NEW DIALOGO – N. 8 – DICEMBRE 2017 · restare solo a causa di un lutto o di una separazione....

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DIALOGO Mensile di comunicazione della parrocchia e dell’oratorio San Pio X Molinello - Cesano Maderno Entra nel sito www.comunitapentecoste.it nella sezione avvisi parrocchia San Pio X Anno 1 numero 8 dicembre 2017 Editoriale Come sono belli i piedi… Era tempo di benedizioni natalizie per don Chi (veniva soprannominato così dagli amici per via di quella scritta don Chisciotte che qualcuno aveva affisso scherzosamente sullo stipite della porta d’ingresso del suo studio). Quella sera era fredda, non solo perché l’inverno era alle porte, ma perché la gente che incon- trava sembrava particolarmente pungente. Don Chi, però, non si perdeva mai d’animo, procedeva con la solita serenità, sospinto dal desiderio di realizzare una missione non sua, in obbedienza al volere del Signo- re. Qualche volta non le mandava a dire, mentre cercava di testimoniare il Regno di Dio con modi giusti e parole adeguate. Driiin! «Chi è?», si sentì dall’interno. «Buona sera, sono don Chi, vengo a portare la benedizione natalizia». «Ah, prego, avanti, entri pure», rispose la donna. Nel frattempo arrivava il ma- rito. «E tu non parlare», disse la donna al consorte. Don Chi rimase sorpreso da quella imposizione e gli vennero subito in mente le battute che spesso ripetono i mariti: Vedi, comandano sempre loro. Ma per rispetto non parlò. Era la prima volta che si incontravano, perciò iniziarono le presentazioni di routine. Anche il marito poté quindi parlare: «Io sono in pensione». «Ha fatto l’operaio?», si lasciò sfuggire don Chi come se fosse un esperto concorrente de “I soliti ignoti”. «No!», rispose seccamente l’uomo «gli operai non hanno mai lavorato!». «In che senso?» chiese curioso don Chi. Intanto cominciava a salire il cimurro. «Nel senso che non fanno altro che scioperare e chiedere che vada tutto nei loro interessi a danno dei quelli che lavorano onestamente dalla mattina alla sera». Don Chi non poteva ingaggiare una battaglia che non era di sua competenza, discutere di cose che non conosceva. Avrebbe preferi- to parlare della fede, ma una cosa ce l’aveva chiara nella memoria. «Guardi, io non capisco nulla di queste cose, però, sa, ho conosciuto un uomo che era appena andato in pensione ed era subito morto. Aveva fatto l’operaio ed era pure sindacalista. Non aveva fatto altro che lavorare in tutta la sua vita. Ogni sabato, e qualche volta anche la domenica pomeriggio, faceva mestieri di vario genere. Lo chia- mavano “il cavigiò”, perché aveva anche imparato a tagliare i capelli pur di sbarcare il lunario». Allora l’uomo gli chiese un po’ perplesso: «Ma chi era?». «Era mio padre», rispose don Chi un po’ acido ma compunto. E la moglie disse compiaciuta: «Te l’avevo detto ti stare zitto!». Qualche anno dopo don Chi scrisse questa preghiera ispirata al verset- to “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pa- ce, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza” (Is 52, 7). Don Daniele Cammino da tempo, Signore, ma i miei piedi profumano ancora. È il profumo del tuo amore che si espande soavemente e ammalia ogni uomo di limpida bellezza. Entrare in una casa per un gesto di benedizione, incedere mesto e sicuro per la via del bene, avanzare lieto e coraggioso sulle strade tortuose della prova; uscire dalla prigione della vergogna, fuggire lontano dal male, correre baldanzoso verso la speranza: sono queste le testimonianze che valgono più delle parole, perché sono gradite a Dio e a ogni uomo sulla terra, come profumo di fede e di amore.

