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Numero 6 - aprile 2016 corruzione e la decadenza. Il mondo che raccontava era sotto i nostri occhi, nella mia piccola città". Generalmente i media americani sono concordi nel celebrarlo. Il New Yorker gli dedica una delle sue leggendarie copertine, la rivista Rolling Stone scrive paro- le di grande apprezzamento poi- ché “il sommo riconoscimento per la letteratura sorprende sì, ma è un tributo che era da tem- po dovuto”. Anche il New York Times, a fir- ma di Dwight Garner afferma la grande correttezza culturale nell’assegnare il premio nella colonna intitolata; "Bob Dylan the Writer: An Authentic Ameri- can Voice": "Il Nobel stabilisce ciò che per molto tempo abbia- mo percepito: il signor Dylan è tra le voci più autentiche che l'America abbia mai prodotto, un creatore di immagini audaci e risonanti al pari di Walt Whit- man ed Emily Dickinson". Sullo stesso quotidiano, il gior- nalista Greil Marcus lo definisce "Maestro di cambiamento" mentre per Carolyn Kellogg del Los Angeles Times, in un artico- lo dal titolo"In a 'radical' choice, Bob Dylan wins the Nobel Prize in literature", esprime tutto il suo compiacimento; "Dylan è entrato nel pantheon, oltrepas- sando i confini della definizione di "letteratura" come ha supera- to molti altri limiti nel campo musicale". Grande irritazione è espressa invece dallo scrittore scozzese Irvine Welsh, che vede il premio come “nostalgia mal concepita scaturita dalle prostate rancide di hippies senili, farfuglianti” Il 13 ottobre 2016, l’Accademia di Svezia ha assegnato a Bob Dylan il Premio Nobel per la Let- teratura “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradi- zione della musica americana”. Alla notizia tutto ciò che mi è sembrato giusto affermare è sta- to “finalmente!”. Il premio, sia ben chiaro, nulla toglie e nulla aggiunge al prestigio e alla gran- dezza di Bob Dylan ma attesta finalmente, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’importanza della produzione letteraria di una fi- gura tra le più geniale nella cul- tura del nostro tempo. La notizia del Nobel a Dylan, ha acceso immediatamente l’interesse di tutti i media del globo, in una giornata in cui la morte di un altro Premio Nobel, Dario Fo, sembra essere stato un passaggio virtuale di testimone, tanto che lo stesso Dario Fo, nel lontano 2001 aveva detto “Sarei proprio contento se fosse Bob Dylan a vincere il premio No- bel”. In un universo culturale con- traddistinto da voci e tendenze discordanti, la notizia del Nobel a Bob Dylan ha immediatamente suscitato un impatto di grandis- sima rilevanza anche tra i più giovani tanto che gli ascolti dei brani dell’artista di Duluth su tutte le reti internazionali sono aumentati del 512% con al primo posto il brano “Like a Rolling Stone” che la rivista dall’omonima intestazione “Rolling Stone” aveva dichiarato, nel 2004, la più bella canzone di tutti i tempi. La stessa rivista, nel 2015, ci pia- ce sottolinearlo, aveva inserito l’artista al primo posto nella lista dei 100 migliori cantautori di tutti i tempi. Mentre gli ascolti globali di Dylan superano i 700 milioni, scendono in campo artisti, lette- rati, musicisti, poeti, scrittori ed intellettuali, ognuno con le sue motivazioni per plaudire o scon- fessare la scelta effettuata dall’Accademia di Svezia, che riporta il Premio Nobel negli Stati Uniti dopo ben 23 anni. Il presidente americano Obama è uno dei primi a congratularsi con l’artista, “uno dei miei poeti preferiti”, come pure Bruce Springsteen che ricorda come "Highway 61 Revisited e Brin- ging It All Back Home non sono stati soltanto dei grandi dischi ma rappresentarono la prima volta che ricordo in cui veniva esposta una versione veritiera del luogo in cui vivevo. Il buio e la luce erano lì, il velo dell'illu- sione e dell'inganno erano stati strappati, aveva dato un calcio alla cortesia ottusa e alla routi- ne quotidiana che coprivano la Bob Dylan, Premio Nobel per la Letteratura 2016 Il Masolino Notiziario gratuito a cadenza saltuaria, riservato ai soci e simpatizzanti del Circolo Culturale Masolino da Panicale Redazione: Michele Piacenza, Carla Vittori, Mario VIttori “per aver creato una nuova espressione poetica ……. “

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Numero 6 - aprile 2016

corruzione e la decadenza. Il mondo che raccontava era sotto i nostri occhi, nella mia piccola città". Generalmente i media americani sono concordi nel celebrarlo. Il New Yorker gli dedica una delle sue leggendarie copertine, la rivista Rolling Stone scrive paro-le di grande apprezzamento poi-ché “il sommo riconoscimento per la letteratura sorprende sì, ma è un tributo che era da tem-po dovuto”. Anche il New York Times, a fir-ma di Dwight Garner afferma la grande correttezza culturale nell’assegnare il premio nella colonna intitolata; "Bob Dylan the Writer: An Authentic Ameri-can Voice": "Il Nobel stabilisce ciò che per molto tempo abbia-mo percepito: il signor Dylan è tra le voci più autentiche che l'America abbia mai prodotto, un creatore di immagini audaci e risonanti al pari di Walt Whit-man ed Emily Dickinson". Sullo stesso quotidiano, il gior-nalista Greil Marcus lo definisce "Maestro di cambiamento" mentre per Carolyn Kellogg del Los Angeles Times, in un artico-lo dal titolo"In a 'radical' choice, Bob Dylan wins the Nobel Prize in literature", esprime tutto il suo compiacimento; "Dylan è entrato nel pantheon, oltrepas-sando i confini della definizione di "letteratura" come ha supera-to molti altri limiti nel campo musicale". Grande irritazione è espressa invece dallo scrittore scozzese Irvine Welsh, che vede il premio come “nostalgia mal concepita scaturita dalle prostate rancide di hippies senili, farfuglianti”

