scoperti dalla polizia sarebbe giustificato. Un

Page 30: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

anticipo di diecimila dollari può sistemare uno yahoo yahoo per parecchi mesi;ma molti mirano a guadagni di gran lunga piú consistenti. Il motore di questaindustria è l’avidità, ed è impossibile controllarla perché è cosí decentralizzata darisultare ingovernabile. Tutto ciò mi ricorda inspiegabilmente I viaggi di Gulliver,che ho letto da bambino a Lagos. Nel quarto e ultimo viaggio, Gulliver nonnasconde di preferire la compagnia dei cavalli parlanti Houyhnhnms a una razzadi creature primitive, molto simili agli umani per i suoi gusti, che Swift battezza«gli Yahoo». In pratica, il famoso detto di Marx sulla storia viene ribaltato: gliyahoo yahoo invertono una tendenza, mostrandosi per la prima volta come farsae per la seconda, in Nigeria, come qualcosa di piú tragico.

Le autorità nigeriane fanno quel che possono per combattere gli yahoo yahoo.All’entrata di ogni internet café, spesso c’è un poliziotto o un soldato. Al Tomsed,il soldato davanti a me accarezza il suo mitra e scherza con lo staff mentre gliuomini alla mia destra e alla mia sinistra sono impegnati nelle loro attivitàfraudolente. Chiedo a Muyiwa se gli arresti sono frequenti, e lui mi spiega che ineffetti è abbastanza comune vedere un agente che porta via uno yahoo yahoo. Litrascinano fuori e, minacciandoli di incarcerazione e torture, riescono a estorceresomme notevoli, anche cinquantamila naira, cioè poco piú di trecento dollari, chevanno dritti nelle loro tasche. È un programma di cattura e rilascio. Naturalmentegli yahoo yahoo si ripromettono di stare piú attenti. Trovano un altro internetcafé e si mettono subito al lavoro.

Page 31: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Sei

Un mattino, una bambina mi viene incontro nel grande corridoio di casa e misaluta. Mi stavo facendo la barba, e non ero preparato all’idea di un ospite. Michiama per nome e mi dice chi è. Non ci eravamo mai visti, ma ci riconosciamosubito: cugini di primo grado. È nata dopo la mia partenza, l’ultima figlia delfratello minore di mio padre, e fino a quel momento avevamo solo sentito parlarel’uno dell’altra. Eppure ci mettiamo a chiacchierare con tanta naturalezza chepoco dopo ho l’impressione di non ricordare un’epoca in cui non la conoscevo. Shemoved so easily all I could think of was sunlight. Passiamo ore sul divano aguardare la tele. Mi insegna tutto quello che c’è da sapere sugli ultimi film e sullestar del cinema. Ho portato della cioccolata e uno zainetto per lei, quindi loscambio è quasi pari. Sono stupefatto dai suoi silenzi, dalla sua euforia, dalla suapadronanza di sé, dal nero della sua pelle. La pienezza di un bambino è la cosa

Page 32: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

piú fragile e potente al mondo. La fiducia di un bambino è la meraviglia delmondo.

Un mese dopo, mentre mi preparo per la partenza, mi dice che le mancherò. Eso che anche lei mi mancherà, e mi si stringe il cuore al pensiero che ogni cosabella che auguro a questo paese, in segreto la auguro a lei. Ogni mia preghieraper il futuro, ogni mia speranza che questo paese non vada in pezzi, sarà per lei.

Page 33: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Sette

Mia zia è convinta che sia una pessima idea. Suo fratello, zio Bello, èd’accordo. Suo marito è indifferente, ma si comporta come se fosse una pessimaidea. Tutti dicono che non devo viaggiare in danfo. Il danfo è una trappolamortale. È pieno di ladri ed è il paradiso per chi pratica magia nera. Questi sonofatti noti.

– Ma alle superiori usavo sempre il danfo. Andavo persino in molue, che che èpure piú grande e piú pericoloso.

– Eh, ma sono passati anni. Adesso non hai piú la stoffa. Sí certo, sei sveglio esai come muoverti, nessuno lo mette in dubbio. Ma che ti piaccia o no, l’Americati ha ammorbidito.

Lo zio Tunde, il marito di zia Folake, se la ride all’idea che voglia prendere imezzi pubblici. Ogni tanto li usa anche lui, ma non è, come me, in visita

Page 34: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

dall’America. Per lui e sua moglie, questa è una prova ulteriore della miaeccentricità. Perché non aspetto l’indomani, cosí l’autista può portarmi? La miameta è lontana, e il viaggio cosí complicato che potrebbero andare stortemoltissime cose. Non capiscono che essere sul danfo, in strada, è proprio quelloche mi affascina di piú. Non riesco a convincerli, e loro non devono far altro chetenere duro ricordando quanto fossi testardo anche da bambino, prima che miopadre morisse.

Quando sto per uscire, arriva un ospite. È un ragazzo, il marito della cugina dizio Tunde. Mia zia gli chiede subito se ha un’auto. Ce l’ha. In un batter d’occhio loconvince ad accompagnarmi a Lagos Island. So perché lo sta facendo. Perribadire i vantaggi del privilegio. Tutti lo fanno. Tutti sanno come ottenere ilmassimo da ogni situazione, come evitare di essere uno «dei tanti». È essenziale:non solo in termini di sicurezza, ma anche sociali. Zia Folake non sale su unautobus da venticinque anni e commenta: «Piuttosto che usare uno di quegliaffari non vado da nessuna parte!» Sto per cedere quando mi rendo conto che èproprio sbagliato, e dico:

– Sentite, questo ragazzo ha le sue cose da fare. Andrà tutto bene. Perchédobbiamo obbligare qualcuno a portarmi cosí lontano? Un amico passa a trovarcie si trova costretto a farmi da autista?

La mia protesta chiude il caso. Esco dalla zona residenziale e in pochi minutimi trovo nel bel mezzo di quell’assalto ai sensi che è la stazione degli autobusOjodu-Berger. Sono quasi le nove e mezza di mattino e la stazione è gremita. La

Page 35: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

fermezza con cui i miei parenti vogliono tenermi lontano dalla vita della città èpari soltanto al mio desiderio di conoscere quella vita. Il danfo, mezzo ditrasporto delle masse, è il simbolo perfetto della nostra disputa. Le energie diLagos – creative, ambigue, maligne – convergono alla fermata dell’autobus. Nonc’è posto migliore per indagare su cosa mi mancava davvero tutte le volte cheavevo nostalgia di casa.

Il tipico danfo di Lagos è giallo e decrepito, con quattordici sedili, due davanticon il guidatore e tre file per quattro passeggeri ciascuna. L’autobus è guidato daun team di due persone: il conducente e un controllore, che è anche un po’ ilpiazzista, il venditore di biglietti. Nei terminal come quelli di Ojota, Yaba, Ikeja oOjodu, l’aria è satura delle grida dei venditori. Devono riempire quei quattordiciposti piú in fretta possibile, e partire per la loro meta. «Jotajota-jotajota». Èl’uomo che chiama i passeggeri per Ojota. «Kejakejakeja. Kejakeja-diretto».L’espresso per la fermata Ikeja. Il suono che si leva dal fragore del traffico ricordaun coro di solisti o di banditori d’asta. «Balende-Cms, Balende-Cms, Balende-balende-balende».

Vendere i biglietti non è un lavoro, è un modo di stare al mondo, un distillatodi comportamento: petto in fuori, corpo all’erta, l’espressione decisa di chi nonaccetta resistenze. In ognuno di loro c’è lo stesso atteggiamento pragmatico, larabbia facile, la predisposizione ad alzare le mani per soffocare qualsiasi conflitto.Il modo di camminare, spavaldo. Sono loro i veri spacconi di Lagos; alcuni hannosoltanto quattordici anni. Quando vanno a casa la sera, non smettono i panni dei

Page 36: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

venditori, è una cosa che hanno nell’anima. Anche il comune cittadino di Lagosdeve mostrare lo stesso atteggiamento. Il linguaggio del corpo di chi percorre lestrade della città deve essere di sicurezza assoluta. L’incertezza nell’espressioneo nel passo può attirare l’attenzione, e l’attenzione è sempre negativa. Quandoincroci lo sguardo di uno sconosciuto, il messaggio che mandi dev’essereinequivocabile: «Credimi, è meglio che non mi provochi». Ci sono un sacco dipersone in strada che si aggirano in cerca di vittime. Gente che, grazie a unalunga pratica, riesce a captare la minima traccia di debolezza.

Mio zio Bello, un quarantenne ben piantato, mi ha raccontato che un giorno, almercato di Oshodi, è stato avvicinato. Un tizio dall’aria losca, sul cavalcavia diOshodi, gli aveva chiesto dei soldi. Mio zio ci aveva pensato un attimo e poi gliaveva dato duecento naira. L’uomo si era mostrato deluso.

– Ah no. Io parto solo da mille.Mio zio mi spiegò che a quel punto doveva valutare se chiamare il bluff del tipo

o cedere al ricatto. Chiamò il bluff. Errore. L’uomo divenne estremamente ostile.– Eh? Cosa vuol dire no? Ti faccio fuori. Ti faccio fuori. Vedi quel ponte? Ti

faccio dondolare dalla ringhiera e poi ti butto giú!All’improvviso le opzioni di mio zio si erano ridotte. Sapeva che se avesse dato

mi l le naira al criminale, gli avrebbe svuotato il portafoglio. Oppure potevaobbligarlo a togliersi i pantaloni e a camminare a quattro zampe, o qualcosa dialtrettanto umiliante. E d’altronde sembrava davvero il tipo di persona capace dimettere in pratica una minaccia di morte.

Page 37: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

L’istinto gli disse di ribattere con le stesse armi. Aveva vissuto in Europa alungo, quando studiava management a Cracovia negli anni Ottanta, e parlavaancora bene il polacco. Ma era cresciuto in una famiglia relativamente povera, eaveva imparato a difendersi fin da piccolo. Sapeva come sopravvivere alla vita distrada.

– Farmi fuori? Vuoi far fuori me? Ma dico, ti funzionano gli occhi? Guardamimolto bene prima di dire un’altra parola. Mi riconosci? Ti faccio male. Tiammazzo. Hai capito? Ti ammazzo! Sai con chi stai parlando? Eh? Mi riconosci?Vuoi che tua moglie diventi vedova?

– Ovviamente, – aggiunse mio zio con una gran risata, – mentre gli gridavoquelle cose tremavo tutto –. Ma il tizio ci cascò e si mise a implorare lo zio diperdonarlo. Alla fine lo zio gli diede altri duecento naira e si allontanò. Piú omeno tre dollari erano passati di mano, ed entrambi erano sopravvissuti perraccontare quella storia. Lagos.

Mi faccio strada tra la folla alla stazione Ojodu-Berger, con un cellulare e unaminuscola digitale nella tasca davanti dei jeans. Ho la schiena ben dritta, il voltoteso, gli occhi semichiusi. All’inizio è difficile evitare di strafare, e mi sforzo diricordarmi come facevo tanti anni fa, ma ben presto trovo il registro giusto. Iltrucco è farsi vedere vigili mantenendosi calmi e guardinghi. E si deve mostrareanche la volontà di diventare violenti, se necessario. Nessuno mi farà camminarea quattro zampe o abbaiare come un cane. E poi sono perfettamente coscienteche la mia pelle, piú chiara della media, può rendermi un bersaglio facile.

Page 38: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Trovo senza problemi uno degli autobus che percorrono il tragitto Obalende-Cms, e non è piú sgangherato degli altri. Sono tutti conciati male, ma funzionano.Salgo e prendo posto tra due uomini nell’ultima fila. Uno indossa un cappello dabaseball azzurro e ha un’occhio pesto. L’altro è piú anziano, sta leggendo ilgiornale. L’autobus si riempie in fretta e cominciamo a sudare. Qualcuno apre unfinestrino e una brezza fresca entra nell’abitacolo. È a quel punto che la vedo.

Page 39: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Otto

Il penultimo passeggero che sale sul danfo a Ojodu-Berger è una donna conuna camicetta adire e un grosso libro in mano. La sovracoperta è bianco sporco,opaca. Non riesco a vedere il suo viso, anche se ci provo. Allungo il collo perscorgere la copertina e capire chi è l’autore. Alla vista del nome il cuore mi va ingola e si agita come un pesce gatto in un secchio: Michel Ondaatje. Era stato luia sognare gli acrobati nella grande casa. Trovare un lettore di Ondaatje in questecircostanze è a dir poco improbabile, e forse sarei stato meno sorpreso se laragazza si fosse messa a cantare una melodia di Des Knaben Wunderhorn.

Certo, i nigeriani leggono. Ci sono i giornali, come quello che ha in mano ilsignore accanto a me. Sono diffuse riviste di ogni genere, cosí come i librireligiosi. Ma un adulto che legge un romanzo letterario su un mezzo di trasportopubblico di Lagos è una rarità paragonabile a una mosca bianca. In Nigeria

Page 40: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

l’alfabetizzazione è bassa, intorno al cinquantasette per cento. Ma peggio ancora,ben pochi dei cosiddetti alfabetizzati coltivano abitudini letterarie vere e proprie.Ho conosciuto un pugno di lettori e quei pochi leggono giornali scandalistici,romanzi rosa o pamphlet che promuovono una «esistenza vincente» secondo certiprincipî spirituali. La Nigeria è un ambiente ostile per la vita della mente. Unavolta superato il sottopassaggio di Ojota, il traffico dell’ora di punta si dirada.Prendiamo velocità, e il viaggio diventa sorprendentemente piacevole, la brezzadal finestrino costante. L’uomo vicino a me ripiega il giornale e comincia adannuire. Tutti gli altri guardano nel vuoto. La lettrice, di cui vedo solo il foulard ele spalle, legge.

Donna misteriosa. Dal poco che ho visto del libro mi pare che sia nuovo. Dovel’avrà trovato? In una delle due o tre librerie che conosco in città. E se l’hacomprato a Lagos, quanto le sarà costato? Di certo piú di quanto qualsiasifruitore dei mezzi di trasporto consideri ragionevole. Perché allora è sull’autobus?Perché è l’unico mezzo che si può permettere o perché è un’eccentrica come me?Quelle domande si succedono nella mia mente e non riesco a districarle. Vorreitanto chiacchierare con quella donna che condivide un libro con me, e di cui,avendo in comune quell’unico dettaglio, so molte cose.

«Signorina, cosa pensa delle frasi labirintiche di Ondaatje, della sua prosasensuale? Che effetto fa su di lei quella scrittura cosí intensamente visiva? Non èdifficile concentrarsi su un lirismo tale nel traffico di Lagos, con il rumore dellafolla e le ondate di sudore del bigliettaio? Vedo ogni persona nell’autobus ma piú

Page 41: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

di tutti credo in lei».La mia mente prosegue con il suo monologo mentre fisso la nuca della donna

per tutto il viaggio. Spero che non scenda prima della mia fermata, e di poter faredue passi con lei e interrogarla. Mi piacerebbe dirle, con lo sguardo spiritatocomune a chi eccede nell’identificazione, «Dobbiamo parlare. Abbiamo tantissimecose da dirci. Lasci che le spieghi». Nell’ultima fila del danfo, mi faccio coraggio.Gli abitanti di Lagos sono diffidenti verso gli sconosciuti, e devo scegliere leparole con cura per conquistare la sua fiducia. L’autobus attraversa Yaba esupera il Third Mainland Bridge verso Lagos Island. All’ombra dei grattacieli, lalaguna è punteggiata di piroghe da cui uomini seminudi lanciano le reti. Lavoro dibraccia e spalle. Penso alle parole di Auden: La poesia non fa accadere niente.L’autobus si ferma. Lei scende con il suo libro a Obalende e ben presto svaniscenella folla senza libri. In un attimo, è sparita. Sparita ma impressa per semprenella mia mente. Evanescente come un’immagine scattata con l’obbiettivo apertoal massimo.

Page 42: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Nove

Sotto il tendone bianco c’è posto per una trentina di persone. Il programma èiniziato da un bel po’ quando finalmente arriva uno degli ultimi ospiti. È unadonna robusta, dall’aria regale. Viene fatta sedere vicino al tavolo principale, e faun gran sorriso quando incrocia lo sguardo di mia zia. I miei cugini e io siamoparecchie file indietro. Io non la riconosco.

– Oh, quella è la signora Adelaja.Signora Adelaja? Poco a poco capisco chi è. Non l’ho mai incontrata ma la

conosco di fama: è stata per anni una collega di zia Folake. Lavoravano nellostesso ministero e, poco tempo dopo che me ne ero andato, la signora Adelajaera diventata un’amica di famiglia. Muyiwa dice:

– Ha perso suo marito.– Oh sí, l’avevo sentito. Che tristezza.

Page 43: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Sí ma la cosa piú triste è come è successo.Nel frattempo intorno a noi proseguono la retorica e i riti del pre-

fidanzamento. Un famigliare della sposa, dall’altro lato del tendone, parla dellacoppia, al microfono. La futura sposa, Alaba, è assente. Lavora in banca a CapeTown. Lo sposo, Dayo, un mio cugino di secondo grado, è venuto con la suafamiglia a presentarsi formalmente ai futuri suoceri.

– Rapinatori armati, – dice Muyiwa. – È successo nel 1998.La pelle della signora riluce di caldi toni ocra, e i suoi occhi intelligenti

lampeggiano ogni volta che parla o ride. La osservo attentamente da dove sonoseduto. Deve avere piú o meno cinquantacinque anni.

– Gli uomini sono entrati in casa di notte, armati. Hanno svegliato i genitori, ibambini, i domestici.

– E gli hanno sparato?– No.Le rapine a mano armata nelle case erano molto comuni a Lagos negli anni

Novanta, e ci sono ancora dei casi, anche se meno frequenti. La mia famigliaricevette due visite. Una volta, mentre ero da mia zia per una lunga vacanza,alcuni uomini erano entrati nella proprietà ma non erano riusciti a sfondare leporte blindate di casa. Ci eravamo rannicchiati in camera da letto mentre i ladri ciminacciavano da fuori. Continuarono per parecchio, tentando di buttare giúl’enorme porta d’entrata, fino all’alba. Solo allora, sconfitti, lasciarono perdere escomparvero all’arrivo delle ombre. Emergemmo dalle barricate molto tempo

Page 44: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

dopo che il sole era sorto. Uno dei rapinatori doveva essersi ferito con i pezzi divetro in cima al muro di cinta. Trovammo gocce di sangue sull’asfalto, comepetali infausti, lungo i muri che circondavano la casa e che portavano alla portaprincipale.

Quei rapinatori, o altri come loro, tornarono pochi anni dopo, quando me neero andato in America. Quella volta, riuscirono a entrare. Lo zio Tunde si prese unpugno in faccia. Muyiwa, che allora aveva piú o meno otto anni, venneschiaffeggiato. Tutti i gioielli, il denaro e le apparecchiature elettroniche furonorubati. Dopo quell’episodio, zia Folake ebbe problemi di insonnia per molti anni.Lo zio Tunde comprò una pistola che non usò mai, nemmeno per allenarsi.Rimase appesa alla parete in camera da letto, ad arrugginirsi. Era una presenzamisteriosa nella casa di famiglia, un oggetto di scena cechoviano che aspettavainvano di essere utilizzato.

– Hanno ripulito la casa, ma prima di andarsene hanno costretto il signorAdelaja ad andare con loro.

Il maestro di cerimonia fa una battuta che scatena le risate di entrambe lefamiglie. La famiglia della sposa ha scelto il color pesca come tema perl’occasione, e tutti i copricapi sono della stessa tinta. Sentendo la risata, Muyiwae io alziamo insieme lo sguardo, poi lo riabbassiamo e Muyiwa prosegue con lasua storia.

– L’hanno chiuso nel bagagliaio e sono andati a casa dei vicini. Quando sonoarrivati, l’hanno trascinato fuori, costringendolo a parlare al citofono. «Sono il

Page 45: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

vostro vicino, vi prego, ho bisogno del vostro aiuto. Per favore aprite il cancello».Erano le due del mattino. Il signor Adelaja era il tipo di persona a cui aprivi aqualsiasi ora. Un uomo rispettabile, conosciuto e amato in tutto il quartiere. Ecosí i rapinatori entrano dal vicino e gli ripuliscono la casa. Poi trascinano fuorianche lui, lasciando moglie e figlie a piangere e implorare. I due uomini finiscononel bagagliaio, e sentono i rapinatori discutere la loro strategia: Be’, questi due cihanno visto in faccia, hanno sentito la nostra voce, dobbiamo ucciderli. E cosíaprono il bagagliaio e sparano due colpi al signor Adelaja, uno allo stomaco e unoalla testa. Il vicino viene risparmiato, perché sperano di usarlo come esca persvuotare altre case. Chiudono il bagagliaio e ripartono. Poco dopo, incrociano unposto di blocco. In preda al panico, saltano giú dall’auto e scompaiono tra glialberi. Gli agenti esaminano la macchina e trovano due uomini ricoperti disangue, uno ancora vivo.

