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giornalino dinformazione scolastica dellISTITUTO DISTRUZIONE SUPERIORE GIUSEPPE BONFANTINIdi Novara numero 4 anno 3 GIUGNO 2012 N N o o n n è è b b e e e e e e e e n n e e È l’ultima “grande fatica redazionale” dell’anno. E se devo proprio essere sincero questa volta un po’ pesa. Perché è poco il materiale giunto in redazione, perché per questo giornalino non è stato un anno ricco di spunti e di discussioni anzi… spesso ha regnato l’indifferenza, spesso è stato difficile comporre un numero “come si deve”. Ma anche se questa sarà un’edizione slim certamente i contenuti sono apprezzabili, se non altro per il grande sforzo che in molti hanno compiuto per comporre ciò che c’è! E ora? Questa pagina va riempita e intanto dal tavolo a cui sono seduto non posso far altro che allungare l’occhio verso le schermo della tivù accesa. C’è un film, uno di quelli che avrò visto e rivisto durante la mia adolescenza: “L’attimo fuggente”. È la scena in cui il professore dice ai suoi alunni: Lo so che è molto difficile mantenere le nostre convinzioni di fronte agli altri perché ci teniamo tutti ad essere accettati. Ma voi, ragazzi, dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche se il "gregge" può dire: "Non è beeeeeeene". Oggi in classe si parlava un po’, in uno di quei momenti necessari a far riprendere fiato tra un conto economico e l’altro. Si parlava di quante cose più importanti ci siano oltre al calcio, ai reality show del momento, alle decine di giochini che la tivù ogni giorno propone. Qualcuno, intervenendo tra i mille pareri del gruppo classe ha detto: “Prof.! Ma i ragazzi che hanno interessi diversi dalle mode del momento, vengono isolati, trattati come minorati mentali, aggrediti appena viene colto un loro momento di debolezza. Insomma prof. vengono stretti sempre di più in una morsa di sfottimento, fino a che, soffocati, si adeguano, oppure imparano a convivere con solitudine e delusioni". E davanti a queste considerazioni un professorino inesperto come me non può che riconoscere che del vero ci sia. Ma vale la pena rassegnarsi e smettere di “lottare” per realizzare i propri sogni o presunti tali? Sarà difficile, ma forse una “sana ribellione” a un sistema che sta stretto male non fa. Non siamo tutti uguali perché ognuno è unico e ha qualcosa di straordinario da donare agli altri. Perciò che bisogno c’è di imitare personaggi famosi o stili non congrui a se stessi? So bene che è facile vivere di abitudini, adeguarsi, lasciando che altri pensino per noi. Ma so anche che alcuni avrebbero il coraggio di dire ciò che pensano e, all’occorrenza, saprebbero andare controcorrente. Anche questo significa ritrovarsi con decine di dita puntate addosso ma almeno non si vive rassegnati al conformismo, ma s’impara a dire ciò che si pensa senza abbassare mai lo sguardo con nessuno e soprattutto continuando a credere nei propri sogni perché, come diceva un famoso docente universitario statunitense, “Il sogno di oggi sarà la realtà di domani”. Gu. Ro.

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ggiioorrnnaalliinnoo dd’’iinnffoorrmmaazziioonnee ssccoollaassttiiccaa

ddeellll’’IISSTTIITTUUTTOO DD’’IISSTTRRUUZZIIOONNEE SSUUPPEERRIIOORREE

““GGIIUUSSEEPPPPEE BBOONNFFAANNTTIINNII”” ddii NNoovvaarraa

nnuummeerroo 44 –– aannnnoo 33 GGIIUUGGNNOO 22001122

NNoonn èè bbeeeeeeeennee

È l’ultima “grande fatica redazionale” dell’anno. E se devo proprio

essere sincero questa volta un po’ pesa. Perché è poco il materiale

giunto in redazione, perché per questo giornalino non è stato un

anno ricco di spunti e di discussioni anzi… spesso ha regnato

l’indifferenza, spesso è stato difficile comporre un numero “come si

deve”. Ma anche se questa sarà un’edizione slim certamente i

contenuti sono apprezzabili, se non altro per il grande sforzo che in

molti hanno compiuto per comporre ciò che c’è! E ora? Questa

pagina va riempita e intanto dal tavolo a cui sono seduto non posso

far altro che allungare l’occhio verso le schermo della tivù accesa.

C’è un film, uno di quelli che avrò visto e rivisto durante la mia

adolescenza: “L’attimo fuggente”. È la scena in cui il professore dice

ai suoi alunni: Lo so che è molto difficile mantenere le nostre

convinzioni di fronte agli altri perché ci teniamo tutti ad essere

accettati. Ma voi, ragazzi, dovete credere che i vostri pensieri siano

unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani e impopolari, anche

se il "gregge" può dire: "Non è beeeeeeene".

Oggi in classe si parlava un po’, in uno di quei momenti necessari a

far riprendere fiato tra un conto economico e l’altro. Si parlava di

quante cose più importanti ci siano oltre al calcio, ai reality show del

momento, alle decine di giochini che la tivù ogni giorno propone.

Qualcuno, intervenendo tra i mille pareri del gruppo classe ha detto:

“Prof.! Ma i ragazzi che hanno interessi diversi dalle mode del

momento, vengono isolati, trattati come minorati mentali, aggrediti

appena viene colto un loro momento di debolezza. Insomma prof.

vengono stretti sempre di più in una morsa di sfottimento, fino a

che, soffocati, si adeguano, oppure imparano a convivere con

solitudine e delusioni". E davanti a queste considerazioni un

professorino inesperto come me non può che riconoscere che del

vero ci sia. Ma vale la pena rassegnarsi e smettere di “lottare” per

realizzare i propri sogni o presunti tali? Sarà difficile, ma forse una

“sana ribellione” a un sistema che sta stretto male non fa. Non

siamo tutti uguali perché ognuno è unico e ha qualcosa di

straordinario da donare agli altri. Perciò che bisogno c’è di imitare

personaggi famosi o stili non congrui a se stessi? So bene che è

facile vivere di abitudini, adeguarsi, lasciando che altri pensino per

noi. Ma so anche che alcuni avrebbero il coraggio di dire ciò che

pensano e, all’occorrenza, saprebbero andare controcorrente. Anche

questo significa ritrovarsi con decine di dita puntate addosso ma

almeno non si vive rassegnati al conformismo, ma s’impara a dire

ciò che si pensa senza abbassare mai lo sguardo con nessuno e

soprattutto continuando a credere nei propri sogni perché, come

diceva un famoso docente universitario statunitense, “Il sogno di

oggi sarà la realtà di domani”.

Gu. Ro.

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GGRRAAZZIIEE!! qquuaassii mmaattuurrii ddii GGuu..RRoo.. ccoonn llaa ccoollllaabboorraazziioonnee ddii ““uunnaa pprrooffeessssoorreessssaa””

iamo ormai a giugno e, come ogni anno, qualcuno si accinge inesorabilmente a bere l’amaro calice che porta il nome di esame di Stato, altresì noto come esame di maturità. Ho avuto la grande fortuna di conoscere, in modi diversi, tutte le classi che

quest’anno dovranno affrontare questo piccolo/grande ostacolo della propria carriera di studenti. Ho anche avuto il piacere di farmi abbracciare da questo “patrimonio umano” che verrà ricordato per qualche anno e poi sarà solo un gran bel od esilarante ricordo dei docenti man mano più anziani. C’è chi non scorderò per le sue battute pungenti, chi per la sua storia famigliare e personale, chi per il suo volto sorridente, chi per le sue ansie (che spesso ho condiviso!), chi per le sue “pirle” di saggezza, chi per aver pianto e chi per aver condiviso momenti come viaggi d’istruzione o semplici uscite didattiche al di fuori della scuola. Chi ha mangiato accanto a me, chi mi ha raccontato delle sue storie amorose tribolate, chi ha chiesto consiglio, chi ha bussato alla porta disperato in cerca solo di ascolto, chi ha segnato in tanti modi la mia breve carriera scolastica, chi dell’Estimo sa giusto che è una materia del piano di studi del Bonfa, chi mi ha fatto disperare a suon di uno o di due sul libretto, chi mi ha “cuccato” con un piatto troppo pieno nelle serate del fine settimana. Insomma quanto “materiale” che se ne andrà dalle mura del Bonfa! Io ogni tanto ripenso al mio esame di maturità e agli stati di ansia-dubbio-panico di quelle settimane, alleviati dal sostegno di insegnanti che ancor oggi stimo e con cui ho la fortuna di lavorare assieme. Devo dire che l’atmosfera che si crea ogni anno di questi tempi, fa un certo effetto. Per l’ennesimo anno mi ritrovo quasi a rivivere, non senza una nota di malinconia, i momenti salienti del mio esame, quando, “prigioniero” ancora dei banchi di scuola, non sapevo assolutamente cosa aspettarmi. E vorrei dare consigli “giusti” per affrontarlo al meglio ma proprio non saprei come e cosa consigliare. Bazzicando per la rete però, un neo-maturato ha pensato bene di dare qualche consiglio fresco fresco e chissà se possono essere utili alla nostra “moltitudine da esaminare”. Non sono certo verità assolute, né da delirio di onniscienza. Sono solo dei piccoli suggerimenti raccolti da un’esperienza passata e dai consigli ricevuti.

I CONSIGLI DI UNO GIÀ “MATURATO”

1- Non esauritevi a causa dello studio. Sembra paradossale iniziare con questo consiglio, ma forse esaurirsi senza capire non serve a nulla. Ho visto tanta gente, che solitamente andava molto bene, riuscire discretamente (o male) all’esame perchè si era esaurita sui libri. Tenete sempre a mente che è impossibile sapere tutto il programma alla perfezione. Studiate bene gli aspetti generali di ogni argomento e per il resto esercitatevi a parlare e a fare collegamenti intelligenti. Vi assicuro che qualunque professore apprezzerà di più una persona che dimostra dinamicità ed elasticità mentale piuttosto che un freddo dispensatore di nozioni.

