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Strategie per un turismo inclusivo mar 2016 03 ISSN 2421-1923 toolbox

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Strategie per un turismo inclusivo

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Con il patrocinio di:

DIRETTORE EDITORIALE

Emilio Antoniol

COMITATO EDITORIALE

Valentina Covre

Margherita Ferrari

Francesca Guidolin

Valentina Manfè

Daria Petucco

Chiara Trojetto

PROGETTO GRAFICO

Valentina Covre

Margherita Ferrari

Chiara Trojetto

EDITORE

Self-published by

Associazione Culturale OFFICINA*

via Asolo 12, 31015, Conegliano, Treviso

[email protected]

con la partecipazione di:

ArTec - Università Iuav di Venezia

Copyright © 2014 OFFICINA*

Finito di stampare nel mese di marzo 2016 in 200 copie da Pixartprinting S.p.a., Quarto d’Altino, VeneziaEuro 3,00

Supplemento di OFFICINA*

ISSN 2421-1923

N.03 marzo 2016

PUBBLICATO IN OCCASIONE DEL CONVEGNO:

Strategie per un turismo inclusivo.

Venezia, 16 marzo 2016.

progettoinclusivo.officina-artec.com

ArTecArchivio delle Tecniche e dei materiali per l’architettura e il disegno industriale

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DIPARTIMENTO DI CULTURE DEL PROGETTO

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Un turismo per tutti

Tra le definizioni più frequentemente usate per il termine turi-

smo troviamo spesso la dicitura “il viaggiare, per istruzione o

per svago” quasi a richiamare la pratica del Grand Tour seicen-

tesco che aveva come protagonisti l’élite dei giovani aristocratici

europei. L’estensione del termine turismo alle “vacanze di mas-

sa”, legate alle ormai tradizionali località balneari, di montagna

o ai viaggi culturali nelle città d’arte, non sembra però essere

più sufficiente a descrivere una pratica sempre più rivolta a ogni

tipo di attività umana.

Negli ultimi decenni sono infatti nati e si sono diffusi molti

altri “turismi” quali quello enogastronomico, d’affari, religioso,

di cronaca o legato a specifiche attività o sport quali il cicloturi-

smo, il turismo estremo, il cineturismo, l’ittiturismo; o ancora,

forme di turismo responsabile, sostenibile, last-minute con of-

ferte sempre più mirate alle esigenze di un pubblico di nicchia.

L’attività turistica si è cioè diversificata per rispondere a nuove

necessità rivolgendosi, di volta in volta, a specifiche categorie

d’utenza a cui offrire servizi personalizzabili e su misura.

Nello scenario attuale, in cui la globalizzazione e la tecnolo-

gia rendono ipoteticamente visitabile ogni luogo, ogni spazio

e ogni paese, si sta però facendo strada una nuova esigenza di

accessibilità e di inclusività dell’attività turistica, affinché un

mondo dove tutto è turismo possa diventare un mondo dove

il turismo è per tutti.

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INDICE STRATEGIE PER UN TURISMO INCLUSIVO

Introduzione di Valeria Tatano Turismo inclusivo

di Valeria Tatano Organizzare e gestire le destinazioni turistiche del Veneto

di Stefan Marchioro Venezia, città accessibile e inclusiva: le opere pubbliche

di Franco Gazzarri e Francesca Pinto Ospitalità responsabile: buone pratiche dell’Associazione Jesolana Albergatori

di Massimiliano Schiavon Turismo per Tutti: opportunità per il sistema turistico?

di Jan van der Borg Il progetto di architettura per un turismo inclusivo

di Mauro Marzo Strutture ricettive inclusive tra limiti normativi e Universal Design

di Stefano Maurizio Musei e superamento delle barriere percettive: il caso delle Gallerie dell’Accademia di Venezia

di Laura Badalucco

L’OFFICINA

Meccanica e tecnologia per l’inclusività di Francesca Guidolin

APPROFONDIMENTI

Musei inclusivi: spazi per il turismo culturale di Francesca Guidolin Venezia accessibile: le barriere architettoniche si superano anche con l’informazione

di Città per tutti Esperienze di formazione nell’ambito turistico

di Domenico Simone Patrimonio culturale e accessibilità

di Valeria Bottalico Barriere invisibili

a cura di Francesca Guidolin

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l seminario organizzato dall’Università Iuav di Venezia propone una riflessione sull’attuale situazione del turismo inclusivo partendo da alcune esperienze condotte nella città laguna-re e nella sua provincia. Si tratta di un incontro a più voci, in cui inter-locutori provenienti da settori diversi (la Re-

gione Veneto, il Comune di Venezia, le associazioni degli albergatori, le università, i progettisti, ecc.) restituiscono una serie di attività intra-prese per garantire o migliorare l’accoglienza e l’accessibilità a livello urbano, architettonico, gestionale e comunicativo. La lettura interdisciplinare scelta per il seminario intende presentare l’articolazione degli attori che operano in un ambito che lega i temi della responsabilità sociale a quelli dell’opportunità economica nella ricerca di soluzioni in grado di assicurare un turismo culturale o di svago per tutti. L’esperienza veneziana risulta significativa perché proprio una città complessa e difficile come questa è riuscita a garantire la propria acces-sibilità rendendo gran parte delle insule raggiungibili attraverso per-corsi privi di barriere. Tra esperimenti (il Caregon di Enzo Cucciniello), soluzioni temporanee (le rampe della Venice Marathon) e innovative (il gradino agevolato), Venezia è stata e continua a essere un’importante occasione di studio, anche per le esperienze condotte nelle strutture museali, pubbliche e private.La Collezione Peggy Guggenheim, ad esempio, nel 2015 ha promosso un progetto per avvicinare alle opere d’arte i non vedenti (iniziativa:

Doppio senso.Percorsi tattili alla Collezione Pegg y Guggenheim, ha consenti-to la fruizione di alcune opere tradotte in rilievo a visitatori ciechi o ipovedenti, con la collaborazione dell’Istituto Ciechi di Milano), come già avvenuto con lo studio per il superamento delle barriere percettive condotto nel 2010 per le Gallerie dell’Accademia da parte dello Iuav (Unità di ricerca Nuove frontiere del design, Università Iuav di Venezia).Su questi temi anche la formazione può svolgere un ruolo impor-tante, con la preparazione e l’aggiornamento dei progettisti sulle evoluzioni normative e tecniche, e degli operatori dell’ospitalità per rendere l’accoglienza adeguata alle richieste di un mercato compe-titivo ed esigente.Il seminario intende proporsi come occasione per la creazione di una rete attiva tra quanti si occupano di questi temi, per veicolare inizia-tive e promuovere sinergie. Il turismo inclusivo può costituire infatti un’occasione per definire nuove pratiche turistiche alla ricerca di espe-rienze autentiche, come suggerisce ad esempio il turismo lento (Calzati V., De Salvo P., Le strategie per una valorizzazione sostenibile del territorio. Il valore della lentezza, della qualità e dell’identità per il turismo del futuro, Franco Angeli, Milano, 2012) che propone la lentezza come un modello cul-turale di approccio alla conoscenza di luoghi e cose.Si possono mettere in campo energie mirate a condividere con un pubblico più vasto la “bellezza”, quella che “salverà il mondo” e che persino in una città con una memoria storica così importante come Venezia, non “richiede la stasi, ma esige il movimento. Non predica l’imbalsamazione, esalta la vita”, di tutti (Settis S., Se Venezia muore, Ei-naudi, Milano, 2014, p. 53).

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“Accessible tourism is about making it easy for everyone to enjoy

tourism experiences. Making tourism more accessible is not only

a social responsibility – there is also a compelling business case

for improving accessibility as it can boost the competitiveness of

tourism in Europe.

Evidence shows that making basic adjustments to a facility, pro-

viding accurate information, and understanding the needs of disa-

bled people can result in increased visitor numbers.

Improving the accessibility of tourism services increases their

quality and the enjoyment of all tourists. It also improves the

quality of life in local communities”

European Commission

(www.ec.europa.eu/growth/sectors/tourism/offer/accessible)

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di Valeria Tatano

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Turismo inclusivo

Il turismo inclusivo è il turismo che apre città e territori nella loro articolazione di spazi costruiti, pa-esaggi e comunità a

tutti i possibili visitatori, con l’obiettivo di rendere la conoscenza e la fruizione degli stessi il più agevole e sicura possibile.Si tratta di un universo complesso e diversificato dato che oggi si può viaggiare per svago o cultu-ra, da soli o in gruppo, per brevi o lunghi periodi, con ogni tipo di mezzo, e ognuna di queste mo-dalità richiede che l’accessibilità venga garantita al maggior numero di persone, rispettandone caratteristiche e necessità specifiche.Il termine “inclusività”, impiegato negli ulti-mi anni per identificare l’inclusione sociale in tutte le sue forme (nell’istruzione e nella for-mazione, nell’accesso ai servizi per la salute, la cultura e la giustizia) e in opposizione a ogni possibile discriminazione, comprese povertà ed emarginazione, pone la questione della di-sabilità all’interno di una dimensione più am-pia, che non fa riferimento solo agli aspetti fisici (della persona) e spaziali (dell’ambiente), ma all’interazione tra le condizioni di salute e i fattori contestuali, che possono essere am-bientali, personali o sociali1.La progettazione inclusiva declina questi temi nel campo d’azione delle discipline del progetto, operando a tutte le scale che le sono proprie: urbana, architettonica, fino a quella dell’oggetto, tentando di superare un

approccio basato sull’adozione di misure per normodotati contrapposte a misure per disabili. L’obiettivo del progetto inclusivo non si li-mita infatti al superamento/abbattimento delle barriere architettoniche, ma si amplia alla ricerca di soluzioni che mettano in grado elementi e servizi di rispondere alle esigenze di un pubblico più vasto possibile, indipen-dentemente dalle caratteristiche o dalle abi-lità possedute2.Il progetto allarga lo sguardo dai problemi della disabilità e delle limitazioni a quelli del-la reale integrazione delle persone nello spa-zio, operando con “materiali” diversi: a volte le risposte possono trovarsi nella scelta dei dispositivi da adottare, altre nelle dimensio-ni, nei colori, nel trattamento delle superfici, altre ancora nel modo di comunicare la pre-senza di un ostacolo che non si può eliminare e rispetto al quale si può solo evidenziare il potenziale pericolo. Quando questi intenti si applicano al tema del turismo gli aspetti da considerare si mol-tiplicano perché monumenti, musei e città devono garantire un’ospitalità accessibile, consentendo al “forestiero” di muoversi age-volmente in spazi che non gli sono noti, in cui non può contare sul supporto della me-moria o sulla soluzione applicata a un suo problema specifico. Muoversi e vivere, anche per brevi periodi, in luoghi che non si conoscono, che non offro-no riferimenti noti, significa affidarsi comple-tamente a scelte, comunicazioni e segnali che

di Valeria Tatano

Valeria Tatano, architetto, dottore di ricerca in Tecnologia dell’architettura presso il Politecnico di Milano, è professore ordinario di Tecnologia dell’architettura presso l’Università Iuav di Ve-nezia, dove insegna Progettazione tecnologica.Si occupa di sicurezza in uso e al fuoco, di pro-gettazione inclusiva e di tecnologie innovative nel rapporto tra architettura e tecnica, in par-ticolare per quanto riguarda i temi del progetto consapevole. È responsabile scientifico di ArTec, l’Archivio delle tecniche e dei materiali per l’architettura e il disegno industriale del Sistema Laboratori dell’Università Iuav di Venezia (www.iuav.it/artec).