Il 13 ottobre 2016, l’Accademia di Svezia ha assegnato a Bob Dylan il Premio Nobel per la Let-teratura “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradi-zione della musica americana”. Alla notizia tutto ciò che mi è sembrato giusto affermare è sta-to “finalmente!”. Il premio, sia ben chiaro, nulla toglie e nulla aggiunge al prestigio e alla gran-dezza di Bob Dylan ma attesta finalmente, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’importanza della produzione letteraria di una fi-gura tra le più geniale nella cul-tura del nostro tempo. La notizia del Nobel a Dylan, ha acceso immediatamente l’interesse di tutti i media del globo, in una giornata in cui la morte di un altro Premio Nobel, Dario Fo, sembra essere stato un passaggio virtuale di testimone, tanto che lo stesso Dario Fo, nel lontano 2001 aveva detto “Sarei proprio contento se fosse Bob Dylan a vincere il premio No-bel”.

In un universo culturale con-traddistinto da voci e tendenze discordanti, la notizia del Nobel a Bob Dylan ha immediatamente suscitato un impatto di grandis-sima rilevanza anche tra i più giovani tanto che gli ascolti dei brani dell’artista di Duluth su tutte le reti internazionali sono aumentati del 512% con al primo posto il brano “Like a Rolling Stone” che la rivista dall’omonima intestazione “Rolling Stone” aveva dichiarato, nel 2004, la più bella canzone di tutti i tempi. La stessa rivista, nel 2015, ci pia-ce sottolinearlo, aveva inserito l’artista al primo posto nella lista dei 100 migliori cantautori di tutti i tempi. Mentre gli ascolti globali di Dylan superano i 700 milioni, scendono in campo artisti, lette-rati, musicisti, poeti, scrittori ed intellettuali, ognuno con le sue motivazioni per plaudire o scon-fessare la scelta effettuata dall’Accademia di Svezia, che riporta il Premio Nobel negli Stati Uniti dopo ben 23 anni. Il presidente americano Obama è uno dei primi a congratularsi con l’artista, “uno dei miei poeti preferiti”, come pure Bruce Springsteen che ricorda come "Highway 61 Revisited e Brin-ging It All Back Home non sono stati soltanto dei grandi dischi ma rappresentarono la prima volta che ricordo in cui veniva esposta una versione veritiera del luogo in cui vivevo. Il buio e la luce erano lì, il velo dell'illu-sione e dell'inganno erano stati strappati, aveva dato un calcio alla cortesia ottusa e alla routi-ne quotidiana che coprivano la

Bob Dylan, Premio Nobel per la Letteratura 2016

Il Masolino Notiziario gratuito a cadenza saltuaria, riservato ai soci e simpatizzanti del Circolo Culturale Masolino da Panicale

Redazione: Michele Piacenza, Carla Vittori, Mario VIttori

“per aver creato una nuova espressione poetica ……. “

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la sua bellezza”. Per Tullio De Mauro, linguista, ex ministro della Pubblica Istru-zione e presidente della Fonda-zione Bellonci, “è giusto allarga-re i confini del Nobel dalla lette-ratura accademica, patinata, nobile a quella non meno nobile ma di grande circolazione e po-polarità in tutti i sensi della pa-rola" mentre per lo scrittore Sandro Veronesi non solo il pre-mio è meritatissimo ma addirit-tura giunto in ritardo come pure “la motivazione, invero assai riduttiva”. Prosegue Veronesi; “Da oltre cinquant’anni l’influenza di Bob Dylan sulla cultura occidentale è incalcola-bile, come incalcolabile è il nu-mero di opere letterarie, in pro-sa o in poesia, che hanno tratto ispirazione dal suo lavoro, o la quantità di titoli «rubati» alle sue canzoni. Perciò, per quanto illuminata appaia la scelta fatta a Stoccolma (le cronache dicono che l’annuncio è stato accolto con un boato dal pubblico pre-sente in sala), c’è da chiedersi perché questo riconoscimento non sia arrivato prima”. Su quest’ultima condizione lega-ta al presunto ritardo con cui Dylan sia stato insignito del rico-noscimento, va ricordato che già nel 1996 il professore Gordon Ball del Virginia Military Institu-te, aveva scritto alla Reale Acca-demia di Svezia, di cui era mem-bro, per candidare Bob Dylan al Nobel per la Letteratura con una motivazione ancor più profon-da;. “Per l’influenza che le sue canzoni e composizioni hanno avuto in tutto il mondo. Egli ha restituito dignità alla tradizione orale. Dagli inizi degli anni Ses-santa ha creato, in parole e mu-sica, un universo illimitato, che ha pervaso il globo”.

Lo stesso Gordon Ball nel 2007

pubblicò sulla rivista «Oral Tra-

dition» un saggio intitola-

to Dylan e il Nobel, nel quale

rinnovò la sua proposta argo-

mentandola partendo dai due

criteri indicati dallo statuto per

l’attribuzione del premio, stabili-

ti da Alfred Nobel stesso: “avere

massima rilevanza in campo

idealistico ed essere di beneficio

per l’umanità”.

