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NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI PISA Redazione: Piazza Arcivescovado 18 56126 Pisa tel: 050 565543 fax: 050 565544 Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983 [email protected] 30 settembre 2018 LA DOMENICA DEL PAPA DI F ABIO ZAVATTARO ’è un’immagine, nel Vangelo di Marco, che più di tante parole ci fa capire come il Signore legge il potere, ed è l’immagine del bambino, un piccolo, probabilmente povero, uno scarto potremmo dire con il linguaggio di Francesco. Quel bambino è innalzato come risposta alla discussione «per la strada» degli apostoli, ovvero chi di loro dovesse essere il primo, il più grande. Gesù aveva spiegato che il figlio dell’uomo «viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Parole oscure per quanti lo seguivano. Gesù prende sul serio il desiderio del discepolo di essere il primo, ma ribalta la logica umana e innalza il bambino, per insegnare che se uno vuole il primo posto deve farsi ultimo. È la Chiesa del grembiule cara a don Tonino Bello. Essere il più grande, per Gesù, non è porsi sopra gli altri, prevalere, sgomitare, ma essere ai piedi dell’altro: è la via dell’umiltà, del servizio e del dono. Papa Francesco domenica scorsa era in Lituania, a 25 anni dal viaggio di San Giovanni Paolo II nelle tre repubbliche baltiche; una visita, allora, a quattro anni dalla caduta del muro di Berlino, e dalla fine dei regimi dell’est. Papa Wojtyla parlò delle sofferenze del popolo lituano durante la lunga oppressione di due poteri, nazista e comunista, e della necessità di promuovere la riconciliazione: «Per voi non ci sono né vincitori né vinti, ma uomini e donne da aiutare». Francesco ha preso spunto dalla prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, per affrontare il tema del potere, «del giusto perseguitato, di colui la cui sola presenza dà fastidio agli empi. L’empio viene descritto come quello che opprime il povero, non ha compassione della vedova né rispetta l’anziano». A 200 chilometri da Vilnius c’è una località, Sciauliai, dove 400mila croci ricordano il calvario del popolo lituano. È la Collina delle croci per tre volte rasa al suolo dal regime comunista, e altrettante volte ricostruita dalla fede e dalla tenacia di questo popolo. Giovanni Paolo II lì ha pregato per «i figli e le figlie della Lituania, quelli processati, quelli imprigionati, mandati nel lager, deportati in Siberia, condannati a morte». Francesco, commentando il libro della Sapienza, ha ricordato che l’empio «ha la pretesa di pensare che la sua forza è la norma della giustizia. Sottomettere i più fragili, usare la forza in una qualsiasi forma, imporre un modo di pensare, un’ideologia, un discorso dominante, usare la violenza o la repressione per piegare quanti semplicemente, con il loro quotidiano agire onesto, semplice, operoso e solidale, manifestano che un altro mondo, un’altra società è possibile». L’empio, ha detto ancora il Papa all’Angelus, «non vuole che gli altri, facendo il bene, mettano in risalto questo suo modo di fare. Nell’empio, il male cerca sempre di annientare il bene». Un’altra pagina triste, la distruzione del Ghetto di Vilnius, 75 anni fa; «il popolo ebreo passò attraverso oltraggi e tormenti». Papa Francesco ha chiesto di non dimenticare, e di «scoprire in tempo qualsiasi nuovo germe di quell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasi aria che atrofizza il cuore delle generazioni che non l’hanno sperimentato e che potrebbero correre dietro quei canti di sirena». Vigilare, dunque. «Quante volte è accaduto che un popolo si creda superiore, con più diritti acquisiti, con maggiori privilegi da preservare o conquistare». Il rimedio per l’uomo, la società o il paese? «Farsi l’ultimo di tutti, e il servo di tutti; stare là dove nessuno vuole andare, dove non arriva nulla, nella periferia più distante; e servire, creando spazi di incontro con gli ultimi, con gli scartati». Così ha chiesto, con l’aiuto di Maria, di «piantare la croce del nostro servizio, della nostra dedizione lì dove hanno bisogno di noi, sulla collina dove abitano gli ultimi, dove si richiede la delicata attenzione agli esclusi, alle minoranze, per allontanare dai nostri ambienti e dalle nostre culture la possibilità di annientare l’altro, di emarginare, di continuare a scartare chi ci dà fastidio e disturba le nostre comodità». C Francesco in Lituania: «Facciamo memoria (...) e chiediamo al Signore che ci faccia dono del discernimento per scoprire in tempo qualsiasi nuovo germe di quell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasi aria che atrofizza il cuore» DI ANDREA BERNARDINI ietro, le pietre antiche del Duomo di Pisa e le pietre scartate dagli uomini, divenute pietra angolare. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, arrivato a Pisa per presiedere la solenne liturgia del 900° anniversario della dedicazione della Cattedrale, ha parlato della chiesa casa di Dio e comunità di credenti. E, prendendo spunto (anche) dalla prima lettera di San Pietro apostolo ( «uno scritto - ha ricostruito il presidente della Cei - nato in un contesto di diaspora, quando i cristiani non avevano ancora edifici di culto e potevano radunarsi soltanto in una domus ecclesiae») ha osservato come lo stesso primo degli Apostoli ricordò ai destinatari della sua lettera come l’edificio spirituale sia composto da pietre scartate. «La prima pietra scartata è lo stesso Cristo: non creduto dagli uomini e messo a morte ingiustamente, è divenuto però la “pietra angolare” di un edificio in cui tutti gli scartati possono sentirsi utili». Ed è proprio «a questi scartati - ha commentato il cardinale Gualtiero Bassetti- che papa Francesco ci chiede di rivolgerci». Con uno sguardo all’attualità: gli scartati di oggi «sono i giovani, ai quali egoisticamente le altre generazioni non pensano; scartati sono coloro che non trovano lavoro, lo perdono o sono costretti a piegarsi a trattamenti non adeguati». Scartati «sono gli anziani, ritenuti non più produttivi o poco utili al sistema dei consumi». Scartati sono «gli stranieri e i migranti che lasciano il loro paese a causa di fame e guerre». A tutte «queste pietre di scarto dobbiamo con forza ricordare che per loro nella Chiesa c’è spazio, e che dai credenti in Cristo non dovranno mai essere esclusi». Servizi nelle pagine seguenti P Le pietre scartate e la pietra angolare Il presidente della Cei Gualtiero Bassetti domenica scorsa a Pisa ha presieduto la liturgia conclusiva dello speciale anno giubilare Nei luoghi della memoria

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NOTIZIARIODELLA DIOCESI DI PISA

Redazione: Piazza Arcivescovado 1856126 Pisatel: 050 565543fax: 050 565544

Notiziario localeDirettore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983

[email protected]

30 settembre 2018

LA DOMENICA DEL PAPA

DI FABIO ZAVATTARO

’è un’immagine, nel Vangelo di Marco, che più ditante parole ci fa capire come il Signore legge ilpotere, ed è l’immagine del bambino, un piccolo,probabilmente povero, uno scarto potremmo dire