Muyiwa scrolla il capo. Guardo ancora la signora Adelaja, cosí radiosa che nonsi percepisce nulla del dolore e della terribile umiliazione che ha subito. Ma èquesto il fardello che quei bastardi l’hanno obbligata a portare per il resto dellasua vita: il ricordo dell’uomo che amava associato per sempre alla devastazionedi quell’unica sera. Penso a come avevano finito la giornata, andando a lettocome ogni altra coppia sposata da tempo, forse con qualche parola tenera, oforse nel mezzo di un battibecco, senza il minimo presentimento della violenzache ben presto li avrebbe divisi per sempre.

La immagino nelle settimane e nei mesi successivi, il bellissimo viso sfigurato

Page 46: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

dal dolore. E poi pian piano, il coraggio di continuare che era riemerso, la forzache aveva dovuto trovare per se stessa e per i figli. Una forza che va al di làdell’immaginazione. In quel momento mi sembra dolorosamente meraviglioso chenon ci sia traccia di tutto ciò sul suo viso, nessun segno visibile, sette anni dopo.

Sotto il tendone bianco, la famiglia della sposa ha incominciato a servire bibitee riso jollof e moin-moin. Osservo la famiglia dello sposo, la mia famiglia. Gliuomini indossano copricapi aso oke porpora, le donne luccicanti geles porpora. Imiei famigliari, le cui vite sono state alterate per sempre dal tempo. Ogni viso sucui si posano i miei occhi mi lascia senza parole. Vedo zia Arinola, la sorellamaggiore di zio Tunde, il cui marito si è sentito male in un mercato di Benin City,il cadavere ignorato dai passanti per ore. A due posti da lei c’è un amico difamiglia, un uomo molto gioviale, il signor Hassan. È il padrino di mio cuginoAdebola; sua moglie è stata uccisa in un incidente d’auto lo scorso anno. Eranosposati da ventisette anni. E poi penso a me stesso, alle persone che ho perso. Ilricordo di mio padre è già diventato impalpabile, associato ormai a pochi eventi:un compleanno, un giorno in spiaggia, una discussione serale in cucina mentrepulivo un pesce e lui era seduto a tavola a leggere delle cose di lavoro. Nonriesco nemmeno a ricordare di cosa avevamo parlato. Tutto ciò che mi è rimastoè il ricordo di me che tagliavo le branchie mentre lui alzava lo sguardo dalla piladi documenti e diceva qualcosa di tanto in tanto. Qualche volta cerco invano dicrearmi un’immagine mentale del suo viso a quel tavolo. Ho ancora dellefotografie, ma non ricordo piú com’era mio padre.

Page 47: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

L’aria sotto il tendone è satura degli aromi del cibo. Ci passiamo piatti di riso epollo finché tutti sono serviti. Il passato invisibile, in questo giorno di festa, comeogni giorno:

e dietro le venía sí lunga tratta

di gente, ch’i’ non averei creduto

che morte tanta n’avesse disfatta.

Page 48: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 49: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Dieci

Il pastore Olakunle percorre il palco a grandi falcate. Ha un’energia incredibile.Si ferma, fissa la telecamera, solleva la Bibbia e fa un gran sorriso. Respirarumorosamente nel microfono. Dio è buono. Dio è buooono. Il pastore Olakunlesta impartendo un sermone ai fedeli. È una parola potente quella che il Signoreha messo nel suo cuore, il Signore sia lodato. Dio non vuole le malattie. Dio nonvuole la morte. Se solo riusciste a crederci. Voi. Guarirete. Sia lodato il Signore. Ilnostro Dio non è povero, e non è nemmeno disperato. I suoi fedeli non possonoessere poveri né disperati.

Il pastore Olakunle indossa un vestito di seta. Le sue scarpe sono di ottimocuoio italiano, l’accento è americano, come si addice a un uomo abbiente. Ilpastore Olakunle è intossicato dalla gioia del Signore. Salta, cammina avanti eindietro. Ancora una cosa, dice, e questa è meravigliosa: quando imbocchi la

Page 50: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

strada della fede, non ti ammali piú. Sí, avete sentito bene. Il signore allontaneràogni malattia dalla vostra vita. La guarigione sarà vostra, nel nome onnipotentedi Gesú.

Il pastore Olakunle possiede varie Mercedes-Benz. Non è chiaro se abbia unavita di successo come quella del pastore Michael che, come è noto, ha sia unaRolls-Royce che un Learjet, sia lodato il Signore. Ma che anche, inspiegabilmente,è appena morto. Il Signore agisce in modi misteriosi. E comunque, il nostroSignore non è povero e il pastore Olakunle se la passa molto bene. La Chiesadella Nuova Generazione è piena da scoppiare, sia lodato il Signore, e quando ilpastore Olakunle parla di guarigione assicurata, una donna nel pubblico solleva lemani al cielo con aria adorante, si alza e sviene.

Page 51: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 52: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Undici

Adebola, il fratello di Muyiwa, era appena nato quando ero partito perl’America. Ora è alle superiori e tra un paio d’anni andrà all’università. È unragazzo sveglio, riflessivo e di buon carattere; è tra i venti migliori in una classedi duecentocinquanta. Frequenta la scuola Mayflower a Ikenne, nello statodell’Ogun. La Mayflower, uno dei collegi piú famosi della Nigeria, fu fondata daTai Solarin nel 1956. Solarin era un cane sciolto, e fu perseguitato dalle variegiunte militari che governarono malamente il paese. Morí nel 1994, e i nigerianilo tengono ancora molto in considerazione, anche perché, per gran parte dellasua vita, si batté perché l’istruzione elementare fosse gratuita e obbligatoria.

– Tai Solarin era un umanista, – dice Adebola.– Giusto, – rispondo. – E sai cos’è un umanista?– Certo. Un umanista è qualcuno che non crede in Dio.

Page 53: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Oh no, Adebola. Quella non è la definizione di umanista.– Tai Solarin è un umanista. E Tai Solarin non crede in Dio.– Vere entrambe le cose. Ma non sono collegate. Un umanista è qualcuno che

crede nell’umanità, che celebra l’abilità e il potenziale umano. È da quello chederiva l’espressione «studi umanistici». Chi non crede in Dio invece è un ateo.

– Un umanista è qualcuno che non crede in Dio. Ce l’hanno detto a scuola.

Page 54: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 55: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Dodici

Al mercato si va per partecipare al mondo. Come tutte le cose che riguardanoil mondo, il mercato richiede cautela. Il mercato – come essenza della città –brulica di possibilità e pericoli. Sconosciuti che si incrociano in un mondo diinfinita varietà: bisogna stare all’erta. Al mercato non si va solo per comprare ovendere, ma perché è un dovere. Se rimani a casa, se ti rifiuti di andare almercato, come puoi sapere dell’esistenza degli altri? Come puoi sapere della tuastessa esistenza?

Quando mi sono messo a parlare yoruba, l’uomo con cui stavo contrattandoper delle maschere scolpite ha fatto una risata nervosa. – Ah, oga, – dice. – Nonsapevo che parlavi la nostra lingua. Ti ho preso per un oyinbo, o un Ibo! – Sonoinfastidito. Quali minuscoli indizi negli abiti o nel linguaggio del corpo mi hannotradito ancora una volta? Non succedeva quando vivevo qui, quando passavo da

Page 56: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

questo stesso mercato mentre andavo alle lezioni preparatorie per l’esame.La fermata d’autobus di Tejuosho, a un passo da dove mi trovo, è un groviglio

di traffico, soprattutto danfo e molue, che si potrebbe essere tentati di descriverecome uno dei punti piú densi di attività umana della città, se la descrizione nonfosse vera anche per altri quartieri: Ojuelegba, Ikeja, Oshodi, Isolo, Ketu, Ojota.

– Be’, ora che sa che non sono un turista, potrebbe farmi un buon prezzo, abi?– Scrolla il capo, cercando una scusa. – Oga, sono tempi duri, non ti ho chiestomolto –. Ha ancora il sospetto che io abbia addosso tanti soldi da non saperecome spenderli. Le maschere sono bellissime, ma la cifra che chiede èesorbitante. Esco e proseguo. Altri venditori mi chiamano. «Oga, capo, guardaqua, ti faccio un buon prezzo». Altri semplicemente gridano «Oyinbo», «bianco».Nelle minuscole botteghe ci sono dei giovani comodamente seduti su stuoie dirafia o su bassi sgabelli. Passano il tempo, aspettando che succeda qualcosa,corpi concepiti per attività molto piú vigorose di questa. Mi muovo nel dedalo dibancarelle che, come un suk, è fresco e ingombro di merci, quasi compiaciutodella propria offerta di pacchianerie che si riversano nel cavernoso interno delmercato. Pile di vivaci secchi di plastica ricoprono l’entrata, e poco dietro levenditrici di tessuti – solo donne, alhajas – avvolte nei pizzi si guardano intornocon aria svogliata. L’edificio è illuminato male all’interno, come se il mercatoesterno stesse rivendicando per sé ciò che era stato concepito per diventare unmall. È sempre stato il mio mercato preferito, il piú fresco: l’unico movimento èquello della scia dei clienti, e dei ventilatori che sorvegliano la scena girando

Page 57: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

lenti. Per terra, il cemento è stranamente morbido, levigato dall’uso. Poi riemergoalla luce del sole e all’improvvisa isteria di clacson e motori. Sei strade siincrociano in questo punto e non ci sono semafori. Gli ingorghi sono la regola acui raramente c’è eccezione. Qui, mi è stato detto, è dove è stato ucciso ilragazzo.

Aveva undici anni. Ha fregato una borsa nel mercato, sei settimane fa.Conosco il resto della storia ben prima che mi venga raccontata: l’ho già vista, operlomeno ho visto le parti che la compongono, anche se mai tutte insieme. L’hovista in frammenti e non mi ha impressionato, come i bambini davanti a quelloche per loro è normale. Ero ancora piccolo quando ho imparato a unire le variescene in un’unica storia. La presa disperata, l’urlo al ladro – comune altrove, ma aLagos ti fa raggelare il sangue dalla paura – che viene ripetuto da chi non havisto il furto ma è convinto del potere motivante delle grida. Successe propriocosí il giorno in cui mi trovavo alla bancarella del venditore di garri con miamadre. Non avrò avuto piú di sette anni. Al ladro, al ladro. Poi l’inseguimento, cheemerge in modo organico e con spaventosa rapidità dalla placida atmosfera delmercato, un’ondata furiosa di uomini che si tramuta in una singola creatura. E poila cattura del malvivente braccato da ogni parte, i suoi tentativi di negare e,quando questi inevitabilmente falliscono, le suppliche. Ha iniziato da poco asupplicare quando viene spintonato – e l’ho visto con i miei occhi, piú di una volta–, preso a calci e picchiato da altri uomini con quella che non sembra mai altroche esasperazione personale. La violenza è intima, punteggiata di imprecazioni.

Page 58: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Nel frattempo la borsa sottratta è stata restituita alla signora, che ha lasciato lascena del misfatto. Se non fosse stato rubato nulla, nulla sarebbe stato restituito,ma gli eventi devono sempre seguire il loro corso.

Qualcuno mi spintona. Stavo fantasticando, trasformandomi in un bersaglio.Che idiota. Controllo le tasche, mi assicuro di avere ancora il portafoglio, eavanzo nella folla che si è radunata all’incrocio. Il traffico è bloccato. Sono venutoper questo, per vedere con i miei occhi il punto in cui è successo.

Il ragazzo ha undici anni, ma da sempre mangia poco e sembra molto piúpiccolo. Piangendo, cerca di spiegare qualcosa. Qualcuno mi ha detto di farlo,dice, quell’uomo, e indica qualcuno, inutilmente. Un tizio muscoloso fa un passoavanti e lo schiaffeggia. Si scopre che è accusato di avere rubato un bambino,non una borsa. Tutti sanno che si può usare un bambino per fare soldi, perprodurre letteralmente contanti, alleandosi con invisibili poteri occulti. Un vecchiopneumatico – da dove salta fuori? – viene recuperato in fretta. Il ragazzino vienepicchiato ripetutamente, gli strappano i vestiti. In mezzo al trambusto si crea unospazio. Un capannello di studentesse in uniforme bianca e verde si è unito aglispettatori. E un nuovo colpo di scena: tra la folla, un uomo estrae unavideocamera. L’occhio digitale registra l’evento: quel corpo fragile che, privato deivestiti, ora ricorda un giunco scuro frustato dal vento. La ruota viene infilata sulbambino, che sta perdendo i sensi ma si riprende appena viene ricoperto dibenzina. Da lontano due vigili, quelli che vengono chiamati Febbre Gialla,guardano. Il liquido spruzzato è piú leggero dell’acqua, è profumato, gli scivola

Page 59: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

addosso, perle nei capelli ricci. Il bambino brilla. Smette di implorare. Smette diimplorare quando non è ancora torcia. Il bianco dei suoi occhi brilla come unalampada. Manca un’ultima cosa, che arriva in fretta. Il fuoco attecchisce con unaraffica rumorosa, la folla trattiene il respiro e indietreggia. Il ragazzino inizia unadanza selvaggia ma, trattenuto dal copertone, si accascia in fretta, poi rimaneimmobile. Il momento piú vivido nella vita del fuoco passa, il colore si smorza e lefiamme diminuiscono. La folla si allontana, chiacchierando e sospirando,momentaneamente sazia. L’uomo abbassa la videocamera e scompare, come glialtri. Il traffico riprende ben presto intorno al cumulo carbonizzato. L’aria sa digomma, carne e gas di scarico.

Tra pochi giorni, sarà come se nulla fosse successo. Alcuni copieranno ilfilmato, la cassetta circolerà, forse fornirà un po’ di intrattenimento per gli uomininelle botteghe, nelle stazioni di polizia, nelle case. Alla fine verrà trasmesso alnotiziario nazionale, farà scandalo e verrà dimenticato all’istante. Non riesco atrovare la determinazione per cercare la cassetta, ma ne sento parlare spesso.Un lucignolo senza nome, spento. E che importa se aveva solo undici anni? Unladro è un ladro; il suo maestro troverà un altro ragazzo, un altro senza nome. Ilmercato ha visto tutto, ora deve mangiare. Non cambia le sue abitudini.

Io invece devo trovare il danfo che va da qui a Yaba. Ci vuole un attimo. Ilcanto del conducente mi attira dall’altra parte del passaggio sopraelevato. Ilveicolo è piú nuovo della media. Ha un adesivo sul finestrino posteriore. «Iltempo di Dio è il tempo migliore». E sotto un altro: «È un bravo ragazzo». Salgo

Page 60: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

sull’autobus e lascio il mercato.

Page 61: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Tredici

L’aria in questa città strana, familiare, è densa di storia, e mi porta a pensarealla vita come un insieme di storie. Le trame mi arrivano da ogni direzione. Tuttiquelli che entrano in casa, ogni sconosciuto con cui mi metto a chiacchierare, hauna storia affascinante da raccontare. I dettagli che trovo cosí attraenti in GabrielGarcía Márquez sono qui, ad aspettare l’angelo che li registri. Non devo fare altroche pungolare leggermente, e la gente si confida. E quello che mi affascina è laconsistenza letteraria di quelle vite, vite piene di storie imprevedibili.

C’è un aspetto romantico in tutto questo. Penso a Vikram Seth, che abbandonòil dottorato a Stanford per andare in India a scrivere Il ragazzo giusto. Lasolitudine monastica della sua stanza, i pasti annunciati da un discreto bussarealla porta. O l’esempio di García Márquez, quando stava scrivendo Cent’anni disolitudine. La devozione completa al lavoro, il sostegno incrollabile di una

Page 62: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

compagna, la fiducia nel proprio talento, e la certezza che il pubblico sarebbestato d’accordo. Non permise ai fantasmi dei suoi primi insuccessi di interferirecon quella visione.

Un mattino, camminando fuori dalla proprietà dove Isheri Road si unisce alponte dell’autostrada Lagos-Sagamu, vedo un tamponamento tra due macchine.All’istante, entrambi gli automobilisti spengono il motore, saltano giú dall’auto, einiziano a picchiarsi. Lottano selvaggiamente ma senza cattiveria, come se fosseun antico rituale che entrambi devono ripetere, piú per dimostrare la propriavirilità che per il diritto di precedenza. Quando qualcuno si stacca dalla folla che siè riunita per separarli, uno dei due ha la bocca che sanguina.

Be’, questo è meraviglioso, penso. C’è vita da queste parti. I dettagli vividisono tutt’intorno a me. È un paradiso per gli amanti dei pettegolezzi. Soltantouna settimana dopo vedo un’altra rissa, nello stesso punto. Arrivano tutti iperdigiorno della zona. Un pandemonio, ma è perfettamente normale, e siesaurisce nel giro di dieci minuti. Fine dello spettacolo. Tutti tornano alle lorocose. Certo, è un modo terribile di vivere in una società, ma all’improvviso provouna vaga compassione per quegli scrittori che devono esercitare il loro mestierein sonnolenti sobborghi americani, descrivendo scene di divorzio simboleggiate daun lentissimo risciacquo di piatti. Se John Updike fosse stato africano, avrebbevinto il Nobel vent’anni fa. Sono convinto che il suo materiale lo ostacolava.Shillington, Pennsylvania, semplicemente non era all’altezza della suastravagante genialità. E ancora piú tristi sono gli scrittori che non hanno un

Page 63: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

millesimo del talento di Updike eppure devono setacciare lo stesso arido terrenoin cerca di storie. Qui non c’è la stessa aridità, ma ciò non significa che potreitornare facilmente a vivere in Nigeria. C’è la questione dei soldi, il problema delmio sviluppo professionale, e l’altro mio lavoro. Questioni serie a cui, certo, sipossono trovare delle soluzioni. Ma c’è anche la mia tolleranza a questoambiente. Sono preparato alla rabbia che la Nigeria può far affiorare in me? Aivari guai in cui un «umanista» si può cacciare in un posto cosí? Nelle mie primesere a Lagos, i black-out mi piacevano quasi. Ogni tanto Muyiwa e ioscommettiamo se avremo la luce almeno fino alle dieci. Capita di rado. Loschermo del televisore sfarfalla fino al nulla, la stanza viene improvvisamenteinghiottita dall’ombra, e il ventilatore al soffitto rallenta fino a fermarsi. Aseconda di quanto è tardi, accendiamo il generatore oppure lo lasciamo spento.Di rado lo teniamo in funzione tutta la notte.

L’elettricità ritorna verso le quattro del mattino, o piú tardi. Le pale riprendonoa ruotare come una conversazione interrotta e ripresa a metà frase. Lelampadine si accendono con un sibilo nel corridoio e in sala. Di notte il caldo èinsopportabile e spesso non riesco a dormire finché non torna l’elettricità. Soloallora, quando il ventilatore comincia a rinfrescare la stanza, scivolo finalmentenel sonno. Ma nel giro di un paio d’ore il sole si leva, il muezzin e i galli avviano laloro gara quotidiana, e qualsiasi speranza di dormire si fa vana. La cosa piúfastidiosa, dopo settimane di black-out costanti, è il rumore dei generatori. Lacasa, che era molto grande in origine, è stata divisa in tre spaziosi appartamenti.

Page 64: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Due sono stati affittati ad altre famiglie, per arrotondare. Uno degli svantaggi diquesta sistemazione è che ora nella proprietà ci sono tre rumorosi generatoridiesel. Quando si accendono, cioè ogni notte, sento la testa esplodere. Non riescoa gioire del privilegio di queste tre famiglie che possono permettersi il generatorein una città dove tantissimi rimangono al buio. Il rumore e i pennacchi di fumogrigio scuro del diesel sono impressi nella mia mente: appena inizia il black-out lamia serata finisce. I vicini al piano di sotto guardano sit-com sudafricane a unvolume assordante. La mia camera da letto, accanto al generatore, è invasa dalfragore. Non riesco a sentirmi pensare. In quelle serate, preferirei stare seduto insilenzio con una candela, ma non è una decisione che posso prendere per altrediciotto persone nella proprietà.

Questo è solo uno dei tanti disagi. Con il traffico perenne, che è un problemagrave a Lagos, e considerando le migliaia di traumi naturali a cui il nigerianomedio è soggetto – la polizia, le rapine a mano armata, i funzionari pubblici, ilgoverno, la totale assenza di assistenza sociale, la scarsa distribuzione di servizi–, l’ambiente urbano è tutto tranne che tranquillo. Provo grande rispetto perchiunque riesca a dedicarsi a qualsiasi tipo di lavoro creativo nel paese. Come ifotografi nigeriani che ho incontrato a un evento al Goethe-Institut, persone che,sfidando ogni ostacolo, mantengono viva la lotta per l’arte. Adesso li ammiroancora di piú.

