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La lunga estate calda... PLUS MAGAZINE 10 Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero X - settembre 2015 IN QUESTO NUMERO STEFANO ZAMAGNI QUANDO MERCATO E PERSONA INCONTRANO LA FELICITÀ JOSEPH STIGLITZ E FEDERICO RAMPINI UN FUTURO IN MANO ALLE MACCHINE… EDEN O INFERNO PER L’UMANITÀ? NAVE SCUOLA AMERIGO VESPUCCI UNA NAVE, IL SUO COMANDANTE E I SUOI UOMINI SIMONE RUGIATI LA VITA IN CUCINA È DURA, DIFFICILE E FATICOSA MA TI RIPAGA DI TUTTI I SACRIFICI EUROPA BENEFITS IL MIGLIOR INTERMEDIARIO PER IL COLLOCAMENTO DEI FONDI SANITARI I TESORI DELLA TURCHIA NICCOL Ò FABI CONVENZIONI NAZIONALI DA PAGINA 54

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La lunga estate calda...

PLUS MAGAZINE10

Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero X - settembre 2015

IN QUESTO NUMERO

STEfaNO ZaMagNIQuando mercato e persona incontrano la felicità JOSEph STIglITZ E fEdERIcO RaMpINIun futuro in mano alle macchine… eden o inferno per l’umanità? NavE ScUOla aMERIgO vESpUccIuna nave, il suo comandante e i suoi uomini SIMONE RUgIaTIla vita in cucina è dura, difficile e faticosa ma ti ripaga di tutti i sacrifici EUROpa BENEfITSil miglior intermediario per il collocamento dei fondi sanitari I TESORI dElla TURchIa

NICCOLÒ FABI

CONVENZIONI NAZIONALI

dA pAgINA 54

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10 Copertina 2 Niccolò Fabi: la lunga estate calda... protagonisti 6 Stefano Zamagni: quando mercato e persona incontrano la felicità teCnofuturo 10 Un futuro in mano alle macchine... eden o inferno per l’umanità? Interviste a Joseph Stiglitz e a Federico Rampini protagonisti 14 Nave scuola Amerigo Vespucci Una nave, il suo comandante e i suoi uomini 18 Simone Rugiati: la vita in cucina è dura, difficile e faticosa ma ti ripaga di tutti i sacrifici 22 Europa Benefits: il miglior intermediario per il collocamento dei fondi sanitari ospiti 26 A colazione con... Fabrizio Bosso neWs 28 La Grande Muraglia (virtuale?) cinese eVenti 30 We Women for Expo: le donne e il nutrimento del pianeta MoDa 34 Stylish! reCensioni 40 Film, libri, mostre, musica, teatro MappaMonDo 46 I tesori della Turchia 52 Viaggiare tutto l’anno? Con Chiesa Viaggi il sogno diventa realtà!

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S O M M A R I O

plus MagazineSupplemento a La voce dei bancariPeriodico trimestrale per la cultura e il tempo libero

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Direttore editorialePaola Gomiero

segreteria di redazioneChiara Attolico

photo editorAlessandro Lercara

Hanno collaborato a questo numero:Benedetta Breveglieri, Mauro Bossola,Pietro Gentile, Dario Migliardi, Barbara Odetto, Barbara Oggero, Mariangela Salvalaggio, Vincenzo Scaringella.

fotografiePietro Gentile, Riccardo Pinna, Archivio Amerigo Vespucci, Archivio Stilisti, Barbara Oggero.

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settembre 2015 | Plus Magazine | EDITORIALE 01

Va’ dove ti porta il libro

E D I T O R I A L E

Leggere è un piacere che molti si concedono soprattutto d’estate.

Leggere dà emozioni, apre finestre sconosciute sul mondo, nutre i sentimenti.

Ci sono libri che se incontrati al momento giusto sono in grado di guidarci e ispirarci.

Ci sono libri che ci trascinano in altri mondi e ci fanno immedesimare nel protagonista, nelle sue angosce e vivere la sua storia. Qui sta la capacità dello scrittore nel saper raccontare e descrive-re protagonisti e situazioni che suscitino emozioni che ci coinvolgano pienamente.

È questo il caso di Chiara Campia, scrittrice esordiente, ancora studentessa liceale, che con il suo primo libro “L’ultima guardiana” (v. pag. 41) ha saputo trasporre nella vita dei protagonisti particolari, esperienze, emozioni che prova nella vita quotidiana.

Chiara è una ragazza “diversamente abile” e questa sua situazione ha inevitabilmente segnato la sua infanzia e adolescenza impedendole di fatto di potersi esprimere, almeno a livello fisico, al pari dei suoi coetanei. Ma al tempo stesso l’ha spinta a sviluppare precocemente capacità e attitu-dini che in altre condizioni forse sarebbero rimaste sopite.

Un’innata curiosità, la possibilità di osservare il mondo e le persone da un punto di vista alter-nativo e soprattutto una prolifica fantasia le hanno permesso, opportunamente supportata dalla famiglia, di incanalare le proprie energie verso quella che è diventata per lei una vera e propria passione: la scrittura.

Giocare con le parole e la fantasia per inventare una fiaba: questo l’inizio di tutto, il gioco che fin da bambina le ha permesso di creare racconti fantastici, dapprima raccolti in un sito internet (www.giocofiabe.it) e successivamente pubblicati in alcuni volumi.

“Le mie fiabe” hanno caratterizzato la sua infanzia e l’hanno aiutata a crescere, a conoscere e a conoscersi, accompagnandola serenamente fino all’adolescenza. Da qualche tempo però accarez-zava l’idea di lasciare le fiabe per lanciarsi in una nuova avventura... la scrittura di un romanzo. L’inizio non è stato facile, ci racconta Chiara, non riusciva a trovare l’ispirazione o il momento giusto per cominciare. Un giorno però ha scritto poche righe e da quel momento si sono susseguite pagine e pagine.

“L’ultima guardiana” partecipa al concorso per scrittori esordienti indetto dall’editore in colla-borazione con la scuola Holden di Torino e la Newton Compton Editori.

Mi auguro che questa esperienza possa essere uno stimolo per altre persone, soprattutto ado-lescenti, che hanno fatto e fanno ancora fatica a ritagliarsi un ruolo e a far sentire la loro voce.

Complimenti Chiara e un grande “in bocca al lupo” da tutta la redazione del Magazine.

[email protected]

Paola GomieroDirettore FABI Plus

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I N T E R V I S T A D I

B A R B A R A O D E T T O

f o t o R i c c a r d o P i n n a

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COPERTINA

La lunga estate calda...

NICCOLÒ FABI

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COPERTINA

La lunga estate calda...

settembre 2015 | Plus Magazine | COPERTINA 03

NICCOLÒ FABI

Marco; questo terzo lavoro precede una raccolta dei suoi pezzi più celebri, cantati in lingua spa-gnola per il mercato estero.

Nel 2003 esce La cura del tempo che contiene Offeso in cui duetta con Fiorella Mannoia e Il negozio d’antiquariato con la partecipazione di Stefano Di Battista, nel 2006 vengono invece di-stribuiti Novo Mesto, registrato nella omonima cittadina Slovena, e la prima raccolta, Dischi vo-lanti 1996-2006.

Il 2007 lo vede ideatore e produttore del progetto Violenza 124 insieme con Mokadelic, Olivia Sal-vadori & Sandro Mussida, Boosta dei Subsonica, Roberto Angelini, il GnuQuartet e la Artale Afro Percussion Band. La collaborazione con il gruppo post-rock psichedelico Mokadelic sfocia anche nella scrittura e nella realizzazione della colonna sonora del film di Gabriele Salvatores Come dio comanda tratto dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti.

Il 2009 firmato Niccolò Fabi include un nuovo disco, Solo un uomo, e il documentario Parole che fanno bene che testimonia l’attività sanitaria in Uganda dell’Ong Medici con l’Africa CUAMM. Nel 2010 il cantautore organizza Parole di Lulù, la festa di compleanno per la figlia Olivia scompar-sa all’età di due anni a seguito di una forma acuta di meningite: un concerto che ha visto la presen-za di oltre cinquanta musicisti e circa ventimila persone e dove sono stati raccolti i fondi a favore dell’Ong Medici con l’Africa CUAMM per la co-struzione del reparto pediatrico dell’ospedale di Chiulo in Angola.

Nello stesso anno viene pubblicato il singolo Pa-role parole in cui Niccolò affianca Mina e i cui proventi sono devoluti, ancora una volta, all’o-spedale di Chiulo. Nel 2011 collabora con Danie-le Silvestri al brano Sornione contenuto nell’al-bum S.C.OT.C.H. firmato dall’amico romano e nel 2012 esce il settimo disco della sua carriera: Ecco. Nel 2013 con Daniele Silvestri e Max Gazzè, Niccolò parte per un viaggio nel sud del Sudan in collaborazione con Medici con l’Africa CUAMM per consegnare i proventi di Parole di Lulù.

Al ritorno da questa esperienza i tre decidono di iniziare insieme un nuovo percorso artistico: il 2014 è l’anno di Life is sweet, brano scritto a sei mani che racconta l’esperienza condivisa nel con-tinente africano. Nello stesso anno esce Il padrone della festa a cui segue un lungo e importante tour italiano ed europeo.

Questi mesi del 2015 raccontano invece di un cofanetto edito da Universal/Sony del trio Fabi, Silvestri e Gazzè, dell’importante esibizione dello

CI SONO INTERVISTE che piac-ciono particolarmente e il merito è dell’inter-locutore, che sa essere intellettualmente stimo-lante. Con Niccolò Fabi è così ogni volta.

Passano gli anni, ma chiacchierare con lui non è mai una delusione. Sarà perché è un artista completo e soddisfatto del proprio percorso oppure per-ché è un uomo che sta vivendo fino in fondo la vita, quella vera. Qualunque sia il motivo, dopo quasi trent’anni di carriera questo cantautore ha ancora molto da dare e altrettanto da raccontare. E a proposito di carriera, ricor-darla è un dovere.

Era il 1986 quando ha fatto la sua incursione nel mondo delle sette note come assistente al palco per Alberto Fortis. Nel 1996, con il singolo Dica, arriva il successo e l’anno successivo, con il brano Capelli, vince il Premio della Critica nella Categoria Nuove Proposte al Festival di Sanremo. Nel ‘98, sempre sul palco del Teatro Ariston, presenta Lasciarsi un giorno a Roma che fa parte del secondo album, Niccolò Fabi, che include sia Vento d’estate in cui canta con Max Gazzè e che vince il Disco per l’estate, sia Immobile in cui è affiancato da Frankie HI-NRG. Anche gli anni seguenti sono costellati da successi. Nel 2000 pubblica Sereno ad ovest, sostenuto dal singolo Se fossi

Da Genova ad Ancona, passando naturalmente per la sua Roma, il cantautore ha trascorso questi mesi on stage. Stanco? No. Soddisfatto? Molto.

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COPERTINA

scorso ventidue mag-gio all’Arena di Verona nella quale gli artisti si sono esibiti insieme con il GnuQuartet, e di una serie di live che vedono il cantautore ora in veste di solista ora con il quartetto.

I concerti hanno ri-scosso un grande suc-cesso di pubblico e cri-tica. Avevamo dubbi?

Partiamo dalla fine: l’estate appena trascorsa.È stata frenetica e dinamica. I concerti sono un bel modo per viaggiare, in-contrare persone, vivere esperienze sempre nuove: oltre al gusto del suonare c’è anche la curiosità verso il presente e nei confronti del contatto umano. I live con Max Gazzè e Daniele Silvestri avevano un format molto centrato su noi tre, mentre con il GnuQuartet abbiamo stravolto le mie canzoni per-ché le abbiamo dovute adattare al quartetto e in questo senso sono diventate molto più originali e interessanti.

Fabi, Silvestri, Gazzè: un’amicizia lunga una vita o un bel connubio professionale?Entrambi. Nei concerti ci siamo resi conto dell’insolita atmosfera di infor-male amicizia che c’è tra di noi. La nostra è una partecipazione rilassata e non una sgomitata adiacenza, questo perché c’è l’intimità del legame sin-cero. I nostri caratteri, poi, non sono inclini al narcisismo e questo rende tutto più fluido sul palco. Per una fortunosa alchimia ognuno dei tre ha un linguaggio che non entra nell’altro e che nel live si traduce in naturalezza, anche quando si è di fronte al pubblico dell’Arena di Verona, un momento davvero significativo e carico di emozione.

GnuQuartet: qualcosa da dichiarare?Sono una conoscenza antica e negli anni abbiamo avuto diverse occasioni di compresenza durante alcuni festival che hanno fatto nascere in noi la voglia di collaborare in modo estemporaneo. Nel 2007 li avevo coinvolti nel mio progetto Violenza 124, ma questa è la prima volta che curiamo insieme un lavoro più architettato, che in questo caso si compone di circa venti brani. Per natura e per sonorità loro si adattano perfettamente al mio lato senti-mentale, ma per ritmica entrano con semplicità nel mio mondo funk.

Parliamo dei live: quanto dai e quanto ti danno?Il concerto è puro battito cardiaco: sul palco c’è l’esposizione personale e tutto in un attimo può diventare gioia o crocifissione. Non si può mai dare nulla per scontato e l’adrenalina è una costante. Rispetto al musicista, il cantautore ha un coinvolgimento personale molto più forte perché le sue canzoni sono racconti di vita e di emozioni. Personalmente metto un pezzo di cuore nelle mani di chi mi ascolta. Glielo affido con tutti i rischi che ne possono conseguire.

Esibirti in un’arena o in un teatro. Percepisci la differenza in termini di risposta del pubblico?Nei palazzetti e negli ampi spazi la massa ha una potenza d’urto impattante e un applauso diventa subito un suono forte, ma indistinto.

Nei teatri e nei club il rapporto con le persone è più intimo, ma anche più imbarazzante perché si ha meno protezione. Mentre canto vedo lo sba-diglio o la commozione ed è difficile non farsi condizionare.

A che punto sei della tua carriera?Dopo il concerto con Daniele Silvestri e Max Gazzè dello scorso ventidue maggio all’Arena di Verona ho capito che sono arrivato. La reazione del pubblico dopo Costruire, eseguita con l’arran-giamento del GnuQuartet, mi ha fatto percepire che tutti questi anni, fatti di gioia ma anche di sacrifici, sono serviti per far arrivare alle persone il mio messaggio.

Se fossi Wikipedia cosa scriveresti di te?(Ride). Davvero difficile descriversi! Il concetto di musicista e autore di canzoni ingloba il significa-to di cantautore, ma nel mio caso il canto è sem-pre arrivato dopo rispetto alla coralità. Scriverei che sono una persona che ha stravolto il rapporto con se stesso perché ha marchiato la sua vita con le sue parole.

Un album o una canzone che hai nel cuore?Tengo particolarmente a due brani per l’affetto che ho ricevuto in cambio. Uno è Solo un uomo: è davvero mio nel profondo e non mi stancherò mai di farne il mio colore di fondo in ogni fase della vita. L’altra è Costruire: la definisco la can-zone del pubblico e so che la sua esecuzione si-gnifica tanto.

Tu di sogni ne hai realizzati molti, ma ce n’è uno che è ancora in sospeso?Non voglio ripetermi, ma dopo essermi esibito all’Arena di Verona so di aver raggiunto un tra-guardo importante.

L’obiettivo è non abbassare mai la guardia e ave-re sempre voglia di creatività, di sensibilità e di emotività. Se mi immagino tra dieci o quindici anni non mi vedo ancora su un palco a ripetere un copione all’infinito. Il mio sogno è passare alla regia perché anche dietro le quinte c’è molto di stimolante.

