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Anno XVNumero 4/ Ottobre - Dicembre 1994FRATELLI PALOMBI EDITORI
STUDI E DOCUMENTAZIONE
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DI VITA UNIVERSITARIA
UNIVERSITAS 54
ommarlOSTORIA EIMMAGINI
3 ,L'UNIVERSITA DI TRIESTE
IL TRIMESTREModelli e tendenze
delle università americane
8 ,VERSO L'UNIVERSITA GLOBALEdi Elaine EI-Khawas
13L'ASSISTENZA FINANZIARIA AGLISTUDENTIdi Ivan P. Nikolov eJack W. Graham
20L'OBIETTIVOL'università virtuale, Studiare altop, California in giallo, Dovespendere per lo ricerca, L'autosegregazione delle minoranze
24abstract/résumé
NOTE ITALIANE
25 ,NELL'UNIVERSITA GEMMATA:IL PIEMONTEdi Chiara Castellazzi e MassimoDeandreis
31ARIA DEI TROPICI A FIRENZEdi Mario Falciai
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33GLI ATENEI COMUNICANOdi Roberto Peccenini
37COME NASCE UN BOLLETTINO
39A CHE PUNTO ÈLA COMUNICAZIONEdi Brunello Marchione
42QUALE UNIVERSITÀ PER IL 2000di Roberto De Antoniis
48BREVITALIA
IDEE
50GIOVANNI SPADOLlNI, L'ECODELLA PAROLAdi Tiziana Sabuzi Giuliani
EUROPA OGGI
53DA TRIESTE A BRUXELLESdi Mauro Melato
55TEMPUS STRINGE I LEGAMIEST-OVESTdi Soccorsa Le Moli
60L'EUROPA PER LA CSIdi Valentino Benni
66abstract/résumé
LA RICERCA
67IL FINANZIAMENTO DELLA RICERCAUNIVERSITARIAdi Alessandro Sterlacchini
72IL FONDO FRANCOFONO PER LARICERCA
73RICERCANDO
LEGGI EDECRETi
75Dalla Gazzetta Ufficiale
BIBLIOTECA APERTA
78LIBRI
Le foto di questo numero illustranol'Università di Trieste. In copertina,lo facoltà di Ingegneria. .
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Direttore responsabilePier Giovanni Palla
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Michele SCUDIEROVice Presidente del Consiglio UniversitarioNazionale
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Paolo FA5ELLADirettore Generale per gli affari scientifici, laricerca e lo sviluppo della Commissione delleComunità Europee
Domenico FAZIODirettore Generale del Ministerodell'Università e della Ricerca Scientifica eTecnologica
Josep Maria BRlcALLPresidente della Conferenza Permanente deiRettori delle Università europee (CRE)
Sabatino MOSCATIPresidente dell'Accademia Nazionale deiLincei
UNI
STORIA E IMMAGINI
,L'UNIVERSITA DI
TRIESTEQ cura di Giampiero Viezzoli
Responsabile delle re/azioni esterne dell'Università di Trieste
Le origini dell'Università di Triesterisalgono alla storia del movimel:toirredentista italiano dello scorso fmesecolo: uno degli obiettivi dei vistosimoti studenteschi dell'epoca fu infatti la richiesta di costituzione di unauniversità italiana a Trieste.I giovalti delle terre irred.ent~ dov.eva.no recarsi, per i loro studI umversltan,negli ateneia aU6triaci di Innsbruck,Graz e nella lontana Vienna. Non sussisteva infatti all'interno dell'imperoasburgico alcuna facoltà con linguad'insegnamento italiana. Trieste fu lacittà candidata a questa finalità emunerose furono le petizioni popolaridell'epoca ed i voti espressi dai deputati italiani nel parlamento di Vienna,affinché tale richiesta si adempisse.Fino all'ultimo però 1'Austria negòl'istituzione di tale università e glialbori del primo conflitto mondialevidero la città di Trieste dotata esclusivamente della sola Scuola Superioredi Commercio, creata fin dal 1887 perprivata munificenza dal baronePasquale Revoltella, al fine di corrispondere alle allora dominanti esigenze professionali nei settori del commercio, della navigazione, delle assicurazioni e delle discipline collegate.Tale' privata istituzione divenne cosìil nucleo originario sul quale andòsuccessivamente a costituirsi l'Ateneotriestino. Al termine del primo conflitto mondiale lo Stato italiano decretava, nel 1919, il riconoscimento dellaScuola Superiore di Commercio e neveniva nominato direttore il noto storico dell' economia Gino LuzzattoFegiz.
I settanta anni dell'Universitàgiuliana
Con regio decreto 8 agosto 1924 n.1388 la Scuola assunse il titolo di"Regia Universi tà degli StudiEconomici e Commerciali di Trieste"e fu così che si coronò la lunga aspirazione della città e dell'intera VeneziaGiulia per la costituzione del proprioateneo. Ci è grato ricordare oggi quella data perché l'anno accademico1994/95 che si va ad inaugurare costituisce il 70° anniversario del-l'istituzione universitaria giuliana.Nel 1938, con regio decreto n. 1668,l'Università acquisiva la facoltà diGiurisprudenza mutando la suadenominazione in "Regia Universitàdegli Studi". Nello stesso anno veniva posta la prima pietra di quello cheè divenuto l'edificio centrale dell' ateneo, in posizione dominante sullacittà, nel colle di Scoglietto. Lo sviluppo dell'Ateneo, secondo quantoera stato programmato in quegli anni,fu però bruscamente interrotto dalsopraggiungere del secondo conflittomondiale. La facoltà di Ingegneria,limitatamente però alla sezione navale, fu istituita nel 1942. Nel settembredel 1943, in lm'ora di grande delicatezza nella quale divenivano confusi idestini nazionali della città, il senatoaccademico, in una storica riunione,deliberò con autonoma determinazione la costituzione della facoltà diLettere e Filosofia, per riaffermare letradizioni di civiltà e di cultura italianedi Trieste. Iniziarono quindi prontamente le lezioni letterarie e filosofiche
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seguite da un folto pubblico di studenti e cittadini. PiÙ tardi, con ili1 ordinedell'8 novembre 1945 del governomilitare alleato, vem1e da questo convalidata l'istituzione della facoltà diLettere e Filosofia. Sempre permanendo il regime dell'amministrazionemilitare anglo-americana, nel 1946 siistituiva la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali.
Nuove strutture edilizie
Il ritorno di Trieste all'Italia, il 4novembre 1954, di Clti da poco è statocelebrato il quarantennale, vennesolennizza to dall'Università con ilconferimento della laurea honoriscausa in Economia e Commercio alPresidente della Repubblica LuigiEinaudi. La reinsediata amministrazione italiana consentì l'avvio e 1'esecuzione di nuove consistenti opereedilizie a ttorno all' edificio centraledell'università e l'istituzione dinuove facoltà. Sul finire degli anni'50 vennero istituite le facoltà diFarmacia e di Magistero. Nel 1965 fula volta della facoltà di Medicina eChirurgia e nel 1971 fu costituita lafacoltà di Scienze politiche.Nel 1978 la Scuola Superiore diLingue Moderne per Interpreti eTraduttori, che era sorta come corsodi laurea della facoltà economica,divenne parificata a facoltà.Si compiva così il disegno che vedel'attuale ateneo giuliano comporsidelle sue attuali dieci facoltà e deiloro numerosi corsi di laurea.
Negli anni più recenti l'ateneo triestino ha perseguito uno sviluppo sulterri torio regionale del FriuliVenezia-Giulia aprendo importantisedi distaccate nella vicina città diGorizia e nella città di Pordenone.A Gorizia ha trovato sede il nuovo,ed unico in Italia, corso di laurea inScienze internazionali e diplomaticheafferente alla facoltà di Scienze politiche, destinato alla formazione deifuturi diploma tici e funzionari diorganismi in ternazionali; sempre aGorizia sono stati aperti i corsi didiploma universitario in Economia eamministrazione delle imprese, inEconomia e gestione dei servizi turistici, e in Economia e gestione delleimprese alimentari.Nella città di Pordenone invece sonostati aperti un corso di diploma inIngegneria logistica e della produzione ed il diploma di abilitazione allavigilanza nelle scuole elementari.
L'Università nella città
UNIVERSITAS 54
Giacomo Borruso, rettore dell'Università di Trieste
Territorialmente, nell'ambito urbanoche le è proprio, l'Università diTrieste si estende praticamente tuttaall'interno del perimetro cittadino. Ilcampus universitario è costituitoattorno all'edificio centrale diPiazzale Europa che ospita la sededell' amministrazione universitaria,gli uffici del rettorato e la bibliotecagenerale, nonché gli edifici dellefacoltà di Economia, Farmacia,Scienze matematiche, fisiche e naturali, Ingegneria, gli istituti medici diMicrobiologia e Fisiologia, la vascanavale dell'ateneo, l'edificio sede delCentro di Calcolo universitario, l'edificio del dipartimento di Scienze chimiche e di Biologia, Biochimica eMacromolecole. Inoltre il campus ècompletato dalla mensa universitariae da tre case dello studente cheappartengOJ10 alla gestione dell'EnteRegionale per il Diritto allo StudioUniversitario (ERDIsu).La facoltà di Lettere e Filosofia sitrova invece negli storici edifici di viadell'Università e di via del LazzarettoVecchio, nel centro cittadino più
prossimo alle rive marine.Gli è vicina la facoltà di Magistero,posta sul colle di S. Vito, nel notopalazzo di via Tigor.La Scuola Superiore di LingueModerne per Interpreti e Traduttori èinvece situata in via d'Alviano, maben presto entrerà nel nuovo edificiodi un ristrutturato palazzo del centrocittadino.La facoltà di Medicina e Chirurgiatrova invece sede in più poli universitari, prevalentemente presso gliospedali cittadini. Particolarmenteprestigiose sono le cliniche universitarie del nuovissimo ospedale diCattinara, modernamente attrezzatoed in posizione dominante su tutta lacittà. Altre cliniche trovano postonell'ospedale Maggiore e nell' ospedale Santorio Santorio.Parzialmente distaccati rispetto al centro cittadino si trovano il dipartimentodi Fisica teorica, molto prossimoall'omonimo Centro internazionale,situato sulla strada costiera a
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Miramare-Grignano ed il dipartimento di Astronomia, ubicato presso i dueosservatori astronomici della città,precisamente a S. Vito e sull'altopianocarsico presso Basovizza.Nella sua attuale consistenza, l'ateneo giuliano conta complessivamente37 corsi di laurea e 13 corsi di diploma universitario. Le scuole di specializzazione sono 29 di cui ben 26 dellafacoltà di Medicina e Chirurgia. Visono inoltre tre scuole dirette a finispeciali per assistenti sociali, assistenti sociali psichiatrici e tecnicidella riabilitazione psicosociale, nonché la scuola di Ostetricia.Gli studenti iscritti hanno raggiuntonello scorso anno accademico1993/94 la cifra record di 23.561unità. Il personale docente è costituito da circa 1.200 tra professori dip.rima e seconda fascia, ricercatori,lettori a contratto e lettori in base adaccordi culturali internazionali. Ilpersonale amministrativo e tecnicosupera invece le 750 unità.
Una ricca biblioteca...
L'Ateneo è dotato di una prestigiosabiblioteca generale che conserva più di900.000 volumi e di 17.000 rivistescientifiche che - catalogate in collezioni - fanno riferimento a ciascunafacoltà, istituto e dipartimento.La biblioteca è particolarmente dotatadi testi base di quasi tutte le materiescientifiche ed ha Wl orario di aperturacontinuato dalle ore 8 alle 22; è moltofrequentata dagli studiosi e specialistidi tutte le discipline essendo funzionante al suo interno Wl efficiente servizio di prestiti che può agevolmentecollegarsi anche a tutte le bibliotechenazionali ed estere. Sussistono inoltrele biblioteche di facoltà di Economia,Magistero, Lettere, Scienze, Ingegneriae Medicina.
... e apparecchiature .informatiche all'avanguardIa
Il Centro di Calcolo dell'università,che trova la propria sede in tm modernissimo edificio del campus wuversital'io, è dotato di appareccluature informatiche della generazione più recente,come un elaboratore Dec Alpha AXP7000/ 61O con una configurazione dimemoria centrale di 256 MBites e dimemoria di massa di 20 Gbites e unsupercalcolatore Cray X-MP/18 contm 64 MBites di memoria centrale e 5Gbites di memoria di massa. il Centrodi Calcolo è collegato alla rete nazionale GARR e al Cineca di Bologna. Unarete in fibre ottiche localizzata nellaprovincia di Trieste, denominata SIST(Sistema Informatico Triestino) collegainvece il Centro di Calcolo con i principali centri scientifici del territorioquali il Centro internazionale di Fisicateorica, la SISSA, l'Area di Ricerca, ilSincrotrone, il Centro di biotecnologie,etc. Grazie al suo dinamico Ateneo, lacittà di Trieste è all'avanguardia innumerose iniziative scientifiche dilivello internazionale, tanto che a buondiritto nei tempi recenti si è parlato diTrieste quale "città della scienza".Dall'wuversità giuliana infatti provengono gran parte degli specialisti che
STORIA E IMMAGINI
hanno costittùto il Centro internazionale di Fisica teorica, posto oggi sottola supervisione dell'UNEsCO edell' Agenzia Internazionale perl'Energia Atomica (AlEA). Del pari èstata costituita l'"Area Science Park"di Padriciano dove trovano sedenumerose ed avanzate iniziative scientifiche ad alta tecnologia nei campi piùdiversi. Lo stesso Centro Internazionale di Ingegneria Genetica eBiotecnologie (IGCEB) posto sottol'amnlliustrazione dell'UNloo, si colloca nell'Area di Ricerca ed ha per finalità studi e ricadute industriali dei settori più avanzati della ricerca geneticae biotecnologica. Fin dal 1978 è inoltreoperativa la Scuola Internazionale diStudi Superiori Avanzati (SISSA) unasorta di secondo ateneo triestino, attoa promuovere la ricerca avanzata;pura ed applicata dei laureati nellediscipline fisiche e matematiche.Recente è inoltre l'inaugurazione delSincrotrone triestino "Elettra" la macclllila di luce per l'accelerazione deglielettroni che sviluppa un'energia finoa 2 Gev. il Sincrotrone, presieduto dalpremio Nobel prof. Carlo Rubbia, èsituato anch'esso nel comprensorioscientifico di Padriciano ed è stato ilfrutto del lavoro instancabile dei fisicitriestirù.Da segnalare, per la loro importanzascientifica e le strette connessiOlu conl'Università, sono ancora il Laboratorio di Biologia marina, l'Osservatorio Geofisico Sperimentale (OGs) egli osservatori astronomici situati tuttinell'ambito della provincia triestina.La stessa Università di Trieste si configura come un ateneo aperto e dinamico rispetto ai più significativi flussiinternazionali. L'Ateneo ha infatti stipulato più di sessanta accordi di collaborazione con i principali atenei e centri di ricerca in tutto il mondo ed èparticolarmente legato alle universitàdell'area centro-europea aderendo allarete wuversitaria di Alpe-Adria.Una significativa collaborazionescientifica è inoltre quella instauratain virtù della legge n. 19 del 1991 conuniversità e centri scientifici dei paesidell' est Europa. I finanziamenti concessi a tale scopo hanno cordotto
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all'organizzazione di numerosi seminari internazionali su materie economiche, ambientali, agro-alimentari elinguistiche con la partecipazione dispecialisti di livello mondiale in talidiscipline e borsisti dai paesi est-europei. Inoltre sono state concesse numerosissime borse di studio a giovaniricercatori proveluenti dai paesi orientali per il compimento di stage nellematerie scientifiche prescelte presso lestrutture accademiche triestine. Moltoattivo negli anni recenti è stato inoltrel'interscambio studentesco, particolarmente grazie ai programmi europeiERAsMus, TEMPUS, LINGUA e COMETT,seguiti tutti con grande attenzione daparte dei docenti e dall'amministrazione universitaria e che hanno consentito la mobilità di alcwle migliaiadi studenti.L'ateneo triestino è attualmente guidato dal prof. Giacomo Borruso, magnifico rettore dal giugno 1990 e rieletto nelsuo secondo mandato nel corso del1993. Il professor Borruso è docenteordinario di Econonua dei trasporti edè stato preside della facoltà diEconomia e Commercio.L'Ateneo giuliano qui descritto sidimostra essere quindi un'universitàmoderna, in costante e positiva crisi dicrescita, dovendo continuamenteaggiornare le sue strutture didattiche,scientifiche ed edilizie ai semprenuovi e pressanti impegni resi necessari dal suo sviluppo. È inoltre un ateneo pienamente inserito nel territorioregionale ed in quello cittadino dovesvolge una funzione di servizio alvasto mondo culturale, dei centri diricerca scientifica pura ed applicata edanche al mondo produttivo di unavasta porzione territoriale del nordest italiano.L'Università di Trieste con questo spirito, ed orgogliosa delle tradizioni storiche che l'hanno vista crescere edaffermarsi, è oggi proiettata in un dialogo transnazionale sempre più accentuato dapprima nell'ambito centroeuropeo ad essa più prossimo e congeluale, fino a raggiwlgere le collaborazioni culturali e scientifiche con lerealtà più vivaci del vasto consessointernazionale.
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IL TRIMESTRE
L'espressione "melting pot", è stata usata (e abusata) per sottolineare il grande potere diamalgama interetnico ed interculturale che ha dato vita alla civiltà americana.Malgrado sussulti di segno contrario e l'ombra del razzismo abbiano caratterizzato a piÙriprese la storia degli USA fino ad oggi, la vocazione all'internazionalità è rimasta endemica neltessuto sociale.L'articolo di Elaine El-Khawas, con cui inizia la nostra perlustrazione dell'universitàamericana, mette in risalto proprio la valenza internazionalistica degli studi. È la rincorsa alla"globalizzazione", piÙ o meno spinta a seconda dei casi, in un sistema multicentrico edeterogeneo rispetto ai nostri standard. Tendenza che, non limitandosi alle iniziative di mobilità,pervade altri meccanismi, come i progetti di collaborazione internazionale. Ma è l'inserimentodell'impronta mondialistica all'interno stesso dei curricula il punto qualificante della spintaalla sprovincializzazione.L'impressione che si ha leggendo i rapporti sul sistema accademico concorda con la belladefinizione suggerita da Nikolov e Graham: si tratta di una grande azienda decentrata, con dueversanti, quello intellettuale e quello finanziario.Le stesse tipologie d'intervento a sostegno economico degli studenti fanno emergere, in molticasi, una concezione imprenditoriale che, se può essere ritenuta discutibile per alcuni versi(come le difficoltà di accesso di alcune fasce piÙ deboli), per altri rivela una grande inventivanel realizzare con forme per noi inconsuete il diritto allo studio. È il caso dei "buoni didattici"(una sorta di investimento obbligazionario proposto dallo Stato alle famiglie per potersi farcarico delle costose rette accademiche) o dello scambio impiego-sussidio (per cui lo studenteviene aiutato a pagarsi l'università, a fronte di un suo impegno di lavoro predeterminato, comenel dettaglio illustrano i testi che seguono).Ma il pianeta-USA, al di là di queste due grandi direttrici - il carattere d'impresa e il trendinternazionale - e al di là delle ambiguità nel rapporto tra scelte politiche e scelte tecniche(come accade per gli investimenti per la ricerca, il cui processo viene ribattezzato, appunto,"top down, bottom up") èquanto mai complesso e variegato. Guardando da un osservatorio piÙspicciolo e ravvicinato, si capisce quanto sia vero che negli Stati Uniti ci si può imbattere intutto e nel contrario di tutto.Leggendo le spigolature proposte in chiusura di ntbrica, il lettore si accorgerà, ad esempio, cheè già nata una "anti-università" d'avanguardia (o università virtuale), senza aule ma anchesenza tasse; mentre, d'altro canto, l'inveterata tradizione di studiare al top non accenna atramontare. Anzi, permane la voglia di essere primi in classifica: Harvard, niente paura, èancora in testa nella hit parade delle istituzioni americane di prestigio che sfornano un titolodi alta qualità, ovviamente anche ad alto costo.Né ci si dovrà stupire se, dopo aver letto della tendenza di sistema verso un'integrazioneinternazionale profonda, allargata oltre confine, ci si trova davanti ad un flash informativoall'apparenza di segno contrario: l'autosegregazione di alcune minoranze. Controtendenza, ovoglia di identità?Infine un dato, ancora una volta etnico, che riguarda la California. Nell'immediato futuro i"bianchi" perderanno l'egemonia culturale e saranno gli orientali (sinora socialmenteemarginati) ad avere la leadership. Le migliori matricole, infatti, sono di origine asiatica ecredono fermamente nel valore dello studio. Come dire: all'università, melting pot di energieintellettuali, il vero predominio non è delle classi privilegiate o dei gruppi al potere, ma è di chilavora con maggior impegno per sfruttare le proprie risorse interiori.
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UNIVERSITAS 54
"VERSO L'UNIVERSITAGLOBALE
di Elaine EI-KhawasAmerican eouncil on Education, Stati Uniti
Gli anni '90 possono diventare ildecennio dell' internazionalizzazionedell'istruzione superiore americana*.Esistono già segnali concreti che unnumero crescente di istituzioni stiasviluppando i propri legami con leuniversità strAniere, che i programmie i corsi accademici includano sempredi più materiale basato su altri paesie culture e che docenti e studentiabbiano accresciuto i propri contatticon i loro omologhi di altre parti delmondo. E tali segnali mostrano che ilegami tra le università americane edestere stanno assumendo un caratterediverso: più profondo, più concreto,più interattivo.Gli sviluppi di questo decenniodipendono da molti fattori esterni tra cui soprattutto la ripresa dell' economia americana - ma segnali recenti fanno pensare che l'istruzionesuperiore americana stia attraversando un periodo di maggiore consapevolezza e coinvolgimento a livellomondiale. Questo articolo prende inesame la situazione attuale dell'attività internazionale svolta negli StatiUniti dalle istituzioni superiori didurata quadriennale. Le fonti prin1arie da cui sono tratti dati e informazioni sono due studi eseguiti direcente dall' American Council onEducation. L'articolo contiene anche
* Traduzione da Higher Edllcafioll MOllogelllellf,March 1994, VoI. 6, No. 1.
opinioni sulle prospettive future esui principali ostacoli che si oppongono all'internazionalizzazionedell'istruzione superiore americana.
Il contesto per l'azionedelle università
Per comprendere le misure adottatedalle istituzioni americane di istruzione superiore per favorire l'apertura internazionale dei campus è importante comprendere le caratteristichedell'ambiente in cui esse operano.
L'azione delle istituzioni non èguidata danessuna politica nazionale ogovernativa.Nel quadro della struttura federaledegli Stati Uniti, sono i singoli Statiad essere in primo luogo competentiin materia di istruzione. Esistono
Mobilità, curricula, progettidi collaborazione: ecco il
triplice meccanismoattraverso cui il sistema
accademico USA (college euniversità con corsiquadriennali) tende
all'internazionalizzazione
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na turalmente alcuni programmifederali a carattere internazionale inmateria di istruzione, ma essi sono didimensioni relativamente ridotte ehanno spesso scopi precisi legati adaltre finalità di interesse nazionalecome ad esempio lo sviluppo economico.Di conseguenza le iniziative delleuniversità in materia di attività internazionali non sono regolate da direttive o regolamenti nazionali. Comeha constatato un esperto, " .. .non esiste nessun tipo di coordinamentonazionale ... " (Lambert, 1989, p. 13)in questo campo. Né esistono finanziamenti federali per le istituzioniimpegnate in attività internazionali.
I consulenti e le guide delle universitàsono per lo piÙ strutture private: associazioni nazionali, fondazioni private e consorzi volontari tra le istituzioni accademiche.Le principali strutture organizzativeattraverso cui i rettori americani possono discutere e pianificare nuoveattività di istruzione internazionalesono i consorzi e le associazionivolontarie. Le conferenze, le pubblicazioni e i comitati consultivi sponsorizza ti dalle diverse associazioninazionali sono una delle principalifonti di consulenza e di dati utili infase di progettazione e di verificadelle attività internazionali. E le inizia tive specifiche finanzia te dallemaggiori fondazioni filantropiche
IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE
danno spesso un importante contributo di carattere finanziario e disostegno alle attività considerate dimaggiore importanza da quell' ente.Bisogna ammettere che questa struttura, con il suo carattere privatistico evolontario, ingenera un quadro diinsieme frammentario. Capita di frequente che una fondazione finanziun programma per diversi anni salvopoi cancellarlo per focalizzarsi sualtri punti di interesse. Le associazioni possono formulare raccomandazioni, ma a volte non dispongono deimeccanismi per indurre cambiamentinei campus. I membri dei consorzipossono trarre buone idee l'unodall'altro, m.a spesso esse sono attuabili solo in pochi casi.
Le misure adottate dalle istituzioni inmateria di attività internazionale dipendono in misura considerevole dalle decisioni dei loro dirigenti.I rettori americani hanno una importante voce in capitolo nella promozione e nell' adozione delle misurevolte ad aumentare il carattere internazionale delle loro istituzioni.Tracciando un paragone con altripaesi, si vede che sono molte le coseche un rettore americano può fare sedecide che esse costituiscono unapriori tà importan te, ivi inclusal'organizzazione delle diverse risorsee componenti accademiche a tal fine.La natura di queste attività - in termini di tipo di programma, di areageografica in teressa ta e di effettoconseguito - può essere influenzataconsiderevolmente dal modo in cui ilrettore si pone di fronte al problemadell'internazionalizzazione della suaisti tuzione. Tu tta via ciò significaanche che l'a ttività internazionalepuò avere vita breve. La nomina diun nuovo rettore può mutare il gradodi priorità assegnato alle attivitàinternazionali. I programmi internazionali possono risentire del pensionamento o del cambiamento di sededi alcuni professori di spicco.
Le attività in ternazional i dipendono ingenere da meccan ismi dia utofina nziamento.
Di solito le attivi tà in ternaziona lidelle istituzioni di istruzione superiore americane dispongono di budgetmolto modesti. Molti programmi distudio all'estero sono autofinanziatiin quanto le rette pagate dagli studenti vanno a coprire i costi che l'istituzione affronta nell' organizzare egestire il programma. Molti progettidi collaborazione dipendono inampio grado da sussidi concessi dafondazioni filantropiche, programmigovernativi o organizzazioni internazionali.La necessità di autofinanziarsi hauna sfortunata conseguenza: il tipodi attività internazionale svolto dalleuniversità americane è molto diseguale e differisce considerevolmentea seconda della ricchezza relativa diogni università e dal livello di reddito di studenti e famiglie. Come hasottolineato Lambert, " ... le istituzioni che hanno i programmi di studiesteri più articolati tendono ad attrarre gli studenti i cui genitori hannoalti livelli di scolarità, di impiego e direddito" (p. 18).
La situazione attuale
Molte istituzioni americane, particolarmente quelle i cui corsi sono quadriennali, hanno da tempo programmi internazionali. Di solito essi includono programmi di studio all' esteroper gli studenti e opportunità per loscambio di docenti con istituzioni dialtri paesi. Molte di queste attivitàhanno avuto come partner le istituzioni europee. Inoltre quasi tutte leistituzioni americane offrono corsirelativi alla storia delle diverse partidel mondo. Tuttavia, lo studio accademico specialistico delle diversearee geografiche è concentratosoprattutto nelle maggiori università.Il numero e l'ampiezza di tali attivitàè cresciuto negli ultimi am1Ì e vi sonosegnali di cambiamento anche nellana tura dell' a ttività internazionale.Parte di queste prove sono di tipoaneddotico, basate sull'osservazionedelle attività dei campus. Altri segnaliarrivano da due studi recenti effet-
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tuati dall' American Council onEducation e che includono un ampioesame dei progranuni di studi internazionali rela tivi al primo ciclo(Lambert, 1989) e da un'analisi condotta all' inizio del 1992 in cui i vicerettori di 273 college e lmiversità concorsi di durata quadriennale hannodescritto le attività internazionalidella propria istituzione (EI-Khawas,1992). Va detto, tuttavia, che questistudi offrono stime: non esistononegli Stati Uniti statistiche ufficialirelative a molti aspetti delle attivitàinternazionali.L'esperienza americana si comprende meglio, forse, quando viene riassunta nei termini dei tre meccanismidistinti con cui una università puòinternazionalizzare le proprie attività:1) mobilità: incoraggiare un flussointernazionale di studenti e docenti;2) curricula: integrare i soggetti e gliinteressi internazionali nei programmi e nei corsi accademici;3) progetti: sponsorizzare progetti dicollaborazione tra cittadini del proprio paese e di altre nazioni.Negli ultimi anni le attività di naturainternazionale delle istituzioni americane si sono intensificate in queste trecategorie. Va detto, tuttavia, che questo aumento si registra a partire daun grado di coinvolgimento internazionale molto limitato.
MobilitàLa mobilità, presa a significare il flusso di docenti e studenti attraverso lefrontiere nazionali, è una componente importante dei legami internazionali tra le università. Negli Stati Unitii principali programmi di mobilitàcomprendono lo studio all'estero termine questo che indica il soggiorno di uno studente in un altro paese(per un periodo che va da un mese aun anno), durante il quale egli svolgea volte del lavoro didattico, ma chespesso è invece finalizzato all'acquisizione di competenze linguistiche edi una conoscenza generale del paeseospite - e lo scambio di docenti - termine che designa situazioni diversein cui un docente americano trascor-
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istituzioni indipendenti
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istituzioni indipendenti
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istituzioni indipendenti
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in progetti di collabora-
istituzioni indipendenti
292220292319
che a partecipare aglisoprattutto i docenti di
tali le letterature compa-di internazionali, divienee il numero dei docentie ha partecipato a pro-
ambio è molto ridotto.
Se si pensascambi sonodiscipline qlrate o gli stuevidente chamericani chgrammi di sc
444838384145
184526
75
781822
5126
518
100
100
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istituzioni pubbliche
istituzioni pubbliche
istituzioni pubbliche
totale
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% delle università con:
fino al 2%dal 3 al 10%oltre il 10%nessun partecipante
totale
fino al 2%dal 3 al 10%oltre il 10%nessun paliecipante
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1-2% dei corsi3- I0% dei corsiI 1-29% dei corsi30% o piùnessuno
progetti
Tabella 2 - Percentuale dei corsi a contenuto internazion
% delle università con: istituzioni pubbliche
ricerca congiuntaformazione tecnica per stranieritelecomunicazionisviluppo cUITiculafOlmazione gestionalealtre aree
Tabella 3 - Percentuale di istituzioni americane impegnatezione all'estero
Partecipazione dei docenti a programmi d
Tabella I - Mobilità di studenti e docenti: istituzioni amer
Partecipazione degli studenti
10
piuttosto limitata. Un piccolo gruppodi. università (1'8% delle istituzionipubbliche e il 5% di quelle indipendenti) riferisce che almeno il 10% deiloro docenti ha partecipato a scambidi questo tipo. Tuttavia una partecipazione dell'1-2% è molto più frequente.
re un periodo di attività accademicapresso Wla università straniera mentre un docente di quel paese è in visita a un campus americano. Alcuniscambi di docenti rientrano nei programmi nazionali. Il prestigioso programma Fulbright promuove daoltre 40 anni lo scambio di scienziatie coinvolge attualmente ogni anno1.000 docenti americani. Anche pergli studenti vi sono soggiorni all'estero parimenti sponsorizzati da programmi nazionali (ad es. le borse distudio Woodrow Wilson). La maggior parte delle esperienze all' esterodi docenti e studenti, tuttavia, è organizzata e finanziata direttamentedalle singole istituzioni.Come ha sottolinea to la famosaesperta americana di scambi internazionali Barbara Bum, negli ultimianni si è assistito a una forte crescitadegli scambi di studenti, docenti einformazioni tra gli Stati Uniti e ipaesi dell'ex~blocco comunista. Adesempio, il numero di studiosi americani che hanno trascorso un lungoperiodo nell'ex-Unione Sovietica eche era inferiore a lO nel 1956, è passato a 1.000 nel 1969 per salire agliattuali 4.000 e oltre.La tabella 1 riassume i dati di W10 studio condotto nel 1992 dall'AmericanCouncil on Education, in ClÙ un campione di istituzioni ha riferito la portata delle proprie attività internazionali(El-I<hawas, 1992). Come si può vedere, quasi tutte le istituzioni americanefinanziano programmi di studioall' estero per i propri studenti: tuttavia un numero ridotto di campus (il2% delle università pubbliche e il 16%delle università indipendenti) hastrutturato questi programmi in mododa farvi partecipare almeno il 10% deipropri studenti. La maggior parte deiGnmpus, infatti, fanno registrare un 1 o2% di studenti impegnati in studiall' estero. Secondo le stime, circa50.000-70.000 studenti americani compiono esperienze di questo genereogni anno. Questa percentuale corrisponde all'incirca a15% dei laureati diogni alUla (Lambert, p. 11).Parimenti, la partecipazione deidocenti ai programmi di scambio è
IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE
CurriculaVi sono essenzialmente due metodicon cui le università americanehanno incluso nei propri curriculamaterie internazionalistiche: unapproccio specialistico, con cui le istituzioni offrono programmi di studiospecifici che si concentrano sulle altreparti del mondo, e un approcciogenerico, in cui la disciplina inerentealle altre parti del mondo è integratanei corsi e nei programmi accademiciregolari dell' istituzione.L'approccio specialistico ha unalunga tradizione nell'istruzione superiore americana. Soprattutto nelleuniversità maggiori, gli studenti sonoin grado di seguire corsi di laurearelativi a certi paesi o regioni delmondo. Negli Stati Uniti ogni anno3.000 studenti conseguono il diplomadi bachelor in studi specialistici di questo tipo. A essi si affiancano annualmente circa 1.000 studenti a livello dil11aster e 200 a livello di dottorato.L'approccio generico è molto menofrequente. Tuttavia, sembra che siaproprio questa l'area di maggiorecrescita e per due motivi: anzitutto, lediscipline internazionali stannodiventando rapidamente parte integrante del curriculum per certi corsidi diploma. Si tratta di corsi di naturadiversa, ma il fenomeno è particolarmente evidente per le discipline economico-aziendali. Ciò riflette il fattoche molte imprese di oggi sono multinazionali oppure scoprono di dovere prendere in considerazione fattorimultinazionali nel delineare le proprie strategie e prospettive. Unaseconda tendenza, che è quella dirivedere i corsi di "formazione generale" in modo da includervi materierelative ad altri paesi e culture, hainfluenzato le discipline consideratepropedeutiche alla specializzazionenel 75% circa delle università americane (Lambert, p. 109).Un indice dell'ampiezza del fenomeno dell'introduzione di curriculainternazionalistici è dato dall' analisieffettua ta nel 1992 dall' AmericanCow1Cil on Education. Come si evince dalla tabella 2, un forte numero diuniversità e college include discipline
internazionali nel 3-10% dei corsiofferti. Inoltre in molte istituzioni (il33% di quelle pubbliche e il 39% diquelle indipendenti) 1'11 % o piÙ deicorsi ha carattere internazionale. ÈpiÙ probabile che siano gli specializzandi in storia e letteratura a frequentare corsi a contenuto internazionale, mentre la percentuale minore si registra per gli studenti di scienze (Lambert, p. 114).
Progetti di collaborazioneI progetti di collaborazione intrapresicon le università straniere sono laterza grande categoria di attivitàinternazionale per le istituzioni diistruzione superiore americane. Inquesto contesto, i progetti si riferiscono a un'ampia gamma di programmiin cui esse sviluppano legami conuna o piÙ università straniere persvolgere un compito o un progettospecifico, che può includere programmi di ricerca congiunta, sviluppo di programmi accademici specialistici che attingono ai punti di forzadi ogni paese, attività formative incomune, progetti di revisione curricolare oppure sviluppo congiunto dinuovi istituti o programmi specialistici. In passato le facoltà di Agrariadi diverse importanti università americane finanziate dallo Stato hannorealizzato progetti di ricerca diampio respiro e sul lungo termine.Con tali progetti, si richiede un fortelivello di collaborazione: capita spesso che molti componenti di ogni istituzione risultino coinvolti per unlungo arco di tempo. Del progettopuò essere parte lo scambio di visitedi docenti e studenti, ma la finalitàprimaria di simili iniziative è la realizzazione di obiettivi specifici. Esserichiedono un forte impegno istituzionale sul lungo termine e in questosi differenziano dalle visite solitariedi alcune intrepide matricole o dipochi austeri studiosi. E tali progettioffrono buone prospettive di sviluppo sotto forma di collaborazioni alungo termine basate su comuni interessi e vantaggi pratici.Anche quest'area ha fatto registrareun aumento delle iniziative assunte.
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Chiaramente, buona parte di taleimpulso deriva dalle nuove opportunità createsi con la caduta della cortina di ferro. Negli ultimi anni un grannumero di istituzioni americane hasviluppato legami con le universitàdei paesi dell'Europa centro-orientaleo dell'ex-Unione Sovietica. Sulla basedell' analisi condotta nel 1992, quasila metà delle istituzioni degli Sta tiUniti sta attualmente realizzando unqualche genere di programmanell'Europa centro-orientale. Date leparticolari circostanze in cui operanole università di quei paesi, non è strano che i legami sviluppati abbianopreso spesso la forma di progetti dicollaborazione anziché quella piÙlimitata di scambio di studenti odocenti. Così, ad esempio, molte prestigiose università americane si sonoimpegnate in un progetto di collaborazione per sviluppare degli incubatori in Polonia e nelle RepubblicheCeca e Slovacca. Un altro esempio èquello del Consorzio dei CollegeCristiani - 75 università americaneprivate di piccole dimensioni - cheha istituito un fondo per la progettazione e la realizzazione di un programma di MBA basato sui valori cristiani in diverse università dell' exURSS. Come mostra la tabella 3, unbuon numero di istituzioni americane è attualmente impegnata in varitipi di progetti di collaborazione conle istituzioni di altri paesi.