Progetto inclusivoEsigenzeOspitalità accessibile

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devono rapportarsi a un pubblico eterogeneo.In un quadro di richieste così complesso le discipline del progetto possono esprimere molte competenze utili: realizzare spazi ac-cessibili e sicuri, e renderli tali anche quando si tratti di edifici storici, studiare alternative utili a fruizioni difficoltose, sia che si tratti di percorsi che di oggetti, comunicare le scelte condotte per rendere partecipe l’utente, anche dei limiti imposti da condizioni specifiche. Ci sono luoghi che non potranno essere ac-cessibili a tutti, almeno non nel senso “fisico” del termine, ma che lo possono diventare at-traverso modalità esperienziali diverse, come molti esempi nel mondo dimostrano.

NOTE1 - Un approccio che si trova anche nell’ICF, International Classification of Functioning, Disability and Health, lo strumento redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per classificare e descrivere la disabilità. L’ICF, diversa-mente dalle classificazioni che l’avevano preceduto, considera lo stato di salute di una persona come la risultante delle in-terazioni che si producono tra le condi-zioni fisiche, le limitazioni dell’attività, le restrizioni della partecipazione e i fattori ambientali.WHO (2001), International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), World Health Organization, Geneva.2 - J. Clarkson, R. Coleman, S. Keates, C. Lebbon, a cura di, Inclusive De sign: De-sign for the Whole Population, Springer-Verlag, London, 2003.

IMMAGINEVenezia e il turismo inclusivo.

Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, 2006(ratificata in Italia dalla legge 3 marzo 2009, n. 18)

Articolo 30: Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport 1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità: (a) abbiano accesso ai prodotti culturali in formati accessibili; (b) abbiano accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili; (c) abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, abbiano accesso a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale. 2. Gli Stati Parti adottano misure adeguate a consentire alle persone con disabilità di sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento della società. 3. Gli Stati Parti adottano tutte le misure adeguate, in conformità al diritto internazionale, a garantire che le norme che tutelano i diritti di proprietà intellettuale non costituiscano un ostacolo irragionevole e discriminatorio all’accesso da parte delle persone con disabilità ai prodotti culturali. 4. Le persone con disabilità hanno il diritto, su base di uguaglianza con gli altri, al riconoscimento ed al sostegno della loro specifica identità culturale e linguistica, ivi comprese la lingua dei segni e la cultura dei sordi. 5. Al fine di consentire alle persone con disabilità di partecipare su base di uguaglianza con gli altri alle attività ricreative, agli svaghi e allo sport, gli Stati Parti adottano misure adeguate a: (a) incoraggiare e promuovere la partecipazione più estesa possibile delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli; (b) garantire che le persone con disabilità abbiano la possibilità di organizzare, sviluppare e partecipare ad attività sportive e ricreative specifiche per le persone con disabilità e, a tal fine, incoraggiare la messa a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, di adeguati mezzi di istruzione, formazione e risorse; (c) garantire che le persone con disabilità abbiano accesso a luoghi che ospitano attività sportive, ricreative e turistiche; (d) garantire che i minori con disabilità possano partecipare, su base di uguaglianza con gli altri minori, alle attività ludiche, ricreative, agli svaghi ed allo sport, incluse le attività previste dal sistema scolastico; (e) garantire che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi forniti da coloro che sono impegnati nell’organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e sportive.

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Organizzare e gestire le destinazioni turistiche del Veneto

Gestione del turismoCompetitività turisticaGovernance

di Stefan Marchioro

Stefan Marchioro, laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Padova, è funzio-nario del Dipartimento Turismo della stessa Regio-ne Veneto, dove si occupa dell’attuazione della legi-slazione turistica e della programmazione dei fondi comunitari per il turismo FESR 2014-2020. Dal 1990 si è occupato ininterrottamente di turismo ricoprendo fino al 2012 il ruolo di direttore delle Aziende di Promozione Turistica di Padova, Ter-me Euganee, Rovigo, Vicenza e di Turismo Padova Terme Euganee, azienda speciale della Provincia di Padova. Dal 2003 collabora con l’Università degli Studi di Padova e attualmente è docente a contratto di Economia Applicata al Turismo del corso di lau-rea in Progettazione e Gestione del Turismo Cultu-rale. Nell’anno accademico 2015/2016 è docente a contratto di Sociologia del Turismo del Commercio Internazionale e di Economia e Marketing del Turismo presso il CIELS – Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Padova e di Geografia del Turismo presso l’Università Ca’ Foscari di Vene-zia. Al tema della governance del settore turistico e ai temi del destination management e destination marketing ha dedicato numerose pubblicazioni.

Dal secondo dopo-guerra in poi il turismo interna-zionale è cresciuto costantemente di-ventando uno dei

settori trainanti dell’economia mondiale. I dati dell’UNWTO confermano che la ten-denza alla crescita del fenomeno turistico continuerà anche nei prossimi decenni no-nostante le tensioni internazionali. In tale contesto è rilevante interrogarsi su quali destinazioni intercetteranno questa ulte-riore crescita del turismo internazionale e come ciò possa avvenire in termini di so-stenibilità economica, sociale e ambientale del fenomeno turistico. L’Italia, pur risultando tra le prime dieci nazioni per arrivi internazionali, sconta or-mai da qualche decennio una forte perdita di competitività anche in campo turistico solo parzialmente colmata negli ultimi anni. Infatti, nel 2013 il Forum Mondia-le dell’economia (World Economic Forum) la collocava al 26° posto a livello mondiale e al 18° posto a livello europeo per indice di competitività turistica; la nuova classifica, pubblicata nel 2015 e costruita su una di-versa composizione dell’indice di competi-tività (TTCI)1, colloca ora l’Italia all’ottavo posto al mondo e al sesto in Europa.All’interno del contesto italiano e anche in un panorama europeo e internazionale, il Veneto rappresenta un’eccellenza in campo

turistico sia dal punto di vista dei flussi da cui è interessato ogni anno, sia dal punto di vista dell’offerta. Basti pensare che nel raggio di qualche centinaio di chilometri il potenziale turista può trovare in quest’area tutto ciò che normalmente può offrire un continente: mare, terme, laghi, montagne, città d’arte, parchi naturali. Questo spiega perché in questa regione, che registra an-nualmente più di 17 milioni di arrivi e oltre 63 milioni di pernottamenti, si concentri quasi un quarto del turismo internazionale in Italia. Per contro però va evidenziato che in Veneto il turismo è fortemente concentra-to in poche destinazioni che da un lato co-minciano a dare segnali di forte saturazione del mercato e problemi di capacità di carico2 turistica, dall’altro – in alcuni casi – presen-tano un forte rischio di stagnazione o decli-no. In Veneto, nelle prime 10 destinazioni si concentrano oltre il 66% delle presenze turistiche della regione, nelle prime 20 più dell’81% e il 91% dei pernottamenti regiona-li si registra in sole 50 località. Questo significa che anche in questa regio-ne – la prima d’Italia per arrivi e presen-ze – l’approccio al turismo del futuro non potrà più essere orientato solo a politiche di promozione e commercializzazione dell’of-ferta, ma dovrà essere affrontato con più complessive strategie di Destination Manage-ment. Da questo punto di vista, la prospetti-va da adottare è quella della costruzione di un’offerta turistica che, fin dalla fase della

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Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

NOTE1 - La capacità competitiva nel turismo di ogni singolo paese è misurata attraverso il Travel & Tourism Competitiveness Index, che analizza per ogni singolo paese quattro macro categorie di variabili che vengono ulteriormente dettagliate in 14 fattori di competitività. A) Enabling Environment, suddiviso in: 1. Business Environment, 2. Safety and Security, 3. Health and Hygiene, 4.Human Resources and Labour Market, 5. ICT Readiness; B) T&T Policy and Enabling Conditions, suddiviso in: 6. Prioritization of Travel & Tourism, 7. International Open-ness, 8. Price Competitiveness, 9. Envi-ronmental sustainability; C) Infrastructure, suddiviso in: 10. Air Transport Infrastruc-ture, 11. Ground and Port Infrastructure, 12. Tourist Service Infrastructure; e D) Na-tural and Cultural Resources (2 pillars): 13. Natural Resources, 14. Cultural Resources and Business Travel.2 - Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO) la capacità di carico di una destinazione turistica è costituita dal numero massimo di persone che visita nello stesso periodo, una determinata località senza compro-mettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socioculturali e sen-za ridurre la soddisfazione dei turisti.

progettazione, sia finalizzata a soddisfare le esigenze di tutti i potenziali fruitori, indipen-dentemente dalle loro esigenze, al fine di ridur-re le discriminazioni e quindi la necessità di adattamento per determinati target di persone. Infatti, se in una prospettiva di breve pe-riodo si è portati a un sovra utilizzo delle risorse naturali e delle attrazioni di una destinazione turistica, in una prospettiva di lungo termine – tanto più in contesto di forte carico turistico come quello veneto – appaiono necessari un’adeguata gestione e controllo della destinazione che consentano di ottimizzare le ricadute economiche nel lungo periodo evitando il superamento della capacità di carico, la riduzione della qualità dell’esperienza turistica e il conseguente calo della domanda. Va posta altresì attenzione al fatto che, accanto a turisti, escursionisti e viaggiatori in termini generali, fruitori della destinazione sono anche le popolazioni resi-denti che, nel processo decisionale devono essere coinvolte in via prioritaria. Non è possibile definire a priori il mo-dello che assicura maggiore efficienza nel governo di una destinazione turistica, è necessario invece cercare la coerenza tra la conoscenza delle condizioni di partenza della destinazione e il modello di gestione. In una realtà come quella veneta, caratte-rizzata da una parcellizzazione dell’offerta turistica in tante piccole medie imprese e con una forte frammentazione dei soggetti istituzionali, questo processo è sicuramente

più complesso che altrove ma rappresenta, a maggior ragione, una necessità e una pri-orità da cui non è più possibile prescindere anche nella gestione del turismo.Vi è quindi la necessità di ricondurre a un disegno coordinato l’offerta territoriale per le destinazioni turistiche del Veneto, attra-verso una specifica azione di governance, per recuperare competitività di fronte alle sfide del mercato. Il Veneto ha in questo momen-to una grande occasione con l’applicazione della L.R. n. 11/2013 Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto. Senza voler attribuire ai provvedimenti legislativi alcun valore tau-maturgico, è però importante sottoline-are come il nuovo “campo di azione” del turismo veneto consenta oggi di operare secondo i moderni precetti del Destination Management nella gestione strategica delle destinazioni (art. 9), contribuendo così a una visione condivisa attraverso il supera-mento delle logiche competitive interne e l’incoraggiamento – a partire dalle risorse e dalle competenze disponibili – di accordi tra attori (pubblici e privati), favorendo la partecipazione di tutti questi soggetti al di-segno complessivo del territorio.Il legislatore veneto ha infatti previsto che le destinazioni possano essere organizzate e gestite in modo innovativo ed efficiente, favorendone l’organizzazione bottom up at-traverso un corretto ed equilibrato rappor-to tra soggetti pubblici e privati che possa portare alla nascita di vere e proprie Orga-

nizzazioni di Gestione delle Destinazioni, di fatto delle DMO (Destination Management Organisation). I nuovi soggetti potranno così garantire una gestione unitaria e coordinata delle funzioni di informazione, accoglienza, assistenza turistica e promo-commercializ-zazione dei prodotti turistici della destina-zione fino ad oggi gestite separatamente tra pubblico e privato, saldando un’antistorica frattura fra macro e micro marketing turistico.