Nella tua storia artistica e personale non hai mai dimenticato chi soffre. Sei attento al socia-le, ma lo fai senza retorica. Un equilibrismo non sempre facile…Mi viene naturale e devo dire che mi arricchisce molto. Certe campagne si devono fare per dare luce, ma darne troppa diventa ombra. Si rischia di avere l’effetto opposto e di suonare retorici. Un bell’equilibrismo, come dici tu Barbara.

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PROTAGONISTI

Quando mercato e persona incontrano la felicitàIntervista all’economista Stefano Zamagni

al termine di una sua Lectio magistralis

P rofessore ordinario di Economia po-litica all’Università di Bologna, Stefa-no Zamagni è anche adjunct professor of International Political Economy alla

Johns Hopkins University.

Dal 1999 è membro della New York Academy of Sciences. Alcuni suoi manuali di Economia sono in uso in università prestigiose come Oxford e i suoi testi sono stati tradotti in sei lingue straniere.

Per 12 anni l’economista è stato professore di Sto-ria dell’analisi economica alla Bocconi di Milano. Zamagni ha poi insegnato alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.

Il 9 novembre 2013 è stato nominato da Papa Francesco membro ordinario della Pontificia Ac-cademia delle Scienze.

Il professore è intervenuto in qualità di ospite d’onore all’annuale assemblea dei soci di Feder-manager Torino sul tema: la ricerca della felicità è possibile in economia? La risposta è sì. In poco meno di un’ora ci ha spiegato come. È l’attenzione verso il capitale umano che rende le risorse materiali profittevoli. Questo è stato il filo conduttore del mio intervento. Sono partito dal cosiddetto “Paradosso della felicità”, teorema del 1974 dello statunitense Richard Easterlin: la felicità cresce proporzionalmente al reddito sino a un certo punto, ma poi inizia a decrescere.

I N T E R V I S T A D I

M A R I A N G E L A S A L V A L A G G I O

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Più lavori, più produci, meno tempo hai per le relazioni umane e interper-sonali e per essere felici è necessario essere riconosciuti per il proprio valore umano, altrimenti si è soli.

Lo diceva anche Aristotele che per essere felici dobbiamo rispecchiarci nel volto degli altri. L’economia si è basata negli ultimi decenni sul concetto di Individualismo libertario: ognuno fa da sé, con un’autocostruzione dell’Io che genera solitudine.

Allora, professore, come si può tendere alla felicità in uno scenario come questo? Oggi siamo nell’epoca del post taylorismo. Nel taylorismo l’impresa corri-spondeva al manager. Oggi c’è sempre più una netta distinzione fra proprie-tà e gestione. Il manager deve soddisfare l’imprenditore, ma deve vedersela anche con i collaboratori e rischia così di essere preso in mezzo a un “conflit-to di interessi”. Se ne esce ritrovando il rapporto fra economia e etica.

La logica business in business and gift is gift è una logica dissociativa e schizo-frenica. Il credo che l’economia ha una sua logica è errato.

Innanzitutto, occorre tornare a parlare di sviluppo e non di crescita. Dal latino “sviluppo”: togliere le catene. In secondo luogo, dobbiamo riscoprire il leader d’impresa come un educatore, dal latino “e ducere”, portare fuori, cioè fare avanzare i destini dell’azienda. Mi piace citare Thomas Merton, manager statunitense convertitosi in monaco trappista, autore del best seller Nessun uomo è un’isola: “Il tempo sfugge fra le nostre mani ma può sfuggire come sabbia o come sementi, con la differenza che queste ultime danno frutti”.

settembre 2015 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 07

PROTAGONISTI

Guardando all’attualità, abbiamo letto del-la sua avversità al decreto definito Investement Compact, che all’articolo 1 prevede che le mag-giori banche popolari diventino società per azio-ni. Il tema è caldo perché stiamo parlando di dieci istituti sopra gli otto miliardi di attivi.Il “Decreto Banche Popolari” è inaccettabile nel metodo e inadeguato nel merito. È inaccettabile, perché in una economia di libero mercato non può essere l’organo politico ad imporre – con la forza della legge – ad un soggetto economico di mutare la propria identità. Questa appartiene alla libera scelta dei cittadini. Il governo può interve-nire sullo schema di incentivo oppure usare la “moral suasion”, ma non può usare la costrizione a meno di uscire dall’orizzonte della democrazia liberale. Il decreto poi è inadeguato, perché can-cella un pezzo importante della storia bancaria del nostro Paese. In particolare, mina alla base la biodiversità economico-finanziaria: e questo è un grande pericolo.

È vero che le grandi banche popolari hanno bi-sogno di essere regolate per le ragioni che tutti ormai conoscono. Ma si doveva agire con il me-

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todo dell’autoriforma, come poi il governo ha fatto con le Banche di Credito Cooperativo (BCC), estrapolate in extremis dal decreto del gennaio 2015. Non capire che la cooperazione è massimamente necessaria in un settore come quello bancario vuol dire non capire il significato profondo dell’atti-vità bancaria.

Anche lei ritiene dunque che questo testo sia in conflitto con la Costi-tuzione, che prescrive alla Repubblica di riconoscere “la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità”?Sei ex-presidenti e giudici della Corte Costituzionale hanno precisato i ter-mini della questione di incostituzionalità del decreto in questione. Ma a pre-scindere dagli aspetti giuridici, una cosa è certa: quel decreto è contrario allo spirito della Carta Costituzionale. Basterebbe che si andassero a leggere le relazioni dei membri della Costituente agli articoli che riguardano la parte economica della Carta per comprenderne le ragioni.

C’è chi sostiene che sarebbe stato più efficace imporre la separazione tra attività di banca commerciale e d’investimento, che ne pensa?La separazione tra attività di banca commerciale e attività di banca d’in-vestimento era il cuore della legge americana Glass-Steagall approvata nel 1933, a ridosso della crisi bancaria seguita alla crisi del ‘29. Questa legge ven-ne poi maldestramente abrogata dal presidente Clinton nel dicembre 1999 per compiacere le “sette sorelle” bancarie. Sette anni dopo, nel 2007 scoppiò la bolla speculativa. Il pragmatismo americano ha portato all’approvazione nel 2010 della legge Dodd-Frank, che riprende, in modo peculiare la vecchia legge. Qualcosa di simile è stato fatto in UK, ma l’Unione Europea non si

è ancora pronunciata in merito. Eppure, quella separazione è indispensabile.

Suscita perplessità anche il decreto legge contenente nuove norme per contrastare il mancato pagamento dei debiti nei confronti delle banche. La nascita di un “mercato secon-dario di crediti di sofferenza” e la deducibilità delle svalutazioni sui crediti che passano da cin-que anni ad uno sono alcune misure. Sono an-che segnali che più di un aspetto va considerato sul fronte del risparmio. Da gennaio prossimo le banche in crisi potranno attingere da conti sopra i 100 mila euro, da azioni e obbligazioni dei propri clienti, probabilmente anche in caso di operazioni speculative azzardate. Gli italiani devono aver timore per i propri risparmi? E l’I-talia rischia di finire come la Grecia?No, è impossibile che l’Italia possa finire come la Grecia, per tante ragioni. Primo, perché l’Italia ha una classe imprenditoriale di tutto rispetto e una struttura produttiva capace di realizzare in-novazioni di rottura (disruptive innovations). Se-condo, perché il nostro Paese ha capacità di recu-pero (cioè di risorgere), che nessun’altra nazione ha mai avuto: basta studiare la storia dall’epoca romana in avanti (Rinascimento, Risorgimento, Miracolo economico). Terzo, perché l’Italia ha una società civile, capace di controllare la società politica, che la Grecia non ha mai avuto. Si pensi solo alle organizzazioni a movente ideale (OMI), come volontariato, ONG, imprese sociali, fonda-zioni civili, associazioni di promozione sociale, enti pressoché inesistenti in Grecia.

Ci salutiamo allora con un altro motto di speranza: investire nelle risorse umane e nelle relazioni è possibile anche in tempo di crisi.Sì, ma occorre un maggior coinvolgimento tra impresa e società civile e territorio. Incrementare i rapporti con le scuole, con le amministrazioni, perché l’impresa è viva se è viva per il territorio che la ospita. Anche l’Istat non considera solo più il PIL nel valutare lo sviluppo economico di un paese ma ha recentemente introdotto un nuovo indicatore, il Benessere equo e sostenibile (Bes) perché, tornando a quello che diceva Aristotele, bisogna divertirsi, dal latino “divertere”, ovvero uscire da se stessi per incontrare il volto di un al-tro. Ecco che allora economia, mercato e persona possono incontrare la felicità.

PROTAGONISTI

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TECNOFUTURO

UN FUTUROIN MANO ALLE MACCHINE

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settembre 2015 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 11

Quando tra il 1994 e il 1999 nacquero le prime grandi Corporation Internet, i fondatori avevano già una visione ben chiara di come sa-rebbe stato il mondo vent’anni dopo. Questo perlomeno per i Guru delle dot.com che oggi sono sopravvissute alla prima generazione avendo individuato il modello di business più adeguato. Parliamo dei fondatori di Yahoo, Google, Amazon, eBay ed altri grandi.

Nella versione più sofisticata, per questi visionari, il “mercato” era già globale e con miliardi di potenziali utenti: è chiaro che realtà simili avrebbero potuto nascere solo negli Stati Uniti ed in particolare in quel fa-voloso concentratore di menti geniali che è la Silicon Valley californiana.

Tra il 1999 e il 2003 anche le grandi banche, prima americane e poi europee si sono gettate in questa avventura, concependo inizialmente Internet quale semplice canale di vendita che si andava ad aggiungere, sovrapponendosi, alla esistente rete di vendita fisica.

A distanza di vent’anni ed alla quarta generazione di Corporation Inter-net, dopo i Social Networks sono arrivati i siti della Sharing Economy (quali Uber e Airbnb tanto per fare due nomi), che nonostante le stratosferiche quotazioni potenziali devono ancora oggi dimostrare valore e redditività, avendo un modello di business che non si basa semplicemente sulla “di-sintermediazione”, come per le precedenti ma sulla “disruption”, cioè sullo stravolgimento totale dei canoni economici del passato, operando sostan-zialmente con “beni altrui” ottimizzandone l’utilizzo. Uber, è la più grande società di taxi al mondo, ma non possiede taxi, Airbnb è potenzialmente la più grande “catena alberghiera” senza possedere un solo hotel. Per il settore bancario da alcuni anni si parla di fenomeno “FinTech”, compagnie a metà strada tra la tecnologia e la finanza, che stanno erodendo componenti dell’e-conomia bancaria: esempio per tutti lo spin-off di PayPal che dal 20 luglio 2015 è quotato sul NASDAQ di New York, con l’intenzione dichiarata di stravolgere il sistema mondiale dei pagamenti.

Interviste a Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economiae a Federico Rampini, inviato a New York e Silicon Valley

per “ La Repubblica”

I N T E R V I S T E D I

P I E T R O G E N T I L E

TECNOFUTURO

EDEN O INFERNO PER L’UMANITÀ?

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preso la deriva potenziale a cui è destinata l’u-manità se non si effettua un cambio di rotta deciso all’operato attuale. Entrambi gli intervi-stati sono fermamente convinti che le tecnolo-gie possano portare ad un benessere per tutta la società, ma solamente se questi benefici verran-no redistribuiti in modo equo.

Abbiamo incontrato il Premio Nobel Joseph Stiglitz, nel corso del Festival dell’Economia di Trento 2015. Il giorno della conferenza stampa Stiglitz ha lanciato un’iniziativa appoggiata da un’ampia coalizione internazionale di forze. L’obiettivo è mettere fine alla gigantesca elusio-ne fiscale delle multinazionali, con casi eclatan-ti come Apple e Google, regine di Wall Street, macchine dai profitti multimiliardari, che rie-scono a pagare aliquote fiscali vicine allo zero. Tutto ciò a causa dei governi che consentono scappatoie legali.

“Le nazioni sviluppate devono imporre la mi-nimum corporate tax - ha affermato il Premio Nobel dell’Economia durante la conferenza - è questo l’unico modo per fermare la gara al ribasso, la corsa a chi paga meno tasse. Il vantaggio sareb-be enorme: consentirebbe di reperire nuove risorse per lo sviluppo, e di abbassare la pressione fiscale sul ceto medio”.

L’iniziativa è sostenuta dalla Indipendent Com-mission for the Reform of International Corpo-rate Taxation (ICRICT). Tra i promotori anche The Council for Global Unions l’organizzazione ombrello che riassume le sigle sindacali di tutti i settori lavorativi al mondo, tra cui UNI Global Union.

● IntervIsta a Joseph stIglItzProfessor Stiglitz, parlando del settore fi-

nanziario, la differenza di stipendio tra top manager ed i normali impiegati sta raggiun-gendo rapporti molto alti, fino a cento volte lo stipendio base. Questo divario sta ancora crescendo, inoltre in futuro le nuove tecnologie potrebbero cancellare milioni di posti di lavoro in tutta Europa e in Italia: ritiene corretta que-sta situazione e cosa possiamo fare per riporta-re il tutto a condizioni accettabili?Prima di tutto io penso che in molte nazioni del mondo, in particolare negli Stati Uniti ed in UK, il settore finanziario sia troppo grande rispetto all’economia nazionale, il peso della finanza è passato dal 2,5% del PIL all’8% del PIL in pochi anni senza che l’economia delle nazioni interes-sate crescesse allo stesso ritmo.

Ciò ha portato a maggiori disuguaglianze, mag-

TECNOFUTURO

In vent’anni la società è cambiata moltissimo adeguandosi ai nuovi stili di vita low cost basati sulla Rete, ma la politica deve ancora recepire pie-namente tali cambiamenti. Solo la classe politica statunitense sembra aver compreso appieno la grande rivoluzione a cui siamo di fronte. La cam-pagna elettorale per il prossimo Presidente USA è già incentrata sui temi della Wikinomics o Sharing Economy.

Il risultato di questa inadeguatezza della classe politica a livello mondiale ma in particolare europeo ed italiano è sotto gli occhi di tutti: la differenza tra ricchissimi e resto della società sta crescendo a ritmi sempre più rapidi, il digital divide tra coloro che possiedono e controllano le “tecnologie” e coloro che ne sono semplici attuatori o ancora peggio utilizzatori finali è sempre più ampio: top manager del settore Internet e bancario sono sempre più pagati e nello stesso tempo fanno “cartello” (come avvenuto in California qualche mese fa) per evitare che i propri impiegati anche di grande capacità possano passare da una compagnia all’altra chiedendo uno stipendio maggiore.

In aggiunta a tale situazione, da alcuni anni si sta verificando un fenome-no da molti previsto e sempre più reale: la progressiva sostituzione delle macchine e dei software in moltissimi lavori compiuti dagli esseri umani, con unico vantaggio da parte delle Corporation che hanno ingentissimi capitali per investire in tecnologie sempre più sofisticate, in grado di can-cellare milioni di posti di lavoro, senza peraltro crearne di nuovi nel breve periodo.

L’avidità di alcune Corporation dalla fulgida immaginazione ma dal meno apprezzabile operato sociale, ha portato molte di queste a stabilire la pro-pria sede fiscale in “paradisi” e “free zones” che garantiscono un’elusione fiscale di notevole importo.

Quello che sta avvenendo è un reale drenaggio di ricchezza e benessere dalla classe media europea e statunitense a favore di queste Corporation che nonostante gli stratosferici utili e bonus elargiti ai top manager non restituiscono attraverso la leva fiscale quasi nulla al tessuto sociale in cui sono nate e tanto meno al tessuto sociale globale in cui operano. Ne è riprova la stessa Silicon Valley, che in un mondo ideale dovrebbe confi-gurarsi quale piccolo paradiso terrestre e dove invece i barboni vivono a pochi metri dalle sedi faraoniche delle Internet Companies.