Prospettive per gli anni '90
Le azioni di internazionalizzazionedelle istituzioni americane hannoavuto negli ultimi anni un notevoleimpulso. Continuerà ad essere così?Si è raggiunto un punto critico passato il quale ci si può attendere unimpegno sempre maggiore? Vi sonoargomenti sia a favore che controquesta ipotesi.Si possono citare svariati fa ttori persos tenere la teoria che le attivi tàinternazionali delle istituzioni americane continueranno a svilupparsi fracui, forse, il piÙ convincente è la crescente consapevolezza da parte delle
imprese americane della necessità diavere una prospettiva internazionalee quindi di un sapere e di una sensibilità internazionale da parte dei loroimpiegati e dirigenti. Pertanto alleuniversità verrà richiesto sempre piùdi far diventare i corsi internazionaliuna parte integrante dei programmidi formazione alle discipline economico-aziendali.È pertanto significativo che a taliprogrammi affluisca il 30-40% ditutti gli studenti di primo ciclo, ossiauna parte imponente del corpo studentesco.L'attività internazionale delle università americane è in molti casi influenzata dalle istituzioni straniere. Il casopiù eclatante è quello del Giappone.Diverse istituzioni americane hannodifatti stretto accordi con sponsorgiapponesi per offrire agli studentinipponici dei programmi accademicinegli Stati Uniti. Inoltre almeno 15università amèricane hanno di recente sviluppato programmi accademicida realizzare in Giappone; questiprogrammi sono rivolti agli studentigiapponesi, ma seguono l'impostazione didattica americana. Molte iniziative provengono dalle universitàdell' ex-blocco comunista. L'lnstitutefor International Education agisce dacamera di compensazione e, tra glialtri servizi, divulga negli Stati Unitii tipi di assistenza e di scambi ricercati dalle università dell'Europa centro-orientale e nelle ex-RepubblicheSovietiche. Così, come ben sanno leuniversità di molti paesi industrializzati, anche il rapido sviluppodell' istruzione post-secondaria deiPvs ha promosso un nuovo interesseverso l'esperienza dei paesi ind ustrializzati e i loro sistemi di formazione post-secondaria. Negli ultimianni le singole istituzioni, o più difrequente i ministeri dei Pvs, hannospesso contattato le università o leassociazioni universitarie americaneper chiedere informazioni e assistenza tecnica.Sul lungo termine a favorire lo sviluppo della dimensione internazionale è la crescente diversità etnicadella popolazione americana, che si
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evince chiaramente dall' esame deinuovi iscritti. Essa ha due effetti:anzitutto, cresce il nW11ero degli studenti interessati ai corsi che affrontano tematiche relative ad altri paesiperché esse fanno parte del propriopatrimonio familiare e, secondo fenomeno ad esso collegato, una partesempre crescente degli studenti delleuniversità americane ha stretto rapporti con persone provenienti da altripaesi e trova pertanto naturale eauspicabile frequentare dei corsi cheoffrano una prospettiva globale.Bisogna anche ammettere, tuttavia,che esistono grandi ostacoli allo sviluppo di tale ottica internazionale.Gli atteggiamenti e le convinzionipersonali sono state in passato e sonotuttora un problema; in alcuni stati ein alcune università non si favoriscono le attività internazionali, considerate a volte come frivole e non necessarie.Il maggiore ostacolo è comunque dinatura finanziaria. Dato che moltiprogrammi sono autofinanziati, ognitentativo di sviluppare un nuovoprogramma deve subito affrontare ladomanda di come trovare i fondi perfinanziarlo. Questa necessità soffocamolte iniziative perché i costi diavviamento di un programma sonoconsiderevoli e non è facile ottenerliper un progetto non rodato. I presidie gli amministratori delle istituzioniamericane sanno bene che il reperimento delle persone e dei fondinecessari ad avviare un programmapuò essere un notevole ostacolo allainternazionalizzazione delle attivitàaccademiche. Nella situazione attuale, ora che la recessione colpiscemolti Stati, buona parte delle università statali dispone di budget ristrettio addirittura più ridotti che in passato (EI-Khawas, 1992). Molti rettorisono quindi stati costretti a rinviareo ridurre molte delle attività messein programma. A dire il vero, le istituzioni possono fare molto permigliorare la prospettiva internazionale di docenti, studenti e programmi senza un grave impegno finanziario, ma i vincoli finanziari possonoinfluenzare in modo significativo il
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ritmo del cambiamento e lo spessoredegli impegni presi.Cosa avverrà in futuro? Possiamofare un'ipotesi, che potrebbe rivelarsierronea. Per gli anni '90 si può ipotizzare una tendenza alla crescita. Èvero che le risorse finanziarie sonoun problema, ma lo sono semprestate. Tra gli elementi che dovrebbero favorire la tendenza alla crescita visono le nuove opportunità offertedall'Europa centro-orientale e, cosaforse ancor più importante, il diffondersi tra i rettori americani della convinzione che una consapevolezza euna sensibilità internazionali sianouna componente sempre più essenziale della formazione superiore.È allora probabile che gli amministratori delle wliversità continueranno a usare il proprio ingegno e lapropria inizia ti va per riuscire aespandere le proprie attività internazionali. Una iniziativa promettente,ad esempio, sembra essere lo svolgimento di periodi di lavoro all' esteroanziché di studio. Così facendo glistudenti acquistano una considerevole esperienza in un altro paese, maricevono anche un compenso per illavoro svolto. Ciò rende loro più facile pagare le rette che consentono alcollege di portare avanti l'iniziativa.Un altro metodo relativamentenuovo, ma interessante, è l'uso delletelecomunicazioni tra un'universitàamericana e una sua omologa in unaltro paese. Questi "legami elettronici" possono creare un livello di interazione e di scambio che non sarebbepossibile avere altrimenti. Nel corsodi questo decennio appare semprepiù probabile l'utilizzo di questi e dialtri nuovi meccanismi per espandere ulteriormente la portata internazionale dell'attività delle istituzioniamericane.
IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE
L'ASSISTENZAFINANZIARIA
AGLI STUDENTIdi Ivan P. Nil<olov e Jacl< W. Graham
Southern Illinois University
Introduzione
Questo articolo cerca di fornire unquadro riassuntivo dei programmifederali di assiste11za finanziaria aglistudenti e di passare brevemente inrassegna i meccanismi alla base deiprogrammi esistenti negli USA a livello federale e statale*. Esso tracciainoltre una panoramica delle idee edelle tendenze che caratterizzano ilsistema all'inizio degli am1i '90. I datiforniti e le fonti per un ulterioreapprofondimento attestano il ruoloattivo del governo nei cambiamentiqualitativi e quantitativi in attonell'istruzione superiore americana eillustrano l'effetto dei cambiamentinell' assistenza finanziaria sull'interosettore.
Specificità e valenza politicadel sistema
L'assistenza finanziaria concessa aglistudenti è probabilmente uno deimigliori indicatori della strategia economica e sociale di un governo inquanto ne riflette le filosofie di sviluppo. Volendo discutere del sistemadi assistenza finanziaria offerta agli
* Traduzione da Higiler Edllcalioll iII Ellrope,Val. XIX, No.3, 1994.
studenti negli Stati Uniti d'America alivello federale, però, bisogna tenerpresenti due punti importanti.Il primo è la specificità del sistema diistruzione superiore del paese, fruttodi intense relazioni sociali, politicheed economiche, le cui pressioni sono
L'istruzione superiore
americana è una "grande
impresa a carattere
intellettuale e finanziario",
In tale contesto, vengono
analizzate le strategie
generali e le tipologie
d'intervento a sostegno
econOlnico degli studenti
difficilmente comprensibili dall'esterno. Costituzionalmente l'istruzione è demandata alla responsabilità dei singoli Stati piuttosto che alivello federale, ossia nazionale.Questo fatto fornisce una giustificazione legislativa all'assenza di unaautorità federale formalmente prepo-
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sta all'amministrazione cen trale delsistema. Negli Stati Uniti esistonocinquanta sistemi di istruzione pubblica, ognuno con caratteristiche proprie, ivi inclusi i programmi di assistenza statale a favore degli studenti.Tuttavia negli anni '50 !'impegnofinanziario profuso dal governo afavore dei programmi di istruzione edi ricerca di importanza nazionale haportato a una forte influenza indiretta sul mondo accademico. È quindicorretto dire che l'istruzione superiore americana è un'area di interessiacquisiti fortemente regola ta in cuiogni cambiamento viene percepito alivello nazionale. Ciò vale particolarmente per il settore pubblico, anchese è in costante crescita il numero diistituzioni private che dipendono dalsostegno finanziario del governo.Collegata alla specificità del sistema èla sua valenza politica. Al giornod'oggi, quando uno stato si trova astanziare le proprie risorse, si verificano forti scontri politici che vedonol'istruzione superiore opposta ad altriprogrammi ad eleva to con tenu tosociale come l'assistenza medica, laprevenzione del crimine e la tuteladella sicurezza dei cittadini, i servizisociali per i disabili e altre tematichedi pari importanza. Il legislatore devetenere in considerazione gli interessidell'intero mosaico elettorale, e particolarmente quelli dei gruppi più
Università di Trieste:In segreterin studenti nell'edificio centmle
influenti e determinanti. La maggiorparte dei college e delle universitàpubbliche deve fino all'80% dei propri fondi allo Stato. Questo vincolo lirende entità amministrative prive diquella autonomia che viene loro tradizionalmente attribuita. In realtàessi devono sottostare a tutta unaserie di requisiti e restrizioni statali efederali tra cui la capacità amministrativa, il conseguimento degli obiettivi e la qualità dei programmi. Ilprocesso ha rafforzato il ruolo deiconsigli statali per l'istruzione superiore che ham10 cercato di coordinaretutti i programmi di istruzione superiore all'interno di ogni Stato. Aseconda delle specificità dei regolamenti amministrativi e dell'attivitàpolitica di ogni Stato, questi organifungono da moderatori, da filtri epersino da principali rappresentantidell'istruzione superiore pubblicadello Stato nei processi di definizionedegli stanziamenti in ambito legislati-
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UNIVERSITAS 54
vo e amministrativo statale.Bisogna sempre ricordarsi che l'istruzione superiore americana è W1a grande impresa a carattere intellettuale efinanziario. Secondo dati recenti trattidalla Chrol1icle of Higher Edllcntion del26 agosto 1992, negli anni 1990-92c'erano negli USA 3.559 college e università con 13,7 milioni di studenti.Tra le istituzioni di durata quadriennaIe 595 erano pubbliche (statali) e1.546 private, e vi erano iscritti rispettivamente 5,8 e 2,7 nùlioni di studenti.Gli altri 5,2 milioni di studenti frequentavano le 972 istituzioni pubbliche e le 446 istituzioni private di durata biennale. La spesa pubblica annuaera di 134,7 miliardi di dollari (85,8miliardi nel settore pubblico e 48,9miliardi nel settore privato).La seconda caratteristica legata alproblema degli aiuti agli studenti ècostituita dalle dimensioni, dalla ricchezza e dalle tradizioni delle istituZiOlÙ stesse. Attualmente, a causa delloro potenziale finanziario, esito didonazioni bene investite, di legamipolitici o di una gestione accorta oimprudente, le diverse istituzionipossono in varia misura fornire aiutifinanziari ai propri studenti.Poclùssime hanno le risorse necessarie per sviluppare un proprio sistemadi assistenza finanziaria e le tasseaccademiche continuano a costituirela loro principale fonte di reddito.Secondo Frances (1990) le tasse accademiche tra il 1980 e il 1990 sonoaumentate del doppio rispettoall'inflazione. Quindi gli studentidevono pagare tasse piÙ elevate ehanno bisogno di aiuti finanziarisempre maggiori.Alcuni autori, come l'ex ministrodell'Istruzione William Bem1ett o l'expresidente del National Endowmentfor the Humanities Lynn Cheyneysono critici nei confronti di questosistema e accusano il mondo accademico di sfruttare gli aumenti delletasse per ottenere istituzionalmentefondi federali, dato che l'ammontaredegli aiuti aumenta con il cresceredelle tasse accademiche. Ci sonoinvece prove che dimostrano che lecose stanno diversamente. Secondo
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McPherson e Schapiro (1991), Leslie eBrinkman (1988), Sto John e Noel(1988), gli aiuti concessi agli studentisono una componente importantenella decisione di iscriversi all'università e costituiscono un aiuto concreto alla dida ttica e alla ricerca.Oltre a essere un fattore importantenello sviluppo delle strategie istituzionali, gli aiuti finanziari sono strettamente legati alla pianificazione alungo termine, alle politiche di accesso, agli stipendi e compensi deidocenti e allo sviluppo dei programmi e contribuiscono ad evitarel'abbandono dell'università da partedegli studenti. La disponibilità diaiuti finanziari contribuisce ancheallo sviluppo di relazioni positive tragli studenti e la comunità, siaall'interno che all'esterno del cnmpus.Le discussioni sulla limitazione deisussidi federali, specie per programmi come il Peli Grant che verrebberosostituiti da iniziative di prestitoregionale, ham10 creato nuove tensioni sociali nel campo dell'istruzionesuperiore. I tagli apportati ai sussididal governo federale e dalle amministrazioni statali, dovuti al declinonello sviluppo economico globaledegli USA, ham10 indotto due reazionifondamentali. Alla fine degli anni '80e all'inizio degli anni '90 i fondi stanziati da molti Stati a favore dell'istruzione superiore pubblica eranocostanti o in diminuzione. Questasituazione ha fatto sì che le istituziOlÙaumentassero le tasse accademicheper far fronte alle spese crescenti,esercitando così una maggiore pressione sul governo federale e stataleonde ottenere un incremento degliaiuti destinati agli studenti provenienti da famiglie con reddito mediobasso. Il governo federale ha manifestato la tendenza a trasformare i sussidi finanziari in prestiti agevolati.
Reperire i fondi:una domanda, tante risposte
Dato che i sussidi federali e statali nonerano sempre sufficienti, molte istituzioni di istruzione superiore hanno
IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE
Fonte: "Almanac", The Chronicle or Higher Educotion (26 agosto 1992), p. 6
Beneficiari dell'assistenza finanziaria agli studenti negli USA per il 1990/91
programma importo complessivo totale pro capite(in migliaia di dollari) (in dollari)
Peli Grant 3.300 1.489SEOG 678 648College Worl<-Study 876 940Perl<ins Loan 804 1.Q70Stafford Student Loan 3.633 2.709Supplemental Loan 576 2.829for StudentsPLUS 293 3.313Sussidi e incentivi statali 1.681 1.148
seguito il secondo approccio, ossiahanno copiato la filosofia aziendalerealizzando stra tegie e poli ticheaggressive di marketing per mantenere costanti o aumentare le iscrizioni,incrementando ulteriormente le tasseaccademiche e riorganizzando le istituzioni con la riduzione di alcw1i programmi e l'eliminazione di servizimarginali. È stato attuato un intensoprogramma di raccolta di fondimediante sovvenzioni private (spessoin cooperazione con società private). Èstata condotta un'attiva campagna peraumentare i fondi operativi ricorrendo a ogni fonte possibile. A livellofederale e statale sono aumentate lecandidature per usufruire dei sussididi formazione e ricerca.Il sistema di assistenza finanziaria hacostituito un ulteriore motivo didiscussione. Anzitutto esso consistedi una vasta gamma di sussidi e prestiti, di cui spesso la stessa personapuò usufruire congiuntamente (perquesto motivo i dati presentati nellatabella sono in parte fuorivianti). Manon c'è dubbio che l'assistenza aglistudenti sia tm'impresa finanziaria didimensioni nazionali che unisceamministrazioni e legislatori federali,statali e locali, istituti di credito e diassicurazione, comunità, università estudenti. Gli aiuti federali e stataliconcessi nel 1990/91 hanno toccato i27,85 miliardi di dollari. Ma questasomma è solo la punta dell'iceberg,considerando che nel caso dei prestitiviene preso in considerazionel'importo relativo al pagamento degliinteressi e non al prestito in sé e persé, che è oggetto del singolo rapportostipulato tra lo studente e la banca.Va inoltre chiarito che l'istruzionesuperiore rappresenta un tema politico estremamente delicato. Il sistemadi assistenza agli studenti va a toccare principi di base dell'istruzionesuperiore americana come l'accessibilità delle istituzioni, le radici sociali,la missione, l'eccellenza accademica ela tutela della componente femminilee delle minoranze. Le dinamichedegli anni '90 sono cara tterizza tedalla recessione finanziaria, dalladiversità etnica e culturale, dall'accre-
sciuta partecipazione delle donne edelle minoranze, dalla crescente pressione esercitata dai vari gruppi diinteresse sui processi decisionali e da .un numero sempre maggiore di studenti non tradizionali, che costituiscono quasi il 50% degli iscritti all'inizio degli anni '90. Il sistema di assistenza finanziaria deve tener conto ditutti questi cambiamenti. Per sviluppare ulteriormente le idee su questoargomento passeremo ora brevemente in rassegna i programmi di assistenza esistenti a livello federale.
I programmi federali diassistenza finanziaria
Dopo i Land Grant Act del 1862 e del1889, il primo intervento cospicuodel governo federale in materia diistruzione superiore si è avuto con ilServicemen Readjustment Act del1944, noto anche come G.I. Bill. Inpratica il G.I. Bill ha costituito unprecedente per la responsabilità cheil governo federale si assume verso igiovani reduci di guerra; esso garantiva loro infatti l'assistenza finanziaria nel caso avessero voluto frequentare l'università e così facendo intendeva favorirne il reinserimento nellasocietà come civili. L'assistenza veniva fornita direttamente allo studenteche poteva scegliere l'istituzionefavorita, fermo restando il superamento delle prove di ammissione.Questo sistema, fornendo assistenza
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direttamente agli interessati anzichéalle istituzioni, ha contribuito a evitare il problema di sovvenzionare leistituzioni collegate alla Chiesa, cheper legge sono separate dallo Stato.In realtà, come assistenza finanziariaindiretta, ne halU10 beneficiato le istituzioni sia pubbliche che private, iviincluse quelle legate alla Chiesa. Difatto lo studente diventa un partecipante attivo nel processo di evoluzione didattica, cambiando la stessa filosoÌla ....jel mondo accademico americano. Questa legge ha potenziato ilsistema post-secondario con la creazione di una nuova istituzione - ilcOl11l11unity o junior college.Ulteriori misure adottate dal governofederale in materia di assistenzafinanziaria agli studenti sono dovuteal clima politico dell' epoca dellaguerra fredda. Il cosiddetto "shockda Sputnik" causò un ampio intervento del governo nel settoredell'istruzione, che fu dettato dalleesigenze di difesa del paese ed ebbecome risultato il National DefenseEducation Act del 1958. Questo provvedimento forniva sussidi federali eprestiti agli studenti e ai dottorandiin matematica, scienze e lingue. Inseguito il movimento per i diritti civili degli anni '60 portò a una tutelaparticolare delle minoranze. Il quadro legale in materia di assistenzafinanziaria a livello federale fornitodal titolo IV dell'Higher EducationAct del 1965 non è stato modificatoradicalmente. Esso prevede sussidi
per i meno abbienti, prestiti per glistudenti delle famiglie a medio reddito e sostegno alle università perchéforniscano programmi congiunti distudio e lavoro agli studenti di famiglia a reddito medio o basso. Nellostesso anno un emendamento delSocial Security Ad ha concesso sgravi fiscali alle famiglie i cui figli frequentavano l'università grazie a queste forme di assistenza (Finn, 1978).
I programmi federalidI sussidi
Dal 1958 al 1972 è stato attivato unprogramma di sussidi denominatoEducational Opportunity CrantProgramme (EoGP) che ha operatosotto gli auspici del National DefenseEducation Act. Nel 1972 la situazioneè mutata a seguito dell'introduzionedei PelI Crant quale principale sussidio federale ~ della trasformazionedell'EOGP in Supplemental Educational Opportunity Crant Programme(SEOGP). La differenza sta nella fontedei sussidi (il SEOG è finanziato dalDipartimento della Difesa). L'assistenza finanziaria agli studenti includetutte le istituziOlÙ post-secondarie chepartecipano ai programnù contemplati nel Titolo IV (Pell Crant, CollegeWork-Study, Cuaranteed StudentLoans, anche detti Stafford Loan e iParents Loan for UndergraduateStudents, ossia i PLUS).Un ulteriore gruppo di sussidi comprende i casi in cui l'assistenza finanziaria è collegata allo svolgimento diservizi di pubblica utilità. Essi includono: a) i sussidi corrisposti per servizi già effettuati, di cui sono tipiciesempi il C.I. Bill e i successivi programmi di analogo contenuto; b) isussidi corrisposti per servizi pubblici da effettuarsi dopo la corresponsione del sussidio stesso: programmicome il Reserve Officers TrainingCorps Programme (ROTC), il National
,t!ealth Service Corps ScholarshipProgramme (NHSCS), il CongressionalTeacher Scholarship (CTS) prevedonoche dopo la laurea i beneficiari delsussidio svolgano la propria attività
UNIVERSITAS 54
Università di Trieste: la facoltà di Magistero
professionale a favore della collettività per un certo arco di tempo e dietro un modesto compenso; c) i programmi che prevedono la dilazione ela cancellazione del prestito in cambio di servizi resi alla collettività inorganismi come i Peace Corps, iVoIun teers in Service to America(VISTA) e simili (ad esempio l'attivitàdidattica svolta a favore dei disabiliriduce il debito del 15% nei primidue anni di servizio, del 20% nelterzo e quarto anno e del 30% nelquinto).
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I programmi federalidI prestiti
Introdotto nel 1958 nel quadro delNational Defense Education Ad, ilprimo programma di prestito (ilNational Defense Student LoanProgramme, attualmente denominatoPerkins Loan ProgranU11e) era indirizzato agli studenti a medio reddito chenon potevano usufruire dei sussidi. Ilconcetto fu in seglùto sviluppato finoa divenire lma delle principali fonti diassistenza federale e statale. Nel 1965
IL TRIMESTRE/MODELLI ETENDENZE DELLE UNIVERSITÀ AMERICANE
fu introdotto nel Titolo IV dell'HigherEducation Act il Guaranteed StudentLoan Programme (GSL), in seguitochiamato Stafford Loan Programme.Il prestito, concesso da e~1ti pr~v~~i ~tutti coloro in possesso del reqUIsItI dIlegge, viene doppiamente garantitodal governo federale tramite un'assicurazione e una integrazione degliinteressi (il governo copre in pratica ladifferenza tra il tasso d'interesse delmercato e il tasso più contenuto concessO allo studente, che era in originedel 7%). Alla fine degli anni '70 ilCongresso permise a tutte le bancheprivate di partecipare al programma eagganciò il tasso di interesse alla ~uttuazione dei rendimenti dei Buom delTesoro annuali, fornendo così condizioni finanziarie favorevoli a tali investimenti.Gli studente devono estinguere ilproprio debito in un arco di tempoche varia a seconda del singolo contratto stipulato. Per lo Stafford LoanProgramme, ad esempio, il rimborsoinizia in genere un anno dopo la laurea, con possibilità di dilazioni fino aventi aiuti. I partecipanti al programma - questo è uno degli indicatoridel suo successo - sono passati da 1milione nel 1977 a 3,6 milioni nel1989, mentre il volume dei prestiti èsalito da 1,3 miliardi nel 1975/76 a9,5 miliardi nel 1988/89 (Mumper eArk, 1991). Questi aumenti sonoanche attribuibili a una maggiorepartecipazione femminile negli AnniOttanta (Frances, 1990).Anche se il quadro generale non èchiarissimo dato che gli studenti possono usufruire di diverse forme diaiuti finanziari (sussidi, prestiti) perfar fronte alle proprie spese, la tabella può comunque fornire una panoramica del fenomeno.Negli anni '80 il governo federale haintrodotto altri programmi di prestito quali il Parents Loan forUndergraduate Students (PLUS) nel1981, il Supplemental Loan forStudents (SLS) nel 1982 e l'IncomeContingent Loan (lCL) che fu avviatocome progetto pilota nel 1987.I primi due programmi offrono unsemplice prestito per un ammontare
massimo di 4.000 dollari l'anno e unimporto complessivo massimo di20.000 dollari. Il loro tasso di interesseè variabile e riflette le fluttuazioni deiBuoni del Tesoro per l'anno in questione. La loro restituzione inizia asessanta giorni dalla conclusione delprestito, così che di fatto questi programmi costituiscono semplicementeun modo di ottenere W1 finanziamento (Fenske et al, 1983, Hartle, 1991).L'lcL è stata wÙdea basata sulla reiterazione dell'Higher Education Act nel1986 e consente di collegare gli interessi sul prestito al reddito del beneficiario, con un tasso massimo del 12%per gli studenti ad alto reddito e untasso minimo del 5% per gli studentia basso reddito. Questo programmanon prevede W1 sussidio federale suitassi di interesse. Inoltre tutti i partecipanti, per poterne usufruire, devono fornire anno per anno informazioni sul proprio reddito. In linea diprincipio, quindi, lo studente ottieneun prestito per la propria formazionee ripaga il governo in un certo arco ditempo grazie al proprio reddito.
Il College Work-StudyProgramme
Il College Work-Study Programme sibasa su un concetto cardine della tradizione americana secondo cui "ècon il proprio lavoro che gli studentisi pagano l'università". In terminipiù generali, gli universitari percepiscono un compenso per i servizi resialle istituzioni universitarie. I serviziincludono lavori impiegatizi, manutenzione delle strutture del college odella comunità e non possono superare le venti ore settimanali. Il programma è sovvenzionato dal governo federale sotto forma di sussidifinanziari di cui beneficiano sia leistituzioni che gli studenti in situazione di reale difficoltà economica.Nel 1986 un emendamento dell'Higher Education Act ha esteso ilsostegno finanziario federale alle istituzioni che utilizzano gli studenti inpossesso dei requisiti prescritti inprogrammi sociali a favore dei disa-
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bili, delle famiglie più svantaggiate,contro l'abuso di droghe e alcool esimili. Il governo federale forniscefino al 90% del compenso degli studenti più il 10% del costo totale delprogramma fino a un tetto massimodi 20.000 dollari come rimborso dellespese amministrative.
I programmi statali diassistenza finanziaria
Una caratteristica particolare delleprime università americane, cheerano istituzioni private, è statol'ampio sostegno pubblico di cuihanno goduto. Spesso lo Stato garantiva loro privilegi come il diritto diincamerare le tasse di circolazione, iproventi dalle lotterie statali, etc.(Brubacher e Rudy, 1976). Nella maggior parte dei casi l'assistenza finanziaria agli studenti meritevoli mapoveri fu demandata alle università,che svilupparono una flessibilità particolare in tale materia.Nel 1919 lo Stato di New York creò ilprimo programma di aiuti finanziariagli studenti. Esso non ebbe però ungrande seguito, probabilmente acausa dei bassi costi della frequenzaaccademica (in media 238 dollari nel1930) e dello scarso interesse pubblico ( Brubacher e Rudy, 1976).Nel 1946 il governo statale divennesempre più coinvolto nel campodell'istruzione superiore pubblica.Sovvenzionando direttamente le istituzioni, lo Stato accrebbe il suo controllo politico e amministrativo.Come forma di assistenza indirizzatain modo particolare agli studenti abasso reddito fu introdotto in tutti gliStati lo State Student IncentiveGrants Programme. Per questa formadi sussidio statale sono stanziati 1-2milioni di dollari per Stato.Molti Stati hanno creato programmispeciali per incoraggiare i genitori aprovvedere per tempo alle spese chedovranno sostenere in futuro perl'istruzione dei propri figli. Essi prevedono l'acquisto di buoni di risparmio e fissano un tetto alle tasse accademiche.
Le iniziative più recenti
Nel 1991 il Congresso ha discussooltre venti iniziative in materia diistruzione. Dal punto di vistadell'assistenza finanziaria agli studenti esse possono essere suddivisein quattro categorie: programmi collegati ai buoni di risparmio federali estatali, schemi di prepagamento delletasse accadenùche, ilùziative di servizio sociale e iniziative di accessogarantito.
Pro~rammi collegati ai buonidi rIsparmio federali
Nel 1988 il Congresso approvò laproposta del Senatore Ed wardKennedy del Massachusetts che prevedeva la deducibilità dall'imponibile degli importi relativi al riscatto deibuoni di risparmio federali, qualoraessi venissero impiegati per coprirele spese dell'istruzione superiore. Inquesto modo si evitavano i costi connessi a una nuova emissione di buonispeciali e al contempo si aggiravanoalcuni ostacoli legislativi. La proposta fu recepita nel Tax Reform Actdel 1986 sotto forma di emendamento tecnico. Ai sensi di tale provvedimento i contribuenti con redditi finoa 40.000 dollari godono di una esenzione fiscale totale, mentre beneficiproporzionali sono concessi ai titolaridi W1 reddito compreso tra i 40.000 ei 60.000 dollari. Dato che tali beneficisi applicano solo con i nuovi buonifederali di risparmio (serie EE), ilJoint Tax Committee ha calcolato cheil costo del programma come minoregettito fiscale per i primi cinque annisarà di 281 milioni di dollari, mentresi prevede un aumento nelle venditedei buoni pari a 17,5 miliardi (Hartie,1991; Lewis, 1988).
Pro~rammi collegati ai buonidi rIsparmio statali
Tra le prime iniziative in questo settore va ricordato un provvedimentolegislativo dell'Illinois, il Baccalaureate
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Savings Act del dicembre 1987. Esso èbasato slilla vendita a livello nazionaledi obbligaziOlù di taglio compreso tra i1.120 e i 3.695 dollari e con scadenzavariabile da 5 a 20 anni. Il principioalla base del provvedimento è la vendita di obbligaziOlù a tasso zero per lU1importo che dovrebbe corrispondereall'ammontare delle tasse accademichefuture (di norma quelle prevedibilialla scadenza). L'interesse sui titolinon è gravato da imposte federali ostatali, con reciproci vantaggi per gliinvestitori e i gelùtori, almeno in teoria(perché chi può dire con esa ttezza aquanto ammonteranno in futuro letasse accademiche?). L'incentivo adinvestire è dato dall'esenzione fiscaleconcessa ai genitori, che può arrivarefino a 25.000 dolari esclusi gli interessi(e dal fatto di avere garantito l'importo per pagare le tasse accademiche).Secondo J. Merisotis (1991), lo Statodell'Illinois ha venduto 265 nùlioni dibUOlÙ di risparmio "didattici" nel 1988(e la cifra sale a 380 miliOlù di dollarise si considerano tutti gli Stati interessati all'iniziativa). Programmi analoghi sono stati infatti introdotti anche inKentucky, Virguùa e Rhode Island.
Schemi di prepagamento
In origine questa iniziativa fu introdotta alla Duquesne Universitynell' ambito di un progetto statale.L'idea che ne era alla base era semplice. A chi avesse aderito sarebberosta te garantite le tasse accademicheallora vigenti per un corso quadriennaIe, purché l'iscrizione avvenisseentro 15 anni e previo superamentodell'esame di ammissione. L'iniziativa si rivelò poco efficace per una SU1
gola istituzione a causa del livello critico dei fondi necessari per gli inves timen ti stra tegici richies ti (laDuquesne, infatti, ritirò il progettonel 1988).Nel 1986 lo Stato del Michigan varòun progetto chiamato MET (MichiganEducation Trust) che offriva due possibilità. La variante"A" garantiva lapossibilità di ottenere il rimborso delcapitale meno le spese amministrati-
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ve. La variante "B" consentiva, a unprezzo leggermente superiore, lapossibilità di rimborso del capitale,degli interessi e delle spese amministrative. In entrambi i casi era possibile ottenere l'iscrizione a qualunquecollege statale fino allivello del baccalaureato.Attualmente simili iniziative sonodiffuse in nove stati e il MET vennepreso a modello per uno schema analogo, ma a livello federale, propostodai senatori Clairborn PelI e PatWilliams sotto forma di un fondofiduciario. Questa proposta è oradiscussa ampiamente come una possibile iniziativa strategica.
Un approccio critico
I tentativi di trovare la nùgliore soluzione possibile alla necessità di fornire lm'equa assistenza finanziaria aglistudenti universitari hanno spessoomesso di prendere in considerazionel'ampio spettro sociale, le tradizioniistituzionali e le tematiche politichecaratteristiche dell' istruzione superiore americana. Qualsiasi progettobasato su prestiti e buoni di risparmionon è proponibile per gli studenti lecui famiglie halmo W1 reddito inferiore a 18.000 dollari: essi possono solosperare in W1 ampliamento dei sussidi. Tentativi come quello compiutodall' allora ministro dell'IstruzioneLamar Alexander, che aveva intesoaumentare l'importo pro capite deiPelI Grant riducendone il numero deibeneficiari a 400.00 furono oggetto diaspre critiche (de Lounghry, 1991).Tali reazioni sono giustificate. Leodierne tendenze infiazionistiche tendono a far salire il limite di povertà,includendo così nella fascia a rischiomolte famiglie con reddito mediobasso. Il problema di fornire sussidisufficienti a un numero di studentiampio e in costante crescita è estremamente serio. I programmi cheaccentuano la specificità di un'istituzione, quelli rivolti alle minoranze eagli studenti stranieri, alle donne ead altri gruppi meno rappresentati inseno alla società entrano in rivalità
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tra di loro per ottenere i fondi disponibili, che nel 1992 sono stati moltolimitati. Senza un radicale cambiamento delle organizzazioni statali efederali che erogano i sussidi e con leridotte somme e fonti di introiti adisposizione, i conflitti appaionoquasi inevitabili.Un altro tema scottante è la contrazione del volume di aiuti finanziaridisponibili. Secondo il College Boardla crescita dei sussidi tra il 1981 e il1989 è stata solo del 10%. Per CarolFrances (1990) questa crescita limitata è dovuta al fatto che ad aumentaresono stati non tanto i sussidi quanto iprogrammi di prestiti.L'idea stessa di sviluppare un fondonazionale per i prestiti imperniato suorganismi non a fini di lucro èattraente, ma nella realtà si è rivelataimpraticabile. Dopo il dissesto delNational Educational Trust Association i cui 30 milioni di debiti sonoandati a gravare;sul Dipartimentodell'Educazione, è stato disposto ilblocco di simili inizia tive per ilmomento presente. Uno dei motivialla base di questa decisione è il conflitto di interessi che si viene a crearetra le diverse istituzioni di istruzionesuperiore. Iniziative di questo tipofornirebbero difatti uno scudo finanziario per i college di piccole dimensioni, ma per avere successo, il programma dovrebbe ottenere il sostegno della università più importanti.Queste, a loro volta, sono restie apartecipare a programmi restrittivimiranti a ridistribuire le risorse e alimitare le proprie iniziative. Il fatto èche al momento le grandi universitàsono in grado di dettar legge in materia di tasse accademiche e di definirele proprie politiche finanziarie.Le strategie basate su varie forme di.risparmio sono un tema complessodal plmto di vista sociale ed economico. Tali programmi attraggono i genitori benestanti, che sarebbero comunque in grado di pagare le tasse accademiche. Essi sembrano essere unelemento importante per la stabilitàfinanziaria futura di molte istituzioni,tuttavia hanno conseguenze socialilimitate per molti studenti. Il pericolo
è dato dagli effetti immediati che sudi essi avranno i cambiamenti deitassi di rendimento e dell'inflazione.Le famiglie a medio reddito preferiranno come soluzione i GSL.
Naturalmente c'è bisogno di introdurre miglioramenti, come misure diprotezione contro le inadempienze,un più attento vaglio degli enti erogatori dei prestiti etc., ma il programmain sé è molto efficace.Singoli, organizzazioni e comunitàhaImo varato molte altre nobili iniziative a difesa dei programmi di assistenza finanziaria agli studenti. Il problema è che esse hanno ambiti tropporistretti per indurre cambiamentisignificativi. Probabilmente il messaggio più forte derivante da tali sforzi èla maggiore consapevolezza pubblicadel problema. In tempi di scarse risor-·se e di politiche mirate al risparmio,c'è bisogno di nuovi livelli di impegno, iniziativa e responsabilità.
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Università di Trieste:In Minava di Marcello Mascherini
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L'OBIETTIVOEpisodi di vita accademica "71'lGde in USA":
dall 'università virtuale all'autosegregazione studentesca
"L'UNIVERSITA VIRTUALE
STUDIARE AL TOP
La Globewide Network Academynon può ancora fregiarsi del titolo diuniversità, ch~ negli USA può essereattribuito solo ad istituzioni esistentida almeno due anni, ma è senz'altrol'istituzione di istruzione superiorepiù innovativa del mondo: essa vivee opera infatti nella realtà virtuale.La GNA nasce su iniziativa di JosephWang, ili1 astrofisico della Universityof Texas, e offre ai suoi studenti titolidi studio aventi valore legale. Ilprimo ad essere attivato è stato ilcorso di programmazione in C++, acui hanno partecipato 80 studenti inrappresentanza di 20 nazioni.La Globewide Network Academyrappresenta W1 ulteriore passo avantirispetto alla formazione a distanza,che pur realizzata tramite supportiinformatici, ha alle spalle una istituzione "reale", operante anche in unluogo fisico determinato. Nel mondodella GNA, al contrario, non esistonotasse accademiche, aule o libri ditesto. Chiunque può accedervi, apatto di potersi collegare al sistemaInternet.Il corso di programmazione è statoideato da Marcus Speh, un fisicotedesco che considera l'università virtuale come l'istituzione ideale, inquanto priva dei vincoli del profitto,aperta a tutti, esente dalle pastoiegerarchiche e burocratiche che tanto
spesso ostacolano il libero svolgimento dell'attività accademica; nel mondovirtuale, invece, è possibile un liberodialogo sulla struttura e il contenutodelle iniziative da svolgere.Tuttavia, la GNA ha reputato opportuno dotarsi di una struttura internaper non cadere in preda all'anarchia.Sono stati quindi eletti un presidente,il prof. Wang, e un consiglio diamministrazione formato da cinquemembri di estrazione estremamentediversa: oltre a Speh vi sono un ingegnere, il prof. Moriarty del MIT, unastudiosa di scienze sociali, la prof.ssaButler Mc Whorter della Universityof Houston, uno storico, il prof.Painter della University of Missouri eun fisico delle particelle, il prof.Cavrak della Vermont University.
Dal 1988 la rivista US News & WorldReport pubblica i risultati di un'indagine sul sistema universitario americano effettuata interpellando unampio campione - 2.655 quest'anno-
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Gli studenti del corso hanno a lorodisposizione manuali virtuali, biblioteche di ipertesti e un ambiente virtuale in cui essi possono interagirecome in una vera classe.Il successo dell'iniziativa è confermato dai 70 iscritti al prossimo corso, dianalogo contenuto. È inoltre in attoun processo di ristrutturazione e disuddivisione in ambiti disciplinari,mentre si cerca di promuovere unpiù stretto legame con le istituzioniaccademiche "reali".Il premio Nobel per la fisica StevenWeinberg si è dichiarato convintoche fra venti anni il sistema universitario attuale sarà totalmente scardinato e che iniziative come la GNAconsentiranno un'istruzione moltopiù diffusa e capillare.
di rettori, presidi di facoltà e responsabili dei servizi di selezione. Per laquarta volta consecutiva la palma dimigliore istituzione va a Harvard,seguita da Princeton, Yale e dal MIT.
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L'internazionalizzazione dell' Università di Trieste è molto accentuata: numerosi sonogli studenti che lavorano all'ateneo
CALIFORNIA IN GIALLO
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Università prestigiose, a cui non èfacile accedere: il tasso di ammissione ad Harvard e Princeton è del 16%,a Yale del 22% e sale al 33% per ilMIT. La percentuale di studenti checonsegue il diploma è però sempresuperiore al 90%, fino a raggiungereil 97% nel caso di Harvard.L'inchiesta di US News & WorldReport è molto dettagliata e includeanche una Top Twenty delle migliorifacoltà. Harvard, MIT e Princetonottengono un ex-aequo per Ma tematica. Harvard si conferma inoltreal primo posto per Scienze politiche,mentre Princeton si impone negliStudi storici e il MIT nel ramo scientifico, risultando la migliore universitàper Chimica, Informatica ed Economia. Per chi desidera studiareGiurisprudenza o Anglistica al massimo livello si consiglia invece di tentare l'ammissione a Yale.Tuttavia, chi ha intenzione di iscriversi a queste w1iversità non può sottovalutare il lato economico: alletasse accademiche, che sfiorano i30.000 dollari l'anno, bisogna aggiungere le spese per vitto e alloggio. Ciòsignifica che una famiglia americanamedia, che dispone di un redditoallliUO di 75.000 dollari, deve riuscirea risparmiare 175.000 dollari per glistudi universitari di un solo figlio. Laquestione dei costi riguarda un po'tutti. Infatti la percentuale di incremento delle tasse accademiche siattesta quest' anno al 6% (a velocitàdoppia rispetto all'inflazione) comportando aumenti anche per chivoglia iscriversi in facoltà meno celebri. Contro i circa 19.000 dollari dibase necessari per entrare in una università privata, nei college pubblici cisi può attendere una spesa media di9.000 dollari, passando dagli 11.726della Vermont University ai 5.504della Carolina University.Fortunatamente il sistema americanooffre svariate possibilità di ottenereuna borsa di studio, ultima tra lequali quella introdotta recentementedall' amministrazione Clinton cheassegna agli universitari 4.725 dollaril'anno in cambio di 1.700 ore di servizi prestati alla comunità.
Nel 2020 gli ispano-americani diventeranno il gruppo etnico di maggioranza in California infrangendo ilpredominio demografico dei bianchi,che, sul piano culturale, stanno giàperdendo la propria lendership a favore del gruppo asiatico. In molti collegedello Stato, infatti, le matricole orientali sono risultate più brillanti diquelle bianche nel superare gli esamidi ammissione: il 38% contro il 30,5%all'UeLA, il 36,6% contro il 34,5% aBerkeley. Questo fatto è tanto piùrimarchevole, in quanto gli asiatici,che ammontano al 9,5% della popolazione californiana, costituiscono1'11% di coloro che vivono in stato dipovertà: minoranza etnica, quindi,ma anche gruppo economicamentesvantaggiato.A differenza degli ispanici, però, gli
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asiatici credono nell'importanzadell'istruzione. Le famiglie asiatichesono pronte a fare sacrifici per farstudiare i propri figli perché credononei benefici a lungo terminedell'istruzione, mentre gli ispanicipreferiscono il guadagno immediato,anche se modesto, di un lavoro nonqualificato.Pertanto, pur formando il 26% dellapopolazione dello Stato e avendo inmedia un'età molto bassa, gli ispanicirappresentano solo il 13% delle matricole e il 7% dei laureati. Le istituzioniaccademiche, che si dichiarano moltopreoccupate di questo disinteresseverso l'istruzione, stanno cercando disensibilizzare gli appartenenti a questo gruppo etnico mediante corsi dipresentazione dei programmi universitari e borse di studio.