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Venezia, città accessibile e inclusiva: le opere pubbliche

AccessibilitàVenezia accessibile

di Franco Gazzarri e Francesca PintoComune di Venezia, Ufficio EBA

L’ ufficio Eliminazione Barriere Architettoni-che del Comune di Venezia, istituito nel 2003 presso la Direzione Lavori Pubblici, si occupa dei problemi relativi alle barriere architettoni-che negli edifici e spazi pubblici del Comune. Costituisce un punto di riferimento per i tecnici dell’Amministrazione Comunale e delle società partecipate (P.M.V., A.C.T.V., Insula, etc.) per la definizione di criteri e metodologie d’intervento omogenei di progettazione universale e inclusiva. Tra i compiti istituzionali, la redazione e attua-zione del Piano di Eliminazione della Barriere Architettoniche (es. per la città storica e delle isole e quello di Mestre terraferma). Collabora con gli altri uffici del Comune: Comunicazione (sportello Città per Tutti), Politiche Sociali e del trasporto pubblico. L’ufficio ha avviato interventi articolati per un’accessibilità integrata, secondo un approccio multidisciplinare alla materia: dalla progettazione e realizzazione di interventi per rendere accessibili alcuni ponti di Venezia, alla co-organizzazione di eventi per la promozione di Venezia accessibile, alla formazione del personale coinvolto nella pro-gettazione ed esecuzione di opere pubbliche.

L’ufficio Eliminazio-ne Barriere Archi-tettoniche del Co-mune di Venezia fa parte della Direzio-ne Lavori Pubblici.

Esso si occupa di tutti i problemi relativi alle barriere architettoniche presenti negli edifici e negli spazi pubblici (strade, piaz-ze, parchi, ecc.) del Comune. L’ufficio è re-sponsabile del Piano di Eliminazione della Barriere Architettoniche, redatto ai sensi della L. 41/86, L. 104/92 e della L.R. 16/07: il Comune ha approvato due PEBA, quello della città storica e quello di Mestre terra-ferma. L’ufficio ha avviato interventi arti-colati per un’accessibilità integrata, secon-do un approccio multidisciplinare dato alla materia: dalla progettazione e realizzazione di opere pubbliche, tra cui quelli per ren-dere accessibili i ponti di Venezia, alla co-organizzazione di eventi per la promozione di Venezia accessibile, alla formazione del personale coinvolto nella progettazione ed esecuzione di opere pubbliche e nell’istrut-toria degli interventi pubblici e privati, alla definizione di schede progettuali per ri-solvere problemi specifici (attraversamenti pedonali, fermate mezzi pubblici, ecc.). Nel caso del centro storico il PEBA individua il trasporto pubblico acqueo come asse portante per l’accessibilità urbana: i mezzi pubblici (vaporetti e motoscafi) garantisco-no una buona accessibilità alle insule che

formano la città storica (nel PEBA indivi-duate come insule verdi, ovvero accessibi-li); il sistema di trasporto pubblico viene integrato da interventi puntuali per rendere accessibili ponti strategici per la pedonalità (trasformando in accessibili, verdi, le insule rosse non collegate dal trasporto pubblico). In questi anni sono stati avviati interven-ti per rendere accessibili alcuni ponti esi-stenti o, nel caso di interventi inseriti nel programma di manutenzione urbana, rea-lizzando nuovi ponti accessibili. I progetti sperimentano soluzioni diverse, anche al-ternative a quelle derivanti dall’applicazio-ne delle norme: rampa sovrapposta, gra-dino agevolato, rampa a gradino agevolato, passerella a raso, nuovo disegno di ponte. Fanno parte di questa articolata politica di intervento il nuovo ponte della Cappuccine a Burano (nuovo ponte con gradini agevo-lati), il nuovo ponte di Quintavalle a Castel-lo (ponte accessibile a sostituzione di quello esistente), la rampa sul ponte del Paludo, il nuovo ponte in legno a Burano-Mazzorbo, compreso nell’area dell’intervento di Gian-carlo De Carlo e affidato allo stesso studio di progettazione, le rampe modulari appog-giate sulle gradinate del ponte Papadopoli e del ponte della Paglia (gradini agevolati), le rampe a gradino agevolato sul ponte di Ognissanti e sul ponte delle Sechere (per quest’ultimo, i lavori sono in corso), la col-locazione di una passerella a raso sul rio degli Assassini a Burano.

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Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

l’ufficio ha avviato interventi articolati per un’accessibilità integrata, secondo un approccio multidisciplinare dato alla materia

Comune di Venezia - Direzione Lavori Pub-blici - Ufficio EBA (Eliminazione Barriere Architettoniche)[email protected]

Referenti: - Dirigente responsabile Settore Edilizia Scolastica, ufficio Eliminazione Barriere Architettoniche (fino a giugno 2015): arch. Franco Gazzarri- Responsabile del Servizio Settore Edilizia Scolastica centro storico e Ufficio Elimina-zione Barriere Archiettoniche: geom. Francesca Pinto

IMMAGINI01 - Rampe a gradino agevolato sul ponte delle Sechere in corso di esecuzione.02 - Rampe modulari appoggiate sulle gradinate del ponte Papadopoli.

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Ospitalità responsabile: buone pratiche dell’Associazione Jesolana Albergatori

InclusivitàBuone praticheJesolo

di Massimiliano SchiavonAssociazione Jesolana Albergatori

Massimiliano Schiavon dal 2013 è Coordina-tore di Spiagge Veneto e Presidente della Rete d’Impresa Casa del Turismo. Dal 2011 ricopre il ruolo di presidente della Fondazione ITS – Istituto Tecnico Superiore del Turismo di Jesolo, membro del Consiglio di Indirizzo e Giunta Esecutiva.Dal 2007 è presidente dell’Associazione Jeso-lana Albergatori, Associazione di categoria in ambito turistico, e presidente onorario di Fe-derconsorzi Arenili di Jesolo. È componente del consiglio direttivo di Federalberghi Nazionale, e Federalberghi Confturismo Veneto di Mestre.Da oltre trent’anni svolge attività nel settore tu-ristico, partecipando come membro del consiglio di Consorzi e Associazioni (Consorzio di Pro-mozione Turistica Jesolo-Eraclea, Consorzio di Garanzia collettiva “Fiditurismo”, consulta comunale sul Turismo di Jesolo).

“ Includere” non si-gnifica “non esclu-dere”, ma fare in modo che le perso-ne siano parte inte-grante di una socie-

tà priva di pregiudizi e priva di barriere.Mi piace partire da questo concetto perché penso che il valore si esprima nel momento in cui decidiamo di fare indipendentemen-te dalle leggi o dalle (giuste) imposizioni che la società moderna ci obbliga a osser-vare. In un mondo giusto queste leggi non servirebbero. La disabilità non deve rappresentare una barriera e nostro compito è pensare che le nostre strutture devono essere adattate e adattabili alle necessità. Non mi addentro nei fenomeni legali e negli obblighi nor-mativi che tutti noi conosciamo, ma voglio partire dal nostro strumento principe: il mare. Il mare è di per se stesso un elemento complesso per chi ha difficoltà, per esem-pio, motorie. Eppure sono in molti i disabili che scelgono mete come Jesolo per passare le loro vacanze. E lo fanno dai primi del ‘900. Perché? Perché in questi anni abbia-mo capito che accoglienza significa appun-to “includere” e non “non escludere”. Perché sarebbe sbagliato immaginare che la vicinanza con Venezia non attragga chiun-que. Perché sarebbe sbagliato pensare che dentro al grande mercato del turismo non esista una quota parte dedicata al mondo,

vasto e complesso della disabilità. Per questo motivo, con vanto in quanto jesolano, e con qualche merito da Presi-dente dell’associazione più rappresentativa sul territorio, in questo intervento voglio raccontarvi alcune buone pratiche che, a mio modesto parere, ci rendono eccellenza di accoglienza anche su questo fronte, na-turalmente ben sapendo che molto si deve ancora fare e che molto ancora deve essere fatto a partire dalle nostre strutture. Cito, tra gli altri, un progetto di cui sono molto fiero e che la nostra associazione sostiene da anni e che si chiama Jesolo For All. Que-sto progetto è una bella pratica continua-tiva, cioè non estemporanea, e racchiude tutti i vari piccoli o grandi progetti o at-tività che ogni anno vengono pensati per renderci migliori. Jesolo For All sintetizza tutte le diverse attività che, nel tempo, la città, attraverso le sue categorie, ha realiz-zato per rendersi inclusiva. Da qui nasce il sostegno al progetto Sedie Job, strutture di trasporto adatte alle complicazioni della sabbia, e attraverso cui una persona con difficoltà motorie può comunque godersi la bellezza dell’acqua. E con Sedie Job voglio ricordare il progetto Jesolo spiaggia etica, che ogni anno raccoglie fondi per finanziare progetti rivolti a migliorare l’accoglienza. In pratica significa che gli alberghi che partecipano al progetto, oltre 30 sul lun-go mare, espongono per il periodo estivo una cassetta con cui raccogliere fondi che,

