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NETWORK ITALIA ITALIANI NEL SUD-EST ASIA RETE DI CULTURA, INFORMAZIONE, AMICIZIA E-MAIL [email protected] NEWSLETTER N. 031 | 15 Gennaio 2012 Filename: [J-4.5.5-1.9.2.9-120115-Newsletter-031-ACA.doc] @ INTRODUZIONE Care amiche, cari amici, benvenuti nel 2012 . Siamo sicuri che avete trascorso ottime feste di Natale e fine anno solare... ed e’ gia’ tempo per festeggiare il capodanno lunare, il Tết. Buon anno del Dragone a tutti... La rubrica “TuttiFrutti” ha l’onore di intervistare il Console onorario ad HCMC Carlo ANZON , uno dei “senatori” della comunita’ italiana in loco ed uno dei piu’ acuti conoscitori del paese. Il suo racconto sui decenni vissuti in Viet Nam e’ imperdibile. La “Festa di Natale” organizzata dal circolo ITALIA (18 Dicembre 2011) e’ stata un gran successo. In questo numero trovate un servizio fotografico. Riprende la rubrica “Lo Specchio Trasparente ” di Thi-Bay MIRADOLI . In questo numero un’intervista a Xuan Mai ARDIA , italo-vietnamita, curatrice e coordinatrice della Galleria d’arte di HCMC Craig Thomas Gallery (CTG). In un momento difficile per il nostro paese, riproponiamo con piacere la rubrica “buone nuove ”. Gli italiani sono uno dei popoli piu’ longevi al mondo: sanita’, ambiente, buon cibo, cura di se... In Copertina: un classico dell’architettura italiana: Piazza San Marco a Venezia. In Controcopertina: una foto storica di grande valore. Da Carlo ANZON . Cari saluti, Amedeo Cilento Questa Newsletter e’ ottimizzata per la visione su monitor. Stampare su carta vuol dire tagliare alberi. Cercate di farne a meno. V I S I O N I PIAZZA SAN MARCO Andrea DAGASSO I caposaldi della piazza (le colonne di san Marco e di San Todaro) vennero posti nel XII sec. per l’incontro tra Papa Alessandro III ed l’imperatore Barbarossa. Nel corso dei secoli venne progressivamente rimodellata con interventi di famosi architetti come il Sansovino, Longhena, Scamozzi, Rizzo e Tirani. VENEZIA PHOTO

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Newsletter degli Italiani e simpatizzanti dell’Italia nel Sud Est Asia Newsletter of Italians and enthusiasts of Italy in South East Asia

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NEWSLETTER N. 031 | 15 Gennaio 2012

Filename: [J-4.5.5-1.9.2.9-120115-Newsletter-031-ACA.doc]

@ INTRODUZIONE

Care amiche, cari amici, benvenuti nel 2012. Siamo sicuri che avete trascorso ottime feste di Natale e fine anno solare... ed e’ gia’ tempo per festeggiare il capodanno lunare, il Tết. Buon anno del Dragone a tutti... La rubrica “TuttiFrutti” ha l’onore di intervistare il Console onorario ad HCMC Carlo ANZON, uno dei “senatori” della comunita’ italiana in loco ed uno dei piu’ acuti conoscitori del paese. Il suo racconto sui decenni vissuti in Viet Nam e’ imperdibile. La “Festa di Natale” organizzata dal circolo ITALIA (18 Dicembre 2011) e’ stata un gran successo. In questo numero trovate un servizio fotografico. Riprende la rubrica “Lo Specchio Trasparente” di Thi-Bay MIRADOLI. In questo numero un’intervista a Xuan Mai ARDIA, italo-vietnamita, curatrice e coordinatrice della Galleria d’arte di HCMC Craig Thomas Gallery (CTG). In un momento difficile per il nostro paese, riproponiamo con piacere la rubrica “buone nuove”. Gli italiani sono uno dei popoli piu’ longevi al mondo: sanita’, ambiente, buon cibo, cura di se... In Copertina: un classico dell’architettura italiana: Piazza San Marco a Venezia. In Controcopertina: una foto storica di grande valore. Da Carlo ANZON. Cari saluti, Amedeo Cilento

Questa Newsletter e’ ottimizzata per la visione su monitor. Stampare su carta vuol dire tagliare alberi. Cercate di farne a meno.

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2 ORGANIZZAZIONE

INVIATECI I VOSTRI PROGETTI E SAREMO BEN LIETI DI PROMUOVERLI E VEICOLARLI NELLA COMUNITA’ ITALIANA

2.1 STRUTTURA DI QUESTA NEWSLETTER

1. Amedeo CILENTO – Editor, rubriche “Arte” , “TuttiFrutti”

2. Thi-Bay MIRADOLI - rubrica “Lo Specchio Trasparente”

3. Andrea DAGASSO: contributi fotografici

4. Carlo ANZON: contributi fotografici

CONTATTI <[email protected]>

Palazzo Ducale - Venezia - 2011

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2.2 - 10 REGOLE DI “NETIQUETTE”

1. L’accesso alla Newsletter network ITALIA e’ aperto a tutti: Privati, Enti, Aziende, Istituzioni.

2. La Newsletter e’ rivolta agli italiani ed ai simpatizzanti dell’Italia nel Sud Est Asia (SEA)

3. La lingua ufficiale della Newsletter e’ l’italiano, ma contributi straordinari in altre lingue sono ben accetti.

4. Sono bandite: le volgarita’, le polemiche personali, le polemiche politiche e tutte le tesi non provate.

5. Sono particolarmente apprezzate le testimonianze fotografiche dell’Italia e del SEA (ed ogni bella foto).

6. Tutte le foto ed i documenti sono pubblicati sulla Newsletter sotto: “Creative Commons Attribution Non-Commercial Share-Alike License” [http://creativecommons.org].

7. Qualunque documento viene pubblicato sotto piena e completa responsabilita’ di chi lo invia.I documenti inviati devono sempre citare autori, fonti esterne e pagine web di riferimento.

