NUM. III - APRILE 2016 QUESTIONE DI TEMPO · 2019. 10. 26. · recentemente si è dato ragione,...
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L’INCHIOSTRO DI GAETANO I.I.S. “GAETANO DE SANCTIS” - ROMA
BRUXELLES – Il 18 marzo scorso la cattura
di Salah Abdeslam, mente e braccio degli
attentati del 13 novembre a Parigi, ha
fatto tirare un sospiro di sollievo a molti in
Europa. La notizia è stata riportata (in
Italia) con grandi sensazionalismi,
spingendo un’emittente televisiva
nazionale a chiedere agli utenti del Web
se secondo loro l’arresto del ricercato
avrebbe rappresentato una svolta nella
lotta al terrorismo. Circa il 90% degli
intervistati ha risposto di no.
Purtroppo la conferma di ciò l’abbiamo
avuta solo quattro giorni dopo. Infatti nella
mattinata di martedì 22 marzo, nella
capitale belga e cuore dell’Unione
Europea, 34 persone sono state
brutalmente assassinate in un attentato
rivendicato nel tardo pomeriggio
dall’autoproclamato Stato Islamico per
una prevedibile reazione all’arresto di
Salah. Colpiti l’aeroporto di Zaventem e
le stazione della metropolitana Maelbeek
e Schuman, poco distanti dal quartier
generale dell’UE.
causa della guerra civile in Siria e della
difficile situazione in Libia. I sempre più
frequenti attentati hanno portato molti
leader del nord ed est-europei a mettere in
discussione Schenghen. Inoltre Paesi come
Austria, Svizzera ed Ungheria hanno iniziato
a respingere i profughi e gli immigrati.
Nell’esprimere cordoglio per l’attentato il
leader siriano Bashar al-Assad ha ribadito
come ”alcuni terroristi si sono nascosti tra i
profughi” e ha invitato l’Occidente a
sostenerlo nella lotta contro l’ISIS. Chiede
aiuto ad un Occidente che lo vede da
tempo come un “secondo Gheddafi”,
crudele despota da eliminare in nome di
una democrazia e di una libertà che
saranno difficili da portare in Siria. In Libia
cinque anni fa si sono sfruttate le proteste
in piazza per abbattere il regime,
ufficialmente per la democrazia,
effettivamente per il petrolio tanto ambito
da Sarkozy. Gli errori commessi in Libia,
all’epoca previsti da Berlusconi, a cui solo
recentemente si è dato ragione, hanno
fatto si che il più grande pericolo per
l’Occidente e per l’Europa si stabilisse a soli
400 km da noi.
QUESTIONE DI TEMPO
di Carlo d’Argenzio
NUM. III - APRILE 2016
Immediate le reazioni di cordoglio di diversi
capi di Stato in tutto il mondo, anche da
parte di Nazioni islamiche moderate. In
particolare il Gran Mufti d’Egitto, la massima
autorità religiosa del Paese, intervenuto al
Parlamento Europeo, ha definito i terroristi “un
cancro da estirpare” che “violano gli
insegnamenti dell’Islam”.
Ora più che mai è necessario un lavoro di
“disinfestazione” nelle zone come
Molenbeek, chiamate banlieue, moderni
ghetti in cui il fondamentalismo islamico ha
preso pericolosamente piede. Queste zone,
che quasi sempre versano in uno stato di forte
degrado, sono rifugio di gruppi di imam più
estremisti che, complice il loro “potere” di
interpretare il Corano a proprio piacimento,
diventano pazienti zero di un’epidemia di
violenza nel nome di Allah.
Inoltre, a seguito dell’attentato, il dibattito si
è spostato, come sempre, sul presunto ruolo
che l’immigrazione incontrollata verso
l’Europa avrebbe negli spostamenti dei
terroristi. Immigrazione che negli ultimi anni è
aumentata a livelli mai visti, specialmente a
A tre giorni dalla cattura del ricercato n°1 d’Europa il terrorismo islamico si sporca
nuovamente le mani di sangue con un nuovo efferato attentato
Un pugno o una carezza, chissà chi lo decideràdi Micol Bovo
Luca Varani è stato brutalmente
assassinato da due suoi amici, solamente
per provare quali sentimenti avrebbero
avuto nell'uccidere una persona.
