Numero 6/2011
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Transcript of Numero 6/2011
Andrea GeremiccaLa passione e l’idea
Antonio Bassolino, Francesco Bellofatto, Aniello Borrelli, Amedeo Lepore, Sergio Locoratolo,
Nando Morra, Giuseppe Pesce, Gianni Pittella, Eleonora Puntillo, Umberto Ranieri, Ivano Russo,
Eirene Sbriziolo, Maddalena Tulanti, Armando Vittoria
Interventi di:
DirettoreSergio Locoratolo
Periodico della Fondazione Mezzogiorno Europa
6Anno XII6/2011
Articoli di Andrea Geremicca
1980 – Terremoto e ricostruzione: Gerardo Chiaromonte intervista Andrea Geremicca
Andrea Geremicca
4
EditorialeUn’eredità giacente di Sergio Locoratolo
La politicaNapoli: il futuro nel confronto tra classe operaia e popolo di Andrea Geremicca
Un percorso comune di Antonio Bassolino
Caro Antonio, non puoi più sbagliare di Andrea Geremicca
L’impegno contro l’indifferenza di Umberto Ranieri
Una vita per la politica di Aniello Borrelli
Il banco di prova dei riformisti di Andrea Geremicca
Insieme per partito e sindacato di Nando Morra
Si sgretola il PDIUM, la DC si “laurizza” di Andrea Geremicca
1975-1983: con Valenzi la Sinistra alla prova del governo di Napolidi Giuseppe Pesce
Europa e MezzogiornoOccorre un nuovo meridionalismo di Andrea Geremicca
Una spinta all’integrazione europea di Gianni Pittella
Modernità e rigore di Amedeo Lepore
Il vecchio e il nuovo del meridionalismo di Armando Vittoria
In giro c’è odore di vecchia Casmez di Andrea Geremicca
Terremoto e ricostruzioneTroppi errori quando si decide dall’alto. Intervista ad Andrea Geremicca di Gerardo Chiaromonte
I “pizzini” di Andrea di Eirene Sbriziolo
Il giornalismoNapoli a un anno dal colera di Andrea Geremicca
La cronaca parla da sola di Eleonora Puntillo
Come cambiare a Napoli di Andrea Geremicca
L’Unità, il politico e il giornalista di Maddalena Tulanti
Emergenza rifiuti e crisi politica di Andrea Geremicca
Le giovani generazioniNapoli, protesta di 10.000 studenti di Andrea Geremicca
Andrea, uno di noi di Ivano Russo
Le parole e le immaginiUn sorriso fermo e leale dagli archivi fotografici
Foto da una difficile transizione di Francesco Bellofatto
Periodico della Fondazione
Mezzogiorno Europa onlus
Anno XIIn. 6/2011
Direttore responsabileSergio Locoratolo
Direttore EditorialePaolo Gambescia
Numero a cura di Erika Basile
Francesco Bellofatto
Hanno collaboratoOttavia Beneduce, Osvaldo
Cammarota, Cetti Capuano,
Edgar Colonnese, Alfonso Erra,
Uliana Guarnaccia, Luisa Pezone,
Marco Plutino, Ivano Russo,
Eirene Sbriziolo, Manuela Siano,
Ferdinando Tricarico,
Armando Vittoria
Redazione e AmministrazioneVia R. De Cesare, 31
Napoli
Tel 081.2471196
Fax 081.2471168
StampaRossi srl
Nola (Na)
Registrazione Tribunale di Napoli
n. 5112 del 24 febbraio 2000
Spedizione
in abbonamento postale 70%
Direzione Commerciale Imprese
Regione Campania
Grazie a:
Luciano D’Alessandro, Giustino Fabrizio, Gianni Fiorito, Alfonso Ruffo,
Orfeo Soldati, Archivio fotografico La Repubblica, Il Denaro, l’Unità.
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La passione e l’idea
Troppi errori quando si decide dall’alto
Le decisioni e gli inter-venti governativi per le zone terremotate par-
tono da Napoli: da qui ogni giorno Zamberletti fa il punto sulla situazione e illustra le iniziative prese. Per avere un giudizio su quanto si è fatto e si intende fare, a tre setti-mane dal terremoto e a più di due settimane dall’inse-diamento del commissaria-to straordinario di governo, abbiamo intervistato il com-pagno Andrea Geremicca, che rappresenta il PCI nel Comitato di coordinamento politico-operativo presso il commissariato.
A oltre due settimane dall’insediamento, qual è il tuo giudizio sul rapporto tra l’onorevole Zamberletti ed il comitato politico operativo?
È francamente critico. Nonostante le nostre insisten-ze, il comitato viene convocato sporadicamente, men-tre l’onorevole Zamberletti assume decisioni importanti, e spesso sbagliate, senza sentire neppure il bisogno di una consultazione. Per non parlare dell’ostinato rifiuto alla costituzione di centri provinciali di coordinamento operativo, politico e istituzionale.
Puoi fare qualche esempio di decisioni assunte senza consultare il comitato?
Il “fitto forzoso”, ovvero la requisizione delle seconde case e dei villaggi turistici: il commissario lo ha lanciato come un nuovo piano, un piano-bis rispetto a quello degli alberghi, e poi ha annunciato il piano-ter degli al-loggi IACP. Questo mentre dovunque l’inefficienza e la confusione sono grandissime.
Al di là del metodo, che, come dici tu, è decisivo, qual è il tuo parere nel merito di queste decisioni del commissario?