2- Non preoccupatevi troppo dei commissari esterni: ottenete su di loro solo le informazioni veramente importanti (argomenti su cui si

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impuntano, modalità d’interrogazione, abilitazioni e preferenze varie) e non badate alle chiacchiere sul fatto che uno sia più o meno apprezzato o più rozzamente str… nei confronti degli esaminati! Ricordatevi che spesso girano tanti ritratti di un professore quanti sono i suoi studenti.

3- LA PRIMA PROVA Se avete un commissario esterno di italiano, informatevi bene su quale tipologia di prima prova prediligesse con i suoi alunni ed, eventualmente, se ha qualche particolare avversione per un’altra. Ricordatevi inoltre che molti professori (spesso senza motivi fondati, ma purtroppo è così) vedono di cattivo occhio la tipologia D, ossia il tema di ordine generale, poichè lo ritengono l’ultima spiaggia per chi non ha proprio idea di cosa scrivere. Se potete, per quanto allettante possa essere il titolo, evitatelo. Consultate spesso il dizionario, rileggete più volte e prendetevi tutto il tempo che volete: vi assicuro che 6 ore bastano ed avanzano. Evitate di consegnare alle 10 un compito di 4 colonne striminzite: anche se aveste scritto pagine pregne di significato, sareste comunque visti con sospetto. E, cosa che vale per tutte le prove scritte, anche se fa un caldo da morire, non bevete come dei dannati! Potrete andare in bagno appena dopo 2 ore e vi assicuro che capita spesso di assistere a scene a dir poco esilaranti.

4- LA SECONDA PROVA Non fate affidamento sulla marea di previsioni che trovate su internet, specialmente riguardo ai temi di Estimo, perchè non ci azzeccano praticamente mai. Durante la prova, valutate bene i rischi. È inutile cercare di copiare e farsi beccare dal commissario esterno (che a quel punto avrebbe tutti i motivi di pensare che abbiate sempre copiato per 5 anni) quando magari c’è il vostro commissario interno che può darvi una mano. Non crediate che se un professore era severissimo in classe lo sarà ancora di più all’esame: spesso e volentieri, infatti, i professori tendono a rabbonirsi e a darvi una mano. Non andate nel panico e, se non sapete fare qualcosa (un esercizio, una frase, ecc), non perdete tempo: saltatela e andate avanti, ci ritornerete più tardi.

5- LA TERZA PROVA Quando vi arriva il foglio con le domande, dategli una rapida occhiata e segnate con una spunta o una crocetta quello che sapete e quello che non sapete. Iniziate da ciò che sapete e procedete materia per materia, senza salti. Tornate più tardi su ciò che ignorate: oltre al fatto che potrebbe venirvi in mente, i professori sono più disponibili a darvi una mano verso la fine della prova piuttosto che assistervi appena aperti i fogli perchè vi siete fatti prendere dal panico. Ricordatevi di portare e sfruttare al meglio il migliore amico che possiate avere durante la terza prova: il dizionario di italiano. Al contrario di quanto uno potrebbe immaginare, ci sono spiegate tantissime cose ma non esagerate però. I professori sanno benissimo che nel dizionario si trovano un sacco di cose, evitate quindi, nel caso non sappiate proprio nulla di una domanda, di copiare

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esattamente quello che trovate scritto. Metteteci piuttosto qualcosa di vostro, anche se si tratta solo di fumo negli occhi. Darete perlomeno l’impressione di esservi messi in gioco e di non esservi affidati totalmente al dizionario.

6- LA TESINA Evitate assolutamente di strafare. Evitate quindi tesine di 6 materie del tipo ”La seconda guerra mondiale”: i professori, anche giustamente, vi “ascolteranno” solo i primi 5 minuti perchè tanto sapranno già come valutare il vostro percorso multidisplinare. Ricordatevi che la tesina viene soprannominata così proprio perchè è una specie di surrogato delle tesi di laurea: siate il più concisi e precisi possibile e cercate di trattare argomenti inusuali in modo da interessare la commissione. Per esempio: il nazismo è un bellissimo argomento, per carità, ma i professori sono anche stufi di sentirlo. Se proprio volete tenerlo, andate più nel preciso. Tenete sempre a mente che avete solo pochi minuti e vi assicuro che non sono molti. Se volete portare una presentazione in Power Point, assicuratevi di avere tutto il necessario per farlo (portatile, cavi, ecc), onde evitare di far aspettare la commissione il giorno dell’orale. Non siete costretti a dare ai professori il testo della vostra tesina, ma consegnar loro perlomeno una scaletta degli argomenti o mappa concettuale che sia. E per ultima, la cosa più importante: esercitatevi a parlare. Fatevi ascoltare da qualcuno e prestate grande attenzione al tono di voce. Non preoccupatevi se vi ritrovate a tre giorni dall’orale e non avete ancora scritto la versione definitiva, perchè succede a tutti. Quando esponete la tesina, guardate tutti negli occhi: ispirerete sicurezza e costringerete i professori ad ascoltarvi. State attenti a come vi sedete: una persona in bilico sul ciglio della sedia trasuda insicurezza da tutti i pori. Sedetevi normalmente o, se vi sentite particolarmente a vostro agio, accavallate leggermente le gambe (attenzione però, certi professori, specialmente quelli di vecchia data, potrebbero trovarlo irrispettoso).

7- L’ORALE Presentatevi vestiti sull’elegante andante, ma non esagerate (nè in costume e infradito nè in giacca e cravatta per intenderci, sembrereste ridicoli!), per gli uomini la camicia è l’abito perfetto. Una buona idea è dare la mano a tutti i commissari esterni appena entrate: dimostrerete una grande educazione e padronanza di sè. Mi raccomando la stretta di mano, da quella si capisce tanto del carattere di una persona: dev’essere decisa ma non troppo forte, assolutamente non moscia. Una volta esposta la tesina cominceranno le domande. Anche se sarete, com’è normale, agitati, evitate tutti i gesti che possano tradire il vostro stato emotivo: cercate di non balbettare, di non parlare guardandovi i piedi e non state curvi con la schiena (potrebbe sembrare che vogliate chiudervi in voi stessi per la paura!). Prima di entrare, immaginatevi di andare alla grande ed evitate assolutamente di pensare che sbaglierete (non avete idea di quanto influisce la rappresentazione di sè nella riuscita di qualsiasi compito). Se avere un pubblico vi agita, “sbattete tutti fuori”: è un vostro diritto. Quando vi interrogheranno, cercate di fare più collegamenti possibili con le altre materie. Attenzione però: non fate mai un collegamento con un argomento che non conoscete bene. I professori, infatti, tendono a basarsi sui collegamenti dell’alunno per fare le domande successive e, qualora non foste adeguatamente preparati in materia, rischiereste di trasformare il tutto in un’arma a doppio taglio.

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Chi non ha il problema della timidezza, stia attento a non ricadere nell’eccesso opposto: l’arroganza non piace a nessuno e se un professore vi corregge su qualcosa di cui siete sicuri, dategli ragione. Ciò non toglie che un atteggiamento “lievemente di sfida” è preferibile ad un’eccessiva timidezza. Tenetevi sempre pronto un argomento a scelta per ogni materia: alcuni professori chiedono sistematicamente all’alunno con cosa vuole iniziare. Evitate assolutamente di dire “scelga lei”, perchè a quel punto, oltre ad aver dimostrato scarsa furbizia, gli avrete dato una giustificazione per eventualmente massacrarvi. Mantenete la calma e vedrete che l’orale volerà via in un soffio.

8- Andate a vedere tutti gli orali che potete. È una cosa importantissima che non smetterò mai di ripetere. Vi farete conoscere dalla commissione, potrete “studiare” i commissari esterni e, dopo un po’, noterete che le domande tendono ad essere sempre le stesse. Questo si ricollega al primo suggerimento: usate la testa piuttosto che i libri.

9- Informatevi sulle abilitazioni del presidente di commissione: potrebbe capitarvi che sia abilitato ad insegnare materie che non c’entrano nulla col vostro corso di studi (ad esempio diritto ed economia in un liceo classico).

10- Infine, ricordatevi che l’esame di maturità è, per l’appunto, un esame e come tale può andare bene come può andare male. Ma non preoccupatevi, questo i professori lo sanno. È per questo che ci sono dei commissari interni: per permettervi di essere valutati per 5 anni di lavoro e non per una prestazione di poco più di 10 giorni. Tenete inoltre a mente che anche la fortuna gioca un ruolo primario: una buona fetta della vostra probabilità di riuscire bene sarà lasciata in balia della sorte (ad esempio le materie della terza prova). Ed è qui che voglio darvi l’ultimo consiglio: fatevi furbi. Andate a vedere almeno i due orali precedenti al vostro e segnatevi tutti gli argomenti che i vostri compagni non hanno saputo. Durante le pause, se non li sapete già, ripeteteli, anche se frettolosamente. Avrete una buona probabilità di sentirvi chiedere proprio quegli argomenti. Come mi disse uno dei professori esterni l’anno scorso, “le botte di fortuna bisogna sapersele cercare”. Nulla di più vero. Vorrei ora darvi un ultimo suggerimento che non c’entra nulla con la buona riuscita all’esame, ma che reputo altrettanto importante: godetevi questi momenti. Godeteveli perchè non torneranno più e poi, anche solo ad un anno di distanza, li ricorderete con un pizzico di nostalgia. Ridete, piangete, cantate “Notte prima degli esami”, vivete ogni momento al massimo. Poi andate là e fate vedere loro chi siete!

Sono consigli utili forse e speriamo lo possano essere per i nostri maturandi. C’è di vero che chi sta vivendo con loro gli ultimi giorni di lezione lo fa con una certa nostalgia. Ma una professoressa di questo Istituto ha trovato una frase che voglio riportare perché è significativa per chi come il sottoscritto svolge con passione questo bellissimo lavoro che è insegnare: “Quello che possiamo sperare, quello per cui ci stiamo allenando, quello per cui ha senso svolgere questo meraviglioso mestiere che è insegnare è che la morte ci trovi giovani: ancora entusiasti per il concetto chiarito, ancora nostalgici per la parola non letta, ancora frementi per un sorriso che sale dai banchi, sorvola la cattedra e attraversando la finestra si perde sempre dentro l’infinito…”. Grazie allora a tutti questi giovani che oggi si affacciano al mondo adulto per aver dato (chi più e chi meno!) entusiasmo e leggerezza ai loro docenti questi anni bonfantiniani!