Di questi temi abbiamo parlato in più riprese nelle ultime settimane con due personaggi dalla visibilità a livello planetario, che hanno ben com-

Joseph Stiglitz

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giore instabilità e discriminazioni a causa dell’at-teggiamento predatorio di alcune grandi realtà soprattutto negli USA.

Il fatto che in queste nazioni il settore finanzia-rio possa ridursi ed in particolare certi colossi bancari possano ridurre il loro peso non mi preoccupa affatto.

In secondo luogo la maggior parte delle discus-sioni in Europa e USA si focalizzano sulla preven-zione di atteggiamenti scorretti come la manipo-lazione del mercato, piuttosto che controllare che tali istituzioni finanziarie facciano il vero lavoro per cui sono nate, cioè le banche: prestare denaro alle piccole e medie imprese, far nascere nuove imprese, creare nuovi posti di lavoro.

Penso che uno dei problemi maggiori nel setto-re finanziario, ma anche nelle grandi Corpora-tion ad alta produttività, è che i relativi CEO si preoccupano più dei risultati a breve termine ed alla crescita dei propri bonus, piuttosto che alla redditività a lungo termine e al benessere degli stakeholder, quali dipendenti e tessuto sociale in cui queste Corporation si sviluppano.

Questo è il motivo per cui qualche settimana fa a Washington abbiamo suggerito la riscrit-tura delle regole ed i meccanismi che porta-no a determinare i comportamenti dei CEO della finanza, ponendo un limite agli eccessivi stipendi che gli stessi CEO si attribuiscono, mettendo maggiore enfasi sui risultati a lungo termine e sulla creazione di benessere per tutta la società.

◆ ◆ ◆ ◆ ◆

Nei giorni successivi all’intervento di Stiglitz a Trento, la notizia dell’iniziativa ha fatto il giro del mondo ed è stata ripresa anche dai giornali italiani. Nel frattempo, con la crisi della Grecia, le interviste e le dichiarazioni di Stiglitz han-no riempito le pagine dei principali quotidiani mondiali. Tra i personaggi che hanno dato ri-salto mediatico alla notizia vi è stato Federico Rampini corrispondente per “La Repubblica” da New York e Silicon Valley.

Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare a Polignano a Mare nel corso del Festival del Li-bro Possibile, lo scrittore e giornalista, famoso per i suoi testi legati alla tecnologia e mondo del lavoro: ne è scaturita un’intervista anche ricollegata alle parole di Stiglitz che andiamo a riportare per la parte di diretto riferimento all’iniziativa.

● IntervIsta a FeDerICo raMpInI Stiglitz a Trento ha presentato un’iniziativa molto interessante: le sue

parole sono prese in seria considerazione da parte di molti Capi di Stato e di Governo, crede che avrà successo e cosa si può fare nel caso in cui nei prossimi anni vengano cancellati milioni di posti di lavoro per l’inarresta-bile avanzamento delle nuove tecnologie?La Sharing Economy sta letteralmente stravolgendo gli assetti mondiali. Facciamo l’esempio della musica ma potremmo farlo per decine di set-tori nel mondo: negli anni ‘60 i Beatles sono riusciti a guadagnare l’equi-valente oggi di centinaia di milioni di euro in pochi anni, vendendo le loro canzoni. Oggi con Internet questo non sarebbe più possibile. Oggi un gruppo come i Beatles farebbe la fame perché il modello della musica gratuita, come quello del giornalismo online, come decine di altri settori economici, arricchisce unicamente un manipolo di grandi Corporation Internet che controllano i canali di distribuzione, i Padroni della Rete.

Faccio un altro esempio, quello dei traduttori: è una categoria che sta scomparendo con l’avanzare degli algoritmi di traduzione, per esempio i sofisticatissimi software creati da Google. Intere categorie lavorative stan-no scomparendo, spesso si lavora gratis e chi guadagna sono le grandi Corporation Internet che incassano davvero tanto, basta guardare la co-stante crescita del valore delle loro azioni a Wall Street.

Non solo appoggio e ammiro la proposta di Stiglitz ma voglio fare un’ulte-riore provocazione: cominciamo a tassare i robot ed i software di intelligen-za artificiale che stanno sostituendo il lavoro umano.

Non è una semplice boutade: ogni volta che un’azienda assume un operaio deve pagare contribuiti sociali, sanitari e tasse. Per quale motivo un robot che sostituisce l’uomo non dovrebbe contribuire a pagare la pensione o le cure mediche agli esseri umani? Per quale motivo la ricchezza creata dalle macchine non dovrebbe contribuire a sostenere chi perde il lavoro a causa loro?

Cominciamo a far pagare le tasse ai Robot!

Tutto quello che oggi sembra impossibile, diventa possibile, quando si inizia a pensare fuori dagli schemi.

TECNOFUTURO

settembre 2015 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 13

Federico Rampini

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PROTAGONISTI

Abbiamo davanti il suo 119° Comandante, il Capitano di Vascello Curzio Pacifici, classe 1964, che ci accompagnerà a bordo della “sua nave”.

Comandante, ci racconti il suo percorso prima di approdare al Coman-do del Vespucci?Sono cresciuto a Livorno, città sede dell’Accademia Navale, e mio padre è stato Comandante di sommergibili. Se sommiamo il tutto, con l’aggiunta

NAVE SCUOLAAMERIGO VESPUCCI

IL SUO COMANDANTE I N T E R V I S T A d I

V I N C E N Z O S C A R I N G E L L A

UNA NAVE,

Correva l’anno 1970 io marinaio in servizio di leva, una città, un porto, un mare con i suoi profumi. È davanti ai miei occhi, stupenda, meravigliosa, il sole illumina tutta la sua figura facendo risaltare i colori del suo abito, in un gioco di luci, con il mare che sembra uno specchio in cui questa creatura riflette se stessa in tutta la sua maestosità. Sono passati quarantacinque anni, la rivedo, sempre uguale, incantevole… è l’Amerigo Vespucci, Nave Scuola adibita all’addestramento nell’arte marinaresca degli allievi cadetti dell’Accademia Navale di Livorno. Definita la nave più bella del mondo, è un gioiello incastonato nel grande mosaico della nostra Marina Militare.È l’alba del 22 febbraio 1931, lo scafo del Vespucci scende in mare verso la storia, la nave è figlia dei cantieri navali di Castellammare di Stabia. Una particolarità: il giorno del suo battesimo corrisponde alla ricorrenza della scomparsa, avvenuta a Siviglia il 22 febbraio del 1512, del grande navigatore fiorentino, come a rappresentare uno scambio di testimone.

Capitano di Vascello Curzio Pacifici, Comandante dell’Amerigo Vespucci.

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PROTAGONISTI

E I SUOI UOMINIdel Vespucci è una frase, attribuita al grande Leo-nardo da Vinci, che ben si sposa con un ambiente di elevato ingegno umano, di formazione e adde-stramento all’arte marinaresca.

Ogni Comandante trasmette, grazie all’e-sperienza acquisita sul campo, un messaggio ai suoi uomini, qual è il suo?L’essere al Comando di questa meravigliosa nave rappresenta un immenso onore e un privilegio, ma anche una grande responsabilità; non si trat-ta, infatti, di saper solo scegliere la rotta migliore o impartire l’ordine più appropriato, ma bisogna essere costantemente un modello di riferimento per tutto il personale di bordo, saper fornire quei valori e quegli ideali fondamentali per creare una cultura del mare in ogni membro dell’equipag-gio. Il messaggio che ho trasmesso è quello di agire sempre con coerenza, in un equilibrio bi-lanciato tra sostanza, forma ed etica.

Consapevoli che non basta una domanda e una risposta per descrivere il Vespucci e le sue caratteristiche tecniche e operative, come pos-siamo definire questa nave con poche parole?Ritengo possa definirsi senza tempo. Se possiamo sintetizzare con due parole Nave Vespucci è tradi-

di un profondo sentimento di amore per il mare e per l’avventura, entrare in Marina per me era la scelta più naturale e spontanea possibile.

Al termine dei quattro anni di Accademia la deci-sione della specializzazione professionale è stata molto combattuta, le opportunità erano molte e tutte di elevatissimo pregio: da Incursore a Idro-grafo, da Specialista delle Telecomunicazioni a Pilota di aereo o elicottero. La mia scelta è rica-duta su quest’ultima opzione. Dopo diverse espe-rienze importanti come il periodo entusiasmante presso le Scuole di volo della U.S. Navy, il periodo trascorso al Comando Strategico NATO di Nor-folk in USA e una tappa allo Stato Maggiore del-la Marina come Vice Capo Reparto Aeromobili, eccomi approdare al Comando della prestigiosa Nave Scuola Amerigo Vespucci.

Il motto della nave è “Non chi comincia ma quel che persevera”: si riconosce in queste parole? Ogni nave della Marina Militare ha un motto che la accompagna per la sua intera esistenza e diven-ta parte integrante dello spirito della nave; quello

zione e innovazione, ovvero un connubio che va di pari passo con l’evolu-zione tecnologica e con i valori cristiani e dell’arte marinaresca propri delle nostre origini.

Comandante, ci parli dell’equipaggio, delle varie professionalità che affiancano gli allievi nella loro formazione. L’equipaggio è composto da 270 militari, uomini e donne tutti professioni-sti, che permettono di garantire le funzioni primarie dell’Unità. Nel perio-do estivo, la nave imbarca gli allievi dell’Accademia Navale per la consueta

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PROTAGONISTI

Campagna di Istruzione, con circa 100 allievi ed un team di supporto di una trentina di militari, arrivando così a pieno regime con oltre 400 per-sone a bordo. Si potrebbe definire come un paese, che non solo galleggia, ma si sposta con ritmi ben cadenzati, con la missione principale di addestra-mento degli allievi e rappresentanza e promo-zione d’immagine dell’Italia nel mondo. Ricordo che come nave militare, siamo territorio italiano ovunque ci troviamo e pertanto rappresentiamo in toto la nostra Nazione.

Comandante, la presenza delle donne nelle forze armate si è consolidata negli anni; il Te-nente di Vascello Catia Pellegrino è stata posta al Comando del Pattugliatore “Libra”, prima donna a fregiarsi del titolo di Comandante su una nave della Marina Militare. Quando vedre-mo un’ufficiale donna sul cassero della Nave Vespucci?Logicamente dovremo attendere il normale cor-so degli eventi e delle promozioni, fino a quan-do le prime signore raggiungeranno il grado di Capitano di Vascello e quindi, a seguito di attenti criteri di selezione, qualcuna di loro sarà scelta per questo prestigioso incarico.

Ci descriva il momento magico in cui la nave vive la sua essenza di veliero? Una volta effettuato il briefing meteo ed accer-tate le condizioni di navigazione, la chiamata del “posto generale alle vele” è scandita dal “Fischio del Nostromo” che si raduna con i suoi sottopo-sti al centro della nave e chiama “a posto” tutto il personale suddiviso per albero di assegnazione. Così abbiamo ai piedi degli alberi di trinchetto, maestra e mezzana circa 180 persone pronte a salire “a riva”: prima i capi barra, capi coffa, gab-bieri e poi tutti gli altri suddivisi per pennone a partire dai più alti. Una volta disposti sui marcia-piedi, tolte le volte alle cime che serrano le vele, sono pronti, al mio ordine, a sbrogliare le vele e “rientrare abbasso da riva”. Tutti gli operatori si dispongono lungo le cime per “bordare ed alzare”

le gabbie volanti, i velacci e i contro, ed una volta in rotta, aprono tutta la velatura... è una soddi-sfazione unica, di avere lavorato tutti in squadra con l’emozione di navigare solo grazie alla forza del vento.

Ora ci onoriamo di avere con noi il Nostromo della Nave Vespucci, il Primo Maresciallo Giulio D’Elia, classe 1970, in carica dal 2012 ed in Mari-na dall’età di 18 anni. Maresciallo, quali sono le sue mansioni durante la navigazione e chi sono e quali compiti hanno gli uomini sotto il suo co-mando?

In qualità di Nostromo, durante la navigazione, oltre al mio ruolo primario che riguarda la condotta della velatura, mi occupo della gestione delle 11 imbarcazioni presenti a bordo e della manutenzione di tutte le attrezzature che quotidianamente vengono utilizzate per l’assolvimento degli obiettivi che il Comando di bordo propone. Ho, inoltre, l’onore ed il privilegio di gestire circa 100 Nocchieri, veri professionisti, senza i quali non avrei la pos-sibilità di veder navigare questo splendido veliero.

Maresciallo, ci parli del famoso “Fischio del Nostromo”.Avendo alle dipendenze un gruppo corposo di Nocchieri e tenendo conto che la maggior parte delle manovre veliche si svolgono all’esterno, l’unico modo per comunicare con semplicità ed efficacia è il “Fischio del Nostromo”: un pratico strumento che mi permette di diramare ordini chiari e semplici ai miei ragazzi.

Tornando a lei Comandante, navigando in tutto il mondo, immaginia-mo Nave Vespucci nella veste di Ambasciatrice del “fare italiano”. Con-corda con questo pensiero?Sì, e sottolineo anche che nel luglio del 2007 Nave Vespucci è stata nominata Ambasciatrice dell’UNICEF con una solenne cerimonia nel porto di Geno-va. Da allora la nave espone la bandiera dell’UNICEF e trasmette in ogni porto in cui attracca un messaggio di pace e solidarietà.

Ringraziamo il Comandante Pacifici e il Nostromo Primo Maresciallo D’Elia per averci regalato un po’ del loro tempo. Un grazie anche a tutti coloro che attraverso il loro lavoro fanno in modo che Nave Vespucci possa navigare rap-presentando la nostra Marina Militare e la Nazione in tutti i mari del mondo per regalarci sempre nuove emozioni.

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PROTAGONISTI

SIMONERUGIATILa vita in cucina è dura, difficile e faticosa ma ti ripaga di tutti i sacrifici.

I N T E R V I S T A d I

D A R I O M I G L I A R D I

L’incontro con Simone Rugiati avviene nel suo FoodLoft, una location a Milano tra via Paolo Sarpi, bellissima strada alla quale la riqualificazione di qualche anno fa ha ridato eleganza con laborato-ri di arte moderna, locali e ristoranti, e la zona di Porta Nuova con i suoi nuovi grattacieli di cri-stallo e pieni di verde.

FoodLoft è elegante e raffinato, quando si entra si percorre un corridoio che termina in un open-space. Sulla sinistra c’è la cucina professionale, pulita e ordinata. Dietro ci sono le bottiglie di vino di marche blasonate, ci soni i grandi rossi, i bianchi e gli spumanti. A destra troviamo i libri e un enorme tavolo di quelli fotografati solo nelle riviste di architettura.

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settembre 2015 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 19

PROTAGONISTI

in vacanza a Natale e a Capodanno e al sabato e alla domenica vanno a ballare, invece il cuoco lavora fino a tardi. E per un giovanissimo è un sacrificio difficile da accettare. Ma se uno ha la passione, e questo vale anche per altre attività, sono sicuro che i risultati arrivano.

Ma la passione non basta?È vero, non ci si deve accontentare mai di un posto di lavoro fisso. È importante poter fare esperienze diverse, confrontarsi e aprirsi a nuove relazioni. Esistono chef che sono bravi a cucinare i primi, altri sono specializzati a preparare la carne, altri ancora i dolci. Non esiste lo chef più bravo del mondo a cui “rubare il mestiere”.

È importante cambiare spesso per poter conoscere nuovi campi di lavo-razione e capire qual è la propria vocazione.

Saper cucinare non è tutto, quando ti guardo in Tv, hai la capacità di spiegare anche i contenuti biologici degli alimenti. Ci vuole molto studio per arrivare a fare una buona e sana cucina?La scienza dell’alimentazione è fondamentale, perché se non si cono-scono le proprietà chimiche degli alimenti, i valori delle temperature, gli abbinamenti, le conoscenze delle basi acide e salate, il rischio è quel-lo di imparare delle ricette e replicarle, ma non si è in grado di inventa-re nuovi piatti. In questo periodo è ancora più importante per quanto riguarda la gestione delle materie prime.