con il linguaggio di Francesco. Quel bambino è innalzatocome risposta alla discussione «per la strada» degli apostoli,ovvero chi di loro dovesse essere il primo, il più grande. Gesùaveva spiegato che il figlio dell’uomo «viene consegnatonelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una voltaucciso, dopo tre giorni risorgerà». Parole oscure per quanti loseguivano. Gesù prende sul serio il desiderio del discepolo diessere il primo, ma ribalta la logica umana e innalza ilbambino, per insegnare che se uno vuole il primo postodeve farsi ultimo. È la Chiesa del grembiule cara a donTonino Bello. Essere il più grande, per Gesù, non è porsisopra gli altri, prevalere, sgomitare, ma essere ai piedidell’altro: è la via dell’umiltà, del servizio e del dono.Papa Francesco domenica scorsa era in Lituania, a 25 annidal viaggio di San Giovanni Paolo II nelle tre repubblichebaltiche; una visita, allora, a quattro anni dalla caduta delmuro di Berlino, e dalla fine dei regimi dell’est. Papa Wojtylaparlò delle sofferenze del popolo lituano durante la lungaoppressione di due poteri, nazista e comunista, e dellanecessità di promuovere la riconciliazione: «Per voi non cisono né vincitori né vinti, ma uomini e donne da aiutare».Francesco ha preso spunto dalla prima lettura, tratta dallibro della Sapienza, per affrontare il tema del potere, «delgiusto perseguitato, di colui la cui sola presenza dà fastidioagli empi. L’empio viene descritto come quello che opprimeil povero, non ha compassione della vedova né rispettal’anziano».A 200 chilometri da Vilnius c’è una località, Sciauliai, dove400mila croci ricordano il calvario del popolo lituano. È laCollina delle croci per tre volte rasa al suolo dal regimecomunista, e altrettante volte ricostruita dalla fede e dallatenacia di questo popolo. Giovanni Paolo II lì ha pregato per«i figli e le figlie della Lituania, quelli processati, quelliimprigionati, mandati nel lager, deportati in Siberia,condannati a morte».Francesco, commentando il libro della Sapienza, haricordato che l’empio «ha la pretesa di pensare che la suaforza è la norma della giustizia. Sottomettere i più fragili,usare la forza in una qualsiasi forma, imporre un modo dipensare, un’ideologia, un discorso dominante, usare laviolenza o la repressione per piegare quanti semplicemente,con il loro quotidiano agire onesto, semplice, operoso esolidale, manifestano che un altro mondo, un’altra società èpossibile». L’empio, ha detto ancora il Papa all’Angelus, «nonvuole che gli altri, facendo il bene, mettano in risalto questosuo modo di fare. Nell’empio, il male cerca sempre diannientare il bene».Un’altra pagina triste, la distruzione del Ghetto di Vilnius, 75anni fa; «il popolo ebreo passò attraverso oltraggi etormenti». Papa Francesco ha chiesto di non dimenticare, edi «scoprire in tempo qualsiasi nuovo germe diquell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasi aria cheatrofizza il cuore delle generazioni che non l’hannosperimentato e che potrebbero correre dietro quei canti disirena».Vigilare, dunque. «Quante volte è accaduto che un popolo sicreda superiore, con più diritti acquisiti, con maggioriprivilegi da preservare o conquistare». Il rimedio per l’uomo,la società o il paese? «Farsi l’ultimo di tutti, e il servo di tutti;stare là dove nessuno vuole andare, dove non arriva nulla,nella periferia più distante; e servire, creando spazi diincontro con gli ultimi, con gli scartati». Così ha chiesto, conl’aiuto di Maria, di «piantare la croce del nostro servizio,della nostra dedizione lì dove hanno bisogno di noi, sullacollina dove abitano gli ultimi, dove si richiede la delicataattenzione agli esclusi, alle minoranze, per allontanare dainostri ambienti e dalle nostre culture la possibilità diannientare l’altro, di emarginare, di continuare a scartare chici dà fastidio e disturba le nostre comodità».

C

Francesco in Lituania: «Facciamo memoria(...) e chiediamo al Signore che ci facciadono del discernimento per scoprire in tempoqualsiasi nuovo germe diquell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasiaria che atrofizza il cuore»

DI ANDREA BERNARDINI

ietro, le pietre antiche del Duomo di Pisa e le pietrescartate dagli uomini, divenute pietra angolare. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescoviitaliani, arrivato a Pisa per presiedere la solenne

liturgia del 900° anniversario della dedicazione dellaCattedrale, ha parlato della chiesa casa di Dio e comunità dicredenti. E, prendendo spunto (anche) dalla prima lettera diSan Pietro apostolo ( «uno scritto - ha ricostruito il

presidente della Cei - nato in uncontesto di diaspora, quando icristiani non avevano ancoraedifici di culto e potevanoradunarsi soltanto in una domusecclesiae») ha osservato come lostesso primo degli Apostoli ricordòai destinatari della sua lettera come l’edificio spirituale siacomposto da pietre scartate. «La prima pietra scartata è lostesso Cristo: non creduto dagliuomini e messo a morteingiustamente, è divenuto però la“pietra angolare” di un edificioin cui tutti gli scartati possono

sentirsi utili». Ed è proprio «a questi scartati - hacommentato il cardinale Gualtiero Bassetti- che papaFrancesco ci chiede di rivolgerci». Con uno sguardoall’attualità: gli scartati di oggi «sono i giovani, ai qualiegoisticamente le altre generazioni non pensano; scartatisono coloro che non trovano lavoro, lo perdono o sonocostretti a piegarsi a trattamenti non adeguati». Scartati«sono gli anziani, ritenuti non più produttivi o poco utili alsistema dei consumi». Scartati sono «gli stranieri e imigranti che lasciano il loro paese a causa di fame e guerre».A tutte «queste pietre di scarto dobbiamo con forza ricordareche per loro nella Chiesa c’è spazio, e che dai credenti inCristo non dovranno mai essere esclusi».

Servizi nelle pagine seguenti

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Le pietre scartate e la pietra angolare

Il presidente della CeiGualtiero Bassettidomenica scorsaa Pisa hapresiedutola liturgiaconclusiva dello specialeanno giubilare

Nei luoghi della memoria

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TOSCANA OGGI30 settembre 2018II

IMPEGNI PASTORALI DELL’ARCIVESCOVODomenica 30 settembre 2018 ore 9,30:Cresime a Pozzi; ore 11: Cresime a Ponte-rosso; ore 18: Cresime a Tirrenia.Lunedì 1 ottobre 2018 ore 10: Riunionedella Conferenza Episcopale Toscana a Fi-renze.Martedì 2 ottobre a Roma per le Cause deiSanti.Mercoledì 3 ottobre ore 21: celebrazionedel Transito di San Francesco a Santa Ce-cilia in Pisa.Giovedì 4 ottobre ore 9,30: ritiro del Cle-ro nelle Zone; ore 18: S. Messa in S. Ceci-lia per la festa di San Francesco.Venerdì 5 ottobre ore 9,15: Udienze in ar-civescovado; ore 21: Assemblea pastoraledel Vicariato di Pisa nord est alla Sacra Fa-miglia.Sabato 6 ottobre ore 9,30: Incontro con leSuperiore in arcivescovado; ore 17,30: S.Messa a Madonna dell’Acqua di Cascinaper il centenario della chiesa; ore 20,30:al Pensionato Toniolo per l’inizio dell’an-no di Pastorale GiovanileDomenica 7 ottobre 2018 ore 11: Cresimead Asciano; ore 17: a San Martino in Pisaper il centenario della morte del B.Giu-seppe Toniolo.

ASSEMBLEA DI PASTORALE FAMILIAREPISA - Sono già al lavoro Vittorio e MarinaRicchiuto, nuovi responsabili dell’ufficiodiocesano di pastorale familiare. Vittorioe Marina hanno convocato - per le ore 21di questo giovedì 27 settembre nei localidella parrocchia di San Biagio a Pisa -un’assemblea di pastorale familiare. Sarà questa l’occasione propizia per pro-vare a redigere una «mappa» delle associa-zioni familiari, dei gruppi famiglia e deipercorsi di preparazione al matrimoniorivolti ai fidanzati presenti in diocesi. Per programmare nuove iniziative perl’anno pastorale appena avviato. E perparlare di eventi già calendarizzati: l’in-contro delle famiglie alla scoperta deimonumenti di piazza del Duomo (datada definire); la benedizione dei fidanzatie degli sposi in programma il prossimo14 febbraio 2019 in Cattedrale; la benedi-zione delle mamme in attesa, in program-ma il prossimo 25 marzo 2019 in attesa inCattedrale. Durante l’assemblea sarà anche presenta-to il prossimo convegno regionale di pa-storale familiare, in programma il 26 gen-naio 2016 a Loppiano (a tema: «Educarealla speranza che non delude»).Vittorio e Marina ringraziano «Francescoe a Lucia Masi che in tutti questi annihanno portato avanti l’ufficio e seminatotanto bene attorno a noi».