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solitamente in collaborazione con la Fon-dazione Terra d’Acqua, verranno poi utiliz-zati per investimenti per l’anno successivo. Sembrerà poco, perché sintetizzato in po-che parole, ma vi assicuro che, al di là dei fondi raccolti, questo messaggio per noi è fondamentale. Stiamo dicendo: pensiamoci tutti. Siamo tutti coinvolti. Non è un inve-stimento che solo gli albergatori, o solo il Comune, o solo le istituzioni devono fare. Deve essere un coinvolgimento sociale, un messaggio eterogeneo e allargato alla cit-tà e agli ospiti. Da questo punto di vista, per noi, è stato fondamentale il lavoro dei Giovani albergatori di Jesolo che ogni anno offrono spunti e impulso operativo alle at-tività che vengono messe in campo. L’ho detto prima, e lo ripeto adesso a chiusura di questo intervento che spero abbia offerto il senso etico del nostro essere imprenditori turistici oggi: non è una sedia, o un acces-so all’arenile, o dei fondi raccolti, o i defi-brillatori, o le rampe per la mobilità, a fare l’accoglienza. L’accoglienza è un modo di essere, uno spazio dell’anima. L’accoglienza ce l’hai o non ce l’hai. Per questo motivo è

corretto che ognuno di noi venga richiama-to all’attenzione rispetto a problematiche che magari non si vivono nella quotidia-nità. Ma il punto è proprio questo: noi, e parlo da rappresentante civile della società jesolana, abbiamo fatto dell’accoglienza la nostra vita. A vario titolo, come politici, come imprenditori, come cittadini, godia-mo di questa immensa meraviglia naturale. E quindi abbiamo un dovere, morale ancor prima che professionale: dobbiamo rendere tutto questo a portata di tutti. Questa è ac-coglienza, l’inclusività: l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’accesso al mare... Noi siamo i primi a dover sostenere progetti, programmi ma soprattutto a dover studiare. Come avviene all’estero? Come si attua il processo di aggiornamento non solo normativo, ma operativo, fisico, architet-tonico? Come fare delle nostre strutture luoghi in cui ognuno è pari? Ecco, queste domande noi, albergatori, ce le poniamo ogni anno, ogni stagione. Certo, non vi nascondo che un po’ si combatte con la bu-rocrazia, e un po’ si cercano delle soluzioni anche sulla base delle economie che ognu-

no di noi imprenditori esprime. Ma il mes-saggio principale, il principio, è chiaro: noi “accogliamo”, e non “non escludiamo”. E per questo sono fiero di essere parte di una grande comunità, che molto può ancora fare, ma che sa che deve continuare a farlo.

IMMAGINEFotopiano del litorale di Jesolo.

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Turismo per Tutti: opportunità per il sistema turistico?

Economia del turismoOfferta turisticaOpportunità di settore

di Jan van der Borg

Jan van der Borg, dal 2002 docente di Economia del Turismo all’Università Ca’Foscari di Vene-zia. Afferisce al Dipartimento di Economia. Dal 2001 fino al 2012 è senior lecturer di Regional Economics all’Erasmus University di Rotterdam, insegnando un corso di Regional Economics of Tourism. Dal Settembre 2012, è visiting professor in Tourism Management all’Università Cattolica di Leuven (KU Leuven, Belgio). È stato board member di EURICUR e dal primo gennaio 2016 è chairman dell’executive board di EURI-CUR V2.0. In veste di coordinatore del Collegio Didattico del Corso di Laurea in Sviluppo Inter-culturale dei Sistemi Turistici è uno dei principali promotori della ricerca e della didattica in Eco-nomia del Turismo dell’Università Ca’Foscari di Venezia. Docente di master ( gestione del turismo del CISET e Management Urbano (MEMR) dell’Università di Rotterdam ) e corsi di forma-zione ( SSPAL, Università Cattolica di Mila-no, Tor Vergata, Regione Veneto, Fondazione Ca’Foscari Ricerca e CESCOT ) . Ha coordinato numerosi progetti di ricerca per enti pubblici e per aziende internazionali e nazionali.

Nei paesi civili, l’at-tenzione per cit-tadini e ospiti con esigenze particolari (bambini, anziani, portatori di handi-

cap, persone con intolleranze alimentari, ecc.) è una cosa talmente scontata che non richiede delle politiche particolari. In Italia, purtroppo, la situazione è diversa e i tagli alla spesa pubblica oggi in corso pensati per “fare cassa” nell’immediato risparmiando denaro in uno stato sociale già minuscolo, rischiano di aggravarla ulteriormente con risvolti imprevedibili per la collettività e soprattutto i meno fortunati.E questo vale pure per il turismo. Anche se l’industria turistica è la più importante attività economica del Bel Paese, gli inve-stimenti pubblici e privati in forme di turi-smo accessibile sono ancora irrisori. Fanno bene, pertanto, il ministro del turismo e gli assessori al turismo a fare del turismo ac-cessibile una priorità assoluta.Tuttavia, oltre che porre l’accento sul fatto che “il turismo per tutti” è un segno di ci-viltà – ebbene sì, a quanto pare oggi occor-re sottolinearlo ancora – si dovrebbe spie-gare agli operatori che questo particolare segmento del mercato turistico costituisce un vero business. Infatti, secondo l’Unione Europea esso rappresenta circa 4 milioni di potenziali clienti solo in Italia, 60 milioni in Europa e 600 milioni nel mondo e questi

numeri tendono ad aumentare velocemente grazie all’inarrestabile tendenza all’invec-chiamento della popolazione mondiale. In più, il turista con esigenze speciali è spesso accompagnato e ha bisogno di una serie di servizi addizionali prima e durante la vacanza. Infine, a sorprendere non è solo la mera quantità di turisti potenziali ma an-che la loro qualità. Da diversi studi emerge chiaramente che la spesa media per persona e per giornata di vacanza è fino a 25% supe-riore alla spesa media.Chi non capisce che servire questa clientela può costituire un’opportunità economica immensa oltre a un elemento importante per la competitività del sistema turistico, è privo di quegli “animal spirits” che distin-guono gli imprenditori dai docenti univer-sitari o dai burocrati e farebbe bene a cam-biare immediatamente mestiere.

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servire questa clientela può costituire un’opportunità economica immensa oltre a un elemento importante per la competitività del sistema turistico

IMMAGINEVenezia, vista dalle rampe dell’approdo di San Basilio.

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Il progetto di architettura per un turismo inclusivo

Turismo inclusivoProgetto urbanoProgetto architettonico

di Mauro Marzocon il contributo di Celeste Da Boit e Giada Saviane

Mauro Marzo, architetto, dottore di ricerca, ricercatore in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia, membro del Consiglio del curriculum in Com-posizione architettonica della Scuola di dotto-rato Iuav, insegna progettazione architettonica presso il dipartimento di Culture del Progetto. È stato docente a contratto presso l’Università di Parma e la Bochum University of Applied Sciences, ha tenuto lezioni presso le scuole di Paris-Malaquais, Sevilla, Thessaloniki e un seminario monografico presso il Doctorado en Arquitectura dell’Universidad Nacional de Rosario. Responsabile scientifico dell’Intensi-ve Programme “Cities of Art and Tourism”, ideatore e co-fondatore della rete internazionale di scuole di architettura “Heritage Tourism Landscapes”, è direttore della collana editoria-le “Figure” di LetteraVentidue, redattore della rivista “Festival dell’Architettura Magazine”, autore di articoli e saggi, curatore di volumi, seminari e convegni internazionali.

Afronte dell’ampio in-teresse manifestato da molte discipline – la geografia, la so-ciologia, l’economia – nei confronti del

fenomeno del turismo, i settori disciplina-ri riportabili all’architettura hanno sempre dimostrato un assai blando impegno nello studio di un fenomeno capace di influen-zare, nel bene e nel male, la forma, l’uso e lo sviluppo socio-economico dei territori in cui viviamo. Se è evidente l’esistenza di uno stretto rapporto tra il carattere dei luoghi e la loro attrattività turistica, dovrebbe assu-mere altrettanta evidenza l’importante ruolo giocato dal progetto, alla scala territoriale, urbana e architettonica, nella valorizzazione di quegli stessi luoghi. Nonostante ciò le ri-cerche compiute nelle scuole di architettura si sono mantenute sempre a una notevole distanza dallo studio di quel potente atti-vatore di trasformazione territoriale che è il turismo. Questa carenza di ricerche non rappresenta di certo un vantaggio; la diffusa assenza di qualità nell’edilizia alberghiera o delle seconde case che connota gran parte della costa adriatica o la dotazione di servi-zi rilevabile negli spazi pubblici delle nostre città d’arte – per limitarsi a soli due esempi sotto gli occhi di tutti – lo dimostrano facil-mente. Eppure qualcosa sta cambiando. È la stessa ingombrante presenza di paesi competi-tor rispetto al settore economico del turismo,

geograficamente prossimi all’Italia, a indurre gli operatori del settore a richiedere una sem-pre maggiore attenzione alla qualità spaziale dei luoghi, una maggiore considerazione ver-so il livello della ricettività e, non ultima, una maggiore sensibilità (sollecitata peraltro dalla normativa) nei confronti dei diritti delle per-sone con disabilità (gravi e meno gravi), dei genitori con bambini piccoli e degli anziani (questi ultimi, grazie alle migliorate condizio-ni economiche, e avendo a disposizione mol-to tempo libero, possono dedicarsi ai viaggi, in percentuali assai più alte rispetto a quanto avveniva solo pochi decenni fa). Tendenze di mercato si affiancano a questioni etiche, dunque, e le une e le altre fanno sempre più avvertire l’esigenza dell’acquisizione da parte dell’architettura di una serie di competenze specifiche nell’ambito del cosiddetto turismo inclusivo. A testimoniare una mutata sensibi-lità verso il mondo delle disabilità, si fa nota-re che l’uso dell’aggettivo “inclusivo” costi-tuisce una totale inversione di atteggiamento rispetto a quell’idea di “esclusività” (che ha la stessa radice di esclusione) su cui si è basata buona parte della costruzione degli stereotipi legati ad un turismo d’élite che tendevano a distinguere quest’ultimo dal turismo di mas-sa, almeno a partire dagli anni ’60 del No-vecento. Con turismo “inclusivo” si intende una forma di attività di visita e/o permanen-za a scopi culturali o ricreativi nei luoghi, che ponga qualunque turista nelle medesime condizioni di accessibilità e fruizione dei ser-