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I diplomati (e gli attuali studenti) del Bonfa che si raccontano

anche al di fuori della scuola: tra esperienze di vita studentesca e novità nel mondo del lavoro

VVAACCAANNZZEE?? VVII AASSPPEETTTTOO!!

ll’’iinnvviittoo ddii uunn eexx ssttuuddeennttee ppeerr ttrraassccoorrrreerree llee vvaaccaannzzee

nneellllaa nnaattuurraa ddeellllee tteerrrree ddii ttoossccaannaa ee uummbbrriiaa

ddii GGiiaammppiieerroo MMaaffffeeiiss ((ddiipplloommaattoo nneellll’’aa..ss.. 11998833//11998844))

razie alle nuove tecnologie ha ripreso i contatti con il Bonfantini lo scorso autunno, proprio attraverso le pagine de “Il Bonfa”, raccontando la sua esperienza lavorativa negli incantevoli territori del

Centro Italia. Del Bonfantini ricorda gli anni cruciali e più spensierati della sua vita. Ed ora arriva in redazione la proposta per passare un periodo di vacanza “alternativo” proprio nel territorio in cui opera. Scrive in redazione:

Siamo ormai prossimi alla fine dell’anno scolastico per la

maggior parte degli studenti, poi il meritato riposo… se qualcuno

di voi docenti dovesse passare tra Toscana e Umbria, sarò a

completa disposizione per organizzare una visita in queste zone

(arte e natura all’unisono fuori dal grande traffico) a prezzi

contenuti (solo alloggio e vitto). Ma anche i vostri studenti… chi

volesse è e sarà il benvenuto!

La guida è “quasi” omaggio, nel senso che devo per forza di legge,

essendo una guida professionista regolarmente iscritto all’

Associazione Italiana Guide Escursionistiche, essere a pagamento

con regolare ricevuta (10,00 €). Compatibilmente con gli impegni

aziendali sarò sempre disponibile anche per indicare i luoghi da

visitare in queste terre.

Per la sistemazione logistica posso indicare degli affitta camere con prima colazione e dei posti di ristoro

con un buon rapporto qualità/prezzo. Se qualcuno fosse interessato sono disponibile all’indirizzo di

posta elettronica [email protected] o anche al numero 339.8085113. In entrambi i casi è

importante indicare che siete del “Bonfantini”. I percorsi escursionistici in Toscana sono ben segnati e

non necessitano di guide… basta una cartina! In Umbria, tranne per rari casi, è bene non fidarsi troppo.

Ma vi sono il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e molte riserve naturali. E da buon italiano so

indicare dove trovare dei prodotti di enogastronomia di eccellenza. La zona è anche ricca di opere d’arte

sacra e profana, sconosciute al grande pubblico. Qualche data?! Arezzo mostra antiquaria: 2-3 giugno,

30 giugno e 1 luglio, 4-5 agosto, 1-2 settembre che coincide con la Sagra del Saracino (rievocazione

storica), numerose sagre paesane, mostre, terme e tanto altro ancora. In settembre Città di Castello ospita

una grossa fiera sul cavallo, qui ci sono due musei sulla civiltà contadina eccetera.

Attendo vostre notizie e approfitto per salutare in particolare il Preside prof. Barraco che forse riuscirà ad

andare in pensione dopo aver dato il secondo 8 a qualche fortunato allievo.

Giampiero Maffeis

G

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ddii SStteeffaanniiaa RRaavvaarroo,, MMaatttteeoo MMiicchheelleettttii ee GGiiaannlluuccaa RRuussppaa ((55^̂ BB))

iao lettori de “Il Bonfa”! Volevamo rendervi partecipi di una bellissima esperienza vissuta con il mitico prof. Zurlo, presso l'Associazione “L'Ontano” ad Olengo. Con lui abbiamo avuto l’opportunità unica di collaborare attivamente provvedendo ai lavori dell'orto e ai tagli dell'erba,

rigorosamente con la ranza, tanto che Matteo ha avuto l'onore di essere insignito del prestigioso titolo di dato dal prof. stesso! Nel parco di Villa Segù, in quel di Olengo, alla periferia sud di Novara, si trovano sei asini: 4 femmine adulte, un'asinella (Maya) e un asinello (Zefiro) di quasi un anno. Ci siamo perlopiù occupati di loro pulendo le lettiere, dando loro da mangiare sia l'erba tagliata dal nostro

, sia il fieno, occupandoci anche dello smaltimento dei poco profumati “prodotti” di scarto! Che gran lavoratori, è proprio il caso di dire “braccia NON rubate all’agricoltura”!!! Inoltre abbiamo collaborato ad un progetto sulle farfalle costruendo un giardino che attirasse questi insetti fornendo loro un habitat adeguato. Il complesso nel quale l'Associazione “L'Ontano” ha fondato la “Cà di Asu” è stato, sino al 2002, sede di una comunità terapeutica per tossicodipendenti. L’attuale obiettivo è quello dell'inserimento lavorativo degli ospiti e quindi, all'interno della villa, sono presenti diverse realtà lavorative: un laboratorio di restauro, una vetreria, una stalla con bovini, una parte

dedicata all'allevamento delle oche e uno speciale recinto dove ora sono ospitati i nostri amici con le “orecchie lunghe” e degli stupendi cavalli avellinesi. Nel parco poi c'erano, oltre all'orto, che ancora oggi è presente, una parte dedicata alla coltivazione dei piccoli frutti ed un meleto. L'inaugurazione della “Cà di Asu” si è svolta il 5 giugno dello scorso anno, ed ora qui si svolge un'importante attività terapeutica per i bambini con disabilità fisica e/o psichica, attraverso l'ausilio dei simpaticissimi asinelli. La realizzazione del Centro rientra nel progetto “Tutti giù nell'orto” sostenuto dalle Fondazione De Agostini al quale ha partecipato anche il nostro Istituto nell’ambito della realizzazione del progetto agro ambientale delle classi quinte di due anni fa. “L'Ontano” è un'associazione no profit che nasce a Vercelli nel 2002 con l'obiettivo di sviluppare progetti nel campo dell'educazione ambientale. Dal 2006 opera anche nel settore sociale con il progetto di realizzazione di un orto a conduzione biologica rivolto alle fasce socialmente più deboli. All'interno di Villa Segù, appartenente all'associazione, ha sede anche un Centro Diurno per persone disabili del Comune di Novara. La Fondazione De Agostini nel 2010 si è impegnata a coprire i costi per l'acquisto degli asini e delle attrezzature per l'attività terapeutica. Presso la struttura, oltre alle attività con gli asini, l'Associazione svolge percorsi di educazione ambientale dedicati alle scuole di differente ordine e grado. Da parte nostra ci sentiamo in dovere di ringraziare il prof. Zurlo per la sua disponibilità e per averci fatto partecipare a questa magnifica esperienza. Siamo stati molto contenti di aver dato il nostro contributo, seppur piccolo rispetto a quello che fanno le persone volontarie e gli operatori professionali che tutti i giorni si dedicano agli asini e all'orto. Per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo ciò che abbiamo fatto ci ha reso molto felici.

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Oh… professor Germano dei professori sei proprio il più strano la folta barba sul tuo volto con le donne fai sempre colpo. Libri, chiavette e PC te li porti appresso tutto il dì con la tua pazienza, equilibrio e saggezza allevi la nostra stanchezza. Quando ti cimenti nella lettura sei proprio una forza della natura. Rendi vive le poesie stimolando le nostre fantasie. Riesci a rendere interessanti anche gli argomenti più pesanti. Grazie alla tua acuta genialità che manifesti nell’utilizzo della multimedialità. Ricerchi sempre la verità… ma… chissà se si troverà… Ci hanno già provato i tuoi maestri Socrate, Platone, Aristotele… tra questi ma sono stati proprio dei fessi hanno perso troppo tempo in chiacchiere quando potevano trovare delle belle “passere”. Ma tu non sei sciocco come loro e il tempo lo spendi tra moglie, figli e paglia d’oro. Con le donne fai scalpore ma le asine sono il tuo vero amore.

Scarpe verdi, rosse o blu il meglio sei sempre tu. Alla classe dai sostegno, e a tavola non hai ritegno. Troppo volontariato fai ma ancora tanto fiato hai! Ami allenare i ragazzi e raddrizzi anche i più pazzi li spremi come arance ma spezzi anche tante lance per aiutarli a crescere sani e a non essere dei villani. Alla prof. Rosella, fai degli scherzi niente male con l’imitazione del dottor meridionale e con i documenti da sistemare... l’hai fatta proprio sbiancare… Bravo attore tu sei nato che peccato… qui, con noi,sei proprio sprecato ! Il passaggio di ruolo te lo sei proprio meritato dopo un lungo percorso nel precariato in cui tanta fatica hai sprecato per aiutare anche il più svantaggiato. Ma adesso salutarti dobbiam e ce ne andiam in attesa del tanto agognato diploma in cui speriam non abbandonarci proprio in questo momento di grande smarrimento perché sei sempre il nostro punto di riferimento.

aall ““nnoossttrroo””

pprrooff.. ““aarrrruuoollaattoo””

aa ccuurraa ddeeii rraaggaazzzzii ddii 55^̂ BB ppeerr iill pprrooff.. GGeerrmmaannoo ZZuurrlloo,, iinnsseeggnnaannttee ddii ssoosstteeggnnoo

ddeellllaa ccllaassssee,, ddaa qquuaallcchhee sseettttiimmaannaa,, ffiinnaallmmeennttee ““iinnsseeggnnaannttee ddii rruuoolloo””

a classe compone una sorta di poesia da dedicare al docente, con qualche “licenza poetica” nel gergo giovanile ma con la riconoscenza di maturandi che vedono nel loro insegnante un punto di riferimento per il proprio futuro.