In cucina è più importante la fantasia o l’esperienza?Tutte due insieme, prima viene l’esperienza e se c’è la fantasia il cuoco si diverte.

Quale sarà la cucina del futuro? Meno glutine? Più carboidrati...?Ho sempre sostenuto, fin da tempi non sospetti, quando emergevano le gelatine e le trasparenze, che la cucina deve essere semplice e sono felice che negli ultimi tempi il trend vada verso la semplicità.

Credo che la cucina si orienterà sempre più verso il vegetale perché se continuiamo ad autocontaminarci ci avveleneremo sempre più. Per combattere ciò deve essere fatta la divisione dei gruppi alimentari, non

La prima domanda è proprio dedicata a sco-prire che cos’è Foodloft?È la mia factory, è il luogo dove c’è la mia cucina professionale, dove registro le puntate delle tra-smissioni che produco, è anche un luogo dove preparare gli show cooking live, ma è soprattutto una location per eventi. Le aziende hanno la pos-sibilità di presentare i propri prodotti. Qui rac-colgo tutte le attività che faccio in giro.

Cerchiamo di conoscerti meglio. Quando eri bambino, avevi già la predisposizione per la cu-cina, giocavi e ti divertivi a preparare piatti da sogno?Provavo a fare delle torte, ma erano dei casini quelli che uscivano dal forno. Era anche un modo per farmi stare tranquillo, perché da piccolo ero molto agitato, la cucina mi aiutava e mi rilassava.

Dopo il diploma all’alberghiero hai fatto un’esperienza all’estero. Quanto è stata impor-tante per la tua formazione?Negli anni della scuola ho vinto un premio a Parigi, che mi ha dato la possibilità di conoscere gusti, culture differenti, ma l’esperienza più im-portante è stata a Parma con Food Editore. Ogni lunedì c’era l’incontro con un grande chef stella-to, io ero un assistente e ricordo di aver imparato molto, è stata una grande scuola.

Cosa consiglieresti a un giovanissimo che vuole diventare chef ?La prima cosa è quella di non mollare mai, per-ché la vita in cucina è dura, difficile e faticosa. Soprattutto quando si è giovani, gli amici vanno

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PROTAGONISTI

Uno chef bravo e simpatico come te, riesce ad essere invitato a cena dagli amici, o sono in soggezione per la tua professionalità?E infatti non mi invita mai nessuno, – ride divertito – scherzo, gli amici san-no che a me piace mangiare in maniera semplice.

E qual è un piatto semplice per te?Una grigliata, o uno “scottato”. Mi piace di più il prodotto, per esempio una buona mozzarella di bufala, o un ottimo prosciutto crudo. L’altro giorno sono stato da un contadino che mi ha raccolto un’insalata e me la sono proprio goduta.

Parliamo di Tv, a “Cuochi e fiamme” una giuria di tre esperti deve deci-dere il vincitore tra due cuochi. Sei sempre d’accordo con le loro decisioni?Sì, quasi sempre sono d’accordo con loro, perché sono persone preparate e capaci, e quando non sono in sintonia con loro lo dico subito.

Mentre i concorrenti preparano i piatti, in poco meno di due minuti, riesci a raccontare una ricetta. Tutti pensano che siano scritte e invece le invento sul momento.

Come fai?Seguo la discussione del momento.

Sì, ma hai una precisione temporale che spacca il secondo.Dopo anni di trasmissioni il meccanismo è collaudato, pensa che anche gli autori rimangono sorpresi.

Sei giovane, simpatico, bello, magro e prepari cenette deliziose, come può fare una donna a conquistarti?Mi ha già conquistato, non considerandomi più di tanto.

Hai una vita intensa, Tv, pubblicazioni Web e formazione. Quali saran-no i progetti per la prossima stagione?Ho varie proposte per la televisione che proprio in questi giorni si defini-ranno e vedrò quali saranno le più appaganti e soprattutto le più creative. Produrrò delle videoricette per il Gambero Rosso, curerò molto di più il Web, con varie trasmissioni che saranno viste solo in rete. Poi ci saranno molti show cooking in giro per l’Italia.

Hai un calendario fitto...Sì, per fortuna fino a Natale saprò cosa fare, sabato e domeniche comprese.

avremo piatti in cui coesistono carboidrati, gras-si, con proteine, avremo piatti con proprietà se-parate.

Ho letto che hai rivisitato dei classici della cucina italiana, come ad esempio le Cozze alla Vastese e altri, che esperienza è stata rifare i piatti tipici locali?È quello che faccio da sempre, ed è quello in cui credo. Abbiamo un patrimonio italiano, regiona-le, provinciale e cittadino di ricette straordinarie e credo che questo valore esista solo in Italia e non deve essere perduto. Per me la cucina signi-fica rinnovare le ricette della tradizione, perché mi piace che ci sia una storia dietro a ogni piatto.

C’è stato un momento “storico” in cui si metteva la rucola dappertutto. Oggi qual è l’a-limento del quale si abusa e che detesti per il troppo uso che se ne fa?Il tonno, basta tonno da tutte le parte, lo dico da pescatore, anche nelle pizzerie si trova la scottata di tonno. Non c’è più tonno italiano e quello che troviamo nelle nostre tavole è di dubbia prove-nienza ed è senza sapore. Bisogna mangiare pe-sce sostenibile, che è anche più buono. Se le alici fossero rare, costerebbero più del caviale e tutti andrebbero a mangiare le alici e si scoprirebbe anche che sono afrodisiache. Ieri sera ero a cena in un ristorante e ho mangiato un lacerto, che è della famiglia degli sgombri, un pesce azzurro ricco di omega-3, sostenibile, fresco, poco costo-so e italiano.

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I N T E R V I S T A d I

B A R B A R A O D E T T O

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PROTAGONISTI

F ondata nel 1988 da Roberto Alazraki e diretta con successo dal 2008 dal figlio Flavio Manuel Alazraki, la Società ha riorganizza-to fondi pensione già esistenti e creato programmi sanitari e di welfare complementare in forma collettiva per milioni di assisti-

ti, costituendo in autonomia o tramite preziose collaborazioni appositi fondi pensione e casse di assistenza sanitaria in cui attualmente sono destinati circa 140 milioni di euro di contributi all’anno.

Quelle appena lette sono senza dubbio cifre che, da sole, forniscono un quadro preciso della professionalità e della serietà di questo Broker, ri-sultato anche dell’impegno profuso dal Vertice nella formazione e mo-tivazione del proprio team. Stiamo parlando di specialisti a 360 gradi, le cui competenze nell’ambito dell’employee benefits e welfare com-plementare vanno dalla ricerca tecnica di soluzioni personalizzate alla consulenza sulle ultime agevolazioni fiscali e contributive per riuscire a garantire ai propri Clienti un presente protetto e un futuro sereno.

La frase può sembrare uno slogan, ma non lo è e a dimostrarlo vi sono l’incremento della clientela in termini di numerosità e di settore di ap-partenenza (financial istitutions, sindacati, associazioni, fondazioni, aziende commerciali e industriali, etc.) e la sua fidelizzazione nel corso degli anni.

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PROTAGONISTI

in azienda. Il risultato? Un risparmio notevole, degli ottimi rapporti costi-benefici e un evidente miglioramento nell’applicazione di tutte le agevola-zioni fiscali e contributive consentite con la conseguente soddisfazione nelle relazioni tra azienda e i propri dipendenti/collaboratori.

A dimostrazione che gli sforzi profusi in quasi tre decadi sono stati vincenti, lo scorso 31 marzo – nell’elegante contesto offerto dall’Hotel Principe di Savoia di Milano – Europa Benefits ha vinto il primo premio nella cate-goria “Miglior intermediario per il collocamento dei fondi sanitari” nell’e-dizione del concorso Italy Protection Awards 2015: un eccellente risultato per questo Broker che da sempre è riconosciuto ed apprezzato dal mercato come altamente specializzato. La scelta dei finalisti è avvenuta, per alcune categorie, attraverso un sistema di votazione on line che ha registrato oltre 24.000 preferenze, mentre, per altre, tramite una giuria di qualità composta dal presidente di Konsumer Italia Fabrizio Premuti, dal giornalista Riccar-do Sabbatini, dal presidente di ACB Broker Luigi Viganotti, dal direttore generale di Bancassurance Popolari Emanuele Marsiglia e dal presidente di UNAPASS Massimo Congiu.

Dopo il successo ottenuto, abbiamo raggiunto il Presidente di Europa Bene-fits, Flavio Manuel Alazraki, per porgli alcune domande utili a capire meglio qual è il segreto del successo della sua Società.

La filosofia di Europa Benefits da sempre si basa su tre P: Prevenzione, Prestazione e Previdenza.

La prima punta a proteggere la persona anti-cipando un qualsiasi fatto che possa in qualche modo danneggiarla; la seconda può essere de-finita come il creare un intervento di sostegno economico al verificarsi di un evento spiacevole o negativo (rimborso delle spese mediche e denta-rie, coperture in caso di infortuni e premorienza, dread disease, etc…) e la terza, Previdenza, consi-ste nel preparare per tempo le risorse per le esi-genze future dei propri interlocutori ricorrendo, per esempio, a fondi pensione, polizze TFR/TFM e a coperture contro il rischio di perdita dell’au-tosufficienza (long term care).

Tutte soluzioni assicurative innovative, esclusive, efficaci e dal costo contenuto, personalizzate a se-conda delle specifiche esigenze dell’interlocutore, tenendo ovviamente in considerazione eventuali iniziative assistenziali e previdenziali già presenti

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PROTAGONISTI

Tra i plus della Vostra Società vi sono sicura-mente l’attenzione posta verso i cambiamenti che avvengono in ogni epoca e la capacità di ri-spondere in maniera puntuale alle esigenze dei diversi interlocutori. Concorda con me?

In effetti è proprio così. Ad esempio, nella fase economica che il nostro Paese sta attraversando, il lavoro di Europa Benefits è – se possibile – an-cora più prezioso. A differenza di quanto avve-niva nel passato, quando il denaro costituiva l’u-nica calamita per attirare e tenere a sé le risorse umane, adesso le imprese, su richiesta degli stessi dipendenti, sono decisamente più orientate al welfare. Questo perché, così facendo, le imprese stesse possono offrire ai propri lavoratori sia una forma di protezione estendibile anche all’intero nucleo familiare che godere di importanti bene-fici contributivi. Questo, oggi più di un tempo, è un aspetto davvero fondamentale.

Ma sono davvero così centrali gli employee benefits?

Certo! Pensi che, a sostegno del nostro orienta-mento, alcuni studi hanno dimostrato addirittu-ra che gli employee benefits più che creare costi, in realtà li riducono. Essi determinano infatti un aumento della produttività che deriva dal benes-sere dei lavoratori che si sentono valorizzati e che

sono tutelati in caso di bisogno, sia esso personale che legato al proprio nu-cleo familiare. Non solo: questo tipo di beneficio contribuisce in maniera elevata a creare un forte legame di fidelizzazione tra le aziende e i propri di-pendenti, un aspetto oggi quanto mai fondamentale per entrambe le parti.

E per quel che riguarda il concetto di prevenzione, quanto è importan-te oggi?

Nel terzo millennio la prevenzione è ormai un alleato indispensabile per migliorare la qualità della propria vita! Mi permetta di sottolineare che Eu-ropa Benefits ha posto da sempre attenzione a questo aspetto, svolgendo ancora una volta quel ruolo di pioniere che il mercato ci attribuisce (e che a noi piace!).

Parliamo infine di previdenza complementare, un altro campo d’azio-ne che Vi vede protagonisti.

Sì, a titolo esemplificativo dell’innovazione e del grande contributo appor-tato in questo settore dalla nostra Società, desidero ricordare che Europa Benefits è stata ideatrice e promotrice di Previbank, fondo pensione di rife-rimento del settore del Credito. Da allora ad oggi, l’alto grado di conoscenza e la continua specializzazione nell’ambito della previdenza complementare hanno permesso di risultare tra i finalisti in due delle categorie che verranno premiate a settembre al concorso Pensioni & Welfare Italia Awards 2015: “Broker assicurativo dell’anno” e “Consulente pensionistico dell’anno”. Dopo il successo dello scorso marzo come “Miglior intermediario per il col-locamento dei fondi sanitari”, a me e al nostro team non resta che incrociare le dita e attendere gli esiti di questa ulteriore sfida.

Presidente, una vittoria importante per la Vostra Società quella ottenuta la scorsa prima-vera a Milano. Un Suo commento?

Abbiamo deciso di dedicarci al settore del welfare complementare da oltre 25 anni e questa scelta è da considerarsi evidentemente premiante: infatti abbiamo raggiunto il primo posto non per deci-sione di una giuria, seppure molto qualificata, ma per la quantità di voti espressi tramite web. Per me si tratta di un valore aggiunto molto signifi-cativo proprio perché determinato da chi diretta-mente si relaziona con Europa Benefits, apprez-zandone la serietà, la competenza e la capacità di adattarsi alle novità del contesto economico e sociale italiano e internazionale.

Come definirebbe Europa Benefits?

L’unica società italiana di intermediazione e con-sulenza assicurativa che fin dalla sua fondazione, nel lontano 1988, dedica la propria attenzione e il proprio impegno alla ricerca e all’offerta di so-luzioni assicurative ad hoc nell’ambito degli em-ployee benefits.

Flavio Manuel Alazraki, Presidente di Europa Benefits

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Torinese, classe 1973, da sempre in-canta il pubblico italiano (ma non solo) con la sua tromba. A ventun anni è pre-miato come Miglior Nuovo Talento del jazz italiano e nel 2005 partecipa alla creazione di Uomini in Frac, progetto de-dicato a Domenico Modugno. Più volte al Festival di Sanremo, con Ser-gio Cammariere nel 2005, Simona Moli-nari nel 2009 e Raphael Gualazzi 2010, è spesso in TV. Alle tournée internazio-nali affianca i festival di jazz italiani e le collaborazioni celebri: Nina Zilli e Mario Biondi, tra gli altri. Il suo ultimo lavoro, Duke, è uscito lo scorso 26 maggio ed è un capolavoro tutto da ascoltare.

Tu e la tromba: inseparabili?Con un papà trombettista e un nonno bat-terista, la musica era nel mio DNA. A cin-que anni mi hanno regalato una tromba vera, dopo che ne avevo distrutte tante, e ho capito che cosa volevo fare da grande.

Ho avuto la fortuna di avere accanto dei genitori che hanno creduto in me.

Quanto è importante la formazione per un musicista?La disciplina e lo studio sono fondamen-tali e ancora di più lo è saper suonare in un’orchestra. Eccellere in un “solo” non basta quando ci si esibisce a certi livelli. Nel 2011 ho registrato il disco Fabrizio Bosso plays Enchantment (L’Incantesimo di Nino Rota) agli Air Studios di Londra con la London Symphony Orchestra e mi sono stupito nell’ammirare come tutti loro fossero preparati per suonare insieme in maniera armonica.

Duke, com’è nato?Il Roma Jazz Festival, al quale parteci-po da tre anni, ogni edizione propone un tema e quello del 2014 era lo swing. Immediatamente ho pensato a Duke El-lington perché spesso suono i suoi bra-

ni. Il mio è un tributo: da piccolo in fami-glia ascoltavamo i grandi del jazz, così come mi esercitavo sui brani di Ornella Vanoni e Fabio Concato e oggi mi ritrovo a suonare con Fabio, con il quale c’è un grande feeling. Il 18 ottobre sarò al Tea-tro Pavillon di Milano proprio con Duke.