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DIALOGO Mensile di comunicazione della parrocchia e dell’oratorio

San Pio X Molinello - Cesano Maderno Entra nel sito www.comunitapentecoste.it

nella sezione avvisi parrocchia San Pio X

Anno 1 – numero 8 – dicembre 2017

EEddiittoorriiaallee Come sono belli i piedi…

Era tempo di benedizioni natalizie per don Chi (veniva soprannominato così dagli amici per via di quella scritta – don Chisciotte – che qualcuno aveva affisso scherzosamente sullo stipite della porta d’ingresso del suo studio). Quella sera era fredda, non solo perché l’inverno era alle porte, ma perché la gente che incon-trava sembrava particolarmente pungente. Don Chi, però, non si perdeva mai d’animo, procedeva con la solita serenità, sospinto dal desiderio di realizzare una missione non sua, in obbedienza al volere del Signo-re. Qualche volta non le mandava a dire, mentre cercava di testimoniare il Regno di Dio con modi giusti e parole adeguate.

Driiin! «Chi è?», si sentì dall’interno. «Buona sera, sono don Chi, vengo a portare la benedizione natalizia». «Ah, prego, avanti, entri pure», rispose la donna. Nel frattempo arrivava il ma-rito. «E tu non parlare», disse la donna al consorte. Don Chi rimase sorpreso da quella imposizione e gli vennero subito in mente le battute che spesso ripetono i mariti: “Vedi, comandano sempre loro”. Ma per rispetto non parlò. Era la prima volta che si incontravano, perciò iniziarono le presentazioni di routine. Anche il marito poté quindi parlare: «Io sono in pensione». «Ha fatto l’operaio?», si lasciò sfuggire don Chi come se fosse un esperto concorrente de “I soliti ignoti”. «No!», rispose seccamente l’uomo «gli operai non hanno mai lavorato!». «In che senso?» chiese curioso don Chi. Intanto cominciava a salire il cimurro.

«Nel senso che non fanno altro che scioperare e chiedere che vada tutto nei loro interessi a danno dei quelli che lavorano onestamente dalla mattina alla sera». Don Chi non poteva ingaggiare una battaglia che non era di sua competenza, discutere di cose che non conosceva. Avrebbe preferi-to parlare della fede, ma una cosa ce l’aveva chiara nella memoria. «Guardi, io non capisco nulla di queste cose, però, sa, ho conosciuto un uomo che era appena andato in pensione ed era subito morto. Aveva fatto l’operaio ed era pure sindacalista. Non aveva fatto altro che lavorare in tutta la sua vita. Ogni sabato, e qualche volta anche la domenica pomeriggio, faceva mestieri di vario genere. Lo chia-mavano “il cavigiò”, perché aveva anche imparato a tagliare i capelli pur di sbarcare il lunario». Allora l’uomo gli chiese un po’ perplesso: «Ma chi era?». «Era mio padre», rispose don Chi un po’ acido ma compunto. E la moglie disse compiaciuta: «Te l’avevo detto ti stare zitto!».

Qualche anno dopo don Chi scrisse questa preghiera ispirata al verset-to “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pa-ce, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza” (Is 52, 7).

Don Daniele

Cammino da tempo, Signore,

ma i miei piedi profumano ancora.

È il profumo del tuo amore

che si espande soavemente

e ammalia ogni uomo di limpida bellezza.

Entrare in una casa

per un gesto di benedizione,

incedere mesto e sicuro

per la via del bene,

avanzare lieto e coraggioso

sulle strade tortuose della prova;

uscire dalla prigione della vergogna,

fuggire lontano dal male,

correre baldanzoso verso la speranza:

sono queste le testimonianze

che valgono più delle parole,

perché sono gradite a Dio

e a ogni uomo sulla terra,

come profumo di fede e di amore.

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Appuntamenti del mese

Il periodo che stiamo per iniziare è per molti il più bello dell’anno. Non per tutti però. Il Natale può essere sinonimo di nostalgica memoria per chi è costretto a restare solo a causa di un lutto o di una separazione. La liturgia ci permette co-munque di riunirci tutti insieme per ringraziare il Signore (= eucaristia) e lodarlo per la sua infinita bontà e misericordia. Le celebrazioni di questo periodo natali-zio verranno ricordate per il taglio di alcune messe (non che dispiaccia a molte persone, purtroppo) a causa della vicinanza tra la domenica e la solennità. Per e-sempio la vigilia di Natale sarà domenica, come anche il 31 dicembre prima della solennità del 1° gennaio, mentre l’Epifania sarà di sabato… Ecco dunque gli ap-puntamenti più importanti del mese da questa domenica 17 dicembre fino al 21 gennaio 2018.