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~~TOP DOWN, BOTTOM UP":DOVE SPENDERE PER LA RICERCA?
L'AUTOSEGREGAZIONEDELLE MINORANZE
Per W1 paese geograficamente esteso etecnologicamente progredito come gliUSA non è facile decidere in modoefficace come ripartire i 157.000 milioni di dollari disponibili ogni anno afavore della ricerca e nella comunitàscientifica c'è chi dichiara che gli stanziamenti sono definiti sulla base delcollegio elettorale di chi esercita inquel momento il potere decisionale.Il processo che porta al sostegno dialcuni progetti di ricerca a discapitodi altri è stato definito "top down, bottOI/1 up". Nella prima fase è il vertice,ossia il presidente americano, ad illustrare le priorità del paese agli enti diricerca. Per decenni una buona fettadelle somme stanzia te è anda ta abeneficio dell'industria degli armamenti. Ora, però, terminata la fasedella guerra fredda, questi fondi vengono indirizzati ad altri settori cheincludevano per l'amministrazioneBush effetto serra, biotecnologie ericerca applicata alle strutture produttive. Clinton ha già sottolineatocome quest'ultimo aspetto vada ulteriormente sviluppato per accrescerela competitività degli Stati Uniti suimercati internazionali.In questa prima fase decisionale ilpresidente agisce sotto la supervisione del Congresso operante in tredicicomitati per le autorizzazioni e novecomitati per gli stanziamenti.Nella seconda fase, invece, è la base,ossia gli enti di ricerca come laNational Science Foundation e ilNational Institute of Health, a suggerire quali progetti di ricerca, tra quelli che vengono quotidianamente inoltrati alla loro considerazione, rivestano maggiore importanza nel quadrodelle direttive fissate.Uno dei punti più criticati in questosistema è la definizione delle cinque
priorità - estremamente vaghe - daparte del presidente e del suo vice AlGore, i quali non sono né scienziati nétecnici: rinsaldare la posizione di preminenza attualmente occupatadall' America nel campo del saperescientifico; rafforzare i legami tra ricerca e obiettivi di interesse nazionale;promuovere gli investimenti da partedel governo, dell'industria e delle wùversità; nùgliorare la formazione dellenuove generazioni di scienziati edingegneri; accrescere il livello scientifico della popolazione americana.
Nel 1954 una storica sentenza dellaCorte Suprema sancì l'integrazionerazziale all'interno dei college americani. Ora, a quarant'anni di distanza,gli sforzi compiuti per trasporre inpratica tale principio sembrano postia repentaglio non da un rifiuto dellamaggioranza bianca, ma da un movimento di autosegregazione dei gruppi minoritari.Alla Cornell University, nello Stato diNew York, da quest'am10 gli studentiispano-americani avranno un'ala apropria disposizione, che va adaggiungersi alla Ujaama, destinataagli afro-americani, alla Zeta Beta Tauper i giovani ebrei e al settore per inativi americalù clùamato Akwekon.
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L'amministrazione Clinton sembraannettere grande importanza al progresso scientifico, definito come unaimportante risorsa nazionale che va abeneficio di tutti i cittadini. Dal cantosuo, il vicepresidente Al Gore haribadito che "la tecnologia è il motoredella crescita economica, il cui carburante è proprio la scienza".Tali dichiarazioni sono state accoltefavorevolmente dagli ambienti scientifici, anche se permane un certo scetticismo sulla possibilità di un aumento concreto delle risorse disponibili.
La Cornell non è un caso isolato. LaBrown University, una delle istituzioni di spicco del Rhode Island,offre alloggi separati per i gruppi diminoranza, includendo in questoconcetto, oltre ai neri e agli ispanici,anche francesi, orientali, slavi e tedeschi. I funzionari dell'Universitàhanno motivato tale scelta con la possibilità di offrire agli studenti unafull-i111111ersiol1 nei loro interessi culturali. Così facendo, secondo la portavoce Chessie Sweeney, gli studenti diuna data disciplina vivono costantemente a confronto con i costumi, lacultura e la mentalità dell' etnia studiata - senza sottovalutare la possibilità di poter perfezionare la propria
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Universitli di Trieste: la biblioteca della facoUIi di Lettere e Filosofia
conoscenza di una lingua stranierastando a contatto con dei madrelingua.In realtà le motivazioni ufficialiappaiono spesso come tentativi difare buon viso a cattivo gioco. Solodue anni fa la Cornell Universitycercò di contrastare la tendenzaall' autosegregazione assegnando persorteggio gli alloggi alle matricole,ma l'opposizione degli studenti fufortissima: 1'80% si espresse contro ilprovvedimento che fu ritirato.Il fenomeno, seguito con preoccupazione dai liberai americani, si staintensificando fino a coinvolgere altrigruppi di studenti tra cui i gay e persino gli astemi. Le commissioni ad hoc
costituite in alcuni college hanno vivamente consigliato di promuoverel'integrazione nonostante il malcontento studentesco.Le radici dell'autosegregazione nonsono difficili da individuare. Nellecittà degli Stati Uniti le minoranzerazziali tendono a chiudersi nel proprio quartiere, a mantenere le proprie usanze, ad ascoltare la propriamusica o a mangiare cibi del propriopaese d'origine per ribadire con forzala propria identità culturale nei confronti del mondo esterno, percepitocome ostile e minaccioso.Trasportati in un ambiente totalmente estraneo come può essere il campuse sottoposti alle pressioni derivanti
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da studio, esami e lontananza dacasa, i giovani tendono a ricreare gliscenari familiari privilegiando i rapporti con le persone della stessaetnia, ma il fenomeno, secondo alcuni intellettuali, è il semplice e allarmante riflesso di una tendenza alladisgregazione etnica presente nellavita quotidiana della nazione americana.
(Hanno collaborato alla redazione diqllesto "Trill1estre" Raffaella Comacchini
e Tiziana Sabuzi Gillliani)
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abstractThe term "melting pot" has been used to describe theassimilation between races and cultures which formed and stilIforms - in spite of some outbreaks of racism - the Americnnsociety.The article of Elaine E/-Khawas, which opens in this issue a"Trimestre" focusing on the Americnn universities, underlinesthe international character of higher education. The trend toglobalization affects exchange initiatives, cooperation projectsand even curricula.The ana/ysis of the American academic system shows a kind oflarge decentralized enterprise combining intel1ectual andfinancial aspects as stressed by Nikolov and Graham in theirarticle. This entrepreneurial approach to universityquestionable as it may be - reveals un/.lsual forms of the right tostudy which truly meet the students' needs.Through a series of flashes we learn that in the planet of theAmerican higher educntion everything is possible: from thevirtual university where there are neither classrooms noI'acndemic fees to the deep-rooted tmdition to study in the mostexpensive élite universities and from the trend to globalizationto the self-inflicted segregation of some minorities and thegradualloss of the culturalleadership of the whites in favour ofthe Asian group in California. This shows that in theuniversity, the melting pot of intellectuai energies, the tmeleadership does not belong to the most privileged or powerfulgroups, but rather to those w/w try the hardest.
L'expression "tnelting por a été employée pou l' sou/ignerl'ama/game interethniqlle et interculture1 qui est à l'origine dela société americaine et qui continue à la caractériser, malgréquelques sursauts de racisme.L'article de Elaine El-Khawas - qui ouvre ce "Trimestre"consacré à l'université américnine - met en relief l'aspectinternationaliste des études. Une tendance à la "globalisation"qui intéresse les initiatives de mobilité, les projets decollaboration et les curricula eux-memes.En examinant le système académique des Etats-Unis on al'impression qu'il s'agit d'une grande entreprise décentre1iséeavec deux versants, l'un intellectue1 et l'autre financier, commel'affirment Nikolov et Graham dans leur article. Ce caractèred'entreprise de la gestion universitaire - qui présente toutefoisdans certains cas des aspects discutables -nous permet dedécouvrir des formes, pour nous inhabituel1es, de droit à l'étudeet d'attention aL/X besoins des étudiants.Une série de courtes informations nous démontre enfin qu'auxEtats-Unis on peut rencontrer tout et le contraire de tout:l'université virtuelle, sans salles de classe, mais aussi sanscotisations; la tradition invétérée d'étudier au niveau maximal(meme au coat le plus élevé); la tendance àl'internationalisation, qui s'oppose à l'auto-ségrégation deque1ques minorités; la perte progressive de l'hégémonieculturelle des blancs en faveur des asiatiques en Californie. Celaéquivaut à dire que dans les universités, "meIting pot"d'énergies intellectuelIes, la suprématie n'appartient pas auxclasses privilegiées ou aux groupes de pouvoir, mais plut6t àqui s'applique davantage.
~ ~resume24
NOTE ITALIANE
"NELL'UNIVERSITAGEMMATA:
IL PIEMONTEdi Chiara Castellazzi e Massimo Deandreis
Anche in Piemonte, come in moltealtre regioni italiane, a partire dallaseconda metà degli anni '80 è iniziatoun processo di decentramento pergemmazione (duplicazione dell'università centrale che, in prospettivadovrà essere poi staccata dalla sedeprimaria) dell' attività universitaria indiverse sedi SlÙ territorio regionale.L'a teo torinese, come molti altri"mega-atenei" italiani, soffriva e soffre di mali cronici, il primo dei qualiè certamente il sovraffollamento.Per tentare di dare una risposta organica, il legislatore ha affrontato ilproblema offrendo un quadro normativo minimo entro il quale le singole Regioni potessero definire lapropria strategia di decentramentouniversitario.Nella fattispecie la Regione Piemontedefinì un piano dei luoghi e dellefacoltà da decentrare (di concerto conUniversi tà e Poli tecnico) che fusostanzialmente accolto con l'approvazione governativa (nel 1989) delpiano quadriennale 1986-1990 con ilquale veniva riconosciuto il nuovopolo universitario nel Piemonteorientale con sedi ad Alessandria,Novara e Vercelli.Inoltre, nell'agosto 1990 la legge n.245 stabilì per tutta Italia criteri eprocedure per il potenziamentodell'offerta didattica da parte deglia tenei, a ttraverso l'inizia tiva didecentramento.Come è noto, a Torino vi sono
l' Universi tà e il Poli tecnico(Architettura ed Ingegneria); le dueistituzioni si sono mosse nell'ambitodel piano comune, ma in modo autonomo, procedendo quindi a gemmazioni e alla creazione di corsi di alcune materie in numerose città piemontesi. Affrontiamo dunque in modoseparato le due istituzioni.
L'università
Le tre sedi universitarie gemmatesono Alessandria, Novara e Vercelli.Affinché i singoli corsi di laureapotessero costituirsi in facoltà, si èdovuto attendere, per ciascuno e anorma di legge, che almeno tre professori di prima fascia e due di seconda costituissero un autonomoConsiglio di facoltà.Ad Alessandria sono state attivate lefacoltà di Giurisprudenza, Scienze politiche, Scienze matematiche, fisiche enaturali.A Novara, le facoltà di Economia eCommercio a partire dal 10 novembredi quest'anno), Medicina e il corso dilaurea in Chimica e tecnologie fannaceutiche.La facoltà di Lettere e Filosofia ha lasua sede gemmata in Vercelli.n quadro dunque si presenta abbastanza frammentato; per entrare nelmerito dell'iter di insediamento e disviluppo delle sedi decentrate possiamo, a titolo di esempio, seguire la
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storia della facoltà di Scienze politiche II di Alessandria, illustratoci dalprof. Cili, docente di Sociologia inquell' Ateneo e responsabile deipiano di studio.
La facoltà diScienze politiche IIdi Alessandria
Sulla preesistente esile struttura deicorsi decentrati iniziati 1987, nelnovembre 1992 venne crea ta lafacoltà di Scienze politiche II.n primo grosso problema è stato lacreazione di strutture didattiche adeguate unitamente alla necessità didare credibilità e "ragion d'essere"alla nuova nascente facoltà.Ad Alessandria ci si è posti da subitoil problema di non procedere semplicemente ad una duplicazione diScienze politiche in sede decentrata,bensì di creare una facoltà rispondente ai bisogni del tessuto socio-economico locale e competitiva con Scienzepolitiche di Torino. L'obiettivo primario dei "fonda tori" dell' istituzionealessandrina è stato fin dall'inizio laserietà degli insegnamenti e la fortequalificazione degli studenti: a questofine sono stati previsti nuovi piani distudio sensibilmente differenti sia daquelli preesistenti che da quelli tuttora vigenti a Torino.Nel nuovo regime vi sono ben 17esami obbliga tori (contro i 9 di
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Università di Trieste: l'esterno dell'edificio centrnle di Pinzznle Europn
Torino), prima che gli studenti possano affrontare quelli specifici di indirizzo. Sono diventati così obbligatori pertutti, ad esempio, tre esami di diritto(costituzionale, amministrativo e privato), tre di economia (economia politica, politica economica e scienza dellefinanze) e, altra llU1ovazione rispetto aTorlll0, Wl esame di matematica.Questa severità ha già creato significative defezioni di studenti, ma promette, a coloro che saranno costantinegli studi, notevoli vantaggi. Da lU1
pWltO di vista generale questo tipo dipreparazione condurrà piÙ velocemente i laureati nel mondo del lavoro (i primi con questo regime di studisi avranno alla fine del prossimoanno accademico), ma anche duranteil corso di studi sono previsti "ritorni" vantaggiosi per gli studenti. Chinon riuscirà a dare tutti gli esami delprimo alUlO potrà reiscriversi pagando tasse infer~ori.
Un'altra pregevole innovazione (questa già attuata) è costituita dai cosiddetti "percorsi differenziati". Gli studenti che devono recuperare esami nepossono preparare uno alla volta e,quando sono pronti, concordare conil professore la data della verifica, cheviene così stabilita su appuntamento.Questo metodo, a fronte di Wl grandesforzo burocratico e amministrativo(non fosse altro che per la formalizzazione dei dati) offre consistenti vantaggi agli studenti. Il rapporto studenti in corso e fuori corso è bendiverso da quello dei grandi atenei:attualmente la facoltà di Alessandriaconta 182 f.e. su una popolazione studentesca totale di 851 unità (21 % dif.e. contro il 33% di Torino).La gestione di questa facoltà è quindiquasi "bocconiana" nell' organizzazione e negli orari delle lezioni. Aglistudenti è richiesta una presenzacontinuativa flll0 ad otto ore III certigiorni della settimana, e il rapportocon i docenti assume delle caratteristiche impossibili in un grande ateneo come quello di Torino.Possiamo comprendere quanto questafacoltà sia a "dll1lensione di studente"anche da alcwu fatti legati alla situazione contingente: nel caso della
drammatica alluvione in Piemontemolti studenti alessandrini hannoavuto le case silustrate. I docenti avendo un rapporto quasi personale conessi si sono orgaluzzati per aiutarli.
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È lecito chiedersi a questo punto se,corrispettivamente a tutti questi sforzi nell'organizzazione della facoltà,esista una programmazione delladidattica che tenga conto delle esi-
genze economiche e sociali del territorio. Ad esempio questa iniziativa didecentramento ha raggiunto potenziali fruitori che altrimenti non sisarebbero potuti permettere un'istruzione universitaria?Inoltre è importante conoscere unavalutazione delle ricadute economiche della presenza della facoltà sultessuto locale e se sia stato stabilitoun rapporto università / impresa-entipubblici della zona.Abbiamo rivolto i quesiti al prof.Gilli, responsabile dei piani di studiodella facoltà, il quale ci parla diun'iniziativa (chiamata "studio comericerca") appositamente messa apunto per far sì che gli esami degliindirizzi di laurea fossero formulaticome ricerca sul territorio.Per preparare gli argomenti del suocorso di Sociologia dell'organizzazione, che il professore terrà l'annoprossimo, lo stesso prof. Gilli si èmesso in contatto con l'UnioneIndustriale e l'Associazione PiccolaIndustria per trovare una quindicinadi imprese disposte ad accogliere studenti per fare ricerca. Il corso saràquindi impostato proprio sulla basedi uno stretto contatto con la realtàtecnico produttiva esterna.Per formulare invece i piani di studiodell'indirizzo amministrativo lafacoltà ha tenuto conto delle materiepreviste nei concorsi per funzionaridi Provincia e Comune.Ecco quindi che la via scelta dallafacoltà di Scienze politiche diAlessandria per darsi un'identità euna "legittimità" rispetto ad atenei dipiù vasta nomea e tradizione constadi tre elementi: grande qualificazione;"visibilità" degli studenti già prima dellalaurea; far conoscere alle realtà territoriali le caratteristiche di difficoltà e se!ettività della facoltà.Notevole è dunque la differenza peruno studente fra la partecipazione acorsi decentrati, dove i docenti arrivano per alcune ore e poi ripartono, ela partecipazione ai corsi di unafacoltà ordinatamente e organicamente organizza ta, dove esistonostrutture didattiche stabili e quotidianamente fruibili.
NOTE ITALIANE
Un primo bilanciodel polo universitarioPiemonte orientale
Se abbiamo scelto di iniziare documentando un esempio che apparepositivo di sede universitaria decentrata non bisogna tuttavia trarre laconvinzione che il quadro dell'università gemmata in Piemonte sia deltutto incoraggiante e privo di contraddizioni stridenti.L'obiettivo del secondo polo universitario piemontese era quello didecongestionare l'ateneo torinese econtemporaneamente offrire alladomanda di servizi universitari proveniente dalla provincia una sede piùvicina ed accessibile. Per riuscircibisognava appunto porsi da subitoobiettivi organizzativi e di metodologia della didattica, che portassero lenuove facoltà su tm piano diverso daquelle dell'ateneo torinese.Non pare che in altri casi, come perla facoltà di Lettere e Filosofia diVercelli, l'esperienza sia altrettantopositiva. Nelle facoltà di carattereumanistico dove non vi è obbligo difrequenza e non vi sono particolariesigenze di strutture didattiche, l'elemento che può essere distintivo èl'apporto e il prestigio dei docenti. Ipiù noti filosofi, storici o italianistidell'Università di Torino continuanoa risiedere, a lavorare ed a dedicare ilmaggior tempo ed impegno in questo ateneo.Il rischio è che la sede gemma ta,soprattutto se non è riuscita a distinguersi da Torino sul piano organizzativo, dei piani di Shldio e della didattica, finisca per essere una puraduplicazione della facoltà torinese,priva di un suo carattere distintivoed anzi con un'immagine menoattraente dell'ateneo torinese.In alcuni casi si è assistito ad un fenomeno paradossale: studenti diVercelli, si iscrivono alla facoltà diLettere e Filosofia di Torino, seguonoa Vercelli solo alcuni corsi, di cuisostengono gli esami nel capoluogopiemontese e qui si laureano condocenti di fama.È chiaro che si tratta di W10 svilimen-
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to degli obiettivi che si volevano raggiungere con il decentramento.Questo anche in considerazione dellarelativa vicinanza, e quindi concorrenza con altri atenei prestigiosi:Milano (l ora e 30 di treno daTorino); Genova e Pavia (2 ore ditreno da Torino).Il ragionamento in termini generalivale anche per il polo di Novara conl'eccezione della facoltà di Medicinache, data la sua natura, si caratterizzameglio ed è ben collega ta con lestrutture sanitarie locali.Un' alternativa opportuna sarebbestata l'istituzione nelle sedi decentrate di facoltà non presenti a Torino,così da produrre un'offerta universitaria nuova, qualificata, capace diattrarre W1 grande numero di studenti anche provenienti dal capoluogopiemontese.Non solo questa opportunità non èstata colta, ma, negli stessi anni in cuivenivano istituite le sedi decentrate,a Torino venivano create ex novo lefacoltà di Scienza delle comunicazioni,Psicologia e Storia, contribuendo asovraffollare oltre i limiti PalazzoNuovo'.Un'altra occasione mancata è quelladelle lauree brevi. Previste dallalegge n. 341/1990 esse avrebberopotuto, come nel caso del Politecnico,rappresentare una valida alternativaper le sedi decentrate.Quindi uno degli aspetti negativi piÙrilevanti è che l'ateneo torinese nonha subito, complessivamente, unsignificativo decongestionamento: unlimite che va sottolineato chiaramente in quanto si trattava di uno deiprincipali obiettivi (mancati) che avevano ispirato le iniziative di decentramento.Per contro, i pochi studenti dellefacoltà gemmate (5.511 contro i 61.430di Torin02
) fruiscono di un servizio
I Si tratta del palazzo che ospita tutte le facoltàumanistiche a Torino. Costruito negli anni '70,non è piÙ in grado di ospitare le decine dimigliaia di studenti che lo sovraffollano ognigiorno.'Il dato è aggiornato al 15/11 /1994. In percentuale il dato è 8,2%.
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'I
DATI DELL'A.A. 1993/94Facoltà Numero Studenti Costi Costo Numero
di fuori presunti medio docentistudenti corso per il studente di .,
in 1994 per I e Il% %' facoltà fascia
ALESSANDRIAGiurisprudenza 1.279 12,3 0,3 750.000 6Scienze politiche 851 21,3 0,33 I .126.000 5Scienze MFN 546 5,3 l,II 5.928.000 17
NOVARAEconomia e Commercio 1.451 0,25 490.000 5Chimica e tecnologia falmac. 330 8, I 0,19 I .650.000 2Medicina e Chirurgia 397 21,6 0,98 7.085.000 23
VERCELLILettere e Filosofia 576 7,8 1,09 5.520.000 22
Totale 5.430 12,7 4,25 3.300.000 80
oggettivamente migliore, riscontrabile dal rapporto studenti/ docenti estudenti in corso e fuori corso (perquanto simili statistiche possano essere veritiere, riferite a facoltà così giovani.).La media dei fuori corso in Torino èdel 34,6%, mentre nelle sedi gemmate la percentuale scende al 12,7%. Ilrapporto docenti/studenti è di 1 a 63per Torino mentre per le sedi gemmate è di 1 a 463
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Questi dati, come gli altri indicati intabella, mettono in luce un miglioramento qualitativo dei servizi universitari decentrati in rapporto a Torino:si tratta comunque di un primo esitodel processo di gemmazione.Per quanto riguarda infine l'integrazione delle nuove sedi nel terrenosocio-economico locale, possiamo peril momento valutare solo buoni propositi delle facoltà (e ritorna l'esempiodi Scienze politiche di Alessandria).Per i risultati bisognerà attendere iprimi laureati e il loro impatto con lastruttura produttiva locale.
Il Politecnico
Anche per quanto riguarda la gemmazione del Politecnico, il riferimento legislativo è costituito dal pianoquadriennale 1986-90 di sviluppodell'università e il piano triennale1990-93 di attuazione del precedente.Occorre chiarire innanzi tutto chesoltanto la facoltà di Ingegneria diVercelli è una sede gemmata delPolitecnico di Torino anche se daquesto non ha ancora tagliato il cordone ombelicale. Quella di Vercelli èinfa t ti. la seconda facoltà diIngegneria del Piemonte (dopo quella di Torino che comprende inveceanche le sedi di Mondovì, Biella,Aosta, Alessandria e Ivrea).Prevista dal piano quadriennale 198690, essa fu istituita a partire dall'a.a.1990/91, con l'avvio del primo annodel corso di laurea in Ingegneria civile, elettronica e meccanica.
3 Dati relativi all'anno accademico 1993/1994.
L'esordio di questa sede, come afferma il prof. Gugliotta, preside dellafacoltà di Vercelli e docente diCostruzione di macchine, è stato sofferto, soprattutto a causa della mancanza di strutture. La facoltà è stataospite fino al '92 di edifici. comunali esoltanto da questa data possiede unasua propria sede, fornita gratuitamente dall'amministrazione provinciale.La stessa Provincia, il Politecnico e laCamera di Commercio di Vercelli, inseguito a studio di fattibilità, stannomettendo a punto il progetto"UniVer" (Università di Vercelli),insieme con associazioni industriali,Comune di Vercelli e banche dellazona, allo scopo di favorire l'inserimento della facoltà di Ingegneria neltessuto economico del Piemontenord-orientale.Inoltre, a differenza dell'Università,il Politecnico ha sfruttato le possibilità offerte dalle legge 341 del 1990per l'istituzione di diplomi universitari triennali nelle sedi decentrate.A Vercelli, in previsione della creazione del corso di diploma in Ingegneriaenergetica~,per il prossimo alUlO acca-
, Indirizzo che ancora non esiste neanche aTorino e che contraddistinguerà il diplomauniversitario a Vercelli.
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demico è stata avviata un'indagineper stabilire le aspettative di impreseed enti locali. A questi è stato inviatoun questionario per mettere a punto irequisiti. che i nuovi diplomati.dovranno avere. Dai risultati di questo studio conseguirà il curriculum diesami che verrà formulato per l'istituendo diploma uruversitario.Dovendo tracciare un bilancio costibenefici, il prof. Gugliotta si dichiarasoddisfatto, ora che sono a disposizione degli studenti aule nuove,laboratori e biblioteca.La qualità dello studio data dal rapporto studenti/professori e studenti/strutture di progettazione è sicuramente migliore rispetto a Torino,anche se la maggioranza dei professori ha tuttora il doppio incarico (i.concorsi di assegnazione delle cattedre non sono ancora stati né attuati,né stabiliti per il futuro) e l'inserimento dei laureati. nel mondo dellavoro potrà essere valutato solo apartire dal prossimo anno, quando siavranno i primi laureati.Da quest'anno sono stati introdottianche a Vercelli i test di ammissioneal primo anno. Sono stati accertati glistudenti che hanno superato la cosiddetta "soglia di qualità", stabilita peril 50% dal voto di maturità e per
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NOTE ITALIANE
I. In % ,ispetto al totale dei costi dell'Unive"ità di Torino più le sedi decentrate (L. 290.765.000.000)2. Per ottener-e il I00% bisogna sommar-e a 67,52% anche il 42,5% delle sedi gemmate più il 28,23% rappr-esentato dai costi delle facoltà di Tor-ino non elencate.(Fonte: Univer-sità degli Studi di Torino, elaborazione degli auto,i).
IL CONFRONTO CON L'ATENEO TORINESEFacoltà Numero Studenti Costi Costo Numero
di fuori presunti medio docentistudenti corso per il studente di
in 1994 per I e Il% %' facoltà fascia
TORINOGiurisprudenza 10.196 29,9 4,4 1.255.000 53Scienze politiche 7.347 33,3 5,75 2.272.000 84Scienze MFN 9.380 37,5 19,22 5.956.000 284Economia e Commercio 12.161 36,5 5,40 1.293.000 68Fal-macia 1.963 23,5 2,85 4.225.000 37Medicina e Chil-urgia 3.066 39,7 20,5 19.442.000 276Lettere e Filosofia Il.327 34,3 9,04 2.320.000 123
Totale 55.440 32, I 67,522 3.415.000 925
l'altro 50% dai risultati del test.La vivibilità dei corsi e dei laboratori èben diversa in una facoltà di 670 studenti complessivi, come Vercelli, piuttosto che in W1a facoltà di Ingegneriacome quella di Torino, dove solo gliiscritti regolari per i diversi indirizzidi laurea sono più di 8.000.Per il Politecnico, esistono corsi decentrati della sede di Torino, che da questadipendono e che hanno dato risultatisoddisfacenti. Ne parla il prof. Sordo,docente di Meccanica dei fluidi aMondovì per il diploma universitarioe a Torino per Ingegneria meccanica.Data l'antica tradizione universitariadi MondoviO e la sua centralità geografica nella provincia di Cuneo (lazona sud occidentale del Piemontenon era stata raggiunta da iniziativedi decentramento universitario), giàdal 1989 era stata proposta questacittà come sede degli istituendi corsitriennali di diploma universitario.In realtà, per l'anno accademico1990/91, in attesa degli atti legislativiche consentissero l'attivazione deidiplomi universitari, fu deciso dallafacoltà di Ingegneria di Torino dianticipare il decollo di Mondovì,
5 La città monregalese era stata sede universitaria dal 1660 al 1719.
decentrandovi in via sperimentale(considerata anche la mancanza diaule presso la sede centrale el'aumento delle matricole) il primoanno del biennio del corso di laureain Ingegneria (aeronautica, civile,chimica, elettrica, elettronica, informa tica, meccanica, nucleare e perl'ambiente e il territori06
).
I diplomi universitari sono nati l'annodopo e sono stati attivati dal Poli-tecnico soltanto nelle sedi decentrate diMondovì (D.V. in Ingegneria meccanica), Alessandria (D.V. in Ingegneriameccanica e in Ingegneria elettrica),Aosta (D.V. in Ingegneria delle telecom unicazioni), Biella (D. U. inIngegneria chimica) e Ivrea (D.V. inIngegneria elettronica e in Ingegneriainformatica ed automatica).Soltanto da quest'anno accademico 1994/95 - il corso di diploma inIngegneria (meccanica, delle infrastrutture ed elettronica) è stato attivato anche a Torino.Nel 1991, anche la facoltà diArchitettura segue l'esempio diIngegneria avviando i corsi di laureanella nuova sede di Mondovì. Nel
'Per questo a.a. 1994/95 esiste anche il primoanno di corso in Ingegneria delle telecomunicazioni, dei materiali, edile e gestionale.
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prossimo anno accademico verrà istituito anche il terzo anno di corso.
Considerazioni conclusive
Nel confronto tra esperienze didecentramento dell'Università e delPolitecnico appare una maggiore efficacia di quest'ultimo nella capacità diinsediare sul territorio una strutturaformativa efficiente e rispondentealle necessità del tessuto socio-economico locale.Questo si spiega sia con l'efficienteorganizzazione del Politecnico aTorino, sia col fatto che si tratta difacoltà tecniche, con una forte tradizione e prestigio che quindi riesconoa riprodurre, anche a livello locale,un buon grado di formazione e specializzazione.La gemmazione dell'Università presenta invece un bilancio controverso.Il momento più difficile nel processodi decentramento è sicuramente l'inizio, quando bisogna far partire dazero un'organizzazione stabile. Inquesto si spiega anche il confrontosvantaggioso con il Politecnico cheha iniziato prima questo processd.Ne discende che attualmente la gemmazione dell'università deve ancorasuperare la problematica fase iniziale.Inoltre resta drammaticamente instabile la situazione dei finanziamenti.Le risorse stabilite dal piano triennale1990-1993 sono esaurite, però il ritardo nell'attivazione delle facoltàdecentrate, e quello del Ministerodella Ricerca scientifica e tecnologicanell'erogazione dei fondi ha paradossalmente permesso ancora l'attualecopertura finanziaria.La seconda fonte di finanziamenti è
7 La facoltà di ingegneria di Vercelli risaleall'a.a. 1990/91, mentre Scienze MFN, Scienzepolitiche e Medicina (Alessandria e Novara) sisono costitujte in facoltà soltanto nel novembre 1992. Solo l'anno successivo 1993/94 vedono la luce le facoltà di Giurisprudenza eLettere e Filosofia (Alessandria e Vercelli).Economia e Commercio (Novara) è diventatafacoltà nel novembre di quest'anno e non èinvece previsto che il corso di laurea inFarmacia di Novara diventi una facoltà autonoma.
costituita dai fondi di un cosiddetto"Comitato" composto normalmenteda Provincia, Comune, Camera diCommercio, banche e Casse diRisparmio locali. Esso tuttavia partecipa in maniera marginale anche perché, come afferma la prof.ssaCambino, vice rettore per il personale dell'ateneo torinese, il ruolodell'università nel territorio non èstato ancora ben compreso dagli entie dalle istituzioni locali.Una significativa spinta verso l'autonomia finanziaria deriva dal decretodel luglio 1994 che permette di spendere l'ultima voce di entrata (tasse econtributi degli studenti) a liveilolocale. Tuttavia il decreto è già statoreiterato, ma non ancora convertitoin legge.È chiaramente impossibile in unasimile condizione di incertezza unavalida programmazione a mediolungo termine. ;La debole situazione finanziaria nonè però l'unico aspetto negativo dellagemmazione in Piemonte. In un quadro nazionale di profonda trasformazione del sistema universitario formativo, nel senso di un sempre maggiore ruolo di nuove tecniche didattiche ed un maggiore collegamento trauniversità e mondo produttivo, sisarebbero dovute utilizzare le occasioni di decentramento per offrire unprodotto qualitativo migliore edinnovativo. Il che è stato realizzatosolo in parte. Molto resta ancora dafare per adeguare la metodologia e icontenuti della didattica alle nuovenecessità di un territorio in profondomutamento sociale ed economico.
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RIEPILOGO DELLE FACOLTÀ GEMMATE IN PIEMONTE
I . UniversitàAd Alessandria sono attivate le facoltà di:
a) Giurispl-udenza (preside prof FelTara)b) Scienze politiche (preside pmf Cassone)c) Scienze naturali, matematiche e fisiche (pl-eside prof Dal-do)la facoltà comprende:
- Chimica- Fisica- Matematica- Scienze dell'informazione- Scienze biologiche- Infol-matica (istituita quest'anno)
A Noval-a sono attivate le facoltà di:a) Economia e Commercio (dall'l/I 1/94: preside pmfAdamo)b) Medicina (pl-eside pmf Viano)- Chimica e tecnologie fal-maceutiche (pl-eside prof Martelli) è un semplice corso
di laul-ea non essendosi ancora costituita in facoltà
A Vercelli è attivata la facoltà:a) Lettere e Filosofia (preside prof Borghero)
2. PolitecnicoA Vercelli sono attivate le facoltà:
a) Ingegneria civile }b) Ingegneria elettmnica preside pmf Gugliottac) Ingegneria meccanicad) Diploma universitario in Ingegneria energetica (a partire dall'a.a. 1995/96)
Altri corsi decentrati sono attivati:A Mondovì:Biennio del corso di laul-ea in:
- Ingegneria aemnautica- Ingegneria chimica- Ingegneria civile- Ingegneria elettrica- Ingegnel-ia elettronica- Ingegneria informatica- Ingegnel-ia meccanica- Ingegneria nucleal-e- Ingegneria per l'ambiente ed il telTitorio- AI-chitettul'ClD.U. in Ingegneria meccanica
Ad Alessandria:D.U. in Ingegneria meccanicaD.U. in Ingegneria elettrica
Ad Aosta:D.U. in Ingegnel-ia delle telecomunicazioni
A Biella:D.U. in Ingegnel-ia chimica, orientamento tessile
A IVI-ea:D.U. in Ingegneria elettmnicaD.U. in Ingegneria informatica ed automatica
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NOTE ITALIANE
ARIA DEI TROPICIA FIRENZE
di Mario FalciaiPresidente del consiglio di corso di laurea in Scienze agrarie tropicali e subtropicali della facoltà di Agraria dell'Università di Firenze
Le facoltà di Agraria rivolgono leloro attività a tre settori produttivi agricolo, zootecnico e forestale - e aicorrispondenti territori, nella loroglobalità.Per i prossimi am1i saram10 necessarienuove figure scientifiche e professionali, nuovi operatori e nuove strategieproduttive, con obiettivi precisi: sostituire le tecniche inquinanti, conservare il suolo e la sua naturale fertilità,introdurre con attenzione moderneagrobiotecnologie, contribuire, in ultima analisi, a un miglioramento dellaqualità dell'ambiente e della vita.Nei Paesi in via di sviluppo (Pvs),dove la crisi alimentare tende adiventare strutturale, la filosofiadell' agricoltura sos tenibile da solanon è sufficiente; occorre coniugareun'elevata e stabile produzione conla massima sostenibilità allo scopo dicontrastare il problema della fama eper ridurre la povertà e la dipendenza politica, economica e culturale diquei paesi.L'Italia, a differenza di altri paesidell'Unione Europea, non ha tradottoin termini di formazione universitaria la sua lunga e consolidata tradizione di studio e di ricerca negliambienti tropicali e subtropicali.La formazione nel settore è sta taappannaggio, nei primi decenni delnostro secolo, dell'Istituto Agronomico per l'Oltremare (allora sotto ledenominazioni di Istituto Agronomico Coloniale e, successivamente, diIstituto Agronomico per l'AfricaItaliana). Solo nel 1941 la facoltà diAgraria di Firenze inaugurava una
La nascita - sul finire degli
Anni Ottanta - di un corso di
laurea dedicato alla
formazione agraria tropicale.
e subtropicale è coincisa con
i prÙnordi della
cooperazione italiana allo
sviluppo. Negli anni, sempre
di più, ci si è resi conto che
per una collaborazione
efficace con i Pvs - in gran
parte situati nella fascia
intertropicale - non è
sufficiente una semplice
infarinatura, lna occorre un
percorso didattico ad hoc
scuola di specializzazione in Agricoltura tropicale e subtropicale rimasta attiva fino ai nostri giorni.
1979. A Firenze il primocorso di laurea in Agricolturatropicale e subtropicale
A partire dalla fine degli anni '70,quando la cooperazione italiana con iPvs divenne più intensa, sia sul piano
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bilaterale che su quello multilaterale,apparve evidente che un'''infarinatura" tropicalista dei laureati agronomie forestali non era più sufficiente.Di fronte a questa esigenza e ancheper l'esistenza di fatto in Firenze diili1 polo degli studi tropicali (IstitutoAgronomico per l'Oltremare, ErbarioTropicale, Is titu ti di Zoologia, diEtnografia, centri CNR, ONG, attivitàdi cooperazione da parte dellaRegione Toscana e via dicendo), lafacoltà decise, nel 1979, l'attivazionedi un corso di laurea in AgricolturatroplLé'le e subtropicale, rimasto alungo unico in Italia e cioè fino allanascita di un gemello catanesenell'a.a.1993/94.Inizialmente quadriennale, il corso dilaurea è stato presto migliorato conun nuovo ordinamento didattico(DPR 4/5/89) che, fra l'altro, ne hacambiato la denominazione in corsodi laurea in Scienze agrarie tropicali esubtropicali e ne ha prolungato ladurata a cinque anni.
Modalità di accesso, offertedidattiche, moduli multipli
Attualmente si accede all' esame dilaurea dopo aver superato gli esamidi 25 discipline fondamentali e di 6di orientamento specialistico. Èanche necessario aver svolto unperiodo, almeno trimestrale, di tirocinio applicativo presso strutture italiane, estere o internazionali coinvolte nella cooperazione allo sviluppo.Sono attivati gli orientamenti in
Produzioni vegetali, Produzioni animali, Economia e sviluppo, Utilizzazione e conservazione delle risorsenaturali e dell'ambiente.A partire dall'a.a. 1995/96, conl'approvazione dei nuovi ordinamenti didattici delle facoltà di Agraria, ilcorso di laurea subirà ulteriori modificazioni che lo renderanno ancorapiù rispondente alle attuali esigenze.L'offerta didattica verrà comunquecompletata con un diploma lmiversitario in Produzioni agrarie tropicali esubtropicali e con una scuola di specializzazione in Economia dello sviluppo, da attivare insieme alle facoltàdi Economia e di Scienze politichedell'Ateneo fiorentino. È invece giàoperante un dottorato di ricerca inAgrobiotecnologie delle produzionitropicali e subtropicali.Sono anche da segnalare numerosimoduli, in Pastoralismo, Valutazionedei progetti, Agroforestry, Analisi diagnostica dei' sistemi irrigui, etc., chefanno parte dei master professionalieuropei di NATURA e la prossima attivazione di un corso di perfezionamento in Produzioni bovine ai tropici.