Luca abitava di fronte casa mia e più di
una volta abbiamo parlato di quanto
facessero ritardo i mezzi pubblici.
Personalmente ho a cuore quanto
successo, poiché credo che i giornalisti e
la televisione modifichino i fatti a loro
piacimento. Luca era stato adottato
quando aveva quattro mesi e non
quattro anni, come se la colpa di
qualsiasi cosa strana o particolare della
sua vita si dovesse attribuire all'adozione.
Opinione pubblica, stampa, forze
dell'ordine e legali chiamano in causa la
droga, la cocaina, ma in realtà il
problema è un altro. Sebbene, secondo
alcuni recenti sondaggi, il 4-5% degli
studenti faccia quotidianamente uso di
cocaina, non ci sono tanti omicidi quanti
la percentuale indica. Il problema qui sta
nella persona, nella sua anaffettività, nel
non saper distinguere l'amore dall'odio,
un abbraccio da una coltellata. Non è
stato un omicidio veloce, rapido come
potrebbe essere quello con una pistola.
L'omicidio è stato organizzato. “Abbiamo
deciso di ucciderti” dirà Marco,
l'assassino, a Luca, la vittima . L'uccidere
con delle coltellate o con un martello
implica saper sopportare gli urli, i tentativi
disperati di difesa, il sangue, lo sguardo e
il respiro del ragazzo che si sta
massacrando. Chi ne sarebbe capace?!
Manuel Foffo, l'altro omicida, ha
affermato che Luca non urlava. Ma
avete provato a immedesimarvi in Luca?
Dopo ripetuti colpi e sevizie, un coltello gli
è stato conficcato letteralmente nel
cuore, e per arrivare dritto al cuore la
potenza e la forza devono essere
massime... Al posto suo non avreste
urlato? Manuel si è definito un “animale”.
Non riusciva a fermarsi. Il padre Valter,
nella trasmissione Porta a porta, lo
descrive come un ragazzo modello. Non
si può evitare di pensare a quanto il
padre non conoscesse suo figlio, che
faceva uso di cocaina da ormai dieci
anni. Si pensa inevitabilmente che non ci
fosse interesse nell'aiutare il figlio.
L'uccisione è stata paragonata
all'omicidio di Pier Paolo Pasolini: fredda,
cruenta, dolorosa. E lo stesso Pasolini
affermerebbe che la colpa è della
società, che permette di fare tutto e non
offre più alle nuove generazioni punti di
riferimento saldi e positivi: “Nelle grandi
città industrializzate la gioventù è
diventata odiosa, insopportabile. I loro
padri, in fondo, cos'hanno fatto, quelli
che hanno quaranta-cinquant'anni?
Cos'hanno fatto perché questi figli non
fossero così? Niente! I padri che hanno
dei figli dai quindici ai vent'anni ormai
oggettivamente non possono più
insegnare niente, perché non hanno
fatto esperienza del tipo di vita dei loro
figli. [...]"
Per non parlare di Ledo Prato, padre di
Marco Prato. Quando si legge il suo
articolo “Sono sempre io, nonostante
tutto” riferito all'assassinio, beh, sembra
che le vittime siano lui e suo figlio Marco,
non Luca. Ripeto ormai dall'accaduto
una domanda: "Ma voi, i genitori di Luca,
li avete sentiti?
Questo è un mondo malato, dove
l'amore e l'amare non sono più scontati.
L’INCHIOSTRO DI GAETANO E’ UN MENSILE SCOLASTICO CURATO INTEGRALMENTE DA STUDENTI DELL’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE
“GAETANO DE SANCTIS” SU AUTORIZZAZIONE DEL DIRIGENTE SCOLASTICO PROF.SSA MARIA LAURA MORISANI.