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vizi, indipendentemente dalle sue capacità di movimento, dalle sue condizioni fisiche, dal suo stato di salute. È arduo sintetizzare come l’architettura possa contribuire alla costru-zione di luoghi sempre più aperti a forme di turismo “inclusivo” ed è al contempo abba-stanza facile cadere nel rischio di ridurre tale contributo all’elencazione o alla fornitura di una serie di dispositivi, adattamenti e azioni. È certo però che lo spettro di questioni cui l’architetto deve sapersi accostare nell’ambito di un progetto integrato per il turismo inclu-sivo è assai ampio e non dipende soltanto dal tipo di disabilità fisica/motoria/sensoriale/cognitiva. Tale spettro si spinge dalla qualità degli spazi pubblici, al buon funzionamento dei trasporti, all’accessibilità ai siti di interes-se archeologico/storico/naturalistico, all’ac-coglienza. Ove con le espressioni “qualità” di spazi e trasporti, “accessibilità” ai siti, “ac-coglienza”, si intendono “qualità”, “accessi-bilità” e “accoglienza” rivolte, non solo ai portatori di specifiche disabilità, ma a “tutti”. La tendenza da perseguire dovrebbe essere il superamento della logica riduzionistica dell’accesso “dedicato ai disabili”, dell’adat-

tamento specifico, della soluzione tecnica. È sullo sfondo di tali questioni generali che si sviluppa il presente contributo al semina-rio Strategie per un turismo inclusivo. La relazione si articola attraverso la presentazione di una serie di casi studio che ho analizzato insie-me agli architetti Celeste Da Boit e Giada Saviane. La logica che sostiene il contribu-to intende essere transcalare e relazionale, come transcalare e relazionale è, d’altronde, la natura stessa del fenomeno del turismo. Il turista, infatti, attraversa territori, percorre parchi e città, usa spesso per muoversi da un luogo all’altro mezzi pubblici di trasporto, visita edifici e musei, alloggia in strutture ricettive. Ciò che conta non è solo il punto di arrivo, ma è il sistema delle connessioni tra i punti. Detto con altre parole: accanto all’accessibilità del singolo sito acquisisce im-portanza cruciale la messa a punto di una se-quenza delle accessibilità (o, come è definita dagli operatori del mondo turistico, con un termine non particolarmente felice, la “cate-na” delle accessibilità). Transcalarità e natura relazionale costituiscono dunque le principa-li questioni di cui un progetto, territoriale o

architettonico che sia, volto a potenziare l’in-clusione dovrebbe tenere conto. A tali que-stioni andrebbero affiancate naturalmente quelle dell’appropriatezza al contesto e della valenza estetica, anche se esse introducono la ricerca in ambiti di analisi meno facilmente governabili e connotati da parametri di sog-gettività e forme di sensibilità mutevoli nel tempo. Senza alcun intento di esaustività ri-spetto alle innumerevoli forme di disabilità, i casi studio presentati al seminario sono as-sunti quindi per il loro valore di esemplarità rispetto al tema della transcalarità e alla ca-pacità di mettere in relazione tra loro le cose. Questi casi studio – si tratti di interventi alla scala urbana o a quella architettonica, di ope-re realizzate ex novo o a partire da manufatti preesistenti, – presi nel loro insieme, sem-brano definire già una piccola costellazione di modelli. Una costellazione forse utile per procedere nella direzione di un turismo sem-pre più inclusivo.

IMMAGINECampo Baeza, Cadiz, Spagna, fonte: arch-daily.com, fotografo: Javier Callejas.

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Strutture ricettive inclusive tra limiti normativi e Universal Design

Universal DesignOspitalità Alloggi inclusivi

di Stefano Maurizio

Stefano Maurizio (Venezia 1960), architet-to, laureato a Venezia presso l’Iuav nel 1989, iscritto all’ordine dal 1990, è socio fondatore del C.E.R.P.A. (Centro Europeo di Ricerca e Pro-mozione dell’Accessibilità). Dal 1988 al 1993 è responsabile del settore habitat e accessibilità pres-so la società Informa s.n.c. di Venezia, consulen-za e servizi in riabilitazione; dal 1991 al 1994 membro della commissione edilizia del comune di Venezia come esperto in accessibilità; dal 1997 è membro della commissione tecnico scientifica del centro regionale di documentazione sulle barriere architettoniche e dal 2004 al 2007 consulente uf-ficio E.B.A. del Comune di Venezia.Tra i concorsi di progettazione nazionali e in-ternazionali si ricorda “progettare e realizzare per tutti” – the inclusive front office del 2006, (1° classificato) e l’edizione successiva “il servizio igienico nell’area di servizio autostradale” (2° classificato). Le sue opere sono realizzate soprat-tutto in Progetta Veneto; relatore in diverse con-ferenze, scrive numerosi saggi sulla progettazione e contro le barriere architettoniche.

Le stanze “riservate” in un albergo sono di solito: piccole, brutte, hanno un aspetto “ospedalie-ro”, hanno il sim-

bolo “ghettizzante” e sono di solito inven-dibili sia ai normali turisti sia ai turisti con disabilità. Sono state realizzate (quando ci sono) per un mero rispetto della normativa; normativa ormai obsoleta.Applicare i principi dell’Universal Design o del Design for All, significa ribaltare questo paradigma, ipotizzando delle camere tutte accessibili e di design, dimostrando che una camera per essere accessibile non ha biso-gno di configurazioni o arredi straordinari, non deve essere più grande di quella stan-dard per la categoria dell’albergo, non deve costare alla fine né più né meno di una ca-mera standard.Abbiamo per questo analizzato le esigenze di alcune tipologie dei clienti più difficili, aiutati dai principi dell’ICF1 definendo, ne-cessariamente semplificando, alcune cate-gorie come: clienti anziani, clienti con figli piccoli, clienti con disabilità motoria, con disabilità sensoriale (ipo- e non vedenti, ipo- e non udenti), con disabilità intellet-tive e cognitive, in particolare quelle dello spettro autistico. L’obiettivo è dimostrare che porre attenzio-ne alle esigenze dei clienti in generale e ma-gari di quelli in qualche modo più esigenti,

ha come risultato un miglioramento quali-tativo del progetto della stanza a beneficio di tutti i possibili clienti dell’albergo.Nella primavera 2015 si è svolto a Venezia il corso di alta formazione Universal Design, la qualità dell’Accoglienza prende forma promosso da Regione del Veneto – Assessorato al Tu-rismo, in collaborazione con IED. Gli esiti del corso, lo studio di una stanza d’albergo, sono nati dalla collaborazione e da dibatti-ti tra i progettisti sul concetto della nuova ospitalità e il desiderio di reinterpretarlo, l’intuizione di offrire in ogni dettaglio l’e-stetica e l’innovazione tecnologica.Alla base del lavoro c’è l’accessibilità delle strutture ricettive che è una questione fon-damentale e imprescindibile per un terri-torio che intende investire e sviluppare il “turismo per tutti”. Una struttura ricettiva che non risponde alle proprie esigenze e aspettative è, per tutti, un elemento che riduce la qualità complessiva della vacanza, che crea disagio, insoddisfazione e alle volte anche collera a causa dei problemi creati dall’inesistente o scarso livello di accessibilità e di fruibilità, a cui spesso si associa una mediocre piace-volezza e una limitata valenza estetica. Da questa considerazione nasce la volontà di porre l’attenzione sul tema dell’accessibili-tà delle strutture ricettive, che non sia solo conforme o rispettosa della legge, ma che sappia essere funzionale, efficiente, pratica e soprattutto di qualità.

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applicare i principi dell’Universal Design o del Design for All, significa ribaltare questo paradigma, ipotizzando delle camere tutte accessibili e di design, dimostrando che una camera per essere accessibile non ha bisogno di configurazioni o arredi straordinari, non deve essere più grande di quella standard per la categoria dell’albergo, non deve costare alla fine né più né meno di una camera standard

NOTE1 - Classificazione della salute e del fun-zionamento del corpo umano.

BIBLIOGRAFIA- Helios II, Guida Europea di Buone Pras-si. Verso le pari opportunità delle persone disabili, Commissione Europea, DGV, Bru-xelles, 1996.- Dipartimento del Turismo, Primo vade-mecum per il turista con bisogni speciali, Roma, 1999.- ITER srl, STARe studio sulla domanda di turismo accessibile, Napoli, 1999.- O.M.S. – Organizzazione Mondiale della Sanità. ICF. Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute, Erickson, 2002.- A. Lauria, A. Petrangeli, Viaggiare si può. Turismo e persone disabili, Istituto Geo-grafico De Agostini, Novara 2003.- L. Baracco, Questione di leggibilità. Se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi. Comune di Venezia, 2005.

IMMAGINERender finale del progetto “La qualità dell’accoglienza prende forma”.

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Musei e superamento delle barriere percettive: il caso delle Gallerie dell’Accademia di Venezia

Universal DesignIpovisioneGallerie dell’Accademia

di Laura Badalucco

Laura Badalucco, Professore associato, dal 2012 è direttore del corso di laurea in Disegno industriale e multimedia dell’Università Iuav di Venezia. Dal 1993 ha svolto attività didattica in laboratori di design, di ergonomia e in diver-si workshop di progettazione e packaging design prima al Politecnico di Milano, all’Accademia di Belle Arti di Brera, all’Università degli Studi della Repubblica di San Marino e poi all’Uni-versità Iuav di Venezia. Dal 1998 collabora a ricerche relative alla qualità ambientale e sociale dei prodotti, all’Universal Design, alla forma-zione di base nel campo della progettazione e al packaging design. Ha coordinato la ricerca “Mu-sei e superamento delle barriere percettive. Il caso delle Gallerie dell’Accademia di Venezia” che ha ottenuto il Grand Prix, primo premio assoluto, al concorso internazionale IIID Award 2011. Ha pubblicato articoli e testi sul packaging design, sul paper design e sul design per la sostenibilità am-bientale e sociale. È stata responsabile della sezio-ne Design della rivista Imballaggio per la quale ha scritto oltre 100 articoli. Dal 2011 è membro del comitato editoriale della rivista Com.Pack.

Design per un’utenza allargata e fruizio-ne del patrimonio culturale anche da parte di chi ha di-sabilità visive sono

i cardini di un progetto svolto nel 2010 dall’unità di ricerca Nuove frontiere del design dell’Università Iuav di Venezia per il MI-BACT (Ministero italiano dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo) e finaliz-zato alla fruizione del patrimonio artistico anche da parte di ipovedenti, non vedenti e persone con disabilità visiva.Il gruppo di ricerca - composto da Medardo Chiapponi (responsabile scientifico), Laura Badalucco, Enrico Camplani, Erika Cuni-co, Elisabetta Facchinetti, Paola Fortuna e Gianluigi Pescolderung - ha progettato una serie di elementi visivo-tattili e audioguide per la conoscenza delle opere architettoni-che, scultoree, pittoriche, dei disegni, delle fotografie, dei manufatti, ecc. volti al supe-ramento delle barriere percettive nelle Gal-lerie dell’Accademia di Venezia. Fondamentale per l’impostazione del pro-getto è stata, e lo è ora per una corretta interpretazione e per un utile impiego dei risultati, la considerazione che si doveva an-dare oltre la ricerca di norme e disposizioni da applicare meccanicamente. Si dovevano piuttosto utilizzare gli strumenti propri del design per predisporre e sperimentare solu-zioni e metterle a disposizione come base

di partenza per ulteriori progetti e ulteriori sperimentazioni. Come spiega Gianluigi Pescolderung, “il compito si presentava con una palese contraddizione: un progetto di comunicazione visiva destinato a un let-tore dalla marcata e permanente riduzione dell’acuità e del campo visivo”. Per questo lavoro si è fatto così ricorso a tecniche e tecnologie che concentrano in un unico strumento modalità di trasmis-sione delle informazioni multisensoriali ed inclusive, pensate cioè per l’utilizzo della vista, ma anche del tatto e dell’udito da parte di tutti gli utenti, secondo i principi dell’Universal Design.Nei supporti progettati (modelli scompo-nibili; pannelli in serigrafia a rilievo; dise-gni visivo-tattili con particolare attenzione all’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci; bassorilievi prospettici di dipinti tra i quali la Tempesta del Giorgione; guide audio, Brail-le e in testo a grandi caratteri), caratteristi-che grafiche e tattili si combinano in modo da poter essere lette indifferentemente da ipovedenti e non vedenti, ma anche da un pubblico più ampio, costituendo un esem-pio di soluzione che garantisce una comple-ta integrazione dei vari pubblici. Ogni uten-te può quindi utilizzare al meglio le proprie capacità percettive e avvalersi nel modo a lui più conveniente delle potenzialità dei diversi strumenti basandosi, di volta in vol-ta, sull’uso esclusivo della vista, del tatto o dell’udito, oppure su quello di una delle