Legami internazionalie progetti in corso
La facoltà di Agraria di Firenzeintrattiene numerosi rapporti internazionali a livello sia scientifico chedidattico.Esistono convenzioni ufficiali con:- il Consorzio delle Università argentine del Nord-Ovest (Cordoba, Saltae Santiago de l'Estero)-l'Università di Asmara (Eritrea)-l'Università di Mbarara (Uganda)- il Colegio de Postgraduados diMontecillo (Messico)- l'Università La Molina di Lima(Perù)- l'Università federale del Cearà(Brasile)- l'Institut National Agronomique deTunisie- la Sokoine University di Morogoro(Tanzania)- le Università di Montpellier(Francia)
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il Consorzio Agropolis diMontpellier (Francia)- l'Università dell'Arizona di Tucson(USA).Se poi si considerano i rapportiintrattenuti dai dipartimenti e daisingoli docenti, si può affermare cheesistono relazioni con quasi tutti iPvs dell'Africa, dell'America Latina edell'Asia, senza contare le numerosecollaborazioni con università e strutture scientifiche di paesi della UE,dell'Europa dell'Est e americaneorientate al tropico e al subtropico.La facoltà è membro fondatore diNATURA (Network of europeanAgricultural - Tropically and subtropically oriented - Universities andscientific complexes Related withAgricultural development) e dellaRete Agronomica Mediterraliea; èsponsor di una cattedra UNESCO presso l'lNAT di Tunisi ed è ampiamentecoinvolta nei programmi didatticidella UE rivolti ai paesi emergenti(MEo-Cari.1pus, ALFA) e ai paesi membri (la facoltà è inserita in un PicERASMUS sull'Agricoltura tropicale).Notevole è lo sviluppo delle attivitàdi ricerca, di base e applicata, in tuttele branche delle scienze agrarie. Sonoal momento in corso oltre sessantaprogetti di ricerca mentre almenoaltri trenta sono in attesa di essereavviati con l'arrivo dei corrispondenti finanziamenti. I principali "donatori" sono il MURST, l'UE, l'UNESCO, laFAO, la WMO, il MRAAF.
Gli sbocchi occupazionali
I principali sbocchi professionali dellaureato in Scienze agrarie tropicali esubtropicali prevedono, oltre all'attività di libera professione, l'inserimento in:a) organismi governativi di cooperazione allo sviluppo. Il riferimentoprincipale riguarda la DirezioneGenerale per la Cooperazione alloSviluppo del Ministero degli AffariEsteri, con la sua Unità TecnicaCentrale e le unità periferiche dislocate nelle ambasciate più importanti.Le attività possono essere di tipo
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bilaterale e multi-bilaterale;b) organismi regionali di cooperazioneallo sviluppo. L'ultima legge sulla cooperazione ha consentito agli enti localidi occuparsi di tali attività. Ne sonoconseguite leggi regionali sulla cooperazione e stanziamenti che ham10 consentito un'attività non trascurabile;c) organismi internazionali di cooperazione allo sviluppo. Si tratta dellacosiddetta cooperazione multilateraleche comprende una serie di organismi delle Nazioni Unite edell'Unione Europea;d) società di consulenza. Si occupano, in generale, della parte soft deiprogetti: assistenza all'identificazione, prefa ttibilità, fattibilità, progettidi massima ed esecutivi. In Italiaalmeno una sessantina di società diconsulenza sono coinvolte, esclusivamente o parzialmente, nel settoreagricolo;e) imprese che realizzano progettiagricoli nei Pvs. Si occupano dellaparte hard dei progetti. Assai frequente è l'attività in consorzio per lavarietà dei settori interessati (costruzioni, impianti, movimenti di terra,messa a coltura, lavorazione dei prodotti, etc.);f) organizzazioni non governative(ONG). La partenza come volontarioinsieme alla possibilità di vincita diun concorso per esperto associato(punti a e c) è il più delle volte lo starting point di un'attività nei Pvs;g) enti di sviluppo e pianificazioneagricola, organismi per l'assistenzatecnica (nei Pvs). È abbastanza frequente la possibilità di impiego,sostenuta in genere da un "donatore", in unità di appoggio a entigovernativi locali di questo tipo;h) gestione di aziende agro-zootecniche nel tropico e nel subtropico, pubbliche e, più spesso, private;i) centri di ricerca, particolarmente neiPvs. Esistono centri di ricerca nazionali, il più delle volte sostenuti da donatori bilaterali, oppure reti di centrifacenti capo a organizzazioni internazionali come, ad esempio, il CGlAR;1) sistemi bancari e assicurativi internazionali;m) università e scuole.
NOTE ITALIANE
GLI ATENEICOMUNICANO
di Roberto Peccenini
Senza dubbio l'attività comunicativarientra nella ragion d'essere dell'università stessa. Non è però la comunicazione del sapere e dei risultati dellaricerca a costituire l'oggetto dellanostra analisi, bensì un fenomeno cheda qualche anno a questa parte stacoinvolgendo le istituzioni italiane diistruzione superiore: le universitàparlano di sé, si raccontano, informano. Non si tratta solo di informazioniimmediatamente finalizzate ad usipratici, come, ad esempio, quelle fornite dai servizi di orientamento, maanche di flussi comunicativi mirantiad alimentare la vita interna dellecomunità universitarie e il dialogotra queste e altri soggetti sociali, economici e culturali.Lo sforzo che molte università stannocompiendo è quello di rendere menooccasionale la comunicazione tral'istituzione e le sue componentiinterne da un lato (docenti, studenti,personale tecnico e amministrativo),ed il suo pubblico esterno dall' altro(organi d'informazione, ambientepolitico, economico, sociale). Granparte delle università si sono quindidotate di uffici stampa e pubblicherelazioni, mentre in altre tali funzionivengono svolte dalla Segreteria delRettorato, dall'Ufficio Affari generali° da professori appositamente delegati. Presso il MURsT (Ministerodell'Università e della Ricerca) esisteun Servizio Stampa.Presso la "Bocconi" si è perfino costituita una società ad hoc, la Bocconi
Rassegna dei notiziarie dei bollettini delleuniversità italiane.
Una rete che informa e''fa Ùnm.agine"
Comunicazione Srl.Inoltre coloro che operano professionalmente nel campo della comunicazione all' in terno dell' universi tàhanno costituito nel 1992 1'AICUN,Associazione Italiana Comunicatorid'Università, che è in relazione con lealtre associazioni di settore, comenCI (Interassociazione della Comunicazione d'Impresa) e l'EuPRIO(European Universities PublicRelations and Information Officers),fondata a Bruxelles nel 1986 su invitodella Commissione delle ComunitàEuropee. Infine, ed è ciò di cui ci occuperemo, negli ultimi anni sono sortemolte riviste d'informazione pubblicate direttamente dalle università*.
* Al tema dell'informazione universitariaUNfIIERSITAS ha dedicato la rubrica "Il trimestre" del n. 27 (gennaio-marzo 1988) e la pubblicazione n. 5 di "Universitas Quaderni", daltitolo La dilllellsiolle eIIropea dell'illfol"lliaziolleIIIliversitaria, aprile 1988.Una fonte aggiornata di notizie sul fenomenodella con1tU1icazione universitaria è il n. 59 deiDocumenti CiMEA, dal titolo COlllllllicare /'11 Il iversità, pubblicato dalla Fondazione Rui inconvenzione con il MURST nel gennaio 1994.
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Le dimensioni del fenomeno
La maggior parte di queste pubblicazioni haIU10 tra i cinque e i dieci aIUtidi vita, giacché risale alla secondametà degli Anni Ottanta la presa dicoscienza, da parte delle università,del valore di una comunicazioneinformativa promossa direttamente.Non mancano tuttavia iniziative ditradizione più consolidata, come ilNotiziario dell'Università di Firenze,che è giunto al XVII anno di pubblicazione, o il Bollettino dell'Universitàdi Bologna, nato nel 1966, ma profondamente ristrutturato pochi anni fa.Altri bollettini sono di più recenteorigine e altri ancora sono in fase distudio o hanno visto la luce nel corsodi quest'anno, come Piazzale Europa,dell'Università di Trieste, che ha iniziato le pubblicazioni nell'aprile1994. Come si vede il fenomeno è inevoluzione e quindi i dati che forniamo saralmo in parte già superati, macostituiscono la fotografia della situazione aggiorna ta al gennaio 1994 eprendono in considerazione le pubblicazioni delle 45 università statali,dei 3 politecnici e delle 5 libere università esistenti a quella data. Nonsono stati considerati gli istituti universitari statali e privati, le universitàper stranieri, le scuole superiori e gliISEF sia perché di natura e dimensionidifferenti dalle università e politecnici sia perché non ci risulta che promuovano la pubblicazione di notiziari, ad eccezione dell'IsEF di Roma,
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Università di Trieste: una lezione nella facoltà di Ingegneria
che edita il trimestrale AIClmone.Delle istituzioni considerate, dunque,poco meno della metà, ossia il 48%,pubblica un notiziario informativo.Di questi la maggior parte (46%) hacadenza trimestrale, il 33% è mensile,mentre solo il 19% ha scelto la viamedia della periodicità bimestrale. Seguardiamo alla distribuzione territoriale, notiamo che la maggior partedelle iniziative è concentrata negliatenei del Nord, il 60% dei quali pubblica un notiziario, contro il 40% delCentro e il 33% di quelli del Sud edelle isole. A ben vedere, il dato riferito al Centro è identico a quello delNord (60%), se si escludono le università romane, presso le quali esistesolo il mensile de "La Sapienza", cheperaltro è attualmente in fase diristrutturazione editoriale. Sonoquindi soprattutto le università meridionali, con qualche eccezione, a nonaver sviluppato, attraverso questistrumenti, la propria attività comunicativa.Se incrociamo il dato della pubblicazione di un notiziario con altre caratteristiche che contraddistinguono gliatenei, possono emergere considerazioni interessanti. Si potrebbe pensare che le università private siano piùattente alla promozione della propriaimmagine e a questo scopo curino laredazione di un periodico informativo. Al contrario, la percentuale diuniversità libere che lo pubblicano èdel 40%, contro il 49% di quelle private. Non bisogna neanche pensareche tali pubblicazioni siano appannaggio delle grandi università,amministrativamente più strutturatee bisognose di favorire la comunicazione tra le proprie componenti. Inrealtà la percentuale di grandi università (con più di 30.000 studenti)che pubblicano un bollettino non èmolto superiore (56%) alla medianazionale e vi sono alcuni ateneimolto frequentati e non privi di tradizione che non hanno provvedutoin proposito. Si può anzi sostenereche molte delle università di recentefondazione hanno promosso le esperienze piÙ significative.Il dato numerico (il 47% delle univer-
sità con meno di venti anni di vitapubblica un notiziario), in linea conla percentuale generale, non devetrarre in inganno, perché nel conteggio sono incluse le istituzioni sortenegli ultimi due-tre anni, che nonhanno ancora avuto modo di impostare organicamente la propria struttura amministrativa. È invece chiaroche le università giovani, per conquistarsi uno spazio all'interno dellecomunità locali e per consolidare lapropria identità e il senso di appartenenza tra le componenti interne,hanno scelto di avvalersi di un siffatto strumento.
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I contenuti e la veste grafica
Soltanto da lU1a ricognizione dei titoli di questi periodici - con pocheeccezioni tutte le testate hanno unadenominazione del tipo "notizie","notiziario", "bollettino" e simili emerge chiaramente che la loro finalità è prettamente informativa, equindi generalmente non riportanoopinioni, commenti, ricerche o contributi scientifici originali, ma si limitano a diffondere le notizie più rilevanti relative alla vita universitaria.Per analizzare con più concretezza ilfenomeno, passiamo in rassegna un
numero recente di alcune di questepubblicazioni, iniziando da quelleche si pubblicano da più anni.Il Notiziario dell'Università di Firenzeè giunto al XVII anno di vita. Il direttore è Roberto Volpi e la redazione ècomposta da due persone. La graficaè sobria, ma abbastanza elegante:copertina a due colori, poche foto inbianco e nero, formato ridotto (l7x24cm. e 20-30 pagine a numero). Il contenuto è esclusivamente informativo.Nel n. 4 (aprile 1994) si dà notiziadella rielezione del rettore, si presenta la programmazione triennale 199496 per gli atenei toscani; si comme-
NOTE ITALIANE
mora la figura di un professore tragicamente scomparso, si informa suavvenimenti e aspetti della vita universitaria: i primi diplomi di unascuola diretta a fini speciali, l'attivazione di una banca dati sulle borse distudio, i resoconti di convegni, incontri culturali e pubblicazioni, la nascita di un consorzio per promuovereinformazione scientifica. Infine nellarubrica "Estero" si trattano due argomenti: la missione a Sarajevo di unadelegazione della Conferenza permanente dei Rettori Italiani e l'assistenza sanitaria a coloro che si recano inmissione negli USA.Il Notiziario dell'Università degli studidi Udine si pubblica dal 1985, ma conil 1994 si è inaugurata una nuovaserie. Il dire ttore res ponsa bile,Marzio Strassoldo, si avvale di ulicomitato di redazione composto darappresentanti di hltte le facoltà e diuna segretaria di redazione. La vestegrafica è particolarmente curata, dallogo della testata alla scelta delle illustrazioni (prevalentemente disegnO,dall'impaginazione alla carta e aicaratteri. Il formato è piuttosto ampio(cm. 21x29,7; 40-50 pagine a numero),ma va considerato che con la ristrutturazione editoriale il periodico damensile è divenuto trimestrale. Latiratura è di 3.500 copie. Il numero 1della nuova serie (marzo 1994) trattadei seguenti argomenti: il piano disviluppo dell'università udinese confrontato con quello di Trieste; l'apertura di un corso di diploma aGorizia; l'a ttivazione del centro interdipartimentale per la ricerca didattica; l'elaborazione del regolamentodida ttico e il ruolo del consiglio deglistudenti; i risultati di un'indaginesulle caratteristiche delle matricoledell' Ateneo; la questione dei finanziamenti comunitari alla ricerca udinese nell' ottica della cooperazionecon le aree limitrofe (Alpe Adria) econ i paesi dell'Europa orientale.Seguono quindi notizie amministrative (nomine dei delegati del rettore,dei revisori dei conti, testi di leggesul finanziamento delle università,etc.), notizie brevi su convegni e attività delle facoltà e dei dipartimenti,
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l'elenco dei premi di laurea e dellemigliori tesi discusse nel 1992/93 einfine alcune pagine di documenti suvari regolamenti d'Ateneo. Ledimensioni degli articoli sono abbastanza ampie. Su alcuni argomenti,per esempio sull'apertura del corsodi diploma a Gorizia, non ci si limitaa comunicare le notizie, ma si allargail discorso ai contenuti del corso, allastoria della disciplina e alla presentazione di qualche studio specifico sutemi connessi.Ambizioni ancora maggiori rivela ilBollettino bimestrale dell'Universitàdegli Studi di Bologna, non solo sulpiano grafico (quasi cento pagine incarta patinata di cui la metà a colori ericche di foto) ma soprattutto suquello contenutistico, tanto da assomigliare più a una rivista culturaleche a un bollettino. Il direttoreresponsabile, Saturnino Viola, èaffiancato da Andrea Zanotti in qualità di direttore editoriale, il quale asua volta si avvale l'opera di unredattore, di una segretaria di redazione, di due fotografi e di nove collaboratori fissi. I costi di produzionesono quindi più elevati rispetto allealtre analoghe pubblicazioni, ragionper cui la diffusione non è gratuita(4.000 lire a copia, 20.000 l'abbonamento) e si concede un limitato spazio alla pubblicità. Il contenuto delnumero di marzo-aprile 1994 (si tratta del n. 2 dell'anno VIII della nuovaserie) è articolato, come di consueto,in due parti distinte. La prima è dedicata prevalentemente a un temamonografico: l'energia. Apre il quaderno lm'ampia intervista a UmbertoColombo, già presidente dell'ENEA eministro per l'Università, a cui segueun'intervista al preside della facoltàdi Ingegneria. Il primo traccia unquadro storico delle soluzioni italiane al problema del fabbisogno energetico nel dopoguerra, mentre ilsecondo descrive la situazione dellaricerca intorno all' energia nell'università di Bologna inserendola nelcontesto nazionale. I successivi contributi riguardano più specificamenteil nucleare, con l'analisi delle attualipossibilità di sviluppo del settore in
Italia, la descrizione delle ricerchesvolte a Bologna e culminate nellacostruzione di tre reattori a uranionaturale e in un' esperienza sullafusione fredda. Come si vede si trattadi temi di scottante attualità, in ordine ai quali la neutralità della notizialascia il campo al dibattito di opinioni. Un'altra intervista è dedicata a unordinario di Ingegneria che affiancaalla didattica e alla ricerca l'attività dicompositore. La rubrica "Osservatorio delle lauree" fornisce una sintesidi due tesi di laurea in Medicina. Larubrica "La camera delle meraviglie"offre alcune disgressioni poetico-letterarie, seguita dalla rubrica"Convenzioni universitarie", prettamente informativa.A pago 41 ha inizio la seconda partedel fascicolo, in bianco e nero, caratterizzata da una denominazione a séstante: NewsUniversitarie. Per la struttura e i contenuti essa è più assimilabile alle altr~ pubblicazioni di settore.Le notizie sono suddivise secondo laprovenienza: dall'ateneo (elezioni deirappresentanti degli studenti, programmi ERAsMus, COMETT, etc.), daidipartimenti, dalle facoltà e istituti.Sarebbe troppo lungo rendere contodi tutte le notizie presentate. Bastidire che le attività di cui si informasono di livello adeguato al prestigiodell'ateneo bolognese. Di grandeinteresse, infine, sono le venti paginedi rassegna stampa su tematiche universitarie in Italia e nel mondo, conarticoli tratti dalle principali testateitaliane.L'Università d'Annunzio, periodicod'informazione dell'Ateneo abruzzese giunto all'anno VII, constaanch'esso di due parti, un fascicolo dicirca cinquanta pagine, che per certiaspetti somiglia a una rivista culturale locale, e un piccolo supplementomensile, Ud'A Notizie.Il periodico è diretto dal rettore,Uberto Crescenti, e da Mario Pasotti.Il comitato di direzione è compostoda sei persone, il comitato di redazione da undici. Il progetto grafico èstato elaborato dall'Ufficio Stampa eP.R. dell'Università: formato grande(21x29 cm.), copertina patinata legge-
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ra a quattro colori, testo su due, tre oquattro colonne con l'interposizionedi numerosi riquadri, tabelle, fotografie. È forse questa scarsa omogeneità di impaginazione l'aspetto che,insieme alla qualità tecnica dellastampa, più si dovrebbe modificarenell'intento di perfezionare l'iniziativa. Sul piano contenutistico il numero da noi esaminato (1-3, gennaiogi ugno 1994) è piu ttos to ricco.Notizie di vita universitaria (la rielezione del rettore, l'inaugurazionedell'anno accademico) si affiancano aresoconti di ricerche sull'università(il rapporto tra la facoltà di Lettere eil suo territorio) e svolte nell'università (per esempio le patologie infettive in Abruzzo). Alcuni articoliaffrontano temi vari di ampio respiro, come "L'università e la qualitàtotale" o "La villa: un ideale equivocoche dura da millenni", in margine auna mostra sull'argomento. Il supplemento, di otto pagine, contiene esclusivamente notizie pratiche e breviinformazioni di vita universitaria. Inconclusione, se è efficace la suddivisione tra le notizie brevi e gli articolipiù estesi, ci sembra che bisognerebbe introdurre w1'tl1teriore suddivisione in rubriche o quantomeno unadistinzione tra articoli di informazione e documentazione e scritti d'opinione o resoconti di ricerche.Esaminiamo infine l'Università diSiena che, col sottotitolo "letterad'informazione newsletter", indicachiaramente il proprio scopo e con leridotte dimensioni le proprie mitipretese. Il 1994 è il secondo anno divita per questo notiziario di ottopagine formato A4, diretto daMaurizio Bettini, preside di Lettere eFilosofia, con un redattore che fungeda direttore responsabile e una segretaria di redazione che è anche laresponsabile della comunicazionedell'università senese.L'impaginazione e la stampa sono acura del Centro Stampa dell'Ateneo.Le risorse materiali e umane investitenell'iniziativa sono quindi esigue. Lapubblicazione risulta semplice madecorosa. Il n. 6-7 (luglio-agosto1994) riesce a contenere numerose
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notizie, di cui cinque in prima pagina: l'intesa tra Università, Comune eUsI sulla destinazione museale diuno storico ospedale senese, le iniziative per Sarajevo, i criteri per le tassedi iscrizione, la rielezione del presidedi Farmacia e l'esecuzione del primotrapianto cardiaco a Siena. Quest'ultima notizia viene ripresa e ampliatanelle pagine centrali, accanto al resoconto di due convegni scientifici. Apagina 2 notizie sulle modifiche distatuto, i contratti approvati e i contributi stanzia ti, poi le novità delcorso di Scienze economiche e bancarie e così via. In totale abbiamo contato ben trenta articoli: un esempio dicome l'obiettivo di incrementare lacircolazione di informazioni in ambito universitario possa essere raggiunto con poca spesa.Ci sembra che gli esempi che abbiamo presentato riassumano le differenti tipologie di bollettini, determinate soprattutto dall'esperienza accum ula ta e dall' en ti tà delle risorseinvestite. Esistono inoltre diversepubblicazioni promosse direttamenteo indirettamente da enti collegatiall'università, come, ad esempio,Diritto allo studio, rivista dell'Enteregionale per il diritto allo studio diNapoli, ma per le loro caratteristicheesulano dal tipo di periodici che èstato oggetto della nostra indagine.
NOTE ITALIANE
COME NASCEUN BOLLETTINO
Conle nasce un bollettinouniversitario? Quali obiettivi. .
Sl propone e come rzesce aperseguirli? Si puòrispondere a questiinterrogativi dttraverso lo
studio di un caso, cO/neabbianw tentato di fare in
questa conversazione con laredazione del bimestrale diinfonnazione dell' Università
di Genova
Qual è la genesi dell'iniziativa?Nel luglio '91 venne convocata unariunione in rettorato con rappresentanti delle varie facoltà, nella quale siaffrontò il problema di promuoverel'immagine dell'ateneo genovesea ttraverso delle pubblicazioni. *Furono considerati tre tipi diversi dipubblicazioni, una finalizzata a farcircolare le informazioni all'internodell'università, altre due rivolte piùall' esterno per raccogliere studi,ricerche e idee prodotte nell'ambitodell'Ateneo e per comunicare notiziee opinioni destinate agli studenti, allefamiglie, alle componenti sociali chegravitano intorno all'università. Permotivi finanziari ha preso il via solola prima pubblicazione che era quelladi cui più si sentiva l'esigenza. Nelmese di ottobre già usciva il primonumero di Gen uense Athenaell111.
Qual è la linea editoriale?Genuense Athenaum mira ad essere unbollettino ufficiale, quindi dà notizieche riguardano eventi assolutamentecertificabili e tende a escludere l'opinione.
Quali obiettivi vi proponete?Creare un canale di circolazione delleinformazioni riguardanti sia le atti-
* La redazione è composta da Anna MariaLazzarino Del Grosso, ordinario di Storia delledottrine politiche e direttore responsabile,Anna Maria Galli, Anna Maria Tripodi,Giuseppe Aceti e Pier Giorgio Seghene, delcomitato di direzione, Anna Tanasini e BarbaraGandino, della segreteria di redazione.
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vità sia le decisioni prese dagli organiamministrativi, sia le notizie di interesse per gli studenti. L'intento èquello di unire maggiormente, dimettere a contatto reciproco le trecomponenti della vita universitaria,cioè docenti, personale tecnicoamministrativo e studenti, che tendono a vivere come realtà separate. Lafilosofia di questa pubblicazione,forse un po' utopica, è quella di creare comunità, attraverso la conoscenzareciproca, anche tra facoltà e facoltà.La crisi dell'università è anche datadall' elefantiasi delle strutture: più siingrandisce l'università più è difficileavere conoscenza di quello che avviene. Bisogna quindi riuscire a portarele notizie in tutte le sedi e GenllenseAthenaeum, pur essendo un ottimostrumento, è ancora insufficiente atrasmettere queste notizie in tempoutile. Le componenti universitarienon si avvalgono ancora abbastanzadi questo supporto giornalistico forseperché la sua periodicità bimestralenon risponde alle esigenze di unacomunicazione più frequente. Per ilmomento l'obiettivo di intensificarela frequenza non è realizzabile, ma èauspicabile che si attui in futuro.
Come si inserisce la redazione nellastrllttur,\ IIniversitaria? Quali persone vilavorano? \Dalla Direzione amministrativadipende la III Ripartizione specialecooperazione internazionale, pubblicazioni e relazioni esterne, il cuiUfficio II Pubblicazioni e Relazioniesterne ha i seguenti compiti: predi-
sposizione di Annuario, Stato dellaricerca e Genuense Athenaeul11 e lorodistribuzione interna ed esterna; raccolta di pubblicazioni e riviste; rassegna stampa; rapporti con i mass-mediae con enti pubblici e privati; l11ailinglist; divulgazione di notiziesull'Ateneo; organizzazione e consulenza per cerimonie ufficiali; attivitàdi segreteria della Ripartizione. Ledue segretarie di redazione diGenuense Athenaeum svolgono anchegli altri compiti spettanti all'Ufficiopubblicazioni, mentre per le pubbliche relazioni esiste un'altra personaaddetta. Anche i membri della direzione della rivista possono dedicaread essa solo il tempo lasciato liberodalle altre attività didattiche, amministrative o di ricerca che competonoloro. Vi è poi un rappresentante diogni facoltà e settore, scelto dal preside o dal consiglio di facoltà, chefunge da tramite per la raccolta dellenotizie. Questi delegati costituiscono,per così dire, il gruppo dei nostrireporter. Tutto il personale è quindiinterno all'università e impegnatoanche in altre mansioni. Solo eccezionalmente si è dovuto ricorrere allacollaborazione temporanea di personale esterno per sostituire alcuni elementi che si erano resi indisponibili.Per quanto riguarda la composizionee la stampa ci si affida a una dittaesterna.
Come è strutturato un numero e attraverso quali fasi si arriva alla pubblicazione?Si svolge una riunione del comitatodi direzione nella quale si imposta ilnumero da elaborare prendendo inesame i vari argomenti di attualitàriferiti all' ambito universitario, sia alivello nazionale sia a livello internoe si determina !'impostazione dellaprima parte del notiziario, che noichiamiamo parte monografica. Peresempio nel corso di questi primidue anni abbiamo passato in rassegna sistematicamente le varie facoltàattraverso interviste ai presidi. Nei.giorni immediatamente successivi siriunisce il gruppo dei delegati. A lorovengono proposti gli argomenti del
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numero in preparazione, e se neascoltano i suggerimenti. Subitodopo ha inizio il lavoro piÙ oneroso,quello di far fare i pezzi a chi è ufficialmente responsabile del settoreche riguarda ogni argomento previsto Cdirigen ti, capi -ripartizione,docenti delegati dal rettore per specifiche competenze, etc.).Nella seconda parte del notiziariovengono comunicate notizie sulladida ttica ordinaria e in tegra tiva,sulla ricerca, sui rapporti internazionali, sui premi e le borse di studio,sull'attivazione di nuovi servizi, etc.Questi dati pervengono man manoche passa il tempo attraverso l'iniziativa di ogni delegato di facoltà, entrouna data prefissata. La scadenza peròdeve talvolta slittare per 1'esigenza direperire ulteriori notizie e si devonocosì accelerare i tempi della correzione delle bozze. In sintesi, circa quaranta giorni prima dell'uscita delnumero si stabilisce il termine per laconsegna delle notizie, i due giornisuccessivi si svolgono le riunioni dicui si è detto, mentre la stesura degliarticoli e la loro revisione redazionaleoccupa quindici-venti giorni.
Quanto viene a costare annualmentequesta iniziativa?E Wl calcolo difficile da fare, perché ilpersonale è costituito interamente dadipendenti dell'wuversità. Nell'esercizio finanziario scorso era stato cluestouno stanziamento di cinquanta milioni, comprensivo però del compenso alcollaboratore esterno a ClÙ si era fattoricorso. Per il resto si usa il supportologistico dell'università e si contengono i costi di diffusione limitando laspedizione postale e privilegiando ladistribuzione interna diretta.
Come avviene la diffusione?È ovviamente gratuita ed è semprecurata da questo ufficio, che distribuisce le copie tra le varie facoltà,individuando punti di distribuzionepresso le segreterie, le biblioteche e ipoli didattici e a questo tipo di diffusione si destinano circa 1.300 copie.Altre 700 circa vengono inviate alMinistero, ad enti di ricerca pubblici
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e privati, agli atenei italiani e ad alcune università straniere, ai professoriemeriti, alle autorità territoriali, agliuffici P.R. di enti pubblici e privati, agiornalisti di testate locali e nazionali, a uffici preposti all'informazionegiovanile, ai consolati, ai sindacati, aiteatri e musei cittadini, agli ordiniprofessionali e alle associazioni industriali nonché ad altri soggetti individuati dai delegati di facoltà. Lerestanti copie, piÙ di 3.000, vengonocapillarmente diffuse in tutti gli uffici: ogni dipendente riceve una copiaa lui indirizzata.
Avete avuto dei riscontri riguardoall'efficacia del vostro lavoro?Sappiamo che ci leggono, perchéquando resta qualche refuso ce lofanno subito notare. Col passare deltempo è divenuta piÙ facile e abbondante la raccolta delle notizie, cheprima stentavano ad arrivare. Inoltrela richiesta di copie, anche da partedi persone che non avrebbero dirittoa ricevere il notiziario, è in aumento,tanto che stiamo pensando se non siail caso di aumentare la tiratura,attualmente sulle 5.000 copie.
Avete contatti con coloro che, in altresedi, lavorano a pubblicazioni analoghe?No. Semplicemente riceviamo i loronotiziari così come loro ricevono ilnostro. Senz'altro dal confronto conaltre pubblicazioni si possono trarrespunti interessanti, per i contenuti,per la grafica e così via. Indubbiamente c'è chi lavora meglio di noi,ma c'è anche chi lavora peggio.Insonu1ìa, siamo nella media.
R.P.
NOTE ITALIANE
"A CHE PUNTO E LACOMUNICAZIONE
di Brunella MarchioneResponsabile delle relazioni pubbliche e ufficio stampa dell'Università di Parma
Si è svolto nei giorni 29 e 30 novembre presso la Terza Università diRoma il primo seminario sul"Rapporto comunicazione e università", organizzato dal Ministerodell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica in collaborazionecon l'AlCUN - Associazione ItalianaComunicatori d'Università.Si è trattato della; prima di una seriedi iniziative volte ad approfondire ilproblema della organizzazione delleattività di comunicazione negli ateneiitaliani, nonché a valorizzare la figuraprofessionale del comunicatore nelleistituzioni universitarie nazionali.All'incontro di Roma erano presentioltre 70 tra responsabili e addetti allacomunicazione, in rappresentanza diWla trentina di università.Con tale iniziativa il Ministero havoluto sottolineare l'attenzione postaal rapporto con gli organi di informazione e, più in generale, l'importanzache si attribuisce al fattore comlmicazione per lo sviluppo del sistema universitario nazionale. "Le profonde trasformazioni degli ultimi anni" haricordato il ministro Podestà che haaperto i lavori, "richiedono di adeguare i canali informativi in modo piùacuto e tempestivo, allo scopo di facilitare da un lato tutti gli utenti reali epotenziali dell'istruzione wùversitariae dall' altro di fornire all' opinionepubblica informazioni sempre piùdettagliate. Il target dell' informazionesul mondo accademico non è più rappresentato da professori, ricercatori oaddetti ai lavori, ma abbraccia unaplatea molto più vasta, composta in
particolare dagli studenti e dalle-lorofamiglie e soprattutto più attenta aitemi dell'alta formazione, della ricercae dei futuri sbocchi professionali".
Un ruolo da valorizzare
Da ciò risulta sempre più necessarioil progressivo passaggio dalle università chiuse nel loro mondo ad unarealtà che renda più trasparentel'istruzione accademica attraverso unaumento complessivo della capacitàcomunicativa, valorizzando il ruolo ela funzione dei comunicatori d'università, ruolo che ancora oggi risultadifferenziato da sede a sede, cometestimonia la varietà delle strutturenelle quali è organizzata l'attività dicomunicazione.Dopo la relazione di Stefano Rolando,capo dipartimento informazione eeditoria della Presidenza delConsiglio dei Mliùstri, che ha affrontato il problema della comunicazionenella Pubblica Amministrazione, edha sottolineato la necessità di passaredal concetto di visibilità (mera presenza della pubblica amministrazionesui mass-media) al concetto di comunicazione interattiva (non solo emissione di messaggi ma raccolta del feedback dell'utenza e modifica della qualità del servizio offerto, ruolo chedeve essere svolto dagli uffici per lerelazioni con il pubblico previsti dalD.L. 29/93), è intervenuto EdoardoBrioschi, presidente dell' AlCUN edocente di Comunicazione d'impresaall'Università Cattolica di Milano.
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Professionalità efinanziamenti
Il prof. Brioschi ha presentato laricerca elaborata dall'AlCUN lo scorsoanno sullo stato della comunicazionenegli atenei, ricerca da cui emergeprepotentemente da un lato la ormaicapillare diffusione di tali attivitànelle università e la elevata capacitàprofessionale di coloro che in taleambito operano, dall' altro le ristrettezze, in termini di budget e risorseumane, che i comunicatori d'università lamentano come grande limitazione alle enormi potenzialità chequeste attività potrebbero sviluppare.Il prof. Brioscru ha quindi annunciato, tra le diverse inizia ti ve chel'AlCUN si prefigge per il 1995, losvolgimento della seconda ricercasullo stato della comunicazione nelleuniversità, mirata a comprenderel'evoluzione di tali attività.Sono intervenuti in seguito AlfredoRazzano, direttore della FondazioneRUI, che ha delineato, con un'interessante descrizione delle attività diorientamento svolte dall'ente, leindubbie relazioni che esistono e sistmU10 vieppiù rafforzando tra l'areadell' orien tamen to e quella dellacomunicazione d'ateneo, e FabioMatarazzo, direttore del DipartimentoIstruzione Universitaria del MURsT,che ha tra tteggia to l' evoluzione insenso autononùstico che la normativarecente prevede per gli atenei, il ruolofondamentale degli statuti e la conseguenza di tale processo sul miglioramento costante della qualità del servi-
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Università di Trieste: il "Castelletto", sede di istituti scientifici della facoltà di Medicina
zio che le università offrono.Proprio sull' effetto dei processi diautonomia sui servizi e le offerte
didattiche che l'mtiversità può erogareè stata centrata la prima partedell'intervento del sociologo Mario
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Morcellini, presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione aRoma "La Sapienza", che ha poi sottolinea.to corne la comunicazione vadausata in quanto strumento prioritariodi trasparenza, per facilitare il rapporto tra l'ateneo e gli studenti, e non afini di mera amplificazione "propagandistica" .
La relazione tracomunicazione e qualità
"Degli studenti che si iscrivonoall'università" ha ricordato Morcellini, "un terzo abbandona duranteil primo anno, un altro terzo lasciadurante il corso degli studi, e solo ilrestante 30% riesce a laurearsi. Diquesti, solo 1/3 si laurea in corso. Èdi fronte a questi dati, indubbiamente preoccupanti, che la comunicazione in università può sicuramentemigliorare le relazioni con l'utente,trovando i canali e gli strumenti piùadatti per facilitare l'impatto inizialee il disorientamento degli studenti difronte ad una realtà estremamentecomplessa e a volte caotica dal puntodi vista informativo". "Esiste unastretta relazione tra comunicazione equalità" ha concluso Morcellini,"perché la comunicazione snida le'zone grigie' dell'inefficienza edespone la realtà, qualunque essa sia".Proprio per valorizzare, laddove esistenti, le strutture di comunicazioneuniversitaria, il prof. Morcellini haformulato una proposta di mozione,approvata dai partecipanti alSeminario, di cui viene riportata piùsotto il testo.La proposta ha raccolto la piena adesione di Roberto Alatri, capo ufficiostampa del MUR5T ed organizzatoredel Seminario, che ha anche garantitol'interesse del Ministero a patrocinare ed organizzare in accordo conl'AlCUN regolari corsi di aggiornamento e formazione.Sempre per favorire lo sviluppo dellaprofessionali tà dei comunica torid'università e per concretizzare quelcoordinamento tra gli atenei italianitanto auspicato dal direttivo
NOTE ITALIANE
Roma, 30 novembre 1994
Testo della mozioneI partecipanti al IO Seminario sul rapporto Comunicazione e Università, riuniti aRoma il 29 e 30 novembre 1994 in rappresentanza di 30 università, riconosconoanzitutto l'importanza e l'effetto di annuncio del Convegno, ed esprimono pertanto al ministro, al suo ufficio stampa ed alla Direzione Generale perl'Istruzione Universitaria un convinto apprezzamento per l'iniziativa realizzata.Proprio nell'obiettivo di sviluppare questo primo appuntamento in termini dicontinuità e di valorizzazione delle esperienze comunicative già maturate negliatenei, i partecipanti al Seminario invitano il sig. ministro a sviluppare tutte le iniziative che riterrà idonee ad adempiere al dovere di comunicazione da parte diun'istituzione di rilevante interesse pubblico come l'università.In particolare, nell'ambito di una progressiva valorizzazione delle professionalitàfinora maturate, il ministro potrà valutare l'opportunità di una struttura di servicetra e per gli uffici stampa, P.R. e comunicazione, in consultazione con l'AlCUN.
I partecipanti ritengono inoltre che, dopo questo primo Seminario, si dia tempestivamente luogo ad un appuntamento periodico e sistematico (almeno annuale),nella forma di un Seminario permanente tra i comunicatori d'università, in cui attivare corsi di formazione ed aggiornamento professionale alla comunicazione anche in collaborazione con i corsi di· Scienze della comunicazione e con analoghe realtà sia accademiche che professionali.
dell'Associazione, il dotto Alatri haproposto, durante il suo intervento, larealizzazione di nuove forme di comunicazione con il MURST, utilizzando lereti informa tiche, prima fra tu tteInternet, e realizzando Lma news lettercurata dal MURST e dagli stessi atenei.
Un "obbligo etico"
"Occorre rispondere alle aspettative eall'attenzione della collettività nei confronti del sistema universitario" haaffermato Alatri. "Per usare un'espressione forte ma opportuna, direi cheesiste un obbligo etico delle universitàad informare il pubblico, e a farlo nelmigliore dei modi possibile"."Ecco allora che la complessità delsistema", ha concluso Alatri, "impone di formare compiutamente le persone preposte a questo incarico, diriconoscere loro un ruolo e una professionalità speaifici, di dotarli ditutti i mezzi di cui hanno bisogno persvolgere adeguatamente il propriolavoro, tenendo sempre a mente checiò andrà a vantaggio degli studentie della collettività in primo luogo, maanche della stessa università".In seguito, si è svolta w1'interessantepresentazione di case histories, coordina ta da Carlo Finocchietti, direttoredel ClMEA: sono state illustrate le esperienze nell' ambito della comwùcazione dell'Ulùversità di Parma, da partedella responsabile delle relaziOlù pub-
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bliche e ufficio stampa BrunellaMarchione, dell'Ulùversità "Bocconi",con la responsabile dell'ufficio stampaLinda Bulgheroni, e della TerzaUniversità di Roma, con il responsabile dell'ufficio relazioni esterne ecommùcazione, Ivano Ciprialù.Il dotto Finocchietti ha tra l'altro sottolineato come siano essenziali, per icomunicatori d'mùversità, stretti rap-
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porti, o meglio "alleanze operative",con le aree che in ateneo curanol'orien tamento e le relazioni internazionali.Il Seminario si è concluso nel pomeriggio del 30 novembre con uno stimolante incontro con i giornalisti delsettore universitario, coordinato dalpresidente dell'Ordine dei giornalisti,Gianni Faustini.
