Novembre 2010

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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno II, n. 11 - Foligno, novembre 2010 noi tutti sono gli sperperi mostruosi di risorse e di ricchezze che comportano queste guerre. E’ stato scritto che dopo lo tsunami, che alcuni anni fa ha devastato una vastissi- ma area dell’estremo oriente, gli USA fecero enormi donazioni in favo- re delle popolazioni colpi- te dal disastro naturale, raggiungendo un importo altissimo, un importo pari al costo di “una”, sì di “una” sola giornata di guerra in Iraq! Restiamo ai conti di casa nostra e proviamo a imma- ginare quanti ospedali, scuole, acquedotti, case potrebbero essere costrui- ti in quel paese disgrazia- to con gli 800 milioni di euro (!!!) spesi ogni anno per le nostre missioni di guerra. Certo alcuni potrebbero obiettare che i perfidi tale- bani non ce lo consenti- rebbero, forse, ma allora cosa facciamo, li bombar- diamo? I nostri alpini scortavano una colonna di 70-80 ca- mion che trasportavano materiali per costruire una postazione fortificata del nostro esercito, in un de- serto di miseria e povertà, di mancanza di bene pri- mari dal pane all’acqua, di mancanza di leggi e tutele, di mancanza anche di un segno minimo di vita di- gnitosa. Un’ingiustizia non elimina un’altra ingiustizia e una morte non compensa un’altra morte, tutte si sommano in ingiustizie e morti più grandi. I nostri quattro alpini sono morti in un’azione di guer- ra dentro un mezzo blinda- to, armati di tutto punto, in un paese straniero lontano migliaia di chilometri dalle loro case, dai confini della nostra nazione. Poche settimane prima cinque bambini afghani erano rimasti uccisi nel corso di un’operazione mi- litare condotta dal contin- gente australiano, erano disarmati, verosimilmente a piedi nudi e vestiti di stracci ed erano a casa lo- ro, se quella si può chia- mare casa. Sterpete è una piccola ma interessante e compatta realtà cittadina di 1700 ani- me poco fuori le mura e a ridosso di una vasta area di terreni di pregio e di spazi verdi utilizzati per l'agri- coltura e l'allevamento che non ha conosciuto uno svi- luppo edilizio intensivo co- me le frazioni limitrofe di Borroni o S.Eraclio che so- no oramai diventati dei ve- ri e propri quartieri; questa crescita contenuta ha per- messo la sopravvivenza di un quartiere residenziale dove il nucleo familiare è posto al centro, favorendo così un clima d’unione e di solidarietà fra i cittadini. In questa zona sorge l’ae- roporto di Foligno che ha origini storiche importan- ti che risalgono alla fine del 1700, dove venivano effettuati i primi lanci di aerostati da parte dei mi- litari; durante la II guerra mondiale nel quale veniva considerato uno dei mi- gliori siti d’Italia fu costi- tuita la scuola militare per gli allievi e sottufficiali dell’aereonautica. Nel corso degli anni l’aero- porto viene in parte abban- donato, sino al 2005 quan- do si è proceduto alla pavi- mentazione in cemento risiedono a Sterpete ma an- che nelle zone limitrofe in- teressate dall’attraversa- mento della strada classifi- cata come C1, cioè extraur- bana, quali Cave, Macerato- la, S.Pietro, ponendo come priorità la salvaguardia del territorio e dell’ambiente. La richiesta del comitato è quella di ritornare all’ipote- si di strada interquartierale prevista dal PRG, senza co- sì invadere le campagna e rischiare di allargare il peri- metro della città che è già notevolmente sovradimen- sionato rispetto alle reali capacità abitative (si stima infatti un PRG da oltre 100.000 abitanti contro i 55.000 residenti del comu- ne di Foligno). La diatriba oramai si pro- trae da diversi anni senza che l’amministrazione co- munale sia in grado di da- re risposte esaurienti ed esaustive, il comitato con- tinua nella sua battaglia cercando di stimolare e creare interessi da ogni realtà coinvolta diretta- mente o indirettamente. L’ultimo in ordine di tempo ad interessarsi al problema è stato il sindaco di Beva- gna, Enrico Bastioli che in qualità di consigliere pro- vinciale ha chiesto alla giunta provinciale di indire un tavolo tecnico al quale partecipino la Quadrilatero e tutti i soggetti interessati affinchè si valuti il proget- to con prospettive più am- pie che sono già contempla- te nel piano territoriale di coordinamento provinciale (P.T.C.P.). Il piano infatti prevedeva la realizzazione di una bretella di collegamento fra la SS75 e la Sp403, in- tersecando la SS316 per collegare le zone indu- striali di Foligno, Bevagna, Montefalco, in prospettiva anche della realizzazione della piastra logistica nei pressi dell’interporto, con un tracciato che seguiva i confini naturali delle aziende agricole e che pur essendo ad alto scorri- mento viaggiava a filo di campagna riducendo sen- sibilmente l’impatto am- bientale. Le posizioni in merito alla questione tra il comune di Foligno e gli altri protago- nisti della contesa sono molto distanti, ma una co- sa è certa cioè che i cittadi- ni interessati meritano si- curamente di sapere quale sarà l’effettivo tracciato della “Variante sud”, per cui è auspicabile al più presto che venga fatto questo incontro con la “Quadrilatero” promosso dal sindaco Bastioli e che siano resi pubblici i conte- nuti espressi in tale sede con un consiglio comuna- le aperto nel quale sia ga- rantita la massima parteci- pazione democratica. Sterpete Guerra 4 pagine di inserto L’attività agricola delle aziende che risiedono nelle campagne della frazione messa in discussione dall’attraversamento della “Variante sud” definita un ecomostro dal Comitato Cittadino che si batte contro la realizzazione della strada A lcuni giorni fa quat- tro soldati italiani sono morti saltando su di una mina anticarro in Afghanistan. L’evento, gravissimo per la morte di quattro giovani, ha scatenato un nuovo fu- rore guerriero della parte più reazionaria della nostra politica che ha invocato un aumento della nostra pre- senza militare, sino a prefi- gurare persino l’impiego di aerei da bombardamento, raccontando sempre la stessa storiella della lotta al terrorismo islamico che nei monti e nelle caverne di quel paese troverebbe i suoi “santuari”. Questa giustificazione, se non comportasse le conse- guenze drammatiche che ben vediamo, sconfinereb- be ampiamente nel ridicolo. Ridicolo pensare che qual- che decina, fossero anche migliaia, d’irriducibili combattenti talebani, as- serragliati nelle pieghe montagnose di un paese duro, arido e inospitale, possano realmente mette- re in pericolo un miliardo di mediamente benestanti cittadini dell’occidente ric- co del mondo. Sono oramai passati quasi dieci anni dall’abbattimen- to delle “torri gemelle” quando pastori talebani in grado di pilotare grandi aerei di linea compirono l’ultimo attentato terrori- stico in occidente (così al- meno hanno cercato di far- ci credere…). Dopo di allora allarmi tan- ti e continui, ma tutti falsi. Veri invece i sequestri di migliaia di persone in tut- to il mondo da parte degli USA, i campi di tortura di Guantanamo e di Abu Graib, le bombe all’uranio e al fosforo sulle città del- l’Iraq e dell’Afghanistan. Del perché gli eserciti degli USA e dei loro cugini pove- ri inglesi, con accodati più o meno tutti gli stati occi- dentali, l’Italia ovviamente in prima linea, sono lì, nei luoghi dove è o dove deve passare il petrolio, ne par- liamo più ampiamente nel- l’inserto di questo numero dedicato, appunto, all’Iraq. Ciò che vogliamo qui ri- chiamare all’attenzione di con rivestimento in conglo- merato bituminoso specia- le, della storica pista in er- ba, che permette oggi l’at- terraggio della flotta antin- cendio della protezione ci- vile e che in futuro grazie anche alla realizzazione della piastra logistica i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2011, rappresenterà una importante snodo in- terportuale non solo per Foligno, ma anche per le città limitrofe come Beva- gna, Montefalco, Cannara, Trevi. Nelle campagne della fra- zione vivono ancora realtà agricole importanti che producono ed allevano be- stiame cercando di utiliz- zare le risorse del terreno nel rispetto del territorio che continua a rappresen- tare una parte fondamenta- le dell’economia locale con la produzione di cereali e tabacco, nonché ortaggi e verdure. Queste zone a vo- cazione agricola di pregio protette anche da norme regionali sono oggi insidia- te dalla realizzazione della cosidetta “Variante sud”, cioè una bretella di collega- mento tra la SS3 con la SS316 inserita nel progetto della Quadrilatero per la costruzione della SS77. Contro questo progetto rea- lizzativo che prevede una variazione significativa del- l’attuale PRG si è costituito un comitato di cittadini che IRAQ IRAQ Il giornale è “on line” al sito www.piazzadelgrano.org PUBBLICAZIONE GRATUITA Intervista al Presidente del Comitato Cittadino Luigi Casini

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana Fittaioli - Anno II, n. 11 - Foligno, novembre 2010

noi tutti sono gli sperperimostruosi di risorse e diricchezze che comportanoqueste guerre.E’ stato scritto che dopo lotsunami, che alcuni anni faha devastato una vastissi-ma area dell’estremooriente, gli USA feceroenormi donazioni in favo-re delle popolazioni colpi-te dal disastro naturale,raggiungendo un importoaltissimo, un importo parial costo di “una”, sì di“una” sola giornata diguerra in Iraq!Restiamo ai conti di casanostra e proviamo a imma-ginare quanti ospedali,scuole, acquedotti, casepotrebbero essere costrui-ti in quel paese disgrazia-to con gli 800 milioni dieuro (!!!) spesi ogni annoper le nostre missioni diguerra.Certo alcuni potrebberoobiettare che i perfidi tale-bani non ce lo consenti-rebbero, forse, ma alloracosa facciamo, li bombar-diamo?I nostri alpini scortavanouna colonna di 70-80 ca-mion che trasportavanomateriali per costruire unapostazione fortificata delnostro esercito, in un de-serto di miseria e povertà,di mancanza di bene pri-mari dal pane all’acqua, dimancanza di leggi e tutele,di mancanza anche di unsegno minimo di vita di-gnitosa.Un’ingiustizia non eliminaun’altra ingiustizia e unamorte non compensaun’altra morte, tutte sisommano in ingiustizie emorti più grandi.I nostri quattro alpini sonomorti in un’azione di guer-ra dentro un mezzo blinda-to, armati di tutto punto, inun paese straniero lontanomigliaia di chilometri dalleloro case, dai confini dellanostra nazione.Poche settimane primacinque bambini afghanierano rimasti uccisi nelcorso di un’operazione mi-litare condotta dal contin-gente australiano, eranodisarmati, verosimilmentea piedi nudi e vestiti distracci ed erano a casa lo-ro, se quella si può chia-mare casa.

Sterpete è una piccola mainteressante e compattarealtà cittadina di 1700 ani-me poco fuori le mura e aridosso di una vasta area diterreni di pregio e di spaziverdi utilizzati per l'agri-coltura e l'allevamento chenon ha conosciuto uno svi-luppo edilizio intensivo co-me le frazioni limitrofe diBorroni o S.Eraclio che so-no oramai diventati dei ve-ri e propri quartieri; questacrescita contenuta ha per-messo la sopravvivenza diun quartiere residenzialedove il nucleo familiare èposto al centro, favorendocosì un clima d’unione e disolidarietà fra i cittadini.In questa zona sorge l’ae-roporto di Foligno che haorigini storiche importan-ti che risalgono alla finedel 1700, dove venivanoeffettuati i primi lanci diaerostati da parte dei mi-litari; durante la II guerramondiale nel quale venivaconsiderato uno dei mi-gliori siti d’Italia fu costi-tuita la scuola militare pergli allievi e sottufficialidell’aereonautica.Nel corso degli anni l’aero-porto viene in parte abban-donato, sino al 2005 quan-do si è proceduto alla pavi-mentazione in cemento

risiedono a Sterpete ma an-che nelle zone limitrofe in-teressate dall’attraversa-mento della strada classifi-cata come C1, cioè extraur-bana, quali Cave, Macerato-la, S.Pietro, ponendo comepriorità la salvaguardia delterritorio e dell’ambiente.La richiesta del comitato èquella di ritornare all’ipote-si di strada interquartieraleprevista dal PRG, senza co-sì invadere le campagna erischiare di allargare il peri-metro della città che è giànotevolmente sovradimen-sionato rispetto alle realicapacità abitative (si stimainfatti un PRG da oltre100.000 abitanti contro i55.000 residenti del comu-ne di Foligno).La diatriba oramai si pro-trae da diversi anni senzache l’amministrazione co-munale sia in grado di da-re risposte esaurienti edesaustive, il comitato con-tinua nella sua battagliacercando di stimolare ecreare interessi da ognirealtà coinvolta diretta-mente o indirettamente.L’ultimo in ordine di tempoad interessarsi al problemaè stato il sindaco di Beva-gna, Enrico Bastioli che inqualità di consigliere pro-vinciale ha chiesto allagiunta provinciale di indireun tavolo tecnico al qualepartecipino la Quadrilateroe tutti i soggetti interessatiaffinchè si valuti il proget-

to con prospettive più am-pie che sono già contempla-te nel piano territoriale dicoordinamento provinciale(P.T.C.P.).Il piano infatti prevedevala realizzazione di unabretella di collegamentofra la SS75 e la Sp403, in-tersecando la SS316 percollegare le zone indu-striali di Foligno, Bevagna,Montefalco, in prospettivaanche della realizzazionedella piastra logistica neipressi dell’interporto, conun tracciato che seguiva iconfini naturali delleaziende agricole e che puressendo ad alto scorri-mento viaggiava a filo dicampagna riducendo sen-sibilmente l’impatto am-bientale.Le posizioni in merito allaquestione tra il comune diFoligno e gli altri protago-nisti della contesa sonomolto distanti, ma una co-sa è certa cioè che i cittadi-ni interessati meritano si-curamente di sapere qualesarà l’effettivo tracciatodella “Variante sud”, percui è auspicabile al piùpresto che venga fattoquesto incontro con la“Quadrilatero” promossodal sindaco Bastioli e chesiano resi pubblici i conte-nuti espressi in tale sedecon un consiglio comuna-le aperto nel quale sia ga-rantita la massima parteci-pazione democratica.

Sterpete

Guerra

4 pagine di inserto

L’attività agricola delle aziende che risiedono nelle campagne dellafrazione messa in discussione dall’attraversamento della “Variantesud” definita un ecomostro dal Comitato Cittadino che si battecontro la realizzazione della strada

Alcuni giorni fa quat-tro soldati italianisono morti saltando

su di una mina anticarro inAfghanistan.L’evento, gravissimo per lamorte di quattro giovani,ha scatenato un nuovo fu-rore guerriero della partepiù reazionaria della nostrapolitica che ha invocato unaumento della nostra pre-senza militare, sino a prefi-gurare persino l’impiego diaerei da bombardamento,raccontando sempre lastessa storiella della lottaal terrorismo islamico chenei monti e nelle caverne diquel paese troverebbe isuoi “santuari”.Questa giustificazione, senon comportasse le conse-guenze drammatiche cheben vediamo, sconfinereb-be ampiamente nel ridicolo.Ridicolo pensare che qual-che decina, fossero anchemigliaia, d’irriducibilicombattenti talebani, as-serragliati nelle pieghemontagnose di un paeseduro, arido e inospitale,possano realmente mette-re in pericolo un miliardodi mediamente benestanticittadini dell’occidente ric-co del mondo.Sono oramai passati quasidieci anni dall’abbattimen-to delle “torri gemelle”quando pastori talebani ingrado di pilotare grandiaerei di linea compironol’ultimo attentato terrori-stico in occidente (così al-meno hanno cercato di far-ci credere…).Dopo di allora allarmi tan-ti e continui, ma tutti falsi.Veri invece i sequestri dimigliaia di persone in tut-to il mondo da parte degliUSA, i campi di tortura diGuantanamo e di AbuGraib, le bombe all’uranioe al fosforo sulle città del-l’Iraq e dell’Afghanistan.Del perché gli eserciti degliUSA e dei loro cugini pove-ri inglesi, con accodati piùo meno tutti gli stati occi-dentali, l’Italia ovviamentein prima linea, sono lì, neiluoghi dove è o dove devepassare il petrolio, ne par-liamo più ampiamente nel-l’inserto di questo numerodedicato, appunto, all’Iraq.Ciò che vogliamo qui ri-chiamare all’attenzione di

con rivestimento in conglo-merato bituminoso specia-le, della storica pista in er-ba, che permette oggi l’at-terraggio della flotta antin-cendio della protezione ci-vile e che in futuro grazieanche alla realizzazionedella piastra logistica i cuilavori dovrebbero iniziarenel 2011, rappresenteràuna importante snodo in-terportuale non solo perFoligno, ma anche per lecittà limitrofe come Beva-gna, Montefalco, Cannara,Trevi.Nelle campagne della fra-zione vivono ancora realtàagricole importanti cheproducono ed allevano be-stiame cercando di utiliz-zare le risorse del terrenonel rispetto del territorioche continua a rappresen-tare una parte fondamenta-le dell’economia locale conla produzione di cereali etabacco, nonché ortaggi everdure. Queste zone a vo-cazione agricola di pregioprotette anche da normeregionali sono oggi insidia-te dalla realizzazione dellacosidetta “Variante sud”,cioè una bretella di collega-mento tra la SS3 con laSS316 inserita nel progettodella Quadrilatero per lacostruzione della SS77.Contro questo progetto rea-lizzativo che prevede unavariazione significativa del-l’attuale PRG si è costituitoun comitato di cittadini che

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Intervista al Presidente delComitato Cittadino LuigiCasini

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Leggi e diritti21

Nei precedenti numeri digennaio e marzo ci siamooccupati di alcune questio-ni concrete legate al temadella riforma della giustizia,in particolare abbiamo par-lato del processo breve edella legge sul legittimo im-pedimento.Ora alla luce dell’ultimo con-fronto parlamentare e alpassaggio sulla fiducia chie-sta ed ottenuta dal Governoin seguito alla spaccaturadella maggioranza e allanascita dei gruppi parla-mentari “Futuro e Li-bertà”, la questione “giu-stizia” sembra assume-re nuovamente un profi-lo di priorità dell’azionedell’esecutivo. Orbene ladomanda che sorgespontanea è a quali inte-ressi sottende tale prio-rità ed impegno, quelligenerali e legati al biso-gno reale del paese oquelli particolari di crea-re comunque uno scudoal Presidente del Consi-glio. Questo ci doman-diamo alla luce dei se-guenti elementi. Il pri-mo è l’avvicinarsi della deci-sione della Corte Costituzio-nale sulla legge che appun-to mette in una sorta di lim-bo temporaneo il capo delgoverno o i ministri che po-tranno far sospendere ilprocesso penale nei loroconfronti per un certo lassodi tempo autocertificandosiun impedimento funzionaledi pari durata. Il secondo, ilpercorso di discussione inSenato del nuovo lodo Alfa-no proposto nella forma di

ROBERTO FRANCESCHI

GIANLUCA MATILLI

MARCO MARIANI

FOLIGNO

Commissione di massimo scoperto

Energie rinnovabili La riforma della giustizia: leggi“ad personam” o generali e astratte

Una disposizione legislativa che non ha raggiunto l’obiettivo

Imponibilità della tariffaincentivante e della tariffa unicaomnicomprensiva

Le energie rinnovabili sonoquelle forme di energia ge-nerate da fonti, che si rige-nerano e non sono quindiesauribili; generalmente so-no considerate “fonti dienergia rinnovabile” il sole,il vento, il mare e il caloredella terra.La produzione di energiamediante l’impiego di fontialternative è un obiettivoche le istituzioni tendono aincentivare introducendomisure atte a favorirne ladiffusione.Nella logica dello sviluppodel settore è stata adottata lacosiddetta tariffa incentivan-te volta, per l’appunto, ad in-centivare la produzione dienergia da fonte solare; ilmeccanismo introdotto pre-vede che l’incentivo vengaerogato per un periodo ditempo in ragione dell’ener-gia prodotta annualmentedall’impianto medesimo.L’obiettivo dell’incentivo èquello di sostenere la produ-zione di energia mediante losfruttamento dell’impianto,l’esborso dell’investimentoiniziale non viene ridottoper effetto della correspon-sione dell’incentivo, ma puòsolo essere recuperato neltempo attraverso la produ-zione di energia che viene“premiata” mediante la cor-responsione di una sommapari alla tariffa incentivante,che varia in base alla poten-za dell’impianto.Per le fonti rinnovabili diffe-renti da quella solare è sta-to prevista la tariffa onni-comprensiva, che risultaessere di entità variabile aseconda delle fonti utilizza-te ed il cui importo si deter-mina moltiplicando il valo-re della tariffa per l’energiaelettrica incentivata deter-minata dal G.S.E. (GestoreServizi Elettrici) e corrispon-dente all’energia elettricaimmessa in rete.Il valore di tale tariffa incor-pora, seppur non in manie-ra esplicita, sia una quotaincentivante che un corri-spettivo per la vendita del-l’energia (da qui la defini-zione onnicomprensiva).Anche le energie rinnovabi-li sono state disciplinatedalla normativa fiscale; findal 2007 l’Agenzia delle En-trate con la circolare n. 46,ha cercato di regolamentarei trattamenti tributari appli-cati agli incentivi ricono-sciuti ai produttori di ener-gia elettrica da fonte solare(tariffa incentivante).Un adeguato passo in avan-ti nella razionalizzazione di

tale disciplina è stata com-piuto con l’emissione dellaRisoluzione n. 88/E del 25agosto 2010 che permettedi chiarire il trattamentodella tariffa unica; la sud-detta Risoluzione ribadisceche qualora l’impianto diproduzione di energia elet-trica da fonti quali l’eolico ilgeotermico ed agro alimen-tari (biomasse), così comechiarito per la produzionedi energia elettrica da foto-voltaico l’impianto sia di di-mensione massima non su-periore ai 20 kw e vengacollocato sul tetto di un’abi-tazione o su un’area perti-nenziale al fine di soddisfa-re i bisogni energetici del-l’abitazione, sia da conside-rare di tipo privatistico.Alla luce di questo ultimochiarimento possiamo sin-tetizzare il trattamento fi-scale delle tariffe per l’ener-gia prodotta da fotovoltaicoe da fonti diverse dal foto-voltaico ed esattamente:1) Titolare persona fisica oente non commerciale edenergia prodotta da impian-ti di potenza fino a 20 KW alservizio dell’abitazione odella sede dell’ente a) tariffa incentivante perl’energia da fotovoltaico:non imponibile iva e noncostituisce reddito ai finidelle imposte dirette;b) tariffa unica onnicom-prensiva per l’energia dafonti diverse dal fotovoltai-co: non imponibile Iva, co-stituisce reddito ai fini del-le imposte dirette ed esatta-mente un Reddito diverso(art. 67, comma 1, lettera iT.U.I.R).2) Titolare persona fisica oente non commerciale edenergia rodotta da impiantidi potenza fino a 20 KW nonal servizio dell’abitazione odella sede dell’ente, oppureda impianti di potenza su-periore a 20 KW; oppure seil titolare svolge una attivitàcommerciale o di lavoro au-tonomo a) tariffa incentivante perl’energia prodotta da foto-voltaico: non imponibile Ivae costituisce un ricavo (perla parte pari all’energia ce-duta e non auto consumata)se percepita da persone fisi-che, lavoratori autonomi,enti non commerciali, red-dito di impresa (articoli 55 e85 del T.U.I.R) se percepitanell’ambito di un’attivitàcommerciale;b) tariffa unica onnicom-prensiva per l’energia dafonti diverse dal fotovoltai-co: Iva: Imponibile (articolo2 del D.P.R. 633/1972), Im-poste Dirette: ricavo ai sen-si degli articoli 57 e 85T.U.I.R.

www.piazzadelgrano.org NOVEMBRE 2010

legge costituzionale, con lafinalità di garantire uno scu-do alle più alte cariche del-lo Stato (Primo Ministro ePresidente della Repubblica)con la sospensione dellaeventuale azione penale, laquale potrà riprendere almomento della cessazionedella carica. La discussionein commissione al Senato havisto un primo serrato scon-tro tra maggioranza e oppo-sizione su un emendamen-to approvato dalla maggio-ranza che rende il lodo re-troattivo, cioè efficace an-che in caso di reati commes-

si prima dell’assunzionedella carica. Il terzo, è la sor-te del processo breve, pro-posta che tuttavia sembracontornata da maggiori ele-menti di contraddizione al-l’interno della stessa mag-gioranza, alla luce della di-chiarata indisponibilità deinuovi gruppi parlamentariFli e naturalmente dalla op-posizione a valutare qual-siasi effetto retroattivo del-la riforma e dunque ad im-pedire l’estinzione di mi-

gliaia di processi in corso.La opinione di chi scrive èche sul tema della giustiziale forze politiche debbonosperimentare un nuovo ter-reno di confronto ed aprirsia nuove regole e relazioni.La riforma della giustizianon può essere di appan-naggio di una maggioranzaparlamentare che non rap-presenta la maggioranza delpaese e le forze parlamen-tari di opposizione devonoaprirsi ad un confrontoavanzando anch’esse pro-poste serie e concrete chevadano oltre la migliore

conservazione dell’esisten-te. Ciò detto, appare utilesottolineare che quando siparla della giustizia e dellasua riforma non ci si devefermare alla giustizia pena-le, ma occorre estenderel’indagine e l’intervento an-che alla giustizia civile, il cuistato di profonda agonianon è meno preoccupante efortemente incidente sullostato e grado di tutela dei di-ritti dei cittadini e delle rela-zioni economiche e sociali,

e anche alla giustizia ammi-nistrativa anche se rappre-senta il comparto forse piùsolido ed efficiente. Ora cheil processo breve sembra es-sersi fortunatamente arena-to, si capisce ancor megliocome fosse irresponsabilequel disegno riformatore equali danni avrebbe prodot-to nel sistema giustizia. For-se allora questa è l’occasio-ne per aprire un nuovo con-fronto con l’obiettivo di ri-spondere pienamente alleesigenze di tutela dettatedalla norma costituzionalesul ragionevole conteni-

mento dei tempi delprocesso, obiettivogiusto e irrinunciabileche va perseguito congrande senso di re-sponsabilità. Su questoterreno è possibile tes-sere le alleanze delleidee e delle propostecon le forze che, ora, inparlamento, si ricono-scono in un processoriformatore di alto re-spiro che si ispiri alprincipio di razionalitàdella legge che sta pro-prio nella sua astrat-tezza e generalità, valea dire nel fatto che chila propone guarda an-

che agli effetti di medio elungo periodo, al di là del-l’occasione immediata ed èconsapevole che domanipotrà essere applica, se delcaso, anche a suo svantag-gio. Le avvisaglie di questigiorni in parlamento forsenon sono incoraggianti, mala speranza di costruire unpaese migliore non deve ab-bandonare le coscienze deicittadini e deve rafforzarel’impegno a favore di unavera riforma della giustizia.

In un contratto di apertura dicredito in conto correntebancario (fido di cassa), lacommissione di massimoscoperto (per brevità chiame-remo poi cms) è un costo per-centuale calcolato sul massi-mo saldo debitore durante iltrimestre, oltre ovviamenteagli interessi.Un semplice esempio mate-matico semplificherà ognispiegazione: fido concessoeuro 10.000, saldo massimonegativo raggiunto nel trime-stre euro 9.000, cms pari al1%= 90 euro.Le origini di questo costo so-no riferibili a motivazioni dinatura creditizia. La bancacerca di compensare l'oneredi dover immediatamentefronteggiare con la propria li-quidità "una rapida espansio-ne" dell'utilizzo dello scoper-to di conto, tenendo presen-te che il cliente ha la possibi-lità e non l'onere, a sua di-screzione, di utilizzare tuttol'accordato.Potrei citare altre motivazio-ni riconducibili alla logicadella cms, ma lasciamole agli

studiosi di diritto.La legge del 28/01/2009, re-cante misure urgenti per il so-stegno a famiglie e lavoro, fraaltre disposizioni, regolamen-ta con più puntualità lo speci-fico argomento, apportandoalcuni migliori benefici che diseguito riassumiamo.La cms può essere applicatasolo se il conto espone unsaldo debitore continuativoper giorni 30 e non può esse-re applicata per i rapportinon assistiti da regolare aper-tura di credito di conto cor-rente, in pratica sugli utilizzisolo concessi discrezional-mente dalla banca. Il sistema creditizio ha maltollerato queste nuove dispo-sizioni legislative, conside-rando genericamente talenormativa come "avversa le-gislazione".E' però da tener conto che lanormativa ha coinciso con lapiù grande crisi di liquiditànella storia economica di tut-ti in tempi, prova ne è lo sta-to di insolvenza di moltissimiistituti anche di dimensioniplanetarie. La nuova offerta che le ban-che hanno strutturato in so-stituzione della cms è stataquella del commitment fee

(commissione di disponibi-lità del fido) che per leggenon può superare il 2%.Tralasciamo di valutare lepercentuali applicate (che ov-viamente sono oggetto di sin-gole trattative fra cliente ebanca, tutte purtroppo incen-trate sulla reciproca forzacontrattuale espressa), pervalutare l'effettivo impattosulla clientela.Benefici ne trarrà chi non go-de di fido, poiché per even-tuali scoperture tollerate nonavrà costo di cms né di com-mitment fee.Nessun beneficio ne trarràchi utilizza il proprio accor-dato sempre e comunque aipicchi massimi e verrà invecesignificativamente penalizza-to chi utilizza il fido in ma-niera elastica (è un termineche vuole indicare chi, purgodendo di fido sul proprioconto corrente, alterna saldidebitori a saldi creditori). Inquesto caso infatti dovrà pa-gare una percentuale non sul-l'effettivo utilizzo ma sulmontante di fido accordato(esempio: fido 10.000 euro,saldo sempre creditore c. fee1%= 100 euro).Ora in punto di puro diritto,la c. fee appare nella sua ap-

plicazione molto più perti-nente e logica: avevamo ap-punto premesso che questaremunerazione aggiuntiva ri-chiesta dalle banche rispon-de ad un principio legato adover sostenere i costi disempre pronta liquidità, perfar fronte ad una improvvisa"espansione" di credito a vi-sta concesso.Riteniamo pertanto che secritiche dovrebbero essereavanzate, andrebbero rivol-te in pari grado sia alla nuo-va normativa (che, seppurinspirata da sani principi, hasostanzialmente fallito l'o-biettivo prefissato), sia allebanche che hanno recepito erisolto “pro domo” la proble-matica.In tema di trasparenza di co-sti bancari, sono stati effet-tuati passi notevolissimi chenella sostanza hanno appor-tato notevoli benefici genera-lizzati, se non altro in tema diconcorrenza fra banche; mail cammino è ancora moltolungo, sia per la sostanzialedifficoltà della materia siaper quanto più volte sottoli-neato: i costi rispondono (neilimiti dei parametri fisiologi-ci di mercato) alla forza con-trattuale fra le parti.