8. La Newsletter e’ opera di solo volontariato e segue la piu’ rigorosa etica no-profit. Nessun contributo verra’ richiesto e verra’ pagato.

9. La Newsletter e’ mensile, con edizione nella seconda Domenica del mese.

10. Iniziative ed annunci vengono pubblicati se inviati con almeno 5 giorni di anticipo sulla pubblicazione.

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4.8 TUTTIFRUTTI... gli italians si raccontano

In questo numero Carlo ANZON

Caro Carlo, con grande piacere ospitiamo questa intervista. Raccontaci un po’ chi sei... Sono Carlo Anzon, nato nel lontano 1942, meneghino (milanese), ma con ascedenze siciliane e napoletane. Un’infanzia regolare e studi universitari, prima alla Cattolica, facolta’ di economia e commercio, abbandonata dopo due anni, poi alla Statale, facolta’ di scienze politiche. Servizio militare assolto nei Cavalleggeri di Novara. Ho un fratello, maggiore, che vive a Milano.

Quali sono state le tue precedenti esperienze nel mondo?

Ho vissuto sempre in Italia concedendomi pero’ molti viaggi all’estero. Ho visitato molti Paesi ma nessuno sembrava potesse divenire la mia seconda “patria”…

Quando sei arrivato in Viet Nam e perche’? Sono arrivato in Vietnam nel 1976, una prima visita, organizzata dal Comitato Vietnam e dal PCI (Partito comunista italiano, se lo scrivo in sigla i giovani forse non capirebbero). Il Comitato Vietnam era una struttura “trasversale” nata durante gli anni 1968, per sostenere la lotta dei vietnamiti per la loro indipendenza. Ne facevano parte grandi nomi di intellettuali di vario colore politico e – soprattutto - moltissimi militanti di base. Ramificato in Italia e in Europa fu anche un esempio di coesione tra diverse culture. Allora non si viveva in un periodo di globalizzazione come oggi. Le differenze e le distanze erano grandi. Quello che ci univa era la speranza di un mondo diverso in cui il “Terzo mondo” potesse emanciparsi e liberarsi dal colonialismo. Essere giovane negli anni 1960-1970 significava anche una scelta di campo. Da che parte stare rispetto a quello che succedeva nel mondo e a casa propria.

Vi era una forte componente ideologica nei primi “pionieri” dei rapporti Italia / Viet Nam. Come questa e’ evoluta negli anni? Il Vietnam fu vissuto, per quelli che credevano nella sua lotta, come una bandiera, un simbolo di coerenza contro le sopraffazioni. Essere parte di un piccolo gruppo di persone con il privilegio di visitare il Vietnam negli anni caldi e turbolenti del “dopo 1975” mi dava una carica indescrivibile. Furono tre settimane indimenticabili.

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Chissa’ quanti ricordi... Nella mia memoria ruotano ancora gli odori, le facce, le persone, i luoghi che visitai per la prima volta. La componente ideologica era molto forte ma questo non mi impedi’ di avere occhi anche per le cose che la guerra e la lotta avevano nascosto. Il sistema politico ad Hanoi e nel Nord in generale, era estremamente duro. Poco, pochissimo spazio alle liberta’ personali. Nel Sud invece si percepiva la speranza di una vita migliore, senza piu’ una guerra in corso, senza piu’ attentati, morte. Cavalcavate la storia... Suggerisco di leggere o rileggere Il libro di Tiziano Terzani “Saigon Giai phong” e’ una bellissima testimonianza sia perche’descrive l’atmosfera di Saigon sia perche’ abbraccia anche le aspettative della mia generazione per un mondo piu’ equo e piu’ equilibrato. Tra Da Nang e Hoi An la strada era incorniciata da molti cimiteri, tombe nella sabbia in ordine e alla rinfusa, depositi militari a vista, container, il surplus bellico e la morte uniti per sempre. Poi, nel corso degli anni hanno bonificato per far posto allo sviluppo, il surplus bellico prese la strada del Giappone e le ossa quella del villaggio natio dove era possibile. Per dimenticare bisogna anche pulire. Hanno avuto ragione, in Vietnam e in Asia si e’ proiettati verso il nuovo e non la conservazione. Con qualche limite pero’. Ad esempio, fino alla fine degli anni ’80 esisteva un Museo dei Crimini di guerra americani anche a Da Nang. La foto che potete vedere e’ del 1978, era la vecchia sede della CIA, poi trasformata nel Museo. Nella scritta e’ ben visibile la parola crimini, in vietnamita toi ac. Non so che fine abbia lo stabile e gli oggetti che erano esposti.

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Quel periodo sembra avvolto nelle nebbie della guerra fredda. Quanta differenza c’era tra i grandi scenari ideologici rappresentati e la vita di tutti i giorni. Quale distanza tra l’ideologia e la realta’? Una domanda complessa e articolata. Difficile sintetizzare. In Vietnam (in tutte due le realta’ prima del 1975) i “pochi” hanno sempre condizionato i “molti” attraverso l’ideologia e i suoi strumenti di applicazione (esercito, polizia, ecc.). Dopo molti anni si potrebbe pensare che anche il Vietnam fu forse uno strumento nelle mani delle Grandi potenze. Dico meglio: le sue giuste rivendicazioni e aspirazioni furono anche utilizzate ai fini di un gioco che usciva dai confini nazionali. In tutto questo possiamo innestare la vita di un cittadino “normale”. I suoi problemi non sono ideologici ma pratici e materiali. Tuttavia, a causa dell’ideologia, deve andare in guerra, oppure deve trovare lavoro magari con gli americani e ritrovarsi in un campo di rieducazione perche’ ha collaboratro con il nemico. Sintetizzo e estremizzo il percorso. Poteva fare scelte diverse? A che prezzo?