D'altronde, sembra davvero stra-

no che molti scoprano ora

l’altissima levatura culturale e

letteraria di Dylan, un personag-

gio ed un’opera che già gli aveva-

no fruttato numerosi riconosci-

menti tra i quali è giusto ricorda-

re il Tom Paine Award nel 1963,

la Laurea Honoris Causa in Mu-

sica dall’Università di Princeton

nel 1970, l’ingresso nel

Rock’n’Roll Hall of Fame nel

1988, il titolo di Commendatore

dell’Ordr des Arts ed des lettres,

in Francia nel 1990, il Grammy

Award alla carriera del 1991, il

Kennedy Center Honors nel

1997, il Grammy Award per il

miglior album del 1998, il Polar

Music Prize (equivalente ad un

Nobel per la musica) nel 2000, il

Premio Oscar per la canzone

Things Have Changed nel 2001,

il Golden Globe del 2001, la Lau-

rea Honorys Causa in Musica

dall’Università di St. Andrew nel

2004, il Premio Principe delle

Asturie, in Spagna, nel 2007, il

Premio Pulitzer nel 2008, la Na-

tional Medal of Arts nel 2009, la

Presidential Medal of Freedom

nel 2012 e la Legion D’Honneur,

in Francia, nel 2013.

mentre invece per il romanziere indiano Salman Rushdie, quella del Nobel a Dylan è stata una “grande scelta. Da Orfeo a Faiz, la poesia e la canzone sono sem-pre stati legati. Dylan è il bril-lante erede della tradizione dei grandi bardi: ottima scelta, le frontiere della letteratura si allargano”. Per rimanere in Italia, va segna-lata la netta disapprovazione dello scrittore, saggista e critico musicale Alessandro Baricco per il quale “non c'e' nessun parago-ne da tra il Nobel a Dylan e quello a Dario Fo …… Che un drammaturgo vinca un premio alla letteratura ci sta, anche se in modo un pò sghembo …. ma premiare Bob Dylan con il No-bel per la Letteratura è come se dessero un Grammy Awards a Javier Marias perchè c'e' una bella musicalità nella sua nar-rativa ….. Cosa centra Bob Dylan con la letteratura?". A rispondere a questa domanda è il giornalista e scrittore Gianni Riotta che alla critica di Baricco, ha semplicemente ed ironica-mente risposto: “Cosa c’entri tu, piuttosto, con la letteratura?”, riferito naturalmente a Baricco. Entusiasta per il Nobel a Dylan è anche il vincitore del Premio Strega 2016, Edoardo Albinati, che in una intervista a Libreria-mo ha detto “La notizia del pre-mio Nobel a Bob Dylan mi ha riempito di gioia”. Sull’attribuzione a Dylan del Premio Nobel così si è espresso Francesco De Gregori; “È una notizia che mi riempie di gioia, vorrei dire non è mai troppo tardi. Il Nobel assegnato a Dylan non è solo un premio al più grande scrittore di canzoni di tutti i tempi ma anche il rico-noscimento definitivo che le canzoni fanno parte a pieno titolo della letteratura di oggi e possono raccontare, alla pa-ri della scrittura, del cinema e del teatro, il mondo e le storie degli uomini. Bob Dylan incar-na l'essenza di tutto questo, nes-suno come lui ha saputo mettere in musica e parole l'epica dell'e-sistenza, le sue contraddizioni,

NUMERO 6 IL MASOLINO

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Dominati dalla rabbia e dal risen-timento per questa scelta, alcuni hanno cercato invece di coinvol-gere chi invece il Nobel non lo ha vinto come Philip Roth, Joyce Carol Oates, Don De Lillo e Tho-mas Pynchon, scrittori che da an-ni attendono questa importante consacrazione e che invece sono stati ignorati dall'accademia sve-dese. Va anche sottolineato co-munque che, accanto a nomi quali Philip Pull e Stephen King, alcuni degli stessi pretendenti si sono espressi apertamente a favore di questa scelta come De Lillo e Jo-yce Carol Oates e che, se vera-mente questi ed altri importanti scrittori erano in lizza per il Nobel alla Letteratura, la scelta di Dylan appare ancora più importante e significativa, introducendo defini-tivamente l’artista americano tra i più importanti letterati del nostro tempo. Con l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, la cultura mondiale colma dunque un vuoto enorme, ricono-scendo all’artista americano un ruolo di primissimo piano nel pa-norama culturale del nostro pia-neta ed abbattendo nello stesso tempo, i criteri di presunzione, arroganza e superbia (ma anche ignoranza) di moltissimi intellet-tuali legati a vecchi ed assurdi canoni lobbisti. E allora cos’altro aggiungere; so-lamente un consiglio, quello di andare a rileggere le numerose pagine che Dylan ci ha regalato in questi ultimi sessant’anni, un ar-tista cantautore, scrive il proff. Paolo Granata “che ha saputo schiudere una stagione di fiducia e di speranze, in cui la musica pareva dilatarsi a linguaggio e a spiegazione universale, a veicolo di conoscenza e d'identificazione collettiva. In questo senso la più grande conquista di Dylan è sta-ta quella di aver contribuito a rendere nuovamente popolare la poesia. Il suo merito letterario è proprio quello di aver conferito, nei suoi aspetti moderni, nuova dignità alla tradizione orale della poesia”.

(m.p.)