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loro molteplici possibili combinazioni. La ricerca si è presentata come un’occasio-ne significativa tanto da assumere anche un carattere esemplare atto ad analizzare pro-blemi, mettere a punto e verificare soluzio-ni in una precisa situazione, ma pensando che se ne possano trarre spunti e suggeri-menti per affrontare anche altri progetti. Per questo motivo, all’interno di questa attività è stata realizzata una pubblicazione dal titolo Musei e superamento delle barriere per-cettive. Il caso delle Gallerie dell’Accademia di Ve-nezia nella quale vengono presentate le linee guida destinate ai progettisti, la descrizione di casi significativi a livello internazionale e le soluzioni specifiche adottate per le Gal-lerie dell’Accademia. Dato che non esiste una modalità di rap-presentazione o una tecnica migliore delle altre in assoluto, l’obiettivo è stato quello di fornire quelle informazioni che sono indispensabili per una corretta scelta del-la soluzione più adatta al contesto museale specifico. Alla pubblicazione è allegato un CD con informazioni accessibili anche da parte di ciechi e ipovedenti (per esempio,

in formato vocale e stampabili in rilievo) in modo da garantirne la totale fruibilità.Ad un anno di distanza dalla conclusione del lavoro, il progetto e la pubblicazione hanno ottenuto il primo premio nella cate-goria Universal Design e il Grand Prix, primo premio assoluto, al concorso internazionale IIID Award 2011, il concorso che premia ogni tre anni le migliori realizzazioni al mondo relative all’Information Design.

BIBLIOGRAFIA- AA.VV., L’accessibilità al patrimonio mu-seale e l’educazione artistica ed estetica delle persone con minorazione visiva, Le dispense del Museo Omero, Ancona, 2008.- AA.VV., Musei e superamento delle barrie-re percettive: il caso delle Gallerie dell’Ac-cademia di Venezia, Iuav, Venezia, 2010.- AA.VV., Toccare l’arte. L’educazione este-tica di ipovedenti e non vedenti, a cura di A. Bellini, Armando, Collana medico psico-pedagogica diretta da G.Bollea, Roma, 2000.- L. Baracco, E. Cunico, F. Fogarolo (a cura di), Questione di leggibilità: se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi, Comune di Venezia e Regione del Veneto, Venezia, 2005.- R. Codello (a cura di), Progettare un mu-seo. Le nuove Gallerie dell’Accademia di Venezia, a cura di Renata Codello, Electa, Milano, 2005.- F. Levi, R. Rolli, Disegnare per le mani – manuale di disegno in rilievo, Silvio Za-morani Editore, Torino, 1994.- W.E. Woodson, Human Factors Design Handbook, McGraw-Hill, Columbus, 1981.

IMMAGINEModello architettonico scomponibile del complesso delle Gallerie dell’Accademia. Il modello è realizzato in modo tale da ga-rantire una corretta esplorazione tattile con particolari texture per riconoscere le pareti di contatto tra gli edifici.

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Meccanica e tecnologia per l’inclusività

L’esperienza di un giro in gondola a Venezia è una delle peculiarità per cui questa città è co-nosciuta in tutto il

mondo. Da oggi è possibile anche per per-sone con disabilità motorie poter godere di questo servizio. Il progetto Gondolas4All, so-stenuto da Enrico Greinfenberg e Alessan-dro Dalla Pietà, ha reso possibile la creazio-ne di un pontile con piattaforma mobile in Fondamenta Cossetti, nei pressi di Piazzale Roma. Il supporto tecnico per la realizzazione della piattaforma è affidato alla collaborazione tra le aziende Rein, responsabile del pontile galleggiante e della SMDM (Soluzioni Mec-caniche Domotiche e Meccatroniche) per il sistema di movimentazione in due fasi, oriz-zontale e verticale. La carrozzina, una volta raggiunto il punto di uscita della pedana pro-gettata a scomparsa nel pontile, può essere ab-bassata fino al livello di accesso alla gondola.L’azienda Fadiel Italiana si occupa da oltre 30 anni della produzione di ausili per la gui-da e il trasporto di persone con disabilità motoria, mentre la SMDM, nata nel 2012, impiega il know-how acquisito dalla casa ma-dre per la realizzazione di soluzioni per la mobilità e per la produzione di sistemi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.In particolare, l’esperienza nella produzione della domotica e dei sistemi elettronici per-mette di unire la sicurezza in uso alla rever-

sibilità della soluzione, che in alcuni contesti storici è di massimo interesse. I dispositivi mobili riescono a conciliare le esigenze det-tate dai limiti spaziali con i requisiti determi-nati dal contesto vincolato, tipico delle città storiche come Venezia.La pedana elevatrice per il pontile accessi-bile del progetto Gondolas4All è infatti una prima applicazione di dispositivi per l’acces-sibilità nel contesto veneziano. Una prima esperienza ha visto l’installazio-ne di una rampa mobile, a rotazione, in una esercizio commerciale situato in Calle degli Avvocati. L’azienda ha infatti già realizzato alcuni interventi in contesti vincolati, come il sistema di accesso di Villa Dreina a Meolo, in occasione dell’intervento di rifunzionaliz-zazione che vi ha previsto l’inserimento del centro per anziani del Comune.In questo caso, la rampa di accesso, inizial-mente progettata per un accesso sul retro della Villa, ha poi ottenuto il benestare della Sovrintendenza per lo spostamento sul fron-te principale, dato il minimo impatto visivo e la reversibilità d’intervento.La reversibilità, unita alla domotica, può de-terminare soluzioni progettuali poco invasi-ve e adatte al contesto storico.Alcune considerazioni si stanno anche com-piendo in relazione alla possibilità di dotare le sedie a rotelle di dispositivi motorizzati a noleggio, che potrebbero diventare un buo-no strumento per una fruizione più facilitata di grandi aree di interesse turistico.

di Francesca Guidolin

www.fadiel.com www.smdmsrl.com

SMDM SrlVia Delle Industrie, 8

30020 Meolo (VE) - Italy Tel. +39.0421.61240 [email protected]

Il gruppo SMDM-FADIEL e l’esperienza del progetto Gondolas4All

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IMMAGINI01 - L’area oggetto dell’Intervento del pro- getto Gondolas4All, la dotazione del pon-tile galleggiante con rampa e la pedana elevatrice per l’accessibilità alle gondole.02 - La pedana elevatrice in corso di re-alizzazione. Il know-how e l’attenzione dell’azienda hanno determinato la possi-bilità di elaborare questo dispositivo che verrà installato previa verifica e collaudo nel pontile di Piazzale Roma. Immagine dello stabilimento della ditta SMDM Srl.

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Musei inclusivi: spazi per il turismo culturale

Gli spazi dedicati alla cultura, come musei e gallerie, molto spesso fanno parte di edifi-ci storici e pertanto vincolati. L’acceso di-battito riguardante il

grado di libertà progettuale nella realizzazione di interventi volti al miglioramento della fruibi-lità in un’ottica di accessibilità allargata non ha ancora trovato delle risposte se non in interventi sporadici che spesso si configurano come “atti dovuti”, moralmente e normativamente. Al di là del folto apparato normativo esistente, spesso contraddittorio, e delle specificità tec-niche che inducono a interrogativi di carattere etico (per esempio l’utilizzo in deroga di “opere provvisionali”), le linee guida emesse dal MI-BACT contengono alcune locuzioni che sugge-riscono uno stato di fatto ancora lontano dalla determinazione definitiva. “Utenza ampliata”, “soluzioni alternative”, “accessibilità condizio-nata” indicano, nella loro aggettivazione, l’ur-genza di una puntualizzazione qualitativa che di per sé non dovrebbe sussistere. È altresì vero che “la pura contemplazione non appartiene all’architettura”1, come invece appartiene all’ar-te, che dovrebbe poter essere sempre accessibile.La questione dell’inclusività nell’ambito mu-seale porta a considerare una serie di urgenze facenti capo a esigenze diversificate: di carattere spaziale (declinata come accessibilità dei luo-ghi e sicurezza all’esodo), percettivo (fruibilità ampliata dell’opera d’arte ma anche adeguata segnaletica per il wayfinding) e cognitivo. Se da

una parte solo il “buon senso” al di là delle mere prescrizioni normative può essere assunto come regola per l’attuazione di interventi relativi alla sicurezza e all’accessibilità (mai conformi, ma piuttosto specifici al caso di specie), dall’altra parte specifiche tecnologie e strumenti di carat-tere organizzativo potrebbero fornire un valido supporto alternativo. Queste premesse ben il-lustrano la complessità delle componenti per il progetto di adeguamento delle strutture musea-li che nell’ambito veneziano trovano ubicazione soprattutto in edifici storici. Con l’architetto Tobia Scarpa abbiamo parlato del recente inter-vento di ampliamento e adeguamento funzio-nale delle Gallerie dell’Accademia2, voluto fin dal 1996, anno dell’incendio del Teatro La Fe-nice, monito della fragilità del contesto storico veneziano e delle sue strutture. L’intervento ha previsto lo spostamento dell’Ac-cademia di Belle Arti in luogo più idoneo allo svolgimento di funzioni didattiche (visto l’im-portante carico d’incendio). É inoltre stato con-dotto un intervento di adeguamento funzionale comprendente il consolidamento strutturale, la dotazione di un impianto di climatizzazione adeguato e l’inserimento di dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche. Il carattere esemplificativo dell’intervento risiede nella complessità dei fattori di cui il progetto contemporaneo ha dovuto inevitabilmente te-nere conto: oltre a spazi concepiti, tra gli altri, da Giannantonio Selva, Andrea Palladio e An-tonio Maccaruzzi, l’intervento si confronta con l’opera del contemporaneo Carlo Scarpa. Pro-tagonista il figlio Tobia Scarpa, per il progetto

di Francesca Guidolin

architettonico, e la direzione di Renata Codello, in una difficile commisurazione degli equilibri tra funzionalità degli spazi e tutela dell’identità storica del complesso.La ricerca di un equilibrio gerarchico tra requi-siti determinati dalla finalità d’uso degli spazi - l’accoglienza di flussi ingenti di “turisti cul-turali”- che inevitabilmente trascina con sé le esigenze di sicurezza d’uso - e l’identità propria del “contenitore”, che risulta spesse volte esso stesso un’opera d’arte, è di difficile attuazione. La sicurezza (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine e in caso di incendio3) deve trovare una triplice applicazione: nella salvaguardia del contenuto, del “contenitore” e del fruitore. In questo senso, il progetto della sicurezza delle Gallerie ha avuto secondo i progettisti “un’im-postazione che va oltre la norma”, in attuazione di quell’approccio incoraggiato dalle normative europee per una più stretta confluenza dei re-quisiti di sicurezza con gli aspetti architetto-nico-funzionali4. Tobia Scarpa, in una recente intervista, ci racconta della difficoltà di adattare standard e requisiti contemporanei all’edificio storico per l’intervento alle Gallerie guidato dal-la necessità di “mettere ordine, rendere usabile, rendere leggibile”. “Se tu fai tutto il percorso ti accorgerai che ogni nodo, ogni trasformazio-ne e modifica è rimasta visibile. Deve vedersi, perché tutto sia utile alla lettura dell’insieme dell’intero complesso”. Il tema dei differenti li-velli è stato affrontato con la duplice risposta a problematiche legate alla fruibilità degli spazi e alla protezione dall’acqua alta. “Abbiamo trova-to delle situazioni di differenti quote. Abbiamo