Ha Noi - 1976

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Come si e’ sviluppata la tua vita professionale in Viet Nam? Ho risposto ad una offerta dell’ICE nel 1989. Cercavano una persona che avesse conoscenza del Vietnam e fosse disponibile a trasferirsi in Vietnam per aprire un ufficio “antenna”. Ho avuto un colloquio con i responsabili e – fortunatamente – non credo di avere avuto concorrenti. Fui il solo a rispondere all’appello. Da quel lontano 1976 avevo infatti speso molti altri viaggi in questo paese. Coordinavo gli aiuti per la ricostruzione che ancora si raccoglievano in Italia. A onor del vero, con gran fatica e solo da parte di poche organizzazioni: i Camalli del Porto di Genova, Mani Tese, CGIL, CISL, UIL. Non va dimenticato che il Vietnam, a partire dal Gennaio 1979, era sotto rigido “embargo internazionale” a causa dell’occupazione del territorio cambogiano. Non era facile raccogliere e non era facile spedire. L’ICE accetto’ la mia candidatura, arrivai e mi stabilii ad Hanoi il 19 Agosto 1990. L’anniversario dell’insurrezione, poteva essere di buon auspicio, almeno cosi’ credevo. In realta’ l’impatto con il “socialismo reale” che ancora permeava la societa’ vietnamita, mise a dura prova la mia resistenza. Superai le varie crisi esistenziali che non erano dovute pero’ alla lontananza del suolo natio. Non potevo ne’ volevo tornare indietro e questo mi aiuto’ a continuare. A poco a poco assorbivo anche questo senso di accettare le fatalita’ e le casualita’ come qualche cosa di naturale che trovi sulla tua strada che stai percorrendo.

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Quanto e’ durato il tuo incarico all’ICE? Sono stato Trade Commisioner fino al 1995. Ho lavorato per aprire e creare nuovi rapporti commerciali tra Italia e Vietnam. Alle aziende italiane, il Vietnam era praticamente sconosciuto. Ho organizzato le prime manifestazioni fieristiche, accogliendo imprenditori che si affacciavono a questa nuova realta’ che si stava aprendo e dove il sistema pubblico era ancora predominante rispetto invece al privato, sospettoso e diffidente. Sono stato testimone di un cambiamento radicale del sistema.

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Dopo cinque anni di ICE, ho conosciuto il rappresentante della MTS (Merloni Termosanitari), visitava spesso il Vietnam, le vendite andavano bene e cercava un Country Manager per sviluppare rapporti diretti con i distributori. Accettai e saltai sul carro dell’impresa privata italiana. Un impresa, la Merloni, con un bellissimo pedigree e con una storia alle spalle molto interessante.

Ci sono rimasto fino al 2004. fino all’apertura della loro unita’ produttiva a Bac Ninh.

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Come e’ evoluto il tuo rapporto con la cultura locale? In modo controverso, come tutte le cose. Sono sempre stato un topo di biblioteche e ho letto molto sulla storia e cultura vietnamita. Tuttavia l’impatto della quotidianita’ e il rapportarsi con la gente direttamente mi hanno talvolta creato probelmi. Ancora oggi trovo che alcune differenze persistono nei meccanismi mentali. Molto pero’ dipende dalla lingua. Ho studiato la lingua per piu’ di un anno, con costanza e con un tutore privato. Nel corso dello studio mi sono entusiasmato nelle piccole scoperte e segreti che nasconde. Il vero e intimo trionfo lo hai pero’ solo quando riscontri che ti capiscono e che li capisci. Trovo che noi occidentali abbiamo dei limiti oggettivi per entrare nelle finezze degli accenti. Consiglio, a coloro che si apprestano allo studio o che gia’ la masticano, questa prova: prendete una frase che conoscete, non occorre molto lunga, anche abbastanza breve ma con tutti gli accenti rapresentati e fatela leggere ad un vietnamita. Avete riconosciuto tutti gli accenti?

Copertina per il primo numero di una rivista dell’esercito, 1961.

Acquarello di Pham Thanh Tam www.dogmacollection.com

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Sembra di capire che privilegi la storia e la letteratura. C’e’ qualche autore vietnamita (o che tratta del Viet Nam) che preferisci? Gli autori vietnamiti tradotti sono pochi e poche sono ancora le traduzioni dirette Vietnamita-italiano. Approfitto della domanda per dare qualche suggerimento per letture che mi hanno arricchito:

Il diario di guerra di Dang Thuy Tram “Questa notte ho sognato la pace” tradotto in italiano, mi sembra un bellisismo libro che rivive la guerra e le speranze affettive che comunque si sviluppavano, addiritura con maggiore intensita’ nonostante la guerra. Inoltre la scoperta del manoscritto e successiva pubblicazione e’ di per se’ una soggetto cinematografico. Raccomando anche i libri, tradotti in italiano, “Lo spirito della volpe” e altri, delle sorelle Tran Nhut, vietnamite che vivono in Francia. Hanno scritto storie ambientate nel Vietnam del 1600 creando il personaggio del Mandarino Tan che deve indagare su strani delitti......

Poi amo il diario di Pham Thanh Tam “Drawing under fire”, war diary of a young Vietnamese artist. tradotto solo in inglese, grazie ad una inziativa del British Museum che ha ospitato una mostra delle sue opere e finanziato l’edizione del libro nel 2005. Il libro racconta i giorni della battaglia di Dien Bien Phu. Descrive le paure, le speranze, la disciplina delle truppe coinvolte. Gli schizzi e i disegni presenti nel libro sono molto belli. Su quelle colline inospitali e in condizioni di vita estremamente dure lui faceva parte di una troupe di artisti (attori, cantanti, musicisti), al seguito dei soldati. La troupe condivideva le difficolta’ e intratteneva i militari per sostenerli.

Per opposto, mi viene in mente cosa facevano gli americani: ospitavano star e maggiorate del cinema, Raquel Welch era tra quelle. La classe del Generale Giap opposta al rozzo Westmoreland......che abissio. In “Apocalypse now” di Coppola e’ ben descritto e ricostruito questo episodio.

Ho avuto la fortuna di conoscere questo artista nel 1994, in occasione di una mostra commemorativa della battaglia. Una sigaretta perennemente fra le labbra e uno sguardo furbo e fulminante. Ho avuto anche tra le mani il suo diario originale, se ci penso mi emoziono come allora.