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Politica ed Etica 31FOLIGNO

contendere è la vita umana.Compito del legislatore, in ca-si come questo, è di regola-mentare la materia nel rispet-to degli argomenti delle par-ti in causa ma, soprattutto,delle esigenze della comunitàche amministra.In Italia, fino al 2004, anno dipromulgazione della legge40, la materia era affidata al-la coscienza degli aspirantigenitori ed al rispetto delladeontologia medica.Si erano ritenute possibili lastipula del contratto di ma-ternità surrogata con il qua-le una donna poteva impe-gnarsi, generalmente dietrocorrispettivo, a ricevere l’em-brione di una coppia sterileal fine di farlo sviluppare econ l’obbligo, dopo il parto,di consegnare il bambino,senza alcuna ingerenza futu-ra, alla coppia committentela quale avrebbe assunto tut-ti i diritti e i doveri propri deigenitori; la fecondazione siaomologa, ossia con ovuli oseme provenienti dalla cop-pia, che eterologa, con possi-bilità di accesso a tali tecni-che sia di coppie non sposa-te che di donne single. Il sorgere di problemi riguar-danti questa attività, hannorichiesto, nel tempo, l’inter-vento sempre più frequentedella Giustizia, la quale hadecretato l’illegittimità della

revoca del consenso alla fe-condazione eterologa dei ma-riti, prima consenzienti, me-diante l’azione di disconosci-mento della paternità, la nul-lità del contratto di maternitàsurrogata per mancanza nel-l’oggetto dei requisiti di pos-sibilità e liceità oltre che perl’impossibilità di dedurre inobbligazione prestazioniconsistenti nel concepimentodello sviluppo fetale del na-scituro, l’illegittimità del ri-fiuto di un medico, basatoesclusivamente sul divietoposto da norme deontologi-che, ad impiantare, dopo lamorte di uno dei coniugi, em-brioni crioconservati.Dopo una battaglia parla-mentare, più politica e ideo-logica che scientifica, sotto laspinta di forti pressioni ester-ne che hanno pesantementecondizionato esponenti delmondo politico i quali, nel lo-ro privato, raramente posso-no definirsi rispettosi dei det-tami di chi quelle pressioniha esercitato, il 19 febbraio2004 è stata approvata inparlamento la Legge n.40“Norme in materia di pro-creazione medicalmente assi-stita”, confermata nel 2005seppur per il mancato rag-giungimento del quorum, daun referendum abrogativo.Il testo normativo, che ha re-cepito alcune indicazioni del-

la giurisprudenza, non sem-bra aver dato soddisfacentirisposte alle esigenze ed alleproblematiche connesse alladelicatezza ed all’importan-za di una materia in continuaevoluzione; esempio ne sianol’obbligo di impianto di tuttigli embrioni prodotti, che im-pedisce, di fatto, di eseguireuna diagnosi pre-impianto ela disparità tra cittadini ab-bienti e non, in quanto il di-vieto di fecondazione etero-loga è aggirabile andando asvolgere la pratica in paesidove è ammessa.Ragioni per le quali, relativa-mente agli articoli più conte-stati, da parte di tanti tribu-nali civili e soprattutto dellaConsulta, ha subito un lentoma progressivo smantella-mento che l’ha privato di sen-so e di autorità.Valga da ultima la sanzioneinflitta dalla Corte Europea diStrasburgo all’Austria, la cuinormativa conteneva un ana-logo divieto di fecondazioneeterologa, dichiarato illegitti-mo perché discriminatorio edinvasivo della sfera privata.Appaiono, infine, condivisibi-li le critiche alla legge, mossecon una lucida analisi, che hariscontrato nella stessa dueobiettivi fortemente ideologi-ci quali la legittimità di un so-lo modello familiare, costitui-to dalla coppia stabile ed ete-

Gli orizzonti speculari e paral-leli della nascita e della morte sidividono tra loro le rappresen-tazioni di tutte le umane paure.Infatti la prima è vista come pa-radossalmente oscura, informe,avvolta in superstizioni inestri-cabili, ingabbiata per semprenel corpo altrettanto oscuro,potente e pericoloso, della don-na; la seconda è considerata in-vece quasi familiare, abitata dapersonaggi mitologici e da figu-re care che nella morte non han-no perduto la propria umanità,in grado all’occorrenza di torna-re a mescolarsi con il mondodei vivi, di ascoltare suppliche eraccogliere offerte. In mezzo, lascienza tenta come può di fare“da pacere”. Una domanda dasola contiene tutte le nostre in-certezze: cos’è la vita? Poichéchi scrive, come accade ad altri,non è in grado di dare a tale es-senziale quesito né una rispostascientifica, né una filosofica, inqueste righe ne verrà ricercatauna simbolica, basata su risor-se e vissuti personali.Potremmo immaginare la vitacome una luce, un fuoco, secon-do i culti antichi (inizialmentematriarcali, poi patriarcali), co-me una sostanza inusuale dota-ta di sorprendenti facoltà. Lesue espressioni possono essereuniche, eppure esemplari, e nes-suna di essa può essere consi-derata un’eccezione. Si dice checi sia vita quando c’è movimen-

La fecondazione assistita

LUIGI NAPOLITANO

MARIA SARA MIRTI to, consumo energetico, calore,una piccola luce della ragionegià accesa. Tuttavia, quando unbambino nasce, così riporta ilPiccolo Midrachim (op. cit. in O.Rank, Il trauma della nascita),un angelo lo colpisce sotto il na-so e gli spegne la luce che ardesopra la sua testa. Il bambinoquindi, inconsciamente, pian-gerà a dirotto la sua perdita for-zata: da quell’istante in poi la vi-ta dovrà essere inseguita, impa-rata tutta da capo girando intondo come fa la Terra che, cir-condata dal buio più denso,sembra danzare solo per sestessa. Ogni bambino è statoformato e fatto nascere senzatener conto della sua volontà,“chiuso dentro”, nella propriapelle e nel ventre di sua madre,“a chiavistello”, quindi alla na-scita piangerà solo per se stes-so. Egli non è e non rimarrà al-tri che se stesso, immodificabi-le da chiunque, nel carattere enella sostanza; d‘altra parte lavita non si crea, esiste soltanto,e forse è sempre esistita. Quelbambino appena nato, una luceisolata, indipendente dal buioche lo ha partorito, assumerà sudi sé una nuova vita.K. Kerényi (Dioniso, Adelphi) siè trovato ad affermare che lamoderna biologia dovrebbe piùcorrettamente definirsi zoolo-gia: esiste infatti la vita intellegi-bile, simile a un mimo, chiara edefinita, che abbina a un pro-prio essere una morte “pro-pria”: la bìos. Poi esiste la Vita,quella che per definizione nonpuò cessare d’esistere, sia con-

cettualmente che di fatto, la vi-ta che si identifica col termineanima e ad esso si sovrappone:la zoé. Per quanto la scienza deidivieti e delle assoluzioni cerchidi travasare un po’ di zoé nellabìos, noi esseri umani non po-tremo mai arrivare a possederela vita vera: su questo punto ilnostro libero arbitrio diventa

soltanto libera immaginazione.La forza della zoé è ancora sco-nosciuta, essa interviene scon-volgendo ciò che noi riteniamoessere la nostra natura, sovver-tendo i nostri ritmi, incontrolla-bile come il calore del fuoco, co-me il fuoco veicolo di conoscen-za. La vita così intesa non puòfar altro che scottare, accecare,disturbare, inebriare. Essa com-pleta il nostro esserci, e non puòessere paragonata alla bìos.

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Comprendere la vita ci costrin-ge a un nuovo linguaggio, priva-to del corpo della donna nellasua rassicurante profondità edispiegato invece su molte su-perfici tecnologiche e sterili,partorite, piuttosto che dallamitica costola di Adamo, dalsuo intelletto.Ormai lo sappiamo, la vita nonè più solo movimento, essa puòavere solo l’apparenza del na-scere. Un bambino (mi riferiscoa prima dell’avvento delle mo-

derne tecniche diagnostiche)può essere formato, almeno al-l’esterno, arrivare al nono mesedi gravidanza e indurre le dogliedel parto, eppure nascere mor-to, o meglio, a dispetto della vi-talità delle sue cellule, non esse-re mai stato vivo. Ancora: un fe-to che, a seguito della morte del-la madre, si trovi a migrare nel-le vicinanze di un qualsiasi tes-suto ne assimilerà la fattezza,divenendo per esempio osso.

Sembra proprio che la bìos pos-sa essere modellata come unqualsiasi materiale. Ma la vitanon è certo una materia primapregiata o un atto segreto, i no-stri corpi non sono cave estrat-tive di cui Altri decidono l’aper-tura e la chiusura. A cosa serviràquel materiale, la cui unicità vie-ne forzosamente dilatata estrattonata da un capo all’altrodella terra, quel materiale dive-nuto ormai luogo pubblico, senon a trasformare gli emblemidella vita che conosciamo inidoli (B. Duden, Il corpo delladonna come luogo pubblico.Sull‘abuso del concetto di vita,Bollati Boringhieri)? Io credo chesia lecito, per quanto doloroso,“aggirare” il corpo materno alloscopo di dare allo stesso più vo-ce, di aprire una porta, scomo-da e imperfetta senza dubbio,per permetterle di ospitare den-tro di sé una vita da amare. Ave-re la pretesa di impadronirsi delcorpo della donna “dal di den-tro”, invece, è semplicementeinaccettabile.Così come è impensabile l’ideache siano le nostre “cellulinespeciali“, i nostri idoli divisi intante parti anatomiche, la solaorigine della vita. La vita non ciappartiene, sfugge al nostrocontrollo, noi non siamo in gra-do di trattenerla, è lei a sceglier-ci. Essa ci passa solo attraverso:è consustanziale al nostro desi-derio, un desiderio che ha già insé una preghiera esaudita; l’ani-ma in noi s’impiglia e basta, fin-ché qualcosa di traumatico nonla costringe a tornare libera. Lavita non è nel nostro genoma,nei nostri tentativi d’interpreta-zione della conoscenza: sta tut-ta nel nostro desiderio di veder-

la nascere e maturare. La vita èun frutto, il frutto di una gran-de vite a cui vengono periodica-mente staccati dei germogli, af-finché non dia tralci sterili mafruttifichi.Troppo spesso la nostra esi-stenza, accumunata in questo aquella di Dio, è qualcosa che, co-me diceva M. Seta nel ’49, puòavere una sola possibilità rispet-to all’infinito. Mentre “a priori”ha tutte le possibilità di esiste-re, e quindi non c’è ragione dicredere che non esista, “a poste-riori” ha una sola probabilità diesserci rispetto all’infinito.La vita non proviene da noi,dunque è una “benedizione“,un atto d’amore che per com-piersi utilizzerà tutti i mezzipossibili e non. Forse l’unica co-sa da fare di fronte a pratichemediche che non condividiamo,eppure coraggiose e generose,di fronte a genitori e figli chenon conosciamo, non è ostaco-larne il percorso con precetticrudeli, ma usare, per esempio,la formula dubitativa con cui leinfermiere, dopo la prima guer-ra mondiale e fino agli anni ’50,a modo loro “benedicevano”,cioè spruzzavano con l’acqua, ifeti di cui era incerta non solol’origine e la natura, ma anche lafine: “Se sei un uomo…“. Il com-pito di riconoscere socialmenteil prodotto del concepimento,dunque, era tornato ad esseregestito, magari non dalla ma-dre, ma pur sempre da unadonna. Chissà se rimettersi nel-le mani di ogni donna non sia,anche adesso che il loro dirittoalla procreazione viene rimessoin gioco nei tribunali, quella no-stra unica possibilità rispetto al-l’infinito.

Uno rispetto all’infinito

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Le recenti polemiche solleva-te da esponenti della ChiesaCattolica sull’assegnazionedel premio Nobel per la me-dicina al dottor RobertEdwards, padre della fecon-dazione assistita e, dunque,realizzata al di fuori del cor-po della donna e la richiestadella prima sezione del Tri-bunale Civile di Firenze allaCorte Costituzionale di pro-nunciarsi circa la legittimitàdella norma con la quale sivieta alle coppie sterili di ac-cedere alla fecondazione ete-rologa, ossia con ovuli o se-me donati da persone estra-nee alla coppia, ha riportatoall’attenzione dell’opinionepubblica il problema della le-gittimità dell’intervento del-la scienza su un evento, con-siderato per millenni un mi-stero imperscrutabile, qualela procreazione ed i limiti chealla stessa possono e/o devo-no imporsi.Da sempre, basti pensare alprocesso a Galileo, la ChiesaCattolica e il mondo scientifi-co contrappongono le lorodiverse vedute su tanti feno-meni legati all’innovazionescientifica, per cui è normaleche il contrasto divenga piùduro quando l’argomento del

rosessuale e la preminenzadella posizione giuridica del-l’embrione rispetto a quellonon solo della coppia ma del-la madre stessa nonché unasostanziale avversità alle tec-niche di procreazione medi-calmente assistita che trova ilsuo culmine in un atteggia-mento discriminante nei con-fronti dei nati grazie a taletecnica, quale il loro inseri-mento per legge in un appo-sito registro.Condivido pienamente le pa-role del neo-premio Nobelper la medicina “Nulla è piùspeciale che avere un figlio.E’ la cosa più importante del-la vita”, penso che un neona-

to, concepito naturalmente ocon tecniche medicalmenteassistite, sia sempre fruttod’amore e provo grande ap-prezzamento per la scienzaquando aiuta a superare unostacolo naturale, tentandodi soddisfare il desiderio dimaternità di donne che, pervari motivi, non riescono adappagare in modo naturalequesto loro legittimo deside-rio, per cui auspico una rivi-sitazione della legge che, nelrispetto della personalità ditutte le parti coinvolte daqueste tecniche ne sappia co-gliere, libera da pregiudizi,tutti gli aspetti veramente ri-levanti.

Occorrono risposte soddisfacenti alle esigenze di unamateria in continua evoluzione.E’ legittimo soddisfare il desiderio di maternitàsuperando un limite della natura?

Picasso, Maternità 1921

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dal Mondo41 FOLIGNO

Maradona come metafora dell’Argentina

Al seguito della trasferta in Cina dal 27 settembreall‘8 ottobre 2010 del Teatro Lirico SperimentaleAppunti cinesi, suggestioni e riflessioni italianetra Verdi, Puccini e Tremonti

Viaggio a XI’AN e il “Panino alla cultura”

CLAUDIO LEPORE

OSVALDO GUALTIERI

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Dopo18 ore di viaggio, secomprendiamo anche il tra-sferimento da Spoleto a Fiu-micino, il ceck-in difficolto-so a Roma a causa dell’ec-cesso di bagaglio causato damateriale tecnico necessarioper la trasferta risolto bril-lantemente dai funzionari diAir China, le normali attese,i controlli di sicurezza, atter-riamo puntualmente maprovati all’aeroporto inter-nazionale di Pechino.Ho letto in viaggio metà delromanzo “Chiedi alla polvere”di John Fante alternando let-tura, sonno e spuntini cinesi.Il libro è bello già dall’inizio eCamilla Lopez, la protagoni-sta femminile piuttosto miste-riosa. Ripiego velocementel’angolo della pagina sin dovesono arrivato a leggere; il miovicino, un cinese minuto, edu-cato e che ha dormito per tut-to il viaggio senza alcun movi-mento mi ha concesso unviaggio decente nella eco-nomy della Air China. Ora èsveglio e impaziente di pren-dere il bagaglio nella cappel-liera.E’ già il 28 settembre. Do-po le inevitabili formalità alladogana cinese e al controllopassaporti veniamo accolti dadue personaggi che ci segui-ranno per tutto il periodo ditrasferta a Xi’an. Il Sig.Tingdell’Agenzia statale cinese perlo spettacolo e una interprete,una ragazza minuta che persemplificarci la vita ci prega dichiamarla semplicementeStella (chissà quanto compli-cato è il suo nome). L’italianonon è fluidissimo ma accetta-

bile, senz’altro migliore delnostro cinese che è nullo.Inizia subito e si compie indue ore il secondo trasferi-mento sempre via aereo daPechino e Xi’an. Raggiungia-mo finalmente l’antica capita-le della Via della Seta, l’anticaChang’An ora Xi’an, già capita-le dell’Impero cinese. Ci fu untempo in cui Xi’an contendevaa Roma e successivamente poia Costantinopoli la palma dicittà più grande al mondo. NelIX secolo era la più grande ericca del mondo grazie so-prattutto ai benefici derivantidai commerci favoriti dalla

Via della Seta.La Via della Seta, non altro cheun reticolo, più canali di tran-sito terrestre, marittimo, flu-viale che univano la Cina alMediterraneo e viceversa. Flui-vano merci di ogni tipo (tra cuiin primis la seta che raggiun-geva Roma) ma anche idee, re-ligioni, cultura.E sul ricordo dell’antica viadella Seta dall’Umbria su invi-to della China Performing

Arts Agency (L’agenzia stata-le che si occupa di spettacolo)giunge a Xi’an la musica ope-ristica italiana: il Teatro liricoSperimentale di Spoleto-Tea-tro Lirico dell’Umbria con cin-que artisti: la soprano SofiaMitropoulos, la mezzosopra-no Loriana Castellano, il teno-re Roberto Cresca, il baritonoMassimiliano Fichera, il bassoTiziano Castro, accompagna-ti dal pianista Francesco Mas-simi. Un invito finalizzato al-la partecipazione del TeatroLirico Sperimentale al GrandOpening International Festivalorganizzato in occasione del-

l’inaugurazione del DamingPalace National Heritage Park,il parco archeologico di circa30 chilometri quadrati.Il sito archeologico si trova aLongshou Plateau a nord-estdel centro di Xi’an. Il lussuosoDaming Palace fu uno dei tregrandi complessi architettoni-ci all’interno dell’impero del-la dinastia Tang. Tutti gli im-peratori della dinastia Tang(618-917 d.c.), eccetto l’impe-

C’è qualche somiglianza trail calciatore e il peronismo?Si dice con frequenza che lasoluzione dei problemi nel-l’Africa sub sahariana è l’e-ducazione; che le risorsenaturali abbondano e se so-lo si potesse reaggiungereun buon livello educativotra la popolazione il conti-nente sarebbe ricco.Non necessariamente. Guar-diamo l’Argentina.Ci sono tutte le risorse natu-rali che vogliamo, una bassis-sima densità di popolazionee una decente scolarità.Però oggi, in un paese che100 anni fa era uno dei 10più ricchi del mondo, un ter-zo dei bimbi è condannato avivere in povertà.Otto bimbi con meno di cin-que anni muoiono ognigiorno per motivi della de-nutrizione in un paese con-siderato fino a pochi anni fa“il granaio del mondo”. Questa aberrazione è fruttodi un contesto politico incui da 80 anni si alternano

dittature militari con gover-ni populisti e corrotti.Dove è rimasta la famosa“giustizia sociale” procla-mata fino alla stanchezzadal peronismo che ha go-vernato la maggior partedel periodo democraticoistaurato nel 1983?Quale è il problema?. Il problema è Diego Arman-do Maradona.O, per essere più precisi, luilo incarna come simbolo: ilDio Argentino.L’idolatria per i redentori, ilculto della furbizia, il di-sprezzo per l’etica, il narci-sismo, la fede alle soluzionimagiche, l’impulso ossessi-vo a non farsi autocritica eincolpare gli altri di tutti imali, sono caratteristicheche non definiscono tutti gliargentini, però che Marado-na rappresenta in caricatu-ra pagliaccesca a la maggiorparte della popolazione,quella incapace di perderela fede nel peronismo e cheapplaude non con risate,ma con perversa e pateticaserietà. Il punto di partenza è il ri-fiuto della realtà.

Questo è il terreno doveopera Maradona nel qualela sua legione di devoti siaddentrano – come peresempio i 20.000 tifosi or-ganizzati dalla mafia sinda-cale/peronista che lo attese-ro all’aeroporto per ringra-ziarlo dell’esito disastrosodell’ultimo mondiale di cal-cio – per adorarlo, facendorisaltare il detto popolare,misto di grottesco e convin-zione, “Dio è argentino!”.Diego Maradona è stato unbravissimo calciatore, però

la fama non da diritto adopinare con assoluta cer-tezza su quasi tutto e allostesso tempo a denigrare,provocare e offendere tuttiquelli che non sono d’accor-do con le sue “idee”.In Argentina, mentre fa ver-gognare alcuni pochi, fa gri-dare di entusiasmo la mag-gior parte della popolazione.Credono che uniti all’idolo,tutto il mondo “se la suc-chia” – come piace ripeterecontinuamente a lui e agliargentini.

Nella realtà l’unico che hasucchiato di tutto è lui, daalcool a cocaina…Non è un’accusa alla sua fa-mosa malattia. Solo si trat-ta di segnalare la sua grotte-sca arroganza, di carattereprofondamente narcisista,metafora della patologiacronica del paese.Giorni fa – dopo un pubbli-cizzato incontro con i co-niugi Kirchen, i suoi attualiamici che si usano a vicendaper farsi pubblicità – Mara-dona ha dato la sua primaintervista dopo il disastrodel Sudafrica.Dopo aver detto minuti pri-ma della partita che “l’Ar-gentina avrebbe dato unalezione di calcio alla Ger-mania”, non ha fatto nessu-na analisi né spiegazione eha finito per giustificare laspettacolare sconfitta solodicendo che “il portiere te-desco è stato bravo” e che“dopo il 2 a 0 siamo calati”aggiungendo che “con unpo’ di fortuna avremmovinto la partita”.Si vede che quel giorno ilDio dei tedeschi ce l’avevacon gli argentini. Il fracasso di Maradona nelmondiale è lo specchio delfracasso di Argentina comepaese, dove l’illusione, il po-

pulismo, il nazionalismo ela demagogia predominanosula realtà.Il prevalere di idoli-Dei chenon si devono criticare co-me Peròn, Evita e Maradona,esseri intoccabili e senza er-rori, porta al fallimentocontinuo e alla conseguentesofferenza di milioni di ar-gentini.Le società propense ad ali-mentare questa realtà cado-no in una seduzione ipnoti-ca di personaggi-Dei di que-ste caratteristiche.Quello che fino a poco tem-po fa era considerato il“granaio del mondo” attual-mente è un paese pieno difallimenti, povertà, denutri-zione, corruzione, insicu-rezza, distruzione dell’edu-cazione e delle istituzioni.Evidentemente Dio sta cam-biando di nazionalità.P/s: L’articolo non pretendeanalizzare tutte le causedella tragica situazione eco-nomica e sociale attuale del-l’Argentina.Questo è un tema lungo edai tanti aspetti.Si è cercato solo di analizza-re solo un aspetto dellamentalità di una gran partedegli argentini, che condi-ziona fortemente la lorostoria.

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ratore Xingqing, hanno vissu-to nel Daming Palace.La ristrutturazione del grandeparco ha avuto inizio nel2006; sono stati smantellatinumerosissimi edifici, tantoche sono stati trasferiti oltre100.000 abitanti ai quali sonostate assegnate nuove casenon lontane dal sito archelogi-co sia per non allontanarli dalquartiere dove hanno vissutoo sono nati, sia per consenti-re loro la fruibilità del vasto ebellissimo parco.Abbiamo letto nel materialeufficiale distribuito dall’orga-nizzazione governativa a pro-posito del Daming Palace SitePark e tradotte dalla nostra in-terprete Stella alcune frasi sor-prendenti: “lo splendore dellastoria e della cultura sono ingrado di stimolare la rinascitaculturale per favorire lo svi-luppo economico”.Saremmo anche noi contentidi leggere queste frasi in Italia.Leggiamo ben altro invece neinostri quotidiani tra cui frasiaberranti attribuite al Ministroitaliano dell’Economia (chepoi smentisce ovviamente) deltipo “Non è che la gente la cul-tura se la mangia”, in rispostaal Ministro Bondi che reclamafondi e che si dovrebbe occu-pare di cultura se avesse unbilancio degno di questo no-me. A seguire il Ministro del-l’Economia rincara la doseparlando con i giornalisti del-la Camera dei deputati: "Vadoa farmi un panino alla cultura.Inizio dalla Divina Comme-dia". Si riprende, interrogatoda un cronista, “E' solo unabattuta, ma vi sembra...". Beha noi ci sembra proprio che lasituazione sia al limite in Ita-lia anche in questo settore,

quello della cultura, un setto-re che non si mangia ma checonsente di vivere e di farmangiare qualche centinaio dimigliaia di persone, oltre a tut-ti coloro che operano nell’in-dotto. Ma la Cina è lontana…Nel frattempo la crisi econo-mica viene combattuta a colpidi accetta. In Italia si riduconole risorse alla cultura, allospettacolo, alla musica, al tea-tro, cioè a un capitolo di spe-sa considerato improduttivo,come se l’Italia fosse cono-sciuta nel mondo per gli ampigiacimenti di petrolio che siestendono tra la bassa Tosca-na e la media valle umbra delTevere, o per le miniere d’oroe brillanti o, invece, non fosseconosciuta nel mondo per lastoria, l’architettura, le opered’arte, la musica, l’opera liricae quindi la cultura.Ma non siamo in Cina e anchesenza essere in Cina, paesi piùvicini a noi che non hannoperso identità e equilibrio, puraggrediti dalla crisi, conside-rano le arti e la cultura una ri-sorsa tanto da ricomprender-li nei pacchetti anticrisi. Oba-ma nel 2009 aumenta del 20%i contributi al National Endow-ment for the Arts, Sarkozy au-menta del 10% il contributodello Stato alla cultura, il Sin-daco di New York Bloombergfavorisce un piano al settoreartistico che genera un indot-to di altri 5,8 milioni di dollarinel solo distretto di Manhat-tan. Le regioni (Lander) dellaGermania incrementano gli in-centivi agli investimenti per lacultura di circa il 7%.

Scrive sul Corriere della Sera,che non è ancora un giornalecinese, Severino Salvemini, do-cente ordinario di organizza-zione del lavoro all’UniversitàBocconi, membro del comita-to scientifico dell’Unione In-dustriali di Biella (quindi nem-meno il professore può esse-re tacciato di essere una guar-dia rossa cinese): ”La cultura èuno dei più potenti motoridell’economia postmoderna.L’economia dove conta sem-pre meno il valore d’uso deiprodotti e sempre più la va-lenza simbolica ed evocativache essi esprimono. L’econo-mia delle imprese che oggiproducono, vendono prima ditutto i significati culturali chegli oggetti e i servizi incorpo-rano (moda, design, turismo,ristorazione e cosi via)” - gli al-tri paesi che investono in cul-tura anche al momento dellacrisi (n.d.r.) –“hanno capitomolto bene che i singoli inve-stimenti culturali determina-no ricadute economiche incre-mentali sull’occupazione e sulreddito locale che possono or-mai sostituire il progressivodeclino di produzioni indu-striali spesso a fine corsa. Mi-nistro Tremonti, carmina dantpanem, eccome”.Ma come dicevo non siamo inCina, ma neppure in Francia oin Germania, siamo in Italia esoprattutto in un momento digrande smarrimento identita-rio e di saggezza.(segue la seconda parte nelprossimo numero di dicembre)

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dalla Città 5 1FOLIGNO

greci e i teatri romani.Ancora opere dedicate più di-rettamente al dominio delle“menti” attraverso la manife-stazione fisica della potenzadella religione, dalle piramiditronche dei Maja, al tempio diGerusalemme, alle immensecupole delle chiese cristiane,agli alti minareti musulmani.Sino infine alle giganteschepiramidi egiziane alle quali,specificamente, vogliamo de-dicare una breve riflessione.Le piramidi egiziane, diversa-mente dalle altre grandi ope-re, non sembrano avere alcu-na utilità concreta o finalitàfunzionale; non di difesa,non di economia, neppure diculto, ma solo la smisurata,paranoica e parossistica esi-genza di marcare l’immensadistanza tra dominanti e do-minati.Sono una tomba per un solouomo, sigillata e dunque inac-cessibile per sempre, solo daammirare con prostrata sog-gezione e sottomissione.

Giganteschi monumenti alladisuguaglianza, alla più folleed esasperata violenza dellasopraffazione dell’uomo sul-l’uomo.Se provassimo anche solo perun attimo a calcolare il costoeconomico, umano e sociale,lo sperpero gigantesco di ri-sorse che la realizzazione diquei mostri ha rappresentatonella loro epoca e immaginar-ne invece l’investimento inopere civili, del tipo di siste-mi di controllo delle pienedel Nilo, piene di limo fertile,ma anche causa di devasta-zione dei villaggi limitrofi e didiffusione di malattie ende-miche che limitavano la dura-ta media della vita dei suddi-ti a non oltre i 30 anni, ebbe-ne quale diverso scenario sisarebbe allora potuto aprireper la qualità e la dignità del-la vita di migliaia e migliaia digenerazioni di essere umani!Ogni volta che vediamo quel-le “meraviglie” della storiadell’umanità dovremmo ri-

Il “Cubo di Fuksas” continuaa sollecitare discussioni e so-prattutto critiche da parte diesteti e di fedeli.Lasciamo a ciascuno di lorole rispettive competenze e,coerentemente con l’ideolo-gia che ispira questo periodi-co, proviamo a farne una ana-lisi economica e sociale.La produzione di opere mo-numentali destinate alla im-peritura memoria dei lororealizzatori (più corretta-mente: dei loro committenti)si potrebbe dire che nascecon la evoluzione dell’homoabilis, in grado di sollevareenormi “pietroni” in posizio-ne verticale per significare, sidice, l’aspirazione dell’ascesaverso il cielo.Le grandi opere manufattedall’uomo hanno avutosvariate ragioni, sempreradicate nel contesto poli-tico, economico e sociale

Cubo e Piramide, due solidi inutili

Foligno: “lu centru de lu munno” Il meteo dei folignati

"Al centro de l'Italia ce stal'Umbria, al centro de l'Um-bria ce sta Fulignu, al centrode Fulignu ce sta la piazza, alcentro de questa ce sta 'l bar,in mezz' al bar c'è 'l biliardoe al centro del biliardo c'è 'lbirillo…quindi il birillo è lucentro de lu munno".Questa filastrocca popolareesprimeva sino in fondo ilfervore e la dinamicità delterritorio folignate, ponen-do al centro proprio il cuo-re pulsante della città.Per decenni si è posta l’at-tenzione su mille altri pro-blemi senza porsi il benchéminimo pensiero sul futurodi Foligno; le discussioniprevalenti hanno sempre ri-guardato la sfera politica,decidere le alleanze, asse-gnare i posti di maggiorespessore, soprattutto dopola nascita delle aziende par-tecipate, coltivare piccoli egrandi piaceri purché vi fos-se comunque un ritorno dalpunto di vista elettorale.Oggi, alla luce delle notiziepubblicate sui principaliquotidiani locali e non solo,degli avvisi di garanziaemessi nei confronti diesponenti politici di rilievodella nostra città e della no-stra regione, scopriamo fi-nalmente (nostro malgrado)che le nostre fantasie, i no-stri cattivi pensieri, i mugu-gni dei ragazzi e ragazzeche continuano imperterri-ti a presentare curriculum ea fare i concorsi per entrarein qualche ente pubblicosenza alcun successo, eranofondati e non erano sicura-mente solo il frutto dellenostre menti distorte e mal-pensanti.Questa situazione di malgo-verno del nostro territorio ciha consegnato oggi una città

agonizzante con negozi eattività commerciali checontinuano a chiudere, conla gente (preoccupata ancheper l’eccessivo accentra-mento degli extracomunita-ri in alcune zone oramaighettizzate) che continua ascappare verso la periferia,dove si continua imperterri-ti, malgrado la crisi, a co-struire nuovi insediamentiresidenziali sottraendosempre più terreno alle no-stre campagne, che di fron-te a lauti guadagni per lacessione dei terreni e senzauna valida politica per il so-stegno delle attività agrico-le, sono destinate ad estin-

guersi e morire.E’ deprimente percorrere levie del centro con la mag-gior parte delle saracine-sche dei negozi chiusi, conattività storiche come il barcitato nella filastrocca popo-lare che smettono di vivere,lasciando il posto a una mi-riade di agenzie immobilia-ri e bancarie che puntanoesclusivamente alla compra-vendita speculando sull’in-

debitamento di migliaia difamiglie che continuano acoltivare il sogno della casa,pur vivendo in un periodo incui la sicurezza del posto dilavoro non c’è più.Vivere in una città con po-chi servizi, senza parcheggi,con attività commerciali chemigrano verso i centri com-merciali che nascono comefunghi, è onestamente diffi-cile, anche perché le esigen-ze di una famiglia di oggisono tante, ma la vita in pe-riferia, se pur più tranquil-la, non è poi così bella inquanto ci sono alcune zoneche sembrano quasi abban-donate o prese poco in con-

siderazione se non nei pe-riodi preelettorali durante iquali i problemi vengonoenfatizzati con l’intento diraccogliere voti con pro-messe poi mai o raramentemantenute.Ci sono zone come S. Pie-tro in forte espansione abi-tativa, ma non è l’unica,dove c’è tutt’ora una fognaa cielo aperto che rende in-vivibile la zona soprattutto

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di realizzazione.Vi sono state anzitutto operedifensive verso “l’esterno”:dai grandi massi squadratidella Porta dei Leoni di Mice-ne, al Vallo di Adriano in Sco-zia, alla Grande Muraglia.Opere difensive verso “l’in-terno”, cioè a protezione del-le classi dominanti contro irischi di rivolta dei dominatiquali, per restare nel nostroterritorio, la Rocca Alborno-ziana di Spoleto o quella Pao-lina di Perugia.Vi sono state anche opere uti-li allo sviluppo dell’economiae della qualità della vita, co-me i giganteschi acquedottiromani e le incredibili galleriee serbatoi sotterranei medio-rientali, le strade lastricate, iporti marini e fluviali, i cana-li di irrigazione e navigazionesparsi più o meno in tutto ilmondo.Vi sono state le grandi operededicate alla soddisfazione oal dominio delle “pance”, co-me gli straordinari anfiteatri

ANDREA TOFI

SANDRO RIDOLFI

LUISITO SDEI

I folignati hanno avuto sem-pre una notevole passioneper le vicende del tempo.Viviamo a ridosso di monta-gne nevose, in una pianuracalda d’estate e nebbiosad’inverno; siamo quasi sem-pre con gli occhi rivolti alcielo, anche per un atavicoistinto contadino. Sarà anche per un’anticacultura tecnica di massa,quella della scuola Arti eMestieri, quella dell’I.T.I.S.;ma qui ci sono sempre sta-te persone che hanno traf-ficato con i primi dati viasatellite, con le stazionimeteorologiche manuali,con ogni sorta di diavole-ria elettronica pre-inter-nettiana finalizzata allascoperta del cielo.La nascita del web ha porta-to, nel giro di 15 anni, allarealizzazione di una rete distazioni meteorologicheamatoriali che diffondonodati on line 24 ore su 24, diestensione e capillarità dav-vero rare, in grado di dareinformazioni praticamentesu ogni angolo del territorio. La rete più vasta e organiz-zata è quella messa in piedidal portale amatorialewww.folignometeo.orgOltre alla redazione di unbollettino meteo quotidia-no, vanta stazioni e webcamcollocate a Colfiorito, LaFranca, Santo Pietro, Tennee a Pigge di Trevi.Il portale della meteorologiaumbra: www.umbriame-teo.com offre i dati on linerilevati lungo la palude diColfiorito e a Foligno città.Appartengono invece allarete amatoriale di www.li-neameteo.it altre due sta-zioni, poste a Foligno VialeFirenze e a Borroni.Un’altra stazione amatoria-le, posta a Foligno Nord, ècollegata alla rete di DirettaMeteo ed è raggiungibile al-l’indirizzo http://www.di-rettameteo.it/rete/foligno-

pg/index.phpE non basta: il Consorziodella Bonificazione Umbradiffonde a questo indirizzohttp://www.bonificaum-bra.it/index.php?page=me-teofoligno i dati meteo del-la stazione sita nella propriasede, sempre nella zona diFoligno Nord. Insomma: una rete di puntidi osservazione vastissimache, abbinata ai servizi of-ferti dai portali meteo suscala nazionale, ci consentedi conoscere in ogni istanteil tempo che fa ed anchequello che farà.Peccato che neanche questarete ci possa mettere al ripa-ro dalle insidie del cambia-mento climatico.Ricordiamo il prolungatoperiodo di siccità che ha in-vestito la Valle Umbra nellaprima metà di questo de-cennio. Quando però, fra qualcheanno, i dati raccolti da que-ste stazioni potranno esse-re storicizzati e raffrontati,sapremo senz’altro moltepiù cose su un clima cheogni giorno di più si mostradiverso da zona a zona, daquartiere a quartiere.L’ingegno e la passione deifolignati ce la stanno met-tendo tutta, per affrontare ilriscaldamento globale.Speriamo che un analogoimpegno venga profusodalle Istituzioni.

cordare l’immenso carico didisumanità incorporato inquelle pietre sovrapposte.Il “Cubo di Fuksas” non hacerto la pretesa di concorre-re con l’immensità delle pira-midi egiziane e certamentenasce in un ben diverso con-testo economico e sociale.Lasciamo alle coscienze deifedeli da valutare la coerenzadi quell’opera con il messag-gio di povertà e carità del Dioal quale è stata dedicata.Limitiamoci, ovvero “obbli-giamoci” a ragionare sullacoerenza politica, sociale eculturale di un’opera estre-mamente costosa realizzatain un mondo che vede ogni

giorno decine e decine di di-sperati tentare di approdarealle coste del nostro paesecorrendo i rischi, che spessodivengono tragiche realtà, diessere imprigionati e tortura-ti nelle prigioni libiche o tur-che o di annegare nella tra-versata marina, per poi do-versi nascondere nelle pieghedelle nostre opulente città, insotterranei bui e malsani do-ve lavorare senza pausa allaproduzione di quel luccican-te “made in Italy” che ci ren-de famosi e orgogliosi di es-sere italiani in tutto il mondo.Forse questo “conflitto” è labruttura maggiore di quell’o-pera di inutile megalomania.

nei periodi estivi quandol’acqua del fiume non scor-re; la viabiltà soprattuttonelle vicinanze dei nuoviinsediamenti residenzialilascia molto a desiderareperché insufficiente e peri-colosa; numerose sono lediscariche abusive createpresso alcuni cassonettidell’immondizia, anche sein taluni casi penso pro-prio che coloro che si ren-dono responsabili di que-sti atti tutti i torti non lihanno, perché a Foligno lagestione dei rifiuti, ma so-prattutto quella della rac-colta differenziata, lasciamolto a desiderare, i cas-sonetti sono insufficienti,le zone più isolate dellaperiferia ne sono total-mente prive e per chi vor-rebbe fare la differenzia-zione è difficile se non im-possibile portare il mate-riale presso l’unico centrodi raccolta che si trova invia Campagnola, difficileda raggiungere, soprattut-to con la macchina pienadi sacchi di immondizia.Il paradosso è che in alcunezone di montagna la raccol-ta differenziata c’è e vienefatta anche con il porta aporta, forse qualche proble-ma c’è, non pensate?Speriamo che questo scosso-ne portato dalla magistratu-ra faccia finalmente apriregli occhi ai nostri politici ac-cecati dal senso di potere edalla paura di cadere giù daltrono; che capiscano la ne-cessità di ritornare nei luo-ghi dove la gente vive, stu-dia, lavora, pratica sport, neibar, nei circoli ricreativi estudenteschi dove si dovreb-be anche far politica (quellavera e sincera), perché è lìche si percepiscono i malu-mori e le difficoltà quotidia-ne dei cittadini comuni, de-gli operai, degli studenti!