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"QUALE UNIVERSITAPER IL 2000
di Roberto De Antoniis
Con questa relazione* desidero offrire alcuni spunti di riflessione su unodegli aspetti più importantidell'organizzazione di una modernasocietà avanzata: la formazione e lagestione del capitale umano ad altolivello di istruzione. Illuminante, inproposito, è quanto ebbe a scriveregià dieci anni fa il prof. RomanoProdi in Uj1 suo pregevole articolo:"Occorre arrivare a formulare unprogetto globale sulle risorse umanedel paese. Se non si fa capire in unmodo martellante la relazione cheintercorre tra esigenze produttive epatrimonio intellettuale, è abbastanza inutile cercare di articolare l'insegnamento universitario e persino cercare di articolare le stesse strutture diproduzione" I.
D'altra parte, c'è un aspetto dell'università che avrebbe dovuto contraddistinguere, in questo suo quasi millenario divenire, l'istituzione culturale più importante della società occidentale: quello di qualificare il lavorointellettuale che vi si svolge comemomento di sintesi tra la molteplicitàdelle scienze e l'unicità del sapere.Questo era lo spirito del1'universitasstudiarum medievale che purtroppo siè perso da circa quattro secoli, daquando cioè il solco tra scienza e
* Il testo è stato oggetto di conferenza alRotar)' Club Pescara Ovest nella riunione del13 ottobre 1994. L'autore ringrazia il presidente e i membri del Rotar)' Club.1 R. Prodi: AlIll II/ce delle esigellZe prodl/ttive, in"Sperimentazione universitaria e mondo dellavoro", UNfIIERSITAS n. 12, aprile-giugno 1984,pp. 19-23.
sapienza si è talmente approfonditoda rendere praticamente impossibileuna sintesi della conoscenza. Questoè stato il dramma dell'universitàmoderna che, all'inizio del secoloscorso, Wilhelm von Humboldt benteneva presente teorizzando l'inscindibilità dell'insegnamento universitario dalla ricerca scientifica. Questo èancora il problema che fa da sfondoalla crisi dell'università contemporanea la quale, con l'avvento dell'istruzione di massa anche a livello superiore ormai evidente da più di duedecenni, si trova a vivere sulla propria pelle le contraddizioni di unasocietà tecnologicamente molto avanzata ed in rapida trasformazione, conesigenze di formazione professionalee culturale mol to più diversifica terispetto a quelle che si sono manifestate sino agli anni '60 di questo ventesimo secolo.Pertanto, oggi è molto più appropriato parlare di "sistema di insegnamento superiore" piuttosto che di università taut caurt, in quanto le esigenzedella società contemporanea impongono una diversificazione anchestrutturale delle istituzioni di insegnamento superiore proprio perché icompiti di queste istituzioni sonomolto diversificati e valmo ben oltrele tradizionali attività di formazionee di ricerca scientifica.Non è quindi più pensabile ora dipoter considerare l'istruzione secondaria e quella superiore (o meglioterziaria) come due segmenti sequenziali del processo formativo globaleperché, se è sequenziale, l'istruzione
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superiore non può essere considerataun segmento uniforme ma piuttostouna struttura a rete ampiamentediversificata.Le caratteristiche peculiari del sistema di insegnamento superiore nellasocietà contemporanea sono sostanzialmente due: l'autonomia e la capacità di partnership. Queste due qualità, su cui mi soffermerò brevemente, ne determinano il ruolo attualeche non è più soltanto quello diespletamento della ricerca scientificae di formazione della classe dirigente, secondo la visione humboldtiana,ma di essere, più in generale, fattoreessenziale - anche se non sufficiente- di progresso e sviluppo globaledella società.
Aspetti .del~'autonomiaunIVersitarIa
Il concetto di autonomia universitaria rivela tre aspetti fondamentali chepotremmo definire: a) giuridico-istituzionale; b) funzionale; c) di capacità operativa. Secondo il primoaspetto, l'università è un'istituzioneche si autogoverna nell' ambito di unquadro giuridico-istituzionale definito sul piano nazionale. Per quel cheriguarda il secondo aspetto, ciascunsistema di insegnamento superiore, eciascuna istituzione universitaria,possono essere considerati comeentità che hanno una specifica funzione (l'insegnamento e la ricercascientifica). In relazione al terzoaspetto, le università possono opera-
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Università di Trieste: la vasca navale della facoltà di Ingegneria
re come istituzioni indipendenti chesono qualificate, tra l'altro, a stabilirecollegamenti, raggiungere accordi estipulare formali joint venture operative con partner esterni. La capacitàoperativa, quindi, riconoscibile comeun aspetto dell'autonomia universitaria, focalizza la seconda caratteristica determinante dell'istituzione, cioèla capacità di partnership.Poiché tra le peculiarità delle societàdemocraticamente avanzate c'èanche quella di saper garantire lalibertà e, conseguentemente, favorevoli condizioni operative a gruppisociali ed istituzioni, al fine di consentire loro la possibilità di interagiresecondo le proprie specifiche finalitàe capacità, è in questa luce che è facile comprendere come la libertà acca-
demica significhi che le istituzioni diinsegnamento superiore siano pienamente qualificate ad interagire conaltre istituzioni radicate nelle societàche le esprimono. Naturalmente,libertà accademica vuoI dire anchegarantire ai singoli individui, chelavorano o studiano nell'ambitodell'istituzione universitaria, lalibertà di espressione, di insegnamento, di apprendimento e di espletamento della ricerca scientifica.È chiaro, quindi, che ciascuna istituzione di insegnamento superiore (e ilsistema universitario nel suo complesso) abbia la possibilità di richiedere e di ottenere, in una societàdemocratica, la piena capacità dipartnership. Il pWlto, ovviamente, nonè quello di compilare una lista delle
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possibili tà di in terazione aperteall'università (cooperazione con ilmercato del lavoro al fine di forniremonodopera specializzata, cooperazione con le is ti tuzioni poli ticoamministrative per garantire il necessario supporto ad importanti servizisociali e quant'altro) ma quello dicercare di definire un possibile quadro di riferimento alla sua capacità dipartnership. In altre parole, è importante delineare un quadro di riferimento per il ruolo che, attualmenteed in prospettiva, si assegna al sistema di insegnamento superiore nellasocietà che lo esprime. In quest'ottica, è logico che le relazioni tra igoverni nazionali ed i sistemi di insegnamento superiore possono esserevisti alla luce della piÙ generale coo-
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perazione che deve instaurarsi tra leuniversità e le altre istanze sociali. Ingenerale, è il governo che ha laresponsabilità di assicurare al sistema universitario la maggior parte deifinanziamenti e le possibilità operative: è naturale quindi, che - pur in unquadro di amplissima autonomiauniversitaria - i governi abbiano laresponsabilità di adottare chiare efunzionali linee di politica nel settore. Tuttavia, ciascuna istituzione diinsegnamento superiore, secondo ilsuo grado di autonomia istituzionale,deve essere in grado di finanziarsianche privatamente. Se per qualsiasiragione, non escluse le motivazionipolitiche, il governo nazionale intendesse ridurre i propri contributifinanziari, le università interessatedovrebbero essere libere e capaci difinanziarsi da altre fonti, evitando nelcontempo ogni possibile minacciaalla propria ;autonomia.
Gestire le università secondol'economia di mercato?
Le relazioni tra università ed industria, che sono un punto crucialenell'organizzazione socio-economicadi tutti i paesi avanzati, debbonoessere considerate con lo stesso criterio. Ogni tipo di cooperazione in questo campo deve essere consideratacon favore ed è quindi assolutamentechiaro che le università possono portare avanti non solo attività di ricercascientifica di base ma pure di ricercaapplicata, anche specificamente rivolte a determinati settori produttivi,sulla base di joint venture con singoleimprese industriali. Il solo limite daporre è quello di evitare che progettidi ricerca molto gravosi interferiscano negativamente con le attività ed icompiti tradizionali delle istituzionidi insegnamento superiore. Trovaregiusti punti di equilibrio che salvaguardino l'autonomia e consentanocontemporaneamente la piÙ ampiacapacità di interagire è l'aspetto piÙqualificante di una buona gestionedell' istituzione.A questo punto è naturale porsi la
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domanda se le università debbano omeno essere gestite con i criteri e leregole dell' economia di mercato. Leistituzioni di insegnamento superioredovrebbero essere gestite come le altreimprese che operano in un'economiadi mercato e, in particolare, i gestoridelle w1iversità dovrebbero rispettarerigorosamente i rapporti costi-beneficinell'espletamento delle responsabilitàmanageriali. Conseguentemente, èlogico che dalle 1miversità ci si aspettila realizzazione di tutte le loro attivitàsecondo chiari parametri di efficienzae produttività ed è altresì naturale chei risultati dell'attività w1iversitaria, intutti i suoi aspetti, vengano sottopostiai piÙ severi e completi sistemi divalutazione. Tuttavia nella valutazione del profitto ascrivibile all'istituzione non si può né si deve dimeÙticareche essa è chiamata a fornire direttamente o indirettamente servizi sociali.
Il delicato problemadell'accesso
Se veniamo a considerare da vicino ilprocesso della formazione nella suaglobalità, è evidente che l'accessoall'istruzione superiore è, nellesocietà avanzate, il punto piÙ delicato. È innegabile, infatti, che il sistemadi insegnamento superiore abbiaormai acquisito anch' esso una suadimensione di massa, essendo destinato ad una clientela molto piÙ vastache in passato, sicuramente non piÙomogenea sotto l'aspetto sociale. Inaltri termini, una formazione postsecondaria si richiede oggi non soltanto ad un numero di cittadini piÙ omeno ristretto, destinato a formare laclasse dirigente del paese, ma ad unavasta area di utenza chiamata a svolgere mansioni sempre piÙ complessead elevato contenuto culturale e professionale. Per soddisfare adeguatamente i bisogni della società italianaalla soglia dell'anno 2000, è necessario quindi un notevole impegno adarmonizzare le valenze culturalidegli sbocchi formativi, a livello discuola secondaria superiore, all'insegna di una migliore fruibilità
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dell'insegnamento universitario. Ilcaso italiano è certamente in unaposizione molto difficile. Da 1m lato,infatti, non si è risposto adeguatamente all'enorme aumento delladomanda di istruzione superiore conla necessaria diversificazione dellestrutture e, dall'altro, il mancatocoordinamento gestionale del processo formativo - attualmente addirittura diviso a livello nazionale tra duediverse amministrazioni - rende lasituazione ancora piÙ squilibrata.Naturalmente, non si tratta ora difare un passo indietro rispetto al passato, in quanto dedicare completamente all'università ed alla ricercascientifica un apposito Ministero puòavere una logica precisa di rinnovamento, ma di realizzare indispensabili sinergie tra le istituzioni culturalied educative ai vari livelli.In questo settore le politiche da adottare andrebbero adeguatamente studiate perché nessuna azione concreata è stata posta in essere, se si eccettuano l'istituzione dei diplomi universitari di incerto avvenire e la liberalizzazione dell' accesso all' insegnamento universitario che, pur avendoavuto a suo tempo un significatochiaro di recupero sociale, ha innegabilmen te aggra va to l'inefficienzadelle strutture. Sostanzialmente sidovrebbe far leva sulla diversificazione del sistema di insegnamentosuperiore e sulla predisposizione diun efficace servizio di orientamentoper l'accesso all'istruzione postsecondaria. Gli aspetti tecnici di queste due linee operative sono moltocomplessi e non sembra il caso ora diesaminarli.
A proposito didiversificazione
Per quanto attiene la diversificazione,si dovrebbero compiere passi moltomeno timidi di quelli fatti finora. Èovvio infatti che, proprio per i mutaticompiti di un'istruzione superiore dimassa, non è pensabile che l'offerta diservizi ed uca ti vi a q ues to livellopossa essere demandata esclusiva-
mente alle istituzioni universitarie. Èlogico che queste ultime debbanoessere chiamate ad avere una grandissima responsabilità didattica escientifica nel settore, ma è inneggabile che vada costruita sul territorio unarete molto piÙ articolata di opportunità formative che sarebbe piÙ logicodefinire di istruzione post-secondariao terziaria. In questo senso sembramuoversi l'attuale ministro dellaPubblica Istruzione che si propone diis ti tu ire corsi di is truzione pos tsecondaria: vedremo poi con qualimodalità si perseguiramlo tali obiettivi e che tipo di sinergia si porrà inessere con le istituzioni universitarievere e proprie. Questa rete dovrebbeinteragire adeguatamente con ognitipo di istituzione culturale ed operare a stretto contatto con le altre istanze sociali (ed in particolare con ilmondo produttivo). In questo modo,si potrebbe recuperare la produttivitàdel sistema che oia è bassissima, datoche solo il 30% degli iscritti all'università riesce a completare gli studi.Deve osservarsi poi che il ruolodell'orientamento è fondamentale nelpassaggio dall'istruzione secondariaa quella superiore. Nella complessitàdell'a ttuale sistema di insegnamentosuperiore, non è pensabile che ildiscente venga lasciato a se stesso,pur se fornito di un adeguato bagaglio culturale, senza un supporto diorientamento che gli consenta di usufruire, nel modo piÙ pieno, dell'offerta educativa. Se si pensa questoaspetto in termini strategico-operativi, è evidente che non si può prescindere dalla necessità di creare strutture di orientamento a vari livelli.Molto sommariamente si può direche queste strutture, che potremmodefinire di supporto al sistema diistruzione superiore ma in grado dioperare anche a livello di scuolasecondaria, possono essere sia interne che esterne all'istituzione formativa vera e propria. A tal riguardo, ilConsiglio d'Europa raccomanda unamigliore cooperazione internazionaletra le istituzioni governative e nongovernative che si occupano di orientamento e considera assolutamente
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prioritario un adeguamento dellerisorse nazionali nel settore della gltidnnce sia a livello di istruzione secondaria che di insegnamento superiore.
La formazione del capitaleumano
La formazione del capitale umano hail suo "diapason" proprio nella partepiÙ alta del percorso educativo,l'istruzione superiore. Le tematicheconnesse alla sua gestione ed al funzionamento del sistema universitariosono talmente importanti che meriterebbero ben altra trattazione. In questo contesto, è possibile solo accelmare ad alcuni aspetti delle tematicherelative ed individuare alcune possibili linee di intervento da realizzarecon la massima accura tezza.Partiamo, umanzitutto, da un dato difondo: l'Italia è, tra i paesi europei, ilfanalino di coda per quel che riguarda la percentuale di popolazioneadulta scolarizzata a livello universitario. Naturalmente il paragone vafatto con Francia, Germania e RegnoUnito, cioè con quei paesi dell'UnioneEuropea che hamlo il rilievo maggiore. Orbene, per la popolazione compresa tra i 25 ed i 65 anni, laGermania ha il 10% di scolarizzati alivello universitario, il Regno Unito il9%, la Francia il 7% e l'Italia il 6%.D'altra parte, una mortalità scolasticaa livello universitario del 70% è, per ilnostro paese, un dato disastroso. Se sipensa poi che la bassissima produzione di laureati (90.113 nel 1992)2 siconiuga ad una consistente difficoltàoccupazionale per i giovani che siaffacciano al mondo del lavoro al termine degli studi universitari, si evidenzia lm problema sociale gravissimo che non è ovviamente un semplice fatto congiunturale ma, purtroppo,strutturale. Il punto è che il nostropaese non ha mai avuto una politicauniversitaria all'altezza di una societàavanzata e ciò è tanto più grave in
, Vedasi la tabella riportata da UNJIIERSITAS n.51, gennaio-marzo 1994, p. 52.
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quanto il livello qualitativo dell'insegnamento e della ricerca scientifica(soprattutto in alcuni settori particolari) non è certamente dei peggiori. Ilvero problema del sistema di insegnamento superiore non è quinditanto di carattere qualitativo quantoorganizzativo. Valga un esempio pertutti. La contestazione giovanile del1968 creò seri problemi in tuttal'Europa, in riferimento all'organizzazione del sistema universitario, e lerisposte a tali difficoltà furono diverse da paese a paese. La Francia, adesempio, nel giro di pochi mesi varòuna riforma che frantumò completamente lU1 sistema universitario accentrato e poco flessibile; in tal modoParigi ebbe ben tredici poli di insegnamento lmiversitario. L'Italia si limitò avarare la liberalizzazione dell'accessoall'università senza alcwla altra modifica strutturale. Negli ultuni venti amusono stati presi nel nostro paese tanti"provvedimenti urgenti" per l'wuversità - gli ultimi risalgono allo scorsomese di agosto (D.L. n. 510/94) - mamai si è adottata una riforma orgalucadel sistema di insegnamento superiore: infa tti, non hanno alcun respirostrategico né la riforma della docenza,peraltro in via di ulteriore modifica, nél'introduzione, tardiva e disorganica,del dipartimento universitario (nel1980), né l'istituzione del Ministerodell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica (nel 1989). In altri termini, è completamente mancato aipolicy mnker italiani quell'ampio respiro culturale che avrebbe dovuto caratterizzare sul piano internazionale ilnostro sistema wuversitario.Mentre la sua importanza internazionale è scarsamente rilevante, purgodendo alcuni a tenei di un certoprestigio, l'aspetto peculiare delsistema di insegnamento superioreitaliano è quello di rivelarsi rigido estrutturalmente uniforme. Infatti, soltanto le istituzioni wuversitarie veree proprie vengono a costituire quelloche in tutti i paesi avanzati si caratterizza come un sistema diversificatodi istituzioni formative di livellopost-secondario di cui l'universitànon è che una componente, anche se
di particolare rilevanza.Una siffatta situazione comporta chela struttura incaricata di fornire uncosì importante servizio formativoabbia un'impostazione piÙ funzionalead una domanda omogenea di éliteche ad impartire un'istruzione superiore di massa ad un'utenza culturalmente non omogenea. In altri termini,la struttura di insegnamento superiore italiana, su cui peraltro è sta todevastante l'impatto della liberalizzazione dell' iscrizione universitaria, nonè certamente funzionale alle esigenzedi lma società avanzata che si caratterizza per una domanda di istruzionesuperiore di massa, cui non si puònon rispondere che con un sistemaformativo diversificato. È ovvio che,per questo verso, il nostro sistema habisogno di una risposta di ben piÙampio respiro che la parziale e stentata diversificazione che si tenta diporre in essere con l'istituzione dei"diplomi universitari" accanto allalaurea ed al dottorato di ricerca. Perquanto si riferisce poi alla professionalità che si acquisisce nelle nostreuniversità, va considerato che essanon si rivela facilmente spendibile perl'immissione nel mondo produttivo.Non si tratta tanto di un problema diqualità dell'insegnamento, in generalesoddisfacente, quanto di mancanza dicollegamento tra le istanze culturalidell' is ti tuzione uni versi taria e lenecessità concrete del mondo produttivo. In altri termini, a prescindere daogni considerazione sulla grave carenza numerica di personale fornito diuna preparazione universitaria, c'èuna sproporzione notevole tra l'offerta nei vari settori. Ad esempio, l'assoluta insufficienza di personale tecnicoscientifico è un gravissimo handicapper lo sviluppo del "sistema-Italia".
Ipotesi per la ripresa
Su questo fronte si possono individuare tre linee di azione per una possibile ripresa. hmanzitutto, si tratta dipensare ad ipotesi operative di ampiorespiro che diano alle singole istituzioni universitarie la possibilità di
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godere della piÙ ampia autonomiache le metta finalmente alla pari, sottoquesto profilo, con le omologhe istituzioni dei paesi avanzati. È ovvio, adogni modo, che l'autonomia universitaria debba essere funzionale allapolitica generale che si intende perseguire sul piano nazionale, proprio perdare al sistema una sua coerenza globale che ne aumenti l'impatto sulpiano internazionale. Non va inoltredimenticato che la gestione della singola istituzione deve essere improntata a chiari criteri aziendalistici, incui sia privilegiato il rapporto corretto tra i costi ed i benefici.Il secondo aspetto che va accuratamente valutato è quello della diversificazione delle strutture di insegnamento superiore e delle interazionifunzionali che si debbono creare conil mondo produttivo, partendo dalpresupposto che, in una società avanzata, l'università non può assolutamente porsi come una torre di avorioma deve creare ed utilizzare almeglio indispensabili sinergie conaltre istituzioni operanti nella società.Le forme e le modalità della diversificazione valmo attentamente considerate sotto l'aspetto operativo ma benchiaro deve essere comunque l'obiettivo di realizzare la fruizione ottimale del servizio da parte di lma clientela di massa non omogenea culturalmente.È proprio nel settore dell'istruzionesuperiore che vanno realizzate, infatti, le piÙ funzionali strategie di per111anent education che tanta importanza rivestono nella formazione delcapitale umano. Da un punto di vistapiÙ squisitamente didattico, devedarsi infine spazio ad un funzionaleservizio di orientamento in itinere perrapportare meglio le aspettative individuali alle potenzialità del servizioeducativo.
L'inscindibilità di formazionee ricerca
Quando si parla di istruzione superiore - e vengo al terzo punto - nonsi può poi prescindere dalla ricerca
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scientifica. Il modello humbodtianodi università, che sostanzialmente èancora valido, è basato, come si èvisto, sulla felice intuizione dellainscindibilità dell'insegnamento universitario dalla ricerca scientifica.Conservare e potenziare questointreccio funzionale tra 1'aspetto piÙsquisitamente formativo e la ricercascientifica è una strategia dalla qualenon si può prescindere nella messa apunto di una politica di ampio respiro nel settore dell'istruzione superiore. Naturalmente, è logico che in unasocietà avanzata, che ha ormai realizzato un sistema di /11ass higher ed/./cation, il rapporto insegnamentoricerca si faccia piÙ flessibile ed articolato. Nell'ambito di un sistemadiversificato non tutte le istituzionihanno lo stesso grado di responsabilità per quanto riguarda l'espletamen to d ella ricerca scien tifica. Èessenziale quindi armonizzare lespecifiche vocazioni delle singoleistituzioni in una rete di servizi formativi in cui sia mantenuto unsostanziale equilibrio dinamico trainsegnamento e ricerca.In un' epoca in cui i cambiamentidella società nei suoi piÙ significativiaspetti funzionali, dall'organizzazione del lavoro e dei servizi ai modellidi comportamento collettivo, sonocaratterizzati dallo sviluppo tecnologico che determina una straordinariarapidità e diversificazione degliinp/./t informativi, non adeguare lemetodologie e le strutture della formazione ai bisogni individuali e collettivi, significa candidarsi, comepaese, ad un inarrestabile declino. Ènecessario, innanzitutto, educare isingoli alla scoperta, o alla riscoperta, dei propri bisogni spirituali attraverso una formazione adeguata checomprenda, in un IlI1iclI/11 armonico,la competenza professionale e lafruibilità ottimale dei valori culturali. Il fine ultimo da raggiungere èquello di consentire che la collettività nel suo insieme sia portata aduna crescita armonica in grado direalizzare congiun ta men te, senzaincertezze e cadute, sviluppo e progresso.
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BREVITALIA
Dopo 5 anni, quasitutti i laureatilavorano
Un'indagine ISTAT che analizzagli sbocchi professionali di chisi è laureato nel 1986evidenzia che, dopo unlustro, oltre il 92% dei neodottori ha un'occupazione,che però è stabile solo nel69% dei casi. Gli stessiintervistati, dopo tre annidalla laurea, avevano unlavoro nel 78,2% dei casi(stabile per il 50, I %). Ilconfronto di quest'ultimorisultato con quello dei"colleghi" I~ureati nel 1988manifesta che la percentualedi quelli che in soli tre anni sisono inseriti nel mondoproduttivo è pressochéidentica, cioè il 77,6% deltotale.In 5 anni, anche chi haconseguito una laureatradizionalmente "debole",come quelle di arealetteraria, riesce per il 90,2%a conquistare un posto;rimane tuttavia elevata lapercentuale dei precari (il39%), generalmente assai piùcontenuta per gli altri gruppidi laurea con l'esclusionedella sola Medicina (36,8%).Per quanto riguarda il gradodi utilizzo del titolo rispettoall'attività effettivamentesvolta, solo il 31,5% dichiaradi usufruire in modo"importante" e il 35,8% inmodo "soddisfacente" controun 26% che ne fa un uso"ridotto". Più in particolare,utilizzano in modo scarso leproprie conoscenze il 26,9%dei laureati di area scientificae il 31,4% del gruppo
Ingegneria. Ma non basta. Il21,6% degli ingegneri affermadi sotto utilizzare la laureapur svolgendo unaprofessione per cui èindispensabile: ciò significache anche chi ha un titolomolto tecnico spesso vienechiamato a occupareposizioni diverse rispetto allaformazione conseguita. Adimostrazione del fatto che"la laurea è ancora unostrumento comparativamentepiù favorevole di altri perottenere un posto di lavoro,ancorché nonnecessariamente coerentecon il titolo di studioconseguito", ha affermato ilministro dell'Università edella Ricerca scientifica etecnologica, Stefano Podestà,commentando l'indagineISTAT.
Un ultimo dato: Scienzedell'informazione (orainformatica), Scienzestatistiche e Odontoiatriagarantiscono, nell'arco di 5anni, la prima occupazione.Odontoiatria ha inoltrel'invidiabile primato dellastabilità di laurea: il totale deineo-laureati in pochi anniottiene un posto fisso, quasisempre senza passare perlunghi periodi di precariato etrafile alla ricercadell'agognata sistemazione."L'indagine del 1991 èl'ultima disponibile. Da alloraalcune tendenze possonoessersi modificate. Noncambia però il messaggio: lalaurea rappresenta unproficuo investimento anchein tempi di recessione e dicrisi occupazionale: così haconcluso la presentazione
dell'indagine Alberto Zuliani,presidente dell'lsTAT.
I.e.
Informare pertelefono
Un numero verde per tuttele informazioni utili allostudente-matricola.Audiovisivi sui corsi per lescuole superiori. Un tribunaleper i diritti degli studenti.Questi i progetti annunciatidal ministro dell'Università edella Ricerca scientificaStefano Podestà nel corsodella conferenza stampa del14 settembre scorso, durantela quale ha anche anticipato lesue richieste al Governo insede di finanziaria: 500miliardi più dell'anno scorsonel bilancio 1994/95.Il colloquio reciproco trastudenti e ministro e lanecessità di un loroorientamento spiega ilnumero verde (167-019636)che ha funzionato fino al 5novembre presso ilministero. Lo aveva istituitol'anno passato (in tutto 6.222chiamate) il titolare deldicastero Umberto Colombo"non perché fosse un serviziodi orientamento", spiegaPodestà "ma di sempliceinformazione".Per esempio: se si voglionoconoscere le sedi di unauniversità, i numeri ditelefono delle segreterie dellesingole facoltà, i "referenti"(persone o strutture) perulteriori informazioni, datiutili in genere sulleopportunità di studio, si
compone il numero suddettoche, ha promesso il ministro,"sarà di nuovo attivo anche amaggio".E già da quest'anno,limitatamente ad alcunescuole pilota, dovrebbepartire l'altro progettoministeriale in collaborazionecon la Fondazione Rui: laproiezione, nelle ore dilezione, di audiovisivi che airagazzi delle ultime due classidelle scuole superioriillustrino cosa li attendeall'università e quali glisbocchi professionali dellevarie lauree.
I.e.
Si estende il numerochiuso oprogrammato
Lotta accesa per diventaredentisti. Ogni postodisponibile per le matricolenei corsi di laurea inOdontoiatria è statomediamente conteso da ben13 candidati. Futuro miglioreinvece, anche se di poco, pergli aspiranti medici: i postiprevisti dagli ateneirappresentano circa il 35%delle domande di ammissionepresentate presso lesegreterie di facoltà. E per il65% di "sicuri" respinti sitratterà di scegliere unaprofessione differente o diripetere i test d'ammissionel'anno prossimo.Chance molto più alte invecead Ingegneria: il 78% deipreiscritti è riuscito adottenere il via libera per"anno accademico.
48
NOTE ITALIANE
In totale, nei corsi di laureaad accesso limitato c'è statospazio per il 54% di quantihanno tentato di entrare. Èquanto emerge dall'indaginedel So/e-24 Ore (circoscritta aicorsi di laurea tradizionali) inalcune tra le maggioriuniversità italiane che hannoadottato il criterio delnumero chiuso, vincolandol'accettazione dello studenteal punteggio ottenuto ingraduatoria una voltasuperato il test.I blocchi alle iscrizioni nonsono certo una novità, ma ilnumero dei corsi di laureache prevedono proveselettive aumenta di anno inanno e si è allargato a quasitutti quelli di recenteistituzione, per nondimenticare i diplomiuniversitari, il cui blocco alleiscrizioni è previsto per legge.I dati però possono subirelievi variazioni: al momento incui la ricerca è statapubblicata non erano ancoradefinitivamente chiusi itermini di presentazione delledomande ed il fenomenodella doppia iscrizione (è diuso comune per le aspirantimatricole iscriversi sia al testdi Medicina sia a quello perOdontoiatria, nella speranzadi superarne almeno uno)altera, anche se in misuraesigua, il rapporto tranumero totale di aspiranti eposti disponibili.
I.e.
I profili delleprofessioni sanitarie
Tra polemiche roventi edichiarazioni di guerra degli"esclusi", sul finire disettembre è salpata la navedei profili sanitari. Sono 13 lecategorie di operatori dellasalute (infermiere, podologo,ostetrica, logopedista,fisioterapista, ortottistaassistente di oftalmologia,igienista dentale, dietista,tecnico audio-protesista,tecnico audiometrista, tecnicoortopedico, tecnico diradiologia, tecnico dilaboratorio) per i quali ilministro della Sanità RaffaeleCosta ha firmato i decreti cheindividuano e delimitano l'areadi attività. Con un doppioeffetto: da un lato risultanodefinite in modo precisofigure e professionalità diquasi 400 mila operatori;dall'altro, si introduce unpercorso formativo uniformee in regola con le normativeUE. La conclusione è che oratutti gli aspiranti tecnici incamice bianco dovrannoiscriversi ai corsi di "laureabreve" per accedere allaprofessione. I diversi cicli distudi oggi attivi (come adesempio le scuole regionaliper infermieri) dovrannoperciò essere ricondotti aldiploma intermediouniversitario, mentre inquesta fase di transizione iministeri della Sanità edell'Università individueranno
quali titoli conseguiti in base aiprecedenti ordinamenti sianoda considerare "equipollenti".Dunque, fissati gli ambiti diattività, sarà necessariodefinire gli ordinamentididattici, quindi, con DPR,specificare nel dettaglio lespecifiche mansioni dellesingole categorie.
I.e.
Nuovi rettori incarica dal I 994
GIANFRANCO BOARIUniversità della Basilicata(IO novembre)È nato il 16/07/34 ad Ancona;laureato in Ingegneria chimica,è ordinario di Ingegneriasanitaria-ambientale.ADRIANO DE MAlOPolitecnico di Milano(IO ottobre)È nato il 29/03/41 a Biella;laureato in Ingegneriaelettronica, è ordinario diGestione aziendale.GIULIO MARINOZZICampus Bio-Medico Roma(IO novembre)Ènato il 24/04/35 a Tolentino(Mc); è ordinario di Anatomiaumana.UMBERTO RUGGIEROPolitecnico di Bari(IO novembre)Ènato il 30/05/27 a Bari;laureato in Ingegneria, èordinario di Macchine.ROBERTO RUOZIUniversità "Bocconi" di
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Milano (IO novembre)È nato nel 1939 a Biella;laureato in Ingegneria, èordinario di Economia delleaziende di credito.GIUSEPPE CALZONIUniversità di Perugia(IO novembre)È nato il 2/05/34 a Perugia;laureato in Economia eCommercio, è ordinario diEconomia politica.LUCIANO RUSSIUniversità di Teramo (dal 20luglio)È nato il 14/04/44 a Cappellesul Tavo (Pe); laureato inGiurisprudenza, è ordinario diStoria delle dottrine politiche.ENRICO RIZZARELLIUniversità di Catania (dal 7luglio)Ènato il 21/ 10/43 a Catania;laureato in Chimicaindustriale, è ordinario diChimica generale e inorganica.PIERO TOSIUniversità di Siena (dal 21aprile)Ènato il 4/07/40 a Pescia (Pt);laureato in Medicina eChirurgia, è ordinario diAnatomia e istologiapatologica.
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Il nuovo comitato esecutivodella Conferenza Permanentedei Rettori delle UniversitàItaliane è composto daiprofessori: Blasi (presidente),Mancino e Mantegazza (vicepresidenti), Rossi (segretariogenerale).
UNIVERSITAS 54
GIOVANNI SPADOLINI,L'ECO DELLA PAROLA
di Tiziana Sabuzi Giuliani
Amare l'università
Di Giovanni Spadolini uomo di Stato,giornalista, erudito, molto è già statodetto. Così del suo amore per la storia, di quella sua passione "risorgimentale" che alcuni hanno tacciato dichiusura nel passato senza vederviinvece adombrata una realtà al futuro, quella europea. Ciò traspare, adesempio, da alcune parole, in cuil'uomo politico, ma soprattuttol'uomo di cultura, ama sottolineare"la connessione che fin dall' alba delRisorgimento stringe la causa dell'Italia unita alla causa dell'Europaunita".Giovanni Spadolini era affezionatoalle sue città (quella di nascita,Firenze, e quelle d'elezione, comeMilano); prediligeva i libri, considerati come amici viventi e testimoniinsostituibili di un dialogo universale, nel tempo e nello spazio, tra diverse civiltà; subiva il fascino della storia come scienza e come guida; viveva la passione politica come forma diimpegno per il bene civico.Ma, tra questi suoi grandi amori, cen'era anche un altro: l'università.Come studente, come professore w1iversitario o come responsabile diincarichi accademici e politici di rilievo egli non ha mai cessato di crederenella vitalità e nell'importanza cruciale della ricerca e della formazioneuniversitaria. Non è a caso, perciò,che sin dal primo numero di UNI
VERSITAS, nell'aprile 1980, egli abbiafatto ininterrottamente parte del
comitato scientifico della nostra rivista: una presenza non solo formale,ma convinta e costruttiva.Come omaggio a Giovanni Spadolinianziché elaborare una commemorazione celebrativa generica, intendiamo ricordarlo nella dimensione accademica, slùla scia delle sue, non dellenostre parole.
Alcune frasi sull'universitàfanno affiorare di nuovo sinoa noi - come il migliore dei
ricordi possibili - il pensierodi Giovanni Spadolini sul
mondo accademico
Ce ne ha offerto lo spunto, oltre aduna rilettura mirata dei suoi interventi (alcuni dei quali già pubblicati suUNNERSITAS), un'occasione specifica:l'inaugurazione dell'almo accademico1994/95 alla Bocconi, di cui il senatore fu per ben 18 armi presidente.N elI' a ula magna del prestigiosoAteneo milanese, attraverso le varieprolusioni, è emersa (oltre che lafigura di statista, evocata in particolare dal Presidente Scalfaro) l'ecodelle parole - e delle idee - diGiovanni Spadolini sull'università.
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Libera, aperta, pluralista
Dal ricordo del prof. Luigi Guatri(consigliere delegato dell'Ateneo bocconiano e direttore dell'Istituto diEconomia delle aziende industriali ecommerciali), sono così riaffiorate inaule le opinioni espresse da Spadolini,un decennio fa, sul carattere di unalibera università quale la Bocconi: "Losapete meglio di me che il futuro diquesta Università è legato a pochipunti fondamentali; che rimangaun' istituzione aperta, aperta a tutte leesperienze e capace anche di correggere i propri errori, perché nulla nellastoria è mai compiuto e definitivo, e lastoria è fatta proprio per correggere ipropri errori. Libera nel senso che èformalmente e sostanzialmente nonsottoposta ai condizionamenti centralisti e burocratici dello Stato e nelsenso che la sua impostazione culturale non è dipendente da alcun orientamento ideologico, ma mantiene invece un atteggiamento essenzialmentecritico verso qualsiasi tipo di credenzeaprioristiche. Inoltre plumlistica proprio in quanto esprime una varietà diposizioni culturali e scientifiche e unavarietà di iniziative attraverso le qualisi può manifestare l'impegno professionale delle sue forze didattiche e diricerca. Infine, autonomia.Autonoma nel senso che il finanziamento delle sue attività avvienesoprattutto cedendo servizi ad utentie sottoponendosi quindi anche a precise valutazioni di mercato".Sul pluralismo interverrà ancora, nel
Università di Trieste: l'atrio dell'edificio centrale di Piazzale Europa
1991, riferendosi all'intero polo universitario milanese: " ... solo Milanooffre lill grande spaccato europeo nelmomento in cui, accanto alla suaUniversità statale giovane di anni maricca di esperienze e di successi,accanto al suo glorioso ed efficientePolitecnico, unisce le due massimeUniversità Libere della Repubblica,l'Università Cattolica e l'UniversitàBocconi, le due espressioni diverse ediversamente atteggiate di quel pluralismo universitario che è condizioneper l'avanzamento degli studi e perl'affinamento della ricerca, che sempre guadagna dall'emulazione e dalconfronto, mai dalla stasi e dal monopolio, che sempre trae nuovo alimentodal fatto di potersi cimentare in esperienze diverse e diversificate".
L'indipendenza dalle mode
Stare al di sopra della corrente o se sivuole, al di là delle mode, è-stataalmeno un'intenzione di vita perSpadolini. Ma è anche, oggi, un invito di stile per l'università. Lo rilancia,di nuovo, il professor Guatri nel riferire le parole che sulla "prima"Bocconi Spadolini pronunciò nel1987: "Un'università libera, sullosfondo di un ordinamento centralistico e in tegralmen te na poleonico.Un'università laica, nell'ispirazionedei fondatori e nella scelta delle stesse discipline. Un'università destinataa vivere di vita propria, con il principio - quasi americano e quindi, per itempi, anticipatore - della fondazione. Facoltà di élite, che comprendevapoche decine di iscritti all'inizio ed èarrivata a cinquemila aspiranti oquasi nell'ultimo anno, di cui solomilleottocento possono seguire glistudi. Una storia indipendente dallemode e dalle passioni politiche'''.
Il carattere rinascimentale
È poi sulla falsariga di altri ricordiriproposti (nell'ambito della già citata"Giornata bocconiana") dall'attualePresidente del Senato, che affiora lilla
delle idee più originali di Spadolinisull'università nella sua cOlmotazionerinascimentale: "Quasi due anni fa, il 7novembre 1992 - rievoca il seno prof.Carlo Scognamiglio - Spadolini velmequi in Bocconi per pronw1Ciare, comepresidente, il discorso sui novant'annidell'Università, alla presenza del Capodello Stato. È un discorso che molti dinoi ricordano e che conserva ancoroggi una sua validità quasi profetica.Nel rifarsi alle origini antichedell'università fece un riferimentoche allora mi colpì, quando la definìcome un istituto commerciale, nelsenso antico, rinascimentale del termine, cogliendo, a mio avviso, unelemento di verità profondo: quellocioè che da sempre lega nella nostra
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istituzione la ricerca scientifica allaformazione dell'uomo, un uomo percui la conoscenza non è solo comprensione del reale, ma strumentoper razione e per il cambiamento".
A proposito di contestazione edi ricostruzione
Parlando agli universitari di Padova,per l'inaugurazione dell'anno accademico 1990/91, Spadolini avevatratteggiato da un lato la storia delneonato Ministero dell'Università edella Ricerca (un'autonomia necessaria, anche se sofferta); dall' altro - incoincidenza con i movimenti legatialla "Pantera" - aveva ricordato la
febbre della contestazione: "Il nongoverno dell'università italiana negliAnni Settanta aveva costituito il terreno fertile sul quale si erano formatele espressioni isteriche e aberranti diuna contestazione globale. Una contestazione al confine con la violenzaarmata, come testimonia proprio ladrammatica storia dei nostri anni dipiombo...".E ancora: "... si trasferì nella piazza lavicenda che non avevamo saputoregolare nelle aule parlamentari... Lacontestazione del '68 scoppiò inun'università sovraffollata, antiquata, con larghe sacche di inefficienza econ qualche 'baronia' di troppo, coinvolgendo sia gli istituti bisognosi diessere corretti sia i principi, fondamentali e irrinunciabili, della libertàdegli studi e della scienza".Quale università deve risorgere dopol'ondata contestatrice e i tentativi diricostruzione, inceppata, negli AnniSettanta, da aggregazioni corporativistiche? "Noi non siamo - rispondeSpadolini - per un'università qualsiasi. Continuiamo a credere - lo dissianni fa, nel momento in cui la contestazione esercitava ancora i suoieffetti negativi sul sistema w1iversitario, che era stato lacerato, ma nonricostruito - nell'università comecomunità critica di professori e distudenti. È la linea direttrice dellacultura europea. Ed è un'istituzioneche dall'Europa si è irradiata in tuttoil mondo civile. Senonché, nessunaistituzione riesce a garantire la propria sopravvivenza, se non al prezzodi un continuo rinnovamento e diuna lotta talvolta estenuante controgli ostacoli, le illusioni, le facili mitologie che la realtà torbida e limacciosa ogni giorno le oppone. L'università di massa, generata dai progressistessi della nostra Repubblica, impone al vecchio edificio universitarioradicali ricostruzioni e revisioni incisive di ordine metodologico e strutturale. Se non riusciremo a fare questo con la rapidità consentita dallacomplessità del problema, andràdisperso e sommerso un pa trimonioculturale che deve, invece, essereaccresciuto e aggiorna to".
