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IL CONSULENTE IL CONSULENTE NUMERO 28 - ANNO II - 30 GIUGNO 2012 ADALBERTO BERTUCCI La generazione tradita ANTONIO CHIRICO Crisi finanziaria e "nuove regole" per i professionisti LORENZO LELLI Convergenze parallele tra professionista e antiriciclaggio ANDREA TOMMASINI Sant'Anna e la Roma dei Papi Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma THE WORLD OF Periodico telematico Reg. Tribunale di Roma n. 280 del 20 settembre 2011 June's multicolored eyes foto di Kakissel

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ADALBERTO BERTUCCI La generazione tradita  ANTONIO CHIRICO Crisi finanziaria e "nuove regole" per i professionisti  LORENZO LELLI Convergenze parallele tra professionista e antiriciclaggio  ANDREA TOMMASINI Sant'Anna e la Roma dei Papi

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NUMERO 28 30 GIUGNO 2012

IL CONSULENTE

IL CONSULENTE

NUMERO 28 - ANNO II - 30 GIUGNO 2012 ADALBERTOBERTUCCI La generazione tradita ANTONIO CHIRICO Crisi finanziaria e"nuove regole" per i professionisti LORENZO LELLI Convergenze parallele traprofessionista e antiriciclaggio ANDREA TOMMASINI Sant'Anna e la Roma deiPapi

Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma

I N D I C EI n F o c u s

Se 86 vi sembran poche ...18

In copertina: "June'smulti­colored eyes foto di

KakisselJune's multi­colored eyes" foto di

Kakissel

Lorenzo Lelli

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Direttore responsabile

Comitato scientificoGabriella Di Michele - AldoForte - Giuseppe SigillòMassara - Pierluigi Matera -Antonio Napolitano - MauroParisi - Vincenzo Scotti -Virginia Zambrano

Antonio Carlo Scacco

Progetto grafico e digitalizzazioneAntonio Carlo Scacco

Editore

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Periodico telematico ­ Reg. Tribunale di Roma n. 280del 20 settembre 2011 ­ House Organ del Consiglioprovinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Ro­ma ­ Pubblicazione quindicinale

RedazioneEleonora Marzani

Massimiliano PastoreDaniele Donati

Giuseppe MariniAndrea Tommasini

Aldo Persi

Ordine dei Consulenti del Lavoro -Consiglio Provinciale di Roma00145 Roma - via Cristoforo Colombo,456Tel. 06/89670177 r.a. - Fax 06/86763924 -Segreteria: [email protected] di Diritto Pubblico - Legge 11-1-1979 N.12

Questo numero è stato chiuso in redazione il 29giugno 2012

[email protected]

Adalberto Bertucci

Foto Polyommatus thersites....!!! di Igcor by Flickr

22 I misteri di Roma di AndreaTommasiniSant'Anna e la Roma dei Papi

R u b r i c h e

Imu e "Salva Italia": sarà vera crescita?

4 Cari Consigli vicini e lontaniIntervista a Carlo Martufi (Frosinone)

Convergenze parallele tra professionistae antiriciclaggio

128 Antonio Chirico

Crisi finanziaria e "nuove regole" per iprofessionistiLorenzo Lelli

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IL CONSULENTEE ED DI IT TO OR RI IA AL LE E

Immersi come siamo nell’incredibile leggerezzadell’essere finanziario, tra spread che salgono escendono, borse che “volano” o si deprimono, ri­golette “piume al vento” ; incerti come siamo lamattina, appena alzati e davanti al nostro usatocaffè, di conoscere quali decisioni gli inneffabili“gnomi” della City che conta prenderanno alle 11in punto per grassare e saccheggiare vieppiù i no­stri piccoli averi; incerti di tutto, se non delle no­stre certissime scadenze, forse ci siamodimenticati di una generazione ormai sacrificatasugli altari della nostra follia.Una generazione che non c’è, la generazione deicosiddetti giovani.Cosiddetti perché mi pare di ricordare che, unavolta, giovane fosse sinonimo di speranza, di so­gno, di gioia di vivere. La parola "giovane" anda­va d’accordo ed a braccetto con la parola“primavera”, e la giovinezza altri non era se nonla primavera della vita.Ebbene se i giovani di oggi sono la generazio­ne tradita, chi sono i traditori?E' stata tolta ­ consapevolmente,scientemente, studiatamente, ordinata­mente – qualsiasi speranza, qualsiasisogno , qualsiasi idea di giovinezzanelle menti dei nostri ragazzi.E' stata decretata la morte di unaintera generazione.Perché cos’altro è se non una di­chiarazione di morte l’averenegato ad un giovane illavoro, la possibilità

