News SA 20 2015

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News 20/SA/2015 Lunedì,25 Maggio 2015 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Residui di pesticidi su olive in salamoia e fungicida su lenticchie turche. Ritirati dal mercato europeo 43 prodotti. Nella settimana n°20 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff ) sono state 43 (7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i prodotti distribuiti in Italia questa settimana non risultano esserci allerta né informative particolari. Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala residui di pesticidi (clorpirifos e fenitrotion) in olive in salamoia dall’Egitto; sostanza non autorizzata (carbendazim, fungicida) in riso basmati dall’India; irradiazione non autorizzata su estratto di riso rosso dalla Cina; sostanza non autorizzata (carbaryl, pesticida) in fagioli dal Madagascar; residui di pesticida (diazinone) in olive in salamoia dall’Egitto; sostanza non autorizzata (carbendazim, fungicida) in lenticchie secche provenienti dalla Turchia; residui di pesticida (fenitrotion) olive in salamoia egiziane.Questa settimana non ci sono segnalazioni di esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato.(Articolo di Valeria Nardi) Fonte: ilfattoalimentare.it Glifosato: in Svizzera e Germania cominciano i ritiri volontari di prodotti contenenti l’erbicida giudicato probabilmente cancerogeno.

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News 20/SA/2015

Lunedì,25 Maggio 2015

Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi

Residui di pesticidi su olive in salamoia e fungicida su lenticchie turche. Ritirati dal mercato europeo 43 prodotti.

Nella settimana n°20 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 43 (7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).

Tra i prodotti distribuiti in Italia questa settimana non risultano esserci allerta né informative particolari.

Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala residui di pesticidi (clorpirifos e fenitrotion) in olive in salamoia dall’Egitto; sostanza non autorizzata (carbendazim, fungicida) in riso basmati dall’India; irradiazione non autorizzata su estratto di riso rosso dalla Cina; sostanza non autorizzata (carbaryl, pesticida) in fagioli dal Madagascar; residui di pesticida (diazinone) in olive in salamoia dall’Egitto; sostanza non autorizzata (carbendazim, fungicida) in lenticchie secche provenienti dalla Turchia; residui di pesticida (fenitrotion) olive in salamoia egiziane.Questa settimana non ci sono segnalazioni di esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato.(Articolo di Valeria Nardi)

Fonte: ilfattoalimentare.it

Glifosato: in Svizzera e Germania cominciano i ritiri volontari di prodotti contenenti l’erbicida giudicato probabilmente cancerogeno.

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La catena di supermercati svizzera Coop ha ritirato dai propri scaffali tutti i prodotti da giardinaggio contenenti glifosato, l’erbicida più diffuso sul mercato, che è stato dichiarato probabilmente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità. Coop ha preso questa decisione “anche se i prodotti sono autorizzati per l’hobbistica e nonostante il fatto che l’Ufficio federale dell’agricoltura (Ufag) continui a ritenere innocuo il glifosato”.La decisione è stata assunta dopo una petizione lanciata dall’Associazione dei consumatori della Svizzera italiana (Acsi) e da quelle della Svizzera tedesca e romanda. I supermercati Migros ritireranno i prodotti con glifosato nel 2016, mentre Landi ha deciso di limitarsi a elencare gli erbicidi senza glifosato e Jumbo non intende procedere al ritiro, essendo prodotti autorizzati. Nessuna risposta da Hombach e Brico.Per quanto riguarda l’Italia la catena di supermercati Coop ci ha informato che non sono in vendita prodotti per il giardinaggio contenenti glifosato.

In Germania, i 350 negozi di bricolage del gruppo REWE hanno cessato le ordinazioni di prodotti contenenti glifosato, che non saranno più venduti entro il 30 settembre. REWE aveva già iniziato alla fine del 2013 una conversione dai prodotti con glifosato ad altri ecologicamente più rispettosi, ritirando circa il 60% di quelli con l’erbicida sotto accusa.

A livello europeo, invece, è stato deciso di non adottare alcuna misura precauzionale, perché l’autorizzazione del glifosato scadrà il 31 dicembre e la procedura per l’eventuale rinnovo terrà in considerazione gli elementi scientifici rilevanti a disposizione. Lo ha comunicato il Commissario alla salute, Vytenis Andriukaitis, a Greenpeace, come riferisce l’agenzia Reuters. (Articolo di Beniamino Bonardi)

Fonte: ilfattoalimentare.it

Bevande alcoliche: il Parlamento europeo chiede alla Commissione che siano indicate le calorie sulle etichette.

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla strategia da adottare in materia di alcol. Il documento sottolinea la “necessità di indicare chiaramente e al più presto sulle etichette almeno il contenuto calorico delle bevande alcoliche” e chiede alla Commissione Ue di presentare una proposta legislativa “al più tardi nel

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2016”. La risoluzione, inoltre, chiede alla Commissione europea di produrre immediatamente la relazione, per valutare se le bevande alcoliche debbano essere assoggettate in futuro all’obbligo di fornire informazioni relative agli ingredienti e alle qualità nutrizionali, “tenendo conto, in particolare, dell’impatto sulle Pmi e sulla produzione artigianale”.