Le manie di grandezza attraversano il tempo e lo spazio

Mentre la magistratura indaga, Foligno proseguenel suo inesorabile declino

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Cultura/e61 FOLIGNO

L’incontro tra due essenze ovverol’affinità non carnale

Non solo coppeIl Milan di Berlusconi

IOLANDA TARZIA

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“…Un incontro, a stretto rigordi termini è una coincidenza,il che non significa, è chiaro,che tutte le coincidenze deb-bano essere incontri” (Josè Sa-ramago – Il Vangelo secondoGesù Cristo; Ed. UniversaleEconomica Feltrinelli) Nel corso della vita le coinci-denze ci portano ad incrocia-re un numero indeterminatodi persone.Alcune le ignoriamo, altre cisoffermiamo a guardarle manon riusciamo a vederle, al-tre ancora entrano a far par-te della nostra esistenza, perun attimo o per anni. La lorovita incontra la nostra. Fra levarie vite che incontriamo cene sono talune che sin dalprimo istante percepiamo si-mili e nei confronti dellequali proviamo immediata-mente un’attrazione, una vi-cinanza, istintiva. Sono quel-le che Goethe definiva le na-ture “affini”.Altre, invece, che sentiamoassolutamente diverse e lon-tane al nostro io e che altret-tanto istintivamente respin-giamo. Con queste ultime èprobabile che rimarremoestranee.Ci sono corpi “… che stringo-no presto relazione e si uni-scono senza alterarsi l’un l’-latro: come il vino si mescolaall’acqua. Ora invece si man-terranno estranei l’un l’altroe nemmeno la mescolanza el’attrito meccanico varrannoa fonderli insieme: così comel’olio e l’acqua, sbattuti insie-

me, dopo un attimo si torna-no a separare” (Johann Wol-fang Goethe – Le affinità elet-tive; Ed. Fabbri Editori). Eppure, può capitare che unamera coincidenza determiniun incontro fra due esseri op-posti, che forse proprio per-

ché opposti e nonostante lapresenza di altri esseri simi-li, incontrandosi si attraggo-no, si scelgono, si avvincono,si abbandonano e si leganomodificandosi per formareun’entità nuova. Che cos’è, però, quel quid checausa l’attrazione, l’affinità,fra due opposti?Goethe lo identificava neglielementi mediatori che com-binano ciò che reciproca-mente si respinge: le leggi, lamorale, le sostanze chimi-che, ecc..Ma in un rapporto fra un uo-mo ed una donna che peruna coincidenza si incontra-no e, seppur opposti o, quan-

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tomeno, diversi, si attraggo-no, in che cosa si può identi-ficare l’elemento mediatore?L’attrazione fisica o, meglio,la passione, è l’elemento chepiù frequentemente spingedue esseri a cercarsi, aconfondersi fino a perdersi

l’uno nel corpo dell’altro. E’ ildesiderio di possedersi, didare e attingere piacere chedeterminerà il legame. I cor-pi saranno lo strumento pervivere l’incontro. E ciò anchequando i due esseri hanno unio che razionalmente non po-trà mai incontrarsi e compe-netrarsi. Consumata la passione finiràl’incontro.Ma può accadere che due es-seri, seppur diversi, nono-stante istintivamente e tal-volta anche razionalmente sirespingano, non possano fa-re a meno di cercarsi. E nonper attrazione o piacere fisi-ci. Non è la ricerca di un cor-

po. Il corpo sarà solo lo stru-mento attraverso il quale idue esseri creeranno il pri-mo contatto. Gli occhi, lemani, la bocca, la pelle, l’o-dore serviranno solo comeveicoli per unire l’essenzadei due esseri, ciò che si ce-la sotto le sovrastrutture cheil percorso delle due vite hacreato su ciò che natural-mente è del tutto simile.L’essenza si riconoscerà, co-municherà, si unirà, siconfonderà e si perderà inuna dimensione astratta,avulsa e lontana dalla realtàdelle due vite, che diversa-mente continueranno a re-spingersi. Le parole e i gestinon serviranno per mante-nere unite le due essenze,anzi, spesso saranno utiliz-zate per separarle. Sarà unalotta continua fra ciò chel’essere “è” e ciò che “è di-ventato”, finché l’uno non siarrenderà all’altro.Certamente la razionalità aiu-terà ciò che l’essere “è diven-tato” a prevalere sulla partepiù nuda ed indifesa dell’io, l’essenza.Tuttavia se ciò che l’essere“è diventato” realizzassequanto siano rare le coinci-denze che determinano l’in-contro con altre essenze si-mili, si spoglierebbe imme-diatamente delle sovrastrut-ture inutili, mettendo a tace-re la razionalità e dimenti-cando le parole, i gesti, gli at-teggiamenti che gli derivanoda altre coincidenze e altriincontri, per abbandonarsitotalmente a ciò che “è” perdiventare un’entità nuovacon un'altra essenza.

Primavera 1986: il Milan diGiussy Farina allenato daNils Liedholm è sull’orlodel fallimento, sportivo esocietario.Azioni sequestrate dallamagistratura, un Presiden-te in fuga e creditori infero-citi alle porte di Milanello.Un attimo prima che i libricontabili vengano portatiin tribunale Silvio Berlusco-ni, dopo mesi di tentenna-menti e trattative al ribas-so, compra il club di via Tu-rati per cambiare la storia.Del calcio, certo, ma anchedella sua vita. Maggio 1994: vinte le ele-zioni, quattro mesi dopoaver annunciato ufficial-mente la sua discesa incampo, Silvio Berlusconivarca le soglie di PalazzoChigi pattinando sul panta-no di Mani Pulite.Il Milan, ad Atene, ha ap-pena conquistato la quin-ta Coppa Campioni, la ter-za della gestione del Ca-valiere.È il compimento di una sto-ria parallela fatta di calcio eautopromozione, trionfipersonali e vittorie societa-

rie. Pallone, televisione epolitica. Van Basten, PippoBaudo e Bonaiuti. I riflettori di San Siro, glischermi tv e le luci della ri-balta internazionale. Sono passati ventiquattroanni, ventiquattro anni divittorie e trofei: dalla sco-perta di Sacchi alla scom-messa Leonardo, dall’a-ziendalismo di Capello allaconsacrazione di Ancelotti.Finali vinte e rovesciamen-ti della sorte. Con un’unicacostante: Silvio Berlusconi.Il presidente-allenatore chetutto muove e tutto decide.O che almeno si vanta difarlo accreditando di sél’immagine di vincente enuovo Re Mida.L’inventore della tv com-merciale in Italia, l’impren-ditore edile di Milano2 e ilcreatore della squadra piùforte e titolata al mondo.Ma soprattutto l’uomo cheper la sua ascesa, prima im-prenditoriale e poi politica,ha mescolato tutti questiingredienti in un cocktailvelenoso fatto di regole ag-girate, spese folli e conflit-ti d’interessi.

Con un’ora e mezza circa diritardo sull’orario previsto èinfine giunta la chiamatad’imbarco della quale ho avu-to notizia non già dall’alto-parlante della sala completa-mente soffocato dal rumoreassordante di un televisoreacceso al centro della stessa,ma dalla concitazione con laquale improvvisamente, qua-si illuminati da un comandotelepatico, tutti i viaggiatorisono scattati in piedi e si so-no caoticamente ammassatialla porta di uscita verso ilpiazzale di decollo.Forte del mio biglietto d’im-barco contrassegnato dal nu-mero di prenotazione 1, misono messo compostamentein coda e così sono salito perultimo sull’aereo fermo al cen-tro della pista. Errore: a Cubanon c’è prenotazione del po-sto ma ci si siede così comecapita quasi all’arrembaggio.Errore veniale, per fortuna, inquanto anche a Cuba almenonon emettono più bigliettid’imbarco rispetto alla ca-pienza di posti seduti dell’ae-romobile; quindi ho trovatoinfine un posto libero e misono seduto.La cabina dell’aereo era stipa-ta di tutto: pacchi legati conlo spago, sacchi di iuta, cestee persino enormi torte di pa-sticceria dolce senza incarto,tenute in mano dal proprieta-rio per tutto il tempo delviaggio. Quella del trasportodelle torte in mano, senza in-carto, è una delle consuetudi-ni più diffuse in ogni angolodell’isola.E’ frequente infatti vedereuscire dalle profumate pastic-cerie aperte e molto attive intutta l’isola clienti con in ma-no, o persino sulla testa o sul-la spalla, enormi torte decora-te dai fantasiosi e vari coloripastello (celeste cielo, rosaconfetto, verde pisello, ecc.),che poi vengono trasportate alungo per le vie cittadine e, co-me ho potuto personalmenteconstatare, anche per aereoda una città all’altra.Debbo confessare di non ave-re mai avuto il coraggio di as-saggiare tali torte che, alla vi-sta, sembrano quasi esserefinte, fabbricate di cartapestae di gesso colorato; so peròche loro le mangiano e le ap-prezzano molto; chissà laprossima volta, un’altra volta,le assaggerò anch’io.Com’era ovvio, la quasi tota-lità dei viaggiatori cubaniaveva trasformato la cabinadell’aereo in una piazza vo-ciante e festosa dato l’alto to-no delle voci e l’abbondare dirisate e battute.Una signora seduta nella finadietro la mia, in particolare,parlava ininterrottamentecon tutti quelli che le risulta-vano a tiro di voce, come unamacchinetta, alternando pa-role a risate dal tono assai al-

In Volo su Cuba

to. Erano chiaramente chiac-chiere e risate nervose che la-sciavano trasparire la non po-ca apprensione dei viaggiato-ri per l’esperienza, forse nonmolto diffusa, del volo aereo.Cosicché non appena l’aero-mobile si è messo in movi-mento e dal pavimento dellacabina ha iniziato a salire undenso fumo, costituito in ve-rità da nebbia di condensadel sistema di condiziona-mento, quel vociare e rideres’è improvvisamente inter-rotto sopraffatto da un silen-zio assordante come il rom-bo delle turbine dei tre reat-tori in accelerazione.Poi il vociare, questa volta intono quasi isterico, è di nuo-vo ripreso interamente in-centrato sulla giusta preoc-cupazione generata dal quel-la coltre di fumo che si anda-va diffondendo sul pavimen-to della cabina; ad un certopunto il comandante del vo-lo, con un forte e ripetutomessaggio dagli altoparlan-ti della cabina, ha dovutorassicurare i passeggeri sul-la natura e sulla “normalità”di quelle emissioni gassose,invitandoli alla calma e, dipiù, alla fiducia (!).La calma è tornata, la fiduciaonestamente non lo so aguardare i volti stirati deipasseggeri più vicini, quasiparalizzati nella istantanea diun sorriso congelato.L’aereo ha iniziato a rullaresulla pista, ha raggiunto ilpunto di partenza, ha alzatoal massimo il rumore dei mo-tori ed ha iniziato la sua cor-sa per il decollo.In quello stesso momento l’e-missione di fumo si è decu-plicata e nei pochi istanti del-lo stacco dal suolo la cabinadei passeggeri è stata intera-mente invasa dal gas di con-dizionamento sino ad impe-dire la vista persino del sedi-le di fronte al proprio.Questo fatto mi ha impeditodi vedere le nuove espressio-ni che indubbiamente si era-no andate formando sui vol-ti dei miei vicini in quel fran-gente preannunziato ma noncerto previsto con quelle di-mensioni assolute, ma il gelotermico diffuso dal gas delcondizionamento era accom-pagnato da un gelo di voci epersino di respiri che ben tra-smetteva il clima psicologicoche mi circondava.Per fortuna non appena involo il gas si è disciolto con lastessa improvvisa rapiditàcon cui si era formato e quin-di la trasvolata si è svolta se-renamente e senza ulteriorisorprese, avvolta nel buiodella fonda notte caraibica.Lo sbarco ha visto ripetere lestesse scene di assalto dellasalita, ma oramai si era a ter-ra, per qualcuno a casa, peraltri, come me, in attesa delprossimo volo. S.R.

Dal far westdell’etere aidiritti tv delcalcio, dallecampagne ac-quisiti farao-niche a quelleelettorali conil Milan testi-monial.E poi gli scan-dali sportivi, iprocessi, leleggi ad per-sonam e Cal-ciopoli. Un raccontodi calcio che è innanzitut-to un racconto dell’Italiaberlusconiana, dei suoimetodi, delle sue manie digrandezza e delle suo ano-malie.Ventiquattro anni narratiattraverso le gesta sportivedegli eroi rossoneri, i detta-gli inediti della commistio-ne calcio e politica e l’affre-sco di un conflitto di inte-ressi diventato sistema.Come quando la strutturadella comunicazione delPopolo della Libertà, alla vi-gilia delle elezioni, si mos-se per organizzare una

controffensiva mediatica ingrado di calmare gli animidei tifosi inferociti per lacampagna acquisti del Mi-lan.Massimo Solani, classe1977, è giornalista profes-sionista dal 2002 e lavoraper il quotidiano l’Unità do-ve si occupa di cronaca giu-diziaria e sport. Francesco Luti, nato nel1973, lavora a Sky dopoaver collaborato con moltetestate nazionali; giornali-sta professionista dal 2003è stato arbitro di calcio del-la Figc dal 1989 al 2003.

di Massimo Solani e Francesco Luticon una appendice economica di Marcel Vulpis(direttore Sporteconomy)

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Ragazzi, sono pronto a alzarmi e fare quello che devoVoglio entrarle dentro, sai amico....

Come, come una macchina del sesso, amico,Muovendomi, facendolo, sai,

Posso comiciare a contare? (Dài!)Uno, due, tre, quattro!

Vieni su, dài sali,Vieni su, dài sali,

Rimani in scena, come una macchina del sessoAspetta!

Scuoti il bracccio poi usa il corpoRimani in scena come una macchina del sesso

Devi sentirtelo dentro, come sei certo di essere nataButtati, così, proprio così.

Vieni su, dài saliVieni su, dai sali

Dicevo che come ti senti Mi fà venire la febbre e i sudori freddi

Mi piace proprio così com'è,Ho per me e non mi preoccupo per lei

Vieni su e scuoti la tua gallina dalle uova d'oro,scuoti la tua gallina dalle uova d'oro

Cultura/e 7 1FOLIGNO

Sex MachineJames Brown- 1970

La giusta direzione

(Seconda parte. La prima è sta-ta pubblicata nel numero diottobre e nel sito internet)

“Il tempo è magnifico - e meri-tato. Ma di compagni, ahimè,per le camminate - non ne ho[…]. Perciò cammino da sola -non particolarmente lontano,perché non solo perdo il sensodell’orientamento, ma appenasono nata - l’ho perso.”(da Lettere ad Adriadna Berg,di Marina Cvetaeva)

Quando un giovanotto dellaNigeria o di una qualche re-gione della sconfinata Cinaci ferma, ci sentiamo quasiobbligati a misurare la di-stanza delle nostre mani, anon porgergliele né a ritirar-le troppo apertamente, amandarlo via con scivolosacortesia, a non sorriderglitroppo, ed eventualmente, adargli solo la minima partedei nostri spiccioli. Magari,col tempo, impariamo anchea riconoscere i tratti di queivolti all’inizio identici tra lo-ro, possiamo persino arriva-re a distinguere nitidamentei singoli stati d’animo, a sa-pere quando chi abbiamo difronte soffre per un male fi-sico o per un male psicologi-co, per un sogno infranto,ma non ci riteniamo suffi-cientemente autorizzati acomportarci di conseguen-za, perché mai nessuno ci hainsegnato ad apporre su per-sone “come loro” le etichet-te di diritto o di rovescio. E si

sa quanto possa essere im-barazzante, una volta “cre-sciuti”, trovarsi di nuovo a tuper tu con dilemmi infantili:sarà giusto o sarà sbagliato?Che poi, secondo il nostromodo sbrigativo di essere

umani, è l’unica cosa checonti davvero in una qualsia-si azione.Una volta, frequentavo lemedie, nel pieno di un litigioche aveva diviso tutti i parte-cipanti allo scontro in dueopposte tifoserie, una miacompagna di classe (non unaqualsiasi in realtà, ma la me-glio inserita nel pur limitatotessuto sociale e la megliovestita per la sua età) michiese senza giri di parole:«Ma noi siamo o no dallaparte del giusto?». Una do-manda che non mi aspetta-vo, banalmente assoluta.«Ma certo» le risposi, sicuracom’ero di avere dalla no-stra un’abbondanza maggio-re di parole rispetto a chiun-

que altro. Molte persone diogni età hanno ancora biso-gno di sentirsi rispondere al-lo stesso modo; tutti coloroche ci hanno preceduto cihanno trasmesso la propriaidea di “giusto e sbagliato”.

Nel modo di scrivere, di ab-bottonarsi gli abiti, di petti-narsi, di guardare il prossi-mo o di fare l’elemosina, sinascondono le varie tappe diuna lunga battaglia, a voltevinta e a volte persa, con lenostre sensazioni piùprofonde.In uno scatolone di vecchi li-bri ereditati da un nonno pervia collaterale, ho scopertopoco tempo fa un’edizionedelle Ultime lettere di IacopoOrtis del ’47, con su disegna-to un viso di donna dai trat-ti duri e geometrici, tipici,immagino, di una mano ma-schile che da lì a poco avreb-be intrapreso la carriera mi-litare, eppure con lo sguardovagamente reclinato, dolce.

Mi chiedo chi sia stata e chevolto abbia avuto nellarealtà. A vederla così sembrala personificazione della do-manda di affetto di un ado-lescente che osa solo imma-ginare uno sguardo benevo-lo lanciato di sottecchi dal-l’amore futuro. Giudicandodai tratti, credo che anchelui si sia chiesto quale fosseil verso più adatto in cuiorientare le varie figure checompongono il volto, i cer-chi e i semicerchi degli occhie delle guance, o qualeavrebbe potuto essere la giu-sta direzione dei suoi capel-li o del suo sguardo. Peccatonon abbia indovinato la giu-sta posizione degli occhi.Mi chiedo se non sia statauna amicizia immaginariaabbandonata sulla carta pri-ma di iniziare a studiare daadulto. Chissà se quel gio-vanissimo uomo, che io ri-cordo come il vecchioasciutto e ingiallito delle fo-tografie, si sarà domandatoper un attimo se valessedavvero la pena controllarei propri sentimenti. A cheserve fare la cosa giusta sepoi dobbiamo costringerenoi stessi a fare ciò che nonvogliamo, ad avere paura diciò che sentiamo, a relegaregli altri in precise caselle adebita distanza dalla no-stra? A cosa mai potrà ser-vire immaginare un volto didonna dagli occhi dolci madal profilo genericamentesquadrato?Quale superiore vantaggioci può essere nel preoccu-parsi di ciò che accade fuo-ri della nostra porta, se poila nostra anima dovrà mori-re di solitudine?

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MARIA SARA MIRTI

Luca si svegliaANGELO DI MICHELE

(Seconda parte. La prima èstata pubbicata nel numero diottobre e nel sito internet)

A Luca piace usare la fresa,davanti allo schermo dellamacchina ha l’eleganza deimaestri d’orchestra, le freseacuminate gli vorticano intor-no sfiorandolo, mordendo ilmetallo come fosse di burro,scagliando in aria petali metal-lici che lo fanno sembrare Mo-sè che divide le acque.Luca ama contemplare la su-perficie levigata dei “pezzi”,così come appare dopo la la-vorazione, liscia e lucente, se-gnata dalla fresa come uncampo da calcio dal tosaerba.Allora lui fa sempre l’oc-chiolino e mi dice “guardache bella”. Luca lavora bene, a volte sem-bra completamente ipnotiz-zato dalla macchina, Luca avolte resta troppo tempo nelcesso, non si sa a che fare.Comunque quando Lucanon ha voglia di faticarescuote la testa e ripete sem-pre la stessa cosa: “aveva ra-gione Giancarlo”.Superate le gallerie e con lo-ro il punto più in alto del tra-gitto, dove non era raro tro-vare la neve in quel periododell’anno, Luca affronta ladiscesa famelico, quelle cur-ve solcano un mare di neve,candida e soffice, il pensierovola ad Erica.Si frequentavano dalle scuolesuperiori, Luca correva da lei

ad ogni pausa, passeggiavanoabbracciati per i corridoi du-rante la ricreazione, si eracomprato un paio di Levis,quando lei gli si avvinghiavaaddosso aggrappandosi allatasca posteriore si sentiva inparadiso.Qualche anno dopo Lucaandò a letto con Adele.Adele aveva pressappoco lasua età, rideva molto e lo pro-vocava continuamente.Adele era passata nella vita diLuca quel tanto da incasinaretutto, gli aveva fatto scordarela tasca dei suoi jeans griffati,Adele lo svuotava, Adele eral’avventura, Erica era un por-to tranquillo.Luca svolta sulla provincialeproprio all’altezza del cimite-ro, la mattina è buia, gli tornain mente la zingara.La Zingara aveva una monta-gna di collane d’oro e lo guar-dava con occhi furbi.Luca le aveva dato qualchespiccio, la Zingara gli avevaparlato di un incidente.“Morirai a trentatre anni in unincidente” gli aveva detto.Luca aveva sorriso, la Zinga-ra allora gli aveva detto diAdele e lui aveva smesso disorridere.Erica non aveva dato peso aglisproloqui di quella vecchia,Luca da quel giorno non ave-va mai smesso di pensarci.Luca vola sulla strada, per unmomento pensa che potrebbeessere oggi, la strada è sgom-bra il sole comincia ad affac-ciarsi rivelando la sagomabuia delle montagne, Lucamarcia deciso verso il grugno

di Gianni.Luca si aspetta di scorgere ilfurgone dietro ad ogni cur-va, pensa che farà una sce-nata che potrebbe costargliil posto, pensa che romperàil muso a Gianni costi quelche costi.Quando Luca scorge la zonacommerciale pensa che final-mente potrà leggere l’ ora dal-l’insegna della banca.

Il semaforo in quel punto èsempre rosso, all’uscita del-le fabbriche puoi passareun’ora in fila per passare.Luca pensa che avrà tempoper vedere l’ora.Il semaforo è verde, la stradadeserta, Luca mantiene il gaspremuto e scalcia il sedile del-la panda come fosse il fiancodi un cavallo in corsa.Luca getta lo sguardo all’indi-rizzo della banca, i caratteriluminosi sembrano congelatianche loro, l insegna che mo-stra a rotazione ora, data etemperatura pare essere in-chiodata: -5 -5 -5 -5 -5.

Luca allunga il collo all’invero-simile nel tentativo di vederel’ora, ma l’orologio attendeche lui sia passato prima dimostrarla.Nell’ultimo tratto prima dellafabbrica la provinciale si re-stringe, qualche idiota ha fi-nanziato una pubblicità su uncartellone con una ragazzache si tocca i capelli e recita:“io amo la vita”.

Luca la guarda ogni giorno, lofa pensare a Erica, pensa chestasera andranno a mangiareuna pizza, pensa che dovreb-be stargli più vicino, che do-vrebbe chiedergli che cosa èquel segno sul collo.Luca imbocca la esse davantiai vigili del fuoco che da quelgiorno tutti avrebbero chia-mato la curva di Luca.La panda sbanda, che non èun gioco di parole, Luca ha unsussulto, la macchina si met-te di traverso.La macchina inizia a balzaresul posteriore, il muso rimaneattaccato all’asfalto.

Luca sogghigna, non mettemai la cintura, la cunetta fan-gosa lo ingoia.La macchina esce completa-mente di strada e scivola suun fianco, i paletti di una re-cinzione iniziano a saltarein aria, la rete arrugginita sichiude come la rete di unpescatore.La macchina si ferma con unsuono ruvido, niente a che ve-dere con gli incidenti della te-levisione.Niente nuvole di fumo, néscintille, niente vetri in frantu-mi ed esplosioni. Uno scivolare sordo e grezzo,fango e puzza di benzina.La strada è deserta, un lungoistante di silenzio, sembraposarsi sulla carcassa del-l’automobile, come un man-to di polvere.Luca esce dall’abitacolo, comeun astronauta dal portello.Bestemmia forte mentrescala il piccolo argine dellacunetta.Un’auto si ferma, ne esce untale basso e tarchiato, ha il vol-to spaventato sotto un cappel-lo ridicolo. Il tipo chiede cosaè successo, Luca lo guarda edice “un incidente”.Il tipo si tira su le maniche egli dice “pensi che siano mor-ti? Dobbiamo tirarli fuori?”Luca sorride, un'altra auto siferma, ne cala un tipo chesembra la reincarnazione diObelix. I tre insieme, raddriz-zano l’auto che molleggiandodisinvolta torna in strada.Luca ringrazia e salta su, il pa-rabrezza sembra la tela di ungrosso ragno, i cinque euro dibenzina che aveva nel serba-toio sono sparpagliati per tut-ta la vettura.Il motore ruggisce, sembra

quasi rinvigorito dall’urto,l’auto invece si muove claudi-cante, una ruota deve essersicome ovalizzata, la macchinasembra sculettare.Ora è sicuro che questo è ilsuo ultimo giorno di lavoro, èsicuro che Gianni pagherà an-che questo.Luca guarda la lancetta dellatemperatura andare su comeun contagiri in accelerazione,dopo un po’ l’auto è come sesoffocasse, il sibilo di unapentola a pressione, la mac-china inizia a sussultare, poimuore davanti al cancello del-la fabbrica, proprio ai piedidegli operai del primo turno,quello delle sei.Luca è un bravo ragazzo, ognimattina l’aspetto alle macchi-nette del caffè, io inizio alle seilui arriva soltanto alle sette.Una mattina, non me lo to-glierò mai dalla mente, sonole sei meno dieci quando ve-do la panda rossa di Luca ar-rivare, ha il parabrezza sfon-dato e del fumo che esce dalcofano, la macchina esalal’ultimo respiro proprio aimiei piedi, Luca esce stravol-to, neanche mi saluta e michiede che ore sono, io glisorrido rassicurandolo:“Vai tranquillo, sono le sei me-no dieci, sei in anticipo!”. Erica aveva chiesto mille vol-te a Luca di cambiare l’ora an-che sul display del videoregi-stratore della cucina visto chelei non ne era capace, lui siera rifiutato sempre, sfrutta-va la cosa come un vantaggio,perché così lei aveva semprequalcosa da dirgli, perché al-trimenti sarebbe rimasta mu-ta a guardare la televisione,perché pensava in questo mo-do, di farle un dispetto.

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Lavoro81

La crisi ha mangiato posti dilavoro per tutti, special-mente nell’industria, ma co-me sempre le donne paganoil prezzo più alto.Oltre 104.000 donne sonoscomparse dall’industria ne-gli ultimi 24 mesi con un ca-lo impressionante propriotra i lavoratori con contrattoa tempo indeterminato, do-ve rappresentano circa il46% del calo dell’occupazio-ne totale e oltre il 92% del ca-lo industriale del Nord.Una crisi feroce, in cui le di-sparità tra i generi sono an-cora più drammatiche.Le donne sono più presentinei settori marginali e obso-leti dell’industria, dove lecrisi aziendali sono piùdrammatiche e senza solu-zioni, così come nelle mi-croimprese dove il padronepuò licenziare senza giustacausa.Ciò avviene perché gli am-mortizzatori sociali e lo Sta-tuto dei lavoratori non sonoancora estesi alle aziende aldi sotto dei 15 dipendenti,come la Fiom ha denuncia-to dall’inizio della crisi,chiedendone l’estensione ela generalizzazione.Le donne sono le prime adandar via quando le azien-de aprono i processi di ri-strutturazione, proponen-dogli «esodi incentivati»,magari accettando anchepiccole somme, che gli uo-mini rifiutano.La fatica sta diventando in-

sopportabile.Ritmi e carichi di lavoro cre-scono, turni di notte, lavoroal sabato e nei festivi, pres-sione sullo straordinario, ilcontrollo e il regime di co-mando nei reparti produtti-vi diventa sempre più os-sessivo. La maternità e il la-voro di cura, consideratesolo come un costo azien-dale e un impedimento alla

produttività, sono fatte vi-vere alle lavoratrici comecolpa e frustrazione profes-sionale. Manca qualsiasi interventopubblico a sostegno del la-voro di cura, il peso del vi-vere quotidiano tra casa elavoro viene scaricato sullespalle delle donne, sulla lo-ro fatica e ingegnosità, sul-

la capacità di tirare avanti.Questo sforzo quotidiano(calcolato in almeno dueore di lavoro in più al gior-no) porta non solo fatica estress, ma fa sì che le don-ne si ammalino di malattieprofessionali più degli uo-mini, perché le postazioni ei ritmi di lavoro non sono amisura del corpo delle don-ne, ma anche perché la dop-

pia fatica le logora prima epiù a fondo.Il governo Berlusconi peròha aumentato l’età pensio-nabile delle donne nel pub-blico e si propone di farloanche per i settori privati,penalizzando le donne per-ché vivono più degli uominie quindi costano troppo al-la collettività.

FOLIGNO

+ Fatica - Libertà

Per la salvaguardiae il mantenimentodel sito Merloni di

Nocera Umbra

www.piazzadelgrano.org NOVEMBRE 2010

9 ottobre, 10.000 lavoratoridietro un enorme striscionecon scritto 'NO al modelloFiat, no al patto sociale, no aisindacati complici' hanno at-traversato i quartieri operai diTorino dalla porta 5 Mirafiorifino al Lingotto. Una manife-stazione orgogliosa e consa-pevole della posta in gioco.Non solo la difesa dei posti dilavoro e delle tutele nelleaziende del gruppo Fiat, i cuistriscioni aprivano il corteo,ma la volontà di impedire chel'aggressione in corso al mon-do del lavoro arrivi a compi-mento. "Schiavi mai" era lascritta che una dozzina dioperai torinesi in catene por-tavano orgogliosamente subi-to dopo lo striscione di aper-tura, salutati da applausi lun-go tutto Corso Traiano e poidalle finestre delle case ope-raie di via Nizza. E poi la Sevel,Cassino, Mirafiori e i compa-gni della Confederazione Co-bas della Fiat e ancora i vigilidel fuoco e i migranti, i giova-ni dei Blocchi precari metro-politani e gli occupanti dellecase, i dipendenti pubblici e iprecari a rispondere unitaria-mente all'attacco in corso. No-

nostante l'assordante silenziomediatico che ha accompa-gnato la preparazione di que-sta straordinaria manifesta-zione, studenti, popolo viola enumerosi rappresentanti diforze politiche della sinistrahanno portato il proprio con-tributo, segno che la scelta diportare a Torino una manife-stazione nazionale del mondodel lavoro ha trovato consen-si anche nella galassia politica.Un segnale chiaro e' arrivatooggi dal Lingotto, tra i fumo-geni ed il lancio di uova: nes-suna divisione del mondo dellavoro deve passare e non sipuò e non si deve affidare aduna categoria, pur forte ed at-trezzata, la difesa degli inte-ressi di tutti perché tutti, intutte le categorie, hanno biso-gno del sindacato combattivoe conflittuale. La confedera-lità, la generalizzazione dellelotte, la volontà e la capacitàdi "connettere le lotte" perchénessuno resti solo davanti al-la ferocia del capitale e dei pa-droni sono gli ingredienti giu-sti per essere davvero il sinda-cato che serve ai lavoratori;oggi ne è stato costruito un al-tro pezzo.

“Schiavi Mai!”Grande manifestazione a Torinodella Unione Sindacale di Base

Senza lotta contro la disuguaglianza, il razzismoe le discriminazioni non c’è libertà delle donne.Senza libertà delle donne non c’è libertà

Federmeccanica, insieme aFim e Uilm, vuole distrugge-re il contratto nazionale,contrattando le deroghe.Questa scelta sciagurataporterà a peggiorare le con-dizioni di lavoro e di salarioogni qualvolta i padroni nefaranno richiesta.Con le deroghe, le discrimi-nazioni contro le donne di-venteranno più diffuse epesanti: Fim e Uilm potreb-bero concordare più bassisalari per le donne «per fa-vorirne l’assunzione », co-me potrebbero fare accordiche scambiano occupazio-ne con tutele e diritti acqui-siti, nonostante i princìpidi parità di trattamentoche sono costati anni dilotte alle donne e che do-vrebbero rappresentareuna frontiera di civiltà nonpiù valicabile.Il ministro Sacconi e il go-verno Berlusconi voglionocancellare i contratti nazio-nali e lo Statuto dei lavora-tori, in particolar modo l’ar-ticolo 18, emanando unalegge che introduce il con-tratto individuale e l’arbi-trato al posto del ricorso aigiudice del lavoro.Senza contratti e senza di-ritti, il nostro paese diven-terà una giungla socialedove il padrone avrà sem-pre ragione, perché la for-za è dalla sua parte e i la-voratori e le lavoratrici di-venteranno solo merce,senza dignità.