Infine consiglio anche la lettura di “Memorie di un Viet Cong” scritto da Truong Nhu Tang, pubblicato in italiano da Piemme. E’ utile per capire e constatare gli errori che furono fatti dopo il 1975 nel gestire il Sud e il dopoguerra.

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Come e’ composta la tua famiglia (nazionalita’, accenti, culture...)? La famiglia, tutti, tranne me ovviamente, sono nati in Vietnam. Mia moglie a Hanoi e i figli a Saigon. Ora Kim ha 14 anni e Edoardo 13. Che lingue parlano i tuoi figli? Parlano, pensano e sognano in inglese ma comunicano anche in vietnamita e in italiano (piu’ raramente). Che scuole frequentano i tuoi figli? Come sono la qualita’... Frequentano una scuola internazionale con curriculum inglese. Sono contento perche’ e’ una scuola laica senza orientamento religioso e anche la qualita’ dell’insegnamento delle materie e’ buona. Forse il suo carattere “liberal” contrasta con la societa’ e l’educazione vietnamita che e’ invece piu’ autoritaria.

...ed i costi dell’istruzione in Viet Nam? Sui costi avrei da dire e ridire. Le rette sono speculative e non ci sono ancora scelte alternative. Mi viene da sorridere (amaramente) se penso che vivo in un paese socialista ma non esiste piu’ nulla di socialista. Negli anni duri 1980-1990, certamente erano tutti piu’ poveri ma la societa’ era forse piu’ equa, almeno per alcune cose.

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Cosa pensano i tuoi figli dell’Italia? Abbiamo casa a Bergamo da qualche anno. Avendo un domicilio fisso ho potuto ricollocare i miei oggetti e i libri della mia esperienza di vita italiana precedente la mia partenza per il Vietnam. Quando rientriamo i miei figli scoprono una parte del padre che non conoscono. E’ interessante. Per loro la vita e’ iniziata in Vietnam con genitori differenti. Della madre sanno e conoscono molto di piu’, sono stati generati e sono nati in questo territorio; del padre (e del suo territorio) sanno molto meno. Ora sono abbastanzi grandi e’ piu’ facile trasmettere i miei ricordi e esperienze. Prima dovevano affidarsi ai racconti. E’ stato comunque affascinante raccontare dei miei parenti e delle esperienze della mia famiglia. Maniacalmente nei miei rientri in Italia negli anni scorsi, ho raccolto una breve storia attraverso le foto di famiglia. Un percorso che inzia negli anni 20’ con i nonni, attraversa il fascismo, la guerra e gli sfollamenti per evitare i bombardamenti degli alleati con i miei genitori, e arriva a me, alla generazione che ha vissuto la ricostruzione, il boom economico, la contestazione e la ribellione. Le foto mi hanno aiutato molto. Ancora oggi, di tanto in tanto, apriamo l’album e le guardiamo. Ho aggiunto e mischiato i due ceppi familiari e anche le tappe importanti della nuova famiglia. Gli aggiornamenti sono in corso ma piu’ sporadici a causa delle foto digitali che hanno fatto perdere la poesia della pellicola. Le vacanze che qualche volta passiamo in Italia sono itineranti mai stanziali. Costruisco itinerari utili (spero) alla loro conoscenza dell’Italia ma anche (egoisticamente) interessanti per me per rivedere i luoghi del mio passato.

Bergamo PHOTO Giulio BASSI

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Ha N

oi - 1976

Ad un certo punto hai sentito che il Viet Nam era diventato, per te, una seconda patria. Cosa comporta questo in termini di “appartenenza”? Domanda difficilissima. Giudico il Vietnam una mia “seconda” patria perche’ materialmente ci vivo da tanti anni, pero’ e’ una mia personale sensazione, condivisa da mia moglie e i figli. Dopo un viaggio la casa di riferimento e’ qui a Saigon e non mi sento piu’ “in transito”. La casa italiana a Bergamo e’ un “refugium”. Tuttavia credo che, agli occhi dell’autorita’, delle persone in generale con cui si interagisce, sono sempre uno straniero che “abita da tanto tempo in Vietnam”. I miei caratteri somatici non mi permetteno una integrazione completa, il parlare la lingua aiuta ma la parlo come uno “straniero”.

Ci sono caratteristiche della cultura vietnamita che hai trovato positive e che hai interiorizzato? E’ molto forte il loro senso di appartenere ad un gruppo omogeneo, per lingua e territorio e caratteri somatici. Nonostante le vicissudini storiche e le divisioni territoriali che hanno vissuto non e’ mai venuto meno questo collante. Inoltre la lingua (insisto su questo) e’ una parte importantissima dell’amalgama.

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Quanto si prende e quanto si da’ (dal punto di vista culturale) vivendo a lungo in un paese? Perche’ tu sei diventato un po’ vietnamita, ma il paese e’ anche diventato piu’ occidentale, o meglio globalizzato... Ho preso un maggior autocontrollo (come dicevo prima) e piu’ fatalismo. Non so cosa abbia dato. Invecchiando si fa piu’ fatica ad accettare gli altri e le loro diverse aspirazioni. La globalizzazione e l’apertura ha portato le “griffe” la moda; dopo molti lustri di ciabatte, la globalizzazione ha portato le scarpe a punta estrema, succedute a quelle a punta quadrata. Non mi ritrovo e mai mi sono ritrovato in questo genere di cose. Passeggio per Dong Khoi e i negozi sono gli stessi di New York o Tokio. Spero sia ancora la prima fase, quella dell’ubriacatura, poi mi auguro che si beva meglio......

Quale e’ il tuo rapporto con la cultura locale nel lavoro? Non mi sono ancora abituato agli imprevisti (infiniti) di quello che ti puo’ capitare dopo un normale risveglio. Tuttavia affronto con filosofia quello che da altre parti, ti farebbe “andare in bestia”. Ho imparato anche a controllarmi, i vietnamiti hanno un autocontrollo molto sviluppato. Noi siamo abituati ad “esternare” mentre i vietnamiti “interiorizzano”. Qui sta il problema e la differenza.