“Un brillante interprete nuovo della musica folk è comparso oggi al Gerde’s Folk City. A soli vent’anni Bob Dylan è uno dei più interessanti personaggi che abbiano suonato in un cabaret di Manhattan da mesi”. Così iniziava un famoso articolo pub-blicato da Robert Shelton sul New York Times del 24 settem-bre 1961. Da allora Bob Dylan ha percorso una lunga e fortunata carriera tra momenti entusia-smanti e periodi di crisi, milioni di dischi venduti e lunghi periodi di inattività, presentando al suo pubblico canzoni folk, rock, go-spel, reggae, spirituals, canzoni d’amore, canzoni di protesta, reinterpretazioni di musiche delle radici popolari americane, il tutto legato ad una base lette-raria di enorme importanza e di grande profondità. Bob Dylan, enigmatico e sfug-gente nei rapporti con i suoi fans e la stampa, impegna i suoi a-scoltatori in una partecipazione ai suoi brani a volte aggrovigliata e complessa, con difficoltose e rivoluzionarie interpretazioni che chiedono sempre impegno, conoscenza e, a volte, è d’obbligo sottolinearlo, anche moltissima pazienza. Il background di Bob Dylan, am-pio ed eterogeneo, ha sicura-mente il suo fulcro nella sua scrittura lirica, un percorso non sempre agevole e formale e che talvolta sorvolano con grande raffinatezza letteraria l’irrazionale, l’onirico ed il surre-ale attingendo al movimento della Beat Generation, di cui Dylan, negli anni giovanili, fu parte integrante, accanto a nomi

quali Allen Ginsberg, Gregory Corso, Jack Kerouac e Lawrence Ferlinghetti ma anche alla poetica di William Blake, T.S.Eliot, Ar-thur Rimbaud, Dylan Thomas ed altri poeti maledetti. Tutti i critici ed i giornalisti che abbiano mai scritto di musica, che si siano mai occupati di cultu-ra e di poesia hanno, almeno una volta nella loro carriera dovuto o voluto descrivere questo grande artista, la sua opera, la profondità delle sue liriche, la sua musica, il suo sorprendente distacco dal pubblico e dai media al limite della fobia e dell’incomprensione. Come tutti i grandi artisti del no-stro tempo, Dylan è entrato nelle pagine di tutti i giornali, sulle copertine di migliaia di riviste e soprattutto nelle menti e nei cuo-ri di diverse generazioni di giova-ni che con lui hanno vissuto una vivace stagione fatta di rabbia e disperazione, di malinconia, di poesia e di speranze. Le numero-se pubblicazioni che in ogni parte del mondo lo descrivono, lo ana-lizzano e lo presentano, ci danno un’idea delle grandi qualità attri-buite all’artista, alla sua musica, ai suoi testi e ci mostrano innu-merevoli tentativi di analisi ti tipo sociologico e politico in cui Dylan è rappresentato in tutti i suoi a-spetti più conosciuti e nei suoi “misteri” più intimi, gli avveni-menti più tristi, la quotidianità più cruda ed accattivante. Ogni pubblicazione, ogni scritto che ci parla di Dylan ci aiuta a capire una parte dell’artista che altri hanno nascosto, taciuto o tralasciato. Poiché la rilettura di Dylan è indubbiamente anche se non necessariamente “soggettiva”, è facile ritrovare interpretazioni di tutto ed il con-trario di tutto; si cercherà di in-nalzare l’artista a ruoli quasi me-tafisici o di abbatterlo invece ad ogni suo passo, di decifrare le sue liriche in modo “quotidiano”, “trascendentale”, “futurista”.

Una poesia da vivere

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Ognuno di noi riceve migliaia di notizie e di esposizioni diverse e contrastanti, positive e denigran-ti, ma ciò che comporta questa altalenante ed apparente confu-sione è il riconoscimento a volte negato e respinto che ci troviamo di fronte ad un artista vero, un uomo ed un musicista che comun-que lo si analizzi o lo si scompon-ga, rappresenta certamente una delle figure più vivaci e geniali del nostro tempo. La verità è che tut-to è stato scoperto, ma che tutto è ancora da scoprire, e quello che può sembrare un’affermazione slegata ed illogica, trova invece un’esatta collocazione nella visio-ne attenta e capace del lavoro dell’artista e della sua poliedrica attività fatta di musica e di poesia ma anche legata alla cinematogra-fia e alla stesura graffiante ed in-tensa di un romanzo che ha la capacità di presentarci un opera, a volte densa di significati nebbio-si ed indescrivibili, ma anche così vicini ad una interiorità che lascia aperte molte porte e che tende la mano a chi voglia riscoprire una nuova ed ansiosa lettura dell’artista, fatta anche di senti-mento e penetrabilità. Gli anni ‘60 sono per l’America una condizione politica partico-larmente travagliata e difficile; basti pensare, tra i molti problemi ed avvenimenti, al Vietnam (1965-1975) , la crisi di Cuba, la Guerra Fredda, il pericolo nucleare, le uccisioni di John Kennedy nel 1963, di Malcolm X, leader del Movimento delle Pantere Nere nel 1965, di Martin Luther King, leader dei diritti civili per i neri, nel 1968 e, sempre nel 1968, l’uccisione di Robert Kennedy, fratello di John. In questo periodo già di per se complesso, si innestano ulteriori movimenti interni di tensione che per mille ragioni rendono agitate le acque di una gioventù inquieta e rabbiosa. Il mondo giovanile, cresciuto in fretta, sta prendendo coscienza della sua forza e lotta, non senza utopie e difficoltà per abbattere le ipocrisie e le falsità di una società in parte corrotta e serva di più padroni. Da questi anni e dai giovani che li