* Domenica 17 dicembre ore 16.00 Battesimi. Ore 17.30 messa degli sportivi in Duomo con l’arcivescovo Mario (anche il nostro gruppo sportivo parteciperà partendo dall’oratorio alle ore 15.00). * Lunedì 18 dicembre ore 16.45 inizia la NOVENA DI NATALE. E poi tutti i pomeriggi fino a venerdì 22 dicembre. Si potrà passare dal cancelletto che dà verso la scuola elementare e al termine della pre-ghiera ci sarà una merenda con tè caldo nel salone del catechismo. * Venerdì 22 dicembre nell’ultimo giorno della Novena benedizione delle statue di Gesù Bambino. Alle ore 21.00 in teatro festa di Natale del gruppo sportivo oratoriano. * Sabato 23 dicembre ore 20.45 PRESEPIO VIVENTE in chiesa. * Domenica 24 dicembre ore 18.00 messa vigiliare del Natale con i bambini. Ritrovo in oratorio entro le 17.30 e processione con le lanterne dall’oratorio alla chiesa. * Lunedì 25 dicembre nel Natale del Signore messe alle ore 9.00, 10.30 e 18.00. * Martedì 26 dicembre nella festa di santo Stefano messe alle ore 9.00 e 18.00. * Domenica 31 dicembre dalle ore 16.00 alle 17.45 adorazione eucaristica. Ore 18.00 messa di ringra-ziamento al termine dell’anno con canto del Te Deum. * Domenica 1 gennaio messe alle ore 10.30 e 18.00. * Da lunedì 2 gennaio entrerà in vigore il nuovo orario delle messe ferali:

- lunedì solo ore 9.00 - martedì ore 9.00 e ore 18.00 (ore 20.30 il terzo martedì del mese con più intenzioni per i defunti) - mercoledì solo ore 18.00 - giovedì solo ore 9.00 - venerdì solo ore 18.00 (ore 21.00 il primo venerdì del mese) - sabato solo ore 18.00 (messa vigiliare della domenica)

* Venerdì 5 gennaio dalle ore 16.00 alle 17.45 adorazione eucaristica. Ore 18.00 solenne messa vigi-liare dell’Epifania. * Sabato 6 gennaio nella solennità dell’Epifania messe alle ore 10.30 e 18.00. Alle ore 15.00 in chiesa momento di preghiera e bacio a Gesù Bambino. * Domenica 7 gennaio nella festa del Battesimo del Signore messe alle ore 9.00, 10.30 e 18.00. * Martedì 9 gennaio ore 21.00 incontro della Diaconia insieme alla Giunta del Consiglio pastorale. * Mercoledì 10 gennaio incontro delle Commissioni pastorali di Comunità. * Sabato 13 gennaio dalle ore 19.00 terzo incontro del gruppo famiglie parrocchiale. * Domenica 14 gennaio ore 15.00 rassegna teatro in famiglia “Emozioni! Scorribande a fil di fiaba”. * Mercoledì 17 gennaio ore 21.00 incontro del Consiglio Pastorale. * Sabato 20 gennaio alle ore 9.00 inizierà il catechismo per i bambini di seconda elementare. Alla sera falò di sant’Antonio in oratorio. * Domenica 21 gennaio corso animatori oratorio feriale.