VITA NOVA PRIMO PIANO

Il cardinale Gualtiero Bassetti e n Cattedrale il maestro Riccardo Donati, direttoredella cappella musicale dellaCattedrale, accompagnata

all’organo da ClaudianoPallottini, congedava i «suoi» 40coristi (e i quattro ottoni dirinforzo chiamati per l’occasione)dopo le ultime prove generali,dando a tutti appuntamento alleore 18.Giornate impegnative per iIcardinale Gualtiero Bassetti: almattino, in occasione della festa disan Pio, aveva presieduto unaconcelebrazione eucaristica nelsantuario di San GiovanniRotondo, dove aveva incontrato ilpresidente del consiglio GiuseppeConte (notoriamente gran devotodi padre Pio da Pietralcina) epronunciato un discorso«rilanciato» dai media: «Dinanzialla preoccupante situazione disacerdoti infedeli - le parole delpresidente della Cei - l’esempio deipreti santi – e ce ne sono molti! –aiuti il popolo di Dio a superare losconcerto degli scandali; sappiaridare coraggio e fiducia nellaSanta Chiesa, fatta di peccatori, maassistita dallo Spirito Santo, che inogni tempo sa suscitare uominicome san Pio, per fortificarla erenderla ‘strumento di salvezza pertutto il genere umano’». Lunedì, aRoma, avrebbe introdotto i lavoridi un impegnativo consigliopermanente dei vescovi italiani.Nel «mezzo», la tappa pisana. Lapresenza del presidente della Cei èstata forse il miglior regalo perl’arcivescovo Giovanni PaoloBenotto che, proprio domenicascorsa, ha compiuto 69 anni.A Pisa il cardinale GualtieroBassetti - un toscano doc: originariodi Popolano, frazione di Marradi,in provincia di Firenze, sacerdotedal 1966, vescovo dal 1994, haprestato servizio prima a MassaMarittima - Piombino e poi adArezzo - Cortona - Sansepolcro,prima di essere stato nominato nel2009, arcivescovo di Perugia - Cittàdella Pieve - ha «abbracciato» tanticonfratelli: i vescovi originari dellanostra diocesi - ovvero RiccardoFontana (alla guida di Arezzo,Cortona e Sansepolcro), GiovanniSantucci (al timone di Massa

Carrara - Pontremoli), SimoneGiusti (Livorno) e RobertoFilippini (Pescia), l’arcivescovo diSiena Antonio Buoncristiani, ivescovi di Volterra Alberto Silvani,di Grosseto Rodolfo Cetoloni, diPistoia Fausto Tardelli. Da LaSpezia è arrivato il vicario generalemonsignor Enrico Nuti. Insieme aidiaconi e ai 145 i sacerdoticoncelebranti, il cardinale è partitodal Battistero ed è entrato inCattedrale attraverso il portoneprincipale, mentre la cappellamusicale della Cattedrale intonaval’antifona Cantate al Signore uncanto nuovo scritta da RiccardoDonati e monsignor StefanoD’Atri dal presbiterio invitava ifedeli a fare altrettanto. Tra leduemila persone che hannopartecipato alla celebrazione ancheil prefetto Angela Pagliuca l’assessore all’urbanistica delcomune di Pisa Massimo Dringoli,l’assessore del comune di Cascinacon delega per scuola e cultura Leonardo Cosentini, i consigliericomunali di Pisa RiccardoBuscemi e Andrea Serfogli ilpresidente della fondazione Pisa Claudio Pugelli. I Cavalieri delSanto Sepolcro e di Malta, la

Deputazione dell’Opera dellaPrimaziale, con a capo ilpresidente Pierfrancesco Pacini.Tutti hanno avuto la possibilità diaccogliere, per l’ultima voltanell’anno giubilare, il donodell’indulgenza plenaria, alle solitecondizioni stabilite dallaPenitenzieria apostolica.In apertura di celebrazionel’arcivescovo Giovanni PaoloBenotto ha ricordato come lasolenne liturgia chiudesse l’annogiubilare, indetto per i nove secolidella dedicazione della Cattedrale.Un anno in cui tutti sono statiinvitati a riflettere sulla chiesa casadi Dio e comunità di credenti,prendendo a modello Maria e ilsuo «sì» incondizionato al Signore.L’Arcivescovo ha anche ricordatol’esperienza della peregrinatio dellavenerata immagine della Madonnadi Sotto gli Organi nelle unitàpastorali dei vicariati della nostradiocesi.La liturgia della Parola si aprivacon un pezzo del primo libro deiRe (Signore, siano aperti i tuoi occhiverso questa casa, 1Re 8,22-23.27-30). Per proseguire con alcuniversetti della prima lettera di SanPietro apostolo (Come pietre vive,

voi venite impiegati per la costruzionedi un edificio spirituale). DalVangelo secondo Giovanni ilVangelo proclamato dal pergamodi Giovanni pisano dal diacono, ilsacrista Alvaro Lenzi ( I veriadoratori adoreranno il Padre inspirito e verità). La confessione del cardinaleGualtiero Bassetti: «Arrivando inquesta piazza e in questa cattedralesi ha veramente l’impressione dicontemplare un miracolo. Benefece Gabriele D’Annunzio adenominare così questo luogostupoendo, dove fede cristiana egenio umano hanno dato vita amonumenti e capolavori d’arte chetutto il mondo ammira stupito». È,infatti, «lo stupore il primosentimento che ci coglie - haosservato il presidente della Cei -entrando in questa insignecattedrale, chiesa primaziale, che,900 anni or sono, il popolo di Pisavolle dedicare alla Vergine Assunta,patrona e protettrice della“gloriosa civitas”. La teorìa dicolonne che, in doppio ordine,guidano lo sguardo verso l’abside,sono come i limes del tempo checonducono verso l’eternità delcielo, dove il Cristo Pantocratoresiede nella sua gloria, attorniatodalla Santa Vergine e da SanGiovanni Evangelista, splendidomosaico cui lavorò Cimabue. Lascritta del libro “Ego sun luxmundi” ricorda nel tempo lanostra missione: “illuminare tuttigli uomini con la luce del Cristoche risplende sul volto dellaChiesa” » ha commentato ilcardinale Gualtiero Bassettifacendo riferimento alla LumenGentium. E ancora: «“Il vostroduomo - ricordò san GiovanniPaolo II, qui in visita nel 1989 -accoglie in sé una molteplicità dimotivi e di stimoli, e tutti li fonde inarmoniosa unità, spingendo chiguarda ad elevarsi spontaneamenteverso pensieri di cielo. Qui è la fede, èla carità, è la pieta che parlanoattraverso le forme, le figure, le pietrestesse, lavorate sapientementedall’uomo” . Ogni chiesa,specialmente la cattedrale,racchiude in sé qualcosa dispeciale - ha proseguito ilpresidente dei vescovi italiani.

IDI ANDREA BERNARDINI

na bella pagina di storia da trasmettere ai nostri figli e nipoti si è consumata domenica scorsa in Cattedrale, dove il cardinale Gualtie-

ro Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia e Città della Pieve e presi-dente della Cei, ha presieduto la liturgia conclusiva dello speciale annogiubilare indetto dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto a memoriadei nove secoli della dedicazione della chiesa-madre della nostra dioce-si.Già alle ore 17 le campane del celebre campanile annunciavano il prossi-mo evento: merito di una delegazione di campanari barghigiani - MarcoBattaglia, Manuel Graziani, Cristian Tognarelli, Franco Motroni, RemoRossi e Matteo Brindani, accompagnati dall’ispettore ministeriale Giu-seppe Bernini- che tiravano a mano una corda con cui, pochi istanti pri-ma, avevano legato i battagli di quattro delle sette campane della Torre: eprecisamentel’Assunta , il Crocifisso, San Ranieri e Dal Pozzo . Ripeten-do il gesto compiuto il 26 settembre dello scorso anno, quando eranosaliti sulla cella campanaria del celebre campanile per tirare le campanee salutare, così, l’inizio dell’anno giubilare. Dopo la prima scampanata garafagnina applausi meritati arrivati dai tu-risti giunti alla sommità del campanile, ma anche dai primi fedeli che,con largo anticipo, erano arrivati in piazza Duomo per partecipare allacelebrazione dell’Eucaristia. Tra questi il diacono Giorgio Redini partitoda Lugnano insieme ad una suora e ad altri sei pellegrini laici, e arrivatoa piedi in piazza Duomo dopo 21 km e 30.435 passi e tappe alle chiese diUliveto, Caprona, Mezzana e alla cappella dell’ospedale di Cisanello.

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BLOCK NOTES

OTTOBRE MESE DEL ROSARIO

DI GIOVANNI MANECCHIA

omenica 30 è l’ultimo giorno disettembre, poi inizia ottobre con la

festa della Madonna del Rosario, eottobre mese del Rosario. Scrive sanGiovanni Paolo II nella Letteraapostolica (al n.2) «Rosarium VirginisMariae = Il Rosario della VergineMaria» (anno 2002) «Tra i Papi piùrecenti che, in epoca conciliare, sisono distinti nella promozione delRosario desidero ricordare il BeatoGiovanni XXIII e soprattutto Paolo VI,che nell’Esortazione apostolica“Marialis Cultus” (“Culto Mariano”)sottolineò, in armonia conl’ispirazione del Concilio Vaticano II,il carattere evangelico del Rosario ed ilsuo orientamento cristologico...».Come si sa, dopo ogni dieci Ave Mariasi prega il «Gloria». «Cristo, scrive aln.34 san Giovanni Paolo II, è infatti lavia che ci conduce al Padre nelloSpirito. Se percorriamo fino in fondoquesta via, continua il Papa, ciritroviamo continuamente di fronte almistero delle tre Persone divine dalodare, adorare, ringraziare...». Cometutti noi ricordiamo, a Messa, altermine della Liturgia eucaristica ilsacerdote prega «Per Cristo, conCristo e in Cristo,/ a te, Dio Padreonnipotente,/ nell’unità dello SpiritoSanto,/ ogni onore e gloria per tutti isecoli dei secoli. Amen».