UNIVERSITAS 54
Sull'autonomia
La nuova fase legislativa sull'autonomia universitaria, avviata nell'89, èstata sin dagli inizi condivisa daSpadolini, al quale riusciva difficile per sua stessa ammissione - capirel'ondata di malcontento che ne derivò:"Si è denunciato soprathltto il timore diapporti privati tali da snaturare il carattere pubblico dell'insegnamento universitario. Ma con quale fondamento?Riflessioni sulle vicende recenti framondo privato e pubblico ci dimostrerebbero che semmai il problema èancora trovare delle forze private inalcuni settori, capaci di affrontare igrandi temi e le grandi sfide della concorrenza ... Nessuno ha mai sostenutoche i privati debbono sostituirsi alloStato nella gestione dell'wuversità. Laprenunenza dello Stato è fuori discussione rispetto agli apporti dei singoli,così demOlUzzati in talune delle wuversità occupate dalla "Pantera". Opporrelinuti preclusivi al contributo dei privati (. ..) sarebbe 1m errore tale da metterciin condizione di grave inferioritàrispetto ad altri paesi della Comwutà,dove l'intreccio fra industria e ricerca,sempre entro conuci ben defuute e controllate, è molto piÙ stretto che da noi.Dobbiamo guardare a nuove forme disinergismo... Proprio in questo sta ilvero sigIlificato di autononua dell'wu-
• I sistemi di istruzione dei paesidella sponda sud
• Le forme di cooperazioneuniversitaria multi laterale
• La cooperazione bilaterale diFrancia, Italia, Spagna e Grecia
• Gli accordi fra universitàdel mondo arabo
Prezzo del Quaderno: L. 30.000
Rivolgersi a EDiUNViale G. Rossini, 26 - 00198 Roma
Te!. (06) 85300722 - Fax (06) 8554646
c/c postale n. 47386008intestato a EDIUN
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versità, cioè un equilibrato apportocoordinato di pubblico e privato, cioèpluralismo, confronto, innovazione,collaborazione, ath'averso canali istituzionali e controllati. Fra un'wuversitàstatica e pietrificata e un'universitànuova e aperta alle esigenze dei tempi,che cambiano tutto, noi preferiamosenza dubbio la seconda".
Università: specchio deitempi, con ottimismo
Nell'ultimo intervento di Spadolini,alla Bocconi, risalente allo scorso almo(25 ottobre 1993), si coglie infine unaccenno di grande attualità, con ilquale (quasi sotto forma di auspicio)concludiamo questo nostro giro diricordo tra le frasi pronw1ciate da ungrande wuversitario: "Nell'wuversitàsi riflettono in maluera evidente tutti iproblemi che caratterizzano la fase ditransizione che stiamo vivendo. Manoi sappiamo che proprio i periodi ditransizione offrono grandi opportunità di cambiamenti positivi e che icicli economici sono app1mto cicli. Peruna libera università, come la nostra,fondata sui valori di emulazione econcorrenza, si tratta di non ril1w1ciareall'ottilnismo e alla volontà di fare chene costituiscono il patrimonio caratterizzante".
LA COOPERAZIONEDELLE UNIVERSITÀ EUROPEE
NEL BACINO DEL MEDITERRANEO
EUROPA OGGI
DA TRIESTE ABRUXELLES
di Mauro MelatoDocente di Istituzioni di anatomia patologica nell'Università di Trieste
"In Europa, in Europa! ma come?" èun'esclamazione frequente nelle università italiane. Contrassegnati damarginalità geografica e da una diffusa abitudine alla chiusura all'interno del bacino linguistico italiano, inostri atenei stanno comunqueavviando numerose iniziative tese adun' efficace integrazione nel grandecircuito scientifico-culturale europeosenza però, molto spesso, raggiungere concretamente l'obiettivo.I perché di tale insoddisfacente integrazione sono presto detti:- la marginalità geografica, acuita daconfini marittimi ed alpirli scarsamente permeabili, rende l'Italia pocoadatta a divenire un incrocio naturaledi culture ed esperienze come, viceversa, lo sono i paesi centro-europei;- la propensione agli studi umanistico-artistici determinata dall'imponente, e probabilmente unico, patrimonio nazionale incoraggia lo sviluppo di una ricerca spesso localistica, per sua natura scarsamente interessata al confronto;- la modestia degli investimenti nelsettore della ricerca non ha permessouno sviluppo commisurato a quellodei partner europei, tanto da impedire in numerosi campi, specie scientifici avanzati, un'attività comparabilema spingendo, piuttosto, numerosinostri ricercatori a lavorare in laboratori stranieri.La concretizzazione dell' idea europea anche attraverso iniziative economiche di supporto non ha quinditrovato preparate le università italiane ed il loro ritardato, e tuttora lento,
inserimento nei progetti varati dagliorganismi comunitari comporta unulteriore distacco dalle università edistituzioni di ricerca europee, arricchite non solo dall' esperienza fattanegli ultimi anni ma anche dai contributi comunitari.
Trieste, ovveroun campus per la scienza
Nel quadro appena descritto,l'Università di Trieste si è trovata inuna posizione lùteriormente svantaggiata, determinata dalla sua estremamarginalità geografica ed acuita dalfatto di essere circondata da un confine che, per quasi cinquant'anni, hadiviso linguisticamente, culturalmente, economicamente l'Europa dell'Est
L'integrazione può essere
fatta anche a piccoli passi.Ne è un esempio laforte
detenninazione "europea"dell' Università di Trieste el'iniziativa (semplice masignificativa) di creare a
Bruxelles un supportologistico aperto anche ad
altri atenei
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da quella dell'Ovest. Privo di un bacino d'utenza studentesca congruo,l'Ateneo triestino ha dovuto quindivincere la scommessa di un'esistenzabasa ta soprattu tto sull' eccellenzascientifica e sul potere attrattivo daessa derivante, unica possibilità diespandere idealmente il proprio territorio oltre quello geografico.È con tale premessa che, soprattuttonel quindicennio passato, l'Universitàdi Trieste è stata la matrice di unlungo elenco di istituzioni scientifichea carattere internazionale, operantinel territorio della provincia, le cuiattività spaziano dalla fisica teoricaalle biotecnologie, alla biologia marina, fornendo un supporto "strategico" ai ricercatori triestini. Nel campusscientifico che rapidamente si è costituito, probabilmente unico in Italia,operano centinaia di ricercatori, prevalentemente stranieri, e sono presenti per brevi periodi, annualmente,migliaia di giovani scienzia ti provenienti soprattutto dai paesi in via disviluppo.
Fonti di finanziamento epartnership europea
La posizione previlegiata, di raccordo tra istituzioni scientifiche internazionali operanti a stretto contatto,non era tuttavia sufficiente a garantire, di per sé, uno sviluppo certoall'Ateneo. Infatti, se la collaborazione con prestigiose istihlziDni scientifiche implica un miglioramento deglistandard di conoscenza, ciò non si
traduce automaticamente in W1 avanzamento della ricerca all'internodell'università, data la necessità dirisorse per sos tenerla; inol tre, sericordiamo che all'Università compete pure un compito importante macertamente non remunerativo, quellodidattico-formativo, ben si comprende come un'attività politica finanziaria sia un ulteriore fine strategicoimprescindibile.L'in trod uzione dell' autonomiaamministrativa da un lato e la progressiva riduzione delle risorse economiche tradizionali dall' altro halU10spinto ancora di più l'università triestina a ricercare nuove fonti di finanziamento e, tra queste, quella comunitaria europea è sembrata indubbiamente da privilegiare. Al di là deipossibili proventi economici, infatti,la partecipazione ai progetti europeisembra comunque un momento qualificante, prova di una capacità scientifica solida; e premessa per ulteriorisviluppi: la necessità di disporre dipartnership con cui confrontarsi paritariamente, la dimestichezza conl'ambiente scientifico internazionale,la capacità di gestire complessi programmi di ricerca con doti di managerialità - tali da farli preferire aquelli offerti da altri gruppi - appaiono di per sé dei successi.
Una struttura logistica disupporto a Bruxelles
Al fine di stimolare l'attività di cooperazione europea dei ricercatori triestini si è ritenuto, anche alla luce diquanto fin qui esposto, di incentivarne le capacità di elaborazione scientifica e managerialità fornendo loro glistrumenti adeguati per partecipare aiprogrammi europei. In particolare,preso atto della necessità di una presenza non episodica a Bruxelles perseguire attivamente l'iter dei progetti,generare le necessarie strategie, creare i contatti scientifici necessari, èstata aperta ad opera del "Consorzioper lo sviluppo internazionaledell'Università di Trieste" una struttura logistica di supporto.
UNIVERSITAS 54
Costituita da un ufficio di dimensioniidonee a svolgervi anche piccole riunioni ed a ricevere eventuali partnerscientifici, è situata in una posizioneparticolarmente favorevole diBruxelles ed è collegata con le banchedati comunitarie. Concepita comeuno strumento "intelligente", ha loscopo essenziale di sostenere i ricercatori triestini nei loro programmieuropei e, solo secondariamente,quello di raccogliere e trasmettere aTrieste informazioni di cara tteregenerale sulle politiche culturalicomw1itarie; della seconda attività sioccupano attivamente, oltre alla stessa Comunità, pure numerosi entipubblici e privati. Ulteriore funzione,svolta soprattutto nella fase di avvio,è stata la promozione dell'immaginedell'Università di Trieste e del complesso di istituzioni di ricerca ad essacollegate e la divulgazione delle suepotenzialità scientifico-didattiche.Le attività svolte consistono nella raccolta di informazioni su temi specificiindica ti da ricercatori dell' ateneotriestino, nell'agevolare questi ultiminell' espletamento delle pra ti che,seguendole anche nella fase istruttoria ed in quella di realizzazione, nelfacilitare incontri e scambi di notizietra i partner dei progetti. Lo spostamento a Bruxelles dell'attività organizza ti vo-promozionale mira taall'Europa che in questo modo si èottenuto vuole, da un lato, renderepiù fluide ed efficaci le procedure e,dall'altro, aumentare i contatti e leopportunità di cooperazione anchenella fase operativa dei progetti, fattoquesto resto possibile dalI'operarenell'indubbio crocevia delle politicheculturali europee.
Un punto di riferimentoanche per altri atenei
Ritenendo che quanto maggiore fossela frequentazione scientifica dell'ufficio, tanto maggiori sarebbero state leopportunità di contatti, fin dalla suaapertura si è voluto estenderne l'utilizzo ai ricerca tori delle universitàdell'Est legate a Trieste da accordi di
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cooperazione scientifica. Si è proceduto successivamente alla stipula diuna serie di convenzioni con alcw1euniversità italiane (Ferrara, Padova,Trento, Verona e le due sedi veneziane), allargando alle stesse l'uso dellastruttura; contatti sono in corso conaltri atenei tra cui quello di Cataniaed il Politecnico di Torino.In questo modo l'iniziativa, partitada un singolo ateneo, è diventatarappresentativa, in una certa misura,del mondo accademico italiano el'offerta scientifica globale, risultantedalle diverse capacità delle sedi rappresentate, si è fatta importante,tanto da divenire un riferimentocerto per gli uffici comunitari e per leistituzioni europee di ricerca, universitarie e non, interessate alla cooperazione con l'Italia.In Europa quindi sì ma in modo attivo, consci della necessità di sottrarredalla sua marginalità, talora non sologeografica, la ricerca italiana, attentialla possibilità di finanziamentiaggiuntivi a quelli tradizionali attualmente del tutto insufficienti areggere la concorrenza dei paesiscientificamente avanzati -, apertialla creazione di sinergie con le altreistituzioni di ricerca, straniere maanche italiane, con il fine di spostarequanto più possibile a Sud i croceviaeuropei non solo della ricerca ma diuna nuova e più integra ta culturaeuropea.
EUROPA OGGI
TEMPUS STRINGEI LEGAMI EST-OVEST
di Soccorsa Le Moli
Università di Trieste: illabomtorio linguistico della facoltà di Economia
Nel quadro dei due programmi complessivi di assistenza messi in attodall'Unione Europea nei confrontidei paesi dell'Europa centro-orientalee dei paesi dell'ex-URss (rispettiva-
mente denominati PHARE e TACIS), losviluppo delle risorse umane è statoindividuato come una delle areeprioritarie di cooperazione.TEMPUS II rappresenta, pertanto, una
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risposta alle esigenze nell' ambitodell'istruzione superiore e fonnazione, e tutta la sua azione si svolgetenendo conto del contesto più generale di riforma politica, sociale edeconomica in atto in questi paesi.La Decisione del Consiglio dell'Unione Europea (n. 246/93 del 29aprile 1993) oltre a confermare la cooperazione con gli Il paesi dell'Europa centro-orientale (PECO), hastabilito l'estensione di TEMPUS II aipaesi dell' ex-URss (vedi Universitas n.48). Relativamente a questi ultimi, nel1993/94, la Federazione Russa, laBiolorussia e l'Ucraina hanno usufruito di un finanziamento per unafase preliminare e, nel 1994/95, laMoldavia, il Kazakhstan, il Kyrgystane l'Uzbekistan si sono aggiunti aiprimi tre.Finanziariamente, la cooperazioneTEMPUS con i PECO (TEMPUS-PHARE)attinge le proprie risorse dal programma PHARE, nel quale l'UnioneEuropea ha impegnato circa 4 miliardi di Ecu in un quinquennio, e lacooperazione TEMPUS con i paesidell'ex-URss (TEMPus-TACIS) dal programma TACIS che, dal 1991 a oggi,ha gestito 1,8 miliardi di Ecu per larealizzazione di attività di assistenzatecnica.Una delle ragioni del successo diTEMPUS nella sua prima fase, iniziatanel 1990 e rivolta solo ai PECO, è daricercarsi nel fatto che alle istituzioniinteressate è stata offerta la possibilità di mettere in pratica le propriestrategie di sviluppo, piuttosto cheimporre loro un cambiamento
...---
AS54
rdinamento/paese nell'a.a. 1994/95
n. rinnovi PEC n. nuovi PEC
13 IO19 6IO 24 I
26 176 6
12 6I 2
15 32 I
39 18
147 (65%) 72 (30.1%)
6 157 143 2
Il 32I II 4
20 589 20
12 56 12
76 (33.6%) 163 (68.2%)
I II 3I O
3 (1.3%) 4 (1,7%)
226 239
tione finanziaria/paese nell'a.a. 1994/95
n. rinnovi PEC n. nuovi PEC
16 1927 2016 65 5
38 399 6
19 122 5O I
18 96 I
53 37
209 (92.5%) 160 (66.9%)
3 Il8 212 33O OI 33 Il
17 (7.5%) 79 (33,1%)
226 239
............
Totale
ASSF
56
BDDKEFGRIIRLNLPUK
UNIVERSIT
BGCZEEHLTLVPLROSLOSQ
BDDKEFGRIIRLLNLPUK
Totale
CZHPLROSLOSQ
Coordinatore
Coordinatore
TEMPUS-PHARE - Coo
TEMPUS-PHARE - Ges
Obiettivi comuni, modalitàdifferenti
dall' esterno. Anziché partire dal presupposto di un'Europa occidentaleche "fornisce assistenza", infa tti,l'approccio utilizzato da TEMPUS si èfondato sulla cooperazione tra partner di pari livello.TEMPUS II, nel suo complesso, favorisce e finanzia le attività di cooperazione fra le istituzioni di istruzionesuperiore dei PECO o dell'ex-URss equelle dell'Europa occidentale.Il programma si rivolge direttamentea tali istituzioni, invitandole a presentare dei progetti di cooperazioneuniversitaria (Joint EuropeanProjects, Progetti Europei Comuni,PEC) che ne costituiscono il principalestrumento di attuazione.I progetti sono orientati alla ristrutturazione o allo sviluppo di corsi distudio, all'adeguamento delle metodologie e delle attrezzature didattiche, al miglioramento della gestioneuniversitaria, il tutto finalizzato alrafforzamento delle capacità istituzionali delle università nell' offrireformazione di alta qualità in areedisciplinari ritenute prioritarie. Taliaree prioritarie vengono concordateannualmente con le autorità responsabili dell'istruzione superiore di ciascun paese beneficiario, in sintoniacon quelle relative alla programmazione generale dell' assistenza daparte dell'Unione Europea.Le attività finanziate all'interno di Wl
progetto possono consistere nell' elaborazione di nuovi corsi di studio eprogrammi didattici, nello sviluppodi nuovi materiali didattici, nella formazione o aggiornamento professionale di docenti, formatori e personaleamministrativo, nella riorganizzazione dell'amministrazione universitaria, nello sviluppo di nuovi dipartimenti o di nuovi centri di formazionee, non ultimo, nella cooperazione trauniversità e industria.
I due programmi TEMPUS-PHARE eTEMPUS-TACIS, pur partendo da obiettivi generali comuni, prevedono
....
EUROPA OGGI
TEMPUS-TACIS 1994/95 - Risultati della selezione dei pre-PEc e dei PEC
TEMPUS-PHARE 1994/95 - Distribuzione dei nuovi PEC a partecipazioneitaliana/paese beneficiario
Coordinatore n. pre-JEp n. JEP
B 4 2D 16 5DK 3 OE 5 IF 16 5GR 3 II 6 2IRL 2 ONL 5 2UK 16 8
Totale 76 27
57
Paese n. PEC n.PEC~b-=-en~e:..:.f:..:ic:..:ia:.:..-ri-=-o --I- c:.:o:..:.n:.:t:..:.r' I-__.!:p:.:artner
531156
4156
9124
515
3I
6
n. PECcoord./contr.
393
152
20945
70*
AlbaniaBulgal-iaRep. CecaEstoniaUngheriaLettoniaLituaniaPoloniaRomaniaSioveniaSiovacchia
TEMPUS-PHARE 1994/95 - Distribuzione deinuovi PEc/paese beneficiario*
reti universitarie sul modello del programma ERASMus.Queste differenze nel loro insiemetrovano giustificazione nella diversasituazione in cui si trovano attualmente i paesi TACIS e PHARE e nel
,. Sono compresi 3 PEC regionali
22
6Totale
ALBBGCzHLVPLROSLOSQ
rano le difficoltà di comunicazionecon la maggioranza di questi paesi.3) Per TEMPUS-TAClS, il coordinamento o la gestione finanziaria di un preprogetto o di un progetto possonoessere solo a carico di una istituzionedell'Unione Europea; per TEMPUSPHARE tutti i paesi beneficiari possono ormai assumere il ruolo di coordinatore (si intende per coordinatore il"responsabile scientifico" di un progetto) ed alcuni, quali la Polonia,l'Ungheria, la Slovenia, la RepubblicaCeca, la Romania e la RepubblicaSlovacca, possono svolgere funzionidi contraente (responsabile dellagestione finanziaria di un progetto).4) In TEMPUS-TAClS, la mobilità studentesca è molto limitata e non sonoprevisti PEC di mobilità come quellifinanziati da TEMPUS-PHARE che, inalcuni casi, hanno dato vita a grandi
1.13 PEe di mobilità
modalità di cooperazione, con i paesia cui si rivolgono, alquanto differentitra loro.Tra le principali differenze, vannoevidenziate le seguenti:1) Diversamente dai progetti diTEMPUS-PHARE, che si svolgono inun'unica fase, per i paesi Tacis si èpreferito adottare un modello di progetto a due fasi.Viene finanziato un periodo preliminare, della durata di un anno, cheprevede contatti e mobilità fra i pnrtnel' (pre-PEc) finalizzato all'elaborazione di un progetto (PEC).Ciascun progetto PEC (ProgettoEuropeo Comune) viene presentatoalla fine del periodo preliminare epuò avere una durata massima di treanni.2) In TEMPUS-PHARE, viene precisatoun numero minimo di pnrtner (tre, dicui due appartenenti a due Statimembri ed uno ad un paese beneficiario) che può essere ampliato quanto si vuole, in funzione della complessità del progetto; le imprese oaltre organizzazioni (ConsorziCOMETT, enti locali, associazioni dicategoria, etc.), insieme alle istituzioni universitarie, possono parteciparesia in qualità di pnrtner che in qualitàdi coordinatori o di contraenti delprogetto.Vengono maggiormente presi in considerazione i progetti che prevedanoil coinvolgimento di piÙ dipartimentio piÙ istituzioni universitarie delpaese beneficiario, affinché la cooperazione non si esaurisca all'interno diun istituto, ma abbia una ricadutapiÙ ampia e possa realmente promuovere un cambiamento a livellonazionale.In TEMPUS-TACIS, invece, i consorziche realizzano i progetti sono costituiti solo da istituzioni universitarie eprevedono un numero limitato dipnrtner che va da un minimo di treistituzioni ad un massimo di cinque,delle quali tre appartenenti ad almeno due Stati membri dell'UnioneEuropea, una ad un paese dei G24 enon piÙ di una ad un paese TACIS. Unconsorzio di tali dimensioni risultapiÙ facilmente gestibile, se si conside-
Il
-
UNIVERSITAS 54
TEMPus-TACIS 1994/95 - Distribuzione dei pre-PEc e dei PEe/paese beneficiario
Paese beneficiario n. pre-PEc n. PEC
Bielorussia 5 3Fed. Russa 39 20Ucraina IO 4Kazakhstan 9 -
Ky'-gyzstan 2 -
Moldavia 5 -
Uzbekistan 6 -
Totale 76 27
l'i, nel secondo si assiste alla individuazione di priorità più complesse edarticolate.È, quindi, opportuno parlare diTEMPUS II come dell'insieme di dueprogrammi (TEMPUS-PHARE e TEMPUSTACIS) simili, ma differenziati nellemodalità di attuazione.
La situazione attuale diTEMPUS II
Distribuzione dei PEC TEMPUS-T ACIS per area disciplinare
Settore n. PEC %
Se. umanistiche (incluse Diritto e Storia) 2 7.7
Se. sociali (incl. Sociologia e Psicologia) 5 15,4
Se. politiche ed economiche 9 34,6(incl. Pubblica Amm.ne e Studi europei)
Lingue europee modeme 5 19,2;
Gestione universitaria 6 23,1
Distribuzione dei pre-PEc TEMPUS-T ACIS per area disciplinare
Settore n. pre-PEc %
Se. umanistiche 4 5,3Diritto 3 3,9
Se. sociali 6 7,9
Studi europei 4 5,3Economia 21 27,6
Lingue europee moderne 15 19,8
Gestione universitaria 18 23.7
Turismo I 1,3
Se. applicate 3 3,9
Fonn. fOlmatoli I 1.3
Pel- Federazione Russa, Moldavia, Bielorussia e Ucraina i settoli pliolitali previsti pe,- i pre-PEc sono soloquelli in grassetto.
fatto che nei paesi PHARE la cooperazione promossa da TEMPUS è operativa già da alcuni anni.Anche in relazione alle priorità/paese,
TEMPUS-TACIS e TEMPUS-PHARE si diversificano. Mentre per il primo la definizione delle priorità si limita semplicemente all'ambito dei settori disciplina-
58
Per il 1994/95 TEMPUS-PHARE haapprovato 465 PEC impegnando per ilperiodo 1994-97 una somma pari acirca 136,5 milioni di Ecu.Di questi, 226 progetti sono al lorosecondo o terzo anno di attività,mentre le nuove collaborazioniammontano a 239.Quest'almo i paesi eleggibili con Wlamaggiore disponibilità di fondi sonostati la Polonia, seguita dall'Ungheria,Bulgaria e Romania.Di conseguenza, per questi paesi sonostati finanziati un numero di nuoviprogetti oscillante tra i 91 PEC per laPolonia e i 24 per la Romania, significativamente più numerosi di quellidestinati ai restanti paesi beneficiari.Uno degli aspetti della selezione diquest'anno è rappresentato dal crescente numero di progetti che vedono istituzioni di paesi beneficiari nelruolo di coordinatore o di contraente.I risultati della selezione, per l'a.a.1994/95, mostrano, infatti, che su untotale di 239 nuovi approvati, 163(68,2%) sono coordinati da un'istituzione di un paese beneficiario.Questa percentuale è praticamentepari al doppio di quella che risultanel caso di progetti avviati nei dueanni precedenti. Il totale dei rinnovi,infatti, ammonta a 226 PEC, ed i progetti coordinati da un paese beneficiario sono 76, pari al 33,6%.Anche la percentuale di PEC nei qualiil contraente è lU1 paese beneficiario èaumentata, passando dal 7,5% al 33%.Per i progetti che si avviano a conclusione, è stata introdotta la possibilitàdi ottenere un finanziamento per altridue anni.Si tratta di un piccolo finanziamento
05.000 Ecu/anno) finalizzato principalmente al sostegno di attività didiffusione dei risultati ottenuti.Sui 149 PEC giunti a termine nel settembre 1993, 88 hanno inoltrato unarichiesta per il proseguimento dellacollaborazione esistente.Sono nati così 30 Joint EuropeanNetwork.TEMPUS-TACIS, nell'ambito della suaazione pilota avviata nel 1993/94, hasostenuto una settantina di pre-PEc,dei quali il 76% con la FederazioneRussa, con un finanziamento globaledi circa 3,5 milioni di Ecu.Nel 1994/95, 27 di questi pre-PEchanno dato vita a progetti triennaliper un totale di 18,5 milioni di Ecu, acui si sono aggiunti altri 76 pre-PEcdistribuiti tra i 7 paesi beneficiariammessi per tale anno. Quest'ultimaazione ha assorbito risorse finanziarie dell'ordine di 3,5 milioni di Ecu.Anche per ciò che riguarda la posizione dell'Italia,; rispetto agli altriStati membri dell'Unione Europea,vanno fatte considerazioni separateper TEMPUS-PHARE e TEMPUS-TAClS.Si assiste in TEMPUS-PHARE ad unaumento di partecipazione rispettoagli anni precedenti; l'Italia si posiziona al quarto posto dopo la GranBretagna, la Germania e la Francia.In termini di gestione di progetti("contraente"), l'Italia risulta primafra i paesi mediterranei, mentre èquinta fra tutti gli Stati membri, dopoi tre menzionati sopra e il Belgio.Un altro aspetto che emerge dallasituazione di quest'anno, è che le istituzioni italiane, in particolare le UlÙversità, continuano a mostrare dipreferire il ruolo di partner anzichéquello di contraente. Spesso ciò deriva dalle difficoltà amministrativoburocratiche da affrontare per lagestione dei fondi e per il rispettodelle norme contrattuali, a volte incontrasto con le normative nazionali.Se infine si analizza il tipo di istituzione che partecipa ad Ul10 o piÙ progetti TEMPUS, il livello di partecipazione del settore extra-universitario,in Italia, può essere defiIùto buono ein linea con lo spirito del programma(sono presenti Il imprese e 35 orga-
EUROPA OGGI
nizzazioni non universitarie italiane).Il settore universitario, d'altra parte,è sempre piÙ presente sia comenumero di progetti ai quali partecipa,sia come numero di università coinvolte (45 università nel 1994/95).Relativamente a TEMPus-TACIS, vadetto che, almeno per questi dueprimi anni, il programma sta favorendo collaborazioni interuniversitarie già avviate in precedenza e chel'Italia non si è trovata in una posizione di vantaggio iI1 quanto la maggior parte dei contatti esistenti con leuniversità di questi paesi riguardavano ambiti di ricerca scientifica in settori disciplinari non ritenuti prioritarida TEMPUS.Nel caso di altri Stati membri, comeGran Bretagna, Germania e Francia,l'esistenza di programmi di coopera~
zione bilaterale con i pae~i ex-URss, lagià massiccia partecipazione al programma di assistenza TACIS, la presenza in 1oeo di orgalùzzazioni nazionali, hanno permesso alle universitàdi questi paesi di rispondere piÙprontamente ed in modo piÙ adeguato a quanto richiesto da TEMPus-TAClS.La mancanza di condizioni di questotipo, unita alle difficoltà riscontrateda buona parte delle nostre università nell' accesso ai programmi comulùtari, sta contribuendo a determinare un avvio lento della presenza italiana in TEMPUS-TACIS. Infa tti, puressendo al quarto posto tra gli Statimembri, l'Italia si distacca notevolmente dai primi tre per numero dipre-PEc e PEC che coordina.
Novità previsteper l'a.a. 1995/96
Per quanto riguarda TEMPUS-PHARE,le novità si riferiscono sopra ttuttoalle "Misure complementari" chehanno subito delle modifiche.La Guida del candidato prevede infatti il finanziamento di studi di fattibilità sul miglioramento della gestioneUlùversitaria (org31ùzzazione di UfficiRelazioni Internazionali nelle università, etc.) o la realizzazione di progettii cui studi di fa ttibilità sono già esi-
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stenti. Oltre a ciò potranno esserefinanziati progetti che riguardino losviluppo di strategie per la diffusionedei risultati ottenuti nell'ambito diTEMPUS, a livello settoriale.TEMPUS-TAClS, per il 1995/96 estendeil suo raggio di azione all'Armenia,Georgia, Mongolia e Azerbaigian,elevando così a Il il numero deipaesi ex-URss beneficiari.Da citare, infine, una novità di rilievoper l'Italia, rappresentata dal-l'apertura a Torino della sede dellaFondazione Europea per laFormazione che, tra i vari compiti,assolverà quello di responsabiledell' assistenza tecnica di TEMPUS.Con il trasferimento da Bruxelles aTorino del riferimento europeo perl'assistenza tecnica di TEMPUS, conogni probabilità l'Italia potrà contaresu una ricaduta positiva iI1 termini dimaggior partecipazione da partedelle università e delle organizzazioni italiane operanti nel settore dellaformazione.
T'
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L'EUROPA PER LA eSIdi Valentina Benni
Si stima che la Federazione russa riceva attualmente circa 58 milioni di Ecuannui sotto forma di programmi diformazione unilaterali o bilaterali' daigoverni nazionali europei. Qualel'esatto !'impiego e quali i destina taridi questi fondi? Si riscontrano differenze sostanziali nelle priorità politiche dei singoli paesi membri? Conquali strumenti, e in che misura,l'Unione Europea contribuisce allosviluppo delle risorse umane inRussia? A questi e nWl1erosi altri quesiti risponde esaurientemente ilRapporto "Ln cooperazione nell'istruzione e nella formazione" pubblicato recentemente dalla Conunissione Europea.Al fine di garantire maggior coordinamento tra le politiche multilaterali enazionali e delle relative risorse, laTask Force della Commissione ha affidato all' ACA - Academic CoopemtionAssociation di Bruxelles - lm'indaginerelativa alla cooperazione nel campodella formazione tra i paesi dell'UE ela Russia. Utilizzata come documentodi lavoro per la riunione dei ministridell'Istruzione europei con la controparte russa tenutasi lo scorso settembre a S. Pietroburgo, l'indagine fornisce un'utile "fotografia" dei diversiprogrammi in atto nel campo dellaformazione a favore della Federazionerussa.
l Per "unilaterale" e "bilaterale" si intendono ifinanziamenti erogati da un singolo paese, nelprimo caso senza un contributo da parte deldestinatario, nel secondo caso con un impegnofinanziario del beneficiario. Si escludono pertanto i finanziamenti multilaterali.
Oltre ai progetti comunitari, sonocensiti i programmi nazionali attualmente operativi ed in fase di negoziazione con un carattere "strutturale eformalizzato", con uno sguardo solomarginale alle iniziative ormai concluse. I programmi in questioneriguardano tutte le tipologie dellaformazione: dalla formazione inizialee continuata all'istruzione primaria,secondaria e superiore.
Anni Novanta:si moltiplicano le iniziative
Per quanto concerne le iniziative promosse dall'UE, !'indagine rileva che,se sino alla fine degli Anni Ottantanon esistevano programmi nelcampo della cooperazione mirati aipartner dell'Est, nei primissimi anniNovanta si è registrata una proliferazione di iniziative in sede comunitaria (PHARE, Jopp, OUVERTURE,COPERNICO, etc.). La Commissioneeuropea oggi vanta un'articolatapolitica di formazione a favore dellaCSI (Comunità degli StatiIndipendenti) che consta di due lineedi intervento integrate. Da un latoTEMPUS, inizialmente finalizzato aisoli paesi dell'Europa CentroOrientale (PECO) ed esteso alla Russianel 1993; dall'altro, TACTS, un vastissimo programma di assistenza tecnicache finanzia una molteplicità di interventi per la CSI in diversi settori strategici: dalle privatizzazioni alla sicurezza nucleare, allo sviluppo dellerisorse umane, con una considerevo-
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le dotazione finanziaria (510 MECUper il 1994).Sebbene non si conosca la cifra complessiva erogata per attività di tmining in Russia, la ricerca documentaampiamente la crescente importanzaattribuita dalla Commissione all'esigenza di soddisfare il fabbisogno formativo della Russia. Una concretarisposta è stata data dalla Commissione per la creazione di un'appositaagenzia, la Fondazione Europea perla Formazione di Torino. L'altissimafrequenza della componente dellaformazione riscontrata nei progetti intutti i suoi settori d'azione e, soprattutto, i massicci incrementi di bilancio per TEMPUS II (da circa 3,5 MECUstanziati nell'a.a. 1993/94 a 22 MECUper il 1994/95 di cui ben il 67% destinati alla Russia) sono ulteriori segnalidi questa precisa volontà politica.Le iniziative unilaterali o bilateralipromosse dai singoli Stati membrinel campo della formazione edell'istruzione sono invece oggetto dianalisi nella seconda, e ben piÙ consistente, parte del Rapporto. L'organizzazione delle informazioni in"Rapporti-Paese" risulta particolarmente efficace ed agevole per il lettore, consentendo di cogliere peculiarità nazionali e differenze, nonché dia pprofondire le scelte opera te daogni paese.La maggiore utilità del Rapporto statuttavia nella possibilità di individ uare trend transnazionali ed altrisignificativi andamenti che caratterizzano la cooperazione tra Europa eRussia, pervenendo ad un lucido
Università di Trieste: l'edificio centrale di Piazzale Europa
quadro d'insieme. Da esso si apprende, innanzitutto, che i paesi settentrionali dell'DE - che hanno quasisempre affidato la gestione dei programnli ad agenzie di assistenza tecnica esterne - contribuiscono inmisura nettamente maggiore allacooperazione con la Russia rispetto aipaesi del sud. La Germania è infatti ilmaggior donatore con circa 23 MECU,
seguita nell' ordine dalla Francia(circa 15 MECU), dalla Gran Bretagna(circa 13 MECU) e dall'Olanda (circa 5
MECU). L'Italia, pur figurando comeil maggior donatore tra i paesi meridionali dell'DE, stanzia la cifra assaipiù modesta di 0,27 MECU.
La distribuzione dei fondi
Altro dato significativo che emergedalla lettura è la distribuzione deifondi per tipologia di formazione eper aree disciplinari. In tutti i paesidell'DE i fondi sono destinati intnaniera consistente alle attività di
EUROPA OGGI
istruzione superiore, ovvero di livello universitario, mentre solo unaquota marginale è allocata all'istruzione al livello primario e secondario. I programmi di formazione nonsi incentrano affatto sulle scienzeesatte, come la tradizione russapotrebbe suggerire, bensì su temistrettamente legati alle riforme socioeconomiche in atto: il curriculum development, ovvero riforma dei piani distudio o sviluppo di nuovi programmi rilevanti per la transizione del
paese verso un'economia di mercato;la formazione di quadri per la pubblica amministrazione; e la consulenza nell' elaborazione di sistelTIi e politiche di istruzione e formazione.Di particolare rilevanza è anche laconstatazione che la maggior partedei programmi, nonostante l'impegno di cospicui fondi pubblici, non èaccompagnata da un sistema approfondito di valutazione e monitoraggio. Sebbene sia sempre previstol'obbligo di fornire relazioni periodiche, l'indagine riscontra che le valu-
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tazioni esterne non costituisconoancora parte integrante della struttura dei programmi nazionali europei(ad eccezione dell'Olanda).
Problemi di valutazione
Il fenomeno della scarsa misurazionedell'impatto dei progetti, così comedell'assenza della valutazione ex post,è riconducibile ad una serie di problemi oggettivi non indifferenti2
• Purtuttavia, il Rapporto, in linea con undiffuso consenso dei governi nazionali e degli operatori della cooperazione, raccomanda l'introduzionesistematica di tali procedure, le uniche che possano garantire la maggiore efficacia degli interventi in un'ottica di ottimizzazione delle risorse.L'indagine trova già una sua l'agiond'essere nell'aver raccolto e resodisponibili dati comparativi fino adora non censiti e nell'aver individuato le attuali esigenze di maggioresinergia tra le diverse azioni intraprese a livello bilaterale e comunitario.Passando in rassegna diversi modellidi cooperazione, il Rapporto induce iPolicY-111aker a confrontarsi e a prendere in considerazione le esperienzematurate da altri paesi.Evidenziando trend e suggerendopriorità d'intervento per la Russia,l'indagine fornisce implicitamente undocumento di programmazione pergli operatori della cooperazione ed iformatori. La lettura può poi risultare interessante anche per i "nonaddetti ai lavori" e comunque percoloro che fossero interessati a conoscere i risultati conseguiti con fondipubblici stanziati per questo particolare segmento della cooperazioneinternazionale.
'La problematica è trattata diffusamentenell'articolo "Vnllltnre progelti e stmtegie" a curadi G. Finocchietti e F. Gagliardi in Ulliversitns,n. 52, aprile-giugno 1994.