Il progetto di Tobia Scarpa alle Gallerie dell’Accademia, tra funzioni contemporanee ed esigenze conservative

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Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

fatto in modo che fossero vivibili e leggibili”. “Ho progettato anche le luci (studiate apposita-mente per questo luogo n.d.a.) e le soluzioni di collegamento dei differenti livelli”. Nonostan-te le urgenze economiche e di realizzazione, va sottolineata, per il progetto delle Gallerie dell’Accademia l’attenzione e la cura dell’archi-tetto Scarpa alla configurazione di un “progetto totale”, che si rende visibile e riconoscibile.

NOTE1 - A.Bellini, La pura contemplazione non ap-partiene all’architettura,TeMa, 1, 1998.2 - Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Ar-chitettonici di Venezia e Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetno-antropologico di Venezia. Tra i progettisti: R. Codello (coordinamento e progetto), R. Cecchi (R.U.P.), T. Scarpa (Progetto Architettonico), G. Cocco e L.Cocco (Strutture), E. Sacchi, A. Lagrecacolonna, S. Rigato (impianti e micro-clima), V. Muzzi, F. Rocchesso (antincendio e sicurezza).3 - Annoverati nell’Atto di indirizzo sui cri-teri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (D.Lgs. n.112/98 art.150 comma 6).4 - R. Codello (a cura di) Progettare un museo: le nuove Gallerie dell’Accademia di Venezia, Electa Mondadori, Milano, 2005, p.211-212.

IMMAGINI01 - Pedana elevatrice alle Gallerie dell’Accademia. Esempio di “accessibilità condizionata” alla chiamata del personale di servizio. In questo caso potrebbe richie-dere poco sforzo pervenire a una accessi-bilità completa in autonomia per l’utente. 02 - La bussola d’ingresso alle Gallerie dell’Accademia e la sistemazione della pavimentazione (intervento di Carlo Scar-pa, 1950). Il pavimento alla veneziana, vie-ne dotato di rampa per l’eliminazione del dislivello tra l’entrata e l’ex-Aula Magna.

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RINGRAZIAMENTIUn vivo ringraziamento all’arch. Tobia Scarpa per l’accoglienza e la disponibilità al colloquio, svolto l’8 febbraio 2015.

BIOGRAFIAFrancesca Guidolin, architetto, è dotto-randa di ricerca in Tecnologia dell’archi-tettura presso l’Università Iuav di Venezia.

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Venezia accessibile: le barriere architettoniche si superano anche con l’informazione

Venezia, patrimonio culturale di tutta l’umanità, è da sem-pre meta turistica di persone provenienti da tutto il mondo.

Nell’immaginario collettivo, il centro stori-co è visto come un’unica grande “barriera architettonica”: costituito da circa 100 iso-le collegate tra loro da oltre 420 ponti che, con i loro gradini, rappresentano l’ostacolo per eccellenza per chi è costretto su una carrozzina, ma anche per le persone anzia-ne, i genitori con passeggino, i turisti con valigie. In realtà, contrariamente a quanto si possa pensare, quasi il 70% della super-ficie risulta fruibile grazie al trasporto pub-blico di navigazione e agli interventi avviati negli anni. Il problema semmai è quello di capire come muoversi, come evitare o su-perare un ponte, quali opere d’arte visitare, che tipo di ostacoli si possono incontrare. Ecco il senso della mappa Venezia accessibile e degli Itinerari senza barriere, fornire tutte le informazioni di cui potrebbe aver bisogno un turista. Ad oggi di itinerari ne sono stati realizzati 13. Si parte da uno dei punti di accesso della città e, a seconda della destinazione pre-scelta, viene indicato il mezzo di naviga-zione da prendere. Ci sono tre possibilità: vaporetto e motonave, entrambi accessibili a più di una carrozzina, e motoscafo, acces-sibile invece a una sola carrozzina. Scesi dal

vaporetto basterà seguire la mappa stam-pata sull’itinerario che indica non solo il percorso suggerito e i luoghi d’interesse cui è stata prestata attenzione, ma anche tutta l’area circostante accessibile. Il visitatore potrà dunque scoprire di po-ter visitare il Campanile di San Marco, una delle attrattive più incantevoli di Venezia grazie alla disponibilità del personale che aiuterà gli interessati a superare i pochi scalini che portano all’ascensore e poi, una volta scesi, ammirare Piazza San Marco. O ancora visitare Palazzo Ducale, dimora del Doge e sede delle principali Magistra-ture luogo simbolo della potenza della Serenissima. Negli itinerari della Venezia accessibile sono state prese in considerazione anche zone della città meno battute dal turismo di massa, ma altrettanto suggestive. È il caso dell’area Ss. Giovanni e Paolo che prende il nome dall’omonimo campo, chiamato dai veneziani per la sua bellezza, “campo de le Meravegie”. Chi vuole invece conoscere uno dei sestrieri più “veneziani” della città, non può tralasciare di percorrere l’itinera-rio nell’area di Dorsoduro o quella di Ca-stello est (mappa e itinerari sono scaricabili dal sito www.veneziacittapertutti.it).

di Città per tutti

nell’immaginario collettivo, il centro storico è visto come un’unica grande barriera architettonica

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Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

CITTÀ PER TUTTI nasce nel 1996 come Servizio Informahandicap, prima all’inter-no della Direzione Politiche sociali e poi della Direzione Relazioni Esterne e Comu-nicazione del Comune di Venezia. In quegli anni rappresentava uno dei primi punti di riferimento sul tema della disabilità per tutti coloro che operavano nel settore. Successivamente nel 2009, l’evoluzione socioculturale e le mutate esigenze dei cit-tadini hanno spinto l’amministrazione a ri-definirne le competenze e di conseguenza il servizio ha cambiato nome in Città per tutti ponendo in primo piano i temi relativi alla promozione della cultura dell’accessibilità, dell’inclusione e della piena partecipazio-ne dei cittadini alla vita sociale e culturale. Uno dei fiori all’occhiello del servizio è il progetto“ Venezia accessibile” che attra-verso un’adeguata informazione cerca di valorizzare le potenzialità del territorio anche con la predisposizione di Itinerari senza barriere. Sempre in quest’ottica at-traverso azioni di comunicazione il servizio cerca di garantire la massima accessibi-lità in occasione di speciali eventi, legati alle tradizioni veneziane, alla cultura, allo sport (Biennale Arte/Architettura/Cinema, Carnevale, Venicemarathon, ecc.).

IMMAGINI01 - Dress Code Venice Ramp - un Labo-ratorio per la creazione di un vestito alle rampe posizionate sulle rampe costruite in occasione della VeniceMarathon.02 - Le guide promosse dal Comune e dall’Ufficio Città per Tutti.03 - Weekend accessibile, promosso dal Comune di Venezia e il Venicemarathon Club: 24 persone con disabilità in visita nell’Area Marciana.

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Esperienze di formazione nell’ambito turistico

L’Ente Bilaterale Tu-rismo della provin-cia di Venezia è un organismo di for-mazione continua e superiore accredi-

tato presso la Regione Veneto. Si occupa, da quasi 25 anni, di formare e aggiornare gli operatori turistici sugli sviluppi di un settore sicuramente strategico per l’econo-mia del nostro Paese.Con i suoi percorsi formativi raggiunge annualmente circa 5.000 addetti in pro-vincia di Venezia e, tra i temi di interesse, comincia a farsi strada in modo sempre più marcato il concetto di “inclusività” della risposta ricettiva.Da un decennio sono sempre più nume-rosi i percorsi formativi enogastronomici territoriali, declinati rispetto a modalità slow food, chilometro zero, rispettosi delle sensibilità etiche e delle tolleranze ali-mentari; allo stesso modo assume valenza sempre più strategica l’attenzione ad un “visitatore” che al territorio chiede una accoglienza misurata su esigenze non solo culturali, di svago e riposo, ma di accessi-bilità personale e logistica.“Turismo accessibile”, infatti, significa ri-spondere a un bacino di utenza che oltre alle persone disabili, coinvolge anziani, bambini, mamme e persone con bisogni di attenzione sempre più ampi e in crescita costante.

Un turismo inclusivo che permetta al no-stro Paese e alla nostra Provincia di essere le prime “forse esclusive realtà territoriali” con piena accessibilità turistica.Obbiettivo che, se nei prossimi anni do-vrà portare da un lato a una rivisitazione delle accessibilità territoriali, urbanistiche e di produzione edilizia, dall’altro dovrà ricalibrare il concetto stesso di accoglien-za turistica preparando gli operatori del settore a nuove competenze professionali; queste competenze dovranno essere ca-librate sulla persona del visitatore, oggi figura trasversalmente presente in ogni target turistico.Bisogna quindi rileggere l’enogastrono-mia del territorio con attenzione a intol-leranze, allergie, etiche alimentari (cucina vegetariana, vegana, ecc.) che permettano risposte complete a una domanda sempre più numerosa e rappresentativa del genere umano (per età, condizioni di salute, abi-tudini, pratiche culturali e religiose).Allo stesso modo va ridefinita l’accessibi-lità alle strutture ricettive, nei vari stabili-menti balneari, ma più in generale a tutte le proposte di escursioni e visite del ter-ritorio.Si tratta di una piccola rivoluzione cultu-rale per tutti noi, ma che garantirà a tutti il diritto di essere cittadino del mondo e nel mondo.

di Domenico Simone

assume valenza sempre più strategica l’attenzione ad un visitatore che al territorio chiede una accoglienza misurata su esigenze non solo culturali, di svago e riposo, ma di accessibilità personale e logistica

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Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

BIOGRAFIA Domenico Simone, laureato in Architettu-ra all’Università Iuav di Venezia nel 1983, è abilitato al coordinamento della progetta-zione ed esecuzione dei lavori in sicurez-za nei cantieri temporanei e mobili (D.Lgs 494/96 e 528/99); attualmente direttore dell’Ente Bilaterale del Turismo dell’area veneziana e, nell’ambito delle attività for-mative dell’Ente, docente di prevenzione incendi, sicurezza aziendale, rischio am-bientale e strategie di protezione civile. È stato docente Sicurezza, ambiente e qua-lità presso Istituto Tecnico Superiore per il Turismo di Jesolo Lido (VE) dall’anno sco-lastico 2011 ed è componente del Comitato Tecnico Scientifico del suddetto Istituto.Docente di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro per le Università Ca’ Fo-scari di Venezia (2007), Facoltà di Archi-tettura dello Iuav di Venezia (2008), dal 2014 è componente dell’Organismo Pro-vinciale di Coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salu-te e sicurezza sul lavoro. È autore di diver-se pubblicazioni sul tema della sicurezza.