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Le Giornate eucaristiche

Nello scorso mese di novembre, da giovedì 9 a domenica 12 (1ª domenica di Avvento) abbiamo vissuto l’appuntamento annuale delle Giornate eucaristiche, più comunemente conosciute come Sante Quaranto-re. La riflessione che ne nasce ora non può non ini-ziare prima di tutto da un profondo senso di gra-titudine. Gratitudine che però non solo è il primo aspetto che emerge, ma è un aspetto che non emerge da solo. Le Sante Quarantore infatti, por-tano sempre con sé quella straordinarietà, quella gioia, che sono propri e contraddistinguono “i giorni di festa!”. Sono dunque giorni speciali, giorni festosi appunto, per il dono stesso di quell’invito particolare che proprio Gesù Eucare-stia, esposto in momenti e tempi straordinari, ri-volge all’ordinario del nostro tempo, della nostra vita, desideroso solo di incontrarci per colmare il nostro cuore del suo amorevole sguardo, nutrirlo di sé, conformarlo al suo cuore. Gratitudine e gioia quindi… e se il bello delle feste (come è stato detto) è che non ci si arriva se non per via di un invito, gli inviti che Gesù rivolge hanno sempre la bellezza di sollevare in cuore la più esplicita delle domande: “Chi è per me Costui che mi invita?”. Domanda che ci dona di comprendere come i battiti del cuore della nostra fede sono mossi anche dalla ri-sposta che diamo proprio a questa domanda, così come della stessa risposta sono mossi anche i nostri stessi passi, il nostro cammino di sequela, di fiducia, di affidamento. Anche questo perciò è senso, è respiro e abbraccio consueto e sempre nuovo delle Giornate Eucaristiche, che tra l’altro quest’anno, proprio come un dono molto più che profetico e provvidenziale, hanno portato all’avvio nella nostra parrocchia San Pio X degli Incontri sulla Parola, rivolti in modo particolare al gruppo lettori, ma anche aperti a TUTTI coloro che desiderano e vogliono approfondire la conoscenza dei Vangeli. Gesù invita… suscita sempre inviti sorprendenti… invita sempre… invita tutti. Tanto meno teme di invitare al tempio, Lui che è Tempio stesso, Lui che vuol far del nostro cuore il suo Ta-bernacolo, la sua casa di preghiera. Non teme neanche di essere esposto… a guardare ogni cosa… anche… a ora tarda (Mc 11,11). Come dovremmo sentire sempre rassicuranti queste parole! E non solo perché le ab-biamo sentite risuonare dal Vangelo di Marco domenica scorsa, o perché durante le Sante Quarantore quest’anno è stata proposta anche l’Adorazione notturna. Dovremmo sentirle rassicuranti perché risuona-no come un incoraggiamento. Se Gesù infatti non si risparmia di rimanere nel tempio, forse solo dopo d’essere entrato prima in Gerusalemme osannato (ce lo ha detto sempre il Vangelo di Marco due domeni-che fa) e di guardare ogni cosa; se non priva nulla del suo sguardo, nemmeno il vuoto, o le mura, o le pietre con cui il Tempio è costruito, Gesù ci sta dicendo che tanto più sul nostro cuore, anche sul vuoto che forse lo abita, anche su quegli angoli più spigolosi e pietrificati, Egli non manca di posare il suo sguardo… anzi, ci dice che tutto è già colmo del suo amorevole sguardo. Occhi che non attendono altro che gli occhi del no-stro cuore, perché anch’essi si alzino e si posino su di Lui. Diceva san Giovanni Paolo II ai giovani: «Vi auguro di sperimentare la Verità che Egli, il Cristo, vi guarda con amore! Egli guarda con amore ogni persona, il Vangelo lo conferma ad ogni passo. Si può anche dire che in questo “sguardo amorevole” di Cristo sia contenuto quasi il riassunto e la sintesi di tutta la buona novella». E ancora diceva invece Fratel Roger di Taizé sempre ai giovani: «Non abbiate paura di fermarvi in Adorazione davanti all’Eucarestia… non abbiate paura del silenzio… di alzare i vostri occhi, di aprire il vostro cuore alla preghiera confidente… anche se in quei momenti sembra che non accada nulla, in realtà sono proprio quelli i veri momenti che, interiormente, meglio ci costruiscono». Ed infine monsignor Tonino Bello: «Sapete che cosa disse Gesù prima di sottrarsi allo sguardo dei suoi discepo-li? “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!”. Come ha mantenuto questa promessa? Me-diante i Sacramenti: una catena montuosa la cui vetta più alta è proprio l’Eucarestia».