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POLONIA/L'ESODO INTERNO
MUTAMENTI IN CORSONELLA REPUBBLICA CECA
Contrariamente a quanto si potrebbepensare, il vero motore della fuga dicervelli dalle università polacche nonè da ricercarsi solo nell' esiguità delleretribuzioni ma anche nell' assenza diuna riforma dell'istruzione superiore.E il finanziamento delle università?Deve essere a totale carico dello Statoo gli atenei devono procurarsi autonomamente di che vivere?Tra mille incertezze, un dato sembracerto: le università polacche soffronopiù dell'esodo interno che di quelloesterno. La fuga non è più solo versol'estero, si susseguono le dimissionidagli atenei per trovare lavori meglioremunerati in altri settori produttividel paese. Alla caduta del Muro diBerlino molti si illusero che improvvisamente tutto sarebbe cambiato inmeglio e in breve tempo; purtroppo,invece ci si scontra ancora con tantedifficoltà. Sembra quasi che alcuniproblemi non avessero solo a che farecon il comunismo, ma fossero piuttosto cronici del paese (come la consueta mancanza di fondi). Probabilmentenon ci si lagnerebbe tanto sapendoche un ottimo docente o ricercatoreha ceduto alle lusinghe di qualchecentro statunitense ricco e supera ttrezzato; quando invece i talenti vengono "scippati" dal vicino della portaaccanto, in grado di offrire uno stipendio tre o quattro volte superiore,il discorso cambia. Alcuni smorzano itoni della polemica sostenendo che lascienza è Wl patrimonio internazionale: quindi non è importante dove silavora, purché si lavori bene.Resta comwlque il fatto che la mobilitàè forte e - secondo quanto prescrive lalegge - ai docenti non è più necessarial'autorizzazione dell' istituzione in cuiprestano servizio per cambiare lavoroo trovarne LIDO in aggiunta al proprio:oggi basta informare le autorità. Magli interessati non informano neSSWlO,ritenendo che queste decisioni siano dicarattere privato.Prima del 1989, le autorità non incoraggiavano la mobilità: la piaiUficazio-
ne centralizzata prevedeva che ilnumero degli iscritti ad una datafacoltà non eccedesse la conseguentedispOlubilità di posti di lavoro. I giovani venivano addirittura chiamati alprimo impiego in nome di questa pianificazione, e la mobilità era ridotta azero. Questo sistema ha causato, tral'altro, Wl progressivo inveccIuamentodel personale accadenuco che - bloccando i posti - ha incoraggiato l'esododei giovani dagli atenei. Dopo il 1990 cisono state delle trasformazioni: conl'autononLia delle wuversità è cambiato anche il sistema di attribuzione deifondi pubblici all'istruzione universitaria. Ad esempio, il finanziamento proporzionale al numero degli iscritti:nelle intenziOlu, le università dovrebbero essere stimolate all'espansioneper godere di maggiori benefici finanziari. Alcuni atenei, però, preferisconoarrangiarsi con finanziamenti scarni apatto di privilegiare la qualitàdell'insegnamento: vedi il casodell'Università di Cracovia che dal1990 ha aumentato di appena milleunità il numero dei propri iscritti. Incompenso ha dato vita a un Istituto diManagement, a Wl Centro per le nuovetecnologie e ad una Fondazione universitaria che si occuperà anche delreperimento di fondi privati. Va segnalata anche un'altra fonte di finanziamenti: il Comitato di Stato per laRicerca Scientifica (KBN), che dal 1991
Fino dai tempi del nazismo, e poi sottoil regime comunista, la Cecoslovacchiaè rimasta isolata dagli altri paesi, compresi quello dello stesso blocco. Tantopiù stupefacente, quindi, che in uncontesto di arretratezza e di mancanzadi strutture il paese abbia attuato in
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ha svolto il ruolo di Ministero dellaScienza ed ha ideato un sistema competitivo basato sulla qualità per l'attribuzione dei finanziamenti. I pareri suirisLùtati ottenuti sono anche qui discordi. Alcwu riterrebbero più Opportwl0dare più fondi a poche istituziOlU piuttosto che frammentarli tra molte, e sidiscute anche sui criteri adottati chefiluscono per premiare i soliti nonLi ascapito dei giovalu talenti.Anche in Polonia, come nel restodell'Europa orientale, il processo ditrasformazione ha delle forti ripercussioni economiche: la libertà di mercato è un concetto noto solo a pochispecialisti. Quello che invece è sottogli occhi di tutti sono le difficoltàoggettive, come la riduzione dei budget che costringe a pagare gli stipendicon i soldi sottratti alla ricerca. È difficile, quindi, intravedere una svoltanegli investimenti. Il numero di candidati alla carriera universitaria siassottiglia sempre di più, e purtropponon si può dire che coloro che sifanno avanti siano sempre dei grandiingegni. La soluzione si potrebbe parzialmente individuare nell'aumentodei salari - cosa non facile da realizzare - e soprattutto nell'incoraggiamento della mobilità e della cooperazione universitarie per porre almenoun piccolo argine alla fuga di cervelli.
Isabella Ceccnrini
pocIu anni cambiamenti radicali.Le accademie scientifiche, in questoperiodo di transizione, hanno subitoconsistenti tagli ai finanziamenti che vengono attribuiti in base a precisi criteri di valutazione -, ma nonostante tutto si cerca di mantenere uno
La biblioteca generale dell'Università di Trieste
standard qualitativo accettabile. Forsele istituzioni piÙ penalizzate sonoquelle di studi umanistici: in passatola letteratura e la storia avevano unvalore simbolico di libertà di pensiero, ora halUlo perso questo smalto e sivedono ridotte allo stesso rango dellematerie economiche. Tuttavia, il sistema rimane elitario (quest'anno,nell'Università Carlo, erano disponibili 4.000 posti a fronte di 40.000richieste per l'esame di accesso). Lospazio è un altro problema di difficilesoluzione: è stata varata una leggeche prevede la restituzione degli edifici ai vecchi proprietari, così le università si devono arrangiare per trovare delle sedi adeguate.Dal plUltO di vista dei fondi, l'autonomia universitaria ha permesso agliatenei di reperire finanziamenti al difuori del contributo statale. Un primopasso è stata l'introduzione delle tassedi iscrizione, e si ripongono grandisperanze nella ripresa economica delpaese per poter trovare aziende ingrado di sponsorizzare istituti, centridi ricerca e borse di studio.Recentemente il Centro per gli Studisull'Istruzione Superiore di Praga hastilato un rapporto di valutazione
secondo alcune indicazioni che eranostate proposte dall'OcsE. Da questorapporto si desumono alcune notizieinteressanti: nell' anno accademico1992/93 il numero degli studenti èaumentato del 24%; si stanno operando alcune modifiche legislative persnellire le procedure che attualmentesoffocano ogni tentativo di cambiamento; sono allo studio forme alternative di organizzazione e gestionedegli atenei e si stanno promuovendo proficue forme di collaborazione;è stato deciso di dare maggioreimpulso alla ricerca; è stata compresala necessità di diversificare il sistemadei finanziamenti, ora troppo "inflessibili" e scoraggianti anche per glieventuali sostenitori esterni.Dal rapporto si apprende inoltre cheil personale accademico è un po'troppo "stagionato": circa il 60% deisenior lecturers ha piÙ di 50 anni e inmolte istituzioni di istruzione superiore circa 1'85% dei docenti supera i60 al1lù. In questo clima si rende piÙdifficile un ricambio, poiché i giovanisi sentono assai poco motivati a tentare la carriera Ulùversitaria.I rettori, comunque, amano vedersicome interpreti e acceleratori dei
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cambiamenti. Vale la pena di segnalarne uno che merita senz'altro unamedaglia: si tratta di Josej Jarab, rettore dell'Università Palacki diUlon,"c nella Repubblica Ceca.Non si è selo impegnato nella ristrutturazione del suo ateneo; ha anchefatto parte della commissione estovest della Conferenza Europea deiRettori ed ha sempre sostenuto leposizioni degli studenti nei momentipoliticamente piÙ difficili.Nel 1968, anno dell'invasione dellaCecoslovacchia, Jarab studiava in unateneo statUlùtense: scelse di rientrarein patria al conseguimento della laurea. Le autorità sospettavano di lui soloperché amava il jazz e la letteraturaamericana, e alcwù colleghi dovetterogarantire per lui. Non è mai stato undissidente, né un membro di Charta77, pensando che fosse piÙ importanterimanere accanto agli studenti.Dopo la caduta del comunismo èstato rieletto due volte, nel 1990 e nel1993; si è dedicato al risanamentoeconomico dell'ateneo e alla messa inopera di riforme democratiche con ilpieno sostegno degli studenti.
I.C.
UNIVERSITAS 54
CAMBIA VOLTOL'ISTRUZIONE IN BULGARIA
UNGHERIA: UN SISTEMADA SNELLIRE
Dopo una lunga attesa, alla fine del1993 è stata pubblicata la nuovalegge destinata a regolare il sistemadi istruzione in Bulgaria e nella qualeviene definita la struttura dell'istruzione secondaria: molti cambiamentiche si spera non rimarranno solosulla carta.L'istruzione dovrebbe far acquisireprincipi di cultura generale, coscienza di valori nazionali e universali, stimolare la creatività, sviluppare lapersonalità e arricchire spiritualmente e socialmente. Particolare rilievoassume l'articolo che impediscel'imposizione di dottrine religiose oideologiche, che andranno studiatesolo dal pulito di vista storico, filosofico e culturale.La lingua ufficiale è il bulgaro, maper coloro che fossero di un' altramadre lingua saranno istituiti corsiappositi purché vi sia un sufficientenumero di richieste.L'articolo 7 stabilisce la gra tui tàdell'istruzione e delle strutture adessa relative; inoltre, fino a 16 am1Ì, atutti gli studenti sono fon1Ìti gratuitamente anche i libri di testo. La scuoladell'obbligo, infatti, in Blùgaria è estesa fino a 16 anni, indipendentemente
Anche ad un osserva tore non troppoattento difficilmente potrebbe sfuggire una pecularità del sistema di istruzione superiore ungherese: in unpaese che conta circa dieci milioni diabitanti ci sono 31 atenei e 72 istituzioni di istruzione superiore. È senzadubbio un numero eccessivo, e questa frammentazione finisce per inde-
dal livello di istruzione compiuto.La nuova legge sull'istruzione tutelain modo particolare i diritti degli studenti. Essi hanno infatti il diritto discegliere liberamente i corsi da seguire; possono prendere parte volontariamente ad attività extra-curricolari;godono della protezione della scuolain caso di violazione dei dirittiumani; hanno la libertà di dare aidocenti dei suggerimenti rela ti viall'organizzazione delle attività scolastiche; possono utilizzare gratuitamente le attrezzature anche per attività extra-curriculari; possono, infine,avere propri rappresentanti nelConsiglio di Istituto (composto dadocenti - che non possono essere piÙdi un terzo del totale dei rappresentanti -, studenti, genitori e membridella comunità locale). I docenti, daparte loro, non possono violare idiritti umani e civili degli studenti népossono fare pressioni fisiche o psichiche per orientare le loro scelte.Ma la vera novità è che sono stateproposte soluzioni nuove per granparte dei problemi esistenti.L'istruzione superiore in Bulgaria èfornita da enti sia pubblici che privati,e attualmente si discute molto di dirit-
bolire l'intero sistema: solo due istituzioni harmo piÙ di 5.000 iscritti.Nonostante l'Ungheria sia semprestato il paese intellettualmente piÙavanzato tra quelli dell'ex-bloccocomw1Ìsta, nel dopo guerra le venneimposto il modello sovietico che haportato alla esagerata specializzazione delle istituzioni. Accade perfino
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ti dello Stato e di autonomia accademica. Probabilmente alcune istituzioniverranno chiuse ed altre potenziate,ma il nocciolo dell'autonomia è in termini di libertà di insegnamento, diricerca, di creatività: autonomia delprocesso educativo in generale. Leuniversità, secondo la nuova legge,possono definire autonomamente lapropria struttura, i regolamenti interni, il sistema amministrativo, i contratti di consulenza, etc. I docenti possono scegliere i progranU11Ì e i sistemididattici, e ogni cinque anni di insegnamento hanno diritto a W1 anno dadedicare alla ricerca.Il sistema attuale prevede due livellidi istruzione universitaria che verranno portati a tre:• il primo livello consente l'acquisizione di lma qualificazione professionale e rilascia un diploma corrispondente al Bachelor's degree;• il secondo livello dà l'opportunitàdi approfondire le competenze e laricerca nel campo prescelto.Completati gli esami e discussa unatesi, viene rilasciata una laurea.Corrisponde al Mnster's degree;• il terzo livello, infine, permette aipossessori del Mnster's degree di condurre ricerche scientifiche indipendenti. Anche in questo caso, il titolosi ottiene dopo aver su pera to gliesami e discussa una tesi di dottorato. Corrisponde al titolo di Doctor.
I. C.
che ci siano due rettori di due istituzioni differenti nello stesso edificio!Secondo alcuni, il numero delle università andrebbe ridotto da 31 a 7;un primo passo, in questa direzione,è il progetto Universitns, che dovrebbe portare le università a costituiredelle federazioni locali. Se da un latoverrebbero a perdere un po' dellaloro autonomia, dall'altro avrebberomaggiori opportunità di sviluppareprogrammi e ricerche in collaborazione con istituzioni analoghe.Tuttavia, ci sono anche altri fattoriche complicano le cose: ad esempio,è stato stabilito che le iscrizioni non
Università di Trieste: una mostra di cartografia storica allestita all'interno della facoltà di Magistero
SCAMBI ACCADEMICINELL'EUROPA DELL'EST
possono essere aumentate più del5% annuo, ma le richieste si aggiranointorno al 15% e la pressione, pertanto, è piuttosto forte.Pur tra le difficoltà, si cerca comunque di dare maggiore rilievo allaqualità e di rafforzare - anche grazieal piano di sviluppo per l'istruzione
L'8 dicembre 1993 Austria, Bulgaria,Ungheria, Polonia, Slovacchia eSlovenia hanno firmato a Budapestun accordo per il lancio di un programma di scambi accademici multilaterali nell'Europa centro-orientale.Questo nuovo programma, conosciuto come CEEPUS (Centrai EuropeanExchange Programme for UniversityStudies) si propone di rispondere ai
superiore - istituzioni come laConferenza dei Rettori, in grado dicontrastare una esagerata ripresa delcontrollo statale.Per quanto riguarda espressamente laricerca, si fa sempre più arduo mantenere uno staff di qualità se i soldiscarseggiano; ma c'è anche chi dimo-
bisogni dei paesi dell'Europa centroorientale, specie per quanto riguardala fuga di cervelli e la rimozione dellebarriere linguistiche; in particolare, sipropone di stimolare la mobilitàaccademica e di promuovere la cooperazione culturale e accademica, didare una dimensione interculturale,multilinguistica e internazionale aidocenti e ai professionisti nelle
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stra 1m cauto ottimismo nella certezzadi avere, accanto a parecchi problemida risolvere, anche tanti giovani motiva ti e ricchi di talento disponibili aimpegnarsi per migliorare il livellodella ricerca scientifica del paese.
r.e.
rispettive aree di interesse.Lo schema di CEEPUS si basa su singole reti che collegano almeno tre università, due delle quali appartenentia paesi membri diversi. I partner sviluppano eu rrieula comuni e un sistema in grado di semplificare il riconoscimento dei titoli.I membri della Conferenza dei RettoriDanubiani si augurano che si aggiw1gano presto altri membri a questanuova iniziativa, riflettendo sul ruolodei paesi danubiani nell'ambitodell'Europa wùta e sulle comwù radicistorico-culturali delle loro wùversità.
Le.
UNIVERSITAS 54
abstractThe section "Europa oggi" includes in this issue an interestingarticle on the rale played in Eurape by Italian universities. Whyis it so limited? Partly the answer lies in the geographiclocation of our countnj, part/y in the scnrce extension of theItalian linguistic basino Moreover, it should be stressed that ourgreat humanistic and artistic heritage fosters loeal studies andthat funds allocated to research in Italy are stili scarce incomparison with those of our European partners. Althoughseveral universities are launching a wide range of initiatives topromote the scientific and cultural integration, the goal doesno! seem to be within easy reach.In this framework one of the institutions with the greatestdrawbacks due to its loeation and linguistic problems is theUniversity of Trieste, which overcame them thanks to its greatqualitative effort culminated in the establishment in Brussels ofa bureau aimed at furthering the activity of the researchers ofTrieste within the European programmes, at praviding Triestewith information on the EC cultural policies and at promotinginternational'cooperation agreements as well as the image of theinstitution abroad.The section contimL~ with two articles summarizing the ECpragrammes aimed atEas1E!'n Eurape. The first contributionexamines the second stage of TEMPUS including the PHARE andTACIS pragrammes, the former developed for Centrai andEastern Eurapean countries and the latter for the former USSRrepublics. The second article comments a recent research of theEurapean Commission analyzing the cooperation between thecountries of the Eurapean Union and the former USSRrepublics in the field of education and training."Europa oggi" ends with a series of flashes on the prablemsfaced by higher edueation in some Centrai and EasternEurapean countries.
La rubrique "Europa oggi" offre un article intéressant SUI' laposition des universités italiennes au sein de l'EuropeoPourquoi ont-elles des difficultés à sortir de la positionmarginale oÙ elles sont condamnées? On peut trouver desréponses partielles soit dans l'emplacement géographique del'Italie, soit dans les limites de son bassin linguistique; il fautremarquer eh outre que son considérable patrimoine humanisteet artistique encourage souvent une recherche au niveau local,et que les investissements italiens dans la recherche sont encoretrap modestes par rapport à ceux de nos partenaires eurapéens.Bien que différentes universités aient entrepris de nombreusesinitiatives d'intégration scientifique et culturelle, l'objectifparaft encore éloigné.Dans ce domaine, une des universités les plus désavantagéespar position et par problèmes linguistiques, c'est à direl'Université de Trieste, est sortie de cette impasse gl'ace à unimportant effort qualitatif qui l'a amenée à ouvrir à Bruxellesun bureau destiné à soutenir l'activité de ses chercheurs dansleurs pragrammes eurapéens, à transmettre à Trieste desinformations SUl' les politiques culturelles communautaires, àfavoriser la pramotion d'accords internationaux de coopérationainsi que l'image de l'Université de Trieste à l'étmnger.Dans cette rubrique suivent deux articles qui font le point SUl'
les programmes de coopération communautaire avec l'Eurapede l'est. Le premier est consacré à la phase deux de TEMPUS, oÙl'on examine les pragrammes PHARE (destinés aux pays del'Europe centre-orientale) et TACIS (qui s'occupe des pays del'ancienne URSS); le second en outre commente une rechercherécemment publiée par la Commission Eurapéenne oÙ l'onanalyse la coopération dans le domaine de la formatiol1 entre lespays de l'Union Eurapéenne et ceux de l'ancienne UnionSoviétique."Europa oggi" se termine par l'examen de courts m·ticlesconce1'11ant les prablèmes de l'instruction supérieure danscertains pays de l'Eurape centre-orientale.
~ ~resume66
LA RICERCA
IL FINANZIAMENTODELLA RICERCAUNIVERSITARIA
di Alessandro Sterlacchini
Introduzione
L'esame delle tendenze quantitativedella spesa per la ricerca universitaria in Italia non può prescindere dalquadro complessiv6 della politica disviluppo del sistema universitario.Infatti, come si cerca di mostrare inquesto contributo!, i fondi pubblicidestinati alla ricerca universitaria così come vengono attualmentemisurati - risultano fortemente legatialla spesa per il personale universitario. Quindi, ogni scelta di politicauniversitaria che comporta unaumento del personale (come, adesempio, l'apertura di nuove sedi efacoltà universitarie o il potenziamento di quelle esistenti) generaanche un incremento della spesa perla ricerca. Da questa constatazione, aprima vista banale, derivano importanti conseguenze. L'incrementoregistrato nelle statistiche ufficialidella spesa per la ricerca universitaria italiana nel corso degli AnniOttanta non è dovuto ad un aumentodei fOlIdi specifici che le istituzionepubbliche e private destinano allaricerca accademica, ma è legato alla
I Il presente lavoro è una versione ridotta emodificata di un articolo, pubblicato nel 1994sulla rivista fcol/olI/in Pubblicn, dal titolo "Laspesa per la ricerca universitaria in Italia: analisi quantitativa e proposte di valutazione".
crescita della spesa per il personaleuniversitario (una quota della qualeviene imputata alla spesa per attivitàdi ricerca). La quota dei fondi pubblici specifica tamen te des tina ti allaricerca (in particolare quelli ministeriali) è infatti diminuita mentre quella spettante ai fondi privati risultaestremamente ridotta.Le implicazioni che scaturiscono daquesta analisi sono le seguenti. In
La lettura di questo articolopermette di comprendere, al
di là dell'" insidia dellecifre ", la reale entità deglistanzimnenti utilizzabili, enon solo "imputabili" alla
ncerca
primo luogo, occorre introdurre meccanismi efficaci di misurazione e controllo del tempo destinato alla ricercadal personale universitario e, in particolare, di quello docente. Secondariamente, occorre che i soggetti e leorganizzazioni che beneficiano dei
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fondi pubblici specifici per le attivitàdi ricerca siano sottoposti a procedure di valutazione dei risultati: unsistema che penalizzi gli atenei, lefacoltà e i dipartimenti che non sonoin grado di raggiungere standardaccettabili di produttività migliorerebbe l'efficienza e 1'efficacia della spesapubblica e, al tempo stesso, contribuirebbe a rendere più affidabile lamisurazione del tempo destinato allaricerca dal personale universitario.
Le recenti tendenzequantitative
La tabella 1 mostra, per il gruppo deisette paesi maggiormente industrializzati, l'intensità della spesa (pubblica e privata) destinata alla ricercauniversitaria rispetto al PIL. In tuttigli anni esaminati, l'intensità registrata dall'Italia è la più bassa anchese, tra il 1980 e il 1989, essa risultapiù che raddoppiata (nel 1990 laquota per l'Italia è ancora pari a0,25). Nel corso degli Anni Ottanta laposizione dell'Italia, pur restandonettamente al di sotto della media, siè quindi lentamente avvicinata aquella della Francia e del Canada.La tabella 2 (nella quale non compareil Regno Unito per mancanza di dati)consente di esaminare i tassi di crescita della spesa per la ricerca universitaria in termini reali. Mentre nel
UNIVERSITAS 54
Tabella 1 - Spese di ricerca eseguite nelle università in percentuale del PIL
1975 1980 1989
Italia 0,18 0,12 0,25
Francia 0,28 0,28 n.d.
Regno Unito 0,29 0,32' n.d.
Stati Uniti 0,35 0,35 0,43
Giappone 0,37 0,38 0,36
Germania 0,45 0,38' 0,41
Canada 0,33 0,32 0,31
n.d. = non disponibile; a = 1981Fonti: OECO (1990, 1991), CNR-lsRDS (1993)
inferiore (cfr. Sterlacchini, 1994b) sia,soprattutto, se si guarda alle reiteratelamentele, provenienti non solo dalceto accademico, sulla scarsa disponibilità di fondi per la ricerca.Possibile che i dati ufficiali smentiscano un così diffuso luogo comune?La risposta è no; non si tratta di unluogo comune ma di una delle tante"insidie delle cifre".
Le fonti di finanziamento el'affidabilità dei dati
Tabella 2 - Tassi di crescita medi annui delle spese per la ricerca universitaria in termini reali(a prezzi e a p.p.a. 1985)
1975-80 1980-88
Italia -4,48 10,85
Francia 2,83 3,73'
Stati Uniti 3,17 5,78
Giappone 2,79 3,24'
Germania ; -0,79 2,84
Canada 2,72 3,07
a= pel-iodo 1980-87Fonte: OECO (199O)
Tabella 3 - Scomposizione della spesa per ricerca effettuata nelle università italiane per fontedi finanziamento
1980 1985 1989 1990
Enti pubblici' 10,3 7,9 8,6 8,7
Imprese 1,3 1,5 2,6 2,3
Estero 0,4 0,6 l,O 0,9
Stanziamenti MPI-MuRST per la ricel-ca scientifica 19,9 17,1 12,1 10,0
Fondi imputati alla Ilcerca univel"Sital-ia 68,1 72,9 75,7 78, I"
Totale 100,0 100,0 100.0 100.0
a = CNR. ENEA, INFN. ASI e altri enti pubblici.b = Nel 1990 il 50% dei ricavi delle univer"Sità per vendite di beni e selvizi viene imputato. comefonte di finanziamento, alle spese di ricerca delle univer"Sità.Fonti: OECO (1991). Catalano-Silvestl-i (1992). MURST (1991) e CNR-lsRDs (1993).
sotto-periodo 1975-80 la spesa italiana subisce un deciso ridimensionamento che non ha riscontri in nessunpaese, nel sotto-periodo successivo,1980-88, l'incremento medio annualeche si registra è superiore di 5 puntipercentuali a quello statunitense e di6-7 punti rispetto a quello dei rimanenti paesi. In Italia, nel corso degliAnni Ottanta, sembra quindi essersi
verificata una vera e propria "esplosione" della spesa per attività diricerca eseguite nelle università.Tale fenomeno appare perlomenosingolare sia se si constata che lespese per attività di ricerca eseguitein Italia da altre istituzioni (centripubblici di ricerca e imprese pubbliche e private) sono cresciute, semprenegli Anni Ottanta, ad un tasso assai
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Per risolvere la contraddizione evidenziata nel precedente paragrafo èsufficiente scomporre la spesa per laricerca universitaria nelle sue fonti difinanziamento. Tale spesa può essereinizialmente disaggrega ta in duecomponenti principali:a) la prima è costituita da "fondi specifici" che l'amministrazione centralee le altre istituzioni pubbliche e private destinano specificamente alleuniversità per la conduzione di attività di ricerca;b) la seconda è una componente"imputata" alla spesa per la ricercauniversitaria; essa viene dedotta dallaspesa per le retribuzioni del personale docente e non docente coinvolto inattività di ricerca e "ridotto a tempopieno" (moltiplicato cioè per il tempodedicato alla ricerca).La tabella 3 presenta per alcuni anni,a partire dal 1980, tale scomposizione. Le componenti primarie considerate sono i fondi degli enti pubblici,delle imprese, dell' estero, delMinistero della Pubblica Istruzione(MpI) prima del 1989 e del MURsTsuccessivamente; sottraendo questecomponenti dal totale della spesa perla ricerca universitaria sono stati ottenuti i "fondi imputati alla ricerca universitaria". È da precisare che, soloper questi fondi, il dato riferito al1990 non è omogeneo con quelli deglianni precedenti poiché, per la primavolta, 1'lsTAT ha introdotto comefonte aggiuntiva di finanziamentodella ricerca universitaria una quotadei ricavi delle università per la vendita di beni e servizi che è stata incor-
porata nella voce "fondi imputati".Anche se si esclude il 1990 per il problema appena esposto, la tabella 3mostra che, nel corso degli AnniOttanta, la quota di fondi "imputati"alla ricerca universitaria rappresentaben piÙ del 70 per cento delle spesetotali di ricerca. La quota spettanteagli enti pubblici di ricerca subisceuna flessione nel corso della primametà degli Anni Ottanta e successivamente cresce fino ad attestarsiall'8,7 per cento del totale. I finanziamenti delle imprese (pubbliche e private) e delle istituzioni estere rappresentano una quota altalenante masempre assai modesta delle spesecomplessive. Infine, il peso deglistanziamenti del MPI-MuRST2 specificamente dedicati alla ricerca universitaria risulta sempre in diminuzione.Anche negli altri paesi appartenentiall'OECo la spesa complessiva per laricerca universitaria comprende lacomponente dedotta dalle retribuzioni del personale universitario. Talequota, tuttavia, non è cresciuta nelcorso degli Anni Ottanta come èavvenuto in Italia e risulta inferiorein virtÙ della rilevanza che assumonole componenenti di finanziamentospecifico. In particolare, nel resto deipaesi industrializzati i finanziamenti(privati) delle imprese si attestano suquote che variano tra il 4 e 1'8 percento della spesa complessiva per laricerca universitaria (cfr. Sterlacchini,1994a). Le università italiane presentano quindi una prima anomalia nelbasso coinvolgimento di soggetti privati come finanziatori delle attività diricerca. Il processo di autonomiafinanziaria degli atenei italiani rappresenta un prerequisito fondamentale per innalzare la soglia del coin-
, Dal 1978, il Mi'1 ha ricondotto le spese destinate alla R&S universitaria (tutti i fondi perprogetti di ricerca e acquisto o noleggio diattrezzature scientifiche) ad un unico capitolodi bilancio (cap. 8551). Dal 1982, in ottemperanza al DPR 382 del 1980, i fondi del capitolo8551 vengono ripartiti per il 60 per cento fra levarie università mentre il restante 40 per centoviene assegnato a progetti di ricerca (inter-universitari) di interesse nazionale o di rilevanteinteresse per lo sviluppo della scienza.
LA RICERCA
volgimento privato. Su questo punto,tuttavia, occorre sgombrare il campoda facili illusioni: l'esperienza deimaggiori paesi industrializzatimostra infatti che le imprese sonodisposte a finanziare la ricerca accademica ma non oltre un certo limite.Di conseguenza, pensare di sostituirein modo quantitativamente rilevanteil finanziamento pubblico con quelloprivato appare W1a proposta irrealizzabile (oltre che poco opportuna).Ritornando alla tabella 3, è importante sottolineare che, tra tutte le fontiidentificate, i fondi del MPI-MuRSTsono quelli che subiscono, tra il 1985e il 1990, una flessione in terminireali passando da 300 a circa 255miliardi a prezzi 1985 (cfr. Catalano eSilvestri, 1993). Le lamentele del cetoaccademico appaiono quindi fondate, .considerando che tale flessione non èstata compensata dall'aumento delcontributo degli enti pubblici. Dato loscarso peso delle restanti componenti, si può quindi concludere che, nelcorso degli Anni Ottanta, l'elevatotasso di crescita (in termini reali)delle spese complessive per la ricercadelle università italiane dipendesostanzialmente dall' andamen todella fonte imputata a tali a spese.Come accennato in precedenza, ladinamica di questa componente"residuale" è determinata dal personale universitario che svolge attivitàdi ricerca, dal tempo che questo dedica alla ricerca e dalla sua retribuzioneal lordo dei contributi sociali.In Italia, il tempo di ricerca del personale universitario è stato rilevato tramite un'indagine campionaria condotta dall'IsTAT nel corso dell'annoaccademico 1978/79. Fino ad oggiquesto tipo di indagine non è statapiÙ reiterata per cui il personale diricerca ridotto a tempo pieno ha rappresentato, nel corso degli AnniOttanta, una quota costante del personale universitario (circa il 50%).Di conseguenza, come ho mostrato inun precedente lavoro (Sterlacchini,1994b), il trend positivo della spesaper la ricerca universitaria italiananel corso degli Anni Ottanta risultafortemente correlato con l'andamen-
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to crescente del personale impiegatonelle attività di ricerca.I da ti ufficiali sulla spesa per la ricerca universitaria in Italia devono quindi essere valutati alla luce delle procedure di misurazione (che sono quellestandard adottate a livello interna.zione). Il primo problema è quellodell'affidabilità di queste statisticheper l'Italia. Poiché, come abbiamovisto, la quota "imputata" alla ricercauniversitaria rappresenta la parte preponderante delle spese complessive,l'affidabilità dei dati dipende essenzialmente dalla correttezza delle rilevazioni e dalla continuità in cui vienerilevato il tempo dedicato alla ricercadal personale universitario. Per correttezza intendo il fatto che le informazioni sul tempo di ricerca trasmesse "dalla periferia al centro" debbonoessere in qualche modo controllate"dal centro". La continuità della rilevazione è altrettanto importante inquanto il tempo destinato alla ricercavaria al variare della composizioneper facoltà (o settore disciplinare) delpersonale di ricerca, della sua età edel suo carico didattico; il valore ditale tempo dipende inoltre dalla composizione (docenti, ricercatori, tecnici)e dalle retribuzioni del personale diricerca. Occorre sottolineare che ilperseguimento di questi obiettivi nonavrebbe senso in presenza di un altotasso di assenteismo dei docenti e deiricercatori universitari: l'assenteismova quindi combattutto non solo perovvie ragioni di etica professionalema anche perché rende del tutto fittizia la distinzione tra tempo dedicatoalla ricerca e tempo dedicato all'insegnamento.Ho già accennato al fatto che il tempodedicato alla ricerca dal personaleuniversitario italiano è stato rilevatonel 1978/79 tramite un'indaginecampionaria dell'IsTAT e il datomedio così ottenuto ha continuato adessere applicato negli anni seguenti.A distanza di quindici anni - dateqtùndi le modificazioni avvenute neifattori sopraevidenziati - la necessitàdi aggiornare questi dati, considerando possibilmente l'intera popolazione universitaria, diventa impellente.
Per quantificare in modo affidabile iltempo dedicato alla ricerca dal personale universitario, non occorre necessariamente attivare l'IsTAT per unanuova e, tra l'altro, costosa indaginesul campo. Tale verifica potrebbeinfa tti essere effettua ta, ancheannualmente, dalle facoltà e daidipartimenti - i quali dovrebberocontrollare con più incisività anche iltempo dedicato complessivamenteall'attività universitaria da parte didocenti e ricercatori - e le relativeinformazioni trasferite al MURST. Èchiaro che in assenza di procedureefficaci di controllo della spesa e divalutazione dei risultati della ricercauniversitaria la stessa misurazionedel tempo di ricerca sarebbe pocoattendibile.
UNIVERSITAS 54
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Università di Trieste: studenti della facoltn di Economia durante un'esercitazioneValutazione e controllo dellaspesa
Prima di passare agli aspetti del controllo e della valutazione è necessariosottolineare che, essendo i due principali "prodotti" del sistema universitario la formazione e la ricerca, lavalutazione deve riguardare sia leattività didattiche che quelle di ricerca onde evitare (come è avvenuto inaltri paesi; cfr. Buglione, 1993) distorsioni a favore di uno dei due prodotti. L'enfasi sulla valutazione dellaricerca dipende quindi dall'ambitolimitato di questo contributo.Anche nell' applicazione delle procedure di controllo e valutazione, laspesa pubblica deve essere distintatra la spesa imputata e la spesa specificaper le attività ricerca, corrispondente,quest'ultima, ai finanziamenti delMURST e degli enti pubblici di ricerca.Per quanto riguarda la spesa "imputata" (che, in Italia, rappresenta piùdel 70% della spesa per la ricerca universitaria) un sistema di valutazione"selettiva" che penalizzi, in terminidi assegnazione delle risorse, i soggetti meno efficienti, non appare praticabile. L'unica possibilità, a mioavviso, è quella di introdurre unsistema di controllo che richieda aidipartimenti o alle facoltà il cui per-
sonale dichiara di impegnarsi maggiormente nelle attività di ricerca didimostrare una maggiore produttività in termini, ad esempio, di pubblicazioni o di altri risultati scaturitidall'attività di ricerca. Come evidenziato nel paragrafo precedente, unsistema di controllo di questo generecontribuirebbe a rendere più affidabile la misurazione stessa della spesaper la ricerca universitaria.Diverso è il caso della spesa pubblica"specifica" che è pari, grosso modo,al 20 per cento delle spese complessive per ricerca del sistema universitario italiano (si veda la tabella 3). Amio avviso, questa componente dispesa dovrebbe essere sottoposta amonitoraggio e potrebbe essereanche oggetto di valutazione selettiva. È da sottolineare che, anche se lapercentuale di spesa "valutabile"non risulta elevata, l'introduzione diprocedure di valutazione contribuirebbe notevolmente a migliorarel'efficienza e l'efficacia delle attivitàdi ricerca delle università in quantoagirebbe direttamente sulle risorsespecifiche (aggiuntive) di cui il personale di ricerca può disporre.In Italia, il monitoraggio dei fondipubblici destinati alla ricerca univer-
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sitaria implica in primo luogo rendere effettivamente operativa l'anagrafenazionale della ricerca: questa struttura, istituita con il DPR Il luglio1980, n. 382, non ha mai funzionatocome avrebbe dovuto ed è quindiragionevole attendersi che non abbiamai rappresentato la base informativa per una efficace programmazionee per una politica della ricerca finalizzata alla razionalizzazione e all'eliminazione degli sprechi.Spostandoci dal monitoraggio allavalutazione della ricerca universitaria finanziata dal settore pubblico, ifondi assegnati alle università dalCNR e dagli altri enti pubblici diricerca dovrebbero essere espressamente valutati da questi organismi.Relativamente ai progetti di ricercache prevedono esborsi monetarinotevoli è opportuno che il CNR e glialtri enti pubblici di ricerca istituiscano dei comitati ristretti di esperti - incui il numero di accademici non deveessere maggioritario - che valutino ilprogetto ex-ante, in itinere ed ex-postoRispetto ai fondi di ricerca del MURSTsappiamo che attualmente questisono allocati per il 60 per cento "apioggia" tra i vari atenei e per il 40per cento a progetti di interesse
nazionale (cfr. nota 2). Questi ultimidovrebbero essere valutati da unapposito organismo che è già statoindividuato nella legge 168/89 con ladenominazione di "osservatorio permanente" e deve essere istituito, condecreto ministeriale, presso il MURST;il suo ruolo è stato recentementeribadito nella legge 24 dicembre1993, n. 537 (si veda più avanti lanota 3). Tale organismo centraledovrebbe essere responsabile delmonitoraggio e della valutazionecomplessiva dei fondi ministeriali diricerca e potrebbe rivolgersi adesperti esterni nel caso di progetti diinteresse nazionale che richiedanonotevoli finanziamenti.Passando ai fondi 60 per cento, questidovrebbero essere controllati dallostesso "osservatorio permanente" delMURST. A tal fine, l'introduzione diprocedure di valutazione di naturaselettiva da parte del Ministero, tramite gruppi di esperti, appare un processo costoso e complesso visto ilnumero e la varietà dei soggetti coinvolti. Sarebbe sufficiente fissare deglistandard di produttività (basati, adesempio, sul numero di pubblicazioniscientifiche, sugli altri risultati "pratici" che scaturiscono dall'attività diricerca e sulla capacità di attivare altrifinanziamenti pubblici e, soprattutto,privati) ai quali le wuversità dovrebbero attenersi per ottenere il normaleflusso di finanziamenti ministeriali.L'orgalusmo di valutazione e controllo del MURST dovrebbe fissare dellesoglie minime al di sotto delle qualigli atenei non possano scendere, ameno di non vedere ridimensiona tala quota di fondi loro spettante. Saràcompito dei singoli atenei distribuireal proprio interno le risorse milusteriali in modo da garantire il raggiungimento degli standard prefissati. Gliatenei potrebbero anche adottareautonomamente un criterio selettivodi allocazione interna privilegiando lefacoltà e i dipartimenti caratterizzatidalle migliori pelformnnce. A questoproposito, la legge 537/93 istituisce, alivello di singole università, i "nucleidi valutazione interna" ai quali vieneassegnato il compito di analizzare la
LA RICERCA
produttività della ricerca e delladidattica e di trasferire, annualmente,le relative informazioni al MURS'f'.
Considerazioni conclusive
La spesa pubblica destinata alle wuversità italiane deve essere sottopostaad un sistema di controllo e deveessere allocata anche sulla base diprocedure di valutazione dei risultaticonseguiti sia nelle attività didatticheche in quelle di ricerca. L'esperienzadegli altri paesi industrializzatimostra che l'introduzione di tali meccanismi non si scontra ma anzi alimenta il principio della libertà diinsegnamento e di ricerca. In sostanza, la presenza di un sistema di valutazione e controllo non rappresentasoltanto un vincolo a cui il personaleuniversitario è sottoposto ma ancheuna opportunità per migliorare lecondizioni in cui svolgere il propriolavoro. Un cambiamento di mentalitàsi deve necessariamente coniugarecon l'introduzione delle proceduretese a migliorare l'efficienza e i'efficacia del sistema universitario ed èallora importante ed urgente coinvolgere tutti i soggetti interessati
3 Il comma 22 dell'articolo 5 della legge 537/93recita: "Nelle università, ove già non esistano,sono istituiti i nuclei di valutazione internacon il compito di verificare, mediante analisicomparate dei costi e dei rendimenti, la corretta gestione delle risorse pubbliche, la produttività della ricerca e della didattica, nonchél'imparzialità e il buon andamento dell'azioneamministrativa. I nuclei determinano i parametri di riferimento del controllo anche suindicazione degli organi generali di direzione,cui riferiscono con apposita relazione almenoannualmente". Al comma 23 si stabilisce che"La relazione dei nuclei di valutazione internaè trasmessa al Ministero dell'Università e dellaRicerca scientifica e tecnologica, al ConsiglioUniversitario Nazionale e alla Conferenza permanente dei Rettori per la valutazione deirisultati relativi all'efficienza e alla produttività delle attività di ricerca e formazione, e perla verifica dei programmi di sviluppo e di riequilibrio del sistema universitario, anche aifini della successiva assegnazione delle risorse.Tale valutazione è effettuata dall'osservatoriopermanente da istituire con decreto del ministro, ai sensi dell' articolo 12, comma 4, letterat> della legge 9 maggio 1989, n. 168 (. .. )".
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(docenti, ricercatori, personale amministrativo e studenti) nella loro definizione tecnica ed operativa.
Bibliografia
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UNIVERSITAS 54
IL FONDO FRANCOFONOPER LA RICERCA
Consolidare ed espandere l'ambito francofono della ricerca coordinandone hlttele attività svolte nei vari paesi: questol'obiettivo principale che persegue unnuovo organismo recentemente creatodall'Agenzia Francofona per l'Insegnamento Superiore e la Ricerca (AuPELFUREF), in occasione del vertice diMauritius, svoltosi nell'ottobre delloscorso anno. Si tratta del FondoFrancofono per la Ricerca (FFR), adottatopoi nel dicembre successivo con la"Carta di Abidjan", sottoscritta e approvata da tutti i ministri dell'Istruzioneslìperiore e della Ric~rca degli Stati diinfluenza francese. Il vero e propriodocumento tecnico del Fondo è statoadottato dal Consiglio permanente dellafrancofonia il17 marzo del 1994.