vivono e a volte li soffrono, nasce il mito di Bob Dylan, i suoi bra-ni, le sue parole sferzanti, sono determinanti per milioni di que-sti giovani che fanno di Dylan un profeta delle loro speranze e del-le loro aspirazioni. Diverse sue canzoni che parlano della guer-ra, del razzismo e delle altre pia-ghe dell’America, vengono cen-surate dagli enti radiotelevisivi perché giudicate scandalose. Da allora e progressivamente Dylan rompe le barriere del fanatismo e costruisce invece discorsi tal-volta difficili da comprendere spingendo l’ascoltatore ad una indagine più approfondita che non lascia posto ad uno scorre-vole e facile ascolto. Si discute spesso del lavoro e della carriera di Bob Dylan, la sua immagine e la sua opera so-no state per lungo tempo, e sono tuttora, fonte di studio e di con-tinui tentativi quasi di classifica-zione, ma una cosa appare evi-dente già dai primi approcci, cioè come questo “accostarsi”, questo “esaminare” risulti assai difficile ed impegnativo. Il primo ostacolo che ci troviamo di fronte è la difficoltà di ispezio-nare e scoprire un angolo di let-tura che ci ponga subito in sinto-nia con l’artista e con le sue te-matiche così disagevoli a volte da captare nella loro aggroviglia-ta e al tempo stesso efficace ric-chezza lirica. Questo muro ini-ziale coinvolge tutta la sfera arti-stica di Dylan, ma certamente le difficoltà maggiori si incontrano con l’impatto dei testi dylaniani, estremamente carichi di temi e situazioni difformi tra loro, ma legati da un filo ideale tra quoti-dianità, musica e cultura. Dylan è stato innalzato e rappre-sentato sotto molteplici vesti sino a costituire una leggenda del suo tempo, ma al di là di tut-to gli va riconosciuta una rivolu-zione che investe l’intera cultura contemporanea ma non solo, Dylan viene a raffigurare alla luce degli eventi e delle situazio-ni, uno dei maggiori poeti ameri-cani contemporanei, se vogliamo di quella cultura beat, che ha saputo superare con le sue liri-

che la densa cortina di conformi-smo che aleggiava sulla poesia, ma ancor di più sull’intera società americana. Ecco dunque venire alla luce l’importanza dei suoi testi, delle sue poesie, una lettura che deve essere fattore determinante per meglio comprendere l’intero sce-nario dylaniano. Il panorama sociale, musicale ed interiore che ha creato e svilup-pato le capacità creative e liriche di Dylan è indubbiamente vasto e multiforme e non sempre le visio-ni e le nostre personali esplora-zioni si trovano ad occupare una linea comune e parallela a quella dell’artista. La condizione nel cui ambito Dylan agisce e sviluppa la sua personale analisi passa attraverso un’infinità di canali e di eventi complessi da esaminare in poche righe , ma la personalità dell’artista viene certamente cat-turata dalle problematiche e dalle speranze giovanili dei primi anni ‘60, come prima base di sviluppo, per poi attraversare stati d’animo contrastanti e a volte dolorosi degli anni ‘70, per poi concludere un primo momento di ricerca nella religiosità duramente este-riore dei primi anni ‘80; religiosi-tà che non viene improvvisa, ma a coronamento di un’ardua, capar-bia ricerca iniziata certamente ancor prima della sua consacra-zione nel mondo della cultura musicale. Questi tre punti essenziali nella vita di Dylan, hanno condotto ad un passaggio a volte dolce, altre volte gravoso e travagliato che racchiude in se una miriade di distinte e piccole metamorfosi.

IL MASOLINO

Tarantula 1971

Writings and Drawings 1973

Chronicles vol. 1 2004

Pubblicazioni di Bob Dylan

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Queste trasformazioni hanno dato vita ad uno stupendo romanzo dalla trama spesso debolmente intelligibile, ma comunque inin-terrottamente riboccante di im-magini e situazioni, specchio di una società spettatrice e al tempo stesso interprete dei cambiamenti e delle evoluzioni che avvenivano dentro ed attorno ad essa. Certo non è facile comprendere e penetrare a fondo la meccanica di queste mutazioni, ma è evidente che non ci troviamo di fronte ad alterazioni artificiali e premedita-te ma a momenti sempre vivi, ac-cesi e palpitanti. Emerge dunque, all’ombra di que-ste considerazioni, la straordina-ria lirica dylaniana, una lirica che tra la ricchezza di immagini in cui l’artista muove le sue sensazioni, viene ad assumere un’importanza assoluta nella personalità di Dylan, nel suo lavoro e nella sua esistenza.

Se da una parte ci troviamo di fronte ad ostacoli di coinvolgi-mento, è pur vero che la poesia ha la straordinaria capacità di avvici-nare, in una simbiosi quasi unica, chi scrive e chi legge e di fondere in un unica anima due apparenti momenti e modo di intendere e concepire le situazioni e le logi-che. Tutto questo in Dylan sem-bra assumere nuove forme e nuo-ve geometrie, così capace è l’artista di una espressione che vede congiunte in un unico sguar-do l’intimo, il collettivo ed il mi-sticismo, dunque l’uomo accanto ai suoi problemi e alle sue aspira-zioni, ma anche l’uomo e l’amore, l’uomo con le sue speranze, l’uomo con la sua fede.

E’ dunque in questo panorama che vogliamo e dobbiamo ritrova-re e riscoprire Dylan, un Dylan che attraverso le liriche più vicine alla sua anima ci fa partecipi e protagonisti dei cambiamenti av-venuti attorno a lui e dentro di lui e dunque, anche se in parte e marginalmente, avvenuti anche attorno a noi e soprattutto dentro di noi.

(m.p.)