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ASTERISCO

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TOSCANA OGGI30 settembre 2018 IIIVITA NOVA PRIMO PIANO

lo «stupore» della Cattedrale«Essa, nella semplicità e nello splendoredell’arte costruttiva, esprime una primordialeesigenza umana: incontrare il sacro, il misteroindicibile; incontrare Dio che si fa presente inmezzo agli uomini e con essi vuole abitare ecomunicare». Al popolo in ascolto: «Carissimi, “ma è propriovero che Dio abita sulla terra”?». La domandache Salomone si poneva quando venivaconsacrato il Tempio di Gerusalemme erisuonata nella lettura appena proclamata - haosservato il cardinale - «è la stessa che ciponiamo anche noi oggi. È la domanda delladonna Samaritana, che Gesù incontrò in uncaldo mezzogiorno, vicino a un pozzo inSamaria, e che interpellò il Maestro circa illuogo in cui adorare Dio. La risposta a quelladonna fu che Dio può essereincontrato - e quindi abita - lìdove c’è la verità: bisognareadorare Dio “in spirito everità”» La celebrazione di uncentenario così prestigioso -come la dedicazione di questacattedrale - ha continuatomonsignor Gualtiero Bassetti- «è dunque un’occasione perriflettere sulla nostra fede inDio, e sul mistero della suapresenza tra noi. Da unaparte, siamo portati acelebrare la grandezza dellanostra storia, che si è espressasplendidamente in unaestetica cristiana, che simostra non solo in questotempio, ma in tutto ilcontesto della bellissima cittàdi Pisa, ammirata e conosciuta in tutto ilmondo. La bellezza, infatti, è un segno dellapresenza di Dio, che si manifesta non solo intutte le sue creature - come ci ricorda il Canticodi Frate Sole di Francesco d’Assisi - ma anchenelle opere delle mani dell’uomo». D’altraparte, però, le domande «che sono risuonatenelle letture appena ascoltate - ha osservatoancora il cardinale - ci dicono che Dio non puòessere racchiuso o limitato nella bellezza delleopere d’arte, o negli edifici che lo celebrano, onella grandiosità delle strutture. Il Dio di GesùCristo si manifesta anche nelle piccole cose esoprattutto con i piccoli. Ecco perché la secondalettura che abbiamo ascoltato, tratta da unadelle due lettere di Pietro - uno scritto nato inun contesto di diaspora, quando i cristiani nonavevano ancora edifici di culto e potevanoradunarsi soltanto in una domus ecclesiae - ciricorda l’importanza dell’“edificio spirituale” ilquale, però, dice ancora il primo degli Apostoli,è composto da pietre scartate». La prima pietrascartata - ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti

- è lo stesso Cristo: «non creduto dagli uomini emesso a morte ingiustamente, è divenuto peròla “pietra angolare” di un edificio in cui tutti gliscartati possono sentirsi utili». Anzi, «è proprioa questi “scartati” che papa Francesco ci chiededi rivolgerci. È infatti sotto gli occhi di tuttiquella cultura dello scarto che il pontefice noncessa di smascherare: scartati sono i giovani, aiquali egoisticamente le altre generazioni nonpensano; scartati sono coloro che non trovanolavoro, lo perdono o sono costretti a piegarsi atrattamenti non adeguati». Scartati «sono glianziani, ritenuti non più produttivi o poco utilial sistema dei consumi». Scartati sono «glistranieri e i migranti che lasciano il loro paese acausa di fame e guerre»«A tutte queste pietre di scarto - ha osservato il

presidente della Cei -dobbiamo con forza ricordareche per loro nella Chiesa c’èspazio e che dai credenti inCristo non dovranno maiessere esclusi. Laici,consacrati, clero e vescovo,compongono questo edificiospirituale che è la Chiesa di“pietre vive” ben compaginateintorno a Cristo Signore.Vivendo nell’unità enell’amore reciproco,costituiscono il vero corpo delSignore ed edificano l’umanasocietà». Citandosant’Agostino (cfr Serm, 336):«Quando i credenti sonoreciprocamente connessi secondoun determinato ordine, di graziemutuamente e strettamente

giustapposti e coesi, quando sono uniti insieme dallacarità, diventano davvero casa di Dio che non temedi crollare». Il ragionamento del presidente dei vescoviitaliani: «Papa Francesco non manca diricordarci che “noi siamo le pietre vivedell’edificio di Dio, unite profondamente aCristo, che è la pietra di sostegno, e anche disostegno tra noi. Cosa vuol dire questo? Vuoldire che il tempio siamo noi, noi siamo laChiesa vivente, il tempio vivente, e quandosiamo insieme tra di noi c’è anche lo SpiritoSanto, che ci aiuta a crescere». Che cosasignificherà «allora per noi “adorare Dio inspirito e verità”? Leggendo il Vangelo secondoGiovanni si capisce che la verità è una persona,Gesù stesso, e quindi adorare Dio in spirito everità vuol dire rivolgersi al Padre per mezzo delFiglio, che possiamo incontrare nei sacramentie nelle membra più deboli della nostra Chiesa edella società». Alla domanda di Salomone seDio abiti in un tempio - l’osservazione delcardinale Gualtiero Bassetti - dovremo

rispondere «che l’uomo è la sua immagine edunque, per incontrare Dio, è necessario amareil nostro prossimo, non astrattamente mamediante le opere di carità e di misericordia. IlSignore ci conceda, dunque, di adorare Lui inquesto luogo e di riconoscerlo poi nei fratelliche incontreremo uscendo dalla nostrasplendida cattedrale e da ogni altra chiesa».Infine: «Mi piace concludere con una bellaespressione del beato Paolo VI, prossimo adessere canonizzato, che si riferisce alla Chiesa,ma può valere per una cattedrale ormai quasimillenaria: “La speranza, ch’è lo sguardo dellaChiesa verso l’avvenire, riempie il suo cuore e dicecom’esso palpiti in nuova e armoniosa attesa. LaChiesa non è vecchia, è antica; il tempo non la piegae, se essa è fedele ai principi intrinseci ed estrinsecidella sua misteriosa esistenza, la ringiovanisce. Essanon teme il nuovo; ne vive. Come un albero dallasicura e feconda radice, essa estrae da sé ad ogniciclo storico la sua primavera”. Auguro dunque aquesta insigne cattedrale e alla santa Chiesa diDio che è in Pisa di conoscere e sperimentaresempre nuove primavere di fede e di carità».«Ti ringraziamo, o Signore Gesù, per averci datola grazia di accoglierti in questa Chiesa,costruita tra le nostre case; fa che edifichiamocome pietre vive il tempio della tua presenza nelmondo» la prima preghiera dei fedeli. «Tipreghiamo per coloro che hanno costruitoquesta chiesa, per i sacerdoti, i fratelli e sorelledefunti che, nei lunghi secoli della sua storia, inessa hanno vissuto, pregato e servito lacomunità» l’ultima. All’offertorio, mentre la cappella musicale delDuomo cantava «Locus Iste» Philip Stopford,significativa la benedizione fatta dal cardinalead un giovane disabile arrivato ai piedi delpresbiterio in sedia a rotelle.Centinaia di persone si sono accostate alsacramento dell’Eucaristia, mentre la cappellamusicale della Cattedrale intonava «Pane di vitanuova» scritta da Marco Frisina.A conclusione della celebrazione una ultimanota del cardinale, che ha chiesto ai fedeli dipregare per lui: «domani con l’ufficio dipresidenza comincia il consiglio permanentedella Cei che tratterà anche argomenti moltoimportanti e ho bisogno che la luce di Cristoillumini il nostro cuore, la nostra mente e laChiesa affinché porti avanti la sua missione».Preghiere che, certamente, non sono mancate. Poi cardinali, vescovi, sacerdoti e diaconi sisono diretti in sacrestia, salutati da unamoltitudine di persone. «Grati» alla Madonnadi Sotto gli Organi, al tempo stesso testimone e vigile di questo anno giubilare. E all’arcivescovoGiovanni Paolo Benotto che lo ha indetto.Appena usciti dalla Cattedrale, l’ultima -ennesima - sorpresa predisposta dall’Operadella Primaziale: la torre illuminata a festa.