di pensare e concepire una propria famiglia inuna propria casa, la stessa possibilità di sognaree fantasticare una vita futura ? uccidere la fanta­sia è il peggiore dei peccati di cui possa essereaccusato un uomo.Ma si può rimanere tranquilli continuando a reci­tare ossianici e incomprensibili mantra a favoredell’“equità” ed il “rigore”?E' possibile credere che la "generazione che nonc’è" sia ormai irretita e confusa, incanalata neltorpore sociale dei “mi piace” e del tweet ? opiuttosto quel cigolare indistinto che ci sembra diudire è il suono di una gigantesca molla che sicomprime, pronta a scattare con un balzo podero­so? Pronta a rivendicare tutto quello che glispettava di diritto e che non ha avuto: cioè Tutto?Dovremmo ricordare il tempo in cui eravamoanche noi giovani, avevamo dei sogni ed i nostrigenitori, certamente più responsabili di noi, non

ci avevano lasciato in eredità un enorme debitopubblico.

Ricordate? quel tempo si chiamava il ’68.Ed è ancora lì dietro l’angolo che sorridesornione sotto i baffi, pronto a tornare.

Noi dal canto nostro, come sempre, nonsmetteremo di sognare consapevoli

che il popolo Italiano ama i propri"Bamboccioni" e che farà di tutto

per sostenerli al fine di permette­re loro di vivere quel futuro checi è stato garantito dai nostri pa­dri e nonni.

LA GENERAZIONETRADITA

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care amiche, cari amici

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LA RIFORMADELLA PROFESSIONEDEVE ESSERE CELERE,CORRETTA E

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INTERVISTAACARLOMARTUFI

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Monumento a Salvo D'Acquisto Frosinone foto di robertodimo

LA RIFORMADELLA PROFESSIONEDEVE ESSERE CELERE,CORRETTA E

TRASPARENTE

...VICINIELONTANI

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma 6

COMPOSIZIONE CONSIGLIO PROVINCIALEPresidente MARTUFI CARLO

Segretario CAMPIONI MARIA PIATesoriere TIBERIA ROSA

Consigliere ALONZI ROCCOConsigliere MIZZONI ROBERTA

Consigliere PAGNANELLI LORETOConsigliere VISOCCHI ANTONELLA

COMPOSIZIONE COLLEGIO REVISORI CONTIPresidente PIZZUTI VALERIO

Componente SAVO PIERGIACOMOComponente PIETROBONO RITA

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La recente crisi finanziaria,che ormai da diverso temposta imperversando sulle eco­nomie dei Paesi più industria­lizzati, ha posto all’attenzionedegli studiosi e dei professio­nisti d’impresa una serie di

non trascurabili interrogativiche hanno costretto a rivederele teorie ritenute più che maiconsolidate ed assurte a veri epropri capisaldi del capitalismomoderno.Il capitalismo alla Jack Welchsembra ormai inesorabilmentedestinato a tramontare. Comenoto, Welch, importante CEOdella statunitense GeneralElectric dal 1981 al 2001 èstato considerato come ilprincipale propugnatore delpensiero che l’unico obiettivo

dell’im¬presa dovesse esserela massimizzazione del ritornodell’inve¬stimento fatto daipropri azionisti. Fortune nel1999 lo ha nominato “Managerof the Century”.Questa idea, espressanell’opera The Welch Way hadominato il mondo del busi­ness negli ultimi 30 anni,diffondendosi rapidamente intutto il mondo fino a quando lacrisi finanziaria non è esplosain tutta la sua enorme gravità.Occorre, peraltro sottolineare,

CRISIFINANZIARIA E"NUOVEREGOLE" PER IPROFESSIONISTIantonio chirico

DOPO LA RECENTECRISI, ILCAPITALISMO ALLAJACK WELCHSEMBRADESTINATOINESORABILMENTEA TRAMONTARE

Antonio Chrico è Professore Associato di Ragioneria presso l'Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