HA NOI - 1976

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Prospettiva sull’economia. Quali sfide , speranze, problemi, trends vedi? Non voglio fare previsioni, tuttavia mi interrogo sul ruolo della Cina, nell’area e nel mondo. Qualsiasi previsione non sara’ mai la realta’. Non ho mai sentito di previsioni che si sono avverate, da parte di economisti o analisti politici. Percepisco anche il declino dell’Occidente. Il baricentro si sta spostando...

Capire il Viet Nam oggi. Tante cose sono cambiate nei decenni in cui sei stato in Viet Nam. Cosa consiglieresti a chi arriva oggi per fare business (five bullet points)? Molte cose sono cambiate e il Vietnam e’ ora un paese “normale”, come tanti altri. Dare consigli mi risulta difficile. Nel business quello che e’ importante e’ l’incontro che prende piede tra le due parti dopo una trattativa. Una raccomandazione tuttavia vorrei esprimerla: non sottovalutare mai i propri interlocutori.

La tua esperienza come Console. Amministrazione, rapporti istituzionali… Essere console onorario mi onora (scusate la cacofonia). E’ anche un osservatorio interessante per capire l’evoluzione della presenza italiana in questo paese. Non voglio accennare alle emergenze: sono stato testimone di casi e situazioni difficili che mi hanno messo a dura prova.

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Hai organizzato vari eventi culturali in Viet Nam, sia come Console che come sponsor privato. Inoltre collabori attivamente con il Circolo ITALIA. Come si puo’ produrre cultura italiana in Viet Nam? Paradossalmente, negli anni scorsi, con una presenza italiana assai limitata, sono state fatte piu’ cose e attivita’ che non ora, che siamo dieci volte piu’ numerosi. Pochi ma buoni si potrebbe dire... o forse, nonostante si lavorasse molto, si trovava piu’ tempo per queste cose. Non eravamo distratti da tutto quanto Saigon puo’ offrire oggi... Avevamo tra noi un melomane amante dell’opera che diede un grande contributo di idee e di organizzazione. E’ ancora in Vietnam, lo cito perche’ mi sembra giusto: Fabrice Mangione. L’IBA (Italian Business Association) si era appena costituita e fu piu’ attiva nell’opera lirica che nel business. Cito, a onor della storia: 1998 - Cavalleria Rusticana, con una troupe di cantati d’opera inglesi che si muovevano per il mondo a bassi costi. 2001 - Verdiana, in occasione del centenario della nascita di Verdi. Un mix delle romanze piu’ famose. Cantanti in scena con costumi del’epoca, orchestra sinfonica dal vivo, regista italiano. 2004 - ”Ciao Bella”. Un vero trionfo e un successo per il gruppo che aveva organizzato l’evento e per il pubblico che fece il tutto esaurito per le tre (dico tre) repliche. “Ciao Bella”, un allestimento con attori, mimi, coro, cantanti, orchestra, comparse. Un musical operistico con un gran finale coreografico. Coincise anche con la Festa della repubblica italiana. Fu pero’ il canto del cigno almeno per l’opera lirica.

Oggi il Circolo Italia sta ricostruendo un tessuto tra gli italiani. L’iniziativa del cinema e’ interessante e attrae anche curiosi e appassionati di altre nazioni. Le feste natalizie hanno visto una numerosa partecipazione. Bisogna continuare. Le forze in campo ci sono. Sono sicuro che crescera’. Anche questa “Newsletter” e’ diventata un appuntamento atteso, perche’ lasciarla cosi’ isolata? Infine, il mio desiderio e’ quello di riuscire ad aprire una scuola della lingua italiana in Saigon. Lo giudico lo strumento piu’ importante per la conoscenza reciproca e per le attivita’ che si possono fare. Inoltre il numero dei figli “misti” (Italiani/Vietnamiti) sta aumentando e molti vorrebbero che potessero frequentare corsi di italiano. Ci sto lavorando e vorrei una Dante Alighieri come esiste ad Hanoi. Sto trovando sulla strada le “solite” difficolta’ burocratiche. Non demordo, spero di riuscire ad annunciare il successo tra due o tre mesi.

Come e’ la legislazione in Viet Nam riguardo la doppia cittadinanza, anche alla luce dei tanti figli “misti” di cui parli? A quanto mi risulta la legislazione vietnamita prevede oggi la doppia nazionalita’. L’italia riconosce il diritto di sangue, per cui i figli di italiani sono italiani in quasiasi territorio siano nati. Inoltre se sono nati sul territorio vietnamita e’ anche abbastanza semplice ottenere il passaporto vietnamita e avere quindi le due nazionalita’.

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Tre cose che ti piacciono e tre che non ti piacciono del Viet Nam... Piu’ che del Vietnam, vorrei riferimi ai vietnamiti. A favore: 1) Riescono a dormire in qualsiasi ambiente, luogo, senza curarsi dei rumori e di quello che li circonda; 2) Il sorriso come un saluto e come scudo per sbloccare situazioni che potrebbero diventare complicate o imbarazanti. Lo trovo un esercizio essenziale per smontare l’agressivita’ di chi sta di fronte. Noi occidentali potremmo provare a introdurre questo metodo nelle strade, in ufficio, perche’ no anche in casa; 3) Il “pianeta” femminile (senza fraintesi), perche’ davvero rappresenta un altro modo di essere in una societa’ che “praticamente” ignora la loro presenza. Contro: 1) Scarsa educazione civica, non e’ una colpa diretta ma una conseguenza del sistema educatvo; 2) Un “machismo” diffuso e becero; 3) Mot, hai, ba....e bere tutto di un sorso birra annacquata.

Cosa fai in questo momento... Ahime’ lavoro e gestisco con mia moglie le attivita’ di ristorazione che abbiamo creato a partire dal 2003/2004. “Ahime’” perche vorrei avere piu’ tempo per me e per i figli, pero’ non mi lamento troppo, lo dico per “rispettare” un luogo comune, un “refrain” che si dice senza tanta convinzione. Avere un’attivita’ in contatto con tanta gente mi aiuta a sentirmi inserito nella societa’, nella vita. La giornata si riempe con le quotidianita’, dividere e gestire i tempi con i figli, gli amici, il lavoro. Dire talvolta “.....no oggi non posso, ma domani possiamo vederci”. Insomma come se avessi ancora...... anni di meno! Progetti per il futuro? Se la salute tiene allora vorrei vivere le giornate come le sto vivendo ora...