C’è una separazione netta tra la ricchezza di storie disponibili e la scarsità dirifugi creativi. Non ci sono computer in casa, ma avevo sperato almeno di

Page 65: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

starmene tranquillo in camera mia di sera e scrivere un po’. Questo piano si rivelaquasi irrealizzabile. Di giorno è impossibile con tutto l’andirivieni per casa e iparenti da vedere, e di notte anche, con l’odore del diesel che impregna l’aria el’urlo del trio di generatori unito ai canti che si levano dalle chiese a pocadistanza. Scrivere è difficile, leggere è impossibile. La gente è cosí stanca dopo lescocciature di un’ordinaria giornata a Lagos che, per la stragrande maggioranza,una forma di intrattenimento insulsa è preferibile a qualsiasi altra. Questo è iltacito prezzo da pagare per tutte le tensioni accumulate nella vita quotidiana diLagos: i tragitti di dieci minuti che durano quarantacinque, la mancanza di luoghiraccolti, il confronto costante con bisogni piú basilari dei tuoi. Alla fine dellagiornata, la mente è stanca, il corpo stremato. Il massimo che riesco a fare èscattare qualche foto. Per il resto del mese non scrivo e non leggo.

Eppure, eppure. Questo luogo esercita un fascino primitivo su di me. Non c’èfine all’incanto. La gente parla di continuo, facendo appello a un senso di realtàche non è identico al mio. Trova soluzioni meravigliose per problemi complicati, ein questo vedo una nobiltà di spirito che è ormai rara nel mondo. Ma c’è anchemolto dolore, non solo melodrammatico, nel modo in cui le difficoltà economichelogorano le persone, le erodono, facendo leva sulle loro debolezze finché siritrovano a fare cose che odiano, e diventano l’ombra della loro parte migliore.Prima il problema era sempre chi comandava. Ma adesso, quando esci in strada,è probabile che l’oppressore sia un tuo concittadino. I valori etici sono corrosi daanni di sofferenza, da una vita sull’orlo della disperazione. C’è una venalità diffusa

Page 66: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

qui, e l’atmosfera generale di resa, di impotenza, è la cosa piú devastante.Decido che amo troppo la mia tranquillità per immischiarmi nei problemi altrui.Non tornerò a stare a Lagos, assolutamente no. Non importa se ci sono unmilione di storie non raccontate, non importa se anche questo contribuisceall’atmosfera di sconfitta.

Tornerò a stare a Lagos. Devo tornare. Sono disteso sul letto, in boxer enient’altro, a resistere al caldo umido del tardo pomeriggio. Ho gli auricolari, esto ascoltando Giant Steps, quella tortuosa discussione modale di sassofono,batteria, basso e piano che è una costruzione e decostruzione ripetuta del mondoudibile. Il volume è quasi al massimo, ma i generatori dicono: No, non riuscirai agodertela. Non ho nessun diritto di ascoltare Coltrane, no, con tutto il resto chesuccede qui. Questa è Lagos. Non sono d’accordo, alzo il volume e sento sia lamusica che il rumore. Nessuno dei due cede. La lotta tra l’arte e il groviglio dellarealtà non produce alcun senso.

Page 67: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 68: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 69: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Quattordici

Il museo nazionale è a Onikan, nel cuore della vecchia Lagos. Questa partedella città ha parecchie cose in comune con altri decadenti centri coloniali.L’eredità del governo straniero è visibile nelle chiese, negli edifici in stilebrasiliano, nei portici delle decrepite istituzioni che bordano come pizzi leminuscole strade tortuose. Lí accanto svettano i grattacieli luccicanti cheannunciano Lagos Island come il centro nazionale del commercio. È lo stessofenomeno che si può osservare a Mumbai, intorno alla stazione ferroviaria delVictoria Terminus, un miscuglio di vecchi edifici e costruzioni nuove, incerte. Ilmuseo si trova in una zona di Onikan un po’ meno angusta, all’ombra dello stadioTafawa Balewa Square, davanti al vivace quartiere generale della Musical Societyof Nigeria e vicino al nuovissimo City Mall dalla facciata in stile dorico.

Il museo non ha nulla a che spartire con il glamour di questi edifici. È

Page 70: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

composto da tre o quattro costruzioni basse alla fine di un viale che attraversa ungiardino perfettamente curato. Quel mattino regna il silenzio. Uno spazzino fa ilsuo lavoro con calma. Dietro l’inferriata azzurra all’entrata c’è una coppia di vasigiganteschi. Al bancone della reception, che si apre in un atrio, un cartello precisache il biglietto costa cinquanta naira. La donna svogliata dietro il vetro mi mandaalla biglietteria, a cinque metri da dove è seduta lei. Compro il biglietto daun’altra donna e visto che nessuna delle due sembra desiderosa di rispondere aqualche domanda, entro nella prima delle gallerie. Non ci sono brochuredisponibili sulla collezione. Non ci sono libri né stampe in vendita.

Da molti anni mi ero pregustato questa visita, perché il National Museum èstato per me una pietra miliare della memoria. Durante i miei anni negli StatiUniti e in Europa, molte delle mie riflessioni sul patrimonio culturale nigeriano miriportavano a Onikan, al ricordo inconsistente di un luogo che avevo visitato dabambino. Chiunque sia lontano da casa si aggrappa a qualcosa. Per me era ilmuseo e il significato che avevo attribuito alla sua collezione.

Sono l’unico visitatore in ognuna delle gallerie in cui entro. Le sale sonosilenziose, tranne per il chiacchiericcio di due custodi in una e il canto solitario diun’altra inserviente in quella dopo. La donna siede in un angolo e canta leggendoda un innario come se non fosse sul posto di lavoro. Mi ignora finché, in fondo auna lunga fila di teche, estraggo la macchina fotografica e scatto.

– Non è permesso!– Scusi?

Page 71: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Non è permesso. Vietato. Niente foto.Indica lo strumento incriminato, sventola la mano e mi lancia uno sguardo

fulminante. Il suo tono acido cambia subito appena riprende il verso a cui si erainterrotta e ricomincia a cantare dolcemente le glorie del Signore. È totalmentescollegata dall’ambiente che la circonda. Una cristiana vittoriosa in mezzo agliidoli. La sua voce aleggia nelle sale. Le gallerie anguste mi sembrano diverse dacome le ricordavo o mi ero immaginato, e gli oggetti esposti sono ricoperti dipolvere o protetti da vetri sporchi. Tutto ha un’aria stanca, improvvisata, come uncompito delle superiori terminato anni prima e mai piú toccato. La delusione piúgrande però non è nella presentazione, ma nel contenuto. Pensavo davvero ditrovare esposta la gloria dell’archeologia e della storia dell’arte nigeriana. Avevosperato di vedere il meglio dei bronzi Ife, delle raffinate statuette e targhe inottone del Benin. La terracotta Nok, gli oggetti in corda di Igbo-Ukwu, l’arte percui la Nigeria è giustamente ammirata nei musei e nelle accademie di tutto ilmondo.

Ma non è cosí. Sí, ci sono esempi di ciascun tipo d’arte, ma sono pochi, di radodella qualità migliore, e in piú documentati male. In generale, il museo èimpantanato in una strana reticenza. È evidente che a nessuno interessa lacollezione: ha lacune tali che viene da pensare sia stata vittima di un saccheggio.I pezzi migliori sono probabilmente finiti nelle mani di qualche mercante di Parigi,di Zurigo, o di chissà dove. La mia recente esperienza di arte nigeriana alMetropolitan Museum of Art di New York è stata ottima, cosí come al British

Page 72: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Museum e al Museum für Völkerkunde a Berlino. Ambienti puliti, illuminazionecurata e soprattutto una documentazione eccezionale, che fornisce alle opere unadeguato sfondo culturale. Ciascuno di quei musei mi ha fatto tornare la voglia divedere quell’arte incredibile nel contesto migliore, di vederla nella sua stessapatria. New York, Londra e Berlino mi hanno fatto venire nostalgia di Lagos.L’Occidente ha intensificato la mia sete di arte africana antica. E Lagos si stadimostrando una delusione straziante.

Sono consapevole della storia travagliata del collezionismo di arte africana, delmodo in cui le autorità coloniali avevano trasportato un gran numero di tesorinelle loro capitali, nel diciannovesimo secolo e all’inizio del ventesimo. Ma soanche come erano ricchi i musei nigeriani negli anni Sessanta e Settanta, quandogli archeologi Frank Wilson e John Wallace erano i curatori. Wilson è un’autoritàin fatto di arte Ife, e Wallace è un raffinato etnografo di arte yoruba e fluviale.Dopo di loro, il famoso storico dell’arte Udoh Udoh divenne direttore del NationalMuseum. Erano accademici, precisi nel documentare e presentare ogni pezzo. Manegli anni Ottanta, come altre istituzioni nazionali durante il regime militare, imusei diventarono sinecura per chiunque venisse assegnato alla direzione.Ricordo una conversazione che ebbi con Wallace nel 1999 al Soas di Londra, lacelebre School of Oriental and African Studies. Persona gradevole ed erudita,Wallace era andato in Nigeria con il British Colonial Service, e aveva fatto carrierafino ai vertici del vecchio Dipartimento d’arte e antichità. Mi raccontò che uno deidirettori del museo di Lagos era troppo superstizioso per occuparsi di alcuni pezzi

Page 73: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

della collezione. Era un mallam, e temeva il potere di maschere e statue comefeticci. Secondo Wallace, molti pezzi rimasero nei sotterranei a coprirsi di polvere.

Ciò che vedo al museo non mi dà motivo di pensare che sia miglioratoqualcosa negli ultimi vent’anni. Uscendo dalla prima serie di gallerie mi trovo inun piccolo cortile. Lungo i muri ci sono cartelli in cartone bianco tanto sulle variecerimonie regali nigeriane, quanto su una spedizione archeologica tedesca interritorio ijebu negli anni Ottanta. La qualità della stampa è scarsa, i cartelli sonoscoloriti dal sole e ricoperti di muffa, che ha inghiottito il testo e le fotografie invari punti. Il cartone è arricciato ai bordi. Ancora una volta provo quellasensazione ineluttabile di trovarmi di fronte a un compito scolastico abbandonato.Il cortile viene occasionalmente affittato per compleanni o funerali: un’amica miha detto che la festa per il funerale di sua nonna si è tenuta qui. Quindi i nigerianivengono al museo, se non altro per le feste nel fine settimana.

Entro in una piccola galleria dedicata all’arte reale del Benin, e intravedo unpaio di turisti che si dirigono verso l’uscita. Penso siano stranieri, dalla lingua edai modi, forse brasiliani. Che tristezza arrivare da Rio o Bahia in cerca delleproprie radici e trovare questa desolazione. I due brasiliani sono gli unici altrivisitatori che incrocio al museo nelle due ore che vi trascorro. Nella galleria delBenin un custode marcia verso di me con piglio deciso e mi chiede, con aria moltopreoccupata, se ho il biglietto. Glielo mostro. Volevo solo essere sicuro, dice.Cinque minuti dopo un altro uomo, altrettanto agitato, mi chiede se ho il bigliettogiusto per la galleria. Glielo mostro e dice: Volevo solo controllare. Non riesco a

Page 74: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

capire se mi stanno chiedendo una mancia e sono felice di non sapermi dare unarisposta.

Ed è tutto qui, le gallerie sono finite. La collezione archeologica è penosa:poche maschere, qualche cesto di perline, una manciata di statuette.Praticamente nulla che faccia battere il cuore. Di certo non le magnifiche teche diplexiglass piene di squisite teste Ife in bronzo che mi ero aspettato di trovare. Piútardi, leggo il curioso racconto di come un bronzo del Benin era andato perduto.Nel 1973, quello che all’epoca era il capo dello stato, il generale Gowon, avevatelefonato a Udoh Udoh per informarlo che sarebbe andato al museo a scegliereun pezzo da donare alla regina d’Inghilterra. Appena ebbe riagganciato, il dottorUdoh corse a nascondere alcuni dei pezzi migliori, in modo che non finissero nellemani del generale. Gowon arrivò poco dopo e, sotto lo sguardo sconvolto diUdoh, prese un pezzo del Seicento – una testa di regina madre del Benin – perregalarlo a Elisabetta II. La regina d’Inghilterra immaginò giustamente che fosseuna copia e la fece mettere su uno scaffale della Royal Library. Il valore reale delpezzo si scoprí solo nel 2002, quando fu esposto alla Jubilee Exhibition. Quellascoperta, che Wallace contribuí a stimare, sostanzialmente indebolí il tentativodel governo nigeriano di far rientrare in patria vari oggetti del Benin che almomento si trovano al British Museum. Ma il dettaglio piú bizzarro della storia èche in origine la testa era stata trafugata dagli inglesi nel 1897 durante la«spedizione punitiva», e poi restituita negli anni Cinquanta per contribuire allarealizzazione del Nigerian National Museum. Aveva già attraversato l’oceano due

Page 75: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

volte prima che il generale, in segno di gratitudine per il sostegno britannico allacausa federale durante la guerra del Biafra, la donasse alla regina. E gli inglesi,quella volta, si guardarono bene dal restituirla.

Sono cosí disorientato dalla scarsità delle opere esposte che vado allareception e, come Oliver Twist, chiedo se c’è altro. Forse c’è un piano superioreche mi sono perso, o qualcosa del genere. La donna sembra profondamenteinfastidita dalla mia domanda, ma ho il sospetto che sarebbe infastidita daqualsiasi domanda. Mi indica un edificio che sembra un capannone, a lato delmuseo, con un vecchio cartello che annuncia una «mostra temporanea»; lo spazioè dedicato unicamente alla storia dei leader nigeriani, dal 1914, anno dell’unionepolitica dei protettorati settentrionali e meridionali, a oggi. Pensavo di aver giàavuto l’esperienza piú deludente della giornata ma mi sbagliavo, mi attendonoaltre sofferenze. L’edificio circolare contiene il pezzo piú famoso del museo: laMercedes-Benz nera crivellata di proiettili in cui il capo di stato, il generaleMurtala Muhammed, fu assassinato durante il fallito colpo di stato del 1976.Quest’auto è l’unica cosa che la maggior parte degli scolari di Lagos ricorda delNational Museum. Oltre al veicolo butterato e luccicante, la mostra contienesoltanto una serie di pannelli alle pareti, con testi sulla storia nigeriana efotografie dei protagonisti principali. Non ci sono artefatti né documenti. Ipannelli, su cartone spesso, sono rudimentali e hanno ceduto anch’essi allamuffa. Le foto raffigurano Lord Lugard, Aminu Kano, Obafemi Awolowo, NnamdiAzikiwe, Tafawa Balewa e altri. Il primo dei testi storici in mostra dice: «Nella

Page 76: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

prima parte del diciannovesimo secolo, gli sforzi di vari abolizionisti portaronogradualmente alla fine di quella pratica deprecabile che è la schiavitú».

Questo è il livello di approfondimento. La tratta atlantica degli schiavi, che videcentinaia di migliaia di nostri compatrioti venduti, torturati e uccisi, è una«pratica deprecabile». Questo commento insulso era stato senza dubbio scrittoda un funzionario coloniale, probabilmente qualche decennio fa, ma qualcun altrolo tiene appeso qui, anno dopo anno, come giudizio ufficiale della Nigeria sullaschiavitú. Mi deprimo un po’ di piú a ogni pannello che leggo, dedicato a ciascunregime, che elenca i presunti successi di ciascun leader militare. Ladocumentazione storica – e non dimentichiamo che questo è il National Museum– è adulatoria, approssimativa, acritica e disperatamente superata, come se aciascun dittatore fosse stato mandato un modulo da compilare con i propri«successi». Non riesco a dare un senso a quello che vedo. È come se ci fossel’idea che è buona cosa avere un museo nazionale, ma nessuno avesse lacapacità o l’interesse di allestirlo come si deve. La storia, che altrove è il pomodella discordia, deve ancora entrare nella coscienza pubblica nigeriana,perlomeno a giudicare da istituzioni come il museo.

Le narrazioni dei tre regimi piú recenti, stampate su carta, sono affisse vicinoalla fine della galleria circolare. Nessuno potrebbe farsi un’idea positiva dellaNigeria basandosi su questo museo. I macellai piú abbietti, che hanno affondatola nazione, sono celebrati senza eccezioni. C’è Abacha, con i suoi occhiali scuri.C’è Babangida, con il suo ghigno. La sequenza di poster dà un’impressione di

Page 77: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

continuità e ordine nella storia della post-indipendenza nigeriana, senza nessunaanalisi di colpi di stato e contro-colpi di stato che erano la regola piú chel’eccezione. Quali conseguenze sociali ha vivere in un paese che non sa cosafarsene della storia, mi chiedo? Mi viene in mente il brusco commentopronunciato da un personaggio del film di John Sayles, Angeli armati, in rispostaalla domanda di un turista: «Atrocità? No. Qui non ci sono state atrocità. Quellecose succedono in altri paesi».

Quando esco dal capannone la donna alla reception è china sulla scrivania,addormentata. È l’una. Esco dal museo di cattivo umore, e non mi riprendo finchénon entro in un buka lí nei pressi e mi godo un purè di patata dolce e una zuppaegusi.

Page 78: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Quindici

Non poteva esserci contrasto maggiore con il National Museum del MusonCentre, che visito piú tardi nello stesso pomeriggio. Il Muson fu fondato negli anniOttanta e da allora ricopre un ruolo fondamentale nella vita musicale e teatraledel paese. Gli spazi del Muson – acronimo di Musical Society of Nigeria – sonoben distribuiti in tre edifici principali. Uno ospita un auditorium e un teatro diprima categoria, il secondo il conservatorio, e tra i due, in uno spazio verde bencurato, c’è il ristorante di lusso La Scala. Le energie creative, cosí scarse alNational Museum, sembrano essersi concentrate qui. E chiaramente alle élitebenestanti quello che succede al Muson interessa. Nel parcheggio, le auto e i Suvluccicano in una lunga fila ambiziosa: Lexus, Bmw, Mercedes-Benz, Audi. Eppuregli spazi non sono concepiti come una fortezza, e si ha davvero la sensazione chesia un luogo per gli autentici appassionati di musica, non un parco giochi per

Page 79: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

ricchi e potenti. Entro senza che nessuno mi fermi, pur non avendo alcun incaricoufficiale.

Davanti all’auditorium, vari poster annunciano spettacoli recenti e futuri: ungala natalizio, una performance corale, una raccolta fondi per un ente di ricercasul cancro al seno. C’è un volantino di un concerto jazz con il trombettistasudafricano Hugh Masekela insieme a Labaja, il piú innovativo della nuovagenerazione di musicisti nigeriani. Ma il piú interessante è il manifesto per unapièce di Molière recitata da una compagnia di professionisti francesi. La cultura,perlomeno in questo angolo della città, sembra viva e vegeta.

La cosa migliore del Muson è l’organizzazione. Ormai mi aspetto che tutto siadisorganizzato in Nigeria, ma in questo caso mi sbaglio. Eppure è un’impresa ingran parte privata, e forse è proprio questo il segreto. Gli edifici sono mantenutibene, e durante la mia visita vedo parecchi giardinieri occupati a invasarepazientemente alcune piccole palme. E il Muson sembra anche consapevoledell’importanza di gestire un’organizzazione no profit in partnership con le grandicorporazioni: sia la Agip Recital Hall che l’auditorium, lo Shell Hall, prendono ilnome da delle compagnie petrolifere. Uno dei maggiori sponsor è poi la società diconsulenza Accenture.

Il governo nigeriano, quel grande inetto, è stato escluso. Solo il fatto cheesista un conservatorio mi sorprende, e che sia poi cosí funzionale mi dà unpiacere immenso. Entrando nell’edificio mi rendo conto che, in termini diinfrastruttura e contesto, potrebbe un giorno essere allo stesso livello della

Page 80: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Juilliard School o del New England Conservatory. Questo pensiero mi fa sentireirrazionalmente orgoglioso. All’entrata, c’è un cartello con la scritta: «MusonSchool of Music. Fondata il 13 febbraio 1989, per lo studio della teoria e dellapratica musicale». E sotto, in caratteri piú piccoli: «Lezioni individuali di canto,violino, pianoforte, flauto, clarinetto, tromba, violoncello e chitarra classica pertutte le età. Teoria ed esami pratici a maggio e novembre in vari centri delpaese». Questa è letteralmente musica per le mie orecchie. Lezioni di violoncello,a Lagos. Immagino una bambina talentuosa che studia le suite di Bach,allenandosi giorno dopo giorno nonostante il caldo e il rumore del traffico inlontananza, finché ha la piena padronanza dello spirito di quella musica, e riescea portare i suoi spettatori alla meraviglia pura.

Alla reception c’è un giovane paffuto dai baffi sottili. È seduto a una scrivaniadi metallo, e quando entro sta parlando con una giovane donna snella, dallacarnagione molto scura, con gli occhiali. L’uomo mi fa segno di sedermi, poi sialza e si dirige con fare cerimonioso in fondo alla stanza, prende un giornale daun armadio e torna lentamente indietro. Si risiede, apre il giornale e, indicandoun articolo, dice alla donna:

– Ecco, è quello di cui stavo parlando. Interessante, no?Le passa il giornale, fissa un punto nello spazio con aria eloquente e, alla fine,

come se non sapesse piú cosa fare, si rivolge a me.– Come posso esserle d’aiuto?Gli dico che speravo potesse rispondere a qualche domanda sul conservatorio.