DISTRIBUITO GRATUITAMENTE NELLE CLASSI DELLE SEDI DELL’ISTITUTO E DISPONIBILE ONLINE AL SITO www.liceodesanctisroma.gov.it SOTTO
LA SEZIONE “PROGETTI”.
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DIRETTORE e CAPOREDATTORE - CARLO D’ARGENZIO
VICE-CAPOREDATTORE - SILVIA D’ARGENZIO
USA-Cuba: la fine del disgelodi Silvia d’ArgenzioIn questi giorni il mondo ha assistito ad uno
dei momenti più importanti della storia
degli Stati Uniti. Dopo sessant’anni di
silenzio e ostilità, il presidente americano
Barack Obama ha visitato l’isola di Cuba
per porre fine a tutto ciò, incontrando
anche il presidente cubano, Raul Castro.
Purtroppo per motivi politici non è stato
possibile l’incontro fra il presidente
Obama e l’ex dittatore cubano Fidel
Castro, fratello di Raul e capo della
rivoluzione cubana del 1953, insieme al
Che Guevara.
Nel febbraio del 1961, il presidente
americano di allora, John Fitzgerald
Kennedy autorizzò la realizzazione di un
piano di intervento, operazione Zapata,
al fine di stroncare il regime di Castro. Il 16
aprile 1961 Castro dichiarò Cuba stato
socialista e il giorno successivo iniziò lo
sbarco nella “baia dei porci”. Nel
settembre dello stesso anno JKF impose
l’embargo su ogni tipo di scambio, dopo
aver ampliato le restrizioni commerciali
varate dal suo predecessore, Dwight
Eisenhower. Infatti, prima che fosse
imposto l’embargo, Cuba importava
dagli USA mezzi di trasporto,
elettrodomestici e circa 30.000 articoli utili
per la vita quotidiana. Kennedy però,
prima di siglare l’embargo, si fece portare
dal suo portavoce circa 11.000 sigari
cubani H.Umpann, che era solito fumare.
Dopo il blocco economico da parte degli
Stati Uniti, Cuba si sentì minacciata dalla
vicina superpotenza e chiese aiuto
all’Unione Sovietica per l’installazione di
missili nucleari sul proprio territorio.
Nell’ottobre del 1962 un aereo
statunitense scoprì che a Cuba era in
corso la costruzione di una base
missilistica; l’Unione Sovietica venne
ritenuta responsabile di quanto era
accaduto. La crisi di Cuba terminò con il
ritiro dei missili sovietici in cambio del ritiro
dei missili statunitensi e della garanzia che
gli USA non avrebbero invaso Cuba.
E dopo 88 anni, che sono sembrati secoli,
un presidente americano è tornato
sull’isola. Barack Obama ha voluto
esporre la sua intenzione di porre fine
all’embargo, e di voler iniziare un nuovo
capitolo con il governo cubano. Obama
ha però precisato che, per togliere
l’embargo, deve esserci un impegno
anche da parte del popolo cubano. Il
presidente statunitense ha poi rassicurato
Raul Castro, dicendo: "Non deve temere
gli Usa e nemmeno la voce del popolo
cubano. La mia speranza è che Cuba
abbia un ruolo nel mondo occidentale e
che lo abbia da partner degli Stati Uniti.
Siamo stati parte di blocchi differenti e
continueremo ad avere profonde
differenze. Ma siamo tutti americani. C'è
già un'evoluzione in corso a Cuba, un
cambio generazionale". La visita del
presidente Obama si è conclusa con un
discorso di incoraggiamento, nel quale ha
detto: “Somos todos americanos,
condividiamo tante cose, tanti valori,
come quello dell’importanza della
famiglia. Possiamo andare avanti insieme,
da buoni vicini, da amici. Si, se puede”.
Ed è ciò che pensano tutti. Sì, si può.