Dopo alcuni anni di eviden-te incapacità gestionale daparte della famiglia proprie-taria e nonostante gravi de-localizzazioni di significati-vi reparti produttivi in paesia minor costo di manodope-ra che non hanno posto ri-medio, ma semmai aggra-vato, la crisi più commercia-le che produttiva del gruppoindustriale, in data 28 otto-

bre 2008 la Anto-nio Merloni Spa,con tutte le suepartecipate, è stataposta in Ammini-strazione Straordi-naria.In seguito allaapertura dellaprocedura falli-mentare la crisiproduttiva, che hacolpito soprattuttolo stabilimentoumbro di Colle di

Nocera, e quello Marchigia-no di Fabriano,ha indotto iCommissari nominati daGoverno al ricorso alla cas-sa integrazione “legge Mar-zano” che, salvo alcuni gior-ni di attività produttiva almese, ha sostanzialmenteinteressato tutti gli oltre1.000 lavoratori umbri e i1400 Marchigiani.Grazie alla forte mobilitazio-ne di tutti i lavoratori delgruppo in data 20 Marzo2010 è stato sottoscritto, trail Ministero dello SviluppoEconomico e tutte le Regioniinteressate dalla crisi dei di-versi stabilimenti del gruppoMerloni, un Accordo di Pro-gramma che ha posto chia-

ramente la priorità della ri-cerca di nuovi imprenditoriin grado di garantire, attra-verso un idoneo progetto in-dustriale e di ristrutturazio-ne, il rilancio produttivo del-l’intero gruppo, con l’obietti-vo irrinunciabile della salva-guardia dei livelli occupazio-nali di tutti gli stabilimentidel gruppo A. Merloni.In relazione a tale obiettivol’Accordo di Programma haprevisto la messa a disposi-zione del progetto di ristrut-turazione e rilancio azienda-le ingenti risorse economi-che, sia dirette che indirette,prevedendo altresì l’impe-gno degli Enti firmatari difarsi parte attiva nella ricer-ca dei nuovi investitori, af-fiancando e stimolando co-stantemente l’attività istitu-zionale dei Commissari.A distanza di 7 mesi dallasottoscrizione dell’Accordo diProgramma, tuttavia, nono-stante siano state ripetuta-mente avanzate manifesta-zioni di interesse da parte diimprenditori di grande rile-vanza internazionale, nonsolo non si è giunti alla for-malizzazione di concrete of-ferte di acquisto, ma è anzi

iniziato un processo dismantellamento dell’interogruppo industriale, con lacessione frazionata di assetitaliani ed esteri, che stamettendo in grave discussio-ne la appetibilità del gruppoindustriale da parte di sog-getti imprenditoriali real-mente in grado di progetta-re e sostenere il rilancio del-le produzioni, in misura ta-le da salvaguardare i livellioccupazionali dei siti dellaproduzione del “BIANCO” diNocera Umbra e Fabriano.All’esito dell’ultimo incontrocon i Commissari svoltosi inFabriano il giorno 18 ottobre2010 sembra prospettarsi ilrischio concreto della chiu-sura dello stabilimento diColle di Nocera Umbra, cir-costanza che potrebbe altre-sì riflettersi sulla sorte anchedel sito marchigiano, per ilquale sembrano farsi avan-ti proposte fortemente ridut-tiva da parte di potenzialiacquirenti di dubbia prove-nienza e comunque di bassoprofilo imprenditoriale.La salvaguardia del sito pro-duttivo di Colle di Nocera

Umbra, sia per i grandi nu-meri della occupazione lavo-rativa diretta e di indotto,sia per l’importanza assolu-ta della dimensione del sitoindustriale in un contesto re-gionale assai debole e pro-duttivamente marginale nelquadro economico indu-striale nazionale, deve costi-tuire una priorità assolutadell’azione di tutti i soggettipubblici istituzionalmentepreposti alla difesa del dirit-to al lavoro della propriacollettività amministrata.L’Assemblea dei lavoratoridello stabilimento Merloni diColle di Nocera Umbra chie-de quindi che la Regione del-l’Umbria, con l’assunzionedi una deliberazione forma-le prescrittiva da parte delproprio massimo organoconsiliare, assuma l’impe-gno concreto e vincolante dipromuovere, d’intesa solida-le con la Regione Marche, laricerca di soluzioni impren-ditoriali di dimensione eprofilo tali da garantire lariattivazione e il rilancio ditutti gli stabilimenti delgruppo Merloni ancora in

gestione alla Amministra-zione Straordinaria, a co-minciare da quello di Colledi Nocera Umbra, conside-rando esplicitamente l’ipote-si subordinata prevista nel-l’Accordo di Programma, dismantellamento e/o frazio-namento dello stabilimentodi Colle di Nocera Umbra,come evento disastroso perle politiche occupazionali eproduttive della nostra Re-gione,che avrebbe dalleconseguenze economiche esociali gravissime, ancheperché irreversibili.Infine, considerato che ini-zialmente la riapertura deibandi prevedeva una dura-ta di 90 giorni, termine ri-dotto dai Commissari a 45giorni con scadenza fissataal “15 Novembre 2010 ore18.00” oramai imminente inmancanza di offerte presen-tate, chiediamo che la Regio-ne Umbria congiuntamentecon la Regione Marche solle-citino sin da ora i Commissa-ri al prolungamento del ter-mine di scadenza del bandoquanto meno sino a quelloinizialmente previsto.

Documento consegnatodal Comitato dei Lavorato-ri della A. Merloni di Noce-ra Umbra ai componentidel Consiglio Regionaledella Regione dell’Umbrianella seduta del 26 ottobre2010

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no 78 giornate lavorative sul-le quali si è versata la contri-buzione. Con l’attuale nor-mativa c’è invece un vincolobiennale e questo, secondocalcoli molto attendibili, ta-glia fuori il 74,5 per cento deilavoratori a tempo indetermi-nato che non soddisfano i re-quisiti per l’indennità. Altro indubbio merito dellaproposta è quello di sempli-ficare gli strumenti normati-vi che scenderebbero da set-te a due, così come i modellidi contribuzione (cioè le ali-quote) che passerebbero dal-la giungla delle attuali venti-quattro a sei.L’unica differenza che resta èquella tra le imprese fino a 15dipendenti, che avranno ali-quote più basse rispetto a

Lavoro 91FOLIGNO

che con il sistema attualmen-te vigente i nostri lavoratorisono al secondo posto in Eu-ropa quanto a rischio po-vertà, anche a causa di unaspesa per i disoccupati appe-na allo 0,7 del Pil, la quota piùbassa tra i maggiori paesi del-l’Ue. L’idea è quella di attivare a re-gime due soli strumenti pertutti i settori. Il primo è la Cig(che mette insieme cassa in-tegrazione ordinaria e cassaintegrazione straordinaria), ilsecondo la Disoccupazione,che unisce mobilità e, appun-to, disoccupazione.Il sistema progettato è pubbli-co e universale e – in contro-tendenza con l’idea di sussi-diario del governo – può esse-re solo integrato, mai sostitui-to, dalla bilateralità. Per averediritto alla nuova Cig bisognaavere almeno 90 giorni dicontribuzione, l’importo èl’80 per cento della retribu-zione (con un massimale di

1.800 euro netti, senza deca-lage) e dura al massimo 36mesi nel quinquennio. Quanto alla disoccupazione,la copertura sarà anche quiinizialmente dell’80 per cen-to (fino a un tetto di 1.800 eu-ro netti), con una progressivadiminuzione che porta l’in-dennità al 64 per cento dopo12 mesi e al 50 per cento do-po due anni (integrabile dal-la contrattazione bilaterale).Il sussidio comporta l’obbligoda parte del lavoratore, dopoi primi sei mesi di godimentodel beneficio, di accettare of-ferte di lavoro congrue se-condo le disposizioni delleleggi regionali. La duratamassima dell’indennità è fis-sata a 24 mesi per chi ha me-no di 50 anni e sale a 30 perchi ne ha di più; per i disoccu-pati del Sud sono previsti seimesi in più. Tra le novità più interessan-ti, c’è il fatto che per accede-re alla disoccupazione basta-

Il Parlamento chiede di san-zionare le imprese che, entrosette anni dall'aver beneficia-to di aiuti pubblici, delocaliz-zano le loro attività. E' poichiesto di contrastare le pra-tiche che non concorrono al-la coesione e all'obiettivostrategico della piena occu-pazione. Sollecitando mag-giori fondi UE a favore del-l'occupazione, della forma-zione e l'innovazione, sonoanche chieste misure per evi-tare la caccia alle sovvenzio-ni e la definizione di una listanera delle imprese che viola-no le norme.La relazione d'iniziativa diAlain Hutchinson (PSE, BE)approvata dal Parlamentosottolinea anzitutto «la gra-vità delle delocalizzazioni diimprese in diversi paesi del-l'Unione europea».Tale fenomeno, secondo i de-putati, può riguardare nonsoltanto le industrie cosid-dette tradizionali con elevataintensità di manodopera, maanche industrie con elevataintensità di capitale e il setto-

re dei servizi.D'altra parte,notando chela scelta didelocalizza-re, talune vol-te, non è af-fatto correla-ta a problemidi produtti-vità, di effi-cienza o direddit iv i tàeconomica, ilParlamentosollecita il ri-spetto e l'at-

tuazione degli obiettivi dicoesione economica, socialee territoriali e degli obiettivistrategici della piena occu-pazione.Chiede quindi che non sianosostenute finanziariamentedall'UE le pratiche che nonconcorrono alla realizzazio-ne di tali obiettivi quali, ap-punto, le delocalizzazioniimmotivate sotto il profilodella redditività o che com-portano notevoli soppressio-ni di posti di lavoro.La Commissione e gli Statimembri devono invece impe-gnarsi nell'adozione di prov-vedimenti volti a prevenire lepotenziali incidenze negativedelle delocalizzazioni sullosviluppo economico nonché«i drammi sociali» riconduci-bili alle perdite occupaziona-li dirette o indirette da essecausate nelle regioni dell'U-nione europea che lamenta-no chiusure di imprese e lecui capacità di riconversionesiano modeste o inesistenti.Al contempo, i deputati ricor-dano l'importante ruolo che

possono svolgere i fondistrutturali e di coesione euro-pei, a condizione che questipromuovano la coesione e lasolidarietà tra gli Stati mem-bri e che «massimi sforzi»siano compiuti prioritaria-mente nelle regioni che sof-frono di ritardi nello sviluppoeconomico. Ai loro occhi,inoltre, la Commissione deveadottare tutti i provvedimen-ti necessari affinché la politi-ca regionale europea non co-stituisca un incentivo alla de-localizzazione di imprese.Per tale ragione, riconosconoche la proposta, contestualealla riforma dei Fondi strut-turali, tesa «a punire» le im-prese che, pur avendo usu-fruito di un aiuto finanziariodell'UE, delocalizzano le loroattività in un arco di sette an-ni a decorrere dalla conces-sione dell'aiuto, sia «una pri-ma misura indispensabileper promuovere la coesioneeconomica, sociale e territo-riale dell'UE».Inoltre, chiedono che le im-prese che si delocalizzano al-l'interno dell'Unione dopoaver beneficiato di aiuti pub-blici o quelle che hanno licen-ziato il personale del loro sta-bilimento d'origine senza ri-spettare le legislazioni nazio-nali ed internazionali, nonpossano usufruire degli aiutipubblici per il loro nuovo luo-go di attività.Tali imprese dovrebbero an-che essere escluse in futurodal beneficio dei Fondi strut-turali o da quello degli aiutistatali per un periodo di set-te anni a decorrere dalla delo-calizzazione.

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Il Parlamento Europeo chiedesanzioni per le impreseche delocalizzanzo

15 ottobre, Cobas Scuola:sciopero in difesa della scuolapubblica “Bene Comune”

NOVEMBRE 2010

La proposta, messa a puntodalla confederazione e dall’I-res (con un gruppo di lavorocomposto da Giovanna Alte-ri, Lorenzo Birindelli, Fernan-do Di Nicola, Michele Raitanoe Claudio Treves) è stata pre-sentata a corso d’Italia lunedì4 ottobre dal segretario gene-rale della Cgil, Gugliemo Epi-fani, dal segretario confede-rale Fulvio Fammoni e daGiovanna Altieri, direttoredell’Ires.L’ambizione è alta: 500milanuovi lavoratori dovrebberoa regime (nel 2018) essere in-clusi nel sistema di tutele, iltutto in modo finanziaria-mente sostenibile. Tre, come ha sottolineato Epi-fani, sono i pregi essenzialidella proposta: include tantilavoratori prima esclusi dacassa integrazione, mobilità eindennità di disoccupazione,ha costi prevedibili e sosteni-bili, permette all’Italia "di sen-tirsi un po’ più europea", visto

quelle industriali con unmaggior numero di dipen-denti e al settore edile. «Con la nostra proposta –spiega il segretario confede-rale della Cgil, Fulvio Fam-moni – la platea dei lavorato-ri che potrebbe usufruire de-gli ammortizzatori sociali sa-lirebbe di 500mila, per lamaggior parte donne, immi-grati e addetti con basse qua-lifiche. Sono misure necessa-rie e organiche, tanto più ur-genti perché la crisi è assailontano dal cessare di pro-durre i suoi effetti che sonocontemporaneamente il re-stringimento della base lavo-rativa e produttiva del paese.Naturalmente come tutte leproposte è aperta alla di-scussione, a cominciare na-

Davvero una giornata impor-tante nella lotta per difende-re quel bene comune crucia-le che è la scuola pubblica ditutti e per tutti. Dai dati delleprincipali città risulta che il30% dei lavoratori hannoscioperato, fatto di grande ri-lievo visto che il nostro appel-lo alle strutture sindacali peruno sciopero comune non èstato purtroppo accolto e chela responsabilità dell’iniziati-va è gravata solo sulle nostrespalle. E almeno centomilamanifestanti sono scesi inpiazza nelle manifestazioniregionali, con punte partico-larmente alte a Torino (circa20 mila), Roma (15 mila), Na-poli (15 mila), Palermo e Ca-gliari (entrambe 7 mila), Pisa(6 mila). Sciopero e cortei sisono rivolti contro i tagli diorario, materie e posti di lavo-ro (140 mila in meno in treanni), sottolineando comel’impoverimento della scuolasia certamente un processo inatto da un ventennio con laresponsabilità dei governi siadi centrodestra sia di centro-sinistra, ma che, nel contem-

po, l’attualepolitica ditagli regi-stra un sal-to quantita-tivo che ciprecipitaverso il ba-ratro di unascuola-mi-seria senzarisorse nésperanze.Nelle mani-festazionihanno do-

minato le richieste di annulla-mento dei tagli, di assunzio-ne stabile dei precari, di inve-stimenti consistenti almenoai livelli medi europei, di re-cupero integrale degli scattidi anzianità e dei contrattiper docenti ed Ata, senza ilquale ogni lavoratore perderàin media 40-50 mila euro. E’motivo di particolare soddi-sfazione che in piazza, accan-to a docenti, Ata e studenti, cisiano stati operai delle fabbri-che metalmeccaniche, a par-tire dalla FIAT, e lavoratori delPubblico impiego; nonchéquei Comitati dei precari edei genitori che si oppongonoalla scuola-miseria di Gelmi-ni e Tremonti ma che non di-menticano il ruolo svolto, nel-l’impoverimento della scuola,da quei partiti di centrosini-stra che furono in posizionedominante nei governi Prodi.A Torino, insieme ai docenti,Ata e studenti, hanno manife-stano anche i lavoratori dellaFIAT, di fabbriche meccanichee chimiche, del Pubblico Im-piego e Sanità, nel quadrodello sciopero provinciale ge-

nerale. A L’Aquila, insieme alpopolo della scuola pubblica,erano in piazza anche tanticittadini per protestare con-tro la gestione malandrina ecialtrona della “ricostruzione”che non ha restituito alla cittàmartoriata nemmeno le scuo-le e l’università preesistenti,nonché gli operai della SEVEL-FIAT. Ad Adro i COBAS hannomanifestato a fianco dei col-leghi che coraggiosamentehanno fatto quello che nessu-na autorità pubblica si è ac-collata, e cioè porre fine all’e-sproprio di una scuola da par-te di una fazione politica,quel distruttivo leghismo chevorrebbe una scuola divisaper etnie e religioni, conse-gnata a gruppi privati e parti-ti. A Roma la polizia ha impe-dito ai manifestanti, che ave-vano protestato a lungo sottoil MIUR, di giungere al Parla-mento ma il corteo si è svol-to ugualmente in quel centroche il sindaco Alemanno vor-rebbe off-limits per i cortei.Anche a Napoli l’interventodella polizia ha influito sullamanifestazione, a cui hannopartecipato anche gli operaiFiat di Pomigliano, caricandoprovocatoriamente una partedel corteo e provocando feri-ti e fermi. Ora la lotta prose-guirà con la “Campagna con-tro il Collaborazionismo e l’Il-legalità” che ha già bloccatoin molte centinaia di scuole leattività aggiuntive, oltre acontrastare tutte le illegalitàmesse in atto quotidianamen-te per mascherare le voraginidella scuola-miseria.

Piero Bernocchiportavoce nazionale COBAS

Riforma degli ammortizzatorisociali: la proposta della CgilDue soli strumenti: la cassa integrazione e la disoccupazioneSi potrebbero includere donne, immigrati e addetti conbasse qualifiche oggi senza tuteleLa riforma è in grado di finanziarsi con la contribuzione

turalmente da Cisl e Uil».Da non sottovalutare, infine,l’aspetto finanziario. «Sinora– ha detto Epifani – tutti i go-verni, compresi quelli di cen-tro sinistra, ci hanno spiega-to che la riforma degli am-mortizzatori sociali non sipoteva fare perché costavatroppo, ma con questa propo-sta dimostriamo che non ècosì». Come è dimostrato innumerose e utili tabelle, lariforma targata Cgil è in gra-do di finanziarsi attraverso lacontribuzione, che può copri-re 4,2 miliardi di euro in piùnecessari a regime, cioè nel2018. In alcuni, i contributidelle imprese possono anchescendere: aumentano soloquelli delle aziende che oggiversano poco o nulla.

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rispondono ad altrettanteclassi di efficienza acustica.La prima classe identifica illivello più alto e silenzioso,mentre la quarta classe rap-presenta quella con la peg-gior efficienza acustica emaggiore rumorosità: vaconsiderato che, seppure illivello prestazionale "di ba-se" - così come previsto dal-la norma UNI - è rappresen-tato dalla terza classe, lastragrande maggioranzadegli edifici italiani esisten-ti non raggiunge neppure la

quarta classe.La valutazionecomplessiva diogni unità immo-biliare, inoltre, de-riverà da una seriedi valutazioni ine-renti diversi ele-menti: l'isolamen-to di facciata, l'i-solamento rispet-to ai vicini (sia peri rumori aerei, siaper i rumori dicalpestio) e il livel-lo sonoro degliimpianti.Nel caso degli al-berghi sarannoconsiderati altresìgli isolamenti acu-stici fra ambientidella stessa unità.La certificazioneacustica obbligato-

ria sarà necessaria per tutti itipi di edifici, anche per le ca-se monofamiliari, esclusiquelli a uso agricolo, artigia-nale e industriale.Per quanto riguarda invecegli ospedali, le scuole e le ca-se di cure i requisiti acusticisaranno contenuti nell'ap-pendice della norma UNI.

Enti locali e servizi10 1 FOLIGNO

Con la deliberazione n. 10del 17 marzo 2010 (pubbli-cata nella G.U. n. 240 del 13ottobre 2010) il Comitatod’indirizzo e coordinamentodell'informazione statisticaha fissato i principi cui devo-no uniformarsi gli enti e gliuffici del Sistema statisticonazionale per la produzionedelle statistiche ufficiali.Per la verità, tale adempi-mento era stato già richie-sto dalla Commissione Eu-ropea agli Stati membri conuna raccomandazione del25 maggio 2005, meglio co-nosciuta come Codice dellestatistiche europee.E' a tutti noto, infatti, qualeruolo fondamentale assol-vono le statistiche nelle so-cietà democratiche, proprioperché mettono a disposi-zione delle autorità pubbli-che, dei politici, degli opera-tori economici e sociali non-ché dei cittadini informa-zioni obiettive ed imparzia-li sulla base delle quali èpossibile adottare decisioniinformate e dibattere aper-tamente talune tematiche.Ne consegue che per potersvolgere tale ruolo, le stati-stiche ufficiali devono esse-re prodotte e diffuse con-formemente a norme comu-ni che garantiscano l'ottem-peranza ai principi di impar-zialità, affidabilità, obietti-vità, indipendenza scientifi-ca, efficienza economica e ri-servatezza statistica.Il Codice, quindi, intendeperseguire un duplice obiet-tivo: da un lato, accrescere lafiducia verso le autorità sta-tistiche; dall'altro, migliora-

re la qualità delle statisticheda esse prodotte e diffuse,promuovendo l'applicazionedei principi, delle pratiche edei metodi statistici interna-zionali migliori.Il documento si articola neiseguenti quindici principi:"1. indipendenza professio-nale degli organi statistici;2. mandato per la raccoltadei dati dichiarato in modoesplicito a chi è invitato a ri-spondere;3. le risorse a disposizionedevono essere sufficienti asoddisfare le necessità del-la statistica ufficiale;4. l'impegno in favore dellaqualità conformemente aiprincipi fissati nella dichia-razione sulla qualità del si-stema statistico europeo;5. riservatezza statisticaper la tutela dei dati perso-nali dei fornitori di dati;6. imparzialità e obiettivitànel rispetto dell'indipen-denza scientifica;7. solida metodologia construmenti, procedure ecompetenze adeguate;8. procedure statistiche ap-propriate sia per la rileva-zione dei dati che per la lo-ro convalida;9. onere non eccessivo suirispondenti;10. efficienza rispetto ai costi;11. pertinenza alle esigenzedegli utenti;12. accuratezza e attendibi-lità nel rispecchiare la realtàin maniera accurata e atten-dibile;13. tempestività e puntua-lità nella diffusione;14. coerenza e confrontabi-lità con fonti diverse;15. accessibilità e chiarezzaper gli utenti.Il Codice italiano, pur elen-cando, anche nell'ordine, i

Nell’ordinamento italiano,nonostante le sollecitazionidel Parlamento Europeo (Ri-soluzione 2001/2239-INI,emanata il 20 Settembre2001) manca una norma in-criminatrice ad hoc in temadi mobbing.La giurisprudenza italiana ri-conduce essenzialmente il fe-nomeno (oltre che - a secon-da dei casi - ai reati di lesionee violenza privata) al reato dimaltrattamenti ex art. 572del codice penale collocatotra i delitti contro la famiglia,ma che vieta espressamenteanche condotte di maltratta-mento poste in essere dalsoggetto agente in danno di“una persona sottoposta allasua autorità, o a lui affidatper l’esercizio di una profes-sione o di un’arte”.Pur non esistendo nel nostrocodice il reato di mobbing, si

usa sempre più spesso parla-re di questo istituto quandosi verificano determinaticomportamenti sul luogo dilavoro. Il termine mobbing(da to mob, letteralmente “ac-calcarsi intorno a qualcuno”)è stato mutuato da una bran-ca dell’etologia, per designa-re un complesso fenomenoconsistente in una serie di at-ti o comportamenti vessato-ri, protratti nel tempo, postiin essere nei confronti di unlavoratore da parte dei com-ponenti del gruppo di lavoroin cui è inserito o dal suo ca-po, caratterizzati da un in-tento di persecuzione edemarginazione finalizzato al-l’obiettivo primario di esclu-dere la vittima dal gruppo.Trattasi di condotte per lopiù finalizzate ad indurre lavittima all’auto-licenziamen-to, ovvero a discriminare il la-voratore che abbia tenutocondotte non approvate daisuperiori o dai colleghi.In Italia, la giurisprudenza di

vo che si instaura tra datore dilavoro e lavoratore subordina-to in quanto caratterizzatodal potere direttivo e discipli-nare che la legge attribuisce alprimo nei confronti del secon-do, osservando che “l’art. 572c.p., rispetto al precedente co-dice, ha ampliato la categoriadelle persone che possono es-sere vittima di maltrattamen-ti, aggiungendo nella previsio-ne normativa ogni personasottoposta all’autorità dell’a-gente, ovvero al medesimo af-fidata per ragioni d’istruzione,educazione, etc..”Nonostante l’orientamentoprevalente, la Corte di Cassa-zione (Sez. VI), nella recentesentenza n. 26594/2009, ri-tiene come non sia possibileinquadrare tout court il mob-bing nell’ambito dei maltrat-

E' stata pubblicata a fine lu-glio la norma UNI 11367che definisce la classifica-zione acustica degli edificied impone, a chiunque vo-glia vendere o affittare unalloggio, oltre alla normalecertificazione energetica,anche l’elaborazione diquella acustica.Un obbligo che entrerà a pie-no regime dal 2011, mentre idettagli ed il rego-lamento attuativodella norma UNIsaranno noti nelleprossime setti-mane.Con la nuova nor-ma, in buona so-stanza, si prevedeche ogni unità im-mobiliare abbiauna certificazio-ne che attesti laclasse acustica diappartenenza.Il concetto è lostesso della certi-ficazione energe-tica, con qualchedifferenza, però,almeno in rela-zione ai costi.La certificazioneacustica, infatti,viene redattasulla base di un collaudo daeffettuare in tutti i vani del-l'immobile.Mentre per la redazione diuna certificazione energeticasi spendono fino a 300 euro,secondo l'Ente italiano di uni-ficazione, che ha elaborato lanorma UNI 11367, i collaudiacustici costeranno dalle cin-

que alle dieci volte in più ri-spetto a quelli energetici.Ottenere la certificazioneacustica, quindi, costerà tra i1.500 e i 3mila euro.Molto dipenderà dalla super-ficie da verificare e dai vaniche dovranno essere collau-dati. La certificazione acusti-ca, infatti, è una prova chedeve essere ripetuta in tuttele stanze che compongonol'immobile che sta per esserevenduto o locato.Dai risultati ottenuti nelleprove acustiche effettuate in

tutti i vani, considerato unmargine di incertezza dellemisurazioni e fatta una me-dia, si ricaverà un indice chepermetterà la classificazioneacustica sulla base di quattrodiverse classi. Le classi acu-stiche appunto.Sono previste quattro sogliedi differenziazione che cor-

SILVIA PROSAICI

SALVATORE ZAITI

ELISA BEDORI

Il “mobbing” in Italia

L'Istatha adottato il Codiceitaliano delle statisticheufficiali

I diversi orientamenti giurisprudenziali sul “reato”di mobbing

Un nuovo collaudo a molti zeri per poter vendere olocare una casa

Classificazione acustica edifici:la nuova norma UNI 11367

tamenti previsti dall’art. 572c.p. La Suprema Corte, in talecaso, ha affermato come lepratiche persecutorie realiz-zate ai danni del lavoratoredipendente e finalizzate allasua emarginazione possonointegrare il delitto di maltrat-tamenti in famiglia esclusiva-mente qualora il rapporto trail datore di lavoro ed il dipen-dente assuma natura para-fa-miliare, in quanto caratteriz-zato da relazioni intense edabituali, da consuetudini divita tra i soggetti, dalla sogge-zione di una parte nei con-fronti dell’altra e dalla fiduciariposta dal soggetto più de-bole del rapporto in quelloche ricopre la posizione disupremazia, escludendo, per-tanto, nel caso sottoposto, lasussistenza del reato in rela-

legittimità penale ha inizial-mente ricondotto il mobbingai reati di percosse o lesioni(Cass. pen., Sez. IV, 20.12.2005, n. 46266).Le decisioni più recenti, inve-ce, fanno rientrare l’istitutoin oggetto nell’ambito del de-litto di maltrattamenti (Cass.pen., Sez. VI, n. 737/2007;Sez. V, n. 33624/2007), os-servando che il fenomeno delmobbing appare più prossi-mo alla fattispecie di cui al-l’art. 572 c.p., la cui integra-zione richiede, comunque, laravvisabilità dei parametri difrequenza e durata nel tem-po delle azioni ostili al fine divalutarne il complessivo ca-rattere persecutorio e discri-minatorio.Tale principio è stato ribadito,con motivazione ampia e con-vincente dalla sent.27469/2008 della III° Sezionedella Suprema Corte, che hafatto rientrare nel rapportod’autorità di cui all’art. 572c.p. il rapporto intersoggetti-

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medesimi principi adottatidal Codice europeo, nonfornisce però gli strumentiné gli indicatori per dareconcreta applicazione aiprincipi stessi; si limita arinviare agli enti e uffici delSistema statistico naziona-le l'adozione delle misurenecessarie.Ciò non facilita di certo l'a-zione intrapresa verso unamaggiore indipendenza, in-tegrità e responsabilità del-le autorità statistiche nazio-nali.Se alla proclamazione deiprincipi non faranno segui-to interventi seri e attendi-bili in grado di misurare everificare la loro reale attua-zione, allora continueremoad assistere alle consuete"sfornate" di numeri, indicie grafici.L'obiettivo che si era propo-sto il legislatore europeo diaccrescere la fiducia delpubblico nei confronti dellestatistiche ufficiali è stretta-mente legato al principiod’indipendenza sancito di-rettamente dal Trattato UEe fa riferimento all'obietti-vità del processo di produ-zione delle statistiche.Non può sfuggire, infatti,che "per imparzialità si in-tende un modo oggettivo eindipendente di produrrestatistiche, al riparo daqualsiasi pressione esercita-ta da gruppi politici o da al-tri gruppi di interesse, inparticolare per la scelta del-le tecniche, delle definizio-ni e delle metodologie piùadeguate al perseguimentodegli obiettivi stabiliti".Auguriamoci che il sistemastatistico nel suo comples-so abbia le capacità per far-vi fronte.

NOVEMBRE 2010

zione alle vessazioni subitedalla dipendente ad opera diun dirigente di un’aziendaprivata di grandi dimensioni. L’indirizzo posto da detta de-cisione è stato, però, imme-diatamente abbandonato.La Corte di Cassazione, Sez.VI, con la sentenza n.28553/2009 ha abbracciatol’orientamento dominante ingiurisprudenza, qualifican-do le molteplici attività deivertici aziendali volte a con-seguire l’acquiescenza deilavoratori presso un termo-valorizzatore alle carenzedegli impianti di sicurezza edi prevenzione degli infortu-ni, sottoponendo gli stessilavoratori a ripetuti provve-dimenti di dequalificazione,di depotenziamento dei ri-spettivi ruoli e a minacce disanzioni disciplinari ingiu-stificate, come maltratta-menti, lesioni personali eviolenza privata.Pertanto, nonostante il mob-bing sia entrato a far partedel linguaggio corrente, restaper ora ancorato ai diversiorientamenti della giurispru-denza, in attesa che il legisla-tore italiano ottemperi ai vin-coli imposti dall’Unione Euro-pea sulla creazione di unanormativa specifica che con-trasti il crescente fenomenodel mobbing.

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Salute 11 1FOLIGNO

Le Emorroidi sono cuscinet-ti di tessuto sotto mucosariccamente vascolarizzatonella parte inferiore del ret-to e contribuiscono a chiu-dere completamente il ca-nale anale.Quando questi cuscinetti siprolassano si parla di ma-lattie emorroidarie.Considerato un disturbo discarsa rilevanza medica,queste vengono trascurate,in realtà sono un problemafastidioso e a volte moltodoloroso.Rappresentano un proble-ma degli adulti over 50 sen-

za distinzione di sesso.La perdita di sangue vivonel momento della defe-cazione è il segno princi-pale della Malattia Emor-roidaria.A seconda dello stadio del-la malattia si può avere:1° stadio prurito, 2° stadioprolasso, 3° stadio edema,4° stadio dolore e perdita dimuco.Per svariati motivi (timidez-za, noncuranza, ecc.) moltepersone non consultano ilmedico.Il Farmacista perciò può di-ventare l'interlocutore pre-ferenziale.Prima di decidere se inter-venire in autonomia o invi-

tare il paziente a consultareil medico è necessario veri-ficare che il quadro clinicosia chiaro e il paziente ingrado di fornire una chiaradescrizione dei sintomi.La Malattia emorroidariaspesso dipende da una cat-tiva alimentazione.La riduzione della consi-stenza delle feci rende l'eva-cuazione più facile, ridu-cendo il sanguinamento.Consigli1) Aumentare gradatamen-te l'apporto di fibra (paneintegrale, frutta, verdura),aumentare l'assunzione diacqua, succhi di frutta espremute.2) Usare i prodotti a base di

La celiachia è un’intolleran-za permanente al glutine,sostanza proteica presentein avena, frumento, farro,kamut, orzo, segale, speltae triticale.L’incidenza di questa intol-leranza in Italia è stimata inun soggetto ogni 100/150persone. I celiaci potenzial-mente sarebbero quindi400 mila, ma ne sono statidiagnosticati intorno ai 65mila. Ogni anno vengono ef-fettuate cinque mila nuovediagnosi ed ognianno nascono2.800 nuovi celiaci,con un incrementoannuo del 9%. Per curare la celia-chia, attualmente,occorre escluderedalla dieta alcunidegli alimenti piùcomuni, quali pane,pasta, biscotti epizza, ma ancheeliminare le piùpiccole tracce di fa-rina da ogni piatto.Questo implica unforte impegno dieducazione alimen-tare. Infatti l’assun-zione di glutine,anche in piccoledosi, può causaredanni.La dieta senza glutine, con-dotta con rigore, è l’unicaterapia che garantisce alceliaco un perfetto stato disalute.Il glutine è una proteinacontenuta in alcuni cereali:frumento, farro, orzo, sega-le, avena. Seguire una dietasenza glutine significa evi-tare alimenti contenentiquesti cereali e i loro deriva-ti. Si possono utilizzare in-vece altri tipi alimenti qua-li: riso, mais, miglio, manio-ca ed altri. Molte industrie alimentarihanno messo in commercioalimenti senza glutine sem-pre più gradevoli: farine che

sostituiscono quella di gra-no, pane, pasta, biscotti,dolci, cracker, grissini, fettebiscottate, merende. La die-ta del celiaco risulta così va-ria ed equilibrata nonostan-te l’esclusione del glutine.Ricordate che l’alimentazio-ne senza glutine non è soloun limite o una rinunciacontinua, come potrebbesembrare, ci sono infattitanti alimenti privi di gluti-ne che da sempre fannoparte dell’alimentazionemediterranea e che possonoessere un valido spunto perpiatti semplici e particolari

per tutti, celiaci e non. Conun po’ di fantasia e creati-vità ognuno di noi potrà in-ventare piatti senza glutinebuoni e uguali per tutti, co-me risotti, patate, polenta,legumi.Ma cerhiamo di capire oracome e perchè si deve varia-re la propria dieta, e soprat-tutto come ci si deve com-portare quando si è affettida questa intolleranza.L'esclusione nella dieta del-le prolamine di grano, orzo,segale, farro ecc. condizio-na inevitabilmente sceltealimentari ed abitudini quo-tidiane come fare la spesa omangiare fuori casa. Questeattenzioni specifiche non

Il tumore del fegato, epato-carcinoma (HCC), è un tu-more in aumento nelle sta-tistiche mondiali.La prevenzione costituiscel’arma migliore contro taleneoplasia.L’epatite cronica B e C, l’a-buso alcolico e la sindromemetabolica (diabete e so-prappeso) sono le principa-li cause di cirrosi epatica,che a sua volta rappresentail maggior rischio per svi-luppare il tumore.In Italia 300.000 personepresentano cirrosi epatica,spesso senza saperlo. Di questi ogni anno l’1-3%sviluppano un tumore(HCC), quindi circa 6.000nuovi casi l’anno. Dal 1991 nel nostro paese èin atto (obbligatoria inizial-mente per i neonati e i dodi-cenni, dal 2003 solo per ineonati) la vaccinazionecontro l’epatite B, per cui at-tualmente la popolazionefino a trenta anni è protettadal virus B. Invece la trasmissione del-l’epatite C è combattuta at-traverso misure di igieneprimaria (tra l’altro stru-menti medici monouso).Il problema sono quindi i500.000 pazienti affetti daepatite cronica B e il milio-ne da epatite C.I farmaci attualmente inuso riescono a spegnere l’e-patite B e a guarire in unabuona percentuale i pazien-ti affetti da epatite C.Chi non risponde alla tera-pia deve essere sorveglia-to attentamente tramiteecografia per la diagnosiprecoce del tumore. Infat-ti scoprire un tumore dipiccole dimensioni e limi-tato al fegato consente tra-mite intervento chirurgicodi eliminarlo in manieradefinitiva.Tuttavia bisogna tener con-to che spesso le condizionidi questi pazienti sono

compromesse da anni diepatite cronica e dalla cirro-si epatica.Per cui in essi è spesso diffi-cile eseguire interventi chi-rurgici o altre metodiche te-rapeutiche atte a neutralizza-re il tumore epatico ed evita-re la possibilità di metastasi( alcolizzazione , termoabla-zione, embilizzazione).Il tumore del fegato è spes-so silente, non da sintomi,si accresce lentamente, e inalcuni casi da metastasi,senza prima aver dato se-gni di sé.Quindi spesso la diagnosiviene posta quando ormai ètroppo tardi per poter inter-venire chirurgicamente ocon altre metodiche.La chemioterapia tradizio-nale non ha praticamenteeffetto su questo tumore,per cui fino al 2007 non viera arma per poterlo con-trastare quando ormaiavanzato.Attualmente è in uso un

Celiachia

Malattie emorroidarieUn disturbo che non va sottovalutato; unacorretta alimentazione può alleviare il disagio

Tumore del fegato

LEONARDO MERCURI PARIDE TRAMPETTI

MARIO ANTONIO ZOCCO

NOVEMBRE 2010

psyllium, gomma di Guar,per chi non riesce a correg-gere la stipsi con la dieta.3) Evitare alimenti irritanti,bevande alcoliche, spezie,frutta secca e dolci.4) Assecondare lo stimolodella defecazione senza sta-re troppo sul water.5) Il prurito può essere al-leviato con un'accurataigiene intima con saponiacido liquidi.

