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N.S. Anno XXII (2013) N. 1-2 (Gennaio-Dicembre) L’IMMAGINE RIFLESSA TESTI, SOCIETÀ, CULTURE FIGURE DELLA MEMORIA CULTURALE TIPOLOGIE, IDENTITÀ, PERSONAGGI, TESTI E SEGNI Atti del convegno (Macerata, 9-11 novembre 2011) a cura di Massimo Bonafin Edizioni dell’Orso Alessandria

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N.S. Anno XXII (2013) N. 1-2 (Gennaio-Dicembre)

L’IMMAGINE RIFLESSATESTI, SOCIETÀ, CULTURE

FIGURE DELLA MEMORIA CULTURALETIPOLOGIE, IDENTITÀ, PERSONAGGI,

TESTI E SEGNI

Atti del convegno (Macerata, 9-11 novembre 2011)

a cura di Massimo Bonafin

Edizioni dell’OrsoAlessandria

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Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanisticidell’Università degli Studi di Macerata (PRIN 2008WY7TXK_003“Passato e futuro del medioevo. Figure dell’immaginario” – unità diricerca dell’Università di Macerata: Tipologie e identità del personaggiomedievale fra modelli antropologici e applicazioni letterarie)

L’IMMAGINE RIFLESSAPubblicazione periodica semestrale

Registrazione presso il Tribunale di Alessandrian° 430 del I Aprile 1992

Direttore responsabile: Lorenzo Massobrio

Stampato da DigitalPrint Service s.r.l. in Segrate (Mi)per conto delle Edizioni dell’Orso

Realizzazione informatica a cura di Arun Maltese ([email protected])

© Edizioni dell’Orso S.r.l.Via U. Rattazzi 47 - 15121 Alessandria (Italy)

ISBN 978-88-6274-460-7

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1. La distinzione tra la realtà fattuale e la sua concettualizzazione sembra opportuna in

Natascia Leonardi

ARTE DELLA MEMORIA, PARADIGMI CONOSCITIVI E MODELLI COMUNICATIVI

Abstract - The present article focuses on the development of classificatory models devised

as instruments of knowledge organisation and representation. These schemes characterise

Western thought, starting from the practice of the renaissance art of memory (with Peter

Ramus), developing throughout the 17th-century linguistic and encyclopaedic thought (with

Francis Bacon, René Descartes, and Gottfried Wilhelm Leibniz) and the 18th-century scientif-

ic classification (originating from Carl Linnaeus’ works). Bacon’s pre-scientific method for

the organisation of knowledge proceeds from the classificatory hierarchical model that can be

traced back to Aristotle’s thinking. Yet, an important contribution to the development of

method is also given by Ramus, who brought the art of memory out of rhetoric making of it

an instrument of knowledge. For this reason the role of the art of memory should be reconsid-

ered within a diachronic analysis of ‘knowledge architectures’ which originated in antiquity

but also display a steady continuity over the centuries. In fact, traces of classical logic and the

principles of early-modern classification can be found in contemporary theories and applica-

tions planned to retrieve, organise, and represent knowledge.

1. Introduzione

Questo lavoro è incentrato sulla relazione che si delinea tra la (rappre-sentazione della) conoscenza e la sua espressione linguistica; verrannopresi in esame alcuni capisaldi della tradizione filosofica per evidenziare ilrapporto di continuità che tali riflessioni hanno con gli studi e le applica-zioni attuali. L’arte della memoria si rivela importante in questo quadropoiché mostra interessanti punti di contatto con i successivi sviluppi dimetodologie di organizzazione e rappresentazione della realtà e della suaconcettualizzazione1.

L’immagine riflessa, N.S. Anno XXII (2013), pp. 435-459.

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La creazione di paradigmi relazionali per organizzare e rappresentaredati conoscitivi è una componente fondamentale dell’analisi della realtàfattuale, concettuale, così come di quella linguistica. Infatti, tali modelliorganizzativi possono favorire il compito dell’intelletto nella comprensio-ne, anche grazie all’individuazione di relazioni tra i costituenti della realtàpresa in esame. I modelli organizzativi sono variamente caratterizzati nelcorso della storia, anche in relazione agli oggetti ai quali vengono applica-ti.

Una considerazione di questi paradigmi relazionali porta ad individua-re alcune costanti che sono imprescindibili in quanto possono essere ricon-dotte alla strutturazione stessa del pensiero umano2. Un esame di talimodelli in prospettiva diacronica consente di mettere in luce la rilevanzadella tradizione filosofica per lo sviluppo di quelli utilizzati anche nel pre-sente per l’organizzazione e la trasmissione del sapere. Nel corso della sto-ria l’organizzazione della conoscenza è stata rappresentata nella culturaoccidentale con modalità distinte. Questa variazione dipende sostanzial-mente dai differenti approcci teorici che hanno guidato le finalità concretedella costruzione di queste classificazioni, che vanno dalla categorizzazio-ne aristotelica, passando per la tassonomia linneana, per giungere alleattuali ontologie formali3.

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quanto, nel corso della storia del pensiero, gli schemi di rappresentazione della cono-

scenza si sono orientati nel processo di categorizzazione all’uno o all’altro oggetto e ciò

ha precise conseguenze sulla tipologia del modello stesso di rappresentazione. Questa

differenza è presente anche negli studi contemporanei, ad esempio, nel quadro attuale

dell’analisi di un modello di rappresentazione della conoscenza quale l’ontologia – nella

sua interazione con le scienze informatiche –, Poli (1999: 3) sottolinea la necessità di

operare una differenziazione sostanziale tra modelli rivolti ad oggetti o a concetti.

Rifacendosi ai due filoni della ricerca filosofica Poli (1999: 3) pone l’accento sull’esi-

stenza di una chiara linea di demarcazione tra l’ontologia e l’epistemologia: la prima si

incentra sugli oggetti mentre la seconda sui concetti.

2. Negli studi di neuropsicologia cognitiva l’organizzazione del sapere in forma di catego-

rie viene posto alla base dell’analisi dell’organizzazione della conoscenza concettuale,

del lessico e dell’immagazzinamento dei ricordi (cfr. Martin e Caramazza 2003).