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come lo stesso Welch avessein seguito espresso dubbisulla validità della teoria dellamassimizzazione del profittoper gli azionisti sottolineandocome “... il valore per gli azio­nisti è l’idea più stupida delmondo”. Troppo tardi, il dannoormai era compiuto.Ma Welch non fu il solo a so­stenere tali teorie. Autorevolieconomisti fornirono ilsubstrato accademico cuiancorarle, per il loro progressi­vo consolidamento e la lorodiffusione. Nel 1976, Jensen eMeckling, due economisti,pubblicarono un articolo sullateoria dell’im¬presa ed il relati­vo comportamento manage­riale in cui si soste¬neva chel’obiettivo dell’azionista non sidiscostava molto da quello delmanager professionista. Daallora, gli articoli acca¬demicipiù citati hanno premuto perottenere che i manager siconcentrassero sulla creazio­ne di valore per gli azionisti.Questa teoria ha completa­mento “messo in ombra” glialtri stake¬holders: clienti, di­pendenti, fornitori, società civi­le in generale e così via.Soprattutto i businessmenanglosassoni – americani ebritannici – i più accessi mas­simizzatori del valore dell’azio­ne hanno avversato in modoparticolare il “capitalismo deglistakeholders” praticato, inve­ce, nell’Europa conti¬nentale.Ma perché le imprese non do­vrebbero più concentrarsi solosulla massimizzazione del va­lore per l’azionista? Come sicrea il valore e per chi? Chidecide come distribuirlo?

Cercheremo di risponderenell’ordine ai tre quesiti indivi­duati.Innanzitutto – per risponderealla prima questione – os­serviamo che massimizzare ilvalore per l’azionista significaessenzialmente porre in esse­re una serie di operazioniorientate al breve termine. Co­stituiscono esempi di tali ope­razioni l’utilizzo dellacosiddetta “contabilità creati­va”, il taglio indiscriminato deicosti per la ricerca e lo svi­luppo, delle manutenzioni el’utilizzo smodato di operazionialtamente speculative di fi­nanza creativa. Proprio la fi­nanza, secondo i nuoviparadigmi del moderno capita­lismo, non è più una funzionedi supporto alle altre ma as­surge a ruolo di funzionecentrale per lo sviluppo del bu­siness e la massimizzazionedel valore per l’azionista. Tuttele azioni nel breve testé citatesono accomunate dal fatto diincidere pesantemente, nelpresente appunto, sulla misu­ra dell’utile di bilancio e di tra­scurare – in totale dispregio aicorretti principi dell’EconomiaAziendale – che l’impresa sidenota come “fatto di produ­zione” che dovrebbe caratte­rizzarsi per una sua propria“durabilità”. L’assenza diconsiderazione per il lungo pe­riodo conduce a non avere piùriferimenti per un consapevoleorientamento delle strategied’impresa.Osserviamo poi che incideresull’utile del periodo, di­latandolo per il tramite delleazioni sopra adombrate, non

implica necessariamentecreazione di valore. Tutt’altro.Un’impresa non crea valoreabbattendo i costi per ricerca esviluppo che rappresentano labase per la futura crescitadell’impresa. Allo stesso modonon crea valore mortificando enon valorizzando appieno ilcapitale umano, inquinandosenza porre in essere leopportune e doverose azionicorrettive nel rispettodell’ambiente. La creazionedel valore appare quindicompletamente dissociatadalla misura dell’utile contabileche emerge dai bilanci desti­nati a pubblicazione. Taliconsiderazioni ci permettonodi approcciare il secondo que­sito sopra posto: come si creavalore e per chi?Creare valore implica ilraggiungimento di posizioni diequilibrio economico durevolea valere nel tempo. Si creavalore nel rispetto dell’equili­brio strategico complessivoquindi. Si tratta di mantenerenel tempo posizioni di equili­brio simultaneo valorizzandoopportunamente la formulaimprenditoriale. Questa è la ri­sultante delle scelte di fondoriguardanti: i mercati cui è indi­rizzata la propria offerta e, piùin generale, il sistema compe­titivo in cui è inserita; i prodotti offerti con tuttigli elementi configuranti la“offerta” o “sistema di pro­dotto” dell’impresa; la struttura checonsente all’impresa di pre­sentarsi al mercato con quellacerta offerta e agli attori sociali