Nel fotoservizio di Gerardo Teta e di Gabriele Ranieri alcuni«scatti» dalla celebrazione conclusiva dello speciale annogiubilare dedicato ai 900 anni della consacrazione dellaCattedrale di Pisa. Liturgia presieduta dal cardinaleGualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia - Città della Pievee presidente della Conferenza episcopale italiana

Il presidente dei vescoviitaliani a Pisa per i 900di dedicazione dellaCattedrale: «Bene feceGabriele D’Annunzio adenominare “deiMiracoli” questo luogostupendo dove fedecristiana e genio umanohanno dato vita amonumenti e capolavoridell’arte che tutto ilmondo ammira stupito»

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VITA NOVATOSCANA OGGI30 settembre 2018IV

FOTOSERVIZIO DIGabriele Ranieri e Gerardo Teta

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IN BREVECELEBRAZIONE TONIOLIANAPISA - Il Beato Giuseppe Toniolo ognimattina si recava nella chiesa più vicina allasua abitazione - quella dedicata a SanMartino - per partecipare alla celebrazioneeucaristica. E trovare qui motivazioni eispirazioni per le sue lezioni di sociologia edeconomia nella vicina Sapienza.E sarà proprio la chiesa di San Martino inKinzica ad ospitare - domenica 7 ottobre alleore 17 - una concelebrazione eucaristica, inoccasione del centenario della sua morte. Lacelebrazione sarà presieduta dall’arcivescovoGiovanni Paolo Benotto e sarà seguita da unincontro pubblico sul tema «GiuseppeToniolo, profilo per una santità laica e civile»guidato dallo storico Ernesto Preziosi, giàvicepresidente nazionale dell’AzioneCattolica.

LA FESTA DI SAN FRANCESCOPISA - Chiesa pisana in festa per sanFrancesco, patrono d’Italia. L’arcivescovoGiovanni Paolo Benotto mercoledì 3 ottobrealle ore 21 nella chiesa di Santa Ceciliapresiederà la celebrazione del transito di SanFrancesco, mentre il giorno successivo -giovedì 4 ottobre - celebrerà l’Eucarestia allasempre in Santa Cecilia ma alle ore 18.In ricordo della lunga presenza dei fratiFrancescani al convento di Nicosia di Calci,giovedì 4 ottobre alle ore 21,15 sarà celebratala Messa nella chiesa di Sant’ Agostino.

UN ANNO GIUBILARE A CASCINAMADONNA DELL’ACQUA - Il 7 ottobre del1619 veniva aperto al culto e benedetto ilsantuario della Madonna dell’Acqua (nelcomune di Cascina) , dopo che il giornoprecedente vi era stata trasportata l’immaginedella Madonna, venerata in una piccolaedicola posta vicino all’argine del fiumeArno, che il popolo venerava comemiracolosa per i tanti prodigi che si eranoverificati. Nel corso del tempo il santuario èdiventato un punto di riferimentoimportante per la devozione mariana,soprattutto dopo gli interventi di restauroportati a compimento tra il 2011 ed 2013 chehanno permesso di recuperare questosignificativo edificio religioso.Sabato 6 ottobre alle ore 17.30, l’arcivescovoGiovanni Paolo Benotto presiederà unasolenne concelebrazione eucaristica, aprendouno speciale anno giubilare del santuario.Non sarà celebrata la Messa delle ore 18 inpropositura.

LA TEOLOGIA DELLA TENEREZZAASSISI - Alcune famiglie pisane hannopartecipato nei giorni scorsi ad Assisi alconvegno «La teologia della tenerezza in papaFrancesco», promosso in occasione del 15ºanniversario della costituzione a Perugia della«Casa della tenerezza», nata su intuizione didon Carlo Rocchetta per il sostegno spiritualealle famiglie, in particolare a quelle chevivono le difficoltà della relazione. Unmomento particolarmente emozionante èstata l’udienza particolare da papa Francesco,che ha ricevuto e salutato individualmentetutti i partecipanti. Le parole del Papa hanno spiegato il sensodel convegno: «Oggi più che mai ci vuole unarivoluzione della tenerezza. Questo cisalverà». Una «rivoluzione» esistenziale, unaconversione del cuore, che trova aiuto nellateologia. «La teologia ha oggi il compito diaccompagnare la ricerca esistenziale, chespesso non inizia dalle domande ultime odalle esigenze sociali, ma da ciò che lapersona avverte emotivamente, apportando laluce che viene dalla Parola di Dio. È possibile,perché l’amore di Dio non è un principiogenerale astratto, ma personale e concreto,che lo Spirito Santo comunica nell’intimo.Egli, infatti, raggiunge e trasforma isentimenti e i pensieri dell’uomo». Questa intuizione anima anche la propostadi un nuovo stile di vita familiare fondatosulla tenerezza, confidando nell’amore diDio. «La tenerezza di Dio ci porta a capire chel’amore è il senso della vita. Comprendiamocosì che la radice della nostra libertà non èmai autoreferenziale. E ci sentiamo chiamatia riversare nel mondo l’amore ricevuto dalSignore, a declinarlo nella Chiesa, nellafamiglia, nella società, a coniugarlo nelservire e nel donarci. Tutto questo non perdovere, ma per amore, per amore di colui dalquale siamo teneramente amati. La tenerezzarimanda alla Passione. La Croce è infatti ilsigillo della tenerezza divina, che si attingedalle piaghe del Signore. Le sue ferite visibilisono le finestre che spalancano il suo amoreinvisibile. La sua Passione ci invita atrasformare il nostro cuore di pietra in cuoredi carne, ad appassionarci di Dio. Edell’uomo, per amore di Dio».

Andrea Tomasi

Un anno che ha lasciato il segno

ntorno a questi temi sonoruotate molte delleiniziative promosse dalleunità pastorali in occasione

della speciale «peregrinatioMariae» della icona dellaMadonna di Sotto gli Organi.Dal 25 ottobre e per diversimesi, la venerata immagine è«uscita» dalla sua sede naturale -la cattedrale di Pisa - divenendotestimone di celebrazionieucaristiche, incontri dipreghiera, concerti, conferenze,catechesi, capaci di coinvolgeremigliaia di persone: dal 26ottobre al 19 novembre era nelvicariato della Versilia, dal 19novembre al 10 dicembre inValdiserchio. Dopo le festivitànatalizie, l’icona è «ripartita»:dal 14 gennaio al 28 gennaioera nelle Colline pisane, dal 28gennaio al 18 febbraio nelvicariato di Pontedera e delLungomonte, dal 18 febbraio al18 marzo nel piano di Pisa.Poi, dopo le festività pasquali,l’ultimo tratto della«peregrinatio»: dal 14 al 29aprile era nel Barghigiano (nella foto Borghesi in alto ilpellegrinaggio a Fornaci diBarga), dal 29 aprile al 13maggio a Pisa sud, dal 13 al 27maggio a Pisa nord est, dal 27maggio al 10 giugno a Pisanord ovest. Ogni vicariato ha«riconsegnato» l’immagine,custodita in una teca, aconclusione di unpellegrinaggio verso il Duomo.Stefano Alpini sta girando undocu-film, con il qualedocumenterà gli eventi diquesto speciale anno giubilare. Negli scorsi mesi la cattedrale si