3. Il termine ‘ontologia’ può avere diverse accezioni, a seconda delle discipline nelle quali

viene utilizzato. Una distinzione fondamentale è quella che si rileva tra la filosofia e le

scienze informatiche: nella prima designa una branca della filosofia che si occupa della

natura e dell’esistenza degli oggetti e della loro classificazione in un modello di rappre-

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Un fattore invariante di queste rappresentazioni consiste nell’elabora-zione di schemi capaci di semplificare, di visualizzare, nonché di gestireanche per altre finalità conoscitive le entità considerate e le loro correla-zioni. Ciò è vero sia se la rappresentazione è rivolta a ambiti particolaridella conoscenza sia se, invece, è estesa alla totalità del sapere. Nel primocaso le classificazioni hanno la struttura della tassonomia di dominio spes-so dedicata agli ambiti tecnico-scientifici, a partire dalle classificazionibotaniche e zoologiche. Queste hanno origine nella classificazione aristo-telica degli esseri viventi (De anima) e si svilupperanno nei bestiari medie-vali, nelle opere di Konrad Gesner (Enchiridion historiae plantarum,1541; Historiae animalium, 1551-1558) e nella sistematizzazione linneana(Systema naturae, 1735) che costituirà la base per la moderna classifica-zione scientifica. La schematizzazione della conoscenza realizzata nelleclassificazioni generali volte a comprendere la totalità del sapere delinea,invece, il modello dell’enciclopedia (cfr. Vasoli 1978). Questa a partire dalCinque e Seicento domina la cultura occidentale con architetture dellaconoscenza miranti, attraverso la schematizzazione, a definire la realtàconosciuta e conoscibile; le figure di Bacone, Cartesio, Alsted, Comenio eLeibniz sono tra le più autorevoli in questo ambito.

L’arte della memoria fondata sulla topica aristotelica e sui loci nonchésulle immagini ciceroniane costituisce un punto di inizio della sistematiz-zazione delle ‘cose note’. Questo sistema, finalizzato alla costruzione deldiscorso nella retorica, va incontro a sviluppi che lo rendono interessantenel contesto del presente esame. Nel Seicento le tecniche nate per sostene-re la memoria confluiscono nei metodi pre-scientifici di organizzazionedel sapere enciclopedico, prima, e disciplinare, poi. Se all’inizio della tra-dizione memorativa le entità venivano collocate in luoghi secondo un ordi-ne atto a facilitare l’associazione e la sequenza corretta degli argomenti diun discorso, i modelli successivi di organizzazione delle entità in schemiseguiranno una distribuzione che intende ricalcare la natura delle cose

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 437

sentazione della realtà; nella seconda designa generalmente «an engineering artifact,

constituted by a specific vocabulary used to describe a certain reality, plus a set of expli-

cit assumptions regarding the intended meaning of the vocabulary words» (Guarino

1998: 2). Qui il termine ‘ontologia’ verrà utilizzato prevalentemente nell’accezione filo-

sofica, a meno che non vi siano espliciti riferimento all’ontologia formale. Per una tratta-

zione più approfondita del concetto di ‘ontologia’ cfr. Leonardi (2012).

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catalogate. In questo modo la classificazione diventa anche strumento didefinizione delle entità che accoglie; pertanto, può rappresentare unmodello di trasmissione oltre che di organizzazione della conoscenza e, inquanto tale, è anche in grado di favorire la produzione di nuovo sapere.

2. Tassonomia, categorie e metodo

Nel quadro di un’analisi dei paradigmi conoscitivi è rilevante risalireagli assunti della filosofia aristotelica in quanto contribuiscono a crearenella cultura occidentale l’idea che la natura o, più in generale, l’oggetto distudio sia riducibile a una tassonomia, cioè a un sistema ordinato i cuicomponenti possono essere gerarchicamente classificati in generi e speciein base alle loro caratteristiche e relazioni reciproche4. La tassonomia deifenomeni naturali, innanzitutto, è stata e, in parte, resta ancora oggi unodegli strumenti principali per la sistematizzazione del sapere fattuale econcettuale, ma si coniuga anche con la ricerca linguistica, poiché divieneil fondamento della corretta rappresentazione ed espressione linguisticadella realtà e della sua concettualizzazione.

Infatti, la tassonomia è un punto di riferimento importante per la prati-ca definitoria in quanto, da un lato, ha la funzione di chiarire la naturadelle entità classificate – e, a partire dalla classificazione linneana, questoapproccio seguirà regole scientifiche rigorose –, dall’altro lato, l’associa-zione della classificazione tassonomica con il piano linguistico consente di

438 Natascia Leonardi

4. Riprendiamo una definizione di tassonomia che Welty e Guarino (2001) formulano nel

contesto delle attuali ontologie formali, in un approccio di studi che, tuttavia, nel caso di

questi autori ha ben presente la tradizione filosofica: «taxonomies are a central part of

most conceptual models. Properly structured taxonomies help bring substantial order to

elements of a model, are particularly useful in presenting limited views of a model for

human interpretation, and play a critical role in reuse and integration tasks. Improperly

structured taxonomies have the opposite effect, making models confusing and difficult to

reuse or integrate» (Welty e Guarino 2001: 53). Un’altra definizione data da Bittner e

Smith (2001: 3-4) sottolinea la continuità diacronica del modello gerarchico: «philoso-

phers since Aristotle have recognized that the results of our sorting and classifying activ-

ities can be represented as those sorts of branching structures which mathematicians

nowadays called trees. Trees are rooted directed graphs without cycles».

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stabilire un rapporto preciso tra le entità e le forme linguistiche che le desi-gnano5.

Il metodo classificatorio su base gerarchica e relazionale delineatonell’Organon aristotelico permane nella storia del pensiero e nella rifles-sione ramista si coniuga esplicitamente con l’arte della memoria (Scholaein tres primas liberales artes, 1569; cfr. Rossi 1983: 158-159). Questaunione segna un importante punto di svolta in quanto rappresenta la con-fluenza di un metodo fino ad allora proprio della retorica – finalizzato alrinvenimento nella memoria dei dati conosciuti e alla loro organizzazionenel discorso – con la logica, una disciplina che si collega direttamente allatrasmissione e all’acquisizione di conoscenza. Come sottolinea Rossi(1983: 160)

l’assorbimento della memoria nella logica, la identificazione del problema del metodo con

quello della memoria segnava l’atto di nascita di quella concezione del metodo come eserci-

tante una funzione classificatoria nei confronti della realtà che avrà grandissima fortuna nel

pensiero europeo dei secoli successivi.

Tale concezione verrà esplicitata nel Novum organum baconiano, nelquale il metodo della logica aristotelica diviene il fondamento dell’elabo-razione di un nuovo metodo prospettato come strumento scientifico.Dunque, le riflessioni di Aristotele e di Bacone pur partendo da assuntidiversi e sostanzialmente divergenti, vale a dire, rispettivamente, dall’ap-proccio deduttivo e da quello induttivo alla conoscenza del reale, rappre-sentano la base metodologica per la delineazione della moderna classifica-zione scientifica. In ambedue i casi, un ruolo determinante è rivestito dallacomponente linguistica che emerge nella correlazione tra definizione refe-renziale, concettuale e quella più propriamente linguistica.

L’Organon aristotelico è sicuramente un importante punto di riferi-mento per la categorizzazione del reale6, integrata nel Novum organumbaconiano con la classificazione delle scienze e con la riformulazione del

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 439

5. Questo aspetto risulta particolarmente evidente nelle opere di tassonomia botanica e zoo-

logica così come in quelle linguistico-enciclopediche (cfr. sopra) che vedranno il loro

apice nei progetti seicenteschi di lingue artificiali di matrice filosofico-enciclopedica

(cfr. Rossi 1971; Bersanti 1992; Eco 1996).

6. Cfr. Slaughter (1982), Chiusaroli (1998: 39-41), Knowlson (1975: 78).

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metodo scientifico stesso. Il principio classificatorio basato su una rigidagerarchizzazione di entità incluse rigorosamente in classi rappresenta unapproccio utilizzato nel processo conoscitivo. Nella tradizione occidentaletale approccio si identifica a lungo con il metodo scientifico vero e proprioche consente di acquisire la vera conoscenza del reale (cfr. Lakoff 1987).Questo assunto metodologico è alla base della conoscenza e della nuovascienza promossa da Bacone agli inizi del Seicento e fondata sulla neces-sità di ordinare la realtà attraverso un metodo rigoroso. Come evidenziaRossi (1957: 478-479)

l’immagine baconiana dell’universo come labirinto e come selva . . . condiziona, in modo

radicale la dottrina baconiana del sapere scientifico. Uno dei compiti, se non il compito fon-

damentale, del metodo è, per Bacone, quello di introdurre ordine in questa caotica e moltepli-

ce realtà: solo in tal modo allo «smarrito» intelletto umano sarà possibile rispecchiare le strut-

ture del mondo naturale.

Dunque, Bacone pone alla base della nuova scienza un metodo cheaffonda le radici nella tradizione logica aristotelica e in quella rinascimen-tale (ramista) della Ars memorativa. In quest’ultima la realtà viene ordina-ta, classificata, schematizzata, e diventa così più facilmente comprensibilee memorizzabile (cfr. § 2.2.).

2.1. Le ‘categorie’ aristoteliche

Alcuni fondamenti del pensiero aristotelico sono funzionali all’esposi-zione del presente discorso; il riferimento è, in particolare, alle ‘categorie’,che possono essere considerate il primo modello completo di classificazio-ne dell’universo basato sul principio del genere e della differenza. Le‘categorie’ sono la classificazione dei termini, così definiti da Aristotele(Categorie, 4, 25):

i termini che si dicono senza alcuna connessione esprimono, caso per caso, o una sostanza, o

una quantità, o una qualità, o una relazione, o un luogo, o un tempo, o l’essere in una situa-

zione, o un avere, o un agire, o un patire.

Le Categorie sono poste da Aristotele come fondamento, quasi unapremessa alla Logica (o meglio Analitica) insieme alla Interpretazione (laclassificazione delle proposizioni). In questo modo Aristotele stabilisce un

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ordine degli elementi che interverranno negli Analitici primi e negliAnalitici secondi, che costituiscono gli scritti principali di logica raccoltinell’Organon, ovvero lo strumento per lo studio e la comprensione delreale7. Dunque, le categorie nella logica aristotelica sono i generi supremiai quali si potranno ricondurre i termini che risultano dall’analisi della pro-posizione. Solo ciò che si trova tra i due estremi – tra le categorie e gliindividui – può essere definito8. La definizione esprime la natura, l’essen-za della cosa, e lo fa attraverso la specificazione del ‘genere prossimo’ edella ‘differenza specifica’ alla quale l’entità appartiene. La conoscenzadella natura avviene attraverso la classificazione degli enti, in base all’in-dividuazione di differenze e relazioni reciproche che permettono di cono-scere l’essenza immutabile delle cose e quindi consentono di definirle.

Le categorie sono state variamente interpretate: è stato loro attribuitoun valore grammaticale (quindi linguistico), ontologico e logico. Kerferdpropone un’utile sintesi delle principali interpretazioni attribuite al valoredelle categorie di Aristotele:

according to one view, he is classifying terms upon the basis of grammatical distinctions as to

their use – noun, adjective, and so on. A second view argues that he is not classifying linguis-

tic symbols but what they symbolize, in other words things. On this ‘ontological’ interpreta-

tion, Aristotle is attempting to classify the main aspects of reality. Others suppose that he is

already dealing with strictly ‘logical’ entities (Kerferd 1967: 155).

Ma Kerferd aggiunge anche: «the answer probably is that Aristotlewould not have regarded these three views as mutually exclusive». Quindi,questa triplice interpretazione presenta anche il valore ontologico dellecategorie aristoteliche che altri autori non prendono in considerazione, o

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 441

7. Tuttavia, vanno considerate le affermazioni di Frede (1987: 30) riguardo all’ordine dei

componenti dell’Organon che non sarebbe stato stabilito dello stagirita e pertanto non

andrebbe considerato un indizio valido per interpretare le categorie come classi di termi-

ni o di espressioni piuttosto che di entità. Frede si rivolge ai Topici per identificare il

valore delle ‘categorie’ (Frede 1987: 31).

8. In quanto generi primi le categorie non possono essere definite, allo stesso modo anche

gli ‘individui’ non sono definibili perché in quanto particolari possono essere solo perce-

piti. Aristotele nella Metafisica distingue tra sostanze primarie (le entità individuali) e

sostanze secondarie (entità generiche costituite da individui che partecipano della stessa

natura), a queste pertengono il genere e la specie.

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almeno non come valore isolato: l’esegesi classica pone generalmente inprimo piano l’aspetto logico (e solo eventualmente ontologico)9 o quellogrammaticale (cfr. Chiusaroli 1998: 45-46)10. Una visione analoga a quelladi Kerferd, incline a una interpretazione unificatrice della natura dellecategorie aristoteliche, è presente anche in altri autori11. Questo evidenziala possibilità di stabilire uno stretto legame tra il piano ontologico e quelloconcettuale – che sono intimamente connessi – e la componente linguisti-ca, in quanto la lingua può essere considerata un’esplicitazione di questarelazione12. A questo punto, quelli che vengono esposti da Kerferd cometre diversi modi di interpretare le categorie aristoteliche possono ancheessere intesi come prospettive complementari. La conoscenza delle cose (ilpiano referenziale) non può essere disgiunta dalla sua facies concettuale nédalla definizione linguistica delle cose stesse (Serrai 1977: 6). Infatti,Serrai (1977: 6) afferma:

la teoria aristotelica, imperniando su un medesimo principio l’interpretazione ontologica e

quella gnoseologica della realtà, forniva una categorizzazione univoca delle cose. Le cose

sono ciò che è la loro sostanza [referente], e la sostanza viene espressa dal concetto [piano

mentale], ossia dalla definizione della cosa [piano linguistico]; conoscendo la sostanza si

conosce la natura essenziale di una cosa; le modificazioni quantitative e qualitative della cosa

non alterano la sua sostanza.

Si può scorgere, quindi, una perfetta corrispondenza fra il piano della

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9. Cfr. ad esempio Belardi (1985) che offre una sintesi della riflessione sulle categorie ari-

stoteliche con particolare attenzione al contesto degli studi linguistici del Novecento.

10. In Kneale e Kneale (1972: 36) si trova, invece, un chiaro riferimento alle parole e alle

cose: «non è chiaro se Aristotele classifichi i simboli o ciò che questi simbolizzano; le

parole o, in senso latissimo, le cose». Gli autori aggiungono: «se, tuttavia, fosse stato in

grado di rispondere alla domanda, quasi certamente Aristotele avrebbe risposto che lui

trattava cose, non parole» (Kneale e Kneale 1972: 38). Quindi, le due prospettive princi-

pali sembrano orientarsi verso un’interpretazione delle categorie in termini di lessemi o

di entità oggettive.

11. Cfr. Malink (2007: 275 n. 13); Frede (1987: 29-30); Barnes (2007: 115–121).

12. Infatti, la lingua, il piano ontologico e quello logico più che mezzi per realizzare una

descrizione del reale possono essere considerati dei punti di riferimento, delle ‘griglie’

precostituite che da un lato permettono ad Aristotele di interpretare la natura, dall’altro

determinano il tipo di interpretazione, limitandone l’oggettività (cfr. Chiusaroli 1998: 45-

53).

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natura (dei referenti), il piano mentale e quello linguistico. Per questaragione la conoscenza empirica del mondo non può prescindere dalla suaastrazione mentale e dai procedimenti con cui questa si realizza, adeguan-dosi cioè all’organizzazione e alle regole del pensiero che possono essere aloro volta ricondotte a norme e a categorie linguistiche.

2.2. Arte della memoria

All’inizio dell’epoca moderna il metodo classificatorio – che procedegradualmente dai concetti più generali a quelli particolari esplicitandone leproprietà specifiche e individuandone le relazioni reciproche – rappresen-terà l’approccio metodologico privilegiato per la conoscenza e la sistema-tizzazione della realtà indagata.

In questa fase del pensiero occidentale si stabilisce un legame impor-tante tra metodo classificatorio (della realtà, della sua concettualizzazionee della sua espressione linguistica) e arte della memoria. Ai fini del pre-sente studio risulta particolarmente interessante la figura di Pietro Ramopoiché è con lui che, nella metà del Cinquecento, la memoria viene collo-cata in un ambito più vasto rispetto a quello della retorica alla quale la tra-dizione l’aveva affiancata (cfr. Yates 1972: 215). All’origine, fra il IV e ilI secolo a.C., la memoria fa la sua comparsa come parte della retorica; latradizione prende avvio con la Rhetorica e i Topici di Aristotele per prose-guire con Cicerone, la Rhetorica ad Herennium13, Quintiliano, Tommasod’Aquino, Lullo e Ramo. Tuttavia, la memorizzazione basata sulla visua-lizzazione di immagini e sulla collocazione in un ordine stabilito di ciò cheè noto e deve poter essere rinvenuto (richiamato alla memoria), nel corso

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 443

13. Questo testo rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la tradizione dell’arte

di memoria. Qui la memoria è definita «arca (thesaurus) delle invenzioni» e «custode di

tutte le parti della retorica» (Yates, 1972: 6). Quest’opera contiene un’esplicitazione

della distinzione tra memoria naturale e artificiale: «esistono due specie di memoria . . .

una naturale, l’altra artificiale. Mentre la memoria naturale è innestata nelle nostre menti,

nata insieme con il pensiero, la memoria artificiale è memoria potenziata o consolidata

dall’educazione. Una buona memoria naturale può esser migliorata da questa disciplina e

persone meno dotate possono avere la loro debole memoria rafforzata dall’arte» (adHerennium III, XVI-XXIV, cit. in Yates 1972: 6).

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dei secoli diviene una tecnica più che un’arte (Rossi 1983: 48-49)14, – conle mnemotecniche del XV secolo – e si coniuga anche al cabalismo e allacombinatoria (Rossi 1983: 63-102)15.

Con Ramo l’arte della memoria viene unita al metodo logico, che èfunzionale a ordinare e trasmettere la conoscenza enciclopedica, e consistein un ordinamento che parte dagli «aspetti ‘generali’ o inclusivi dell’argo-mento, discendendo da qui, attraverso una serie di dicotomie, agli aspetti‘speciali’ o individuali» (Yates 1972: 215). È quello che Ramo definisce«ordine dialettico» e «un argomento . . . esposto nel suo ordine dialettico,veniva fissato dalla memoria in quest’ordine, movendo dalla presentazioneschematica» (Yates 1972: 215).

Nell’impostazione di Ramo si può identificare una sostanziale ripresadella visione aristotelica. Infatti, Aristotele fondava la teoria della memo-ria, che oggi definiremmo ‘artificiale’, sulla teoria della conoscenza (Yates1972: 31), in base alla quale le percezioni sensoriali sono «elaborate dallafacoltà immaginativa, e le immagini» che ne risultano diventano «la mate-ria della facoltà intellettiva» (Yates 1972: 31): si procede dall’immagina-zione all’intelletto. Quindi, l’immaginazione funge da «intermediaria trapercezione e pensiero» (Yates 1972: 31). In Aristotele, memoria e immagi-nazione appartengono «alla stessa parte dell’anima», e la prima «è una col-lezione di immagini mentali derivate da impressioni sensoriali» (Yates1972: 32).

Anche per Ramo la memoria svolge una funzione ordinatrice degliargomenti in loci o topoi che sono, dunque, degli schemi a priori nei qualiinvenire gli argomenti del discorso: la memoria è una preliminare classifi-cazione della realtà in categorie.16 Così la memoria in quanto parte delladialettica o nuova logica insieme all’inventio e alla dispositio diviene per

444 Natascia Leonardi

14. Rossi (1983: 49) evidenzia: «l’arte ‘ciceroniana’ della memoria si presenta, nel Quattro -

cento, come priva di finalità e di intenti di carattere speculativo, si pone come uno stru-

mento utile alle più varie attività».

15. La visualizzazione nel quadro degli schemi della conoscenza è fondamentale anche nelle

riflessioni contemporanee di discipline differenti, per una sintesi cfr. Eppler e Burkhard

(2005).