IMMAGINI01 - Uno degli eventi dell’EBT per la for-mazione in ambito turistico.02 - Venezia è tra le città italiane con una presenza importante di strutture ricettive per il turismo.

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Patrimonio culturale e accessibilità

Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e

di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”, così declama l’Articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. L’accessibilità museale rappresenta il diritto di ogni cittadino di fruire del pa-trimonio culturale. Ogni visitatore è por-tatore di bisogni e aspettative diverse, per rispondere alle quali è necessario progetta-re azioni e strumenti di accesso agli spazi e alle informazioni adeguate, abbattendo le barriere fisiche, sensoriali, culturali.L’accessibilità riguarda tutto il museo, meta per le città italiane come Venezia del turi-smo culturale e va rivista costantemente alla luce delle esperienze dei visitatori. Non esistono soluzioni definitive ma ci sono buone pratiche. In tale ambito, la Collezione Peggy Gug-genheim ha avviato un innovativo percor-so di accessibilità dedicato al pubblico con disabilità visive. Doppio senso. Percorsi tattili alla Collezione Pegg y Guggenheim ha l’obiettivo di promuovere il ruolo sociale ed educativo del museo come luogo di incontro e inclu-sione, e di avviare un processo di sensibiliz-zazione alla conoscenza attraverso il tatto.In occasione di otto appuntamenti speri-mentali dedicati, per adulti e bambini, che

di Valeria Bottalico

BIOGRAFIAValeria Bottalico, storica dell’arte e filo-loga, specializzata in diritti umani, ser-vizi educativi e accessibilità museale, di formazione. Attualmente è ricercatrice e formatrice nell’ambito dell’accessibi-lità museale e socio ICOM (International Council of Museums) Italia, membro del-le Commissioni tematiche “Educazione e Mediazione” e “Accessibilità dei musei”. Collabora con diverse istituzioni museali e istituti scolastici per i quali progetta e coordina attività educative con attenzio-ne ai temi dell’accessibilità e dell’arte partecipata. È ideatrice e curatrice di Doppio Sen-so. Percorsi tattili alla Collezione Peggy Guggenheim, presso il museo veneziano, progetto di accessibilità per un pubblico con disabilità visiva in chiave inclusiva. Fa parte del gruppo di lavoro del progetto na-zionale pilota, Museo per tutti, accessibile alle persone con disabilità intellettiva.

Progetti museali destinati a persone con disabilità sensoriale e co-gnitiva in chiave inclusiva

hanno avuto luogo presso il museo vene-ziano tra ottobre 2015 e gennaio 2016, non vedenti, ipovedenti e vedenti, hanno parte-cipato a percorsi tattili guidati e ad attività laboratoriali, mirate alla restituzione dell’o-pera d’arte fruita (www.guggenheim-veni-ce.it/doppio-senso/percorsi-tattili.html).Tra le buone pratiche nazionali si colloca, inoltre, il progetto Museo per tutti, accessibile alle persone con disabilità intellettiva. Promosso dall’associazione L’abilità Onlus, esso in-tende sviluppare linee guida, strumenti e percorsi all’interno di quattro musei nazio-nali (Museo Archeologico di Cremona, La Venaria Reale di Venaria (Torino), il Museo delle culture del Mondo – Castello d’Alber-tis di Genova e il Museo degli Innocenti – MUDI di Firenze), per favorire alle per-sone con disabilità intellettiva l’accesso alla visita e alle collezioni, in un’ottica inclusiva.L’intento è quello di avviare una significativa sperimentazione volta al raggiungimento di un miglioramento della qualità di vita in ter-mini di crescita e sviluppo della persona at-traverso la partecipazione e il coinvolgimen-to in contesti territoriali e culturali comuni a tutti i cittadini (www.museopertutti.it).

promuovere il ruolo sociale ed educativo del museo come luogo di incontro e inclusione

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Strategie per un turismo inclusivoVenezia, 16 marzo 2016

Barriere invisibili

a cura di Francesca Guidolin

In una recente esercitazione ex-tempore ef-fettuata con gli studenti del secondo anno del corso di laurea in Architettura, alla richiesta di rappresentare il concetto di “barriera architettonica”, la maggior parte di loro ha fatto riferimento al concetto di “muro”, ostacolo fisico e verticale: una bar-riera. L’aggettivazione “architettonica” in-vece è sembrata passare in secondo piano.Tale specificazione, invece, ha un ruolo determinante nel portare alla luce delle problematiche molto eterogenee. Il li-bro Barriere percettive e progettazione inclusiva porta all’attenzione proprio la necessità di considerare anche le barriere percetti-ve oltre che quelle architettoniche per la progettazione ambientale inclusiva.L’autrice, Lucia Baracco, da anni svolge attività di ricerca sui temi dell’accessibi-lità. Presidente dell’Associazione Lettura Agevolata, è stata responsabile del pro-getto Questione di leggibilità – se non riesco a leggere non è solo colpa dei miei occhi per il Comune di Venezia e la Regione Veneto.Le esigenze della persona non veden-te sono diverse da quelle della persona ipovedente. Di conseguenza, anche la progettazione per l’eliminazione delle barriere percettive differisce di molto. L’ipovisione è una condizione “invisibi-le”: non è immediatamente individuabile e spesso non comporta un esame attento delle esigenze, nonostante coinvolga un numero molto maggiore di persone. Se-condo l’OMS infatti, al mondo sono 39 milioni le persone cieche e 246 milioni quelle ipovedenti, con diversi gradi di acuità visiva.La norma definisce le barriere architetto-niche come “ostacoli fisici”, mentre per le barriere percettive circoscrive il proble-ma ad una “mancanza di…”1, spostando la questione all’assenza di strumenti. Ciò potrebbe erroneamente far ritenere che un maggiore carico di indicazioni, sim-boli e apparati comunicativi possa fornire

Lucia BaraccoBarriere percettive e progettazione inclusiva. Accessibilità ambientale per persone con difficoltà visiveEdizioni Centro Studi EricksonTrento 2016

soluzione al problema: come se l’aumen-to di dotazioni e di segnali potesse risol-vere la questione della progettazione in termini inclusivi. Il libro, oltre a individuare questi para-dossi, in parte nati dalla normativa e in parte stratificati dall’utilizzo comune di approcci sbagliati al progetto, riporta una serie di esempi progettuali.Muoversi nell’ambiente in sicurezza2 è una pre-rogativa che, ad esempio, si declina nella progettazione delle scale per le quali la differente percezione visiva nella lettura dell’elemento architettonico in salita o in discesa avvalora il detto che spesso “è una questione di punti di vista”.La complessità del tema dell’inclusività nella progettazione ambientale trova un buon esempio nello stramp3. Il termine è la sincrasia di scala (stair) e rampa (ramp), e indica la scelta di integrare questi due elementi, solitamente in contesti urbani (spazi pubblici, piazze, ecc.). Quello che potrebbe sembrare un valido espediente per il superamento di un ostacolo fisico, peraltro dalla forma accattivante, si tra-duce nella pratica molto spesso in una barriera percettiva per persone ipoveden-ti e non solo4.Dotato di schede tecniche illustrative che ben chiariscono la complessità del problema, il libro assolve allo scopo dell’autrice: “Il tentativo, per me neces-sario e molto stimolante, è quello di far comprendere il problema, rendendo in qualche modo “visibili” le barriere archi-tettoniche “invisibili”5.

NOTE1 - L. Baracco, Barriere percettive e progettazione inclusiva, Erikson Edi-zioni, Trento, 2016, pag. 35.2 - L. Baracco, Op. Cit. pag. 43.3 - L. Baracco, Op. Cit. pag. 75.4 - Effettivamente, in talune circostan-ze, lo stramp oltre che mancanza di tolleranza all’errore (quinto principio dell’approccio Universal Design), può presentare delle problematiche relati-ve al requisito di sicurezza d’uso, anche per persone con disabilità motorie.5 - L. Baracco, Op. Cit. pag. 14.

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ASSOCIAZIONE CULTURALE OFFICINA*

L’associazione OFFICINA* è stata fondata nel

gennaio del 2015.

Il progetto culturale e formativo nasce nel 2013

sulla spinta dei tre soci fondatori, dottorandi

in Nuove tecnologie per il territorio, la città e

l’ambiente (ambito della Tecnologia dell’Archi-

tettura) dell’Università Iuav di Venezia, che han-

no dato avvio alle prime iniziative del gruppo

all’interno del laboratorio ArTec (Archivio delle

Tecniche e dei materiali per l’architettura e il de-

sign industriale).

Nel corso del primo anno di attività il gruppo di

OFFICINA* è cresciuto con la partecipazione di

nuovi dottorandi e assegnisti di ricerca, andando

così a dare forma e consistenza alla struttura del

progetto che nei primi mesi del 2015 è stato tra-

sformato in un’associazione culturale. Questa

ha come intento primario quello di mettere in

comunicazione il mondo della ricerca con quello

dell’azienda, della professione e più in generale

della collettività, al fine di instaurare e promuo-

vere un dialogo e un confronto su temi legati

all’architettura e alla tecnologia dell’edilizia.

I principali ambiti in cui opera sono la riqualifi-

cazione dell’esistente, la sostenibilità ambientale,

economica e sociale, la valorizzazione del terri-

torio e l’innovazione tecnologica, con particola-

re attenzione alle questioni legate all’efficienza

energetica e all’uso appropriato dei materiali e

delle tecnologie costruttive.

OFFICINA* ha all’attivo attività formative e

culturali quali lezioni, conferenze e convegni e

una rivista bimestrale on-line liberamente con-

sultabile e scaricabile dal sito internet:

www.officina-artec.com

Per informazioni contattare:

[email protected]

OFFICINA*

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