In una intervista con Antonello Guerrera di Repubblica, Lawren-ce Ferlinghetti, poeta 97enne di quella che fu la grande ondata della Beat Generation, plaude con entusiasmo al Nobel per la Letteratura assegnato a Bob Dylan. “Bob Dylan è un poeta, prima di ogni cosa. Lo è sempre stato. Ha scritto i migliori poemi surreali-sti della nostra generazione. E, grazie alla musica, è riuscito a far arrivare la poesia dove non era mai arrivata, neanche con Ginsberg. Mentre gli intellettuali dormono, l'Accademia di Svezia ha avuto coraggio: questo è un premio all'America sconfitta di Steinbeck. Il Nobel di Dylan è il Nobel di una generazione. Chi è rimasto di noi dovrebbe esserne fiero. Bob Dylan è la ve-ra, unica eredità della Beat Generation nel XXI secolo. ….. Bob era uno di noi, basti vedere il flusso di coscienza dei suoi primi testi. E, dalla pace alle droghe, dalla psichedelia al bud-dismo, ha articolato in maniera irraggiungibile slogan e temi della nostra generazione. So-prattutto negli anni a venire, è stato il vero padre culturale della hippy generation. ….. Allen Gin-sberg è stato una leggenda, ma non era niente al confronto di Bob Dylan. Piangeva mentre ascoltava le sue canzoni ….. Grazie Bob, hai riscattato chi credeva nei sogni della Beat Generation”.

“E’ fantastico, meraviglioso”, dice

entusiasta lo scrittore e Premio

Pulitzer americano Michel Cun-

ningham alla notizia del Premio

Nobel assegnato a Bob Dylan.“

Dylan è un letterato come lo era il

Nobel dell'anno scorso, Svetlana

Aleksievic, nonostante fosse es-

senzialmente una cronista. Ma

allora non ho sentito le stesse

critiche. Dylan è un artista deva-

stante, ma allo stesso tempo ge-

nuino. Esprime la sua letteratura

in una serie di forme, tra cui la

poesia. E ha un'influenza straor-

dinaria su milioni di persone.

Costituisce a pieno l'essenza del

Nobel: una figura che ha scosso

l'anima culturale e politica di un

paese, come tanti suoi predeces-

sori. Allen Ginsberg scoppiò in

lacrime ascoltando Hurricane ".

______________________

“Ben oltre la fine del tramonto,

prima dello spezzato scampana-

re di mezzanotte,

ci riparammo sotto una porta

mentre il tuono esplodeva intor-

no a noi

e maestose campane di lampi

colpivano ombre negli abissi

e pareva di vedere lampeggiare

le campane della libertà.

Lampeggiavano per i guerrieri

la cui forza è di non combattere,

lampeggiavano per i rifugiati

sull’inerme via della fuga

e per ognuno e per tutti gli sfrut-

tati, soldati nella notte,

e noi allora vedemmo lampeg-

giare le campane della libertà

…..”.

(Chimes of Freedom, dall’album

“Another side of Bob Dylan”,

1964)

IL MASOLINO

Lawrence Ferlinghetti

“Grazie Bob”

Bob Dylan

“L’essenza del Nobel”

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PAGINA 6 NUMERO 6 IL MASOLINO

Bob Dylan -Discografia Completa

Bob Dylan 1962

The Freewheelin' Bob Dylan 1963

The Times They Are A-Changin' 1964

Another Side Of Bob Dylan 1964

Bringing It All Back Home 1965

Highway 61 Revisited 1965

Blonde On Blonde 1966

Bob Dylan's Greatest Hits 1967

John Wesley Harding 1967

Nashville Skyline 1969

Self Portrait 1970

New Morning 1970

Bob Dylan's Greatest Hits Volume II 1971

Pat Garrett & Billy the Kid 1973

Dylan 1973

Planet Waves 1974

Before The Flood 1974

Blood On The Tracks 1975

The Basement Tapes 1975

Desire 1976

Hard Rain 1976

Street-Legal 1978

Masterpieces 1978

Bob Dylan At Budokan 1979

Slow Train Coming 1979

Saved 1980

Shot Of Love 1981

Infidels 1983

Real Live 1984

Empire Burlesque 1985

Biograph 1985

Knocked Out Loaded 1986

Down In The Groove 1988

Dylan & The Dead 1989

Oh Mercy 1989

Under The Red Sky 1990

The Bootleg Series, Vol 1-3: Rare & Un- 1991

Good As I Been To You 1992

The 30th Anniversary Concert Celebration 1993

World Gone Wrong 1993

Greatest Hits Volume 3 1994

MTV Unplugged 1995

Greatest hits (UK) 1995

Highway 61 Interactive (CD-ROM) 1995

The best of Bob Dylan Vol. 1 (U.K.) 1997

Time Out Of Mind 1997

The Bootleg Series, Vol 4: Bob Dylan Live 1966 – The Royall Albert Hall Concert

1998

The best of Bob Dylan Vol. 2 (U.K.) 2000

The Essential Bob Dylan 2000

The very best of Bob Dylan 2000

Live 1961-2000 Thirty-Nine Years of Great Concert Performances

2001

"Love And Theft" 2001

The Bootleg Series, Vol 5: Bob Dylan Live 1975-The Rolling Thunder Revue

2002

Masked and anonymous 2003

The Bootleg Series, Vol 6: Bob Dylan Live 1964- Concert at Philharmonic Hall

2004

The Bootleg Series, Vol 7: No Direction Home 2005

Live at the Gaslight 1962 2005

The Best of Bob Dylan (U.S.A.) 2005

Live at Carnegie Hall 1963 2005

Blues 2006

Modern Times 2006

Bob Dylan; The Collection 2006

Dylan 2007

I’m not here (Original soundtrack) 2007

The Bootleg Series, Vol 8: Tell Tale Signs :Rare and unreleased 1989-2006

2008

Together Through Life 2009

Christmas In The Heart 2009

The Original Mono Recordings 2010

The Bootleg Series, Vol 9: The Witmark Demos: 1962-1964

2010

The Best Of The Original Mono Recordings 2010

Bob Dylan In Concert: Brandeis University 1963

2011

Tempest 2012

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PAGINA 7 NUMERO 6

IL MASOLINO

Tempest 2012

Live In New York Gaslight Cafe 1961 2012

The 50th Anniversary Collection 2013

The bootleg series vol. 10 – Another Self Portrait 1969 – 1971

2013

The bootleg series vol. 11 – The Basement Tapes Complete

2014

The bootleg series vol. 11 – The Basement Tapes Raw

2014

50th Anniversary Collection 1964 2014

Shadows in the night 2015

The bootleg series vol. 12 – The Cutting Edge 1965-1966

2015

Dylan e Petty Live on the Radio ‘86 2016

Fallen Angels 2016

BOB DYLAN, Mr. Tambourine vol I,

(Arcana Editrice, 1990)