Iè liberata, dopo anni, di granparte del cantiere interno edesterno, grazie alcompletamento del restaurodella cupola. Dopo tre anni di ricerca e disperimentazione sono statipresentati - lo scorso 17 maggio- i risultati del progetto «Nano-Cathedral», il cui obiettivo èquello di svilupparenanotecnologie utili allaconservazione e allaprevenzione del degrado dellepietre utilizzate nei piùimportanti edifici storicipresenti in Europa.Nella notte del Sabato Santoun nuovo Exultet - conimmagini dell’artista pisanoEnrico Fornaini e spartitomusicale di monsignor MarcoFrisina - è stato intonato dalpergamo di Giovanni Pisanoper salutare solennementel’accensione del nuovo ceropasquale. Significativa la sacrarappresentazione - sotto laregia di Salvatore Ciulla - daltitolo Costruttori di sogni e dicattedrali.Interessante l’iniziativa«Pròtege Virgo Pisas», il ciclo diconferenze promossodall’Opera della Primaziale incollaborazione con la Societàstorica pisana per

approfondire, dal punto divista storico e artistico, illegame tra Maria, il duomo e lacittà di Pisa.Allo storico medievistaGabriele Zaccagnini, invece, ilcompito di dar vita all’edizione critica del Liber deordine officiorum del canonicoRolando, senese di origine e giàmagister di diritto canonicoall’università di Bologna che,dopo aver fatto parte delCapitolo dei canonici dellaChiesa Primaziale pisana,diventò papa nel 1159assumendo il nome diAlessandro III. Un Liber chedescrive, per ciascun giornodell’anno liturgico, losvolgimento delle celebrazionie come avrebbe dovuto esserrecitato l’ufficio divino.Un’anticipazione degli studi siè avuta nei giorni scorsi in unaconferenza cui ha partecipato,tra gli altri, anche il professorGiacomo Baroffio, medievista emusicista. Presentata una moneta, delvalore nominale di cinqueeuro, disegnata dall’artistaincisore Annalisa Masini econiata nelle officine dellaZecca dello Stato, dedicata ainove secoli della consacrazionedel Duomo. Un’altra moneta è«uscita» da un bando indetto

dall’Opera della Primazialepisana. «La Cattedrale dei pisani» è iltitolo di una pubblicazionescritta dalla professoressa VeraFiguccia e uscita ad inizioanno. Anche la rassegnainternazionale di musica sacraAnima Mundi ha fattoriferimento all’anno giubilare.In cartellone, ad esempio,abbiamo ascoltato l’esecuzionedell’Inno per la consacrazionedella chiesa scritto da GiovanniCarlo Maria Clari (1677-1754),che per trent’anni fu maestrodella cappella della Cattedrale. Nell’anno giubilarel’attenzione dell’opinionepubblica si è indirizzata ancheverso alcuni degli altri edificidella piazza del Duomo - chericordano il percorso spiritualedell’uomo, dalla nascita(Battistero), alla morte(Camposanto), passando per laCattedrale (dove il cristianoriceve i sacramenti), el’ospedale. Recuperato e ricollocato inCamposanto il ciclo di affreschidedicato al Trionfo della morte eattribuito a BuonamicoBuffalmacco. Mentre ilBattistero si è dotato di alcunenuove vetrate, realizzatedall’artista grossetanoFrancesco Mori e dedicate albeato Paolo VI (che nel 1965 fua Pisa per il congressoeucaristico nazionale), a sanGiovanni Paolo II (in visitapastorale nella diocesi di Pisanel 1989), al beato GiuseppeToniolo e al santo patronoRanieri. Il Museo delle Sinopieha ospitato fino al 19settembre la mostra «Uncapolavoro ritrovato di OrazioLomi Gentileschi: La Madonnain adorazione del Bambino»organizzata dall’Opera dellaPrimaziale pisana incollaborazione con la Gallerianazionale dell’Umbria. Un segno dell’anno giubilareresterà il recupero di un edificioin via Garibaldi, che saràutilizzato dalla Caritasdiocesana come centropolivalente: al suo ripristinosono state devolute le offerteraccolte in occasione dellecelebrazioni giubilari.

DI ANDREA BERNARDINI

a dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostracomunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto.

Ma noi stessi siamo casa di Dio. Veniamo costruiti in questo mon-do e saremo dedicati solennemente alla fine dei secoli. La casa,meglio la costruzione, richiede fatica. La dedicazione, invece, av-viene nella gioia». Così scriveva sant’Agostino nei suoi «Discorsi» aproposito della costruzione e dedicazione del tempio di Dio innoi. Una riflessione letta in Battistero il 26 settembre dello scorso an-no e che ha dato il senso di uno speciale anno giubilare dedicato ai900 anni della consacrazione della Cattedrale, la chiesa-madre ditutte le chiese della nostra diocesi.Era il 26 settembre del 1118 quando papa Gelasio - arrivato a Pisaqualche giorno prima attraverso la Porta Aurea - consacrò la Catte-drale di Pisa, fondata nei primi mesi del 1064. Un evento che ri-chiamò una grandissima folla. E che è raffigurata in una tabulamembranacea del XV secolo recentemente restaurata e attualmen-te conservata nel Museo dell’Opera del Duomo.Nove secoli dopo l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, indicendoquesto anno giubilare, ha invitato tutti a riflettere su cos’è e qualevolto vogliamo dare alla Chiesa, casa di Dio ma anche comunità dicredenti. Proponendo il «modello» di Maria, che con il suo «sì» al-la proposta di Dio ha cambiato la storia dell’umanità.

L«Un primo «bilancio»dello speciale giubileodedicato ai nove secolidalla consacrazione dellaCattedrale. Occasionepropizia per rifletteresulla Chiesa, casa di Dioe comunità di credenti.Le iniziative portateavanti dalla diocesi e dall’Opera dellaPrimaziale pisana

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VITA NOVATOSCANA OGGI30 settembre 2018VI

CURIOSITÀ’ PISANE

DI VINCENZO LUPO BERGHINI

e targhe stradali poste ai limiti dellavia che porta da via dei Mille a via

arcivescovo Ferdinando Capponirecano l’indicazione: «VIA DELLAFAGGIOLA». Lo stradario ufficiale delComune precisa che la strada èintestatata a: «UGUCCIONE DELLAFAGGIOLA». In questa via del centrostorico, esattamente al numero 19,ebbe a soggiornare dal novembre 1827al giugno 1828 Giacomo Leopardi.Nella corrispondenza intercorsa con isuoi familiari ed amici, il Poetasegnalava di abitare in via Fagiuoli,senza poterne precisare il numerocivico, mancante. Sorge il problema, dunque: via dellaFaggiola o via Fagiuoli? L’amicoAntonio F. Gimigliano ha accennatoalla questione sul fogliaccio ,quindicinale gratuito locale, allorchéha parlato di questa via nella rubrica «Achi è dedicata la tua strada?». Si sa chela toponomastica comunale vuolericordare in modo perenne personaggiche in vita hanno operato per il benedella città o per la cultura in genere oanche semplicemente per la loro bontàd’animo. Ebbene Uguccione dellaFaggiola fu certamente un condottierodi non comuni qualità militari che, tral’altro, gli consentirono di vincere labattaglia di Montecatini, ma il suoossessivo dispotismo fece maturare nelpopolo pisano la tentazione di unasommossa. Pietro Vigo, nel suo Uguccione della Faggiola podestà di Pisa edi Lucca (editore Francesco Vigo,Livorno 1879), scrive: «Libertà, libertà,muoia Uguccione il tiranno, grida ilpopolo». Popolo che correfuriosamente verso il palazzo del«Faggiolano» che era in via Santa Mariae lo saccheggia uccidendo molti deifamiliari e dei servi. Il Faggiolano eraallora diretto a Lucca per espugnarla equando ebbe notizie di Pisa tornòindietro, ma invano, perché la porta alParlascio e le mura dintorno erano tuttechiuse e ben difese. Con questo «belcurriculum» appare strano che i pisanivolessero intitolare proprio a siffattotiranno una delle strade comunali... Tutt’altro discorso, invece, è da fare peri Fagiuoli, per la famiglia dei Fagiuoli,che qui ebbero ad abitare e lavorare sindal 1223, data in cui nacque GiovanniFagiuoli, grande giurista che insegnòanche a Bologna e a Napoli matrascorse gran parte della sua vita a Pisadove morì nel 1286. È sepolto nelnostro Camposanto monumentale,dove è presente ancora un frammentodi lapide che lo ricorda. La sua attivitàsi esplicò prevalentemente nella nostracittà, dove fu giudice fin dal 1244 e poianche a capo del Comune. Di lui siconservano varie opere; le piùimportanti sono Summa de feudis e Tractatus de summariis cognitionibus.Giovanni è il rappresentante più notodi una famiglia pisana celebre nellastoria della giurisprudenza del bassoMedioevo. Tra i suoi componentimeritano di essere almeno citatiUberto, Enrico, Bernardo e Gerardo.