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con quella certa proposta pro­gettuale; il sistema degli attorisociali, a cui chiede contributie consensi, con le loroaspettative nei riguardidell’impresa e il loro potered’influire sulla vita della stes­sa; le prospettiveofferte/contributi richiesti agliattori sociali;Solo operando nel modo anzi­detto i fattori della produzione(capitale di proprietà, capitaledi terzi, lavoro) possono rima­nere permanentemente avvintiall’economia dell’impresa. Ilvalore si crea quindi per tuttigli stakeholder e anche perl’impresa stessa che deve po­tersi opportunamente autofi­nanziare. Tale approccio,tutt’altro che orientato al brevetermine, implica il supera­mento di rapporti meramentecontrattuali tra i diversi stake­holder e l’instaurarsi dirapporti di tipo partecipativotra gli stessi improntati al dia­logo tra i soggetti all’insegnadi un comportamento etico esocialmente responsabile.Oggi si afferma quindi che ilvalore per gli azionisti do­vrebbe cedere il passo al co­siddetto capitalismo orientatoal cliente caratterizzatodall’attenzione delle imprese amassimizzare la soddisfazionedei clienti. Questa idea si stadiffondendo rapidamente.Persino Unile¬ver, gigante deibeni di consumo, dichiara dinon lavorare per l’azionista,ma per il consumatore. E’ ilcliente ad assurgere a “stella

polare” per il mo¬dello di busi­ness, e con questo si crea, diconseguenza, valore per gliazionisti. Una recente ricercacondotta in Germania ha rile­vato che la maggior partedelle imprese intervistate pre­vedono che seguiranno unapproccio più collaborativocon i vari gruppi di stake­holder, compresi i fornitori e leistituzioni rappresentative deilavoratori. Ed il cambiamentonon si ferma qui: sono in tantiche addirittura arrivano ad as­sumere posizioni molto nettemettendo al primo posto fra iportatori di interessi i propri di­pendenti. In effetti, è già realtàche ai CdA di molte impresetedesche partecipino i rappre­sentanti dei lavoratori.Da ultimo, resta da individuarechi abbia il potere di deciderela distribuzione del valore inun’impresa. Risulterebbefuorviante rispondere il mana­gement dando assoluto risaltoalla teoria dell’impresa mana­geriale. Il management è inverità espressione delsoggetto economico, ossia dicolui o di coloro che esercita­no nell’impresa il supremo po­tere volitivo. E’ fin troppo facileidentificare oggi i soggetti eco­nomici di molte imprese neglihedge fund, negli investitoriistituzionali, nei fondi sovrani.In soggetti, cioè, non più inte­ressati alla gestionedell’impresa; non più imprendi­tori in tal senso ma speculatoriche agiscono con la logica“mordi e fuggi” del breve pe­riodo.Quali lezioni dalla crisi? Qualiricadute per gli studiosi e i pro­

fessionisti d’impresa?Da quanto sopra esposto sievince:­ l’importanza di un ri­torno all’Economia Aziendaledei Maestri per recuperare evalorizzare gli studi delle rela­zioni tra le quantità individua­bili nell’economia d’impresa(equilibrio economico, equili­brio finanziario, equilibriopatrimoniale, equilibrio orga­nizzativo);­ il rilievo delle funzioni dipianificazione e programma­zione, come fondamentali edineludibili momenti di guida edi indirizzo strategico per leimprese, del controllo di ge­stione e degli strumenti ad es­se collegati quali i piani, ibudget, le analisi degli scosta­menti, dei costi, etc…­ l’importanza del ruolosvolto dai professionistid’impresa in senso ampio(commercialisti, revisori,consulenti, etc…) che devonoessere opportunamentesensibilizzati ad adottarecomportamenti etici al fine diassicurare che le imprese loroclienti perseguano veri obiettividi crescita e creazione di valo­re.A tal proposito, spiaceconstatare come molto spessola professione contabile risultieccessivamente “appiattita” suvariabili di tipo fiscale che ri­schiano di dequalificarla e li­mitarla a pratiche routinarie ecertamente poco gratificantiper il professionista.Ci sembra di poter affermareche il modello del “valore perl’azionista” sia veramente edefinitivamente tramontato. Il

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IL CONSULENTEcrollo finanziario ha certa­mente minato due degli as­sunti di fondo del recentecapitalismo: che la remunera­zione dei top manager debbaessere strettamente collegataal prezzo delle azioni delleimprese che gestiscono, e cheil private equity sostenuto damontagne di debiti, debbaspingere i manager a massi­mizzarne il valore. Le bolle de­gli ultimi dieci anni nei mercatiazionari e, più tardi, anche nelmercato delle obbligazioni so­cietarie e del debito sovranohanno evidenziato le gravi ca­renze di queste idee, o, alme­no, del modo in cui esse sonostati attuate.Il prezzo delle azioni in borsain un dato giorno, può essereun indicatore grossolano neldefinire il valore per gli azioni­sti nel lungo termine. Eppurela retribuzione dei top mana­ger era legata ai movimenti abreve dei prezzi delle azioni, eciò li ha incoraggiati a lavorareper spingere in alto il prezzodelle azioni nel breve, piutto­sto che a massimizzare il valo­re dell’impresa nel lungoperiodo. Allo stesso modo, leimprese che si sono indebitatetroppo durante la bolla del cre­dito facile, approfittando dicondizioni assurdamente ge­nerose, devono oggi operaredolorosi tagli che distruggonovalore.Rimangono alcuni elementi diforte perplessità. Ci riferiamo,in particolare, all’eccessiva fo­calizzazione sull’utilizzo di va­lori correnti o fair value previstidalle norme redazionali del bi­lancio dei principi contabili