Page 81: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Cosa le interessa sapere?– Be’, per esempio, come è stata fondata la scuola, i corsi disponibili, i costi.Annuisce con aria pensierosa, si alza di nuovo e avanza piano fino all’armadio,

prende un piccolo fascio di fogli e torna da me.– Queste brochure le possono fornire alcuni dettagli. La scuola fu fondata nel

1989 e siamo cresciuti molto negli ultimi anni.– Come si finanzia la scuola?– Grazie a sponsor privati e tasse scolastiche.Poi aggiunge, con aria gioviale:– Sa, un uomo ricco come lei potrebbe donarci un milione di naira. Cosí.Schiocca le dita. Mi rivolgo alla ragazza e le chiedo se è una studentessa. Dice

che studia nel corso di canto, come soprano. Ha un tono sprezzante. Le chiedo inche tipo di musica si sta specializzando.

– Oh, classica, jazz e roba del genere. Canterò per la raccolta fondi la prossimasettimana con l’orchestra del Muson Centre.

– Chi c’è nell’orchestra?– Prevalentemente insegnanti della scuola stessa.Parla con aria distratta, come un uccellino. Ma la nostra conversazione finisce

lí, e lei rimane seduta a guardarci parlare. Il receptionist dice:– A seconda di cosa vuoi, puoi avere un insegnante locale o uno straniero.– Qual è la differenza?– Il costo. I docenti stranieri costano molto di piú.

Page 82: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Controllo le tariffe nella brochure che mi ha dato. Quello che dice è vero, eaggiunge una nota amara alla mia visita. Mi stanno dicendo che persino uninsegnante nigeriano che abbia studiato, per dire al Peabody Institute o allaRoyal Academy, verrebbe pagato molto meno di qualsiasi insegnante bianco.

– Ma la cosa piú importante, che ricordiamo a tutti i nuovi studenti, è chebisogna essere proprietari dello strumento che si vuole imparare. Cerchiamo diessere chiari, ma molti sembrano non capire. Se vuoi imparare il pianoforte, deviavere il pianoforte a casa. Se vuoi imparare il violoncello, devi possederlo. Flauto,tromba, qualunque strumento tu voglia suonare, devi comprartelo.

– E per il canto?Ridacchia. Hanno alzato di parecchio l’asticella. Avere un pianoforte, anche in

Occidente, non è facile. In Nigeria è proibitivo, tranne per i piú abbienti. Eppure,capisco subito quanto sarebbe complicato avere un sistema di noleggio qui, in unpaese in cui i servizi di credito non sono ancora organizzati e quasi tutto, incluseauto e case, viene pagato in contanti. D’altra parte, gli studenti non potevanoessere obbligati a tornare a scuola a esercitarsi quattro o cinque giorni allasettimana, il minimo necessario per acquisire una certa padronanza di unostrumento. La situazione dei trasporti locali avrebbe reso il tutto quasiimpossibile. Questo significa che a Lagos, per ora, un’istruzione musicale seria èdisponibile solo per i nigeriani piú ricchi e zelanti.

Eppure, è meglio di niente. Con l’aumento di domanda e offerta, i prezzi siabbasseranno, come avviene già nelle scuole secondarie private. La scuola del

Page 83: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Muson rappresenta un enorme passo avanti: non esisteva niente di simile quandoero alle superiori. Avevo scoperto la mia passione per la musica soltanto quandoero arrivato in America. Forse la nuova generazione di nigeriani non saràobbligata ad andare all’estero per approfondire i propri interessi.

La scuola e la programmazione innovativa dei concerti mi hanno davverorincuorato: se le istituzioni come il National Museum uccidono ogni mio desideriodi vivere nel paese, quelle come il Muson Centre lo ravvivano. È importante chela gente abbia qualcosa che sente proprio, di cui andare orgogliosa, ed èimportante che queste istituzioni abbiano molti sostenitori. Ed è fondamentaleavere un luogo per interagire con il mondo, in modo che la pièce di Molière possaessere messa in scena a Lagos come Soyinka viene invitato a Londra. In modoche ciò che la gente in una parte del mondo considera soltanto locale occupi ilposto che gli spetta come parte della cultura universale.

L’arte può riuscirci. Letteratura, musica, arti visive, teatro, cinema. I segnali divita piú incoraggianti che vedo in Nigeria sono associati alla pratica delle arti. Edè proprio cosí. Ogni volta che, tornando a Lagos, finisco per caso in un angolod’inferno, spunta sempre qualcosa che mi dà speranza. Un lettore, un’orchestra,l’amicizia con qualche coraggioso nuotatore pronto a sfidare le maree.

Page 84: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 85: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Sedici

Una sera, un uomo entra in soggiorno. Viene dritto verso di me e mi stringe inun abbraccio vigoroso. I suoi tratti si delineano lentamente, ma quando sorridecapisco. Questo sconosciuto non è uno sconosciuto. È Rotimi, il mio amicod’infanzia.

– Ma guardati!– Ma guardati tu, sei irriconoscibile!– Cos’hai combinato?– Non posso lamentarmi. Sono in guerra con questo paese e il paese è in

guerra con me. Sai come vanno le cose.– Non sembra. Ti vedo in gran forma. Vieni qui, pazzo scatenato.Ci abbracciamo ancora.I suoi occhi brillano come gemme sul velluto del viso. Non riesco a credere che

Page 86: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

sia lui, dopo tutto questo tempo. Eppure è lui, può essere soltanto lui, con quelghigno inconfondibile. Lo stesso di quando era un timido bambino di cinque anni.Rotimi mi racconta che fa il medico. Sa che io mi sto specializzando in psichiatria.Rimaniamo seduti a fissarci per un po’, come se cercassimo di riconciliarel’immagine dei bambini che eravamo con quella degli uomini che siamo diventati.Ha la vita che voleva, è uno arrivato. Camicia porpora, cravatta argentata. Moltoelegante. Prendo due bottiglie di birra in cucina. E ci sediamo a parlare. Abbiamoquindici anni da recuperare.

– Sono cosí felice di vederti, – dice.– Anch’io, davvero. Dimmi, come vanno le cose qui? Come va la medicina a

Naija?– Vecchio mio, non è facile. Non è per niente facile.– Sí, lo dicono tutti. Ma i medici se la passano meglio di altri, no be so?Allenta la cravatta e si appoggia allo schienale. Incredibile come il tempo si

impadronisca in fretta di noi. Il bambino diffidente che conosco da quando eropiccolo adesso è un uomo, che si rilassa dopo una giornata faticosa. Guardo lesue mani. In quelle mani c’è un nuovo sapere.

– Che casi ti capitano?– C’è un po’ di tutto, al solito. Ma è un ospedale privato, e riescono a tenerlo

organizzato abbastanza bene, con le scorte di medicinali, l’attrezzatura giusta.Be’, comunque, penso di provare con la pediatria.

– Buona idea.

Page 87: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Dovrebbe andare bene. I bambini non danno problemi, sono i genitori i piúdifficili. Sono la parte piú complicata della pediatria. Comunque, continuerò con lamedicina generale per un po’.

– Io ho fatto le ultime rotazioni di medicina interna l’anno scorso. C’è una partedi me che ne sente la mancanza. Ma la «terapia della parola» va molto meglioper me.

Nella stanza la luce comincia ad abbassarsi, anche se il cielo è ancora colorbronzo. Accendo le luci. Queste notti di Lagos che calano senza preavviso:l’ultimo bagliore del giorno alle sette e un quarto, nero pece quindici minuti dopo.La chiamata alla preghiera aleggia in lontananza.

– Ben pagato?– Non proprio. Cioè, vivo con i miei, quindi ce la faccio. Ma non è un granché.– Cosa intendi, cento?– Piú vicino ai settanta.Faccio un fischio. Settantamila naira al mese, per un medico in un ospedale

privato. Non pensavo fosse cosí poco. Sono circa cinquecento dollari al mese, unamiseria. E non è rapportato al costo della vita, perché a Lagos un televisore, peresempio, costa esattamente come altrove. È la realtà di un’economia chedipende quasi del tutto dalle importazioni. Una macchina usata costa diecimiladollari, come negli Stati Uniti, e un tascabile nuovo quattordici dollari. In piú, gliaffitti non sono bassi, e anche se gli stipendi sono aumentati, non hanno tenuto ilpasso con l’inflazione galoppante. Per il nigeriano medio è difficile arrivare a uno

Page 88: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

stile di vita piccolo-borghese. E anche chi, per professione o istruzione, ha unsalario sopra la media, fa fatica a sbarcare il lunario. Per chi guadagna tra iquindici e i ventimila naira, la vita è semplicemente un inferno. Centoquarantadollari al mese significa povertà, ovunque nel mondo.

– Settanta? E allora chi ci guadagna? Un tempo i medici stavano bene,economicamente. Merda, non è per quello che le nostre famiglie ci hanno spintoa fare Medicina?

– Davvero. Be’, non è piú cosí. Per diventare un pawpaw in Nigeria ormai devilavorare nelle telecomunicazioni, o ancora meglio, col petrolio. È lí che c’è ilmoola. Certi miei ex compagni di studi hanno trovato lavori da trecento, persinoquattrocentocinquanta, subito dopo la laurea. Anche gli impiegati di banca non sela passano male, sui duecento, e di piú nelle banche commerciali. Ma credimiamico, la vita è dura qui. La vita è molto dura per la maggioranza dei nigeriani.Stiamo tutti cercando di andarcene. America, Londra, Trinidad. Ovunque.

Si mette piú comodo sul divano. Sembra esausto. Quello che dicedell’economia è vero. Il business del petrolio e del gas genera guadagniscandalosi, l’aumento del numero dei cellulari è incredibile e il settore bancario èfrenetico. I giornali parlano continuamente di fusioni e acquisizioni. Questi sono ilimiti del boom. Certo, è una buona cosa nel senso che questa vivacità crea postidi lavoro, l’economia è attiva, e alcuni bisogni pratici degli abitanti vengonosoddisfatti. In poche parole, la situazione non è stagnante come nel periodo buioall’inizio e alla metà degli anni Novanta. Ma adesso ci sono divari enormi nei

Page 89: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

redditi, anche tra chi ha lo stesso livello educativo. La gente non ha nessunavoglia di avvicinarsi a professioni che non siano redditizie. Chi si può permetteredi spendere, invece, diventa un consumatore formidabile.

Beviamo. C’è cosí tanto da dire, e anche cosí poco, come succede quando dueamici non si incontrano da tempo. Gli chiedo se ci ha messo tanto a venire inmacchina dall’isola.

– Tantissimo, amico. Perché dici cosí? Sembro stanco? Devi avere un tempismoperfetto per arrivare sul ponte. Se esci dal lavoro troppo tardi un tragitto diquaranta minuti può diventare facilmente di due ore. A volte di piú.

– Pazzesco. Ma almeno avrai l’aria condizionata in macchina.– Eh. Magari!Scrolla il capo. Ci guardiamo. E proprio in quel momento arriva il black-out e fa

sparire entrambi.

Page 90: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Diciassette

Rotimi mi accompagna al casotto del generatore. Nel piccolo edificio incemento ricoperto di fuliggine scopriamo che nella macchina c’è abbastanzagasolio per un’ora di elettricità. Poi il buio fino all’indomani. Gli dico che midispiace. Ma perché devi scusarti, mi chiede? Vivo qui. Sono abituato ai black-out.Poi si offre di portarmi a una stazione di servizio. Non c’è modo di dissuaderlo.

La mente vaga ancora piú liberamente al buio di quanto faccia con la luce. Nonmi sorprende quindi che, passando dalla casa buia al cortile buio, mi ritroviall’improvviso a pensare: E se avessi abitato un altro corpo con un destinodiverso? Tutti abbiamo avuto questa idea, forse in un portico davanti a un lago inuna notte d’estate mentre i nostri amici si godono una festa in casa, o magaricamminando da soli alle tre del mattino. Momenti di grande isolamento. E c’èquell’altro pensiero: E se tutto cambiasse stanotte? Se il generatore esplodesse?

Page 91: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Nella mente strisciano colori notturni.Il sedile posteriore dell’auto di Rotimi, una vecchia Toyota, è ricoperto di carte

e libri di medicina, alcuni per gli esami all’estero. Metto una grossa tanica nelbagagliaio. Dalla stazione Ojodu-Berger, entriamo nell’autostrada Lagos-Sagamue viaggiamo in direzione di Lagos. Dopo dieci minuti, usciamo a Ogba e andiamoalla piú vicina stazione di servizio, ma non hanno gasolio. Esploriamo quelquartiere e nelle tre stazioni successive è la stessa storia, troviamo chiuso o nonhanno gasolio. La metà degli edifici ha i generatori a diesel, e la Nigeria è uno deimaggiori produttori al mondo di greggio. Questa scarsità non ha senso.

Alla fine torniamo in autostrada viaggiando nella direzione opposta. Dopo circacinque minuti troviamo una stazione che ha il gasolio. Sono colpito dal modo incui Rotimi parla alla benzinaia. Scivola in un dialetto disinvolto che cancella ledistanze sociali. Il messaggio inequivocabile è che abbiamo bisogno di lei, chesolo lei può aiutarci. Il gasolio è a settantasette naira al litro. Le dico che voglioduemilacinquecento naira e lei riempie la tanica finché la pompa non segnaesattamente due e cinque. La ringrazio e pago con due banconote da mille e unada cinquecento. Quando riprendiamo l’autostrada, Rotimi scoppia a ridere e dice:

– Hai capito cos’è successo, no?– Mmm, no. Cosa?– Quanto hai pagato?– Duemila e cinque. È quello che volevo, e ho guardato il display. Non

preoccuparti, avevo la situazione sotto controllo.

Page 92: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Okay, sí, ma hai visto il prezzo?– Certo, era settantasette.– E la capienza della tanica? Venticinque litri, abi be ko?– Vecchio mio, non capisco dove vuoi arrivare.– Avevi la situazione sotto controllo! Omo, fai i conti.E cosí faccio i conti. Venticinque litri a settantasette al litro fa

millenovecentoventicinque. Cristo. Mi ha fregato quasi seicento naira. Rutimiridacchia ancora e dice:

– Non agitarti, è cosí che vanno le cose.– Maledetto paese.Chissà come, vedere il prezzo al litro sulla pompa e il numerino sul display mi

ha fatto pensare che fosse tutto pulito e ufficiale.– Non potevamo farci niente. È cosí, si è presa la sua parte. Anzi, ci ha evitato

di doverle dare la mancia.Ride di nuovo. Sono un po’ scocciato, ma non posso fare a meno di

meravigliarmi della sfacciataggine dell’operazione. Sorrido, impreco di nuovo.Avanziamo sull’autostrada, con le lucine rosse che brillano davanti a noi e i faribianchi delle macchine che lampeggiano sulla sinistra. Mentre ci avviciniamo aIsheri, finalmente dico quello che mi è pesato sul cuore tutta la sera.

– Rotimi, come hai fatto a sopravvivere… cioè come hai affrontato la morte diSola?

L’argomento di cui non si parlava mai. Non ero già piú in Nigeria quando era

Page 93: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

successo, nel 1993. Dalla fine degli anni Settanta e per tutti gli anni Ottantaeravamo stati molto uniti. Sua madre e mio padre erano andati a scuola insiemee quando eravamo nati noi, tre ragazzi nel giro di tre anni, era naturale chel’amicizia si sarebbe rinsaldata. E cosí, i ragazzi Bamgbose sono con me in quelleprime foto, quando compio cinque anni, quando Sola ne compie tre e qualcunaltro dieci. Sola, il piú giovane di noi tre, era il piccoletto, quello che prendevamosempre in giro, un bambino allegro, vulcanico. Erano sempre con me nelle fotoche passavano dal bianco e nero ai colori slavati delle Polaroid, con gli stessifarfallini e le camicie con le ruche che mia madre ci faceva mettere alle feste. Ditanto in tanto, le luci della notte di Lagos interrompono il buio dell’auto, come sepassassimo sotto uno scanner. Rotimi assume l’espressione distante, circospetta,che conosco cosí bene, ma quando comincia a parlare è evidente che ha voglia diconfidarsi.

– È stato difficile. Sai, eravamo nella stessa classe, nonostante la differenza dietà.

– Non ho mai saputo esattamente cosa è successo. Un incidente al collegio diAbeokuta, giusto?

– Sí, eravamo alle superiori. Io avevo appena compiuto quindici anni, Solaquattordici. Era sempre uno dei piú giovani in classe. Comunque, uno dei suoiamici, di quelli che non stavano a dormire in collegio, aveva portato unamacchina per fare colpo sugli altri. Il che ovviamente non era permesso. E in ognicaso, a un certo punto l’auto non partiva piú, e il ragazzo che l’aveva portata si

Page 94: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

mette alla guida mentre gli altri, in tre, si mettono a spingerla. Alla fine riesconoa farla partire e i tre ragazzi smettono di spingere e si arrampicano sulbagagliaio, per divertirsi. Ma il tipo al volante non li vede, e accelera.

Usciamo dall’autostrada e ci infiliamo nel traffico della stazione degli autobusvicino a casa. Rotimi parla in tono distaccato, ma il fardello di quell’evento pesaancora su ogni singola parola. Sono piú o meno le nove di sera. I danfo sonoancora attivi alla stazione degli autobus, i venditori di biglietti gridano ancora, masono in pochi adesso.

– I tre ragazzi sono caduti dall’auto. Due non si sono fatti nemmeno un graffio.Sola ha battuto la testa sulla strada.

– Dio mio.– E quella sera è stata strana, sai. Nessuno riusciva a dirmi cosa era successo.

Tutti sapevano tranne me. Ed ero là alla mensa e i compagni mi offrivano il postoe mi servivano porzioni piú abbondanti del solito. Non era normale. Sapevo chec’era qualcosa di strano. Alla fine uno dei capiclasse mi ha preso da parte e mi hadetto che mio fratello aveva avuto un incidente, che era stato portatoall’ospedale in città. E ovviamente i miei genitori erano venuti a prendermi ilmattino dopo.

– Quando ti hanno detto che era morto?– Soltanto quando siamo arrivati a casa. Mi sembra ancora impossibile che

Sola sia potuto morire cosí. Andato, in un attimo. Ero solo. E quella fu l’ultimavolta che vidi Abeokuta. Il semestre successivo mi trasferii in una scuola diurna a

Page 95: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Lagos.Parcheggiamo la macchina davanti a casa e Rotimi spegne il motore. Sentiamo

solo il rumore dei generatori dei vicini.– A dirla tutta, mia madre è quasi impazzita. C’è stato molto silenzio a casa,

soprattutto il primo anno. È stata durissima per tutti, in modo diverso.– Immagino. E adesso?– Va meglio, in generale. Sono iperprotettivi, ovviamente, ma lo capisco.

Anche quando non voglio essere troppo cauto, devo pensare a loro e sforzarmi.Solo per loro, e per nessun altro motivo. Una volta ho detto che avevo usato unamoto. Mio padre stava per darmi uno schiaffo. E da un certo punto di vista avevaragione.

Ridiamo entrambi. Prendo la tanica dal baule e mi pulisco le mani con unostraccio.

– Vecchio mio, grazie mille per avermi scarrozzato in giro.– Figurati, cosa vuoi che sia. Sono cosí felice di vederti. È passato troppo

tempo.– Bella serata amico. Fatti sentire, va bene? Dimmi se posso esserti di aiuto.

Soprattutto se decidi di fare quegli esami per l’America. Non farti problemi,mandami una e-mail e io ti spedisco i moduli, tutto quello che ti serve. Ilprogramma in cui sono inserito è piccolo, ma ci sono sempre occasioni a NewYork.

– Certo.

Page 96: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Sorride e mi abbraccia, come se dovesse consolarmi. Sale in macchina e siallontana, sventolando la mano. E siccome è sera, la mia mente continua atracciare alternative.

Page 97: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Diciotto

Il campo in cui mi trovo è un fazzoletto di polvere con qualche chiazza di erbasecca. Sei uomini siedono all’ombra di un grande mandorlo indiano. Uno di loro,un giovane con un berretto azzurro, è cieco da un occhio. Per qualche stranomotivo, continuo a pensare che il suo occhio leso mi stia fissando. Fa caldo enessuno parla. Vicino al muro che delimita il campo c’è una capra nera. L’erba ècosí bassa e rada che la capra ha piegato le zampe anteriori e bruca in ginocchio.Ripulisce una chiazza, poi si sposta e passa a quella piú vicina. Muso a terra eposteriore in aria, in netto contrasto con lo sfondo bianco sporco del muro,sembra un aereo pronto ad atterrare.