Pokkén Tournamentdi Nicholas Bodenham
Già da due settimane dal suo arrivo nella
console Wii U, il gioco Pokkén Tournament
sembra che stia diventando uno dei pezzi
base del genere dei giochi di lotta.
Annunciato in Agosto 2014 per gli arcade
giapponesi nel 2015, e nel Marzo 2016 per
la Wii U, questo gioco è una
collaborazione tra The Pokémon
Company e Bandai Namco
Entertainment, i proprietari della proprietà
intelletuale di Tekken. Questo gioco è una
combinazione del gameplay di Tekken
con i personaggi della serie Pokémon,
dove combattono in un’ ampia arena,
nella quale possono avvenire due fasi di
gioco le quali cambieranno durante le
battaglie. Le battaglie iniziano sempre
nella Field Phase, (Fase da campo) dove
i giocatori possono muoversi in un ampio
spazio circolare 3D in un campo da
battaglia 3D. Quando uno dei due
giocatori colpiscono l’altro con un certo
tipo di mossa, allora avviene una Phase
Shift, (Cambio di fase), portando la
battaglia nella Duel Phase, (Fase da
duello), mettendo i giocatori in un cambo
da battaglia 2D, dove i controlli cambiano
in questo tipo di forma di gioco e
permettono ai giocatori di poter utilizzare
una provocazione premendo su o giù
nella pulsantiera scorrevole, la quale ha
diversi effetti a seconda del Pokémon che
la usa. Oltre ai 16 Pokémon giocabili,
come Pikachu, Charizard, Mewtwo, etc.,
si può anche scegliere di utilizzare un set
di Pokèmon di supporto, con ogni set
contenente due Pokèmon di supporto,
ognuno con il suo attacco, il quale può
essere usato per attaccare l’avversario
(Frogadier con Idropulsar, Snivy con
Vorticerba) oppure per aiutare il
giocatore che lo ha chiamato (Eevee con
Altruismo, Cresselia con Lunardanza).
Non siamo immuni: la vita è meravigliosadi Sveva PiacentiQuando leggiamo di stragi, malattie,
incidenti, non pensiamo quasi mai che ciò
possa accadere anche noi. E così era
anche per Giacomo Perini fino a quando,
nell’ottobre 2014, si ruppe un femore.
Andò all’ospedale Sant’Andrea, dove
l’operarono come se si fosse procurato
una semplice frattura alla gamba.
Tuttavia gli consigliarono di recarsi ad una
struttura specializzata, il Rizzoli di Bologna.
“Il primario mi disse una cosa che non
scorderò mai” racconta “Tranquillo,
domani potrai tornare a Roma”. Non
andò così. Dopo accertamenti ed esami
si scoprì la verità: aveva un cancro al
femore. Cominciò nove mesi di
chemioterapia, affrontando due
operazioni, in un anno che non era uno
qualsiasi. Giacomo andava in quinto
liceo, al De Sanctis, e a breve si sarebbe
dovuto fronteggiare con l’esame di
maturità. Così la sua convinzione e la sua
forza d’animo crebbero, affiancate dalla
voglia di arrivare alla maturità e superarla,
di non buttare al vento cinque anni di
sforzi. Capì che aveva bisogno di scrivere,
di documentare la sua storia e ricordarci
che “non siamo immuni”. Famiglia e amici
lo supportarono durante la sua lotta, ed
in più la stesura del suo libro gli diede un
nuovo obiettivo. Pubblicò su Facebook
quello che poi sarebbe diventato il primo
capitolo del libro e nei commenti lesse
amore e incitazioni a continuare. E lo fece.
Finì il suo libro, che venne stampato e
distribuito. Ha avuto un grande effetto su
di me e dopo averlo letto ho guardato la
scuola in modo diverso, sia materialmente
che mentalmente, ho capito come di
punto in bianco la nostra vita possa
cambiare. È inutile piangere sul latte
versato e sui piccoli problemi, se si
apprezzano anche le piccole cose si può
vivere meglio. Combattendo contro il
cancro e sconfiggendolo ha superato
l’esame di maturità e si è iscritto
all’università.