Gli scopi del FFR
Vediamo, in dettaglio, gli scopi del FFR: ilconsolidamento dei rapporti di cooperazione scientifica tra le struthtre di ricercae i laboratori francofoni, destinati adaccogliere personale e a mettere a pWltOprogrammi di alta qualità; il perseguimento dell'intento francofono con tutti imezzi disponibili; la promozione di Wlrilancio concreto della ricerca nei paesidel sud del mondo, tramite Wl miglioramento delle condizioni di vita e di lavorodegli addetti ottenibile con opportunepolitiche scientifiche e con il finanziamento di attività multidisciplinari checoinvolgano il maggior numero di soggetti. Gli obiettivi del Fondo Francofonoper la Ricerca ValUlO raggiunti tenendoconto di quattro principi fondamentali: lacoerenza tra i provvedimenti costitutividel Ffr e le azioni dinamiche proposte,così da convergere verso il fine ultimodella promozione della formazione edella ricerca; la concentmzione delle risorse,un intento costantemente soddisfattodalla politica di sviluppo e consolidamento della rete di collaborazione che fa
capo a entità privilegiate chiamate ScuoleDottorali Regionali; il decentmmento, ottenuto mediante l'istihlzione di struthu"e avocazione regionale che valorizzino gliinvestimenti e contribuiscano a ridurre icosti complessivi di Rmzionamento, alloscopo di evitare la diaspora del personale locale competente verso i paesi industrializzati; infine, la mobilitrì, che è estremamente incoraggiata.
Le azioni prioritarie
In termini pratici, l'attività del Ffr si realizza attraverso sei azioni prioritarie; lapiÙ importante è senz'altro la già citataScuola di Dottorato Regionale (EOR),definita "luogo privilegiato della formazione e della ricerca". Ha lma funzionedi raccordo e di valorizzazione dellewùversità, degli istihlti di ricerca e deglialtri laboratori, e si configura come unastruttura di sostegno e incentivazionedella collaborazione tra questi organismi. La creazione dei Diplomi di StudiApprofonditi (DEA) - a cui si accedegeneralmente con una borsa - e la possibilità di preparare lma tesi di dottoratofrancofono nei vari atenei dei paesi invia di sviluppo permettono alle Edr dicoltivare le capacità dei giovani ricercatori in loeo limitando così la "Riga di cervelli" verso i paesi industrializzati.Il Diploma di Studi Approfonditi costituisce il primo livello della formazionedottorale ed è diviso in due fasi: laprima ha la durata di sei mesi e lecaratteristiche di un insegnamento teorico e metodologico che si concludecon un approccio alle tecniche di ricerca. Il superamento di un esame scrittood orale permette il passaggio allo stadio successivo della durata di 18 mesi,interamente dedicato alla ricerca sulcampo. Ad assegnare il DEA sono i rettori o i presidenti delle istituzioni accademiche membre dell'EDR, e i rettoridell'UREF su deliberazione di lma com-
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missione giudicante. Requisito essenziale per ottenere il Diploma è il superamento di una serie di prove teoriche,metodologiche e attitudinali.Successivamente si può passare alDottorato Francofono. Occorre comunicare l'oggetto della propria ricerca (previa approvazione del relatore-direttoredi tesi) al responsabile della ScuolaDottorale Regionale e piÙ avanti al rettore dell'università interessata. Le funzioni di relatore-direttore di tesi possono essere esercitate dai professori titolari o dagli associati. La durata consigliatadella preparazione al dottorato è di dueanni con un'evenhwle deroga di dodicimesi supplementari. Il titolo di dottoreviene assegnato congiuntamentedall'università interessata, dagli ateneimembri dell'EoR e dall' AgenziaFrancofona per l'Istruzione superiore ela Ricerca dopo la lettura della tesi. Lealtre cinque azioni attraverso le quali sirealizza il Fondo sono: i LaboratoriAssociati Francofoni (LAF), selezionatidall'AUPELF-UREF sulla base di criteri diqualità scientifica, legati contrattualmente per una ricerca di alto livello chesi inserisca di diritto nel movimentoscientifico internazionale; i Gruppi diGiovani Ricercatori (JER), con la lorofunzione di incoraggiamento alla professione in ambiti scientifici non esplora ti dalla rete di ricerca dell'UREF; leAzi01Ù Combinate di Ricerca (ARe) chehanno come finalità la promozione dilma efficace interazione scientifica tra leéquipe di ricerca; le Borse di Ricerca chenùrano a migliorare le condizi01ù di vitae di lavoro dei ricercatori nei paesi svantaggiati; infine l'Aiuto per la Strutturazione Scientifica per gli atenei del suddel mondo che si devono dotare di unapolitica coerente e progranUllatica.Tutte le azioni del Fondo sono gestiteda tre organismi di con trollo: laMissione della Ricerca in seno all'UREFche si incarica della messa in operadelle iniziative; il Comitato di Gestionedei fondi e il Comitato di Esperti per lavalutazione degli studi di fattibilità edel contenuto scientifico di hltte le operazioni da realizzare nell'ambito delFondo Francofono per la Ricerca.
L.F.
LA RICERCA
Ricercandoa cura di Livio Frittella
Parte illVProgramma Quadroeuropeo
Novità sul fronte della ricercaeuropea. A Bruxelles i ministri
competenti hanno approvatootto progetti compresi nelQuarto Programma quadro perlo sviluppo tecnologico e laricerca dell'Unione 1994-98. Sitratta di iniziative da finanziarecon la metà del budget di 12,3miliardi di ecu (23 mila miliardidi lire) destinato al programmacomplessivo. Gli otto progettiapprovati riguardano:telematica: miglioramento deiservizi pubblici con :ampliamento degli scambi diinformazione, telemedicina,telelavoro, sorveglianzacomputerizzata dell'ambiente esemplificazione degli accessi aimezzi e alle procedureinformatiche;tecnologie dell'informazione:l'Unione intende farsiproduttrice di cervellielettronici e creatrice di banchedati e d'immagine stando
sempre al passo con i tempi;scienza e tecnologie marine:sfruttamento delle risorse,sorveglianza oceanografica,previsione dei fenomeni quali lemaree;
agricoltura e pesca: incrementarela produzione, rendendola di
grande qualità, e promuovere ilconsumo di materie biologichein Europa;standardizzazione dei metodi dimisura e test: l'Unione intendearmonizzare e rendereomogenei i criteri divalutazione della qualità deiprodotti;cooperazione con i paesi terzi e leorganizzazioni internazionali: laricerca continentale si
/'
estenderà oltre i confinieuropei e il primo Stato afruirne sarà Israele;energia non-nucleare:incentivazione dei progetti disfruttamento dell'energia eolica,geotermica, fotovoltaica, iltutto nel massimo rispettodell'ambiente;
fusione termonucleare controllata,per sviluppare una enormefonte di energia, naturalmente afini pacifici.
Ricerca sui materiali
La ricerca sui materiali riceveun notevole impulso dalle borsedi studio che l'IstitutoNazionale per la Fisica dellaMateria - ente autonomo con 2mila ricercatori - assegna a 34giovani al di sotto deltrentaduesimo anno di età,residenti nel Mezzogiorno.Ventiquattro laureati e diecitecnici di laboratorio godrannorispettivamente di 16 milioni e12 milioni annui, da mettere afrutto in campo internazionalec'on un confronto continuo neiriguardi delle altre realtàscientifiche. Gli studi sirivolgono ai materiali innovativi;i laureati, in questo ambito,potranno scegliere tra diversearee: processi ecaratterizzazione dei materiali,mediante laser e plasmi;biomateriali, materiali liquidi eamorfi, o metallici, magnetici esuperconduttori, oppuresemiconduttori e dielettrici;ancora, processi ecaratterizzazioni di superfici,infine aspetti computazionalinella scienza dei materiali. Per itecnici, i settori da sceglierevanno dalla criogeniaall'elettronica, dalle tecniche del
moto alla preparazione deimateriali.
I tagli alla ricerca
L'Italia mostra ancora unoscarso interesse per ilfinanziamento delle attività diricerca. Dei tagli previsti dallalegge finanziaria - nel dettaglio8 mila 528 miliardi per ilprossimo anno, 3.851 nel '96 e3.283 nel 1997 - una parteconsistente si riferisce proprioalla scuola, all'università e allaricerca. E pensare che il nostropaese investe in quest'ultimocampo soltanto 1'1,4 per centodel Prodotto nazionale lordo, afronte del 2,8 per centodestinato dagli Stati Uniti, il 2,6della Germania, il 2,9 del
Giappone. Siamo a metà dellecifre spese dagli altri grandipaesi industrializzati e sotto allamedia europea del 2 per cento.Secondo l'Associazione Italianaper la Ricerca Industriale c'è ilconcreto rischio di"retrocedere in una condizioneirreversibile di noncompetitività tecnologica".Malgrado le varie grida diallarme provenienti da ognidove, il governo ha deciso ditagliare altri 340 miliardi.L'ENEA, per il quale fu ancheventilata la messa inliquidazione, riceverà 127miliardi in meno e ne avrà adisposizione solo 400. L'AgenziaSpaziale registrerà unadiminuzione delle entrate di 50miliardi e anche il ConsiglioNazionale delle Ricerche subiràdei tagli ai fondi. D'altronde, ilprogetto è di "riordinare tuttoil mondo della ricercanazionale" - dice il ministrocompetente Stefano Podestà "creando un polo organico cheeviti doppioni e gigantismiburocratici. Pensoall'accorpamento degli entipiccoli e simili fra loro, poi auna pluralità di enti mediograndi come l'INFN, ben
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finalizzati; tutti sotto l'egida delCNR completamente riveduto ecorretto".Le proposte di tagli hannogenerato una ridda dimanifestazioni di dissenso daparte di tecnici, esperti,ricercatori."È un grave errore" - dice
Alberto Martinelli, preside dellafacoltà di Scienze politichedell'Università Statale di Milano- "I fondi destinati alla ricercasono tra i pochi che nonpossono essere diminuiti,perché costituisconol'investimento produttivo pereccellenza". "Se si vuole uninserimento efficace dell'Italianel sistema innovativoeuropeo" - aggiunge FrancescoCostantini, presidente dellaFarmindustria - "occorre che cisia una politica industriale e cheessa favorisca lo sviluppo deisettori che producono knowhow ad elevato potenziale didiffusione".Rincara la dose l'economistaPaolo Sylos Labini: "La nostra
ricerca e la nostra universitàpossono uscire dal baratro incui sono cadute solo se ciintegriamo in Europa nell'attività di ricerca, neiconcorsi universitari, nelleperiodiche verifiche di tutti idocenti e tutti i ricercatori".Alberto Oliverio del CNRafferma che "rispetto ai paesiindustrializzati o emergentil'Italia si trova oggi altrentaduesimo posto percompetitività scientifica - traIndonesia e Filippine - secondoi parametri del WorldEconomics Council: né sarebbepossibile altrimenti quando nelcorso degli ultimi anni la ricercascientifica è stata sempre piùmortificata: il bilancio del CNR siè contratto senza nemmenotenere il passo con l'indice diinflazione, l'università èsottofinanziata, l'età media deiricercatori si situa ben oltre iquarant'anni in quantol'ingresso dei giovani nel mondo
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della ricerca rappresenta ormaiun fenomeno raro edepisodico".Altro tipo di critica quella diEugenio Caruso, del Centroinformazioni studi edesperienze: "I soldi non solosono pochi: vengono anchespesi male. I finanziamenticadono a pioggia e sidisperdono su centinaia diprogetti irrilevanti"."Ci hanno tolto una quarantinadi miliardi", dice il presidentedel CNR Enrico Garaci. "Lariduzione corrisponde a quelcinque per cento delfinanziamento agli enti scientificiche un decreto in fase diconversione destina al fondoper la ricerca applicata, cioè perfini pratici, da costituire pressoil Ministero".Il premio Nobel Carlo Rubbia:"Gli altri paesi assegnano allascienza risorse cthe sono ildoppio delle nostre".Nicola Cabibbo, parlandodell'ENEA, dice: "Questa volta,invece della solita forbice, ciaspettavamo qualcheindicazione in campo nucleare.Non per la costruzione dicentrali, ma per tenere vive leconoscenze tecniche. Quelloche conta, in un paesemoderno, non è solo produrrebrevetti, ma utilizzare al megliole invenzioni che circolano, ilcosiddetto know how. E questolo si fa solo in un modo:curando le nuove leve".L'ex ministro della RicercaUmberto Colombo dichiara: "loconsidero la ricerca non unaspesa, bensì un investimento,oltretutto necessario per ilfuturo. Tagli in questo settoremi adirano. La nostracompetitività non può restareaffidata, come ora, ai prezzibassi, alla lira svalutata, allo stileo al design italiano",In mezzo a questo mare dicritiche, c'è chi fa delleproposte. Luciano Maiani,presidente dell'Istituto di FisicaNucleare: "Per stimolare la
scienza basta poco: un'iniezionedi sette, ottocento miliardisarebbe uno stimolo potente".Il biofisico del MIT di BostonMassimo Piattelli Palmarini:"Sburocratizzazione dellaricerca: eliminare gli sprechi,semplificare la rigidissimagestione dei finanziamenti neisingoli laboratori, favorire ilmovimento dei ricercatoristranieri in Italia, deciderenomine e promozioni solo inbase ai risultati ottenuti (e nonall'anzianità), far verificarel'efficienza dei laboratori daapposite commissioniinternazionali". Infine, ildirettore dell'Istituto diricerche farmacologiche MarioNegri, Silvio Garattini:"Destiniamo 1'8 per milledell'lrpef alla ricerca scientifica".
La ricerca in POSitivi
Se alcuni settori della ricercasoffrono di carenza di fondi,altri invece ripartono in grandestile: si tratta delle aree tessile,macchine utensili, farmaci ecardiologia, che riceveranno uninvestimento totale di 450miliardi. Le quattro propostemigliori avanzate dalle impreseinteressate saranno finanziateintegralmente. Il piano deltessile promuove sviluppo,trasferimento e adattamento dinuove tecnologie di prodotto edi processo, grazie all'ausiliodelle procedure informatiche ead una migliore gestionedell'ambiente.Per le macchine utensilioccorrerà studiare nuoviprocessi produttivi per ilsettore della meccanica.Farmaci 2 è il nome di unprogetto di ricerca suimedicinali controarteriosclerosi, carenzeimmunitarie, tubercolosi, peste,malaria e lebbra. Cardiologia 2si occupa di finanziare lericerche sull'ottimizzazione delcuore artificiale già realizzato.
I parchi del Meridione
Dopo tre anni di buioprofondo torna la luce sullaricerca nel Sud Italia: i 1.100miliardi previsti dall'Intesa diprogramma del 1991 perprogetti di innovazione eformazione sono statifinalmente sbloccati, e neltriennio 1994-96 una primatranche di 450 miliardi saràdestinata alla realizzazione di 13parchi tecnologici nelMeridione. Ma solo da unpunto di vista dei serviziinformatici, della ricerca e delladiffusione dell'innovazione sulterritorio: i fondi nonserviranno a costruirestrutture. Nel triennio 1994-96i PJrchi tecnologici lavorerannosu 49 progetti di innovazione e52 di formazione.Vediamo il dettaglio delle"cittadelle della scienza": ilParco dell'Elba nell'isolaomonima (ricerca inbioelettronica), Technapoli nelcapoluogo campano(marketing, telecomunicazioni,informatica, aerospazio,biotecnologie mediche,agroindustriali e trasporti) e,nella stessa regione, il Parco diSalerno (informatica perl'archeologia, agroalimentare ediffusione della culturascientifica), Teknomarche aPesaro (automazione nelleimprese locali); Palmer aFrosinone e a Latina (creazionedi nuove aziende, materialiinnovativi, elettronica,tecnologie per l'ambiente);Parco dell'Abruzzo, con sede aL'Aquila (innovazionenell'agroalimentare e nuoviservizi ospedalieri); Parco delMolise a Campobasso (biologieapplicate all'agricoltura); ValBasento a Pisticci in provincia diMatera (ambiente, territorio eindustria); Technopolis a Bari(innovazionenell'agroalimentare, moda,meccanico e infrastrutture,ricerca sui laser e telematica) e,
sempre in Puglia, il Parco lonicoSalentino, localizzato a Mesagnein provincia di Brindisi(materiali e studi archeologici);Parco della Calabria a Cosenza(agroalimentare e informatica);Parco della Sicilia con sede dadefinire (zootecnia,maricoltura, sviluppo delsettore delle terrecotte e delrestauro, patologie oftalmiche);infine, Parco della Sardegna intutte e quattro le provinceisolane (vari servizi tecnologici).
Ristrutturazionedell'ENEA
L'ENEA non verrà liquidato. Ilministro dell'Industria Gnuttiaveva ventilato l'ipotesi di unasoppressione dell'EnteNazionale per le EnergieAlternative, allarmandone i4500 dipendenti e facendosidefinire da un giornale "ilministro impazzito".Contrordine: le parole deltitolare del dicastero sonostate male interpretate o c'èstato un dietrofront (dipendedalle versioni). "II governo si èimpegnato ad emanare uno opiù decreti legislativi perrazionalizzare la disciplina e ilnumero degli enti e degli istitutidi ricerca", ha detto Gnutti."Risultato: creiamo un polounitario per la ricerca chefaccia capo al Ministerodell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica". Inpratica, tutti gli enti delcomparto verrannoriorganizzati entro il 30 giugnodel '95, come è scritto neldecreto legge su "Ulterioridisposizioni concernenti lafinanza pubblica" incorporatonella finanziaria. Si prevedonoanche "Ii mature" ai fondi per laricerca (di cui rendiamo contoin altra parte di questa rubrica)e, forse, una razionalizzazionedegli organici (che equivale auna riduzione del personale delsettore).
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LEGGI E DECRETI
DALLA GAZZEnA UFFICIALE (ottobre-novembre1994)
Leggi e decreti
Decreto-legge 21 ottobre 1994, n. 588Reiterazione del decreto contenentedisposizioni mgenti per il flUlzionamento delle lUtiversità (GLI del 24 ottobre)
Decreto-legge 7 novembre 1994, n. 620Disposizioni urgenti concernenti ilConsiglio Universitario Nazionale (GLIdell'8 novembre))
Istituzione di facoltà e corsi di laurea
UNIVERSITÀ DEL MOLISE IN CAMPOBASSO:facoltà di Scienze MFN con cdI in Scienzeambientali(GLI del 4 ottobre)UNIVERSITÀ DI MiLANO: cdI in Scienze deimateriali (GLI del 31 ottobre)UNIVERSITÀ DI PADOVA: cdi in Scienze deimateriali (GU del 31 ottobre)UNIVERSITÀ DI LECCE: cdi inGiurisprudenza afferente alla facoltà diEconontia (GU del1'8 novembre)UNIVERSITÀ DI BOLOGNA: cdI inBiotecnologia (GLI del 28 novembre)
Istituzione di diplomi universitari
AGRARIA EVETERINARIAPerugia (GU del 6 ottobre)
INGEGNERIARoma Tor Vergata (GU del 16 novembre)
GIURISPRUDENZAPalermo (GU del 14 novembre)
ECONOMIASeconda Università di Napoli (GU del 4novembre)
STATISTICAFederico II di Napoli (GLI del 3 novembre)Teramo (GU del 14 1lovembre)
BENI CULTURALILa Sapienza di Roma (sede di Rieti) (GUdel 19 ottobre)
TRADUTTOREEDI~~RPRETE
Udine (GU della novembre)
FARMACIACatania (GLI del 18 ottobre)Genova (GU del 9 mnggio)Federico II di Napoli (GU del 31 ottobre)Milano (GU del 17 novembre)
MEDJcrNACagliari (GU del 12 ottobre)Pisa (GU del 19 ottobre)Federico II di Napoli (GU del 21 ottobre)Palermo (GU del 9 novembre)L'Aquila (GU dell'l1 novembre)Roma Tor Vergata (GLI rlel17 novembre)Seconda Università di Napoli (GU del 211/ovembre)
AREA SCIENTIFICAL'Aquila (GU del 18 ottobre)Milano (GLI del 31 ottobre e 2 novembre)Federico II di Napoli (GU del 4 novembre)Modena (GU del 22 1/ovembre)
SERV1ZIO SOCIALECassino (GU del 31 ottobre)La Sapienza di Roma (GU del 9 novembre)Torino (GU dellO novembre)Verona (GU del 18 1/ovembre)
Riordinamenti
FACOLTÀ DI ARCHITETTURAFerrara (GU del 3 ottobre)
FACOLTÀ DI ECONOM1ACataItia (GU del 31 ottobre)Federico II di Napoli (GU del 2 novembre)Seconda Università di Napoli (GLI del 4Ilovelllbre)Perugi~ (GU del 15 Ilovembre)L'Aquila (GU del 17 novembre)
FACOLTÀ DI SCIENZE STATISTICHELa Sapienza di Roma (GU del 22 ottobre)
FACOLTÀ DI AGRARIALa Sapienza di Roma (GU del 21 ottobre)
CDL IN O-IIMlCALa Sapienza di Roma (GU del 18 ottobre)
CDL I FISICATorino (GU del 31 ottobre)Lecce (GLI del 2 novembre)
CDL IN INFORMATICA
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L'Aquila (GU del 19 ottobre)MilaIlO (GLI del 2 novembre)Udine (GU del1'8 novembre)Bologna (GU del 16 novembre)
CDL IN LINGUE ELETTERATURE STRANIERESalerno (GU del 6 ottobre)
CDL IN MATEMATICASiena (GU della novembre)Camerino (GU del 29 novembre)
CDL IN MEDICINA VETERINARIAPadova (GU del 3 novembre)
CDL IN PSICOLOGIALa Sapienza di Roma (GU del 21 ottobre)
Statuti
UNIVERSITÀ DI PISAApprovazione del nuovo statuto(GU del 12 ottobre)
UNIVERSITÀ DI VERO AApprovazione del nuovo statuto(GU del 25 ottobre)
ISTJTUTO UNTVERSITARIO D'ARcH1TETTURA VENEZIAModifiche del nuovo statuto(GU del 7llovembre)
UNIVERSITÀ DI SIENAApprovazione del nuovo statuto(GU del 24 novembre)
LIBERTA UNIVERSITÀ INTERNAZIONALEDEGLI STUDI SOCIALI "GUlDO CARLI" DI
ROMAModifiche allo statuto(GU del 30 novembre)
BANCAPOPOLAREDI VERONA
GRUPPO BANCARIO POPOLARE DI VERONA· S. GEMINIANO ES. PROSPERO
Il 21 giugno 1867 è la data di nascita della Banca Popolare di Verona, 128 anni distoria, un lungo cammino, importanti traguardi operativi raggiunti, una consolidataesperienza acquisita, una dimensione dinotevole ampiezza già realizzata, una presenza sul territorio di primaria importanza,una strategia rivolta sempre al futuro, iericome oggi. È questo il quadro identificativodella Banca Popolare di Verona, nonanell'elenco cronologico di costituzione dellebanche popolari, quarta per grandezza.Banca aggregante per tradizione, laBpv all'inizio del 1994 ha perfezio-nato l'acquisizione, avvenuta conun'OPA lanciata nel novembre1993, della maggioranza delleazioni del Banco San Geminiano e San Prospero di Modena.Con la storica delibera di fusione per incorporazione del BancoSan Geminiano e San Prosperonella Bpv, presa dall'AssembleaStraordinaria dei soci il 3 dicembre del 1994, è stata realizzatauna entità bancaria radicata nelnord-est, che si può collocare aiprimi posti della graduatoria na-
Verona: Villa Guerina di Montorio (1860),sede del Centro di formazione del personale della Banca Popolare di Verona
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zionale, forte di una raccolta diretta superiore ai 12.000 miliardi, con oltre 11 .000miliardi di impieghi, 30.000 miliardi dimezzi amministrati; il numero dei dipendenti è superiore alle 4.000 unitàe i soci sono oltre 40.000.Una rete sportelli che, insiemecon il Banco San Geminiano e
Il prof. Giorgio Zanotto, presidente della Banca Popolare di Verona (a sinistra)con il direttore generale, prof. Federico Pepe
San Prospero di Modena è forte di circa 300unità operative, profondamente radicata neltessuto economico e civile del nord-est delpaese, nel territorio diotto regioni e undiciprovince. L'organizzazione della Bpv è completata da una filiale eda una Banca attivenel Granducato delLussemburgo, da ufficidi rappresentanzanell'ambito del GruppoArca nord-est, a Roma,Londra, Par(gi, HongKong e Pechino.L'operatività della Banca trova ulterioreespressione attraversonumerose partecipa-zioni in società strumentali al fine di garantire l'accesso della clientela in aggiuntivisegmenti di mercato per soddisfare la piùampia gamma di esigenze di servizi e diprodotti finanziari. A coloro che sono attivisui mercati internazionali, la Banca fornisceuna qualificata assistenza e collaborazione, ambito nel quale è riconosciuto, ormaida tempo, un elevato standing, che ha trovato conferma anche nel 1993. La societàspecializzata in valutazioni societarie IBeAdi Londra ha infatti concesso nuovamentealla Bpv il più elevato rating assegnato abanche italiane, "A/B", collocando quindi
la Banca nel drappello di testa, tra le mIgliori banche in assoluto.Una particolare attenzione viene costantemente dedicata all'attività di formazione eaggiornamento del personale che beneficiadi specifici programmi di studio e di esercitazioni pratiche svolte presso la struttura didattica della Banca ubicata nel Centro di VillaGuerina. La crescita professionale è considerata dalla Banca Popolare di Verona unobiettivo fondamentale di primaria importanza proprio perché la "qualità" del personalerappresenta il modo migliore per raccoglierele sfide per lo sviluppo futuro.
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LIBRI
Chi paga l'istruzioneuniversitaria?Dall'esperienzaeuropea una nuovapolitIca di sostegnoagli studenti in ItaliaG. Catalano, P.A. Mori,p. Silvestri,M. TodeschiniFranco Angeli, Milano1993
Le analisi e le tesicontenute in questo librosono in parte ;già note ailettori di UNIIIERSITAS, cheal tema del finanziamentodelle università hadedicato ampio spazio neinumeri 47 e 48 (gem1aiomarzo e aprile-giugno1993), ospitando anche icontributi di alcuni deicoautori del testo chestiamo esaminando. Ètuttavia utile segnalarloper la profondità con cuisviscera le implicazioni delproblema e per l'ampiezzadel quadro in cui locolloca, consentendo unavisione d'insieme deisistemi di istruzionesuperiore con cui siamosoliti confrontarci e deirispettivi modi difinanziamento.La prima parte è dedica taa una chiarificazione deiconcetti di fondodell' economiadell' istruzioneuniversitaria e dei motiviper cui lo Stato deveintervenire nelfinanziamento di essa.L'idea di fondo è che il
soggetto produttoredell'istruzione è lostudente stesso, mentre leuniversità si limitano aprodurre "servizi diistruzione". Da ciòscaturirebbe che i costi delservizio dovrebbero esseresopportati dall'utente senon esistessero ragioni diefficienza e di equità agiustificare l'interventopubblico. Particolareattenzione va tuttaviaprestata ad evitare glieffetti perversi nellaredistribuzione del redditodovuti al finanziamentopubblico, che grava sututti i contribuenti, mentrei beneficiari (gli studentiuniversitari) appartengonoprevalentemente alle classimedio-alte. A questoscopo gli autoriformulano, in particolarenella quarta parte, delleproposte volte a rendereeffettivamente operante inItalia un sistema di prestitiagli studenti, previstodalla legge 390/91 suldiritto allo studio, masperimentato finora conscarso esito. Si potrebberocosì liberare delle risorseper estendere gli aiuti afondo perduto,attualmente irrisori pernumero ed entità, a tutti icapaci e meritevoli privi dimezzi, secondo il dettatocostituzionale. Inoltre intal modo si migliorerebbel'efficienza del sistemaattraverso laresponsabilizzazione dello
studente che, essendotenuto a restituire, sebbenea condizioni agevolate, ilprestito d'onore,valuterebbe con maggioreoculatezza la propriacapacità di concludere ilcorso di studi che intendeintraprendere.N ella seconda e terzaparte, che coprono lamaggior parte del volume,vengono presentate, inchiave comparatistica,delle ricerche in gran parteoriginali, sebbeneelaborate sulla base distudi già noti', sulproblema delfinanziamentodell' istruzioneuniversitaria e dellepolitiche di aiuto aglistudenti. Vengono presi inesame per l'Europa i datidei principali paesi UE e diquelli che hannosviluppato particolariesperienze difinanziamentodell'istruzione superiore edi sostegno economico aglistudenti (Svezia,Danimarca, Olanda) e,fuori d'Europa, i sistemi dihigher edl/cntiol1 in USA,
Canada e Australia. Daqueste analisi vengonotratte sia considerazionigenerali di indirizzo percorreggere le principalistorture dell'universitàitaliana, sia spunti concretiper impostarecorrettamente una nuovapolitica del diritto allostudio, evitando gli errori
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compiuti in altri paesi. Perquanto riguarda l'Italia,dal confronto emergono,oltre alla ben notainefficienza del sistemauniversitario (laproduttività piÙ bassa tra ipaesi dell'UnioneEuropea), la scarsità dirisorse destinateall' istruzione universitariae, soprattutto, il fatto chela spesa pubblica è rivoltaquasi esclusivamente allaproduzione di servizididattici, mentre l'altrocosto di produzione, ossiail mantenimento deglistudenti, è sopportatoquasi interamente dallefamiglie. Per ovviare alprimo e principaleinconveniente non vi èsolo lo strumentonormativo (estendere erendere piÙ rigorose leregole e le procedure dicontrollo, attuarel'autonomia, etc.), maanche quello finanziario:da una parte elevare laquota di costi gravantisull'utenza attraverso unaumento delle tasseuniversitarie e dall'altrapotenziare notevolmente erazionalizzare le formeattraverso cui si attua ilsostegno agli studenti.Infatti il superiore gettitoderivante dall'aumento ditasse e contributi non puòessere utilizza to perrisolvere i problemi dellafinanza pubblica, dovendol'Italia recuperare il gnpnelle spese per istruzione
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· superiore e ricerca che lasepara dai paesi con cui èsolita confrontarsi. Inoltreuna politica di sostegnoallo studio - che secondogli autori dovrebberisultare da una miscela diaiuti a fondo perduto eprestiti, avere perdestinatari gli studenti piùche le famiglie ecoinvolgere le universitàpiù che le regioni comeattualmente accade risulterebbe proficua nonsolo sul piano delle pariopportunità per i soggettieconomicamente deboli,ma anche su quellodell' efficienza, perchéresponsabilizzerebbemaggiormente i fruitori eridurrebbe la necessità diricorrere ad attivitàlavorative per pagaisi glistudi, fenomeno questoche incide largamentenell'aumentare il numerodei fuori corso.Considerando come, nelpresente anno accademico,siano cresciuti i costi acarico degli studentiattraverso l'aumentogeneralizza to delle tassed'iscrizione, è innegabileche la questione sia discottante attualità. Cisembra tuttavia che ilMUR5T e le autoritàaccademiche abbianopreso troppo alla lettera o,meglio, in modounilaterale, i suggerimentidi questo saggio. Èurgente, infatti,parallelamenteall' aumento delle tasseuniversitarie, rivedere lapolitica di aiuti aglistudenti e, intanto, attuareper intero la già citatalegge 390. Se così nonfosse, non solo siescluderebberodall' istruzione
universitaria maggioriquote di giovani,violandone il diritto allostudio, ma si susciterebbela loro giusta protesta, cheandrebbe a detrimento delcorretto svolgimento delladidattica, aggravando cosìulteriormente la non roseasituazione dell'universitàin Italia.
Roberto Peccenini
I Per esempio gli studi del CHEPS
(cfr. LTNIVERSITA5 47, 6 e 41, 68).
Guida universitaria1994Ministerodell'Università e dellaRicerca scientifica etecnologica e éIMEAdella Fondazione RuiIstituto Poligrafico eZecca dello Stato, Roma1994
Quest'iniziativa editorialedel Ministero ha lo scopodi documentare lacomplessità dell'offertaformativa di livellouniversitario - direttatanto ad una maggioreconoscenza culturale escientifica quanto allapreparazioneprofessionale in tutti isettori della scienza e dellaconoscenza - e vuolecostituire un servizioinformativo, una "guida"alle scelte e"orientamento"all'università per i piùgiovani protagonisti dellecomunità accademiche didomani.Va riconosciuta al CtMEA lacapacità di aver preparatouno strumento che, oltre atestimoniare una volontàdi dialogo e di
comunicazione tra lapubblica amministrazioneed i cittadini (tutti icittadini e non solo imaturandi, perchél'università è unpatrimonio che appartienea tutta la società civile),presenta un'articolazioneche va al di là dellasemplice elencazione delleuniversità, o istitutiuniversitari, ecc. perdisegnare un quadro di ciòche è oggi l'universitàdopo un percorso dirinnovamento che, apartire dalla legge 168/89ed ancor oggi in atto, l'hatrasformata e la statrasformando.L'università, istituzione alcrocevia tra creazione dicultura, conoscenzascientifica ed innovazionetecnologica è per suanatura in continuaevoluzione e, fra lenumerosissimeinformazioni contenute nt.~
testo, alcuni dati laevidenzianoparticolarmente: 121comuni sono sedi dialmeno un corsouniversitario; gli studentiiscritti sono oltre unmilione e mezzo, di cui350.000 matricolenell'anno accademico1993/94; l'offertatiniversitaria si articola inoltre 1.600 corsi diversi0.080 corsi di laurea, 329diplomi universitari, 195scuole dirette a finispeciali); nel 1992 i laurea tisono stati 90.000, idiplomati più di 3.000; nel1991 1'80% circa deilaureati nel 1988 avevatrovato un lavoro stabile.Queste cifre caratterizzanoil sistema universitarioitaliano come uno dei piùrilevanti dell'Europa
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comunitaria. Le piùimpegnative sfideriformatrici chel'università italiana staaffrontando in questi annivanno dal rinnovamentodei curricula e deicontenuti didattici alladiversificazione deipercorsi formativi,dall' internazionalizzazione della docenza e dellaricerca, al miglioramentodella qualità dellestrutture e dei servizi,dalla modernizzazione alpotenziamento dellenorme per il diritto aglistudi universitari.L'introduzione, con lalegge 341/90 sugliordinamenti didattici, delnuovo diplomauniversitario ha rispostoalla pressante richiesta diflessibilità ed articolazionedei curricula e ha colmatouna lacuna del nostroordinamento adeguandoloa quello dei paesicomunitari. Il diploma diprimo livello soddisfaanche l'esigenza di darluogo a professionalitàintermedie e di recuperare,almeno parzialmente, ladispersione studentescapurtroppo molto forte nelnostro paese. Ciòpermetterà anche dimigliorare la produttivitàdell'intero sistema.In questa università inpieno rinnovamento, lenuove norme sul dirittoagli studi universitari(legge 390/91) hanno ilsenso di ricollocare alcentro dell'attivitàaccademica gli studenti ele loro condizioni distudio, rimuovendo gliostacoli di ordineeconomico e sociale che difatto limitanol'uguaglianza dei cittadini
UNIVERSITAS 54
nell' accesso all' istruzionesuperiore e voglionoconsentire ai capaci emeritevoli, anche se prividi mezzi, di raggiungere igradi più alti degli studi.Gli studenti che decidonodi investire alcuni annidella loro vita in unpercorso impegnativo distudio e di ricerca possono,oggi, scegliere in unagamma assai vasta di corsie possono, quindi,rispondere appieno aipropri interessi culturali edalle proprie attitudiniprofessionali. Le universitàoffrono corsi in alcuni casitotalmente nuovi, in altriprofondamente rinnovatinei loro contenuti; si stainfatti realizzando ilprocesso di revisione ditutti i çllrriclila didatticivigenti. Tale revisionecorrisponde a criterigenerali di flessibilità(diversificazione dei corsi edegli indirizzi, opzionalitàdei contenuti formativi), diricomposizione delleconoscenze (contrastandol'ormai eccessivaproliferazione disciplinarein ambiti specialistici), divalorizzazionedell'autonomia dellesingole strutture didattichedelle università.
Emanuela Stefani
Le borse di studio inItalia e all'estero.Guida informativaper studenti e laureatiItaliani e stranieri
Ministerodell'Università e dellaRicerca scientifica etecnologica, CIMEA dellaFondazlOne Rui, CONICS,ISTRA e NOOPOLISIstituto Poligrafico eZecca dello Stato, Roma1993
La nuova edizione,aggiornata ed ampliata,della Guida sulle borse distudio preparata dal CLMEAha il pregio di costituireoggi un pWlto diriferimento, uno strumentoinformativo di base per laconoscenza del mondodelle borse di studio~ deglistage, della mobilitàinternazionale, offrendoinformazionicontinuamente aggiornate,frutto di lm lavoro direperimento ecatalogazione non semprefacile, né agevole.Come sottolineato nellapremessa, la guida vuoleanche essereun'introduzione aiprincipali programmi diborse promosse dalleorganizzazioniinternazionali e dai grandienti italiani; una guida diorientamento per glioperatori dei centri diinformazione attivi nelleuniversità, nei serviziterritoriali, negli istituti dicultura; uno spaccato slùleiniziative di livellouniversitario e postuniversitario.Per agevolare il lavoro dichi vuole individuarerapidamente ciò che megliosi confà al proprio livello di
preparazione, la guidaindividua e descrivequattro categorie di borse,riunendo le tipologie(almeno 25) attualmentedisponibili sul mercatodella formazione e dellaricerca: le borse "distudio", finalizzate aconsentire la frequenza dicorsi di alta formazione; leborse "di studio",finalizzate a consentire lafrequenza di corsi di altaformazione; le borse "diricerca", finalizza te asostenere l'addestramentoalla ricerca scientifica operiodi di ricerca inlaboratori selezionati o lapartecipazione aprogrammi di ricercanazionali ed internazionali;le borse"di tirocinio", checonsentono periodi di stageo di praticantato nellegrandi industrie, nelleaziende di servizi o neglienti pubblici; le borse "dimobilità", finalizzate adincentivare lapartecipazione aprogranU1ìi internazionalied a rimuovere i maggioricosti che il candidato ècostretto in questo caso asopportare.Questa "mappa" aiuta ilpotenziale candidato adorientarsi senza un inutiledispendio di energie e tienealtresì conto di alcune dellepiù importanti ftmzioniinnovative assunte oggidalle borse di studio:l'in ternazionalizzazionedella ricerca e dell'altaformazione, infa tti, hasegnato il grande successodelle borse che consentonodi acquisire esperienzesignificative nei centri dieccellenza di tutto ilmondo; la borsa di studioviene utilizzata sempre piùfrequentemente come
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valida opportunità nellatransizione dagli studi allavoro e come strumentcdelle politiche delpersonale delle grandiaziende; accanto alla"borsa" in denaro in sen:classico, esistono nuovistrumenti di sostegno co:il prestito rimborsabile, ipremio, la borsa in servi,L'articolazione internadella guida vuole facilitail lettore nella rapidaricerca della sua aread'interesse. A tal fine sonsubito individuate: l'areadelle borse di studio che I
possibile fruire in Italia clcittadini italiani; le borsestudio che consentono agitaliani di recarsi all' estenper studio e ricerca; leborse di studio adisposizione dei cittadinistranieri che intendonoeffettuare un periodo distudio e di ricerca in Italiagli stage e i tirocini inazienda.I capitoli di servizio sullefonti informative ed irepertori di enti, uffici eindirizzi, costituisconoun'utile integrazione per lmigliore conoscenza delleopportunità esistenti, dellonormativa, del trattamentifiscale delle borse, degliorganismi erogatori.
E.: