Musica e Disincanti - Duo BottassoOriginari di Boves in Piemonte, i fratelli Simone (organetto...
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5/9/2015 Musica e Disincanti: L'esordio in "Crescendo" del Duo Bottasso
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Musica e Disincantimercoledì 31 dicembre 2014
L'esordio in "Crescendo" del Duo Bottasso
Originari di Boves in Piemonte, i fratelli Simone (organetto diatonico) e Nicolò Bottasso (violino) sono tra i piùapprezzati interpreti di musica tradizionale della nuova generazione. È musica viva, attuale, quella suonata dal
Duo Bottasso che non si limita semplicemente a proporre suoni del passato ma, partendo dalle proprie radicimusicali, scrive nuove e attuali pagine di musica tradizionale e popolare. Questo è "Crescendo", disco d'esordio
pubblicato il 13 dicembre da Simone e Nicolò, che sarà presentato il 2 gennaio a Loano nell'ambito di "Racconti
d'Inverno", rassegna collegata alla decima edizione del Premio Città di Loano per la musica tradizionale italiana.
Nell'album i fratelli Bottasso hanno raccolto un repertorio originale in cui le influenze jazz e i ritmi brasiliani si
mischiano con le peculiarità della musica occitana e francese.
"Crescendo" è un disco di elevato spessore artistico che merita di essere annoverato tra le cose più belle e
interessanti pubblicate in ambito tradizionale nel 2014. Musica colta che poggia su basi solide ma allo stesso
tempo mai di difficile comprensione, cerebrale o, peggio ancora, noiosa. È invece ritmo e passione quello che
sgorga da queste nove tracce che hanno visto la luce dopo un lungo anno di lavoro. Per il loro album i fratelli
Bottasso hanno potuto contare sulla collaborazione di artisti di grande fama come la cantante sarda ElenaLedda, il percussionista brasiliano Gilson Silveira, il polistrumentista e compositore Mauro Palmas al liutocantabile, il direttore dell’Orchestra Tradalp Christian Thoma al corno inglese.Al ritorno da Rotterdam, dove studia composizione jazz, contemporanea ed elettronica, e prima di ripartire per
Gent con gli Stygiens, siamo riusciti a contattare Simone Bottasso che gentilmente ci ha concesso l'intervista che
segue.
Simone, spiegaci come siete arrivati a produrre il vostro primo disco.
«Io e mio fratello Nicolò suoniamo insieme da quando lui ha iniziato, a sette anni e adesso ne ha venti. Fin
dall'inizio abbiamo sempre suonato in concerti da ballo, poi abbiamo avuto anche richieste in altri contesti e ci
siamo esibiti in festival di world music, di musica classica. In questi anni in molti ci hanno chiesto di registrare un
disco di musiche da ballo ma l'idea non ci ha mai convinto, anche perché pensiamo che il ballo sia molto legato
alla performance, all'esibizione dal vivo. Abbiamo quindi aspettato di avere le idee chiare e l'anno scorso ci siamo
finalmente decisi ad andare in studio di registrazione e il lavoro è durato tantissimo. Abbiamo iniziato giusto un
anno fa, intorno al 20 dicembre se non ricordo male, e il disco è uscito il 13 dicembre di quest'anno».
"Crescendo" è un disco sorprendente per la qualità delle composizioni, per la freschezza e anche per la varietà digeneri. Nel vostro viaggio toccate la musica occitana ma anche le sonorità mediterranee, il funk, la musicascandinava, irlandese, brasiliana. Come siete riusciti a racchiudere tutto questo in nove composizionimantenendo comunque una struttura equilibrata al disco?
«Abbiamo fatto un bel lavoro di progettazione. Avevamo chiaro fin dall'inizio che il disco sarebbe stato molto
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vario, con diverse sonorità, anche perché non abbiamo mai ritenuto interessante registrare un album che fosse
semplicemente di musica tradizionale. Abbiamo così progettato un disco molto vario e con alcuni ospiti. Certo,
c'era il rischio di produrre un disco "arlecchino" con sonorità non collegate tra loro ma mi pare che anche la critica
abbia apprezzato il lavoro che è stato fatto e quindi siamo soddisfatti. Per quanto riguarda la metodologia siamo
partiti da un progetto iniziale a cui, man mano che siamo andati avanti, abbiamo aggiunto ospiti, brani che
all'inizio non erano previsti, abbiamo composto musiche nuove come "Magicicada" e "Crescendo". Non abbiamo
mai tolto nulla e questa è un po' una nostra tendenza, abbiamo solo corretto un po' la rotta del progetto».
In pochi anni siete riusciti a conquistare la stima di molti illustri colleghi, a partire da Riccardo Tesi che hasempre speso parole d'elogio nei vostri confronti. E poi nel disco avete potuto contare sulla collaborazione di
Elena Ledda, Mauro Palmas, Gilson Silveira, Christian Thoma direttore dell’Orchestra Tradalp...
«Per noi è un onore. Sono persone che conosciamo da tanto tempo e con cui abbiamo avuto la fortuna di
suonare. Riccardo nel disco non c'è ma ci ha aiutati entrambi tantissimo dandoci fiducia e consigli, quindi lo
consideriamo presente a tutti gli effetti. Con Riccardo inoltre ho un progetto attivo da trequattro anni che si
chiama "Triotonico" (il trio di suonatori di organetto diatonico è completato da Filippo Gambetta, ndr). In
"Crescendo" ci è sembrato giusto ripercorrere un po' tutta la storia del duo e della nostra musica e invitare questi
grandi artisti. La loro presenza è stata per noi di grande aiuto».
Inoltre so che per due anni Riccardo Tesi ti ha affidato un ruolo importante nel festival "Sentieri Acustici" che si
tiene tutti gli anni a Pistoia.
«Per due anni ho fatto quello che Patrick Vaillant ha fatto nell'ultima edizione del festival. Insieme a Nicolò, a
Pietro Numico che ha curato la direzione corale e che lavora con me anche con Abnoba, e con gli ospiti chesono presenti anche nel disco come Gilson Silveira, il contrabbassista Luca Curcio e il chitarrista FrancescoMotta abbiamo curato la produzione originale del festival. Il lavoro è consistito nel fare quello che normalmentefaccio con Folkestra ovvero scrivere musiche originali per un ensemble, una orchestra di strumenti tradizionali e
non, e un coro. È stata una bella palestra, con un po' di ansia perché è sempre stato molto difficile. In
quell'occasione Riccardo mi ha dato tantissima fiducia, ha scommesso su una persona che non era conosciuta
come compositore. Non avevo le credenziali per fare una lavoro così ambizioso, però ha funzionato e mi ha
trasmesso la voglia di approfondire lo studio della scrittura e della composizione per orchestra e mi ha spinto a
iscrivermi al Conservatorio di Rotterdam dove sto studiando adesso».
Dite che vi sentite più eredi che attori della scena folk revival. Ci spieghi il motivo.
«Abbiamo sempre vissuto la diatriba tra i tradizionalisti e chi faceva folk rock e non ci è mai piaciuto schierarci.
Sicuramente quello che facciamo non è riprendere la musica tradizionale come veniva fatto dai nostri insegnanti
o da chi ha suonato musica tradizionale prima di noi. Non è più tempo di folk revival, c'è poca possibilità di
andare a "raccogliere" musica e secondo me è arrivato il momento di creare una nuova tradizione. Fino a 2030
anni fa c'era ancora un po' di trasmissione di musica orale, adesso tutto viene fissato su cd e il tramandare
musica, come avveniva tradizionalmente, non esiste più. Quello che tentiamo di fare è digerire la musica che
abbiamo ricevuto e cercare di darle un futuro sottoponendola a un processo forzato di evoluzione».
Nella canzone che dà il titolo al disco ti sei cimentato nella composizione per un ensemble allargato di undici
elementi. Quali difficoltà hai incontrato?
«Le difficoltà sono state legate alla mia crescita come compositore. Sto facendo un percorso da musicista
contemporaneo e ho avuto difficoltà a trovare una relazione tra quello che sto studiando e quello che faccio
abitualmente nel mio lavoro, cioè scrivere musica non troppo complessa, non troppo dissonante. La difficoltà è
stata appunto trovare un collegamento tra il passato di musicista tradizionale e il mio presente di compositore
contemporaneo. E poi ci sono state difficoltà logistiche visto che io ero in Olanda e i musicisti in Italia, e fare le
prove e mettere insieme due universi musicali diversi, ovvero il quartetto d'archi classici e i fiati jazz, non è stato
facile».
Che rapporto hai con tuo fratello Nicolò?
«Ci sono dinamiche interessanti. Certo, suonare in famiglia è per certi
versi più facile. È più agevole comunicare quando si va d'accordo e
quando invece non c'è unicità di vedute si trova facilmente una quadra
perché c’è molta più sincerità e fiducia reciproca. Questo aiuta a superare
le inevitabili difficoltà».
Ma alla fine chi prende l'ultima decisione?
«Alla fine sono io ad impormi perché sono più grande, ho più esperienza,
ho avuto la possibilità di suonare in diversi gruppi, di fare musica. Poi
adesso studiando composizione mi sto chiarendo le idee su certe
dinamiche e quindi l'ultima parola ce l'ho io anche se non è sempre facile».
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Mentre i vostri coetanei ascoltavano Kylie Minogue, Eminem, Cristina Aguilera e Robbie Williams voi qualemusica ascoltavate?
«Tutte le cose che non ascoltavano gli altri. Questo a volte è un vantaggio ma ora lo considero anche un limiteperché sento che mi manca un collegamento con la musica che la gente comune ascolta e capisce. A livellopratico abbiamo iniziato ascoltando tanta musica tradizionale, sia delle nostre parti che in generale di tuttal'Europa, poi ci siamo interessati entrambi al jazz e alla musica classica. Io ero un fanatico del rock progressive.E poi funk e ultimamente musica elettronica. Penso che sia indispensabile avere ampi orizzonti quando si vuolecreare una musica al passo con i tempi».
L'album si chiude con "Magicicada", la storia della cicala che dopo diciassette anni passati sotto terra completa ilsuo ciclo vitale alla luce del sole. Una metafora per rappresentare cosa?
«Ho visto un documentario sulle cicale e mi è venuto da pensare a questi animaletti che passano quasi tutta laloro esistenza sotto terra. Sono la metafora di quelle persone che a un certo punto della vita si accorgono che lastrada intrapresa è diversa da quella che immaginavano, e magari scoprono che c'è un sole che li aspetta daqualche altra parte. Quel sole è anche la foresta che si riempie di musica, come appunto quella della cicale. Èl'augurio di un futuro migliore per tutti gli uomini che scoprono che là fuori c'è qualcosa di nuovo, magari legatoalla musica. Ed è anche l'augurio che cresca l'interesse ad andare ai concerti e a investire nell'arte comeliberazione dalle sofferenze».
Cosa hanno a che fare con la musica tradizionale le percussioni brasiliane di Gilson Silveira e l'uso della loopstation nella canzone "Cosa faresti se non avessi paura?"?
«Un amico ha fatto una ricerca e ha scoperto che in Brasile vivono persone di origine occitana e le percussionifanno parte di questo gioco. Poi sono anche il frutto di questa bella collaborazione che abbiamo avuto con GilsonSilveira nel progetto di "Sentieri Acustici". Il fatto di utilizzare l'elettronica e la loop station è un piccolo mattoncinoche abbiamo posato per il futuro. Di cose che vorremmo fare… È stimolante l'idea di utilizzare le macchine permodificare il suono degli strumenti».
I puristi storceranno il naso, naturalmente…
«Temo che lo abbiamo già fatto ascoltando questo disco».
Quali sono le difficoltà più grandi che avete dovuto affrontare nella vostra carriera?
«Se devo essere sincero la produzione del disco è stata una di queste. Adesso che l'album è finito e che si fannoi concerti va un po' meglio. Il generale la situazione culturale e musicale in Italia è veramente terrificante e se ticapita leggi quel bel libro della Banda Osiris intitolato "Le note dolenti. Il mestiere del musicista: se lo conosci loeviti", che descrive bene la situazione della musica attuale e consiglia a tutti di non iniziare assolutamente asuonare uno strumento perché non è quella la strada per sopravvivere».
Titolo: CrescendoGruppo: Duo BottassoEtichetta: autoproduzione / Visage MusicAnno di pubblicazione: 2014
Tracce(musiche di Simone Bottasso, eccetto dove diversamente indicato)
01. Cosa faresti se non avessi paura?02. Diatofonia N.703. Reina [Simone Bottasso, Maria Gabriella Ledda]04. Monkerrina05. Bourrée [trad.]06. Receita de Samba / Scottish sfasà [Jacob do Bandolim, Silvio Peron]07. The rose of Raby / Incantata [Dave Shepherd / Nicolò Bottasso]08. Crescendo09. Magicicada
"Wood Rock", il variopinto paesaggio deiTamuna
"Mo' mo'", i Gasparazzo e l'essenza dellecose
novembre (3)
ottobre (3)
settembre (2)
agosto (3)
luglio (2)
giugno (3)
maggio (3)
aprile (2)
marzo (2)
febbraio (3)
gennaio (3)
2013 (43)
2012 (39)
Dusty Springfield Dusty in Memphis (SACDversion)
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