È il cortile di una scuola, ma è deserto perché tutti i bambini sono andati viaper le vacanze di Natale. È tardo pomeriggio, stiamo aspettando un container.Alla fine degli anni Ottanta, mia zia aveva fatto costruire una scuola alla periferia

Page 98: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

di Lagos. Spende tutto quello che ha per mantenerla fornita di ogni risorsanecessaria a competere con le molte altre scuole elementari private in città. Inottobre, il fratello di zio Tunde aveva riempito e spedito un container di mediedimensioni da Chicago, con dentro libri, effetti personali, una Honda Civic usata.È un’auto di tre anni, una delle piú economiche familiari a quattro porte sulmercato americano, ma quasi di lusso in Nigeria. Il container arriva ad Apapanella terza settimana di dicembre. Ma il campo in cui stiamo aspettando non èalla scuola di mia zia. È una scuola piú vecchia, di un amico di famiglia, il signorWuraola. Hanno deciso di non mandare il container direttamente a Lagos, ma discaricarlo invece nel campo del signor Wuraola a Surulere e poi di usare i piccoliscuolabus per portare il carico a Ojodu. Tutto questo per evitare di attirarel’attenzione dei delinquenti del quartiere, per i quali l’improvvisa apparizione diun grosso container sarebbe un invito al furto.

Page 99: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Tokunbo, in yoruba, indica le merci di seconda mano importate che invadono ilmercato nigeriano. Significa «da oltre i mari». È anche un nome proprio dipersona, che viene dato a chi nasce all’estero e poi torna a casa. Quello èl’utilizzo primario del termine, ma l’altro senso, la funzione aggettivale, èdiventato molto comune. Macchine tokunbo, vestiti tokunbo, apparecchiatureelettroniche tokunbo. Una parola che un tempo era sinonimo di sofisticazione, oraha un’aria vagamente peggiorativa. L’importazione di merci usate è vitale per

Page 100: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

l’economia nigeriana, perché l’industria manifatturiera non è molto sviluppata. Maoltre a questi beni destinati al mercato, c’è stato anche un aumento incredibile diimportazioni da parte di comuni cittadini, per uso personale.

L’attesa nel campo di Surulere è solo l’ultimo di una lunga serie di ritardi. Sonogià state spese centinaia di dollari in mazzette e tasse non ufficiali. Il giornoprecedente un funzionario doganale del porto ci ha fatto una ramanzina; erainfuriato perché il suo collega l’aveva escluso dal bottino. E il container è inritardo di due settimane. Due settimane e quattro ore. Poi arriva. Ecco Godot,dice mio zio. Godot è stato installato su un rimorchio e trasportato per autostradee vie tortuose da Apapa a Surulere. Il rimorchio sbarca nel campo. La capra nerasmette di brucare e alza il muso. Si alza e si allontana, uscendo dal cancelloprincipale. Non la vediamo piú. Gli uomini sotto l’albero si risvegliano dal torpore.Il container viene aperto in fretta, e ci mettiamo a scaricarlo. Cominciando dallescatole piú piccole, ci passiamo tutto di mano in mano dal container ai furgoni.Molti scatoloni sono libri di scuola per le varie classi, altri contengono oggetti perla vita quotidiana: sapone per i piatti, riso parboiled, lampade. Zia Folake e ilsignor Wuraola sovrintendono ai lavori. Il signor Wuraola, con la sua magliettarossa infilata nei pantaloni kaki, sembra proprio un americano di mezza età.

Quando piú o meno la metà degli scatoloni è stata scaricata, il guidatore delrimorchio e il suo assistente montano un piccolo argano e un piano inclinato. Unodegli autisti di scuolabus sale sul container, entra nella Civic e con grande cautelala fa scendere nel campo. Luccica, e sembra nuova rispetto altre macchine, che

Page 101: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

sopportano da tempo le strade di Lagos. È a quel punto che arrivano. Tre uomini.Persino da lontano si capisce che portano guai. Smettiamo di spostare scatoloni.Due dei guidatori si precipitano verso di loro per impedire che si avvicinino troppoa noi. Il signor Wuraola si volta verso i suoi lavoratori e dice:

– Come sono entrati? Ehi, come sono entrati?Ci guardiamo tutti, tenendo le mani sui fianchi, impotenti. Il signor Wuraola

cammina su e giú vicino alla macchina, con i suoi pantaloni kaki e la magliettarossa. Zia Folake dice:

– Ma cosa vogliono?Il signor Wuraola ripete:– Come hanno fatto a entrare? Vi avevo detto di tenere il cancello chiuso.– Era chiuso, signore, – dice uno dei guidatori, – ma non a chiave. Devono

aver scavalcato, rotto il lucchetto e tolto il chiavistello.I tre guardano nella nostra direzione e superano gli uomini che gli sono andati

incontro. Quando sono abbastanza vicini da farsi sentire si fermano e uno di loroalza la voce:

– Eyin ti l’owo, awa naa gbodo l’owo. Siete diventati ricchi, e ora anche noidobbiamo diventare ricchi.

Sono ragazzi della zona. Teppisti del quartiere, noti per furti ed estorsioni.Operano in gang e fanno rapporto a un padrino. La città brulica di questipersonaggi, che non seguono nessuna legge della terra o di umana decenza. Èrisaputo che di tanto in tanto la polizia ne fa fuori qualcuno e getta i corpi nella

Page 102: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

laguna. Ogni abitante di Lagos ha delle storie su di loro. Nessuno può vincereun’elezione a Lagos senza il loro sostegno. Il signor Wuraola dice a mia zia, abassa voce:

– Vogliono i soldi. Seguono i container da Apapa e poi chiedono soldi. Èsuccessa la stessa cosa l’anno scorso quando ho fatto arrivare un container.

Vogliono soldi, li esigono. Lo zio Tunde è infuriato e anche lui comincia acamminare su e giú vicino alla Civic. Gli uomini che erano stati mandati a parlarecon i ragazzi tornano da noi.

– Gli abbiamo dato cinquecento naira, signore. Chiedono di piú. Dicono che nevogliono quindicimila.

Piú di cento dollari, solo perché sono entrati dal cancello. Mia zia non vuolepagare, ha già speso troppo per far uscire il container dalla dogana. Il suo amicoè d’accordo con lei. E, in ogni caso, nessuno di noi ha addosso quei contanti. Iragazzi vedono che stiamo discutendo. Gridano:

– E se vi avessimo incontrati in strada. Non avete idea… Potevamoammazzarvi!

– Sí, siete fortunati. È troppo chiedere di distribuire la ricchezza? Nessunolascia il campo finché non siamo soddisfatti. Avete sentito? Avete sentito?Nessuno se ne va. Facciamo quello che dobbiamo fare.

– Bene, apriamo le scatole e prendiamo la nostra parte. Oggi diventiamoricchi. Magari ci prendiamo la macchina. Gran bella macchina! Oppure sfondiamoil parabrezza.

Page 103: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Restiamo in silenzio. Si avvicinano. Hanno gli occhi iniettati di sangue, il pettoin fuori. C’è tensione nell’aria, una tensione che corre nell’abisso tra il nostrosilenzio e la loro completa mancanza di inibizione. Lasciamo che aprano qualchescatola, dice mia zia, sibilando infuriata, magari vogliono dei libri. Siamo il triplodi loro, contando solo gli uomini nel nostro gruppo. E non sono nemmenoparticolarmente alti. Ma non fa nessuna differenza. Sono pronti a storpiare ouccidere quando ne hanno voglia, mentre noi siamo gente comune, con unnormale istinto di sopravvivenza. Zio Tunde dice al signor Wuraola:

– Possiamo chiamare la polizia?– Inutile. Certo, la polizia viene, ma poi ti chiede trentamila. Finiremmo per

pagare il doppio. Ma non preoccupatevi, questi tizi non faranno niente. È solo unaposa.

Io non ne sono cosí certo. I ragazzi si aggirano nel campo, continuando agridare. I guidatori, nel tentativo disperato di calmarli, li avvicinano e allunganoaltri cinquecento naira. Loro li prendono ma chiedono di nuovo quindicimila. Latensione monta, passano i minuti. Un quarto d’ora. I ragazzi smettono di gridarema continuano ad aggirarsi per il campo, guardando gli scatoloni e la Civic. Perqualche motivo non si avvicinano, ma si limitano a tracciare un semicerchiointorno a noi e camminano lungo quel perimetro. Qualcosa nei loro movimentiricorda un branco di iene che si tiene a distanza da una carogna.

Siamo turbati. La zia, seduta in uno dei furgoni, si regge la testa con una manoe piange sommessamente. Io mi sento come un diapason che vibra per un

Page 104: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

insolito richiamo alla violenza. Non saprei dove scappare e non ho nessuna vogliadi scappare. Non sopporto piú la violazione, l’imprevedibilità, l’angoscia. Seattaccano, mi dico, li prendo alla gola. Mi sono sempre considerato un pacifista,ma quello che desidero adesso è far scorrere sangue, ferire, persino essere ferito.Sconvolto da quella situazione e dalla voglia di porvi fine, non mi riconosco piú. Epoi, all’improvviso come erano arrivati, se ne vanno. Fanno qualche gestominaccioso, si voltano e si allontanano. Rimaniamo immobili mentre aprono ilcancello, escono e lo richiudono. Il cielo si scurisce in fretta. Mio zio dice:

– Torneranno? Ci aspettano fuori?– Non preoccuparti, – dice il signor Wuraola. – Minacce a vuoto. Ma sai,

sarebbe meglio lasciare qui la macchina stanotte. È al sicuro qui, nel cortile dellascuola. Tornate a prenderla tra qualche giorno. Non ci daranno piú fastidio.Chiederanno dei soldi al guidatore del rimorchio quando se ne andrà, ma nonmolto. Sa che fa parte delle spese.

Lavoriamo tutti a ritmo serrato per finire di caricare i furgoni. Nessuno riesce ascacciare il pensiero che uno dei quattro furgoni potrebbe essere abbordatodurante il tragitto. Decidiamo di formare un convoglio compatto. Mio zio e mia ziasalgono su uno dei furgoni, io su un’altro. Sono triste. Questa vita è troppoliminare al pericolo per me. È un prezzo troppo alto da pagare per il diritto allaproprietà privata.

Scende la notte. Il convoglio esce lento dalla scuola. I guidatori si guardanointorno, vigili, nervosi, mentre attraversiamo Surulere ed entriamo in Western

Page 105: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Avenue. Alla fine, quando raggiungiamo la strada aperta, ci rilassiamo. Il trafficopeggiora su Ikorodu Road, e ci perdiamo di vista. Il furgone su cui viaggio iosceglie una strada sfortunata e rimaniamo del tutto bloccati ad Anthony e poi dinuovo su Allen Avenue. La violenza rimane assopita come un serpente nelle mievene. Arriviamo a Ojodu due ore dopo gli altri.

Page 106: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Diciannove

«Non si può dire ad alta voce, ma c’è molta violenza repressa qui. È per questoche il mobilio sembra cosí pesante. E che è tanto difficile vedere il resto: unospicchio di sole che si muove sulle mura di una casa e scivola sulla foresta ignaradi volti guizzanti, una frase biblica mai attribuita: “Venite a me, perché sonopieno di contraddizioni quanto voi”».

Fingo per un attimo che queste parole di Tomas Tranströmer siano statescritte con la Nigeria in testa. È facile capire quanto siano adatte alla nostrasituazione. Le contraddizioni di cui scrive sono le contraddizioni della poesia, lavoce che dice: forse questo, forse quello, forse altro ancora. Ma dove il passato èstato cancellato, le contraddizioni sono vietate. Il tipico soggiorno borghesenigeriano è un luogo buio. Gravato da rivestimenti spessi e velato con pesantitendaggi che bandiscono il minimo raggio di luce, annuncia a tutti i visitatori che

Page 107: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

è una casa benestante. Le finestre non vengono mai aperte, il mobilio dev’essereinamovibile. Queste sono le regole. Cos’è questo luogo? Un codice all’interno diun enigma.

È un mercoledí, tarda mattinata. Passeggio per la città vecchia. C’è stato unbreve, improvviso acquazzone poche ore prima, l’unica pioggia che ho visto inqueste settimane di harmattan del mio soggiorno. Al primo scroscio le stradegremite si erano svuotate, con la gente che correva da un punto all’altro. Lapioggia a Lagos prende sempre tutti di sorpresa, a prescindere dalla stagione.Ora è tornato un sole caldo. All’incrocio Cms, sempre gremito di corpi che simuovono in fretta, la mia mente fa un’associazione inaspettata e cupa: ilgemellaggio segreto di Lagos con un’altra città, distante migliaia di chilometri.Penso alla catena di cadaveri che collega Lagos a New Orleans. New Orleans erail maggior centro per la vendita di merce umana nel Nuovo Mondo: nel 1850aveva venticinque diversi mercati di schiavi. Questo è un segreto solo perchénessuno vuole sapere. Era in quei mercati che gli schiavisti venivano a fareofferte per comprare gli uomini e le donne di colore che erano sopravvissuti allatraversata, ma quella storia è ormai letteralmente sommersa. Anzi, erasommersa molto prima della recente inondazione, il passato di schiavismoaffogato in alcol, jazz e Mardi Gras. Divertirsi, il modo migliore per curarsi dallastoria. I carichi umani che finivano a New Orleans si formavano in molti porti,quasi tutti lungo le coste dell’Africa occidentale. Ed ecco un altro segreto: nonc’era porto piú animato di quello di Lagos.

Page 108: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Le fratricide guerre yoruba del diciottesimo secolo e degli inizi deldiciannovesimo diedero una grande spinta al traffico transatlantico di esseriumani. C’erano schermaglie continue tra Ijebu, Egba, Ekiti, Oyo, Ibadan e moltialtri gruppi yoruba. Forse alcune delle tribú piú piccole furono persino cancellatedalla storia man mano che le piú grandi si espandevano, consolidando il propriopotere.

Gli sconfitti venivano portati sulla costa e venduti ai mercanti di Lagos e avarie comunità lungo la rete di lagune che si estendeva verso ovest fino aOuidah. E queste a loro volta organizzavano le aste in cui inglesi, portoghesi espagnoli riempivano le navi negriere e i loro barracoons. Alcune di queste guerretra tribú furono combattute proprio per fornire schiavi ai mercanti. A trentacinquesterline inglesi per un maschio adulto sano, era senza dubbio un commercioredditizio.

Per trecento anni, le navi negriere esplorarono il delta del Niger, la vasta retedi affluenti che va da Lagos a Calabar. Qui non avevano bisogno di forti come aElmina nel Ghana o sull’isola di Gorée in Senegal, perché le acque calme del deltapermettevano di attraccare per settimane o mesi, il tempo necessario a riempirele navi di schiavi. E grazie a questa peculiarità geografica, rimangono ben pocheprove di quel lungo e triste commercio. Non c’è praticamente nulla da vedere peri turisti. Secondo una nota allegata al Rapporto del Comitato scelto della Cameradei comuni sul commercio di schiavi nel 1848, agli inizi del diciannovesimo secoloil commercio in uscita dall’Africa si aggirava intorno alle decine di migliaia di

Page 109: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

schiavi all’anno, molto piú che nei secoli precedenti. Nel quinquennio tra il 1835 eil 1840 raggiunse un picco annuale di 135 000 unità. A quell’epoca, centinaia dinavi venivano caricate di schiavi ogni anno lungo il delta del Niger. E questononostante il divieto inglese del 1808 e la presenza navale britannica in acquenigeriane. Secondo Alan Burns nella sua Storia della Nigeria, le navi spagnole,portoghesi e brasiliane spesso usavano i colori americani finché non erano fuoridal raggio delle navi inglesi. Questa storia a Lagos non c’è. Non ci sonomonumenti a ricordare quella profonda ferita, nessun giorno della memoria,nessun museo commemorativo. Ci sono un paio di case a Badagry dove sipossono vedere catene e ferri per i piedi, nient’altro. Faulkner disse: «Il passatonon è mai morto. Non è neanche passato». Ma a Lagos dormiamo senza sogni, ilsonno degli innocenti.

Sono questi i miei pensieri quando entro nel famoso Cms Bookshop (ora Css) aLagos Island. Dal colonnato dell’edificio che ospita la libreria vedo dei teppistilocali che fermano alcuni veicoli commerciali per chiedere soldi. I pochi cherifiutano vengono maltrattati. Poco prima, in strada, ho visto la polizia fare lastessa cosa. A quanto pare i ricatti della polizia sono comuni anche a NewOrleans. Il nostro peccato condiviso. Nel colonnato, qualcuno ha messo delle piledi libri per terra, come se la libreria traboccasse dai propri confini. C’è in venditauna copia de La storia degli Yoruba dagli albori all’inizio del protettorato inglesedi Samuel Johnson, ma tremila naira mi sembrano troppi. Samuel Johnson,nonostante il nome, era yoruba. Era un’attivista per la pace, un sacerdote nella

Page 110: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Chiesa anglicana e uno storico autorevole. Scrisse questo testo fondamentale nel1897, e da allora nessuno storico yoruba ha prodotto qualcosa di tale portata.

L’interno del negozio è vagamente familiare perché ci venivo da ragazzino,quando era la miglior libreria in città. Venivo qui con mia madre quando nontrovavo qualcosa all’University Bookshop ad Akoka o all’Abiola Bookshop di Yaba.Non ricordavo che l’offerta fosse limitata come ora: i libri disponibili sono scarsi, edi pochi generi. Molti dei volumi sono polverosi e hanno i bordi danneggiati. Cisono libri di scuola primaria e secondaria e qualche volume di informatica,contabilità e legge. La parte piú consistente è dedicata a libri «motivazionali» ecristiani. Mentre sto curiosando entra una donna e, in tono brusco, chiede alcommesso dove può trovare una Bibbia. Viene guidata verso una sezione benfornita, l’unica del negozio in cui c’è piú di un cliente. I titoli dei libri sono unareiterazione di pochi temi: come fare soldi in fretta adottando pochi sempliciprincipî, come scoprire il disegno di Dio per la propria vita, come vivere una vitasana, ricca e di successo secondo i precetti della Chiesa pentecostale.

Lo scaffale dedicato alla narrativa è piccolo. Oltre a qualche copia logora dicommedie di Shakespeare e Soyinka, c’è solo una manciata di romanzi pubblicatidi recente, tra cui L’ibisco viola di Chimamanda Ngozi Adichie e Il meglio deveancora venire di Sefi Atta. Sono i romanzi di esordio di due giovani donnenigeriane che vivono negli Stati Uniti, e molto probabilmente si trovano quiperché pubblicate da un giovane, attivissimo editore nigeriano. C’è anche unacopia dell’onnipresente libro di Dan Brown. E vedo una pila di libri di James

Page 111: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Hadley Chase, un’imitazione minore di Ian Fleming, che era inspiegabilmentepopolare in Nigeria quando ero giovane e a quanto pare lo è ancora. Ma dovesono gli scrittori nigeriani che vivono in Nigeria? Dov’è la selezione di narrativaletteraria internazionale? Di certo la lettrice che avevo visto sul danfo non hacomprato il libro qui. Spicca anche la totale assenza di poesia.

In fondo al negozio c’è un banco informazioni. Mi dirigo lí pensando di fare

Page 112: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

qualche domanda. La donna seduta alla scrivania è accasciata come un grandemammifero abbattuto con un singolo colpo. Ma non è morta, solo addormentata,come la custode al museo. Un ventilatore dondola lentamente la grossa testa dasinistra a destra a sinistra, ricoprendola di brezza. Quello che sto cercando, cheTranströmer ha descritto come uno sfuggente spicchio di sole, è da qualche partein città. Ma non è facile da trovare, non qui dove si è costretti a dimenticare ogniieri.

Perché la storia non è contestata qui? Non c’è traccia di dispute sulle parole,quella battaglia sulle versioni che segna la vita creativa di una società. Dove sonole voci contraddittorie? Esco dal negozio nella calura di mezzogiorno. Tutt’intornoa me è visibile la foresta ignara di volti guizzanti. I teppisti locali sono ancora allavoro, ma immagino che ben presto si fermeranno per il pranzo. Il passato non èneanche passato.

Page 113: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Venti

Me ne ero andato quasi di nascosto. La mia partenza era stata improvvisa, eper la mia famiglia, una totale sorpresa. Uno dei cugini di mio padre, che miaveva prestato parte dei soldi per il biglietto, aveva intuito quello che intendevofare. Avevo concluso da poco sei anni di studi all’Nms, una scuola militaresecondaria. Mi ero inventato una scusa per rimanere dopo l’ultimo semestre,mentre perfezionavo il mio piano. Cinque anni prima, ero rimasto sulla sogliadella camera di mio padre a Ikeja, a guardarlo a letto, indebolito dallatubercolosi.