“La speranza è una cosa buona, forse la
migliore di tutte, e le cose buone non
muoiono mai”
Trapianto di testadi Ginevra Mattei
Un neurochirurgo italiano ha annunciato
pochi mesi fa al mondo di esser riuscito,
avvalendosi dell’aiuto di una equipe di
colleghi cinesi e sudcoreani, ad eseguire
un trapianto di testa. Il complesso
intervento, che diventerà presto causa di
molte polemiche, è stato condotto
inizialmente su topi e scimmie. A dare la
notizia, ripresa dal quotidiano New
Scientist, lo stesso autore, il professore
Sergio Canavero. Il medico italiano ha
fatto sapere che la scimmia "è
sopravvissuta alla procedura senza nessun
danno neurologico di qualsiasi tipo".
L’equipe, che ha eseguito l’intervento
nella clinica universitaria di Harbin, in Cina,
è riuscita a collegare i vasi sanguigni ma,
in questa prima fase, non ha provato ad
intervenire sul midollo spinale, un dettaglio
non di poco conto. L'animale, ha
raccontato Canavero, è sopravvissuto per
ben 20 ore al trattamento, ma poi è stato
soppresso per evitare "inutili
sofferenze".Dopo aver dimostrato la
validità del metodo, il neurochirurgo ha
già il primo volontario, il giovane russo
Valery Spiridonov. Il trentenne, affetto
dalla malattia di Werdning-Hoffman (
patologia che causa la progressiva atrofia
dei muscoli fino a fermare il cuore e quindi
a portare ad un esito fatale ), verrà
operato nel dicembre 2017 in Cina
all’Università Medica di Harbin.
L’attesissimo intervento richiederà ben 10
milioni di euro. Questo però non sarebbe
come molti credono il primo trapianto di
testa mai eseguito; poiché nel 1970 il
neurochirurgo americano Robert White
trapiantò la testa di una scimmia sul corpo
di un suo simile. Purtroppo l’intervento non
diede i risultati sperati, infatti l’animale
morì dopo nove giorni a causa della
mancante saldatura del midollo spinale.
Canavaro ha assicurato a paziente e
giornalisti che quest’evento non si
ripeterà, ha infatti annunciato che il
ragazzo sarà in grado di muoversi dopo
pochi mesi e nel giro di un anno potrà
ricominciare a camminare senza alcun
tipo di difficoltà.
Sono pazzi questi Rockers! Come sabotare il proprio concerto
di Camilla Verdolini1. Durante il Coachella del 2008, è
stata offerta una ricompensa di 10,000$
per il mega porcellino gonfiabile, parte
della scenografia dei Pink Floyd dal ’77,
perso alla fine dell’esibizione di Roger
Water perché volato via. Immaginate
che sorpresa a ritrovare un ammasso di
plastica rosa grande quanto un edificio a
due piani sul vialetto di casa.
2. Durante l’esecuzione di Lithium
agli MTV Video Music Awards del ’92, Krist
Novoselic lanciò il suo basso in aria e ne
venne colpito mentre cercava di
riprenderlo (quando si dice la stupidità
umana); in segno di solidarietà il
cantante Kurt Cobain si mise a
distruggere gli amplificatori con la sua
chitarra mentre l’amico barcollava sul
palco massaggiandosi la testa.
3. Il terzo della lista è Keith Moon,
batterista degli Who, che merita un posto
in quest’articolo per essersi presentato
alla Cow Palace Arena del 1973 così
pieno di tranquillanti da addormentarsi
durante una canzone; il resto del gruppo
lo dovette sostituire con un volontario tra
gli spettatori.