CHI Carlo ANZON Console Onorario a citta’ di Ho Chi Minh Proprietario e gestore di vari ristoranti, tra cui il mitico “Pendolasco”

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Pendolasco: 87, Ngueyn Hue – Distretto 1 - HCMC Telefono Ristorante: +84 8 38218181 E-Mail: [email protected]

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6.5.8 Eventi culturali

FF EE SS TT AA DD II NN AA TT AA LL EE

HCMC, 16 Dicembre 2011

CC II RR CC OO LL OO II TT AA LL II AA

Il CIRCOLO ITALIA ha organizzato per il 18 Dicembre 2011, una bellissima Festa di Natale per bambini di tutte le nazionalita’ (ed anche di tutte le… eta’) Un bel pomeriggio in liberta’, nella rilassante cornice dell’Asilo Infantile al 96, Nguyen Dinh Chieu - Distretto 1. Abbiamo collezionato un po’ di foto, che volentieri pubblichiamo.

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8.4 LO SPECCHIO TRASPARENTE

A cura di Thi-Bay MIRADOLI [email protected]

Thi-Bay MIRADOLI, di origini italiane, vietnamite e francesi, e’ laureata in antropologia a San Francisco con una laurea minore in urban studies (parte di scienze politiche). Si trasferisce a New Jersey e poi a New York nel 2004 frequentando i corsi della Columbia University. Nel 2005 consegue un master in relazioni internazionali con una specializzazione in diritto internazionale. Si trasferisce in Viet Nam nel 2008, lavorando prima a Can Tho, poi ad HCMC. Ha lavorato in campo sociale, giuridico e giornalistico. Si occupa di mediazione culturale tra comunita’ ed introduzione alla cultura vietnamita per stranieri.

C. A. Xuan Mai ARDIA

A solo 33 anni, Mai ha lavorato alla conservazione dei beni culturali in Italia e nel mondo dell’arte a Londra, Shanghai e adesso Ho Chi Minh City. Parla correntemente Italiano, Cinese, Vietnamita, Francese ed Inglese.

Cosa fai in Vietnam? Lavoro in una galleria d’arte.

Da quanto tempo vivi ad HCMC? Sono arrivata dopo il giorno del Tet 2009.

Di dove sei? Sono nata a Padova e sono cresciuta li’ fino alla fine del liceo, eccetto un anno scolastico negli Stati Uniti (corrispondente alla 4a liceo e senior year dell’high school americana).

Presumo dal tuo nome che hai delle origini Vietnamite... Mia madre e’ nata e cresciuta qui, proprio a Saigon. Tutta la sua famiglia e’ di qui.

Dove si sono incontrati i tuoi genitori?

I miei genitori si sono incontrati a Cambridge. Mio padre studiava, perfezionava l’inglese e faceva ricerca li’. Mia madre lavorava come assistente sociale con gli orfani Vietnamiti e Cambogiani a Swansea, in Galles. Aveva ricevuto una borsa di studio dal governo.

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Eri mai stata in Vietnam prima del trasferimento?

Mai con il Padre

Si’ sono stata in Vietnam parecchie volte, la prima quando avevo 8 anni. Fui qui con mia madre appena dopo la morte di mia nonna, nel lontano … 86? Stemmo per 4 mesi. Poi tornai altre volte con mia madre, la mia famiglia e anche da sola quando abitavo in Cina. Quindi hai parenti qui? Si’ tutta la famiglia di mia madre e’ qui, a parte alcuni cugini della famiglia estesa che sono in Francia e altri paesi, ma la famiglia nucleare (una cugina e’ in Italia) e’ tutta qui. Cosa ne pensa la tua famiglia della tua scelta di tornare alle origini? I miei mi hanno sempre spinta a venire, ma durante gli studi non ne ho mai avuto il tempo. Ero concentrata sulla Cina e quindi non ero mai venuta qui per rimanere. Sono contenti, certo e’ lontano, ma sono contenti. In un certo senso credo che mia madre sia onorata! Anche se poi e’ anche complicato… pensa che lei se ne andò quando il Vietnam era messo male…

C. A. Xuan Mai Ardia

Gallery Manager and Curator

Mob. 0908878317

[email protected]

Craig Thomas Gallery 27i Tran Nhat Duat Tan Dinh, Q.1 Ho Chi Minh City Vietnam www.cthomasgallery.com

Mai con la mamma, a Mui Ne

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Come hai vissuto la tua ricchezza culturale crescendo in Italia? Sono sempre stata orgogliosa della mia mistura! E’ stato difficile negli anni, ma credo che poi sia migliorata, sono diventata più forte dentro e ho imparato a difendermi e non lasciarmi influenzare dagli altri. Purtroppo, crescendo in un paesino di campagna, mia madre era come un animale allo zoo… non c’erano stranieri. Persino a Padova, in città, non ce n’erano molti. Da piccola sembravo proprio solo Vietnamita, quindi a scuola e in giro mi chiamavano la cinesina… Ma non e’ stata poi una cosa cosi’ brutta. Certo ci sono sempre persone cattive, ma negli anni anche loro sono cambiate e divenute più tolleranti. La paura e l’ignoranza spesso dettano dei comportamenti che fanno male. Ho combattuto per la mia identità. Ma sono orgogliosa e mi sento ricca dentro. Sono contenta di poter capire allo stesso modo due culture differenti.