16. Con le parole di Ramo: «due sono le parti della ragione: l’invenzione degli argomenti e il

loro giudizio nella disposizione . . . e la memoria è una sorta di ombra della disposizio-

ne… Pertanto quelle tre parti, l’invenzione, la disposizione, la memoria apparterranno

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Ramo «lo strumento per introdurre ordine nella conoscenza e nel discor-so» (Rossi 1983: 159). In questo modo si verifica una convergenza tra leregole della mnemotecnica e l’interpretazione della concezione ramista del«metodo come disposizione sistematica e ordinata delle nozioni», vale adire un procedimento di ordinamento della realtà (Rossi 1983: 160; cfr.sopra § 2.). L’arte di memoria confluita nel metodo scientifico e nellanuova logica non è più solo uno strumento per organizzare e riportare allamente l’enciclopedia del sapere, ma rappresenta piuttosto una chiave diaccesso all’indagine della realtà e della conoscenza già sistematizzata, eviene utilizzata al fine ultimo di acquisire nuova conoscenza (Yates 1972:342). Dunque, la congiunzione di arte della memoria e metodo nella teoriaramista rappresenta una fase cruciale nello sviluppo del pensiero scientifi-co, in quanto pone le basi per una teoria del metodo che sarà variamentesviluppata nelle opere di Bacone, di Cartesio e poi di Leibniz (Rossi 1983:162).

2.3. Il metodo delle tabulae

Nello Advancement of learning e nel De augmentis scientiarum Ba -cone presenta l’arte della memoria come una delle quattro arti intellettualiche compongono la logica: arte della ricerca o invenzione, dell’esame ogiudizio, del ritenere o memoria, del parlare o della trasmissione. Lamemoria artificiale oltre ad avere una funzione nella logica ordinaria – perl’invenzione e la disposizione degli argomenti (Rossi 1983: 181-183) –svolge un ruolo basilare nella nuova logica – per l’interpretazione dellanatura –, come afferma Bacone: «la ministratio ad memoriam si articolaquindi in tre dottrine: l’invenzione dei loci, il metodo della tabulazione, ilmodo di instaurare la ricerca»17.

Perché la memoria possa operare come strumento di conoscenza ènecessario delimitare il campo della ricerca e ordinarne i contenuti; infatti,la ricerca si basa sulla raccolta dei fatti, cioè sulla storia naturale generale.

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 445

all’arte dialettica» (Ramo, Scholae in tres primas liberales artes, 1581, cit. in Rossi

1983: 160).

17. Partis instaurationis secundae delineatio, cit. in Rossi (1983: 183).

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Gli aiuti alla memoria suppliscono alle lacune della memoria naturale esono costituiti da una topica (che individua gli elementi da indagare) edalle tabulae che riducono la realtà caotica e confusa dei fatti all’ordine, equesto permette all’intelletto di agire su di essi18.

Le tabulae che Bacone pone come necessario fondamento della nuovascienza induttiva sono mezzi di ordinamento della realtà che vengonomessi a disposizione dell’intelletto, che così può agire sui contenuti dellastoria naturale senza perdersi nel caos dei concetti. Il progetto baconianodi una scienza universale è volto a presentare un’unità del sapere basatasulla fede nell’unità della natura. Questa enciclopedia globale non può pre-scindere però dal metodo, senza il quale la mente appare «come un grandee magnifico edificio senza fondamenta»19. La concezione enciclopedicadel sapere emerge già nel De Augmentis scientiarum dove Bacone mette inluce la necessità di mantenere unite le scienze dell’uomo20.

Bacone (Novum organum, I, 63) rifiuta la tradizione platonico-aristote-lica e, in particolare, la certezza del sapere garantita dalla capacità dellamente di cogliere le essenze informatrici delle cose. Ciononostante, è pre-sente nel suo schema classificatorio una profonda fiducia nell’attitudinedella ragione a rispecchiare le strutture della realtà e la loro organizzazioneattraverso l’aiuto di un metodo adeguato, quello induttivo. Quindi l’empi-rismo baconiano si incontra con gli schemi aprioristici della tradizione ari-stotelica.

Bacone intende riformulare un sapere soggetto ormai alla confusioneprovocata sia dalla corruzione linguistica sia dall’eccessiva fiducia nellatradizione, negli auctores (Novum organum, I, 84). Così nella filosofia diBacone le problematiche scientifiche si uniscono a quelle linguistiche.

446 Natascia Leonardi

18. Cfr. a questo proposito Novum organum, II, 10; II, 26. È possibile notare una corrispon-

denza della posizione baconiana riguardo alla delimitazione dell’ambito di ricerca con la

pratica aristotelica.

19. Bacon, Instauratio magna, p. 213.

20. Infatti, Bacone afferma: «And generally let this be a rule, that all divisions of knowl-

edges be accepted and used rather for lines to mark or distinguish, than sections to divide

and separate them; in order that solution of continuity in sciences may always be avoid-

ed. For the contrary hereof has made particular sciences to become barren, shallow, and

erroneous; not being nourished and maintained and kept right by the common fountain

and aliment» (De augmentis scientiarum, IV, 1, in Works, IV, p. 373).

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Infatti, le riflessioni linguistiche in Bacone non sono fine a se stesse masono funzionali alla costituzione e alla corretta comunicazione di unanuova enciclopedia del sapere.

Il processo conoscitivo ha avvio con l’osservazione delle proprietàdelle cose, che deve essere necessariamente seguita dall’intervento media-tore della ragione. A questo punto il nuovo metodo induttivo si fonde conil paradigma della scienza aristotelica, con la classificazione in tavole delleforme delle nature semplici delle cose (Novum organum, II, 10-11)21. Inquesto modo la classificazione delle entità reali e concettuali viene a coin-cidere con la loro definizione che, associata a quella linguistica, consentedi completare il quadro conoscitivo.

È in questo contesto che si colloca la teorizzazione baconiana deiCaratteri Reali («Real Characters»)22, simboli grafici universalmentecomprensibili che vengono fatti corrispondere puntualmente alle idee con-divise dagli uomini. L’uso dei caratteri reali consentirebbe di creare unarelazione diretta con la realtà, senza la mediazione fuorviante della linguanaturale, che rappresenta un pericolo nell’analisi empirica della natura.Ricordiamo a questo proposito l’attacco di Bacone agli idola fori (Novumorganum, I, 43; I, 60) e la sua riflessione sul rapporto tra lingua e rappre-sentazione delle entità naturali nell’Abecedarium novum naturae (1622)23.