4. Per quanto glorioso possa esser
sembrare agli occhi di Iggy Pop il gesto di
gettarsi dal palco sul pubblico durante un
recente concerto a New York (all’età di
62 anni!), la scelta non si è rivela una
grande idea quando, presa la rincorsa
verso la calca di persone, ha visto i suoi
fans spostarsi come il mar Rosso al
passaggio di Mosè.
5. Frank Zappa al Rainbow di
Londra fu scagliato fuori dal palco da un
fan offeso dalle attenzioni che il cantante
aveva rivolto alla sua fidanzata mentre
eseguiva una cover dei Beatles. La
caduta di tre metri gli provocò molteplici
fratture e un cuore spezzato.
L’omicidio di Yara Gambirasiodi Flaminia CastelliNel tardo pomeriggio del 26 novembre
2010 Yara Gambirasio aveva finito uno dei
suoi allenamenti in palestra, a pochi minuti
a piedi da casa sua. Non vedendola
tornare, dopo circa un quarto d’ora di
attesa, i genitori provarono a telefonarle,
ma il cellulare era spento. Dopo una serie
di ulteriori tentativi, denunciarono la
scomparsa della ragazzina. Con queste
brevi quattro righe si ha l’inizio di un caso
serio che mise e tutt’ora mette a dura
prova la polizia giudiziaria italiana; sono
infatti quasi sei anni ed ancora non si ha
nulla di risolutivo. Le prime indagini sulla
scomparsa di Yara Gambirasio si
dedicarono ad un cantiere nei pressi di
Mapello, a circa 3 chilometri di distanza
dalla palestra da cui era uscita poco
prima la ragazza. La zona era stata
identificata attraverso l’analisi degli ultimi
ripetitori a cui si era collegato il suo
cellulare. Furono utilizzati cani da ricerca
per effettuare diversi rilievi e trovare
possibili tracce. E con poche ricerche fu
individuato un tale Mohamed Fikri, un
piastrellista di origini tunisine sospettato di
essere coinvolto nella scomparsa di Yara.
Con un’operazione di polizia su una nave
partita da Genova verso Tangeri
(Marocco), il 5 dicembre 2010 fu arrestato
. L’arresto vero e proprio fu disposto dopo
l’analisi di una intercettazione telefonica,
in cui Fikri avrebbe detto alla propria
ragazza “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa
io”. Il nastro della telefonata fu in seguito
sottoposto ad altri controlli che scoprirono
un grave errore di traduzione dall’arabo:
Fikri aveva detto “Allah ti prego, fai che
risponda”. Il 7 dicembre fu scarcerato, ma
le accuse di omicidio e occultamento di
cadavere furono respinte solo nell’inverno
del 2013. Tre mesi dopo la scomparsa,
Yara Gambirasio fu trovata morta da un
passante lungo un torrente, poco distante
dal paese di Chignolo d’Isola, a circa 9
chilometri di distanza da Mapello dove si
erano concentrate le ricerche negli ultimi
giorni di novembre del 2010. Le ricerche
allora si spostarono sulla famiglia Bossetti
di cui Giuseppe è l’imputato principale
poiché il suo DNA è stato trovato,
inseguito ad una trentina di test dei RIS,
sugli slip e sui leggins di Yara. Lunedì 16
giugno 2014, Giuseppe Bossetti è stato
arrestato . Continua a far discutere in
questi giorni il processo che riprenderà il
30 marzo. Dopo le ultime udienze ci
potrebbe essere una svolta; infatti in
seguito alle ricerche della d.ssa Sarah
Gino le tracce pilifere rinvenute su Yara
non sarebbero quelle di Bossetti che da
due anni ,dopo il suo spettacolare arresto
, non confessa ed ha ammesso di sentirsi
come il capro espiatorio della situazione.
Tutto ciò quindi ci porterebbe al
coinvolgimento di un’ulteriore persona,
rimasta nell’ombra fino ad ora. Infatti
nell’ultimo processo, 18 febbraio 2016, il
pm Letizia Ruggeri arriva a sostenere che
Bossetti possa essere stato incastrato.