Si tratta di decisioni che non possono essere ge-stite attraverso una doccia scozzese di piani inventa-ti a tavolino e alternativi l’uno all’altro. Posti-albergo, case mobili, seconde case, case sfitte, alloggi IACP (non tutti, ma solo quelli vuoti e non ancora assegna-
ti), edifici abusivi disabitati, grandi complessi e strutture pubbliche adibibili ad appar-tamenti-parcheggio: queste e altre disponibilità devono fare parte di un piano che sia un processo unico, da verifica-re e realizzare in un costante rapporto con i diretti interes-sati, le istituzioni e le forze politiche. Altrimenti all’esa-sperazione di massa per la inefficacia dei provvedimenti può aggiungersi la reazione violenta di gruppi sociali e di zone territoriali contro misure dolorose, che tuttavia sono
necessarie e vanno prese, ma che si devono costruire e non proclamare.
Sembra che Zamberletti intenda saltare la seconda fase dell’emergenza: quella dei prefabbricati legge-ri e mobili per passare immediatamente (nel periodo gennaio-giugno) all’inizio operativo della ricostruzio-ne, che dovrebbe essere completata in 18 mesi, cioè entro il 1982. Tu che ne pensi?
Salvo situazioni particolari, penso che si tratti di una tragica sciocchezza. In linea generale, non si può saltare la seconda fase dell’emergenza, che prevede strutture di ricovero leggere e transitorie, le quali potranno poi es-sere rimosse in tempi ragionevoli e messe a disposizio-ne di un servizio nazionale di protezione civile. Tra l’altro, saltare questa fase significherebbe bloccare le attività turistico-alberghiere e l’uso delle seconde case non per qualche mese ma per qualche anno, con conseguenze economiche e sociali facilmente intuibili. Parlare di avvio operativo della ricostruzione per iniziativa del commis-sariato straordinario, e di completamento della ricostru-zione stessa entro 18 mesi, significa non avere il senso della realtà, dei tempi operativi, delle procedure che la pianificazione esige. Significa concepire il risanamento, il rinnovamento e lo sviluppo delle zone terremotate in termini verticistici, con una mentalità neo colonialista e speculativa.
Perché, in particolare, usi il termine speculativa?
Intervista ad Andrea Geremicca di Gerardo Chiaromonte
Terremoto e ricostruzione
l’Unità, 14 dicembre 1980
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Gerardo Chiaromonte e Andrea Geremicca
Andrea Geremicca
Perché quando lo Stato pretende di intervenire dall’alto, burocraticamente, con pseudo tecno-strut-ture centralizzate, dilaga l’inefficienza e trionfa la spe-culazione. II Belice insegna... Nel Belice l’Alto ispetto-rato delle zone terremotate doveva provedere a tutto, espropriando i comuni e ricorrendo ad enti e istituti vari. Dopo anni di inerzia, di scempi e di scandali, le cose hanno cominciato lentamente a muoversi solo quando i poteri locali sono stati parzialmente reintegrati nel loro ruolo di programmazione e di controllo. C’è qualcuno che vuole ripetere quell’esperienza? C’è chi pensa di trasformare il commissariato straordinario in una specie di ispettorato per la ricostruzione tipo Belice? Se c’è esca allo scoperto. E ci dica anche quali funzioni si in-tendono affidare a macro-agenzie in via di costituzione, che già offrono l’ideazione e la ricostruzione di interi paesi “chiavi in mano”.
Nel commissariato c’è qualcosa che non va...Certo. Nei primi giorni sul commissario si agitava-
no e premevano “notabili” dei vari “feudi” locali, che mal sopportavano l’intervento di una autorità unica di coordinamento e di sintesi dell’iniziativa di emergen-za sul territorio. Ora invece gli uffici del commissariato sono stabilmente presidiati da ministri, sottosegretari, segreterie tecniche d’interdicastero, e così via. Questa invasione, dopo la vergognosa omissione di aiuti delle prime ore, ha in parte placato l’insofferenza dei gruppi di potere locali. Perché? Perché a mio avviso essi si sentono pienamente garantiti da chi, dentro il governo
nazionale, ha sempre promosso e tutelato quel com-plesso e perverso arcipelago di interessi particolaristici e localistici che costituisce, specie nel Mezzogiorno, il trentennale sistema di potere DC.
È un’analisi preoccupante...Sono i fatti che devono preoccupare e che vanno
chiariti. Perché se i poteri straordinari del commissa-rio dovessero essere svuotati, deviati e gestiti da altri per interposta persona, sottraendo per altro i singoli atti al quotidiano controllo delle assemblee locali, del Par-lamento e dei partiti politici, allora bisognerebbe fare il punto con pacatezza ma con chiarezza, sui ruoli, le competenze e le responsabilità di ciascuno.
In queste ultime ore si accavallano voci diverse intorno a “dimissionamenti” o a dimissioni dell’ono-revole Zamberletti, o ad una rapida sostituzione con personaggi politici ed ex ministri dei quali si fa già qualche nome. Qual è la tua opinione in proposito?
Noi siamo contro i “polveroni” e non ci presteremo a campagne indifferenziate e strumentali, così come non accetteremo decisioni nervose, affrettate e pericolose. Tutto quanto abbiamo finora fatto e detto dimostra chia-ramente che siamo impegnati sino in fondo sui fatti, sul-la drammatica emergenza ancora tutta aperta a comin-ciare dalle zone interne, avanzando proposte precise e puntuali, apprezzando quelle misure che ci sembrano necessarie e giuste, e criticando con altrettanta chia-rezza e fermezza il merito di quelle iniziative e di quei metodi che giudichiamo sbagliati.
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