Vanti importanti collaborazioni: ce ne ricordi qualcuna?Sergio Cammariere. Grazie a lui sono entrato nel mondo del pop d’élite. Ab-biamo molte affinità musicali, ad esem-pio entrambi amiamo la musica brasilia-na. Con Nina Zilli e Raphael Gualazzi, invece, mi sono addentrato in un univer-so giovane molto divertente.

Quando sei on stage, cosa provi?Se tutto funziona e c’è sinergia, sono ri-lassato. Forse è uno dei pochi momenti in cui sono un libro aperto.

Hai all’attivo diversi album: quello a cui sei più legato?In realtà sono due: Fast Flight perché è il mio disco d’esordio e ci sono mol-te emozioni legate a quel momento e You’ve Changed dove sono accompagna-to da un’orchestra di archi, il desiderio di tutti noi fiati.

La colazione per te è…?L’inizio della giornata, spesso consuma-ta velocemente in compagnia della mia valigia perché in partenza per un viaggio.

Plus Magazine è la testata della FABI, per cui la domanda è d’obbligo: il tuo rapporto con le banche?Mio padre ed io abbiamo un consulente che gestisce da anni i nostri investimen-ti e che ci segue con professionalità, per cui il mio rapporto è ottimo.

B a r B a r a O d e t t O

FABRIZIO BOSSOA colazione con...

Coccola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno:

la colazione, secondo me. Il momento migliore

per due chiacchiere rilassate con Fabrizio Bosso.

OSPITI

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NEWS

ABejing (Pechino, come siamo abituati a chia-marla noi), il cinese che si sveglia di buon mattino dà un’occhiata al suo smartphone, uno Xiaomi, per controllare i messaggi vocali e di testo che gli sono arrivati su WeChat. Mentre fa colazione, con le bacchette raccoglie il riso e le verdure in salamoia, ma intan-to controlla il tempo che farà e poi decide di ordinare un nuovo condizionatore e purificatore d’aria su Taobao. Solo l’ennesimo acquisto in un mercato e-commerce da 2 miliardi di transazioni commerciali al giorno. Al lavoro, userà il motore di ricerca Baidu e il servizio mail di 163.com, per comprare poi un biglietto aereo sul sito di viaggi Ctrip. Non vedrà l’ora di tornare a casa per guar-darsi in santa pace l’ultimo trailer dell’attore Yao Chen, che con 78 milioni di follower, supera di ben otto milioni la stra-famosa (da noi) Katy Perry. Se invece deciderà di andare al ristorante e magari di provarne uno nuovo, non mancherà di consultare quelli racco-mandati dal sito specializzato Dianping.

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M A U R O B O S S O L A

LA GRANDE MURAGLIA(VIRTUALE?)

CineSe

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settembre 2015 | Plus Magazine | NEWS 29

NEWS

Sono ben 650 milioni i cinesi che hanno una propria vita on-line, più del doppio del numero dei cittadini a stelle e strisce. Ma mentre i no-stri cugini americani (e occidentali in genere) frequentano più o meno il nostro stesso mondo virtuale, i cybernauti cinesi vivono in un uni-verso parallelo, completamente e rigidamente separato dal resto della popolazione mondiale.

E non si tratta di una scelta, perché i totem tec-nologici occidentali del web quali Google, Twit-ter, Facebook, Wikipedia, YouTube, sono proibi-ti in Cina a causa delle leggi emanate dal Partito Comunista contro la libertà di espressione e a tutela del regime. Un vasto sistema di censura on-line, comunemente e ironicamente chiama-to La Grande Muraglia, impedisce ai cittadini di accedere a materiali che vengono ritenuti po-tenzialmente pericolosi per lo stato cinese.

L’avvento delle cosiddette Primavere Arabe, che hanno fatto scoprire il potenziale politico esplo-sivo di Internet e la sua capacità di aggregazione, ha ancor più stretto le maglie del firewall infor-matico attorno alla Cina. Così, con una popo-lazione di circa 1 miliardo e trecento milioni di persone e pur essendo la seconda economia mondiale, Pechino è sostanzialmente “stacca-ta” dal resto del globo e costituisce – di fatto – una specie di gigantesco Intranet, dove vivono e proliferano veri e propri cloni delle aziende occidentali, dando così vita ad un gigantesco mercato chiuso. La domanda è: “Quanto può durare questo stato di cose? Sarà questa la nor-malità oppure la Cina dovrà alla fine – per amore o per forza – integrarsi con il resto del mondo?”.

Le premesse non sembrano incoraggianti e, se un mercato del genere non può non fare gola alle multinazionali americane, le autorità cinesi non sembrano intenzionate a mollare la presa sul cyberspazio. Anzi, intendono semmai reagi-re e contrattaccare.

L’anno scorso Gmail è stata, per la prima volta nella sua storia, completamente bloccata da un attacco informatico e, subito dopo, stessa sorte è toccata a Microsoft Outlook, cioè le due prin-cipali aziende occidentali che forniscono servizi di posta elettronica in tutto il mondo.

Da allora, le comunicazioni web da e per la Cina, non sempre affidabili, sono diventate so-stanzialmente molto più difficoltose, anche per coloro che sono “autorizzati” ad accedere ai siti stranieri per le loro ricerche, come è il caso degli insegnanti universitari.

Il Partito Comunista Cinese sembra anzi de-cisamente più interessato al controllo che non

all’innovazione, anche se è indubbio che le start-up cinesi stiano mietendo successi in tutto il mondo, portando concorrenza all’esterno della Cina in campi estremamente sofisticati e tecnologicamente avanzati, come era già avvenuto con l’Unione Sovietica durante la corsa per la conquista dello spazio.

Tuttavia, per molti cinesi, come abbiamo visto in apertura, probabilmente le cose vanno benissimo così. In fin dei conti, il loro Intranet funziona piuttosto bene e assicura tutto quanto un moderno utente di Internet può desiderare: dal cibo ai servizi, fino agli acquisti più diversi e anche piutto-sto impegnativi, visto che solo a Shangai sono state vendute più di 30 mila auto on-line negli ultimi quattro anni!

Certo, quello che agli inizi in molti avevano immaginato e teorizzato, e cioè che Internet avrebbe provveduto alla circolazione di un’informazione sempre più libera abbattendo le vecchie barriere nazionali e catalizzando le forze per una maggiore democratizzazione della società, non si sta certo realizzando per il gigante asiatico.

L’interrogativo sulla capacità delle logiche di mercato di forzare la nuova Grande Muraglia, di integrare la Cina rompendo il circolo chiuso dell’In-tranet sub-continentale rimane quindi, per ora, senza risposta. Mentre, vista la creazione lo scorso anno del “Dicastero per l’Amministrazione del Cyberspazio”, direttamente dipendente dal massimo vertice del potere ci-nese, sembra proprio che per la libera circolazione delle idee occorrerà attendere ancora per un bel pezzo.

Il miliardario Lei Jun, fondatore, Presidente e Amministratore Delegato di Xiaomi Corp., a sinistra, scatta una fotografia con uno smartphone durante una conferenza a New Delhi, nello scorso aprile. In secondo piano Bin Lin, Presidente e co-fondatore della Società.

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EVENTI

Chi ci è stato, chi deve ancora andarci. Tuttavia, l’Expo è stato ed è una sfida complessa. Sfida alla quale le donne del mondo non hanno potuto sottrar-si. Per chi di voi ancora non lo sapesse, uno dei progetti traino di questa edizione fantasmagorica (per quan-to criticata) dell’Esposizio-ne Universale 2015 è pro-prio We Women for Expo. Un progetto internaziona-le al quale hanno parteci-

pato moltissime donne da tutto il mondo per testimoniare e tradurre in azione, la ricerca di ricette “sostenibili” per il nutrimento del nostro Pia-neta, e quindi di noi stessi e delle nostre famiglie. Il diritto al nutrimento e al cibo è un diritto universalmente riconosciuto, ma non diffuso come dovrebbe, purtroppo. E questo le donne lo sanno. E non solo quando sono madri, ma anche perché il nutrimento nell’accezione più profonda è un gene comune a ogni donna. L’Esposizione Universale 2015, grazie alla collaborazione di moltissimi partner e del Ministero degli Affari Esteri e della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, ha quindi voluto mettere al centro la Donna perché ancora oggi sono le donne a lavorare la terra nei Paesi in via di Sviluppo e sono sempre loro, che nei Paesi cosiddetti sviluppati, hanno una percentuale più alta di partecipazione in ruoli di responsabilità nei settori della salute e dell’educazione alimentare. I nostri Paesi, anche i più sviluppati, hanno sete di trovare un equilibrio maggiore nel rapporto fra cibo e cultura. Le donne che si sono fatte ambasciatrici di

questo progetto, non solo hanno l’obiettivo di trasmettere un’educazione corretta all’alimen-tazione, ma anche di trasmettere il concetto che la sostenibilità del Pianeta passa doverosamente attraverso un rapporto nuovo fra cibo e cultura sociale. Un rapporto “educato” fra noi e il cibo, corrisponde ad una relazione sana con il corpo e con la nostra identità e quindi nei rapporti so-ciali ed ambientali. Non dimentichiamoci che, diversamente da com’era qualche anno fa, oggi la condizione di obesità riguarda ormai anche i Paesi emergenti. Secondo uno studio recente-mente pubblicato sulla rivista medica britanni-ca The Lancet, l’obesità tocca ben 2,1 miliardi di persone, e cioè il 30% della popolazione mon-diale, di cui il 62% nei Paesi in via di sviluppo. Una malattia, quella dell’obesità, che produce molto più facilmente diabete e tumori al pan-creas. Le donne che oggi partecipano attivamen-te a questo progetto con pubblicazioni, forum, dibattiti e con una solida presenza al Padiglione Italia in Expo 2015, sono coscienti di quanto la cultura dell’alimentazione incida ed influisca sulla nostra salute individuale e sull’ambiente, e per questo sono chiamate ad unirsi fra loro e a trascinare altre donne, madri, giovani, uomini, bambini ed anziani in questo percorso: We In-ternational, in seno a We Women for Expo, si oc-cupa proprio di questo, della definizione di nuo-vi standard di sostenibilità ambientale e dunque del nostro stile di vita, e della lotta allo spreco. Molti Paesi si sono già resi partecipi di questa iniziativa – Iran, Gran Bretagna, Birmania, Ma-rocco, Usa – tutti con lo scopo di trovare solu-zioni che definiscano le azioni da diffondere per una riduzione massiccia dello spreco di cibo e

WE WOMEN FOR EXPO

LE DONNEE IL NUTRIMENTODEL PIANETA

EXPO 2015 È ORAMAI SULLA BOCCA DI TUTTI.

d i B E N E D E T T A B R E V E G L I E R I

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EVENTI

una trasmissione maggiore, invece, sulla sua sicurezza, sia nella coltura che nella produzione e negli approvvigionamenti. A questo scopo è stata anche creata una piattaforma (per chi di voi fosse interessato, trovate tutto sul sito www.we.expo2015.org) che accoglie la voce di tutte le donne che possono dare un contributo al miglioramento della cultura alimentare attraverso soluzioni imprenditoriali e personali partendo dai settori specifici dell’a-gricoltura e della produzione, fino ad arrivare al mondo della letteratura, del cinema e dell’arte. Non solo. Oltre alla piattaforma che sarà aperta per tutta la durata dell’Expo e quindi sino ad ottobre 2015, ogni donna (anche voi che ci state leggendo, se vorrete) potrà inviare la “propria ricetta per la vita”, attraverso la trasmissione di un piatto che appartiene alla propria Regione o Paese, alla memoria della vita personale e familiare. Una ricetta, insomma, che dia un consiglio su come mettere in pratica la riduzione allo spreco e la costruzione di una cultura alimentare ed ambientale corretta.

Oltre a questo, We Women for Expo ha anche sviluppato un bando di con-corso in collaborazione con Padiglione Italia, al quale hanno partecipato oltre 150 donne aspiranti imprenditrici, vinto infine da tre giovani che hanno creato progetti diversi per il miglioramento del livello di vita.

Alle tre donne sono stati destinati dei premi: € 40.000 per la prima, € 30.000 per la seconda classificata ed € 10.000 per la terza, donati dalla Fondazione Expo 2015, Accenture e la Fondazione Giuseppina MAI.

È stata un architetto di Torino, Elena Carma-gnani di 46 anni, a vincere il 1° premio: Orti Alti, questo il nome del progetto, è stato creato nel 2010 sui tetti dello Studio999 di Torino. Un orto “condominiale” che ha lo scopo di produrre non solo un avvicinamento alla coltura agricola in città, ma anche di fare avvicinare le persone (in questo caso gli abitanti del palazzo) grazie a un progetto comune per il miglioramento dell’am-biente circostante.

Piemontese anche la seconda vincitrice, una 29enne appassionata di vino, Maria Olwen F., che ha avviato la produzione di un vino Dop dal-la sua terra secondo una coltura ecosostenibile, mentre la terza creativa è stata Elena Bellacicca, ligure, che ha progettato un’App (scaricabile su cellulare come qualunque altra applicazione) in grado di mettere in contatto chi perde un ogget-to con colui che lo ritrova.

Con questo strumento Elena riduce i costi di ge-stione degli uffici dedicati agli oggetti smarriti.

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EVENTI

Ovviamente tutto gratuito. Le donne di questa imponente iniziativa si sono raccolte insieme anche grazie alla voce di altre donne che hanno avuto successo nel mondo dell’arte, dell’impren-ditoria e della cultura in genere, e che questa me-ravigliosa Fondazione ha voluto definire Amba-sciatrici.

Durante le numerose interviste rilasciate ai media, in questi mesi, ci hanno raccontato quale pensano possa essere il contributo di tutte le donne, nel mondo:

“Alle donne - ha detto Antonella Boralevi, scrittrice - compete ed è ricono-sciuta la salvaguardia della vita generata, sotto forma di attenzioni, cure, pra-tiche di sollecitudine verso figli, mariti, genitori, l’umanità in genere. È dunque la missione della cura che rappresenta la grande forza anche economica delle donne. Nella missione di nutrire il Pianeta, le donne fanno la differenza in due sensi: sanno e vogliono prendersi cura dell’umanità, sono quindi autorizzate a esercitare il controllo sulla produzione di cibo, e contemporaneamente sono autorizzate a inventare ricette capaci di trasformare il prodotto grezzo in forza vitale per l’umanità”.

La chef indiana Ummi Abdulla sente forte la responsabilità in un supporto evolutivo: “Quando si parla di nutrire il pianeta, le donne sono in prima linea. Al di là del sessismo, è la donna che dà vita al bambino e lo nutre prima e dopo la nascita. È fondamentale che ogni donna faccia il possibile per mettere in moto il cambiamento necessario per un futuro sostenibile”.

Lella Costa, attrice: “Una cosa che le donne sicuramente hanno è la volontà di mediazione e di programmazione. Nella mia attività di vicinanza ad asso-ciazioni come Emergency, mi colpisce il racconto delle donne che vivono nelle zone di guerra e sono quelle che si fanno carico di tutto, perché gli uomini sono a combattere e le donne sono il sostegno della comunità. Oltre a far fronte alle esigenze primarie, in queste situazioni le donne pensano sempre anche al dopo. La frase che sentiamo ripetere da tanto, che è anche uno slogan dell’UNICEF, è: «Mandare a scuola un bambino vuol dire educare una persona, mandare a scuola una bambina vuol dire educare una comunità». Non è una frase politi-camente corretta… è proprio la verità”.

Takalani Moyo, agricoltrice dello Zimbawe: “Le donne possono essere salde nei loro principi e fare la differenza creando progetti e cooperative agricole. Il cibo prodotto attraverso l’agricoltura può essere d’aiuto al Pianeta in svariati modi, per esempio nella lotta alla malnutrizione, nell’accumulo di fondi per finanziare la scolarizzazione dei bambini e per migliorare la vita delle persone”.