Vavassori Rossana

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Esercizi spirituali per giovani

Eccoci qui, noi giovani, quelli che, spesso, per voi più adulti sono solo "...io alla tua età avevo già..." oppure "...ah, voi giovani d'oggi...". "Vestiti" di tutti questi pregiudizi, accompagnati dai nostri sacerdoti abbiamo "abitato" la Chiesa di Nova, dove, ispirati dalla predicatrice Suor katia Roncalli, abbiamo vissuto gli esercizi spirituali d'avvento. Tre se-rate fredde, in cui la pigrizia, dopo una giornata di studio o lavoro, ci tentava a rimanere a casa dicendo "ma stasera salto..." e, invece, la voglia di dilatare il proprio cuore ha sempre vinto concedendoci la grazia di una meditazione sentita e autentica. Il primo capitolo del Vangelo di Giovanni "Andarono dunque e videro" ci ha suggerito tre domande su cui fermare la nostra attenzione in questo Avvento del Signore: Chi sono io e chi sei Tu? Che cosa cerco? Chi sono per Te, Signore? Alla luce di questi quesiti ognuno di noi si è impegnato a prendere coscienza del grande valore della propria vita e a tentare di scoprire in modo profondo la propria vocazione all'Amore per poter accedere alla terra promessa! La chiamata non è un’illuminazione trascendentale, non ci sono voci magiche che ti suggerisco-no una via al posto dell’altra, ma è frutto di una preghiera sincera, della volontà di lasciarsi plasmare da Dio e sconvolgere dalla Sua parola! Lunedì 13/11 siamo entrati tutti con la pretesa di cercare risposte, mercoledì 15/11 siamo usciti con la speran-za di stare nelle nostre domande con la certezza che grandi sono i progetti che Dio ha su ognuno di noi. Vi-viamo tutta la catechesi dell'iniziazione cristiana circondati dalla domanda "chi è per te Gesù?". Diventiamo adulti chiedendoci "chi sono io per Gesù?". Don Primo Mazzolari ha risposto dicendo "Io sono qualcuno per Gesù !". E con la certezza nel cuore che presto ognuno di noi riuscirà a scoprire la gioia di quel "qualcuno" di cui Gesù ci parla, di quella meraviglia con cui siamo stati creati e del capolavoro a cui siamo destinati, possiamo contare sulla preghiera della comunità tutta per tutte le vocazioni giovanili. Dio chiama ognuno di noi con una parola, sposo, sposa, consacrata o sacerdote: che, nell'attesa della venuta di Cristo, ogni giovane riscopra la gioia dell'amore vero, autentico e sincero che è figlio di un progetto, di una volontà e di un impegno! L'amore è un dono per il per sempre, se non ha la presunzione del domani non è l'amore per cui siamo stati creati ! "Vedrete il cielo di Dio": perché guardare il cielo da soli è bello, ma lo spettacolo lo godi di più quando accanto c'è la tua persona, quella con cui condividi un'attesa. Sognare è l'arte di noi giovani, ma incon-trare qualcuno che incarna il sogno che dorme den-tro di te vuol dire essere chiamati! È il dono di in-contrare chi sogna con te lo stesso sogno a legitti-mare le tue ispirazioni! Preghiamo, dunque, insieme perché ogni giovane che si affaccia alla vita riesca ad incontrare Cristo nel proprio cuore, a stare insieme a Lui scoprendo la Sua chiamata all'Amore e perché sia fatta per ciascuno la volontà del Padre.