L

Le «Tre Buche» e il cardinale Cosimo CorsiTRA MARINA E PISA

ercorrendo il viale GabrieleD’Annunzio da Marina a

Pisa, si arriva alla curva dettadelle «Tre buche». Perché quelnome? La risposta è intuitiva.per la presenza di unacostruzione in mattoncini rossicon tre aperture, tre buche. Un tempo lì c’era anche un

ristorante. A dire il vero permolti anni quella costruzione èstata coperta da rovi ederbacce. Ma, grazie allaintraprendenza dell’assessoreai lavori pubblici AndreaSerfogli, della consiglieracomunale Valeria Antoni e dialcuni volenterosi, nel maggio

di un anno fa, fu ripulita eriportata alla luce. Alla sommità della costruzionesi trova uno stemmacardinalizio. Fu infatti uncardinale - e precisamenteCosimo Corsi, arcivescovo diPisa dal 1853 al 1870 - a volerequella struttura. Fu costruitanel 1863, ma non per ricordarele opere leopoldine comeriportato erroneamente daimedia locali. La storia andò così. Il fiumeArno aveva subìto diversirimodellamenti ad operadell’uomo, sempre allo scopodi ridurre i rischi diesondazione che gravavanosulla città di Pisa. Famoso eimponente l’interventocommissionato daFerdinando I dei Medici concui si spostò lo sbocco a mareverso nord (con lavori che siconclusero nel 1771, ai tempi,dunque, del GranducaLeopoldo di Lorena). Ma cosac’entra allora il cardinalepisano? La zona era di

pertinenza della diocesi diPisa, perché beneficio dellamensa arcivescovile. Mensa chesi interessava dei lavori nellatenuta di San Piero - conl’edificazione di nuove casecoloniche lungo la viaLivornese - nel podere del Sodie alla Presa (Maleventre). ASan Piero venne costruito,sempre in quegli anni, unostradone e una nuova stalla. Fuedificato anche un ponte inmuratura a tre luci concateratte, un «trabocco»proprio sulla curva dell’Arnoper permettesse alle acque inpiena di tracimare nellacolmata d’Arnino. L’opera,però, non riuscì nel suointento e rimase inutilizzata.Ora i rovi stanno perriconquistarla: ci auguriamoche la manutenzione di questastruttura sia ripresa in mano:per mantenere scoperte evisibili le «Tre buche» e conesse il ricordo del cardinalepisano.

Andrea Bartelloni

P

APisa l’antico Codex Purpureus Rossanensis

a scrittura usata per il testo dei Vangeli -ha ricostruito Cecilia Perri - è lamaiuscola biblica: si tratta di formegrafiche che prendono piede dal tardo II°

secolo dopo Cristo, che sono state «codificate»già nel secolo successivo e che «resisteranno»nelle pratiche librarie fino al IX secolo. Leminiature conservate nel codice di Rossanosono quattordici. Di esse, dodici raffigurano

eventi della vita di Cristo (La Resurrezione diLazzaro, L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, Ilcolloquio con i sacerdoti e la cacciata dei mercantidal tempio, La parabola delle dieci vergini,L’ultima cena e la lavanda dei piedi, La comunionedegli apostoli, Cristo nel Getsemani, La guarigionedel cieco nato, La parabola del buon samaritano, Ilprocesso di Cristo davanti a Pilato, La scelta traGesù e Barabba), una fa da titolo alle tavole deicanoni andate perdute, e l’ultima è un ritrattodi Marco, che occupa l’intera pagina. Francesco Filareto si è poi soffermato sullaminatura dell’ultima cena: osservando comenell’immagine tutti i personaggi sono dispostiintorno ad una tavola semicircolare al cuicentro è posta una grande coppa d’oro (nellaquale qualcuno avrebbe visto il Sacro Graal);Gesù non è al centro come nellarappresentazione di Leonardo, ma in primopiano sul lato sinistro e questo farebbe pensaread un clamoroso errore del grande artista diVinci dato che quella miniatura è di circa milleanni prima. Al centro c’è Giuda che intinge ilpane nel vino. Filareto ha poi ricordato che inoccasione della visita di papa Francesco alpresidente della Repubblica nel novembre2013 fu presentato l’originale del Codex che inquel periodo si trovava a Roma dov’era incorso l’opera di restauro portata avantidall’Istituto centrale per la patologia del libro.Papa Francesco e Giorgio Napolitano siintrattennero davanti alle pagine dell’anticoevangeliario ammirandone le immagini. Altermine monsignor Satriano ha ricordato comel’iter per il riconoscimento da partedell’Unesco, iniziato nel 2007 dal suopredecessore, è stato lungo e laborioso.

L

DI GABRIELE RANIERI

l Codex Purpureus Rossanensis, è un manoscritto greco del VI secolo, conservato nel Museodiocesano e del Codex di Rossano. Nelle sue 376 pagine sono stati trascritti in lingua greca, per

intero, il vangelo di Matteo e quasi per intero - eccezion fatta per i versetti 14-20 conclusivi dell’ul-timo capitolo - il vangelo di Marco. Le pagine sono di colore rossastro, da cui il nome purpureus.Il Codex contiene una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati delNuovo Testamento conservati fino ai nostri giorni. Nell’ottobre del 2015 è stato riconosciuto patri-monio dell’umanità ed inserito dall’Unesco tra i 47 nuovi documenti del registro della memoriamondiale. Una delle cinque copie oggi esistenti di questo antico manoscritto è stata esposta e presentata neigiorni scorsi nell’ex salone degli affreschi nel Camposanto monumentale di Pisa. L’incontro dal ti-tolo «il Codex Purpureus Rossanensis» era organizzato dal Centro studi «Ausonia» in collabora-zione con le diocesi di Pisa e di Rossano-Cariati ed il Museo diocesano e del Codex di Rossano econ il patrocinio del Comune di Pisa. Hanno portato il loro saluto: Giovanni Nicolò Adilardi presidente del Centro studi «Ausonia»,monsignor Gino Biagini, vicario generale della nostra diocesi, Filippo Bedini, assessore al Comu-ne di Pisa, e Francesca Barsotti dell’ufficio diocesano dei beni culturali. Poi gli interventi di Cecilia Perri, vicedirettore del Museo diocesano e del Codex di Rossano, Fran-cesco Filareto, storico Bizantinista e saggista e di monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo diRossano Cariati. L’incontro è stato coordinato da Rocco Sergi, segretario del Centro Ausonia.

I

Sotto, Cecilia Perri, vicedirettore del Museo diocesano e del Codex di Rossano,mostra ad alcuni visitatori la copia del Codex PurpureusRossanensis

PRESENTATO AD UN CONVEGNO

Sommossa del popolo pisano, saccheggio della casa di Uguccione della Faggiola educcisione della sua famiglia (incisione d’epoca)

Via della Faggiolao via Fagiuoli?

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VITA NOVA TOSCANA OGGI30 settembre 2018 VII

CHIESA E TOPONOMASTICAnella diocesi pisana / 25

Qui si conclude la nostra

ricognizione non soltanto dellatoponomastica di

Barga ma anche deivari Comuni delladiocesi alla ricerca

di testimonianze della Chiesa pisana

Piazza Beato Michele da Bargaome ricorda monsignorLino Lombardi (vedi Vita Nova del 22 luglio)nel libro a lui dedicato,

la più antica e importante fontestorica per conoscere la vita difrate Michele è il Codice 140della biblioteca Landau-Finaly diFirenze, un manoscritto stilatoda un anonimo scrittore vissutoa cavallo tra i secoli XV e XVI. Èda questo codice che si ricavanole date di nascita e di morte:1399 e 1479.L’anno in cui il trentacinquenneLodovico Turignoli prese l’abitodell’Ordine dei MinoriOsservanti la Regola di SanFrancesco, prendendo il nome difrate Michele, è quello in cuiavvenne la fondazione per operadel Beato Ercolano da Piegarodel convento dedicato a SantaMaria delle Grazie, edificato sulpromontorio di Mologno,l’ultima propaggine delPiangrande di Barga detta ancheNebbiana. L’anno era il 1434.Frate Michele morì il 30aprile 1479: aveva ottantaanni. Da queste date siricava l’anno di nascita:1399.Dal suddetto Codicesappiamo che fra’Michele aveva unaparticolare predilezioneper la salute delleanime, sicché nel suoperegrinare per lecontrade spesso capitavache, quando vedeva unpastore o un contadinointento al suo lavoro, sisoffermava con lui etanto sapevaintrattenerlo che lostesso non potevanegargli la confessionedei peccati.È ben probabile cheall’ingresso nel primoRitiro di Mologno oNebbiana, nel 1434,fosse già prete e inpossesso di una buona culturateologica, anche perché con lamorte dello stesso Ercolano,avvenuta nel 1451, sarà propriofra’ Michele da Barga a prenderesu di sé la sua eredità, assurgendoa guida spirituale per le famigliefrancescane della Valle delSerchio.Fra’ Michele non era soltanto unsemplice frate questuante maaveva ricevuto gli ordini perofficiare la Messa e si rendevasempre disponibile per recarsi inquesto o quel borgo della valle insostituzione dei vari preti che perdiverse ragioni ne eranoimpediti, tornando al conventocon l’asino carico di doni in