L

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CCOONNCCOORRSSII &&.. .. .. ii bboonnffaannttiinniiaannii ccoonn ii lloorroo pprrooffff.. ppaarrtteecciippaannoo

ee ssii ccoonnffrroonnttaannoo aa ssuuoonn ddii ccoonnccoorrssii..

EEccccoo llee eessppeerriieennzzee ddii uunn aannnnoo ttrraassccoorrssoo

ttrraa ii bbaanncchhii ddii ssccuuoollaa aall bboonnffaa!!

a nostra 1^ C è una classe che ama trasgredire le regole, che non ama studiare, una classe irrequieta che non ama ascoltare ma... in fondo abbiamo , i nostri cervelli "vuoti" come ci ripetono molti insegnanti, a volte funzionano e quindi vogliamo farvi

scoprire qualcosa di noi che non conoscete attraverso questi nostri lavori. In verità al quale avremmo dovuto partecipare ma non abbiamo controllato la scadenza

mentre la nostra professoressa di Italiano, ci aveva raccomandato la massima attenzione ... E così, non avendo seguito le raccomandazioni della nostra insegnante che aveva riposto la sua fiducia in noi, non abbiamo potuto partecipare al concorso!!! Beh... sarà per un'altra volta prof.! Siamo comunque appagati dal fatto di poter presentare (con molta umiltà), attraverso il giornalino della scuola, questi lavori frutto dei tre "secchioni" (tutto è relativo !!!) della nostra classe, nella

cinque sensi ci consentono di dialogare con il mondo che ci circonda e di essere in assoluta sintonia con noi stessi e con la vita. È proprio grazie a loro che possiamo percepire i profumi, i colori, i sapori, i suoni… i cinque sensi sono quelli che ci consentono di entrare in sintonia

con la vita. Possiamo tuffarci nel mondo solo attraverso le sensazioni e le emozioni dettate dai profumi della primavera, dal cinguettare degli uccelli su di un albero, dalla fragranza della terra umida, dalla morbidezza della sabbia sotto i piedi, dalla limpidezza del cielo nelle giornate limpide. Dedichiamo più attenzione all'ambiente che ci circonda che alle piccole cose della vita quotidiana. Più i sensi vengono coltivati e sensibilizzati, più le nostre porte sono aperte, più grande sarà il piacere e l'intensità con cui viviamo e percepiamo il mondo circostante.

Tra i nostri sensi c’è la vista, per vedere con gli occhi tutto ciò che ci circonda.

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Purtroppo non ci soffermiamo a vedere le cose importanti della vita, ma siamo attratti da tutto ciò che è consumistico e superfluo. Passiamo le nostre giornate davanti al computer e alla televisione, senza neanche guardare fuori dalla finestra e vedere quello che succede nel mondo; spesso non si conoscono neanche i vicini di casa. Se ci soffermassimo a guardare veramente, vedremmo che nel mondo ci sono tante persone che soffrono e che hanno bisogno d’aiuto e che non aspettano altro che uno di noi gli tenda una mano per aiutarlo.

Ed ecco un altro senso, il tatto, che viene più spesso usato per cliccare tastiere e telecomandi piuttosto che per dare un abbraccio o semplicemente una pacca sulla spalla per far capire all’altra persona che ci siamo. Spesso le mani vengono usate per colpire le persone, per fare del male, invece che il contrario. Anche quando qualcuno ci sfiora per strada ci scostiamo bruscamente, come se la sensazione che proviamo ci dia fastidio. Anche durante la Messa, nel momento in cui il prete dice il Padre Nostro e ci invita a prenderci per mano, sono solo i bambini che lo fanno senza pudore; noi ci vergogniamo e appena la preghiera finisce stacchiamo le mani velocemente.

L’olfatto è il senso che ci permette di odorare tutti i profumi della terra, ma nello stesso tempo anche tutti gli odori. Penso che il mio olfatto sia il senso più sviluppato che possiedo, dato che quando sono in giro sento tutti i cattivi odori che ci sono e se c’è la possibilit{ cambio strada piuttosto che sentirlo. Allo stesso tempo però sento anche tutti i buoni profumi, come per esempio quello del mare.

L’udito invece è il senso che ci permette di capire quello che ci dicono le altre persone; grazie ad esso possiamo percepire la distanza delle persone che ci parlano anche senza vederle. Possiamo riconoscere le persone dal timbro di voce o dal rumore che fanno quando camminano. Grazie all’udito possiamo anche ascoltare la musica e questa è una cosa a cui dedico il mio tempo libero. Spesso fingiamo di non sentire perché non ci piace quello che ci stanno dicendo… e percepiamo solo la parte che ci interessa.

Grazie al gusto invece possiamo percepire i diversi sapori delle cose che mangiamo o beviamo.

Possiamo capire se sono cibi piccanti, dolci, acidi, salati o amari. In tutto il mondo, a seconda delle diverse popolazioni, esistono diversi tipi di cibi, e grazie al mondo contemporaneo, anche abitando in un piccolo paese dell’ Italia, abbiamo la possibilit{ di assaporare i cibi tipici cinesi, giapponesi, turchi…. anche se la maggior parte delle volte preferiamo quello italiano ! Tanta gente mangia solo per il gusto di farlo senza assaporare e capire se quella pietanza piace veramente o se è solo una “moda”. Anche se nel mondo d’oggi non ci soffermiamo più sui piaceri che si provavano nel passato, io penso che ci siano lo stesso dei riscontri positivi. Anche perché al solo pensiero di rimanere senza uno di questi sensi mi sentirei perso. Secondo me l’uomo contemporaneo ha perso il vero uso dei cinque sensi, dato che non è più a contatto con la Natura, come invece lo era nel passato; e proprio per questo motivo non si rende più conto della bellezza del mondo che lo circonda.

utto è partito da un'esperienza che mi era stata raccontata da mio padre e che riguardava un suo amico e la sua compagna. Tempo fa queste due persone hanno partecipato, insieme ad un altro gruppo di individui, ad una riunione pomeridiana con un

percorso da fare, degli oggetti da toccare e infine una cena da consumare proposta da T

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un'associazione di Milano chiamata “Dialogo nel buio”. Voi direte: cosa c'è di strano in questo? Nulla, se non fosse che il programma della esperienza si doveva svolgere completamente al buio. Questa esperienza è stata, dal loro racconto, unica nel suo genere, innescando nei nostri amici una serie di problemi e sensazioni che non avevano mai provato. “… cenare al “Tratto Nero” non è stata solo una serata: è un'esperienza che incrocia lo stare in compagnia con gli altri, con la scoperta di qualcosa di cui non si era a conoscenza e che riguarda se stessi e le persone che stanno a tavola con te. Analizza senza volerlo il modo in cui ciascuno di noi reagisce ad una situazione di mancanza di controllo di una parte di se stesso. Si è lì, al buio, senza sapere di preciso dove siano le posate, il piatto e il bicchiere. Ogni persona può decidere di lasciare il locale o cominciare a conoscere qualcosa di diverso. In questa situazione c'è un ribaltamento delle abitudini: di solito è la persona vedente ad aiutare chi non può fare altrettanto, qui non più.Nel corso di tutta l' esperienza, è la guida che conosce bene lo spazio ed è capace di leggere tutto ciò che ci circonda interpretando gli odori, le voci e i movimenti, che ci illustra. Pensiamoci e percepiamo un piccolo insegnamento: non esiste solo

il senso della vista, ma a volte guardare e vedere non sono la stessa cosa. Tutto passa anche attraverso il cervello ed il cuore. Questa esperienza è un modo diverso ma non meno importante di pensare alla mancanza di qualche senso e sulla disabilit{...”. Riflettiamo. Il pensiero sembrerebbe una cosa banale: in effetti tutti nella nostra vita abbiamo provato a rimanere per qualche breve periodo al buio, senza provare grandi differenze perché eravamo certi che era una situazione momentanea. Tutto sarebbe ritornato alla normalità (poteva ritornare la luce, oppure potevamo toglierci la fascia con cui avevamo giocato a mosca cieca).Purtroppo molte persone hanno la sfortuna di non averli e/o di averli fuori uso. Nascere senza uno o più di uno dei cinque sensi, è già una grande sfortuna. Ma anche perderli durante la vita, può farti stare veramente a disagio e/o causarti dei traumi. Considerato che la vista è il senso che dà dei risultati più immediati, gli altri quattro sensi possono arrivare a riconoscere e definire persone, cose e/o situazioni, con tempi e ragionamenti più lunghi. Proviamoci… immaginiamo un mondo senza sensi: buio e freddo, silenzio assoluto, niente profumi

né odori, nessun sapore e neanche nulla da toccare. Sarebbe come essere inseriti in una busta di plastica o in una bottiglia di vetro e messi sottovuoto. La vita avrebbe poco senso. Perdere o non avere uno dei cinque sensi, può spingere gli altri rimasti a svilupparsi e a sensibilizzasi in modo esponenziale, per sopperire alla mancanza. Noi fortunati, non ci rendiamo conto dell'importanza che queste piccole cinque doti, possono avere nello svolgersi della vita di tutti i giorni. Se dovessi perdere la vista, sarei assalito da un senso di freddo, perché la luce dà sempre la sensazione di scaldare e illuminare. I primi sensi che si metterebbero in funzione sarebbero il tatto e l'udito. Vivere in una scatola sempre buia mi stimolerebbe all'ascolto di tutto ciò che mi succede intorno e per muovermi sarei costretto ad allungare gli arti per toccare e sentire tutto ciò che mi circonda per non correre pericoli. Potrebbe essere una buona esperienza: infatti nella vita quotidiana siamo ormai abituati ad ascoltare solo ciò che ci conviene, mentre se privati della vista, dovremmo fare attenzione a tutto quello che sentiamo senza poter permetterci di ignorarne nessun segnale. Adesso oltre alla vista, proviamo a togliere anche l'udito. Penso che comincerei ad entrare nel panico. Il buio e il vuoto mi entrerebbero nella testa come se i pensieri scomparissero improvvisamente. Togliamo

allora anche il tatto. Proviamo a legarci le mani dietro la schiena: cosa sapremmo fare? Siamo già in difficoltà quando ci rompiamo un arto, figuriamoci senza la possibilità di usare qualsiasi