IAS/IFRS nella valutazione ditaluni elementi del capitale difunzionamento, soprattutto glistrumenti finanziari.L’elevato grado di volatilità cheha caratterizzato i mercati adecorrere dalla seconda metàdel 2007 ha fatto emergeretutte le criticità dei regimicontabili ancorati al fair value,minando alle fondamenta l’as­sunto di base che i prezzicorrenti formati dal mercatocostituiscano la migliore proxydel valore effettivo delle attivitàe delle passività d’impresa.Nello specifico, la dinamicadell’attuale crisi finanziaria haposto due problematiche difondo inerenti il criterio del fairvalue.In primis, il repentino crollodelle quotazioni di borsa deglistrumenti finanziari, congiunta­mente con il costante rarefarsidelle transazioni e la difficoltànel ricavare il valore degli stru­menti finanziari strutturati daquello dei titoli sottostanti, hareso particolarmente comples­sa l’individuazione di affidabilifair value per le valutazioni dibilancio.In secondo luogo, l’improvvisarilevazione nei bilanci diingenti perdite sugli strumentifinanziari, per effetto dell’ade­guamento al fair value, hainnescato effetti prociclici (rias­sumibili nella sequenza: svalu­tazioni ­ perdite a contoeconomico ­ cessione di attivi­tà finanziarie – ulteriore spintaal ribasso dei prezzi dimercato) i quali hanno sensi­bilmente amplificato gli impattinegativi della crisi, contri­buendo a rendere più incerte

le aspettative degli investitori eincoraggiando comportamenti“ribassisti”.Si tratta di un tema il cui svi­luppo richiederebbe ben piùvasta trattazione rispettoall’attenzione ad esso ri­servata nell’economia del pre­sente lavoro; un tema di sicurorilievo per la professionecontabile al quale nonmancheremo di dedicare lanostra attenzione in futuro.In conclusione, ci sembra ora­mai definitivamente acclaratocome non si possa vivere ditrimestre in trimestre. Undiscreto numero di societàsembrano profondere notevoleimpegno sia nella gestione deiloro bilanci sociali, sia nelsoddisfacimento delle attesedei loro clienti (customer sati­sfaction) e degli altri stake­holder. Paradossalmente glistessi azionisti che prima,insieme con gli hedge fund emolti investitori istituzionali,hanno venerato i profitti di bre­ve termine e gli aumenti diprezzo delle azioni devono oracercare di influenzare il mana­gement ad avere una visionedi più lungo termine,cambiando la governancedelle aziende e selezio¬nandomanager preparati in altro mo­do.Sarebbe ora quanto maiopportuno ed auspicabilecercare di non sostituire alculto del valore dell’azionistaquello di qualche altra “divini­tà”.

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FOTOGRAFANDO L'ITALIA OGGI MIIMMERGO IN UNO SCENARIO SCONFORTANTE EMOLTO ARTICOLATO

lorenzo lelli

IMUE"SALVAITALIA":SARA'VERACRESCITA?

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Dati destagionalizzati, valori assoluti in milioni di unità ­ Fonte: ISTAT

Valori %, dati destagionalizzati ­ Fonte: ISTAT

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Variazioni % tendenziali ­ Fonte: ISTAT

Variazioni % tendenziali, valori concatenati ­ Fonte: ISTAT

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Viterbo magica di Sasha Etnelav

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CONVERGENZEPARALLELETRAPROFESSIONISTAEANTIRICICLAGGIOlorenzo lelli

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di RomaSE 86 VISEMBRANOPOCHE...

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LAUREE NATURALMENTE !ALL'INSEGNA

DELL'IMPEGNO PER LACRESCITA DELLA CATEGORIA...

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Graduate, foto di Di Nasser Almulhim

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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma 20TUTTI I LAUREATI

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andrea tommasini

IMIST

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IROM

A SANT'ANNAE LA ROMADEI PAPI

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SANT'ANNAE LA ROMADEI PAPI

S.Anna e la Vergine, cartone di Leonardo da Vinci

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