TerapiaSi pensava che la criotera-pia selettiva fosse la meto-dica più adatta alla soluzio-ne del problema, invece èstata quasi abbandonata,come pure abbandonati so-no HAL doppler e Coagula-zione ad Infrarossi. THD è ilpiù moderno trattamentochirurgico della terapia del-le emorroidi. Questo metodo è la soluzio-

ne meno dolorosa e inoltrerispetta pienamente l'inte-grità anatomica di questaarea molto importante perla continenza.Terapia farmacologica.a) Preparazioni topichecortisonici e anestetici lo-cali; i cortisonici hannoun'azione antinfiammato-ria, antipruriginosa, antie-demigena mentre gli ane-stetici locali hanno azioneantidolorifica.b) Biflavonoidi; sono so-stanze di origine vegetale,esercitano azione antiossi-dante e capillaroprotettrice,usati in associazione con ipreparati topici riducono gliepisodi di sanguinamento,il numero delle ricadute e lagravità dei sintomi negli at-tacchi acuti.c) Ghiaccio ed analgesici peros; in caso di dolore moltoforte può essere utile appli-care il ghiaccio (15- 30 min)e/o l'uso di analgesici (para-cetamolo, ibuprofene, keto-profene, diclofenac).

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Importanza della prevenzionee nuove prospettive terapeutiche

L’informazione e la dietasono le uniche armi vincenti

devono escludere le regoledi base di una alimentazio-ne sana ed i principi della"dieta mediterranea" rap-presentata da cereali, legu-mi, frutta ed ortaggi, pesce,olio di oliva. La densità energetica, il con-tenuto in fibre vegetali e vita-mine, il contenuto e la com-posizione dei grassi preva-lentemente di origine vegeta-le di questi alimenti hannoun ruolo protettivo versomolte patologie e favorisco-no un buon stato di salutegenerale. Nell’alimentazioneequilibrata dell’adulto il 60%

delle calorie della ra-zione dovrebbe pro-venire dai carboi-drati o zuccheri ed il20-30% dai grassi.Poiché ogni alimen-to ha un proprioprofilo nutritivo, e’importante sceglie-re quantità adegua-te (porzioni) di cibiappartenenti ai di-versi gruppi di ali-menti, alternandolinei vari pasti dellagiornata per averedisponibili tutti iprincipi necessariper l'organismo.Come avrete capitouna persona celiacanon ha bisogno dialimenti particolari

e rari, ma ha bisogno di co-noscere la propria patolo-gia, conoscere gli alimenti esoprattutto la loro composi-zione nutrizionale. Nel servizio dietetico ospe-daliero della nostra cittàtroverete delle ottime dieti-ste esperte in questa ed intutte le altre problematicheche riguardano l’alimenta-zione, basterà rivolgersi aloro, od a qualsiasi altrodietista di vostra fiducia peravere una sicurezza ed unainformazione seria e pro-fessionale che vi aiuti a con-vivere con una patologiache se affrontata con le co-gnizioni giuste non ci daràmai nessun problema.

nuovo farmaco SORAFENIB,farmaco antiangiogenesi,capace cioè di bloccare laformazione di vasi sangui-gni indotta dal tumore.Quindi il farmaco riduce oimpedisce l’apporto di san-gue al tumore, ostacolando-ne la crescita.Sono allo studio altre mole-cole il cui funzionamento èbasato sullo stesso princi-pio, però più potenti e selet-tive (farmaci che agisconosui recettori EGRF), già spe-rimentati con successo inaltri tumori.La novità di questi farmaciin fase di sperimentazione,da usare in tumori avanza-ti, non aggredibili con altremetodiche (chirurgia alco-lizzazione ecc..) è quellache essi forse saranno ca-paci di far regredire il tu-more, non solo rallentarnela crescita; essendo poigravati da minori effetticollaterali, perché più se-lettivi.

Mario Tessari, Sciamano - 2003

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Pensieri e Parole121 FOLIGNO

LA CONDIZIONE NECESSARIA DELLA POESIAQUANDO LA PAROLA È IL SUONO DELLA VITA

...ETUTTI INCOROCANTAVAMO O SOLEMIO

Con questa frase vorrei ini-ziare a parlare di Poesia, checonsidero la forma più purad’espressione artistica ben-ché, da sempre e soprattut-to in questi tempimoderni,sia un genere lette-rario tanto bistrattato quan-to diffusa è la tendenza adaccorgersi dell’esistenza dicerte meravigliose Voci soloquando queste sono ormaipassate a miglior vita (...).Sul concetto generale di Poe-sia si potrebbe disquisire alungo, ma ritengo che giàtroppo in questo senso siastato fatto e che individuareuna definizione precisa nonsia comunque possibile, néin fondo necessario.La Poesia è una dimensionecosì intima e radicata nelsentire profondo di ognunoche non si può racchiuderlain schemi e fissarle una for-ma; ha molteplici volti mu-tanti nel contenuto, nel si-gnificato, nello stile.E la sua ricchezza risiedeproprio nel suo essere elasti-ca e ripiegabile, spaziale edessenziale.Quindi cercherò semplice-mente di spiegare cosa rap-presenti per me la Poesia eperché, da quando ho me-moria, senta il bisogno discrivere in versi.La Poesia è la mia rincorsafrenetica alla vita, una sor-ta di accanimento su mestessa attraverso cui riven-dico il diritto di aggrappar-mi a tutto ciò che mi circon-da. La mia scrittura attingedal mio sangue, è la lamacon cui mi incido per arriva-re al cuore e poter osserva-re con sguardo lucido e sen-

za filtri ilmondo.E questo è unfaticoso mai n e v i t a b i l epercorso disof ferenza ,fatto di saltinel vuoto,scosse d’asse-stamento, fasialterne di di-sperazione edi estasi inau-dita, perché la parola noncura né acquieta, ma ampli-fica ogni sensazione, scoprela carne, rivela le nudità.E’uno sviscerarsi senza so-sta che richiede assolutasincerità -nella Poesia non sipuò barare- e che condizio-na e scandisce ogni minutodella giornata, come una ne-cessità che pulsa erespira,tanto da portarmi adescrivere perfino lo sguar-do che indosso ogni matti-na.Nel definirmi Poetessa sotto-lineo sempre come non amimolto la tecnica, preferendoaffidarmi completamente alsentire più che alla parola insé. Non uso la parola comemezzo per catturare gliistanti, ma per dilatarli e la-sciarli fluire liberamente.Nella parola l’emozione bru-cia in un attimo ma rimaneimmortale.E la Poesia non è altro che ungesto d’amore verso mestessa, la mia consegna all’e-ternità.Vorrei così invitarvi, nel mo-do che reputo più semplice enaturale, a condividere conme questo cammino nell’af-fascinante universo dellaPoesia, riportandovi questomese una delle mie liriche.In seguito mi propongo difarvi conoscere il pensiero e

UNA LETTERA AL MONDO ADULTOCHE NE SARÀ DI NOI E DEL MONDO CHE CI LASCIATE

FUORI E DENTRO IL BORGOSEMPRE E SOLO RADIOFRECCIA

“Buona notte ehmm, qui è ra-dio Raptus e io sono Benas-si... Ivan ehmm forse lì c’èqualcuno che non dorme...beh che ci siate o no io ci houna cosa da dire oggi ho avu-to una discussione con unmio amico lui beh lui è uno diquelli bravi... bravi a crederein quello in cui gli dicono dicredere... lui dice che se unonon crede in certe cose noncrede in niente... beh non èvero. Anche io credo.Credo nelle rovesciate diBonimba e nei riff diKeith Richard.Credo al doppio suono dicampanello del padronedi casa che vuole l'affittoogni primo del mese.Credo che ognuno di noimeriterebbe di avere unamadre e un padre che sia-no decenti con lui almenofino a quando non si stain piedi.Credo che un Inter comequella di Corso, Mazzolae Suarez non ci sarà maipiù, ma non è detto chenon ce ne saranno altrebelle in maniera diversa.Credo che non sia tuttoqua. Però prima di crederein qualcosa d’altro bisogna fa-re i conti con quello che c'èqua, e allora mi sa che crederòprima o poi in qualche dio.Credo che se mai avrò una fa-miglia sarà dura tirare avanticon 300mila al mese ma cre-do anche che se non leccheròculi come fa il mio capo-re-parto difficilmente cambie-ranno le cose.Credo che ho un buco grosso

dentro ma anche che il rockand roll, qualche amichetta ,il calcio, qualche soddisfazio-ne sul lavoro, le stronzatecon gli amici... beh ogni tantoquesto buco me lo riempio-no.Credo che la voglia di scappa-re da un paese con 20milaabitanti vuol dire che hai vo-glia di scappare da te stessoe credo che da te stesso nonci scappi neanche se sei Ed-die Merx.Credo che non è giusto giudi-care la vite degli altri perchénon puoi sapere proprio un

cazzo della vita degli altri.Credo che per credere certimomenti ti ci vuole moltaenergia. (…)”Ivan Benassi detto Freccia.“Ho perso le parole, eppure cele avevo qua un attimo fa..”Luciano LigabueVedete Radiofreccia è così.Uno di quei film che a fare larecensione perdi solo tempo. Deve essere visto tutto d'un fia-

to. Come un bicchierino d'ama-ro bevuto per riscaldarsi.Poi deve essere rivisto.Riavvolgete il nastro e soffer-matevi sui dettagli.Ecco. Ora potrete capire per-ché pagine bianche, estrattidella pellicola, citazioni dallacolonna sonora sono utiliz-zate per tentare goffamentedi riprodurre qualcosa, unaqualche atmosfera magica acui manca un ingrediente es-senziale: l'emozione.Si ragazzi queste sono solonude parole, non fermateviqui stasera quando starete

leggendo annoiati questoarticolo che si trova semi-nascosto in fondo al gior-nale. Correte in internetaprite youtube o qualun-que altro sito conosciate eaggiungente l'ingrediente.Toccate con mano.Vedete a volte non servo-no grandi registi, scuole dicinema, nomi altisonanti. Questo film vi prova chetutto ciò che incontratenella vostra vita può esse-re afferrato e rinchiuso daqualche parte, una canzo-ne, un film, un libro. E re-so immortale. Dovete cre-derci di più davvero.Bisogna bruciare via conla forza di un'esistenza di

passaggio e con la rabbia dichi vuole restare per sempre.Chissà se ci riuscirete. Se ciriusciremo.Però penso che la sfida che cilancia Radiofreccia valga lapena di essere raccolta.Allora? Siete pronti? 112 mi-nuti. Saranno 6720 secondiinterminabili.A proposito, ma volete anco-ra una recensione?

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ARIANNA BOASSO

ROBERTO CRESCIA

SILVIA PALLARACCI

SAMANTHA PASSERI

NOVEMBRE 2010

Caro mondo adulto,Basta a chi ci dice “bamboccio-ni “, gioventù senza valori,senza Dio, senza educazione.Basta agli articoli e saggi di il-lustri sociologi e psichiatriche dicono di quanto noi ven-tenni siamo confusi e persi.Lo sappiamo benissimo. E ba-sta dire che è colpa dellascuola, della televisione, delcomputer, della scienza. Ba-sta a chi si erge e dall’alto del-la sua incommensurabilescienza, giudica e ci infila incategorie. Si parla spesso di tribù me-tropolitane, come i punk, imetallari, gli emo, i pariolini,gli skaters e tanti altri, che l’e-sigenza di mettere tutto incategorie ha classificato. Manon siamo mica dei prodottida supermercato, messi ac-curatamente al posto giustonel reparto di riferimento.Che tristezza!! Noi siamo chisiamo, e basta; evitate di rin-chiuderci in stereotipi perchépoi va a finire che in qualchemodo ci crediamo anche noie uscirne è difficile perchéper una stupida esigenza dicoerenza si è obbligati a re-stare nella propria rassicu-rante categoria di riferimen-to e finisce che si fa fatica acapire chi siamo veramente.Ci state lasciando un mondoche va a rotoli, ci date esem-pi ben poco edificanti e poi vi

lamentate che restiamo a ca-sa fino a trent’anni. Andate voi con laurea e ma-gari anche master ed espe-rienze all’estero a fare i ca-merieri, se vi sta bene. Dovre-ste prendere invece esempioda questi ragazzi che lavora-no sodo, che hanno studiatotanto, con risultati eccellentie che vanno a fare lavori cheun tempo faceva solo chi erapoco istruito. E scusate se poil’affitto per una casa, da soli,non ce la facciamo a pagarlo,scusate se non riusciamo alavorare per più di un anno oanche meno, ma con la preca-rietà che avanza non è cosasemplice.Non siamo noi che siamosenza valori, ma siete voiche li avete distrutti, e conloro molte altre cose. Ci in-segnate che per fare succes-so conta essere belli, per leragazze essere anche un po’veline non guasta, giovani,

pronti a lavorare anche do-dici ore al giorno, che la ma-ternità a trent’anni è soloun impedimento ad unacarriera eccellente, che con-tano le conoscenze e amici-zie, e poi se sei competenteè anche meglio ma non fon-damentale.Ma che cosa state dicendo? Eil merito? La classe politicaurla che i romani sono porcie vi lamentate del fatto chel’unità nazionale si realizzaservendo il paese con uno distipendio sicuro a fine mese.Non investite sulla scuola,sull’educazione e non vi ren-dete conto di quante capacitàe risorse state sprecando ob-bligando giovani laureati ita-liani a realizzarsi all’estero.Quindi basta stereotipi, emettetevi una mano sulla co-scienza. Proprio sicuri che quelli sen-za valori siamo noi?In bocca al lupo, ragazzi!

le opere di altri autori, anchepoco conosciuti, che sonocerta imparerete ad amarecome è successo a me.Buona lettura.

“Conditio sine qua non”Mi scopro sempre

qua, nell’alveo che convergetutta la mia discendenza

ruvida e al femminile.Un puntaspilli di un

rovesciodi mano in disuso

di prudenza.Dico e mai disdico

che la verità non sempre èvera

che ho amato ogni voltale cose imperfette

perché al contrarioho rilevato forme irregolari

Mi sono riempitadi un irrequieto chiedere

per svuotarmidi uno stentato esistere.

L’indole mia reclama unapietà

che appartiene solo a mee alla mia indecente anar-

chia.Altro non è dato saperee col dorso spigoloso del

polsoora asciugo le labbrada tanto farfugliare.

Di me solo questo dite:essere stata è la condizione

perché lei sia.Lei.

“Poesia è pensier che manifesta/E stringe il Vero in simboliprofondi/E’ fuoco sacro sull’altar di Vesta/Luce di templi,sinfonia di mondi.” Arturo Graf

Grazie al Teatro Lirico Speri-mentale di Spoleto ho avutol’opportunità di esibirmi indue occasioni diverse nellaRepubblica Popolare Cinese.Lo scorso luglio ho presoparte ad un concerto pressoil padiglione Italiano dell’Ex-po universale di Shanghai e,i primi giorni di ottobre ap-pena passati, a Xi’An, la cittàcon l’ottava meraviglia delmondo: lo straordinarioesercito dei guerrieri di ter-racotta. Sembra strano masono state due esperienzecompletamente diverse, siaper quanto riguarda il lassotemporale (appena 5 giornidi permanenza a Shanghai,oltre 10 giorni a Xi’An) siaper le esperienze artisticheed umane. Shanghai è unacittà globalizzata, dove puoitrovare dietro l’angolo qual-cosa di occidentale che ti ri-porta a sensazioni che ricor-dano casa. Xi’An no, o alme-no molto meno. Nei tempipassati era la capitale cinese,e tutt’ora è una metropolicon oltre 8 milioni di abitan-ti, ma sembra di entrare intutt’altra dimensione rispet-

to a Shanghai. Lo scopo del nostro ultimoviaggio è stata l’inaugurazio-ne del grandissimo comples-so archeologico del DamingPalace, ovvero un enormeparco (oltre 30 kmq) con restiarcheologici e un nuovo pa-lazzo-museo ricostruito inbase a documentazioni stori-che. Per l’evento l’agenzia distato cinese che si occupa digrandi eventi ha fatto vera-mente la cose in grande. De-legazioni da diverse nazioni(Italia, Iran, Turchia, Corea,Russia, ecc) si sono esibite suinumerosi palcoscenici all’a-perto seminati per il parco enoi abbiamo fatto ben 14 con-

certi, passando in rassegnaarie, duetti e terzetti del no-stro sconfinato repertoriooperistico e canzoni della tra-dizione italiana e partenopea,brani che ormai sono un veroe proprio patrimonio dell’u-manità. La folla ha sempregremito il nostro palcosceni-co. Vedere e sentire il pubbli-co cinese cantare con noi initaliano o napoletano non haavuto davvero prezzo.La cosa che mi ha maggior-mente colpito però è l’esserestato considerato esotico.Non so dire se ciò sia statopiacevole o meno, ma senzadubbio strano. Un cantantelirico al giorno d’oggi è con-siderato esotico anche in Ita-lia, questo è vero, però l’inte-resse e la curiosità che io ed imiei colleghi abbiamo susci-tato mi ha sorpreso. Mi sonoritrovato a camminare per lestrade tra migliaia di personeche ti guardavano, sorrideva-no, salutavano, volevano fo-tografarsi con me o mi foto-grafavano di nascosto. Tuttoquesto è normalità per un ar-tista quando avviene duran-te un’esibizione o subito do-po, ma quando si va anoni-mamente in giro per la città enon si è Pavarotti, no.

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Scuola a cura di Maura Donati

Tutto ha avuto inizio nel-l’agosto del 2008, quando ildecreto legge numero 112del 25 giugno è stato con-vertito in legge, la numero133 del 6 agosto, “recantedisposizioni urgenti per losviluppo economico, la sem-plificazione, la competitiv-ità, la stabilizzazione dellafinanza pubblica e laperequazione tributaria".Questa legge, all’articolo 64riporta “disposizioni in ma-teria di organizzazione sco-lastica” che rappresentanol’incipit di un percorso di in-terventi e misure atti atrasformare lentamente econ progressione crescentela scuola pubblica per comedocenti, studenti e famigliela stanno iniziando aconoscere in questo caldoautunno delle mobilitazioniresponsabili e partecipate.Nove punti che evidenzianol’uno dopo l’altro l’impor-tanza dei tagli, della razion-alizzazione delle risorse,della diminuzione del per-sonale docente e amminis-trativo e della revisione del-l’attuale assetto ordinamen-tale, organizzativo e didatti-co “ai fini di una migliorequalificazione dei serviziscolastici e di una piena val-orizzazione professionaledel personale docente – silegge nell’articolo - tuttoquesto, a decorrere dall'an-no scolastico 2009/2010 e

tanto impegno speso nellepiazze e nelle strade a coin-volgere e far capire l’impor-tanza della mobilitazionecontro dei tagli indiscrimi-nati, siamo riusciti a rib-altare una propaganda ap-parentemente positiva mache nasconde degli effettiassolutamente negativi sul-la realtà educativa e di ricer-ca in Italia. Basti pensare acome vengono presentati itagli di spesa per la scuolapubblica: le cifre più bassesono relative ai primi due

anni per lasciare le cifre piùelevate al 2011 e al 2012. Inquesto modo, il mondo sco-lastico può essere colto di

sorpresa con modifichesostanziali quando ormai ètroppo tardi per potertornare indietro senza pe-santi conseguenze”. Ad av-valorare questa tesi che crit-ica i tagli ritenendo invece difondamentale importanza“un massiccio investimentonell’istruzione”, ci sono an-che i dati pubblicati nel re-cente rapporto Ocse sull’ed-ucazione che “boccia” l’Italiain quanto al di sotto dellamedia europea in merito adinvestimenti in questo set-

tore: il fatto che solo la Slo-vacchia abbia un dato peg-giore la dice lunga sulla de-riva della scuola pubblica

da realizzare comunque en-tro l'anno scolastico2011/2012”. Bisogna, però,arrivare al sesto punto perconoscere effettivamentel’entità dei tagli di spesadestinata alla scuola pubbli-ca: 456 milioni di euro perl’anno 2009, 1.650 milioni dieuro per l’anno 2010, 2.538milioni di euro per l’anno2011, 3.188 milioni di europer il 2012. Un incrementocontinuo di tagli da appli-care in tre anni scolastici,producendo una riduzionecomplessiva della spesa dadestinare alla scuola pubbli-ca pari a 8 milioni di euro.Un trend giudicato positiva-mente dal governo che hatrovato nella persona delministro Mariastella Gelmi-ni il soggetto attuatore maanche il bersaglio contro cuisi sono scagliate le criticheforti e decise dei Comitatiche da sempre lottano peruna scuola pubblica sana elibera. Insomma, le origini diquello che sarebbe accadutoera sotto gli occhi di tutti giàdall’estate del 2008 ma soloquest’anno si iniziano avedere i primi cortei, le mo-bilitazioni e gli scioperi indifesa di una scuola che staandando alla deriva tra clas-si superaffollate e fuori nor-ma, mancanza di personaletecnico amministrativo(Ata), precari senza un fu-turo e, perché no, bagni sen-

za carta igienica. I Cobas(Comitati di base della scuo-la) hanno lottato e continu-ano a lottare per ribaltare lapropaganda del Governosull’importanza dei tagli alfine di migliorare le con-dizioni della scuola pubbli-ca: “i tagli rappresentanosoltanto un progressivo in-debolimento della qualità sucui si erge la scuola pubbli-ca italiana – ha dichiaratoPatrizia Puri, insegnante erappresentante dei Cobas –l’anno scorso soltanto le

persone più sensibili alla po-litica scolastica si sono ac-corte di quanto stava acca-dendo. Oggi, invece, dopo

Le origini del declino e l’autunno “caldo” dellamobilitazione contro i tagli alla scuola pubblica

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italiana e sul complessivolivello di cultura ed edu-cazione nazionale che ciriguarderà da qui in avantise le cose non cambieranno.Ma le mobilitazioni finaliz-zate a contrastare questoandamento sono già iniziateda tempo anche sollecitatedall’appello lanciato dal-l’Assemblea europea dell’e-ducazione durante il SocialForum Europeo che si èsvolto quest’anno ad Istan-bul. In Italia, ad esempio, iCobas hanno risposto estanno rispondendo con in-iziative ad ampio spettro fi-nalizzate anche a coinvol-gere docenti ed Ata, precarie stabili, genitori, cittadinitutti, in difesa della scuolapubblica, del diritto al-l’istruzione, dei posti di la-voro. “La scuola che si stadelineando con la riduzionedi 140 mila posti di lavoro intre anni è una scuola poveradi tutto: insegnanti, classi,materie, ore, conoscenza efuturo – si legge in una notadiffusa il 15 ottobre duranteil presidio davanti alla sedeRai di Perugia dei Coordina-menti ‘Viva la scuola pubbli-ca’ e ‘Precari’ – il dramma didecine di migliaia di precari,spremuti fino a ieri comelimoni ed oggi spietata-mente gettati via, è il dram-ma di un paese con menoistruzione, meno diritti emeno democrazia per tutti”.

NOVEMBRE 2010

Presidio dei Cobas del 15 ottobre 2010 davanti alla sede Rai di Perugia

Appello alla mobilitazione lanciatodall’Assemblea europea dell’educa-zione nel corso del Social ForumEuropeo che si è svolto ad Istanbula luglio di quest’anno“Noi, popolo della scuolapubblica, riunito ad Istan-bul per il sesto Forum Socia-le Europeo lanciamo un ap-pello per un periodo di mo-bilitazione per il prossimoautunno. […]Intendiamoportare avanti scioperi, ma-nifestazioni e azioni in tut-ta Europa per riaffermare ildiritto all’educazione pub-blica e gratuita per tutti eper difendere ed estenderei diritti dei lavoratori. Con-tinueremo a dare il nostroappoggio, nei prossimi dueanni, a manifestazioni na-zionali e contro-summit inoccasione degli incontri deiministri europei dell’educa-zione, così come abbiamofatto lo scorso maggio a Ma-drid. Organizzeremo incon-tri in varie città europee inmodo da coinvolgere sem-pre più persone, condivide-re le nostre esperienze eunificare le nostre lotte con-tro le politiche neoliberiste;contatteremo in maniera at-tiva gli studenti e le orga-nizzazioni dei lavoratoricoinvolti nelle lotte per l’e-ducazione perché partecipi-no ai nostri incontri: lance-remo quindi un appello perla partecipazione al prossi-mo meeting educazione.La crisi va pagata da chi l’haprovocata!I nostri governi usano la cri-si per cancellare tutti i dirittiottenuti dai lavoratori negliultimi cento anni e per ab-bassare salari e pensioni.

Usano il diktat del Fmi e dell’Ue per approvare misure an-ticrisi che saranno i soli lavo-ratori a pagare (come in Gre-cia, Italia, Portogallo, Spagna,Francia): una delle soluzioniè tassare gli speculatori, lorodevono pagare la crisi! Bastatagli ai fondi pubblici per l’e-ducazione, basta con la ridu-zione dei curricula e con i ta-gli al tempo scuola, alle le-zioni e alle materie di inse-gnamento, basta con la pri-vatizzazione e la mercifica-zione dei sistemi educativi:noi lottiamo per maggiori in-vestimenti nell’educazionepubblica, per una scuola euna ricerca libere; lottiamoper fermare la precarizzazio-ne dei lavoratori della scuo-la e dell’università in mododa garantire educazione diqualità per tutti. Basta conl’introduzione di test di valu-tazione basati su abilità de-terminate dal mercato; bastacon l’insegnamento per com-petenze orientate dal merca-to: noi lottiamo per il dirittoad una educazione gratuita,laica e di qualità per tutti,per il diritto al pensiero cri-tico, per il diritto, per ogniessere umano, di avere pie-no accesso alla conoscenza edi divenire un cittadino con-sapevole ed attivo; lottiamoperché tutti i generi abbianouguali diritti e perché non cisia una prospettiva patriar-cale nell’educazione. Lottia-mo per il diritto all’educazio-ne nella propria lingua. […]”.

La mobilitazione dei docenti contro “la scuola dei tagli” si fa anchein aula e arriva a coinvolgere studenti e famiglie. Perché tutti devono sapere e partecipare.

Venerdì 15 ottobre, sul sito internet del Liceo scientifico Galeazzo Alessi di Perugia, è stato pubbli-cato un singolare quanto significativo documento sottoscritto dai professori della stessa scuola.Le parole espresse parlano chiaro: il mondo scolastico si sta mobilitando in vari modi e sta cer-cando di coinvolgere un sempre maggior numero di persone al fine di produrre cambiamenti con-creti e visibili. Di seguito, proponiamo il documento nella sua interezza e precisiamo che “il LiceoScientifico Galeazzo Alessi, erede diretto della Scuola Normale Ignazio Danti istituita in Perugianel 1861 – si legge in una nota del sito internet - è il Liceo più antico della città dove, con l’attualenome, opera da più di ottanta anni in una dimensione liceale continuamente aggiornata ed ap-prezzata anche al di fuori dei confini cittadini”.

Protesta dei docenti del Liceoscientifico Alessi. Comunicazione a genitori estudenti.

“Di fronte all'opera di gradua-le smantellamento, che l'attua-le governo sta conducendo neiconfronti della Scuola Pubblicaitaliana, la larga maggioranzadei docenti del Liceo Scientifi-co G. Alessi di Perugia (circa il70%) ha scelto di astenersi dal-l'effettuare sostituzioni e pre-stazioni straordinarie in gene-re, nonché dall'accompagnaregli alunni a viaggi di istruzionee stage. Tale astensione assu-me la valenza di protesta perdifendere i nostri diritti di lavo-ratori senza venir meno ai do-veri contrattuali: le attività og-getto di sospensione non solonon sono obbligatorie, ma, purrappresentando un arricchi-mento dell'offerta formativa,non compromettono il percor-so didattico del quale garantia-mo il regolare svolgimento. Con questa iniziativa non si vo-gliono creare contrapposizionifra docenti e famiglie, o docen-ti e studenti, ma rendere tutticoscienti delle difficoltà in cuiversa la scuola, affinché tutticontribuiscano a far sentire il

proprio disagio dal propriopunto di vista. I punti maggiormente critici (edannosi) dei provvedimenti go-vernativi sono i seguenti: la cre-scita del numero degli alunniper classe che rende precaria lasicurezza e arreca grave dannoall'efficacia dell'attività didatti-ca; la dequalificazione e l'impo-verimento dell'offerta scolasti-ca che derivano dall'azzera-mento dei corsi sperimentali; il

taglio delle risorse per attivitàdi sostegno e recupero che pri-va gli alunni più deboli dei ne-cessari interventi personaliz-zati; il taglio dei fondi per lesupplenze e la saturazione del-le cattedre a 18 ore e oltre, che

produrranno un ulteriore au-mento delle classi scoperte euna diminuzione del numerodi giorni di lezione effettiva pergli studenti; la mancanza di unpiano nazionale di aggiorna-mento dei docenti ai nuovi in-dirizzi e programmi di studio;la mancanza in molti casi di li-bri di testo adeguati alle indica-zioni nazionali; l'avere applica-to la riforma tramite circolari enon leggi seguendo una proce-

dura dichiarata illegittima in al-cuni casi da ordinanze delTAR, a causa di forzature neitempi e nei metodi. La penaliz-zazione riguarda tutta la scuo-la, perché tutti i provvedimen-ti, che presi singolarmente pos-

sono sembrare di poco conto,portano ad un forte abbassa-mento della qualità della scuo-la pubblica nel suo complesso,con grave danno per gli stu-denti. Per quanto concerne in parti-colare la nostra categoria, inac-cettabile e vergognoso è il bloc-co degli scatti di anzianità, cheper noi insegnanti rappresen-tano l'unica forma di avanza-mento della carriera. La lorosospensione, quindi, economi-ca e giuridica comporta unamancata retribuzione i cui ef-fetti incidono, non solo su treanni, ma su tutta la vita lavora-tiva, sui trattamenti di fine ser-vizio e sulla pensione, con undanno economico complessivoquantificabile, per un docentea inizio carriera, in più di40.000 euro lordi. Per i viaggi di istruzione, all'im-pegno totale degli insegnanti(24 ore su 24) fa riscontro il to-tale disconoscimento del lorolavoro: nessun compenso èprevisto. Riteniamo che alunni e fami-glie comprendano significato evalidità della nostra protestasperando che quanto prima sitrovi occasione concreta diconfronto e dibattito”.

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Corrispondenze, Sport e Cucina141 FOLIGNO

Tette di VenereFare un compostocon 500 gr di farinatipo 00, 500 gr dipatate lessate,sbucciate e schiac-ciate, 2 uova, 50 grdi burro, due dita dilatte tiepido nelquale avrete scioltodel lievito di birra.Lavorate bene il tut-to e lasciate a lievi-tare in un recipien-te coperto da unapezza di cotone.Nell’attesa fate ilripieno tritando as-sieme 150 gr di

prosciutto cotto, dei cap-peri e una o più mozzarel-le che ridurrete a pezzet-tini.Nel frattempo la pastasarà a posto, stendetelacon un matterello e porta-tela a uno spessore giusto,né troppo alto né tropposottile.Con una tazza ricavate deicerchi al cui interno collo-cherete pugnetti del ripie-no, poi chiudete a fagottoo sacchetto.Lasciate riposare tuttequeste tette per un’altramezzora e poi finalmentefriggetele in olio bollente.

LA RICETTA DEL MESE: TETTE DI VENERE - LIMBROGLIATA

L’imbrogliataE’ una minestra abbastan-za popolare in Lucania; ilsuo nome deriva dal fattoche si presenta come unpiatto molto ricco mentrein realtà è abbastanzasemplice e povero.Vi servono 5 zucchine, 5cipolle, qualche patata, uncavolo verza, 300 gr di fa-gioli rossi, mezzo chilo dipomodorini freschi, olioextravergine di oliva, delleporzioni di pane raffermo,pepe e sale q.b.Lavate bene le verdure ecuocete a parte i fagioli.Quando saranno quasi cot-

AL VIA IL CAMPIONATO DI CALCIO A 7 U.I.S.P.