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 447

21. Per la trattazione delle forme in Bacone cfr. Novum organum, p. 162 n. 3 e Novum orga-num, II, 17; Rossi (1983: 470), Slaughter (1982: 95-96).

22. Cfr. De augmentis scientiarum, VI, 1, in Works, IV, 438-440. I ‘caratteri reali’ trovano la

manifestazione storica nei logogrammi cinesi, ritenuti all’epoca veri e propri ideogram-

mi, rappresentazioni immediate delle idee, quindi un perfetto mezzo di comunicazione

capace di evitare le imprecisioni e le ambiguità caratteristiche dei linguaggi naturali, in

quanto questi ultimi rappresentano lettere o parole, mentre i ‘caratteri reali’ indicano in

modo immediato cose e nozioni; non sono tuttavia segni iconici (ex congruo) ma arbitra-

ri e convenzionali (ad placitum). Infatti, Bacone afferma: «moreover it is now well

known that in China and the provinces of the furthest East there are in use at this day cer-

tain real characters, not nominal; characters, I mean, which represent neither letters nor

words, but things and notions» (De augmentis scientiarum, VI, I, p. 439). Bacone mette

in luce anche la necessità di ridurre il numero di questi simboli, che devono essere tanti

quante sono le parole radicali, poiché altrimenti sarebbe impossibile memorizzarli. È

necessario sottolineare che Bacone non intende creare una lingua perfetta, bensì costruire

un alfabeto delle nozioni, del sapere, che realizzerà nello Abecedarium novum naturae(1622); cfr. sotto n. 23.

23. Parigi, Bibliothèque Nationale, MS. fonds français no. 4745, fols. 39r.-62r. Per una

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Questo testo ha una funzione di ordinamento del lavoro induttivo, da uti-lizzare in fase di ricerca. Infatti, si riferisce a inquisitiones, e consiste inun’indicizzazione nella quale viene stabilita una corrispondenza tra l’elen-co delle naturae dei corpi (le qualità astratte) – rappresentate da ottantatitoli, ciascuno dei quali è preceduto da una breve descrizione – e le 24 let-tere dell’alfabeto greco combinate ai numeri (una volta che la serie termi-na, le lettere si ripetono raddoppiate, triplicate e così via) (Blasi 1992).Quindi questo testo delinea un sistema di nominazione artificiale e con-venzionale per i concetti definiti.

La necessità di creare un ordine dei concetti, per favorire l’intellettonella comprensione della realtà e nel rinvenimento di relazioni tra i suoicostituenti, è fondamentale per la nuova scienza che, dunque, si rivelaanche strettamente connessa alla tradizione della ars memorativa rinasci-mentale. Infatti, da un lato, il metodo che facilita un corretto percorsoconoscitivo non può prescindere dalla possibilità di memorizzare le nuoveacquisizioni e, dall’altro, la conoscenza acquisita implica che ci sia un’or-ganizzazione delle nozioni che segue, per gran parte della tradizione qui inesame, un ordinamento che deriva dalla logica, con la quale l’arte dellamemoria si è congiunta.

Dunque, il modello gerarchico-relazionale caratteristico della classifi-cazione tassonomica, ha origine nel pensiero aristotelico, si sviluppa nellariflessione filosofico-enciclopedica della tradizione occidentale – con lefigure di Bacone, Cartesio, Locke, Leibniz –, è alla base dei progetti di lin-gue universali che fioriscono nell’Europa del XVII secolo e, a partire dalXVIII secolo, contribuisce anche alla creazione delle tassonomie scientifi-che, come quella linneana.

448 Natascia Leonardi

descrizione approfondita cfr. Rees (1984), che riporta anche uno schema degli ottanta

titoli dell’opera, e Le Doeuff (1984). Per una trattazione dell’Abecedarium baconiano

cfr. anche Poli (2011: 124-125). L’Abecedarium novum naturae era destinato a compari-

re in appendice alla Historia naturalis et experimentalis, e avrebbe così integrato, secon-

do lo stesso autore il Catalogus historiarum particolarium, una lista di nature concrete –

delle quali Bacone riteneva necessario compilare una storia – posto in appendice alla

Parasceve ad Historiam naturalem et experimentale del 1620. L’Abecedarium naturae(pp. 208-211) contiene sei titoli delle masse maggiori, che coincidono con quelli aventi

gli stessi numeri (dal 67 al 72) nel testo inedito, e sei titoli delle condizioni degli enti

anch’essi corrispondenti ai titoli dell’Abecedarium novum naturae.

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3. Conoscenza e lingua

Due istanze contrapposte dominano il panorama degli studi filosofico-scientifici e linguistici a partire dal XVII secolo, definite da Rossi «nomi-nalismo empiristico» e «razionalismo sostanzialistico» (Rossi 1968).Questa contrapposizione viene così sintetizzata da Rosiello (1967: 75-76):

i temi che abbiamo visto ricorrere con una certa costanza in tutta la tradizione del pensiero

nominalistico che va da Bacone a Hobbes, da Locke a Leibniz, sono tutti riconducibili rias-

suntivamente alla fondamentale esigenza di sostituire la concezione ontologica del linguag-

gio, inteso come rispecchiamento necessario della struttura universale inerente alla realtà

razionale, con una teoria secondo la quale il linguaggio altro non sarebbe che l’evidenza

segnica e convenzionale delle operazioni che la mente umana compie per conoscere la realtà.

Quindi, si procede da un’interpretazione ontologica del linguaggio auna cognitiva, mentalista. In questo modo si assiste a un graduale prevale-re sulla concezione empiristica della «lingua come specchio della realtà»dell’idea razionalistica secondo la quale la lingua è «lo specchio del pen-siero», che troverà un’espressione emblematica nella linguistica di Port-Royal (cfr. Padley 1985: 269-381)24.

A questo punto è importante porre l’accento sulla contrapposizione didue diversi procedimenti di analisi, che sono alla base della rappresenta-zione tassonomica o categoriale delle concettualizzazioni della realtà che,a sua volta, è determinante per la concezione della lingua. Si tratta di duetipi di analisi che potremmo definire con Slaughter (1982: 194, passim)‘qualitativa’ e ‘quantitativa’; questi si inseriscono in contesti scientifico-culturali interrelati ma non propriamente complementari e, quindi, deter-minano posizioni divergenti anche nell’ambito degli studi linguistici.

L’analisi qualitativa dei contenuti del pensiero può essere ricondottaall’essenzialismo di matrice aristotelica (e alla storia naturale) e trova lasua realizzazione storica nella classificazione, mentre l’analisi quantitativasi afferma nell’ambito della filosofia atomistico-meccanicistica – fondatasulle teorie di Cartesio, Gassendi e Hobbes – di cui la matematica è la con-grua rappresentazione (Slaughter 1982: 5-7, 189-219). Per quanto riguarda

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 449

24. Cfr. Grammaire générale et raisonnée contenant les fondemens de l’art de parler, expli-qués d’une manière claire et naturelle (1660) e La logique, ou l’art de penser (1662).