BOB DYLAN, Mr. Tambourine vol II (Arcana Editrice, 1991)

BOB DYLAN, Mr. Tambourine vol III (Arcana Editrice, 1993)

Bob Dylan Lyrics 1962 – 1985 (Feltrinelli, 1995)

Bob Dylan. Lyrics 1962-2001 (Feltrinelli, 2006)

Bob Dylan; Blues, ballate e canzoni

(Newton Compton, 1972)

Bob Dylan; Canzoni d’amore e d protesta

(Newton Compton, 1972)

Bob Dylan; Tutte le canzoni 1973 – 1980 - (Lato Side, 1980)

Dylan; interviste, cronache e saggi dal 1962 al 1984 (Arcana, 1985)

Testi di Bob Dylan Discografia (cont.)

Il Nobel per la Letteratura al menestrello che con armonica e chitarra ha incantato folle di giovani da 50 anni. Un'assurda e offensiva presa di posizione, secondo molti. Ma il Nobel a Bob Dylan ha un significato culturale forte e preciso. Forse, lui il Nobel lo meritava più di ogni altro. E il fatto che stavolta abbia vinto davvero, dopo che da anni si paventava, è una bellissima notizia. Perché …. 1 - Ha allargato i confini della poesia. Certo (e rimane un dato di fatto): Robert Zimmermann, in arte Bob Dylan, non è un poeta. E allora perché dargli il più alto riconoscimento letterario del mondo? Perché "ha elevato l'arte della canzone popolare americana a un più alto livello di cultura?", come dicono le motivazioni del premio? No, non esattamente. Piuttosto, perché ha portato la poesia in un territorio inesplorato, facendola fiorire laddove non aveva (quasi mai) attecchito. Ed è proprio quello che ci si dovrebbe aspettare da un artista: spalancare l'arte dove non c'era. 2 - È l'erede di Rimbaud, Dylan Thomas e Jack Kerouac. Se si chiama Bob Dylan, è per omaggiare il mito Dylan Thomas. E i testi delle sue folk songs sono tutti ispirati a quella linea di poeti visionari e ribelli che, da Rim-baud e Blake, arriva appunto al bardo Gallese Thomas, fino alle pulsioni beat di Kearouac e del suo amico Gin-sberg. Tutta gente che il Nobel non avrebbe mai potuto vincerlo (e molti tra loro, anche se vincitori, sarebbero stati troppo ubriachi per ritirarlo). Il Nobel a Dylan li riscatta tutti, in un certo senso. È un Nobel alla memoria dei Ma-ledetti. 3 - Non è un poeta laureato: è un ribelle. Abbiamo del poeta, negli ultimi decenni, un'immagine lontana da quell'eroismo cavalleresco che invece è intimamente collegato con questa figura, in senso archetipico. Il letterato, lo scrittore, troppo spesso viene pensato come un intellettuale chiuso in un ufficio a fare cose cerebrali. Dylan è invece uno scrittore nello stesso senso del suo conterraneo Henry David Thoreau: qui, la letteratura si fa a contatto con il mondo, sfidandone l'essenza civica, politica, metafisica. Nelle tante fasi della sua evoluzione, Dylan queste sfide le ha lanciate tutte. Il poeta è sempre un ribelle, e il Nobel a Dylan ce lo ricorda 4 - È l'essenza del folk. La vera letteratura è opera d'arte perché è popolare. Nel senso di Shakespeare. È qual-cosa di estremamente pop, collegato alle radici della terra da cui prende voce. Con una parola: la letteratura è un fenomeno folk. Dylan, che ha iniziato a scrivere e cantare perché aveva ascoltato Woody Guthrie, ha incarnato in sé quest'essenza, così profondamente presente nella musica folk americana e, prima, irlandese. La letteratura mo-derna, per molti versi, ha smarrito questa dimensione. Il Nobel a Dylan ricorda alla letteratura che questa dimenti-canza è fatale. Ed è dovuto arrivare un menestrello a ricordarlo. 5 - Al suo fianco, sul palco di Stoccolma, ci saranno Jim e Johnny. Ci furono altri grandi cantori statuni-tensi, nei cui versi, musicati, la bellezza della letteratura si era annidata per profondersi sul pubblico. Jim Morri-son, anzitutto, che per la fretta e la violenza che impresse al suo passaggio terrestre non poteva certo ricevere gli onori di Dylan; o Johnny Cash, che tanto scambiò con Dylan e che come lui, anche se in modo meno colto, portò i versi nel folk. Quando Yeats ricevette il Nobel disse che vi erano al suo fianco dei fantasmi. È così anche stavolta. Jim e Johnny saranno al fianco di Bob quando ritirerà il premio.