Cristina Parodi, giornalista: “Se potessimo arrivare ad essere governati dalle donne, problemi come la sostenibilità e la nutrizione potrebbero essere affron-tati in maniera diversa. La donna, riguardo a problematiche come il cibo e il nutrimento ha più sensibilità, perché la vita ce l’ha dentro e la crea”.

We Women for Expo, quindi, non è uno slogan momentaneo e non vuole essere nemmeno una propaganda politica, Dio ce ne scampi, ne abbiamo a sufficienza e sono, per lo più, prive di sostanza. We Women for Expo è una voce formata da milioni di voci, anche chi fra noi non ne ha mai parlato in pubblico ma che, senza troppi indugi, può cominciare da adesso, suggeren-do alla comunità nella quale vive il “mestiere” della nutrizione dell’altro e la lotta allo spreco.

Tanti Auguri Lettrici.

Dall’alto: Antonella Boralevi, Cristina Parodi, Ummi Abdulla, Lella Costa e Takalani Moyo.

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Artline Bibigì Birikini Breil Cammilli Chimento Citizen Gianni Carità GioielArt Hip Hop IVV Morellato Orologi Ferrari Ottaviani Pianegonda

Rebecca ReCarlo Thun UomoOro

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MODA

Un rientro alla grande qUello della moda targata fall-winter 2015. Un adieU alle vacanze che non porta con sé strascichi di malinconia. perché qUando le temperatUre scendono, la voglia di glam sale.

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Stylish!

diBARBARA ODETTO

(foto Archivio Stilisti)

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MODA

Direttamente da Londra, Daks conquista le girls del pianeta con il suo stile grintoso e metropolitano, perfetto per vivere la città con quel twist che fa la differenza. L’autunno secondo il brand inglese è deciso e colorato e il rosso fa capolino in quasi tutti gli outfit. Le linee? Lun-

ghe, avvolgenti e iper femminili. Il punto vita viene enfatizzato da maxi cinture e i velluti più soft corteggiano la pelle per un risultato unico e inconfondibile. Tutto da indossare. Il cappello, accessorio cult di questo trimestre, si impone con stile e un pizzico di ironia. Perché il rientro alla normalità non significa… normalità. Almeno nella moda.

È una lei di carattere quella che sceglie gli accessori griffati Alviero Martini 1ª classe. Una lei attenta ai dettagli che non vuole certo passare inosservata e che anche in au-tunno gioca con i colori e con i particolari. A questa donna versatile e sofisticata il brand propone modelli diversi che spaziano nelle forme e nelle nuan-ces. Si va dal classico bauletto alla pochette più raffi-nata, dall’handle bag perfetta per il giorno alla tra-colla very easy fino al nuovissimo zainetto, must have di stagione. Ricercate le colorazioni che

abbracciano il ventaglio dei verdi, dei blu, dei rossi e dei marroni, insinuandosi perfettamente con l’inimitabile stampa Geo, l’iconi-co tessuto che distingue la fat-tura artigiana di questo marchio italiano da sempre sinonimo di

viaggio, avventura, eleganza e femminilità.

settembre 2015 | Plus Magazine | MODA 35

UK STYLE

SÌ VIAGGIARE!

www.daks.com

www.alvieromartini.it

Daks

Alviero Martini

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MODA

Nasce come oggetto di culto nel 1987 e diventa leggenda dopo che la tennista Chris Evert lo perde in campo durante un match degli US Open. Il set viene sospeso per cerca-re il prezioso bracciale con diamanti che da allora viene battezzato “Tennis bracelet”. La maison Crieri firma questo oggetto del desiderio trasformandolo in un simbolo discreto del lusso e in un sinonimo di esclusività e di appartenenza. Con i suoi brevetti coniuga tecniche di assemblaggio e incastonatura dei diamanti che permettono di realizzare i più sottili e leggeri tennis del mondo: una flessibilità studiata per dare forma ad un gioiello di grande classe perfetto in ogni momento della giornata e per ogni tipologia di donna. Provare per credere.

TENNIS PASSIONwww.crieri.com

Crieri

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settembre 2015 | Plus Magazine | MODA 37

MODA

Sono molti gli spunti che si rifanno agli anni ’50, ’60 e ’70, rivisitati in chiave contemporanea, nella collezione fall-winter Luisa Spagnoli. La sua è una lady chic che sceglie una daily couture dalle linee pulite e ricercate nella quale i volumi ridefiniscono con garbo la silhouette in un costante equilibrio tra citazione e modernità. Inimitabili le gonne a campana very Fifties, superlative le gonne pantalone e unici i panta-palazzo di ispira-zione Seventies: per giocare con i rimandi del passato e con donne del calibro di Grace Kelly, Twiggy e Farrah Fawcett. I capispalla puntano su volumi comodi, avvolgenti, accentuati da texture morbide e ricercate. Last but not least, le sfumature sono tenui e delicate, dal rosa polvere al verde acqua, ma non mancano il grigio, il beige e soprattutto il bordeaux, nuance regina della stagione, accostato con disinvoltura ai blu, ai verdi, al giallo senape e all’indaco. Per una tavolozza tutta da indossare.

PRETTY LADY www.luisaspagnoli.it

Luisa Spagnoli

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MODA

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Ci ha stupito la scorsa primavera-estate con un’interessante collezione di giacche e capispal-la da uomo. Ci ha convinto questo autunno con un mood che fonde skater ed essenza classi-ca. Il risultato? Uno stile sartoriale che non perde la sua origine di abbigliamento streetwear e che si rivolge ad un gentleman un po’ crazy. L’abito da lavoro esce dai tradizionali schemi per contaminarsi con le forme over dell’hip-hop anni ’90 in un look anticonvenzionale e iper moderno. Il classico completo in tweed o in velluto viene rivisitato e i pezzi più semplici si bilanciano con i modelli più strutturati per reinterpretare archetipi di strada in maniera nuova, pur mantenendo come ispirazione guida un urban style davvero elegante.

CRAZY GENTLEMANwww.enn-w.com

Enn-W

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MODA

settembre 2015 | Plus Magazine | MODA 39

Da sempre Fay, brand italiano sinonimo di classe e raffinatezza che fa del moschettone il proprio simbolo, veste il lui più ricercato, l’uomo che pone attenzione ai dettagli e che non subisce la moda, ma la detta.

I capispalla, così come gli abiti e i diversi elementi che compongono il guardaroba maschile, si declinano perfettamente in versione urban e in quella sporty e sanno coniugare comfort ed eleganza, praticità e stile.

La ricerca dei tessuti fa del double coat il proprio punto di forza che convince tanto i padri quanto i figli, in una sorta di democrazia del bello. I toni dell’autunno sono rubati al bosco per ricadere su giac-che e cappotti e il grigio si conferma ancora una volta la nuance passe-partout. Chi lo dice che il sesso forte non può cedere il pas-so alla bellezza?

L’UOMO? ICONICO

www.fay.com

Fay

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Trama: Basato sull’omoni-mo best seller del giornalista olandese Peter R. de Vries, il film narra il famoso rapi-mento dell’erede della fami-glia Heineken, proprietaria della birra olandese. Il se-questro di Freddy Heineken (interpretato dal premio Oscar Anthony Hopkins) e del suo autista, Ab Doderer, avvenne nel 1983. Il crimine diventò famoso all’epoca, per il pagamento della cifra più alta mai pa-gata per un riscatto di un in-dividuo: 35 milioni di fiorini olandesi, ovvero circa 50 mi-lioni dollari, al giorno d’oggi. Le riprese si sono svolte tra il Belgio, Amsterdam e New Orleans.

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Trama: Tratto dal libro “Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Betwe-en the FBI and the Irish Mob” dei giornalisti Dick Lehr e Gerald O’Neill, il film raccon-ta la storia di James "Whi-tey" Bulger (Johnny Depp), uno dei più violenti crimi-nali nella storia della città di Boston e fratello di un noto politico dello stato del Mas-sachusetts. A metà degli anni settanta, dopo una serie di efferati omicidi per diventare lea-der della Winter Hill Gang, diventa anche informatore dell’FBI con l’obiettivo di fer-mare l’ascesa di una fami-glia mafiosa rivale alla quale riesce, infine, a sottrarre tut-te le attività. Tuttavia, quando i federali raggiunsero i loro obietti-vi, Bulger iniziò a fare un doppio-gioco che lo portò ad essere perseguitato dalla stessa FBI.

Trama: Durante una mis-sione su Marte, l’astronauta Mark Watney (Matt Damon) viene considerato morto dopo una forte tempesta e per questo abbandonato dal suo equipaggio. Ma Watney è sopravvissu-to e ora si ritrova solo sul pianeta ostile. Con scarse provviste, Watney deve at-tingere al suo ingegno, alla sua arguzia e al suo spirito di sopravvivenza per trovare un modo per segnalare alla Terra che è vivo. A milioni di chilometri di distanza, la NASA e un team di scienziati internazionali lavorano instancabilmen-te per cercare di portare “il marziano” a casa, mentre i suoi compagni cercano di tracciare un’audace, se non impossibile, missione di sal-vataggio.

IL CASO FREDDY HEINEKEN

Regia: Daniel Alfredsson

Data uscita: 01/10/2015

Cast: Jim Sturgess, Sam Worthington, Ryan Kwanten, Anthony Hopkins, Mark van Eeuwen, etc.

BLACK MASS

Regia: Scott Cooper

Data uscita: 01/10/2015

Cast: Johnny Depp, Joel Ed-gerton, Dakota Johnson, Juno Temple, Rory Cochrane, etc.

SOPRAVVISSUTO- THE MARTIAN

Regia: Ridley Scott

Data uscita: 01/10/2015

Cast: Matt Damon, Jessica Chastain, Kristen Wiig, Ma-ckenzie Davis, Kate Mara, etc.

SPECTRE - 007

Regia: Sam Mendes

Data uscita: 05/11/2015

Cast: Daniel Craig, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, etc.

Trama: Un criptico messag-gio proveniente dal passato, mette Bond sul sentiero per scoprire una sinistra orga-nizzazione. Mentre M combatte le forze politiche per mantenere in vita i servizi segreti, Bond comincia a rimuovere gli stati degli inganni che rive-lano una terribile verità die-tro alla Spectre. Per questo 24° film di James Bond è stata creata una nuo-va Aston Martin, la DB10. Le riprese sono state fatte ai Pinewood Studios mentre gli esterni sono stati girati a Londra, Città del Messico, Roma, Tangeri, Erfoud in Marocco, e in Austria a Söl-den, Obertilliach e sul lago Altaussee.

plus magazine cinema

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CHI PERDE PAGAdi Stephen King

“Svegliati genio!”. Il genio è John Rothstein, scritto-re osannato dalla critica e amato dal pubblico - reso immortale dal suo perso-naggio feticcio Jimmy Gold - che però non pubblica più

da vent’anni. L’uomo che lo apostrofa è Morris Bel-lamy, il suo fan più accani-to, piombato a casa sua nel cuore della notte, furibondo non solo perché ha smesso di scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato Jimmy. Bellamy è venuto per rapinarlo, ma soprattutto per vendicarsi. Dovrà fare i conti però con Bill Hodges, il detective in pensione eroe melanconi-co di Mr. Mercedes, e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome Robinson. King mette in scena l’os-sessione di un lettore per il suo scrittore, un’ossessione spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo serratissimo. Chi perde paga è un altro colpo da maestro di Stephen King, il secondo romanzo della trilogia iniziata con Mr. Mercedes.

settembre 2015 | Plus Magazine | RECENSIONI 41

r e c e n s i o n i

ANNAdi Niccolò Ammanniti

La vita non ci appartiene, ci attraversa. A dirlo è la pro-tagonista dell’ultimo libro di Niccolò Ammaniti, Anna. La ragazzina di tredici anni e suo fratello Astor di otto vivono in una Sicilia dal-

le mille ombre e dai mille misteri, dove un virus ha sterminato solo gli adul-ti, lasciando la vita solo ai bambini. Per le strade di una regione antica, costel-lata da tante anime diver-se, non c’è più elettricità e i cani selvatici ti inseguono. Attorno i bambini hanno solo cadaveri e oggetti inu-tili, lasciati nel mondo da chi una vita non ce l’ha più. Anna e Astor giocano, com-battono e hanno in dote solo un piccolo quaderno lasciatogli in eredità dalla mamma con tutte le cose essenziali della vita e so-prattutto le istruzioni per riuscire a sopravvivere. Niccolò Ammaniti scrive un romanzo struggente, un omaggio all’esistenza, un miracolo quando tutto sem-bra perduto.

L’ULTIMA GUARDIANAdi Chiara Campia

“L’alba della rivolta avrà sfu-mature ramate”, così recita il libro delle profezie. Così come ramati sono i lunghi capelli di Amber, una ra-gazza di Sydney, una vita da adolescente, finché un

QUELLO CHE NON UCCIDEMILLENNIUM 4di David Lagercrantz

Esce in contemporanea mon-diale il seguito della trilogia thriller Millennium di Stieg Larsson, il più importante fenomeno editoriale dell’ul-timo decennio, che ha ven-duto nel mondo ottanta

cristallo irrompe nella sua esistenza e nulla sarà più come prima. Si troverà immersa in un mondo a lei sconosciuto, di cui scoprirà esserne prota-gonista e protettrice. Si innamorerà e questo complicherà ancora di più la sua situazione. Un intrec-cio di scelte e antiche riva-lità che sfoceranno in una guerra. Chiara Campia, scrittrice esordiente ancora adole-scente, racchiude nel suo primo libro ogni particola-re, esperienza ed emozione che prova nella vita quoti-diana, e ogni personaggio contiene una parte di lei e di questo ne va orgogliosa.

milioni di copie, delle quali quattro milioni solo in Italia. Evento attesissimo, Quello che non uccide è scritto dallo svedese David Lagercrantz con il benestare degli eredi di Larsson, morto nel 2004 quando già aveva sviluppa-to il quarto e il quinto volu-me della saga che doveva contare dieci libri. Tutto ciò che riguarda il nuovo thriller che prose-gue la Millennium Trilogy è avvolto nella massima segretezza. L’autore ha anti-cipato solo questo: “Ci sono Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander. E poi Erica Berger, l’ispettore Jan Bublanski e Sonja Modig. Troverete il po-liziotto Hans Faste, lo zelante pubblico ministero Richard Ekström, il sempre leale Hol-ger Palmgren, Plague della Repubblica degli hacker, e molti altri”. Sarà l’evento editoriale dell’anno e l’atte-sa, da parte dei media come dei lettori, è alle stelle.

plus magazine letture

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settembre 2015 | Plus Magazine | RECENSIONI 43

CANOVA E I MAESTRI DEL MARMOFino al 4 ottobre 2015La mostra, organizzata dalla Fondazio-ne Giorgio Conti con la collaborazione del Museo Ermitage di San Pietrobur-go, è allestita a Palazzo Cucchiari, sede della Fondazione stessa, che riapre al pubblico le sue splendide sale, dopo l’accurato restauro curato dall’architet-to Tiziano Lera. Articolata intorno a 16 sculture in mar-mo, tra cui l’Orfeo di Canova e la Fiducia in Dio di Bartolini, cui si aggiungono set-

te gessi di proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, oltre ad una secon-da copia in marmo della Fiducia in Dio, proveniente dall’Istituto d’Arte di Massa, la mostra racconta lo specifico contribu-to della “scuola carrarese” ai mutamenti di stile e di gusto che accompagnarono in Italia il passaggio dalla scultura neo-classica a quella verista.Carrara - Palazzo CucchiariVia Cucchiari 1 0585 72355www.canovacarrara.it