Attualmente questo non avviene, perché il regolamento europeo n. 1169 del 2011 esonera le bevande con contenuto alcolico superiore all’1,2 % in volume dall’obbligo di indicare nell’etichetta l’elenco degli ingredienti, le calorie e i valori nutrizionali. I tempi si preannunciano ancora piuttosto lunghi, dal momento che la Commissione ha dichiarato che sono necessarie ulteriori discussioni, prima di poter comunicare una data entro cui la relazione sarà adottata. (Articolo di Beniamino Bonardi)

Fonte: ilfattoalimentare.it

Nel reddito catastale entrano anche i “certificati bianchi”

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Nel reddito catastale entrano anche i “certificati bianchi”. Su richiesta di Coldiretti e confermandone l’interpretazione, l’Agenzia delle entrate ha chiarito il favorevole trattamento fiscale dei proventi derivanti dalla attribuzione e negoziazione dei certificati in questione. Alcune imprese agricole, specialmente quelle che operano nel settore florovivaistico, orticolo, e della coltivazione protetta in serra in generale, svolgono la loro attività utilizzando serre riscaldate, nella maggior parte dei casi, con caldaie alimentate da combustibile fossile (prevalentemente gasolio), che è uno dei più costosi (nonostante la riduzione delle accise) e maggiormente inquinanti.Al fine di ridurre i costi di riscaldamento delle serre e l’impatto ambientale delle caldaie, le imprese hanno la possibilità di sostituire le caldaie a combustibile fossile con caldaie ad alta efficienza a combustibile rinnovabile (biomasse legnose). Tra i “benefici” occorre considerare anche i cosiddetti “certificati bianchi”, ossia i Titoli di Efficienza Energetica (TEE), che vengono riconosciuti come incentivo alla riduzione dei consumi energetici, a fronte di progetti certificati di efficientamento energetico.

L’Agenzia ha affermato che se i certificati sono attribuiti ad imprenditori agricoli che

determinano su base catastale il reddito conseguito attraverso l’esercizio delle

attività “tipiche”, anche i proventi dalla vendita dei certificati medesimi sono

assorbiti dalla determinazione catastale del reddito, in quanto scaturenti

dall’attribuzione a seguito di un risparmio di energia derivante direttamente dallo

svolgimento dell’attività agricola.

Sono assorbiti dal reddito catastale anche i proventi spettanti all’impresa che non

acquista direttamente la caldaia “sostitutiva”, ma consente (in cambio di una

percentuale del prezzo di vendita del certificato) che la stessa le venga fornita in

comodato e si obbliga ad utilizzarla nell’attività caratteristica.

Fonte:coldiretti.it

L’Antitrust apre l’indagine chiesta da Coldiretti sulla filiera lattiero-casearia

E’ finalmente partita l’indagine conoscitiva sulla filiera lattiero-casearia da parte dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) che era stata sollecitata proprio dalla stessa Coldiretti nel corso della manifestazione “un giorno da allevatore” promossa nelle principali piazze italiane.L’iniziativa segue casi analoghi in Francia e Spagna, da parte delle rispettive Antitrust.Il prezzo del latte fresco di alta qualità in Italia moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, pagato agli allevatori in media 0,36 centesimi al litro e con la

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spesa media per il latte che è di 1,5 euro al litro sugli scaffali. Allevatori che non riescono più a coprire neanche i costi per l’alimentazione con la chiusura negli anni della crisi di una stalla su cinque e la perdita di 32mila posti di lavoro.La Coldiretti e il Codacons avevano chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato perché anche in Italia – sottolinea il presidente Coldiretti Moncalvo - si registrano infatti i comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori che hanno portato prima in Spagna ed poi anche in Francia alla condanna delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale.In Francia l’Antitrust ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che il 5 marzo scorso era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 milioni). Nel nostro paese esiste - sostiene Moncalvo - un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro maggiore forza economica sul mercato, con imposizione di condizioni ingiustificatamente gravose.Importanti sono anche le misure di rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali di mercato con l’intervento dell’Antitrust attraverso il monitoraggio dei costi medi di produzione del latte crudo e le segnalazioni dell’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf (ICQRF) ma anche con l’inasprimento delle sanzioni per violazioni delle prescrizioni dell’art. 62 che vengono innalzate da 3 mila fino a 50 mila euro.

Fonte:sicurezzaalimentare.it

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spesa media per il latte che è di 1,5 euro al litro sugli scaffali. Allevatori che non riescono più a coprire neanche i costi per l’alimentazione con la chiusura negli anni della crisi di una stalla su cinque e la perdita di 32mila posti di lavoro.La Coldiretti e il Codacons avevano chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato perché anche in Italia – sottolinea il presidente Coldiretti Moncalvo - si registrano infatti i comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori che hanno portato prima in Spagna ed poi anche in Francia alla condanna delle principali industrie lattiero casearie, molte delle quali, peraltro, operano anche sul territorio nazionale.In Francia l’Antitrust ha multato per un importo di 193 milioni di euro 11 industrie lattiero casearie tra le quali Lactalis, Laita, Senagral e Andros’s Novandie per pratiche anticoncorrenziali dopo che il 5 marzo scorso era intervenuto anche l’Antitrust iberico che aveva annunciato multe per un totale di 88 milioni di euro a gruppi come Danone (23,2 milioni), Corporation Alimentaria (21,8 milioni), Grupo Lactalis Iberica (11,6 milioni). Nel nostro paese esiste - sostiene Moncalvo - un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro maggiore forza economica sul mercato, con imposizione di condizioni ingiustificatamente gravose.Importanti sono anche le misure di rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali di mercato con l’intervento dell’Antitrust attraverso il monitoraggio dei costi medi di produzione del latte crudo e le segnalazioni dell’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf (ICQRF) ma anche con l’inasprimento delle sanzioni per violazioni delle prescrizioni dell’art. 62 che vengono innalzate da 3 mila fino a 50 mila euro.

Fonte:sicurezzaalimentare.it