Mariapina

L’esperienza dei visitatori laici

Testimonianza della nuova esperienza degli adolescenti con i loro educatori Una porta chiusa a cui bussare genera tanti sentimenti: si ha la speranza di una calda accoglienza o il timore di una gelida chiusura, ma bussarla con la Parola di Dio tra le mani genera un tocco davvero speciale. Con questa gioia nel cuore noi educatori con alcuni adolescenti della parrocchia abbiamo bussato alle vostre porte per pregare insieme e augurarci reciprocamente un sereno santo Natale. Ci siamo persi e ritrovati tra gli increduli che ci chiedevano perché la visita alle famiglie non fosse solo per i preti, abbiamo sentito la fa-

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tica data dalle porte che non si aprivano perché un “non è il momento” si sostituiva ad un saluto, abbiamo scoperto la diffidenza di coloro che ci guardavano attentamente sulla soglia e poi, con un sorriso, ci apriva-no perché “avete dei visi buoni”! “Chissà a quante porte devono aver bussato Giuseppe e Maria prima di aver trovato rifugio in una mangiatoia?”: questa domanda albergava nei nostri cuori e scaldava i nostri a-nimi e così, porta dopo porta, abbiamo scoperto la gioia. Ecco che ci siamo ripersi e ritrovati nei sorrisi dei bambini, in coloro che ci accoglievano con un caldo “vi stavamo aspettando”, nelle mani unite che recita-

vano di buon cuore il Padre nostro affidando al Padre ogni speranza e ogni fatica, in quei GRAZIE che superavano ogni distanza, in coloro che cerca-vano di riempirti le tasche di caramelle per regalarti un atto di dolcezza o ancor di più in coloro che ci hanno chiesto di ripassare perché impossibilita-ti a riceverci nel giorno e nell’ora concordati. Abbiamo condiviso con voi sorrisi e la-crime perché ci avete reso partecipi delle vostre man-canze, dei vostri lutti, dei vo-stri desideri buoni, delle vo-stre gioie e delle vostre soddi-sfazioni e, con delicatezza e riservatezza, abbiamo cercato

di dilatare i nostri cuori per portare con noi ognuna delle vostre parole. Entrare nelle vostre case, nella vo-stra vita quotidiana, “respirare la vostra aria” ci ha permesso di conoscere più intimamente la nostra co-munità e uscendo da ognuna delle vostre case, ci siamo sentiti onorati di essere stati chiamati a questo ser-vizio. “Andate due a due”: l’invito di Gesù è quello di portare una Parola, quella che lo Spirito suggerisce al-le nostre bocche e aver vissuto durante questo Avvento questo impegno ci ha consentito di prepararci davvero ad accogliere la gioia del bambino nelle nostre vite. Con la certezza che anche questo anno Quel Bambino, quello che ha cambiato le sorti di tutta l’umanità, nascerà, nonostante tutte le nostre diffidenze, nei cuori di noi tutti, vi ringraziamo per averci concesso una tale missione tra le vie della nostra città.

Testimonianza di Carlo Castagna

Una serata molto intensa per gli adolescenti della Comunità Pentecoste al Pedretti

Lunedì 20 novembre tutti gli adolescenti della comunità sono stati invitati presso il teatro Pedretti a vivere una testimonianza su “Perdono e Misericordia”. Per la serata è stato invitato il signor Castagna, marito, padre e nonno delle vittime della strage di Erba che, una decina di anni fa, ha tenuto tutti noi attaccati ai nostri televisori desiderosi di verità su una tragica storia che ha stravolto le nostre vite. Quelle dei presenti sono state stravolte nuovamente conoscendo quest’uomo che, al contrario di ogni pre-visione, irradia pace e serenità. “Il perdono è un dono che riceviamo dal Padre buono e ci fa sentire in pace con la nostra coscienza. Serve a ispirare fiducia nel prossimo, nel fratello. Se non avessi perdonato avrei vissuto da arrabbiato, da colui che non si fida e soprattutto, senza il perdono, non avrei più potuto recitare il Padre Nostro”: queste parole hanno messo a tacere tutte i nostri conflitti, tutte le nostre delusioni, tutti i nostri fraintendimenti. Imparare a perdonare è una modalità di vivere la vita ed è una modalità da cui un buon cristiano non può prescindere. Affidare il proprio dolore al Padre, perdersi nel suo caldo abbraccio, sentirsi intimamente amati e sostenuti da Colui che è amore è una nuova modalità per rispondere al male ricevuto e la testimonianza di quest’uomo ha suggerito a noi tutti una nuova strada, quella della speranza.