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parte del corpo per toccare, strofinarci contro qualcosa o sentirne il calore che emana. Eliminiamo anche gusto e olfatto. Cosa rimarrebbe di noi? Provate ad immaginare di essere all'esterno e di non sentire nessun odore: non riusciremmo ad orientarci neanche usufruendo dei ricordi immagazzinati nel nostro cervello. Senza il gusto, potremmo essere in pericolo: potremmo ingerire qualsiasi cosa non potendo distinguerne i componenti. Non poter contare sui nostri sensi vuol dire, in un certo senso staccarci la spina: ci trasformeremmo in un sasso. La nostra vita, il nostro sviluppo, il nostro corpo si evolve seguendo e prendendo nota di tutte le sensazioni che i cinque sensi ci trasmettono in continuazione durante tutta la nostra esistenza terrena. Che sensazioni potrebbe provare una persona privata dei cinque sensi? Personalmente mi sentirei come angosciato,impaurito, incapace di ogni azione perché non ne potrò mai conoscere l'esito. Potrebbe essere una sensazione che degenera in uno stadio di follia, perché in realtà nessuno di noi si conosce fino in fondo. Privati dei nostri sensi ci troveremmo come nudi: incapaci di difenderci e assaliti solo dalle nostre paure e dalla paura di tutto ciò che ci sta intorno. Per fortuna ai nostri giorni alcune di queste patologie (es. cecità, sordità) sono recuperabili attraverso cure, studi e incontri tra persone che condividono lo stesso problema. Le persone affette da queste “mancanze” non sono da considerarsi diverse, ma solamente più sfortunate. La loro fortuna interiore consisterà nella voglia di superare il loro handicap, anche attraverso il contatto con le altre persone e le altre situazioni. Mi ritengo fortunato, i miei

cinque sensi funzionano perfettamente e grazie al cielo posso solo immaginare, come

potrebbe essere la vita senza di loro!!!

i svegliai di colpo… avevo il fiatone per la paura che l’uomo del sogno fosse veramente lì, a portarmi via dalla mia amata Tennessee e; non ero mai uscito dal paese per colpa della mia matrigna e adesso, tutto d’un tratto, mi voleva portare via tutto, per farmi

studiare in un’universit{ importante. Non lo faceva perché mi voleva male, almeno penso, oppure desiderava sbarazzarsi di me, per avere il via libera di svendere la fattoria costruita da mio nonno e da mio padre, deceduti da anni. Entrambi erano morti quando ero piccolo; mia madre era morta alla mia nascita, mio padre chiese aiuto per crescermi a Clarissa, l’unica persona cara che mi rimane. Tra me e lei ora non c’è più un ottimo rapporto: è cambiato tutto quando sono entrato nell’et{ dell’adolescenza. Nel giro di due anni ero diventato prepotente e aggressivo senza accorgermene e ora si voleva sbarazzare di me; in effetti non aveva tutti i torti! Anch’io non mi sopporto a volte, non lo faccio apposta a comportarmi così ma è più forte di me e non riesco a trattenermi. Purtroppo aprile arrivò in fretta; ero stato tutto il giorno fuori con il mio cavallo Black, sembrava che riuscisse a leggere la mia mente; galoppammo a lungo; nessuno dei due sembrava stanco e affaticato; volevamo solamente scappare da tutto e da tutti; i miei occhi brillavano; in quell’istante mi sembrava di avere tutto quello che volevo, ma nella realt{ non era così: non avevo un padre su cui contare e l’unica persona che aveva cercato di farmi da madre mi odiava. Nell’aria c’era un profumo di primavera appena sbocciata; non era molto caldo ma i raggi penetravano nella pelle e ti lasciavano addosso un caldo piacevole; il paesaggio davanti a me era bellissimo, quasi irreale; sulla pendice della collina in cui mi ero fermato per assaporare il paesaggio vedevo in lontananza la mia fattoria; non so come sarebbe stato in città, ma ero certo che un paesaggio così non l’avrei mai visto e non avrei mai più sentito quell’aria così pulita e fresca, e quella sensazione di pace, tranquillità,libertà e indipendenza mescolati insieme. Arrivò l’ora di partire. Non mi sembrava vero, non riuscivo a crederci. Clarissa non

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venne neanche a salutarmi, dentro di me mi dicevo che aveva avuto un contrattempo e sarebbe voluta venire con tutto il suo cuore, ma sapevo che mi odiava e non vedeva l’ora che me ne andassi; non volevo accettarlo perché non mi rimaneva nessun altro tranne lei. Dopo molte ore in macchina finalmente arrivai a Denver, Stati Uniti; ci vollero ben due ore per trovare l’Universit{. I ragazzi e le ragazze erano completamente diversi da me e io mi sentivo un marziano atterrato nel paese sbagliato; in Tennessee non avevo molti amici anzi non ne avevo, per colpa del mio carattere. Mentre camminavo alla ricerca della segreteria sentivo una sensazione che saliva dallo stomaco: era un insieme di emozioni diverse tra loro: gioia, tristezza, vergogna, imbarazzo, paura ed eccitazione che non avevo mai provato prima di allora. Dopo due minuti, quell’emozione si trasformò in un tremolio: tremavo tutto come un bambino che stava congelando, soltanto che nel corridoio non faceva freddo anzi c’era un’ aria calda, fin troppo calda, quasi soffocante. Non riuscivo a capire se fossi contento di essere lì; prima di allora odiavo la scuola con tutto me stesso, invece adesso metà di me diceva: “Vai, ora sei libero e maturo, ora inizia la seconda parte della tua vita”. Ma non poteva iniziare la mia seconda vita, perché mi sentivo legato con un catenaccio al Tennessee; esso simboleggiava tutte le pene che mi portavo dentro e che, andando avanti, crescevano sempre di più; se volevo iniziare una nuova vita, dovevo chiedere scusa a Clarissa, ma non avrei mai potuto farlo… non avevo il coraggio. C’era la fila per la segreteria ed io aspettai per circa venti minuti; intanto osservavo i quadri che erano appesi sulle pareti, ma ad un certo punto una voce interruppe. “Hai bisogno?”, mi girai di scatto, era la signora della segreteria. “Salve, sono un nuovo alunno”, con voce distaccata e sgarbata. “Il nome prego!”. “Gianluca Martines”. “…ah! Eccoti, camera 330, non hai problemi a stare da solo in stanza, vero? Perché il tuo coinquilino si è ritirato”. “No,va bene grazie e arrivederci”. Le due settimane seguenti furono tranquille: andavo a lezione, mangiavo e dormivo e poi iniziava un altro giorno. Il giorno dopo era domenica e quindi decisi di andare a fare un giro, per non stare tutto il giorno in camera a far niente. Mi svegliai verso le otto, avrei dormito ancora per due ore, ma mi svegliarono i raggi del sole che entravano dalla finestra della mia camera; in quel momento mi sembrava di essere tornato a casa, con i raggi che ti scaldavano, l’odore di primavera sbocciata. Mi mancava il mio paese però ora dovevo provare nuove emozioni e visitare nuovi posti. Era la prima volta che mettevo piede fuori dal collegio. Era completamente diversa la città da come me l’aspettavo: dava l’idea di sporco, confuso, piccolo, e niente privacy, non avrei mai potuto vivere lì! Nell’aria c’era un odore strano, una miscela di diversi profumi piacevoli, se sentiti da soli, ma che mischiati con gli altri, rendevano l’odore quasi nauseante: un profumo di panini appena sfornati che venivano venduti nella bancarella mescolato all’odore dello smog; avevo fatto una ricerca quando ero alle elementari ma non avevo capito bene il significato e i problemi che esso causava all’ambiente; si sentiva l’aria sporca che ti veniva addosso e, si depositava sugli abiti; mi faceva paura respirare quell’aria perché mi sentivo soffocato! Quel pomeriggio avevo camminato per circa due ore, facendo solamente una pausa per il bagno; avevo studiato con attenzione la citt{, non mi piaceva per niente, né l’ambiente né le persone che ci vivevano. Per tutto il giorno il rumore della città aveva continuato a seguirmi senza mai darmi tregua; mi sembrava un’ossessione, mi dava fastidio: si sentivano le urla della gente, i rumori dei clacson, vigili che fischiavano , i bambini che piangevano. Volevo scappare via ma non riuscivo, mi sembrava un cubo da cui, una volta entrato, non riesci più ad uscire perché continui a essere inseguito senza mai una tregua; non so come la gente possa vivere felice! Il sole stava calando: era ora di tornare indietro verso la scuola, ma appena mi guardai intorno non riconobbi neanche una strada, un palazzo, un albero, un negozio… non conoscevo niente di niente: era tutto nuovo! Andai in direzioni diverse, ma niente… mi ero perso! Non c’era da preoccuparsi: avevo dei soldi e il telefono per chiamare la scuola. Ero intento a digitare il numero, ma la mia pancia mi interruppe con dei forti rumori: era da un bel po’ che non mettevo niente sotto ai