La morte di mio padre aveva spalancato un abisso definitivo tra me e miamadre. Le privazioni della vita in convitto erano diventate il mio rifugio. Erameglio stare lí tra quei mocciosi militari, a lottare per la sopravvivenza inquell’ambiente darwiniano, che rimanere in quella grande casa silenziosa con mia

Page 114: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

madre e il suo dolore opprimente. Il nostro rapporto, che non era mai statobuono, non aveva fatto che peggiorare in quegli anni. Passai un lungo periodo divacanza con gli zii e le zie e, quando iniziai l’ultimo anno di scuola secondaria,sapevo di dover andarmene dalla Nigeria. Quando mia madre ricevette la mialettera da New York nell’agosto del 1992, mi scrisse subito. Una lettera piena didomande preoccupate. Perché avevo fatto una cosa del genere? Quando avevointenzione di ritornare? Perché agivo senza pensare alle conseguenze? Lessi lalettera una sola volta e la strappai. Non le risposi mai. E quella è stata la finedella nostra comunicazione, un voto del silenzio che ancora oggi mi sorprende diessere riuscito a rispettare. Gli scambi con chi era rimasto a casa eranoaltrettanto scarsi, non per risentimento, ma per il bisogno di rendere completo ildistacco. C’era anche la pressione di ricostruire la mia vita in quella città nuova.Lo zio Tunde mi scrisse per dirmi che mia madre aveva lasciato la Nigeria pocotempo dopo la mia partenza, e che si era trasferita in California. Aveva incluso leinformazioni per contattarla nel caso avessi voluto farlo. Per tutto il tempo che hotrascorso negli Stati Uniti sono stato nella East Coast e nel Midwest: New York,Wisconsin e, negli ultimi anni, ancora a New York. Lei, per quanto ne so, è ancoranella West Coast. Non ci incontreremo per caso.

In questo viaggio di ritorno, la piú grande sorpresa è stata rendermi conto diquanto è trascurabile per me il ricordo di lei, di quanto l’ho reso trascurabile,anche ritornando in luoghi che avevamo visitato insieme, o vedendo persone checi conoscevano entrambi. La gente si guarda bene dal chiedermi di lei. Essere

Page 115: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

straniero è questo: quando te ne vai, non rimane un vuoto. Mia madre era unastraniera qui. Non aveva lasciato nessun vuoto dopo diciotto anni, come se nonfosse mai stata qui. E io, orfano di padre, sono anche un uomo senza madre,anche se è solo un volto dai colori pallidi che mi guarda da ogni foto e superficieriflettente. Vago per tutta Lagos e una volta percorro persino la strada checollega Unilag alla fermata dell’autobus di Yaba, ma non riesco a ritornare allatomba di mio padre, su quella stessa strada, al cimitero di Atan.

A dicembre, la polvere soffoca la città. Ma un venerdí mattina nella terzasettimana del mese, la pioggia scende abbondante per la seconda volta nellastagione secca. È un sollievo, ma le strade diventano uno strazio. Dove c’eranodepressioni nell’asfalto, si formano dei laghi. Ai bordi scorrono piccoli ruscelli. Lapioggia cade per una mezz’ora intensa, praticamente appena esco. Su AllenAvenue, dalla lastra grigia del finestrino chiuso vedo un brulichio di maglietteverde acido e pantaloni gialli, camicette verde acido e gonne gialle: studenti coltidi sorpresa dalla pioggia, che corrono a cercare riparo. Gli adolescenti, eccitatidall’acquazzone e dal fuggi fuggi, ridono, ma il tamburellare dell’acqua sul tettodella macchina mi impedisce di sentirli. Guido lentamente attraverso quel sognodi corpi in corsa.

La pioggia smette di colpo come era cominciata. La città è calma e devastata,come succede sempre dopo un’acquazzone. Le strade sono sgombre, l’aria pulita,devo solo evitare le pozzanghere mentre svolto su Ikorodu Road. Sto andando avisitare una vecchia amica. La chiamerò Amina. È una donna ormai, ha la mia

Page 116: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

età, ma l’ultima volta che l’ho vista era una ragazza, e io un ragazzo, e avevamoappena superato il momento del primo amore. Il nostro amore, durato pochimesi, era rimasto con me per tutti quegli anni come uno dei rari ricordi dolci dellacittà. Di recente ci eravamo ritrovati via e-mail. Non avevamo parlato delpassato, e ora sto andando a trovarla.

Vicino ad Akoka, su una strada che conosco bene, un poliziotto mi ferma.Magro, uniforme nera, sguardo famelico. Viene verso l’auto con il passo di unuomo molto piú imponente, un passo lungo, rilassato. Il suo collega, anche luisottile, non si alza dal capanno improvvisato, sul bordo della strada: una panca,quattro pali di legno, tetto di lamiera. La tana di un cecchino.

– Buongiorno, agente.– Sa perché l’ho fermata?La sua sicurezza mi spaventa. No, dico in tono neutrale, non so.– Cosa dice quel cartello? – Indica un cartello alle nostre spalle. È deformato, e

parzialmente coperto da un albero.– Oddio, non l’avevo visto. Questa strada non è mai stata a senso unico.

Dev’essere un cartello nuovo.Ovviamente è una truffa. Il cartello è stato nascosto di proposito.– È a senso unico da qui fino alla fine, all’entrata dell’università.– Non lo sapevo. Scusi, non lo sapevo proprio.Ridacchia. Ha recitato quella parte parecchie volte.– Non è una questione di scuse.

Page 117: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Non avevo visto il cartello. Non lo sapevo.– Il cartello non è per quelli che sanno, oga. Il cartello è per quelli che non

sanno. Non è una bella situazione, la sua. Ma quel cartello è lí per lei. Devevenire con noi alla stazione di polizia.

Scorrono inutili minuti. Non voglio perdere tutto il pomeriggio solo per pagareuna «multa» che piú tardi finirà nelle tasche di qualcuno. Finalmente arriva a farela sua richiesta, o meglio, mi obbliga a chiedergliela esplicitamente.

– Quindi, cosa dobbiamo fare adesso, agente? Magari millecinque, cosí puòandare a mangiarsi qualcosa?

La sua offerta di partenza è cinquemila naira. Mi sforzo di non mostrare il miodisgusto e lo faccio scendere a duemila e cinque. Allungo i soldi, avvio l’auto.Dovreste rispettare la legge, dice. Non importa chi siete, la legge è uguale pertutti.

Tengo gli occhi sulla strada. Il mio viso è una maschera di rabbia.

Amina è uscita in strada per venirmi incontro. È sempre la stessa: ancorafanciullesca, snella, con le guance paffute. Di solito ha i capelli afro, ma oggi si èfatta una semplice treccia. Noto la mano menomata (un incidente in cucina) chenon si sforza di nascondere. Tre dita, due moncherini. Entro nel vialetto dellacasa a due piani. È una villetta borghese, un piano terra con, immagino, due trestanze, e la pittura all’esterno che è diventata grigia in alcuni punti. Icondizionatori spuntano da parecchie finestre e arriva il ronzio di un paio di

Page 118: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

generatori. Sulla soglia c’è un uomo, penso sia il marito, con in braccio unbambino addormentato.

– Mio marito Henry e mia figlia Rekia. Vieni, entra.Stiamo giocando a fare gli adulti.

Il soggiorno ha spessi tendaggi che vanno dal soffitto fino a terra, eun’atmosfera sommessa. Amina sembra meno fanciullesca ora. L’interno della

Page 119: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

casa conferisce al suo corpo e al suo umore un’aria seria. Noto le borse sotto gliocchi, le piccole chiazze di eritema sulle guance, e le protuberanze della manodestra dove un tempo c’erano il medio e l’indice. La luce del giorno forma unacolonna bianca nel punto in cui le tende non riescono a combaciare. Laconversazione è educata. Henry è un uomo gentile, con le spalle strette e un po’di pancetta. Sullo schermo piatto del televisore, che è acceso ma senza volume,c’è un film drammatico di Nollywood.

Lui lavora in banca, ha i venerdí mattina liberi. Lei ha appena lasciato la bancadove lavorava e sta cercando qualcos’altro. Dice che si sta godendo il tempolibero con la figlia, ma la sua risposta ha un tono innaturale. Chiedo comeraggiungono il posto di lavoro, e se hanno intenzione di avere altri figli. A me nonchiedono molto, tranne se ho voglia di pranzare, e io dico di no. Presumo che leiabbia detto di me a suo marito: è il primo cuore che ho spezzato (o forse era ilcontrario). Sarebbe diverso se fossi stato da solo qui con lei, senza lo sconosciutoche non sa nulla delle nostre conversazioni, delle nostre lettere (elaborati corsivisu carta profumata; dove saranno finite?), le assenze da scuola, i primi goffiapprocci a letto, la vergogna e il piacere dopo. E poi farlo di nuovo, e ancora, aogni occasione, travolti da una fame mai provata in seguito.

Le pause durano troppo. La tensione è quella di una sala d’attesa, e mi chiedoperché sono venuto, perché ho cercato, ancora una volta, di recuperarel’impossibile. Racconto l’incontro con il poliziotto, attento a non far trapelare lamia rabbia.

Page 120: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

– Capisci quello che dobbiamo sopportare in questo paese? – dice, ridendo. –Ma hai pagato troppo. Bastavano mille naira.

Ascolto attentamente la sua risata. Non riesco a farla combaciare con quellache ricordo. Non capisco se si è fatta piú cupa, o se c’è qualche altra differenza.C’è qualche traccia nei suoi gesti del giorno in cui la sua mano è rimastaintrappolata in un tritatutto? C’era stato uno sbalzo di tensione, mi aveva dettoun amico comune. Era scivolato qualcosa, o lei aveva infilato la mano nellamacchina. Le lame ruotavano, e aveva perso molto sangue.

Sono distratto da questo pensiero quando Henry mi chiede qualcosa.– Scusa?– Dicevo, pensi che tornerai a vivere qui?– Oh, chi lo sa. Dipende dai soldi. Dipende da un sacco di cose. È piú facile per

i bancari che per i medici. Abbiamo ottime banche e pessimi ospedali.Un’altra pausa. Il traffico fuori. I generatori. Ci sono molte vite e molti anni, e

relativamente pochi istanti in cui le storie individuali si toccano riconoscendosidavvero.

Amina non dimostra mai nessuna goffaggine nel maneggiare oggetti. È lei chemi porge un bicchiere d’acqua, con la presa ad artiglio della mano destra. Scrivecon la sinistra, ma questo lo so soltanto per sentito dire. Ha dovuto imparare dinuovo, con una mano diversa da quella con cui un tempo mi scriveva. Sulloschermo, la telecamera fa un primo piano di un uomo dagli occhi sgranati, poitaglia e passa a un altro, con cui è in atto una battaglia di sguardi. La bambina si

Page 121: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

sveglia. Ciao Rekia, dico. Si ritrae.– Quindi hai pensato di tornare?– Mi è passato per la testa.È la risposta che ho sentito dare da altra gente. Trascorreranno molte

settimane prima che piova ancora. Quando lascio la casa, asciugo lo specchiettolaterale per vedere meglio i tre che mi salutano con la mano. Sono piccoli, vicini,come in un’immaginetta della Sacra Famiglia.

Page 122: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Ventuno

Fuggo dalla famiglia e vado in città da solo per osservarne i mutevoli umori: laletargia del mattino, le serate rumorose, le notti silenziose, buie, interrotte daisuoni dei generatori. È in questi vagabondaggi senza meta che mi sento davveroin contatto con la città. Passano i giorni e non mi soffermo sulla mia infanzia,come avevo immaginato che avrei fatto, non visito le mie scuole e non vedo imiei vecchi amici.

Un pomeriggio, qualche giorno prima di Natale, mentre cammino su AllenAvenue senza una destinazione particolare, mi imbatto in un cartello che indicaun negozio di musica jazz. Seguo le frecce ed entro in una piccola stanza sul retrodi un edificio. Qui almeno c’è qualcosa che soddisfa i gusti di una minoranza.Tutto ciò che è disponibile in molti negozietti di strada è musica nigeriana e ilmeglio di neri americani e artisti caraibici famosi: hip hop, dancehall, reggaeton.

Page 123: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

L’interno, ricoperto di specchi e teche di vetro, è come una versione in miniaturadella scena finale de I 3 dell’operazione Drago. Le teche di vetro hanno unaselezione di musica decente. C’è un po’ di stucchevole «smooth jazz», ma anchevari cd dei giganti: Miles Davis, Thelonious Monk, Sonny Rollins e molti altri. Sitrovano anche gli avventurieri del jazz moderno, come Vijay Iyer e Brad Mehldau.Il soffitto è ricoperto di specchi, come tutto il resto. Le superfici riflettenti,insieme alle violente luci al neon, hanno l’effetto di rendere la stanza piú piccolae magica, invece che piú ampia, come se fossi finito in quelle scatole perriprodurre una camera oscura cosí amate dai primi molatori di lenti olandesi.

Un uomo e una donna stanno parlando vicino alla cassa quando entro. Ladonna sta lavorando a un libro contabile. Mi guardo intorno per un po’, poi, dopoaver preso nota di quello che mi interessa, chiedo i prezzi.

– Oh, mi spiace, non sono in vendita.– Scusi?– I cd non sono in vendita. A meno che non voglia pagarli tremila e cinque

ciascuno.Sono confuso. Un negozio di jazz, ma i cd non sono in vendita. A meno che non

voglia pagarli venticinque dollari ciascuno, una cifra assurda. La maggior partenon mi costerebbe piú di quindici dollari in America, e alcune delle riedizionimolto meno. Cosa intende dire?

– Signore, se vede qualcosa che le piace, possiamo farle una copia. Vale pertutti i cd nel negozio. E costa mille naira. Ma gli originali non sono in vendita.

Page 124: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Un negozio a tutti gli effetti, con un cartello pubblico, su una delle stradecommerciali piú animate della città, con una clientela raffinata, che vive dipirateria. Si rendono conto che è un problema? O basta optare per lasofisticazione senza preoccuparsi delle leggi che difendono la creatività? Lasettimana dopo, visito un negozio chiamato Jazzhole su Awolowo Road a Ikoyi. Elí mi trovo finalmente in un ambiente congeniale, stimolante. Vende libri emusica, e il proprietario è uno dei piccoli ma tenaci esempi di innovatori culturalidel paese. La presentazione è gradevole, simile a molte librerie occidentali: c’èuna vasta selezione di musica jazz, panafricana e internazionale vicino all’ampiaentrata, e file e file di libri verso il fondo, in un ambiente piacevole e silenzioso.Finalmente, penso, lo sfuggente spicchio di sole che cercavo. C’è la musica di AliFarka Touré e Salif Keïta, i libri di Philip Roth, Penelope Fitzgerald e, comesperavo, Michael Ondaatje. Il prezzi sono alti: non piú che in un negozioamericano o inglese, ma di certo inaccessibili per gran parte dei nigeriani.Eppure, sapere che un posto del genere esiste fa una gran differenza per chi habisogno di quel tipo di nutrimento. E meglio i prezzi alti di niente. Ma la pirateriadell’altro negozio di musica è una minaccia per questa attività. I proprietari dellalibreria hanno creato, oltre a una casa editrice, una piccola etichetta discografica,e hanno fatto uscire tre album di quell’artista della bella vita e dal nomemeraviglioso che era Fatai Rolling Dollar. Uno dei loro ultimi progetti è un librointitolato Lagos: A City at Work, un enorme compendio fotografico e testualedella vita lavorativa locale, in cui intellettuali, scrittori e fotografi nigeriani

Page 125: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

affrontano la «natura non-lineare» della città. È un’analisi affascinante di questonostro gigantesco insediamento. E c’è soltanto una parola per ciò che provo neiconfronti di questi nuovi contributi alla scena di Lagos: gratitudine. Questi stimolicreativi stanno emergendo nonostante tutti gli ostacoli, e sono fondamentaliperché sono segni di speranza, in un luogo che, come tutti gli altri su questopiccolo pianeta, ha bisogno di speranza.

Page 126: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Ventidue

Sono in furgone con zia Folake e zio Bello. Hanno parecchie commissioni dasbrigare, e mi sono unito per fare un giro. Ogni istante che posso passare conloro è un piacere. Mia zia è una devota cristiana che si alza alle cinque ognimattina per trascorrere un’ora con la Bibbia e i testi devozionali prima che sorgail sole. Suo fratello è un musulmano impegnato, e appartiene al Nasfat, Nasrul-Lahi-il-Fathi Society of Nigeria, la maggiore organizzazione islamica nigeriana.Con il suo carattere placido, è l’antitesi stessa della jihad, e la cosa piú divertenteè che sua sorella e il cognato a volte lo prendono in giro chiamandolo Mr Osama.Ma, per quanto ne so, non parlano mai di religione, e tantomeno tentano diconvertirsi a vicenda.

Dobbiamo fare parecchie cose stamattina: comprare dei polli vivi, riempirequalche tanica di olio di palma, e andare a ritirare delle valigie di pelle che sono

Page 127: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

state riparate. Quindi percorriamo tutto il quartiere e mi rendo conto di quantoqueste aree periferiche siano diventate popolose in mia assenza. Là fuori, sullimitare della megalopoli, c’è un’atmosfera da vita di villaggio. Ha una densitàurbana, ma nei ritmi di certe interazioni, lontane dalle autostrade e dalleprincipali fermate d’autobus, la vita scorre languida, e in generale menofrenetica.

Le donne che vendono l’olio misurano con gesti esperti la quantità richiesta. Èbellissimo guardar scorrere il fluido: cade in un filo arancione da un contenitoreall’altro, brillando come una spirale di seta. Al di là della strada dove compriamol’olio di palma, c’è una lunga fila di donne e bambini che prendono acqua da unrubinetto, con secchi di plastica dai colori vivaci. È una fila ordinata. Il rubinettosolitario spunta da un tubo attaccato alla cancellata di una grande casa privata.Ma come funziona? Mia zia mi spiega:

– Il governo non fornisce acqua corrente in questa zona, quindi arriva un pezzogrosso locale con la sua fornitura d’acqua. Perforazione, pompa elettrica, cisternasommersa, serbatoio sopraelevato, il sistema completo. Mette un rubinettodavanti a casa sua, paga qualcuno che rimanga a guardia e raccoglie i soldi.Quindici naira al secchio, da pagare prima di riempirlo.

Vedo una bambina di non piú di otto anni che solleva con grande cautela unsecchio pieno fino all’orlo. Lo tiene sulla testa, in tremante equilibrio. Poi avanzain strada, un passo sicuro dopo l’altro, ed entra in una delle piccole case. Una vitaai margini. Per queste persone, che devono comprare l’acqua ogni giorno, se non

Page 128: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

ci sono soldi non c’è acqua. E quando l’acqua c’è, ogni singola goccia è conservatacome una quintessenza. Ripartiamo. Un pensiero porta a un altro, come sempresuccede, e mi viene in mente Ben. Ben è un uomo del National Youth ServiceCorps che lavora alla scuola di mia zia. Dico:

– Sai, mi piace proprio Ben.– Oh sí, è un brav’uomo. Molto coscienzioso, un lavoratore instancabile. È

Ogoni, sai.– Non lo sapevo. Quella gente ha sofferto sul serio. Tutto quel petrolio, e non

vedono un centesimo. La Nigeria è stata dura con loro. L’impiccagione di KenSaro-Wiwa, la repressione militare, i danni ambientali che continuano.

Mi sto infervorando. Poi mio zio dice:– Awon ko l’o m’an je’yan ni? Non sono quelli che mangiano le persone?Rido. Dài, zio, dico, perché i nigeriani sono succubi delle dicerie? Noi – e quello

che intendo è voi – siamo cosí tribali a volte. E comunque, anche i nostri Yorubanon hanno dei rituali orrendamente carnivori associati alla regalità?

Ridono entrambi. I polli nei sedili posteriori fanno un gran baccano, poi sicalmano. Zio Bello dice:

– Ma che dicerie? Non sono dicerie! Bene, ti racconto la storia della mia amicaConstance. Constance lavora nella stessa mia ditta, ad Agidingbi. Questa signoraviene dallo stato di Ondo, e l’hanno mandata in territorio ogoni perché è stata perun po’ nel National Youth Service Corps. E devi sapere che è afin, albina. Be’,durante la settimana di orientamento, e questo avveniva in una regione piuttosto

Page 129: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

sperduta, vicino alle zone tribali e cose del genere, c’era un gran baccano aicancelli ogni notte. È andato avanti per tre notti di seguito, gente che cantava egridava e batteva contro il cancello fino a tarda notte. Finché quelli del YouthService hanno detto, sapete cosa diavolo sta succedendo? Cosí hanno chiesto ingiro e hanno scoperto che al villaggio credevano che pe afin o b’osi rara, won fefa sita, won fe pa je. Ah! Volevano che l’albina fosse portata fuori per cucinarla emangiarsela.

Sgrano gli occhi. Mia zia ridacchia. Quella particolare scelta di parole yorubarende la storia ancora piú divertente.

– Povera Constance. Ovviamente se n’è andata il giorno dopo. Ha finito il corsoa Lagos e poi è stata mandata nella mia ditta.

E poi aggiunge:– Quindi stai attento a quel Ben. Non puoi mai sapere quando ha fame.Una storia terribile, e ridiamo tutti a crepapelle fino a casa.