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Il dolore esiste e negarlo sarebbe inutile, quando il male ricevuto distrugge la nostra vita, quando, come un terremoto entra senza bussare e irrompe distruggendo i nostri affetti, le nostre relazioni, privandoci di quelle persone che fanno parte di noi, quando brutalmente distrugge tutti i nostri sforzi abbiamo solo due scelte: votarci alla bruttezza e vivere una vita governati dalla rabbia e dal rancore desiderosi di una vendet-ta che ci illudiamo di chiamare giustizia oppure con-cederci giustamente di affidare quel male al Padre, come Gesù ha fatto sulla croce chiedendo al Padre di perdonare loro perché non sapevano quello che facevano, riconoscerci umanamente umani e biso-gnosi di un abbraccio divino, paterno e misericor-dioso per poter continuare a respirare, a pregare e a vivere. Essere cristiano non vuol dire essere im-muni dalle sofferenze, non vuol dire avere un ga-rante per la serenità, ma “il cristiano non può esse-re triste, può vivere nella sofferenza, ma non essere triste. Nel tempo, la sofferenza, se vissuta cristianamente e medicata dell’amore di Dio, diventa gioia”. Ir-radiati da tanta pace con un applauso delicato abbiamo salutato il signor Castagna, ma l’eco della sua te-stimonianza albergherà per molto tempo i nostri cuori e in ognuno di noi, quella sera, la parola amore si è arricchita di un nuovo significato, il PER-DONO.

Mariapina

Ritiro medie a Sotto il Monte 1 e 2 dicembre

“Dov’è il tuo TESORO, là sarà anche il tuo CUORE” (Mt 6, 21)

Tutti i ragazzi delle medie della nostra Comunità Pentecoste insieme a don Simone e agli educatori hanno vissuto un’esperienza molto significativa nel tempo di Avvento. A Sotto il Monte, località nota per essere il paese natale di papa Giovanni XXIII, presso l’istituto dei missionari del PIME, hanno sperimentato la bellez-za di essere insieme con i ragazzi delle altre parrocchie e la gioia di incontrare Gesù, vero tesoro interiore, che dà entusiasmo di vivere, come è stato per il Papa Buono, il Papa del Concilio Vaticano II.

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I libri del mese

Natale. L’abbraccio di Dio di Ermes Ronchi Umiltà è la parola rivoluzionaria del Natale. Il mistero del Natale ci insegna che l’essenza del cristianesimo non risiede nell’originalità della dottrina, ma nella persona di Gesù, carne di Dio. In Gesù di Nazaret, infatti, Dio, scegliendo il cam-mino dell’umiltà, viene ad abbracciare l’uomo, ogni uomo. La strada più breve e più diritta tra l’uomo e Dio è la carne di Gesù, nel Natale in braccio alla madre. E proprio Maria, come ben dimostra questo libro, dove le immagini più belle del Natale di tutta l’arte cristiana si sposano in maniera suggestiva al commento di p. Ermes Ronchi, ci aiuta a capire il significato di questo abbraccio. Come i Magi, noi moderni cercatori di Dio, nel Natale vediamo solo un bambino avvolto da un abbraccio. La madre è l’abbraccio che fa vivere. Gesù vive per l’amore di sua madre... Da questo abbraccio gli verrà, per sempre, insieme alla fede, una tale forza per vivere. Ancora adesso Dio vive per il nostro amore, sta a noi aiutarlo a incarnarsi nelle nostre case. Valorizzando il feriale, il carnale, l’umiltà di Dio, la compenetrazione di cielo e terra, uomo e Dio abbracciati, che insieme operano, nella concretezza... Questo è il messaggio straordinario del Natale, che questo libro recupera in pieno.

Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Santa Maria, dirige il Centro culturale Corsia dei Servi di Milano. Do-cente al Marianum, è autore di diversi testi. Con Paoline ha pubblicato: Dieci cammelli inginocchiati. Varia-zioni sulla preghiera (20105); Le case di Maria. Polifonia dell’esistenza e degli affetti (20107); I baci non dati (20104); Tu sei bellezza (2008); Al mercato della speranza (2009). Collabora a giornali e riviste e cura il commento al Vangelo della domenica per la trasmissione televisiva A sua immagine su Rai Uno.