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denti; allora decisi di andare in un ristorante vicino, chiamato “Raggio di sole”, era il ristorante che, dall’aspetto e dal nome, mi appariva più interessante. L’ambiente era carino, i camerieri erano cortesi, ma un po’ lenti per i miei gusti. Scelsi un piatto di spaghetti alle vongole, erano squisiti. Vi misi più del dovuto perché volevo assaporare ogni boccone; appena finito mi avvicinai alla cassa, un po’ intontito per il vino che avevo bevuto; poche volte mi era capitato di ubriacarmi, ma mai come quella sera. Non potevo chiamare a scuola perché non riuscivo neanche a ragionare, quindi decisi di camminare per un po’, e quando mi sarei sentito meglio, avrei chiamato la scuola per venirmi a prendere ovunque io mi fossi trovato. Era buio e non c’era nessuno in giro solo io. Mi sembrava di essere in un film horror per colpa dei lampioni che si accendevano e spegnevano ogni due secondi. Ad un certo punto sentii una macchina che si stava avvicinando a massima velocità verso la strada in cui mi trovavo; quando passò di lì cominciò a suonare il clacson; c’erano quattro ragazzi con la musica ad alto volume da spaccare i timpani; tutti e quattro erano ubriachi: lo si deduceva sia dall’odore di alcool che aveva lasciato la macchina sia dalle due bottiglie di whisky che avevano lanciato fuori dal finestrino quando passarono a un metro davanti a me. Mezzo rimbambito pensavo che forse sarei stato anch’io così, se fossi vissuto in città da quando ero piccolo! Mi sedetti sul bordo della strada e vidi che sul fondo della bottiglia c’era ancora un po’ di whisky; ero attratto dalla bottiglia come un bambino è attratto dalle caramelle, soltanto che non si trattava di zucchero ma di alcool e faceva molto più male, almeno così mi avevano detto. Mi sarebbe piaciuto che mio papà nella mia vita fosse stato lì a dirmi cosa era giusto e cosa no, a spiegarmi la differenza tra giusto e sbagliato, a spiegarmi che amici

scegliere; mi sarebbe piaciuto che mio papà fosse il mio migliore amico, una persona con cui potessi dire tutto di tutti e su tutto. Penso che il mio carattere sia dovuto anche a questa mancanza; avrei desiderato che fosse lì a dirmi se dovevo berla oppure lanciarla via; non feci in tempo a ragionare che avevo già finito la bottiglia; mi sentivo ancora più intontito: intorno a me si muoveva tutto, il mio cervello e il corpo sembravano scollegati ognuno per sé, non mi stavo rendendo conto di quello che stessi facendo. I ragazzi passarono di nuovo, questa volta non a tutta velocità, ma si fermarono proprio davanti a me; da lì in poi le immagini sono un po’ confuse e incerte: so solo che dopo un po’ di tempo, mi ritrovai al volante dell’auto dei ragazzi, come avevo fatto non lo so e non mi ricordo, so solo che avevo paura; stavano bevendo tutti e quattro, l’odore dell’alcool mi dava la nausea… Dopo un po’ capii che ero alla guida di una macchina e le vite di quattro ragazzi erano in pericolo e la colpa era mia;

non sapevo se ero nella corsia giusta, non vedevo né semafori né cartelli per colpa dell’alcool; so solo che quell’atmosfera si interruppe da un urlo del ragazzo dietro: “Fermati, sto male!”, e gli altri ribatterono “No vai, accelera!”. Io, come uno stupido, seguii quest’ultimo consiglio. Dopo circa dieci minuti, il ragazzo dietro era diventato pallido come una cadavere ma io non feci molto caso; dopo mi girai per vedere come stava e vidi che stava vomitando. Mi salì un senso di nausea e quando mi rigirai per guardare la strada, vidi un grosso muro davanti a me, l’avevo visto e stavo comandando al mio piede di schiacciare il freno ma ero bloccato: non riuscivo a muovermi, in sottofondo sentivo le voci dei ragazzi che urlavano “Fermati fermati!!!”. Quando aprii gli occhi vidi uno sfondo bianco, forse ero in Paradiso, ma esclusi l’idea quando sentii la voce del dottore dire: “Si è svegliato finalmente!”. Con un filo di voce chiesi: “Cosa mi è successo?”. “Hai fatto un incidente”, rispose il dottore.

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Intanto mi riaffiorò tutto alla mente, mi ricordavo tutto: il giro in città, il ristorante, il whisky, la macchina e il ragazzo che stava male, la prima domanda che mi venne in mente dopo aver ricordato fu: “Ma i ragazzi?”. Il dottore ci mise un po’ per rispondermi: “Sei stato fortunato caro, i tuoi amici sono morti sul colpo ma tu dopo cinque mesi di coma, ti sei svegliato, c’è qualcuno lassù che veglia su di te”. Volevo rispondere al dottore ma le parole non mi uscivano dalla bocca, “Ma perché io?”. Io dovevo morire tanto nessuno avrebbe sentito la mia mancanza ma famiglie di quei ragazzi… “Ma perché proprio io?”. Continuavo a ripeterlo dentro di me finché la porta si aprì: era Clarissa, non potevo crederci che fosse proprio lei ed era lì con me. Appena si avvicinò, le parole che prima sembravano congelate uscirono come niente: “Clarissa… tu mi odi? Cosa ci fai qui!”. Lei, con un sorriso, rispose: “Figliolo mio io non ti odierò mai!”. Quando sentii quelle parole, mi scese una lacrima dall’occhio, nessuno me le aveva mai dette e nessuno mi aveva mai parlato così. Lei, con delicatezza, mi asciugò la lacrima con il fazzoletto che aveva in mano e mi abbracciò. In quel momento ero felice di essere ancora vivo!!! Gli anni passarono, io mi diplomai in psicologia, trovai un lavoro in una scuola come psicologo, mi sposai ed ebbi due figli. Da quel giorno mi promisi di essere un buon padre come quello che avrei voluto avere ma non ho mai avuto.

a Sede Associata di Romagnano Sesia e le classi del triennio hanno partecipato a un concorso organizzato dal “Rotary Club” di Gattinara, rivolto proprio alle scuole medie superiori della zona pedemontana di

Varallo Sesia, Borgosesia, Romagnano Sesia, eccetera. Il bando prevedeva la scrittura di un racconto giallo (max 15 cartelle)

Il “Bonfantini” di Romagnano Sesia, sotto la guida della professoressa Enzia Bottini, è stato premiato per il maggior numero di racconti inviati (ben 13!). Di questi 4 sono stati pubblicati sul “libro Giallo Rotary” e uno, quello di

^ € La premiazione è avvenuta sabato 28 aprile scorso presso l'Istituto Alberghiero di Gattinara. In questo numero un assaggio del racconto giallo che potrete terminare di leggere on-line sul sito internet dell’Istituto

Capelli neri, tempie brizzolate, baffi scuri l'ex ispettore capo Fortis stava sorseggiando un buon bicchiere di vino sulla sua poltrona più comoda. Erano le 18.30 e in attesa della cena servita puntualmente alle 19.00 dalla governante Maria, Fortis si godeva al caldo del camino pioggia, vento e freddo, una serata tipica dell'autunno avanzato. In pensione da sei anni si era trasferito a Sizzano, paese di vigne che per lui appassionato viticultore ed esperto di enologia era un paradiso. La villa in cui viveva ai piedi delle colline comprendeva anche un buon appezzamento di vigneto e lui aveva creato anche una cantina di prim’ordine in cui si dilettava a vinificare le uve da lui raccolte. La pace di quel momento venne interrotta da un suono di sirene, sembrava che tutte le macchine dotate di sirene nel novarese si fossero date appuntamento a Sizzano! Felice dell'essere in pensione, nonostante il disappunto dei superiori che speravano di convincerlo a restare nella polizia,

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Fortis si alzò per recarsi in sala da pranzo a cenare chiedendosi però perché tutte quelle auto delle polizia andassero su in collina. Le auto nel frattempo avanzavano in mezzo a quel diluvio alla ricerca di un vigneto, dove un giovane facendo una passeggiata con il suo cane, aveva trovato un cadavere. Alla fine l'auto con l'ispettore Ranzani vide i bagliori dei lampeggianti di chi li avevano preceduti, scendendo dalla macchina e tirandosi su il cappuccio della giacca vide venirgli incontro l'appuntato Randetti fradicio d'acqua - Buonasera ispettore - gli disse Randetti - venga con me, il corpo è di qua - facendo strada a Ranzani. Dopo aver attraversato diversi filari, da cui erano da poco stati colti succosi grappoli di Barbera che promettevano di diventare un ottimo vino, Ranzani scorse una sagoma scura per terra. Non occorreva essere un medico legale per capire la causa della morte. Un palo di cemento usato per reggere la vigna era servito come arma contundente per rompergli la testa, ed era poi stato lasciato lì a terra. Mettendosi su i guanti, per non inquinare le prove, frugò nelle tasche trovando: il portafogli, le chiavi di una macchina e in una tasca più interna un foglietto con delle strane sigle. Mariani Simone, si scoprì dai documenti, era il suo nome. L'arrivo della scientifica distolse Ranzani dalle sue prime osservazioni. Il medico legale Zambrino riconobbe subito il cadavere, lui aveva l'hobby dell'enologia e conosceva per fama Mariani, che era un famoso enologo, si dilettava anche di gastronomia e con i suoi commenti e recensioni aveva distrutto, o portato alle stelle, numerose case vinicole e anche alcuni ristoranti. A Ranzani e Randetti, che erano quasi completamente astemi, questo nome non diceva nulla, le spiegazioni di Zambrino non li aiutarono più di tanto, e la pioggia e il vento non favorivano di certo il loro dialogare. Fu lì che il medico parlò ai due dell'ex ispettore Fortis, che era sì in pensione, ma era stato un ottimo detective, era un esperto di enologia e viticultura, e soprattutto viveva lì a Sizzano. Ranzani apprezzò l'aiuto di Zambrino ma decise di interrogare prima il giovane che aveva rinvenuto il cadavere. Disse così all'appuntato di farlo accomodare in macchina in quanto la pioggia battente non voleva saperne di cessare. Il giovane, che si chiamava Erminio, salì in macchina rabbrividendo un po’ per il freddo e un po’ per la tensione accumulata nell'attesa. Ranzani chiese al giovane le modalità del ritrovamento e il giovane rispose che erano stati l'abbaiare del cane e il suo strano comportamento ad indurlo a seguirlo e a scoprire così il cadavere. Aggiunse poi che erano circa le 18,15 e che la prima cosa che fece fu quella di chiamare la polizia con il suo cellulare. Per ultimo Ranzani chiese se avesse mai visto prima la vittima e questi rispose di no. All'ispettore il ragazzo sembrava sincero e quindi decise di farlo accompagnare a casa dall'appuntato Randetti non prima di aver lasciato a quest'ultimo le proprie generalità. Ranzani stava facendo un riassunto della vicenda quando il medico legale richiamò la sua attenzione vicino al cadavere. Questi gli disse che avevano fatto tutto il necessario e che per lui si poteva portar via il corpo. Ranzani diede il suo OK e Zambrino finì le ultime formalità, l'ispettore cominciò a studiare il foglio rinvenuto e soprattutto le misteriose sigle scritte su di esso. Si convinse che forse era arrivato il momento di consultare l'ex collega Fortis nella speranza che la sua buona conoscenza della zona e la sua nota passione per l'enologia potessero tornare utili per una svolta delle indagini. Fortis stava sorseggiando un Boca di vendemmia tardiva quando venne disturbato dal suono del campanello - L'ispettore Fortis? - chiese Ranzani presentandosi. L'ex ispettore rimase perplesso guardando l'altro che gocciolava acqua da tutte le parti, alla fine lo fece accomodare vicino al camino per riscaldarsi e farsi spiegare il motivo della visita. Ranzani spiegò del ritrovamento del cadavere di Mariani in una vigna su in collina e gli chiese se avesse visto qualcosa di sospetto, dato che la strada passava li vicino e se conoscesse di persona o per fama Mariani, vista la sua passione per l'enologia. Fortis ammise di conoscere la fama di quest'ultimo e di aver visto alcune auto salire in collina, ma di non averci fatto caso perché in alcune vigne c'era ancora uva lasciata lì per fare più avanti il passito e i proprietari andavano di tanto in tanto a controllare, oggi ancor di più visto il tempo pessimo. Ranzani gli mostrò anche il biglietto ritrovato nella tasca del morto domandandogli se a lui erano chiare quelle sigle - Se vuole le trascrivo e le controllo con calma - gli rispose l'ex ispettore. Si salutarono ripromettendosi di sentirsi nei giorni seguenti. Il giorno successivo mentre l'ispettore entrava nel suo ufficio venne subito bloccato da Randetti che in breve lo mise al corrente delle ultime novità. L'auto della vittima era stata ritrovata nella piazza del paese con all'interno un’agenda in cui Mariani teneva segnati i suoi appuntamenti. Si scoprì così che il giorno dell'omicidio la vittima aveva ben due incontri di lavoro in due note aziende vitivinicole del paese: Tiberi e Bianchi. […]