Page 130: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Ventitre

A volte, le cose assurde fanno ridere. Altre, l’unica reazione possibile è unsilenzio stupefatto. Poco prima del mio arrivo a Lagos, c’è stato un incidenteaereo in Nigeria. Un velivolo della Bellview sulla rotta Lagos-Abuja è precipitato,tre minuti dopo il decollo, nelle foreste vicino al villaggio di Lisa nello stato diOgun. Nessuno dei centodiciassette passeggeri è sopravvissuto. Si parla diun’indagine governativa, e c’è un gran dibattito pubblico per istituire un giorno dipreghiera nazionale. Mentre sono in Nigeria due mesi dopo, un aereo dellacompagnia Sosoliso precipita sulla rotta Abuja - Port Harcourt. Muoiono centoottopersone, due sopravvivono. Tra le vittime ci sono settantacinque alunni chetornavano a casa per le vacanze, quasi tutti del collegio gesuita Ignatius Loyola.Molti dei genitori assistono all’incidente: avviene all’atterraggio, quando l’aereomanca la pista. I vigili del fuoco non hanno acqua e non possono fare altro che

Page 131: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

restare a guardare l’aereo che incenerisce i passeggeri. Ci sono scene strazianti digenitori che si contendono piccoli corpi irriconoscibili. Qualche giorno dopo, lemadri dei bambini morti organizzano una protesta pacifica a Lagos. Alla marcia,la polizia lancia gas lacrimogeni sulle madri, alcune delle quali hanno perso anchetre figli, e il tutto finisce lí. Non ci sono altre proteste, nessun risarcimento.

Una frase che sento spesso in Nigeria è idea l’a need, cioè «abbiamo bisognosolo dell’idea o del concetto in generale». La gente la pronuncia in variesituazioni, è un modo per dire basta cosí, non c’è bisogno di perdersi nei dettagli.La sento di continuo. Dopo che l’elettricista ha installato l’antenna e l’unica cosache vediamo è la Cnn e anche disturbata, invece dei trenta canali che ci sonostati promessi, la reazione non è di rabbia perché ha fatto male il suo lavoro, ma«ce la faremo andare bene, dopotutto idea l’a need». La sicurezza non è il puntodella questione. Una parvenza di sicurezza è quello che conta.

Poco dopo il secondo incidente aereo, sto pianificando di andare ad Abuja.Penso di poter correre il rischio, ma nessuno è d’accordo, in famiglia. Compro ilbiglietto comunque e parto una settimana dopo l’incidente. Ho grande fede nellastatistica. Ma quando sono in volo, mi chiedo: quando è stata l’ultima volta chedue voli passeggeri sono caduti nello stesso paese a sei settimane di distanza? Ese succede con due, perché non tre? La situazione nigeriana è speciale. Ci sonomotivi fondati per avere paura. La Nigerian Airways, la compagnia nazionale, hachiuso dopo anni di cattiva gestione. Al suo posto, sono le compagnie straniere acoprire le redditizie rotte tra Lagos e l’Europa. Alcune compagnie private

Page 132: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

collegano varie città della Nigeria all’Africa occidentale. Ogni giorno ci sono varivoli tra Lagos e Abuja. Ma è in Africa, che copre meno del quattro per cento deltraffico aereo mondiale, che avvengono piú di un quarto di tutti gli incidenti aerei.Le indagini ufficiali condotte in Nigeria hanno rivelato che molte delle linee aereeprivate usano velivoli vecchi, alcuni dei quali sono in servizio da piú di trent’anni.Sono aerei tokunbo, acquistati da compagnie europee che volevano disfarsene.Una ricetta per il disastro assicurato in un paese dove la cultura dellamanutenzione è quasi inesistente.

Un’altra parte preoccupante del problema è la corruzione. Le autoritàdell’aviazione civile non hanno fatto rispettare il suggerimento di ritirare tutti gliaerei con piú di vent’anni di servizio. Se quella raccomandazione fosse stataseguita, si sarebbero forse evitati gli ultimi disastri. Per come stanno le cose, cisono ben pochi dubbi che sostanziose mazzette siano passate di mano in manoper tenere in attività i vecchi aerei. Il giorno della mia partenza il governo vietaalle compagnie aeree Sosoliso e Chanchangi di volare. Il divieto viene rimossopoco dopo. Il giorno del ritorno a Lagos vengono bloccati tutti i Boeing 737 delpaese, a prescindere dalla compagnia aerea. La conseguenza è una serie di graviritardi all’aeroporto. Nessuna spiegazione dalla Virgin Nigeria quando finalmentesaliamo a bordo, sei ore dopo.

La situazione della Nigeria fa venire in mente i culti dei melanesiani, checostruivano piste e «torri di controllo» in bambú e rafia nelle foreste, convinti chequeste strutture, parodie della moderna aviazione, avrebbero portato benefici

Page 133: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

materiali dispensati dagli dèi dei cieli. Un po’ come gli abitanti del Pacifico, inigeriani non hanno sempre gli strumenti filosofici adatti per maneggiare i benimateriali che sono cosí desiderosi di possedere. Facciamo volare gli aerei ma nonli costruiamo, né tantomeno ci impegniamo nella ricerca aeronautica. Usiamo icellulari ma non li produciamo. Ancora piú importante, non alimentiamo il tipo dipensiero che porta allo sviluppo di telefoni o motori per jet. Una parte importantedi quegli strumenti filosofici è costituita dall’attenzione al dettaglio: il rifiuto diosservare solo le linee generali di un sistema, l’amore per la precisione, il rispettoper lo spirito scientifico e creativo che è alla base di qualsiasi produzione.

Abuja, la capitale della Nigeria, emerge dal Sahel come una visionemodernista. I viali sono ampi e puliti, gli edifici governativi imponenti e conquell’aria senz’anima e vagamente fascista comune alle capitali, da WashingtonD.C. a Brasilia. La Moschea Nazionale è una gigantesca chimera fantascientifica,e ricorda una nave ammiraglia aliena appena atterrata. La Cattedrale Nazionale,una puntuta costruzione modernista, sta per essere completata. Queste case diculto che competono per il prestigio sono i due edifici di spicco nel panoramadella città. Il ristorante thailandese dove mi portano a cena i miei amici èarredato elegantemente come altri che ho visto nel mondo, ed è anche molto piúcostoso di quanto gran parte dei nigeriani si possa permettere. Il bowling a cuiandiamo dopo cena ha corsie illuminate al neon, musica assordante e giovani allamoda. Ma sono questi i segni del progresso? Sí, almeno in parte. Gli affari vannoa gonfie vele, c’è una grande libertà d’impresa e con essa la speranza che sempre

Page 134: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

piú persone possano uscire dalla povertà.

Ma è ancora un progresso preso a prestito e privo dell’impegno ideologico chepuò renderlo reale. Il presidente della federazione non riesce a evitare continuidiscorsi su Dio e in questo è molto simile ai suoi elettori. L’ossessione delpresidente Obasanjo è «l’immagine» del paese. È convinto che il danno maggiorealla Nigeria sia stato inflitto dai suoi detrattori. Sono le persone antipatriottiche,

Page 135: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

secondo lui, quelle che rovinano il paese, e insiste che l’unico vero difetto èsottolineare sempre i difetti. Bisognerebbe parlare solo delle cose positive.Dopotutto, nessuna società può definirsi perfetta.

Mentre gli edifici e le strade della capitale suggeriscono un’idea di societàrazionale e ordinata, la realtà è esattamente l’opposto. Si preferisconospiegazioni sovrannaturali per gli eventi piú ordinari. Lo zio Tunde mi haraccontato una storia su suo padre, mancato qualche anno fa. Era un uomogioviale che fumava di continuo, e l’avevo visto due volte da bambino. Per anni,non era mai andato a dormire senza mezza pinta del suo tonico preferito: laGuinness Stout che teneva nascosta sotto il letto.

Morí in pace nel sonno, all’incredibile età di centosei anni. Ma dopo la suamorte, c’era ancora qualcuno in famiglia pronto a borbottare che dovevanoavergli fatto una magia nera. W’on se baba yen pa ni: qualcuno ha ammazzato ilvecchio. Nulla succede per cause naturali: c’è una diffusa credenza nel ruolo dellamagia e delle malefatte. Oltre a quest’animismo, una recente epidemia dicristianità evangelica ha travolto il paese, soprattutto nel Sud.

La Chiesa è diventata uno dei maggiori business in Nigeria, con sedi e«ministeri» che spuntano come funghi su ogni strada. Sono cristiani militanti, chepredicano una potente combinazione di terrore delle fiamme infernali e amoreper la prosperità economica. Molti dei fedeli piú ardenti sono studenti di scuolesecondarie e college. È la visione del mondo in cui la preghiera è una soluzionesufficiente per gli incidenti aerei. Tutti si aspettano un miracolo, e quelli che non

Page 136: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

lo ricevono vengono incolpati di non avere abbastanza fede. In parte per questo,in parte per altre dinamiche interne, anche l’Islam è diventato estremo,soprattutto al Nord. Alcuni degli stati settentrionali, come ad esempio Zamfara,sono di fatto entità teocratiche in cui la sharia è legge. Passo la notte davanti allaZamfara State House ad Abuja e non riesco a dormire per le lamentazionicostanti che arrivano dalla moschea che sorge nello stesso perimetro.

Lo scollamento dalla realtà della Nigeria è perfettamente esemplificato in treprimati che il paese ha ottenuto di recente nei media internazionali. La Nigeria èstata dichiarata il paese piú religioso del mondo, i nigeriani il popolo piú felice, enell’indagine del 2005 di Transparency International sulla percezione dellacorruzione, la Nigeria si è classificata terzultima su centocinquantanove paesi.Religione, corruzione, felicità. Perché, se i nigeriani sono cosí religiosi, sipreoccupano cosí poco di problemi etici e di diritti dell’uomo? Perché, se sono cosífelici, c’è tanta disillusione e sofferenza repressa? La profetica canzone di FelaKuti, Shuffering and Shmiling, rappresenta ancora la nostra situazione. Fela Kutiera un gran sostenitore del popolo, ma anche il suo critico piú feroce. Parlavaapertamente delle nostre assurdità. Shuffering and Shmiling raccontava di come,in Nigeria, c’è un’incredibile pressione culturale che ti costringe a dichiarare diessere felice, anche se non lo sei. Soprattutto se non lo sei. Le persone infelici,come le madri in lutto in una marcia di protesta, sono relegate in un cantuccio.Essere infelici è sbagliato. Ma non è necessario perdersi nei particolari quandoabbiamo bisogno soltanto dell’idea generale.

Page 137: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Ventiquattro

La stazione degli autobus Ojodu-Berger è collegata alla superstrada da unaripida strada sterrata. Centinaia di autobus e macchine si incrociano in questopunto a tutte le ore, come una gigantesca mandria che guada un torrente e siarrampica sulla sponda opposta. Se si va a sud, il vecchio casello per entrare aLagos è soltanto a dieci minuti di distanza. Nei giorni in cui il traffico è scorrevole,non ci vuole molto per superare i distretti di Alausa e Oregun. Dall’alto del pontedi Ojota, dove la lunghissima Ikorodu Road si inoltra nella città a perdita d’occhio,si gode una vista panoramica della popolosa area sottostante: auto, molue,danfo, persone. Un movimento perpetuo che mi è familiare. Quando vivevamo aOpebi, percorrevo questa strada ogni giorno per andare a scuola. Ora quellecentinaia di viaggi mi tornano alla mente come se fossero uno solo,perfettamente nitido. Davanti a noi è distesa una donna gigantesca, che da un

Page 138: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

cartellone pubblicitario bisbiglia: «Con chi dormi stanotte?» È una pubblicità dimaterassi. Subito dopo c’è un altro cartellone con dei giovani che ballano a unafesta. La scritta è: «Non sorprende che i nigeriani siano il popolo piú felice sullaterra». Lo sponsor del cartellone è British American Tobacco.

Quando superiamo Ojota, vedo qualcos’altro: in una vallata a destra, appenaal di là della superstrada, torreggiano le alte mura fortificate di qualcosa cheassomiglia a un castello medievale. All’interno, visibile dalla strada, un densoagglomerato di edifici circonda un parcheggio in piena attività. All’entrata delcomplesso c’è un enorme cancello rosso: Chinatown. Chinatown a Lagos? Propriocosí, ed è un altro segno che siamo in un posto normale, o perlomeno un postoche aspira alla normalità, come New York, Londra, Vancouver, San Francisco, chehanno la loro Chinatown. Questa è come tutte le altre, persino con i carattericinesi giganteschi sulla facciata. I cinesi, la cui presenza è ben visibile in tutta lacittà, arrivarono come mercanti, impresari, operai. Ormai Lagos è casa, per loro.Crearono il complesso di Chinatown nel 1999, vendendo vestiti, apparecchiatureelettroniche e digitali, attrezzi da cucina. I nigeriani arrivarono a frotte, i prezzierano bassissimi. Ma la vita qui non è facile per i cinesi. I commercianti hannoenormi difficoltà a sdoganare le loro merci nei porti del paese: devono pagaremazzette sostanziose e i tempi di consegna sono imprevedibili. E durante il miosoggiorno a Lagos, il governo fa chiudere temporaneamente tutti i negozi diChinatown, con il pretesto di indagare su un giro di pirateria di compact disc.

Ma i cinesi non sono gli unici nuovi in città: è arrivata gente da ogni parte del

Page 139: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

mondo per approfittare della nuova economia libera: indiani, libanesi, tedeschi,americani, inglesi. Li vedo nei ristoranti, nei mall, nei mercati all’aperto. Hanno leloro scuole private, le zone residenziali. Quando ero piccolo la gente come miamadre era una rarità, qualcosa che attirava gli sguardi degli adulti e facevagridare oyinbo ai bambini. C’erano pochi caucasici, sparpagliati qua e là,prevalentemente a Ikoyi e al campus della University of Lagos. Ora è diverso. Sipossono fare un sacco di soldi in Nigeria, e il mondo, di tutti i colori, è arrivato quiper tentare la fortuna. Il «gigante d’Africa», come la Nigeria si autoproclama,chiuso per tanto tempo a causa della sua reputazione di mercato difficile, adessoè aperto. C’è una grande attività, un’incredibile energia repressa che ora vieneliberata, e si ha la sensazione che fare affari sia possibile. Ma il passato continuaad accerchiare il presente come acqua alluvionale. Una formulazione facile, certo,ma quale passato ho in mente? Quello della nazione, penso. Ma forse sto anchepensando al mio, forse i due sono collegati, come un piccolo segmento di litoralesi forma con la stessa logica che modella la piattaforma continentale.

L’auto davanti a noi nel traffico, una decrepita Peugeot 504, ha un adesivo conun viso sorridente e le parole «Rilassati! Dio ha la situazione sotto controllo». Miviene in mente che il malcelato senso di panico che contamina cosí tanteinterazioni è dovuto proprio al fatto che nessuno ha la situazione sotto controllo,e nessuno in fin dei conti è responsabile di qualcosa. La vita in Nigeria, e a Lagosin particolare, richiede una vigilanza costante. È del tutto possibile fingere diessere felici, ma quello che non si riesce davvero a fare è rilassarsi. Una storia

Page 140: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

raccontata da mia zia mi chiarisce le idee. Avevano due cani, un basenjiaffusolato di nome Zo e una volubile bastardina che avevano chiamato MaryamAbacha, in onore della moglie del dittatore dell’epoca. I cani morirono nellostesso giorno. Mia zia spiega che a volte, prima di rapinare una casa, i ladriuccidono i cani da guardia lanciando bocconcini avvelenati al di là del cancello. Èimprobabile quindi che siano morti per cause naturali nello stesso giorno; sonostati di sicuro avvelenati. Le chiedo quando è successo. – Pochi giorni prima deltuo arrivo, – dice. Mi domando se questo significa che dobbiamo aspettarciun’altra visita degli eserciti della notte. La possibilità è troppo terrificante peressere contemplata ad alta voce. La vista delle cucce vuote dietro una cancellataarrugginita mi turba in modo diverso. Non è paura, ma qualcosa di molto piúdistinto. La sensazione dura parecchie settimane, e rimane come sottofondo nellevarie riunioni con famigliari e amici. È intensificata dalle cose che vedo vagandoper la città, e che mi fanno pensare. Lotta e assenza. Uno strano stordimento,qui, tra le persone piú felici del mondo. In Nigeria, sperimentiamo tutte le cosepositive che danno senso alla vita, ma sempre con una vena di inquietudine, difragilità. E se tutto ciò che sta per succedere fosse già accaduto, e quelle chevediamo fossero solo le conseguenze? Questo pensiero mi turba ancora di piú.Devo passare davanti alle cucce ogni volta che entro o esco dalla proprietà. Sonouna accanto all’altra, incastonate nelle mura di cemento che circondano la casa.Non possono essere rimosse o bandite dalla memoria, e cosí come stanno ora,aperte, sembrano piú desolate di quando erano nuove e vuote.

Page 141: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Venticinque

La proliferazione di nuovi fast food sul modello di quelli americani misorprende. Quando me ne sono andato all’inizio degli anni Novanta, ce n’era solouno, Mr Bigg’s. Ora ce ne sono tantissimi, molti in franchising, in ogni quartieredella città. Mr Bigg’s e i suoi principali concorrenti – Tantalizers e SweetSensation – sono locali ben gestiti, che servono hamburger, dolci e specialitànigeriane. In generale, questi ristoranti sono puliti come il McDonald’s medio,hanno l’aria condizionata e le toilette funzionano. La maggiore competizione negliultimi anni ha fatto sí che i prezzi si abbassassero. Mr Bigg’s aveva aperto comelocale in cui i ricchi potevano portare i figli, ma ora nessuno di questi ristorantipunta alla borghesia come clientela. È un modesto trionfo per la libera impresa,un piccolo esempio di qualcosa di ben fatto nella nuova Nigeria. Finora, nessunadelle catene di fast food americane ha aperto a Lagos. Non se ne sente la

Page 142: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

mancanza.C’è un ristorante Tantalizers vicino a casa dei miei parenti. Mi viene

improvvisamene voglia delle loro lumache piccanti e degli spinaci stufati con semidi melone. Decido di uscire di casa e di andarci in mototaxi. La motociclettacommerciale, chiamata da tutti okada (dal nome dell’uomo che la introdusse nelmercato nigeriano), si è giustamente guadagnata la fama di mezzo di trasportostraordinariamente pericoloso. Bisogna tenersi aggrappati alla vita del guidatoreche zigzaga abilmente nel traffico, e i due passeggeri (o qualche volta persinotre) assorbono gli urti di qualsiasi buca mentre si ricoprono della fine polvererossa della città. Gli incidenti sono all’ordine del giorno. Per le donne è troppopericoloso stare sedute di lato, quindi alzano la gonna e salgono a cavalcioni.Molte di loro indossano i capi tradizionali che si avvolgono intorno al corpo, blusae gonna. A Lagos la moto rimane il modo piú rapido ed economico di coprire brevidistanze, e anche le donne non sembrano far caso alla temporanea intimitàpubblica a cui le costringe. Le minacce di bandire l’okada si ripetono a intervalliregolari, ma la popolarità del mezzo sembra garantita.

Uscito da Tantalizers, riprendo una moto e vedo un cartello sul lato dellastrada che dice: «Diventa antiproiettile», e per prima cosa penso a Clark Kent,poi capisco che è una pubblicità per rinforzare i tergicristalli delle auto. Altricartelli, di chiese o erboristi, promettono miracoli piú naturali e in generale menoprobabili: «Aspettati un miracolo stanotte», «Guarirai dall’Aids e dall’infertilità». Epare che, nonostante le delusioni notturne, la gente continui ad aspettarsi i

Page 143: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

miracoli. Quando torno a casa, prendo un secchio e mi preparo per la doccia. Inquesta stagione, bisogna farsene minimo due, io arrivo a tre o anche di piú, percombattere il caldo e togliermi di dosso la polvere. L’acqua fresca e il bagno buiomi danno subito una sensazione di benessere. La sottile armatura di polverescompare. Rivoli scuri scivolano via dal corpo e serpeggiano verso lo scarico. Ilmondo è di nuovo calmo e pulito.

Appena esco dal bagno squilla il telefono. È la madre del mio amico Seyi, devoconsegnarle tre libri da parte di suo figlio, che vive a New York. La signoraAboaba è un’illustre avvocatessa di uno studio a Victoria Island. Ma questi nonsono libri di legge: Dopoguerra di Tony Judt, Un problema dall’inferno diSamantha Power e, a bizzarro completamento del trio, Virgole per caso.Tolleranza zero per gli errori di punteggiatura!, di Lynne Truss. La signora Aboabami ringrazia per il favore.

– Vuole darmi l’indirizzo, ma? Dovrei riuscire a portarle i libri alla fine di questasettimana.

– Oh no, lasci perdere, troppo lontano. Non voglio disturbarla. Mando qualcunoa prenderli.