Buon Natale gentilezza di Gennaro Matino In Via dell'Anima si conoscono tutti: Caterina con le sue caldarroste, il netturbino, il fruttivendolo, i passanti, abitanti del quartiere, uniti da un nostalgico sentimento del passato, quando la gentilezza d'animo, e non l'arroganza e la volgarità del tempo, costruiva rapporti, consolidava amicizie. Tra questi, l'anziano maestro Avo-lio, che aveva educato alla vita più di una generazione, ha ora un sogno nel cuore: prepararsi al Natale con spirito nuovo. Devoto a San Giuseppe, per la sua bontà , è convinto che solo la gentilezza possa salvare il mondo. Perso tra i ricordi, la sua preziosa collezione di letterine di Natale, e i suoi colloqui silenziosi con il padre putativo del Bimbo divino, a cui affida i suoi crucci e le sue speranze, Avolio decide di tentare l'impresa. Convoca i suoi ex alunni, i ragazzi - ormai adulti - della squadra di calcetto, per un corso di poesia. L'intenzione è quella di far venir fuori i sentimenti più pro-fondi, quelli che avevano permesso a Giuseppe di rinunciare ai suoi sogni per un sogno più grande e acco-gliere nella sua vita e in quella del mondo il Figlio di Dio e Maria, sua madre, come sua sposa. Il racconto si snoda attraverso l'esperienza interiore dei ragazzi della squadra, che attraverso l'esempio di Giuseppe ritrovano dentro di loro la poesia del cuore: quella gentilezza che consente di vivere la vita in maniera nuova e di riscoprire il senso autentico del Natale.

Il santo del mese: santo Stefano

Patronato: diaconi, fornaciai, mal di testa Etimologia: Stefano = corona, incoronato, dal greco Emblema: palma, pietre

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domenica 14 gennaio 2018

La celebrazione liturgica di santo Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vi-cini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio. Così al 26 dicembre c’è s. Stefano, primo martire della cristianità, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il pre-diletto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti... Del grande e veneratissimo martire s. Stefano si ignora la provenienza. Si suppone che fosse greco, ma in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse. Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a di-ventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e, vista la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme. Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione. Nel 33 o 34 gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Ste-fano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”. E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli A-postoli’. Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”. Fu il colmo. Elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre; i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione. Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”. Persone pie lo seppellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo. Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda… La proliferazione delle reliquie, testimonia il grande culto tributato in tutta la cristianità al protomartire santo Stefano. Chiese, basiliche e cappelle in suo onore sorsero dappertutto, solo a Roma se ne contavano una trentina, delle quali la più ce-lebre è quella di S. Stefano Rotondo al Celio, costruita nel V secolo da papa Simplicio. Ancora oggi in Italia vi sono ben 14 Comuni che portano il suo nome; nell’arte è stato sempre raffigurato indossando la ‘dalmati-ca’, la veste liturgica dei diaconi; suo attributo sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato con-tro il mal di pietra, cioè i calcoli ed è il patrono dei tagliapietre e muratori.

Anagrafe parrocchiale (dal 12 novembre a oggi 17 dicembre).

Battesimi

1) MARINO CHRISTIAN di Davide e Le Noci Maria Elisa 2) PADULA FRANCESCA di Giuseppe e Poerio Rossella

Defunti 1) STABILE AGOSTINA di anni 87 2) SPAGNOLO FRANCESCA di anni 87 3) SPAMPINATO FILIPPA MARIA di anni 70 4) VAGHI ROSA di anni 93 5) MORANA GIUSEPPE di anni 61 6) CINGOLANI SANDRO di anni 72 7) MERLO SERGIO GIUSEPPE di anni 65

8) FERRETTO ARGIA MARIA di anni 90 9) CONVENTI SERGIO di anni 87 10) COSTANTINI ANTONIO di anni 79 11) ZORZA PAOLA di anni 93 12) BELLA ANGELA di anni 85 13) CIVITA NICOLA di anni 89 14) RAUSA MASSIMILIANO di anni 47