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Sono Mirko Gerosa e frequento la classe 3^ B. L'anno scorso ho partecipato al concorso “Diventiamo Cittadini Europei” ma purtroppo non ho vinto. Quest'anno ho riprovato e con il prezioso aiuto della professoressa Elena Pintus sono riuscito a vincere! Ho svolto un ricerca di circa 25 pagine nella quale veniva discussa la grave crisi economica mondiale che ci sta colpendo e come si potrebbe fare per uscire da questa situazione grazie anche all'intervento di ogni singolo cittadino. È stato un lavoro molto lungo, durato mesi ma, avendo vinto, ne è valsa la pena. Quando la prof.ssa me l'ha comunicato, all'inizio non ci credevo, ma quando sono andato in vicepresidenza e ho parlato con il prof. Belvedere mi sono reso conto che era tutto vero! Mi sono emozionato quando mi ha stretto la mano per farmi le congratulazioni! La premiazione ufficiale è avvenuta il 25 maggio a Torino dove oltre alle prof.sse Pintus e Denegri c’era anche Giulia Antoniotti della 2^ B, l'altra ragazza vincitrice del concorso nella nostra scuola. Il premio finale è un “Viaggio Studio a Bruxelles” della durata di 3 giorni per visitare la città e il Parlamento Europeo in ottobre. Sono molto contento ed entusiasta del lavoro svolto. Credo che l'anno prossimo ci riproverò pur sapendo che sarà molto più difficile fare il bis… ma provare male non fa!

Ciao a tutti! Sono Giulia Antoniotti e frequento la 2^B. Nell’ottobre scorso mi è stata data la possibilità di partecipare al concorso “Diventiamo cittadini europei”. Ho deciso di partecipare perché c’era un tema interessante ovvero i rapporti tra Paesi dell’UE e Paesi del Nord Africa con i vari problemi annessi. L’argomento era molto vasto ed è stato interessante cercare notizie su tutti i fronti, dall’immigrazione alle risorse energetiche, ai problemi dell’istruzione. Queste sono problematiche attuali di tutti, quindi mi è sembrato giusto cercare di dire qualcosa a riguardo. Certo… non pensavo di vincere e quando la professoressa Denegri me lo ha comunicato, non stavo più nella pelle dalla felicità! Colgo l’occasione per ringraziare la professoressa che mi ha permesso di partecipare e mio papà che grazie ai suoi libri, mi ha permesso di cogliere molte informazione attuali.

“Tutti i testi fondamentali dell'Unione Europea dal trattato di Lisbona alla Carta dei Diritti Fondamentali assegnano all'Unione il compito di realizzare un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista sia ambientale sia sociale. La grave crisi mondiale in atto evidenzia invece la sempre maggiore insostenibilità di sviluppo di fatto fin qui perseguito in gran parte del Mondo. Come si può uscire da questa situazione? Cosa dovrebbe fare l'Unione Europea? Cosa dovremmo fare noi in quanto cittadini per contribuire alla sostenibilità dello sviluppo?”

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pprrooggee tt tt oo ::

SSppoorrttiiaammoo iinnssiieemmee

er quest’anno scolastico la prof.ssa Anna Barbieri,

docente di Educazione Fisica della sede di Novara, ha

promosso con entusiasmo il progetto denominato

“Sportiamo Insieme”, sostenuta dagli insegnanti di

sostegno e dagli educatori dell’Istituto. Il progetto ha coinvolto

i ragazzi disabili iscritti presso il nostro Istituto ed i loro

compagni normodotati. Le finalità del progetto sono state

tante, molte legate strettamente all’attività motoria come

promuovere l’attività motoria per migliorare l’immagine di sé,

lo sviluppo delle capacità senso-percettive, l’acquisizione di

una maggiore autonomia personale e di capacità motorie utili

alla vita quotidiana e scolastica, migliorando qualità della vita

di relazione e avviando l’attività sportiva come stile di vita per

il rafforzamento della personalità. Altre più mirate al

raggiungimento di obiettivi educativi trasversali a tutte le

discipline scolastiche come la tolleranza, la cooperazione, il

lavoro di gruppo, lo sviluppo della personalità, la stima in se

stessi, la fiducia di sé, l’autocontrollo, il benessere psicologico,

la riduzione dell’ansietà, il senso del benessere e la riduzione

dei livelli di isolamento. Le attività si sono svolte all’interno

della palestra dell’associazione A.S.H.D. e presso il giardino botanico e le strutture sportive dell’Istituto “G. Bonfantini” con il coinvolgimento attivo di alunni normodotati. Grazie a

questo progetto la scuola ha partecipato ad un altro progetto promosso dalla Provincia in collaborazione con l’associazione A.N.G.S.A intitolato “Il tesoro ritrovato”. Questo progetto ha avuto lo

scopo di rilevare e presentare tutte le attività che si svolgono presso le scuole della Provincia di Novara che hanno

avuto come finalità l’integrazione degli alunni disabili. Ha previsto inoltre la presentazione dei lavori svolti con

questa finalità. Il “Bonfantini” ha appunto presentato il progetto di cui sopra per come lo vivono i nostri alunni

nella descrizione cioè che di questo ne fanno sulle pagine del giornalino scolastico.

P

PROJECT

made in Bonfa

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vv ii ss ii tt aa gg uu ii dd aa tt aa ::

AAggeennzziiaa ddeell

TTeerrrriittoorriioo

a classe 5^ D accompagnata dai proff. Sigaudo e Belvedere in visita, nelle scorse settimane, all’Agenzia del Territorio di

Novara. Dopo il saluto e l’introduzione del Direttore, l’Ing. Antonio Franco AIMAR, che ha illustrato brevemente la storia del Catasto e la costante evoluzione tecnologica riguardo l’utilizzo dell’informatica, il geom. Daniele Peluso ha descritto i servizi erogati ai cittadini ed ai professionisti del settore tramite le attività di front e back-office. Particolare interesse ha suscitato, nei ragazzi quotidianamente “immersi” nel mondo digitale, la possibilità di visionare le mappe d’impianto del Catasto Terreni risalenti a quasi un secolo fa. A seguire, il geom. Fiorenzo Forneris ha parlato delle importanti attività “fiscali” nelle quali è impegnata l’Agenzia già da alcuni anni: da un lato, la definizione e le scadenze degli adempimenti per quanto attiene i fabbricati rurali; dall’altro, l’attività di attribuzione e pubblicazione delle rendite presunte relativamente ai fabbricati fantasma. Il tutto, con particolare riferimento alla realtà locale della provincia di Novara. Infine, ricollegandosi alle applicazioni informatiche, fondamentali per le attività sopra descritte, l’Ing. Aimar ha illustrato i vari servizi rivolti ai professionisti, alle istituzioni, ai cittadini e ai quali è possibile accedere attraverso il rinnovato sito internet dell’Agenzia suscitando, negli studenti, particolare apprezzamento nel constatare che le applicazioni informatiche hanno, quasi completamente, sostituito i “vecchi e polverosi libroni del Catasto”.

L

il Catasto Online offre la possibilità

di richiedere direttamente dal

proprio computer il documento catastale

che occorre e riceverlo in

pochissimo tempo comodamente nella

propria posta elettronica.

http://www.homeonline.it

/catasto

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vv IISSTTOO PPEERR VVOOII –– RREECCEENNSS IITT II DDAA NNOOII

alve è il vostro Messer Ivan che vi parla (e vi scrive insomma!). Dopo la recente uscita di “THE AVENGERS”, un film che ha ribaltato i botteghini dal giorno stesso in cui è uscito, mi sono arrivate domande e voci che mi hanno fatto rizzare i peli dal collo fino al pube. Diverse sono state le

castronerie clamorose che mi sono state chieste o palesemente dette, ve ne illustro subito qualcuna:

ma perchè nel film non c'è Superman?

Lanterna verde è decisamente più forte di Capitan America perchè mettere quest'ultimo?

Hulk non può parlare e a confronto agli altri personaggi ad esclusione “DI QUELLO CHE LANCIA LE FRECCIE E DELLA TIPA CON I CAPELLI ROSSI” è il peggiore.

Va bene, allora presupposto il fatto che io mi sono rovinato la vita con la Marvel e quando sento queste cose sguaino il macete, alcuni di questi errori possono essere dati da difetti televisivi che hanno dato per scontato queste notizie, errando brutalmente direi.