POMPEI E L’EUROPA. 1748-1943Fino al 2 novembre 2015Un grande progetto espositivo per rac-contare la suggestione evocata dal sito archeologico di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo, dall’ini-zio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943. La mostra si snoda in un duplice itinerario, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in contemporanea all’Anfiteatro di Pom-pei, e si affianca per importanza e presti-gio al programma di eventi previsto per Expo Milano 2015. L’esposizione evoca la storia della città vesuviana, inesauribile fonte d’ispira-

terpretazione del concetto di “avan-guardia”, attraverso la sperimentazione linguistica e il dialogo con la memoria. Questa idea viene declinata attraverso diversi media quali pittura, scultura, di-segno, fotografia, video, performance, cinema.Venezia - Giardini della Biennale Sestiere Castello041 5218711www.codiceitalia2015.com

TESORI DELLA CINA IMPERIALE.L’ETÀ DELLA RINASCITA FRA GLI HAN E I TANG Fino al 28 febbraio 2016Nelle sale del Refettorio Quattrocente-sco di Palazzo Venezia, sono in mostra i capolavori provenienti dal Museo Pro-vinciale dello Henan, uno dei maggiori musei nella Repubblica Popolare, per raccontare il passaggio dalla dinastia Han all’Età dell’Oro della dinastia Tang (581 d.C. – 907 d.C.). In mostra saranno esposti oltre 100 pez-zi, tra i quali una veste funeraria di 2.000 listelli di giada intessuti con fili d’oro, lacche, terrecotte invetriate, vasi, oggetti d’oro, e d’argento, ad illustrare lo straor-dinario clima di prosperità e di apertura culturale di questo periodo, quando la capitale dell’Impero, l’odierna Xi’An, era crocevia di tutti i commerci, riceveva gli ambasciatori del mondo ed era popolata da oltre un milione di persone.Roma - Palazzo Venezia Via del Plebiscito 11806 69994388www.tesoridellacinaimperiale.it

zione, in un costante confronto tra il ver-sante delle arti e quello degli scavi; un dialogo fra archeologi, storici dell’arte, dell’architettura e della letteratura, tutti chiamati a raccontare la vicenda unica della riscoperta di Pompei. Napoli - Museo Archeologico Nazionale e Scavi di PompeiPiazza Museo 19 081 4422149 www.mostrapompeieuropa.it

CODICE ITALIAFino al 22 novembre 2015Sono quindici gli artisti coinvolti nel progetto espositivo del Padiglione Italia alla biennale di Venezia. Codice Italia è il racconto con cui Vin-cenzo Trioni, curatore del padiglione del Mibact, indaga sull’identità dell’ar-te contemporanea prodotta nel nostro Paese. Alis/Filliol, Nino Longobardi, Marzia Migliora, Luca Monterastelli, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Nicola Samorì e Aldo Tambellini, Andrea Aquilanti, Francesco Barocco, Vanessa Beecroft, Antonio Biasiucci, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Jannis Kounellis. Quindici artisti di diverse generazioni che con il loro lavoro propongono un’in-

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plus magazine mostrearte, scienza e costume

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Duran Duran PAPER GODS

Tornano i Duran Duran con il nuovo al-bum, Paper Gods, in uscita in America il 18 settembre e una settimana prima, l’11, nel resto del mondo. Registrato a Londra viene descritto così dal tastierista Nick Rhodes: “È davvero un ritorno a quello strano mix dei Du-ran dei primi tempi: il pop dai bordi duri e netti, che convive con il lato scuro, stra-no e sperimentale. È qualcosa di essenziale per tutti noi. È bello poter sollevare l’umore della gen-

te con una bella dose di puro pop, ma il mondo in cui viviamo non è fatto solo di quella roba, per cui mi sembra assoluta-mente naturale aver mantenuto un pie-de nel lato più scuro e gotico della vita”.

Keith Richards CROSSEYED HEART

Il 18 settembre uscirà il nuovo disco solista di Keith Richards chitarrista dei Rolling Stones dal titolo Crosseyed He-art. Seguito ideale di Main Offender, ri-salente al 1992, Crosseyed Heart rappre-senta un viaggio musicale tra reggae, rock, country e blues. Al suo interno ci saranno 15 canzoni. “Mi sono divertito da matti a fare que-sto nuovo disco e a lavorare di nuovo con Steve Jordan e Waddy Wachtel”, ha dichiarato Richards, che si è dedicato a questo progetto per oltre due anni, evi-tando di affrettare i tempi per portare a termine i precedenti impegni con gli

Stones. “Non c’è niente di meglio che entrare in studio senza avere la minima idea di cosa ne verrà fuori alla fine”. L’album è stato anticipato dal singolo Trouble.

NegramaroLA RIVOLUZIONE STA ARRIVANDO

Sarà settembre il mese del nuovo al-bum dei Negramaro, La rivoluzione sta arrivando.

A sorpresa, durante un’affollatissima chat sul loro profilo Twitter, la band ha voluto svelare in anteprima ai fan il ti-tolo del disco, che arriva a cinque anni di distanza dall’ultimo multiplatino Casa 69. La rivoluzione sta arrivando, che dal titolo evocativo preannuncia grandi cambiamenti, è stato registrato tra New York, Nashville, Londra, Madrid e naturalmente la Puglia, terra d’origine delle band e fonte inesauribile d’ispi-razione. La pubblicazione dell’album è

stata anticipata dal singolo Sei tu la mia città. In autunno i Negramaro saranno in tour nei palasport delle principali città italiane con La rivoluzione sta ar-rivando Tour.

Laura PausiniSIMILI

Laura Pausini, tramite Facebook, ha rivelato l’uscita di un disco di inediti previsto per questo autunno. Simili sarà un nuovo lavoro che anticiperà e

accompagnerà l’inizio di una serie di tappe negli stadi. Queste le parole di Laura su Facebook: “Non riesco più a tenerlo solo per me, vo-glio condividerlo con voi, perché noi da sempre siamo così: SIMILI...SIMILI, per-ché è quello che siamo, perché esprime esattamente quello che sento quando penso a noi. Uguali e differenti, uniti da-gli stessi sogni, le stesse paure, le stesse emozioni. SIMILI come le impronte digi-tali: uguali e diverse. In cerca di altri noi per diventare una storia. SIMILI arriverà in autunno, senti-rete nuove note, nuove storie, una nuova fase della mia vita e non vedo l’ora di raccontarvela in musica”.

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plus magazine musica

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settembre 2015 | Plus Magazine | RECENSIONI 45

TEATRO ALLA SCALA - MilanoFALSTAFFDate: dal 14 ottobre al 4 novembre 2015

Il ritorno alla Scala di Daniele Gatti con un titolo verdiano ha il tono di una festa e sebbene sia nato prima del-la scelta del tema sull’alimentazione dell’Expo, questo verrà ricordato come il Falstaff in cui sempre si fa festa e sempre si mangia. Il regista Robert Carsen ha reso garbato l’obeso protagonista shakespeariano, in contrapposizione a un mondo di bor-ghesi dozzinali e senza stile.

Il suo Falstaff è un aristocratico impo-verito, ma ancora fascinoso nelle ma-niere, un uomo forse stravagante, ma non ridicolo. E noi tutti partecipiamo alla gioia di vivere espressa dal vecchio Verdi, tornato giovane nella buffa e malinconica commedia sociale scritta a quasi ottant’anni per la Scala, che è pure un divertentissimo vertice dell’ar-te di ogni tempo.

TEATRO VERDI - TriesteDON GIOVANNIDate: 30 e 31 ottobre, 4, 5, 7 e 8 novembre 2015

Non è stata una conferenza stampa tradizionale, quella che si è svolta a Trieste, per la presentazione della nuo-va stagione Lirico Sinfonica 2015/2016: in un teatro gremito, il Sovrintendente Stefano Pace, il Presidente della Fon-dazione e Sindaco Roberto Cosolini e il Direttore Onorario Gianluigi Gelmetti, hanno preso la parola per condivide-re le scelte artistiche e la strategia del

nuovo cartellone. Otto produzioni d’o-pera, cinque concerti d’opera, un ballet-to della grande tradizione ottocentesca: il Verdi di Trieste offrirà un cartellone particolarmente ricco, firmando l’alle-stimento di ben tre nuove produzioni, a partire dall’inaugurazione prevista per il 30 ottobre. Si comincia con Don Giovanni, in un al-lestimento completamente originale a cura dei laboratori del Teatro Triestino, per la Direzione di Gelmetti e la regia di Allex Aguileira.

TEATRO CARLO FELICE - GenovaLO SCHIACCIANOCI Date: dal 3 al 6 dicembre 2015

Caposaldo del balletto ottocentesco, Lo schiaccianoci debuttò il 5 dicembre 1892 al Teatro Marijinskij di San Pietroburgo, imponendosi, da allora, come uno dei balletti più amati di tutti i tempi. Per via della storia, che approfitta dell’atmosfera natalizia per raccontare le paure e i sogni che accompagnano il

passaggio dall’infanzia all’adolescenza, ma soprattutto per le musiche, tra le più felici composte da Cajkovskij. Lo Schiaccianoci approda al Carlo Felice nell’interpretazione del Balletto dell’O-pera Nazionale di Riga (Lettonia), che danzerà la versione coreografica del suo celebre direttore artistico, Aivars Leimanis: una rivisitazione del libretto originale di Marius Petipa (tratto da un onirico racconto di Hoffmann) che af-fonda le radici nella grande tradizione del balletto russo.

TEATRO SAN CARLO - NapoliCARMENDate: dal 13 al 20 dicembre 2015

Un programma lungo 14 mesi con 22 titoli di opera e balletto, 23 concerti, un cartellone che va da settembre 2015 a novembre 2016 con una programma-zione ancora più ricca rispetto agli anni passati che punta a valorizzare le ec-cellenze dei complessi artistici di casa: questa sarà la stagione 2015/2016 al Te-atro San Carlo. Carmen di Georges Bizet, capolavoro tra i più noti e amati, inaugura dome-nica 13 dicembre la stagione lirica e di balletto 2015/2016 del Massimo napo-letano. La direzione è affidata a Zubin Mehta, mentre a firmare la regia è Da-niele Finzi Pasca, svizzero di Lugano, già applaudito sia a Napoli che in tournée a San Pietroburgo per la sua onirica ver-sione di Pagliacci con effetti speciali, giochi di luce e acqua.

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plus magazine teatro

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MAPPAMONDO

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I TESORI DELLAI Dervisci Rotanti, appartenenti all’Ordine dei Mevlevi, praticano la celebre danza turbinante come metodo per raggiungere l’estasi mistica. Le danze sacre sono considerate la più antica forma di trasmissione dei “misteri” pervenuti all’uomo dall’antichità. Chi è ammesso a questo esercizio passa attraverso un insegnamento che prevede una lunga preparazione.

Un’antica pittura sacra all’interno di una chiesa rupestre della Cappadocia.

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MAPPAMONDO

La penisoLa anatoLica è come un Libro di storia che attraversa i miLLenni e testimonia coL suo patrimonio iL susseguirsi di civiLtà. La sua posizione geografica crea un ponte tra iL nostro occidente e L’oriente che, passo dopo passo, diventa sempre più sconosciuto. per conoscere La turchia percorriamo Le strade principaLi e periferiche, maciniamo asfaLto e sterrato aLLa scoperta deLLe sue tante identità, in un viaggio via terra che inizia daL confine greco e raggiunge Le terre centraLi.centinaia di chiLometri separano un’attrazione turistica daLL’aLtra e così, a tener compagnia tra una tappa e L’aLtra, è La grande varietà di panorami che passano daL bLu e daL verde deLLa macchia mediterranea a tutte Le varietà di giaLLo deLLe coLtivazioni di grano neLL’anatoLia centraLe, dai riLievi montuosi aLLe grandi pianure di uno stato ancora in biLico tra modernità e tradizione.

I DArDANellI e lA bAttAglIA DI gAllIPOlIQuando si arriva in Turchia via terra, per raggiun-gere la parte asiatica del paese si imbocca la strada verso Istanbul oppure si sceglie di attraversare lo Stretto dei Dardanelli sulla penisola di Gallipoli, lasciando per un’altra occasione la visita alla capi-tale intellettuale dello stato.

Questo lembo di terra non è una località turistica internazionale ma, con il verde paesaggio colli-noso affacciato su una striscia trafficata di mare,

I TESORI DELLATURCHIA

di barbara oggero

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viene invece visitata dai turchi perché nel corso della Prima Guerra Mondiale vi si posero le fondamenta del loro stato moderno.

La storia racconta infatti della resistenza operata dall’esercito ottomano con-tro l’invasore straniero grazie anche al giovane Generale Mustafa Kemal che guidò coraggiosamente il proprio reggimento, salvando l’onore del popolo e diventando negli anni successivi Atatürk, il padre dei turchi.

Perciò è interessante conoscere questo pezzetto periferico di territorio dove memoriali, cimiteri e trincee sono testimonianza di sbarchi e battaglie.

Visitare i luoghi della storia è semplice: una mappa indica i punti cruciali degli scontri e i camposanti dove riposano i soldati di diverse nazionalità, oltre ai memoriali invocanti la pace e la fratellanza. Seguendo la strada ben asfaltata e a senso unico ci si trova incolonnati tra auto e bus che effettuano delle soste obbligate (Lone Pine, Baby 700 Cemetery, i monumenti a Düztepe e Talat Göktepe per citarne alcuni), ma al termine della giornata di visita si ha la sensazione d’aver visto un aspetto più intimo della Turchia, riservato solo a quel visitatore che ha voglia di andare oltre i must del turismo e desidera conoscere meglio le origini dell’orgoglio di un popolo.

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eFeSO, lA SPleNDeNte Secondo la leggenda Efeso venne fondata nel X secolo a.C. e fu lambita dal Mediterraneo fino al III secolo d.C. quando una serie di eventi naturali avviarono un processo di interramento del mare che nessuno sforzo umano riuscì a evitare.

Porto marittimo importante nell’antichità, Efeso era un centro abitato da 250.000 persone (stima degli archeologi) nel momento di massimo ful-gore. L’acqua sgorgava copiosa dalle numerose fontane e il marmo di un bianco abbagliante era usato per costruire templi e statue, ma anche per pavimentare le strade. Che la città fosse opulenta si intuisce tutt’oggi camminando tra i numerosi resti ellenistici riportati alla luce da 150 anni di scavi, che raccontano quasi alla perfezione l’orga-nizzazione quotidiana del centro abitato. Eppu-re pare che l’80% del suo patrimonio sia ancora sotterrato da quella stessa terra che allontanò progressivamente la riva del mare di una decina di chilometri e condannò la città alla decadenza e all’oblio.

Efeso è ancora di grande effetto e per apprezzarla bisogna prendersi il tempo per salire in cima al Te-atro da 25.000 posti e immaginare il blu del mare

MAPPAMONDO

Il ritratto di Atatürk, fondatore e amato presidente della Turchia dal 1923 al 1938 disegnato con le foto di quanti perirono

nella battaglia sullo Stretto dei Dardanelli.

A destra: Efeso, la Via dei Cureti lastricata di marmo bianco.

Qui sotto: Efeso, il pregiato sito archeologico di epoca ellenistica. Il suo monumento simbolo è la porta della Biblioteca di Celso.

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PergAMO e berlINOColoro che sono stati al Pergamon Museum di Berlino si saranno già fatti idea della grandiosità del sito archeologico turco perché nelle sue sale è custodito l’imponente e meraviglioso fregio del Tempio di Zeus. Salire perciò sull’Acropoli di Pergamo (o Bergama), arroccata su un’altura che domina la città sottostante, è come chiudere un cerchio perché è possibile vedere la parte di tempio rimasta in terra ottomana.

Anche Pergamo fu una città molto florida: la sua biblioteca era secon-

da solo a quella d’Alessandria d’Egitto e lo straordinario Anfiteatro ricavato sul dorso della collina, in una posizione davvero panoramica, accoglieva fino a 10.000 spettatori.