FACEBOOK E SOCIAL NETWORK ON LINE

GRANBALLOSULLATOLDADELTITANIC

Redazione: Via della Piazza delGrano 1106034 Foligno (PG) tel. 0742510520Mail:[email protected] tribunale di Perugian° 29/2009Editore: Sandro RidolfiDirettore Editoriale: Sandro RidolfiDirettore Responsabile: GiorgioAuriziDirettore Sito Internet: Andrea TofiStampa: Grupo Poligrafico Tiberinosrl, Città di CastelloChiuso in redazione il 25/10/2010Tiratura: 3.000 copiePeriodico dell’Associazione ”Luciana Fittaioli”

Tantissime persone e altret-tante possibilità di utilizzo:un’agorà virtuale che sta in-generando lo svilimento e laperdita delle più semplici e“romantiche” forme di comu-nicazione. Una rete sociale (ininglese social network) consi-ste in un qualsiasi gruppo dipersone connesse tra loro dadiversi legami sociali, che van-no dalla conoscenza casuale,ai rapporti di lavoro, ai vinco-li familiari. Le reti sociali sonospesso usate come base distudi interculturali in sociolo-gia e in antropologia. Soventenel linguaggio corrente, e inparticolare nell'uso del termi-ne social network, si sorvolasul fatto che una rete sociale èstoricamente e diffusamenteuna rete fisica. Rete sociale èuna comunità di lavoratori, chesi incontra nei relativi circolidopolavoristici e che costitui-sce una delle associazioni dipromozione sociale; una co-munità di sportivi, attivi o so-stenitori di eventi, che si incon-tra per praticare o seguire lapropria squadra; una comu-nità unita da problematichestrettamente lavorative e di tu-tela sindacale del diritto nel la-voro. La versione di Internetdelle reti sociali (Social media)è una delle forme più evolutedi comunicazione in rete.E og-gi non esiste luogo o contestosociale in cui non si parli di so-cial network on line o di face-book. Traduzione letterale:“Faccialibro”. Come per la ri-soluzione di un problema dimatematica o di una questio-ne giuridica, lo spunto sorgeda un episodio di vita quoti-diana. In un locale mi capitacasualmente di sentire un di-ciottenne che, nel tentativo disedurre una ragazza, le do-manda: “Ci sei su Facebook”?

Ma di solito, non si chiede il nu-mero di telefono? Mi sorge unatteggiamento critico “a pelle”nei confronti di questo nuovomodo di comunicare con cuimiliardi di persone in tutto ilmondo si scambiano informa-zioni, saluti, auguri, senzanemmeno vedere fisicamentechi gli sta di fronte. In tutta sin-cerità l’unica spiegazione chedavo e che mi davo per non farparte di questa gigantescaagorà virtuale era quella diamare forme più tradizionali eromantiche di comunicazione,come una lettera o un biglietti-no scritto rigorosamente a ma-no. Poi, approfondendo lo stu-dio dell’argomento, scopro del-le situazioni allarmanti.Secondo gli ultimi dati diffu-si da Internet Security Com-pany AVG, il 92 % dei neonatie bambini sotto i 2 anni pos-siede un profilo online su so-cial network, blog, commu-nity o altro. Un’azione ovvia-mente effettuata dai genitoriche pubblicano decine di im-magini e informazioni ognimese “facendo le veci” dei figli.Senza chiedere il permesso,dato che i bambini così piccolinon potrebbero comprendere.Ci sono genitori, zii, parenti al-la lontana oppure sempliciamici che pubblicano foto dibambini anche piccolissimi sulproprio profilo, spesso e volen-tieri per raccattare facili com-menti d’apprezzamento.I dati parlano chiaro: il 92% deineonati americani ha già un’i-dentità online o comun-que informazioni ancheprivate, rese pubbliche. InItalia la situazione non èmolto differente. Le gene-razioni future, quelle deibambini d’oggi avrannocentinaia se non migliaiadi foto pubblicate onlinee condivise sui socialnetwork da Facebook aTwitter e sui contenitoricome Flickr, video su

Youtube, informazioni su blog.Siamo sicuri che quando ap-prenderanno il fatto e lo po-tranno comprendere sarannodavvero contenti? Nessun ri-spetto, nessuna delicatezza …il mondo intero in balia dellemode, risucchiato nelle manie“dei più”. Questo e tanto altro.E’ il delirio di Facebook; di quel-le sue schegge impazzite chescambiano in un mercato vir-tuale idee più o meno stimo-lanti o intelligenti semplice-mente perché “ci sono tutti”.“Ci sei su Facebook”? “No”!“Ma dai, iscriviti, ci sono tutti”!Con la più ampia forma diumiltà, uno spesso velo di de-solazione cala negli occhi e nel-la mente di un ragazzo cometanti che forse desidera più dialtri semplicità e purezza. Inqualsiasi ambito. Una riflessio-ne critica non vuole nulla to-gliere alla frivola utilità di Fa-cebook: tante persone hannoritrovato in giro per il mondoparenti o amici che magarinon sentivano o vedevano daanni. Nulla questio. Troppo po-co però, per un movimento chesmuove un intero pianeta. C’è chi ha parlato di grossi ri-schi legati allo spionaggio in-dustriale, alla sicurezza infor-matica … forse uno dei rischipiù grandi è quello di perderedi vista la realtà … un contattovisivo, un sorriso, una manoche suda, un abbraccio! Traduzione letterale: “Facciali-bro” … Cominciamo con il leg-gerlo, qualche libro!

ti, in una pentola di coccio,alternate strati di zucchinee pomodori a tocchetti;quindi le patate, la cipolla ela verza, tutto tagliato a fet-tine; poi i fagioli.Livellate con l’acqua dicottura dei legumi e fatebollire a fuoco lento, sen-za mai mescolare.A cottura ultimata schiac-ciate tutto con un mestolodi legno, pepate e salate.Aggiungete il pane raffer-mo, una cucchiata di fari-na di grano duro e olio ex-travergine di oliva, amal-gamate e servite caldo inampie ciotole.

www.piazzadelgrano.org NOVEMBRE 2010

Riflettori di nuovo accesisul torneo di calcio a 7 UISP.Con la disputa degli incon-tri della prima giornata, è ainastri di partenza il tradi-zionale appuntamento conquesto campionato che or-mai è una "classica" del pa-norama sportivo folignate,essendo giunto ormai alladecima edizione. Sono sem-pre più gli appassionati chesi accostano a questa spe-cialità sportiva, da non con-siderare come il parente po-vero del più tradizionalecalcio a 11. Le analogie sonoevidenti, ma, come dice ilnome stesso, il calcio a 7 sidisputa con sette giocatoriper parte e su un campo didimensioni considerevol-mente più ridotte rispettoal campo di calcio, essendo60x35 mt. Le dimensionimassime del terreno di gio-co. Il regolamento ricalca agrandi linee quello del cal-cio a 11, ma ci sono alcunepeculiarità che rendono ilcalcio a 7 una disciplina avolte molto più spettacola-re del calcio stesso. Tantoper cominciare, nel calcio a7 non è previsto il fuorigio-co ed è possibile effettuaresostituzioni illimitate comenella pallacanestro, con igiocatori sostituiti che pos-sono rientrare in partita. So-no 23 quest'anno le compa-gini al via, con un lieve calorispetto all'edizione 2009-2010 che aveva visto in liz-za 26 squadre. Confermataanche la formula del torneo,con incontri di sola andatain un girone unico all'italia-na (ciascuna squadra incon-trerà tutte le altre ma unasola volta) che terminerà il2 Aprile 2011. E poi c'è ilpiatto forte del campionato,i play-offs ai quali parteci-peranno le prime dodicisquadre classificate al ter-mine delle ventitrè gionatedi gioco e che decreterannola squadra campione 2010-2011 che succederà ai cam-pioni uscenti del D.L.F. (lau-reatisi successivamente an-che campioni regionali). An-ch'essi hanno la loro parti-colarità: eccezion fatta perla finale, in caso di pareggionei play-offs,accede al tur-no successivo la squadrameglio classificata al termi-ne della "regular season".Questa è una novità intro-dotta due anni fa e che cer-tamente contribuisce a ren-dere quasta fase del torneoancora più interessante ed

appassionante. Quattro lesedi di gioco per questa edi-zione del campionato, dopol'uscita di scena degli stori-ci impianti dell'Hotel Villa-verde e di Scafali: Bevagna,Panda Tennis Club, S.Lucio-la e Spello. I giorni di garasono come di consueto il lu-nedì e il martedì.Ci sono, in-somma, tutte le premesseperché anche la prossimasia una stagione tutta da se-guire per il calcio a 7 UISP diFoligno, e non solo da unpunto di vista dei numeriche pure non sono irrilevan-ti;certamente sono lontani itempi della prima edizionerisoltasi in un torneo esago-nale disputatosi in pochesettimane. Il trofeo sta di-ventando ogni anno semprepiù ambito e le compagini alvia si presentano con rosesempre più ampie e compe-titive. Il tutto, però, senzadimenticare quale è il veroobiettivo della manifesta-zione: offrire a tutti la pos-sibilità di praticare sport se-guendo i princìpi più sanidello sport amatoriale chedev’essere visto come mo-mento di aggregazione frapersone che nutrono lastessa passione per il pallo-ne. Permetteteci, in conclu-sione di segnalare la pun-tuale ed accurata organiz-zazione del torneo da partedel Comitato UISP della se-de di Foligno, nelle personedi Sandro Sarti responsabi-le calendari e sedi di gioco,Massimo Venerini respon-sabile degli arbitri, SergioLuccioli designatore arbitra-le e il presidente AntonioFalcinelli.Si è intanto disputata la pri-ma giornata della qualepubblichiamo di seguito i ri-sultati. Come nella miglioretradizione di questo sport,

non sono mancate le sor-prese che sono sempre die-tro l'angolo, soprattuttonelle prime giornate di cam-pionato. Ma quando il tor-neo entrerà nel vivo, usci-ranno i veri valori dellesquadre. Subito turno di ri-poso per i campioni uscen-ti della Pizzeria Pietrarossa(ex D.L.F.). Poiché le squadresono 23, ci sarà un turno diriposo per ciascuna squa-dra. Tra i risultati del primoturno, da segnalare il ro-cambolesco pareggio (3-3)tra Porco Alegre e GusTeam, con i secondi in van-taggio per 3-1 ad una man-ciata di secondi dal triplicefischio finale; l'inopinatabattuta d'arresto di unSilvy's United (una dellecandidate alla vittoria fina-le) - peraltro in formazioneampiamente rimaneggiata -troppo brutto per essere ve-ro; la roboante vittoria (13-3!) dell'Asso Computer (an-ch'essa tra il lotto delle fa-vorite) ai danni della malca-pitata A.D.Service e il pareg-gio (2-2) imposto dalBeautyGlobal al Forno Noce-ra Umbra.

CRISTIANO DELLA VEDOVA

PAOLO AZZARELLI

RISULTATI PRIMA GIORNATA

Porco Alegre-Gus Team 2-2N. Stella Rossa-Spartak Foli-gno 5-3EcoSuntek Gualdo-BacaroParrucchieri 1-4M.B. System-Silvy's United 6-1S. Magno Caffè-QuintanellaScafali 5-6Mojito FC-Borroni A.S.D. 3-1Old Stars-Planet Cafè 7-3Asso Computer-A.D.Service13-3Cecconi Impianti-Arci Bahia 5-2BeautyGlobal-Forno NoceraUmbra 2-2Equilibri Estetica-Bar Polly 0-1

Mentre Foligno “affonda” nel-la crisi economica, nei pro-blemi di immigrazione e inte-grazione, nelle indagini giudi-ziarie, il Museo di PalazzoTrinci viene aperto a una fe-sta privata “d’altri tempi” enon per il pretesto di una de-cina di costumi e acconciatu-re settecentesche, ma per lagrossolanità dello sfarzo del-la piccola borghesia cittadina.Body Guard con tanto di autri-colari, fasce da miss Italia pergli invitati, modelle deambu-lanti, disc jockei e luci strobo-scopiche, grande torta con im-probabili inni alla pace e poiun’orgia di abiti lunghi e scol-

lati da gran serata per le ma-dame, tait, mezzi tait e persi-no frac per i messeri.Così, con il patrocinio del Co-mune di Foligno e l’impiegodel personale del Museo, trale pitture di Nicolaus Pictor(l’Alunno) e false attribuzio-ni a Gentile da Fabriano, re-perti storici di più o menogrande valore, la “bella so-cietà” di Foligno si è scatena-ta nelle danze.Dalla discomusic, alla quadri-glia, con gran finale del treni-no di Fantozzi.Insomma mancavano solo itric-trac, le stelle filanti e i co-riandoli e la carnevalata sa-

rebbe stata perfetta.Ma qualcuno glielo ha detto aquesti signori che a Foligno lefabbriche licenziano, i nego-zi chiudono, i disoccupati au-mentano e il numero dei gio-vani in cerca di prima occu-pazione è percentualmentespaventoso?Qualcuno glielo ha detto cheil Comune non è più in gradodi fare fronte alla prestazio-ne di servizi primari per lescuole materne, per gli anzia-ni, per i giovani?Sarà anche stata la “megliosocietà”, ma è proprio man-cato un tocco di “bon ton”.

lettera firmata

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Spettacoli ed eventi a cura di Piter Foglietta

Lunedì 22 novembre, ore 21Teatro Stabile dell'UmbriaCompagnia Il Mercantecon il sostegno alla pro-duzione di RomaeuropaFestival

UN SOGNO NELLA NOTTEDELL’ESTATE

di William Shakespeareuno spettacolo di Massimil-iano Civicacon Elena Borgogni, Valenti-na Curatoli, Nicola Danesi,Oscar De Summa, Mirko Fe-liziani, Riccardo Goretti, Ar-mando Iovino, Mauro Pescio,Alfonso Postiglione, Fran-cesco Rotelli, Francesca Sar-teanesi, Diego Sepe, Luca Za-cchiniIl Teatro Stabile dell’Umbriaproduce questo nuovo lavorodi Massimiliano Civica, gio-vane regista che con il suo“Mercante di Venezia”, ha ot-tenuto il Premio Ubu per laregia 2008 e che è valso agliattori della compagnia il Pre-mio Vittorio Mezzogiorno2009.Attraverso tecniche e inven-zioni che non mancherannodi incuriosire il pubblico eavvalendosi di un nu-meroso cast di giovani at-tori, Civica metterà in scenaciò che resiste a qualsiasitentativo di rappresen-tazione: il mondo degli spir-iti, fate ed elfi che corronoper i boschi, il chiaro di lu-na dentro una sala teatrale.L’invisibile, insomma.Lo spettacolo è dedicato allamemoria di Andrea Cambi.Venerdì 3 dicembre, ore 21,Auditorium San Domenico(fuori abbonamento)UmbriainDanza. SpettacoloUmbria (2007) - OPLAS DAN-ZA/CCR Umbriacon il sostegno di MIBAC - Re-gione Umbria

LOVEregia e coreografia LucaBruniscene e costumi Mario Ferrarimusiche Antonio Vivaldi “Lequattro stagioni” eseguite dalvivo dall’Ensemble Hubay, di-retto da Stefano RondoniLa donna e i rapporti di cop-pia sono al centro di quest’in-tenso spettacolo della Com-pagnia OPLAS.Luca Bruni e Mario Ferrari,grazie alle loro poliedrichecapacità da anni portanoavanti con successo un dis-corso artistico che si avvaledi varie discipline, arti figu-rative e circensi, teatro distrada, in una continuasperimentazione di tec-niche e forme espressiveche coniugano tradizione einnovazione.Questa nuova e originale di-mensione coreutica si è af-fermata anche grazie a dan-zatori dalle straordinariedoti interpretative, non so-lo per il virtuosismo, ma an-che per il coraggio nell’af-frontare la singolare tecnicadella danza sui trampoliche ha reso OPLAS famosasul piano internazionale,non solo in Europa, ma an-che in Oriente per l’attivitàdidattica e di produzionecoreografica che OPLASsvolge da anni in Tailandia.Giovedì 16 dicembre, ore 21Compagnia Scimone SframeliEspace Malraux, Scène Na-tionale de Chambéry et de LaSavoie Carta Bianca Projet Al-

Stabile d’AbruzzoROMAN E IL SUO CUCCIOLOdi Reinaldo Povodtraduzione e adattamentoEdoardo Erbacon Alessandro Gassman,Manrico Gammarota, SergioMeogrossi, Giovanni Anzal-do, Matteo Taranto, NataliaLungu, Andrea Paolottiregia di Alessandro GassmanLa drammatica vicendaumana di un uomo dispostoa tutto pur di guadagnaredenaro e garantire al figlio unfuturo diverso dal suo e di unragazzo consapevole del fat-to che il padre potrà, a suomodo, amarlo ma non rius-cirà mai a capirlo. Un rappor-to toccante, crudo, a trattisconvolgente, che troveràcompimento solo attraversoun fatale, catartico epilogo.Venerdì 25 marzo, ore 21UmbriainDanzaEmiliano Pellisari Studioin collaborazione con TeatroMancinelli di Orvieto

CANTICA IIcon Mariana Porceddu, An-nalisa Ammendola, GiuliaConsoli, Gabriele Bruschi,Yari Molinari, Patrizio DiDiodatomusiche repertorio classicorielaborato da Riccardo Mag-ni (consulenti musicali:

Domenico Bulla, El Sander)voci recitanti Nicola Marcuc-ci e Laura Amadei,costumi Yari Molinari.Dopo il successo di Inferno, ilnuovo spettacolo di EmilianoPellisari, ovvero il secondoepisodio della trilogia sullaDivina Commedia: Cantica II.Da giovedì 7 a sabato 16aprile, ore 21TEATRO SAN CARLOTrend - ZoeTeatro - TeatroStabile dell’Umbria

THE INFANTdi Oliver Lansleytraduzione Serenella Martuficon Michele Bandini, Emil-iano Pergolari, Francesco Fer-ri, Marianna Masciolinidiretto da Michele Bandini,Emiliano PergolariLo stato è in pericolo: cel-lule sovversive, terroristi,

cotra coopération France /Italie e Théâtre Garonne deToulousein collaborazione con AstiTeatro 31

PALIdi Spiro Scimonecon Francesco Sframeli,Spiro Scimone, SalvatoreArena, Gianluca Cesaleregia Francesco SframeliSpiro Scimone, finissimodrammaturgo, tra ipochissimi autori italiani icui testi siano stati messi inscena sul prestigioso palcodella Comédie Française, eFrancesco Sframeli, intensoattore e regista, tornano acollaborare insieme in“Pali”, opera che nel 2009ha ottenuto il Premio Ubucome “Nuovo testo ital-iano”.Martedì 11 gennaio, ore 21

Fondazione Teatro Due –Teatro Stabile del Veneto

TUTTO SU MIA MADRETesto teatrale di SamuelAdamson basato sul film diPedro Almodovartraduzione Giovanni Lombar-do Radiccon Elisabetta Pozzi, AlviaReale , Eva Robin’s, Paola DiMeglio, Alberto Fasoli, SilviaGiulia Mendola, GiovannaMangiù, Alberto Onofrietti.Il testo è un omaggio allospessore umano delledonne, creature capaci diavere uno stile di vita supe-riore alla norma, che ravvisala sofferenza e il risentimen-to, senza incancrenirsi etrasformarsi in rancore eodio, donne umili, che allafine del loro percorso evolu-tivo, non giudicano e noncondannano, donne cheamano la vita e che sono dis-poste solamente a vivere.Una vicenda narrativa avvin-cente e divertente in cuipianto e risate si mescolano

senza soluzione di continu-ità, per la prima volta sui pal-coscenici italiani, con la stra-ordinaria Elisabetta Pozzi

come protagonista.Martedì 1 febbraio, ore 21Teatro Stabile dell’UmbriaCompagnia Lavia-AnagniIL MALATO IMMAGINARIO

di Molièretraduzione Chiara De Marchicon Gabriele Lavia e PietroBiondi, Gianni De Lellis,Giorgio Crisafi, Barbara Be-gala, Mauro Mandolini, Vit-torio Vannutelli, GiuliaGaliani, Andrea Macaluso,Michele Demaria, LuciaLavia, Livia Vannutelli.Il Teatro Stabile dell’Umbriaaffronta questa nuova pro-duzione insieme a uno deipiù grandi maestri italiani delpalcoscenico, Gabriele Lavia.Dopo la felice esperienza conL’avaro, l’artista torna ad unaltro testo simbolo della pro-duzione di Molière, a lui par-ticolarmente congeniale per la

qualità della drammaturgia elo spessore dei personaggi.Venerdì 25 febbraio, ore 21Michela Signori, Jolefilm

LA MACCHINA DEL CAPOtesti Marco Paolini, MichelaSignoriinterpretazione e regia MarcoPaolinimusiche originali composteed eseguite da LorenzoMonguzzielementi scenici: AntonioPanzutodisegno luci: Andrea ViolatoÈ un lavoro sull’infanzia esulla primissima adolescen-za, tra la famiglia, la coloniae le avventure nel campettodi pallone.È un viaggio che parte dallacasa, micro-universo dalquale osservare il mondo,per avanzare alla scopertadel macro-mondo (delmare, dei compagni digiochi, del sesso visto congli occhi di un bambino).È il ritratto di un’Italia di per-iferia, vista su scala ridotta,

tra la Pedemontana e il mare.Martedì 15 marzo, ore 21Società per Attori – TeatroStabile del Veneto – Teatro

La nuova stagione di prosa 2010-2011 a Foligno

151FOLIGNO

Il Programma della stagione 2010/2011 del Teatro Stabile dell'Umbria prenderà ilvia il 22 Novembre con "Un sogno nella notte dell'estate" di Massimiliano Civica.Teatro Politeama Clarici, Auditorium San Domenico e Teatro San Carlo

nemici della patria medi-tano in segreto grandi rivo-luzioni. Una giovane coppiaviene presa in ostaggio dadue sinistre figure che in-carnano il potere costituito,l'ordine sociale.Chi è stato a fare il disegno?Cosa c'è in questo disegno?In nome del controllo, della“prevenzione”, viene dato ilvia alla caccia alle streghe, innome del bene comune inizial'attività frenetica, maniacaledi chi entra senza ritegnonelle vite private, nelle nostrecase, cercando un segno, unacondotta, che possa essereinterpretata come prova diappartenenza al cosiddetto epresunto male.

NOVEMBRE 2010

La mostra a cura di LucaBeatrice, proseguirà fino al9 Gennaio, presso GalleriaNazionale dell'Umbria .Il sogno è il tema, il sogget-to o il pretesto che ha inva-so l'immaginario esteticodegli artisti scelti da LucaBeatrice per costruire unamostra che intreccia il Sim-bolismo di inizio Novecen-to con l'arte contempora-nea, i diversi "surrealismi"con alcune delle piùsuggestive espressionidel Cinema.Nel percorso espositivo,allestito come dietro lequinte di un ideale pal-coscenico, prendonoposto oltre 100 opere dialcuni protagonisti asso-luti delle arti figurative edel cinema dal primoNovecento al contempo-raneo, rappresentati an-che simbolicamente daMarc Chagall e FedericoFellini.Le prime esperienze vi-sionarie legate al sognosono presenti in mostracon opere di UmbertoBoccioni, Arnold Böck-lin, Paul Klee, Max Klin-ger, Plinio Nomellini,Gaetano Previati. Nel per-corso espositivo, allestitoin modo da favorire un dia-logo tra le opere, si incon-trano i più rappresentativiesponenti del movimentosurrealista insieme agli ar-tisti che nel cuore del No-vecento si sono misuraticon il mondo dell'incon-scio: Marc Chagall innanzi-tutto, di cui sono espostesei opere di grande impat-to e qualità pittorica, e poiSalvador Dalì, Giorgio de

Teatro del Sognoda Chagall a Fellini

Chirico, Paul Delvaux, MaxErnst, Renè Magritte, AndréMasson, Joan Mirò, Man Ray,Alberto Savinio, Yves Tan-guy, Fernando Botero, PinotGallizio. Nella parte finale lamostra entra nel vivo delpanorama contemporaneo,che fa da compendio al te-ma con le esperienze pitto-riche della Transavanguar-dia italiana e internazionale- Sandro Chia, Mimmo Pala-

dino, Julian Schnabel, DavidSalle - e le suggestioni pro-poste da video, installazio-ni e sculture di artist-stardel nuovo millennio - JanFabre, Damien Hirst, TonyOursler, Felix Gonzalez-Tor-res.Nel Teatro del Sogno "messoin scena" nella Galleria Na-zionale dell'Umbria la pre-senza del cinema, fonda-mentale al pari delle arti fi-gurative, ruota intorno allastraordinaria produzione di

Federico Fellini, di cui sonoesposti oltre 30 disegni eschizzi - alcuni dei qualitratti dal famoso Libro deiSogni - e di cui si potrà am-mirare una selezione di sce-ne tratte dai film più "oniri-ci" come "I clown" e la "Lacittà delle donne".Lungo il percorso di mostras'incontrano capolavorisurrealisti come Un Chienandalou e L'age d'or di Bu-

nuel, l'unica sceneggia-tura cinematografica(Film) di SamuelBeckett, Spellbound (Ioti salverò) di Alfred Hit-chcock con le celebriscenografie create daSalvador Dalì, e poiSleep di Andy Warhol ela sua controparteodierna DavidBeckham Sleeping diSam Taylor-Wood e in-fine Quijote, lungome-traggio di Mimmo Pala-dino, ispirato al notoromanzo di MiguelCervantes.La mostra è promossadal Comune di Perugiain collaborazione conil Ministero per i Beni ele Attività Culturali, la

Regione Umbria, la Provin-cia di Perugia e la Fonda-zione Cassa di Risparmiodi Perugia. L'organizzazio-ne è affidata a Civita e larealizzazione del catalogoall'editore Giunti.TEATRO DEL SOGNO. DACHAGALL A FELLINI25 settembre 2010 - 9 gen-naio 2011 Perugia, GalleriaNazionale dell'Umbria C.soVannucci 19, informazioni eprenotazioni http://www.mostrateatrodelsogno.it/

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16 FOLIGNOwww.piazzadelgrano.org

NOVEMBRE 2010

e abbiamo dimostrato di per-seguirle e di farle sul serio.In galera con gli operai ci sia-mo stati noi; sui monti con ipartigiani ci siamo stati noi;nelle borgate con i disoccu-pati ci siamo stati noi; con ledonne, con il proletariatoemarginato, con i giovani cisiamo stati noi; alla direzio-ne di certi comuni, di certeregioni, amministrate cononestà, ci siamo stati noi.Noi pensiamo che il tipo disviluppo economico e socia-le capitalistico sia causa digravi distorsioni, di immen-si costi e disparità sociali, dienormi sprechi di ricchezza.Non vogliamo seguire i mo-delli di socialismo che si so-no finora realizzati, rifiutia-mo una rigida e centralizza-ta pianificazione dell'econo-mia, pensiamo che il merca-to possa mantenere una fun-zione essenziale, che l'inizia-tiva individuale sia insosti-tuibile, che l'impresa privataabbia un suo spazio e con-servi un suo ruolo importan-te. Ma siamo convinti chetutte queste realtà, dentro leforme capitalistiche -e so-prattutto, oggi, sotto la cap-pa di piombo del sistema im-perniato sulla DC- non fun-zionano più, e che quindi sipossa e si debba discutere inqual modo superare il capi-talismo inteso come mecca-nismo, come sistema, giac-ché esso, oggi, sta creandomasse crescenti di disoccu-

pati, di emarginati, di sfrut-tati. Sta qui, al fondo, la cau-sa non solo dell'attuale crisieconomica, ma di fenomenidi barbarie, del diffondersidella droga, del rifiuto del la-voro, della sfiducia, dellanoia, della disperazione. Èun delitto avere queste idee?La questione morale non siesaurisce nel fatto che, es-sendoci dei ladri, dei corrot-ti, dei concussori in alte sfe-re della politica e dell'ammi-nistrazione, bisogna scovar-li, bisogna denunciarli e bi-sogna metterli in galera. Laquestione morale, nell'Italiad'oggi, fa tutt'uno con l'occu-pazione dello stato da partedei partiti governativi e del-le loro correnti, fa tutt'unocon la guerra per bande, fatutt'uno con la concezionedella politica e con i metodidi governo di costoro, chevanno semplicemente ab-bandonati e superati. Eccoperché dico che la questionemorale è il centro del proble-ma italiano. Ecco perché glialtri partiti possono provared'essere forze di serio rinno-vamento soltanto se aggredi-scono in pieno la questionemorale andando alle suecause politiche. Quel che de-ve interessare veramente è lasorte del paese. Se si conti-nua in questo modo, in Italiala democrazia rischia di re-stringersi, non di allargarsi esvilupparsi; rischia di soffo-care in una palude.

Ma per gli altri? Non vogliodar giudizi e mettere il piedein casa altrui, ma i fatti ci so-no e sono sotto gli occhi ditutti. I partiti di oggi sono so-prattutto macchine di pote-re e di clientela: scarsa o mi-stificata conoscenza della vi-ta e dei problemi della so-cietà e della gente, idee, idea-li, programmi pochi o vaghi,sentimenti e passione civile,zero. Gestiscono interessi, ipiù disparati, i più contrad-dittori, talvolta anche loschi,comunque senza alcun rap-porto con le esigenze e i bi-sogni umani emergenti, op-pure distorcendoli, senzaperseguire il bene comune.La loro stessa struttura orga-nizzativa si è ormai confor-mata su questo modello, enon sono più organizzatoridel popolo, formazioni chene promuovono la matura-zione civile e l'iniziativa: so-no piuttosto federazioni dicorrenti, di camarille, ciascu-na con un "boss" e dei "sotto-boss I partiti hanno occupa-to lo Stato e tutte le sue isti-tuzioni, a partire dal gover-no. Hanno occupato gli entilocali, gli enti di previdenza,le banche, le aziende pubbli-che, gli istituti culturali, gliospedali, le università, la RaiTV, alcuni grandi giornali.Per esempio, oggi c'è il peri-colo che il maggior quotidia-no italiano, il Corriere dellaSera, cada in mano di questoo quel partito o di una sua

corrente, ma noi impedire-mo che un grande organo distampa come il Corriere fac-cia una così brutta fine. In-somma, tutto è già lottizza-to e spartito o si vorrebbelottizzare e spartire. E il ri-sultato è drammatico. Tuttele "operazioni" che le diver-se istituzioni e i loro attualidirigenti sono chiamati acompiere vengono viste pre-valentemente in funzionedell'interesse del partito odella corrente o del clan cuisi deve la carica. Un creditobancario viene concesso se èutile a questo fine, se procu-ra vantaggi e rapporti diclientela; un'autorizzazioneamministrativa viene data,un appalto viene aggiudica-to, una cattedra viene asse-gnata, un'attrezzatura di la-boratorio viene finanziata,se i beneficiari fanno atto difedeltà al partito che procu-ra quei vantaggi, anchequando si tratta soltanto diriconoscimenti dovuti.Molti italiani si accorgonobenissimo del mercimonioche si fa dello Stato, delle so-praffazioni, dei favoritismi,delle discriminazioni. Magran parte di loro è sotto ri-catto. Hanno ricevuto van-taggi (magari dovuti, ma ot-tenuti solo attraverso i cana-li dei partiti e delle loro cor-renti) o sperano di riceverne,o temono di non ricevernepiù. Vuole una conferma diquanto dico? Confronti il vo-

to che gli italiani hanno datoin occasione dei referendume quello delle normali elezio-ni politiche e amministrati-ve. Il voto ai referendum noncomporta favori, non coin-volge rapporti clientelari,non mette in gioco e nonmobilita candidati e interes-si privati o di un gruppo o diparte. È un voto assoluta-mente libero da questo gene-re di condizionamenti. Ebbe-ne, sia nel '74 per il divorzio,sia, ancor di più, nell'81 perl'aborto, gli italiani hannofornito l'immagine di un pae-se liberissimo e moderno,hanno dato un voto di pro-gresso. Al nord come al sud,nelle città come nelle campa-gne, nei quartieri borghesicome in quelli operai e pro-letari. Nelle elezioni politi-che e amministrative il qua-dro cambia, anche a distan-za di poche settimane.Può apparire persino straor-dinario che un partito comeil nostro, che va così decisa-mente contro l'andazzo cor-rente, conservi tanti consen-si e persino li accresca. Ma iocredo di sapere a che cosa leipensa: poiché noi dichiaria-mo di essere un partito "di-verso" dagli altri, lei pensache gli italiani abbiano timo-re di questa diversità.Qualcuno, sì, ha ragione ditemerne, e lei capisce subitochi intendo. Per una rispostachiara alla sua domanda,elencherò per punti molto

ESSERE COMUNISTIUNA QUESTIONE MORALE

semplici in che consiste ilnostro essere diversi, cosìspero non ci sarà più margi-ne all'equivoco. Dunque: pri-mo, noi vogliamo che i parti-ti cessino di occupare lo Sta-to. I partiti debbono, comedice la nostra Costituzione,concorrere alla formazionedella volontà politica dellanazione; e ciò possono farlonon occupando pezzi sem-pre più larghi di Stato, sem-pre più numerosi centri dipotere in ogni campo, ma in-terpretando le grandi corren-ti di opinione, organizzandole aspirazioni del popolo,controllando democratica-mente l'operato delle istitu-zioni. Ecco la prima ragionedella nostra diversità. Lesembra che debba incuteretanta paura agli italiani?Noi pensiamo che il privile-gio vada combattuto e di-strutto ovunque si annidi,che i poveri e gli emarginati,gli svantaggiati, vadano dife-si, e gli vada data voce e pos-sibilità concreta di contarenelle decisioni e di cambiarele proprie condizioni, checerti bisogni sociali e umanioggi ignorati vadano soddi-sfatti con priorità rispetto adaltri, che la professionalità eil merito vadano premiati,che la partecipazione di ognicittadino e di ogni cittadinaalla cosa pubblica debba es-sere assicurata.Noi comunisti abbiamo ses-sant'anni di storia alle spalle

Per noi comunisti la passione non è finita (Intervista di Enrico Berlinguer del 28 luglio 1981)

Il Partito comunista italia-no è un Paese pulito in unPaese sporco, un Paeseonesto in un Paese diso-nesto, un Paese intelligen-te in un Paese idiota, unPaese colto in un Paeseignorante, un Paese uma-nistico in un Paese consu-mistico. In questi ultimi anni tra ilPartito comunista italia-no, inteso in senso auten-ticamente unitario - in uncompatto "insieme" di di-rigenti, base e votanti - e ilresto dell'Italia, si è aper-to un baratto: per cui ilPartito comunista italianoè divenuto appunto un"Paese separato", un'isola.