Comunque non importa, e questo perchè sto per darvi tutte le delucidazioni del caso. Allora partiamo dalla prime due cose che ho scritto e che hanno scatenato senza ombra di dubbio la mia ira più feroce.

Il film in questione, è della MARVEL, una famosa compagnia di fumetti statunitense assorbita da Walt Disney che dal 1939 sforna supereroi. “The Avengers” incrocia le storia di Iron Man, Capitan America, Thor, Hulk, EyeHawk e la Vedova Nera che riuniti in epoche diverse si ritrovano dopo diversi scontri a combattere fianco a fianco per vendicare la terra, e da qui il nome. Ok, fin qua direi che tutto è chiaro come l'acqua di torrente, ma visto che anche l'Agogna è un torrente e molti vedono solo quella ci sono notevoli incomprensioni. Innanzi tutto ribadisco che si tratta di un film della MARVEL i cui eroi sono quelli sopra citati più gli X-men, Ghost rider, Daredevil Spider Man, I fantastici quattro e pochi altri famosi per tutti. Per vostro sommo dispiacere invece gente come Superman, Batman, Flash, Lanterna Verde, Wonder woman e la dannatissima Justice League, che tutti guardavamo su Italia Uno dieci anni fa, fanno parte della DC che è una casa di produzione completamente diversa. Per fare un esempio è come la Coca Cola e la Pepsi, diverse ma che molti, inspiegabilmente, confondono. Per quanto riguarda invece l'ultima affermazione su Hulk, che se vogliamo mi ha fatto diventare verde grosso e arrabbiato nell'udirla, posso smentirla al 200%. Bensì Hulk, non solo non è uno dei più deboli tra i supereroi, ma è uno dei più forti se non il più forte, e non detto solo da me ma addirittura dagli autori MARVEL e dallo stesso Stan Lee che dichiara di aver calcato un po' troppo la mano con questo personaggio. C'è infatti da sapere che Hulk è innanzi tutto immortale e più la battaglia è portata avanti più si arrabbia e diventa forte e grosso. Inoltre è sbagliato anche dire che non può parlare, vi dirò di più, Hulk è perfettamente in grado di fare ragionamenti e parlare in combattimento, ma ribadisco che anche quest'ultima notizia è stata leggermente occultata nei vari film e cartoni, quindi l'errore è palese se non si scava un po' in profondità nella vita del personaggio. Quindi con questo avrei concluso la mia breve recensione chiarificatrice, o almeno così spero, vi ringrazio per la lettura e alla prossima (sperando che non ci sia perché avrei una maturità da sbrigare!).

S

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PPaarrmmiiggiiaannoo ''''tteerrrreemmoottaattoo'''' llee pprreennoottaazziioonnii rriippaarrttoonnoo ddaall 77 ggiiuuggnnoo

Oltre diecimila ordinazioni per le forme che non hanno finito la stagionatura.

Oltre 9.000 ordinazioni via mail, più di un migliaio per telefono. In un solo giorno sono state oltre diecimila le richieste per le forme di parmigiano delle zone terremotate, quelle che non hanno potuto finire la stagionatura a causa del crollo dei magazzini. Una gara di solidarietà per aiutare le aziende duramente colpite dal sisma, e anche una corsa al risparmio: i formaggi "giovani" sono acquistabili al 40% in meno.

Nuove ordinazioni dal 7 giugno

Sono stati così tanti gli ordini che le forze non riescono a stare al passo. L'azienda “Casumaro” non è più in grado di rispondere al cellulare o alle mail e dal sito filieracorta dell’Arci, a cui si potevano mandare le mail con gli ordinativi,

chiedono di rallentare gli ordini e spedire le ordinazioni a partire dal 7 giugno. Da quella data in poi si può contattare il Caseificio Sociale “La Cappelletta” al Tel/Fax 0535.39084.

Perdite per 14 milioni di euro

Sono circa 12.000 le tonnellate di Parmigiano che non potranno infatti finire la stagionatura a causa del crollo dei magazzini, e le perdite stimate sono di circa 14 milioni di euro. Per questo i produttori hanno deciso di mettere in vendita i formaggi ancora “giovani”, a prezzo di produzione, in modo da contenere i danni.

Salvare le aziende dal fallimento

Acquistare il Parmigiano non completamente stagionato diventa così per i consumatori un modo per salvare le aziende produttrici dal fallimento, e contemporaneamente per fare un acquisto a prezzi convenienti.

L'indirizzo per le famiglie

Ecco le indicazioni per acquistare il formaggio emiliano. L'ordinativo si può fare sia via e-mail che per telefono. La e-mail può essere spedita all’indirizzo [email protected] per le richieste di singole persone o famiglie a partire da lunedì 28 maggio 2012.

E quello per i gruppi e le aziende

I gruppi di persone, aziende, enti o associazioni possono invece rivolgersi all’Azienda Agricola Biologica “Casumaro Maurizio”, via per Cavezzo-Camposanto, 19 – Loc. Solara – Bomporto (MO). I numeri di cellulare dei referenti sono 346 1779737 oppure 340 9016093. L’indirizzo di posta elettronica: [email protected]

Le prenotazioni partono da oggi

Chi prenota a partire dal 28 maggio 2012 riceverà una risposta con l’eventuale conferma del ritiro che avverrà nei martedì a partire dal 5 giugno in poi. Al momento del ritiro l’azienda consegnerà regolare scontrino. Contattando direttamente l’azienda sarà possibile accordarsi per il ritiro in sede o per la consegna a domicilio.

I prezzi nel dettaglio

Ecco i prezzi per un chilo di formaggio. Se si confrontano con i prezzi di mercato si nota che il risparmio può arrivare anche al 40%. A seconda della stagionatura e della marca, 1 kg di Parmigiano costa nei negozi più di 25 € al chilo. – Parmigiano Reggiano 14 mesi a 11,5 € al kg in pezzi da 500gr. Oppure 1kg sottovuoto; – Parmigiano Reggiano 27 mesi a 13,00 € al kg in pezzi da 500gr. Oppure 1kg sottovuoto;

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ttoorrnneeoo ddii CCAALLCCEETTTTOO

aa..ss.. 22 00 11 11 // 22 00 11 22

Anche quest’anno si è svolto il torneo di calcetto tra le classi dell’Istituto, ben cinque gironi che si sono sfidati a suon di calci al pallone con prorompente entusiasmo e la giusta dose di competitività. Ecco i cinque gironi iniziali e la fotogallery (un po’ sfuocata!) dal podio ai partecipanti:

ROSSO

BLU

GIALLO

VERDE

ARANCIO

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f o t o g a l l e r y a c u r a d i G i u l i a R u s p a ( 4 ^ B )

FFOOTTOOGGAALLLLEERRYY TTOORRNNEEOO

CCAALLCCEETTTTOO

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UU HH MM AA MM AA CC UU SS TT AA DD II SS II FF II UU LL II NN !!

s vi s te a l l uc i nant i d i p rof f . e s tudent i del B onfa

Il concime è un ottimo foraggio.

Il concime serve per fecondare.

È più maggiore quello di quello!

Il magazzino contiene le balle!

Letame: molte persone lo producono.

Qual è il CHEP di Novara?! [CAP, ndr]

La liquota è del 10% prof.!

Si stima sempre a porte chiuse!

Il principio di Chantilly!

I sali precipitano nel terreno con la pioggia!

La fessura è ceca! [???, ndr]

La sintesi chimica è il riassunto di una reazione.

Come si chiamano coloro che ereditano dal de

cuius? Fortunati!!!

Il fabbisonno aziendale…

I’ve been shopping all day and I haven’t a

penny left traduzione dello student: ho fatto

spese tutto il giorno ma non sono ancora

andato al Penny!

Non ne posso più ragazzi! Insomma come devo

spiegarveli questi prodotti di scorta?!? Dal prossimo

anno per farmi capire dirò così: “Se in azienda è

presente il bestiame esso mangia, dorme e caga!

Così mi dite foraggi, lettimi e letame, forse!”

La rifrazione è un effetto di storpiatura…

llaa bbaaccOOccaa una sorta di bacheca che raccoglie tutte le stranezze e le frasi da ricordare che

rendono più allegre le lezioni e le “avventure” scolastiche è possibile segnalarle a [email protected]

II && EENNGGLLIISSHH

NNOOOOOOOOOO GGOOOOOOOODD!! OOHH MMYY GGOODD!!!!

By fear! Da paura!

Give it today and give it tomorrow! Daje oggi e daje domain!

Please, remake yourself Aripijate!

I don’t care of less Nun me ne pò fregà de meno

Roman jump in mouth Saltimbocca alla romana

Go to die killed Vammorì ammazzato

When it wants, it wants Quando cè vò cè vò

But make me the pleasure Ma fammi il piacere!

Don’t extend yourself Nun t’allargà

Which god taxi driver Che dio t’assista

redazione de “Il Bonfa” – responsabile docenti (quello con cui prendersela se non andasse bene qualcosa) prof. Guido Rossi; hanno

collaborato a questo numero prof.ssa Rosella Rossi, Ivan Pelizzari, Giulia Antoniotti, Mirko Gerosa, prof.ssa Enzia Bottini, prof. Germano Zurlo, Stefania Ravaro, Matteo Micheletti, Gianluca e Giulia Ruspa, prof. Vincenzo Belvedere, prof.ssa Micaela Saronni, prof.ssa Grazia Grillo, prof. Silvana Invernizzi, prof.ssa Maddalena Denegri, prof.ssa Elena Pintus, prof. Domenico Mussari, prof. Debora Infantino, prof.ssa Anna Barbieri, sig. Giampiero Maffeis, Luca Olivero, Carlo Abruscato, Camilla Villa, Roberto Comero, sig.ra Antonella Camerlengo, fonti bibliografiche e internet citate negli articoli di riferimento, sorrisi, consigli e critiche pertinenti e costruttive. E speriamo di non aver dimenticato nessuno!

STAMPATO IN PROPRIO – Vignale (Novara), unogiugnoduemiladodici