C

natura. La sua parola, ascoltataovunque con grande attenzione,era capace di suscitare sincereconversioni. Così si legge nelCodice 140: «Tanto era il fructoche faceva che era uno stupore udire.Imperocché faceva deporre la vanitàalle femine vane, rimoveva lihomini dalli giochi, faceali essereobbedienti a precepti ecclesiastici etducevali allo spirito et a pigliarel’abito della santa religione …».Le sue prediche, concepite comeredenzione degli uomini,varcando i ristretti confini delterritorio di Barga, furono

portate in luoghi spesso lontani:la Garfagnana sino allaLucchesia, la Val di Lima e ilPesciatino furono i campid’azione e tutto il tragitto da farsia piedi con un compagno el’asino. Caldo, freddo, banditi edisagi di ogni genere sicuramentenon mancavano ma egli mai sene curò più di tanto e volle, così,portare la parola di Dio neiluoghi più remoti.Oltre al predicare, ebbe dalSignore, il dono dei miracoliunito a quello profetico. DagliAnnali di Luca Wadding (1588 -

1657), grande storico e agiografodel suo Ordine, è riportatoquesto episodio: «Mancando labarca, steso sotto i piedi il mantello,insieme al compagno traversòfelicemente un fiume rapidissimo».Il fiume era sicuramente ilSerchio. Le profezie, ricordate dalCodice 140, ebbero delsorprendente e contribuirono arendere più amato e venerato fra’Michele. Quando, il 30 aprile 1479, resel’anima a Dio nella sua Barga,molto fu il dolore fra la gentesemplice e umile, che tantoamava e dalla quale tanto eraamato. Così racconta il Codice140: «Et perché non era anchorafinita la nuova chiesa del loco novodi Barga, dopo celebrato le obsequieet visitato il suo corpo con grandedevozione dalli populi, facto unafossa in terra della chiesa fu quivisepulto. […] Molti altri miracoli afacto questo Beato et infinite gratiealli sua devoti. Unde molte volte èfrati hebbeno a riempire la fossadella terra sopra del suo corpo chefacevano li populi portando a casadecta terra, per devotioneappiccandola nelli brevi accollo alliinfermi o mettendola nell’acqua, laquale davano poi a bere alleinfermi, o vero lavavano le loroinfirmità et subito erano sanati.[…] Ma dapoi finito la chiesa delloco novo et costruita una cappella,furono le sue ossa cavate etintromesse con venerationenell’altare di decta cappella, doveinsino al presente die si sodisfano livoti et gratie ricevute»,I resti dissotterrati furono postiall’altare della Natività di NostroSignore, nella chiesa di SanFrancesco del non ancoraultimato convento che avevafondato. In seguito, forse l’anno1663 o poco dopo, i veneratiresti furono raccolti in un’urnadorata che fu posta all’altareespressamente dedicato al BeatoMichele, voluto dai discendentiche in quel tempo erano gliAngeli di Barga, Cavalieri diSanto Stefano. Sempre daquest’anno 1663, i resti di unbraccio del Beato Michele,tramite gli stessi Angeli di Barga,trovarono posto tra le reliquiedel Duomo di Pisa, per essereesposti ai fedeli dopo i vespridella Domenica in Albis.Negli ultimi due secoli è statapromossa in vario modo la suaformale canonizzazione ma i varitentativi non ebbero un feliceesito soprattutto, secondo alcunistudiosi, per l’impossibilità diavere notizie sulla sua vita primadell’ingresso nell’Ordine deiMinori Osservanti, vale a direprima del 1434.

DI ANTONIO F.GIMIGLIANO

a piazzetta alberata antistante la canonica del Duomo è intesta-ta ad una gloria della pietà barghigiana: il Beato Michele Turi-

gnoli. Pur non rientrando nell’elenco «ufficiale» dei Santi e Beatidella Chiesa pisana, promulgato dall’arcivescovo Giovanni BattistaParretti nel 1845, egli da sempre è oggetto di devozione. Così neparla Piero Bargellini nel suo Mille Santi del Giorno: «...Il BeatoMichele da Barga, francescano dell’Osservanza vissuto nel ’400, èricordato soprattutto per la sua estrema semplicità e il vivo sensodi compassione verso il prossimo, i deboli e i bisognosi. Dalla na-tiva Barga, seguendo il corso del Serchio e la spinta della sua ca-rità, era sceso a Lucca, e nella città di Ilaria trovò vasto campo diazione per le sue opere buone, di consolatore e soccorritore. [...]O fu forse la sua prodigiosa carità, a far nascere attorno al BeatoMichele la fama del taumaturgo? Non è facile dirlo, ma il fatto èche i miracoli si ripeterono anche dopo la morte del Beato di Bar-ga, avvenuta nel 1479, contribuendo perciò a intessere la sua au-reola di santità a voce di popolo».

L

IL LIBRO

LA PROTESTA ELA PREFAZIONE

onsignor Lino Lombardi nellaprima pagina del suo Beato Michele

Turignoli da Barga M.O. (EdizioniBenedetti, Pescia 1948) ha ritenutoopportuno esprimere quella che chiamauna «protesta», che gli ha consentito diottenere l’imprimatur: «Imprimi potest,Pisis die 4 / III / 1948 ; Sac. Doct.ANTONIUS LANDI Rev. eccl.».Questo il testo della «protesta»:«L’Autore protesta che nel narrare i fatti,che possono aver caratteresoprannaturale, e nel adoperare il titolodi Beato nei riguardi di Frate MicheleTurignoli, intende di esprimere il suoprivato giudizio e di sottomettersi intutto ai decreti di Urbano VIII del 13Marzo 1625 e 5 Giugno 1634, senzapretendere di prevenire in alcun modo lasentenza della Santa Chiesa». Questo, invece, il testo della prefazione:«Ai miei carissimi Concittadini di qua edi là dei mari, a tutti coloro che sonoanimati dallo spirito francescano e acoloro che sono particolarmentesensibili alle glorie del natio locopresento una nuova vita di FRAMICHELE TURIGNOLI, piùcomunemente conosciuto sotto il nomedi B. MICHELE DA BARGA.Ve ne eranogià due: quella del P. Orlandi, del 1791,e l’altra del Groppi del 1889. Non parlodei cenni biografici, elogi, ricordi etc,che si trovano nelle varie Cronache edAnnali Francescani. Su per giù sono lestesse cose perché, purtroppo, la materiaè scarsa. Per parte mia ho voluto che la«Vita», da me scritta, a tutti presentassein modo chiaro e ordinato la figura delnostro glorioso Concittadino che,vissuto in tempi difficili, fu davvero unavivida luce per il fecondo apostolato eper i favori con cui Dio Lo esaltò in vitae dopo la morte.Nello scrivere ho tenuto presente, inparticolare modo, il Codice 140 (Landau- Finaly), che la cortesia di un insignestorico Cappuccino, P. Sisto da Pisa,inviò al compianto P. Bernardo da Vaglifin dal 1927.Poiché l’Autore del Codice 140 (che nelcorso del mio scritto chiamo l’Anonimo)mostra tanto amore alla verità,scrupolosa diligenza nelle indagini,chiarezza ed ingenuità di stile, più volteho voluto che la sua parola, che ha tuttoil sapore dei Fioretti di S. Francesco sostituisse la mia. Lo scrittodell’Anonimo anzi lo direi Fioretti del B.Michele.D’altra parte quella scrittura del ’400 -’500 ritengo che senza difficoltà possaessere letta e compresa da tutti.Il B. Michele continui la sua protezionesulla diletta Barga ed il Signore,coll’intercessione di Maria SS. delleGrazie, alla cui ombra il Beato fondò ilConvento Barghigiano, vi dia grazia divedere, in un prossimo avvenirepienamente sanzionato, dalla SupremaAutorità Ecclesiastica, il culto prestatofin qui, senza interruzione, al nostroglorioso Concittadino».

A. F. G.

M

Il volto del Beato Michele rappresentato nella «Natività»

«Natività», terracotta invetriata attribuita a Luca della Robbia (1400 - 1482) nella chiesa diSan Francesco a Barga. Il frate adorante sulla sinistra è il Beato Michele

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VITA NOVATOSCANA OGGI30 settembre 2018VIII