Quindi la tua identità culturale ha influenzato I tuoi rapporti sociali? Sempre. Molto spesso. Ma crescendo e’ stato sempre meno un problema. Anche la società e’ cresciuta e quindi le persone sono divenute più aperte, più tolleranti in un certo senso e meno paurose di conoscere il diverso. Certo forse proprio il fatto di avere un’identità per cosi’ dire spezzata, sin da piccola sono sempre stata un po’ al di fuori della norma… ho sempre cercato di esprimere la mia diversità e anche di accentuarla, come una specie di “statement”, invece di cercare di conformarmi alla maggioranza delle persone… ...mi riferisco per esempio a il mio periodo punk… ha ha ha

Come la vivi adesso da adulta? Adesso sto bene. Certo a volte sei riconosciuta come straniera, a volte no. A volte vedono subito che sono mista. Ma per qualche motivo, da quando vivo in Asia, mi sento molto più’ a casa qui che in Europa. Hai anche vissuto in altri paesi. Com’e’ stata la tua esperienza? Ho fatto l’Università a Londra e ci ho vissuto dopo gli studi. Ci sono stata per circa sette anni in totale. Poi ho vissuto e lavorato a Shanghai per circa 3 anni. Dopo sono venuta qui. A Londra, fantastica… parlando di identità e rapporti sociali, ho incontrato molta gente razzista in verità… e ho subito delle intolleranze, ma li’ ci sono varie persone di vari paesi e a volte non si mischiano e diventano antagoniste… Ho imparato a viverci in ogni modo… almeno li’ non ero la sola! Non ci crederai, ma non mi sono mai sentita a casa come in Cina. La maggior parte della gente li’ ha sempre pensato che fossi cinese. Mi prendevano, spesso e volentieri, persino per la commessa nei negozi (probabilmente perché assomiglio molto alle etnie del nord della Cina che tendono ad emigrare nelle grandi città e fare lavori di questo tipo). Li’ mi sono sentita e mi sentiro’ sempre di casa.

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Cosa fai nel tempo libero? ha ha… Bella domanda. Tante cose. A volte niente. Leggo, scrivo, disegno, lavoro su delle cose d’arte e dei progetti che ho in mente, vado fuori con gli amici, shopping, vado a nuotare… Faccio gioielli… un sacco di cose... A volte faccio la pigra! Hai scelto il mondo dell’arte o il mondo dell’arte ha scelto te? Intendo, com’e’ avvenuta questa scelta?

Ho scelto il mondo dell’arte. Da sempre. Sin da piccola sono stata un’artista… ha ha… beh, modestia a parte, sono sempre stata molto brava in arte e tutti I miei professori hanno sempre cercato di convincere I miei genitori a farmi andare all’accademia, ma purtroppo mia madre e’ molto tradizionalista, Vietnamita di ferro. Per lei non poteva esistere una carriera nell’arte. Sarei stata sempre povera. Dovevo fare la dottoressa, lavorare in banca, etc. Ovviamente non e’ successo… perché poi sono riuscita a fare un compromesso e a scegliere di studiare storia dell’arte, anche se non era proprio quello che avrei voluto… Volevo essere un’artista, non studiare gli artisti…

MAI a Xian, China Ma mi piace. Mi appassiona il mio lavoro e ho anche il tempo per cercare di sviluppare le mie idee…

Trovi il tempo di dedicarti ai tuoi progetti artistici? Ho tante idee e poco tempo per portarle a termine, ma prima o poi… più prima che poi. Credo che lavorando con artisti e come curatrice e storica dell’arte, ho visto e capito moltissime cose e credo di avere delle idée che sono gia’ mature per la produzione di qualcosa di unico e interessante… Vedremo! Trovi che il multiculturalismo sia più valorizzato nel mondo artistico dove esistono più mezzi per esprimere concetti complessi e multi-dimensionali? In un certo senso, potrebbe essere cosi’. In verità, moltissimi artisti sono proprio persone che cercano un’identità’, che hanno un’identità’ come la mia, spezzata, che non sanno dove appartengono ma allo stesso tempo appartengono in vari posti. Persone che hanno una ricchezza culturale multipla e che allo stesso tempo ne ricercano una che gli stia a pennello. Solo nella loro arte possono trovarla, insomma. Comunque so che questo e’ valorizzato in vari altri campi, credo…

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Come trovi il mondo artistico Vietnamita rispetto a quello Italiano? Cinese? Inglese? Italiano… non ne so molto. Non ho mai lavorato nel campo dell’arte in Italia come avrei voluto, lo feci per un po’, ma mi stancai e tornai a Londra. Certo in Italia le cose sono ben sviluppate, vedi la grande Biennale che abbiamo, Palazzo Grassi etc. In Italia c’e’ un mercato dell’arte aperto. In Cina e’ enorme. Li’ ho avuto l’esperienza in campo artistico più bella fino ad ora. Ci vorrebbe un’ intervista solo per questo, ma mi fermo a dire che e’ super sviluppato, c’e’ tanta tanta arte interessante e sta veramente diventando il nucleo dell’arte contemporanea. Inglese… Londra e’ storicamente un posto dove l’arte e’ di casa. E’ inutile parlarne, e’ un gran centro artistico. Artisti confluiscono da tutto il mondo e, come artista, se hai qualcosa in mostra li’, sei un figo! Vietnam… e’ in via di sviluppo. Sopratutto poi a Saigon, la scena artistica e’ molto piccola, non c’e’ un gran mercato, specialmente per l’estero. Non c’e’ ancora molto interesse. Ci vuole più promozione, più attività’. Bisognerebbe che gli artisti, usciti dalla rigida educazione vietnamita, si aprano di più e comincino a dare voce alle loro idee in un modo più ricco. Molti esitano, anche per via della censura e si limitano a fare ciò che sono sicuri non procuri problemi. Ce n’e’ di lavoro da fare, ma e’ proprio questo il bello! Mi piace moltissimo essere qui ora durante questa fase di sviluppo e di cresciuta e sentirmene parte.

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Percepisci o prevedi un’ evoluzione nel mondo artistico Vietnamita? Si’, si sta evolvendo, lentamente… grazie anche all’influsso di persone straniere che ci lavorano. Con un po’ di spinta, io credo che fra qualche anno saremo gia’ ad un buon punto. Almeno per quanto riguarda l’apertura della scena artistica vietnamita in Asia.