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le teorie del linguaggio queste diverse tendenze scientifiche implicanodelle ripercussioni, in particolare sulla fede nell’universalità delle ‘struttu-re profonde’ della lingua, cioè del pensiero che le determina in quantoriflette una realtà oggettivamente data.

Per questa ragione l’auspicato ritorno all’isomorfismo di lingua e pen-siero, attraverso l’applicazione di codici universali (per lo più artificiali)all’enciclopedia del sapere – che caratterizza il XVI e soprattutto il XVIIsecolo – cede il passo a teorie ‘logicistiche’, che precorrono le moderneformalizzazioni linguistiche. E lo fanno trasformando il rapporto ‘diretto’tra conoscenza empirica del mondo e lingua in un rapporto tra strutturamentale (mediatrice della conoscenza) e struttura linguistica.

La funzione mediatrice del pensiero nella relazione cosa-parola èmessa in luce già da Bacone: il concetto viene considerato come una per-fetta rappresentazione dell’entità concreta e i contenuti mentali sono, dun-que, universali in quanto in essi si riproduce la struttura della realtà cosìcome è stata creata da Dio. Però, in seguito alla svolta scientifica, la mentenon sarà più considerata solo una entità mediatrice ma acquisirà un ruolocentrale nel percorso conoscitivo: il pensiero e la sua struttura – cioè l’or-dine logico-genetico delle idee – prevarranno sulla percezione sensoriale.

Nello studio del linguaggio i due diversi approcci – logicistico oppurenominalistico – comportano la prevalenza, rispettivamente, di un’analisi ditipo matematico o di tipo essenzialistico: la prima si basa sulla riduzionedegli elementi ai loro costituenti minimi (o ritenuti tali) per individuare gliatomi semantici, mentre la seconda implica una ricerca delle nozioni primeche rappresentano entità reali unitarie (cioè non scomponibili in concettiinferiori che non avrebbero un corrispondente concreto nella realtà).

Con l’affermarsi delle teorie atomistico-meccanicistiche su quelleempiriste, la conoscenza del mondo basata sulla sola prospettiva empiricaè ritenuta puramente nominale, in quanto è fondata sulla percezione, e laconoscenza riguarda solo le qualità secondarie dei corpi. Mentre una veraconoscenza della natura si avrebbe solo raggiungendo le essenze primariele cui cause, leggi e principi non possono essere scoperti dall’uomo attra-verso i sensi (Aarsleff 1964: 178), bensì attraverso una ‘analisi logica’delle idee che l’uomo ha del mondo.

Questo tipo di posizione porta a considerare una qualunque classifica-zione realizzata a partire dal metodo empirico non coadiuvato dalla regola-rità della scienza matematica come una classificazione necessariamentearbitraria, in quanto non si fonda sull’essenza della natura. Quindi, una lin-

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gua che si basi su una tale classificazione non sarà una lingua filosofica(capace di registrare e trasmettere conoscenza) perché non ricalca la strut-tura dell’essenza del reale. Queste idee espresse da John Locke nello EssayConcerning Human Understanding (1690) sono rappresentative insiemeagli studi di Robert Boyle, William Ray e Issac Newton della nuova dire-zione presa dalla scienza, che implicherà nuove teorie sulla possibilità diacquisire la conoscenza della realtà e sul rapporto tra ‘cose e parole’.

Infatti, Locke rappresenta la transizione tra l’empirismo baconiano e lafisica matematica di Newton. La posizione di Locke nei confronti del lin-guaggio secondo Simone (1990: 345) «mostra i tratti dell’empirismo lin-guistico maturo», tanto che la sua teoria linguistica viene definita una«semantica dei nomi» (Simone 1990: 346, n. 61): come Bacone, Lockemette in luce la funzione mediatrice delle idee nel rapporto tra lingua epensiero. Le parole non rappresentano direttamente le cose bensì le rappre-sentazioni mentali delle cose, quindi è necessario analizzare il modo in cuile idee si formano e il modo in cui le parole le significano.

La stretta connessione tra teoria scientifica e teoria linguistica fa sì chela mente acquisti la centralità nel processo conoscitivo e linguistico e favo-risce, inoltre, la progressiva affermazione della relatività del linguaggio eil rifiuto del paradigma classificatorio di matrice aristotelica. La matemati-ca inizia a prendere il posto della tassonomia come metodo e come linguadella scienza. Con le parole di Slaughter (1982: 194):

with the rejection of the Aristotelian paradigm of science, classification could no longer be

seen as a means of explaining and representing the nature of nature. Taxonomy was supple-

mented by mathematics as the method and the language of science.

Così Leibniz giungerà a un progetto di una characteristica universalisbasata sulla scomposizione delle idee in elementi primi per giungere all’al-lestimento di un «alfabeto dei pensieri umani» che ricalchi il modello alge-brico25. Infatti, la characteristica leibniziana si differenzia in manierasostanziale dall’idea baconiana dei «real characters» (cfr. sopra § 2.3.),

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 451

25. Su Leibniz cfr. Rossi (1983: 259-281), Pombo (1987), Couturat (1901); Aarsleff (1964)

mette in evidenza in particolare le differenze tra il pensiero linguistico di Locke e quello

di Leibniz.

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ovvero simboli utilizzati per designare in maniera puntuale cose e nozioni,e non i loro componenti ultimi.

La dicotomia tra la visione razionalistico-matematica e quella empiri-sta si riscontra ancora oggi come punto di riferimento della riflessione lin-guistica e scientifica, sebbene coesista con altri approcci teorici e metodo-logici. La prima istanza – quella razionalistico-matematica – è tuttora pre-sente nella ricerca linguistica di impronta chomskiana. Mentre l’imposta-zione riconducibile alla tradizione empirista è ancora viva, per esempio,nel quadro delle teorie cognitiviste e in alcune correnti degli studi lessico-logici e terminologici26.