Pierpaolo Pasolini14 novembre 1974

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I

supplemento al numero 11 - Anno II - novembre 2010 di Piazza del Grano - www.piazzadelgrano.org

Barack Obama l’aveva det-to e sembra che ora la faràsul serio: i soldati america-ni lasciano l’Iraq.Il “rais” è stato giustiziato,con tanto di figli e nipoti; ilpartito baat è stato sciolto;come anche l’esercito re-pubblicano sostituito daun’armata “accozzata” dimilitari e poliziotti corrottie violenti; le armi di distru-zione di massa non ci sonopiù anche perché non c’era-no mai state; il governo de-mocraticamente eletto è difatto inesistente; è in corsouna vera e propria guerracivile.La guerra contro SaddamHussein è costata la vita acirca 5.000 soldati dellacoalizione che ha parteci-pato all'invasione.Per quanto riguarda gli ira-cheni invece il quadro è as-sai più drammatico: nel2005 Bush aveva appenaaccennato a 30.000 vittime,uno studio datato però

II RR AA QQ

2006 della rivista medicainglese “Lancet” riportavala cifra di 650.000 morti, ilsito di politica estera “JustForeign Policy” ha tentatoun conteggio totale propriosula base delle previsionidi Lancet arrivando perl’anno 2008 all'impressio-nate numero di circa1.300.000 vittime, da allorasono passati ancora dueanni.La propaganda delle forzedi occupazione dichiarauna situazione oggettiva-mente difficile, ma sottocontrollo e in graduale mi-glioramento.Dice che la lotta contro ilterrorismo internazionalein Iraq procede senza tre-gua, che gli insorgenti (guaia chiamarli resistenza) per-dono terreno giorno dopogiorno, che gli integralistiislamici non riusciranno aostacolare il cammino ine-sorabile della democrazia edella libertà.

Nella realtà una parte rela-tivamente grande dell’Iraqoggi vive in condizioni dianarchia generalizzata incui non esiste uno Stato didiritto e uno spazio di tute-la del cittadino, attraversa-ta da bande o vere e pro-prie milizie etniche o reli-giose che alternativamenteattaccano le forze di occu-pazione o si massacranotra di loro, o meglio massa-crano la popolazione civile.Il terrorismo che, sotto ilregime di Saddam, non esi-steva in Iraq che non avevaalcun legame con Al Qaeda,oggi dilaga con attentatikamikaze dalle conseguen-ze enormi.Nonostante centinaia dimilioni di dollari di aiutialla ricostruzione, l’acces-so ai servizi e l’assistenzasociale di base – come gliospedali, gli ambulatori,l’acqua potabile, l’energiaelettrica, il gasolio per usodomestico, il sistema giu-

diziario – sono diminuitivertiginosamente dal mar-zo del 2003 data di iniziodella seconda guerra delGolfo.Oggi un abitante di Bagdadriceve una media di tre oredi elettricità al giorno sen-za sapere quando, beve ac-qua normalmente contami-nata, assiste al gradualedeterioramento dell’igienepubblica per via della man-canza di un sistema di rac-colta e smaltimento dei ri-fiuti urbani, è costretto avendere le sue proprietàper curarsi o per emigrareall’estero.Ma soprattutto, vive nellapaura per l’incolumità pro-pria e della propria famiglia.Il numero di sequestri ascopo di estorsione sfiora i200 al giorno. Gli attentatie gli omicidi politici si regi-strano tutti i giorni a dan-no di esponenti di partiti ecomunità religiose. I crimi-ni per vendetta e regola-

menti di conti che vengonoriportati (quindi solo quan-do un corpo raggiunge unospedale o una cameramortuaria) superano ormaila media di 50 al giorno so-lo a Bagdad.Il cittadino medio ha pauradi denunciare un crimine,ha paura di avvicinare unufficiale di polizia nellastrada, poiché spesso sonoproprio gli ufficiali di poli-zia e delle forze dell’eserci-to a commettere quei cri-mini.Fare la fila per ritirare lostipendio, fare la spesa almercato, andare in mo-schea a pregare sono ormaiconsiderate attività ad al-tissimo rischio.Nel frattempo il costo dellavita e l’inflazione sono sali-ti di più del 30%, di frontead un blocco totale dei sa-lari e a un tasso di disoccu-pazione della popolazioneattiva di quasi il 35%.Il petrolio è stato nuova-

mente privatizzato dopo lastatalizzazione di Saddame i pozzi e le raffinerie, unavolta partiti i soldati USA,avranno nuovi difensori: i“contractors”, cioè queimercenari già allontanatianni addietro dall’Iraq acausa di gravissimi fatti diviolenza ai danni della po-polazione civile, migrati inAfganistan e ora di nuovoindietro, in Iraq.Si parla di decine di miglia-ia di mercenari (100.000?)a stipendio in parte dellesocietà petrolifere, ma inbuona parte, così dicono lefonti americane, dello stes-so governo USA.Ma il premio Nobel “a futu-ra memoria” non ha dettotutta la verità.I soldati americani richia-mati dall’Iraq non torneran-no a casa, cambiano solopaese, vanno in Afganistan.La guerra degli USA, dun-que, non è finita, ha solocambiato scacchiere.

Dopo otto anni di guerra i soldati USAse ne vanno e tornano i “contractors”

Domanda: “Sa indicarmi su questomappamondo dove si trova l’Iraq?”Risposta: “Non lo so e non mi interessasaperlo, tanto lo distruggeremo!”(da un’inchiesta svolta negli USA dalla BBC )

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19 marzo 2003 inizia il bombardamento di Bagdad

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II III

1982-1984 le missioni “Libano 1” e “Libano 2”Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondialel’esercito italiano esce dai confini nazionali in armi, ma lo fa“vestito di bianco”: in pace, per portare la pace

Il 6 giugno 1982 l’esercitoisraeliano invade il Libano conl’obiettivo di distruggere leforze militari dell’OLP di Ara-fat. I carri armati israelianiraggiungono rapidamente Bei-rut che, dopo dieci settimanedi combattimenti, viene ridot-ta a un cumulo di macerie. Nell’agosto viene firmato unaccordo di pace e un contin-gente internazionale formatoda militari italiani, francesied americani sbarca a Beirutper permettere l’evacuazionedelle forze palestinesi dallacittà assediata.A settembre la forza multina-zionale lascia il Libano, manon si ritira l’esercito israelia-no che, invece, rompendo l’ac-cordo di pace invade i quartie-ri musulmani dando il via auna violenta guerra civile trale diverse comunità cristiana,musulmana e drusa.Il 16 settembre 1982 uomini

armati appartenenti alla fa-zione cristiano maronita en-trano nei campi profughi pa-lestinesi di Sabra e Shatila ecompiono un vero e propriomassacro: in una sola nottevengono uccise più di 3.000persone, in prevalenza bambi-ni, donne e vecchi. I militariisraeliani, a soli 100 metri didistanza, rimangono fermi aguardare il massacro. Il Consiglio di sicurezza delleNazioni Unite condanna ilmassacro con la risoluzione521 del 19 settembre 1982.Viene decisa una nuova mis-sione multinazionale.L’Italia questa volta è impe-gnata con una forza che com-plessivamente impiegherà ol-tre 8.000 soldati e 500 mezzi“bianchi”: “bianco” il coloredegli automezzi e dei blinda-ti, “bianco” il colore degli el-metti dei militari in prevalen-za bersaglieri e lagunari tutti

di leva, né professionisti névolontari, cittadini in armi inmissione di pace.Al contingente italiano, purin assenza di coordinamentointernazionale ufficiale, vieneaffidata la protezione deicampi profughi palestinesi ela realizzazione di un ospe-dale nel quale verranno assi-stiti, nei 18 mesi della missio-ne, oltre 63.000 civili libanesie palestinesi.Regola d’ingaggio: non spara-re!Ad aprile 1983 un’autobombaguidata da un kamikaze fasaltare in area l’ambasciataamericana a Beirut. I morti so-no 63, tra cui il direttore dellaCia per il Medio Oriente. In ottobre ancora due attenta-ti kamikaze ai quartieri gene-rali americano e francese cau-sano la morte di circa 300 sol-dati americani e 90 francesi.Gli americani rispondono

bombardando la città dallenavi e i francesi con attacchiaerei.La guerra divampa tutt’attor-no al contingente italiano cheresta tuttavia praticamente il-leso (al termine dell’operazio-ne verrà contato un solo lagu-nare morto e alcuni feriti) esostanzialmente si adoperanei soccorsi alle vittime degliattentati e degli scontri.Il 4 novembre 1983, per il ses-santesimo anniversario dellafine della prima guerra mon-diale, il Presidente della Re-

pubblica Sandro Pertini, a sor-presa e contro il parere dei co-mandi militari, raggiunge Bei-rut per festeggiare con i solda-ti di leva italiani.A dicembre 1983 il Libano èin guerra totale e le forzemultinazionali, americane efrancesi, sono parte attiva delconflitto. La missione di pace è fallita,l’esercito italiano, l’esercito“bianco” di pace, a marzo1984 torna a casa.Seguiranno sei anni di guerraciviole

L’Impero del dollaro. I “petrodollari”

Saddam, il “rais” laico filoccidentale

Saddam Hussein è nato nel vil-laggio di al-Awja, nel distrettoiracheno di Tikr!t, da una fami-glia di pastori.Trasferitosi a Bagdad si iscris-se al Partito Ba'th (Partito dellaRisurrezione, di tendenze so-cialiste) e nel 1956, prese parteal fallito tentativo di colpo diStato contro Re Faysal II.Nel 1958 in una rivolta nazio-nalista venne ucciso il re e salìal potere Kassem.Nell’anno successivo Saddampartecipò a una rivolta fallitacontro il nuovo regime nazio-nalista e fu costretto a fuggirein Egitto dove conseguì la lau-rea in giurisprudenza.Tornò in Iraq a seguito del col-po di Stato militare del 1963,ma fu di nuovo imprigionatonel 1964. Nel 1967 riuscì a eva-dere e nel 1968 partecipò alcolpo di Stato non violentorealizzato dal partito Ba"th.A partire dal 1968 Saddam ri-coprì il ruolo di vicepresidentedel Consiglio del Comando Ri-voluzionario; nel 1973 fu pro-mosso al grado di Generaledell'esercito iracheno, malgra-do facesse parte dell'ala cosid-detta "civile" del partito Ba"th.Nel 1979 Saddam divennepresidente della Repubblicairakena.Il partito Ba"th aveva un pro-gramma progressista e socia-lista che puntava alla moder-nizzazione e secolarizzazio-ne dell'Iraq.Saddam dette corso a riformeepocali e ancora oggi unichenel medio oriente quali la con-cessione alle donne di dirittipari a quelli degli uomini, l'in-troduzione di un codice civile

modellato su quelli dei paesioccidentali (che sostituì laShar!"a) e la creazione di un ap-parato giudiziario laico (checomportò l'abolizione dellecorti islamiche).Nel 1972 Saddam realizzò lanazionalizzazione dell'indu-stria petrolifera e utilizzò unaparte consistente dei profittipetroliferi per programmi diwelfare (istruzione gratuita eobbligatoria; sanità pubblica

gratuita) e per modernizzare leinfrastrutture e l'economiadell'Iraq, portando l'elettricitàin tutto il Paese, con una mas-siccia meccanizzazione agrico-la ed un'ampia distribuzionedi terre ai contadini.Tuttavia nel 1979 l’Iraq vennecoinvolto nella sanguinosissi-ma e costosissima guerra de-cennale contro l’Iran di Kho-meyni, spinto, sostenuto e ar-mato dagli Stati Uniti (anchecon armi chimiche ampia-mente “sperimentate” inquella guerra).

La guerra non ebbe esito po-sitivo per l’Iraq che ne uscìfortemente impoverito, ragio-ne che indusse nel 1990 Sad-dam a invadere il Kuwait perreintegrare con le risorse pe-trolifere di quell’emirato le fi-nanze irakene.Nell’agosto 1990 gli Stati Uniti(con la partecipazione dell’In-ghilterra, Francia, Egitto, Siria,Arabia Saudita, Italia e Canada)lanciarono la campagna Desert

Storm pre-ceduta daun deva-s t a n t ebombarda-m e n t odell’interopaese; inpochissi -mo tempole divisionicorazzateamericanepenetraro-no in Iraqgiungendosino a soli60 km daBaghdad.

Gli USA però, preoccupati dal-la caduta del regime laico diSaddam e del conseguente ri-schio di estensione del fonda-mentalismo islamico di tipoiraniano, sospesero l’aggres-sione e stipularono la pace conSaddam lasciandolo al potere.L'Iraq comunque uscì moltoindebolito dalla guerra, deva-stato dai bombardamenti, conperdite umane, militari e civilidi oltre 100.000 morti, contro i230 morti della coalizione.Nel 2000 Saddam iniziò a ri-chiedere che il petrolio ira-

Un esercito di popolo per la Pace

Uno Stato-Nazione tassa i pro-pri cittadini, mentre un Imperotassa gli altri Stati-Nazione.La storia degli imperi insegnache l'economia di ogni singoloimpero si basa sulla tassazio-ne delle altre nazioni.Storicamente la tassazione erasempre diretta: lo stato assog-gettato consegnava diretta-mente le merci all'impero.Per la prima volta nella storiagli Stati Uniti sono stati in gra-do di tassare le nazioni suddi-te indirettamente, attraversol'inflazione. Ecco com’è successo.All'inizio del 20° secolo, l'eco-nomia americana iniziava adominare il mondo e il valoredel dollaro era allineato conquello dell'oro.La grande depressione, conl’inflazione dal 1921 al 1929 eil susseguente deficit dei go-verni, ha sostanzialmente au-mentato l'ammontare di valutain circolazione.Questo condusse Rooseveltnel 1932 a scollegare il dollarocon l'oro.Fino a quel punto, gli Stati Uni-ti avevano dominato l'econo-mia mondiale, ma dal punto divista economico non era anco-ra un impero.Il valore fisso del dollaro nonpermetteva agli americani ditrarre vantaggi economici dallealtre nazioni fornendo lorodollari convertibili in oro.

Economicamente, l'Imperoamericano è nato con gli accor-di di Bretton Woods nel 1945.I dollari americani vennero resiconvertibili in oro solo per igoverni stranieri, i quali furo-no obbligati ad acquistare econservare i dollari come uni-ca valuta di riserva.Ciò fu possibile perché, duran-te la seconda guerra mondiale,gli Stati Uniti avevano rifornitogli alleati ricevendo oro comepagamento e accumulandouna significativa porzione del-l'oro mondiale.Un impero non sarebbe statopossibile tuttavia se, seguendogli accordi di Bretton Woods, lafornitura di dollari fosse rima-sta equivalente alla disponibi-lità delle riserve auree.A causa dell’enorme costo del-la guerra del Vietnam, gli StatiUniti iniziarono a emettere piùvaluta delle proprie riserve au-ree, acquistando merci delle al-tre nazioni che non avrebberomai potuto restituire per equi-valente di valore.Il 15 agosto 1971 l’allora presi-dente Nixon annunciò la finedella convertibilità dei dollariin oro, in sostanza ammetten-do lo stato di bancarotta delGoverno americano ma, inquello stesso momento, gliStati Uniti si autodichiararonoun Impero obbligando il mon-do ad accettare e accumularedollari senza alcuna prospetti-

va di restituzione per equiva-lente di valore.L’imposizione passò attraver-so l’accordo tra USA e Opec(l’organizzazione degli statiproduttori di petrolio) che sta-bilì nel dollaro americano l’u-nica moneta per gli scambi pe-troliferi.Il dollaro divenne quindi l’e-quivalente del petrolio, legan-do il suo valore di scambio aquello di quel prodotto chetutti gli stati avrebbero co-munque dovuto comprare eche, non a caso, venne denomi-nato l’ “oro nero” e per conver-so il suo mezzo di acquistovenne chiamato “petrodolla-ro”.Dal momento che il mondoaveva bisogno di quantità cre-scenti di petrolio e i prezzi delpetrolio aumentavano, la do-manda di dollari poteva sola-mente crescere e quindi gliUSA potevano emettere mone-ta indifferentemente dalla ca-pacità del loro sistema econo-mico di restituirne l’equivalen-te di valore, ma solo per con-sentire la circolazione del pe-trolio.Se, per qualche ragione, i dolla-ri avessero perso la capacità diessere scambiati con il petro-lio, l'Impero americano avreb-be istantaneamente cessato diesistere.Nel 2000 il cosiddetto “rais”Saddam Hussein iniziò a ven-

Al serviziodello Stato italianoIl 4 marzo 2005 i servizi segretiitaliani, operando in autonomiae sicuramente in contrasto conservizi segreti USA, ottengonodai resistenti irakeni la liberazio-ne della giornalista del Manife-sto Serena Sgrena.La giornalista accompagnata dadue agenti del Sismi italiani e daun autista irakeno, vestiti all’ara-ba e su di un’autovettura ordina-ria, si dirigono subito dopo la li-berazione all’aeroporto di Bag-dad dove è in attesa un volo mi-

litare italiano.Lungo il percorso, in prossimitàoramai dell’aeroporto, l’autovet-tura viene investita da un enor-me numero di proiettili sparati,senza preavviso o intimazionedi alt, da un posto di blocco mi-litare USA con l’uso di più armipesanti e leggere.Viene ucciso il capitano del Si-smi Nicola Calipari, feriti condiversa gravità gli altri tre pas-seggeri.La magistratura italiana aprì unprocedimento per omicidio vo-lontario e triplice tentato omi-

cidio a carico del militare chel’esercito USA indicò come uni-co tiratore, nonché contro igno-ti stante la pluralità delle armiutilizzate.Il procedimento è stato archivia-to per difetto di giurisdizionedella magistratura italiana sureati compiuti da militari dell’e-sercito americano.Nella foto l’allora Presidentedella Repubblica Carlo AzelioCiampi riceve all’aeroporto diCiampino la bara con la salmadel funzionario dello Stato ita-liano Nicola Calipari.

Il 7 ottobre 1985 la nave dacrociera italiana Achille Lauro,mentre navigava in acque egi-ziane, venne presa in ostaggioda quattro terroristi palestine-si che si dichiaravano espo-nenti dell'OLP, l'Organizzazio-ne per la Liberazione della Pa-lestina, ma in realtà appartene-vano alla fazione filosiriana diuna sua componente minorita-ria, il FPLP.I sequestratori chiedevano laliberazione di una cinquantinadi loro compagni detenuti nel-le carceri israeliane.Ricevuta la notizia del seque-stro l’allora ministro degliEsteri Giulio Andreotti preseimmediatamente contatto te-lefonico con Yasser Arafat,presidente dell'OLP e capo del-la formazione maggioritaria al-Fatah; il leader palestinese as-sicurò la propria estraneità e simise subito in azione per risol-vere l’incidente.L’OLP incaricò il leader delFPLP, Abu Abbas, di prenderecontatto con i sequestratoriper negoziare la restituzionedella nave e la liberazione de-gli ostaggi.Nonostante l’opposizione de-gli Stati Uniti dell’allora presi-dente Ronald Reagan, contraridi principio a negoziati con iterroristi, il governo italiano,all’epoca guidato da Craxi,proseguì nella trattativa cherapidamente giunse a buon fi-ne con la mediazione dell’Egit-to del presidente Mubarak.Abu Abbas di persona ottennela resa dei terroristi e la resti-tuzione della nave all’equipag-gio italiano, in cambio di unsalvacondotto del governo egi-ziano che mise a disposizioneun proprio aereo di linea pertrasportare terroristi e nego-ziatori palestinesi in Tunisiadove allora si trovava il quar-tiere generale dell’OLP, accom-pagnati da un ambasciatoreegiziano e da alcuni elementidel servizio di sicurezza egi-ziano.Mentre era in volo sopra l’isoladi Malta il boeing egiziano ven-ne affiancato da due cacciaamericani che lo costrinseroad atterrare nella base militare

Nato di Sigonella in Sicilia, conl’intento di far catturare i di-rottatori e il leader palestinesedai militari della propria DeltaForce subito decollati da unaportaerei americana nel Medi-terraneo.Avuta notizia dell’operazionedell’aviazione USA il governoitaliano (in verità sempre e so-lo Craxi e Andreotti con esclu-sione del ministro della difesaSpadolini dichiaratamente filoisraeliano) ordinò al coman-dante italiano della base di Si-gonella di autorizzare l’atter-raggio del boeing egiziano madi prendere sotto protezionel’aereo impedendo “a chiun-que” di attaccarlo.Così accadde che mentre i mi-litari della Delta Force USA, at-terrati subito dietro al boeingegiziano, si preparavano ad as-saltarlo, gli avieri di leva dell’e-sercito italiano, rinforzati daicarabinieri fatti affluire da Ca-tania e Siracusa, circondaronol’aereo egiziano ponendosi indifesa armata nei confronti deimilitari americani.Seguirono per tutto il corsodella notte, mentre affluivanoall’aeroporto mezzi blindatidei carabinieri a rinforzare ledifese italiane, numerose te-lefonate dirette tra il presiden-te Reagan e Craxi, al terminedelle quali gli americani accon-sentirono a riconoscere al go-verno italiano la giurisdizionesui sequestratori e fecero arre-trare la propria Delta Force.Il Boeing venne quindi rag-giunto dai magistrati di Siracu-sa che interrogarono i dirotta-tori e li fecero trasferire allecarceri italiane, rimanendo sul-l’aereo il leader palestinese e ifunzionari egiziani.L’aereo, senza più i dirottatoria bordo, decollò quindi allavolta di Roma, ma venne subi-to seguito da caccia USA che,tuttavia, si trovarono a lorovolta seguiti da due squadri-glie di caccia italiani incaricatidi scortare l’aereo egiziano.II boeing egiziano atterrò aCiampino seguito, subito do-po, da un ennesimo aereo dellaDelta Force USA che atterròsenza permesso, contromano

rispetto alla pista di decollo,ponendosi di fronte al boeingcon l’evidente scopo di impe-dirne un ulteriore decollo.Nel frattempo al governo ita-liano pervenne una richiestaformale degli USA di estradi-zione a carico di Abu Abbasche l’allora ministro della giu-stizia, Nino Martinazzoli, di-chiarò non accoglibile e respin-se.Il boeing egiziano, dopo la mi-naccia del comando dell’aero-porto di Ciampino di far inter-venire i bulldozer per far spo-stare l’aereo della Delta Forceamericano, riprese il volo condestinazione l’aeroporto diFiumicino dove atterrò dopopochi minuti a fianco di un ae-reo di linea jugoslavo, fatto ap-positamente attendere, sulquale viene trasbordato il lea-der palestinese portato in sal-vo in Jugoslavia.Dopo questi eventi, emerseroprofonde lacerazioni politicheall'interno della maggioranzadel Pentapartito.Spadolini, filo-americano e fi-lo-israeliano chiese le dimis-sioni del Governo che invece, asorpresa, ricevette l'appoggiodel Partito Comunista Italiano.Tuttavia, i ministri repubblica-ni ritirarono la loro delegazio-ne dal governo, aprendo, difatto, la crisi; il governo peròottenne la fiducia della Came-ra dei deputati e il discorso diCraxi, lungi dal recedere dalleragioni sostenute per gestire ilcaso Sigonella, le rilanciò conun originale paragone tra Ara-fat e Mazzini che produsse leproteste in Aula di repubblica-ni e missini, ma venne applau-dito dalla restante parte dellamaggioranza e anche dall'op-posizione comunista.Non molto tempo più tardi An-dreotti è stato coinvolto inconfessioni di connivenza ma-fiosa che lo hanno sostanzial-mente escluso dalla vita politi-ca e Craxi se ne è andato in esi-lio in Tunisia.Di questi ultimi eventi c’erano“infinite” ragioni, ma è difficileescludere anche una “resa deiconti” americana (israeliana)per i fatti di Sigonella.

Nel libro «La guerra del pe-trolio» (Editori Riuniti), l’au-tore, Benito Li Vigni, entratoall’ENI con Mattei e rimastonel gruppo fino al 1996, rico-prendovi posizioni di granderesponsabilità, a proposito diNassiriya scrive: «La presen-za italiana in Iraq, al di là deipresupposti ufficialmente di-chiarati, è motivata dal desi-derio di non essere assentidal tavolo della ricostruzionee degli affari. Questi ultimi ri-guardano soprattutto losfruttamento dei ricchi cam-pi petroliferi. Non a caso ilnostro contingente si è atte-stato nella zona di Nassiriyadove agli italiani dell’ENI ilgoverno iracheno, pensandoalla fine dell’embargo, avevaconcesso – fra il 1995 e il2000 – lo sfruttamento di un

giacimento petrolifero, con2,5-3 miliardi di barili di ri-serve: quinto per importanzatra i nuovi giacimenti che l’I-raq di Saddam voleva avviarea produzione». Per completa-re l’informazione, va dettoche contratti analoghi il regi-me iracheno aveva sottoscrit-to con Francia, Russia e Ger-mania, contrarie alla guerra.Il contratto con l’ENI era par-ticolarmente favorevole all’I-talia per due ragioni: i costi diestrazione che la società dibandiera avrebbe dovuto af-frontare sarebbero stati scon-tati con la produzione del pe-trolio estratto; una volta am-mortizzati i costi, la produ-zione seguente, sarebbe statadivisa a metà tra ENI e Gover-no Iracheno. L’Operazioneera importante a tal punto

che uno dei più autorevoligiornali americani, commen-tandola, aveva scritto che sefosse andata in porto, l’ENIsarebbe diventata la più gran-de compagnia petrolifera delmondo.Resta da capire perché, dopoaver concluso la trattativadurata cinque anni, l’ENI nonabbia cominciato a trivellarei pozzi. La risposta è legataalla decisione di Saddam diattendere la fine dell’embar-go, per la quale aveva chiestol’aiuto e l’intervento italiano,francese e tedesco presso lapresidenza degli Stati Uniti,dichiarandosi anche disponi-bile, ciò che fece, a immette-re sul mercato due milioni dibarili al giorno per evitarel’aumento del prezzo delgreggio.

Nassirya 2004

Sigonella 1985“Se l’Italia fosse stata davvero autonoma, nessun Paese straniero si sarebbepermesso di violare il nostro territorio in armi. Nessuno avrebbe maineppure immaginato di fare ciò che è successo a Sigonella in Paesi quali laFrancia, l’Inghilterra, persino la Spagna.”(Roberto Pennisi, PM intervenuto nellabase di Sigonella per l’identificazione e l’arresto dei sequestratori palestinesi)

dere il petrolio irakeno controeuro, seguito poco dopo, alme-no nelle dichiarazioni, dall’I-ran.Gli USA di Bush nel 2003 han-no invaso l’Iraq e tengono sot-to minaccia costante di inva-sione l’Iran.Il petrolio non è stato piùscambiato in euro e la supre-mazia del dollaro è stata con-fermata.La “partita”, ovviamente, non èancora finita poiché la Russia ela Cina, che conservano nelleloro banche centrali la maggiorparte dei dollari americani,hanno iniziato da alcuni anni adiversificare le monete di con-trattazione, non solo accettan-do euro, ma anche rendendoconvertibili le loro (primo il ru-blo già usato per le compra-vendite del gas russo).La dimensione delle riservemondiali della moneta USA(l’ultimo dato del deficit ame-ricano indica la cifra iperbolicadi 10,6 trilioni di dollari) rendeimprobabile un abbandonoimminente del dollaro da partedegli stati che ne hanno mag-giori riserve che verrebberoenormemente deprezzate.Paradossalmente è proprio l’i-naffidabilità del dollaro chetiene in piedi l’economia USA,l’altra faccia, ovviamente, èquella della potenza militareancora in grado di sottomette-re buona parte del mondo.

cheno fosse pagato in euroanziché in dollari, anche per-ché la gran parte delle impor-tazioni irachene avvenivanodai paesi europei.Accusato di possedere ancoraarmi nucleari, chimiche e bio-logiche, mai trovate però dagliispettori dell’ONU, l'Iraq vennenuovamente attaccato nelmarzo del 2003.300.000 soldati statunitensi ebritannici invasero da sud l'I-raq dando il via all'operazioneIraqi Freedom con l'obiettivodi disarmare e distruggere ilregime di Saddam, accusato dicollusione con il terrorismo in-ternazionale.In soli due mesi gli americaniconquistarono l’intero Iraqmanifestamente facilitati dallamancata difesa, verosimilmen-te preordinata con la corruzio-ne dei vertici militari irakeni.Il 1º maggio 2003, il presi-dente George W. Bush pro-clamò la fine dei combatti-menti in Iraq affermando:"Nella guerra contro l'Iraq, gliStati Uniti d'America e i suoialleati hanno prevalso".Seguiranno, invece, 8 anni dicombattimenti, stragi, massa-cri e oggi è in corso una deva-stante guerra civile.Le armi di distruzione di mas-sa non sono mai state trovate,mentre l’Iraq è stato realmentedistrutto.L’Iraq è oggi regredito a livellieconomici, sociali e culturalipraticamente medioevali.Saddam è stato catturato egiustiziato, così come sonostati uccisi i suoi figli e nipotiin azioni militari giudicate“omicidi”.

Una moneta “flat” (piatta, senza valore) “convertibile” in “piombo”

Il “falso” dell’abbattimento della statuta di Sad-dam, girato a “piazza chiusa” con una decina dicomparse vestite all’araba

Padre Padrone di un paese (ex) evoluto con un forte “stato sociale”, istruzione,sanità, parità di diritti per le donne, libertà di religione

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1982-1984 le missioni “Libano 1” e “Libano 2”Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondialel’esercito italiano esce dai confini nazionali in armi, ma lo fa“vestito di bianco”: in pace, per portare la pace

Il 6 giugno 1982 l’esercitoisraeliano invade il Libano conl’obiettivo di distruggere leforze militari dell’OLP di Ara-fat. I carri armati israelianiraggiungono rapidamente Bei-rut che, dopo dieci settimanedi combattimenti, viene ridot-ta a un cumulo di macerie. Nell’agosto viene firmato unaccordo di pace e un contin-gente internazionale formatoda militari italiani, francesied americani sbarca a Beirutper permettere l’evacuazionedelle forze palestinesi dallacittà assediata.A settembre la forza multina-zionale lascia il Libano, manon si ritira l’esercito israelia-no che, invece, rompendo l’ac-cordo di pace invade i quartie-ri musulmani dando il via auna violenta guerra civile trale diverse comunità cristiana,musulmana e drusa.Il 16 settembre 1982 uomini

armati appartenenti alla fa-zione cristiano maronita en-trano nei campi profughi pa-lestinesi di Sabra e Shatila ecompiono un vero e propriomassacro: in una sola nottevengono uccise più di 3.000persone, in prevalenza bambi-ni, donne e vecchi. I militariisraeliani, a soli 100 metri didistanza, rimangono fermi aguardare il massacro. Il Consiglio di sicurezza delleNazioni Unite condanna ilmassacro con la risoluzione521 del 19 settembre 1982.Viene decisa una nuova mis-sione multinazionale.L’Italia questa volta è impe-gnata con una forza che com-plessivamente impiegherà ol-tre 8.000 soldati e 500 mezzi“bianchi”: “bianco” il coloredegli automezzi e dei blinda-ti, “bianco” il colore degli el-metti dei militari in prevalen-za bersaglieri e lagunari tutti

di leva, né professionisti névolontari, cittadini in armi inmissione di pace.Al contingente italiano, purin assenza di coordinamentointernazionale ufficiale, vieneaffidata la protezione deicampi profughi palestinesi ela realizzazione di un ospe-dale nel quale verranno assi-stiti, nei 18 mesi della missio-ne, oltre 63.000 civili libanesie palestinesi.Regola d’ingaggio: non spara-re!Ad aprile 1983 un’autobombaguidata da un kamikaze fasaltare in area l’ambasciataamericana a Beirut. I morti so-no 63, tra cui il direttore dellaCia per il Medio Oriente. In ottobre ancora due attenta-ti kamikaze ai quartieri gene-rali americano e francese cau-sano la morte di circa 300 sol-dati americani e 90 francesi.Gli americani rispondono

bombardando la città dallenavi e i francesi con attacchiaerei.La guerra divampa tutt’attor-no al contingente italiano cheresta tuttavia praticamente il-leso (al termine dell’operazio-ne verrà contato un solo lagu-nare morto e alcuni feriti) esostanzialmente si adoperanei soccorsi alle vittime degliattentati e degli scontri.Il 4 novembre 1983, per il ses-santesimo anniversario dellafine della prima guerra mon-diale, il Presidente della Re-

pubblica Sandro Pertini, a sor-presa e contro il parere dei co-mandi militari, raggiunge Bei-rut per festeggiare con i solda-ti di leva italiani.A dicembre 1983 il Libano èin guerra totale e le forzemultinazionali, americane efrancesi, sono parte attiva delconflitto. La missione di pace è fallita,l’esercito italiano, l’esercito“bianco” di pace, a marzo1984 torna a casa.Seguiranno sei anni di guerraciviole

L’Impero del dollaro. I “petrodollari”

Saddam, il “rais” laico filoccidentale

Saddam Hussein è nato nel vil-laggio di al-Awja, nel distrettoiracheno di Tikr!t, da una fami-glia di pastori.Trasferitosi a Bagdad si iscris-se al Partito Ba'th (Partito dellaRisurrezione, di tendenze so-cialiste) e nel 1956, prese parteal fallito tentativo di colpo diStato contro Re Faysal II.Nel 1958 in una rivolta nazio-nalista venne ucciso il re e salìal potere Kassem.Nell’anno successivo Saddampartecipò a una rivolta fallitacontro il nuovo regime nazio-nalista e fu costretto a fuggirein Egitto dove conseguì la lau-rea in giurisprudenza.Tornò in Iraq a seguito del col-po di Stato militare del 1963,ma fu di nuovo imprigionatonel 1964. Nel 1967 riuscì a eva-dere e nel 1968 partecipò alcolpo di Stato non violentorealizzato dal partito Ba"th.A partire dal 1968 Saddam ri-coprì il ruolo di vicepresidentedel Consiglio del Comando Ri-voluzionario; nel 1973 fu pro-mosso al grado di Generaledell'esercito iracheno, malgra-do facesse parte dell'ala cosid-detta "civile" del partito Ba"th.Nel 1979 Saddam divennepresidente della Repubblicairakena.Il partito Ba"th aveva un pro-gramma progressista e socia-lista che puntava alla moder-nizzazione e secolarizzazio-ne dell'Iraq.Saddam dette corso a riformeepocali e ancora oggi unichenel medio oriente quali la con-cessione alle donne di dirittipari a quelli degli uomini, l'in-troduzione di un codice civile

modellato su quelli dei paesioccidentali (che sostituì laShar!"a) e la creazione di un ap-parato giudiziario laico (checomportò l'abolizione dellecorti islamiche).Nel 1972 Saddam realizzò lanazionalizzazione dell'indu-stria petrolifera e utilizzò unaparte consistente dei profittipetroliferi per programmi diwelfare (istruzione gratuita eobbligatoria; sanità pubblica

gratuita) e per modernizzare leinfrastrutture e l'economiadell'Iraq, portando l'elettricitàin tutto il Paese, con una mas-siccia meccanizzazione agrico-la ed un'ampia distribuzionedi terre ai contadini.Tuttavia nel 1979 l’Iraq vennecoinvolto nella sanguinosissi-ma e costosissima guerra de-cennale contro l’Iran di Kho-meyni, spinto, sostenuto e ar-mato dagli Stati Uniti (anchecon armi chimiche ampia-mente “sperimentate” inquella guerra).