Sempre in tema ellenistico e distante dall’Acropoli, si trova l’Asclepion, ovve-ro il centro di medicina dell’antichità dove le malattie venivano diagnostica-te attraverso l’interpretazione dei sogni. Per scoprire il volto medievale della cittadina, lontano dal lungo rettilineo moderno, bisogna invece addentrarsi nelle strette vie del bazar e fermarsi a bere un çay (tè caldo) in un bar dove gli uomini giocano a ramino e la quotidianità regna sovrana.

settembre 2015 | Plus Magazine | MAPPAMONDO 49

all’orizzonte, là dove la mappa indica la presenza dell’antico porto e delle saune destinate alla puli-zia dei marinai appena sbarcati. Bisogna poi concedersi una sosta sugli scalini della magnifica Biblioteca di Celso, con la porta meglio conservata del sito nonché sua immagine simbo-lo; camminare sulle lucenti lastre bianche della via Marmorea e lungo la via dei Cureti; entrare nel Postribolo, segnalato da un piede e una testa fem-minile, e nei bagni pubblici con i wc tutti allineati; immaginare la Fontana di Traiano, di cui resta solo un accenno di piede sul globo terrestre, e il Tem-pio di Artemide, così grande e maestoso all’epoca da essere considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. Bisogna chiudere gli occhi e immaginare la magni-ficenza: non è necessario un grande sforzo ed è un bel viaggio nel tempo.

MAPPAMONDO

A sinistra: Efeso, la maestosa Fontana di Traiano di cui rimane solo un accenno di piede sul globo.

Qui sotto da sinistra:

Pergamo, l’anfiteatro ricavato sul dorso della collina con 10.000 posti e un’acustica straordinaria.

Pergamo, l’Asclepion: il centro di medicina dell’antichità.

Pergamo, il tempio di Zeus (la parte mancante è custodita nel Pergamon Museum di Berlino).

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KONYA e I DerVISCI rOtANtIKonya è tra le più importanti città della Turchia ed è considerata una delle più tradizionaliste. In effetti, arrivando da località con maggiore vocazione turistica, il carattere conservatore spicca soprattutto per l’abbigliamento rigoroso delle donne e per l’affluenza alle moschee negli orari di preghiera scanditi dai muezzin attraverso i tanti minareti.

Questo centro è particolarmente importante per i turchi perché vi morì Mevlâna Rumi (letteralmente: la nostra guida Rumi), fondatore dell’ordine religioso sufista dei Dervisci Rotanti, famosi per raggiungere l’ascesi durante una danza in cui ruotano senza sosta su loro stessi. Conosciuto e amato in tutto il mondo islamico per le poesie e le opere religiose, il Museo di Konya dedicato a Mevlâna è uno dei posti più visitati dai mussulmani (i numeri parlano di 1,5 milioni l’anno, soprattutto turchi) e finché non si cammina nel cortile interno, tra gli edifici del complesso, risulta difficile per un forestiero stimarne l’importanza, paragonabile forse solo alla Basilica di Assisi per il mondo cristiano.

Il fulcro della visita è il Mausoleo dove sono raccolti i sarcofagi di eminenti dervisci e quello imponente del Fondatore, collocato proprio sotto la grande cupola rivestita all’esterno di maioliche turchesi. Nonostante la loro fama, i dervisci non hanno un ruolo di primo piano nell’esposizione del museo; per vederli impegnati nella loro famosa danza mistica bisogna recarsi al Centro Culturale Mevlâna: vi si esibiscono solo il sabato ed è consigliato prenotare in anticipo. A meno che non si capiti a Konya nella settimana del 17 dicembre

PAMUKKAle, Il CAStellO DI COtONe Pamukkale significa “Castello di cotone” e per quante foto si siano viste di questo suggestivo sito turistico della Turchia, trovarselo davanti suscita comunque dell’incredulità. Il panorama verdeg-giante attorno è infatti la vera sorpresa per il con-trasto che crea con il candore della parete su cui si sono depositati nei secoli i sedimenti di calcare sgorgati da una sorgente d’acqua.

Il Parco di Pamukkale non è solo bello da vedere (la sua conformazione lo rende visibile da 20 chi-lometri di distanza), ma garantisce anche del di-vertimento perché immergersi nell’acqua bassa e calda delle vasche, cospargersi la pelle con l’argilla per un peeling, farsi la doccia sotto cascate a filo di roccia è un gioco anche per gli adulti. Però solo una minima parte delle vasche è aperta e si tratta di piscine sintetiche, ovvero costruite di recente per garantire lo svago dei visitatori; quelle natu-rali sono vuote, irrigate verso sera con un sistema manuale di dighe progettato per la manutenzione.

Superate le vasche, sulla sommità della collina e non visibile, si trova Hierapolis, antica città elleni-stica. Di tutto il complesso archeologico, il teatro è la parte più interessante, con tanto di quinta e una bella vista sulla pianura sottostante. Anche se ogni cosa passa in secondo piano rispetto alla straordi-naria particolarità di Pamukkale.

A fianco: Pamukkale, le suggestive vasche in travertino bianco dove immergersi.

Qui sotto a sinistra: Konya e il museo Mevlana dove sono custodite le spoglie del fondatore

dell’ordine dei Dervisci Rotanti.

A destra: Pamukkale, l’antica città di Hierapolis sulla cima della collina. Nella foto l’anfiteatro.

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MAPPAMONDO

settembre 2015 | Plus Magazine | MAPPAMONDO 51

quando una serie di eventi celebra l’anniversario della dipartita del loro capo spirituale.

CAPPADOCIA, lA terrA DA SCOPrIre Il panorama della Cappadocia è considerato uni-co nel suo genere per le rocce e le montagne di tufo vulcanico erose dal tempo e modellate fino ad assumere forme straordinarie. Diversi itinerari di visita partono dai principali centri abitati e per-mettono di scoprirne le particolarità in bicicletta, a cavallo, in quad o più semplicemente a piedi, con trekking talvolta impegnativi ma sempre en-tusiasmanti.

L’area più interessante si trova tra le città di Nevsehir, Avanos e Ürgüp, con Göreme come cen-tro ideale. È proprio qui che si trova il noto museo all’aperto di chiese rupestri adornate da bellissimi affreschi d’influenza bizantina. Solo in questo par-co sono presenti oltre trenta chiese, tutte visitabili; sono intitolate alla mela, ai sandali, al serpente per dirne solo alcuni e richiamano ciascun dettaglio delle pitture all’interno. La penombra delle caver-ne aggiunge poi atmosfera alle figure colorate che

si adattano alla superficie della roccia dando vita in alcuni casi a movimenti che possono sembrare in 3D.

Certamente bisogna districarsi tra la folla di tu-risti, ma fermandosi all’ombra di qualche roccia, col venticello che lenisce il caldo, sembrerà di esse-re in una puntata dei Flinstones o magari di torna-re indietro nel tempo, fino al IX-X secolo, quando questo luogo era abitato. Perché dentro le alte for-mazioni rocciose, soprannominate “Camini delle Fate” per la loro forma a comignolo, fino a pochi decenni or sono le persone erano solite vivere. Dopo un breve periodo di abbandono molte case sono state restaurate, diventando dei boutique ho-tel in cui vivere l’esperienza di soggiornare dentro una casa troglodita.

NeMrUt DAĞI e le teSte All’AlbA In cima ai 2.150 metri del Monte Nemrut Dagi si

sale soprattutto prima dell’alba per assistere allo spettacolo del sole che illu-mina le famose teste volute da re Antioco I Epifane intorno al 40 a.C.; nella luce dorata delle prime ore del giorno la pietra brilla d’oro, regalando grande fascino al luogo e facendo dimenticare, anche se per poco, la stanchezza per la sveglia in piena notte e il viaggio sino alla sommità.

Le statue vennero scoperte nel 1881 e seppure oggi siano decapitate a causa di alcuni eventi naturali, le teste alte due metri e adagiate poco distanti dai busti sono di grande impatto visivo. Suddivisi in due terrazze (una rivolta verso est e l’altra verso ovest), i volti scolpiti raffigurano il sovrano di epoca pre-romanica e le divinità classiche da cui egli riteneva di discendere, rivolgendo loro un omaggio tutto narcisistico. Gli studiosi ritengono che questo fosse un insediamento funerario perché proprio tra le due terrazze è posizionato un tumulo di piccole rocce alto circa 50 metri: sotto di esso si ritiene siano sepolti Antioco I e alcuni membri della famiglia reale. Inoltre nel tempio, i cui resti sono stati rinvenuti, si ritiene avvenissero dei sacrifici per ingraziarsi la benevolenza delle divinità. In ogni caso lo spettacolo che si gode qui è davvero emozionante.

Sarebbe però errato pensare che la Turchia sia tutta qui: con un’estensione di 783.000 chilometri quadrati e una popolazione di quasi 80 milioni di persone. Questo stato è un mondo da scoprire poco alla volta, viaggio dopo viaggio.

I camini delle fate, le tipiche formazioni rocciose della Cappadocia.

Nemrut Daği, il celebre mausoleo di Antioco I posto sulla cima di una montagna, famoso per le grandiose teste.

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A lzi la mano chi, di ritorno dalle vacan-ze estive, non pensa ad un week-end fuori porta o non decide la destinazione del Na-tale… non proprio imminente.

Per un relax davvero totale, privo di intoppi e organizzato nei minimi dettagli, l’ideale è affidarsi a Chiesa Viaggi, il tour operator che appartiene al gruppo Chiesa Srl, da oltre 50 anni specializzato nell’organizza-zione di tour in pullman Gran Turismo in Italia e in Europa.

La flotta, di recente immatricolazione e co-stantemente monitorata dal personale che opera all’interno della società, è composta da pullman a uno o due piani con tettuc-cio panoramico caratterizzati da un ampio spazio tra un sedile e l’altro. Gli automezzi hanno un poggiatesta in morbida nappa e sono dotati di aria condizionata a control-lo elettronico, toilette ad acqua corrente, frigobar, macchina per bevande calde, luce di lettura, pulsante di chiamata hostess e una presa di corrente per ogni coppia di sedili. Tutti dispongono inoltre di capienti rimorchi per il trasporto di attrezzature di ogni genere e di sistemi elettronici di con-trollo della velocità e della stabilità.

Perché viaggiare in sicurezza e assicurare il massimo confort ai propri ospiti è un must per questa società fondata a Carma-gnola da Celestino Chiesa nel 1963,e oggi gestita da Silvana Chiesa e dai figli Mar-co e Mattia Tropini, la terza generazione che con orgoglio cura personalmente ogni aspetto dell’attività. Nel 1983 i titolari han-no fondato Chiesa Viaggi il tour operator

che organizza soggiorni in Italia e all’este-ro e che si occupa di biglietteria aerea, ma-rittima e ferroviaria.

Nelle due agenzie in Provincia di Cuneo e in quelle torinesi il personale, cordiale e preparato, sa consigliare la meta idea-le per quest’ultima tranche del 2015, sia per viaggi di un giorno che di più giorni. La filosofia dei quattro punti vendita è an-ticipare i desideri della clientela organiz-zando vacanze di qualità dalla partenza all’arrivo. Per questa ragione vengono se-lezionate con attenzione sia le mete sia gli alberghi e i locali dove pranzare durante il viaggio e nel periodo della permanenza.

Tra le numerose proposte ci sono i tour culturali, i pellegrinaggi e tante destina-zioni suggestive per chi vuole immerger-si nell’atmosfera incantata che precede il Natale o desidera festeggiare il Capodan-no in maniera diversa sia in Italia che in

Europa. Qualche esempio? Nel Bel Paese Chiesa Viaggi organizza visite ai mercati-ni natalizi di Aosta, Bressanone, Brunico, Merano e Bolzano e altre affascinanti loca-lità, gite a Verona e a Napoli per ammirare i celebri presepi, mentre per festeggiare il 31 dicembre nelle piazze più affasci-nanti d’Italia, propone destinazioni quali Milano,Torino, Genova, Bologna, Firenze e Padova.

Sul fronte estero il tour operator seleziona mete di grande appeal da visitare durante il ponte dell’Immacolata o nei mesi che

precedono il Natale, soprattutto se si trat-ta dei celebri mercatini, o per Capodanno.

Da Parigi, un classico senza tempo, alla sofisticata Vienna, dalla creativa Praga alla Strada romantica passando per città affascinanti e sospese nel tempo come Sa-lisburgo, Lubiana, Norimberga, Berna, Lu-gano, Lione, Montreux per citarne alcune.

Chiesa Viaggi trasforma quindi il sogno di una vacanza confortevole e interessante in realtà e si prende cura dei propri clienti in ogni momento, grazie anche ai pullman Gran Turismo che ha a disposizione e che ogni anno effettuano oltre un milione di chilometri su tutte le strade d’Europa.

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settembre 2015 | Plus Magazine | CONVENZIONI 57

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32 Copertina 2 Niccolò Fabi: la lunga estate calda... protagonisti 6 Stefano Zamagni: quando mercato e persona incontrano la felicità teCnofuturo 10 Un futuro in mano alle macchine... eden o inferno per l’umanità? Interviste a Joseph Stiglitz e a Federico Rampini protagonisti 14 Nave scuola Amerigo Vespucci Una nave, il suo comandante e i suoi uomini 18 Simone Rugiati: la vita in cucina è dura, difficile e faticosa ma ti ripaga di tutti i sacrifici 22 Europa Benefits: il miglior intermediario per il collocamento dei fondi sanitari ospiti 26 A colazione con... Fabrizio Bosso neWs 28 La Grande Muraglia (virtuale?) cinese eVenti 30 We Women for Expo: le donne e il nutrimento del pianeta MoDa 34 Stylish! reCensioni 40 Film, libri, mostre, musica, teatro MappaMonDo 46 I tesori della Turchia 52 Viaggiare tutto l’anno? Con Chiesa Viaggi il sogno diventa realtà!

54 ConVenzioni nazionali

MeDiCina e salute 62 bIOs: la salute e il benessere della persona 64 IRM investe nella tecnologia per la salute dei pazienti 65 Problemi di udito? Fischio nell’o- recchio? C’è una novità per lei! 66 Presbiopia: arriva la lente intrao- culare trifocale 68 Dieta fai da te? No grazie protagonisti 72 Pallina e cespuglio... per un’estate tutta da ridere CoMuniCazione e iMMagine 76 Sublime armonia tra mente e corpo iDee e serVizi 77 Sport, divertimento, libertà: le key words del Master Club Tennis

78 Jaipur: profumi e atmosfere dell’India 79 Pasticceria Comba: una dolce tentazione 80 Il Grifone: la semplicità non passa mai di moda 81 SPA HQUATTORDICI: un gioiello nel cuore di Torino 82 Moda, eventi, workshop. Tanti settori, un unico brand: Nonsolofashion 83 La scienza e la fede: i due poli attorno ai quali ruota l’Istituto Faà di Bruno 84 Conferenze e Corsi 85 ConVenzioni territoriali 88 Visite guiDate e spettaColi 90 gite e spettaColi 92 gli esperti risponDono 96 la parola ai lettori

Torino: vivere la ciTTà

S o M M a r i o

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La lunga estate calda...

PLUS MAGAZINE32

Periodico dell’Associazione FABI Plus per la cultura e il tempo liberoPubblicazione trimestrale Numero XXXII- settembre 2015

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IN QUESTO NUMERO

STEfaNO ZaMagNIQuando mercato e persona incontrano la felicità JOSEph STIglITZ E fEdERIcO RaMpINIun futuro in mano alle macchine… eden o inferno per l’umanità? NavE ScUOla aMERIgO vESpUccIuna nave, il suo comandante e i suoi uomini SIMONE RUgIaTIla vita in cucina è dura, difficile e faticosa ma ti ripaga di tutti i sacrifici EUROpa BENEfITSil miglior intermediario per il collocamento dei fondi sanitari I TESORI dElla TURchIa

NICCOLÒ FABI