In particolare, il metodo, ovvero i paradigmi utili alla rappresentazionee alla definizione della conoscenza, e i criteri classificatori propri dellalogica classica possono essere rinvenuti in applicazioni moderne finalizza-te alla creazione di modelli di rappresentazione del lessico basati sui prin-cipi relazionali. Ciò è vero, nonostante a partire dagli anni Settanta delsecolo scorso, questi principi siano stati messi in discussione, per esempiodal lavoro di Rosch (1975) nel quale viene contestata la validità cognitivadel modello tradizionale della classificazione che qui abbiamo considerato.Infatti, il concetto classico di ‘categoria’ – basato sulla condivisione ditutte le proprietà intensionali da parte di tutti i suoi membri – viene reinter-pretato sulla base della teoria dei prototipi, che si incentra non tanto sulleproprietà delle entità classificate quanto sui principi che guidano la forma-zione di categorie nella mente umana. Dunque, l’appartenenza di un ele-mento a una categoria si definisce in base a un numero rilevante di attribu-ti condivisi da altri membri della categoria, ma non necessariamente ditutti gli attributi.

Questa teoria è divenuta una dei capisaldi della linguistica cognitivadove ha introdotto il modello prototipico della strutturazione della cono-scenza, nel quale i criteri di classificazione acquistano valori specifici aseconda della pregnanza delle singole categorie (si consideri, ad esempio,il concetto di ‘categorie di livello di base’)27. La teoria semantica dei

452 Natascia Leonardi

26. Per l’analisi e la rappresentazione lessicale si possono considerare ad esempio WordNet e

i progetti ad esso collegati (Miller et al. 1993; Fellbaum 1998; Vossen 1998); per quella

terminologica cfr. Cabré (1999) e Temmerman (2000).

27. Per una disamina della formazione di questo concetto cfr. Lakoff (1987: 31-57). Il lavoro

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frame, delineata da Fillmore (1985), costituisce un’ulteriore rivisitazionedel principio di categorizzazione classico, in quanto pone la conoscenzasemantica in rapporto diretto con quella enciclopedica, identificando per laloro rappresentazione un modello detto frame (o cornice).

Nella semantica dei frame introdotta da Fillmore il frame è «a struc-tured background of experience, beliefs or practices constituting a kind ofconceptual prerequisite for understanding the meaning» (Fillmore e Atkins1992: 76–77). In questa teoria semantica i frame rappresentano strutture diconoscenza necessarie: «in describing the semantic contribution of indi-vidual lexical items and grammatical construction and in explaining theprocess of constructing the interpretation of a text out of the interpretationof its pieces» (Fillmore 1985: 232). Questa teoria è stata applicata alla rea-lizzazione di una risorsa elettronica del lessico inglese, denominataFrameNet28 – che coniuga i criteri ontologici della rappresentazione rela-zionale con i frame semantici – e, più di recente, anche alla rappresenta-zione di lessici specialistici29.

La semantica dei frame è tra le teorie che hanno influenzato l’elabora-zione da parte di Lakoff dei «modelli cognitivi idealizzati», cioè dellestrutture che consentono l’organizzazione della nostra conoscenza; Lakoffspecifica che le strutture categoriali e gli effetti prototipici sono prodotticollaterali di questa organizzazione30. In ogni «modello cognitivo» opera-no quattro principi costitutivi originati da diverse filoni di studi della lin-guistica cognitiva (Lakoff 1987: 68): le «strutture proposizionali» (correla-ta ai frame di Fillmore 1982), le ‘strutture schematiche di immagine’ (trat-te dalla grammatica cognitiva di Langacker), le mappature metaforiche equelle metonimiche (descritte da Lakoff e Johnson).

In numerose applicazioni contemporanee rivolte a elaborare modelli dirappresentazione lessicale si riscontra il riferimento alla teoria dei prototipiproposta da Rosch, e le successive revisioni di cui è stata oggetto nel qua-

Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 453

di Taylor (1995) rappresenta un punto di riferimento importante per la categorizzazione

nell’ambito del cognitivismo.

28. Cfr. https://framenet.icsi.berkeley.edu/fndrupal/, online, consultato a luglio 2012.

29. Cfr. ad esempio Faber Benítez et al. (2005).

30. Lakoff (1987: 68) afferma: «we organize our knowledge by means of structures called

idealized cognitive models, or ICMs, and that category structures and prototype effects

are by-products of that organization».

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dro della linguistica cognitiva31. Tuttavia, spesso si riscontra la compre-senza delle nuove interpretazioni relative alla categorizzazione e dei prin-cipi classificatori di impronta logicista che sono stati considerati in questolavoro. In particolare, ciò avviene nelle moderne interpretazioni dell’onto-logia formale applicata la recupero, alla gestione e alla rappresentazionedel lessico. Infatti, l’ontologia formale concilia le teorie logiche con i prin-cipi di classificazione dei referenti e/o dei concetti che riflettono la cono-scenza empirica nonché quella linguistica.

4. Conclusioni

Le teorie e le pratiche classificatorie che si sono succedute nei secolihanno come fulcro l’indagine della conoscenza umana, la possibilità difornire una rappresentazione adeguata della sua organizzazione e del suofunzionamento. Il fattore invariante sotteso a tali paradigmi si identificacon lo schema gerarchico-relazionale. Tuttavia, questo si concretizza inmodelli che presentano differenze anche sostanziali, e che vanno dallaclassificazione tassonomica all’ontologia formale. Questa variazione neimodelli deriva da una serie di fattori, tra i quali predomina la diversifica-zione nelle concezioni della nozione stessa di conoscenza, vale a dire cosacon essa si intenda e attraverso quali modalità possa essere acquisita.Infatti, questi schemi costituiscono rappresentazioni di una conoscenza chepuò avere nature diverse, ossia concettuale, referenziale, linguistica o unacommistione di questi valori.

Nella rappresentazione della conoscenza (fattuale, concettuale e lingui-stica) il paradigma classificatorio tradizionale, di tipo relazionale e gerar-chico, continua ad avere validità, anche se può essere associato a schemirappresentativi basati su diverse concezioni del funzionamento della menteumana, come quelle di impronta cognitivista. Analogamente, l’approccioempirico alla conoscenza, che parte dal particolare per arrivare al generale,coesiste con quello di impronta razionalista che prende avvio dalla struttu-ra della mente umana alla quale nel corso della storia vengono attribuitidiversi gradi di universalità.

454 Natascia Leonardi

31. Tra queste possiamo considerare i «modelli cognitivi idealizzati» citati sopra.

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La linea di continuità qui individuata tra la tassonomia di stampo ari-stotelico e i modelli di categorizzazione moderni e contemporanei includeanche l’arte della memoria, un filone spesso accantonato in questo ambitodi studi in quanto considerato non scientifico o di esclusiva pertinenza del-l’arte del discorso. Invece, l’arte della memoria rivela interessanti punti dicontatto con gli schemi di organizzazione e gestione del sapere che merite-rebbero ulteriori approfondimenti.

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Arte della memoria, paradigmi conoscitivi e modelli comunicativi 455

32. Tutti i documenti in formato elettronico sono stati consultati a luglio 2012.

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