La guerra non ebbe esito po-sitivo per l’Iraq che ne uscìfortemente impoverito, ragio-ne che indusse nel 1990 Sad-dam a invadere il Kuwait perreintegrare con le risorse pe-trolifere di quell’emirato le fi-nanze irakene.Nell’agosto 1990 gli Stati Uniti(con la partecipazione dell’In-ghilterra, Francia, Egitto, Siria,Arabia Saudita, Italia e Canada)lanciarono la campagna Desert

Storm pre-ceduta daun deva-s t a n t ebombarda-m e n t odell’interopaese; inpochissi -mo tempole divisionicorazzateamericanepenetraro-no in Iraqgiungendosino a soli60 km daBaghdad.

Gli USA però, preoccupati dal-la caduta del regime laico diSaddam e del conseguente ri-schio di estensione del fonda-mentalismo islamico di tipoiraniano, sospesero l’aggres-sione e stipularono la pace conSaddam lasciandolo al potere.L'Iraq comunque uscì moltoindebolito dalla guerra, deva-stato dai bombardamenti, conperdite umane, militari e civilidi oltre 100.000 morti, contro i230 morti della coalizione.Nel 2000 Saddam iniziò a ri-chiedere che il petrolio ira-

Un esercito di popolo per la Pace

Uno Stato-Nazione tassa i pro-pri cittadini, mentre un Imperotassa gli altri Stati-Nazione.La storia degli imperi insegnache l'economia di ogni singoloimpero si basa sulla tassazio-ne delle altre nazioni.Storicamente la tassazione erasempre diretta: lo stato assog-gettato consegnava diretta-mente le merci all'impero.Per la prima volta nella storiagli Stati Uniti sono stati in gra-do di tassare le nazioni suddi-te indirettamente, attraversol'inflazione. Ecco com’è successo.All'inizio del 20° secolo, l'eco-nomia americana iniziava adominare il mondo e il valoredel dollaro era allineato conquello dell'oro.La grande depressione, conl’inflazione dal 1921 al 1929 eil susseguente deficit dei go-verni, ha sostanzialmente au-mentato l'ammontare di valutain circolazione.Questo condusse Rooseveltnel 1932 a scollegare il dollarocon l'oro.Fino a quel punto, gli Stati Uni-ti avevano dominato l'econo-mia mondiale, ma dal punto divista economico non era anco-ra un impero.Il valore fisso del dollaro nonpermetteva agli americani ditrarre vantaggi economici dallealtre nazioni fornendo lorodollari convertibili in oro.

Economicamente, l'Imperoamericano è nato con gli accor-di di Bretton Woods nel 1945.I dollari americani vennero resiconvertibili in oro solo per igoverni stranieri, i quali furo-no obbligati ad acquistare econservare i dollari come uni-ca valuta di riserva.Ciò fu possibile perché, duran-te la seconda guerra mondiale,gli Stati Uniti avevano rifornitogli alleati ricevendo oro comepagamento e accumulandouna significativa porzione del-l'oro mondiale.Un impero non sarebbe statopossibile tuttavia se, seguendogli accordi di Bretton Woods, lafornitura di dollari fosse rima-sta equivalente alla disponibi-lità delle riserve auree.A causa dell’enorme costo del-la guerra del Vietnam, gli StatiUniti iniziarono a emettere piùvaluta delle proprie riserve au-ree, acquistando merci delle al-tre nazioni che non avrebberomai potuto restituire per equi-valente di valore.Il 15 agosto 1971 l’allora presi-dente Nixon annunciò la finedella convertibilità dei dollariin oro, in sostanza ammetten-do lo stato di bancarotta delGoverno americano ma, inquello stesso momento, gliStati Uniti si autodichiararonoun Impero obbligando il mon-do ad accettare e accumularedollari senza alcuna prospetti-

va di restituzione per equiva-lente di valore.L’imposizione passò attraver-so l’accordo tra USA e Opec(l’organizzazione degli statiproduttori di petrolio) che sta-bilì nel dollaro americano l’u-nica moneta per gli scambi pe-troliferi.Il dollaro divenne quindi l’e-quivalente del petrolio, legan-do il suo valore di scambio aquello di quel prodotto chetutti gli stati avrebbero co-munque dovuto comprare eche, non a caso, venne denomi-nato l’ “oro nero” e per conver-so il suo mezzo di acquistovenne chiamato “petrodolla-ro”.Dal momento che il mondoaveva bisogno di quantità cre-scenti di petrolio e i prezzi delpetrolio aumentavano, la do-manda di dollari poteva sola-mente crescere e quindi gliUSA potevano emettere mone-ta indifferentemente dalla ca-pacità del loro sistema econo-mico di restituirne l’equivalen-te di valore, ma solo per con-sentire la circolazione del pe-trolio.Se, per qualche ragione, i dolla-ri avessero perso la capacità diessere scambiati con il petro-lio, l'Impero americano avreb-be istantaneamente cessato diesistere.Nel 2000 il cosiddetto “rais”Saddam Hussein iniziò a ven-

Al serviziodello Stato italianoIl 4 marzo 2005 i servizi segretiitaliani, operando in autonomiae sicuramente in contrasto conservizi segreti USA, ottengonodai resistenti irakeni la liberazio-ne della giornalista del Manife-sto Serena Sgrena.La giornalista accompagnata dadue agenti del Sismi italiani e daun autista irakeno, vestiti all’ara-ba e su di un’autovettura ordina-ria, si dirigono subito dopo la li-berazione all’aeroporto di Bag-dad dove è in attesa un volo mi-

litare italiano.Lungo il percorso, in prossimitàoramai dell’aeroporto, l’autovet-tura viene investita da un enor-me numero di proiettili sparati,senza preavviso o intimazionedi alt, da un posto di blocco mi-litare USA con l’uso di più armipesanti e leggere.Viene ucciso il capitano del Si-smi Nicola Calipari, feriti condiversa gravità gli altri tre pas-seggeri.La magistratura italiana aprì unprocedimento per omicidio vo-lontario e triplice tentato omi-

cidio a carico del militare chel’esercito USA indicò come uni-co tiratore, nonché contro igno-ti stante la pluralità delle armiutilizzate.Il procedimento è stato archivia-to per difetto di giurisdizionedella magistratura italiana sureati compiuti da militari dell’e-sercito americano.Nella foto l’allora Presidentedella Repubblica Carlo AzelioCiampi riceve all’aeroporto diCiampino la bara con la salmadel funzionario dello Stato ita-liano Nicola Calipari.

Il 7 ottobre 1985 la nave dacrociera italiana Achille Lauro,mentre navigava in acque egi-ziane, venne presa in ostaggioda quattro terroristi palestine-si che si dichiaravano espo-nenti dell'OLP, l'Organizzazio-ne per la Liberazione della Pa-lestina, ma in realtà appartene-vano alla fazione filosiriana diuna sua componente minorita-ria, il FPLP.I sequestratori chiedevano laliberazione di una cinquantinadi loro compagni detenuti nel-le carceri israeliane.Ricevuta la notizia del seque-stro l’allora ministro degliEsteri Giulio Andreotti preseimmediatamente contatto te-lefonico con Yasser Arafat,presidente dell'OLP e capo del-la formazione maggioritaria al-Fatah; il leader palestinese as-sicurò la propria estraneità e simise subito in azione per risol-vere l’incidente.L’OLP incaricò il leader delFPLP, Abu Abbas, di prenderecontatto con i sequestratoriper negoziare la restituzionedella nave e la liberazione de-gli ostaggi.Nonostante l’opposizione de-gli Stati Uniti dell’allora presi-dente Ronald Reagan, contraridi principio a negoziati con iterroristi, il governo italiano,all’epoca guidato da Craxi,proseguì nella trattativa cherapidamente giunse a buon fi-ne con la mediazione dell’Egit-to del presidente Mubarak.Abu Abbas di persona ottennela resa dei terroristi e la resti-tuzione della nave all’equipag-gio italiano, in cambio di unsalvacondotto del governo egi-ziano che mise a disposizioneun proprio aereo di linea pertrasportare terroristi e nego-ziatori palestinesi in Tunisiadove allora si trovava il quar-tiere generale dell’OLP, accom-pagnati da un ambasciatoreegiziano e da alcuni elementidel servizio di sicurezza egi-ziano.Mentre era in volo sopra l’isoladi Malta il boeing egiziano ven-ne affiancato da due cacciaamericani che lo costrinseroad atterrare nella base militare

Nato di Sigonella in Sicilia, conl’intento di far catturare i di-rottatori e il leader palestinesedai militari della propria DeltaForce subito decollati da unaportaerei americana nel Medi-terraneo.Avuta notizia dell’operazionedell’aviazione USA il governoitaliano (in verità sempre e so-lo Craxi e Andreotti con esclu-sione del ministro della difesaSpadolini dichiaratamente filoisraeliano) ordinò al coman-dante italiano della base di Si-gonella di autorizzare l’atter-raggio del boeing egiziano madi prendere sotto protezionel’aereo impedendo “a chiun-que” di attaccarlo.Così accadde che mentre i mi-litari della Delta Force USA, at-terrati subito dietro al boeingegiziano, si preparavano ad as-saltarlo, gli avieri di leva dell’e-sercito italiano, rinforzati daicarabinieri fatti affluire da Ca-tania e Siracusa, circondaronol’aereo egiziano ponendosi indifesa armata nei confronti deimilitari americani.Seguirono per tutto il corsodella notte, mentre affluivanoall’aeroporto mezzi blindatidei carabinieri a rinforzare ledifese italiane, numerose te-lefonate dirette tra il presiden-te Reagan e Craxi, al terminedelle quali gli americani accon-sentirono a riconoscere al go-verno italiano la giurisdizionesui sequestratori e fecero arre-trare la propria Delta Force.Il Boeing venne quindi rag-giunto dai magistrati di Siracu-sa che interrogarono i dirotta-tori e li fecero trasferire allecarceri italiane, rimanendo sul-l’aereo il leader palestinese e ifunzionari egiziani.L’aereo, senza più i dirottatoria bordo, decollò quindi allavolta di Roma, ma venne subi-to seguito da caccia USA che,tuttavia, si trovarono a lorovolta seguiti da due squadri-glie di caccia italiani incaricatidi scortare l’aereo egiziano.II boeing egiziano atterrò aCiampino seguito, subito do-po, da un ennesimo aereo dellaDelta Force USA che atterròsenza permesso, contromano

rispetto alla pista di decollo,ponendosi di fronte al boeingcon l’evidente scopo di impe-dirne un ulteriore decollo.Nel frattempo al governo ita-liano pervenne una richiestaformale degli USA di estradi-zione a carico di Abu Abbasche l’allora ministro della giu-stizia, Nino Martinazzoli, di-chiarò non accoglibile e respin-se.Il boeing egiziano, dopo la mi-naccia del comando dell’aero-porto di Ciampino di far inter-venire i bulldozer per far spo-stare l’aereo della Delta Forceamericano, riprese il volo condestinazione l’aeroporto diFiumicino dove atterrò dopopochi minuti a fianco di un ae-reo di linea jugoslavo, fatto ap-positamente attendere, sulquale viene trasbordato il lea-der palestinese portato in sal-vo in Jugoslavia.Dopo questi eventi, emerseroprofonde lacerazioni politicheall'interno della maggioranzadel Pentapartito.Spadolini, filo-americano e fi-lo-israeliano chiese le dimis-sioni del Governo che invece, asorpresa, ricevette l'appoggiodel Partito Comunista Italiano.Tuttavia, i ministri repubblica-ni ritirarono la loro delegazio-ne dal governo, aprendo, difatto, la crisi; il governo peròottenne la fiducia della Came-ra dei deputati e il discorso diCraxi, lungi dal recedere dalleragioni sostenute per gestire ilcaso Sigonella, le rilanciò conun originale paragone tra Ara-fat e Mazzini che produsse leproteste in Aula di repubblica-ni e missini, ma venne applau-dito dalla restante parte dellamaggioranza e anche dall'op-posizione comunista.Non molto tempo più tardi An-dreotti è stato coinvolto inconfessioni di connivenza ma-fiosa che lo hanno sostanzial-mente escluso dalla vita politi-ca e Craxi se ne è andato in esi-lio in Tunisia.Di questi ultimi eventi c’erano“infinite” ragioni, ma è difficileescludere anche una “resa deiconti” americana (israeliana)per i fatti di Sigonella.

Nel libro «La guerra del pe-trolio» (Editori Riuniti), l’au-tore, Benito Li Vigni, entratoall’ENI con Mattei e rimastonel gruppo fino al 1996, rico-prendovi posizioni di granderesponsabilità, a proposito diNassiriya scrive: «La presen-za italiana in Iraq, al di là deipresupposti ufficialmente di-chiarati, è motivata dal desi-derio di non essere assentidal tavolo della ricostruzionee degli affari. Questi ultimi ri-guardano soprattutto losfruttamento dei ricchi cam-pi petroliferi. Non a caso ilnostro contingente si è atte-stato nella zona di Nassiriyadove agli italiani dell’ENI ilgoverno iracheno, pensandoalla fine dell’embargo, avevaconcesso – fra il 1995 e il2000 – lo sfruttamento di un

giacimento petrolifero, con2,5-3 miliardi di barili di ri-serve: quinto per importanzatra i nuovi giacimenti che l’I-raq di Saddam voleva avviarea produzione». Per completa-re l’informazione, va dettoche contratti analoghi il regi-me iracheno aveva sottoscrit-to con Francia, Russia e Ger-mania, contrarie alla guerra.Il contratto con l’ENI era par-ticolarmente favorevole all’I-talia per due ragioni: i costi diestrazione che la società dibandiera avrebbe dovuto af-frontare sarebbero stati scon-tati con la produzione del pe-trolio estratto; una volta am-mortizzati i costi, la produ-zione seguente, sarebbe statadivisa a metà tra ENI e Gover-no Iracheno. L’Operazioneera importante a tal punto

che uno dei più autorevoligiornali americani, commen-tandola, aveva scritto che sefosse andata in porto, l’ENIsarebbe diventata la più gran-de compagnia petrolifera delmondo.Resta da capire perché, dopoaver concluso la trattativadurata cinque anni, l’ENI nonabbia cominciato a trivellarei pozzi. La risposta è legataalla decisione di Saddam diattendere la fine dell’embar-go, per la quale aveva chiestol’aiuto e l’intervento italiano,francese e tedesco presso lapresidenza degli Stati Uniti,dichiarandosi anche disponi-bile, ciò che fece, a immette-re sul mercato due milioni dibarili al giorno per evitarel’aumento del prezzo delgreggio.

Nassirya 2004

Sigonella 1985“Se l’Italia fosse stata davvero autonoma, nessun Paese straniero si sarebbepermesso di violare il nostro territorio in armi. Nessuno avrebbe maineppure immaginato di fare ciò che è successo a Sigonella in Paesi quali laFrancia, l’Inghilterra, persino la Spagna.”(Roberto Pennisi, PM intervenuto nellabase di Sigonella per l’identificazione e l’arresto dei sequestratori palestinesi)

dere il petrolio irakeno controeuro, seguito poco dopo, alme-no nelle dichiarazioni, dall’I-ran.Gli USA di Bush nel 2003 han-no invaso l’Iraq e tengono sot-to minaccia costante di inva-sione l’Iran.Il petrolio non è stato piùscambiato in euro e la supre-mazia del dollaro è stata con-fermata.La “partita”, ovviamente, non èancora finita poiché la Russia ela Cina, che conservano nelleloro banche centrali la maggiorparte dei dollari americani,hanno iniziato da alcuni anni adiversificare le monete di con-trattazione, non solo accettan-do euro, ma anche rendendoconvertibili le loro (primo il ru-blo già usato per le compra-vendite del gas russo).La dimensione delle riservemondiali della moneta USA(l’ultimo dato del deficit ame-ricano indica la cifra iperbolicadi 10,6 trilioni di dollari) rendeimprobabile un abbandonoimminente del dollaro da partedegli stati che ne hanno mag-giori riserve che verrebberoenormemente deprezzate.Paradossalmente è proprio l’i-naffidabilità del dollaro chetiene in piedi l’economia USA,l’altra faccia, ovviamente, èquella della potenza militareancora in grado di sottomette-re buona parte del mondo.

cheno fosse pagato in euroanziché in dollari, anche per-ché la gran parte delle impor-tazioni irachene avvenivanodai paesi europei.Accusato di possedere ancoraarmi nucleari, chimiche e bio-logiche, mai trovate però dagliispettori dell’ONU, l'Iraq vennenuovamente attaccato nelmarzo del 2003.300.000 soldati statunitensi ebritannici invasero da sud l'I-raq dando il via all'operazioneIraqi Freedom con l'obiettivodi disarmare e distruggere ilregime di Saddam, accusato dicollusione con il terrorismo in-ternazionale.In soli due mesi gli americaniconquistarono l’intero Iraqmanifestamente facilitati dallamancata difesa, verosimilmen-te preordinata con la corruzio-ne dei vertici militari irakeni.Il 1º maggio 2003, il presi-dente George W. Bush pro-clamò la fine dei combatti-menti in Iraq affermando:"Nella guerra contro l'Iraq, gliStati Uniti d'America e i suoialleati hanno prevalso".Seguiranno, invece, 8 anni dicombattimenti, stragi, massa-cri e oggi è in corso una deva-stante guerra civile.Le armi di distruzione di mas-sa non sono mai state trovate,mentre l’Iraq è stato realmentedistrutto.L’Iraq è oggi regredito a livellieconomici, sociali e culturalipraticamente medioevali.Saddam è stato catturato egiustiziato, così come sonostati uccisi i suoi figli e nipotiin azioni militari giudicate“omicidi”.

Una moneta “flat” (piatta, senza valore) “convertibile” in “piombo”

Il “falso” dell’abbattimento della statuta di Sad-dam, girato a “piazza chiusa” con una decina dicomparse vestite all’araba

Padre Padrone di un paese (ex) evoluto con un forte “stato sociale”, istruzione,sanità, parità di diritti per le donne, libertà di religione

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La complessità della materiapotrà far sembrare alcune ipo-tesi e conclusioni apparente-mente contraddittorie tra diloro o poco “politicamentecorrette”; può effettivamenteessere così, ma questo è il“prezzo” della ricerca della ve-rità che non è mai “bianco onero” e spesso ha molte faccee non tutte piacevoli.Ma la verità è “rivoluzionaria”perché solo conoscendola, so-lo conoscendo il reale “statodelle cose”, si può, non solosperare (ed è il minimo), masoprattutto concretamenteprogettarne il cambiamento.Cominciamo dall’inizio, co-minciamo dalla ricerca della“energia” che è il motore dellavita e della crescita economi-ca, sociale e culturale.All’inizio c’erano le braccia,tante braccia per sostenereun’economia agricola o di pa-storizia: è Gavino che il “PadrePadrone” riprende dalla scuo-la dell’obbligo per mandarlo aguardare il gregge dal qualedipende la sopravvivenzadell’intera famiglia.Poi ci sono stati gli animali ad-domesticati da soma, ma an-che gli schiavi, categorie di“produttori di energia” chenon a caso nel diritto romanoavevano la stessa qualità di“res mancipi” cioè di “cose dimaggior valore”.V’erano anche alcune sorgentidi energia naturali: l’acqua e ilvento che facevano girare imolini e spingevano le navi.Più tardi sono comparsi i fos-sili: il carbone, poi il petrolio,poi il gas.Infine l’energia creata dall’uo-mo: l’energia atomica.Con la scoperta della “ener-gia” le società che ne dispone-vano hanno cominciato a cre-scere, consumando semprepiù energia in una spirale infi-nita che, a un certo punto, hasuperato le disponibilità pro-prie e, quindi, ha posto la ne-cessità di reperire “altrove”l’energia necessaria.Tre regole hanno guidato la ri-cerca dell’energia “altrove”:saccheggiare i territori ricchidi risorse energetiche; impedi-re agli abitanti di quei territoridi sviluppare una loro econo-mia che avrebbe concorso alconsumo “in casa” di tali ri-sorse; controllare le sorgenti ele vie delle risorse in modo daimpedirne l’accesso ad altri“concorrenti”.La prima regola ha avuto unatraduzione politica tantosemplice quanto devastanteper i “destinatari”: la coloniz-zazione, cioè l’occupazione, ilsaccheggio, la sottomissionedelle popolazioni dei territorioccupati.La seconda regola ha avutouna traduzione parimentisemplice e di facile applicazio-ne: la corruzione delle classidominanti, vere o fasulle, deipaesi colonizzati.La terza regola, infine, ha avu-to la traduzione per così direpiù “estrema”: la guerra; ov-viamente tra i colonizzatori,perché solo tra “uguali” puòesserci “guerra”, tra coloniz-zatori e colonizzati, tra domi-natori e sudditi, tra padroni eservi non c’è guerra, ma “op-pressione”.Due esempi saranno suffi-cienti a chiarire i concetti oraesposti: la dominazione e ilsaccheggio dei paesi del golfo

arabico, con la corruzione deiloro sceicchi che consapevol-mente non hanno mai investi-to nel loro paese gli immensiricavi dalla vendita del petro-lio ma, anzi, ci hanno finanzia-to le economie dei loro sfrut-tatori; le guerre mondiali chehanno impedito, in un conti-nente all’economia tedesca enell’altro a quella giapponese,di crescere e mettere in di-scussione lo status quo del do-minio del mondo, escluden-dole dall’accesso alle risorseenergetiche del terzo mondo,quasi interamente colonizza-to dai “vecchi” regimi europeie dal “nuovo” padrone nordamericano.La seconda guerra mondialeha sancito un equilibrio, sot-tomettendo i padroni più pic-coli al padrone più grande: laNATO nello scacchiere atlan-tico, la SEATO in quello paci-fico; al di sotto, parafrasandoSciascia, niente, poi niente,poi niente, poi il terzo e ilquarto mondo.Va precisatoche quell’ “equi-librio” era total-mente internoal sistema capi-talistico occi-dentale, inclu-dendoci persemplicità mapertinenza an-che il Giappone,e nulla aveva ache vedere conla fasulla “guer-ra fredda” si-mulata con il“blocco” sovie-tico.La guerra, s’èdetto, può es-serci solo tra“uguali” checoncorrono ecompetono peroccupare e do-minare gli stes-si spazi fisici(territori colo-niali) o figurativi (i mercati deibeni e della finanza).Il sistema economico sovieticoera profondamente diverso daquello capitalistico e, se perun verso poteva anche con-correre a occupare spazi fisicid’interesse anche di quest’ul-timo, certamente non compe-teva negli stessi ambiti mer-cantili e finanziari.Il crollo del sistema sovieticoha svelato clamorosamente lafinzione del pluriennale con-flitto USA-URSS quando, cadu-te le barriere geopolitiche, il si-stema produttivo, industrialeed economico sovietico si èletteralmente disintegrando,aprendo taluni spazi fisiciall’occidente capitalista, manulla apportando in termini dimercato a causa del dramma-tico impoverimento di queipaesi, caduti peraltro in manodi sistemi di governo oligar-chici e mafiosi.L’ex est europeo socialista og-gi fornisce mano d’opera abasso costo, il gigante russo esuoi ex territori associati nonè altro che un produttore dienergia in vendita ai paesi ca-pitalisti, né più né meno deipaesi arabi, seppure con unanon irrilevante differenza:quella di avere una classe oli-garchica dominante non (an-cora) venduta agli ordinidell’occidente.Ma gli equilibri, proprio per lo-

ro natura, non sono perma-nenti e, dunque, nel tempooscillano col cambiare degliscenari; dalla fine della secon-da guerra mondiale molto ècambiato e il vecchio equili-brio post bellico è oggi in fortediscussione; i sudditi alzano latesta e nuovi competitori ap-paiono all’orizzonte.Ci troviamo a vivere una fasepolitico-economica che forsenon ha precedenti nella storiadell’umanità e, più precisa-mente, nel sistema dei rappor-ti di potere per il dominio delmondo; per la prima volta lostato più potente in terminimilitari non è anche il più ric-co, anzi è da tempo in grandi,se non grandissime, difficoltàproduttive ed economiche.Il gigante nord americano checon la seconda guerra mon-dale aveva conquistato ilmondo, dall’occidente al-l’oriente, creando la gerarchiadi comando sopra detta, nonè più in grado di competere

economicamente con i suoisudditi, anzi dipende semprepiù dagli stessi.Gli Stati Uniti sulla carta sonoil paese con il più alto Pil (ov-viamente se non si consideral’Unione Europea come sog-getto unitario, altrimenti ilsorpasso sarebbe anche signi-ficativo); in realtà, però, talericchezza non corrisponde auna reale diffusione di benes-sere, mezzi, strutture nel sen-so più lato (dalla alimentazio-ne, alla istruzione, alla sanità,ecc.) all’interno del proprioterritorio.La ricchezza degli Stati Uniti èconcentrata in circoli di poteretalmente ristretti dall’esseredifficilmente identificati conun determinato territorio che,al contrario, è caratterizzatoda vaste aree di povertà e arre-tratezza assai prossime al ter-zo mondo.Questa situazione, nel tempo,ha fatto sì che quel gigante di-venisse sempre più dipen-dente dall’estero e non soloper l’approvvigionamento dirisorse energetiche che, tuttosommato, sono abbastanzaabbondanti all’interno delsuo territorio (includendovi il“cortile di casa” del centro-sud America), quanto per lastessa produzione di benid’ogni genere che è costrettoa importare massicciamentenon essendo in grado di pro-IV

L’ “energia” muove gli eserciti degli “esportatori di democrazia”

tisti etnico-religiosi aizzati esostenuti dagli USA.Nel 1999 gli USA hanno rottogli indugi: ignorando l’ONU,utilizzando la Nato e così ob-bligando i sudditi europei al-l’obbedienza, hanno invaso iBalcani collocandovi loro basimilitari e/o governi fantoccioda loro dipendenti.Più a oriente, sotto la minacciadella stipula di accordi com-merciali petroliferi importan-tissimi tra taluni paesi europeie l’Iraq (esperti affermano chenel sottosuolo dell’Iraq vi sia-no giacimenti ancora nonsfruttati persino superiori aquelli dell’Arabia Saudita),nonché del progetto di Sad-dam di sostituire l’euro al dol-laro nelle contrattazioni pe-trolifere, dapprima nel 1990 econ più vigore nel 2003, anco-ra una volta ignorando l’ONUe mettendo in piedi una coali-zione basata sull’asse di ferrocon la Gran Bretagna, gli StatiUniti hanno invaso l’Iraq e rin-

forzato il loro con-trollo militare sul-l’intera area medioorientale.Resta in verità anco-ra l’Iran; la minacciaUSA è grande, maabbastanza fortequesta volta apparela copertura dellaRussia e della Cina;nulla però può esse-re escluso.Infine, ancora più aoriente, l’Afghani-stan.L’Afghanistan, in ve-rità, non ha alcunarisorsa energetica,tuttavia il suo terri-torio è strategicoper il transito delgasdotto che va dalTurkmenistan versoil Pakistan e l’India.Questo gasdotto,denominato TAPI(acronimo delle ini-ziali degli stati attra-

versati) è la risposta strategicamilitare degli USA per il con-trollo delle sorgenti di energianecessarie direttamente all’In-dia, indirettamente, con losviamento delle linee di rifor-nimento, alla Cina.Milosevic e il genocidio bon-siaco-kosovaro-albanese, Sad-dam e la sua dittatura con ilgenocidio kurdo, i Talebani eil loro fondamentalismo isla-mico, si potrebbe tranquilla-mente affermare che sonostati e sono solo “specchiettiper le allodole”, meno ancoraquindi di pretesti, comunqueipocriti e speciosi.Non è l’ “amor che move il solee l’altre stelle”, è l’energia (pe-trolio, gas, ecc.) che muove glieserciti degli “esportatori didemocrazia” nord americani.E l’Europa, o più pertinente-mente, e l’Italia?E qui inizia il non “politica-mente corretto”, cioè la cosìdetta “nuda e cruda” verità.Il nostro paese ha da temposuperato le proprie disponibi-lità energetiche.Perché le nostre fabbrichefunzionino, i nostro ospedali,le scuole, le case si riscaldino,perché infine anche i nostri“luna park” s’illuminino, è ne-cessario approvvigionare ri-sorse dall’ “altrove”.In che modo?Con le colonie anzitutto.L’ENI, il piccolo gatto che cer-

cava, perdendoci la vita, disfamarsi mangiando nel riccopiatto dei “sette cani-sorelle”,oggi è la quinta delle “sorel-le”; se fosse andato in porto ilcontratto con Saddam per ipozzi di Nassiriya sarebbe sa-lito ancora più in alto.Con la corruzione senz’altro.L’ “amicizia” con i regimi libi-co e similari dittature nord ecentro africane, dell’est euro-peo e dell’oriente vicino e lon-tano, ne sono la prova.Con la guerra, anche. Guerraalla Jugoslavia, guerra all’Iraq,guerra all’Afghanistan.Se questo è il nostro sistemaeconomico e sociale e se que-sto sistema, bello o brutto,giusto o ingiusto, ma certa-mente imparagonabilmentepiù vivibile rispetto ai sistemidel terzo e del quarto mondo,è quello che vogliamo difen-dere e sviluppare, allora è cor-retto chiedersi: aveva tortoD’Alema a far partecipare l’Ita-lia al bombardamento dellaJugoslavia e a occupare con lamissione Arcobaleno impor-tanti aree strategiche dei Bal-cani? Aveva torto il governoBerlusconi e poi Prodi e poi dinuovo Berlusconi a mandare inostri soldati a difendere leconcessioni petrolifere del-l’ENI a Nassiriya in Iraq e poi apresidiare la provincia di He-rat in Afghanistan dove passe-rà il gasdotto TAPI?Apparentemente, ma sostan-zialmente in concreto, c’è unasola alternativa realistica ecredibile a tutto ciò: la sceltadell’energia nucleare, l’unicafonte di energia autoctona chepotrebbe sollevare il nostropaese non solo dai rischi del-l’interruzione dell’approvvi-gionamento energetico estero,ma anche dalla necessità di in-vadere, distruggere e soggio-gare altri paesi e popoli.Forse è il caso, a questo punto,di porsi una domanda: è me-glio bombardare all’uranio im-poverito Bagdad o esporsi alrischio di perdite di radiazionidalle centrali nucleari italiane?Perché questa è la scelta reale“nuda e cruda”.Soli che ridono, campi verdiecologici che fioriscono, paleche girano producendo ener-gie “pulite e rinnovabili”, sonosolo “favolette” in un paeseche non ha ventilazione ido-nea a far validamente funzio-nare sistemi eolici che costanoun’enormità e arricchisconosolo chi li produce e li mette inopera a spese dello Stato, inuna realtà tecnologica cheproduce sistemi di energia so-lare che ancora consumanopiù energia per la loro produ-zione, manutenzione e smalti-mento di quanta ne produca-no nella loro vita funzionale,in un contesto produttivo esociale che richiede risorseenergetiche enormi rispettoalle quali i pur più efficienti si-stemi di produzione di ener-gie rinnovabili appaiono co-munque irrisori.Non ci sono conclusioni, soloalcuni elementi di verità cheservano a riflettere.Se il nostro sistema economi-co-energetico è un tumore,non si può credere e far crede-re di poterlo curare con le dueaspirine delle pale eoliche edei pannelli fotovoltaici, oc-corre immaginare di rivolu-zionarlo.La verità è già rivoluzione.

durne al proprio interno.Gli Stati Uniti hanno così accu-mulato un debito estero incre-dibile che non saranno mai ingrado di rimborsare e checontinuano a finanziare emet-tendo moneta (vedi l’articolosui “petrodollari”).In certo senso aveva ragioneMao quando diceva che gli im-perialisti (gli Stati Uniti) sonouna “tigre di carta”, un gigante“con i piedi di argilla”.L’argilla rischia di franare equesto pericolo richiede unarisposta sempre più “forte”,l’unica che quel paese è in gra-do di “produrre”: la guerra.Possiamo a questo punto tor-nare alla “energia”.Possedere le sorgenti e le viedell’energia è il mezzo percontrollare le economie dei“concorrenti” e, quindi, perconservare il dominio delmondo.Oggi gli Stati Uniti si trovano afronteggiare due grandi com-petitori: da un lato l’Europa,

con la sua nuova moneta uni-ca; dall’altro la Cina, con la suasempre più vasta zona d’in-fluenza indocinese e poten-zialmente indiana.Tagliare, o almeno dominare,le risorse energetiche indi-spensabili ai due nuovi com-petitori per sostenere le loroeconomie, già a partire dallaamministrazione Clinton(con l’approvazione del “SilkRoad Strategy Act” che defi-nisce la politica energeticaUSA per l’intero mondo) e, inmaniera esponenziale, conl’amministrazione Bush post11 settembre, è stata la mis-sione vitale della politica este-ra nord americana.I Balcani il primo scenario,l’Afghanistan l’ultimo e, nelmezzo, l’Iraq e l’Iran.E’ attraverso i Balcani, per ilcosì detto “Corridoio 11”, cheavrebbe dovuto, anzi dovreb-be ancora passare il nuovo si-stema di trasporto del gas delCaspio verso l’Adriatico el’Europa.Un tentativo USA di aggirare iBalcani con un gasdotto attra-verso la “loro” Turchia non hadato l’esito sperato a causadella modestia delle fonti diapprovvigionamento e dellasorprendente capacità dellaRussia dello “Zar Putin” di re-cuperare il controllo delle areericche di petrolio e gas schiac-ciando i tentativi indipenden-

Il nostro sistema economico e sociale è un “mostro” che divora “energia”.Tre opzioni: bombardare Bagdad, costruire centrali atomiche, rivoluzionare il sistema