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Periferie/Suburbs XXI Esposizione Internazionale della Triennale OF ARCH INTERNATIONAL MAGAZINE OF ARCHITECTURE AND DESIGN 137 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (con.in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, DCB Milano. (TASSA RISCOSSA) Trimestrale di architettura e design GR 10,00 - P 8,00 - E 7,70 - A 16,80 - F 16,00 - B 9,00 Italy only 7,00

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Rivista internazionale di architettura e design.

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Anno XXVI 2016 n. 137

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Design Diffusion World srlRedazioni/Editorial Offices Direzione, amministrazione, pubblicitàManagement, Administration, AdvertisingVia Lucano 3, 20135 Milano Tel. 02/5456102- Fax 02/54121243Internet: www.designdiffusion.comE-mail: [email protected]

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Direttore responsabile/Editor in chiefCarlo Ludovico RussoDirettore/Editor Franco MirenziRedazione/Editorial staffPaola MolteniProgetto grafico e consulenza artistica/Graphic layout & art consultantFranco MirenziRealizzazione grafica/Graphic designerFabio Riccobono

OFARCH NewsPaola MolteniOFARCH Architettura/ArchitectureFrancesca De Ponti,Elviro Di Meo,Francesca Tagliabue

OFARCH Architecture in USABradley WheelerOFARCH DesignFrancesco Massoni

Contributi/ContributorsCarlo Paganelli, Stefania Viti

Traduzioni/TranslationsChiara Omboni

Ufficio traffico/Traffic departmentDaniela D’Avanzo, Barbara TommasiniUfficio abbonamenti/Subscription officeFrancesca Casale

News

Editoriale

Architettura

Design

Cover

Periferie/Suburbs

Una città nuova/The brand new city

Rinascimento urbano/Urban Renaissance

L’architettura dell’effimero/Architecture of ephemeral

Naoshima Hall

È nata una stella/A star is born

Ogni mattone, una storia/Every brick has its own story

Tracce di memoria/Traces of memory

Nuove frontiere dell’arte/New frontiers of art

Architecture as art

All’origine della vita/The origins of life

The second life

Le Vèrone

Piero Lissoni

Smart light

Working culture

Holcom. Connettore di valori interculturali/Connecting cross-cultural values

Pennellate di verde e di giallo/Green and yellow paintbrushes

Volare alto/Flying high

Petersen Automotive Museum, Los Angeles (Ph: © Bradley Wheeler / CoolNewProjects.com)

Edited by Paola Molteni

Franco Mirenzi

Francesca Tagliabue

Elviro Di Meo

Paola Molteni

Stefania Viti

Bradley Wheeler

Francesca Tagliabue

Francesca Tagliabue

Francesca Tagliabue

Paola Molteni

Elviro Di Meo

Carlo Paganelli

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Francesco Massoni

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SOMMARIO

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Un titolo deliberatamente e programma-ticamente enunciativo per una mostra fotografica che, senza svolazzi né ghiri-gori retorici ma con suggestiva incisività, illustra e documenta lo sviluppo eco-nomico e paesaggistico di una regione italiana, l’Emilia Romagna, in grado di riflettere i più ampi mutamenti verifica-tisi negli ultimi decenni su scala globale. Una mostra promossa dalla Fondazione MAST in cui le opere a firma di fotografi quali Lewis Baltz, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Tim Davis, Simone Donati, John Gossage, William Guerrieri, Guido Guidi, Walter Niedermayr, Enrico Pasquali, Pao-

CERAMICA, LATTE, MACCHINE E LOGISTICA.FOTOGRAFIE DELL’EMILIA ROMAGNA AL LAVORO

CERAMIC, MILK, CARS AND LOGISTICS – PIC-TURES FROM WORKING ROMAGNAA photography show with a very direct title that, avoiding wordiness and hot air, well describes the economic and landscape development of Emilia Romagna Region, reflecting global changes over the last decades. The exhibit has been organized by Fondazione MAST, and includes photographs by Lewis Baltz, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Tim Davis, Simone Donati, John Gossage, William Guerrieri, Guido Guidi, Walter Niedermayr, Enrico Pasquali, Paola De Pietri, Bas Princen, Franco Vaccari, Carlo Valsecchi and Marco Zanta, in a contrasting narration. “These images tell – explains the curator Urs Stahel – the end of old factories, replaced by new plants and high-tech production

systems, while the traditional territory was replaced by advanced service industry, trade, technique, acceleration. These phenomena can be seen in the engineering and ceramic industries, but also in food and small enterprises”. Organized within the XI Fotografia Europea a Reggio Emilia (European Photography in Reggio Emilia), devoted to the theme “La Via Emilia. Strade, viaggi, confini” (“Via Emilia. Roads, journeys, boundary lines”), the exhibit is organized in partnership with the association Linea di Confine. (F.M.)

Bologna, MAST PhotoGallery, via Speranza 40-42. Fino all’11 settembre 2016/Until September, 11 2016.

la De Pietri, Bas Princen, Franco Vaccari, Carlo Valsecchi e Marco Zanta, concorro-no a comporre una narrazione scandita per contrapposizioni. “Immagini a cui è affidato il compito di raccontare – spiega il curatore, Urs Stahel – come le vecchie industrie scompaiano, sostituite da nuovi impianti e sistemi produttivi ad altissimo contenuto tecnologico, come al paesag-gio tradizionale e ad un territorio dal sapore antico si contrappongano le nuo-ve aree del terziario avanzato, dei com-merci, della tecnica, dell’accelerazione e come simili fenomeni siano riscontrabili, non solo nei settori dell’industria mecca-nica e della ceramica, ma anche in quelli della produzione alimentare e della pic-cola impresa”. Organizzata in occasione della XI edizione di Fotografia Europea a Reggio Emilia, dedicata al tema “La Via Emilia. Strade, viaggi, confini”, la mostra è realizzata in collaborazione con l’asso-ciazione Linea di Confine. (F.M.)