Ci sono scambi Italo-Vietnamiti a livello culturale? Credo che a Hanoi ce ne siano si’, ma qui a Saigon… Purtroppo, non ne ho sentito parlare. Mi piacerebbe poter partecipare a qualcosa del genere, ma ci vogliono fondi e non so se il Consolato qui possa avere fondi per organizzare cose di genere culturale a Saigon. Ci vorrebbe pero’!

Una forma di espressione artistica Vietnamita più’ vicina a qualche forma artistica Italiana? Ah… qui e’ meglio non dire nulla. Ci vorrebbe più tempo per parlarne… e pensarci su. Per ora, posso dire che la musica leggera italiana e quella Vietnamita hanno molto in comune… I suoni cosi’ malinconici, che parlano d’amore… non credi?

Cosa ti manca di più dell’ Italia in Vietnam? Niente. A dire la verità’, la cosa che mi e’ sempre mancata, ma non al punto di sentirmi di dover tornare a casa, e’ la BELL”ITALIA. L’Italia e’ bellissima. Non c’e’ paese in cui ho vissuto che regga al confronto … la storicità delle città, I palazzi vecchi, I centri storici, la vita in piazza, l’aperitivo della sera nelle viuzze cittadine fatte di ciottoli romani… insomma, la bellezza e l’atmosfera dell’Italia sono uniche. Qui buttano giù tutto ciò che e’ vecchio per fare palazzi di vetro e cose mostruose. Non c’e’ più quell’atmosfera….

Cosa ti manca di più del Vietnam in Italia? Il cibo, il chaos, l’atmosfera calda…E’ difficile spiegare… Ne sento a livello fisico, la mancanza, quasi come quando ti manca un amante… capisci?

Opere d’arte Italiane e/o Vietnamite che ti rappresentano? Non direi nulla che mi rappresenti. Credo che le uniche opere d’arte italiane e vietnamite che mpossano rappresentare siano le mie! Che mi piacciono si’… tantissime… Per quanto riguarda l’arte contemporanea…. Maurizio Cattelan (che tra l’altro e’ di Padova) mpiace moltissimo per la sua irriverenza… In Vietnam… e’ difficile, non ci sono artisti molto famosi ora, ma ce ne sono parecchi che mpiacciono e che in qualche modo sono vicini alle mie idée artistiche… ma per ora non facciamonomi!

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9.1 BUONE NUOVE

1 italiano su 5 ha più di 65 anni. mortalità tumorale scesa del 20%

Italia, speranza di vita da record

La relazione sullo stato di salute 2011: gli uomini vivono in media 76,1 anni contro gli 82,2 delle donne

LAPRESSE - Sempre più anziani e sempre più a lungo. La speranza di vita alla nascita in Italia è una delle più alte al mondo e pari a 76,1 anni per gli uomini e a 82,2 anni per le donne. Le donne vivono dunque in media 6 anni in più degli uomini. È quanto emerge dalla Relazione sullo stato di salute del paese 2009-2010. ANZIANI - «L'Italia raggiunge il traguardo storico dei 60 milioni di abitanti, tra questi il 20,3% ha più di 65 anni» si sottolinea nella relazione presentata dal ministro della Salute Renato Balduzzi. «Al 1 gennaio 2011 i residenti» nel nostro Paese «sono 60.626.442 unità. Il Nord è la ripartizione con il maggior numero di residenti, 27 milioni e 700.000 unità, pari al 45,8% del totale. Al Centro i residenti sono, invece, quasi 12 milioni, il 19,7%, mentre nel Mezzogiorno sono quasi 21 milioni, pari al 34,5%». Nel 2010, prosegue il rapporto «la dinamica naturale (differenza tra nascite e decessi) registra un saldo negativo di 25.544 unità. Il numero dei nati vivi in Italia nel corso del 2010 è 562.000 unità, per un tasso di natalità pari a 9,3 per 1.000 abitanti. Il numero dei decessi è invece 587.488 unità, per un tasso di mortalità pari a 9,7 per 1.000 abitanti. TUMORI - Una delle ragioni dell'allungamento della speranza di vita è nella maggiore efficacia delle cure nei confronti di malattie un tempo del tutto mortali. La riduzione della mortalità per tumori ad esempio, che ha avuto inizio più recentemente a partire dagli anni novanta, è del 20% circa fra gli uomini e del 10% fra le donne. È quanto emerge dalla Relazione sullo stato sanitario del paese 2009-2010. «Si prevede che nel 2010, in Italia - si legge - si verifichino circa 122mila decessi per tumore nella fascia d'età 0-84 anni, di cui il 59% costituito da uomini (circa 73mila). Tale cifra è il risultato della progressiva riduzione della mortalità per tumore, attesa anche per i prossimi anni in entrambi i sessi. Il risultato complessivo, nel periodo 1998- 2005, è quello di un trend in riduzione della mortalità per tutti i tumori».

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VENEZIA – 2011

www.studiodag.it PHOTO: Andrea DA GASSO

I DATI GIOVANI - Tra i molti i dati contenuti nel rapporto sullo stato di salute nel Paese, qualche dato che riguarda i giovani. Il 91,8% dei bambini e ragazzi della fascia di età 0-14 anni è in buona salute, il 9,6% presenta una o più malattie croniche, mentre solo l'1,6% soffre di due malattie o più croniche. Le patologie presenti più frequentemente, si legge nel rapporto sullo stato di salute del Paese, «per la fascia di età 0-14 anni sono le malattie allergiche, maggiori nei maschi (8,3%) rispetto alle femmine (7,6), la bronchite cronica, inclusa l'asma bronchiale (2,2%), i disturbi nervosi pari allo 0,6% nei maschi e allo 0,3% nelle femmine. L'asma colpisce oggi il 10% della popolazione infantile, contro il 2,3% degli anni Settanta. La principale causa di morte per gli under 20, è rappresentata dagli incidenti stradali: 339 casi all'anno, 269 dei quali nella fascia d'età 15-19.

SOURCE CORRIERE della SERA, 2011-12-13

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