10 ragioni per cui il Nobel per la Letteratura a Dylan è una bella notizia

(Proff. Cesare Catà, Scrittore, drammaturgo e docente presso il Dipartimento delle Comunicazioni

dell’Università di Macerata)

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Consiglio di Circolo e collaboratori Quote tesseramento

IL MASOLINO

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Il presente notiziario, redatto ai soli fini culturali, è stato stampato in proprio ed inviato gratuitamente ai soci ed ai simpatizzanti dell’associazione.

CIRCOLO CULTURALE MASOLINO DA PANICALE - Via XXV Aprile, 4 – 21043 Castiglione Olona (VA) Telefono 0331 857349 – 338 2448961- C.F. 95065100125

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Michele Piacenza (Presidente) Mario Vittori (Vice Presidente)

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Elena Ristic’ (Consigliere)

Giorgio Gessi (Consigliere) Fabio Perrone (Consigliere)

Chiara Barison (Revisore dei Conti)

Giordano Groppi (Web Master)

Biografie, interviste, saggi, testi critici e altre pubblicazioni su Bob Dylan:

6 - Il valore dei suoi testi. Questo è il motivo principale. Le liriche che Dylan utilizza nelle sue composizioni musicali posseggono un vero valore, formale e contenutistico, da un punto di vista letterario. Mantenendo una struttura lirica che è quella della traditional song, egli vi innesta una visionarietà e una potenza di contenuti che fanno dei suoi testi qualcosa che travalica la semplice funzione musicale. Presi di per sé, i suoi testi man-tengono un interesse letterario profondo. Il fatto che, musicati, essi divengano una riuscitissima forma d'arte, ne completa e arricchisce il valore. 7 - La poesia è esausta. A dirlo, era addirittura Montale - forse il poeta più lontano da slanci rivoluzionari che si possa immaginare - proprio nel ricevere il premio: forse, la poesia ai nostri giorni non è più possibile. È esausta, borghesemente ripiegata su se stessa, e i poeti troppo spesso sono dei versificatori pavidi e autorefe-renziali. Se il premio Nobel per la letteratura viene dato a qualcuno che un letterato non è, ciò certifica lo stato della letteratura contemporanea. La necessità di una scossa, che per l'intera cultura umanistica significa: ri-pensarsi al di fuori dei propri confini. Il premio a Dylan viene a dare questo opportunissimo schiaffone all'am-bito delle "Humanities". 8 - Abbiamo bisogno di storie. Dylan è anzitutto un cantastorie. La forza delle sue liriche musicali folk consiste proprio nelle storie che racconta. Al fondo della nostra letteratura vi sono le grandi saghe epiche che narrano trame. E la trama è il fulcro del dettato letterario, in molti modi. La modernità ha tradito per molti versi il principio poetico aristotelico, e la trama è divenuta secondaria rispetto alla divagazione psicologica dell'autore. Ma senza storytelling non c'è significato. E, senza significato, non c'è mondo. Dylan racconta storie in un tempo in cui si ha un grande bisogno di udirne. E questo è forse uno dei compiti più preziosi e sacrali di un poeta. 9 - Non chiamatelo "cantautore". Bob Dylan non è un cantautore, perlomeno nell'accezione italica del termine. È un autore di liriche utilizzate in chiave folk, per la narrazione di storie. Ora l'assegnazione di questo Nobel aprirà prospettive e proposte sullo studio dei testi dei cantautori italiani nelle Università, nelle scuole e nei centri di ricerca. Ma c'è una differenza. In Dylan, come in pochissimi altri autori di canzoni - Jim Morrison e Vinicius de Moraes tra questi - il dato letterario precede e dà forma alla strutturazione musicale. I suoi non sono, a rigore, testi di canzoni, ma racconti in versi musicati. Dylan è più vicino alla tradizione trobadorica, che non alla modalità cantautorale. 10 - Note, accordi, canti invaderanno le aule. Ora dovranno metterlo in molti programmi universitari, con buona pace degli accademici; e, sicuramente negli States, potrebbe arrivare in qualche percorso didattico scolastico. Per studiarlo, occorrerà affiancare al libro e alla lettura l'ascolto stereo delle sue canzoni. Il grigiore delle università e degli istituti sarà invaso dai colori della voce di Bob Dylan; quando le note di All Along the Whatchtower o A Hard Rain's Gonna Fall o Sara (la mia preferita) disturberanno gli orecchi di rettori o pre-sidi, non si potrà contestare nulla: quello è il canto di un premio Nobel per la letteratura.

Bob Dylan: la biografia (Anthony Scaduto) Arcana editrice, 1972 - Jokerkman (Clinton Heylin) Tarab Edizioni,

1996 - Vita e musica di Bob Dylan (Robert Shelton) - Feltrinelli, 1987 - Bob Dylan, poeta, profeta, musicista e mito (Alan Rinzler) - Sonzogno, 1980 - Bob Dylan: Ballata (Betty Shapiro) Edizioni Blues Brothers, 1998 - Bob Dylan (Nemesio Ala) - Gammalibri, 1984 - Bob Dylan and the Pastoral Apocalypse (Joseph Campbell) - Journal of Popular Culture", New York 1975 - What Happened? (Paul Williams) Entwhistle Books, 1980 - Beyond Desire: The Conversion of Bob Dylan, (James W. Earl) - University of Hartford Studies in Literature, 1988 - Bob Dylan. A retrospective (Curt Mcgregor) - Morrow & co, New York 1972 - La Repubblica invisibile (Greil Marcus) Arcana Editrice, 1997 - The Bible in the Lyrics of Bob Dylan (Bert. Cartwright) - New York 1985 - Da profeta a professionista, in "Rinascita (Alberto Portelli) - 16 luglio 1978 - Performed Literature: Words and Music by Bob Dylan (Betsy Bowden) - IndianaUniversity Press, Bloomington 1982 - ………………………….