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RCHNEWS ARTE/ART

In alto, Silvestro Lega, La passeggiata in giardino, 1864-68, olio su tela, 35 x 22,5 cm. Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Sotto, Getulio Alviani, Tensioni, 1966-1967, una delle sei serigrafie su carta, 50 x 50 cm ciascuna. Brescia, Collezione privata.A destra, dall’alto al basso, Campbell’s Soup Company, The Souper Dress, 1968, tessuto non tessuto in carta, cellulosa, cotone stampato con l’immagine della lattina di Campbell Soup; Keith Haring, Fertility, 1983, serigrafia Firenze, Collezione privata.

Che cosa hanno in comune Salvatore Fer-ragamo, Elsa Schiaparelli e Yves Saint Lau-rent? Certamente il fatto di appartenere alla storia della moda, ma anche la voca-zione a sperimentare, lasciandosi attrarre da suggestioni artistiche e integrandole nel loro DNA creativo. Così, un decolleté con-cepito da Ferragamo negli anni Cinquanta riverbera l’opera dell’artista americano Kenneth Noland, la Schiaparelli realizza un abito in collaborazione con Salvador Dalì, mentre Saint Laurent trasferisce nelle sue creazioni le colorate geometrie di Piet Mondrian. Dunque, la moda imita l’arte? Una domanda oziosa in un’epoca siglata da una spiccata interdisciplinarietà, in cui ogni pratica creativa tende a sconfinare in altri ambiti, tra contaminazioni, sovrap-posizioni e interferenze che favoriscono il sorgere di nuove avventure estetiche. In questo senso, la mostra ‘Tra arte e moda’, ideata e curata da Maria Luisa Frisa, En-rica Morini, Stefania Ricci e Alberto Sal-vadori, un progetto espositivo articolato, promosso e organizzato dalla Fondazione Ferragamo e dal Museo Salvatore Ferraga-mo in collaborazione con altre istituzioni culturali fiorentine, rappresenta un’ade-

TRA ARTE E MODA

BETWEEN ART ANDFASHIONWhat do Salvatore Ferragamo, Elsa Schiaparelli and Yves Saint Laurent have in common? They are part of the fashion history, and all tended to experiment, being attracted by art suggestions they inserted into their creative DNA. Therefore, a neckline designed by Ferragamo in the Fifties, evokes the American artist Kenneth Noland; Schiaparelli created a dress in cooperation with Salvador Dalì, while Saint Laurent enriched his works with the colored geometries of Piet Mondrian. So, does fashion imitate art? This is a lazy question, in a time of cross-subjects, wherein each creative action crosses the boundaries through contaminations, juxtapositions, and interferences able to originate new aesthetic adventures. In this sense, the

exhibit “Tra arte e moda” (“Between art and fashion”), conceived and curated by Maria Luisa Frisa, Enrica Morini, Stefania Ricci and Alberto Salvadori - a comprehensive project promoted and organized by Fondazione Ferragamo and Museum Salvatore Ferragamo, in cooperation with other Florence-based cultural entities - well describes the productive relationship linking these two different, yet close fields. Clothes, accessories, textiles, paintings and sculptures, books and magazines, photographs and other documents are proof of a lively yet endless dialogue, supported by Ferragamo himself. (F.M.)

Firenze, Museo Salvatore Ferragamo, Piazza Santa Trinita 5/R. Fino al 7 aprile 2017/Until April 7, 2017.

Top, Silvestro Lega, A Stroll in the Garden, 1864–8, oil on canvas, 35 ! 22.5 cm. Florence, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. Bottom, Getulio Alviani, Ten-sions, 1966–7, one of the six serigraphs on paper, 50 x 50 cm each. Brescia, private col-lection. Right, from top to bottom, Campbell Soup Company, The Souper Dress, 1968, nonwoven fabric in paper, cellulose and cot-ton printed with the image of the Campbell’s Soup can; Keith Haring, Fertility, 1983, scre-enprint Florence, private collection.

guata e puntuale illustrazione del fecondo rapporto che lega due mondi distinti ma in realtà comunicanti. Abiti, accessori, tessuti, dipinti e sculture, libri e riviste, fotografie e altri documenti testimoniano questo dialo-go, fervido e inesauribile, di cui lo stesso Ferragamo è stato fra gli artefici. (F.M.)

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DAVID BOWIE ISScomparso a 69 anni all’indomani dell’u-scita del suo ultimo, indimenticabile album, ‘Blackstar’, David Robert Jones, alias David Bowie, è stato colui che più, e meglio di tanti altri, ha saputo rinnovare la scena rock degli ultimi 40 anni, attraversando i generi, mescolandoli, componendo auten-tici poemi e musicandoli con lo spirito colto e irriverente al tempo stesso del dandy mu-tante e postmoderno, capace di registrare e trasfigurare con straordinario talento i sommovimenti e le inquietudini del nostro tempo. Come ha dichiarato Tony Visconti, amico e produttore di tanti suoi dischi: “La sua morte non è stata diversa dalla sua vita: un’opera d’arte”. E come tale viene celebrata dalla mostra ‘David Bowie Is’, re-alizzata dal Victoria and Albert Museum di Londra e approdata ora al MAMbo di Bolo-gna, unico appuntamento italiano e ultima data europea. Curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh e suddivisa in tre sezioni, l’esposizione ne celebra la prolifica e mul-tiforme attività, sviluppandosi attraverso contenuti ‘multimediali’ che conducono il visitatore all’interno dei processi creativi messi in atto e descrivendone la capacità di attrarre e influenzare a sua volta i più ampi movimenti nell’ambito dell’arte, del design, del teatro e della cultura contemporanea. All’interno della mostra sono esposti ol-tre 300 oggetti provenienti dall’archivio personale del musicista, tra i quali l’outfit di ‘Ziggy Stardust’ (1972) disegnato da Freddie Burretti, fotografie di Brian Duffy, le copertine di alcuni dei suoi album firma-te da Guy Peellaert e Edward Bell, estratti di film come ‘L’uomo che cadde sulla terra’ e di performance live, video musicali come ‘Boys Keep Swinging’ e arredi creati per il ‘Diamond Dogs tour’ (1974), ma anche i testi manoscritti delle sue canzoni e alcuni dei suoi strumenti. (F.M.)

Died at age 69 after launching his unforgettable last album “Blackstar”, David Robert Jones, better known as David Bowie, has changed the rock scene these past 40 years, crossing and mixing all genres, writing genuine poems and setting them to music, expressing that cultured yet revolutionary mood typical of a changing, postmodern dandy who skillfully recorded his time’s uprising and concerns. As stated by his friend and producer Tony Visconti: “His death was like his life: a work of art”. This work of art has been celebrated in an exhibition at the London Victoria and Albert Museum, now landed to the Bologna MAMbo (single event in Italy and the last in Europe). Curated by Victoria Broackes and Geoffrey Marsh, and split into three sections, this exhibition celebrates his rich yet versatile work, including multimedia contents, that lead the visitor through the implemented creative processes, describing their ability to attract and affect contemporary art, design, theater and culture. The exhibit includes over 300 personal objects from his own archive, among which the outfit of ‘Ziggy Stardust’ (1972) designed by Freddie Burretti, pictures by Brian Duffy, covers of his albums designed by Guy Peellaert and Edward Bell, part of movies such as ‘The man who fell to earth’ and live performance, music videos as for instance ‘Boys Keep Swinging’ , and pieces of furniture created for ‘Diamond Dogs tour’ (1974), as well as handwritten songs and some music instruments from his personal collection . (F.M.)

Bologna, MAMbo, via Don Minzoni 14. Dal 14 luglio al 13 novembre 2016/From July 14 to November 13, 2016.

NEWS ARTE/ART

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RCHNEWS MOSTRE/EXHIBITION

Ci sono molte ragioni per visitare lo stra-ordinario padiglione noto come Maison d’Homme che Le Corbusier ha immagina-to a Zurigo e che fu completato, dopo la sua morte, nel 1967. Unico (e ultimo) pro-getto in acciaio e vetro che l’architetto, di origine svizzera, progettò come esempio di casa per l’arte. Oggi di proprietà della città che ne ha fatto un museo e la sede di esposizioni. Una di queste è la mostra René Burri – Le Corbusier, aperta fino alla fine di Ottobre 2016. Viaggio attraverso le immagini del noto fotoreporter che ci riporta all’epoca di un edificio manifesto. E ci restituisce un importante tassello di storia. Nel 1960, quando Le Corbusier si recò nel quartiere di Seefeld per visitare il sito, René Burri - che aveva già realizzato due servizi sulla cappella di Ronchamp - si era ormai avvicinato al Maestro come all’architetto per eccellenza. E stava spe-rimentando quel particolare linguaggio, quasi cinematografico, che l’avrebbe portato ad essere un grande fotografo Magnum. Ecco allora una serie di imma-gini immediate e al contempo iconiche, normalmente custodite al Museum für Gestaltung di Zurigo, che costituiscono il cuore di una mostra che si concentra sulla relazione archetipica tra l’uomo e il suo manufatto. Così che il lavoro di uno dei più importanti fotografi del nostro tempo entra in un dialogo intimo e serrato con un’architettura che Le Corbusier aveva creata come una ‘casa’ a misura d’uomo per una sintesi delle belle arti. (F.D.P.)

Many are the good reasons to visit the stunning pavilion called Maison d’Homme. Designed by Le Corbusier, it was opened after his death in 1967. This is the only and sole steel and glass building designed by the Swiss architect, and conceived as a house for the fine arts. It is now owned by the Municipality, which turned it into a museum hosting several exhibitions, among which the one entitled René Burri – Le Corbusier, on until late October 2016. This is a journey through the pictures taken the well-known photographer, leading us to the time of this stunning building. In 1960, Le Corbusier went to visit the Seefeld district of Zurich; René Burri had already realized two photo shoots on the Ronchamp chapel, considering him the architect par excellence. He was also exploring a particular photographic language, that would have later led him to become the great Magnum photographer. These immediate yet iconic pictures are safeguarded at Zurich’s Museum für Gestaltung; these are the core of the exhibit, which focuses on the archetypic relationship between the architect and the building he conceived. Therefore, the work of one of the most important photographers of our time is put in close contact with Le Corbusier’s architecture, a real house where the fine arts are enhanced. (F.D.P.)

René Burri – Le Corbusier, Le Corbu-sier Pavilion, Zurich. Fino al 31 Ottobre 2016/Until October 31st

RENÉ BURRI – LE CORBUSIER

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RCHNEWS LIBRI/BOOKS

Pubblicato da 24 ORE Cultura, questo acuto libro a cura di Alessandro Biamonti raccoglie, divisi per sezioni tematiche, una selezione di circa 25, più o meno noti, fal-limenti architettonici disseminati per tutto il mondo. E si propone come una ‘guida semiseria’ ai più clamorosi casi di errore nell’ambito della costruzione.Dopo aver affrontato il concetto di falli-mento e di rovina nella storia culturale della civiltà umana, il volume presenta i progetti falliti in base alla causa del flop, che può essere dovuto a previsioni ottimi-stiche rispetto agli utenti finali del progetto – Pensavamo di essere tantissimi – o a fat-tori di natura economica – Pensavamo di diventare ricchissimi - o all’impatto estetico surreale, talvolta agghiacciante dell’opera– Pensavamo non se ne accorgessero – o, ancora, ai luoghi di intrattenimento dove a un certo punto la festa è finita - Pensavamo di divertirci tantissimo. Infine un ultimo ca-pitolo, Adesso ci pensiamo noi!, è dedicato al progetto di un nuovo scenario urbano che prende spunto da un caso importan-te di abbandono, la torre Galfa di Milano, edificio spettrale in disuso dal 2006, per la quale viene qui proposta una rifunzionaliz-zazione in parco urbano verticale.Schede sui singoli progetti, curate da Sil-via Maria Gramegna e Oxana Nosova, box pop-up a cura di Ruggero Biamonti, una ricca documentazione fotografica, una mappa illustrata e un glossario semiserio, che inizia con il termine ‘abuso edilizio’ e termina sintomaticamente con ‘Tutela pae-saggistica’, aiutano il lettore a orientarsi tra le città fantasma della Cina, gli ecomostri del Sud Italia e i grotteschi residui di luna-park americani.Sfogliando le pagine di questa insolita guida architettonica, rivolta anche ad una nuovissima categoria di turisti (gli esplo-ratori urbani), si ha così modo di scoprire realtà come Gibellina nova, in provincia di Trapani, ricostruita ex-novo in un altro luogo dopo la sua completa distruzione a seguito di un terremoto e oggi città deserta abitata da mastodontiche opere d’arte; o come la centrale nucleare Crymska, in Cri-mea, iniziata nel 1982, entrata nel Guinnes dei primati come il reattore nucleare più costoso al mondo e mai terminata.Non si tratta di una lista di errori da de-nunciare: piuttosto, un invito a riflettere su come sia impossibile, per un progetto, pro-gettare il proprio futuro. Sbagliando, d’altra parte, s’impara. (F.D.P.)

Il 13 febbraio 2013 se ne andava Ga-briele Basilico, architetto fotografo che ci ha lasciato un enorme patrimonio di lavoro, cultura e umanità. Il volume ‘Caro Gabriele’, a cura di Giovanna Calvenzi e Natalia Corbetta, raccoglie i contributi e i ricordi di ottantaquattro amici, compagni di vita e di lavoro, da Alessandro Mendini a Gianni Berengo Gardin, da Achille Bo-nito Oliva a Roberta Valtorta, da Philippe Daverio ad Arturo Carlo Quintavalle. E dà vita ad un ritratto corale che ci restitui-sce l’immagine di un grande artista della contemporaneità: uomo mite e genero-so, che noi ricordiamo serio e attento.Accompagna e fa da contrappunto ai testi un ricco repertorio di fotografie, in cui Gabriele Basilico diventa di volta in volta oggetto e soggetto, e di immagini che contribuiscono a ricostruire il percor-so vitale e artistico di questo ‘misuratore di spazi’, di questo studioso della trasfor-mazione del paesaggio contemporaneo, che non ha mai smesso di cercare ‘occhi, nasi, orecchie, labbra, volti’ nascosti nel-le architetture delle città. (F.D.P.)

È uscita, in occasione del Salone del Mo-bile di Milano, la monografia illustrata che Electa Libri dedica ad Alessandro Men-dini. Il volume, a cura di Fulvio Irace, con grafica di Italo Lupi, sceglie volutamente una ricomposizione visuale del percorso creativo del ‘maestro’ e individua nove temi (o regole) che possono essere usati come chiavi d’accesso al codice proget-tuale di una figura tra le più complesse e poliedriche tra quelle che hanno segnato il Novecento. Alessandro Mendini è infatti architetto, artista, designer (per la grande e per la piccola serie), direttore di riviste, teorico, scrittore, inventore di idee... E, con il suo lavoro, ha esercitato un’enorme in-fluenza sulle tendenze estetiche del design internazionale, trasformando il progetto (fosse esso una poltrona, un cavatappi o un prodotto editoriale) in un formidabile strumento espressivo dello stato d’animo dell’uomo moderno. Il percorso narrativo, neanche a dirlo, è quello delle libere asso-ciazioni. Del tutto in linea con l’approccio, ironico e dissacrante, di un progettista che nella sua lunga carriera ha sempre mante-nuto la posizione diversa e spiazzante di un grillo parlante. (F.D.P.)

different flops. As for instance flops due to too optimistic forecasts, if compared to the final users (‘We thought we were so many’) or to economic reasons – (“We thought we would have become very rich”), or surreal, sometimes awful, aesthetic result (“We thought they wouldn’t have noticed”) or, entertainment areas, where the party finally finished (“We thought we would had a lot of fun”).The last chapter entitled “Leave it in our hands!”, is devoted to a new urban scenario inspired by an abandoned area of Milan, the Torre Galfa, a ghost building left abandoned since 2006, to be reconverted to a urban vertical park.Projects data sheets are edited by Silvia Maria Gramegna and Oxana Nosova, while the box pop-up by Ruggero Biamonti. The books is equipped with a rich photo gallery, an illustrated map, and a semi-serious dictionary starting with the term “unauthorized building”, and finishing with “Landscape protection”, that help the reader to better understand Chinese ghost-cities, horrible buildings in south Italy, or neglected American amusement parks. Reading this original architectural guide, addressed to a new category of tourists (the so-called urban explorers), you can discover places such as Gibellina nova in the province of Trapani, a city that was totally rebuilt in a new location after an earthquake demolished it, that has now become a desert city full of pieces of art. Or, for instance, the Crymska nuclear power plant started in 1982 – according to Guinness World Records, the most expensive in the world - and that was never finished. Therefore, not a mere list of mistakes to denounce, rather a call for reflection on the fact that future cannot be designed in the projects. After all, you can only learn by making mistakes. (F.D.P.)

Alessandro Baimonti, Archiflop. Storie di progetti finiti male, 24 Ore Cultura

ebruray 13th, Gabriele Basilico passed away. This architect and photographer left great heritage of works, culture and humanity. The book ‘Caro Gabriele’ (‘Dear Gabriele’) curated by Giovanna Calvenzi and Natalia Corbetta, comprises tributes and memories of 84 friends of him, life companions, colleagues, ranging from Alessandro Mendini, Gianni Berengo Gardin, Achille Bonito Oliva, Roberta Valtorta, from Philippe Daverio to Arturo Carlo Quintavalle. It results in a choral portrait that well describes this major contemporary artist: a gentle and benevolent man, very serious and attentive. The book includes many ‘counterpointing’ photographs, wherein Gabriele is sometimes subject, some others object, as well as images shaping the life and artistic path of

On the occasion of the Milan Design Week, Electa Libri published an illustrated volume devoted to Alessandro Mendini. The book curated by Fulvio Irace, graphic design by Italo Lupi, traces the creative path of the master, identifying nine subjects (or rules), to be used to interpret the design code of a multifaceted yet complex character of the Twentieth Century. Alessandro Mendini is an architect, designer (large and small scale production), artist, editor in chief for major magazines, theorist, writer, inventor. His work has highly influenced international design, turning the project (armchairs, bottle screws, editorial projects…) into an extraordinary tool able to express the human soul. The narrative path is based on free associations, totally in line with this architect, who, during his long career, has always held an original yet upstream position. (F.D.P.)

Fulvio Irace, Codice Mendini, Electa

ARCHIFLOP. STORIE DI PROGETTI FINITI MALE

CARO GABRIELECODICE MENDINI

Published by 24 ORE Cultura, this book by Alessandro Biamonti gathers about 25 well or less known architectural flops all around the world. It is intended as a semi-serious guide to all resounding mistakes in the building sector. After facing the theme of the collapse and failure in human culture, the book presents failed projects, split into

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Michele De Lucchi ci racconta la sua idea di architettura e design, accompagnan-do le brevi presentazioni dei suoi lavori con testi che hanno la forma di narra-zioni evocative, storie, riflessioni. Perché, come spiega nel prologo del volume, negli anni ha capito (sulla sua pelle) che i progetti “non sono solo bei disegni, elaborati modelli, raffinati abbinamenti di materiali, eleganti combinazioni di co-lore” . Ma, altresì, concetti. Storie di vita, e di pensiero, che possono avvincere il lettore “con una trama e con argomenti appositamente modellati per quella spe-cifica necessità. Perché tutte le necessità nascono più o meno da un desiderio, più o meno ineluttabile, ma fondamentale per alimentare la voglia di sperimentare e conoscere”. Ecco allora una residenza settecentesca (Villa Sclopis, Salerano), trasformata e ampliata in hospice grazie ad un incontro profondo e coinvolgente. Ecco un buco e un muro magici che, as-sieme, sono capaci di portare la mente oltre “il limite del campo visivo e farla procedere oltre, in quello spazio dove nessuno è mai stato e, se mai ci fosse stato, non è mai tornato” (Cappella San Giacomo, Auerberg, Germania). Ecco architetture che riflettono la volontà di investire sulla ricerca e sugli uomini, con operosità, per una condizione migliore

Esce, a cura di Luca Molinari, un nuovo atlante dell’architettura del Novecento, pensato per indagare in modo sintetico i grandi movimenti e le opere che hanno dato forma a uno dei periodi più densi e complessi della nostra storia, caratte-rizzato dalla caduta dei muri e dei molti limiti geografici/burocratici/fisici che hanno condizionato le epoche preceden-ti. E quindi da nuove, e quasi inaspettate, prospettive e possibilità di studio. Il volume, che “vuole essere un rimedio leggero, ma non per questo superficiale, alla perdita di memoria che ci sta accom-pagnando in questo inizio di XXI secolo, e un omaggio a un periodo storico che ha cambiato definitivamente il nostro modo di pesare, progettare e vivere lo spazio che ci circonda”, ci parla di grup-pi ed esperienze noti (come possono es-serlo le Avanguardie o il Bauhaus) e di correnti meno indagate, come l’architet-tura tropicale, il realismo sovietico o il re-gionalismo critico. Allargando l’orizzonte alle ricerche più recenti e, soprattutto, adottando un’ottica internazionale. Pensato per una lettura trasversale, e quindi facile anche per i non addetti ai lavori, prevede una suddivisione in sche-de costituite da brevi testi critici (redatti da studiosi specializzati) e immagini che ne esemplificano il contenuto. (F.D.P.)

Nei suoi seminari tenuti presso lo IUAV di Venezia (nel 2006), i cui testi sono raccolti nel nuovo libro di Skira dal titolo ‘Lezioni Veneziane’, Vittorio Gregotti illustra come le riflessioni intorno alla relazione tra teoria e prassi possano ancora oggi pro-durre un’architettura le cui qualità siano un contributo positivo alla vita collettiva e alla gerarchia dei suoi valori possibili e necessari. “Noi architetti usiamo proba-bilmente la parola teoria in modo nello stesso tempo abusivo e indispensabile”, afferma il progettista. Ma se “mettere in scena il pensiero sotto una forma dotata di intenzionalità sembra essere il compito dell’architettura quando si parla di teoria, si potrebbe dire che, in qualche modo, le cose stesse dell’architettura sono in alcuni casi in primo piano la sua teoria, o alme-no dei frammenti di verità del presente che esse intendono proporre”. Il volume, introdotto da Franco Rella, muove dalle forme della tradizione teorica dell’archi-tettura, affronta i temi dell’eredità, della crisi della specificità disciplinare e dei cambiamenti della professione, e approda ad una riflessione sulla città e le contrad-dizioni dei nostri anni. (F.D.P.)

Michele De Lucchi explains his idea of architecture and design, enriching the presentation of his works with evocative texts, stories, reflections. Since – as stated in the preface – “over the years, I’ve first-hand experienced that projects are not mere drawings, advanced models, materials and colors matches. They are ideas too. Life stories, thoughts stories, that can involve the reader through a plot and subjects addressed to that need. All needs are originated from an - unavoidable or not – desire, essential to enhance the willingness to experiment and know. Hence the dwelling dating back from the Eighteenth Century (Villa Sclopis, Salerano), which was widened and turned into a hospice thanks to a deep and involving meeting. Here a magic hole and wall that, together, “can take the mind over the visual field, into an unexplored space and - who has been there, has never come back” (Saint James Chapel, Auerberg, Germany). Hence, architectures that reflect the willingness to industriously invest on research and men, for a better human condition (Z Building, Zambon spa, Vicenza). A sequence of ideas, thoughts, memories, and personal experiences, starting from a sketch and turned into different implementations, from wood models to big edifices. (F.D.P.)

Michele De Lucchi. Storie di architettura, Skira Editore, 2016

Luca Molinari is the curator of the new illustrated volume on XX Century’s architecture. The book briefly analyses the trends and works that shaped one of the richest and complex ages, including walls’ fall and several geographic and physical boundaries influenced by the previous ages. Therefore, from new and unexpected perspectives and studies. The book aims at “lightly yet not superficially making up for the memory loss of

In his seminars at Venice’s IUAV (2006), gathered in a book published by Skira entitled ‘Lezioni veneziane’ (‘Venice lessons’), Vittorio Gregotti explains that the relationship between theory and practice, allows the creation of architectures that positively impact the collective life and the hierarchy of possible, and necessary, values. “We architects use the word theory in an illicit yet unavoidable manner”, states the designer. Anyway, if, concerning the theory, “the task of architects is putting an ‘intentional thought’ on stage, we could also say that the architecture itself embodies the theory, or at least some scarps of the truth architects want to express”. The book introduced by Franco Rella, starts from traditional architecture, analyzes the heritage, the crisis of the discipline, the change of profession, to finally reflect on the city and the contradictions experienced over the last years. (F.D.P.)

Vittorio Gregotti, Lezioni veneziane, Skira, 2016

MICHELE DE LUCCHI. STORIE DIARCHITETTURA

ARCHITETTURA. MOVI-MENTI E TENDENZE DALXIX SECOLO A OGGI

VITTORIO GREGOTTI. LEZIONI VENEZIANE

this ‘space measurer’, investigator of contemporary landscape, who has never stopped to search for the ‘eyes, noses, ears, lips and faces hidden in the cities’ architectures’. (F.D.P.)

Giovanna Calvenzi, Natalia Corbetta, ‘Caro Gabriele’, Corraini

this early XXI Century; it is a tribute to an age that has definitelychanged our way of thinking, designing and living the space surrounding us”; it talks about well-known groups and experiences (such as Avant-gardes or Bauhaus), or less known trends, such as tropical architecture, soviet realism, or critical regionalism. Basing on an international approach, it also analyses latest trends. A cross-reading suitable for non-professionals, it comprises data sheets with brief critical texts (edited by experienced critics), and images to illustrate the contents. (F.D.P.)

Luca Molinari, ‘Architettura. Movimenti e tendenze dal XIX secolo ad oggi’, Skira

(Z Building, Zambon spa, Vicenza). In un susseguirsi di concetti, pensieri, memorie ed esperienze personali che partono da uno schizzo e poi si trasformano in rea-lizzazioni di scale differenti, dai modelli in legno ai grandi edifici. (F.D.P.)

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I nuovi spazi lavorativi della moder-nissima sede londinese della Hewlett Packard, multinazionale statunitense dell’informatica, sono oggi palcoscenico d’eccellenza architettonica per tecnolo-gia e creatività. Merito della prestigiosa collaborazione instauratasi tra Vetreria Re e Optima, azienda leader internazio-nale nel settore nelle partizioni interne. Due importanti know how e l’esperien-za diretta nell’ambito del design, della qualità e delle performances dei rispet-tivi prodotti, hanno infatti impresso una forte personalità agli uffici dell’azienda internazionale, con un inedito e ardito utilizzo del cristallo. In particolare, Vetre-ria Re ha fornito per il nuovo sistema di pareti divisorie Revolution 100 di Opti-ma, dei cristalli a strato doppio e singo-lo, innovativi sotto il profilo estetico per la loro testurizzazione e super-efficaci come barriera al suono negli spazi ri-chiesti. Dal primo all’ultimo piano dell’e-dificio, le pareti vetrate a tutt’altezza,

PARETI IN CRISTALLO NELLA NUOVA SEDE LONDINESE DELLA HEWLETT PACKARD

NEWS DALLE AZIENDE/FROM THE COMPANIES

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The new offices of the cutting-the-edge Hewlett Packard London headquarter - an American multinational corporation in the IT sector - features architectural excellence in terms of technology and inventiveness. This is due to the partnership between Vetreria Re and Optima, a leading international company in the field of internal partitions. Their remarkable skills and a concrete experience in the design field, conveyed a strong character to the workspace through an original and inventive use of crystal. In particular, Vetreria Re provided

CRYSTAL WALLS IN THE NEW LONDON-BASED OFFICES OF HEWLETT PACKARD

impreziosite da diversi dettagli quali le maniglie in ottone posizionate in corri-spondenza di ogni porta, definiscono corridoi, aree di sosta, reception e uffici, con eleganza e personalità. (F.D.P.)

the new Revolution 100 glazed partition walls system – very innovative from a texturizing point of view, and efficiently sound-proof, double and single layer crystals. From the first to the last floor of the building, the floor-to-ceiling glass walls, enriched by several details such as brass handles on each door, mark the corridors, break areas, welcoming desks and offices, adding to them elegance and character. (F.D.P.)

The future of buildingThe future of building

[email protected]. +39 02 4070 8301Fax +39 02 8736 9039

Connecting Global Competence

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Nata dalla fusione di esperienze svilup-pate in ambiti diversi, e in particolare da una profonda conoscenza del settore della plastica, Gaber si presenta al mer-cato come un’azienda d’eccellenza dal volto poliedrico. (Non a caso pluripremia-ta a livello internazionale con il Red Dot, il Good Design Award, l’IF Award…). È infatti capace di realizzare sedute, tavoli e top dall’alto valore aggiunto, che sono palesemente il frutto di una continua ricerca formale e tecnologica. In cui il team creativo si muove secondo una fi-losofia di pensiero condiviso e flessibile, che consente di produrre innovazione immaginando soluzioni inedite. Cosa che le ha guadagnato un grande succes-so anche nel settore del contract. Non fanno eccezione i suoi prodotti acustici, pensati per migliorare la qualità della vita negli ambienti di lavoro, contribuen-do in maniera determinante anche alla resa estetica del progetto d’interni. Ne è un esempio la collezione Diamante, che re-interpreta il concetto di modula-rità e personalizzazione dello spazio in base a criteri funzionali e decorativi. I singoli pannelli rivestiti in feltro, della di-mensione 120x60 cm, si possono infatti assemblare tra loro creando composizio-ni teoricamente infinite per ottenere la massima libertà creativa. (F.D.P.)

Since its very first establishment, Gaber was a multifaceted company with various expertise and skills, further developed in several fields, and an in-depth knowledge of the plastic industry. Not by chance it was awarded several international prices, such as Red Dot, Good Design Award, IF Award…). It manufactures high-quality seats, tables and tops, featuring a continuous formal and technological research. The creative staff bases on a flexible yet shared philosophy able to originate innovative yet original solutions. Hence the success achieved in the contract industry. Not to mention the acoustic systems, that improve life quality in the work place, as well as highlight the interior design. As for instance the Diamante collection, an innovative acoustic system that re-interprets the concept of modularity and customization: individual felt upholstered panels (size 120x60 cm) can be assembled together to create endless decorative compositions, thus providing maximum creative freedom. (F.D.P.)

DESIGN E INNOVAZIONE

DESIGN AND INNOVATION

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BAU E IL FUTURO DELL’EDILIZIA

BAU AND THE FUTURE OF THE BUILDING SECTOR

La prossima edizione di Bau, Salone Internazionale di Architettura, Materiali e Sistemi, ovvero la manifestazione più grande e importante del settore, avrà luogo dal 16 al 21 gennaio 2017 presso il Centro Fieristico di Monaco di Baviera. L’intero evento ruoterà intorno a quat-tro importanti tematiche, decisive per il futuro dell’edilizia: facciate intelligenti (involucri multifunzionali sempre più complessi) progettazione, costruzione e gestione digitale (nuovi standard archi-tettonici) edifici in rete (digitalizzazione e collegamento in rete di tutti gli impian-ti di un manufatto architettonico a fa-vore del massimo risparmio energetico) e costruire e abitare nel 2020 (direttrici di sviluppo delle città e dei comuni dei prossimi anni). I temi verranno appro-fonditi a tutto tondo negli stand delle aziende espositrici e nell’ambito di fo-rum e convegni concomitanti organizzati per dare la parola ai professionisti del settore, e saranno ulteriormente messi a fuoco nell’ambito attraverso mostre sul tema che illustreranno progetti ed esempi concreti. La fiera, che ogni due anni riunisce i leader del settore archi-tettura, materiali e sistemi per l’edilizia industriale, commerciale e residenziale nonché per l’arredo di interni, punta sulla trasversalità e sulla dimensione internazionale dell’evento. Così che, per questa nuova edizione, sono attesi circa 2.000 espositori provenienti da quaran-ta Paesi e oltre 250.000 visitatori da tut-to il mondo. (F.D.P.)

NEWS FIERE/FAIRS

The next Bau – the world’s leading trade fair for Architecture, Materials and Systems – i.e. the biggest and most important event in the sector, will be held from Monday, January 16th, to Saturday January 21st, at the Bayern Munich Fair Center. The event will be focused on four essential issues for the building sector: intelligent facades (increasingly complex multipurpose building envelopes), designing, building and the digital management (new architectural standards), online buildings (computerization and link of all the plants within a building, to promote energy saving), and Living and building 2020 (guidelines for the development of cities and hamlets over the next years). The subjects will be in-depth analyzed in the stands of the fair; the program also includes forums and conferences involving professionals of the sector, further developed through exhibitions displaying concrete projects. This international fair gathers top

Amsterdam1/3 Giugno 2016Design Districtwww.designdistrict.nl

Rheinstetten (Germany)3/5 Giugno 2016Eunique+Loftwww.eunique.eu/en/home/homepage.jsp

Nairobi (Kenya)4/6 Giugno 2016Buildexpo Africawww.expogr.com/buildexpokenya

London8/12 Giugno 2016ArDe Architecture & Designwww.ardelondon.com

Almaty, Kazakhstan5/8 Settembre 2016KazBuild 2016www.kazbuild.kz

Bologna26/30 Settembre 2016Cersaiewww.cersaie.it

Bologna19/21 Ottobre 2016H2Owww.accadueo.com

Colonia25/29 Ottobre 2016 Orgatecwww.orgatec.com

CALENDAR

players in the architecture, industrial, commercial and residential building, materials and systems sectors. This year it will be attended by around 2,000 exhibitors coming from 40 different countries, and over 250,000 visitors from every part of the world. (F.D.P.)

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RCHNEWS ARCHITETTURA/ARCHITECTURE

Via Morimondo 25, Milano. Il nuovo showroom Bonaveri che mira a esprimere una precisa idea di tradizione manifatturiera

Txt: Francesca De PontiPh: Maurizio MontagnaProject: Giuseppe Tortato

Progettare uno spazio intenso come un’opera d’arte, capace di trasmettere i valori di un’azienda che lavora da sem-pre su artigianalità, passione, tecnologia, amore per il dettaglio. E, allo stesso tem-po, far sì che questo stesso spazio potes-se essere percepito come un palcosceni-co neutro su cui prendono vita i prodotti Bonaveri (manichini per la moda). Questi gli obiettivi con cui l’architetto Giuseppe Tortato ha affrontato il progetto dello showroom del noto marchio in via Mo-rimondo, a Milano, tornando a lavorare per una famiglia che è un’istituzione nel suo campo. Il risultato è un negozio di 600 mq con-cepito come luogo ideale in cui immer-gersi in una precisa filosofia estetica e di lavoro. Contenitore dinamico, con tanto di lounge area, biblioteca, terrazza, uffici e foresteria, adatto ad ospitare mostre ed eventi culturali. Ma entriamo del dettaglio di un inter-vento poliedrico, incentrato sulla vo-lontà di esprimere una precisa idea di tradizione manifatturiera e di legarla alla contemporaneità. All’esterno, il volume architettonico, schermato da un muro in calcestruzzo ritmato verticalmente come potrebbe esserlo un codice a barre, ap-pare simile ad uno scrigno. All’interno, lo spazio si apre in una struttura a ferro di cavallo, affacciata su un patio incornicia-to da finestre a tutta altezza che inon-dano gli ambienti di luce naturale. Dal punto di vista distributivo, lo showroom è pensato per accogliere una pluralità di funzioni: all’ingresso si apre l’ampia area dedicata alla mostra permanente di ma-nichini, da cui si prosegue in un ambien-te di lavoro caratterizzato dal racconto per immagini di come si svolge il pro-cesso creativo, scultoreo e artigianale in Bonaveri. Di qui si approda alla lounge area, dedicata alla multimedialità e ca-ratterizzata dalla grande libreria terra/cielo che accoglie volumi sulla moda, sull’arte e sul design. Al piano superiore trovano posto invece gli uffici, una fo-resteria e l’accesso alla grande terrazza pensata per gli happening primaverili.Un’iconica scala in metallo con il pa-rapetto concepito come un nastro ac-compagna il visitatore lungo la sua esperienza e disegna lo spazio nella sua tridimensionalità, modificandosi durante il percorso fino al tetto dell’edificio. Lo

Milan, via Morimondo 25. The new Bonaveri showroom expresses a well-defined manufacturing tradition

This space was conceived as a work of art, able to convey the corporate values of a company that put great emphasis on craftsmanship, passion, technology and attention to details. As well as to convey the idea of a neutral stage, enlivened by Bonaveri products (fashion mannequins). These were the objective of architect Giuseppe Tortato when designing the well-known brand Bonaveri Milan-based store, in via Moromondo, engaged by a family that is a reference of the industry. It results in a 600 sq.mt. space, the ideal environment to envelope a well-defined aesthetics and work space. It results in dynamic container, including lounge area, library, terrace, offices and guest quarters, the ideal venue for exhibitions and cultural events. Furthermore, it is a multifaceted place that expresses an established manufacturing tradition, enriched with a contemporary taste. An environment with an industrial imprint, with a vertically rhythmic, concrete façade, resembling a treasure chest. The u-shaped interior overlooks a patio framed by full-height windows that allow abundant natural light enter the spaces. From a layout point of view, the space is multifunctional: at the entrance there’s a wide area dedicated to a permanent mannequin exhibition, going on to a working area based on image storytelling on Bonaveri’s creative, sculptural and handcrafted processes. It ends up in a lounge area addressed to multimedia, featuring a spacious floor-to-ceiling library displaying books on fashion, art and design. On the upper floor are located offices, guest quarters that open onto a big terrazzo for Spring events. An iconic metal stair with balustrade marks the tridimensional space, changing shape in its path toward the roof. The gloss plaster is highlighted by

LO SHOWROOM COME CONTENITORE DINAMICO

THE DYNAMIC CONTAINER

stucco lucido scuro delle pareti è reso vi-brante dalle luci teatrali sui soffitti neri e dalle strisce LED; mentre il legno lavorato dei pavimenti e degli arredi contribuisce a creare un’atmosfera calda e misteriosa, sempre ricca di suggestioni.L’allestimento è stato sviluppato in col-laborazione con Emma Davidge, creative director di Chameleon Visual, che ha con-tribuito a rendere scenografici gli spazi e ha curato la performance inaugurale, caratterizzata da un’istallazione artistica che rende omaggio all’opera ‘Momenti tubolari’ dell’artista Lorenzo Piemonti.

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In queste pagine, in alto, gli esterni, dove il volume architettonico è schermato da un muro in calcestruzzo ritmato verticalmente. Sotto, gli interni sono progettati per svolge-re una pluralità di funzioni (spazio mostre, luoghi di lavoro, multimedialità, uffici, fore-sterie e la terrazza per gli happening).

On these pages, top, the building is shelte-red by a ‘vertical rhythm’ wall made of con-crete. Below, the multi-functional spaces (exhibition area, work spaces, multimedia, guest quarters and terrace for events).

stage lights on black ceilings and LED stripes; the carved wood of flooring and furniture originates a cozy yet mysterious and charming atmosphere. The space has been arranged by Emma Davidge, creative director of Chameleon Visual, who made the environments intriguing; she was also responsible for the opening event, featuring an art installation devoted to the work of Lorenzo Piemonti entitled ‘Momenti tubolari’ (Tubular Moments).