– È sicura, ma?– Sí certo, faremo cosí. È a casa oggi pomeriggio? Mi dia l’indirizzo, mando

qualcuno del mio ufficio.Qualcuno suona il campanello un’ora dopo. L’uomo al cancello indossa una

camicia a maniche lunghe perfettamente infilata nei pantaloni con le pince. È

Page 144: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

snello, e ha un bel viso dai tratti forti. Dalla pelle chiara immagino che sia Ibo, ene ho la conferma quando si presenta come Chinedu. Lo accolgo nella proprietà efaccio strada verso il soggiorno al piano di sopra.

Ci sediamo al tavolo da pranzo e chiacchieriamo un po’. Ha preso il danfo pervenire in città, passando per il Third Mainland Bridge. È stato un viaggio facile,dice, perché era passata l’ora di punta del mattino e il traffico del pomeriggio nonera ancora iniziato. Gli chiedo se vuole bere qualcosa, lui annuisce. Avrà pocomeno di trent’anni, ma a parte un dente malmesso, sembra molto piú giovane.Ha ancora un’aria da studente. Dal gran sorriso che gli vedo in volto capisco cheè meravigliato quando gli porto una lattina di Pepsi. Solo allora mi viene in menteche siccome le bevande in lattina costano piú di quelle in bottiglia – il contrario diquello che succede negli Stati Uniti –, la lattina gli dev’essere sembrata unastranezza. Non vorrei stare lí a guardarlo bere ma non posso fare altro. Prendedei piccoli sorsi, poi, per chiarire che non è un semplice messaggero, dice:

– In realtà sono un assistente. Ho fatto l’università. Certo, non sono come ipezzi grossi in studio, no, ma aiuto con le ricerche e il lavoro d’archivio.

E gli fanno fare anche ogni genere di commissioni, ma non lo dice. Sembratimido ma si capisce che si comporta cosí per adeguarsi. È loquace, ma c’èqualcosa che lo trattiene. Vorrei sapere se è sposato, se ha dei figli. Mi chiedoquali altri pesi deve portare su quelle fragili spalle, ma decido di non faredomande. Dice:

– In realtà dovrei rientrare.

Page 145: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Non ha finito la sua Pepsi. Metto i libri della signora Aboaba in un sacchetto diplastica e glieli consegno. Usciamo. Non ci sono nuvole e il cemento del cortile èdi un bianco abbagliante. Le nostre ombre oscillano davanti a noi. Chineducomincia subito a grondare. Io non sudo molto, ma la sensazione di freschezzache mi aveva dato la doccia è sparita. Mentre avanziamo piano verso il cancello,superando le cucce vuote, lo ringrazio. Fa un gran sorriso, dice ancora «in realtà»,poi si interrompe e cerca le parole migliori. Gli brillano gli occhi.

– Non volevo causare… cioè, non volevo disturbare.– Nessun disturbo.– Quello che volevo dire è… non vorrei che il mio capo abbia da lamentarsi.

Quindi se è possibile, non le dica…Annuisco e gli assicuro che non intendo fare nessun rapporto al suo capo. E

che può sentirsi libero di dire tutto quello che vuole.– Be’, il fatto è, signore, che sono cosí felice di averla conosciuta. Ho sempre

sentito parlare di persone che sono andate all’estero, sa, in America. Ma non homai avuto l’occasione di incontrarne una. Quindi è una giornata positiva per me.

Si interrompe e controlla la mia espressione, sempre sorridendo. Poi prosegue:– In realtà, vorrei conoscerla. Cioè, conoscerla davvero, sa. Magari un giorno,

grazie a lei, avrò l’opportunità di andare in America. Conoscersi davvero, intendo,come amici.

Mi ricorda Leonard Bast in Casa Howard. L’acuta consapevolezza delladifferenza sociale e la speranza che quella differenza possa essere colmata

Page 146: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

dall’entusiasmo e dallo zelo. Mi ricorda dolorosamente me, quando mi ritrovavo insituazioni socialmente asimmetriche, nei primi anni negli Stati Uniti, quando eroun Leonard Bast per qualcun altro. C’era stata la vaga umiliazione della certezzadi meritare di piú. Raggiungiamo il cancello, lo apro.

– Capisco, certo.– Oh, signore, sono cosí felice che mi capisca, davvero. Come le ho detto…

Sono felice di conoscerla. Se potessimo scambiarci i numeri di telefono, sa, perrimanere in contatto. Oppure la e-mail, se è d’accordo.

– Certo, sono d’accordo, ma il fatto è, Chinedu, che dovrò passare dallasignora Aboaba ancora una volta prima di lasciare la Nigeria. Quindi non c’èfretta. Ci vedremo là e ci scambieremo i dati, perché il telefono che ho qui è dimia zia. Quindi, meglio piú avanti.

– Va bene, va bene. In realtà è meglio cosí. Spero di vederla. Sono là tutti igiorni.

– E non si preoccupi, non dirò niente al suo capo. E grazie ancora per esserevenuto a prendere i libri. Ci vediamo presto, no?

– Sí, oh sí. Grazie.Gli stringo la mano, con la certezza che non lo rivedrò mai piú. Sta ancora

sorridendo, le file perlacee dei denti interrotte da quell’unico incisivo derelitto. Faper parlare ma poi cambia idea. Ci salutiamo con un cenno del capo, sorridendo,senza dire altro. Si incammina per il lungo, silenzioso viale sterrato che porta alcancello della proprietà. Tra pochi minuti sarà alla stazione dell’autobus e si unirà

Page 147: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

di nuovo alla grande massa dei meritevoli, in attesa del miracolo. Si tiene alcentro della strada, e cammina con passo regolare. Lo guardo a lungo, e la suasilhouette diventa pian piano inconsistente, sopraffatta da piccole nuvole dipolvere. Poco dopo, c’è soltanto la strada.

Page 148: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Ventisei

Passo tre giorni in un torpore febbrile, e quando arriva il ventisette didicembre, un martedí, la data sul mio biglietto di ritorno, sono a letto,agonizzante. Ho caldo, freddo, caldo, me ne sto rannicchiato quasi nudo sottouno spesso strato di coperte, a sudare e tremare, con dolori dappertutto. La dosemassiccia di Coartem che prendo sembra placare i sintomi, ma ha terribili effetticollaterali. Vomito una gran quantità di liquidi, specialmente il porridge che homangiato a colazione. E devo correre di continuo in bagno, come se il corpotentasse freneticamente di liberarsi dell’agente patogeno. Prendo un antidiarroicoe un antimalarico. Sento dei passi, respiri pesanti, il rumore di una lama sullapietra, lo sventolio di un grosso cappotto. Nel momento di maggior delirio penso:È venuto per me. Ma il pensiero passa e va, cosí come le allucinazioni.

In tarda mattinata, un ospite entra in camera da letto. Oluwafemi è un amico

Page 149: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

fin dai tempi di Zaria, era piú piccolo di me. Come gran parte dei compagni chenon ho visto per piú di un decennio, è diventato un uomo imponente. Fa praticacome avvocato e spera un giorno di aprire uno studio specializzato in dirittod’impresa a Lagos.

– Ho la malaria.– Oh, non dire cosí.Sono stupefatto.– Cosa intendi? Ce l’ho, la malaria.– Intendo, non dire cose come «Ho la malaria». La lingua è molto potente, lo

sai.– Oh. Be’, questo è meraviglioso, ma il fatto è, vecchio mio, che ce l’ho

davvero. Quindi lo dico. Sto da cani da almeno ventiquattr’ore.– È il fatto di dirlo che ti fa stare male. Non sei malato.Non ho davvero voglia di discutere con lui. Corro in bagno. Quando torno, e mi

trascino a letto, dico:– La femmina di zanzara Anopheles mi ha beccato. È la realtà. È il parassita

Plasmodium che scombussola i miei globuli rossi, quindi, prima lo ammetto a mestesso prima posso curarmi, Oluwafemi. È inutile fare finta di niente.

Cerco invano segni di comprensione sul suo viso. Non fa che scrollare il capo,come se fosse dispiaciuto per me, intrappolato in una visione scientifica delmondo. «Rilassati! Dio ha la situazione sotto controllo». E nel suo atteggiamentotrovo la chiave di quello che ho osservato nelle settimane precedenti. L’idea che il

Page 150: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

fatto di pronunciare una cosa la rende reale, che le leggi dell’immaginazionecontano piú di tutte le altre. Ma ovviamente Oluwafemi è giustificato: lui è ilritratto della salute, mentre io, incurante della lingua e della fede, agonizzo tra lelenzuola umide.

Ho ancora la malattia in corpo quando arrivo all’aeroporto per la partenza. Hola febbre, e non ho per niente voglia di viaggiare. Penso persino di cancellare ilvolo. Il funzionario all’entrata mi chiede, con un’espressione cupa, se ho qualcosaper lui. Dollari forse, o naira. No, gli dico mostrandogli le mani aperte, non honiente. Le mie borse vengono perquisite e poi prese in consegna da un giovialeaddetto ai bagagli. Qualcosa per me, vuole sapere, qualcosa? No, niente stasera,niente. Supero la sicurezza e vado al gate. Dal vetro laminato del terminal, unafila di grandi lampade fosforescenti illumina il crepuscolo lungo l’ampio tunneldell’edificio principale, finché arriviamo al gate ed entriamo nel passaggio strettoe chiuso che porta al velivolo. Chiudo la cintura di sicurezza. Sento piccole gocceformarsi ed evaporare sulla fronte. Tutt’intorno, il trambusto della partenza,gente con il bagaglio troppo grande, discussioni sull’assegnazione dei posti. Gettidi aria fredda sibilano dalle bocchette sopra di me, e si sente una specie dicompressione in cabina. La parola «casa» indugia nella mia bocca come un cibosconosciuto. Una parola cosí semplice, ma di cui è cosí difficile definire ilsignificato. Non siamo ancora decollati che già c’è qualcosa che mi risucchia versoquesta città, verso questo paese. Quando l’aereo è pieno, tutti sono seduti,hanno allacciato le cinture, e i portabagagli sopra le nostre teste sono chiusi,

Page 151: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

rimaniamo fermi sulla pista per mezz’ora. E poi finalmente, senza nessunaspiegazione dallo staff di volo, cominciamo a muoverci. Appoggio la testa alfinestrino.

L’aereo molla gli ormeggi, si leva sopra la città, sopra le infinite, piccole luciche punteggiano il paesaggio come stelle, sopra la notte di harmattan senzanuvole, e si alza nell’etere, finché non c’è piú nulla di visibile nella tenebra sottodi noi, solo la curva scura della terra.

Page 152: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 153: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Ventisette

La neve è ovunque. Ruba i dettagli alle strade e smorza il viavai fuori dallafinestra. Nel calore dell’appartamento, il mio corpo reagisce ancora alla differenzadi fuso orario. Sono le cinque del mattino, ho l’insonnia. Seduto con una tazza ditè in mano, un ricordo di Lagos riaffiora, un istante del mio breve viaggio chespicca nel tempo.

Sono ancora là, nella zona intorno alla chiesa anglicana di Saint Paul, Iganmu,dove gli edifici coloniali si sgretolano accanto alle baracche sul ciglio della strada,e la facciata decadente del Government Press si deve confrontare con le lucideporte a vetro di Mr Bigg’s. Qui la città non ha piste, come un deserto. È un caldogiovedí pomeriggio. La gente è indaffarata e io, da solo, vago senza meta. Sumolti edifici è dipinta una frase semplice ma misteriosa: «Questa casa non è invendita». Le viuzze si snodano una dentro l’altra come una cesta di anguille;

Page 154: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

nessuna corre parallela. Perdere il senso dell’orientamento in questo modo miporta sempre a provare emozioni ambigue. Non sapere dove sono mi espone avari pericoli, e c’è sempre la possibilità di essere avvicinato da qualchepersonaggio ostile. D’altra parte, lasciare gli ormeggi mi consente di avvicinarmialla città come luogo puro, e di muovermi senza avere preconcetti su cosa vedròappena girato un angolo.

Sono in un labirinto. Un labirinto, non un dedalo. Non avevo mai pensato alladifferenza, prima, ma ora mi è chiara. I sentieri tortuosi di un labirinto conduconosempre a un centro. Un dedalo, invece, è pieno di vicoli ciechi, strade senzauscita, segnali falsi: il dedalo è il regno di un dio imbroglione. Quando entro inuna strada assolata nel cuore del quartiere, provo la sensazione di essere lí perun motivo: come se fosse un ritorno, un centro, anche se non ci sono mai statoprima. È una via stretta, lunga meno di centocinquanta metri, ed è piena dibarche. Le barche sono in deposito, le prue spuntano da ciascuno degli edifici daun lato del vicolo, quasi tutti a due o tre piani. Siccome il sole è alto e sonodisorientato, non capisco se questo è il lato sud oppure nord. Al di là degli edifici,c’è un muro di cemento dietro tre alberi imponenti. Il muro corre lungo il vicolo esotto gli alberi ci sono dei bambini che giocano. Una donna rimesta una granpentola di fagioli. Questo lato della strada è chiazzato dalla luce. Mentre avanzonella stradina, o meglio vengo trascinato da qualcosa, come dalla forza dellamarea che si ritira, vedo che le sagome che spuntano dalle case non sono prue dibarche. Sono bare, decine di bare, di varie dimensioni e in diversi stadi di

Page 155: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

completamento, in una disposizione pratica e ordinata.Non ci sono auto parcheggiate nel vicolo, solo un paio di motociclette, ma c’è

molta attività. Gli uomini, a petto nudo o in canottiera bianca, lavorano il legnocon seghe, pialle e altri attrezzi da carpenteria. I loro corpi brillano nellamezz’ombra dei negozi. Sono tantissimi, dev’essere una specie di consorzio: è quiche fanno tutti i lavori e vivono con le loro famiglie. Ma gli unici prodotti, aquanto vedo, sono le bare. Non ci sono tavoli, sedie, armadi, o altro, solo bare,alcune dipinte di bianco, alcune verniciate con una finitura lucida, molte pallide eancora senza mordente. Qualche asse è appoggiata al muro al di là della strada.Su un cavalletto c’è una bara verniciata di un colore scuro. È imponente, con lemaniglie di ottone, e sembra fuori luogo e imprevedibile quanto una Rolls-Royceparcheggiata in un ghetto. È mezza aperta, e si intravede un interno imbottitoricoperto di sontuoso satin bianco: un invito al sonno.

Vorrei estrarre la piccola macchina fotografica che ho in tasca e catturarequella scena, ma ho paura. Paura che i carpentieri, assorti nei loro compitimeditativi, alzino lo sguardo; paura di imprimere sulla pellicola ciò che esiste soloper essere ricordato, un’occhiata veloce seguita dall’oblio. Un uomo alto inberretto azzurro cielo muove le braccia avanti e indietro su un’asse color burro.Ha braccia nere, muscolose, e tiene un occhio chiuso mentre lavora. I truciolicadono in un tappeto ai suoi piedi. È immerso fino alle caviglie in quei resti dilegno che, mi viene in mente all’improvviso, trovavo cosí affascinanti a sette ootto anni. Ricordo il falegname che aveva fatto i nostri mobili, i mucchi di trucioli

Page 156: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

nel suo negozio e la fragranza dolce, oleosa, che emanavano, un aroma adattoalla natura giocosa del materiale, quei riccioli d’oro esuberanti che sembravanotrascendere la materia da cui nascevano.

C’è una particolare dignità in quella piccola strada, con le fogne a cielo apertoe i tetti arrugginiti. Non si predica nulla qui. I suoi abitanti semplicementeservono la vita assicurando un buon passaggio ai morti, un lavoro complessovisibile per un istante e poi nascosto per sempre. È un luogo misterioso, questoarsenale di Caronte, ma ha anche una purezza rincuorante, o meglio un’integrità,la sensazione confortante che esiste un ordine nelle cose, la solida rassicurazionedi un disegno ben strutturato, e la sento cosí intensamente che quando arrivo allafine della strada e vedo, alla mia destra, il sentiero che conduce fuori dal labirintofino al normale trambusto della città, esito a imboccarlo. Ma so bene che nonposso rimanere.

I bambini gridano dalla parte in ombra della strada mentre giocano con unavecchia ruota di bicicletta. Un piccolo, escluso dal gioco, si mette a piangere,finché un altro non lo prende in braccio e gli fa il solletico fino a farlo gorgogliaredeliziato. La donna continua a rimestare i fagioli, mettendo un dito nella pentolaper assaggiarli. Questa è la strada in cui vengono tutti gli abitanti della vecchiaLagos, a prescindere dalla classe sociale, quando qualcuno muore. Arrivano congrande fanfara se è una persona anziana, ordinano la bara piú costosa percelebrare una vita, affittano il campo di calcio di una scuola e organizzano unagrande festa con tendoni, vestiti sgargianti e musica dal vivo. Ma se il defunto è

Page 157: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

un giovane, caduto prima di aver sfruttato appieno la vita, i riti sono avvoltinell’ombra discreta del lutto, una bara semplice, senza fronzoli, una brevesepoltura in un pomeriggio feriale, lacrime amare e poco vistose, senza i genitoriné gli amici dei genitori, perché i vecchi non devono vedere sepolti i giovani. Icarpentieri, ne sono certo, sono stati testimoni di tutto questo. E forse ci sonodelle donne, nel retro di quelle umili case, che aiutano a preparare i corpi perl’ultimo viaggio, lavano quel che resta di un padre, una madre, o un bambino,infilano abiti nuovi su arti pesanti, mettono un po’ di talco su un viso, emassaggiano l’olio di cocco sui capelli e sul cranio.

Page 158: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole
Page 159: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Il libro

Un giovane nigeriano torna a casa dopo quindici anni vissuti a New York. Ma Lagos è una città

immensa, pullulante di storie e di vita, un’allucinazione febbrile che si sottrae allo sguardo. Ogni

giorno è per il ladro è il diario di un ritorno impossibile in cui nostalgia, amore e rabbia indicano il

sentiero di una peregrinazione affascinante e inquieta.

Teju Cole «ci insegna a guardarci intorno e a cercare chiavi e risposte».

Goffredo Fofi, «Internazionale»

«Cole parla del proprio tempo senza parlare del proprio tempo. Perché le domande piú

grandi – quelle di cui si nutre la letteratura fondamentale – sono sempre le stesse».

Cristiano de Majo, «Rivista Studio»

Leggendo Teju Cole «si scopre come è fatto l’essere umano».

Page 160: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Francesco Longo, «Europa»

Le città si aprono intorno a chi le attraversa come un paesaggio e si chiudono come una

stanza, diceva Benjamin. Ed è cosí per il narratore di questo libro, un nigeriano che torna nel

suo paese dopo quindici anni vissuti a New York. È fuggito da Lagos quasi di nascosto, per

motivi misteriosi forse anche per lui: certo c’entrano la morte del padre e un risentimento mai

elaborato per la madre. Ecco, rabbia e amore sono la coppia che definisce il rapporto con la

sua città: una metropoli enorme, brulicante di vite e di storie in una quantità che stordisce,

avamposto della modernizzazione globale e allo stesso tempo calviniana città invisibile. Il testo

è accompagnato da diciannove fotografie dell’autore, diciannove immagini che fanno da

controcanto ai capitoli come una storia parallela, diversa eppure puntata verso la stessa

direzione: sia le parole sia le immagini, in fondo, si interrogano sugli ostacoli della visione. Lagos

è una città difficile da vedere – nelle foto di Cole appare spesso sfocata, nascosta dalla griglia

di un recinto, da una tenda, da un finestrino offuscato dalla pioggia, dalla ragnatela di un vetro

rotto. Allo stesso tempo le parole del narratore (studente di Medicina e aspirante scrittore

come il protagonista di Città aperta) sono, è vero, di una lucidità che confina con la

spietatezza, ma anche segretamente fessurate dalla malinconia, dall’irrequietezza, dal rancore

di chi è stato tradito. Un appannamento dello sguardo che è quello proprio dell’amore.

Page 161: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

L’autore

Teju Cole, scrittore, storico dell’arte e fotografo, è cresciuto in Nigeria e vive a Brooklyn.

Con Città aperta ha vinto il PEN/Hemingway Award, il New York City Book Award for Fiction

e il Rosenthal Award, ed è risultato finalista al National Book Critics Circle Award, al New York

Public Library Young Lions Award, e all’Ondaatje Prize della Royal Society of Literature.

Il suo account twitter è: @tejucole; il suo sito: www.tejucole.com

Ogni giorno è per il ladro è stato pubblicato solo in Nigeria nel 2007: nel 2014, in una

versione leggermente rivista dall’autore, il libro è uscito in tutto il mondo.

Page 162: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Dello stesso autore

Città aperta

Page 163: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

Indice

Ogni giorno è per il ladroUnoDueTreQuattroCinqueSeiSetteOttoNoveDieciUndiciDodiciTrediciQuattordiciQuindiciSediciDiciassetteDiciottoDiciannoveVentiVentuno

Page 164: Ogni Giorno e Per Il Ladro - Teju Cole

VentidueVentitreVentiquattroVenticinqueVentiseiVentisetteIl libroL’autoreDello stesso autore